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Fabio Lametti Enrica Sonnetti

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Fabio Lametti – Enrica Sonnetti

2 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Fabio Lametti

Enrica Sonnetti

Illustrazioni di

Remola Rossi

3 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Agli amici che,

apprezzando le prime storie di Berto, ci hanno

incoraggiato a proseguire.

Il secondo volume continua nel racconto delle storie

di Berto … storie più complesse ed avvincenti, che

crescono un po’ come Berto e come i bambini a cui

vengono raccontate.

4 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Le terre dei Monti Verdi non finivano mai di

affascinare, non solo per l’abbondante e

variegata vegetazione, ma anche per le rocce

che assumevano forme e colorazioni

particolari con il variare della luce e delle

stagioni e perciò ovunque, e magari senza

aspettarselo, ci si poteva trovare davanti ad

uno spettacolo mozzafiato.

Di là dal fiume Tempestoso c’era una viuzza

tortuosa che offriva al viandante occasionale

un bellissimo paesaggio, ma bisognava

essere molto curiosi per scoprire proprio lì

vicino un luogo d’incanto.

A pochi passi dalla strada, mimetizzata tra la

vegetazione, c’era una specie di galleria

naturale dove la roccia appariva levigata

5 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

dall’azione del vento e dell’acqua e sembrava

essere stata modellata da abili mani come in

un gioco con la creta.

Ora già in questa galleria si aveva un senso

di maestosità e di mistero, quasi fosse un

luogo sacro che bisognava rispettare, ma

queste sensazioni ingigantivano uscendo

dalla parte opposta quando, quasi

improvvisamente, ci si trovava nel bel mezzo

di un bosco molto antico.

Era questo uno di quei luoghi che da sempre

avevano attirato la curiosità di Berto il quale

però, suo malgrado, aveva ogni volta finito col

rinunciare ad esplorarlo per le

raccomandazioni del nonno che, da persona

prudente, gli aveva sempre consigliato di non

andarci.

Quel luogo, infatti, non era frequentato da

nessuno degli abitanti di Borgo Quercia

6 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

perché tutti erano intimoriti dai racconti sui

fatti strani che vi accadevano, a cui non

sapevano dare una spiegazione verosimile.

Avevano finito perciò col pensare alla

presenza di creature misteriose che nessuno

aveva mai visto, delle quali da generazioni e

generazioni ormai si diceva che fossero molto

dispettose e che mal tolleravano estranei,

così, il buon senso e un po’ di timore,

avevano convinto tutti che fosse meglio non

andare a ficcarci il naso.

Quell’anno però l’inverno stava regalando una

stagione così mite come da decenni non

avveniva e Berto, che dopo l’estate aveva

girato in largo e in lungo tutta la montagna,

non seppe resistere alla forte tentazione di

avventurarsi anche in questo luogo.

Così un giorno, vincendo ogni ritrosia,

convinse i suoi amici Teo e Tobia ed insieme

7 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

oltrepassarono quella specie di galleria.

Istantaneamente si trovarono in un paesaggio

da favola: le foglie degli alberi, in gran parte

cadute, avevano ricoperto il suolo con i loro

colori caldi dal giallo al marrone bruciato. Gli

alberi erano assai vecchi, alcuni erano caduti

a terra e lentamente marcivano, tantissimi

erano ricurvi e sempre di forma strana. Altri

erano cavi all’interno e potevano avere una

sola apertura in alto oppure anche alla base.

L’insieme di queste insolite meraviglie fece

sentire Berto e i suoi amici come fuori del

tempo, improvvisati protagonisti di una favola

che stava per cominciare.

8 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

L’incanto che per un po’ li aveva paralizzati

presto svanì e i tre, guardandosi negli occhi

come a darsi un segnale d'intesa,

cominciarono a correre e a tuffarsi in mezzo a

quelle foglie secche che sotto ai loro passi

9 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

scricchiolavano piacevolmente. Si rotolarono

come maialini fino ad essere esausti, poi per

riposarsi si misero a sedere su un tronco

caduto e allora si accorsero della vita che

animava quel bosco.

C’erano uccelli in gran quantità che

svolazzavano tra i rami, scoiattoli che

entravano ed uscivano dalle cavità degli

alberi, ma la meraviglia più grande fu vedere

10 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tantissime farfalle dai colori variegati e dalle

forme più rare che con grande leggerezza ed

eleganza si muovevano nell’aria con l’effetto

di una manciata di coriandoli.

Per un bel pezzo stettero a guardare

soddisfatti dentro di loro di aver intrapreso

quell’avventura e convinti che, se era un vero

peccato non averci pensato prima, da quel

momento in poi sarebbe diventata la loro

principale attrattiva e avrebbero recuperato

ben presto il tempo perduto.

Ad un certo punto però Berto sentì nel sedere

un pizzicotto che lo fece scattare in piedi.

Pensò che fosse stato un insetto, ma l’albero

era pulito e non si vedeva niente. Allora se la

prese con Teo che aveva cominciato a ridere

e che però negava in ogni modo di essere

l’autore di quello scherzetto.

11 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Ci fu un breve litigio, ma poi i tre amici

proseguirono la loro esplorazione

dimenticando ben presto l’accaduto.

Ad un certo punto Berto vide un albero

maestoso, con i rami quasi spogli nodosi e

contorti, dal tronco grandissimo che aveva

un’apertura all’inizio dei rami e un’altra alla

base, all’interno c’era dunque un grande

cunicolo. Berto non resistette, decise di

volersi arrampicare fino al ramo più alto per

scoprire cosa si vedesse da lassù. Anche Teo

e Tobia furono d’accordo e cominciarono a

salire sul tronco uno dopo l’altro. Berto era il

primo ed era arrivato quasi alla diramazione

del tronco, quando inspiegabilmente perse la

presa e cadde sopra i suoi amici trascinandoli

a terra.

Che capitombolo!!!

12 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Teo che era rimasto sepolto sotto il peso di

Tobia si sentiva tutte le ossa spappolate,

Tobia aveva un braccio tutto dolorante e

Berto, che aveva avuto la caduta attutita

perché era rotolato sopra gli altri due, aveva il

naso graffiato e sanguinante. Ma più che per

il dolore, si sentirono smarriti per il modo

banale in cui erano caduti. Allenato ed abile

com'era - pensava Berto - come poteva

essere scivolato così stupidamente? Volle

subito riprovare, ma il risultato fu anche più

deludente: la presa si mostrò insufficiente

ancor prima di essere salito nel punto della

volta precedente.

Allora volle provare Teo, ma successe la

stessa cosa. Poi fu la volta di Tobia che

cadde ancor più rovinosamente.

Increduli e doloranti decisero mestamente di

tornare a casa e di farci sopra una bella

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dormita, rimandando le arrampicate al giorno

successivo.

Ma la notte per i nostri fu tutt’altro che

tranquilla. Berto, in particolare, fu molto

agitato e solo la grande stanchezza lo fece

rimanere nel suo letto nonostante tutto: le

coperte gli scivolavano via continuamente,

sotto la pianta dei piedi sentiva un solletico

insopportabile, poi nell’aria ogni tanto

avvertiva l’eco di una grande risata che a

mano a mano si affievoliva. Accendendo la

luce, tutto apparentemente era tranquillo e

normale. Quella notte fu interminabile.

L’indomani Tobia e Teo, che avevano

trascorso una nottata simile a quella di Berto,

avrebbero voluto rimanersene buoni buoni a

Borgo Quercia, ma Berto non voleva darsi per

vinto e dopo un breve discorsetto di

incoraggiamento, più rivolto a Tobia che a

14 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Teo, convinse gli amici a continuare

l’avventura, felice in cuor suo di non essere

lasciato da solo.

Così, più solidali che mai, tornarono nel

bosco e Berto andò subito alla ricerca di un

albero cavo su cui salire.

In pochi attimi si arrampicò velocemente e

stava per dire: “Visto come si fa!” quando di

nuovo si verificò la scena del giorno

precedente.

Provarono e riprovarono tutti e tre, ma il

risultato ogni volta fu un bel ruzzolone. Era

come se una mano invisibile aprisse le loro

dita o come se nei punti di presa fosse

spalmato del grasso e perciò nessuno dei tre

riusciva a salire senza cadere subito a terra

con un gran tonfo.

Dopo un po’, mentre increduli si guardavano,

Tobia cominciò a sentire nelle orecchie un

15 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

ronzio sempre più fastidioso, Teo, che in un

primo momento si burlava di Tobia dicendogli

che era un gran fifone, cominciò a sentire sul

viso degli schiaffetti e contemporaneamente

si sentiva tirare i capelli. Eppure non c’era

nessuno, Berto cercava di calmarli e di

minimizzare per non far precipitare la

situazione, quando improvvisamente mentre

si stava dirigendo verso i due amici inciampò

e cadde. Non si fece un gran male, ma subito

lo colse un misto di rabbia e di spavento: non

c’erano sassi o sporgenze su cui avesse

potuto urtare con il piede, né lui e i suoi amici

erano così maldestri da incorrere in tutti

quegli incidenti che si erano verificati da

quando erano entrati in quel bosco.

Di certo i timori della gente non erano

infondati e tutti e tre erano ormai convinti che

avevano a che fare con eventi straordinari,

16 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

però, mentre Teo era un po’ timoroso e non

avrebbe voluto insistere per non provocare

qualcuno che non conosceva e Tobia

insisteva per andarsene di corsa senza

cercare tante spiegazioni, Berto sentì più forte

che mai il desiderio di conoscere cosa si

nascondesse dietro quei fatti misteriosi.

Il bosco era così bello che abbandonarlo e

non tornarci più sarebbe stato un vero

peccato, ma capì che da solo non sarebbe

giunto a nessuna risoluzione. Fu allora che,

dopo aver parlato con Teo e Tobia, pensò di

ricorrere ancora una volta al suo amico mago.

Strinseil talismano che aveva con se pensò

intensamente a Betta.

17 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Non passò molto tempo

che la civetta cominciò

a svolazzare intorno ai

tre ragazzi, poi li guidò

fino al rifugio dove si

trovava Ariberto, nella

“Torre del mago”

situata vicino al paese.

Lì Ariberto era come al

solito al lavoro e,

nonostante il gran da

fare, fu molto felice di

rivedere i ragazzi.

La mattinata era ormai inoltrata e una bella

colazione era proprio ciò che ci voleva per

tirar su il morale dei tre amici così, prima che

questi potessero aprir bocca, Ariberto disse:

18 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Colazione o merenda purché fame non vi

prenda!”

“Pancino, pancino gustati questo panino!”

“Pancia, pancina gustati questa tartina!”

Tre colpi di bacchetta magica e subito

apparve un grande vassoio ricolmo di

ghiottonerie: panini fragranti, fette di salumi di

ogni genere, formaggi, tartine con salse varie,

fragole, ciliegie e bibite colorate, il tutto

disposto in modo così invitante e armonioso

da sembrare un miraggio. Bisognava essere

proprio insensibili per non lasciarsi tentare da

19 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

quelle squisitezze, ma non era il caso dei tre

ragazzi che, dimenticando le loro

disavventure, avevano divorato il vassoio e

tutto ciò che conteneva con gli occhi, già

prima di aver allungato le mani.

Ristorati abbondantemente e rinfrancati dalla

presenza di Ariberto, raccontarono la storia

del bosco al mago che, dopo averli ascoltati,

esclamò:

“Ma ragazzi cari, quello è il bosco dei mille

folletti e sono loro che per difendere il

territorio da qualsiasi intruso vi hanno giocato

quegli scherzetti ricorrendo ai poteri magici!”

“I poteri magici?” Esclamarono in coro

meravigliati Berto, Tobia e Teo. “Credevamo

che solo tu potessi servirti della magia!”

“In quel bosco – cominciò a spiegare il mago

Ariberto – vi sono delle creature chiamate

folletti, sono piccoli come bambini, hanno un

20 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

aspetto chiaro e luminoso, sono vestiti di

rosso o dei colori pastello, in testa portano un

berrettino con i sonagli e ai piedi calzano

delle scarpette di vetro, hanno anche le ali

perciò si muovono con estrema leggerezza

per gli spazi aerei. Sono burloni e dispettosi,

ma non sono di natura cattiva, anzi hanno

un’indole gioconda però, se decidono di

diventare molesti, sanno essere molto

fastidiosi e si permettono scherzi anche di

pessimo gusto. Sotto il loro aspetto infantile si

nasconde una grande sapienza: conoscono il

futuro e sono bravissimi a trovare i

nascondigli dei tesori. Se infastiditi, possono

prendere dimora nelle case degli uomini e

allora sanno essere veramente insopportabili.

Gli uomini non li possono vedere, ma penso

che abbiate capito tutti e tre che ci sono,

eccome!!!

21 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Perché possiate vederli, ci vorrebbe una

magia che io potrei fare, ma… a patto che voi

poi abbiate grande rispetto di loro.”

Subito i ragazzi si mostrarono entusiasti e si

affrettarono a promettere ciò che il mago

aveva chiesto loro.

“Allora – disse Ariberto – dovete cercare sotto

la quercia del paese la ghianda più grande,

toglietele la cupola lasciandoci il peduncolo,

dentro metteteci della cera d’api e uno

stoppino ricavato da una spiga di lavanda. Poi

fatevi aiutare da nonna Natalina a trovare

dell’assenzio, un’erba speciale che lei ben

conosce, fatela ben seccare, poi tritatela

finemente e aggiungetela alla cera d’api in

quella specie di tazzina ricavata dalla

ghianda. Quando il tutto sarà pronto, avrete

una piccola candela magica che porterete con

voi nel bosco. In prossimità degli alberi che

22 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

v'interessano, accendetela pronunciando per

ben sette volte la seguente formula:

- Folletto, folletto fai vedere il tuo musetto! –

Vi appariranno tutte le creature del bosco, le

loro dimore, vedrete il loro re che si chiama

Bricco e lui vi spiegherà le regole del bosco:

ascoltatelo!”

Detto questo il mago s'intrattenne ancora un

po’ con i ragazzi, poi li congedò augurando

loro una buona riuscita. Berto e i suoi amici,

rassicurati dalle parole e dai consigli di

Ariberto, tornarono a casa felici e impazienti

di poter tornare alla loro avventura. Ben

presto, con l’aiuto di nonna Natalina, i tre

ragazzi prepararono la candelina e quindi

eccoli di nuovo nel bosco. In prossimità di un

albero cavo Berto, attenendosi alle istruzioni

del mago, accese la candelina e pronunciò

per sette volte la formula magica.

23 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Subito apparvero decine e decine di folletti

intenti nelle loro febbrili attività. Lo scenario

non era più quello di prima, infatti il paesaggio

si era arricchito di prati in fiore, di tante casine

che sembravano fatte d’oro e di cristallo e

tutt’intorno si diffondeva una musica molto

gradevole. I ragazzi rimasero fortemente

impressionati finché si fece avanti re Bricco

che, sopra al cappellino con i sonagli, aveva

una bellissima corona d’oro tempestata di

minuscole pietre preziose.

24 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Questi per prima cosa chiese chi avesse

svelato loro la magia che concedeva il potere

di vedere il mondo dei folletti, poi con tono

burbero sentenziò che i folletti non tolleravano

essere disturbati dagli uomini, proprio per

questo tutta la comunità si era mobilitata per

non farli salire sugli alberi e per scoraggiarli

nella loro impresa e perciò sarebbe stato

meglio per loro che se ne fossero andati in

fretta.

Berto sbalordito ancora di più alle parole di

Bricco, cercò d'essere gentile e assicurò che

lui aveva rispetto per tutti loro e non capiva

perché, insieme ai suoi amici, non potesse

entrare nel bosco, soprattutto gli dispiaceva

essere trattato come un nemico, proprio lui

che amava tutti gli animali e la natura, però

disse anche con fermezza che non voleva

rinunciare alle sue esplorazioni.

25 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Il re Bricco allora s'infuriò e, sempre più

sgarbatamente, gli intimò di non tornare, poi

pian piano la sua immagine e tutto il resto

andarono affievolendosi finché tutto

scomparve e il bosco tornò ad essere quello

di prima: la candelina di ghianda si era

esaurita facendo cessare l’effetto della magia.

Le cose straordinarie che continuavano ad

accadere non scoraggiarono più i tre ragazzi

che, anzi, nei giorni seguenti si organizzarono

per esplorare meglio il grande albero cavo da

cui tutti e tre erano caduti. Prepararono un

altro guscio di ghianda con dentro gli

ingredienti magici e tornarono nel bosco.

Ormai però i folletti erano ben preparati e

pronti ad attenderli, si erano organizzati con

un sistema di vedette che davano l’allarme

all’avvicinarsi dei ragazzi e avevano

26 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

predisposto per i tre intrusi un bello

scherzetto!

In prossimità dell’albero cavo, c’erano tante

fragoline di bosco dall’aspetto appetitoso. I

folletti vi avevano cosparso sopra della

polvere di prugne e un’erba misteriosa

sminuzzata finemente che aveva proprietà

purgativa. Erano sicuri che Berto Teo e Tobia

sarebbero stati attirati da quei frutti saporiti e

infatti, appena i tre ragazzi videro le fragoline,

cominciarono a mangiarle di gusto, fino a non

poterne più.

Dopo la bella scorpacciata, entrarono

nell’albero cavo, accesero la candelina

magica e cominciarono a salire. Lì dentro non

c’era traccia di folletto ma, all’improvviso la

cavità da cui erano entrati venne chiusa con

della sterpaglia e proprio in quel momento i

ragazzi cominciarono a sentire un forte mal di

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pancia. Dopo pochi minuti non riuscirono più

a contenersi e, all’interno del povero albero, ci

fu un’esplosione di gas puzzolenti e forti

rumori…indescrivibili!!!

La purga stava facendo effetto! E che effetto,

a valutare dall’abbondanza e dall’odore! I tre

sentirono tra loro un forte imbarazzo, anche

perché erano nell’impossibilità di muoversi

senza peggiorare la già critica situazione e i

gas pestiferi rendevano la poca aria che c’era

sempre più irrespirabile!

A quel punto l’apertura dell’albero venne

liberata ed apparve re Bricco con aria

beffarda. Annusò facendo una smorfia di

disgusto poi, tappandosi il naso, chiese ai

ragazzi se la lezione poteva bastare o se i

folletti dovevano procedere nel piano.

Berto, che continuava ad avere un gran mal

di pancia, disse che la cosa migliore per tutti

28 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

era almeno una tregua. Si poteva discutere,

arrivare a degli accordi e, perché no, ad

essere amici, anziché continuare a farsi

dispetti a vicenda.

Re Bricco ci pensò un attimo poi, divertito dal

tono supplichevole di Berto e dalle condizioni

in cui i tre si trovavano, disse:

“Sei davvero un ragazzo coraggioso,

sicuramente non ti perdi d’animo neanche in

casi estremi e poi sei anche simpatico, certo

però che dovresti specchiarti per vedere

quanto sei buffo! Io accolgo volentieri la tua

proposta, ma d’ora in poi tutti e tre dovrete

ricordare che i folletti possono in ogni

momento giocarvi altri scherzetti anche più

cattivelli di questo! Io ti dirò su quali alberi

potrete giocare e su quali no e tutto quello

che potrete fare senza arrecarci fastidio,

accetti le mie regole?”

29 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Accetto, accetto!” Si affrettò a rispondere

Berto, mentre i suoi compagni assentivano

con lo sguardo.

Bricco, ridendo soddisfatto per la riuscita dello

scherzo, estrasse dal borsello che teneva

allacciato alla cintura dei pezzetti di radice, li

diede ai tre amici invitandoli a succhiare.

Nel giro di pochi minuti, il mal di pancia passò

e i ragazzi si sentirono subito bene, non svanì

invece il cattivo odore e tutto quanto era

rimasto nell’albero e dentro i loro pantaloni!!!

Poi, sempre un po’ imbarazzati per le loro

condizioni, suggellarono il patto con Bricco

con una calorosa stretta di mano, quindi

salutarono lui e gli altri folletti, che nel

frattempo si erano affollati tutti attorno, e

corsero subito verso il fiume per lavarsi.

30 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Questa volta né Berto, né i suoi fedeli

compagni ebbero voglia di raccontare

l’avventura in paese, al contrario, se ne

guardarono bene! In compenso però

divennero amici di tutti i folletti, da allora

rispettarono sempre le regole e poterono

frequentare il bosco tranquillamente facendo

tante altre scoperte e divertendosi un mondo.

31 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tra le tante storie che nonna Natalina amava

raccontare ai bambini, ma anche a qualche

forestiero di passaggio, ce n’era una

antichissima e

struggente che ogni

volta faceva

commuovere vecchi

e giovani: quella di

Gedeone, un re

molto valoroso,

giusto e beneamato

dai suoi sudditi, il quale aveva fatto costruire,

su un’altura al di là del fiume Tempestoso, un

castello con una torre altissima dalla quale si

potevano avvistare tutti quelli che si

avvicinavano alle sue terre.

32 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Al re, quando

ormai era piuttosto avanzato nell’età, era nato

un figlio che aveva chiamato Marco.

Il bambino era bellissimo e, guidato dagli

insegnamenti del padre che lo amava

33 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

immensamente, era cresciuto coraggioso e

generoso, fin da piccolo aveva manifestato

una grande sensibilità per la sorte dei suoi

sudditi, così anche lui era quasi venerato

come il padre. In guerra contro i nemici aveva

più volte dato prova del suo valore, dello

sprezzo del pericolo, del senso dell’onore ed

anche della generosità con i vinti. Durante i

periodi di tranquillità invece amava moltissimo

leggere i lunghi poemi che raccontavano le

imprese di eroi del passato.

Ma la serenità del re era turbata dalla profezia

di una perfida strega la quale gli aveva

preannunciato che mai suo figlio sarebbe

diventato a sua volta re. Gedeone, che

stravedeva per Marco, ogni tanto si rattristava

pensando al modo in cui la profezia della

strega avrebbe potuto avverarsi. Le fatalità

più terribili e angoscianti lo tormentavano nei

34 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

momenti più inaspettati e tuttavia, avere

accanto quel figlio che diventava sempre più

bello e più bravo, era per lui una grande

felicità.

Intanto il tempo passava senza che nulla

accadesse, quando un giorno Marco, durante

una cavalcata con il suo destriero, si ferì ad

un braccio per essere passato di corsa troppo

vicino al ramo di un albero. Pensò allora di

dirigersi verso il fiume per detergere la ferita e

qui, mentre a piedi si stava avviando verso la

sponda, sentì una voce dolcissima che

cantava. Volgendo lo sguardo là, da dove

proveniva la voce, vide una fanciulla dai

capelli biondi e riccioluti intenta raccogliere

giunchi con i quali intrecciava dei cesti. La

sorpresa fu per entrambi grande e piacevole.

35 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Di lì a poco l’imbarazzo iniziale sparì e i due

cominciarono a parlare e a scherzare

allegramente.

Dopo un bel po’ di tempo Marco dovette

tornare a casa per non far preoccupare i suoi,

ma da quel giorno le passeggiate a cavallo si

fecero sempre più frequenti.

Gedeone aveva notato un cambiamento nel

figlio, spesso lo vedeva distratto e pensieroso

passeggiare nel castello, ma sempre con

un’aria di leggerezza e col sorriso sulle

labbra. Un po’ curioso, un po’ preoccupato,

chiese ai suoi fidi servi di scoprire cosa gli

stesse accadendo e questi non poterono

nascondergli ciò che ormai quasi tutti

sapevano: Marco era innamorato di una

giovane contadinella del paese.

Gedeone temette che quello potesse essere il

motivo per cui Marco non sarebbe diventato

36 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

re: un principe doveva sposare una

principessa, o almeno una nobile, non una

contadina!

Allora, un po’ sollevato perché tra tutte le

brutte situazioni che si era figurato nella

mente quella gli sembrava la più semplice da

risolvere, parlò con grande affetto al figlio,

dicendogli che capiva bene i suoi sentimenti,

che li rispettava, ma lui era il figlio del re e

non poteva sposare una qualsiasi. A questo

proposito con molta fermezza lo avvertì che,

se non si fosse deciso subito a non rivederla

più, avrebbe fatto arrestare la giovane e

l’avrebbe imprigionata nella segreta della

torre per il resto della sua vita.

Gedeone, che era molto buono, mai avrebbe

fatto questo, il suo intento, infatti, era solo di

intimorire Marco e dissuaderlo da quella che,

37 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

a suo parere, sarebbe stata una sventura per

lui e per tutto il paese.

Ma Marco prese molto sul serio il discorso del

padre e ne fu molto addolorato: non voleva

disubbidire, ma neanche separarsi da Chiara

che amava teneramente e tanto meno

arrecarle un dolore.

Passò alcuni giorni tormentandosi sulla

decisione da prendere, finché una sera tornò

al fiume e lì trovò Chiara che piangeva.

Le raccontò quanto era avvenuto, le giurò che

mai avrebbe amato qualcun’altra. La giovane

capì le ragioni di re Gedeone e provò, con la

morte nel cuore, a convincere Marco perché

facesse ciò che il padre gli aveva ordinato,

ma non fu ascoltata, anzi, Marco la strinse

forte a sé e allora entrambi capirono che non

si sarebbero mai separati.

38 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Insieme si diressero verso il castello, poi

senza farsi vedere da nessuno salirono sulla

grande torre e abbracciati si gettarono nel

vuoto.

Quando Gedeone seppe della morte dei due

giovani, fu certo che proprio lui aveva

permesso l’avverarsi della profezia della

39 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

strega, così per il grandissimo dolore di lì a

poco tempo morì di crepacuore.

La leggenda narrava poi che il fantasma del

re vagasse per il castello senza trovar pace,

in preda al suo grandissimo rimorso e, una

volta all’anno, nel giorno dell’anniversario

della sua morte avvenuta nel mese di maggio,

compariva sotto sembianze evanescenti, ma

la sua presenza si sentiva in tutto l’arco

dell’anno in circostanze diverse.

Il castello, dopo la morte del re, era rimasto

disabitato e col passare dei secoli era andato

in rovina, mentre il paese che sorgeva alle

sue pendici aveva preso il nome di

Marcochiara, gli abitanti dei dintorni però

avevano finito col soprannominarlo Borgo del

fantasma.

Questo paesino, pochi anni prima che

nascesse Berto, era rimasto completamente

40 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

abbandonato, non vi abitava più nessuno

perché via via i giovani avevano preferito

trasferirsi in luoghi più comodi o dove

potevano trovare migliori possibilità di lavoro.

Così anche quelle case avevano cominciato a

rovinarsi. Gli abitanti di Borgo Quercia

conoscevano tutti la storia e non amavano

aggirarsi tra quelle rovine perché avevano

grande rispetto del fantasma e forse anche un

po’ di paura.

Tutto era rimasto così per molto tempo fino a

che un giorno un grande costruttore, venuto

da una città vicina, fu colpito dalla bellezza

dei luoghi, tra l’altro, nei pressi dei ruderi,

scoprì che sorgeva un’abbazia costruita tra le

rocce e che a poca distanza c’era una

sorgente di acque termali.

Arsenio, questo era il suo nome, aveva uno

spiccato senso per gli affari e quindi pensò

41 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

subito ai guadagni che avrebbe potuto

ricavare trasformando quelle case diroccate

in strutture per turisti. Decise quindi

rapidamente di acquistare tutto il paese,

contattando i legittimi proprietari che ormai

vivevano in città. Nella sua mente vedeva già

il disegno di una grande locanda che avrebbe

ospitato tanta gente, richiamata dalle bellezze

dei luoghi e dal clima fresco dell’estate.

Quando Arsenio espose i suoi progetti a

Borgo Quercia, trovò l’approvazione e il

sostegno di molti che vedevano in

quell’impresa un grosso vantaggio per tutti.

Solo nonno Gervaso rimase poco convinto.

Lui conosceva la vita e la gente e sapeva che

molte persone che vivono in città poco si

curavano del rispetto della natura e questo

Arsenio poi non gli piaceva per niente.

42 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Non potendo però opporsi Gervaso, che era

un po’ come il capo del villaggio, raccomandò

al costruttore, a nome di tutti, alcune norme

che avrebbe dovuto rispettare: non avrebbe

dovuto realizzare strutture troppo grandi o

troppo moderne stonate con quell’ambiente,

avrebbe dovuto fare attenzione a non

sporcare il fiume e, quando possibile, avrebbe

dovuto utilizzare manodopera locale. Arsenio

gli diede la sua parola, rassicurandolo su ogni

punto e così iniziarono i lavori.

Nel giro di poco tempo furono portati tutti i

materiali che occorrevano e, mentre alcuni

operai eseguivano dei lavori, altri

cominciarono a trattare il legname che serviva

per le strutture con il catrame mescolato con

delle polveri di chissà quale natura. La

mistura, che doveva servire a conservare

meglio il legno, veniva fatta amalgamare in

43 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

bidoni posti sul fuoco ed emanava vapori

terribili. Poi, quando questo lavoro fu ultimato

e ciò che rimaneva di quel catrame non servì

più, Arsenio trovò più conveniente e

sbrigativo ripulire i contenitori nel fiume

Tempestoso, tanto, secondo lui, la corrente

avrebbe portato via tutto.

Le limpide acque invece divennero scure e

sotto il Ponte della Pietra Antica gli abitanti di

Borgo Quercia videro tanti pesci morti che

galleggiavano a pancia in su.

44 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Fu uno spettacolo tristissimo che lasciò tutti

ammutoliti.

Nonno Gervaso infuriato si affrettò a cercare

Arsenio per chiedergli spiegazioni, ma questi

si mostrò infastidito e gli rispose in malo

modo che gli affari erano affari, che i lavori

dovevano procedere velocemente e che

qualche pesce morto non era poi la fine del

mondo, perciò non doveva seccarlo con

quelle lamentele.

Di fronte alla sfacciataggine di Arsenio, che

senza alcuna dignità veniva meno alle

promesse fatte, Gervaso sentì scatenarsi

dentro di lui tutte le furie e avrebbe voluto

prendere a calci quel lestofante ma, seppure

con grande sforzo, riuscì a trattenersi. Volle

però conoscere il parere di tutti gli abitanti e

prendere di comune accordo una decisione

sul da farsi. Ci fu un raduno generale nella

45 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

chiesa del paese e si arrivò ad una

conclusione unanime: gli operai di Borgo

Quercia non avrebbero più lavorato per

Arsenio, tutti gli altri, ognuno come meglio

poteva, avrebbero ostacolato il

proseguimento di quel piano così rovinoso e

scellerato.

Intanto però anche nella mente di Berto, tra le

mille idee che affollavano la sua fantasia, se

ne fece chiara una proprio geniale per dare

una bella lezione a quell’imbroglione.

Chiamò gli amici Teo e Tobia e disse loro:

”Tra una settimana sarà l’anniversario della

morte di re Gedeone, il suo fantasma

comparirà tra i ruderi del castello di

Marcochiara, che ne dite di farci dare una

mano da lui per cacciare Arsenio?”

Teo a quelle parole sgranò gli occhi e rimase

a bocca aperta incapace di rispondere, Tobia

46 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

divenne pallido e si sentì in tutto il corpo la

pelle d’oca e gli cominciò un tremore che non

riusciva a controllare per la paura che aveva

al solo pensiero di incontrare un fantasma,

entrambi si guardarono smarriti pensando che

l’amico stesse vaneggiando.

Ma Berto finse di non accorgersi del loro

turbamento e tranquillamente proseguì:

”Io credo che il fantasma non abbia alcun

interesse a fare del male a noi, anzi, ora che

abbiamo un nemico comune, forse anche lui

sarà felice di poterlo combattere. Il re era una

persona molto mite, non dimenticate quello

che racconta la storia, perciò non abbiamo

nulla da temere. In ogni caso, ricordatevi che

il talismano ci darà forza e sicurezza!”

Dopo il discorsetto di Berto, nonostante un

residuo di diffidenza, Teo e Tobia si sentirono

eccitati al pensiero della nuova impresa che,

47 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

a detta di Berto non comportava alcun rischio,

e nei giorni che mancavano all’apparizione

non riuscirono a pensare ad altro. Tutti e tre

discussero animatamente su cosa dire al

fantasma e su come comportarsi.

La sera dell’anniversario si appostarono nei

pressi del castello, la notte era buia, Teo e

Tobia sobbalzavano ad ogni piccolo rumore,

rimpiangendo in quel momento di aver

accolto la folle idea di Berto.

Allo scoccare della mezzanotte, ecco

all’improvviso apparire la figura evanescente

del re con la corona in testa, la lunga barba e

i segni del dolore stampati sull’espressione

del volto. Mentre si avvicinava emetteva dei

lamenti pietosi e spaventosi insieme: era

proprio la voce di un’anima in pena!

48 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Berto in mezzo ai due amici che tremavano

cercò di farsi coraggio, strinse forte il suo

talismano e rivolgendosi al fantasma disse:

”Salve, re Gedeone! Siamo qui per chiedere il

tuo aiuto contro un nemico comune e non

vogliamo arrecarti fastidio. Certamente negli

ultimi tempi avrai sentito turbare la quiete del

Borgo da un uomo avido e privo di onore.”

“Certo che ho sentito il frastuono provocato

da quell’infingardo, ma tu, chi sei?”

Rispose il fantasma sorpreso.

49 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Sono Berto, il nipote di Gervaso e conosco

bene la tua storia. Se potessi ti aiuterei per

farti ritrovare la pace.”

“Mi fa piacere ascoltare le tue parole e sento

che sono sincere, ma nessuno potrà mai

lenire la pena che mi tormenta, dimmi però

come questo vecchio fantasma straziato dal

dolore potrebbe aiutarti. Io posso solo

apparire una volta all’anno e molto raramente

comunicare con i vivi, per il resto mi è

concesso di spostare oggetti ed emettere

rumori.”

Berto espose il suo piano e re Gedeone

promise che avrebbe fatto tutto quello che

Berto gli aveva chiesto. Anche a lui premeva

molto la quiete del luogo e poi Berto per un

attimo gli aveva ricordato la fanciullezza del

suo amato Marco.

50 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Teo e Tobia si sentirono rassicurati, la paura

era completamente scomparsa per lasciar

posto alla grande emozione di quell’incontro.

Poi il fantasma del re a poco a poco divenne

sempre più trasparente finché non fu più

visibile e allora i tre tornarono compiaciuti e

felici in paese. Berto raccontò tutto ai nonni

che approvarono orgogliosi la sua trovata.

Decisero insieme che dal giorno seguente, ai

forestieri che lavoravano a Marcochiara, gli

abitanti di Borgo Quercia avrebbero

raccontato storie terrificanti sui fantasmi,

tutt’altro che rassicuranti.

Così fu e tutti gli operai chiamati per i lavori

cominciarono a conoscere storie incredibili sui

fantasmi del Borgo, sulle loro apparizioni e sui

pericoli in cui si poteva incorrere. Ognuno

esagerava, ma faceva del tutto per essere

convincente.

51 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Intanto i lavori proseguivano, ma

cominciavano ad accadere cose stranissime:

Gedeone stava mantenendo in modo

ineccepibile la sua parola!

Un operaio cercava di piantare un chiodo,

subito Gedeone lo spostava e il poveretto si

schiacciava il dito con il martello. Un altro

cercava di segare un legno e questo rotolava

via. Dalle impalcature cadevano oggetti di

ogni genere in testa agli operai, catinelle di

calce si rovesciavano inspiegabilmente

addosso a chi stava di sotto, spesso

inciampavano e cadevano procurandosi ferite

che rendevano più difficoltoso lavorare.

Insomma, sembrava che improvvisamente

una maledizione si fosse abbattuta su quel

cantiere. Dopo poche giornate di quel genere,

tutti gli operai erano contusi, avevano dita

rotte o gonfie, bernoccoli e soprattutto

52 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

sentivano dentro di loro una gran fifa! Una

sera, quando finalmente l’orario di lavoro era

terminato, i poveri malcapitati si fermarono

nella locanda di Borgo Nuovo per ristorarsi

con una bevutina di buon vino, ma qui li

attendeva nonno Gervaso che, già informato

di come erano andate le cose durante il

giorno, completò l’opera raccontando con

grande maestria la balla più grossa della sua

vita: un fantasma con un lenzuolo bianco lo

aveva avvolto e lo stava trascinando via tra le

urla e solo per miracolo era riuscito a

sfuggirgli! Stava appunto bevendo un po’ di

vino nella locanda per riprendersi da quel

terribile spavento!

Fu il colpo di grazia per quei poveri operai

che si affrettarono a vuotare i loro bicchieri e

se ne andarono in fretta decisi a non tornare

mai più!

53 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

I lavori si fermarono.

Arsenio andò su tutte le furie, chiamò a

raccolta i malconci operai minacciando di

denunciarli alle guardie, se non si fossero

presentati al lavoro, ma pochissimi erano di

nuovo là il giorno seguente.

Nella smania di riprendere velocemente e a

pieno ritmo i lavori, si diresse alla loro testa

verso il Borgo dei fantasmi imprecando e

maledicendo.

“Ora vi faccio vedere io! I fantasmi non

esistono, branco di somari e sfaticati buoni a

nulla!”

Mentre continuava strepitare, salì su un’alta

impalcatura e allora Gedeone poté giocare la

sua carta vincente.

Arsenio cominciò a sentire degli scricchiolii

sotto i suoi piedi, dall’alto cominciarono a

cadergli delle pietre in testa, poi si alzò un

54 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

improvviso vento gelido ed una voce

d’oltretomba chiamò:

“Arseniooo! Arseniooo! Vattene se non vuoi

che ti porti con me!”

L’uomo impallidì e rimase paralizzato dal

terrore.

A quel punto Berto, che si era messo un

lenzuolo bianco addosso, sbucò fuori da una

finestra pronunciando frasi strane e

provocando un gran fracasso con delle

catene.

La scena non poteva essere più verosimile e

agghiacciante!

I pochi operai fuggirono a gambe levate,

Arsenio perse l’equilibrio, cadde

dall’impalcatura, rotolò lungo una scarpata

che sembrava non finire mai e alla fine

sprofondò in un letamaio. Rimase in quella

melma pestilenziale sino a che Berto e nonno

55 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Gervaso non andarono a tirarlo fuori.

Che puzza, ragazzi! Berto dovette tapparsi il

naso per non svenire! Poi, aiutati anche dagli

altri, lo gettarono nel fiume, gli diedero dei

vestiti puliti e lo fecero riprendere un po’ dallo

stordimento generale dandogli un bicchiere di

acquavite. Il poveretto aveva perso la parola

e l’arroganza! Dopo un po’ i suoi parenti

vennero a prenderlo dalla città e di lui non si

seppe più niente.

Borgo Marcochiara era fuori pericolo.

Gervaso fu molto soddisfatto di aver sventato

l’ennesima minaccia e i tre ragazzi si

sentirono al sommo della loro felicità.

Da allora Berto si recò spesso tra i ruderi e,

senza vederlo, raccontava a re Gedeone le

sue storie, alleviando in tal modo le

sofferenze del povero fantasma, che rivedeva

in lui l’amato figlio.

56 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tra gli abitanti di Borgo Quercia c’era anche

Gustavo, un vecchietto un po’ diverso da tutti

gli altr.i

Per la verità, era nato a

Borgo Quercia, ma da

giovane se n’era andato

con l’idea di far fortuna.

Aveva girato per tante

città in cerca di

un’occasione che però

non era arrivata mai e,

alla fine, lo spirito

d’avventura, sempre

vivo in lui, lo aveva

spinto a fare il marinaio.

Aveva così avuto una vita molto movimentata

durante la quale aveva visto terre e genti

lontane.

57 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Solo quando aveva sentito venir meno le sue

forze, era tornato definitivamente in paese,

portando con sé un bagaglio di ricordi dal

quale attingeva un’infinità di storie sempre

nuove, che amava raccontare ai suoi vecchi

amici d’infanzia e soprattutto ai bambini.

Questi, in particolare, lo vedevano come una

persona di grande rispetto, dai suoi racconti

ambientati in luoghi sconosciuti traspariva

una vita vissuta intensamente, le tante

esperienze gli avevano regalato una

saggezza che, unita all’innata abilità di

colorire i suoi racconti, faceva di lui un

personaggio molto stimato e da tutti amato.

Proprio Gustavo, al ritorno da uno dei suoi

viaggi nei paesi tropicali, una volta aveva

riportato dei pesciolini dai colori bellissimi:

alcuni erano rossi con striature verdi e blu,

altri erano gialli con dei pallini verdi che si

58 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

facevano più fitti lungo la coda, altri di colori

ancora diversi, ma tutti avevano degli

splendidi riflessi d’oro.

Quella volta, prima di ripartire, aveva lasciato

liberi questi pesciolini nel laghetto di

confluenza tra il Rio Azzurro e il fiume

Tempestoso, dove la temperatura dell’acqua

era sempre mite per effetto di una sorgente

termale.

In quelle acque, che avevano più o meno la

stessa temperatura dei mari caldi da cui

provenivano, i pesciolini si erano ben

59 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

ambientati e abbondantemente riprodotti, così

da allora il laghetto era stato chiamato “Lago

dei pesci d’oro”.

Quando Gustavo era tornato definitivamente

a Borgo Quercia, aveva provato una grande

gioia nel vedere il lago popolato da quella

bella varietà di pesci e si sentiva orgoglioso

che, grazie a lui, quel luogo avesse

un’ulteriore attrattiva. Il lago infatti con le sue

acque calde era la meta di tante escursioni

per le persone dei luoghi circostanti: si

potevano fare lunghi e piacevoli bagni, si

poteva pescare, poi, sui prati circostanti, ci si

poteva rifocillare con abbondanti merende

all’ombra degli alberi.

Anche Gustavo vi si recava spesso con la

barchetta che si era fatto costruire e

trascorreva molto del suo tempo a pescare,

da solo o in compagnia.

60 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Spesso conduceva con sé Berto e i suoi amici

e queste erano le occasioni preferite dai

ragazzi per ascoltare le storie di vita di

Gustavo. Per loro era un modo di viaggiare,

anche se solo con la fantasia, e di vedere

nella loro mente quei posti che sentivano

descrivere e che difficilmente avrebbero

potuto visitare. Le occasioni di andare in terre

lontane, infatti, erano poco frequenti e,

61 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

proprio per questo, ogni forestiero che

capitava in paese rappresentava una grande

attrattiva. Come avvenne quando una volta, a

primavera inoltrata, arrivò a Borgo Quercia un

funzionario del governatore con l’incarico di

controllare lo stato dei lavori per il

rimboschimento della montagna grande.

Questi, dovendo trattenersi per alcuni mesi,

aveva portato con sé la sua famiglia, trovando

alloggio in un’ala della canonica.

Anacleto, questo era il nome del funzionario,

aveva una figlia di nome Isabella molto carina

e della stessa età di Berto.

Il loro arrivo aveva suscitato grande

trambusto specialmente tra i ragazzi che

erano curiosi e smaniosi di conoscere la bella

bambina. Isabella aveva degli splendidi

capelli biondi, lunghi e pieni di riccioli, portava

dei vestitini molto graziosi e dei cappelli da

62 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

sole che a Borgo Quercia erano una originale

novità.

Berto, come d’altra parte i suoi amici, all’inizio

si era sentito un po’ imbarazzato, avrebbe

voluto far subito amicizia con Isabella, ma si

vergognava, si sentiva impacciato e non

sapeva proprio come fare per invitarla a

giocare.

63 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

L’occasione però non tardò ad arrivare e

Berto la colse al volo.

Un giorno, verso l’imbrunire, Isabella era

andata a fare una passeggiata con la madre

in una stradina nei dintorni della canonica,

quando all’improvviso aveva sentito un fruscio

provenire dalla siepe e subito dopo si era

vista attraversare la strada da un riccio con

tutta la sua famigliola

Erano proprio carini, ma Isabella non aveva

mai visto degli animali con tante spine

addosso e così aveva cominciato ad urlare ed

era scappata di corsa senza neanche

accorgersi che aveva perso il cappello.

Niente di meglio poteva capitare a Berto che,

avendo visto tutta la scena divertito, decise di

64 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

voler spiegare un po’ di cose a quella

bambina sprovveduta che non sapeva niente

degli animali.

Così, con la scusa di riportarle il cappello, il

giorno dopo si recò nell’ala della canonica

dove Isabella abitava e ben presto il ghiaccio

fu rotto.

I due cominciarono a chiacchierare, prima

timidamente delle cose più banali, poi i

discorsi si fecero sempre più animati tanto

che, quando si lasciarono, erano diventati

grandi amici. Nei giorni successivi Berto la

presentò a Teo e a Tobia con l’aria

dell’intrigante che aveva saputo conquistare

l’attenzione di quella bella forestiera. Certo,

Berto faceva un po’ il saputello, con fare

saccente spiegava ad Isabella le

caratteristiche dei luoghi, le dava indicazioni

sulle persone o le raccontava le avventure

65 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

capitategli, insomma era sempre lui a farsi

avanti, però tutti insieme si divertivano un

mondo, specialmente Isabella che non era

abituata a quella vita intensa e ricca di

avvenimenti. Tra le tante escursioni e le

passeggiate che i ragazzi le fecero fare,

Isabella era rimasta sorpresa e affascinata da

quella nella “Piana dei mille fiori”, dove si era

sentita al settimo cielo!

Non aveva mai visto tanti papaveri,

margherite, narcisi, lillà, tutti insieme in un

vero trionfo di colori e di profumi nel mezzo di

un prato verdissimo.

Ma la cosa che più attraeva l’allegra brigata

era andare al Lago dei pesci d’oro.

66 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Lì i ragazzi facevano a gara nel mettere in

mostra la loro bravura di pescatori, si

divertivano a fare lunghi bagni o, seduti sul

prato, giocavano a indovina indovinello. Una

mattina i tre stavano cercando di pescare con

le mani tra gli anfratti del lago, mentre

Isabella si godeva il sole e lo spettacolo degli

amici che sguazzavano e di tanto in tanto

tiravano su un bel pesce, quando

improvvisamente Teo cominciò ad urlare:

“L’ho presa, l’ho presa! E’ grandissima!”

E mentre eccitato diceva così, tirò fuori

dall’acqua una grossa anguilla ma, siccome

questa era scivolosa e Teo orgoglioso non

voleva perdere quel trofeo, la strinse con i

denti finché non fu al sicuro sul prato.

Per i ragazzi questa era una prassi normale e

Teo perciò era convinto di aver fatto colpo su

Isabella. Ma… le cose non andarono proprio

67 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

così! Lei, che si era spaventata alla vista di

quegli innocui ricci, nel vedere quella specie

di serpente sulla bocca di Teo, sentì una gran

nausea nello stomaco e per poco non vomitò.

Era inorridita e solo a stento, per non

offendere troppo l’amico, riuscì a non

manifestare a Teo tutto il suo disgusto. Berto

aveva capito lo stato d’animo di Isabella e

sapeva anche che Teo si sentiva deluso,

perciò cercò subito di sdrammatizzare la

situazione proponendo a tutti una bella

merenda.

In seguito però fu ben attento a fare in modo

che episodi del genere non si ripetessero.

Il lago continuò ad essere uno dei posti più

frequentati dalla combriccola. Spesso Berto

raccontava all’amichetta la storia di Gustavo e

dei pesciolini d’oro e decantava la loro

bellezza, suscitando in Isabella un desiderio

68 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

grandissimo di vederli. Un pomeriggio, mentre

chiacchierando costeggiavano il lago, videro

la barchetta di Gustavo arenata su una

spiaggetta. Il vederla e il pensare alla

possibile emozione di una passeggiata sul

lago, nella mente dei quattro ragazzi fu come

un baleno: si guardarono negli occhi, si

capirono al volo e decisero all’istante di

avventurarsi nell’impresa per far vedere a

Isabella i famosi pesciolini.

Al centro del lago però, nell’entusiasmo dei

tre che volevano tutti mostrare i pesci più belli

ora di qua, ora di là, la piccola imbarcazione

cominciò a ondeggiare pericolosamente

finché i ragazzi non seppero più mantenersi in

equilibrio e finirono tutti in acqua.

Berto, Teo e Tobia riemersero subito e

prontamente si aggrapparono alla barca, ma

Isabella non sapeva nuotare e con

69 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

disperazione si dibatteva con le braccia senza

poter neanche gridare perché l’acqua la stava

soffocando. Berto all’inizio perse del tempo

prezioso perché pensava che l’amichetta

stesse scherzando, ma quando capì la

drammatica situazione, in quattro bracciate la

raggiunse e trascinandola la riportò a riva.

Poi mentre lui cercava di rianimare Isabella

che era svenuta, premendole il petto per farle

uscire l’acqua che aveva bevuto, Teo e Tobia

corsero in paese ad avvertire la madre e a

cercare il medico.

Il povero Berto, rimasto solo e disperato, non

sapeva più cosa fare, in quegli interminabili

minuti i pensieri e i rimorsi più opprimenti lo

logorarono.

Quando finalmente arrivarono i soccorsi,

Isabella non dava ancora segni di ripresa, ci

volle tutta la bravura del medico per liberare

70 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

la bambina dall’acqua che aveva bevuto e

farla rinvenire.

Passato lo spavento seguì una gioia

generale e tutti tirarono un sospiro di sollievo,

ma ai tre ragazzi non furono risparmiati i

meritati rimproveri, anzi Anacleto si infuriò

talmente tanto che promise a Berto di dargli

una bella lezione che non avrebbe facilmente

dimenticato.

Così il ragazzo pensò bene che per un po’ di

tempo sarebbe stato meglio non aggirarsi in

paese e decise di nascondersi sulla

montagna grande. Girovagò per giorni in

luoghi che riteneva sicuri, finché giunse su un

alto pianoro proprio di fianco alla zona dove

gli operai stavano lavorando per il

rimboschimento. Lì non poteva esser visto da

nessuno perché c’era un’alta vegetazione,

mentre lui poteva osservare l’andirivieni degli

71 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

operai. In altre circostanze sarebbe andato

volentieri a sficcanasare da vicino per seguire

attentamente le varie fasi e per soddisfare la

sua curiosità con mille domande. Ma in quel

momento la prudenza, o la paura, lo consigliò

di tenere a freno i suoi impeti. Se ne stava

dunque, un po’ annoiato e sconsolato, a

rimuginare tra i suoi pensieri, quando il suo

sguardo si posò su una spaccatura della

roccia che gli sembrava di non aver mai visto.

Si avvicinò al luogo più che poté e osservò

bene: un grosso costolone si stava

pericolosamente staccando e minacciava di

cadere proprio dove gli operai stavano

lavorando.

Allora, senza alcun indugio e senza più

ricordare il motivo della sua clandestinità,

corse da Anacleto per avvertirlo del rischio. Il

funzionario nel vederselo lì, rimase alquanto

72 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

stupito e subito sentì riaccendersi dentro la

rabbia per quanto era accaduto a Isabella,

tanto che non voleva neanche ascoltare

quello che Berto andava dicendo. Solo

l’aspetto disperato, le parole concitate e lo

sguardo supplichevole del ragazzo lo

convinsero a calmarsi e allora capì che Berto

non stava mentendo. Volle allora accertarsi di

persona sull’eventualità di quella frana, ma,

non appena si diresse verso il luogo

indicatogli, sentì il sinistro rumore di alcuni

sassolini che

cadevano dall’alto.

Fece appena in

tempo a tornare

indietro, a dare

l’ordine perché

tutti si

73 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

allontanassero dal posto di lavoro e si

mettessero al riparo, che si verificò una frana

terribile. Si alzò un polverone accecante,

sassi, massi, terra, si rovesciarono sopra il

luogo dei lavori mandando in fumo la fatica di

intere giornate. Ma nessuno, grazie a Berto,

rimase ferito.

Anacleto fu felice di perdonare il ragazzo e di

ringraziarlo per il suo tempestivo

avvertimento.

Nel frattempo Isabella si era completamente

ristabilita e gli amici poterono riprendere a

frequentarsi e rinsaldare così il loro legame.

Dopo un po’ di tempo Anacleto fu richiamato

dal governatore e dovette ripartire.

Isabella pianse moltissimo a quella notizia,

ma il lavoro del padre era troppo importante e

così dovette rassegnarsi. Anche i ragazzi si

sentirono molto tristi, Isabella lasciava un

74 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

gran vuoto in loro, come sempre accade

quando le amicizie diventano molto forti.

Anacleto però, che aveva capito la genuinità

dei ragazzi e la forza della loro amicizia,

seppe rendere la partenza meno triste per

tutti con la promessa che sarebbero tornati a

Borgo Quercia per le vacanze.

75 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tanto tempo fa, in una nazione lontana era

scoppiata una terribile guerra che, oltre a

causare morte e distruzione, aveva costretto

intere popolazioni a fuggire dalle loro terre in

cerca di un luogo dove poter vivere senza la

paura dei nemici.

Molti di questi profughi erano arrivati anche

nella regione di Berto e qui il governatore

aveva provveduto a dislocarli, mandando

gruppi di persone non troppo numerosi un

po’ su tutto il territorio.

Anche Borgo Quercia fu scelto come

destinazione per una ventina di questi

sventurati. I suoi abitanti non erano ricchi ma,

ospitali e generosi come sempre, furono ben

lieti di poter accogliere quei poveretti e pronti

a dividere con loro quello che avevano. Già

76 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

prima che arrivassero si erano adoperati per

ripristinare meglio che potevano ciò che era

rimasto dell’accampamento dei mercanti

dell’est e si erano disposti per riceverli

calorosamente.

Quando questi si presentarono però, nonno

Gervaso e nonna Natalina rimasero un po’

sorpresi, notarono subito una certa stranezza

nel gruppo. In verità si sarebbero aspettati

molti bambini, per i quali erano stati preparati

dolcetti e bevande calde, invece non ce n’era

neanche uno, le donne erano tre o quattro,

per il resto erano tutti uomini e, per di più, con

un aspetto che non sembrava per niente

rassicurante. L’uomo che parlava per tutti, e

che perciò doveva essere il capo, si chiamava

Amir, aveva dei modi un po’ affettati, era

affabile, ma il suo sguardo poco smagliante

aveva qualcosa di sibillino.

77 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Gervaso e Natalina

si guardarono negli occhi e capirono subito di

aver avuto la stessa sensazione ma, per non

turbare gli animi degli altri, non dissero nulla.

Ai forestieri vennero offerti dei piatti di cibo,

da bere e poi furono accompagnati nelle

abitazioni che erano state allestite per loro.

Nei giorni successivi, perché potessero

dignitosamente guadagnarsi da vivere, venne

proposto loro di lavorare.

A Borgo Quercia non c’era grande

abbondanza, ma chiunque poteva aver

bisogno di un aiuto per falciare il fieno, per

potare gli alberi, per spaccare la legna o per

78 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tutti quei lavori che la vita di campagna

richiedeva.

Amir continuava a ringraziare per tutti ma,

quando quegli uomini si misero all’opera, non

sembrarono affatto entusiasti, alcuni

cominciarono a parlottare in modo

incomprensibile tra loro e poi si defilarono

quatti quatti tornando alle loro dimore. Ben

presto furono sempre meno quelli che si

recavano nei campi, finché un bel giorno non

si fece più vedere nessuno.

I forestieri se ne stavano nel loro villaggio

senza far niente, mostrandosi assai poco

socievoli, solo di tanto in tanto qualcuno di

loro andava a chiedere delle cose, sbirciava

in giro e se ne tornava via. Gli abitanti di

Borgo Quercia non capirono questo

comportamento e rimasero molto male nel

veder così ricambiata la loro generosità.

79 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Provarono anche a chieder loro se

involontariamente fossero stati offesi ma,

anzi, questo ulteriore interessamento sembrò

infastidirli perché, non solo smisero

completamente di andare in paese ma, nel

giro di una settimana, nell’accampamento non

c’era più traccia di nessuno.

Nel frattempo però in paese avevano

cominciato a verificarsi dei fatti insoliti: galline,

barattoli di marmellata, vasetti di visciole

messe con lo zucchero al sole sui davanzali

per farle sciroppare, scomparivano con

sempre maggior frequenza.

A Borgo Quercia cominciò a serpeggiare il

malumore mentre i sospetti di tutti sempre

più spesso convergevano su quegli ingrati

stranieri, anche se all’inizio nessuno osava

manifestarli apertamente.

80 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Quando i furti aumentarono (erano scomparsi

gli stivali di alcune persone, ortaggi freschi

negli orti e anche una damigiana di buon vino

nella cantina di don Peppe) l’esasperazione

toccò il culmine e allora tutti si riunirono a

casa di Gervaso per sentire con precisione

quali fossero gli ammanchi e per stabilire il da

farsi.

Ognuno denunciò i furti che aveva subito e

vennero fuori cose assai stravaganti:

Nazzarena non trovava più il suo cappotto

nuovo che dieci anni prima la sarta le aveva

cucito per il matrimonio della nipote, Filomena

aveva perso la ricetta per fare il mistrà e a

Tonio mancava la sua fisarmonica. Tutti si

sentivano profondamente colpiti, non solo per

gli oggetti che avevano perso, ma più ancora

perché era stata violata da estranei la loro

casa.

81 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Quella sera non si poté far altro che

raccomandare una maggior sorveglianza,

specialmente durante le ore in cui gli uomini

erano al lavoro, e una particolare attenzione

nel chiudere bene gli usci e le finestre.

Per qualche tempo la cosa sembrò

funzionare, tutto sembrava essere tornato alla

normalità poi, dopo qualche giorno, sulla

montagna grande scoppiò un incendio e tutto

il paese corse su per spegnerlo. Il pronto

intervento da parte di tutti evitò conseguenze

che avrebbero potuto essere molto gravi, ma

alla fine, con grande sorpresa, si accorsero

che l’incendio era stato volutamente

appiccato da qualcuno che aveva lasciato

delle evidenti tracce sul terreno. La prima

sorpresa però fu superata di gran lunga dalla

seconda, quella che trovarono quando

82 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tornarono alle proprie case, dove era stato

portato via di tutto.

Tutti si sentirono furiosi e molti cominciarono

a scagliare anatemi e improperi contro quei

manigoldi, ma certo questo non risolveva il

problema. Più saggiamente nonno Gervaso si

premurò, prima di tutto, di avvertire il

governatore, poi organizzò delle pattuglie di

perlustrazione per il giorno seguente, in modo

da stanare i lestofanti.

Il giorno dopo, tutti armati di bastoni,

archibugi e pale, erano già di buon mattino

sulla montagna grande, quando da lontano

videro una colonna di fumo che si alzava, ma

istantaneamente si accorsero che non era

l’unica, infatti altro fumo si alzava in punti

diversi della montagna.

83 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

In fretta dovettero dividersi e correre a

spegnerli prima che si estendessero.

Nessuno si risparmiò e, sebbene la fatica

fosse stata immensa, prima di sera tutto fu

sistemato. Anche questa volta fu chiaro che

tutti gli incendi erano dolosi ed anche questa

volta, nonostante le precauzioni, il ritorno al

paese fu assai terribile: tutte le cantine dove

erano custoditi salami, prosciutti, lonze erano

state ripulite, come molti pollai e molte stalle.

Fu un momento veramente drammatico

84 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

perché senza quelle provviste era a rischio la

sussistenza dell’intero paese.

Gervaso cercò di mantenersi tranquillo e si

adoperò perché nessuno si facesse prendere

dal panico. Sebbene si sentisse molto avvilito,

propose che il giorno dopo si dovesse di

nuovo tornare sulla montagna per cercare di

scoprire i nascondigli dei ladri, seguendo le

tracce che partivano da ogni incendio. Finché

non fossero arrivate le guardie del

governatore non c’era altro da fare.

Intanto Berto, che aveva seguito con grande

preoccupazione tutta la vicenda, a questo

ennesimo sopruso, sentì lievitare

velocemente la rabbia dentro di sé, oltretutto

non si rassegnava a vedere il nonno così

triste e preoccupato senza poter fare niente

per aiutarlo. Pensò allora che di fronte a

85 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

quelle persone terribili ci volesse una

soluzione altrettanto terribile.

Un’idea geniale gli balenò nella mente:

sarebbe andato da Thor e gli avrebbe chiesto

il suo aiuto e quello di tutti i lupi. Infatti, senza

perdere altro tempo, corse nella tana del suo

amico e questi lo accolse con un possente

ululato di gioia. Berto gli raccontò, tutto

concitato, quanto stava accadendo in paese e

Thor, ben felice di potergli essere d’aiuto, si

mise subito a sua disposizione. Chiamò tutti i

lupi del branco e, seguendo le indicazioni di

Berto, li sguinzagliò nel bosco alla ricerca dei

ladroni.

Berto intanto portò Thor in uno dei punti in cui

le tracce si perdevano e, per il fiuto sopraffino

dell’animale, fu un gioco da ragazzi poterle

seguire anche nel fitto del bosco. Dopo un

lungo percorso, durante il quale Thor

86 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

annusava il terreno e prendeva la direzione

senza alcuna esitazione, giunsero in

prossimità di una caverna la cui imboccatura

era nascosta dalla fitta vegetazione. Qui Thor

si fermò, cominciò a smuovere con le zampe

le foglie secche, poi dei ciottoli, e ogni tanto si

fermava drizzando le orecchie ed assumendo

con tutto il corpo una posizione di allerta.

Berto capì di essere arrivato in un

nascondiglio dei forestieri. Tendendo

l’orecchio sentì infatti un vocio che proveniva

dallo stretto cunicolo e allora, insieme a Thor,

si accucciò tra la vegetazione per ascoltare

meglio.

Erano proprio le voci di quegli stranieri

scomparsi.

Dai rumori che arrivavano si capiva che

stavano gozzovigliando e, a giudicare

dall’odore di carne arrostita, si sarebbe detto

87 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

proprio con i capretti che erano scomparsi

dalle stalle di Borgo Quercia. Facendo

attenzione a non far rumore, Berto, seguito da

Thor, si spinse più avanti fino a che vide un

certo chiarore e poté distinguere abbastanza

bene le persone, tra cui Amir che, con la

bocca piena e con l’atteggiamento

soddisfatto, diceva:

“Siamo stati proprio bravi a far credere al

governatore di essere dei profughi!

Sicuramente a nessuna autorità del nostro

paese verrà in mente di cercarci in queste

terre sperdute!”

Altro che profughi! Berto e Thor si guardarono

ammutoliti e continuarono ad ascoltare

mentre Amir tranquillamente proseguiva:

“Questi sprovveduti di Borgo Quercia ci

hanno accolto proprio bene! Peccato che sia

troppo rischioso rimanere tra loro e

88 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

poi…bisognava anche lavorare e a noi

piacciono solo certi tipi di lavoro!

Vero compagni?”

“Certo Amir! Ben detto!”

Si sentì rispondere in coro

“Ben presto –proseguì Amir- ci sarà un bel

daffare per tutti noi! Ci approprieremo di

queste belle terre, delle case che ci sono e,

perché no, anche delle donne! Incendiando la

montagna grande, faremo fuggire tutti gli

abitanti per lo spavento e, se qualcuno

tenterà di opporsi, gli faremo assaggiare la

lama dei nostri coltelli!”

Così dicendo, tirò fuori il suo coltellaccio, che

alla luce delle fiamme mandò alcuni bagliori,

e poi sghignazzando trangugiò del vino

bevendolo da un boccale e rovesciandosene

una buona parte addosso. A questo punto

non c’era più alcun dubbio: erano proprio una

89 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

banda di pericolosi ricercati che avevano

commesso chissà quali rapine, o peggio

ancora, e che sembravano proprio decisi a

mettere in atto il loro diabolico piano.

Senza aspettare altro, Berto e Thor se ne

tornarono indietro stabilendo che, mentre

Berto avrebbe avvisato tutti gli abitanti, Thor

insieme ai lupi avrebbe provveduto a tener

sotto controllo i malfattori.

In paese, dopo il racconto del nipote, Gervaso

invitò tutti a non perdere la calma: per far

arrestare i malandrini era necessario aver

prove concrete o, meglio ancora, coglierli sul

fatto. Perciò bisognava organizzarsi per tener

sotto controllo tutto il territorio. Sarebbe stato

necessario un gran numero di persone che

facessero da sentinelle, nascondendosi in

punti strategici, e di altre che facessero da

staffetta tra una postazione e l’altra per riferire

90 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

poi alla base quanto accadeva con un

sistema di segnali che avrebbero imitato il

verso dell’allodola.

Berto si sentiva pronto a svolgere qualsiasi

incarico gli fosse affidato, ma, controllare a

tappeto tutto il territorio, anche se con tanti

uomini, gli sembrava un’impresa assai ardua.

La questione lo lasciava molto dubbioso,

quando gli venne in mente che c’era un modo

geniale per farlo.

Il punto più alto della montagna grande era

costituito da un picco di roccia chiamato

“Rupe dell’aquila reale”. Sulla sommità infatti

vi era un nido di aquile. A Borgo Quercia tutti

vedevano i voli maestosi di questi splendidi

rapaci e li osservavano con ammirazione e

rispetto. Berto li aveva visti anche da vicino,

perché molte volte si era spinto fin sotto la

rupe, ma nessuno era mai salito fin sopra,

91 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

non solo per la presenza delle aquile, ma

anche perché sarebbe stata necessaria

un’attrezzatura da rocciatore.

Berto pensò che questo sarebbe stato un

perfetto punto di osservazione. Ne parlò con

Teo e Tobia e insieme andarono da Barro, il

fabbro del paese, si fecero dare due martelli,

dei grossi chiodi e delle barre di ferro. Si

munirono anche di corde e si avviarono verso

la rupe.

Lassù Berto avrebbe dovuto affrontare le

aquile e così portò anche la pozione per

parlare con gli animali.

Dopo alcune ore di faticosa marcia,

accompagnati da Thor, giunsero ai piedi della

rupe e lì i tre ragazzi cominciarono a costruire

una via di salita puntando i chiodi sulla parete

rocciosa. Quando finalmente Berto riuscì a

raggiungere la vetta, vide subito il becco di

92 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

mamma aquila proteso verso di lui con aria

piuttosto minacciosa.

Allora trangugiò rapidamente la pozione

magica ed esclamò:

“Ferma aquila! Non sono qui per darti fastidio,

ma per chiederti aiuto!”

L’aquila rimase stupita nel sentir parlare il

ragazzo e ferma dentro al nido, quando

un’ombra scura e gigantesca si profilò sopra

93 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Berto: era papà aquila che, visto l’intruso,

prontamente era rientrato. Solo allora dal nido

fece capolino un aquilotto che doveva essere

appena nato. Papà aquila tra gli artigli

stringeva un coniglio selvatico, sicuramente il

pranzo per la sua famigliola.

Questo splendido esemplare di aquila reale

era di colore bruno con una bellissima

sfumatura dorata sopra la nuca, nella sua

sagoma compatta spiccavano la testa con il

becco lungo e robusto e la lunga coda.

Berto rimase un po’ intimorito alla sua

presenza, ma poi vide mamma aquila che

parlava al compagno e allora sentì sciogliersi

la tensione, capì che il maschio si chiamava

Zac, così, cacciando il suo timore, disse:

“Zac, vengo in pace e mai oserei disturbarvi

se avessi un’altra soluzione per impedire che

delle malvagie persone brucino il bosco.”

94 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“So capire –lo interruppe l’aquila- chi parla

con cuore sincero e generoso, perciò dimmi,

cosa posso fare per aiutarti?”

Berto raccontò quanto stava accadendo e

chiese di poter stare sulla rupe in modo da

avere un ottimo punto di osservazione per

scrutare tutte le mosse degli stranieri. L’aquila

ascoltò con attenzione poi disse:

“Penso che possiamo fare anche di meglio!

Lo sai che le aquile hanno una vista

eccezionale? Io e i miei due aquilotti

potremmo volare sopra tutto il territorio e

tenerlo sotto controllo. Se poi non hai paura,

potresti salire sul mio dorso e guardare

dall’alto tu stesso.”

“No, no, non ho paura!”

Rispose Berto, già emozionato al pensiero del

volo!

95 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Allora sali e stringiti forte con le braccia

attorno al mio collo. Mi raccomando, stai

tranquillo e vedrai quant’è bello volare!”

Per un attimo Berto sentì il cuore scoppiargli

e il sangue affluirgli in ogni parte del corpo,

non aveva immaginato che potesse farlo così

presto! Ma ora non poteva certo tirarsi

indietro!

Così Zac, con il ragazzo aggrappato più forte

che poteva, si lasciò cadere dalla rupe. Berto

sentì il vuoto sotto di sé mentre i battiti del

cuore sembravano martellate! Provò una

sensazione meravigliosa!

Teo, Tobia e Thor, ai piedi della rupe,

guardarono la scena quasi senza credere ai

loro occhi.

Dopo alcune decine di metri di caduta libera,

Zac dette alcuni possenti colpi d’ala e

riguadagnò quota.

96 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Mai Berto avrebbe potuto immaginare

emozione più bella e profonda.

Dall’alto vedeva tutto rimpicciolito e in quel

silenzio irreale sentiva solo il fruscio del

vento.

Zac fece un ampio giro poi planò dolcemente

sulla rupe. Lì, seduti vicino al nido, Berto

spiegò a Zac il suo piano: le aquile avrebbero

tenuto d'occhio il territorio dall’alto e

avrebbero indicato, volando in maniera

circolare, i punti in cui avessero avvistato i

malfattori; i lupi avrebbero controllato il

territorio da terra e gli abitanti di Borgo

Quercia, ben nascosti e armati, avrebbero

pensato a catturarli non appena fossero usciti

allo scoperto per compiere le loro criminali

azioni.

Prima di congedarsi, Zac presentò a Berto i

suoi due aquilotti che nel frattempo erano

97 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

giunti sulla rupe e poi gli disse che l’indomani

sarebbe andato a prenderlo in paese, senza

che salisse lui, così avrebbero guadagnato

del tempo.

Tornati in paese i tre ragazzi riferirono tutto e

si accordarono con gli altri per l’esecuzione

del piano.

Alle prime luci dell’alba, tutti gli uomini erano

perfettamente appostati. Berto salì sulla

grande quercia e subito dopo Zac, planando

in picchiata, atterrò per caricare Berto sul suo

dorso e di nuovo si alzò verso il cielo.

Come era bello volare! Da lassù la vista era

davvero spettacolare!

Dopo un po’, dall’alto videro uscire dalla

caverna a gruppetti i malandrini che, dopo

essersi divisi, cominciarono ad accendere dei

fuochi in punti diversi. Questa volta però

furono subito avvistati dalle aquile che, come

98 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

stabilito, indicarono la presenza dei

malandrini agli uomini di Borgo Quercia. In

men che non si dica, questi circondarono i

banditi che non si aspettavano una simile

sorpresa e una reazione così tempestiva. A

suon di bastonate e sotto la minaccia degli

archibugi furono tutti immobilizzati. Qualcuno

cercò di sfuggire, ma allora si trovò di fronte

alle zanne dei lupi che, ringhiando li

attendevano al varco. C’era solo il gruppetto

con a capo Amir che era sfuggito agli uomini

del paese, ma non a Berto che dall’alto li

teneva d’occhio.

Il ragazzo chiese a Zac di planare in direzione

di quelli, ma dolcemente perché avrebbe tolto

le mani dal suo collo. Zac lo rassicurò, Berto

prese dalla tasca la sua fionda e un fantastico

sasso di fiume ben levigato, grande quanto

un uovo, prese la mira e colpì Amir in piena

99 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

fronte. L’uomo perse l’equilibrio e cadde.

Stava per rialzarsi quando Zac, con Berto

aggrappato forte al suo collo, in picchiata lo

agguantò con gli artigli per le spalle e gli

diede due tremendi colpi di becco sulle

orecchie togliendogli la voglia di scappare.

Gli altri, a questa scena, rimasero paralizzati

per la paura finché giunsero i lupi e poi gli

uomini. Finalmente furono catturati al

completo e portati in paese. Qui tutti si

rallegrarono e brindarono soddisfatti per

l’ottima riuscita dell’impresa. Anche don

Peppe partecipò alla gioia generale, anzi volle

dare a quei miserabili una bella lezione,

prendendoli a randellate, poi alzò lo sguardo

al cielo e disse:

“Perdonami, Signore, ma quando è troppo è

troppo! Anche il vino del povero curato

avevano rubato!”

100 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

In paese intanto erano arrivati i soldati del

governatore che presero in consegna i banditi

per rispedirli nelle prigioni del loro paese.

Tutta la refurtiva che si poté fu restituita e fu

fatta una festa grandiosa.

Come sempre Berto aveva portato a termine

un’impresa eccezionale e si sentiva fiero. Ma

questa volta gli era accaduta una cosa

meravigliosa che lo aveva fatto sentire

profondamente diverso, più grande, come se

un mondo, che pure da sempre era lì, si fosse

rivelato all’improvviso alla sua anima:

l’esperienza del volo!

Ora che il pericolo era passato, gli era rimasta

indelebile nella mente l’ebbrezza che aveva

provato. Lassù, nell’alto, nel silenzio quasi

irreale, quando in certi momenti il vento gli

intronava nella testa con un fragore

spaventoso, si era sentito libero come non

101 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

mai, fremente di gioia e fiero per aver

dominato l’iniziale paura. L’altezza, la caduta

nel vuoto e la velocità che Zac, nella totale

padronanza del volo, gli aveva fatto provare

ora gli apparivano come il simbolo di una

grande potenza e di una bellezza

straordinaria e unica, troppo perché non

potesse ripeterla.

Per questo si fece coraggio e chiese a Zac di

farlo volare ancora, non una sola volta, ma

tante altre.

E Zac fu ben felice di accontentarlo!

102 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

C’era una storia, tra le tante che si

raccontavano a Borgo Quercia, che aveva il

potere di turbare molto la fantasia popolare:

quella sul lupo mannaro. Della strana figura, a

metà tra l’uomo e il lupo, si parlava raramente

perché in genere evocava presenze

misteriose e terribili il cui pensiero, poi, per

giorni interi continuava a perseguitare le

persone, e non solo le più fifone.

Ciò nonostante, c’era sempre qualcuno che

prima o poi tirava in ballo quest' argomento. E

allora, vinta la ritrosia iniziale, ognuno era

voglioso di dire la sua e di raccontare ciò che

aveva sentito dire. C’era chi assicurava che il

lupo mannaro fosse un uomo che si

trasformava in mostro a causa di stregonerie

o di malvagi sortilegi, altri sostenevano che

103 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

fosse la conseguenza di una strana malattia,

altri

ancora che fosse un animale vero e proprio, o

addirittura il diavolo in persona. Le congetture

sulla sua natura erano le più disparate, ma su

alcune caratteristiche tutti concordavano: il

lupo mannaro appariva nelle notti di

plenilunio, emetteva ululati agghiaccianti ed

andava in cerca di prede che uccideva con

efferata violenza.

Dai racconti dei più anziani si sapeva che

anche a Borgo Quercia si erano verificati casi

di questo genere, ma, si diceva, dopo alcune

apparizioni il mostro spariva e per anni e anni

non se ne sentiva più parlare.

Neanche a farlo apposta, quell’inverno i

racconti sul lupo mannaro erano tornati alla

ribalta e per più sere tante persone, dopo la

veglia nella casa di Gervaso, erano rincasate

104 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

con i brividi in corpo e con la sensazione di

essere seguite o spiate.

La cosa che ancor di più suggestionava tutti

era che quell’inverno la luna si era mostrata in

tutto il suo splendore moltissime volte, in

quelle fredde e limpide notti l’astro lucente

illuminava tutta la campagna di un chiarore

irreale e questo spettacolo aveva un forte

potere emotivo, specialmente dopo i discorsi

che si facevano attorno al camino sul lupo

mannaro.

105 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Proprio in coincidenza con questi fenomeni,

una sera avvenne che, mentre tutti erano

attorno al fuoco presi dalla foga dei racconti,

echeggiasse nella vallata un terribile ululato

che avrebbe spaventato chiunque. Nella casa

di Gervaso tutti ammutolirono e si guardarono

con occhi sbarrati, nessuno ebbe il coraggio

di uscire per tornare nella propria abitazione.

Qualcuno più audace aprì la porta per capire

da dove provenissero quei versi bestiali, ma

l’eco faceva rimbombare quella voce in tutta

la vallata, dando l’impressione che ogni luogo

potesse essere il punto d’origine e questo

impedì di localizzare l’esatta provenienza. Le

donne cominciarono a sgranare il rosario,

raccomandandosi al cielo, gli uomini, anche

loro per niente tranquilli, si dettero un

contegno, ma non esitarono a munirsi di

bastoni per essere pronti ad ogni evenienza.

106 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Intanto il tempo si dilatava, i minuti

diventavano ore, mentre gli ululati, sempre

più intensi e terribili, si conficcavano come

lame nella testa di tutti.

Finché la luna tramontò e allora il paesaggio

ripiombò nel silenzio e nell’oscurità.

L’indomani gli intimoriti abitanti trovarono che

in una stalla alla periferia del paese un

capretto e un agnellino erano stati uccisi e

orrendamente dilaniati.

Dopo lo sconcerto e la paura, però, subentrò

l’istinto di difesa. Berto e nonno Gervaso per

primi cominciarono a raccogliere indizi, col

proposito di risalire all'autore del misfatto.

Osservarono con attenzione le ferite sugli

animali e le tracce lasciate sulla neve fresca.

Tutto apparve loro molto strano: i morsi erano

certamente di un animale, a giudicare

dall’efferatezza, ma non potevano essere di

107 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

cani perché troppo piccoli, tanto meno dei lupi

perché il territorio era controllato da Thor e

dal suo branco e questi certamente non

avrebbero permesso ad intrusi di attaccare il

paese. Le tracce lasciate sul terreno erano

molto confuse, come se quell’essere

mostruoso si fosse rotolato per terra ma, nei

punti dove erano più nette, non sembravano

né di uomo, né di animale. Berto e Gervaso

cominciarono comunque a seguire la pista

delle orme, finché queste scomparvero in

prossimità del fiume, abbastanza lontano dal

paese.

Proprio in quei paraggi c’era la catapecchia di

Tomasso, un pastore un po’ bisbetico che

raramente andava in paese, non parlava mai

con nessuno e viveva trasandato e selvaggio

solo con le sue pecore. Berto e Gervaso lo

chiamarono e gli chiesero se la notte scorsa

108 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

avesse sentito o visto qualcosa di strano. Ma

lui, molto scontrosamente, rispose di no.

I due tornarono in paese senza aver trovato

alcuna spiegazione. Gervaso si sentiva

turbato, non voleva rivelare agli altri le sue

perplessità per non diffondere il senso di

paura, che era già grande in tutti, ma pensò

che, se si fosse trattato veramente di un caso

di lupo mannaro, non si sarebbe fatto vivo

fino al prossimo plenilunio.

Infatti nelle notti seguenti tutto fu tranquillo

ma, al tornar della luna piena, ecco di nuovo

anche il mostro con i suoi ululati. Non ci fu più

alcun dubbio: si trattava proprio di un lupo

mannaro! Quella notte non fu certo meno

terribile della precedente, solo che a farne le

spese questa volta non furono capretti o

agnelli, ma due dei cani che erano stati messi

per la guardia. Erano anch’essi stati uccisi e i

109 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

loro corpi giacevano mutilati. Ancora una

volta le tracce finivano nei pressi del fiume,

vicino alla capanna di Tomasso. Tra le

persone la paura ovviamente aumentò perché

ognuno in cuor suo temeva che la prossima

vittima avrebbe potuto essere uno di loro. E fu

proprio la paura che convinse tutti ad essere

più risoluti. A proporre il piano fu Gervaso e

gli altri furono subito d’accordo. Nella

prossima notte di luna piena, avrebbero

messo un capretto come esca in mezzo alla

“Piana dei lupi mannari” e gli uomini più

vigorosi si sarebbero nascosti lì attorno ben

armati, pronti ad immobilizzare il mostro.

Fin da subito cominciarono a predisporre il

piano.

Berto intanto nei giorni successivi iniziò a

raccogliere quante più informazioni poteva su

ciò che si diceva dei lupi mannari, ma ben

110 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

presto si accorse che dai racconti non

ricavava nulla di concreto che potesse essere

utile, così pensò di rivolgersi al mago

Ariberto.

Non più di due giorni dopo, con l’aiuto di

Betta, insieme ai suoi amici incontrò il mago

che era di passaggio su un carro trainato da

due alci dalle grandi corna, in prossimità del

“Ponte della pietra antica”.

“Sto andando al raduno annuale dei maghi

che si svolge nel “Bosco dei misteri” e mi ci

vorrà una settimana prima di arrivare – disse

Ariberto – ma, ditemi ragazzi, che cosa

succede di così importante? Mi sembrate

piuttosto spaventati!”

Berto raccontò del lupo mannaro, della paura

che tutti avevano soprattutto perché non

sapevano chi diamine fosse. Allora il mago

accigliato e pensieroso esclamò:

111 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Homo licantropus est!”

“Che cosa!!!”

Proruppero in coro i tre ragazzi. Ariberto

allora spiegò che i lupi mannari erano

creature umane che per ragioni ignote

perdevano tutte le caratteristiche originarie e

diventavano dei mostri. Qualcuno diceva che

il fenomeno fosse dovuto a malattia, qualcun

altro a una stregoneria, altri ancora che fosse

una manifestazione del diavolo e,

quest’ultimo caso si verificava quando uno

degli spiriti maligni di Belzebù si

impossessava del corpo di un uomo.

“Uno spirito di Belzebù???”

Ripeterono sconcertati i ragazzi.

“Sì – disse Ariberto –E’ così e in questi casi la

mia magia può fare ben poco. Belzebù è

molto potente, ha tanti diavoletti che

vorrebbero entare nel corpo degli uomini e

112 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

ogni tanto qualcuno ci riesce. Ma non

disperate, perché anch’essi temono chi è più

potente di loro, infatti si trovano in grande

difficoltà in presenza di un esorcista.”

“E…che cos’è un esorcista?”

Chiese Berto sempre più spaesato, mentre

Teo e Tobia gli facevano l’eco.

“Di solito – cominciò a spiegare con pazienza

il mago – è un prete o un frate che con un rito

religioso riesce a cacciare il demone dal

corpo del malcapitato in cui è riuscito a

entrare.”

“Davvero!!!”

Fu l’unica parola che i tre ragazzi in preda alla

grande confusione riuscirono a balbettare.

“Sì, – rispose Ariberto – ma di queste cose è

bene che ne parliate con il vostro curato.” Poi

diede un colpo deciso alla briglia e le alci

cominciarono a muoversi e a salire. Dall’alto

113 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

del suo carro salutò i ragazzi e, muovendo la

bacchetta magica,esclamò:

“Licantropo, licantropo non avrai più scampo!

Berto, Bertino hai un cervello sopraffino!”

Il mago aveva appena finito di dire queste

parole che cominciò a piovere della frutta

dolcissima: noci, uva, mandorle, fichi in

grande abbondanza, mentre il carro trainato

dalle alci era già

scomparso.

Berto, non senza

essersi prima

addolcito la

bocca con tutto

quel ben di Dio,

corse a riferire al

nonno i consigli

di Ariberto, poi insieme andarono a parlare

con il curato.

114 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Don Peppino ascoltò in silenzio Gervaso e

solo alla fine disse pensieroso:

“Conosco anch’io questa versione del

fenomeno ma, se si tratta di fare esorcismi

per cacciare il diavolo, io non sono la persona

adatta, però posso parlare con fra Gambino, il

vecchio frate che vive nell’abbazia di Infra

Saxa e che è un grande conoscitore di queste

cose”.

Così, mentre don Peppino assicurò che si

sarebbe messo in contatto con fra Gambino,

Gervaso insieme agli altri abitanti mise a

puntino il piano per catturare il licantropo.

Il mese successivo nella “Piana dei lupi

mannari” tutto era pronto ma, quando venne

la notte del plenilunio, delle grigie nubi

coprirono il cielo e nulla accadde. Si dovette

aspettare parecchi giorni prima che la luna

115 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tornasse bella, rotonda, chiara a risplendere

nel cielo illuminando le Terre dei monti verdi.

Ed ecco che allora, a mezzanotte, cominciò di

nuovo a diffondersi nell’aria l’eco di quei

terrificanti ululati. Pochi istanti dopo un essere

mostruoso, che alla luce lunare appariva

goffo, nero e bestiale, si inoltrò nella spianata

in direzione della preda ma, prima che la

raggiungesse, gli uomini appostati uscirono

dai loro nascondigli e si avventarono sul

mostro cercando di colpirlo con i bastoni.

Fu questione di un attimo: il bestione

precedette le mosse degli uomini, con balzi

furiosi li sgominò, li gettò a terra, nonostante

fossero forti e robusti, e sparì rapidamente,

lasciando le solite tracce che conducevano

nei pressi dell’abitazione di Tomasso.

La rabbia e la delusione furono enormi ma,

senza arrendersi, decisero che bisognava

116 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

preparare un altro piano più accurato e più

efficace. Si stabilì che avrebbero fatto finta di

ripetere lo stesso trucco nello stesso posto

della volta precedente, mentre avrebbero

appostato un’ altra preda nei pressi per trarlo

in inganno. Questa volta furono molto più

scrupolosi infatti, per rendere l’odore del

capretto più forte, misero lì vicino un pezzo di

carne cruda che mandava un tanfo

inconfondibile. Attorno all’animale scavarono

una grande buca che ricoprirono con frasche

e foglie, mettendoci sopra un sottile strato di

terra. In prossimità della buca disposero delle

robuste reti, ben nascoste ma pronte all’uso.

E finalmente il tranello funzionò: al tornare del

plenilunio, il mostro, credendo che avessero

ripetuto l’agguato nella Piana dei lupi

mannari, si tenne lontano da quel luogo e,

seguendo l’odore della carne cruda, si avviò

117 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tranquillo verso il punto in cui era stata

predisposta la nuova trappola. Smaniando si

avvicinò alla bestiola ma, prima di poter dar

sfogo ai suoi animaleschi istinti, sprofondò

nella buca mimetizzata.

Nel precipitare emise urla infernali, ma gli

uomini di Borgo Quercia non si lasciarono

impressionare, prontamente gli lanciarono

addosso le reti, lo neutralizzarono e, con non

poca fatica, riuscirono a legarlo.

La bestia si dibatteva disperatamente ed

emetteva lamenti ancora più terribili del solito,

il suo aspetto era indescrivibile.

Fu subito mandato ad avvisare don Peppino

che si tenesse pronto a far intervenire il frate

esorcista, perché il momento più delicato e

difficile era giunto.

Nel frattempo il mostro fu caricato su un carro

e tutti si diressero verso la chiesa. Qui venne

118 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

trascinato all’interno con grande fatica da ben

dodici uomini. Sebbene fosse legato stretto

da grosse corde, sembrava che una potenza

inverosimile si sprigionasse dal suo corpo. Il

luogo e i simboli sacri creavano in lui reazioni

e spasmi spaventosi oltre ogni dire.

Finalmente riuscirono a trascinarlo vicino

all’altare, dove fu accolto da fra Gambino.

Questi, dopo aver pronunciato alcune formule

di rito in latino, gettò addosso al mostro

dell’acqua santa gridando:

“In nomine domine, vade retro Satana!”

Le gocce di acqua santa che caddero sul

corpo del licantropo provocarono delle vere e

proprie ustioni, allora il mostro con uno sforzo

prodigioso ruppe tutte le corde, sbatté a terra

gli uomini che lo trattenevano e in poco

tempo riuscì a guadagnare la via d’uscita.

Stava per aprire la porta della chiesa quando

119 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Berto, con la rapidità di un fulmine, si gettò

sulla grande acquasantiera, posta vicino

all'ingresso, rovesciandola addosso al lupo

mannaro.

La scena fu terribile: parole incomprensibili,

urla, vapori, fumo, contorcimenti, poi

all’improvviso si vide un diavoletto rosso

uscire dal corpo dell’animale e dissolversi

nell’aria.

Lo spettacolo atterrì tutti, anche fra Galdino

che pure non era nuovo a questi avvenimenti.

120 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Quando i presenti si riebbero dallo stupore, si

avvicinarono sospettosi al corpo che giaceva

esanime a terra.

Incredibile! L’essere immondo aveva assunto

sembianze umane, aveva sul volto i segni

della fatica che lo aveva spossato, ma la sua

espressione era distesa e soprattutto era

proprio Tomasso, il pastore, che di lì a poco

riprese i sensi, ignaro di quanto fosse

accaduto.

Tomasso lì per lì si sentì confuso, non capiva

perché si trovasse in quel luogo e perché

attorno a lui ci fosse tutta quella gente che lo

guardava sbalordita, ma poi cominciò a

parlare, a ridere e scherzare come mai era

accaduto, incredulo, lui per primo, di sentirsi

dentro tanta voglia di vivere.

La tensione man mano si sciolse e tutti furono

ben felici di quella conclusione soprattutto per

121 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tomasso che, da allora, a poco a poco,

divenne un gran mattacchione simpatico a

tutti, divenne grande amico di Berto e…

dicono che dopo alcuni anni riuscisse anche a

trovar moglie!

122 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Nelle vallate dei Monti Verdi, tra le rocce che

spuntavano qua e là dal terreno, spesso si

trovavano dei fossili, dei piccoli resti d’animali

o di vegetali che avevano lasciato la loro

impronta sulla pietra, fin da epoche molto

lontane. Questi scoperte avvenivano in posti

diversi, ma, poco distante dal Lago dei Pesci

d’oro, i reperti erano così abbondanti che tutti

avevano finito col chiamare quel luogo

“Campo dei Fossili”.

Berto, Teo e Tobia andavano sempre

volentieri a giocare in quella spianata, si

divertivano a cercare i fossili ed erano assai

orgogliosi quando riuscivano a scoprirne uno

che non avevano mai visto. Così avevano

raccolto una bella collezione di conchiglie e di

pietre sulle quali erano impresse figure di

123 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

strani insetti, ramoscelli, foglie o disegni che

assomigliavano a spine di pesci.

Tutti quei resti – aveva spiegato loro una volta

don Peppino – erano la testimonianza che

milioni e milioni di anni addietro in quei luoghi

esistevano forme di vita molto diverse dalle

attuali e, vista la presenza di numerose

conchiglie, le acque del mare dovevano

bagnare quelle terre dove ora sorgeva la

montagna.

Una volta, durante una di queste interessanti

avventure, Berto vide affiorare dal terreno

l’estremità di una lastra di pietra con

un’impronta insolita, che non assomigliava a

nessuna di quelle conosciute. Chiamò subito

Teo e Tobia perché lo aiutassero a sterrare la

pietra e, mentre scavavano, cominciò a

delinearsi l’immagine di una testa simile a

quella di un grande uccello, ma con le fauci

124 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

lunghe e affusolate e con un’interminabile

schiera di denti grandi e acuminati. La

scoperta si faceva ogni istante più incredibile,

perciò, senza risparmiarsi nella fatica, tutti e

tre cercarono affannosamente di liberare la

pietra dalla terra ma, più scavavano più il

fossile si allargava, si allungava assumendo

dimensioni impensabili. Ad un certo punto i

ragazzi, felici ed emozionati, si guardarono e

capirono che si trattava di uno sconosciuto e

importante animale preistorico. Via via, dopo

la testa apparve il lungo collo, poi il corpo

simile a quello di una grossa oca. Ma proprio

quando pensavano di aver riportato alla luce

l’intero animale, si accorsero che il più doveva

ancora esser fatto, il disegno, infatti, non si

interrompeva anzi a poco a poco lasciava

intravedere una coda che pareva non

125 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

dovesse finire mai e due ali che apparivano

sproporzionate rispetto al corpo.

A quel punto non ce la fecero più, perciò

chiesero aiuto a nonno Gervaso e ad altri

uomini del paese. Dopo alcuni giorni di duro

lavoro, la lastra di pietra con il fossile era

stata completamente ripulita e l’immagine che

si vedeva era davvero straordinaria: una

specie di uccello con tanti denti, delle ali

membranose e una lunga coda appiattita

all’estremità.

Nessuno aveva mai visto né sentito parlare di

un simile animale!

Nonno Gervaso e gli altri abitanti di Borgo

Quercia pensarono di collocare la lastra con il

fossile davanti alla locanda del paese, dove

avrebbe rappresentato una bella attrazione

per i forestieri.

126 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

In paese, dove non si parlava d’altro, tutti

furono d’accordo, così si misero al lavoro e

dopo non molto tempo il fossile poteva essere

ammirato nella facciata della locanda al

centro del paese.

Berto era quanto mai soddisfatto, ma quel

ritrovamento aveva stuzzicato la sua

curiosità, voleva saperne di più su

quell’animale, così pensò di andare a

rovistare nella vecchia biblioteca del curato e

qui, con grande compiacimento, trovò un

intero libro sulla preistoria che illustrava

anche i più importanti animali di quelle

epoche. Con meraviglia apprese che molti

avevano dimensioni enormi, quasi tutti erano

ormai scomparsi da milioni di anni ed

avevano dei nomi stranissimi: mammut,

brontosauri, allosauri, ittiosauri… ad un certo

punto si trovò davanti, senza ombra di

127 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

dubbio, l’illustrazione di quello che lui e i suoi

amici avevano scoperto! Il suo nome era

“Pterodattilo” che significa –spiegava il libro –

“dita alate”. Apparteneva alla classe dei

“Rettili alati” vissuti circa 150 milioni di anni fa.

Ma – si leggeva ancora – questi pterodattili

avevano una curiosa caratteristica: benché

fossero dei rettili, non avevano la pelle a

squame, come i serpenti, le lucertole o altri

rettili odierni, il corpo infatti era ricoperto da

una specie di pelo. Volavano come se fossero

uccelli, però le loro non erano vere e proprie

ali, ma sottili membrane che univano gli arti

superiori a quelli inferiori. Quando erano in

volo, alla ricerca di possibili prede, le loro

dimensioni sembravano enormi ed erano

molto temuti dagli altri animali.

Berto passò ore e ore a leggere quel libro, poi

quando tornò a casa riferì con foga ed

128 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

entusiasmo tutto quanto aveva appreso alla

nonna.

Fu allora che nonna Natalina raccontò a Berto

la storia che le era tornata in mente dopo aver

visto il fossile alla taverna, che nel frattempo

era stata denominata “Taverna dello

Pterodattilo”. Quando lei era giovane, uno dei

vecchi del paese diceva sempre di vedere

sulle grotte alte della montagna un uccello

spaventoso la cui descrizione corrispondeva

esattamente all’immagine del fossile, il

vecchio diceva che emetteva un verso

terrificante e lo descriveva nei particolari ma,

nonostante fosse una persona rispettata,

nessuno lo aveva mai preso sul serio. Nonna

Natalina si mostrava molto colpita e turbata

da questa coincidenza. Berto, al momento le

disse che gli pterodattili non potevano

esistere più, perché la specie si era estinta da

129 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

milioni di anni. Però poi, più pensava al

racconto della nonna, più si sentiva

suggestionato.

E se invece qualche esemplare esistesse

ancora?

L’idea per più notti lo aveva tenuto sveglio a

lungo, alla fine decise di chiedere

delucidazioni al mago Ariberto.

Il mago fu colto di sorpresa dalla domanda

dell’amico, non sapeva proprio rispondere

così su due piedi, ma non si perse d’animo e

infatti rispolverò la sua vecchia sfera magica,

mosse con maestria le dita su di essa

esclamando:

“Sfera veggente sempre sapiente, esiste

ancora l’uccello serpente?”

Lentamente all’interno della sfera il mago e

Berto videro configurarsi l’immagine dello

pterodattilo.

130 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Sì! – gridò soddisfatto Ariberto! – Allora

esiste, esiste ancora e vedo che si trova in

una delle grotte alte della montagna grande!”

La meraviglia e l’entusiasmo, non solo di

Berto ma anche del mago, arrivarono alle

stelle! Ariberto però, intuendo le intenzioni del

ragazzo, si premurò di metterlo in guardia,

perché l’animale rappresentava un bel

mistero, non si sapeva come avesse potuto

sopravvivere e perciò poteva avere dei

comportamenti pericolosi e forse diversi da

quelli che i testi scientifici descrivevano.

Inoltre, continuò Ariberto, non si sarebbe

certamente fatto trovare, a meno che non si

fosse utilizzato un richiamo speciale. Inutile

dire che Berto fu quanto mai insistente nel

voler sapere di più su questo richiamo.

Il mago si fece promettere dal ragazzo che

sarebbe stato prudente e poi prese una bella

131 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

zucca gialla, vi praticò un foro con la

bacchetta magica e, in tono solenne,

pronunciò:

“Zucca lucente, dell’uccello serpente l’urlo

possente!”.

Ed ecco diffondersi, nell’aria un terribile verso

che – spiegò Ariberto – si sarebbe ripetuto

ogniqualvolta si fosse soffiato nel foro della

zucca.

Berto non vedeva l’ora di andare alla ricerca

di quell’animale, perciò ringraziò e salutò il

132 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

mago, promettendogli di tenerlo informato su

quanto sarebbe accaduto.

Una volta tornato in paese, mise subito al

corrente Teo e Tobia e tutti e tre furono

immediatamente d’accordo di partire per la

nuova emozionante avventura.

Il giorno seguente di buon mattino andarono

sulle grotte della montagna grande e

cominciarono a cercare. Per più giorni non

accadde nulla all’infuori del fatto che, ogni

volta che utilizzavano la zucca richiamo, tutti

gli uccelli, gli scoiattoli, i leprotti e tutti gli altri

animali fuggivano terrorizzati. Una sera però,

dopo che Berto ebbe soffiato per l’ennesima

volta dentro la zucca, da un anfratto della

caverna si sentì il tonfo di passi che si

avvicinavano. I tre ragazzi rimasero immobili

in silenzio, finché videro uscire allo scoperto

l’incredibile animale. Era perfettamente

133 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

identico a quello disegnato sulla pietra, con la

differenza che questo era vivo e camminava.

Sul muso aveva un’espressione quanto mai

stralunata, come se si fosse svegliato da

poco o se fosse spaventato e suscitava un

misto di simpatia e di paura.

Quella sera Berto, Teo e Tobia non ebbero il

coraggio di muoversi e lo pterodattilo, che

non si accorse dei tre, dopo aver girato un po’

nei dintorni strappando qualche foglia ed

annusando tra i cespugli, se ne tornò nella

grotta e tutto tornò come prima.

I tre erano rimasti come pietrificati, si

guardavano increduli e incapaci di capire se

veramente avessero visto lo pterodattilo.

Ritornarono più volte sulle grotte e rividero

spesso l’animale ma, pur avendo superato

quasi del tutto la paura, non sapevano con

quale trucco poterlo catturare per portarlo in

134 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

paese, dove avrebbero voluto costruire un

grande recinto per lui.

Berto pensò che l’animale, essendo solo,

sarebbe stato attratto dalla compagnia di un

suo simile. Per esempio, seguendo lo schema

del fossile, avrebbero potuto costruire un

telaio di legno con le proporzioni e la struttura

dello pterodattilo, avrebbero potuto ricoprire il

corpo con della pelle di coniglio e con qualche

sapiente tocco di colore il modellino poteva

essere una buona idea per attirare la curiosità

dello pterodattilo.

Teo e Tobia furono assai felici della trovata di

Berto e si dissero pronti a cominciare subito i

lavori. Dopo qualche giorno il modellino era

completato e faceva una discreta

impressione.

Intanto la notizia del ritrovamento del fossile

si era sparsa rapidamente e in paese, tra gli

135 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

altri curiosi, si erano presentati tre signori che

erano rimasti estasiati per la bellezza e

l’unicità del fossile ed essendo degli scienziati

avevano cominciato a perlustrare la zona. Più

volte avevano notato i ragazzi indaffarati che

facevano la spola tra la taverna e la

montagna grande e avrebbero volentieri

rivolto loro delle domande, ma Berto, Teo e

Tobia erano troppo intenti a preparare la

cattura dell’animale per fermarsi a

chiacchierare con gli estranei.

Il piano di Berto infatti procedeva con

successo : in prossimità delle grotte, su due

rocce sporgenti Berto aveva collocato delle

piccole carrucole sulle quali faceva scorrere

una fune. Su questa i tre avevano attaccato il

finto pterodattilo, tirando la corda da una

parte o dall’altra sembrava veramente che

l’animale volasse.

136 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Prepararono poi una rete che Teo e Tobia

avrebbero gettato dall’alto delle rocce sopra

all’animale se, come speravano, il trucco

avesse funzionato.

Quando tutto fu pronto cominciarono a

soffiare nella zucca e, dopo alcuni giorni di

inutili tentativi, finalmente lo pterodattilo tratto

in inganno dal manichino si avvicinò

incuriosito. Quando giunse nel punto giusto, i

ragazzi gli gettarono addosso la rete. Questi

tentò di fuggire ma, nell’aprire le voluminose

ali, rimase impigliato nella rete e cadde

impotente a terra. Allora fu immobilizzato e

legato con robuste corde non senza fatica,

perché l’animale con la sua orribile bocca

cercava di mordere i tre ragazzi.

A questo punto dovettero chiamare i paesani

che con un carro trasportarono lo pterodattilo

in paese tra lo stupore, la meraviglia e la

137 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

felicità di tutti.

Lo pterodattilo fu provvisoriamente messo in

una grande gabbia.

Quando gli scienziati videro l’esemplare

fossilizzato vivo in carne ed ossa, rimasero

più sbalorditi di tutti e, spiegando agli abitanti

di Borgo Quercia l’esclusività della

fenomenale scoperta, insistettero perché

potessero portarlo nella loro città per studiarlo

e capire, dicevano, la storia e la vita di quegli

esseri scomparsi da millenni e millenni. Berto

e gli amici, insieme a tanti altri, all’inizio non

vollero saperne, ma poi, vuoi perché quegli

studiosi furono molto insistenti, vuoi perché

sapevano bene l’importanza dell’evento,

finirono per acconsentire, seppur a

malincuore e comunque dietro la promessa

che sarebbe stato trattato con riguardo e

nessuno gli avrebbe fatto del male.

138 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Fu subito preparato un carro con una gabbia

per il viaggio, perché l’indomani sarebbero

partiti.

Ma Berto, che non aveva potuto opporsi

come avrebbe voluto, anche per non

sembrare insensibile ai progressi della

scienza, la sera tardi volle tornare a vedere lo

pterodattilo, sentiva il peso di essere stato lui

la causa della cattura e forse, chissà, il

povero animale non avrebbe più assaporato

la libertà. Berto era molto avvilito e si stava

avvicinando pensieroso alla gabbia, quando

delle voci lo riportarono alla realtà: erano due

degli scienziati che sghignazzavano e se la

ridevano sul fatto che a Borgo Quercia erano

tutti creduloni e sprovveduti. Berto si fermò

istantaneamente per capire cosa i due

stessero.dicendo.con.precisione:

“Guadagneremo un sacco di soldi, quando lo

139 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

sezioneremo e ne venderemo dei pezzi a tutti

i musei del mondo!”.

Berto sentì una stretta allo stomaco nel

constatare come l’avidità potesse rendere

malvagi gli uomini. Quei tre, non solo non

erano scienziati, ma non avrebbero esitato ad

uccidere quello splendido e preziosissimo

esemplare. Berto corse subito a chiamare

Teo e Tobia per liberare l’animale prima che

lo portassero via.

Attesero di essere soli e provarono ad aprire

la gabbia ma, siccome era piuttosto robusta e

non avevano le chiavi, non riuscirono a

combinare niente. Allora pensarono di svitare

con dei cacciaviti le legature di ferro che

tenevano la parte superiore della gabbia e ci

stavano riuscendo, quando uno dei tre falsi

scienziati, che aveva finito di mangiare, uscì

per iniziare il turno di guardia. Non poterono

140 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

fare più nulla, nonostante aspettassero fino a

tarda notte che si presentasse il momento

buono.

Al mattino giunse l’ora di mettersi in viaggio e

tutto sembrava perduto, quando Berto,

appostato fuori del paese, soffiò nella zucca

di Ariberto.

A quel richiamo lo pterodattilo, come per

incanto, si svegliò dal torpore e con un balzo

in alto si spinse verso la parte superiore della

gabbia facendo saltare il coperchio che aveva

i fermagli quasi tutti svitati. L’uccello serpente

emise un urlo agghiacciante e cominciò a

volare battendo con forza le sue ali

membranose, prese quota, poi voltandosi

all’improvviso si gettò in picchiata

avventandosi contro i tre scienziati,

mordendoli ovunque e lasciandoli a terra

141 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

doloranti e sanguinanti. Poi si alzò di nuovo e

sparì tra le grotte della montagna grande.

I tre disonesti uomini dimenticarono

completamente l’interesse scientifico e

sparirono di corsa senza farsi mai più vedere!

Anche questa volta a Borgo Quercia furono

tutti felici della conclusione della vicenda.

C’era nell’aria un po’ di tristezza per aver

perduto lo splendido pterodattilo, ma

rimaneva sempre il grande fossile che

campeggiava sulla parete della locanda.

142 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Dopo i rigori dell’inverno, la primavera era

tornata in tutto il suo splendore sulle Terre dei

Monti Verdi, con il tepore del clima era

un’esplosione di colori e di profumi. Berto

amava moltissimo questa stagione perché

poteva tornare alle sue avventure e sfogare

quella carica di vitalità che per mesi aveva

dovuto contenere. Ma c’era anche un altro

motivo che lo rendeva felice: il suo

compleanno! Ogni volta lo attendeva con

grande ansia perché i nonni lo festeggiavano

sempre con tanto amore organizzandogli una

bellissima festa e sempre, nel passato,

avevano saputo sorprenderlo con qualcosa

che lui non si aspettava, perciò quella era una

giornata speciale.

143 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Così anche quell’anno Berto, con largo

anticipo, si era più volte sorpreso a pensare e

a pregustare la festa, immaginando nella sua

fantasia come si sarebbe svolta.

Quando finalmente il giorno arrivò, era una

splendida giornata, sembrava che gli uccelli

partecipassero alla sua gioia, li sentiva più

rumorosi del solito con il loro cinguettio. Berto

si era svegliato di buon mattino e il pensiero

gli era subito andato alle cose buone che

nonna Natalina gli avrebbe fatto trovare per

colazione.

Rimase assai male quando andando in

cucina vide che c’era la solita tazza di latte

con il solito ciambellone. Nonno Gervaso e

nonna Natalina erano sì, di buon umore come

sempre, ma niente auguri, niente festa, niente

di niente di quello che aveva previsto. La

cosa gli sembrò molto strana, impossibile da

144 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

credere, eppure tutto faceva pensare che si

fossero dimenticati del suo compleanno.

Silenziosamente fece colazione ed uscì,

cercando nella sua mente le diverse e

possibili spiegazioni, ma in verità tutte erano

assai poco convincenti. Per strada incontrò i

suoi amici e neanche loro si ricordarono della

sua festa, fu davvero un’altra grande

delusione.

La mattinata tuttavia passò abbastanza in

fretta, ma sembrava che a Borgo Quercia

improvvisamente tutti fossero diventati

smemorati. Eppure solitamente i paesani

erano attenti alle varie ricorrenze, magari un

augurio, una tiratina d’orecchi, ma nessun

compleanno passava inosservato. E dunque,

se quella volta si erano dimenticati di lui,

doveva certamente trattarsi di qualche

sortilegio, concluse Berto.

145 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tutto ciò però lo aveva profondamente

rattristato. Lentamente aveva sentito svanire

l’entusiasmo, si sentiva turbato e aveva

cercato di rimanere solo per non dover

spiegare a nessuno il suo malumore e per

non far vedere i lacrimoni che, nonostante si

sforzasse, ogni tanto non riusciva a

trattenere. Sconsolato, verso l’ora di pranzo

se ne stava tornando a casa, quando,

passando sull’aia a testa bassa e assorto nei

suoi pensieri, sentì improvvisamente il

silenzio rotto da tante voci festose che gli

porgevano gli auguri per il suo compleanno.

Berto si sentì frastornato, per un attimo pensò

di sognare, ma sull’aia era stata allestita una

lunghissima tavolata e sopra c’era ogni sorta

di bontà: affettati, tagliatelle fumanti, arrosti,

contorni, dolci, frutta erano tutte cose vere e

146 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

aspettavano di esser mangiate, ma

soprattutto tutto il paese era là a festeggiarlo!

Nonno Gervaso e nonna Natalina non si

erano smentiti, anche questa volta avevano

saputo sorprendere Berto! Avevano finto di

dimenticare la ricorrenza, proprio per

aumentare la sorpresa e… c’erano riusciti in

pieno!

147 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

E poi… quanti regali! Un cappello con la

piuma, un temperino nuovo, una canna da

pesca, delle scarpe, una fionda speciale

costruita da nonno Gervaso con un raro legno

su cui era inciso il nome di Berto. Nonna

Natalina invece gli aveva lavorato a mano un

bellissimo maglione con dei ricami che

riproducevano delle montagne, un’aquila e un

lupo.

Sull’aia era stato preparato anche l’albero

della cuccagna con tanti premi che tutti si

divertirono a conquistare.

Tra la gioia incontenibile di Berto, i canti e

l’allegria generale si iniziò a mangiare quelle

leccornie. Berto era frastornato e fuori di sé

dalla contentezza.

Le sorprese però non erano che all’inizio.

Infatti anche i suoi amici animali sapevano

della festa: Thor e il suo branco fecero sentire

148 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

fortissimo il loro ululato di buon compleanno.

Uno scoiattolo saltò sulla tavola e si fermò

davanti a Berto, per un attimo comparve

anche Bricco che gli lasciò come regalo un

famoso portafortuna, un bel ciuffo di peli di

tasso legato con un nastro rosso, e subito

dopo sparì. Anche Zac, a modo suo, salutò

Berto volteggiando maestosamente nel cielo

sopra la tavolata.

Ad un certo punto, galoppando su un cavallo

bianchissimo, fece la sua comparsa Ariberto,

accompagnato da Betta. Il mago scese,

abbracciò forte il festeggiato e, muovendo la

sua bacchetta magica, disse:

“Berto, Bertino, gran birichino, ecco a te il mio

pensierino!”

Tra le mille scintille della bacchetta si

materializzò un bellissimo libro con tutte le più

antiche leggende delle Terre dei Monti Verdi.

149 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Berto ringraziò

commosso il mago, questi nel frattempo gustò

alcuni dolcetti, bevve del buon vino e poi,

dopo aver riso di gusto con i festeggianti,

ripartì sul suo cavallo. Intanto, durante la

festa, qualcuno cominciò a ricordare le storie

più divertenti accadute nel paese, e allora

furono matte risate nel ricordare la burla di

Peppetto e Nazzarena, i racconti di Gustavo,

la lezione data ad Arsenio….

150 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

In mezzo a questa atmosfera festosa, però,

c’era qualcosa che turbava la serenità di

nonno Gervaso. Questi, infatti, aveva

convinto Anacleto, che sarebbe dovuto

tornare per ispezionare il bosco, a far

coincidere la visita con il compleanno di Berto

e a farsi accompagnare da Isabella. Il loro

arrivo era atteso per l’ora di pranzo, ma non

se ne era saputo niente, nonno Gervaso era

dispiaciuto per il loro ritardo e cominciava

seriamente a preoccuparsi.

E aveva ragione! Infatti, mentre in carrozza i

due stavano attraversando la gola dei Sassi

Forti, era capitato loro un brutto incidente. Il

volteggiare di Zac, che tanto allietava le

persone radunate sull’aia, incuteva invece un

gran terrore agli animali, possibili prede delle

aquile. Così era accaduto che una coppia di

151 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

serpenti impauriti attraversasse la strada

proprio mentre passava la carrozza di

Anacleto e Isabella. I cavalli, nel trovarsi tra le

zampe quelle bestie, si erano imbizzarriti e,

nell’agitarsi, si erano staccati dalle briglie

facendo rovesciare la carrozza in un dirupo.

Fortunatamente la caduta fu arrestata dalla

presenza di alcuni arbusti però, lentamente e

a tratti, questi cedevano, mentre la

sensazione di essere sospesi nel vuoto aveva

paralizzato padre e figlia. Anacleto cercò di

contenere lo spavento che sentiva dentro di

sé, anzi riuscì anche ad incoraggiare Isabella

dicendole che sicuramente sarebbero riusciti

ad uscire e a salvarsi. In verità, il poveretto in

152 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

cuor suo non ne era affatto sicuro. Per un po’

di tempo, che sembrò un’eternità, rimasero

così, quasi sospesi nel vuoto, finché Zac

dall’alto si accorse del brutto incidente e

allora immediatamente corse a prendere

Berto. Questi, senza fare troppe domande,

salì in groppa all’aquila e dall’alto vide la

terribile scena. Sentì una morsa in mezzo allo

stomaco, ma non c’era da perdersi d’animo e

così si affrettò a cercare una corda. Poi si

recò sul luogo dell’incidente, legò la corda

ben stretta ad un albero e senza esitazione si

lasciò scorrere lungo questa nel precipizio,

quindi la porse ad Anacleto. Questi si fece

abbracciare stretto stretto da Isabella, poi si

assicurò facendosi passare diverse volte la

corda attorno alla vita e sotto le ascelle e…

erano appena usciti dalla carrozza,che questa

precipitò sfracellandosi in fondo al dirupo!

153 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tutti gli altri, intanto, erano accorsi e, in un

baleno, tirarono su tutti e tre. Povera Isabella!

Che spavento! Berto li aveva salvati un’altra

volta ed Anacleto non finiva più di

abbracciarlo e di ringraziarlo, commosso per

la sua prodezza!

Ben presto di lì a poco, la contentezza e la

soddisfazione ebbero il sopravvento sulla

paura e sul ricordo dello scampato pericolo.

Tutti insieme si diressero verso l’aia e intorno

alla tavolata continuarono a mangiare e a

festeggiare.

Berto ovviamente sedette accanto a Isabella,

felice oltremodo per aver ritrovato la cara

amichetta.

Quante storie furono raccontate quel giorno!

La festa si protrasse fino a sera poi, appena

154 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

fu notte, si sentì un sibilo e subito dopo il

rumore di uno sparo: era ancora un’altra

sorpresa! Tanti fuochi d’artificio che

formavano cascate di colori lucenti e che

illuminavano la notte in uno scintillio di luci

gialle, rosse, verdi, arancione che

rischiaravano a giorno tutta l’aia!

Emozionatissima, alla fine dell’ultimo fuoco,

Isabella diede un bacio sulla guancia a Berto.

In quel momento tutto e tutti scomparvero

dalla scena, soli sotto il cielo stellato c’erano

solo lui e Isabella! Questo davvero non lo

aveva previsto, anzi aveva addirittura

superato ogni aspettativa! E tra tutte le

sorprese fu certamente la più gradita e la più

emozionante! Per fortuna era diventato di

nuovo buio e così nessuno poté vedere di che

colore fosse diventato il viso di Berto!

Che compleanno indimenticabile!!!

155 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Appendice

Dopo tante storie anche Francesca Romana

e Marco Fabio si sono cimentati ad inventare

la loro “Storia di Berto” e con un po’ d’aiuto

ecco cosa ne è scaturito.

156 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Nei pressi della “Cascata dei tre salti”, un

luogo poco distante da Borgo Quercia, una

volta vennero trovati i resti di un’antichissima

reggia.

Gli abitanti dei paesi circostanti, incuriositi

dall’insolito fatto e convinti di poter ammirare

chissà quali meraviglie, erano corsi subito a

vedere.

157 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Tra questi c’era anche Berto che già

fantasticava di poter esplorare con Teo e

Tobia quel posto, dove sicuramente si

nascondevano tanti segreti.

Quando però costatarono che della

costruzione non rimanevano che pochi ruderi,

delusi, pensarono tutti che fosse meglio

spazzar via quelle rovine, senza capire

quanto valessero dei resti così antichi.

Fu un noto studioso straniero, John Mc

Zagan, famoso per le sue scoperte e capitato

lì per caso, che ne capì il valore e questi,

dopo aver ottenuto i necessari permessi, volle

con i suoi aiutanti cominciare subito gli scavi.

E c’è da dire che Mc Zagan aveva avuto

proprio fiuto, perché i ruderi nascondevano

ben più di quanto l’apparenza avesse lasciato

immaginare. Infatti, come gli abitanti di Borgo

Quercia appresero man mano che i lavori

158 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

procedevano, vennero alla luce tesori di

notevole pregio: mosaici che raffiguravano

scene di caccia o di festa, vasi di terracotta

dipinti, brocche e piatti d’argento finemente

cesellati e tanti gioielli.

Ma la scoperta più sensazionale fu il

ritrovamento di una stanza funeraria che

custodiva, oltre al corpo di una persona

morta, grandi quantità di oggetti preziosi.

159 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Di queste scoperte la sera, in paese, riuniti

nella “Taverna dello pterodattilo”, tutti

parlavano con grande interesse e con una

certa preoccupazione. Gli abitanti avrebbero

voluto che quei reperti rimanessero a Borgo

Quercia, perché chiunque potesse ammirarli.

Invece di questo Mc Zagan non parlava

affatto e tutta la faccenda era avvolta in un

sospetto silenzio.

Una sera il vecchio Gustavo, che conosceva

molte lingue e perciò capiva abbastanza bene

ciò che gli uomini di Mc Zagan dicevano,

confidò agli altri:

“A me questo studioso e i suoi aiutanti

sembrano molto strani, dai loro discorsi mi

pare che abbiano intenzione di portare tutti i

reperti in un museo della loro regina e questo

per noi sarebbe un grave danno.”

160 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“E no!- Intervenne allora nonno Gervaso –

questo non dobbiamo permetterlo! Noi

abbiamo concesso a Mc Zagan di scavare

per i suoi studi e per il bene dell’umanità, ma

gli proibiremo di portar via qualunque reperto.

Chi è d’accordo con me, domani si faccia

trovare nella piazza, poi insieme andremo ad

informarci direttamente da Mc Zagan per

sapere cosa sta combinando. Tu, Gustavo,

dovrai farci da interprete, sarai perciò attento

a ciò che lo studioso dirà e ci tradurrai tutto.”

Quella sera continuarono ancora un po’ le

discussioni poi, augurandosi la buona notte,

se ne andarono a dormire. La mattina

seguente quasi tutto il paese era radunato

nella piazza e, come stabilito, insieme si

diressero alla “Cascata dei tre salti”. Nei

pressi degli scavi incontrarono Mc Zagan che,

al vedere tutta quella gente, sembrò piuttosto

161 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

infastidito. Ma gli abitanti di Borgo Quercia

non gli diedero scampo, le domande che gli

rivolsero, tramite Gustavo, erano precise e

altrettanto precise dovettero essere le

risposte di Mc Zagan il quale, suo malgrado,

giurò che niente sarebbe stato portato via.

Solo dopo essere stati ripetutamente

rassicurati, nonno Gervaso, Gustavo e tutti gli

altri tornarono soddisfatti in paese.

Ma lo studioso, in verità, non aveva affatto

intenzione di rispettare il giuramento, infatti, i

reperti più preziosi che aveva scoperto nella

tomba erano già ben nascosti e sistemati su

dei carri pronti per partire, non appena fosse

stato possibile.

La stanza funeraria scoperta era imponente,

incuteva un senso di soggezione e di paura.

Sopra la porta d’accesso erano incise delle

iscrizioni in una lingua che neanche lo

162 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

studioso e i suoi aiutanti conoscevano ma,

quelli senza tenerne conto, avevano sfondato

l’uscio e subito erano stati investiti da un

vento gelido. Gli operai accanto alla salma,

tra le altre cose, avevano trovato un

talismano tempestato di pietre preziose,

certamente di un valore inestimabile. Anche

su questo c’erano delle incisioni nella stessa

lingua delle frasi che stavano sopra alla porta,

e pure questo oggetto era stato

accuratamente deposto sul carro. La gente

del paese, ignara di tutto ciò, il giorno

seguente tornò nel luogo degli scavi e Mc

Zagan si premurò di rassicurarli di nuovo per

non avere da loro intralci. Ma, mentre insieme

chiacchieravano, Gioacchino, un uomo molto

curioso, stava per entrare nella stanza

funeraria per dare un’occhiata, ma John, che

li teneva tutti d’occhio, per impedire che

163 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

venissero scoperte le sue macchinazioni,

disse:

“No, no! Non entrare! Per carità, non entrare!

Gli scavi sono delicatissimi e potrebbero

essere compromessi da chi non è esperto!”

Tutti ci credettero e Gioacchino tornò indietro

mortificato ma, a nonno Gervaso e a Berto, la

faccenda puzzò di imbroglio.

Nei giorni successivi, nelle Terre dei monti

verdi, all’improvviso ci fu una violenta

grandinata che distrusse buona parte dei

raccolti, poi, anche se mancava poco alla

primavera, ci fu un’abbondante nevicata che

finì di rovinare tutto. Presto si verificarono

altre inspiegabili disgrazie: il bestiame moriva

per sconosciute malattie, nei campi non

cresceva più niente e tutti si sentivano molto

preoccupati, infelici e non sapevano cosa

fare.

164 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Poiché Berto era solito andare a trovare il

fantasma di re Gedeone e parlare a lungo con

lui, una sera gli raccontò anche gli ultimi fatti

che stavano avvenendo a Borgo Quercia.

“Lo sai che uno studioso ha scoperto

un’antica reggia vicino alla “Cascata dei tre

salti?”

“Che hai detto?…U…una…re…ggia?

Vicino…alla…cascata?”

Ripeté impaurito Gedeone interrompendo il

discorso di Berto.

“Sì, una reggia antica, ma perché sei

spaventato? Che c’è che ti turba?”

Replicò il ragazzo incuriosito.

“Questa è una lunga storia – cominciò a

raccontare Gedeone – che risale alla mia

giovinezza. Zenone era il mio fratello gemello.

A suo tempo nostro padre ebbe molte

perplessità nel decidere a chi spettasse il

165 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

regno dopo la sua morte. Volendo molto bene

ad entrambi, non voleva far torto a nessuno di

noi due, perciò alla fine decise di sottoporci a

delle prove di coraggio e di abilità. Il migliore

avrebbe ereditato il regno. I risultati

stabilirono che il sovrano sarei stato io, ma

nostro padre volle che anche Zenone avesse

un suo piccolo reame, così, vicino alla

“Cascata dei tre salti” fece costruire una bella

reggia tutta per lui.

Zenone però fu accecato dalla gelosia e

divenne mio acerrimo nemico. Fece di tutto

per turbare la mia vita e si temeva, già da

allora, che neanche dopo la morte sarebbe

riuscito a trovare la pace, tanto era furioso.

Per questo, quando morì, fu sepolto in una

bellissima stanza insieme a tutti i suoi oggetti,

tra cui anche un talismano che aveva un

grande potere, poi la sua tomba fu sigillata e

166 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

una scritta sopra la porta, che era stata

murata, raccomandava calorosamente a

chiunque avesse voluto aprirla, di non farlo

per non liberare lo spirito malvagio di Zenone.

Il suo talismano era uguale al mio ma, al

posto del sole, nel suo era incisa una stella.

Di questo oggetto mio fratello si serviva per

mettere in atto le su più terribili malvagità.

Se hanno profanato la

tomba, non so quale

tipo di maledizione

piomberà sul villaggio!

E’ una cosa

gravissima perché lo

spirito di Zenone

liberato è in grado di scatenare terribili

sciagure servendosi della magia nera!”

Il re Gedeone era stato molto chiaro e Berto

finalmente capì da dove provenissero tutte le

167 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

disgrazie che si erano abbattute su Borgo

Quercia.

“Ma, se si tratta di magia – pensò dentro di

sé, dopo che il fantasma era scomparso –

sicuramente Ariberto ne saprà qualcosa!”

Così, senza pensarci su due volte, si

incamminò verso il “Monte ventoso” e dopo

un bel po’ di cammino arrivò al rifugio del

mago.

Come al solito fu accolto da Betta che gli

svolazzò intorno e poi, infilandosi in una

finestra, scomparve all’interno della vecchia

costruzione. Berto allora spinse le massicce

porte del rifugio, salutò Ariberto, assorto nella

lettura di grandi libroni, tra fumi e vapori di

pozioni multicolori che gorgogliavano dentro

ad alcuni pentoloni. Il mago finì di pronunciare

le sue formule magiche e poi disse

amichevolmente:

168 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Salve a te, Berto! Sto mettendo a puntino

una pozione magica, ma, che ti succede? Sei

così serio! Posso aiutarti in qualche modo?”

“Sì! – rispose Berto – vorrei sapere qualcosa

sul re Zenone, sulla sua magia nera e

soprattutto se le sciagure che si stanno

abbattendo su Borgo Quercia sono causate

dalla profanazione della sua tomba!”

“Va bene! Ma…prima… magia, magia a me la

torta piu’ buona che ci sia!” E dopo aver

pronunciato queste parole, apparve una torta

e già dall’aspetto si capiva che era squisita:

era tutta ricoperta di panna e di fragoline di

bosco.

169 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Così, mentre Berto mangiava, il mago

incominciò a parlare:

“Sicuramente le disgrazie del paese sono

dovute alla maledizione di Zenone. Il suo

spirito vendicativo e crudele opera attraverso

la magia nera e la sua potenza gli deriva dal

talismano che probabilmente sarà andato

perduto. Ma, se vogliamo saperne di più,

chiamerò Vento, il mio ippogrifo, che ci

condurrà agli scavi.”

Berto mangiava ancora un po’ di torta,

quando ecco arrivare lo strano uccello.

Ariberto lo accarezzò e gli fece una riverenza,

quindi, rivolgendosi al ragazzo disse:

“Gli ippogrifi sono molto suscettibili, i loro

affilati artigli possono uccidere una persona,

sii gentile con lui e fagli molti complimenti,

non sbattere troppo le palpebre e vedrai che

farai subito amicizia con lui.”

170 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Infatti, con estrema facilità Berto si guadagnò

le simpatie dell’ippogrifo e non ebbe alcun

timore a salire sulla sua groppa insieme al

mago. In pochissimo tempo furono nei pressi

degli scavi, si avvicinarono con aria

indifferente, ma Mc Zagan, ancora una volta

per paura che i suoi imbrogli venissero

scoperti, non fece entrare né Berto né il mago

che si era camuffato assumendo le

sembianze di un uomo qualunque.

“Se non ci fa entrare, faremo da soli!”

Bisbigliò Ariberto nell’orecchio dell’amico,

mentre estraeva dalla bisaccia un liquido

verdognolo. Con il contagocce diede la

pozione magica a Berto, ne bevette un po’

anche lui e… dopo un minuto…olé! Erano

invisibili! Allora tranquillamente si

avvicinarono all’ingresso della tomba ed

entrarono.

171 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Che stupore! E che rabbia nel vedere interi

carri zeppi di reperti che sarebbero dovuti

rimanere al loro posto! Berto capì che

sicuramente tutto era pronto per essere

trasportato in luoghi molto lontani.

“Che bugiardo è questo John Mc Zagan!

Ma… la pagherà cara!”

Esclamò il ragazzo furioso.

I due cominciarono a cercare tra i reperti

situati sul carro e… meraviglia! Ecco spuntare

il talismano! Avevano trovato proprio l’oggetto

che conferiva il potere a re Zenone. Poi dopo

un po’, tra lo stuore e la felicità, Berto gridò:

“Ehi! Questa è una lapide che dovrebbe

essere importantissima per capire tante cose!

Tu saprai certamente interpretare le antiche

iscrizioni!”

E il mago incominciò a leggere:

172 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

“Qui riposa il sovrano, nostro grande re

Zenone, deceduto il dì secondo del mese

nono…dell’anno…ma…l’iscrizione ora

procede al contrario, ci metterò di più,

vediamo…il…ta…lism…ano…dell’astro…..

chi…aro…chiunque osi riportare alla

luce… il talismano…scatenerà sopra di sé

e…sopra queste terre le più…atroci

sciagure…ma…se ciò accadrà e se un

essere benefico riportare la

pace…vorrà…sapere…do…vrà che

neutralizzare potrà la potenza maligna

dello spirito del re… solo con

il…man..tello d’oro…tempestato di pietre

che… una volta…”

L’iscrizione a questo punto diventava

indecifrabile, ma Berto e il mago erano riusciti

a sapere quanto bastava.

173 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

In quel momento la cosa più importante da

fare era trovare il mantello magico e Berto

sapeva già come muoversi, infatti, si rivolse

ad Ariberto dicendogli:

“Mi sembra che tempo fa Gedeone abbia

parlato di un certo mantello, ma non ricordo

bene cosa disse. Se provassimo a chiedere a

lui, certamente ci aiuterebbe!”

“Vento! – urlò Ariberto – Prossima fermata a

Borgo dei fantasmi!”

E via! In groppa all’ippogrifo, dopo aver

sorvolato il Monte ventoso e la Cascata dei

tre salti, arrivarono nella torre dove si

aggirava Gedeone. Berto spinse il pesante

portone, che emise un sinistro cigolio, e

subito si sentì qualcuno che piangeva

disperato.

“Chi è che piange? Sei tu Gedeone? Sono

Berto e con me c’è un amico.”

174 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Disse il ragazzo ad alta voce.

“Sì, sono io, sei ancora tu, Berto?”

Rispose il fantasma con voce malinconica e

cupa.

“Cerco il mantello magico, quello di cui mi hai

parlato tempo fa ma, mi spieghi perché

piangi?”

Chiese insistentemente Berto.

“Non mi va di spiegarlo, ma, se cerchi il

mantello, seguimi, o meglio, segui la

candela!”

Il fantasma prese una

candela, perché essendo

invisibile non avrebbero

potuto capire la direzione

che dovevano prendere, e li

condusse all’ultimo piano

175 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

del torrione, dove c’erano topi e ragnatele…

brrr…proprio come nelle storie da brividi che

raccontava nonna Natalina!

Il fantasma toccò una statuetta e subito nel

muro si aprì un varco.

“Io so che tu, Berto, sei una brava persona e

lo è anche il mago Ariberto, quindi promettete

di non rivelare a nessuno cosa si cela dietro

questa porta. Allora, giurate?”

“Giuro!”

Pronunciarono insieme i due.

Subito davanti agli occhi di Berto

risplenderono montagne di oro e di gioielli: le

ricchezze dell’antico regno delle Terre verdi. Il

fantasma estrasse da un baule una stoffa

dorata, ricamata finemente con un gioco di

pietre preziose.

176 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Era il famoso mantello che, come chiusura,

aveva una bellissima spilla su cui era

raffigurato lo stemma di famiglia, un’aquila in

mezzo a due rami d’alloro e a due spade, che

brillava alla luce della candela, mandando

suggestivi bagliori.

“Questo è il mantello che insieme al mio

talismano può annullare la potenza di

Zenone, ma è necessaria la mia presenza

perché solo io posso indossarlo. Se proprio è

177 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

necessario, nonostante il mio dolore, vi

aiuterò in questa impresa, ma bisogna

aspettare una notte di luna piena.”

“Grazie, Gedeone! – Rispose Berto – Tutti gli

abitanti delle Terre verdi ti saranno grati e in

qualche modo certamente ricambieranno la

tua bontà!”

Gedeone accettò così di collaborare con

Berto e il mago per restituire la pace a quella

gente, ma chiese che fosse mantenuto il più

assoluto riserbo, perché non avrebbe voluto

trovarsi tra la confusione dei curiosi che

certamente sarebbero accorsi, se il piano si

fosse risaputo e poi Mc Zagan e i suoi aiutanti

sarebbero scappati e magari avrebbero

potuto portar via i reperti più preziosi.

Intanto nel paese la vita proseguiva come di

consueto, gli abitanti credevano che Mc

Zagan avrebbe rispettato la promessa, ma

178 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

erano sempre più avviliti perché nuove

sciagure continuavano ad abbattersi su di

loro.

Quando giunse la notte di luna piena, Berto,

Ariberto e Gedeone si riunirono, ma decisero

di far partecipare anche Gervaso, che

sarebbe stato un valido aiuto.

Allo scoccare della mezzanotte, un vento

freddo gelava il sangue, ma tutti e quattro

erano pronti nella Cascata dei tre salti.

Gedeone aveva appeso al collo il suo

talismano e Berto si teneva pronto per dargli il

mantello magico.

Improvvisamente dal rudere uscì una nube di

fumo che in poco tempo assunse le

sembianze di un uomo con la barba lunga, le

occhiaie e il viso scavato, la sua pelle era

così pallida, come la luna.

179 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Il silenzio fu squarciato dalla voce di

Gedeone:

“Fratello!”

“Gedeone?! Sei proprio tu?! Che tu sia

maledetto! Ora finalmente vedremo chi è più

forte! AH! AH! AH!”

Rimbombò la voce crudele di Zenone. E

subito dal talismano partì un fascio di luce

azzurra che stava per colpire Gedeone,

materializzatosi proprio in quel momento. Ma

questi prontamente rivolse verso il fratello il

suo talismano che raffigurava il sole e... allora

si scatenarono lampi e saette dai due

talismani. La lotta fu lunga e faticosa per

entrambi ma, ad un certo punto, Gedeone

fece un cenno a Berto che prontamente gli

lanciò il mantello e… come per magia… la

tempesta si quietò!

180 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

A questo punto Zenone, reso impotente,

scomparì dimenandosi ed urlando, mentre il

suo talismano cadde a terra e subito si

polverizzò.

Gedeone esausto, ma contento, tornò alla

sua torre. Quel problema almeno, era risolto,

anche se la sua disperazione nessuno poteva

alleviargliela.

Nei giorni successivi a poco a poco gli animali

guarirono e le piante tornarono a germogliare,

e i raccolti nei campi furono anche più

abbondanti del solito.

E Mc Zagan con i suoi?

Beh! Di certo non la passarono liscia! Non

appena Berto ebbe raccontato tutta la storia, i

paesani armati di forconi li rispedirono là, da

dove erano arrivati e senza un osso integro!

Tutti i reperti degli scavi furono poi ripuliti e

rimessi al loro posto, a disposizione degli

181 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

scolari e degli studiosi che, da allora,

giunsero sempre più numerosi a Borgo

Quercia!

182 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Dopo l’incontro con i folletti, e soprattutto con

re Bricco, Berto si sentiva particolarmente

felice: aveva scoperto un mondo che gli

sembrava un rifugio ideale ogniqualvolta lo

avesse preso la noia. Era così felice di poter

contare su questa possibilità, che aveva

completamente dimenticato il brutto

scherzetto che quegli esserini gli avevano

giocato. L’occasione per ritornare nel bosco

dei folletti non si fece attendere.

Una mattina, infatti, all’inizio della primavera

Berto come al solito si era preparato per

andare a scuola, ma…si era svegliato di

malumore … i compiti il giorno precedente li

aveva fatti molto in fretta, e poi…non aveva

per niente voglia di essere interrogato, o di

passare la giornata ad ascoltare lezioni di

183 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

grammatica e aritmetica. Come se non

bastasse, quando uscì di casa la mattinata

era molto invitante, troppo invitante, per

essere sprecata a scuola e allora la decisione

di Berto fu veloce e determinata.

“Sarebbe stato molto più istruttivo – pensò –

andare nel bosco e magari ascoltare le storie

vere che Bricco sapeva raccontare con

grande spasso!”

Non gli ci volle molto per convincere anche

Teo e Tobia a marinare la scuola e così,

nascosti gli zaini in un posto ben sicuro,

eccoli di nuovo alla ricerca di altre emozioni.

Quella mattina il cielo era azzurro e terso,

l’aria limpida e fresca, i raggi del sole, che

filtravano tra i rami ancora spogli degli alberi,

colpivano i timidi cespugli dell’erba ancora

ricoperti della guazza mattutina, mandando

mille bagliori. Anche gli animaletti che non

184 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

erano più in letargo allietavano il bosco

mentre uscivano timidamente dalle loro tane,

svegliati dai raggi luminosi.

Berto e i suoi amici si sedettero ai piedi di una

possente quercia le cui radici nodose si

insinuavano nel terreno e riemergevano,

anche ad una certa distanza, per rituffarsi poi

nella terra bruna e umida, odorosa di

muschio. Lì decisero di consumare subito la

merenda che avevano, Tobia, oltre ad un bel

panino col prosciutto, ne aveva anche altri

due di scorta, perché era sempre affamato,

ma, uno di questi, era misteriosamente

scomparso con suo grande rammarico! Berto

e Teo, guardandosi furbescamente, e

ingoiando con indifferenza gli ultimi bocconi,

dissero che non sapevano proprio come

spiegarsi l’accaduto…!!!

185 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Dopo l’abbondante ristorata, i tre amici per

chiamare Bricco ricorsero al rito della

candelina e della formula magica che ormai

ben conoscevano, ed ecco immediatamente

apparire il vecchio e savio folletto con tutti i

suoi compagni.

Bricco fu davvero lieto di rivedere i tre ragazzi

ma, meravigliato, chiese loro anche il motivo

di quella visita ad un’ora così insolita.

I tre arrossirono e cercarono di divagare dal

discorso più volte, ma il folletto non si lasciò

imbrogliare dalle loro chiacchiere e così,

vergognandosi un po’, dovettero confessare

senza scampo la loro marachella. Bricco si

arrabbiò molto e disse che, se la cosa si

fosse ripetuta, avrebbero rischiato di vedersi

spuntare le orecchie d’asino, come era

accaduto ad un certo personaggio!!!

186 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Ma tant’è, ormai erano lì e Bricco, felice in

cuor suo della visita, si sedette tra loro e si

accese la lunga pipa: una folata di fumo

azzurro e un profumo di tabacco invasero

l’aria circostante.

Il vecchio allora cominciò a raccontare un

fatto accaduto nella loro comunità molti anni

addietro.

“Nei pressi della Gola dei Sassi Rossi, molto

tempo fa c’era una miniera di zolfo nella quale

aveva trovato lavoro quasi tutta la gente del

posto, ma poi, quando questa aveva

cominciato a rendere meno, era stata a poco

a poco abbandonata. Le aperture di accesso

erano state sbarrate e con gli anni la

vegetazione le aveva nascoste, ma all’interno

tutte le gallerie e i cunicoli erano rimasti

intatti. Più tardi questo luogo fu scoperto per

caso da noi folletti che lo avevamo poi

187 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

esplorato in lungo e in largo per la curiosità

che ci contraddistingue e per vedere se

potevamo trovarci qualcosa che ci fosse utile.

Durante queste esplorazioni erano accadute

cose assai bizzarre che, all’inizio, nessuno

aveva saputo spiegarsi: alcuni folletti

scomparivano e riapparivano senza che gli

interessati ne avessero consapevolezza, anzi

talvolta questi avvenimenti avevano dato

luogo a grosse baruffe, perché i folletti che

svanivano, poi negavano di essersi allontanati

dal luogo dove, a detta loro, erano sempre

rimasti. Fui io a scoprire l’enigma: nelle pareti

della miniera c’erano delle pietre rosse di

varia grandezza, ma tutte di un particolare

splendore, come se al loro interno fossero

mescolati piccolissimi granelli di brillantini.

Prendendole in mano, davano il potere di

188 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

trasferirsi istantaneamente da un luogo

all’altro e perfino quello dell’ubiquità.

Fu una eccezionale scoperta che ci tornò

assai utile in diverse circostanze. Perciò da

allora le spedizioni nella miniera furono più

frequenti, ogni volta i folletti mi portavano una

bella quantità di quelle pietre, io le esaminavo

e le riponevo scrupolosamente a seconda

della grandezza e del potere che avevano. Di

tanto in tanto, anche io, in qualità di capo

supremo, mi recavo a ispezionare ciò che

accadeva nella miniera e a cercare le pietre.

Durante uno di questi viaggi, mentre a bordo

dell’aquila Zac volavo dal Bosco dei Mille

Folletti alla Gola dei Sassi Rossi, ebbi

l’improvviso impulso di fermarmi nel Campo

dei Tanti Fiori. Non che ci fosse una ragione

particolare per farlo, oltretutto quello era un

luogo ben conosciuto e assai frequentato da

189 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

tutti i folletti per i colori straordinari dei fiori,

per la varietà dei profumi e per la molteplicità

delle erbe che vi si trovavano, ma quel giorno

fu un richiamo improvviso e istintivo a cui non

seppi resistere.

E Zac atterrò in mezzo a quel tappeto di fiori.

Lì, la mia attenzione fu subito attirata da flebili

lamenti e da gemiti soffocati che provenivano

da un posto poco distante. Mi avvicinai

incuriosito e scoprii un animale dalla pelliccia

color dell’oro che respirava a fatica, le sue

gambe erano insanguinate e ancora

imprigionate in una tagliola, probabilmente

nascosta lì da qualche uomo desideroso di

arricchirsi con le pellicce pregiate.

La bestiola era infatti una splendida volpe

dorata ed era attorniata da tre cuccioletti

disperati che le giravano intorno e le

leccavano il muso nel tentativo di farla alzare.

190 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Capii subito che la volpe era esausta e

rischiava di morire entro pochissimo tempo,

se qualcuno non l’avesse liberata da quel

marchingegno infernale e non avesse

tamponato la ferita.

Ad aprire la molla della trappola ci pensò Zac

che, con il suo robusto becco, riuscì ad

allargarla quel tanto che bastava, però

bisognava curare la ferita e poi pensare

anche ai cuccioli che erano impauriti,

disperati e avevano una gran fame.

191 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Fu questa una delle volte in cui le pietre rosse

si rivelarono particolarmente utili. Infatti, dal

sacchetto di cuoio che avevo appeso al collo,

ne tirai fuori una più lucente e più grande

delle altre, la strofinai forte tra le dita e

pronunciai una formula magica molto

complicata e incomprensibile agli altri.

Immediatamente mi ritrovai al villaggio presso

la dimora della Fata Madre Natura, che

abitava nel cavo di un grande albero un

pochino distante dalle altre casette.

Le spiegai la gravità della situazione e la

necessità di intervenire tempestivamente per

salvare la famigliola di volpi e lei, senza

neanche consultare il suo librone delle ricette

segrete e delle pozioni curative, cominciò

subito a fare i calcoli, a dosare bene la

quantità degli ingredienti necessari per curare

una volpe giovane. In pochissimo tempo il

farmaco fu pronto, lo versò in un’ampollina,

192 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

me la consegnò e mi raccomandò, come

ultima operazione da eseguire, di bendare

bene la ferita con le foglie speciali che lei

stessa mi forniva e che aveva appositamente

preparato.

193 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Nel frattempo alcune follette si erano

generosamente offerte per procurare del latte

tiepido da dare ai cuccioli affamati.

Quando ogni cosa fu pronta, strofinai ancora

la pietra rossa e in un baleno fui trasportato

là, dove giaceva la povera volpe.

Delicatamente lavai la ferita con il liquido

magico, la bendai con le foglie, mentre i

volpettini si erano precipitati sul latte,

divorandolo in men che non si dica.

Ben presto mamma volpe si sentì meglio ma,

date le sue condizioni ancora precarie,

avrebbe avuto bisogno di assistenza continua

per ristabilirsi, per non parlare poi dei cuccioli

che, una volta sazi e rassicurati dall’aspetto

della madre, avevano cominciato a giocare

tra loro facendo un bel baccano saltando da

ogni parte e tormentando anche me,

mordendomi la barba e il cappello.

194 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

C’era inoltre il pericolo che il cacciatore di

pelli andasse a controllare la tagliola e allora

per la volpe non ci sarebbe stato scampo.

Perciò bisognava assolutamente trasferire la

famigliola in un luogo sicuro e tranquillo.

Pensai allora di utilizzare di nuovo il potere

delle pietre rosse ma, quelle che avevo con

me, non erano abbastanza potenti per

trasportare corpi ben più pesanti di quelli dei

folletti. Così, in groppa a Zac, tornai di nuovo

nel bosco, cercai bene nel mio magazzino

una pietra che fosse adatta alla circostanza,

ma nessuna sembrava fare al caso. Allora

volai verso la miniera dove una miriade di

folletti era impegnata nell’estrazione delle

pietre. Due di loro, sudati e con il viso

annerito dalla polvere mi si avvicinarono e mi

porsero la pietra che stavo cercando: non ne

195 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

avevano mai trovata prima una di quelle

dimensioni e di quella brillantezza!

Zac fu pronto a ripartire e in un attimo

arrivammo al Campo dei Mille Fiori, che nel

frattempo cominciava ad essere avvolto in

una leggera nebbiolina bianca, dal momento

che il sole era tramontato da un bel pezzo e

le prime stelle cominciavano a spuntare.

Allora passai la pietra rossa sopra al corpo

della volpe, poi con una bacchetta disegnai

nell’aria un cerchio che conteneva lo

splendido animale dal muso alla coda. Dentro

alla bolla trasparente che subito si formò il

manto della volpe sembrava ancora più

splendido, chissà quanto avrebbe potuto

ricavare quel mercante da una pelliccia dal

colore così caldo e brillante!

Più difficile fu convincere i cuccioli a star fermi

per qualche secondo, perché potessi

196 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

includerli in un’altra bolla. Ma alla fine anche

quest’impresa mi riuscì. Allora pronunciai la

mia oscura formula e… magia! Ecco la volpe

d’oro con i suoi piccoli ritrovarsi nel Bosco dei

Mille Folletti al caldo in una confortevole tana,

accoccolata in un mucchio di fieno morbido.

Lì ricevette tutte le attenzioni di cui aveva

bisogno per rimettersi in forze e finalmente,

dopo molti giorni, poté ripartire con i suoi

volpetti che, nel frattempo, nel villaggio

avevano creato non pochi problemi ai folletti,

terrorizzati dai loro giochi scalmanati e

soprattutto dalla loro…mole.

Quando nel Bosco fu ristabilita la normalità –

raccontò ancora Bricco – pensammo anche a

dare una bella lezione all’avido cacciatore.

Non fu difficile per noi inventare dispetti e

scherzetti che servirono a far desistere il

197 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

mercante dalla sua impresa di cercare pelli

pregiate in quelle valli.”

Scherzi che Berto e i suoi amici ben

conoscevano!!!

Ma intanto la storia di Bricco aveva così

affascinato i ragazzi, che nessuno si era

accorto del tempo che passava. A quell’ora

avrebbero dovuto già essere a casa perché la

scuola era terminata da un bel pezzo!

Nemmeno Tobia aveva sentito i morsi della

fame, come invece normalmente accadeva

quando l’ora di mangiare non arrivava

puntuale!

I tre ragazzi dovettero fare una bella corsa

per arrivare a casa il più presto possibile.

Certo, per giustificare il ritardo non provarono

neanche a raccontare frottole, come avevano

cercato di fare con Bricco, e perciò una bella

sgridata nessuno se la scampò.

198 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Ma in fondo i ragazzi erano bravi e perciò non

ci furono conseguenze pesanti, a patto però

che la storia non si ripetesse più.

199 FabioLametti – Enrica Sonnetti “Le Nuove storie di Berto”

Indice Prefazione….…………….….pag.3

1. Berto nel bosco dei mille

folletti………………………… .pag.4 2. Berto e il fantasma di re

Gedeone……………………… pag.31 3. Berto e il lago dei pesci

d’oro…………………………... pag.56 4. Berto e Zac, l’aquila

reale………………………… .. pag.75 5. Berto e il lupo

mannaro……………………… pag.102 6. Berto e lo

pterodattilo……………………pag.122 7. Il compleanno di

Berto………………………… .pag.142 Appendice

1. Berto e la maledizione di re Zenone………………….… …pag.156

2. Berto e la volpe d’oro………………………… ..pag.182