giovedì10maggio2007 spettacoli labellagongli svelala ...e la città proibita s'inti-tola il...

1
Piera Anna Franini da Milano Teatro russo? Da un bel po’la mente corre al Mariinsky di San Pie- troburgo e non più al Bolshoi di Mo- sca. Tuttavia dal luglio 2005 il tea- tro della capitale è sottoposto a mas- sicci restauri: fiamma di polemiche e turbamenti finanziari. Anni duri anche sul versante artistico per un teatro che ha sempre contato sul corpo di ballo per antonomasia ora segnato dalla diaspora di artisti, in- terpreti allettati da cachet più one- rosi di quelli accordati in patria. Il Bolshoi intende però riprendere lo smalto d’un tempo e lo fa gettando ponti verso l’Europa, Italia inclusa: la Scala è la prima istituzione stra- niera a collaudare il palcoscenico rigenerato. Relazione bilaterale che ha preso il via martedì con la trasferta agli Arcimboldi (eccellen- te per gli spettacoli di danza) della compagnia di ballo del Bolshoi as- sente alla Scala da trent’anni. Fino a domenica andranno in scena i bal- letti Il limpido ruscello, mai visto in Italia causa la bocciatura sovietica, e La figlia del faraone secondo la ricostruzione di Pierre Lacotte. Del- l’accordo siglato tra Milano e Mo- sca parla Anatoly Iksanov, da set- tembre 2000 sovrintendente del Bolshoi. La Scala sarà la prima ospite stra- niera del nuovo Bolshoi. «Sì, contiamo di averla nell’autun- no 2008, i lavori di restauro dovreb- bero essere conclusi in ottobre». Costi di ristrutturazione stimati in un primo tempo intorno al bilione di dollari, ma non tutto è andato per il verso giusto. «Sorvolo sulle cifre. Il budget messo a disposizio- ne dal governo è stato ridotto e non riusciremo a realizzare il progetto iniziale, ma l’obiettivo primario, cioè solidificare le fondamenta, è stato soddisfatto». Quali saranno le priorità del nuo- vo Bolshoi? «Stringere legami con i maggiori te- atri. Vi sono accordi con l’Opéra di Parigi e il Covent Garden di Londra, si sono aperte le trattative con il Met di New York». Ha già avuto modo di lavorare con il sovrintendente scaligero, Stéphane Lissner? «Mai ma abbiamo stabilito una rela- zione che si preannuncia lunga e fit- ta di scambi fra i due enti». Cosa si aspetta da questo ritorno a Milano? «Che il vostro pubblico, che sappia- mo essere un ammiratore della no- stra prima ballerina, Svetlana Zakhorova, possa stimare altri arti- sti come Serguei Filin e Maria Alexandrova». Come combatterete la concorren- za del Mariinsky? «Molti hanno speculato sulla rivali- tà con il Mariinsky. Prima di essere il sovrintendente del Bolshoi, sono un cittadino russo e quindi grato che nel mio Paese vi siano due com- pagnie di alto livello. Sono in ottimi rapporti con Valery Gergiev, lo con- sidero un grande artista e ottimo leader del Mariinsky, ciò non toglie che i nostri approcci operativi siano diversi. Comunque sia, considero il Bolshoi il primo teatro nazionale russo, più di tutti fa leva sulla no- stra tradizione: il 60 per cento del repertorio è russo». In scena Limpido ruscello e Figlia del faraone. Iksanov: «Presto la Scala a Mosca» Rolly Marchi da Trento Il cinquantacinquesi- mo Film Festival della Mon- tagna di Trento, avventura ed esplorazione, ha riempi- to bene i suoi dodici giorni di vita con mostre, libri, co- ri, rievocazioni, premi a va- lori verticali e morali, dibat- titi e incontri con campioni delle cime, primo dei quali simpaticamente calamitan- te è stato il grande inglese Chris Bonnington. Ma in prima linea, hanno occupato la scena i film am- messi alla rassegna da una giuria internazionale pre- sieduta dallo scalatore e an- che uomo di cultura Ales- sandro Gogna. Un succedersi di proiezio- ni di alto o quanto meno di buon livello con temi molto variegati e una sorpresa fi- nale che in tanti, o forse nessuno, aveva previsto ma che al suo annuncio, nell'incontro conclusivo nel suggestivo salone Depe- ro nel palazzo della Provin- cia, ha scosso non le pareti ma fantasiosamente i gran- di dipinti del maestro futuri- sta di Rovereto. Dopo molti anni il primo onore, la tradi- zionale Genziana d'oro cit- tà di Trento, ha onorato un italiano, il trentottenne re- gista palermitano Stefano Savona per il suo interes- santissimo lavoro Primave- ra in Kurdistan, una vicen- da attuale e morale che av- viene sulle montagne di quel paese dove guerriglie- ri e guerrigliere curdi avan- zano verso la Turchia terra in cui si combatte per la li- bertà del loro paese. Raramente, o forse mai, un applauso rimbombante e prolungato ha accolto la notizia dell'assegnazione del massimo trofeo come in questo caso e io l'ho goduta non staccando il mio sguar- do dal viso commosso e im- mobile del suo autore. Il podio delle Genziane, in questo caso tre a pari me- rito d'argento è stato asse- gnato a due registi tedeschi e uno norvegese: Am Limit di Pepe Danquart, «attori» i fortissimi scalatori fratelli Huber impegnati a miglio- rare la loro velocità su una parete estrema nella statu- nitense Yosemite Valley. A Firn di Axel Koenzen, tragi- ca vicenda fra padre e fi- glio sul ghiaccio di un mon- te austriaco. E a Sjiur Paul- sen per Loop, un documen- tario dedicato a tre perso- ne che per soddisfare le ri- spettive esigenze di vita hanno scelto l'estremo uno con una scalata «impossibi- le» e successivo lancio nel vuoto con base-jumping e gli altri due che affrontano una dura e lunga traversa- ta con le loro barche a re- mi, raggiungono le isole Lo- foten per poi praticare uno sci in condizioni proibitive. Voto finale al festival al- meno nove grazie all'intelli- genza ed esuberanza del di- rettore Maurizio Nichetti e alla rigorosità del presiden- te Italo Zandonella Calle- gher. Maurizio Cabona da Pechino La Città Proibita di Pe- chino è l'antica reggia, ma il nome non forza la realtà; davvero essa è una città e ci vogliono almeno quattro ore senza soste per visitar- la. Finito l'impero (1911), la Città Proibita è diventa- ta un museo e, come tutto ciò che è stato proibito, è frequentatissimo: nella so- la giornata del 2 maggio si sono venduti un milione e duecentomila biglietti d'in- gresso. Ogni turista, giunto nella settimana di ferie che segue la festa del lavoro, ve- nisse dalle campagne in torpedone o da Hong Kong con la Dragon Air, si è dato convegno qui. È come se il popolo cine- se, di lingua mandarina o cantonese, cerchi qui le ra- dici, con un'ansia esaspera- ta dallo snaturamento di Pechino, in corso da anni (tutta la Cina è un cantie- re), ma accelerato ulterior- mente dall'incombere del- le Olimpiadi, che si apriran- no l'8 agosto 2008. Infatti l'area della Città Proibita è l'unica di Pechino certa di non essere spazzata via, mentre non lo è l'adiacente quar- tiere di Qouhai, dove le case bas- se con cortiletto della vecchia Pe- chino, attorno al laghetto, ospitano karaoke- bar e botteghe per turisti. Dall'altro versante della Città Proibita, la Tian An Men vede il mausoleo di Mao Zedong da un mese chiuso per restauri. Ma tut- tora aperto è il culto di Mao e il suo ritratto sovrasta sempre la porta della Città Proibita che dà sulla piaz- za: qualcosa deve pur re- stare perché tutto cambi... E La Città Proibita s'inti- tola il film di Zhang Yimou uscito da un mese in Fran- cia e che uscirà fra quindi- ci giorni in Italia. Rischierà allora d'esser soverchiato dagli echi del Festival di Cannes, ma state attenti: a dispetto della stagione avanzata, La Città Proibita non è un bidone estivo, è un grande film, l'ennesimo di un grande regista, che per la prima volta lavora col divo del cinema hon- gkonghese Chow Yun Fat (l' imperatore). Il nuovo sodalizio profes- sionale è però messo in om- bra dal ritorno di uno lun- go, vecchio e non professio- nale, quello che è ripreso dopo dieci anni con Gong Li (l'imperatrice). Una sto- ria d'amore mutata in odio quella del film: lui la sta av- velenando perché lei lo sta tradendo col figlio di primo letto; lei lo sa e lo ricambia ordendo un complotto. Cer- ti grandi amori non si spen- gono: diventano solo gran- di odi. Così chi scruta il ci- nema dal buco della serra- tura si è chiesto se quella del film sia una metafora della fine dell'amore fra il regista e la sua interprete; o se il fatto che siano torna- ti a lavorare insieme signifi- chi che sono tornati a stare insieme. Ogni forma d'attenzione giova agli incassi, anche se quelli della Città Proibita intesa come film non sono stati alti in Cina - qui è gia in vendita in dvd - come quelli della Città Proibita intesa come museo. Certo è che Zhang Yimou non è mai parso un regista incli- ne alla romanticizzazione della donna. Le eroine dei suoi primi film, quelle che gli suscitavano le simpatie interessate delle riviste femministe/femminili, non erano angelicate, anzi. No, a Zhang Yimou la storia passionale serve da mantel- lo alla storia politica. L'amore può decidere due destini, anche se di solito ne decide solo uno; il pote- re decide milioni - in Cina miliardi - di destini. La Cit- tà Proibita evoca i tradi- menti familiar-dinastici di Re Lear, non quelli senti- mental-possessivi di Otel- lo, per restare dalle parti di Shakespeare. E se forse Zhang Yimou non ha appre- so la dicotomia essenziale del politico (amico-nemi- co) da Machiavelli o da Sch- mitt, l'ha appreso da Sun Zu. Tutto o quasi si svolge fra le mura delle reggia nella Città Proibita, come del re- sto in Hero, il capolavoro di Zhang Yimou. Ma ormai nemmeno lui - già al lavoro per la fantastica coreogra- fia d'apertura delle Olimpi- adi - può girare nella vera reggia, fortuna toccata in extremis a Bernardo Berto- lucci per L'ultimo imperato- re. Ormai esiste un'altra Città Proibita, solo per il ci- nema, dove si paga egual- mente il biglietto d'ingres- so, ma è presso Hengdian, lontanissima dalla conti- nentale Pechino e relativa- mente vicina - in auto sono cinque ore - alla marittima Shanghai. Ma - come dice- va l'ideogramma caro all' imperatore Qin di Hero - tutto ciò è «sotto un unico cielo». STORIA PASSIONALE Gong Li e Chow Yun Fut in una scena di «La città proibita», il primo film che vede riuniti la più popolare star cinese e il divo del cinema di Hong Kong STAR Svetlana Zakhorova DIRETTORE Maurizio Nichetti TRENTO Il Festival della montagna a un italiano Il Bolshoi corteggia il Piermarini e intanto debutta agli Arcimboldi SCAMBI CULTURALI La bella Gong Li svela la Cina misteriosa di Zhang Yimou Esce il 25 maggio in Italia il nuovo film del regista di «Hero» che racconta la storia d’amore, tradimento e vendetta tra l’imperatore e l’imperatrice CINEASTA Zhang Yimou LOCANDINA «La Città Proibita» UNITI DA ARTE E SENTIMENTO Zhang Yimou e Gong Li sono di nuovo un sodalizio cinematografico, paragonabile solo a quello fra Josef von Sternberg e Marlene Dietrich. Hanno infatti all'attivo Sorgo rosso (Orso d'oro a Berlino 1987), Ju dou, Lanterne rosse (Leone d'argento a Venezia 1991), La storia di Qiu Ju (Leone d'oro e Coppa Volpi a Gong Li a Venezia,1992), Vivere! (1994), La triade di Shanghai (1995). Dopo la decennale rottura sentimentale, Gong Li è di nuovo interprete di un suo film, La città proibita (2006), che uscirà in Italia il 25 maggio. [MC] il Giornale Giovedì 10 maggio 2007 Spettacoli 33

Upload: others

Post on 15-Jul-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Giovedì10maggio2007 Spettacoli LabellaGongLi svelala ...E La Città Proibita s'inti-tola il film di Zhang Yimou uscito da un mese in Fran-cia e che uscirà fra quindi-cigiorniinItalia.Rischierà

Piera Anna Franinida Milano

�Teatro russo? Da un bel po’lamente corre al Mariinsky di San Pie-troburgo e non più al Bolshoi di Mo-sca. Tuttavia dal luglio 2005 il tea-tro della capitale è sottopostoa mas-sicci restauri: fiamma di polemichee turbamenti finanziari. Anni durianche sul versante artistico per unteatro che ha sempre contato sulcorpo di ballo per antonomasia orasegnato dalla diaspora di artisti, in-terpreti allettati da cachet più one-rosi di quelli accordati in patria. IlBolshoi intende però riprendere losmalto d’un tempo e lo fa gettandoponti verso l’Europa, Italia inclusa:la Scala è la prima istituzione stra-niera a collaudare il palcoscenicorigenerato. Relazione bilateraleche ha preso il via martedì con latrasferta agli Arcimboldi (eccellen-

te per gli spettacoli di danza) dellacompagnia di ballo del Bolshoi as-sente alla Scala da trent’anni. Finoa domenica andranno in scena i bal-letti Il limpido ruscello, mai visto inItalia causa la bocciatura sovietica,e La figlia del faraone secondo laricostruzione di Pierre Lacotte. Del-l’accordo siglato tra Milano e Mo-sca parla Anatoly Iksanov, da set-tembre 2000 sovrintendente delBolshoi.La Scala sarà la prima ospite stra-niera del nuovo Bolshoi.«Sì, contiamo di averla nell’autun-no 2008, i lavori di restauro dovreb-bero essere conclusi in ottobre».Costi di ristrutturazione stimati inun primo tempo intorno al bilione

di dollari, ma non tutto è andatoper il verso giusto. «Sorvolo sullecifre. Il budget messo a disposizio-ne dal governo è stato ridotto e nonriusciremo a realizzare il progettoiniziale, ma l’obiettivo primario,cioè solidificare le fondamenta, èstato soddisfatto».Quali saranno le priorità del nuo-vo Bolshoi?«Stringere legami con i maggiori te-

atri. Vi sono accordi con l’Opéra diParigi e il Covent Garden di Londra,si sono aperte le trattative con ilMet di New York».Ha già avuto modo di lavorare conil sovrintendente scaligero,Stéphane Lissner?«Mai ma abbiamo stabilito una rela-zione che si preannuncia lunga e fit-ta di scambi fra i due enti».Cosa si aspetta da questo ritorno a

Milano?«Che il vostro pubblico, che sappia-mo essere un ammiratore della no-stra prima ballerina, SvetlanaZakhorova, possa stimare altri arti-sti come Serguei Filin e MariaAlexandrova».Come combatterete la concorren-za del Mariinsky?«Molti hanno speculato sulla rivali-tà con il Mariinsky. Prima di essereil sovrintendente del Bolshoi, sonoun cittadino russo e quindi gratoche nel mio Paese vi siano due com-pagnie di alto livello. Sono in ottimirapporti con Valery Gergiev, lo con-sidero un grande artista e ottimoleader del Mariinsky, ciò non toglieche i nostri approcci operativi sianodiversi. Comunque sia, considero ilBolshoi il primo teatro nazionalerusso, più di tutti fa leva sulla no-stra tradizione: il 60 per cento delrepertorio è russo».

In scena Limpido ruscelloe Figlia del faraone. Iksanov:

«Presto la Scala a Mosca»

Rolly Marchida Trento

� Il cinquantacinquesi-mo Film Festival della Mon-tagna di Trento, avventuraed esplorazione, ha riempi-to bene i suoi dodici giornidi vita con mostre, libri, co-ri, rievocazioni, premi a va-lori verticali e morali, dibat-titi e incontri con campionidelle cime, primo dei qualisimpaticamente calamitan-te è stato il grande ingleseChris Bonnington.

Ma in prima linea, hannooccupato la scena i film am-messi alla rassegna da unagiuria internazionale pre-sieduta dallo scalatore e an-che uomo di cultura Ales-sandro Gogna.

Un succedersi di proiezio-ni di alto o quanto meno dibuon livello con temi moltovariegati e una sorpresa fi-nale che in tanti, o forsenessuno, aveva previstoma che al suo annuncio,nell'incontro conclusivonel suggestivo salone Depe-ro nel palazzo della Provin-cia, ha scosso non le paretima fantasiosamente i gran-didipinti del maestro futuri-sta di Rovereto. Dopo moltianni il primo onore, la tradi-zionale Genziana d'oro cit-tà di Trento, ha onorato unitaliano, il trentottenne re-gista palermitano StefanoSavona per il suo interes-santissimo lavoro Primave-ra in Kurdistan, una vicen-da attuale e morale che av-viene sulle montagne diquel paese dove guerriglie-ri e guerrigliere curdi avan-zano verso la Turchia terrain cui si combatte per la li-bertà del loro paese.

Raramente, o forse mai,un applauso rimbombantee prolungato ha accolto la

notizia dell'assegnazionedel massimo trofeo come inquesto caso e io l'ho godutanon staccando il mio sguar-do dal viso commosso e im-mobile del suo autore.

Il podio delle Genziane,inquesto caso tre a pari me-rito d'argento è stato asse-gnato a due registi tedeschie uno norvegese: Am Limitdi Pepe Danquart, «attori»i fortissimi scalatori fratelliHuber impegnati a miglio-rare la loro velocità su unaparete estrema nella statu-nitense Yosemite Valley. AFirn di Axel Koenzen, tragi-ca vicenda fra padre e fi-glio sul ghiaccio di un mon-te austriaco. E a Sjiur Paul-sen per Loop, un documen-tario dedicato a tre perso-ne che per soddisfare le ri-spettive esigenze di vitahanno scelto l'estremo unocon una scalata «impossibi-le» e successivo lancio nelvuoto con base-jumping egli altri due che affrontanouna dura e lunga traversa-ta con le loro barche a re-mi, raggiungono le isole Lo-foten per poi praticare unosci in condizioni proibitive.

Voto finale al festival al-meno nove grazie all'intelli-genzaed esuberanza del di-rettore Maurizio Nichetti ealla rigorosità del presiden-te Italo Zandonella Calle-gher.

Maurizio Cabonada Pechino

�La Città Proibita di Pe-chino è l'antica reggia, mail nome non forza la realtà;davvero essa è una città eci vogliono almeno quattroore senza soste per visitar-la. Finito l'impero (1911),la Città Proibita è diventa-ta un museo e, come tuttociò che è stato proibito, èfrequentatissimo: nella so-la giornata del 2 maggio sisono venduti un milione eduecentomila biglietti d'in-gresso. Ogni turista, giuntonella settimana di ferie chesegue la festa del lavoro, ve-nisse dalle campagne intorpedone o da Hong Kongcon la Dragon Air, si è datoconvegno qui.

È come se il popolo cine-se, di lingua mandarina ocantonese, cerchi qui le ra-dici, con un'ansia esaspera-ta dallo snaturamento diPechino, in corso da anni(tutta la Cina è un cantie-re), ma accelerato ulterior-mente dall'incombere del-le Olimpiadi, che si apriran-no l'8 agosto 2008. Infattil'area della CittàProibita è l'unicadi Pechino certadi non esserespazzata via,mentre non lo èl'adiacente quar-tiere di Qouhai,dove le case bas-se con cortilettodella vecchia Pe-chino, attorno allaghetto, ospitano karaoke-bar e botteghe per turisti.Dall'altro versante dellaCittà Proibita, la Tian AnMen vede il mausoleo diMao Zedong da un mesechiuso per restauri. Ma tut-tora aperto è il culto di Maoe il suo ritratto sovrastasempre la porta della CittàProibita che dà sulla piaz-za: qualcosa deve pur re-stare perché tutto cambi...

E La Città Proibita s'inti-tola il film di Zhang Yimouuscito da un mese in Fran-cia e che uscirà fra quindi-ci giorni in Italia. Rischieràallora d'esser soverchiatodagli echi del Festival diCannes, ma state attenti: adispetto della stagioneavanzata, La Città Proibitanon è un bidone estivo, èun grande film, l'ennesimodi un grande regista, cheper la prima volta lavoracol divo del cinema hon-gkonghese Chow Yun Fat (l'imperatore).

Il nuovo sodalizio profes-sionale è però messo in om-bra dal ritorno di uno lun-go, vecchio e non professio-nale, quello che è ripresodopo dieci anni con GongLi (l'imperatrice). Una sto-ria d'amore mutata in odio

quella del film: lui la sta av-velenando perché lei lo statradendo col figlio di primoletto; lei lo sa e lo ricambiaordendo un complotto. Cer-ti grandi amori non si spen-gono: diventano solo gran-di odi. Così chi scruta il ci-nema dal buco della serra-tura si è chiesto se quelladel film sia una metaforadella fine dell'amore fra ilregista e la sua interprete;o se il fatto che siano torna-ti a lavorare insieme signifi-chi che sono tornati a stareinsieme.

Ogni forma d'attenzione

giova agli incassi, anche sequelli della Città Proibitaintesa come film non sonostati alti in Cina - qui è giain vendita in dvd - comequelli della Città Proibitaintesa come museo. Certoè che Zhang Yimou non èmai parso un regista incli-ne alla romanticizzazionedella donna. Le eroine deisuoi primi film, quelle chegli suscitavano le simpatieinteressate delle rivistefemministe/femminili, nonerano angelicate, anzi. No,a Zhang Yimou la storiapassionale serve da mantel-

lo alla storia politica.L'amore può decidere duedestini, anche se di solitone decide solo uno; il pote-re decide milioni - in Cinamiliardi - di destini. La Cit-tà Proibita evoca i tradi-menti familiar-dinastici diRe Lear, non quelli senti-mental-possessivi di Otel-lo, per restare dalle partidi Shakespeare. E se forseZhang Yimou non ha appre-so la dicotomia essenzialedel politico (amico-nemi-co) da Machiavelli o da Sch-mitt, l'ha appreso da SunZu.

Tutto o quasi si svolge frale mura delle reggia nellaCittà Proibita, come del re-sto in Hero, il capolavoro diZhang Yimou. Ma ormainemmeno lui - già al lavoroper la fantastica coreogra-fia d'apertura delle Olimpi-adi - può girare nella verareggia, fortuna toccata inextremis a Bernardo Berto-lucci per L'ultimo imperato-re. Ormai esiste un'altraCittà Proibita, solo per il ci-nema, dove si paga egual-mente il biglietto d'ingres-so, ma è presso Hengdian,lontanissima dalla conti-nentale Pechino e relativa-mente vicina - in auto sonocinque ore - alla marittimaShanghai. Ma - come dice-va l'ideogramma caro all'imperatore Qin di Hero -tutto ciò è «sotto un unicocielo».

STORIA PASSIONALE Gong Li e Chow Yun Fut in una scena di «La città proibita», il primo film che vede riuniti la più popolare star cinese e il divo del cinema di Hong Kong

STAR Svetlana Zakhorova

DIRETTORE Maurizio Nichetti

TRENTO

Il Festivaldella montagnaa un italiano

Il Bolshoi corteggia il Piermarinie intanto debutta agli Arcimboldi

SCAMBI CULTURALI

La bella Gong Lisvela la Cina misteriosadi Zhang Yimou

Esce il 25 maggio in Italia il nuovo film del registadi «Hero» che racconta la storia d’amore, tradimento

e vendetta tra l’imperatore e l’imperatrice

CINEASTA Zhang Yimou

LOCANDINA «La Città Proibita»

UNITI DA ARTEE SENTIMENTO

ZhangYimoueGongLi sonodinuovounsodaliziocinematografico,paragonabilesoloaquellofraJosefvonSternbergeMarleneDietrich.Hannoinfattiall'attivoSorgo rosso(Orsod'oroaBerlino1987), Judou,Lanternerosse(Leoned'argentoaVenezia1991), LastoriadiQiuJu(Leoned'oroeCoppaVolpiaGongLiaVenezia,1992),Vivere!(1994),LatriadediShanghai (1995).Dopo ladecennale rotturasentimentale,GongLièdinuovo interpretediunsuofilm,Lacittàproibita(2006),cheuscirà in Italiail25maggio. [MC]

il Giornale � Giovedì10maggio2007 Spettacoli 33