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Page 1: Esperti Responsabilità amministrativa degli enti …2017/01/10  · La sentenza dice che questo tipo di contrasti vanno risolti con il metro del diritto del lavoro, poiché attengono
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Rassegna Stampa

AntiCorruzioneAbruzzo Independent: Il rettore/presidente Luciano D'Amico è incompatibile con l'incarico alla TUA ........

Il Sole 24 Ore: Anticorruzione: contrasti tra uffici al giudice del lavoro...........................................................

La Repubblica.it: L'Anticorruzione voluta da Maroni boccia la Regione: "I controlli non funzionano" .........

Ottopagine.it (ed. Benevento): Cantone in città, firmato protocollo tra Anac e Comune ................................

ilQuaderno.it: Firmato il protocollo anticorruzione tra Autorita' di vigilanza e Comune di Benevento ...........

Cyber SecurityCorriere dell'Umbria.it: Polizia postale, un anno di attività: 1200 le denunce ................................................

PrivacyCorriere Fiorentino: La lista dei grandi debitori Mps? Per la Privacy si può pubblicare.................................

Quotidiano.net: Garante privacy, nessuna tutela aziende..................................................................................

Responsabilità amministrativa degli entiIl Sole 24 Ore: Dal processo più fondi per la bonifica .......................................................................................

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10/01/17Abruzzo IndependentIl rettore/presidente Luciano D'Amico è incompatibile con l'incarico alla TUA

Argomento:AntiCorruzione 2p.

Il rettore/presidente Luciano D'Amico è incompatibile con l'incarico alla TUA

Politica - Regione Il rettore/presidente Luciano D'Amico è incompatibile con l'incarico alla TUA L'Autorità Nazionale Anti Corruzione guidata da Raffaele Cantone ha notificato l'atto. La replica: "Lavoro gratis. Solo per spirito di servizio" SCOPPIA LA "GRANA" DEL RETTORE/PRESIDENTE LUCIANO D'AMICO. L'Autorità Nazionale Anti Corruzione guidata da Raffaele Cantone ha notificato un atto al prediente/rettore di Tua: l'incarico nella società unica abruzzese di trasporto pubblico (Tua Spa) è incompatibile con il suo ruolo in Ateneo. La replica del Professor D'Amico è che il suo non è un incarico, ma un servizio offerto alla collettività abruzzese, che viene esercitato in maniera gratuita. Adesso non è chiaro come evolverà questa vicenda poichè i governatore Luciano D'Alfonso ha puntato molto sulle qualità del rettore dell'Università di Teramo per la guida della più grande società pubblica abruzzese: ce ne sono sul territorio 56 tra partecipate e quelle totalmente a capitale sociale pubblico. COME FUNZIONA TUA SPA. La TUA spa oggi è 870 autobus – 17 locomotori – 16 convogli passeggeri – 1587 dipendenti -28.000.000 passeggeri -37,9 milioni di km/anno che ne fanno la 7° realtà in campo nazionale. Costi ante TUA (annui) Costi post TUA (annui) differenze costi organi sociali € 810.000 € 250.000 -560.000€ manutenzioni esterne € 3.456.000 €1.470.000 -1.986.000€ costi assicurazioni € 4.315.000 € 2.399.000 -1.916.000€/ costo per pneumatici € 1.881.000 € 770.000 -1.111.000€ costo servizi € 7.508.000 € 6.600.000 -908.000€ costo lavoro straordinario personale amministrativo € 378.800 € 0 -378.800€ costo trasferte personale € 987.000 € 315.000 -672.000€ costi materie prime € 29.000.000 € 26.000.000 -3.000.000€ costi dirigenti

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Argomento: Interni / Politica 3pag.

€ 2.000.000 € 1.367.000 -633.000€ costo personale € 71.802.000 € 68.000.000 -3.802.000€ Anche i sindacati abruzzesi del trasporto, nessuno escluso, hanno sottolineato pubblicamente l'ottimo lavoro svolto con la fusione delle tre società pubbliche di trasporto su gomma e su rotaia (Arpa, Sangritana e Gtm) condotto dalla Regione Abruzzo e dal presidente D'Amico. Redazione Independent martedì 10 gennaio 2017, 11:32

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10/01/17Il Sole 24 OreAnticorruzione: contrasti tra uffici al giudice del lavoro

Argomento:AntiCorruzione 4p.

Anticorruzione: contrasti tra uffici al giudice del lavoro

il Sole 24 Ore sezione: Norme e tributi data: 10 Gennaio 2017 - pag: 36 Anticorruzione: contrasti tra uffici al giudice del lavoro Primi contrasti in sede di controlli interni anticorruzione: il Tar di Brescia chiarisce (sentenza 4 gennaio 2017 n. 15) cosa accade se il responsabile della prevenzione della corruzione chieda copia di una serie di atti e tale richiesta sia indigesta ad altro dipendente, responsabile dell'ufficio che deve fornire i documenti. Nel caso concreto, il responsabile dell'Unità operativa legale di una Azienda di tutela della salute, contestava la richiesta del responsabile della prevenzione: quest'ultimo chiedeva l'invio di tutti i fascicoli relativi ad archiviazioni, revoche e annullamenti di ordinanze ingiunzioni di pagamento, nonché dei verbali di contestazione delle sanzioni amministrative per un certo arco di tempo. Per finalità di prevenzione, si può chiedere di rileggere le pratiche che riguardino, ad esempio, sanzioni sull'inquinamento, sulla sanità e sull'igiene in genere (di competenza dell'azienda locale per la tutela della salute). Ciò perché tali sanzioni possono essere graduate e anche archiviate o revocate se, con specifici scritti difensivi, il soggetto interessato dimostra la propria buona fede o l'esistenza di casi di forza maggiore. Nel settore, quindi, possono essere presenti rischi di opacità e di inefficienza fino alla corruzione, ad esempio per le sanzioni archiviate o revocate senza criteri e direttive uniformi. I delicati compiti di verifica, e l'individuazione delle azioni di prevenzione, sono oggetto delle norme anticorruzione (legge 190 del 2012, decreto legislativo 33 del 2013) e di specifici piani, l'ultimo dei quali (del 2016) è in corso di redazione da parte dell'Anac dopo un periodo di consultazione conclusosi a giugno. Tornando al caso esaminato dal Tar Brescia, il contrasto tra responsabile dell'unità operativa legale e il responsabile della prevenzione della corruzione riguardava l'acquisizione massiva di atti, cioè il primo passo verso un approfondimento che poteva essere finalizzato all'individuazione di fattori di rischio di opacità e di corruzione. La sentenza dice che questo tipo di contrasti vanno risolti con il metro del diritto del lavoro, poiché attengono rapporti interni all'amministrazione. Solo le procedure di concorso e l'organizzazione dei settori cosiddetti non contrattualizzati (Università, forze armate ecc.) possono essere giudicate dai giudici amministrativi, mentre contrasti e rivendicazioni di competenze, all'interno di settori pubblici contrattualizzati, appartengono alla giustizia ordinaria. Di fatto, quindi, la richiesta di acquisire tutti i fascicoli relativi a situazioni che possono generare verifiche di trasparenza appartiene, secondo il Tar, allo specifico meccanismo anticorruzione e non riguarda cioè provvedimenti di carattere generale o di macro organizzazione. Del contrasto tra responsabile dell'unità operativa legale e responsabile della prevenzione della corruzione, si occuperà quindi il giudice del lavoro, delimitando reciproche competenze ed evitando invasioni di campo che non trovino, nell'esigenza di prevenzione, uno specifico supporto. La sentenza quindi individua il giudice competente (magistratura del lavoro) ma in realtà chiarisce anche che i problemi interni tra responsabili dei settori vanno risolti con il metro dell'organizzazione interna, cioè evitando indebite invasioni di campo e generici limiti alla trasparenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Guglielmo Saporito

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10/01/17La Repubblica.itL'Anticorruzione voluta da Maroni boccia la Regione: "I controlli non funzionano"

Argomento:AntiCorruzione 5p.

L'Anticorruzione voluta da Maroni boccia la Regione: "I controlli non funzionano"

L' Anticorruzione voluta da Maroni boccia la Regione: "I controlli non funzionano" Critico il rapporto sui primi sei mesi di lavoro. L'Arac denuncia di avere le mani legate e accusa i dirigenti: "Per vere ispezioni servono interventi a sorpresa" di ANDREA MONTANARI 10 gennaio 2017 Il governatore Roberto Maroni (fotogramma) L'Agenzia regionale anticorruzione voluta da Roberto Maroni accusa la Regione: "Spesso gli organi direzionali non danno seguito a rilievi anche circostanziati formulati dagli organi di controllo, e altre volte emergono gravi deviazioni dalla legalità accertate da interventi diretti della magistratura su situazioni che erano sfuggite ai controlli interni". Sono due dei rilievi contenuti nella relazione sui primi sei mesi di attività dell'Arac, il nuovo organismo regionale di contrasto alla corruzione e all'illegalità, e sull'efficacia delle disposizioni in materia, che suonano come un vero e proprio j'accuse nei confronti dei dirigenti. Pur "non volendo colpevolizzare in modo diffuso controllori e controllati", il nuovo organismo presieduto da Francesco Dettori scrive nel documento, consegnato ai gruppi presenti in Consiglio regionale, che "occorre comprendere più a fondo le cause sistematiche di questa situazione". In altre parole l'Arac denuncia di avere le mani legate. Tra le criticità riscontrate elenca la forte dispersione dei referti di controllo; la difficoltà di integrazione tra pratiche tradizionali e strumenti di più recente introduzione; lo squilibrio nella copertura delle aree a rischio; il ruolo minore svolto dalle visite ispettive, che "si rivela tuttora ancora limitato e in pratica circoscritto all'audit interno e alle commissioni di indagine nominate ad hoc su casi particolari". Nel rapporto è scritto nero su bianco e senza usare giri di parole che è "come se la complessa macchina di controlli, con tutte le sue articolazioni centrali e periferiche, si trovasse alla fine spiazzata quando si tratta di tirare le conseguenze rispetto alle anomalie o alle devianze che sono state individuate o portate alla luce". Di più. La relazione dell'Arac spiega come "gli organi e le funzioni di controllo sia interno che esterno si siano nel tempo sovrapposti gli uni sugli altri generando una complessa stratificazione". Anche all'interno della Regione. Dove si è tentato di dare un ordine generale con la legge 17 del 2014, ma successivamente si è dovuta constatare l'esigenza di prevedere nuovi organismi, come l'Agenzia dei controlli del sistema sociosanitario e la stessa Arac. Il tutto mentre le nuove norme nazionali, la ridefinizione del piano nazionale anticorruzione e le nuove linee guida adottate dall'Anac (Autorità nazionale anticorruzione), presieduta da Raffaele Cantone, hanno ulteriormente complicato il quadro. Senza contare che a causa dell'inserimento istituzionalizzato di soggetti imprenditoriali - sia profit che no profit - nei sistemi di erogazione dei servizi "si registra uno sbiadirsi dei confini tra pubblica amministrazione e soggetti privati" che "rappresenta un potenziale di innovazione, ma anche uno spazio nuovo per comportamenti scorretti e illegali". Ecco perché, per il futuro, l'Arac suggerisce alla Regione, per esempio, di introdurre controlli a sorpresa, di offrire a più soggetti la possibilità di conoscere le informazioni interne e di riprogrammare complessivamente il sistema dei controlli.

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Data:

10/01/17Ottopagine.it (ed. Benevento)Cantone in città, firmato protocollo tra Anac e Comune

Argomento:AntiCorruzione 6p.

Cantone in città, firmato protocollo tra Anac e Comune

Cantone in città, firmato protocollo tra Anac e Comune “Prevenzione è in primo luogo consapevolezza del danno che produce la corruzione" Benevento. Firmato stamani a Palazzo Paolo V il protocollo di vigilanza collaborativa tra l’Anac e il Comune di Benevento. A sottoscriverlo sono stati il presidente dell’ANAC, l'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella. “Il sindaco Clemente Mastella mi telefonò prima delle elezioni per dirmi che la prima cosa che avrebbe voluto fare, nel caso fosse stato eletto, era la firma di un protocollo con l’ANAC. – ha svelato il presidente Cantone -. Il giorno dopo essere stato eletto mi mandò un messaggio per confermarmi tale volontà”. Cantone è poi entrato nel merito dell’accordo sottoscritto con il Comune di Benevento: “Prevenzione è in primo luogo consapevolezza del danno che produce la corruzione sul piano economico e del funzionamento della democrazia. Di qui il ruolo svolto dall’ANAC, che non si sostituisce alle pubbliche amministrazioni, ma le affianca. La vera attività di prevenzione è infatti quella che viene fatta dal basso, dai dirigenti e funzionari che hanno il compito di controllare e di mettere in atto i piani anticorruzione. Noi diamo indicazione che servono ad individuare le prassi migliori. L’ANAC, insomma, prova a guidare la parte migliore delle amministrazioni. Il protocollo firmato oggi con il Comune di Benevento è stato richiesto dall’ente che, in base ad una logica pattizia, individua una serie di appalti che saranno preventivamente sottoposti a controllo. Una scelta, quella operata dal Comune di Benevento, che consente di verificare preventivamente quali potranno essere i problemi da affrontare e che serve quindi a risparmiare tempo successivamente. La logica su cui bisogna investire è, dunque, quella dell’orientamento e della collaborazione. L’esperienza che faremo con il Comune serve anche a creare un meccanismo di interscambio di esperienze, che non arricchisce solo i dirigenti e funzionari del Comune, ma arricchisce anche noi dal punto di vista delle prospettive e delle conoscenze concrete dei fenomeni. Qui a Benevento abbiamo voluto fare un esperimento, anche perché non sono tanti i protocolli che stipuliamo con i Comuni. Di qui la proposta che faccio, sin d’ora, al Comune di effettuare un monitoraggio su quanto faremo, rivendendoci magari quando il protocollo sarà in una fase avanzata in modo da verificarne il funzionamento”. Grande soddisfazione è stata, poi, espressa anche dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che ha dichiarato: “Condivido in pieno l’impostazione e la proposta di monitoraggio avanzata dal presidente Cantone. Peraltro, non abbiamo mai immaginato che questa fosse una scelta esclusivamente burocratica, ma siamo stati convinti, sin dall’inizio, che questo protocollo di vigilanza collaborativa possa rappresentare uno strumento di maggiore efficienza amministrativa e democrazia. E’ un modo, insomma, per affrontare certi problemi in maniera pedagogica e, soprattutto, per eliminare inconvenienti che si frappongono da un punto di vista della tempistica nello svolgimento di un appalto. Siamo, infine, molto grati al presidente Cantone perché Benevento è il primo capoluogo della Campania che firma un protocollo con l’ANAC e questo ci rende enormemente orgogliosi”.

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Data:

10/01/17ilQuaderno.itFirmato il protocollo anticorruzione tra Autorita' di vigilanza e Comune di Benevento

Argomento:AntiCorruzione 7p.

Firmato il protocollo anticorruzione tra Autorita' di vigilanza e Comune di Benevento

Firmato il protocollo anticorruzione tra Autorita' di vigilanza e Comune di Benevento 09/01/2017 14:44:58 797 Benevento. Il presidente ANAC, Raffaele Cantone, il Procuratore Giovanni Conzo e il sindaco Clemente Mastella Firmato stamani a Palazzo Paolo V il protocollo di vigilanza collaborativa tra l’Autorità Nazionale Anticorruzione e il Comune di Benevento. A sottoscriverlo sono stati il presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, e il sindaco di Benevento, Clemente Mastella. “Il sindaco Clemente Mastella mi telefonò prima delle elezioni per dirmi che la prima cosa che avrebbe voluto fare, nel caso fosse stato eletto, era la firma di un protocollo con l’ANAC. – ha svelato il presidente Cantone -. Il giorno dopo essere stato eletto mi mandò un messaggio per confermarmi tale volontà”. Cantone è poi entrato nel merito dell’accordo sottoscritto con il Comune di Benevento, “Prevenzione è in primo luogo consapevolezza del danno che produce la corruzione sul piano economico e del funzionamento della democrazia. Di qui il ruolo svolto dall’ANAC, che non si sostituisce alle pubbliche amministrazioni, ma le affianca. La vera attività di prevenzione è infatti quella che viene fatta dal basso, dai dirigenti e funzionari che hanno il compito di controllare e di mettere in atto i piani anticorruzione. Noi diamo indicazione che servono ad individuare le prassi migliori. L’ANAC, insomma, prova a guidare la parte migliore delle amministrazioni. Il protocollo firmato oggi con il Comune di Benevento è stato richiesto dall’ente che, in base ad una logica pattizia, individua una serie di appalti che saranno preventivamente sottoposti a controllo. Una scelta, quella operata dal Comune di Benevento, che consente di verificare preventivamente quali potranno essere i problemi da affrontare e che serve quindi a risparmiare tempo successivamente. La logica su cui bisogna investire è, dunque, quella dell’orientamento e della collaborazione. L’esperienza che faremo con il Comune serve anche a creare un meccanismo di interscambio di esperienze, che non arricchisce solo i dirigenti e funzionari del Comune, ma arricchisce anche noi dal punto di vista delle prospettive e delle conoscenze concrete dei fenomeni. Qui a Benevento abbiamo voluto fare un esperimento, anche perché non sono tanti i protocolli che stipuliamo con i Comuni. Di qui la proposta che faccio, sin d’ora, al Comune di effettuare un monitoraggio su quanto faremo, rivendendoci magari quando il protocollo sarà in una fase avanzata in modo da verificarne il funzionamento”. Grande soddisfazione è stata, poi, espressa anche dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che ha dichiarato, “Condivido in pieno l’impostazione e la proposta di monitoraggio avanzata dal presidente Cantone. Peraltro, non abbiamo mai immaginato che questa fosse una scelta esclusivamente burocratica, ma siamo stati convinti, sin dall’inizio, che questo protocollo di vigilanza collaborativa possa rappresentare uno strumento di maggiore efficienza amministrativa e democrazia. E’ un modo, insomma, per affrontare certi problemi in maniera pedagogica e, soprattutto, per eliminare inconvenienti che si frappongono da un punto di vista della tempistica nello svolgimento di un appalto. Siamo, infine, molto grati al presidente Cantone perché Benevento è il primo capoluogo della Campania che firma un protocollo con l’ANAC e questo ci rende enormemente orgogliosi”. L'ANAC, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, ha come mission la prevenzione della corruzione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, nelle società partecipate e controllate anche mediante l’attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante l’attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica amministrazione che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi, evitando nel contempo di aggravare i procedimenti con ricadute negative sui cittadini e sulle imprese, orientando i comportamenti e le attività degli impiegati pubblici, con interventi in sede consultiva e di regolazione. L'Autorità vigila per prevenire la corruzione creando una rete di collaborazione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche e al contempo aumentare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, riducendo i controlli formali, che comportano tra l’altro appesantimenti procedurali e di fatto aumentano i costi della pubblica amministrazione senza creare valore per i cittadini e per le imprese e, in quest'ottica, rientra quindi il protocollo firmato oggi con il Comune di Benevento. Redazione

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Argomento: Interni / Politica 8pag.

Articolo di Comune di Benevento / Commenti Jssor Slider

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10/01/17Corriere dell'Umbria.itPolizia postale, un anno di attività: 1200 le denunce

Argomento:Cyber Security 9p.

Polizia postale, un anno di attività: 1200 le denunce

Polizia postale, un anno di attività: 1200 le denunce 10/Gennaio/2017 - 12:08 N° commenti 0 Nel corso del 2016 il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Umbria è stato impegnato in nuove sfide investigative nell’ambito delle macro-aree di competenza della specialità, in particolar modo nella prevenzione e contrasto alla pedo-pornografia online, nella protezione delle infrastrutture sensibili informatizzate, nel financial cybercrime e nei confronti di quelle minacce eversivo-terroristiche riconducibili a forme di fondamentalismo religioso di matrice islamica. Le denunce complessivamente ricevute nella provincia di Perugia e Terni, nel corso del 2016 ammontano a circa 1200. Per quanto riguarda la pedopornografia online, sono stati trattati in totale 12 casi, ed effettuate 8 perquisizioni con 6 persone deferite all’autorità giudiziaria. L’attività di monitoraggio della rete Internet, al fine di contrastare la divulgazione online di materiale pedopornografico, ha portato all’analisi di 102 spazi web, di cui 47 a carattere pedopornografico inseriti nella black-list istituita ai sensi della L.38/2006, che il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) del Servizio Polizia Postale mette a disposizione degli Internet Service Provider al fine di filtrare la navigazione web degli utenti italiani. Nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto agli attacchi informatici e alle minacce aventi per obiettivo le infrastrutture sensibili informatizzate di interesse pubblico, il compartimento ha stipulato un importante protocollo d’intesa con l’Azienda Ospedaliera di Perugia. Tale convenzione ha l’obiettivo di incrementare la sicurezza dei sistemi informativi dell’Azienda Ospedaliera considerati appunto “sensibili” dal punto di vista dell’interesse pubblico poiché gestiscono una mole di dati (sensibili e ultrasensibili) dei cittadini e forniscono servizi ospedalieri anche mediante l’ausilio di sistemi telematici. Sono stati circa 50 gli alert/segnalazioni diramate dal compartimento ad enti del territorio e riguardanti vulnerabilità riscontrate su sistemi informatici/telematici o per minacce degli stessi. Inoltre, nel corso dell’anno, in concomitanza dello svolgimento del Giubileo Straordinario della Misericordia, il Compartimento ha contribuito al monitoraggio dei siti internet e degli spazi web, volto alla prevenzione di eventi cyber-critici o di veri e propri attacchi informatici in danno di strutture del territorio interessate all’evento in questione. Tale attività ha visto un totale di 35 spazi virtuali costantemente monitorati. Nel campo del financial cybercrime i casi trattati, per le due province di Perugia e Terni, ammontano a 264. Grazie anche alla preziosa collaborazione di Poste Italiane e dei principali istituti bancari presenti sul territorio, sono state attuate azioni volte ad individuare e bloccare transazioni di denaro fraudolente con un totale di circa 60.000 euro restituiti ai legittimi proprietari. Per quanto riguarda il cyberterrorismo, l’impegno emergente del Compartimento di Perugia, inserito nell’ambito dei 9 Compartimenti pilota che effettuano a livello nazionale attività di prevenzione e contrasto al cyberterrorismo, si è concretizzato in primis nel costante monitoraggio della rete Internet al fine di individuare forme di proselitismo e segnali precoci di radicalizzazione online legati al terrorismo di matrice islamica. Tale attività ha portato al monitoraggio costante di circa 100 spazi virtuali in ambito nazionale e internazionale. Sul fronte delle campagne di formazione e sensibilizzazione anche il 2016 si è caratterizzato per il significativo impegno nella prevenzione dei rischi e pericoli connessi all’utilizzo della rete Internet, soprattutto da parte delle giovani generazioni. Nell’ambito del progetto “Una Vita da Social” della Polizia Postale e delle Comunicazioni, selezionato tra gli altri dalla Commissione Europea tra le migliori pratiche di sensibilizzazione a livello europeo, sono stati effettuati incontri educativi a circa 5000 studenti, 550 docenti e 200 tra adulti e genitori raggiungendo 35 istituti scolastici del territorio. La parte “itinerante” del progetto ha visto il truck della Polizia di Stato, appositamente allestito, fare tappa nel mese di febbraio nelle piazze di Foligno ed Assisi dove sono stati incontrati studenti e cittadini del territorio. Sempre in materia di sensibilizzazione il Compartimento ha collaborato con la redazione del TGR Umbria nell’ambito della rubrica Buongiorno Regione – Navigare Informati, realizzando puntate settimanali con l’obiettivo di illustrare ai telespettatori le caratteristiche delle nuove tecnologie ed i pericoli connessi ad un utilizzo inconsapevole delle stesse, riscontrando grande interesse e apprezzamento da parte dei cittadini Umbri.

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10/01/17Corriere FiorentinoLa lista dei grandi debitori Mps? Per la Privacy si può pubblicare

Argomento:Privacy 10p.

La lista dei grandi debitori Mps? Per la Privacy si può pubblicare

CORRIERE FIORENTINO - CORRIERE FIORENTINO sezione: Fiorentino data: 10/01/2017 - pag: 7 La lista dei grandi debitori Mps? Per la Privacy si può pubblicare Il Garante apre. Rocca Salimbeni teme cause a raffica, e mette un freno ai dipendenti Non c'è nessuna norma che impedisca di rendere noti i nomi delle aziende che non hanno restituito alle banche i soldi avuti in prestito. Il Garante della Privacy apre una breccia, dopo che il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, aveva riacceso la polemica sulla lista dei grandi debitori insolventi delle banche, chiedendo che fossero resi pubblici visto che si impiegano soldi pubblici per il salvataggio degli stessi istituti di credito. Come nel caso del Monte dei Paschi, zavorrato da 27 miliardi di crediti deteriorati, per il cui salvataggio lo Stato dovrà sborsare 6,6 miliardi fra ricapitalizzazione e indennizzi ai risparmiatori. «In relazione alle dichiarazioni del presidente dell'Abi, che auspica la pubblicazione dei nomi dei "debitori colpevoli", va anzitutto precisato che la maggior parte di essi, in quanto presumibilmente persone giuridiche, non gode più dal 2011 di alcuna tutela, almeno sotto il profilo privacy» scrive il Garante Antonello Soro. Più cautela va usata quando a non restituire i soldi è una persona fisica: «La legge, in primo luogo attraverso il segreto bancario, tutela la legittima aspettativa di riservatezza che ciascuno deve poter avere nel momento in cui chiede e ottiene un prestito», spiega Soro. Tirare fuori i nomi dei grandi debitori del Monte è una richiesta che viene avanzata da tempo e da più fronti, dai piccoli azionisti al presidente della Regione Enrico Rossi, ed è stata ribadita ieri dalle opposizioni del Consiglio comunale di Siena che con un'interrogazione urgente hanno chiesto al sindaco Bruno Valentini di sposare l'iniziativa di Patuelli. Il sindaco ha detto ai consiglieri di decidersi su quale debba essere il suo ruolo, visto che in altre occasioni l'interventismo è stato contestato. Si è fatto sentire anche Fabrizio Viola, attuale consigliere delegato della Popolare di Vicenza ed ex Ad del Monte: «Non posso che aderire alla proposta fatta da Patuelli: se è possibile senza violare la privacy, credo sia un'ottima cosa che le banche che versano in certe condizioni pubblichino la lista dei debitori insolventi». Avere la lista dei grandi debitori sarebbe importante per il sottosegretario all'Economia Pier Carlo Baretta soprattutto perché serve un «clima di trasparenza e di fiducia che certamente non si costruisce con situazioni nelle quali si vede che c'è chi paga e chi la fa franca». Intanto i dipendenti del Monte hanno ricevuto una lettera nella quale la direzione del personale li invita a non assumere iniziative personali sulla comunicazione e ad attenersi alle regole dettate dalla banca. Un «richiamo» al rispetto della legge e alle direttive delle diverse authority. Fonti vicine alla banca assicurano che non c'è un'obiezione di principio nel rendere nota la lista, ma il timore che con le attuali regole il Monte possa essere sommerso di cause in conseguenza della pubblicizzazione de nomi: risalire dalle persone giuridiche a quelle fisiche è spesso immediato. A meno che qualcuno non obblighi la banca a tirare fuori la lista. Potrebbero farlo una commissione parlamentare d'inchiesta oggi si discute al Senato della sua istituzione oppure le autorità di Vigilanza, cioè Bankitalia e Bce. Silvia Ognibene RIPRODUZIONE RISERVATA

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Data:

10/01/17Quotidiano.netGarante privacy, nessuna tutela aziende

Argomento:Privacy 11p.

Garante privacy, nessuna tutela aziende

Economia Garante privacy, nessuna tutela aziende Ultimo aggiornamento: 9 gennaio 2017 Garante privacy, nessuna tutela aziende Garante privacy, nessuna tutela aziende 2 min (ANSA) - ROMA, 9 GEN - Nessuna tutela per le aziende, dice sostanzialmente il garante per la Privacy Antonello Soro, in relazione alle dichiarazioni del Presidente dell'Abi Antonio Pautelli, che auspica di rendere pubblici i nomi dei primi 100 debitori colpevoli del fallimento delle loro banche o di avere costretto lo Stato e i risparmiatori a intervenire per salvarle. "Va anzitutto precisato che la maggior parte di essi, in quanto presumibilmente persone giuridiche, non gode più dal 2011 di alcuna tutela, almeno sotto il profilo privacy", dichiara Soro, che distingue le imprese dai cittadini. "Diverso è il caso - ragionevolmente residuale - che a ricevere quei prestiti siano state persone fisiche. In proposito la legge - in primo luogo attraverso il segreto bancario - tutela la legittima aspettativa di riservatezza". Nell'ipotesi in cui si volesse derogare "un'eventuale modifica legislativa non dovrebbe comunque contrastare con la disciplina europea a tutela della riservatezza". Ricevi le news di QuotidianoNet Iscriviti Riproduzione riservata

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Data:

10/01/17Il Sole 24 OreDal processo più fondi per la bonifica

Argomento:Responsabilità amministrativa degli enti 12p.

Dal processo più fondi per la bonifica

il Sole 24 Ore sezione: Prima pagina data: 10 Gennaio 2017 - pag: 9 Dal processo più fondi per la bonifica taranto Nei prossimi sei mesi la cessione dell'Ilva in amministrazione straordinaria si incrocerà con le vicende giudiziarie in corso a Taranto e, in particolare, col processo «Ambiente Svenduto» che riprenderà il 17 gennaio in Corte d'Assise con 47 imputati rinviati a giudizio tra cui tre società: Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. E proprio l'udienza prossima sarà importante per cominciare a definire la posizione delle società sotto il profilo del patteggiamento. L'Ilva ha già avanzato la sua proposta, la Procura ha dato il consenso, e ora il 17 si tratta di vedere se la Corte D'Assise è di analogo parere in modo che la posizione possa essere stralciata e inviata ad un nuovo collegio giudicante. Col patteggiamento, l'IIlva sarà soggetta a otto mesi di commissariamento giudiziale - affidato agli attuali commissari Gnudi, Laghi e Carrubba - e verserà 241 milioni di euro a titolo di confisca, quale profitto del reato compiuto tra il 2009 e il 2013, e altri 2 milioni come sanzione. Parte di questi soldi, derivanti dalla valutazione dell'attivo e del passivo della società, andranno alla bonifica del siderurgico. Sempre col patteggiamento, l'Ilva esce dal processo a proposito della responsabilità amministrativa delle imprese (legge 231 del 2001). Mentre le responsabilità civili della società e delle persone che per questa hanno operato, se saranno riconosciute nel processo, andranno poi fatte valere non in questa sede ma nell'ambito della procedura di amministrazione straordinaria dell'Ilva. Ma il 17, oltre a dare o meno il via libera al patteggiamento dell'Ilva, la Corte d'Assise dovrà anche decidere se mantenere il processo a Taranto oppure trasferirlo a Potenza, competente in materia, visto che la difesa di alcuni imputati nei mesi scorsi ha sollevato una questione di incompetenza funzionale citando due casi: il fatto che diversi magistrati risiedono nelle stesse vie, se non negli stessi stabili, di alcune parti civili ammesse nel processo, e la presenza tra le stesse parti civili di un ex giudice non togato ma equiparato dalla Corte di Cassazione ai magistrati ordinari, in servizio, peraltro, proprio negli anni oggetto del processo. Sempre il 17 gennaio, inoltre, dovrebbe definirsi anche il patteggiamento di Riva Forni Elettrici (più contenuto l'esborso, intorno ai 2 milioni) ma non quello di Riva Fire, l'ex capogruppo controllante ridenominata da poco «Partecipazioni Industriali», ammessa all'amministrazione straordinaria e affidata agli stessi commissari dell'llva. Il curatore speciale della ex holding dei Riva, Carlo Bianco, nominato dal Tribunale di Milano, chiederà infatti alla Corte d'Assise il differimento di un mese della presentazione dell'istanza sia per studiare meglio il dossier, avendolo preso in consegna poco prima di Natale, sia per far chiudere definitivamente la transazione tra Ilva, Riva e Procure di Taranto e Milano. Transazione che porterà alla stessa Ilva un miliardo e 200 milioni (le risorse sequestrate in Svizzera) più altri 231 milioni. Ieri Bianco ha incontro il procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo. Infine, l'ingresso dell'ex Riva Fire in amministrazione straordinaria, così come lo stesso «status» dell'Ilva, si è riflesso anche sul processo civile intentato dal Comune di Taranto dopo la sentenza definitiva di condanna del 2005 di Emilio Riva, dell'allora direttore del siderurgico, Luigi Capogrosso, nonchè delle due società. Il Comune ha chiesto un risarcimento danni di 3 miliardi e 300 milioni, diviso tra danno ambientale (2,2), di immagine (un miliardo) e ai beni mobili e immobili (500 milioni). Adesso l'azione risarcitoria potrà continuare solo verso l'ex direttore Capogrosso e la curatela dell'eredità giacente di Emilio Riva, scomparso ad aprile 2014. © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenico Palmiotti

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