04/06/12 Massimo Carlotto: Respiro corto - intervista | ConAltriMezzi
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intervista a cura di Alberto Bullado.
Incontriamo Massimo Carlotto il giorno stesso dell’uscita di Respiro corto. Una buona occasione per
scambiare quattro chiacchiere a proposito di molti argomenti (CAM#07 work in progress… di più non
v ogliamo riv elarv i), tra cui l’ultimo romanzo edito da Einaudi. Per queste ragioni ci trov eremo a parlare
di Marsiglia, teatro di una nuov a guerra criminale, e dell’ascesa di una nuov a generazione di gangster
con la v entiquattrore in mano, usciti direttamente dall’univ ersità.
«Se un gangster con la pistola incontra un gangster con laventiquattrore, il gangster con la pistola è un uomo morto»
Respiro corto sembra voler percorrere l’evolversi della nuova
criminalità, sempre più globalizzata ed implementata nel nostro
sistema economico. I cattivi non sono più ruvidi gangster di strada
ma criminali sofisticati e preparati. È questo l’ultimo step della
criminalità organizzata che il romanzo vuole raccontare?
La mia lettura è quella di una società criminogena che sv iluppa crimine e
difese contro la criminalità in una spirale senza fine. Una società che non
riesce ad ev adere da questa logica, portata a sv iluppare sempre nuov e forme
di criminalità. Secondo me il salto compiuto in questi ultimi anni è dato
dalla globalizzazione che ha spostato l’assetto delle mafie da una dimensione
agro-pastorale a una professionista. Questo significa v iv ere in un mondo
criminale molto più complesso e molto più in contatto con la società e anche
con l’univ ersità. Ho girato alcuni atenei europei ricreando una mappa delle
presenze di figli di mafiosi: il romanzo nasce proprio da questa ricerca. Il fatto
che tutti questi rampolli facciano economia, o che frequentino master in
mercato immobiliare, mi fa pensare male. Anche perché si tratta di un fenomeno internazionale molto
esteso, eppure si v erifica una concentrazione, non tanto negli Stati Uniti, bensì in una serie di univ ersità
europee. Un fenomeno secondo me significativ o. Quindi il problema del futuro è proprio questo: av remo
una criminalità stratificata a due culture, quella che conterà sempre di più sarà quella che v iene fuori
dall’univ ersità.
In questa sorta di trapasso tra malavita “vecchio stile” e nuova criminalità organizzata, si può
avvertire, nei suoi romanzi, una sorta di nostalgia, di patina romantica nei confronti di un certo
passato?
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Massimo Carlotto: Respiro corto –intervistapubblicato da ALBERTO BULLADO - data apr 10, 2012 • 16:33 Nessun commento
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Io non sono mai stato romantico. La v ecchia criminalità era div ersa da questa perché av ev a delle regole,
tuttav ia non bisogna av ere v erso questa realtà nessuna forma di indulgenza o nostalgia. La cosa
interessante è inv ece che questa nuov a criminalità organizzata riesce comunque a generare, dal punto di
v ista culturale ed umano, dell’interesse da parte dei lettori, un aspetto su cui riflettere. Perché questi
criminali sv iluppano comportamenti e relazioni umane molto div ersi da quelli della gente comune.
Il commissario Bernadette Bourdet (detta B.B), nuova protagonista di Respiro Corto, si circonda
di poliziotti male in arnese e di brutte amicizie. Inoltre ha un modo di operare al limite della legge
che ricorda il modus operandi dell’Alligatore. È possibile fare un confronto tra i due personaggi?
Le mie scelte nascono sempre dalla realtà. Nel senso che questo è quello che sta accadento a Marsiglia,
dov e si sono instaurati div ersi liv elli di conflitto. Alcuni di questi coinv olgono anche v ecchi poliziotti che
possiedono una v isione molto “marsigliese” nel combattere il crimine, quasi extra-legale. Persone che
hanno a che fare con ragazzi di 1 9 anni armati di kalashnikov che cercano di controllare il narcotraffico.
E che quindi si muov ono in un determinato modo, adottando i v ecchi sistemi, i quali non hanno nulla di
romantico, se non il fatto di nascere dalla seria conv inzione che in questo modo si possa difendere la
legalità e la sicurezza della città.
Dietro ai suoi libri c’è sempre un lungo lavoro di ricerca e documentazione. Quanto c’è voluto per
scrivere questo romanzo?
Due anni e mezzo, tra raccolta di materiale e scrittura.
La scelta di Marsiglia presumo non sia casuale.
Marsiglia è la città europea dov ’è nato il più grande conflitto militare all’interno delle organizzazioni
criminali. Nessuno ne parla, ma lì si stanno ammazzando tutti. Non ne parlano i giornali italiani, ma
nemmeno in quelli francesi si trov a molto. Un conflitto in una città sempre meno europea e sempre più
mediterranea.
Lei ha scritto romanzi ambientati a Marsiglia, in Sardegna, in Sud America e in molti altri luoghi.
Quando, e se, tornerà a parlare del nordest?
Il mio penultimo romanzo, Alla fine di un giorno noioso, era ambientato in questo territorio che ho
abbandonato dal punto di narrativ o perché non sta succedendo nulla di nuov o. Finché non accadrà
qualcosa, non av rò altro da raccontare. Sono in attesa: mi piacerebbe continuare a scriv ere a proposito del
nordest, ma il fatto è che questo territorio si è cristallizzato in una situazione che per ora non ha subito
modificazioni.
Le conseguenze di una crisi senza reazione?
Sì, la mancanza di un conflitto. Allo stesso modo anche il mondo criminale si è cristallizzato. Si sono creati
degli equilibri piuttosto grandi e finché in questo territorio non ci sarà una grande inchiesta e un grande
processo, finché non v errà colpita quella grande zona grigia che si è v enduta al crimine, e che costituisce
una parte diffusa della società – con una serie di agganci con le istituzioni – non ci sarà molto di
interessante da raccontare.
Massimo Carlotto, Respiro corto, Einaudi, 2012, 201 pgg
ANTICIPAZIONI:
«Il crimine è un buon affare solo se corre alla velocità imposta dall’economia. Domanda, offerta, costi, ricavi.
Tutto il contrario delle organizzazioni criminali che impiegano troppo tempo a capire che un’attività non è più
remunerativa e ci rimettono soldi e uomini. Ai cattivi ragazzi di Leeds interessa solo il denaro. In realtà non è
esatto, la loro ambizione è correre più veloce di tutti, inebriati dal respiro corto della sfida».
«La prima regola che si erano dati quando avevano deciso di essere una gang era stata: non entrare nel
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mondo del crimine se non sei laureato, non parli almeno tre lingue e non hai mai viaggiato in lungo e in largo
per il mondo. Sono la Dromos Gang, nata in un pub di Leeds. Si sono conosciuti all’università, erano i migliori
del loro corso. “È stato un onore avervi qui con noi ragazzi” aveva detto il preside di Economia».
«“Marsiglia, – pensò. – Non ci sono mai stato” . Gli venne in mente un vecchio film americano sul traffico di
droga che aveva visto in un cineclub di Leeds. Frugò nella memoria a caccia di immagini. Gangster e zuppa di
pesce».
«I l commissario Bernadette Bourdet, detta B.B, aveva avuto carta bianca e l’ordine di fare piazza pulita.
Aveva raccattato tre ispettori sull’orlo del baratro professionale, tre bravi poliziotti destinati al macero della
burocrazia. Li aveva rimessi in piedi e aveva iniziato ad operare, usando metodi poco ortodossi ma
decisamente efficaci. Aveva stretto un patto col boss della mala corso-marsigliese Armand Grisoni. B.B era
convinta di difendere la città».
Sullo sfondo di una Marsiglia mai così affascinante, difesa da inguaribili romantici come il commissario
Bourdet e il boss Armand Grisoni, una generazione di criminali del tutto nuovi scende in campo. Hanno
studiato. Sono giovani, spregiudicati, e corrono terribilmente veloci. Potranno mai fallire?
Dopo averci raccontato come nessun altro i misfatti del Nordest italiano, e averci appassionato con le indagini
dell’Alligatore, Massimo Carlotto ha deciso di allargare lo sguardo, e andare al cuore del crimine dei nostri
tempi, globale e senza frontiere. Con i pregi che l’hanno fatto amare da tanti lettori: lo stile essenziale, la
perfetta padronanza dell’intreccio, i personaggi che nella loro amoralità e crudeltà riescono ad affascinare,
perché li sentiamo veri, umani nella loro disumanità. O nelle loro ossessioni, come la straordinaria coppia della
poliziotta B.B. e del boss Grisoni, unici a contrastare l’avvento della Dromos Gang.
Come una danza leggera e sapiente, ma implacabile, uno tra i più amati scrittori italiani ci conduce nella
orgogliosa arroganza del nuovo crimine. E racconta da par suo una grande storia, che spazia dai boschi
radioattivi di Cernobyl ai caveau delle banche svizzere. Con una irresistibile gang di privilegiati.
Zosim, Sunil, Giuseppe, Inez. La Dromos Gang. Si sono conosciuti studiando Economia a Leeds. Brillanti,
impeccabilmente vestiti, del tutto amorali ma tra loro fraterni, quattro giovanissimi con pesanti famiglie alle
spalle piombano su Marsiglia da ogni parte del globo, per prendersela tutta. Sono convinti che il mondo è di chi
corre veloce come il denaro, di chi corre più veloce di tutti, e il resto non merita di vivere. È subito guerra con i
vecchi arnesi: un tenace boss corso di lunga carriera, e una poliziotta in disgrazia che ha un’idea tutta sua della
giustizia. Mentre un narcotrafficante allo sbaraglio, che porta il nome fatale di un grande calciatore, proverà a
giocare la sua esilarante, tragica partita.
E Marsiglia, il luogo oggi dello scontro criminale per eccellenza, dove i conflitti si risolvono a colpi di
kalashnikov, diventa l’epicentro di un sisma vastissimo, dalle conseguenze del tutto imprevedibili.
Recensione del Corriere della Sera.
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Tags: Alberto Bullado, Einaudi, Intervista, Massimo Carlotto, Noir, Respiro corto
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