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segue a p. 2 segue a p. 13 Di Epatite B (da HBV) e soprattutto di Epatite C (da HCV), in Europa, negli USA e in Australia da cinque-dieci anni se ne parla tantissimo. Da quando sono disponibili terapie che consentono l’inattivazione dell’E- patite B e addirittura la guarigione dell’Epatite C. Da dieci anni disponiamo infatti di un paio di farmaci in grado di “sopprimere” la replicazione di HBV e da cinque anni dispo- niamo di combinazioni di farmaci in grado di “eradicare” HCV. In entrambi i casi con rischi minimi di effetti avversi e di svi- luppare resistenza da parte del virus e quindi fallimenti delle terapie. In entrambi i casi viene ottenuta la riduzione del danno epati- co, che, porta alla cirrosi e alle sue temibili complicanze: lo scompenso e l’epato carcinoma (il cancro del fegato). Per fron- teggiare i quali non resta che il trapianto di fegato. In Italia recentemente è stato varato un piano ministeriale per mettere in terapia tutti i pazienti con Epatite virale cronica. Per quanto riguarda i costi, le terapie per l’Epatite B sono poco co- stose e “genericate”. Anche per l’Epatite C i farmaci sono diventati progressivamente meno costosi, in ragione del fatto che oggi esistono diverse opzioni (e quindi italia medicus mundi Periodico semestrale di Medicus Mundi Italia Anno 27, n.1/2018 Premio MMI alla memoria della dott.ssa Mariarosa Inzoli Epatite virale. Una malattia negletta (in Africa) A un anno dalla scomparsa della dott.ssa Inzoli, Medicus Mundi Italia ha deciso di istituire due borse di studio intitolate alla sua memoria, aventi lo scopo di supportare la partecipazione di giovani medici/infermieri/operatori sanitari/biologi al corso di Malattie Tropicali e Medicina Internazio- nale tenuto da MMI (vedi p. 14) per ottenere una formazione in aree non altrimenti disponibili per loro. Il corso in lingua italiana ha durata di 3 setti- mane. Il premio coprirà i costi di viaggio e di sussi-

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Di Epatite B (da HBV) e soprattutto di Epatite C (da HCV), in Europa,negli USA e in Australia da cinque-dieci anni se ne parla tantissimo. Daquando sono disponibili terapie che consentono l’inattivazione dell’E-patite B e addirittura la guarigione dell’Epatite C.Da dieci anni disponiamo infatti di un paio di farmaci in gradodi “sopprimere” la replicazione di HBV e da cinque anni dispo-niamo di combinazioni di farmaci in grado di “eradicare” HCV.In entrambi i casi con rischi minimi di effetti avversi e di svi-luppare resistenza da parte del virus e quindi fallimenti delleterapie.In entrambi i casi viene ottenuta la riduzione del danno epati-co, che, porta alla cirrosi e alle sue temibili complicanze: loscompenso e l’epato carcinoma (il cancro del fegato). Per fron-teggiare i quali non resta che il trapianto di fegato.In Italia recentemente è stato varato un piano ministeriale permettere in terapia tutti i pazienti con Epatite virale cronica. Perquanto riguarda i costi, le terapie per l’Epatite B sono poco co-stose e “genericate”.Anche per l’Epatite C i farmaci sono diventati progressivamente menocostosi, in ragione del fatto che oggi esistono diverse opzioni (e quindi

i t a l i ammeeddiiccuuss mmuunnddiiPeriodico semestrale di Medicus Mundi Italia

Anno 27, n.1/2018

Premio MMI alla memoria della dott.ssa Mariarosa Inzoli

Epatite virale.Una malattia negletta (in Africa)

A un anno dalla scomparsa della dott.ssa Inzoli,Medicus Mundi Italia ha deciso di istituire dueborse di studio intitolate alla sua memoria, aventilo scopo di supportare la partecipazione di giovanimedici/infermieri/operatori sanitari/biologi alcorso di Malattie Tropicali e Medicina Internazio-nale tenuto da MMI (vedi p. 14) per ottenere unaformazione in aree non altrimenti disponibili perloro. Il corso in lingua italiana ha durata di 3 setti-mane. Il premio coprirà i costi di viaggio e di sussi-

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fa bene la concorrenza) e del loro impiegoestensivo.Il piano raccomanda altresì di predisporre e at-tuare programmi di comunicazione affinché icittadini siano consci del loro diritto/dovere diconoscere se sono affetti da queste patologie(che sono a lungo silenti, asintomatiche) attra-verso lo screening e siano consci del loro dirit-to/dovere di essere curati.Le cure, che fanno parte dei Livelli Essenziali diAssistenza (L.E.A.), sono gratuite su richiestadel cittadino al proprio medico curante.E’ questo un piano di grande civiltà: raccoman-da di sottoporsi a screening (un semplice prelie-vo di sangue su cui fare il test) e, nei casi di posi-tività, assicura che tutti possano essere messi intrattamento gratuitamente. In questo modo è divenuto realistico ipotizzarel’eliminazione dell’Epatite poiché un pazientetrattato efficacemente non solo ha un migliora-mento individuale ma non trasmette più l’infe-zione (tramite rapporti sessuali e pratiche checomportino lo scambio di sangue). Per l’EpatiteB inoltre un vaccino efficace, obbligatorio, in-trodotto in Italia nel 1991 per neonati e i dodi-cenni, ha reso immuni tutti i soggetti nati primadegli anni ’80. Questo vale per l’Europa, gli USAe l’Australia.Il quadro cambia radicalmente se guardiamo alcontinente africano. Si stima che esistano 65milioni di soggetti affetti da Epatite B cronica inAfrica e 71 milioni di soggetti affetti da Epatite Ccronica, di cui una elevata percentuale vivono inAfrica. Ma benché l’Organizzazione Mondialedella Sanità (O.M.S.) riconosca l’Epatite fra lepriorità infettivologiche mondiali, assieme al-l’AIDS, alla Tubercolosi e alla Malaria, non èprevisto di mettere adisposizione questi far-maci in Africa.Quelli per l’Epatite B,poiché sono efficaci an-che per la cura dell’in-fezione da HIV/AIDS,in realtà sono messi adisposizione ma soloper i casi di soggetti af-fetti dalla doppia infe-z i o n e , d a H I V e d aHBV!I farmaci per l’EpatiteC, salvo che per una si-tuazione emergenzialein Egitto (dove è in atto

una vera epidemia determinata dalla trasmis-sione tramite siringhe, impiegate e ri-usate perla terapia massiva della bilarziosi), semplice-mente non sono disponibili. Conseguentementegli screening sono del tutto eccezionali (perchésapere di avere una infezione se poi non possocurarla?) e i trattamenti nulli. Quando vengonolanciati programmi sostenuti dall’O.M.S. o dalleagenzie di Cooperazione allo Sviluppo, il proble-ma dell’Epatite Virale è scotomizzato, eliminatodal panorama visivo.Venendo a noi, anche Medicus Mundi non puòaffrontare questo enorme problema poiché nonsono previsti fondi ad hoc nei programmi di co-operazione ma solo nei programmi di ricerca.Ma ormai la ricerca non è prioritaria per quantoconcerne il trattamento. In effetti, sappiamo chela prevalenza e l’incidenza delle infezioni da vi-rus epatitici è elevata, sappiamo che le terapiefunzionano, sappiamo che è necessario trattare ipazienti per impedire la diffusione, sappiamoanche come trasferire le conoscenze acquisitema non possiamo fare programmi per trattare alivello di popolazione perché i paesi africani nonhanno le risorse da mettere in budget per l’Epa-tite e i donatori internazionali (Fondo Globale,Banca Mondiale, Pepfar) non destinano fondi aldi fuori delle 3 priorità principali (AIDS, TB eMalaria).In conclusione resta puramente scritto nel librodei sogni i l t ras fer imIento de l proget to90+90+90 (conoscere il 90% degli affetti, trat-tare il 90% dei positivi, sopprimere il virus nel90% dei trattati) dalle 3 priorità riconosciute al-l’Epatite (la quarta, negletta!)

Giampiero CarosiPresidente di Medicus Mundi Italia

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MMI 2EDITORIALE

EDITORIALE

1 Editoriale1 Inzoli: premio in memoria

DOSSIER NUOVE SFIDE 2018

3 Mozambico5 Kenya7 Burundi

IN MEDICUS

8 Progetto SPRAR8 I progetti in corso di MMI9 Burkina Faso

RUBRICA DEL MEDICO

11 Il cooperante in viaggio

INTERNAZIONALE

12 Mirando all’autonomia

SEGRETERIA

12 CMT-MI 201815 Servizio Civile 201815 Abbiamo Riso per una cosa seria15 Perché un lascito a MMI16 Assemblea Bilancio Consuntivo

Som

mar

io

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Dossier: le nuove sfide del 2018con uno sguardo riassuntivo ai progetti di MMI

Mozambico

3 MMIDOSSIER

a cura di Carlo Cerinie Grethel Gianotti

L’anno del cinquantenario non si poteva aprire in modo migliore per MedicusMundi in Mozambico. L’inizio del 2018 ha infatti visto approvare, da partedell’Agenzia italiana della Cooperazione allo sviluppo (AICS), un importanteprogetto triennale che consentirà di portare avanti la battaglia contro le dis-eguaglianze in uno dei Paesi più poveri del mondo. CAREvolution, questo ilnome del progetto, permetterà a MMI ed ai suoi partner di mettere a disposi-zione della popolazione dei Distretti interessati, pari ad oltre 250.000 perso-ne, un valore complessivo di oltre 1 milione di euro. Le attività si inseriscononel solco di quelle realizzate negli ultimi 10 anni, sviluppandone i punti di for-za ed estendendone il raggio d’azione. Obiettivo ultimo è quello di migliorarela qualità dell’assistenza sanitaria nella provincia di Inhambane, apportandoalcune importanti evoluzioni. Innanzitutto, dopo molti anni di lavoro nel distretto di Morrumbene, saràpossibile estendere le buone pratiche maturate negli anni nel confinante di-stretto di Homoine. Obiettivo dell’intervento sarà garantire e migliorare i ser-vizi sanitari di base alle comunità più svantaggiate di questo nuovo territorio,dove vivono circa 120.000 persone, attraverso il servizio delle Brigadas Mó-veis. Sono già state identificate 17 comunità, che vivono a grande distanza daicentri di salute e che ricevono servizi discontinui e disorganizzati, alle qualiverranno garantiti incontri con sessioni di educazione sanitaria, un regolareservizio di vaccinazione, un’attenzione dedicata alle donne in gravidanza, visi-te mediche e farmaci per la diagnosi ed il trattamento delle patologie più co-muni come malnutrizione, HIV e malaria.Sui temi della malnutrizione e dell’infezione da HIV si concentreranno moltidegli sforzi del progetto in fase di avvio. Verrà realizzato uno screening regola-re dei casi di malnutrizione acuta nei bambini minori di 5 anni, realizzandocorsi di formazione per gli operatori sanitari mozambicani e affiancando i re-sponsabili distrettuali nel coordinamento delle attività del Programma di Ri-abilitazione Nutrizionale (PRN). Particolare attenzione verrà dedicata alla presa in carico e al trattamento deipazienti con infezione da HIV che presentano grandi difficoltà di accesso allecure. Nonostante rappresenti infatti uno dei primari problemi di salute indivi-duale e pubblica, in Mozambico solamente il 54% dei 2 milioni di sieropositivirisulta stabilmente in trattamento antiretrovirale (TARV), l’unico che possagarantire una speranza di vita simile a quella dei soggetti non-infetti. Questodato risulta ancora più preoccupante se si considera che il 75% degli attualibeneficiari della TARV appare concentrato solamente nel 20% dei centri di sa-lute che offrono questo trattamento, e meno della metà dei pazienti in TARVlo continui per almeno 3 anni. L’ intervento, avviato da MMI all’inizio del 2017in due comunità rurali, in via unica e sperimentale all’interno del Paese, pre-vede l’offerta del pacchetto di servizi dedicati al paziente sieropositivo diretta-mente nel contesto della Brigada Móvel. Nei primi 12 mesi di lavoro, è statopossibile raggiungere 265 pazienti, pari a circa il 15% dei soggetti sieropositivistimati per la popolazione di tutto il distretto. La partecipazione è aumentatamese dopo mese, inducendo MMI ed i responsabili distrettuali a raddoppiareil numero delle uscite mensili per ogni comunità a partire da gennaio 2018.Durante il prossimo triennio si prevede di ampliare questo servizio, arrivandoa servire ulteriori 8 diverse comunità.Altri elementi innovatori di CAREvolution saranno inoltre la stima dell’im-patto e dei costi, nonché la valorizzazione scientifica del nostro intervento.Grazie alla collaborazione con l’Università degli studi di Brescia ed il TrinityCollege di Dublino, verrà realizzato uno studio mirato a valutare l’impatto del-

Modello di uno dei pozzi con serbatoio sopraele-vato per la distribuzione dell’acqua che verrannorealizzati nel prossimo triennio (evento: inaugura-zione del pozzo per la comunità di Mangoro daparte del Direttore di MMI). segue a p. 4

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le attività di MMI sulla salute delle comunità nel nostro bacino d’utenza; talestudio sarà affiancato ad un’analisi dei costi necessari da parte del Ministerodella salute per sostenere questi servizi. In un mondo articolato ed in rapida evoluzione come quello della cooperazio-ne allo sviluppo, nel quale la professionalizzazione e la razionalizzazione dellerisorse sono sempre più determinanti, risulta indispensabile infatti adottaredegli strumenti di monitoraggio che coniughino etica e competenza tecnica.Risulta infatti prioritario garantire, anche ai fragili paesi per cui si lavora, de-gli standard di qualità che siano accettabili e misurabili. Lo studio ha l’obietti-vo di dimostrare, attraverso il rigoroso metodo della ricerca scientifica, il realebeneficio che le nostre azioni portano alla popolazione mozambicana dellaprovincia di Inhambane, offrendo la futura possibilità di insistere sulle attivi-tà maggiormente efficaci e sostenibili nel tempo. Infine, grazie a CAREvolution verranno costruiti o riabilitati 6 nuovi pozzi d’ac-qua alimentati da pannelli fotovoltaici, che permetteranno ad alcune comunitàora sprovviste di avere accesso ad acqua sicura. Verranno inoltre creati e forma-ti dei comitati comunitari di gestione dei punti di distribuzione dell’acqua, in unpieno spirito di partecipazione e responsabilizzazione dei beneficiari.Dallo stesso bando è stato approvato anche Fruitful Cooperation, il progettodelle associazioni bresciane partner SVI e SCAIP che avrà come oggetto lo svi-luppo della filiera della frutta (vedi trafiletto in calce alla pagina). L’interventosulla popolazione di Inhambane continuerà dunque ad essere multisettoriale,apportando benefici non solo in campo sanitario ma anche nel campo dellosviluppo economico e della sicurezza alimentare.

MMI 4DOSSIER

Fruitful CooperationFruitful Cooperation è un sogno che può diventare realtà. È la dimostrazione che si possa perseverare nella convinzioneche lo sviluppo e la ricerca della sostenibilità siano possibili, raggiungendo risultati tangibili sul territorio di intervento. Il progetto, del valore complessivo di oltre un milione di euro, ha un approccio trasversale su diversi settori di interven-to ma con un unico obiettivo: garantire l’inclusione economica delle famiglie contadine attraverso l’accesso a catene divalore aggiunto per le produzioni agricole nei Distretti di Morrumbene, Homoine e Inharrime, valorizzando le produ-zioni del territorio. In questo contesto d’azione, attenzione particolare verrà data all’empowerment socio-economicodelle donne.Le attività si realizzeranno nel distretto di Morrumbene, dove le ONG bresciane (MMI, SCAIP, SVI) lavorano da oltre 10anni, ma verranno estese ai vicini distretti di Homoine e Inharrime già toccati marginalmente in passato. Questa grandearea della provincia di Inhambane è caratterizzata da un’economia basata al 91% su un’agricoltura di mera sussistenza. Ifrutticoltori e agricoltori non hanno accesso a piante migliorate, né a sistemi di irrigazione e, nella zona di Morrumbene,sia le coltivazioni che parte degli alberi da frutto sono stati distrutti o resi improduttivi nel 2017 dal ciclone Dineo. Il progetto garantirà la prosecuzione delle attività di formazione agricola e di frutticoltura, implementate con successonegli anni precedenti, ma in un’ottica di innovazione, sviluppando la filiera dell’anacardio nella sua totalità: dal tratta-mento della pianta fino alla raccolta, allo stoccaggio e alla commercializzazione della rinomata noce. Questa attività saràcoordinata e gestita dalla cooperativa agricola locale KUVANGA, piccola realtà associativa, unica nella Provincia di In-hambane, la cui costituzione è stata resa possibile nel 2016 grazie all’appoggio tecnico e finanziario di SVI, SCAIP e MMI.Ulteriore settore di intervento progettuale sarà il centro di trasformazione ed essiccazione della frutta, progetto pilota av-viato dalle ONG bresciane nel 2015 ed ora gestito da KUVANGA. L’ampliamento operativo e il miglioramento dei proces-si produttivi, della logistica, dell’amministrazione, del marketing e dello sviluppo di una rete commerciale garantirannol’inclusione di un numero maggiore di produttori agricoli, che potranno conferire la frutta di propria produzione ed otte-nere un guadagno immediato. Attualmente il 70% dei lavoratori del centro di trasformazione sono donne. Nel 2016 l’85%dei piccoli produttori di frutta che hanno fornito materia prima sono state donne (25 - 65 anni). Gli agricoltori della zona non beneficiano attualmente di forme organizzate di produzione e commercializzazione. In que-sto contesto le donne sono particolarmente penalizzate: pur essendo parte dell’attività agricola/frutticoltura non hannoun ruolo decisionale nelle attività economiche familiari, né il controllo sui guadagni ottenuti dal proprio lavoro. Per que-sta fetta di popolazione esclusa dal sistema bancario, l’accesso al credito convenzionale, l’accesso a input ed a piante mi-gliorate, anche nelle aree remote, favoriranno la crescita nella zona di intervento. Il progetto mira a raggiungere circa 8.000 persone tra produttori di anacardio (30% donne), agricoltori impegnati nellaproduzione di frutta (85% donne), beneficiari dei servizi di erogazione di piccoli crediti, studenti, insegnanti, funzionaripubblici e membri di cooperative. I beneficiari indiretti saranno circa 43.000 persone.

Misurazione del perimetro brachiale per la dia-gnosi di denutrizione acuta.

La responsabile sanitaria di MMI (Fabiana Arieti)e la responsabile di MMI per le BM effettuano unavalutazione della crescita tramite la carta sanita-ria del bambino (Cartão da criança).

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5 MMIDOSSIER

Nairobi è la capitale del Kenya e, con i suoi circa 4 milioni di abitanti, è caratte-rizzata da una distribuzione estremamente disomogenea della popolazione: il55% degli abitanti vive in insediamenti informali, o meglio riconosciuti comebaraccopoli, ‘Slums’ in inglese, che ricoprono il 2% del territorio cittadino. Quila gente vive in baracche di lamiera, una attaccata all’altra in vicoli strettissimi edove l’igiene non è proprio di casa. Le baracche sono mono-stanza, un quadra-to che ha funzione di cucina, camera da letto e salotto anche con famiglie com-poste da 5/6 persone. I bagni sono in comune e ci sono in media una latrina euna doccia ogni 20/30 baracche che, se calcolato sulle persone, vuol dire un ba-gno ogni 150 persone. È qui che lavoriamo con il progetto “No One Out! Empowerment per l’inclusionegiovanile negli slum di Nairobi”, implementato da Medicus Mundi Italia, SVI,SCAIP e MLFM negli slums di Kariobangi, Korogocho, Babadogo e Mathare. Le attività del progetto No One Out! sono talmente tante che non ci stanno inun articolo: lavoriamo nell’educazione, per assicurare ai bambini di poter svi-luppare i propri talenti in un contesto di povertà e per poter migliorare i servizieducativi a scuola; puntiamo sul futuro dei giovani, permettendo loro di fre-quentare corsi di formazione professionale, facendogli fare stage in azienda ofacilitando lo sviluppo di attività lavorative tramite l’erogazione di microcredi-to; portiamo acqua nelle scuole e facciamo corsi di igiene per i bambini. E poic’è tutta la parte della salute, in un contesto frammentato, ma pieno di bisogni e

di emergenze, dove lavoriamo per rendere i giovani e lecomunità più consapevoli delle malattie più endemiche(HIV e AIDS in primis) e per incoraggiarli a riferirsi aicentri di salute. Le parole non riescono a far capire il contesto, ma le atti-vità che Medicus Mundi porta avanti possono aiutare acomprendere come sono questi luoghi e quello che rap-presentano per chi ci vive. È in questi slum che Grazia –la nostra espatriata in Kenya dal 1 aprile 2018 e respon-sabile delle attività socio-sanitarie – si reca quotidiana-mente, tra la gente, i Centri pubblici di Salute, i giovani ele discariche.È passato ormai un anno dal nostro primo “piede” in Ken-ya. Cosa abbiamo fatto in questo primo anno? Tante cose.Abbiamo selezionato, formato e sostenuto il lavoro di 80Community Health Volunteers (CHVs), gente dei quar-tieri degli slum che funge da riferimento per la comunitàper fare attività di sensibilizzazione. Sono “sentinelle del-

la salute” che visitano mensilmente le famiglie del loro vicinato nelle baraccopoliaffinché non si sentano sole, abbiano un primo interlocutore che, in caso di biso-gno, può riferire queste famiglie ai Centri di salute di riferimento degli slum. Abbiamo formato 20 operatori sanitari perché possano accogliere in modo

adeguato i pazienti quando arrivano ai centri di salute e,per rafforzare il legame che c’è tra loro e la comunità,mensilmente riuniamo nelle strutture sanitarie di ognislum sia i Community Health Volunteers che gli opera-tori sanitari. Questi momenti di condivisione non solo cipermettono di facilitare la comunicazione e il collega-mento tra gli operatori sanitari e gli agenti di comunità,ma sono anche uno spazio nel quale possono essereidentificate precocemente epidemie sanitarie (quali unapandemia di colera e ricorrenti casi di problemi di salutelegati alle condizioni ambientali, quali infezioni alle vierespiratorie e diarrea, principalmente nei bambini). Nel primo anno abbiamo organizzato quattro giornatededicate ai giovani, in tutte le aree in cui lavoriamo.Quattro sabati di porte aperte dei Centri di salute nei

Kenyaa cura di Marzia Lazzari

e Grazia Orsolato

I primi passidi Medicus Mundi in Kenya

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MMI 6DOSSIER

quali i giovani non solo hanno potuto fare il test HIVma, attraverso lo staff dei centri di salute, sono stati in-trodotti e sensibilizzati sull’esistenza dei servizi ai gio-vani (Youth Friendly Services presso i centri di salutepubblici) legati alla prevenzione dell’HIV, al suo followup e alla salute riproduttiva. In queste giornate siamoriusciti a raggiungere circa 450 giovani, che hanno par-tecipato attivamente al programma delle giornate e, at-traverso un lavoro di gruppo, hanno anche condivisocon lo staff sanitario e i CHVs le loro problematiche le-gate sia alla salute che al rapporto con i centri di salute.L’attività ha voluto essere un’attività sperimentale dis-cussa ed elaborata con WOFAK (uno dei nostri partnerlocali, ONG socio-sanitaria kenyota con grande espe-rienza negli slum), e ci ha dato la possibilità di iniziare acapire come sviluppare il nostro intervento nei prossi-mi anni per poter aiutare i giovani ad essere più consa-pevoli della loro salute.E adesso? Sta per iniziare il secondo anno di progetto.Questa prima annualità è stata un momento di sperimentazione, di integrazio-ne nel contesto locale, di conoscenza con i partner locali. È stato un anno riccodi sfide, di momenti di grande soddisfazione, ma anche di grandi interrogativi.Crediamo fortemente che sia importante lavorare in un contesto difficile qualequello degli slum, dove niente è facile, dove ci sono tantissimi organismi inter-nazionali che lavorano in maniera frammentata e dove i bisogni a cui risponde-re sono tantissimi. Noi abbiamo iniziato a piccoli passi e adesso che inizia il se-condo anno, siamo pronti a raccogliere le sfide che continuano a nascere. Quest’anno, continueremo a lavorare con i Community Health Volunteers chesono stati formati nel primo anno e che hanno dimostrato un impegno costanteal progetto, ma vorremmo coinvolgere anche i Peer Educators, giovani leaderdelle comunità, così da rafforzare il collegamento con i giovani. Continueremogli incontri mensili tra il personale sanitario e quello socio-sanitario, tramiteun calendario e sessioni di approfondimento tematico, per rafforzare sempredi più il loro legame e l’efficacia dei servizi offerti. Faremo ulteriori giornate de-dicate ai giovani, non solo all’interno delle strutture sanitarie, ma anche nellecomunità dove, attraverso tornei sportivi o momenti ludici, continueremo asensibilizzare i giovani su HIV e tutto quello che riguarda la loro salute. Insom-ma continueremo a lavorare per promuovere la salute e l’inclusione dei giovaninegli slum di Nairobi!

Vogliamo raccontarvi la storia di uno dei Community Health Volunteers che lavora con MedicusMundi Italia. Forse non è una di quelle storie che colpiscono, ma certamente può far capire lo stiledi vita di tutte quelle migliaia di persone che vivono in questi angoli remoti di mondo.John Wambua è un ragazzo di 28 anni sposato e con una bimba di pochi mesi. Vive nella località di Nyayo a Koro-gocho, una baraccopoli per nulla scontata con squarci di vita impossibile in mezzo a immondizia e inquinamentivari. La vita per John è una sfida giornaliera: è lui che deve provvedere alla moglie e alla figlia. E per farlo si è inge-gnato John! Fa più lavori: guida una moto, fa il “taxista”, è impiegato, ma senza una stipendio fisso, bensì pagato agiornata a seconda del guadagno che raccoglie. E nel resto del tempo, grazie al progetto No one out, lavora per pro-muovere la salute nel suo quartiere facendo il Community Health Volunteers all’interno della struttura sanitaria diKorogocho, riuscendo anche ad avere un contributo mensile da questo lavoro. Il suo sogno? Quello di comprarsiuna moto sua e potersi gestire il business da solo, ma senza abbandonare il suo ruolo di “sentinella della salute”. Ma900 euro sono tanti da mettere via per potersi comprare la sua moto! Così ha deciso di seguire i corsi del program-ma di microcredito all’interno del nostro progetto per poter fare un Business plan e capire se veramente questa at-tività potrebbe permettere a lui e alla sua famiglia un futuro migliore. È un ragazzo molto determinato, e noi voglia-mo incoraggiare la sua determinazione!

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7 MMIDOSSIER

L’Ospedale di Kiremba (Burundi) è come una pentola in continua ebollizione.Questo da oltre cinquant’anni durante i quali si sono alternati volontari italia-ni, medici stranieri, missioni di monitoraggio, lavori di ampliamento, progettidi formazione, oltre ovviamente a quel viavai quotidiano di malati che fanno diKiremba un Ospedale sempre “in movimento”.In questo momento che cosa bolle in pentola? Anzitutto un progetto di forma-zione del personale medico e paramedico, messo in atto dall’ultimo volontariodi MMI (Dr Alfredo Caprotti), arrivato quattro mesi fa con la moglie Valentina,architetto.La formazione è un po’ il nostro chiodo fisso, perché qui il personale ha bisognodi sentirsi ripetere cento volte la stessa cosa prima di metterla in pratica. L’at-

tuale progetto vuole inculcare non solo teorie e principibase, ma soprattutto accompagnare gli infermieri nel lo-ro lavoro quotidiano per correggerli, aiutarli, stimolarli.È quella che viene chiamata formazione “on the job”. Anche Valentina, come architetto, ha trovato da subitopane per i suoi denti, essendo previsti nel progetto incorso non pochi lavori di ristrutturazione all’interno del-l’Ospedale, nonché la creazione nel reparto di MedicinaInterna di un’ala destinata ai pazienti contagiosi.In novembre abbiamo inoltre inaugurato un nuovo re-parto di Neonatologia per offrire uno spazio più idoneo ecure più appropriate ai neonati che nascono prematura-mente, pesando a volte poco più di un chilo. È una grossasfida riuscire a farli sopravvivere, ma noi ci stiamo pro-vando e i risultati incominciano a vedersi. Se a novembreavevamo una dozzina di prematuri al mese, oggi sono giàraddoppiati di numero e arrivano anche dai centri di sa-lute e dagli ospedali circostanti, segno che la gente ha ca-

pito che a Kiremba c’è una speranza di vita anche per questi piccoli “scriccioli”che vengono alla luce.Un’altra novità è l’istituzione di un “Bureau Caritas”, presieduto da una suoraAncella della Carità, che ha il compito di capire chi sono i “veri” indigenti inmezzo a quella massa di malati che ogni giorno confluiscono nel nostro Ospeda-le. Da quando l’Ospedale esiste, tutti sanno che a Kiremba non si manda indie-tro nessuno, che il nostro è un Ospedale per i poveri e che e cure mediche sonoassicurate a tutti. Ma la popolazione si è un po’ abituata nel corso degli anni a ri-tenere questo un “diritto” e a farsi passare per indigente anche quando potrebbealmeno contribuire a pagarsi le cure. Il lavoro del “Bureau Caritas” è dunque

molto importante nella prospettivadell’autonomia verso la quale l’O-spedale sta camminando. Sempre in vista della futura auto-nomia, l’Ospedale ha iniziato arealizzare dei piccoli progetti diautofinanziamento, il primo deiquali (avviato ormai da oltre unanno) è quello agro-pastorale.Comprende la coltivazione di circatre ettari di terreno recintato, dovecrescono banane, fagioli, patate edortaggi vari, e un modesto alleva-mento, iniziato con due mucche e10 maiali ai quali oggi si aggiungo-no due vitellini e cinquantun maia-lini. Forse non saranno loro a ga-rantire tra qualche anno l’autono-mia dell’Ospedale, ma come primopasso non c’è male.

Burundia cura di Gigi Aziani

Che aria tiraa Kiremba?

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MMI 8IN MEDICUS

I progetti in corso di MMIAFRICA Progetto Co-finanziatore

Salute e nutrizione della mamma e del bambino nella regione del Centro Ovest MAECI - Min. Affari Esteri eBurkina Faso del Burkina Faso: proteggere i 1.000 giorni cruciali per la crescita. In consorzio con LVIA. Cooperazione Internazionale

Lotta all’AIDS pediatrico e supporto all’assistenza pediatrica e neonatale pressole strutture sanitarie HOSCO e CANDAF a Ouagadogou. Fondi privatiCon la collaborazione dell’Università degli Studi di Brescia e di Parma.

Lotta alla malnutrizione cronica infantile nella Regione del Centro Ovest del Burkina Faso. AICS-Agenzia italiana per la Coop.In collaborazione con LVIA - Progetto in fase d’avvio. allo Sviluppo (Progetto AFFIDATO)

TERIMBERE KIREMBA - Sostegno alla riqualificazione dell’Ospedale di Kiremba 8xMille CEIBurundi tramite la formazione del personale e il rafforzamento dei servizi di salute materno-infantile Fondi privati

e di medicina interna. In collaborazione con ATS Kiremba.

Kenya No One Out! Empowerment per l’inclusione giovanile negli slum di Nairobi. AICS-Agenzia italiana per la Coop.In collaborazione con SVI, MLFM, SCAIP, CBM Italia. allo Sviluppo - Fondazione Museke

Seed the future. Promuovere la sicurezza alimentare e la salute materno infantile Regione LombardiaMozambico per le famiglie vulnerabili del Distretto di Morrumbene. In collaborazione con SCAIP.

Costruzione di un piccolo ambulatorio di pronto soccorso a Barrane. Lascito ereditarioIn collaborazione con SCAIP-SVI-CMD Brescia.

MozambEat. Miglioramento della situazione nutrizionale, dell’accesso all’acqua potabile 8xMille Statoe del reddito medio delle famiglie di Morrumbene e Homoine. In collaborazione con SCAIP e SVI.

Dalla parte dei bambini: lotta alla malnutrizione nel Distretto di Morrumbene. 8xMille Chiesa Valdese

CAREvolution: innovazione dei servizi di salute comunitaria nella Prov. di Inhambene. AICS-Agenzia italiana per la Coop.In collab. con MLFM, Univ. di Brescia, Fond. Museke, Comune di Brescia. Progetto in fase d’avvio allo Sviluppo

AMERICA LATINA/EST EUROPA

Ecuador Promozione della salute comunitaria a Julcuy (parte progetto FOCSIV Ecuador). 8xMille CEI

Brasile Educazione, salute, acqua e autosviluppo famigliare: progetto per lo sviluppo integratodelle comunità quilombole di S. Antonio Penalva (Maranhao, Brasile). 8xMille CEIIn collaborazione con Aquilone onlus.

ITALIABrescia Mediazione psico-socio-sanitaria integrata ai servizi di accoglienza per richiedenti(Val Trompia) protezione internazionale del progetto SPRAR “Valtrompia accogliente”. Programma SPRAR

In collaborazione con Cooperativa “Il Mosaico”, SVI e SCAIP.

Come l’Okapi. Percorsi formativi per favorire il dialogo e superare l’omologazione. Progetto di AICS-Agenzia italiana per la Coop.educazione alla cittadinanza globale in collaborazione con No One Out e rete di ONG Lombarde. allo Sviluppo

(a cura di Massimo Chiappa)Per maggiori informazioni sui progetti: www.medicusmundi.it

È proseguita la collaborazione di MMI con la Cooperativa il Mosaico per la mediazione psico-socio-sanitaria inte-grata ai servizi di accoglienza per richiedenti protezione internazionale all’interno del progetto SPRAR “Valtrompiaaccogliente”. Di particolare interesse sono risultati gli incontri formativi destinati a volontari infermieri, realizzati anovembre 2017 e febbraio 2018: “Il profilo sanitario del migrante” (a cura del dr. Carlo Cerini e della dott.ssa Susan-na Capone), “L’assistenza sanitaria alle vittime di tortura” (a cura del dr. Faissal Choroma), “Elementi di Antropolo-gia Medica Critica e Clinica Transculturale nella relazione di cura con persone migranti” (a cura della dott.ssa Wan-da Ielasi di Psicologi per i popoli del mondo). Parallelamente al percorso formativo, il dott. Cerini ha fornito consu-lenza tecnica per la gestione sanitaria di alcuni casi specifici di richiedenti asilo ospiti delle case di accoglienza gesti-te dalle Cooperativa. Infine è stato definito l’acquisto di una cassetta sanitaria di primo intervento per ogni casa diaccoglienza, contestualmente alla formazione diretta dei beneficiari sull’utilizzo degli strumenti contenuti nel kit sa-nitario e ad una azione di educazione sanitaria che verrà svolta dagli infermieri volontari in collaborazione con MMI.

Massimo Chiappa

Progetto SPRAR “Valcamonica accogliente”

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9 MMIIN MEDICUS

Per “sensibilizzare” in Burkina s’intende in genere il fatto di riunire un pubbli-co – da qualche decina a qualche centinaio di persone – per trasmettere deimessaggi tendenti a modificare i loro comportamenti. Per esempio, si sensibi-lizza sull’importanza di lavarsi le mani o di usare le latrine. Questo modo di sensibilizzare è considerato ormai poco efficace. Ultima valu-tazione, quella di una grande ONG internazionale, che in Burkina ha sensibi-lizzato le donne di alcuni villaggi all’allattamento esclusivo e poi ha verificatol’impatto del suo lavoro con una prova biologica (tecnica del deuterio), con-statando che nelle pratiche d’allattamento non c’era stato cambiamento.Talvolta, la sensibilizzazione può causare gravi danni, come le campagne sul-l’AIDS, condotte al tempo in cui in Africa i farmaci contro l’AIDS non eranoancora disponibili, perché erano troppo costosi per i neri. Queste campagnetrasmettevano messaggi di terrore, che negli anni hanno fatto più morti dellamalattia. Infatti, nella testa della gente era rimasto che:1. di AIDS si muore. E quindi, anche quando i farmaci sono infine arrivati, lagente non veniva a farsi curare. Al Centro Medico dove, con il supporto tecnicoe logistico di MMI, si effettuava il test per l’AIDS e la presa in carico dei siero-positivi, arrivavano persone spaventate e angosciate. Molti venivano per uncolloquio, ma non trovavano mai il coraggio di fare il test. Molti non tornava-no a prendere i risultati. E sono morti, mentre avrebbero potuto essere curati. 2. L’AIDS è la malattia delle prostitute e delle persone dalla vita sessuale dis-ordinata. E quindi, quando nelle Maternità rurali supportate da MMI le oste-triche chiedevano alle donne incinte se volevano fare il test per l’AIDS, le pa-zienti, brave donne di campagna fedeli al marito, rifiutavano: perché maiavrebbero dovuto subire una vergogna riservata alle donne di facili costumi?Ci sono voluti anni per convincerle. E nel frattempo intere famiglie – soprat-tutto poligame – si sono infettate e sono morte.La sensibilizzazione, inoltre, pone al cooperante molti problemi etici:• È etico sensibilizzare delle mamme denutrite alla buona alimentazione del

bambino? Non sono altre le persone che bisognerebbe sensibilizzare, peruna più equa ripartizione delle risorse?

• È etico sensibilizzare le mamme al buon uso degli alimenti d’origine vegeta-le per nutrire il bambino, solo perché i prodotti animali sono troppo cari peri poveri? Anche i vegani sanno che di soli vegetali un bambino non cresce,salvo fortificazioni(1).

• È etico che chi dispone di acqua corrente sensibilizzi all’uso corretto dell’ac-qua potabile chi dispone di 20 litri d’acqua al giorno IN TOTALE (contro i220 dell’italiano medio), spesso non potabile, spesso portata a piedi da kmdi distanza? Non sarebbe più logico sensibilizzare chi in Burkina con l’acquapotabile lava auto, innaffia prati e riempe piscine? E chiedere una miglioreripartizione di questa risorsa preziosa?

L’elenco potrebbe continuare. Questi sono solo esempi e tutti noi ne avremmoaltri su cui riflettere.In Burkina, pone problema anche l’organizzazione della sensibilizzazione, cheè “en cascade”. Ossia: uno staff nazionale – o di progetto – magari competen-te, forma il personale che coordina il lavoro di terreno, che a sua volta formadegli animatori che faranno da cinghia di trasmissione, riuniranno la popola-zione, e sensibilizzeranno. Ora, il lavoro a contatto con la popolazione impli-cherebbe competenze multidisciplinari, non solo rispetto ai contenuti da co-municare, ma anche rispetto alle tecniche di comunicazione, dal vecchissimoschema di Jakobson alle tecniche d’animazione di gruppo, ecc.; ed anche lacapacità di adattarsi a situazioni diverse e affrontare problemi imprevisti.Purtroppo, nella maggior parte dei casi il personale di terreno viene da unascuola rigida e autoritaria, ha scarsa autonomia e scarse competenze, per cuiraramente riesce a muovere obiezioni ai superiori o a adattarsi alle situazioni. Per esempio, per spiegare i concetti usa con un pubblico di cinquanta o centopersone delle immagini piccole piccole, concepite per lo scambio interperso-nale, che nessuno vede né capisce; o spiega l’importanza delle latrine senza te-

Burkina Fasoa cura di Gigi Pietra

e Marina Martinetto

Qualche riflessionesulle azioni

di sensibilizzazionein campo sanitario

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(1) Vedere «L’alimentazione vegana dei bambi-ni», AgireOra Edizioni, disponibile on line.

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MMI 10IN MEDICUS

ner conto del fatto che i bambini (ossia, all’incirca un terzodella popolazione) le latrine NON le usano, anche se ci sono.Delle alternative rispetto alla sensibilizzazione tradizionaleesistono. Una, già diffusa, è passare per le radio locali. Molto ascoltateda tutti, e ovunque, costituiscono ormai una rete, si passanotesti e materiali, li adattano e li traducono nelle varie linguelocali. Alcune forniscono dei telefoni ai villaggi, per trasmis-sioni interattive. Altre, come Radio Palabre di Koudougou,con la quale abbiamo lavorato, organizzano focus groups emomenti di discussione nei villaggi, che ripropongono poidurante le trasmissioni. Dai focus groups sulle responsabili-tà dell’uomo per la buona crescita dei figli, che avevamo or-ganizzato nei villaggi, erano usciti spunti interessanti, peresempio, che i giovani papà non la pensano assolutamentecome i vecchi. A livello nazionale ci sono ormai dei “boss” che, in partenariatocon le radio locali, producono trasmissioni basate su skecth con personaggi esituazioni credibili, per far discutere e riflettere la gente invece di trasmetteremessaggi direttivi.Un’altra alternativa è il counselling personale, di cui abbiamo misurato l’effi-cacia per la prevenzione e la presa in carico dell’HIV/AIDS. Da allora, cerchia-mo di riproporre il modello ai nostri partner, anche nel settore della nutrizio-ne. Ora si comincia finalmente a parlarne anche nei documenti nazionali enelle programmazioni delle grandi ONG. Il counselling personale è la forma di sensibilizzazione più adattaal sistema sanitario. Qual è il momento migliore per sensibilizzare mamma e famiglia sui probleminutrizionali del bambino? Quello in cui il piccino viene portato al controllodella crescita. Nel libretto sanitario del bambino c’è la curva di crescita o“cammino della salute”, un grafico che permette anche alla mamma analfabe-ta di vedere se suo figlio cresce bene. E se qualcosa non va, questo è il momen-to buono per parlarne. Purtroppo, il counselling non lo si fa quasi mai. Il personale burkinabé diceche è perché la clientela è troppo numerosa, ma poi vediamo che non si fa nep-pure quando i clienti sono solo due. Spesso il counselling non si fa neppure inItalia, quindi non bisogna essere troppo critici, ma cercare di capire le causeprofonde: l’origine coloniale e militare del sistema sanitario burkinabé, l’im-postazione autoritaria della società e la distanza sociale fra il ceto medio, cuiappartiene il personale sanitario, e i contadini.Però dal 2010 il Ministero della Sanità burkinabé ha elaborato un documentosulla “Consultazione prenatale ricentrata”: ricentrata sulla paziente e sui suoiproblemi specifici, anziché essere standardizzata. Dei riferimenti al “conseil

interpersonnel” cominciano a apparire anche neidocumenti che riguardano la nutrizione. La mes-sa in opera di questo approccio è lenta, ma alme-no cominciano a esistere dei documenti di riferi-mento. E’ di questo approccio che abbiamo cerca-to di convincere il personale, durante i corsi diformazione che hanno coinvolto, tra il 2016 e il2017, circa 130 agenti del ministero della salute,tra medici, ostetriche e infermieri. E’ quello checerchiamo di insegnare anche alle animatrici:che, meglio dell’approccio frontale e direttivo conun grande gruppo, è il parlare con la singola per-sona e ascoltare quello che ha da dire. Un approc-cio lungamente testato nella prevenzione e nellapresa in carico dell’HIV/AIDS - un approccio chefunziona.

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11 MMIRUBRICA DEL MEDICO

Chi aspira a diventare volontario internazionale nei Paesi a risorse limitate o piùin generale chi desidera recarsi in un uno di questi Paesi è preventivamente tenu-to ad acquisire una serie di informazioni di carattere pratico necessarie per averun quadro chiaro oltre che delle modalità dell’esperienza e degli adempimenti darispettare, anche del contesto socio-sanitario in cui andrà ad operare. E’ quindiopportuno che l’aspirante volontario internazionale o comunque chi debba re-carsi in un PVS si informi adeguatamente sui relativi rischi sanitari. Le malattieche il viaggiatore internazionale deve considerare sono le seguenti: Malaria, Feb-bre Gialla, Dengue, Colera, Tetano, Difterite, Poliomielite, Epatite A, Epatite B,Epatite C, Morbillo (per i minori di 10 anni), Rabbia, Tubercolosi, Meningite Me-ningococicca, Encefalite Giapponese e, in casi eccezionali, la Peste. Ci sono ma-lattie che si possono trovare in tutti gli Stati del mondo (ad es. l’epatite A e epatiteB o il tetano) mentre vi sono altre malattie che si trovano solo in determinate areegeografiche anche se estese (ad es. la malaria, il dengue o la meningite meningo-cocicca); in quest’ultimo caso poi il rischio può variare molto secondo le zone delpaese o secondo la stagione. Molte malattie possono essere evitate sottoponen-dosi a specifiche vaccinazioni. La programmazione delle vaccinazioni va decisain funzione di quelle già eseguite in precedenza, del paese di destinazione (e delleparticolari aree in cui ci si reca), delle caratteristiche del viaggio, dell’età, dellostato immunitario del viaggiatore e degli eventuali effetti indesiderati dei vaccini.A tal fine è opportuno rivolgersi all’ambulatorio per la prevenzione delle malattiedel viaggiatore della propria ASL.

La prevenzione vaccinale per il viaggioCome dicevo, i viaggi all’estero, sono di per sé una buona occasione per verificarela validità delle vaccinazioni quali quella contro il Tetano, la Poliomielite, la Dif-terite e l’Epatite B. Le vaccinazioni debbono essere previste in funzione della lo-calità e delle condizioni del soggiorno: la vaccinazione contro l’Influenza e anti-pneumococco sono di particolare importanza. La vaccinazione contro l’Epatite Aè essenziale, in quanto questa malattia può essere particolarmente grave in unsoggetto giovane-adulto proprio perché è molto scarsa la frequenza di soggettinaturalmente immuni in questa fascia di età. Le vaccinazioni contro le malattiecaratteristiche della meta del viaggio devono essere prese in considerazione (feb-bre gialla, meningite meningococcica, tifo, rabbia ecc.). Per quanto riguarda ilvaccino anti febbre gialla, attualmente approvato dall’O.M.S., esso è costituitodal virus di ceppo 17D vivo e attenuato coltivato su embrione di pollo. La via disomministrazione è quella sottocutanea o intramuscolare; Le norme di Sanitàprevedevano un’iniezione ogni 10 anni, anche se dal 2013 si ritiene che sia suffi-ciente una sola vaccinazione per conferire una immunità permanente. La vacci-nazione deve essere eseguita almeno 10 giorni prima rispetto alla data della par-tenza. Dopo la vaccinazione, l’utente riceve dal medico il “Certificato internazio-nale di vaccinazione o rivaccinazione” (Mod. 33- E rilasciato dal Ministero dellaSanità). Chi si reca in zone dove è richiesta la vaccinazione antiamarillica deveportare con sé il Certificato. La vaccinazione anti-meningococco (A, C,W135 e Y)è fortemente raccomandata per tutti i viaggiatori che si recano in paesi della cin-tura subsahariana, soprattutto coloro che permangono per tempi lunghi a strettocontatto con la popolazione locale, o in aree con epidemie in atto. Inoltre la vacci-nazione è obbligatoria per tutti i viaggiatori che si recano in pellegrinaggio a LaMecca (come richiesto dall’Arabia Saudita). L’anti-febbre tifoide è invece raccomandata per i viaggiatori che si recano in areeendemiche, soprattutto quando la permanenza in tali aree è superiore a un meseo quando ci si reca in India o in zone con ceppi di Salmonella typhi resistenti agliantibiotici (Vietnam, Tajikistan). In commercio esiste un vaccino vivo attenuato

Rubrica del medicoIl cooperante in viaggio

somministrato per via orale in tre dosia giorni alterni, di buona efficacia ingrado di coprire anche dalle salmonel-losi minori.Per quanto riguarda il colera, dal mo-mento che il rischio per la maggiorparte dei viaggiatori internazionali èbasso (grazie all’adozione di correttenorme igieniche e alle dovute precau-zioni per evitare di consumare cibi obevande contaminati) la vaccinazionecontro questa malattia è raccomanda-ta solo per i viaggiatori a rischio: lavo-ratori o operatori sanitari che si recanoin zone colpite da disastri in aree ende-miche e in zone di epidemia.La vaccinazione anti-encefalite giap-ponese trova indicazione in quei viag-giatori che si recano in Asia per alme-no un mese durante la stagione dellepiogge o viaggiatori che soggiornanoin aree endemiche per un periodo infe-riore ad un mese ma svolgono attivitàa rischio, quali trekking, campeggio,pesca e attività con una prolungataesposizione all’aperto o che perman-gono in aree rurali, soprattutto duran-te l’irrigazione dei terreni agricoli.L’antirabbica trova una concreta rac-comandazione per tutti quei viaggiato-ri diretti in aree endemiche di Asia,Africa e America Latina che presenti-no un significativo e prevedibile ri-schio di esposizione alla rabbia (viag-giatori coinvolti in attività che potreb-bero portarli a diretto contatto con ca-ni, pipistrelli e animali selvatici). Sitratta di un virus inattivato preparatosu colture cellulari o embrione di uovosomministrato per via intramuscolare(o intradermica) in tre dosi: 7 giornitra la prima e la seconda dose e 21-28giorni tra la seconda e la terza.Quest’ultima vaccinazione è emble-matica per far capire al viaggiatore lanecessità di rivolgersi al Centro Vacci-nazioni Internazionali della propriaAST con ragionevole anticipo primadella partenza (almeno un mese) al fi-ne di poter disporre del tempo neces-sario per poterle effettuare. E’ impor-tante presentarsi di persona al collo-quio con il medico vaccinatore con l’e-ventuale documentazione di malattieo disturbi presenti o sofferti nel passa-to e riferire i farmaci assunti regolar-mente e le eventuali vaccinazioni effet-tuate.

Silvio Caligaris

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MMI 12INTERNAZIONALE

Sono ormai passati più di cinquant’anni da quando l’Ospedale Renato Mono-lo è stato istituito a Kiremba, nel Nord del Burundi. Ha preso vita quando laDiocesi di Brescia (Italia) ha voluto celebrare il suo conterraneo neoeletto Pa-pa Paolo VI; da allora, altre organizzazioni hanno gradualmente affiancato ilfondatore, fino a quando è stata creata “ATS Kiremba” (Associazione a ScopoTemporaneo) nel 2014, includendo, oltre alla Diocesi di Brescia, anche “An-celle della Carità”, “Ospedale Poliambulanza”, Fondazione Museke, Associa-zione AsCoM e Medicus Mundi Italia.Si tratta di un’alleanza con l’obiettivo di guidare l’Ospedale di Kiremba versol’autonomia finanziaria e di renderlo capace di reggersi sulle proprie gambe, enon di limitarsi a trascinarlo economicamente.Nel lontano 1965 Kiremba era un piccolo villaggio disperso tra le paludi delnord del Burundi. In realtà la vera ragione per la quale è stato scelto di costrui-re l’ospedale in questo luogo è la seguente: portare assistenza medica alle per-sone più povere e abbandonate, che si stabiliscono, vivono e muoiono in unaregione abbandonata dalle autorità ed infestata dalla malaria. È difficile dire quanti missionari, medici, infermieri, tecnici e volontari italia-ni si siano fermati qui negli ultimi 50 anni, nonostante ognuno di loro abbiaseminato piccoli chicchi di lavoro ed esperienza, solo per contribuire a far di-ventare Kiremba quello che è oggi: un ospedale distrettuale da 190 posti lettocon 9 dottori, 80 infermieri e altre sette dozzine di dipendenti addetti al sup-porto tecnico, personale amministrativo e ausiliario. Lavorano senza sosta un reparto di Ginecologia e Ostetricia, dove nascono 160neonati al mese; un’unità pediatrica, che si prende cura di 90 bambini ognigiorno (che devono trovar posto in un reparto con soli 42 letti); un reparto diChirurgia e Ortopedia, che esegue 80 interventi al mese e che, tra le altre cose,offre anche trattamenti ai bambini idrocefalici e osteomielitici. La struttura ècompletata dal reparto di Medicina Interna e dal Dipartimento di Emergenza,insieme ad un Laboratorio di Analisi Cliniche, un servizio di Radiologia, unastruttura di terapia Fisica-Cinetica e una Unità Nutrizionale. Oltre all’ospedale, i tecnici italiani hanno installato un dispositivo di estrazio-ne dell’ossigeno che fornisce gas medicale in diversi reparti, un’unità di pro-duzione di fluidi di perfusione, un sistema di sterilizzazione, un’officina dicarpenteria e di meccanica.Vicino all’ospedale, a circa 30 minuti di camminata attraverso la splendidavallata, hanno anche installato una piccola centrale idroelettrica che gli forni-sce energia 24 ore al giorno. Ogni anno l’intera struttura ammette più di ventimila pazienti per il ricovero eoffre servizi ambulatoriali ad altre diecimila persone.Sembra quindi che l’Ospedale di Kiremba sia una perfetta macchina di salutefunzionante. Ma… La realtà nella quale viviamo e lavoriamo, e ce ne sono mol-te altre, dove la cooperazione internazionale lavora da molto tempo e ha co-struito tanto, dove la responsabilità manageriale è cresciuta nelle mani deimanager locali, ora chiede di affrontare la nuova sfida dell’autonomia e del-l’autogoverno completo. Si tratta di un aspetto che deve essere affrontato inun contesto culturale e che a volte lascia entrambi i lati della partnership im-preparati in una strada poco battuta. Gestire un ospedale significa fornire assistenza medica, che a sua volta signifi-ca affrontare la definizione stessa di salute, che è culturale. La definizione dimalattia e sofferenza è culturale, la definizione di cosa è “prendersi cura di”anche, ed è quindi necessario essere inseriti nella cultura locale, nel limite delpossibile, per definire i bisogni ai quali cercare di rispondere e per capire comefarlo. Questo non significa che proporre un modello non sia necessario, ma è

Mirando all’autonomia:un viaggio attraverso le culture

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13 MMIINTERNAZIONALE

invece qualcosa che va fatto per evitare di essere semplicemente dei donatoriesterni. Sia il personale locale che noi, partner internazionali, dobbiamo cam-minare nella stessa direzione attraverso le aspettative di ognuno, le abitudiniconsolidate da lungo tempo che devono essere cambiate, le prospettive futureda costruire insieme al lavorare secondo le priorità; per guidare con rispetto,per permettere di essere guidati senza evitare le responsabilità. Trovare l’e-quilibrio è quindi la parte difficile del lavoro. Finanziare progetti di cooperazione a lungo termine è qualcosa che taglia in en-trambi i modi. Ricevere finanziamenti per anni può portare a pensare che que-sti siano sufficienti per affrontare i problemi, piuttosto che a pensare al correttometodo di lavoro da utilizzare; per i finanziatori, mettere a disposizione risorsee denaro insieme a competenze già acquisite è più facile – e a breve termine piùefficace – rispetto ad insegnare ai beneficiari come sfruttarli al meglio. Ed ora, il Burundi. Consideriamo il luogo. La storia recente di questo Paese èterribile e drammatica, mancando ancora la capacità delle persone di fidarsidegli altri e di vedere l’affidabilità stessa come una risorsa nelle relazioni. Es-sere un cooperante internazionale significa che devi continuare a fare ricerchesull’anima, sapendo che non importa quanto lotti per fare il meglio possibile,perché dovrai sempre fare meglio, in un contesto nel quale gli errori risultanopiù decisivi dei successi. La partnership nella fase finale delle collaborazioni di lunga data, come il casodi Kiremba, richiede un completo cambio di paradigma: quello che pensi esse-re corretto, forse non lo è dal punto di vista dei tuoi partner, e a volte una vocenella tua testa dice “Hey, hai ragione! Devi ancora rispettare e fidarti delle lorocapacità per trovare la via d’uscita”. Allo stesso tempo, non si possono negare iprincipi che ti hanno portato fin li, anche se non sono gli stessi che portano ipartner locali ad accoglierti. Mentre cerchi di costruire l’autonomia, sei sfida-to dalla tua stessa riluttanza a lasciare il posto di guida, a lasciar andare le coseanche se sai che probabilmente andranno diversamente da come ti aspetti, sa-pendo che una parte di te la considera come una creatura di cui hai bisognoche ora cammina senza la necessità di un tuo aiuto. Ti senti riluttante a sgom-berare il campo, pronto a trasformare i giorni ruggenti in ricordi, per quantopossa accadere lentamente e progressivamente, e osservi preoccupato l’Ospe-dale alla ricerca dell’equilibrio tra il suo orgoglio per raggiungere il vero auto-governo e la paura di essere abbandonato dalle organizzazioni che lo stannoseguendo da così tanto tempo; questo sta costruendo la fiducia. Questa è la più grande sfida in autonomia: mostrare la giusta direzione senzaperò dare la strada, puntare l’obiettivo senza imporre dettagli; mantenere, inuna cultura che cerca di separare chi governa da chi mette i soldi, la via di mez-zo che permette di essere soci. E alle volte, vieni ripagato dalle incredibili rive-lazioni sulle loro capacità inaspettate, e quella sensazione e la cosa che ti fa an-dare avanti in questo lavoro meraviglioso.

Alfredo Caprotti

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stenza per la durata del corso fino ad un massimo di 2000 euro. Il candidato deve essere proposto da un membro di MMI o di una organiz-zazione che collabora con MMI in programmi di cooperazione allo svilup-po; deve essere uno studente in medicina dell’ultimo biennio o medico oinfermiere o operatore sanitario o biologo; deve avere meno di 40 anni edeve dimostrare di comprendere e parlare la lingua italiana. Infine il can-didato deve impegnarsi a lavorare per MMI o uno dei suoi partner per al-meno 6-12 mesi dopo aver frequentato il corso, in caso gli venisse offertoquesta possibilità. Per dettagli e integrazioni normative, per il modulo dirichiesta, visitare il sito www.medicusmundi.it

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• per avere nuove testimonianzecon cui confrontarsi;

• per avere suggerimenti e consi-gli volti a mettere sempre più afuoco obiettivi e finalità dellamission dell’Associazione;

• per continuare a credere nelvalore della comunione asso-ciativa quale elemento fondan-te di una società civile libera.

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MMI 14SEGRETERIA

Il primo modulo (5-9 novembre 2018), dedicato alla Salute Globale, prevede un inquadramento dei Paesi a ri-sorse limitate organizzati secondo le indicazioni dell’OMS, la trattazione di patologie pandemiche quali HIV, Epa-titi e Tubercolosi e inoltre il tema della Salute Materno Infantile, passando dalle problematiche ostetrico-neonato-logiche a quelle dell’infanzia quali in particolare la malnutrizione.Il secondo modulo (12-16 novembre 2018) tratterà delle Grandi Endemie Tropicali, dalla malaria alle parassi-tosi più diffuse, e verrà integrato da una concisa preparazione teorico/pratica delle più comuni tecniche di labora-torio di base.Nel terzo (19-23 novembre 2018), dedicato sia alla Medicina delle Migrazioni che alla Progettazione incooperazione sanitaria internazionale, verranno affrontate le problematiche socio sanitarie del migrante alfine di fornire quelle acquisizioni indispensabili per ridurre le barriere conoscitive, relazionali, organizzative e fa-vorire un reale esercizio del diritto alla salute per i cittadini non italiani presenti, a qualsiasi titolo, nel nostro Pae-se. Nella parte dedicata alla progettazione verranno affrontati i principali temi del ciclo di progetto in ambito dicooperazione sanitaria internazionale. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.medicusmundi.it

Corso di Malattie Tropicali e Medicina Internazionale:un corso a compendio della formazionein salute globale5-23 novembre 2018, XXXI EdizioneOggi la globalizzazione del mondo, i viaggi e le comunicazioni sempre più inten-se e rapide fra Nord e Sud evidenziano problemi sanitari che necessitano di at-tenzioni nuove per cui si rende necessaria una riorganizzazione della formazio-ne degli operatori sanitari. L’epidemiologia delle Malattie Infettive mette in evi-denza i fattori di rischio a contrarre patologie ora più diffuse, in parte legate aiflussi migratori, ma anche a rapporti di lavoro e ad un turismo di massa versoPaesi sicuramente carenti di servizi sanitari di base. Inoltre, le aree di povertà,cui le malattie infettive sono inestricabilmente collegate, sono ben presenti an-che al di fuori del contesto tropicale interessando sempre più il mondo svilup-pato. Ecco perché oggi il Corso non esplora solo Malattie Infettive e Tropicalima estende il suo interesse alla Medicina Internazionale ponendosi lo scopo disoddisfare tali molteplici necessità e aprendosi a tutti coloro che intendano ope-rare in ambito socio sanitario. La formazione non deve pertanto essere rivoltasolo al personale medico-infermieristico già operante nel settore che vuole farecooperazione sanitaria ma deve aprirsi anche al medico di medicina generale, albiologo di laboratorio e al farmacista che nel quotidiano si trovano di fronte aproblematiche sanitarie nuove ed emergenti. Il Corso come nelle precedentiedizioni si propone i seguenti obbiettivi: 1° fornire gli elementi tecnici di basenecessari alla gestione globale di un’area sanitaria nei Paesi a risorse limitate;2° fornire gli elementi tecnici di base necessari alla gestione delle patologie tro-picali trattate; 3° fornire il completamento culturale per l’approccio diagnosticoe la gestione clinica delle patologie di importazione e della migrazione. Per ren-dere fruibile la facoltà di accesso, il Corso manterrà la suddivisione in 3 moduliformativi disgiunti della durata di una settimana ciascuno, per un totale di 35ore cadauno raggiungendo un totale complessivo di 105 ore. Le lezioni inizie-ranno lunedì 5 novembre e termineranno venerdì 23 novembre 2018.

ECM Crediti formativi - È in corso la richiesta di accreditamento di crediti for-mativi. E’ in corso la richiesta di patrocinio a: Università di Brescia - ClinicaMalattie Infettive e Tropicali - Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chi-rurghi e Odontoiatri - Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Brescia -Ordine dei Farmacisti della Provincia di Brescia - Fondazione Scientifica perla Medicina Generale-SIMG.

Silvio Caligaris (Responsabile CMT-MI)Cinzia Ferrante (Referente Segreteria)

Nel 1988, in armonia con il dettatodel proprio Statuto, MMI ha creatoil Corso di aggiornamento in Ma-lattie Tropicali per la formazionedi personale medico e paramedicocon prospettiva di un impiegonei programmi di cooperazionesanitaria nei Paesi a risorse li-mitate. Responsabile del Corso si-no all’edizione del 2013 è stata ladott.ssa Myriam Brunelli.

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15 MMISEGRETERIA

“Abbiamo Riso per una cosa seria”La XVI Campagna nazionale“Abbiamo riso per una cosa se-ria” a favore dell’agricoltura fa-miliare in Italia e nel mondo,promossa da FOCSIV – Volonta-ri nel Mondo, insieme a Coldi-retti e Campagna Amica, tornadal 16 aprile in televisione, perarrivare nelle piazze italiane conil tradizionale pacco di riso100% italiano il 5 e 6 maggio. L’i-niziativa,si avvale del Patrociniodel Ministero delle PoliticheAgricole, Alimentari e Forestalie della diffusione nei Centri Mis-sionari Diocesani della CEI, gra-zie al la col laborazione conl’8x1000 alla Chiesa Cattolica eUBI Banca. MMI, anche perquest’anno, ha deciso di aderirededicando la Campagna al pro-getto in Kenya, “No One Out! Empowerment per l’inclusione giovanilenegli slum di Nairobi”. Con i pacchi da 1 Kg di riso “Roma”, che si potran-no avere con un’offerta minima di 5 euro, saremo nelle piazze di Brescia eprovincia il 5 e 6 maggio 2018 (per tutte le date e i banchetti tieniti infor-mato sul nostro sito www.medicusmundi.it). Inoltre, dal 16 aprile al 6maggio, con un SMS da cellulare personale o con una telefonata da retefissa al 45589, si potrà sostenere un unico grande progetto con un inter-vento in Italia e 39 nel mondo in difesa di chi lavora la terra.

Lia Guerrini

Perché un lascito a MMICon il tuo lascito testamentario a MMI, potrai continuare a donare vita atutti quei bambini, alle loro mamme o a tutte le popolazioni che vivono inuno stato di povertà estrema, per il tramite dei nostri progetti socio sani-taria nei Paesi a risorse limitate. Con il tuo lascito testamentario, potre-mo ulteriormente lottare contro la malnutrizione e tutelare la salute ma-terno-infantile (ad esempio, mediante programmi di vaccinazioni e diprevenzione, supporto alimentare all’infanzia, riqualificazione dellestrutture sanitarie locali, formazione di operatori sanitari in loco). Puoidestinare il tuo lascito ad un progetto o ad un Paese specifici.

Il testamento per lasciare al mondo il tuo futuro.Il testamento quale atto di coerenza per tramandare

il tuo impegno, i tuoi ideali.Il testamento per continuare a condividere con chi verrà dopo di te

il senso dell’amore.Il testamento per continuare a donare vita.

Chi volesse parlarne direttamente con noi per avere informazioni, con-tatti e scriva a [email protected]. Per avere informazioni diretta-mente da un notaio, contattare il Consiglio Notarile di Brescia(tel. +39 030 222415) che fornirà il nome di un referente di fiducia.

Servizio Civile 2018

Nei prossimi mesi uscirà il nuovoBando per il Servizio Civile, cheda Nazionale passa ad essere Ser-vizio Civile Universale, semprerivolto ai giovani tra i 18 e i 29 an-ni. L’uscita è prevista per luglio o,al massimo, a settembre. MMImette a disposizione 4 posti, 2 inMozambico e 2 in Kenya. A mag-gio verranno sicuramente orga-nizzati degli Open Day informati-vi per approfondire gli aspetti delBando e dei progetti di invio. In-vitiamo a seguire i nostri social ea visitare il sito www.medicu-smundi.it per rimanere informatisull’uscita del Bando e sugli Openday informativi sui progetti ed iposti disponibili per il ServizioCivile. Chi fosse interessato puòa n c h e s c r i v e r e a c o m m u [email protected].

Sara Amadori e Federica Boniotti, le nostreciviliste in Mozambico, insieme a FabianaArieti, coordinatrice sanitaria.

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Edito con il contributo dellaFondazione Banca San Paolo di Brescia

Ogni donazione è fiscalmente deducibile. (Norme deducibilità fiscale: D.L. n.49/87 con DM n. 1988/128/004187/2D del 14/09/1988 e D.L. 4 dicembre1997 n. 460, con modifiche apportate dal D.L. n. 35 del 14/03/2005, conver-tito in Legge n. 80 del 14 /05/2005).

Informativa sulla Privacy ex Art. 13 DL. 196/2003. I suoi dati verranno utiliz-zati esclusivamente per uso interno di MMI.Per saperne di più, visiti il sito www.medicusmundi.it.

Medicus Mundi Italia ONLUS (MMI) è una ONGper la cooperazione socio sanitaria internazionale

MMI è Socio

Quote annualiSi ricorda a tutti i Soci di rinnovare la quota annuale, fissata per il 2018 in due fa-sce di età:1. € 20 dai 18 fino ai 29 anni compresi e adulti dopo i 65 anni.2. € 50 dai 30 ai 64 anni compresi.Tutti i Soci hanno eguali diritti di eleggibilità attiva e passiva nel pieno rispettodella democraticità, prevista dalla Legge 266/91.

Perché associarsi a Medicus Mundi Italia?Associarsi alla ONG Medicus Mundi Italia è il primo gesto concreto: • di chi ha compreso il messaggio e aderisce alle idealità di Medicus Mundi Italia;• di chi promuove e sostiene l’impegno e il lavoro delle persone che operano nel-

l’ambito della cooperazione sanitaria internazionale;• di solidarietà verso quelle popolazioni, quei bambini e quelle mamme che sono na-

ti e vivono in Paesi economicamente svantaggiati, in molti dei quali guerre e con-flitti peggiorano drammaticamente le condizioni di vita e impediscono sviluppo;

• di condivisione di un ideale comune con chi è impegnato da oltre 40 anni nella di-fesa del diritto alla salute (Dichiarazione di Alma Ata 1978).

Assemblea Bilancio Consuntivo 2017A norma di Statuto, l’Assemblea Ordinaria dei Soci è convocata per giovedì 19aprile 2018, h. 17,30 presso la sede di via Collebeato 26 a Brescia, con il seguenteordine del giorno:- Nomina del Presidente dell’Assemblea- Relazione del Presidente Nazionale- Relazione consuntiva sulle attività 2017- Presentazione del Bilancio Consuntivo 2017- Relazione dei Revisori dei Conti sul Bilancio Consuntivo 2017- Discussione ed approvazione del Bilancio Consuntivo 2017- Varie ed eventuali

Come sostenere le attività di MMI❤ Donazione online con Carta di Credito o PayPal❤ Bonifico bancario IBAN IT 64 P 03111 11202 000000013162 - BIC: BLOPIT22❤ Bonifici continuativi

IBAN IT 64 P 03111 11202 000000013162 - BIC: BLOPIT22❤ Bonifico Postale - IBAN IT 11 P 07601 11200 000010699254❤ Assegno in Segreteria❤ Lasciti testamentari❤ 5 x 1000 (CF: 98011200171)❤ Diventando soci di MMI❤ Diventando volontari per MMI

Editrice: Medicus Mundi Italia ONLUSVia Collebeato, 2625127 BresciaTel. 030/3752517Codice fiscale: 98011200171e-mail: [email protected]://www.medicusmundi.it

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Direttore Responsabile: Adalberto MiglioratiRedazione: Monica FranchiStampa: GraficaCM - Leno (BS)Reg. Trib. Brescia N. 7/1989del 18 febbraio 1989Distribuzione gratuitaPeriodico Sped. in abb. post. - 70%Filiale di BresciaTiratura: 1.600 copieStampato su carta riciclata certificata FSC®

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i t a l i ammeeddiiccuuss mmuunnddii

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G. Aziani, S. Caligaris, A. Caprotti,G. Carosi, F. C. Cerini, M. Chiappa,M. Franchi, G. Gianotti, L. Guerrini,M. Lazzari, M. Martinetto,G. Pietra. G. Orsolato

In questo numerohanno collaborato

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