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NORDESTS V I L U P P O
Sommario
14 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
EDITORIALI .............. 17Carlo SangalliAlessandro CalligarisWalter ManzonWalter Cretella Lombardo
IN COPERTINA ........ 24Moreno Giuriato
IL MODELLO NORDEST ...... 32Andrea TomatAlessandro BianchiGiovanni Da PozzoStefan PanPaolo Mazzalai
L'OSSERVATORIO
DEL TRIVENETO ................ 36
Fondazione Nord Est
AUTONOMIE .................... 50Luca ZaiaRenzo Tondo
STRUMENTI PER LE PMI .... 59Giorgio GuerriniGiuseppe TripoliEnzo RullaniValter Taranzano
STRATEGIE ........................ 70Massimo PavinGian Domenico CappellaroPaolo PesceAlessandro VardanegaLuigi Brugnaro
INTERNAZIONALIZZAZIONE .. 88Gustavo BombenGiovanni VeloLuigi MichelinMarisa ZeniAlessandra Chiavelli
INNOVAZIONE ................ 100Renzo RicciRenzo RoncadinDonatella Chiarotto
TECNOLOGIE .................... 110Mario BassoDellasFrancesco SartorelRemo CappellettiGiorgio Rospocher
MODELLI D’IMPRESA ........ 126Anna Dukice Michele CampostriniEmanuele CenzatoEttore BiasioMarisa Bano RoncatoErnesto RaineriGiovanni ColettiStefano SalmeriClaudio Morandin Francesco SantolinAndrea e Fabio Bortolamei
FOCUS CREDITO .............. 157Giuseppe Guzzetti Giuseppe Graffi BrunoroVincenzo ConsoliMassimo Tussardi
LA LEVA DELL’EXPORT ...... 168Luigi CimolaiBruno VianelloSimone dalle Nogaree Adrian Grando
DICEMBRE 2012 15NORD EST SVILUPPO
COMMERCIO .................. 180Antonio Maria Bardelli
RINNOVABILI .................. 186Bruno Bellò Sergio Bortolotti
ENERGIA .......................... 194Andrea Lanzingher
MONITORAGGIOAMBIENTALE .................... 198Renato Maguolo
L’INDUSTRIA DELLECOSTRUZIONI .................. 201Paolo BuzzettiLuigi Schiavo
EDILIZIA .......................... 206Giancarlo FlessatiFrancesco Gregolin
PROGETTAZIONE .............. 210Roberto Davanzo
EDILIZIA SOSTENIBILE ...... 212Luis DurnwalderFlavio RuffiniFurio HonsellWalter Angonese
MATERIALI ...................... 222Andrea BordignonFaustino CanzianClaudio Mazzon
INTERNI .......................... 228Fabio SimonellaGianmaria Dorigo
INFRASTRUTTURE ............ 232Nives FurlanLuca Pierobon
LOGISTICA ...................... 238Francesco Chiarelli
DICEMBRE 2012 19NORD EST SVILUPPO
Tralasciando alcune grandi aziende, il tes-
suto economico-produttivo del Friuli Vene-
zia Giulia si compone principalmente di
piccole e medie imprese. Una caratteristica
di cui siamo sempre andati fieri, ma che in-
dubbiamente ci rende più vulnerabili in un
momento difficile come questo. Alle difficoltà di accesso
al credito, alla lentezza burocratica, alla mancanza di in-
frastrutture adeguate, agli investimenti che stentano a
partire, all’immobilismo del mercato del lavoro, si ag-
giunga la progressiva marginalizzazione subita dal ter-
ritorio, che svilisce le potenzialità della regione: e se
pure è vero che la politica nazionale e la crisi globale non
ci favoriscono, dobbiamo ammettere che la responsabi-
lità non è da ricercare solo al di fuori, ma anche all’in-
terno del nostro sistema regionale.
I risultati dell’ultima indagine congiunturale di Confin-
dustria regionale restano negativi. Ciò determina un ge-
nerale pessimismo nelle previsioni, soprattutto per
occupazione e domanda estera, vera locomotiva trai-
nante della nostra economia. Del resto, il Nord Est si ri-
vela quasi sempre un precursore della situazione
economica italiana. Il Friuli Venezia Giulia, in partico-
lare, è stato tra i primi a rialzare la testa dopo il colpo in-
flitto dalla crisi nel 2008 e tra i primi a sperare nella
ripresa. Una speranza che purtroppo, negli ultimi
tempi, si è affievolita, imponendo alle imprese di usare
prudenza in quella che ormai è una navigazione a vista
dominata dall’incertezza. Come uscire da questa im-
passe? Dal mio punto di vista, è necessario risolvere un
problema alla volta, all’interno di una visione a lungo
termine compiuta e condivisa, superando antagonismi,
interessi contrastanti, inerzie e scarsa lungimiranza. Bi-
sogna decidere che cosa vogliamo fare di questa nostra
regione. Di questo nostro territorio ricco di potenzialità
e di storia, di saperi e di industria.
Ritengo che il Friuli Venezia Giulia abbia bisogno di po-
tenziare le proprie dotazioni logistiche, di completare
cioè le arterie di collegamento interne e quelle di rac-
cordo con gli altri paesi, di garantire una portualità effi-
ciente, di velocizzare i collegamenti ferroviari, di
rendere competitivi i trasporti. Segue a ruota il bisogno
di garantire il fabbisogno energetico delle famiglie e
delle aziende energivore, penalizzate anche dall’au-
mento vertiginoso dei costi. Per fare ciò è necessario che
tutti gli interessati abbiano ben chiaro qual è lo scopo: la
rinascita dell’economia di una regione, finalmente de-
cisa a riappropriarsi della propria centralità strategica.
Non possiamo pretendere di risolvere problemi nuovi con
un sistema paese logoro e inceppato. È necessario, da
parte della politica, unire l’analisi del fabbisogno pub-
blico a una definizione precisa delle soluzioni. Innova-
zione e tradizione unite per dare vita a qualcosa di
nuovo. Economia della cultura, smart cities, green eco-
nomy, turismo, artigianato, industria. Un dialogo
aperto con il mercato avviato su questi presupposti sti-
molerebbe la nascita di servizi innovativi, riducendo le
barriere all’introduzione di novità, aprendo nuovi mer-
cati, creando incentivi spontanei alla collaborazione, fa-
vorendo in ultima analisi la partecipazione di ogni
singolo tassello di questo complicato mosaico regionale
al processo di ripresa. \\\\\
Unitiper la rinascitadella regione
EDITORIALE ALESSANDRO CALLIGARISPRESIDENTE DI CONFINDUSTRIAFRIULI VENEZIA GIULIA
DICEMBRE 2012 21NORD EST SVILUPPO
La lotta all’evasione, in linea con le direttive
del governo, ha visto un forte impegno ope-
rativo della Guardia di Finanza. L’attività
delle Fiamme Gialle del Friuli Venezia Giulia
ha consentito - nei primi otto mesi dell’anno
- nel comparto delle verifiche fiscali, di pro-
porre per il recupero a tassazione oltre 330 milioni di euro
di base imponibile ai fini dell’imposizione sul reddito e
di oltre 60 milioni di euro ai fini Iva. Il tutto a seguito
dell’esecuzione di circa 700 verifiche fiscali. Sono stati
individuati 168 evasori totali, ovvero soggetti totalmente
sconosciuti al fisco, nonché 17 “paratotali”.
Nel comparto dei controlli strumentali, sono stati eseguiti
17.953 controlli in materia di scontrini e ricevute fiscali
che hanno portato alla constatazione di 1.467 violazioni,
prevalentemente riconducibili alla mancata emissione del
documento contabile, con una percentuale media di irre-
golarità, in ambito regionale, pari al 12 per cento. Nel set-
tore del sommerso sono stati individuati 247 lavoratori
irregolari e 212 lavoratori completamente “in nero”.
Significativo è stato, altresì, l’impegno rivolto alla tutela
dei prodotti made in Italy e dei consumatori, con il seque-
stro di oltre 710mila oggetti contraffatti o irregolari e con
la denuncia di 49 responsabili, prevalentemente di origine
straniera. Particolare attenzione è stata posta nella rico-
struzione della cosiddetta “filiera del falso”, sempre di più
gestita da organizzazioni transnazionali, spesso anche di matrice crimi-
nale. Da evidenziare, a tal proposito, come anche la rete web venga sem-
pre più utilizzata per la commercializzazione on line di prodotti
contraffatti o insicuri, nonché per l’abusiva distribuzione su piattaforme
telematiche spesso create ad hoc di supporti multimediali protetti dal di-
ritto d’autore, ovvero di beni, come i medicinali, la cui commercializza-
zione è strettamente disciplinata e monitorata. \\\\\
Lotta all’evasionee tuteladel made in Italy
EDITORIALE WALTER MANZONCOMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZADEL FRIULI VENEZIA GIULIA
12%IrregolaritàLa media regionale registrata ad agosto 2012relativa alla mancata emissionedi scontrini e ricevute fiscali
710.000Prodotti Gli oggetti contraffatti o irregolarisequestrati dalla Gdf, che ha denunciato49 soggetti prevalentemente di origine straniera
247Lavoratori Il numero dei soggetti irregolari individuatinei primi otto mesi di quest’anno; 212 quelliche lavoravano completamente in nero
DICEMBRE 2012 23NORD EST SVILUPPO
Combattere l’evasione fiscale è l’obiettivo
prioritario della missione di polizia econo-
mica e finanziaria della Guardia di Finanza.
Il fenomeno danneggia non solo il bilancio
pubblico ma anche quelle imprese che, ri-
spettando con correttezza le regole, subi-
scono la concorrenza sleale di chi sovverte l’etica di
mercato. Per questa ragione, l’azione della Guardia di Fi-
nanza mira, secondo l’indirizzo dato dal governo, a preve-
nire e reprimere l’elusione e l’evasione fiscale mediante
attività ispettive che puntino a concentrare l’attività sui fe-
nomeni più gravi e pericolosi, come l’economia sommersa,
i reati tributari, le frodi fiscali e l’evasione internazionale.
Fenomeni che, per caratteristiche e insidiosità, richiedono
una più spiccata azione d’intelligence, analisi di rischio e
tecniche d’intervento più penetranti e incisive, tipiche di
una forza di polizia a competenza generale quale la Guardia
di Finanza. In tale contesto uno spazio prioritario viene ri-
servato al contrasto dell’evasione internazionale, mediante
il controllo di quei soggetti che trasferiscono occultamente
capitali all’estero, delle persone fisiche e delle società che
fissano “fittiziamente” la residenza o la propria sede in
Paesi a fiscalità privilegiata o che intrattengono rapporti
commerciali con società controllate o collegate con soggetti
localizzati in centri off-shore. Per perseguire questi obiet-
tivi, la strategia del Corpo si fonda su due direttrici princi-
pali, entrambe destinate ad aggredire i patrimoni
indebitamente accumulati e a recuperare i tributi evasi:
qualità degli interventi e approccio trasversale, sulla base
di un dispositivo di contrasto basato su modelli di inter-
vento operativo resi più flessibili ed elastici.
Nel corso dei primi 10 mesi del 2012, in materia di evasione
fiscale internazionale, la Guardia di Finanza del Veneto ha
scoperto una base imponibile sottratta a tassazione per
oltre 1,8 miliardi di euro. Nel medesimo periodo, ha con-
statato violazioni alle imposte dirette per una base impo-
nibile di oltre 3,6 miliardi di euro e all’Iva per oltre 262
milioni di euro, individuando, tra l’altro, 577 evasori totali
ovvero soggetti completamente sconosciuti al fisco che ave-
vano occultato redditi per oltre 2,6 miliardi di euro. È giu-
sto ricordare però che la lotta all’evasione, in un Paese
importante e sviluppato come l’Italia, può e deve essere
condotta anche a livello preventivo, diffondendo la cultura
della legalità insieme a quella economica. In quest’ottica,
è stato di recente varato dal comando generale del Corpo,
in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Uni-
versità e della Ricerca, il progetto “Educazione alla legalità
economica”, finalizzato a promuovere e coinvolgere, nel-
l’ambito dell’insegnamento “Cittadinanza e Costituzione”,
un programma di attività a favore degli studenti della
scuola primaria e secondaria dove creare e fortificare le ra-
dici dell’etica istituzionale. \\\\\
EDITORIALE WALTER CRETELLA LOMBARDOCOMANDANTE DELLA GUARDIA DI FINANZADEL VENETO
Il valoredella legalità
1,8 mld Euro La base imponibile sottratta a tassazionescoperta durante i primi 10 mesi del 2012in materia di evasione fiscale internazionale
577 EvasoriIl numero di soggetti che fino a ottobre 2012ha evaso totalmente le tasse e ha occultatoredditi per oltre 2,6 miliardi di euro
DAL VENETOUN NUOVO CORSOPER IL MADEIN ITALYUna strategia tanto prudente quantoincredibilmente precisa. È ciò che ha permessoalla Italservices di crescere. Tessendo una retecommerciale che va dal Medio Orienteagli Stati Uniti. Moreno Giuriato apre le portedi un’impresa forgiata nella cultura del faretipica del Nord Est - Andrea Moscariello
24 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
COPERTINA I MORENO GIURIATO
DICEMBRE 2012 25NORD EST SVILUPPO
↑ Moreno Giuriato,presidente del Gruppo Italservices,
all’interno della sede di San Pietro in Gù (PD)
Piccoli passi, cauti ma sicuri, o strategie com-
merciali aggressive e investimenti esponen-
ziali? Il mondo del made in Italy affronta le
criticità dei mercati partendo da questo
bivio. Due visioni diametralmente opposte
del fare impresa, entrambe fautrici di suc-
cessi, ma anche di colossali tonfi. Una riflessione di carat-
tere manageriale che coinvolge da vicino i distretti
produttivi del Nord Est, in particolare del Veneto. Rifles-
sione da esercitare con la consapevolezza che ora, persino
il minimo errore, può decretare la fine di un’attività. An-
dando ad analizzare i casi di maggior successo presenti sul
territorio, emerge sin da subito come, al momento, sia
stata la prima metodica, quella più prudente, ad aver pre-
miato le aziende. Lo conferma il caso del Gruppo Italservi-
ces, con sede a San Pietro in Gù (PD), produttore e
distributore di una decina di brand legati al casual e al je-
answear, su tutti Met e Cycle. Realtà che ha saputo rinvi-
gorire il distretto del denim dislocato tra il padovano e il
vicentino. Una crescita, quella di Italservices, che nel 2011,
anche a seguito di importanti acquisizioni, ha toccato
quota + 35 per cento e che anche per il 2012 prevede di in-
nalzarsi di ulteriori 5 punti percentuali. Risultati che pre-
miano le scelte del presidente, Moreno Giuriato, che
abbiamo incontrato alla vigilia dell’inaugurazione dello
store che il Gruppo ha appena ristrutturato a Miami.
Piccoli passi, ma sostanziali. È questa la strategiaper fronteggiare la crisi?«Non si può fare di tutta l’erba un fascio. Sul mercato ogni
impresa ha una sua identità, un suo modus operandi. Nel
nostro caso, e lo dimostrano i dati raccolti negli ultimi cin-
que anni, è stata la formula vincente. Ognuno dei nostri
singoli brand è cresciuto, trainato in particolare dal suc-
cesso di Met. Di conseguenza si è consolidato il bilancio
del Gruppo. La crescita, nel nostro caso, non avviene attra-
verso aggressività commerciali o sbalzi di fatturato, né at-
traverso l’apertura improvvisa di decine di negozi
monomarca. Le aziende che controlliamo si rivolgono a
26 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
↑ Moreno Giuriato e gli stilisti di Cycle,Elena Boaretto e Andrea Bertin
→ Eugenio Schiena, brand designer di tutti i marchidel Gruppo, in un momento di lavoro
COPERTINA I MORENO GIURIATO
specifiche nicchie, a determinati target, un insieme di fra-
zioni che, unite, ci consentono di ottenere grandi numeri».
Dunque frazionamento e diversificazione?«E grande attenzione al prodotto. Non ci si può permet-
tere di abbassare lo standard. Non rientriamo nel seg-
mento luxury ma ci rivolgiamo comunque a una fascia alta
del mercato. Ognuno dei nostri acquirenti deve essere con-
quistato, fidelizzato e guidato su determinati target. Una
politica che si riflette anche nelle nostre strategie di mar-
keting e pubblicitarie».
A proposito di pubblicità, il Gruppo ha incrementatonotevolmente gli investimenti.«Sì, ma solamente a seguito di un rafforzamento finanzia-
rio. Non credo nell’esporsi eccessivamente, nell’azzardare.
Il famoso “passo più lungo della gamba” è un errore che
oggi il mercato non perdona. Ci siamo consolidati, ab-
biamo aumentato le nostre possibilità di investimento, ul-
timamente abbiamo aumentato il capitale di 5,5 milioni,
e di conseguenza abbiamo ampliato le campagne pubbli-
citarie. In particolare, con Met siamo divenuti main spon-
sor di X Factor. La scelta non è casuale, in quanto Sky
rappresenta un network che non raggiunge i grandi nu-
meri delle reti generaliste, ma il suo pubblico è composto
prevalentemente dai nostri target di riferimento. Il rap-
porto tra marketing e produzione rappresenta una delle
voci più sensibili per un’azienda di moda. Nulla deve es-
sere lasciato al caso».
DICEMBRE 2012 27NORD EST SVILUPPO
Met si conferma il brand “internazionale” per la
crescita del Gruppo Italservices. Con l’ultima
collezione Primavera Estate è significativa la
crescita del +25 per cento fuori dal territorio domestico.
Dato che riflette e sostiene la strategia di espansione
all’estero intrapresa dalla società, che prevede nuovi
progetti e accordi distributivi. Met ha recentemente
inaugurato il nuovo showroom direzionale a Parigi, in
Rue de Rivoli. Lo showroom è diretta espressione del
grande interesse riservato al brand da parte del mer-
cato francese – cresciuto del 10 per cento rispetto allo
scorso anno – oltre che un’importante vetrina per i
clienti asiatici che si recano a Parigi alla ricerca di
nuove tendenze. Un prossimo, importante step sarà lo
sviluppo del mercato tedesco, anche in questo caso tra-
mite l’apertura di showroom direzionali. Sul fronte di-
stribuzione Bric, sono state avviate nuove
collaborazioni con partner strategici in Brasile, Russia,
India e Cina. Per quanto riguarda la strategia distribu-
tiva, Met ha avviato una proposta di prodotto ispirata
all’estate e al mare, che ha come obiettivo di rafforzare
l’offerta nel periodo maggio/luglio, in cui tipicamente i
clienti hanno una maggiore voglia di novità.
www.italservicesspa.it
MET SEMPRE PIÙINTERNAZIONALEIL BRAND CRESCE PUNTANDOA UNA NUOVA LINEA E STRIZZANDOL’OCCHIO AL MERCATO FRANCESE
28 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Nemmeno ora che avete maggiori potenzialità di in-vestimento cambierà filosofia?«Chiaramente possiamo aprirci a progetti di espansione
più ampi, ma resto della mia idea. Sono le piccole cose che
danno continuità e solidità a un’azienda. Seguire un pro-
getto per volta, sicuri e con una mission precisa. Questa
regola è valsa anche per la nostra espansione internazio-
nale. Abbiamo conquistato un paese per volta. Non ci
siamo mai esposti su larga scala. Una scelta intelligente, se
consideriamo che oggi la società è presente in tutti i prin-
cipali mercati europei, nel middle East, in Russia, in Giap-
pone e in America».
Colpisce il fatto che state stringendo nuovi rapporticommerciali con la Spagna. Non è forse un rischio in-vestire in un Paese così colpito dalla crisi?«Assolutamente no, la Spagna è uno dei Paesi in cui
stiamo lavorando di più ancora oggi. Anche in questo
Paese esistono delle nicchie di mercato che vanno nella
nostra direzione come potere d’acquisto. Non si può gene-
ralizzare. A crescere, per noi, sono anche Belgio e Olanda.
E lo stesso discorso vale per Francia, Germania e Stati
Uniti, dove abbiamo appena rinnovato lo store di Miami.
Semmai, è in Italia che dobbiamo rivedere la nostra stra-
tegia e sensibilizzare le istituzioni a intervenire nelle pro-
blematiche strutturali del lavoro».
Più problemi che in Spagna?«Sì. Nel nostro paese il lavoro è schiacciato da una pres-
sione fiscale che ci impedisce di essere competitivi e, co-
munque, anche la migliore delle produzioni non può
crescere senza internazionalizzare o, in alcuni casi, delo-
calizzare».
Altre aziende del suo settore, però, hanno fattomarcia indietro dopo aver delocalizzato.«Questo perché all’estero riconoscono ed esigono la
qualità di un’autentica produzione made in Italy. Se
proponiamo un livello inferiore a quello richiesto dagli
acquirenti stranieri siamo fuori dai giochi. È sulla qua-
lità e sulla creatività della moda italiana, non sulla
quantità che ci giochiamo la nostra stabilità. E ricor-
diamoci che non siamo “naturalmente” gli unici in
grado di investire in tecnologia e manodopera nel
mondo; anche oltre oceano sanno essere bravi quanto
OCCORRONO PRODOTTI ACCATTIVANTIPER CONQUISTARE NUOVI MERCATIE PARTNERSHIP
COPERTINA I MORENO GIURIATO
↑ Lo store appena rinnovato dal Gruppo a Miami
DICEMBRE 2012 29NORD EST SVILUPPO
noi nel coniugare moda e industria. Bisogna stare al
passo con i tempi, essere rapidi nell’evolvere i prodotti
e nel rendersi accattivanti per conquistare nuovi mer-
cati e cercare strategie di partnership nel presidiarli.
Per questo abbiamo rapporti diretti con i venditori di
quasi tutti i paesi stranieri, soltanto in rari casi utiliz-
ziamo come tramite i distributori».
Anche negli Stati Uniti?«Certamente. Negli Usa, con Met, stiamo ottenendo ri-
sultati significativi. Ma non seguendo una logica main-
stream. Infatti, il nostro prodotto accattivante è
particolarmente idoneo per l’acquirente della costa cali-
forniana e di quella della Florida. In particolare Miami,
oggi, è un luogo in cui transitano consumatori prove-
nienti da tutto il mondo. I target si identificano non solo
per potere d’acquisto e stili di vita ma anche per luoghi
di ritrovo. Ecco che l’appartenenza geografica conta sem-
pre di meno. La stessa persona che acquista un capo a
Miami molto probabilmente qualche mese dopo potrà
farlo a Milano, Londra o Parigi. È quello il segmento che
intendiamo conquistare».
Lei ha sempre sostenuto il suo territorio. «Perché questa regione è una delle più grandi risorse del
Sistema Paese. Prendendo ad esempio il nostro settore,
basta guardarsi intorno per vedere come anche nella più
piccola delle località si trovino imprese coinvolte nell’in-
dotto dell’abbigliamento, dalla fornitura di accessori alle
confezioni, lavanderie, stirerie, ecc. In particolare il seg-
mento denim, in Italia, si è sviluppato prevalentemente
nel quadrilatero tra Vicenza, Treviso, Padova e Venezia.
Qui le esperienze imprenditoriali, logistiche e il sapere
del personale che le compongono vanno tutelate».
Siamo alla vigilia delle elezioni. Crede che il nuovoGoverno, a prescindere dallo schieramento, potràdare stabilità al sistema produttivo italiano?«Mi auguro che l’incertezza della politica italiana, che fi-
nora ha creato moltissime difficoltà alle imprese, riesca
a trovare il giusto equilibrio condividendo politiche indu-
striali serie e a lungo termine, trovando indispensabili e
validi strumenti di supporto per le aziende che affron-
tano la sfida della globalizzazione. Speriamo che il corso
cambi, ridando fiducia al nostro Paese».
Il fatturato, in euro, ottenuto da Italservicesnel 2011. Il gruppo controlla 10 brand e si componedi tre unità operative.
134 Milioni
32 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
IL MODELLO NORD EST ANDREA TOMAT
LA STRADAOBBLIGATADELL’EXPORT
Apertura ai mercati internazionali, innovazione,aggregazione, revisione dell’assetto di governancein senso federalista. Il presidente degli industrialiveneti Andrea Tomat identifica gli asset per il rilanciodel Veneto e del Nord Est - Francesca Druidi
DICEMBRE 2012 33NORD EST SVILUPPO
L’edizione 2012 del rapporto “L’Italia delle imprese”,
realizzato dalla Fondazione Nord Est, offre uno
spaccato del sistema produttivo italiano che ap-
pare ancora fortemente provato dalla crisi, ma
nel quale si intravedono alcuni elementi di positività. Le
prospettive dell’economia veneta sono esaminate dal pre-
sidente degli industriali della regione Andrea Tomat.
L’export resta l’unica ancora di salvezza?«Il 2012 è stato sicuramente l’anno più difficile dall’inizio
della crisi. La ricerca ha evidenziato le grandi difficoltà che
stanno attraversando gli imprenditori veneti, ma ha anche
messo in luce il notevole sforzo che molte aziende stanno
compiendo, dimostrando elasticità, velocità e capacità di
reazione di fronte a un’economia in continua evoluzione.
Sono diverse le imprese che stanno individuando strate-
gie di successo per far fronte alla situazione, riuscendo da
sole o “in gruppo” a uscire dalla crisi attraverso processi di
innovazione di prodotto e di processo, l’apertura verso i
mercati esteri e con forme di aggregazione come consorzi,
joint venture, network informali e contratti di rete.
L’export rimane sicuramente la leva principale per lo svi-
luppo e la crescita delle aziende. È una fase molto difficile
in cui convivono preoccupazione e ottimismo. Per il 2013 i
segnali non sono incoraggianti ed è molto difficile fare pre-
visioni. La proiezione sui mercati esteri rimane sicura-
mente la strada obbligata per mantenere competitività e
rispondere a una domanda interna debole, che non riesce
a ripartire. Dobbiamo prepararci a resistere a oltranza, im-
pegnandoci a non demordere per difendere quanto siamo
Il Nord Est si è pressoché sempre rivelato un precur-
sore della situazione economica italiana, nonché un
laboratorio per le strategie aziendali più virtuose e
innovative. Oggi il territorio continua a risentire degli
effetti della crisi: il mercato interno soffre, mentre più
rosea è la situazione per quanto riguarda gli ordinativi
dall’estero delle imprese di medie dimensioni. Tornano
a prendere forma e ad affacciarsi sul dibattito politico
istanze legate a temi quali federalismo, autonomia, op-
posizione al centralismo. L’esigenza di superare
l’assetto istituzionale odierno, visto come una diret-
trice per il recupero di competitività del Veneto, e in
generale del Nord Est, è commentata dal presidente di
Unioncamere Veneto, Alessandro Bianchi (nella foto).
Come commenta l’andamento del sistema produt-tivo veneto?«Nel terzo trimestre dell’anno abbiamo assistito a una
nuova flessione dei livelli produttivi, -4,9 per cento su
base annua, ma la variazione congiunturale (-1,1 per
cento il dato destagionalizzato) rappresenta un segnale
di decelerazione della contrazione. In una situazione
ancora difficile per il settore manifatturiero, è impor-
tante saper cogliere alcuni sintomi che potrebbero por-
tare a un’inversione di tendenza nei prossimi mesi,
come le previsioni degli stessi imprenditori, che la-
sciano intravedere una fioca luce in fondo al tunnel.
Dopo una lunga serie di saldi decrescenti, infatti, le
aspettative degli imprenditori presentano un lieve mi-
glioramento sia per la produzione che per la domanda,
soprattutto quella estera, seppur ancora in terreno ne-
gativo, mentre mantengono un trend decrescente per
l’occupazione».
Il Veneto vuole tornare a essere la locomo-
NORD EST CROCEVIADI SVILUPPOIL PRESIDENTE DI UNIONCAMEREVENETO, ALESSANDRO BIANCHI,ANALIZZA L’ANDAMENTODELLA PRODUZIONE INDUSTRIALEE DELINEA UNO SCENARIOECONOMICO ANCORA INCERTO
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34 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
stati capaci di costruire in tutti questi anni».
Da quali settori e leve il Veneto può ripartire?«Ci troviamo in mezzo a una trasformazione epocale. Le
imprese dovranno mettere al centro il capitale umano,
per far fronte a un mondo nuovo, che la crisi ha cam-
biato per sempre. Per il rilancio della nostra economia,
occorrerà anche puntare su nuove strategie di mercato,
creando opportunità di investimento soprattutto nei
paesi dell’Europa allargata e dei nuovi mercati emer-
genti. Si stanno ridisegnando le mappe della competi-
zione e l’Italia, e l’Ue, dovranno ricollocarsi all’interno
dei nuovi equilibri. Di pari passo, le aziende dovranno
adattare le proprie strategie per mitigare l’aggressività
competitiva dei nuovi territori e massimizzare le speci-
ficità nei nuovi mercati che si verranno a creare. La prin-
cipale vocazione economica della nostra regione
continuerà a essere quella manifatturiera, orientata so-
prattutto ai mercati internazionali. Innovazione, dimen-
sione d’impresa, internazionalizzazione, filiere, ruolo del
web e delle nuove tecnologie: sono queste le leve com-
IL MODELLO NORD EST ANDREA TOMAT
tiva del Nord Est e del Paese. Quali sono le prospet-tive di crescita e di sviluppo nei prossimi mesi? «Per concretizzare questi pallidi segnali di recupero è
necessaria la ripresa della congiuntura internazionale.
Purtroppo le previsioni rischiano una nuova revisione
verso il basso a causa della crisi dell’euro, delle elezioni
americane e delle prospettive di crescita dei paesi
emergenti. È il caso dell’economia italiana che, stando
alle previsioni diffuse di recente dall’Istat, dovrebbe ac-
cusare una flessione del 2,3 per cento nel 2012 e dello
0,5 nel 2013, con ricadute negative anche per il Veneto:
il Pil regionale, infatti, subirà una contrazione del 2,1
per cento nel 2012 e resterà piatto nel 2013».
Sarebbe favorevole alla creazione di un’eventualemacro regione del Nord Est, con il Friuli Venezia Giu-lia e le Province autonome di Trento e Bolzano? Equali scenari si aprirebbero?«Con un bacino di 7,2 milioni di abitanti la macrore-
gione del Nord Est potrebbe essere la dimensione ne-
cessaria per fare massa critica, oltre a rappresentare
un’importante opportunità di crescita e motore di svi-
luppo a servizio dell’intero Paese. Con il Friuli Venezia
Giulia e il Trentino Alto Adige ci sono molti aspetti di
omogeneità. Dobbiamo capire che il futuro dell’Italia
dipende strettamente dalle condizioni di sviluppo del
Nord Est del Paese: non farlo sarebbe un errore, che
non ci possiamo permettere in questo momento di
crisi».
Secondo il governatore Zaia, autonomia e federali-smo rappresentano gli antidoti al centralismo. Leicosa ne pensa? Sono leve irrinunciabili per il sistemaproduttivo ed economico regionale?«Il federalismo è essenziale per noi perché premia le
regioni che risparmiano denaro pubblico e che sono
virtuose; perché permette alle imprese delle aree pro-
duttive di avere sviluppo e di non chiudere; perché per-
mette una forte crescita del Pil nelle regioni
produttive, che può andare a beneficio di quelle più po-
vere. I dati del debito pubblico e del calo del Pil lo di-
mostrano. Pertanto chiediamo la veloce attuazione dei
costi standard di cui al federalismo fiscale oggi al palo,
l’attuazione urgente della riforma titolo V con riferi-
mento agli articoli 116 sul federalismo differenziato e
118, che concerne il federalismo amministrativo». - FD
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DICEMBRE 2012 35NORD EST SVILUPPO
petitive su cui gli imprenditori devono puntare».
Quali sarebbero le principali opportunità di un’even-tuale macroregione del Nord Est?«Il Nord Est è già oggi una macroregione, fortemente inter-
connessa, al di là dei confini geografici delle singole aree.
Non si tratta, quindi, di disegnare nuove strutture, ma di
far dialogare più intensamente quelle esistenti, indivi-
duando le piattaforme di interesse prioritario. I sistemi in-
frastrutturali e logistici, quelli finanziari, la formazione
universitaria e i centri di ricerca, il mercato del lavoro,
vanno visti secondo un’ottica integrata e vanno gestiti
sempre più con l’obiettivo della composizione degli inte-
ressi comuni. Quest’area è centrale e strategica per lo svi-
luppo della nuova Europa; si tratta di una cerniera tra est
e ovest, tra nord e sud rilevante per volumi di Pil e per la
specificità della propria cultura industriale: la grande con-
centrazione di piccole medie aziende e lo spirito di im-
presa, una diffusa vocazione manifatturiera».
Autonomia e riordino delle province restano temicaldi. Quale assetto per il futuro?
«Dopo trent’anni che se ne parla, finalmente stiamo av-
viando una riforma di amministrazione degli enti locali,
cogliendo la sollecitazione europea per un’amministra-
zione moderna, evoluta, poco costosa e molto più effi-
ciente. L’attuale sistema non è sicuramente funzionale alle
esigenze di cittadini e imprese: è inutilmente costoso e
pletorico e disperde risorse. Se vogliamo elevare ulterior-
mente la qualità dei servizi, migliorare l’efficienza nella
loro erogazione, assicurare una rapida e agile rappresen-
tanza, serve una ristrutturazione intelligente, in chiave fe-
deralista, con un rapporto diretto tra cittadini e
governance locale, che consenta un maggiore controllo e
una gestione delle risorse ancora più efficiente. L’Europa
del futuro sarà sempre più l’Europa delle regioni, meglio,
delle macroregioni, che superano i confini amministrativi,
ottimizzando servizi e opportunità, sottraendo molte ri-
sposte e decisioni ai lunghissimi iter di approvazione a li-
vello centrale, ai veti incrociati e alle sovrapposizioni di
competenze. La crisi economica porterà profondi muta-
menti nei mercati e negli scambi, accentuando la compe-
tizione tra sistemi territoriali».
In questo scenario come si colloca il Nord Est?«Auspichiamo la creazione di un polo che coinvolga tutto
il Nord Est, una grande macroregione che si presenti con
il nome di Venezia, una città con un forte appeal a livello
internazionale. In questo senso, il processo di riordino
delle Province proposto in Veneto è un grande pasticcio
che il governo ci poteva risparmiare. Seguendolo, perde-
remo tempo e sprecheremo inutilmente risorse. Ci vuole
più coraggio. Bisogna abolire le Province, commissariarle
per due o tre anni per portarle alla chiusura, trasferendo le
competenze a Regione e Comuni e accompagnando il pro-
cesso con la creazione di Comuni di maggiori dimensioni
per diminuirne il numero a un terzo di quelli attuali. Diver-
samente, tanto vale tenere l’attuale assetto». \\\\\
↑ Andrea Tomat, presidentedella Fondazione Nord Est
36 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Occorre assumere uno sguardo d’insiemeper rafforzare l’attività estera delle imprese,rafforzarne l’aggregazione e valorizzarela progettualità, soprattutto dei giovani.Lo sostiene il presidente di Unioncamere FvgGiovanni Da Pozzo
UN’AZIONE ORGANICAPER LA CRESCITA
DICEMBRE 2012 37NORD EST SVILUPPO
IL MODELLO NORD EST GIOVANNI DA POZZO
«Il Friuli non è più un’isola felice». Sintetizza
così il presidente Giovanni Da Pozzo i risul-
tati dell’indagine congiunturale sull’econo-
mia della regione, presentata a fine novem-
bre e basata sulle risposte di un campione
di 1.500 imprese dei settori manifatturiero,
commercio al dettaglio, turismo, costruzioni e vitivinicolo.
Per quanto riguarda il manifatturiero, dai dati del consun-
tivo sul 3° trimestre emerge che il calo tendenziale della pro-
duzione, rispetto allo stesso periodo del 2011, si attesta al
-1 per cento; calano anche gli addetti: -1,3 per cento tenden-
ziale. Non va meglio per il commercio al dettaglio: -4,9% le
vendite, -1,3 per cento gli addetti, mentre il 52 per cento del-
le imprese si attende una riduzione del fatturato. Quello del-
le costruzioni è il settore che paga lo scotto maggiore: -5,6
per cento la produzione, -9,1% il fatturato, -8,3 per cento gli
occupati, con un 41 per cento degli imprenditori che preve-
de una riduzione del fatturato. Meno problematica la situa-
zione delle imprese del settore vitivinicolo -0,4% la produ-
zione, -0,31 il fatturato delle aziende che non esportano, com-
pensato però da un balzo in avanti di quelle esportatrici
(+10,7%), mentre risulta stabile la situazione occupaziona-
le. Detto ciò, resta centrale e trasversale, per Da pozzo, il
problema del credito: «Di fronte a un aumento di richiesta
di credito da parte delle pmi del 9%, soprattutto sul breve
termine per necessità di cassa o piccoli investimenti – ha
ribadito – l’erogazione è invece diminuita del 3%. È neces-
sario un intervento di tutte le istituzioni, perché il credito
è fondamentale per la sopravvivenza delle imprese, soprat-
tutto le più piccole».
Su quali settori, dunque, il Friuli Venezia Giulia devepuntare?«Insisto sull’internazionalizzazione, attività per cui le impre-
se hanno un importante e prioritario punto di riferimento
nel sistema camerale. Stiamo cercando, come Unioncame-
re regionale, di promuovere sempre più il nostro tessuto pro-
duttivo nel complesso, ponendoci in questa veste unitaria
e non parcellizzata quando accompagniamo le nostre pmi
sui nuovi mercati, specie in quelli più difficili da conquista-
re ma più promettenti se affrontati in forma organica e di
sistema. E qui si innesta il discorso delle reti: le nostre mi-
croimprese hanno bisogno di fare massa critica e la rete può
essere una soluzione in grado di aumentare la competiti-
vità, senza ledere le singole autonomie. Certo restano da
superare le difficoltà endemiche del sistema Paese: burocra-
zia eccessiva, costi smisurati di energia e lavoro, infrastrut-
ture anche comunicative e tecnologiche non adeguate a que-
sti tempi e a questi mercati».
Con quali strumenti specifici sosterrete le aziende neipercorsi di internazionalizzazione, aggregazione e in-novazione? «Con varie iniziative: bandi per le imprese giovani, per gli
incubatori d’impresa, per le reti rivolte all’estero; voucher per
l’internazionalizzazione e bandi per abbattere i costi di re-
gistrazione di marchi e modelli che preservano il know how
aziendale. Promuoviamo poi la formazione, le consulenze,
i workshop sull’internazionalizzazione, oltre che gli incon-
tri business-to-business e le missioni».
Infrastrutture, energia, politica industriale e lavorosono i temi cardine sui quali si gioca la partita dellaripresa. «Bisogna che le istituzioni regionali sostengano l’impresa,
permettendole di investire in loco, soprattutto nella parte
di alta progettazione, quella che garantisce il valore aggiun-
to al prodotto o al servizio nell’attuale fase di profonde ri-
conversioni e trasformazioni del concetto di produzione, tra
locale e globale. Le priorità per il nostro sistema sono, pur-
troppo, le solite, quelle lasciate irrisolte ma che ormai non
si possono più derogare. Una burocrazia stantia da scardi-
nare e rinnovare, un sistema di infrastrutture energetiche,
viarie, portuali, aeroportuali e ferroviarie che devono diven-
tare funzionali a cittadini, imprese e merci, integrate e age-
voli. La nostra regione ha, in particolare, un sistema portua-
le da potenziare e armonizzare, in grado di portare notevo-
li benefici all’intera economia del Friuli Venezia Giulia, se ac-
cordato a una logistica capace davvero di valorizzare la fa-
vorevolissima posizione geografica del nostro territorio».
Sul versante specifico del fare impresa?
«Servono più incentivi e formazione alla crescita dimensio-
nale delle imprese, nell’ottica di una maggiore competiti-
vità. E ciò non significa solo grandi aziende, significa an-
che trovare le forme corrette e proficue di rete per svilup-
pare la capacità di stare sul mercato. Occorre, quindi, pun-
tare sui giovani, dal lavoro all’impresa, con iniziative con-
crete a loro vantaggio, sostenute dallo stanziamento di ri-
sorse adeguate. La nostra Camera di Commercio, per
esempio, ha messo in campo oltre 2 milioni di euro, deri-
vanti da un risparmio ottenuto da una buona gestione del
2011, per bandi e attività a sostegno diretto dei giovani aspi-
ranti e neoimprenditori, dai 18 a 30 anni». \\\\\ FD
↙Giovanni Da Pozzo, presidentedi Unioncamere e della Cameradi Commercio di Udine
38 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
IL MODELLO NORD EST STEFAN PAN
QUALIFICARELA SPESA PUBBLICA«Dobbiamo essere capaci di spendere meno e meglio»,spiega Stefan Pan, che guarda con preoccupazionealla riduzione degli investimenti strategiciin Alto Adige causata anche all’aumento esponenzialedei capitoli di spesa dell’apparato pubblico
La struttura del bilancio della provincia dell’Alto
Adige è radicalmente cambiata negli ultimi
anni, ritornando ai livelli del 2003, con un crollo
nella spesa per gli investimenti che è passato
dal 45 al 24 per cento e un aumento invece di
quella corrente dal 55 al 76 per cento delle ri-
sorse disponibili. In questo quadro economico, Stefan Pan,
a capo di Assoimprenditori, punta il dito su tre grandi voci
di spesa che rappresentano ormai metà dell’intero bilancio
provinciale: amministrazione, sanità e formazione. «La Pro-
vincia assomiglia sempre di più a un’azienda che paga solo
gli stipendi ai propri lavoratori, le spese per l’affitto e la bol-
letta energetica, ma a cui non restano abbastanza fondi per
praticare investimenti strategici destinati a competitività
e crescita». Dove intervenire per snellire l’amministrazione
e non limitare le straordinarie opportunità di sviluppo del
territorio, nel punto di Stefan Pan.
DICEMBRE 2012 39NORD EST SVILUPPO
Quali fattori hanno causato il crollo degli investi-menti e qual è la responsabilità delle società pubblichein tal senso?«Lo squilibrio che è venuto a crearsi nell’ultimo decennio
tra spese correnti e investimenti è sostanzialmente da ri-
condurre all’aumento esponenziale delle spese per il funzio-
namento dell’apparato pubblico. Per la sola sanità, che è il
capitolo di spesa più importante del bilancio provinciale,
sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro, ovvero gli stessi
mezzi disponibili per gli investimenti. Sono cresciute molto
anche la spesa per l’amministrazione generale e quella dei
finanziamenti ai Comuni che, di fatto, coprono in larghis-
sima parte le spese amministrative dei vari municipi. Il pro-
liferare di società pubbliche ha sicuramente contribuito a
questa evoluzione: in Alto Adige oggi esistono circa 230
istituzioni, enti e società con partecipazione pubblica che
sono stati istituiti con leggi provinciali o regolamenti co-
munali. Occupano quasi 4mila dipendenti e la maggior
parte di essi non opera nel settore pubblico, bensì in settori
economici come l’energia, le comunicazioni o i trasporti».
Le associazioni economiche hanno elaborato un do-
cumento con alcune proposte per rimodellare il bilan-cio provinciale. Come dovrà essere qualificata la spesapubblica nella Provincia?«La strada da percorrere è molto chiara: bisogna puntare
sugli investimenti che creano valore aggiunto e occupa-
zione, a partire dall’export e dall’innovazione, e tagliare
sprechi e doppioni a tutti i livelli. In futuro avremo sempre
meno mezzi a disposizione e dovremo, quindi, essere ca-
paci di spendere meno e meglio. Lo snellimento dell’ammi-
nistrazione è il primo passo. Meno burocrazia,
riorganizzazione dell’amministrazione in modo da ottenere
risparmi sui costi del personale, ridefinizione dei servizi sa-
nitari e sociali davvero essenziali da offrire sul territorio
puntando sui centri di competenza e mettendo al centro
l’eccellenza delle prestazioni invece che quella delle strut-
ture. Il dialogo tra politica e parti sociali sarà decisivo se
vogliamo continuare a garantire gli elevati standard di qua-
lità, di occupazione e di benessere che oggi contraddistin-
guono l’Alto Adige anche in futuro».
A tal proposito, ritiene che nel futuro sarà necessa-rio un riequilibrio del rapporto pubblico-privato nellagestione e nell’assegnazione degli investimenti?«Assolutamente sì. Non siamo contro l’amministrazione
pubblica, al contrario, crediamo che un’amministrazione
pubblica efficiente sia uno dei presupposti per garantire il
buon funzionamento di tutta l’economia. Ma allo stesso
modo è l’economia - attraverso il mantenimento dell’occu-
pazione, il pagamento delle imposte, la creazione di valore
← Stefan Pan,presidente
di Assoimprenditori
UN’AMMINISTRAZIONE PUBBLICA EFFICIENTEÈ UNO DEI PRESUPPOSTI PER GARANTIREIL BUON FUNZIONAMENTO DELL’ECONOMIA
40 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
aggiunto e gli investimenti - che finanzia l’amministrazione.
È importante capire che ognuno ha bisogno dell’altro men-
tre oggi troppo spesso pubblico e privato sono in competi-
zione tra di loro. Non ha senso che la Provincia gestisca so-
cietà che di fatto sono aziende che fanno concorrenza alle
imprese locali in settori che di pubblico hanno ben poco. È
giusto invece che la pubblica amministrazione stabilisca le
regole del gioco senza sostituirsi al settore privato. Anche
in questo aspetto, abbiamo già dato la nostra piena dispo-
nibilità ad una collaborazione sempre maggiore, a partire
dagli investimenti strategici da realizzare sotto forma di
partenariato pubblico-privato».
Lei ha affermato che la provincia possiede opportu-nità straordinarie. Quali sono le leve di crescita e dicompetitività di cui dispone il territorio e su cui vo-gliono puntare le imprese?«L’Alto Adige parte da una base eccellente, come l’elevato
Pil pro-capite o il basso tasso di disoccupazione, che ci
pone in cima non solo alle classifiche italiane ma anche a
quelle europee. Inoltre, abbiamo la fortuna di essere un ter-
ritorio al centro dell’Europa, multiculturale e plurilingui-
stico, un vero ponte tra mondo italiano e tedesco. Poi ci
sono le nostre aziende, imprese fortemente radicate sul ter-
ritorio che nei loro settori sono spesso leader a livello mon-
diale. È da qui che bisogna partire, con il rafforzamento
dell’export che deve diventare una delle priorità. Dobbiamo
puntare sull’innovazione, scommettere sul futuro inve-
stendo sui giovani e garantendo quei presupposti - in par-
ticolare posti di lavoro qualificati e un sistema di
formazione eccellente - che permettano anche a loro di por-
tare avanti quel tasso di crescita e di sviluppo che ha fatto
dell’Alto Adige un modello di riferimento a livello interna-
zionale. È una sfida difficile, ma abbiamo tutti i mezzi a di-
sposizione per vincerla». \\\\\ EF
IL MODELLO NORD EST STEFAN PAN
20,95 mldPrestitiIl credito erogato secondo la Banca d’Italia a finegiugno in Alto Adige. Rispetto al 2011 le pmi hannoregistrato un calo del 2,5%, quelle grandi del 2%
1,2 mldSanitàIl finanziamento destinato al settore della sanitàche corrisponde alle stesse risorse disponibiliper gli investimenti
DICEMBRE 2012 41NORD EST SVILUPPO
IL MODELLO NORD EST PAOLO MAZZALAI
NUOVEAZIONI PER LACOMPETITIVITÀ
Le realtà produttive del Nord Est, che sull’in-
dustria manifatturiera e sulle costruzioni
hanno fondato i loro principali asset di svi-
luppo, sono oggi chiamate a valutare
nuove strategie di crescita partendo pro-
prio da un percorso di riorganizzazione del
sistema territoriale. A lanciare l’allarme sono i dati
emersi dal rapporto presentato dalla Fondazione Nord
Est per il 2012, nel quale emerge chiaramente una fles-
sione dei due comparti, in particolare di quello
manifatturiero, che cala del doppio (-10,3%) rispetto
all’andamento nazionale. Nella regione trentina, come
sottolinea il presidente degli industriali Paolo Mazza-
lai, la caduta è stata attenuata da un insieme di
misure “salvagente” concertate dalla Provincia con le
categorie economiche. Tuttavia, «gli effetti della crisi
si sentono anche in un territorio come il nostro che
finora ha saputo reagire alla crisi meglio di altri». Le
previsioni, in chiusura dell’anno, non aprono certo
spiragli di miglioramento: i consumi delle famiglie
diminuiranno del 3 per cento, gli investimenti delle
imprese del 6,8 e quelli degli enti pubblici dell’1,3. In
definitiva, la domanda interna calerà del 3,5 per
Il Trentino ha sottoscritto una serie di strategieche fanno leva su investimenti infrastrutturali,ottimizzazione della pubblica amministrazione,politiche per la formazione, lavoro e innovazione.Ne parla Paolo Mazzalai
↑ Paolo Mazzalai,presidentedi Confindustria Trento
42 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
cento, la stessa che si era fermata allo 0% nel 2011.
Quali fattori hanno provocato queste sofferenzesul territorio?«Nel manifatturiero sono in difficoltà le aziende legate
al mercato domestico inteso in senso ampio, perché
ormai è da considerare tale l’intero mercato dell’Unione
europea. Solo chi negli ultimi anni ha cercato sbocchi
nei paesi extraeuropei riesce a tenere testa al calo della
domanda interna. Quello delle costruzioni è un caso a
parte. È un settore che si è sviluppato soprattutto in
anni di abbondanza di appalti pubblici. Oggi non è più
così, perché le opere in programma sono state realiz-
zate e i bilanci pubblici hanno subito forti contrazioni
nell’ultimo quinquennio, e ci si trova con un comparto
sovradimensionato rispetto alla domanda locale».
Su quali premesse dovrà fondarsi un percorso diriordino del sistema produttivo del Nord Est?«Chi vorrà cogliere l’opportunità di ristrutturarsi per
superare questa crisi dovrà pensare soprattutto alle
aggregazioni e alla patrimonializzazione. Non sto
dicendo che tutti devono diventare grandi come
dimensioni, ma sicuramente il mito del “piccolo è
bello” ormai è superato. Bisogna avere le spalle forti
abbastanza per andare all’estero. Questo significa avere
una taglia e una dotazione finanziaria adeguate. Oggi
esistono forme di aggregazione, come le reti d’impresa,
che consentono di rafforzarsi senza perdere la propria
identità a livello di singola realtà aziendale. C’è poi il
capitolo dell’innovazione su cui ogni azienda, grande o
piccola, non potrà fare a meno di lavorare».
Quali strumenti di rilancio Confindustria metteràa disposizione per le imprese domestiche più col-pite dalla crisi?«Da diversi anni noi aiutiamo le nostre imprese attra-
verso Trentino Export. Ora però vogliamo spingere
ancora di più e abbiamo costituito una nuova area per
l’internazionalizzazione con l’obiettivo di presidiare
direttamente il tema, in partnership con le strutture
pubbliche preposte, ma fornendo consulenza diretta
alle imprese che vogliono approcciare i mercati esteri
e stimolando chi è più restio a mettere il naso fuori dal
proprio giardino. Inoltre, abbiamo contribuito a defi-
-10,3% ManifatturieroIl crollo dell’industrianel territorio del Nord Est, il doppiodel dato nazionale
DICEMBRE 2012 43NORD EST SVILUPPO
nire la normativa provinciale sui contributi per
l’internazionalizzazione il cui regolamento è appena
stato approvato. Ci sono opportunità molto interes-
santi, ad esempio per la partecipazione a fiere
internazionali. Nei prossimi mesi organizzeremo anche
alcune missioni mirate in base agli interessi delle
nostre aziende».
Di quali obiettivi si è discusso con il ministro delLavoro Elsa Fornero in merito all’inserimento deigiovani talenti nel mondo professionale e alla pro-mozione dell’imprenditoria giovanile?«Il ministro è rimasto colpito favorevolmente dalla spe-
rimentazione che abbiamo realizzato negli ultimi
dodici mesi sul territorio trentino. Il progetto “Giovani
industriosi” che abbiamo lanciato un anno fa preve-
deva, tra le altre azioni, la promozione dell’uso del
contratto di apprendistato professionalizzante. Con
l’Agenzia del lavoro lo abbiamo anche potenziato, con
alcune misure di accompagnamento: una selezione di
giovani talenti da mettere a disposizione delle
imprese, l’organizzazione del modulo di formazione
obbligatoria prevista dal contratto e un accompagna-
mento del lavoratore verso un nuovo impiego nel caso
in cui il rapporto non prosegua dopo il periodo di
apprendistato. Soprattutto quest’ultima misura, che si
ispira chiaramente al modello di flexsecurity tipico dei
paesi del nord Europa, è una novità a livello nazionale».
Quali ulteriori sinergie territoriali nell’ambito del-l'innovazione, della politica industriale, del projectfinancing per le grandi opere sono in fase di elabo-razione?«Nei giorni scorsi abbiamo sottoscritto un protocollo
d’intesa con la Provincia autonoma di Trento e con le
altre parti sociali ed economiche, intitolato “Nuove
azioni per promuovere la produttività e la competiti-
vità del Trentino”. Si tratta di una serie di strategie che
fanno leva sugli investimenti infrastrutturali, sul
miglioramento dell’efficienza dell’amministrazione
pubblica, sulle politiche per la formazione, il lavoro, la
ricerca e l’innovazione, applicata soprattutto a energia,
Ict e green economy. Gli strumenti riguardano le age-
volazioni Irap per le aziende virtuose, l’accesso al
credito e la liquidità per le imprese e un riordino degli
ammortizzatori sociali, grazie alla recente delega in
materia trasferita dallo Stato alla Provincia. Sono con-
vinto che questa sia la strada giusta per tornare a
crescere». \\\\\ EF
-3,5%Domanda internaIl calo previsto in Trentinoentro la fine dell’annocontro lo 0% registrato nel 2011
IL MODELLO NORD EST PAOLO MAZZALAI
BISOGNA PUNTARE SULLE AGGREGAZIONIE LA PATRIMONIALIZZAZIONE, IL MITODEL “PICCOLO È BELLO” ORMAI È SUPERATO
44 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
“La conoscenza dei processi che caratteriz-
zano lo sviluppo sociale ed economico, il
tema dell’identità territoriale e culturale
hanno un valore strategico per il futuro del
Nord Est. Il confronto di tali fenomeni con le altre aree
d’Italia e d’Europa consentono di collocare queste aree
regionali in un contesto più ampio, utile per cercare di
prefigurare le linee dello sviluppo prossimo e gli inter-
venti necessari a consolidarlo. Sulla base di questi pre-
supposti nasce l’idea di costituire la Fondazione Nord
Est, istituto di ricerca sociale ed economico promosso
dalle associazioni confindustriali e dalle Camere di
Commercio del Trentino Alto Adige, del Friuli Venezia
Giulia e del Veneto”. È questa la mission della Fonda-
zione Nord Est, vero e proprio osservatorio economico-
sociale dei cambiamenti che caratterizzano il
Triveneto. Dall’economia alle infrastrutture, dall’inter-
nazionalizzazione alla politica, dall’immigrazione ai
temi del lavoro, dal turismo all’istruzione, la Fonda-
zione studia e anticipa tutte le trasformazioni che in-
teressano tanto le aziende – pmi o multinazionali –
quanto i cittadini dell’area del Triveneto. Al centro di
ricerche e rapporti ci sono, ovviamente, le specificità
del Nord Est, le ragioni delle imprese, i temi riguardanti
le autonomie locali, il respiro internazionale di que-
st’area del Paese. Con l’obiettivo di creare le condizioni
L’OSSERVATORIO DEL TRIVENETO FONDAZIONE NORD EST
UN NUOVOMODELLO DI SVILUPPOWelfare, sistema economico e capitale umano,sono le vie obbligate per la crescita. Lo spiegal’indagine “Nord Est 2012. Rapporto sulla societàe l’economia” curata dalla Fondazione Nord Est
+37%InnovazioneÈ l’incremento delle imprese che,nonostante la crisi, hanno avviatoprogetti innovativi
DICEMBRE 2012 45NORD EST SVILUPPO
affinché il Nord Est si riconosca e venga riconosciuto
come un’area forte; proporre soluzioni ai problemi ri-
guardanti logistica, reti telematiche, finanza, forma-
zione, innovazione dell’area; fornire strumenti di
analisi, comprensione e informazione su temi politici,
economici e sociali, con particolare attenzione allo sce-
nario internazionale; valorizzare le risorse intellettuali
presenti nell’area.
È dei primi giorni di dicembre la presentazione della
13esima edizione di “Nord Est 2012. Rapporto sulla so-
cietà e l’economia”, a cura del direttore scientifico Da-
niele Marini, che “quest’anno vuole essere una sorta di
agenda delle priorità per lo sviluppo futuro del Nord
Dall’indagine “Italia delle imprese”, condotta dall’os-
servatorio della Fondazione Nord Est, è emerso che
la crisi non ha interrotto i percorsi di innovazione delle
imprese del Triveneto le quali, viceversa, hanno scelto
di mantenere i precedenti investimenti e, quando pos-
sibile, hanno avviato nuovi progetti. A fare il quadro
del tessuto produttivo del Triveneto è Silvia Oliva (nella
foto), segretario alla ricerca della Fondazione Nord Est.
In che modo l’imprenditoria del Triveneto ha rece-pito e tradotto il concetto di innovazione?«Da un lato, è proseguito il percorso di rinnovamento
del tessuto produttivo locale già iniziato prima della
crisi, dall’altro, si è aperta una nuova fase di innova-
zione volta proprio a reagire proattivamente.
L’innovazione scelta dalle imprese locali non è stata
solo un’innovazione di prodotto, realizzata dal 53,4%
delle imprese, ma anche di processo per il 51,7%. In en-
trambi i casi è stato confermato il modello di innova-
zione delle pmi nordestine che spesso, a causa di
ridotte spese in R&S e di un basso numero di brevetti
depositati, appare come poco innovativo».
Quali settori ritenuti poco innovativi stanno dimo-strando un cambio di rotta?«Alcune ricerche mostrano un’intensa attività
d’innovazione nell’ambito dell’agricoltura sia in termini
di rinnovamento dei processi produttivi con una mag-
giore automazione, sia con l’ingresso di nuove figure
professionali necessario all’avviamento di attività con-
nesse come la trasformazione, le energie rinnovabili e
altro. L’innovazione riguarda anche il mondo delle coo-
perative sociali che, oggi più che mai, per rispondere
alla diminuzione delle risorse da parte degli enti pub-
blici, che finora rappresentavano il cliente prin-
IL TRIVENETOALLA PROVADELL’INNOVAZIONEIL PUNTO DI SILVIA OLIVA, RICERCATRICEDELLA FONDAZIONE NORD EST, SULLACAPACITÀ DELLE IMPRESE NORDESTINEDI FARE INNOVAZIONE, ANCHE IN TEMPIDI CRISI
▶
16,4%ImpreseÈ la percentuale delle aziendeche collabora con il sistema delle universitào si avvale di consulenze esterne
46 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Est. Non quindi un elenco esaustivo, bensì una prima
base per una proposta di riflessione alla comunità del
territorio”. Nella premessa al rapporto il presidente An-
drea Tomat definisce l’anno che si sta concludendo
come quello “più complicato e difficile dall’avvio della
crisi cinque anni fa. Stiamo attraversando un lungo e
impegnativo percorso di trasformazione che investe
largamente anche il nostro sistema produttivo e so-
ciale. All’interno di un contesto nazionale e internazio-
nale in tumultuoso cambiamento anche il Nord Est è
quindi chiamato a ripensare il proprio percorso”. Il rap-
porto è un “termometro” delle trasformazioni demogra-
fiche, economiche, dei modelli di welfare, della
governance territoriale e aziendale, che indica passaggi
obbligati e direzioni da seguire per la crescita futura,
che dovrà passare inderogabilmente da apertura inter-
nazionale, innovazione e nuovi modelli di azione. È
quella che Tomat definisce “non un’opera di maquillage,
ma di ristrutturazione del sistema e dell’agire dei sin-
goli. L’azione, paradossalmente, può e deve partire
dalle cose più minute, da processi di semplificazione e
razionalizzazione della macchina pubblica che rendano
la società e i rapporti economici più lineari, agili, tra-
sparenti e molto, molto meno costosi”. Dal rapporto si
evince che l’area si sta avviando verso una, seppur
lenta, risalita: sebbene con il segno meno davanti, gli
indicatori indicano una maggiore stabilizzazione delle
performance. Tuttavia, resta un passaggio difficile
L’UE E I PRINCIPALI PAESI EUROPEI HANNO LE LORORESPONSABILITÀ NEL NON AVERE PROCEDUTOPIÙ RAPIDAMENTE ALLA COSTRUZIONE POLITICA,E NON SOLO MONETARIA, DELL’UNIONE
DICEMBRE 2012 47NORD EST SVILUPPO
quello che sta attraversando il Nord Est, “complicato
anche da un clima sociale che, per quanto si cerchi di
motivare e di analizzare con tutti i distinguo del caso,
rimane comunque generalmente cupo”.
Analizzando la situazione socio-economica dell’area Ue,
secondo Marini, sono due sono gli insegnamenti da tener
presente. Il primo riguarda l’esigenza di riscrivere un
nuovo modello di sviluppo delle aree di più lunga tradi-
zione industriale, adeguarlo al nuovo scenario socio-eco-
nomico globale, innovarlo rendendolo più sostenibile e
compatibile con i nuovi equilibri. “I mutamenti che
stanno avvenendo negli assetti geo-economici interna-
zionali e i cambiamenti generati dalle nuove tecnologie
richiedono di rivisitare i tradizionali canoni del nostro
sviluppo”. Il secondo insegnamento riguarda quella che
Marini definisce “velocità”: è necessario agire celermente.
L’Ue e i principali Paesi europei hanno le loro responsabi-
lità nel non avere proceduto più rapidamente alla costru-
zione politica, e non solo monetaria, dell’Unione.
Da qui la necessità di un cambiamento tridimensio-
nale, che deve svilupparsi lungo tre direttrici: un nuovo
processo di coesione sociale; un sistema produttivo im-
materiale e un sistema istituzionale inserito all’interno
di territori sistemici. \\\\\ CG
cipale, ha innovato sia in termini di prodotto che in
termini di processo e organizzazione».
Mettere in rete l’intera filiera dell’innovazione - uni-versità, imprese, sistema bancario e territorio - è lamisura chiave per rendere possibile una politica eco-nomica centrata sull’innovazione come motore dellacrescita. Come si sta muovendo il Veneto?«In realtà i dati raccolti raccontano di un sistema im-
prenditoriale che ancora utilizza poco i soggetti del
territorio preposti allo sviluppo e al sostegno dell’in-
novazione. Da un lato la maggioranza delle imprese
autofinanzia e autoproduce internamente
l’innovazione, anche nel caso di imprese di piccole di-
mensioni che certamente non hanno al loro interno
competenze e funzioni specificatamente dedicate a
questo. Dall’altro anche le imprese che agiscono attra-
verso dei partner dell’innovazione, solo in misura mi-
nore (16,4%) si rivolgono al sistema delle università e
della consulenza esterna. Diverse sono le ragioni che
gli imprenditori portano per spiegare questa difficoltà
nella collaborazione».
Ad esempio?«Riguardo le collaborazioni tra imprese e università e
poli tecnologici viene lamentata una distanza di lin-
guaggio e di tempistica. Per quel che concerne il cre-
dito, le banche sono viste come poco inclini ad
assumere il ruolo di partner a causa della loro incapa-
cità di valutare concretamente la validità di un pro-
getto di sviluppo e di innovazione, essendo
maggiormente attente agli aspetti delle garanzie pa-
trimoniali. Viceversa il territorio, inteso come di-
stretto, e gli attori della filiera sono senza dubbio visti
come i primi partner dell’innovazione: quasi l’80% di-
chiara di avere avuto collaborazioni finalizzate all’in-
novazione con i clienti italiani o esteri o con i propri
fornitori (italiani o esteri). Emerge, infine, anche un
20,2% di imprese che ha perseguito processi di rinno-
vamento aggregandosi con propri competitor per que-
sto preciso scopo mettendo insieme risorse,
competenze, conoscenze e relazioni». - CG
▶
L’OSSERVATORIO DEL TRIVENETO FONDAZIONE NORD EST
50 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
IL VENETO PUNTAAL FEDERALISMODIFFERENZIATO
Il governatore Luca Zaia la definisce«una rivoluzione pacifica che avviene nell’alveodella Costituzione». È il progetto sul federalismoa costo zero lanciato dalla Regione Veneto e articolatoin tre disegni di legge - Francesca Druidi
DICEMBRE 2012 51NORD EST SVILUPPO
AUTONOMIE LUCA ZAIA
Un federalismo “a geometria variabile” è
l’oggetto della proposta della Regione Ve-
neto. Il governatore Luca Zaia ha presen-
tato, lo scorso 13 novembre, i risultati del
gruppo di lavoro sul federalismo costi-
tuito dalla giunta regionale nel 2010 e
guidato da Luca Antonini.
Quali i punti salienti e quale il piano di attuazionedel provvedimento? «Con la legge si chiede in sostanza allo Stato che conceda
l’autonomia a quelle Regioni che già sono pronte a gover-
nare virtuosamente le proprie risorse, superando le strut-
ture centraliste e trasferendo alcune competenze, funzioni
legislative e amministrative. Una richiesta di autonomia
“differenziata” che parte dalla presa di coscienza, molto
realistica e pragmatica, di un fortissimo divario tuttora
esistente tra Nord e Sud. Il Veneto è pronto a governare
autonomamente il territorio, perché è virtuoso: chiede,
dunque, che questa realtà di fatto abbia un riconosci-
mento legislativo che gli dia la possibilità di farlo. Il tutto
senza stravolgere alcunché e a costo invariato, semplice-
mente applicando fino in fondo la Costituzione. Avan-
ziamo questa richiesta attraverso tre disegni di legge che
devono essere prima vagliati del consiglio regionale per
poi passare all’esame del Parlamento».
Cosa e come dovrebbe cambiare l’assetto di gover-nance del territorio veneto?«Il primo disegno di legge si focalizza sull’attuazione del-
l’articolo 116 della Costituzione, attraverso il quale possono
essere attribuite nuove competenze legislative per il Ve-
neto. Questo riassetto delle competenze, peraltro, è stato
elaborato ripensando i nostri obiettivi strategici. Per in-
tenderci: oggi non ci interessa tanto avere i giudici di pace,
quanto piuttosto poter decidere come e con quali risorse
governare il nostro sistema di istruzione, in particolare
quello universitario. Noi sappiamo cosa serve a questo ter-
ritorio in termini di formazione e ricerca e vogliamo colle-
garlo maggiormente al suo sviluppo sociale, economico,
culturale. Per poterlo fare abbiamo bisogno di autonomia.
↖ Luca Zaia,presidente dellaRegione Veneto
REGIONALIZZARELE FUNZIONI AMMINISTRATIVE
SIGNIFICA SNELLIRE LA BUROCRAZIA
52 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
AUTONOMIE LUCA ZAIA
Naturalmente, uno dei punti chiave di questo decentra-
mento ruota attorno al federalismo fiscale, che consente il
finanziamento delle nuove competenze legislative: non bi-
sogna dimenticare che l’Italia ha già legiferato in materia,
si tratta ora di dare piena attuazione alla riforma. E la no-
stra proposta vuol essere anche uno stimolo in questa di-
rezione, ma applicando appunto la “geometria variabile”: lo
fanno le regioni che sono pronte, le altre lo faranno
quando saranno altrettanto preparate».
Per quanto riguarda gli altri due disegni di legge?«Uno riguarda le funzioni amministrative e tocca l’articolo
118 della Costituzione. Il principio e la conditio sine qua
non federalista sono gli stessi: potremmo governare me-
glio di quanto non succede adesso con la gestione centra-
lista. Una delle funzioni che potremmo gestire noi, ad
esempio, è quella attualmente in capo alla Sovrintendenza
per i beni culturali, cioè a un organo dello Stato. Regiona-
lizzare le funzioni amministrative significa snellire note-
volmente la burocrazia: è paradossale che una terra come
il Veneto debba essere rallentata proprio dal gravame bu-
rocratico, uno dei fattori che incidono più pesantemente
sullo sviluppo. Infine, c’è la terza proposta, sulle norme per
la tutela dei lavoratori veneti e il potenziamento dei servizi
sociali sul territorio. Rientra nel percorso che ho appena
delineato e riguarda più da vicino quel residuo fiscale, ve-
neto e delle altre regioni virtuose, che si perde nei rivoli
delle contribuzioni statali con la cosiddetta “solidarietà oc-
culta”, realizzata attraverso numerosi interventi di prote-
zione sociale. Si tratta, quindi, di applicare il principio della
territorialità anche in materia previdenziale e sociale».
L’autonomia resta un tema portante per il Veneto,sostenuto da istituzioni e associazioni imprenditoriali.Si era parlato, a questo proposito, di referendum po-polare. Questa iniziativa legislativa è, dunque, lastrada da intraprendere per “prendersela”l’autonomia, come lei stesso ha dichiarato? «La scelta fatta dal Veneto con la proposta di federalismo
a geometria variabile è certamente lo strumento più effi-
cace, anche se i tempi non sono brevissimi. È una rivolu-
zione, ma pacifica perché avviene nell’alveo della
Costituzione».
Lei è attendista nei confronti dell’esito finale dellariforma delle Province, sulla quale però si è espressocon parole decisamente contrarie. Quali i suoi auspicinei confronti del futuro profilo istituzionale?«Credo che un’operazione del genere richieda molto tempo
e non ci si debba limitare a un intervento contabile relativo
alle sole province. È un discorso ben più grande, che ri-
guarda il modo in cui si vuole gestire e governare i terri-
tori. In ogni caso, bisogna agire in modo da non creare
suddivisioni da cui emergano cittadini di serie A e cittadini
di serie B. Tra l’altro, la Regione ha presentato ricorso alla
Corte costituzionale per conto delle Province. Bisogne-
rebbe aspettare cosa dice la Consulta, perché se una legge
viene bocciata da quest’ultima deve essere annullata. Ci si
ritroverebbe nella situazione assurda di portare a compi-
mento una legge che verrebbe poi sconfessata da una sen-
tenza costituzionale. Senza contare che le Province non
sono soltanto una suddivisione amministrativa, ma rispec-
chiano l’identità di intere comunità e territori». \\\\\
54 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
AUTOGOVERNOE COOPERAZIONE
AUTONOMIE RENZO TONDO
È un’autonomia che funziona,quella del Friuli Venezia Giulia, perché restituiscea cittadini e imprese le risorse fiscali generatesul territorio. Alla difesa di questa prerogativasi affiancano progetti come il Gect “Senza confini”.Ne parla il governatore Renzo Tondo
DICEMBRE 2012 55NORD EST SVILUPPO
Il prossimo 31 gennaio 2013 sarà una data significa-
tiva per la storia del Friuli Venezia Giulia. Verrà, in-
fatti, celebrato il cinquantenario dell’istituzione
dello Statuto speciale. E se la Regione è già impe-
gnata a condensare e analizzare l’esperienza della
specialità attraverso l’elaborazione di dati, cifre e in-
dicatori statistici, il presidente Renzo Tondo offre una rico-
gnizione sulle prospettive presenti, passate e future legate
all’autonomia, allargando lo sguardo ai nuovi strumenti di
cooperazione territoriale nei nuovi scenari europei.
La Regione si appresta a festeggiare i 50 anni delloStatuto di autonomia speciale approvato nel gennaiodel 1963. Con quale spirito?«Non c’è dubbio che stiamo attraversando una stagione
politica difficile. Registriamo un tentativo abbastanza
chiaro, da parte dei poteri centrali, di ridurre le autono-
mie locali e regionali. Sulle Regioni speciali perdura un
diffuso pregiudizio, come ho potuto constatare io stesso
negli anni in cui sono stato deputato a Roma. Ai critici
non mi sono mai stancato di spiegare che la specialità
non è un privilegio, ma una responsabilità. Le entrate del
nostro bilancio derivano non da trasferimenti negoziati
con lo Stato centrale, ma da compartecipazioni percen-
tuali sui tributi riscossi sul nostro territorio (Irpef, Iva,
Ires), oltre che da tributi propri. Con queste gestiamo
tutto, senza chiedere un euro allo Stato centrale. Tanto
per citare le voci più importanti del bilancio: la sanità, il
trasporto pubblico locale e persino i trasferimenti agli
enti locali, a differenza di altre Regioni a Statuto speciale,
che per questo dipendono ancora dallo Stato. Con la crisi
economica e la riduzione delle entrate, abbiamo dovuto
stringere la cinghia. Non possiamo scaricare la responsa-
bilità su altri. Dobbiamo rispondere direttamente ai cit-
tadini di come spendiamo i soldi. Da noi il federalismo
fiscale è una realtà».
Che bilancio si sente di trarre da mezzo secolo diautonomia speciale?«Se mi guardo indietro, vedo il percorso che ha compiuto
la comunità regionale. Non dimentichiamoci che nel se-
condo dopoguerra la nostra era una regione povera, una
terra di emigrazione. Da allora, il Friuli Venezia Giulia ha
saputo imboccare la strada dello sviluppo, raggiungendo li-
velli di benessere paragonabili a quelli delle più sviluppate
↑ Renzo Tondo,presidente della RegioneFriuli Venezia Giulia
← Palazzo del Lloyd Triestino,sede della Regione FVG
Foto
AR
C M
onte
nero
56 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
regioni italiane ed europee. In mezzo secolo si è passati
dalla civiltà contadina al miracolo delle piccole e medie im-
prese diffuse e dei distretti industriali, per arrivare oggi al-
l’economia del nuovo millenni sostenuta dalla
valorizzazione del capitale umano, dalla ricerca e dall’in-
novazione. In tutto questo, l’autonomia speciale ha gio-
cato un ruolo decisivo. In occasione del cinquantenario,
abbiamo pubblicato quattro volumi con indagini statisti-
che sui vari aspetti della realtà regionale, dall’economia
alla famiglia. I numeri parlano chiaro: le risorse generate
dal territorio sono state restituite al territorio in modo vir-
tuoso, sotto forma di infrastrutture e servizi che hanno ac-
compagnato e sostenuto la crescita economica e civile del
Friuli Venezia Giulia».
Quale futuro vede per l’autonomia del Friuli Vene-zia Giulia?«L’autonomia oggi va prima di tutto difesa contro i tenta-
tivi di metterla in discussione. E va difesa non per ragioni
ideologiche, ma semplicemente perché funziona. Cre-
diamo, anzi, che possa costituire un modello anche per le
Regioni ordinarie. L’Autonomia, in questi cinquant’anni,
non è mai stata ferma, si è evoluta nel tempo. Questa è
la scommessa che abbiamo davanti. Tanto per fare un
esempio: negli ultimi anni abbiamo acquisito nuove com-
petenze dirette, come le strade e parti importanti del de-
manio pubblico. Ora puntiamo anche all’istruzione».
Il Friuli Venezia Giulia ha recentemente costituito,assieme a Veneto e al Land austriaco della Carinzia,l’Euroregione “Senza confini”. Qualcuno l’ha definitauna data storica.
«Una data senza dubbio storica perché “Senza confini” è
destinata a raccogliere l’eredità della Comunità di lavoro
Alpe Adria, costituita a Venezia nel 1978, che ha avuto il
merito di avviare in modo pioneristico la collaborazione
transfrontaliera a cavallo del confine nordorientale
d’Italia, in un’Europa allora divisa dalla cortina di ferro.
Da tempo era maturata la convinzione della necessità di
aggiornare gli strumenti della cooperazione nel nuovo
contesto creato dall’Unione europea allargata. “Senza
confini” nasce, infatti, facendo riferimento alla recente le-
gislazione comunitaria sui Gect, i gruppi europei di coo-
perazione territoriale».
Lei ha parlato, in occasione della firma a Veneziaper “Senza confini”, di un punto di arrivo ma anche diun punto di partenza.«Un punto di arrivo perché, per arrivare alla costituzione
del Gect, abbiamo dovuto superare parecchi scogli. Un
punto di partenza perché adesso sta a noi riempirlo di
contenuti. Il Gect è un vero e proprio soggetto giuridico
e potrà prima di tutto essere destinatario delle risorse dei
vari Fondi europei, dal Fondo sociale a quello di Sviluppo
regionale, assumendone la gestione operativa e parteci-
pando direttamente ai bandi. Il banco di prova sarà la
prossima programmazione 2014-2020. E poi c’è
l’allargamento alla Slovenia e alle Contee croate dell’Istria.
A Venezia, in occasione della firma, c’erano i loro rappre-
sentanti in veste di “osservatori”. Un segnale che va nella
direzione giusta. Per affrontare la sfida della globalizza-
zione, i territori devono mettersi assieme. Solo così ce la
possiamo fare». \\\\\ FD
AUTONOMIE RENZO TONDO
→ I presidenti Renzo Tondo,Luca Zaia e Gerhard Doerfler
alla costituzione del Gect"Euregio Senza Confini",
a Venezia lo scorso novembre
Foto
AR
C M
onte
nero
DICEMBRE 2012 59NORD EST SVILUPPO
Ipiccoli imprenditori stanno vivendo giorni molto
difficili, ma sono anche protagonisti degli sforzi
per resistere alla crisi. Una cosa è certa: siamo il
Paese con il maggior tasso di imprenditorialità
nel mondo con 6,6 imprese ogni 100 abitanti. Al
secondo posto vi è la Francia, con 4,1 imprese ogni
100 abitanti, seguita dal Regno Unito, con 2,8 aziende
per 100 abitanti. Se l’Italia è la “capitale” mondiale del-
l’imprenditoria lo deve all’artigianato che, con 1.448.867
aziende, spicca per la capillare presenza sul territorio
italiano. Proprio all’artigianato e alle piccole imprese si
deve la tenuta occupazionale anche nella fase più acuta
della crisi: tra il 2007 e il 2010 le micro imprese con meno
di 9 addetti hanno fatto registrare un aumento dell’1,2
per cento degli occupati a fronte di un calo dell’1,5 per
cento degli addetti del totale delle imprese. Siamo un
popolo di imprenditori, dunque, e lo dimostriamo ogni
giorno, a dispetto della crisi e dei tanti ostacoli che tro-
viamo sul nostro cammino. Potremmo fare molto di più
se non dovessimo correre frenati da una zavorra pesan-
tissima fatta di pressione fiscale, oneri burocratici, ser-
vizi pubblici costosi e inefficienti, alto costo del credito.
Uscire dal tunnel della crisi, in queste condizioni, è pro-
prio un’impresa! Troppo spesso i nostri sforzi si infran-
gono contro un ambiente ostile all’iniziativa economica.
In questi anni, e segnatamente negli ultimi mesi, non
abbiamo visto interventi significativi per rimuovere i
vincoli e i costi che comprimono le potenzialità dell’im-
prenditoria italiana. Molti annunci, molte promesse, ma
siamo ancora lontani dall’avere garantite condizioni fa-
vorevoli alla continuità e alla solidità del nostro tessuto
produttivo. Non basta puntare sulle start up innovative
se poi in Italia continua a non esserci l’humus adatto af-
finché le imprese possano svilupparsi e generare occupa-
zione. Per offrire un futuro alle giovani generazioni
occorre sicuramente facilitare la creazione d’impresa,
ma è anche indispensabile dare segnali concreti alle im-
prese già esistenti. La battaglia contro la burocrazia sot-
trae ogni anno alle imprese ben 26 miliardi di euro. Non
riusciamo a toccare con mano gli effetti dei provvedi-
menti varati in questi anni. Le pur positive norme di
principio non si sono ancora tradotte in risultati con-
creti per gli imprenditori. Le imprese hanno bisogno di
concretezza, hanno bisogno di uno Stato che dia loro fi-
ducia e che investa sui talenti del made in Italy. Quel
made in Italy che, nonostante tutto, mantiene posizioni
di primo piano sui mercati mondiali grazie alla tenacia,
alla passione, alla creatività, alla tradizione, all’innova-
zione di milioni di imprenditori italiani. Confartigia-
nato, insieme con Rete Imprese Italia, continua la
battaglia per difendere questo patrimonio produttivo e
guidare le aziende verso la ripresa. \\\\\
STRUMENTI PER LE PMI GIORGIO GUERRINI
L’ARTIGIANATOGUIDA L’ITALIA
VERSO LA RIPRESA
60 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
STRUMENTI PER LE PMI GIUSEPPE TRIPOLI
Le piccole e medie imprese vanno agevolatesul piano burocratico e incentivate a fare rete.A sostenerlo è Giuseppe Tripoli, il quale illustracome le pubbliche amministrazionie le associazioni di categoria debbanocontinuare a collaborare - Nicolò Mulas Marcello
RIMUOVEREGLI OSTACOLIALLA CRESCITA
Sul piano della semplificazione burocratica per le
piccole e medie imprese qualcosa si sta muo-
vendo: «A breve – spiega Giuseppe Tripoli, garante
per le micro, piccole e medie imprese – prenderà
il via l’Agenzia per le imprese, che certificherà molte pra-
tiche amministrative evitando in questo modo una parte
significativa dei controlli pubblici come avviene per
l’amministrazione finanziaria nel caso dei Caaf».
Burocrazia e crisi economica rendono ancora piùdifficile l’esistenza delle pmi. Cosa si sta facendo a ri-guardo? «Sappiamo bene che la burocrazia è il primo nemico delle
pmi. Gli oneri amministrativi ammontano a 23 miliardi
di euro l’anno, mediamente 5.200 per impresa. Anche l’Ue
ha messo questo aspetto in primo piano, promuovendo
un sondaggio pubblico per individuare i 10 atti legislativi
europei più onerosi per le pmi e intervenire per modifi-
carli. In questi mesi il governo ha fatto diverse cose: ha
introdotto la possibilità di costituire una Srl a capitale ri-
dotto o semplificata con costi decisamente inferiori, ha
esteso l’uso della posta elettronica certificata a tutte le
società; dal prossimo anno anche le imprese individuali
saranno dotate di questo strumento per potersi relazio-
nare velocemente con la pubblica amministrazione azze-
rando i costi. In questo modo utilizzare la firma digitale
sarà più facile sia per sottoscrivere atti e documenti da
inviare alla Pa sia nelle transazioni commerciali per la co-
stituzione di una rete di imprese. La decertificazione, cioè
l’obbligo di non produrre più alla Pa certificati rilasciati
da un’altra amministrazione, come ad esempio il certifi-
cato antimafia o quello di iscrizione al registro delle im-
prese, facilita l’impresa attraverso l’interoperabilità della
pubblica amministrazione».
Qual è attualmente la situazione italiana perquanto riguarda i contratti di rete? «Sono 464 i contratti formalizzati per oltre 2.500 imprese
partecipanti; dunque 30 nuovi contratti di rete registrati
nell’ultimo anno. Dai dati del nostro ultimo monitoraggio
di fine ottobre emerge chiara l’attenzione con cui le im-
prese guardano al contratto di rete. Abbiamo pensato che
lo strumento del contratto di rete fosse quello giusto per
“invogliare” a dare continuità strategica alla miriade di
collaborazioni informali che già caratterizzano la vita
quotidiana delle nostre pmi. Mettersi insieme significa
restare competitivi, penetrare maggiormente nel mer-
cato italiano ed estero, promuovere assieme un marchio
comune, poter acquisire assieme managerialità - si pensi
alle figure dell’export manager o del responsabile finanza
aziendale - altrimenti troppo costose. Più del 70% delle
imprese dichiara che l’avervi aderito ha comportato il
mantenimento o la crescita dei propri livelli di fatturato,
elemento certamente non trascurabile in una fase di dif-
ficile congiuntura come quella che stiamo vivendo».
Le reti d’impresa stanno superando i distretti?«Le reti non superano, ma contribuiscono all’evoluzione
in corso nei distretti. La rete tra imprese è una delle mo-
dalità con cui i distretti possono aprirsi alle necessarie
collaborazioni extraterritoriali a fronte di dinamiche di
produzione e subfornitura di beni e servizi che abbedi-
DICEMBRE 2012 61NORD EST SVILUPPO
METTERSI INSIEMESIGNIFICA PENETRAREMAGGIORMENTENEL MERCATOITALIANO ED ESTERO
↗Giuseppe Tripoli,garante per le micro,
piccole e medie imprese
scono a logiche e traiettorie sempre più globali, o “glo-
cali” come spesso si dice. Le reti di impresa stanno avendo
una buona diffusione anche all’interno dei distretti, dove
è storicamente presente un ricco tessuto di relazioni re-
ticolari informali tra i diversi attori delle filiere produt-
tive locali. Tra le imprese manifatturiere che partecipano
a reti di impresa, poco più di un quinto appartiene a uno
dei 139 distretti industriali mappati dal servizio studi e ri-
cerche di Intesa Sanpaolo. Le imprese dei distretti hanno
stipulato contratti di rete con imprese locali, ma anche
con imprese localizzate in altre province, o addirittura
esterne alla regione, superando la dimensione distret-
tuale e ponendo le basi per la costruzione di solide colla-
borazioni a livello nazionale: non a caso, oltre 1/3 delle
reti a cui partecipano le imprese distrettuali sono pluri-
regionali».
Le reti riescono a superare in maniera più efficacele difficoltà nei rapporti con le banche?«Non ancora. Sono poche le banche che considerano un
plus di merito la partecipazione dell’impresa al contratto
di rete, o hanno proposto strumenti finanziari ad hoc per
le imprese in rete. Infatti, il 60% delle imprese ritiene che
la banca dovrebbe valorizzare maggiormente la parteci-
pazione dell’impresa alla rete. Il sistema bancario deve
svolgere, a mio avviso, un ruolo attivo nel favorire lo svi-
luppo di nuove reti e, soprattutto, nel sostenere e nell’ac-
compagnare le imprese lungo tutto il percorso di
collaborazione in rete, partendo dalla fase pre-costitu-
tiva, sostenendone l’avvio e fornendo supporto nella rea-
lizzazione del progetto in rete. Per tante piccole e medie
imprese la banca è ancora vista come il principale par-
tner con cui pianificare, non solo finanziarimente,
l’accesso ai mercati esteri o l’accelerazione dei processi di
internazionalizzazione e di innovazione. Questa richie-
sta di partenariato è più marcata tra le imprese di pic-
cole dimensioni e meno strutturate. Peraltro, le attese di
efficacia della rete aumentano significativamente soprat-
tutto per le imprese che vedono nella banca un possibile
promotore e facilitatore dei processi di internazionaliz-
zazione e innovazione». \\\\\
62 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
STRUMENTI PER LE PMI GIUSEPPE TRIPOLI
50 mldFatturato L’ammontare del fatturato estero annuo delVeneto supera i 50 miliardi di euro. La regionesegue la Lombardia per valore dell’export
64 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Lo scenario dei distretti è cambiatoe oggi deve fare i continon solo con il mercato globalema anche con la crisi economica.Enzo Rullani spiega come le retipossono essere un supporto per le pmi
RIPENSARE I MODELLIDI BUSINESS
DICEMBRE 2012 65NORD EST SVILUPPO
STRUMENTI PER LE PMI ENZO RULLANI
Le reti transterritoriali sono diventate importanti
in Italia dal 2000. Negli ultimi anni sono state al-
cune centinaia le esperienze contrattuali di reti,
ma ne esistono molte altre basate su diverse
forme contrattuali come joint venture, Srl di scopo, con-
tratti di licenza o di franchising, alleanze tecnologiche e
Ati: «Quando si parla di riposizionare il made in Italy –
spiega Enzo Rullani, docente di economia della cono-
scenza e di strategie di impresa presso la Venice Interna-
tional University – le reti diventano la risposta che
supplisce alla mancanza di soggetti forti in grado di ag-
gregare o di fondere le molecole del nostro sistema im-
prenditoriale».
Le reti di impresa hanno in qualche modo influitosul modello distrettuale italiano?«Le reti sono molte e rilevanti in Italia, anche perché sono
la leva che consente di trasformare i distretti industriali,
sottraendoli alla loro origine marcatamente locale e ma-
teriale. Le imprese dei distretti sviluppano, infatti, nume-
rose reti a monte e valle della loro attività, nella filiera,
collegandosi a fornitori e clienti che sono, in parte, si-
tuati all’esterno e anche in luoghi molto lontani, vicino
alle fonti della tecnologia, alle metropoli creative, ai mer-
cati finali. Ma intendiamoci: in questo modo, salvo ecce-
zioni, i distretti non muoiono affatto come erroneamente
si dice, ma usano le reti transterritoriali per trasformarsi,
modificando i modelli di business originari».
Cosa occorre fare quindi per valorizzare maggior-mente le reti?«In primo luogo, bisogna che gli imprenditori siano ab-
bastanza ambiziosi da immaginare cambiamenti im-
portanti degli attuali modelli di business, accettando la
sfida che ci viene dai paesi low cost. Nel momento in
cui un piccolo imprenditore, specializzato in un pro-
dotto o in una funzione particolare, pensa di innovare
in modo importante il suo prodotto o servizio, renden-
dolo più complesso e più ricco di significati e funziona-
lità, non tarda a rendersi conto del fatto che da solo
non ce la farà mai. Intanto per gli investimenti che sa-
rebbero necessari, e che spesso superano le sue dispo-
nibilità. E poi anche perchè la logica del fai da te
presuppone tempi e rischi di apprendimento che oggi
possono facilmente mettere una realtà fuori mercato.
Di qui l’imperativo: un imprenditore deve cercare di
mettersi insieme a chi ha le risorse complementari) che
a lui mancano».
Il modello imprenditoriale del nord est è ancora im-prontato sul modello individuale?«Bisogna vincere l’individualismo che caratterizza
l’attuale cultura imprenditoriale e che è anche frutto di
una storia distrettuale del passato basata su molta
concorrenza e scarsa collaborazione. Come farlo? In-
↑ Enzo Rullani,docente di economiadella conoscenzae di strategie di impresapresso la VeniceInternational University
66 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
nanzitutto documentando gli esempi - che non man-
cano - di collaborazioni vincenti, che hanno avuto suc-
cesso. In secondo luogo, spingendo gli imprenditori a
superare la diffidenza verso l’idea stessa di collabora-
zione, avviando qualche esperienza di co-innovazione e
di condivisione con pochi altri, ben scelti. Una politica
di sostegno alle reti, che mobiliti anche le associazioni
imprenditoriali, deve dunque nascere dal basso e da
nuclei di relazioni fiduciarie: non si tratta di mettere
insieme cento e duecento imprese che fanno la stessa
cosa, come ai tempi dei consorzi. Si tratta di trovare
un nucleo limitato e ben scelto di imprese che si perce-
piscano come affidabili e complementari in vista di un
progetto comune: cominciando da poco e aumentando
col tempo il livello di condivisione dei progetti e dei ri-
schi. Le reti vanno incoraggiate con qualche sostegno
che favorisca il contatto collaborativo, ma deve essere
chiaro che esse possono funzionare solo se sono in
grado di generare valore aggiunto, non solo di “cattu-
rare” qualche incentivo pubblico». \\\\\ NMM
STRUMENTI PER LE PMI ENZO RULLANI
UNA POLITICA DI SOSTEGNO ALLE RETI,CHE MOBILITI ANCHE LE ASSOCIAZIONIIMPRENDITORIALI, DEVE NASCERE DAL BASSOE DA NUCLEI DI RELAZIONI FIDUCIARIE
DICEMBRE 2012 67NORD EST SVILUPPO
Idistretti restano lo zoccolo duro dell’Italia imprendito-
riale. Sul piano della competitività, a livello interna-
zionale questo sistema ha prodotto importanti
risultati negli ultimi anni. «I nostri – spiega Valter Ta-
ranzano, presidente della Federazione dei distretti Italiani
– dimostrano ancora una volta non solo di resistere a una
fase recessiva, ma anche di anticipare le tendenze e di rap-
presentare un modello di riferimento. Un esempio per le
modalità di interazione e collaborazione tra imprese, per
la propensione a investire, per l’accesso a nuovi mercati,
per la capacità di amalgamare ruoli differenti e generare
nel contempo processi produttivi e organizzativi con un
elevato grado di innovazione e, infine, per la vocazione alla
sostenibilità».
È possibile trarre un bilancio del si-stema dei distretti nell’ultimo anno? «È ancora presto per stilare un bilancio sul
2012. In linea di massima possiamo antici-
pare che l’andamento è stato lo stesso del-
l’anno precedente: si è registrata una
crescita, che però non ha avuto il conforto
della continuità. Inoltre, sebbene l’export
abbia ormai un ruolo determinante, è una
variabile che da sola non è in grado di in-
nescare un’inversione del ciclo. Così per i
distretti permane una situazione in bilico.
Vi è poi un secondo aspetto, quello finan-
ziario: mezzi liquidi insufficienti, difficoltà
di recupero dei crediti commerciali, diffi-
coltà a ottenere finanziamenti dalle ban-
L’ARMA VINCENTEDELL’AGGREGAZIONELa crisi continua a mordere le impresema sul piano della competitività internazionalei distretti italiani continuano a fare scuola.Valter Taranzano spiega come le realtà distrettualicercano di reagire alla recessione
STRUMENTI PER LE PMI VALTER TARANZANO
↓ Valter Taranzano,presidente FederazioneDistretti Italiani
68 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
che a causa della crisi finanziaria. Tutti elementi che non
rendono sereni i nostri imprenditori».
Lo svilupparsi dei contratti di rete ha influito inqualche modo sulla salute dei distretti? «Certo, l’aggregazione è ormai una chiave di volta dello svi-
luppo dei distretti e i contratti di rete hanno dato forma
giuridica a questa strategia. In futuro i distretti dovranno
sempre di più fare gruppo se vogliono competere con i
mercati globalizzati. Gruppi sinergici tra loro, collabora-
tivi, destinati a creare una filiera del territorio. I contratti
di rete sono uno strumento idoneo per finalizzare queste
intenzioni».
Il Veneto è una delle regioni italiane con la più altaconcentrazione di distretti industriali. La crisi econo-mica ha influito in maniera significativa anche qui? «Certo che sì. La crisi sta influendo negativamente dapper-
tutto, quindi Veneto compreso, dove distretti come quello
dell’oro, della scarpa, del mobile o della meccanica stanno
vivendo momenti turbolenti. In compenso c’è quello del
food che sta andando molto bene, grazie soprattutto alla
vocazione all’export di questo tipo di realtà».
Ogni anno l’Osservatorio nazionale sui distretti ita-liani produce un rapporto che aggiorna sullo scenariodistrettuale.«Sì, stiamo lavorando sulla quarta edizione del nostro rap-
porto, la cui presentazione è prevista per marzo 2013. I di-
stretti rappresentano una peculiarità organizzativa del
sistema industriale italiano che il mondo ci invidia, un si-
stema che esiste da molto prima delle definizioni norma-
tive. L’Osservatorio nazionale sui distretti italiani è nato
tre anni fa per diventare la banca dati delle realtà distret-
tuali presenti nel nostro territorio, reti in continua muta-
zione che si sviluppano e si modellano con l’evolversi della
situazione economica. Dalla prossima edizione, inoltre,
potremo contare sulla collaborazione di Unionfiliere,
l’associazione delle Camere di Commercio per la valorizza-
zione delle filiere del made in Italy, che ha avviato con Fe-
derdistretti un percorso destinato alla fusione». \\\\\ NMM
I DISTRETTI DOVRANNOSEMPRE DI PIÙ FARE GRUPPOSE VOGLIONO COMPETERECON I MERCATI GLOBALIZZATI
STRUMENTI PER LE PMI VALTER TARANZANO
70 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
LE IMPRESE SI AFFIDANOAI FACILITATORI DI RETE
STRATEGIE MASSIMO PAVIN
Per gli industriali l’uscita dalla crisi è ancora lunga.Secondo Massimo Pavin bisogna agire sul cuneo fiscale,sulla produttività e sull’internazionalizzazione come levaper competere sui mercati globali. E ConfindustriaPadova punta adesso sui “facilitatori” - Elisa Fiocchi
DICEMBRE 2012 71NORD EST SVILUPPO
Soffre ancora il comparto industriale padovano
che nel terzo trimestre del 2012 ha visto scen-
dere l’indice della produzione industriale del 7
per cento su base annua. Nonostante i segnali
di vitalità di qualche settore o di alcuni seg-
menti di mercato, anche le vendite all’estero
arretrano e marcano un fenomeno che non accadeva sul
territorio dal 2009. «L’affaticamento dell’export, per mesi
unico traino della domanda, è l’inevitabile effetto della re-
cessione europea e di una congiuntura internazionale
meno tonica» dichiara Massimo Pavin, al vertice di Confin-
dustria Padova. Ma critico è anche il giudizio da parte
degli imprenditori che sulla durezza del clima congiuntu-
rale non vede tracce di attenuazione. «L’accelerazione ne-
gativa del terzo trimestre e le aspettative per la fine
dell’anno confermano che la luce è ancora distante e che
l’uscita dalla crisi sarà lunga». E non si scorgono segnali di
risveglio neppure dal mercato interno.
Uno scenario piatto e poco incoraggiante. Come ro-vesciarlo?«Lo scenario economico è certamente complesso, gravato
da forti incognite sul piano politico per il dopo Monti. Un
contesto nel quale gli imprenditori chiedono certezze e un
intervento che dia sostegno congiunturale e strutturale
alla domanda. Lo ripetiamo da tempo: quello della crescita
è il nodo essenziale in questa fase, almeno quanto gli
obiettivi di finanza pubblica. La legge di stabilità può se-
gnare un punto di svolta se abbasserà le tasse sul lavoro,
dando più competitività alle imprese e più soldi in tasca ai
lavoratori. Ma diluire l’azione non serve, tutte le risorse di-
sponibili vanno destinate a produttività e cuneo fiscale».
Temi su cui lo stesso Giorgio Squinzi è stato moltochiaro, denunciando il rischio che le aziende muoianodi fisco.«Questo è vero, è ciò che sta avvenendo nel nostro Paese,
perciò crediamo che i tagli fiscali vadano concentrati lì
dove servono davvero al rilancio dell’economia, quindi sulla
produttività e sulla riduzione del cuneo fiscale, causa pri-
maria dell’abisso tra salario netto e costo del lavoro, che
vale il triste record del 53 per cento, contro una media Ocse
del 35,4. Sappiamo che la coperta è corta, ma andrebbe as-
sestato un colpo deciso, con la riduzione dell’Irap sulle im-
prese e degli oneri sul lavoro dipendente, se si vuole avere
effetti sulle aspettative, quindi sull’occupazione e sulle
scelte di investimento».
Come si distribuiscono equamente le risorse?«Abbiamo già detto che siamo pronti a rinunciare a qual-
siasi forma di incentivo in cambio di una riduzione netta
72 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
del carico fiscale. A fronte di ogni euro di sussidio elimi-
nato, il governo garantisca una riduzione di pari importo
del cuneo fiscale che beneficerebbe tutte le imprese e i la-
voratori».
Quali strumenti e processi di internazionalizzazionesaranno attivati in futuro per sostenere la competiti-vità delle pmi sui mercati?«Le aziende che battono la crisi sono quelle capaci di pro-
iettarsi all’estero, di allargare i confini oltre l’orizzonte del
mercato europeo, eroso dalla recessione, per intercettare
la domanda potenziale dei nuovi mercati emersi o emer-
genti. Per l’associazione questo vuol dire impegno a favo-
rire la presenza del maggior numero di imprese in queste
aree, a rafforzare le filiere, a favorire le aggregazioni in-
torno a medie imprese globali che trascinano l’intera ca-
tena del valore. In questo modo si dà una risposta e si
aprono opportunità anche alle piccole imprese della sub-
fornitura industriale, oggi in difficoltà perché operano
prevalentemente sul mercato interno».
Quali mercati si dimostrano particolarmente inte-ressanti per favorire la crescita?«In un anno difficile come questo, ci siamo focalizzati su
India, paesi Asean e sull’area del Golfo Persico. Abbiamo
da poco accompagnato una decina di aziende di beni
strumentali e alimentari in incontri d’affari in Indonesia
e Thailandia e siamo appena rientrati da Dubai, dove ab-
biamo accompagnato quindici aziende del comparto edi-
lizio alla più grande fiera di settore dell’area».
Secondo l’indagine di Confindustria Padova, il 42,8per cento delle imprese già in rete non rileva svan-taggi. Quali opportunità garantisce oggi un sistemadi aggregazione?«La crisi ha alzato l’asticella competitiva e stare sui mer-
cati richiede dimensione adeguata, investimenti, offerte
integrate. Il 97 per cento delle nostre imprese ha fino a 50
addetti, una dimensione spesso insufficiente per affron-
tare i processi di innovazione e internazionalizzazione ne-
cessari per competere. Dobbiamo unirci e lavorare
insieme. Ma bisogna partire con il piede giusto, avere
chiare le finalità e gli strumenti, i limiti e i punti di forza
della rete. È nata da qui la decisione di Confindustria Pa-
dova di mettere direttamente in campo attività di sup-
porto alle aggregazioni con il progetto “FaRETEam”. Un
piano biennale articolato in una prima fase di formazione
rivolta alla struttura interna, a imprenditori e manager
con l’obiettivo di creare un team di “facilitatori di rete” e
un luogo di confronto dove cogliere i fabbisogni di aggre-
gazione e stimolare le collaborazioni tra imprese. Il pro-
getto prevede anche la clusterizzazione della struttura
produttiva provinciale per identificare i possibili ambiti
di aggregazione. Quindi la fase proattiva della promo-
zione di reti e network di imprese». \\\\\
STRATEGIE MASSIMO PAVIN
←Massimo Pavin firma l’accordotra Confindustria Padovae Banca Antonveneta,per sbloccare i crediti verso la Pa
DICEMBRE 2012 73NORD EST SVILUPPO
LA PREDISPOSIZIONEALL’EXPORT RESTA ALTANonostante la crisi, le imprese bellunesi non hannoperso la loro vocazione al commercio estero.Gian Domenico Cappellaro spiega comesono cambiate le abitudini degli imprenditori
Il mercato globale è diventato sempre più artico-
lato e complesso, ma le imprese della provincia
di Belluno hanno retto meglio di altre l’impatto
della crisi economica sui mercati esteri. Anche
la solida tradizione imprenditoriale del territo-
rio, però, deve fare i conti con i problemi dell’ac-
cesso al credito: «Le piccole e medie imprese venete –
spiega Gian Domenico Cappellaro, a capo degli indu-
striali della provincia di Belluno – continuano poi a re-
gistrare difficoltà nei confronti del sistema bancario; la
loro richiesta di credito aumenta mentre l’offerta si fa
più selettiva. A questo fine Confindustria, sia a livello
nazionale che regionale, ha avviato accordi con i mag-
giori istituti di credito al fine di facilitare l’accesso ai fi-
nanziamenti».
Parliamo di internazionalizzazione. Qual èl’attitudine al commercio estero da parte delle im-prese del territorio? «La provincia di Belluno conta di tante piccole e medie
imprese, capaci di competere a livello mondiale anche
nei settori più tecnologicamente avanzati. L’indice di
propensione all’export nel 2010 è risultato pari al 43,3
per cento, valore nettamente superiore a quello medio
veneto, 34,6 per cento, e nazionale, pari al 24,3 per
STRATEGIE GIAN DOMENICO CAPPELLARO
↑Gian Domenico Cappellaro, presidente
di Confindustria Belluno
74 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
cento. Siamo anche la patria di uno dei distretti indu-
striali più conosciuti e ammirati a livello internazio-
nale: quello dell’occhialeria, le cui esportazioni
rappresentano, in valore, oltre il 60 per cento del totale
provinciale. I nostri imprenditori hanno saputo col
tempo trasformare la fortissima vocazione all’export in
un reale processo di internazionalizzazione. Senza con-
tare il fatto che oggi essere presenti sui mercati esteri,
soprattutto quelli emergenti, è una delle poche strade
per sopravvivere a questa durissima crisi. Purtroppo le
nostre pmi scontano ancora il gap delle infrastrutture
immateriali. Solo recentemente sono stati sbloccati i
primi finanziamenti a favore della banda larga. Ora più
che mai il digitale rappresenta un reale strumento per
agganciare la ripresa, un moltiplicatore del potenziale
produttivo e creativo».
La crisi economica ha modificato le abitudini delleaziende bellunesi a rapportarsi con i mercati esteri?
«La vocazione all’internazionalizzazione è nel nostro
dna. Certamente il quadro competitivo si è fatto più
articolato e complesso, ma le nostre produzioni hanno
retto meglio di altre l’impatto della crisi grazie alla
maggior capacità di penetrazione sui mercati interna-
zionali: nel 2009 l’export provinciale è calato del 17,1 per
cento, a fronte di più elevate contrazioni accusate sia
a livello regionale (21,5%) che nazionale (20,9%). Ma già
nel 2010 la ripresa delle esportazioni è stata più intensa
a Belluno (+19,7 per cento) che in Veneto, +16,2 per
cento, e in Italia, +15,8 per cento. Sicuramente
l’economia globalizzata ha reso più evidente a tutti che
la consapevolezza che il modello di piccolissima im-
presa autonoma e autosufficiente, che ha connotato
con grande successo la storia imprenditoriale del Nor-
dest, non è più realistica. Nuove opportunità nascono
con l’aggregazione di imprese e di competenze, cre-
ando network flessibili ed elaborando strategie di fi-
liera condivise».
Per quanto riguarda Confindustria, qual è il vo-stro ruolo nel percorso di internazionalizzazionedelle imprese del territorio? «Mettiamo in campo iniziative utili ad agevolare la pe-
netrazione delle nostre aziende nei mercati esteri: dal
coordinamento di partecipazioni collettive a fiere in
tutto il mondo - spesso affiancate dal sostegno di con-
→ “Big5 show”,la più grande fiera
del settore ediledell’area del Golfo
Persico
60%ExportLa quota, sul totale provinciale,detenuta dal distretto dell’occhialeria
DICEMBRE 2012 75NORD EST SVILUPPO
tributi pubblici che andiamo a intercettare -, dalla pia-
nificazione e gestione di missioni commerciali, con in-
contri b2b nei continenti e nei Paesi di maggiore
interesse, alla realizzazione di “schede Paese” per la mi-
gliore comprensione dei relativi mercati. Organiz-
ziamo, inoltre, innumerevoli incontri e contatti con
esperti commerciali, legali, doganali, finanziari e con
ogni altro operatore specializzato nelle diverse proble-
matiche che le aziende associate incontrano nel loro
rapportarsi con i mercati internazionali. Ma non basta,
oltre a ciò stiamo organizzando una serie di incontri
per raccogliere istanze, idee e proposte dai nostri as-
sociati. Dai primi appuntamenti risulta chiara la neces-
sità di sviluppare la propensione alla concentrazione.
Il rischio che vogliamo evitare è quello che una piccola
impresa finisca dentro strutture troppo burocratizzate
e poco flessibili. Per questo è necessario mettere ordine
e razionalizzare il sistema promozionale italiano al-
l’estero».
Quali sono le prospettive per il futuro dell’econo-mia bellunese? «La situazione è ancora estremamente incerta. Contra-
zione dei mercati, inefficienza e bassissima competiti-
vità nel confronto internazionale del sistema pubblico
e delle reti infrastrutturali rimangono i principali pro-
blemi che in questo momento penalizzano le imprese.
La struttura produttiva bellunese è dinamica, ma dob-
biamo muoverci verso una crescita dimensionale delle
nostre produzioni, perché strutturandosi è più facile
fare ricerca e innovazione e divenire globali. Inoltre, le
ultime rilevazioni congiunturali disegnano una trasfor-
mazione del tessuto produttivo che senza perdere di
vista il manifatturiero si sta orientando verso un mag-
gior sviluppo del terziario avanzato. Le aziende hanno
bisogno di servizi nuovi e flessibili: professionisti del-
l’import/export, di diritto internazionale, di reti digi-
tali, nonché di esperti di piattaforme mobili di lavoro
che rappresentano oggi un importante strumento com-
petitivo per le piccole imprese». \\\\\ NMM
STRATEGIE GIAN DOMENICO CAPPELLARO
ESSERE PRESENTI SUI MERCATI ESTERI,SOPRATTUTTO QUELLI EMERGENTI,È UNA DELLE POCHE STRADEPER SOPRAVVIVERE A QUESTA DURISSIMA CRISI
76 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
STRATEGIE PAOLO PESCE
Il Veneto dispone di una struttura economicaa forte vocazione internazionale da sostenereattraverso leve quali formazione, marketing,aggregazione e promozione. Lo spiega Paolo Pesce
RETIED EXPORT MANAGERPER L’ECONOMIA VENETA
DICEMBRE 2012 77NORD EST SVILUPPO
La realtà veneta è rappresentata da una moltitudine
di pmi che si relaziona quotidianamente con i mer-
cati esteri. «Secondo il “Rapporto Ice 2011-2012” –
spiega Paolo Pesce, responsabile dell’agenzia Ice di
Verona – queste aziende ammontano a 29mila unità». Si
tratta di una forza imprenditoriale in grado di esprimere
un fatturato estero annuo di oltre 50 miliardi di euro, che
pone il Veneto al secondo posto, dopo la Lombardia, per
valore dell’export.
Quale profilo dell’internazionalizzazione emerge inVeneto?«Le esportazioni venete si dirigono, per circa il 60 per
cento, verso i mercati dell’Ue. La Germania, il principale
mercato di sbocco, ha aumentato gli acquisti dalla nostra
regione, nel 2011, del 13,6 per cento; la Svizzera ha registrato
un aumento del 26,2 per cento, la Russia del 19,5, la Tur-
chia del 19,8. Nel corso degli anni, l’attenzione degli espor-
tatori veneti si è gradualmente spostata verso i paesi
dell’Europa dell’Est e dell’Asia orientale e centrale. Nel-
l’estremo oriente le vendite sono aumentate nel 2011 del 24
per cento, raggiungendo un valore che ormai supera quello
destinato al mercato nordamericano. Anche il mercato del-
l’America centrale e meridionale ha conseguito risultati po-
sitivi, con un aumento del 18,5 per cento. L’impegno del
sistema economico veneto è quello di mantenere, accanto
all’esplorazione delle nuove aree geoeconomiche più dina-
miche in questa fase - ad esempio sub Sahara e Nord Africa
- la presenza sui mercati tradizionali con processi di inte-
grazione produttiva e distributiva».
In quali comparti?«Nei settori dei beni di consumo non durevoli, quali la
moda e l’agroalimentare, pilastri dell’export veneto, ma
anche nei settori dei beni strumentali, per i paesi di re-
cente industrializzazione e di modernizzazione della filiera
agroalimentare, così come dei beni intermedi a elevata in-
tensità tecnologica per le economie mature. Il salto quali-
tativo della piccola impresa e di una quota della media
impresa non ancora internazionalizzate si fonda inizial-
mente sull’investimento nelle risorse umane per figure di
export manager di recente formazione. Sono disponibili
sul mercato regionale giovani laureati con alta formazione
in conoscenze linguistiche e di marketing internazionale,
che debbono trovare accoglienza nell’impresa che vuole in-
ternazionalizzarsi, dando risposte alla domanda di lavoro
delle nuove leve e rafforzando in concreto il progetto azien-
dale di sviluppo del commercio estero».
Il recupero della flessione delle esportazioni subitanel biennio 2008-2009 è stato determinato dai settoridi maggiore specializzazione distrettuale della regione. «Sì. Nello specifico dal settore macchinari e apparecchia-
ture, che ha registrato nel 2011 un incremento delle
esportazioni del 18 per cento a un valore di oltre 10 mi-
liardi di euro; performance interessanti sono state rag-
giunte dal settore della calzatura (7 per cento) e della
pelletteria (12,8 per cento). Tra le produzioni distrettuali
si sono distinti i settori del mobile (5,6 per cento) e della
→ Paolo Pesce,direttore dell’ufficio
Ice di Verona
50 mldFatturato L’ammontare del fatturato estero annuo delVeneto supera i 50 miliardi di euro. La regionesegue la Lombardia per valore dell’export
60%Export Le esportazioni venete si dirigono, per circail 60%, verso i mercati dell’Ue. La Germaniaè il principale mercato di sbocco
78 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
gioielleria (4,7 per cento)».
Su quali leve le imprese venete devono puntare percontinuare a riacquistare competitività sui mercatiesteri?«Accanto alla spinta dinamica che si origina dal distretto,
il sistema produttivo veneto può migliorare la sua compe-
titività sui mercati mondiali attraverso progetti di condi-
visione imprenditoriale di filiera, utilizzando lo strumento
giuridico e di marketing della rete d’impresa. A ciò deve
aggiungersi il necessario proseguimento delle operazioni
di delocalizzazione strategica in aree confinanti con il
Nord Est del Paese per sfruttare al meglio i diversi fattori
produttivi: non solo il costo del lavoro, ma anche e soprat-
tutto le infrastrutture logistiche, la ricerca e innovazione,
l’efficienza burocratica territoriale e l’essere soggetti a si-
stemi fiscali compatibili con un corretto margine opera-
tivo a garanzia di futuri investimenti aziendali».
In che modo si deve promuovere il sistema produt-tivo e le eccellenze venete?«Il sistema veneto gode, già oggi, di un apparato pubblico-
privato di sostegno all’internazionalizzazione tra i più
avanzati in Italia. Promuovere un territorio così ampio e
diversificato significa innanzitutto adottare sofisticate e
avanzate strategie di marketing internazionale. Partendo
dalla fortunata collocazione geografica, all’interno di
un’area mitteleuropea, e facendo riferimento all’ormai ra-
dicato brand internazionale “made in Italy”, le istituzioni
hanno il compito di valorizzare all’estero il particolarismo
del “made in Veneto”, descrivendo le bellezze della terra ve-
neta e il saper fare della sua gente. Questo produce un
traino formidabile per l’industria turistica e l’indotto agroa-
limentare, che si manifesta poi anche con i beni di con-
sumo del sistema moda e del sistema casa. Su questa leva
della qualità anche i prodotti della meccanica ad alto con-
tenuto tecnologico beneficiano dell’azione promozionale
istituzionale, che si declina poi in azioni specifiche setto-
riali (incoming dei buyer internazionali, eventi fieristici)».
\\\\\ FD
STRATEGIE PAOLO PESCE
IL SISTEMA VENETO PUÒ MIGLIORARELA SUA COMPETITIVITÀ SUI MERCATI MONDIALIATTRAVERSO PROGETTI DI CONDIVISIONEIMPRENDITORIALE DI FILIERA
80 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
INNOVAREÈ VITALE
STRATEGIE ALESSANDRO VARDANEGA
Nonostante le imprese siano prudentinegli investimenti, vi è sul territoriouna percentuale significativa di aziendeche sviluppa interessanti iniziative d’innovazione.Ne parla il presidente di ConfindustriaTreviso Alessandro Vardanega
DICEMBRE 2012 81NORD EST SVILUPPO
Unindustria Treviso ha attivato da circa
due anni la società Unir, dedicata a
promuovere e sviluppare la ricerca e
l’innovazione nelle aziende associate
con un servizio completo su tutte le
fasi di sviluppo dei progetti. Unir si
propone di essere un interlocutore che nasce dalle im-
prese e capace di dialogare con le imprese, individuan-
done innanzitutto le esigenze e i problemi per poi
tradurli in iniziative d’innovazione, di prodotto, pro-
cesso e servizi. «Vengono così sviluppate – spiega il pre-
sidente degli industriali trevigiani Alessandro
Vardanega – grazie all’appartenenza all’associazione, le
opportunità di fare rete e di collaborare tra imprese,
delle relazioni con i centri di ricerca in Italia e all’estero
e viene facilitato l’accesso ad agevolazioni e strumenti
finanziari per lo sviluppo di attività di R&S, che le no-
stre pmi spesso non conosco o non riescono ad approc-
ciare con successo».
Che importanza riveste la ricerca industriale perle imprese e quali sono i settori del tessuto produt-tivo veneto che più ne necessitano per accrescerela loro competitività?«Consideriamo l’innovazione, in tutte le sue forme,
come uno dei driver che possono aiutare il sistema in-
dustriale veneto e italiano ad affrontare, e superare,
questa fase di prolungata e profonda crisi. Una diffi-
coltà che non è solo congiunturale - come avveniva in
passato - ma che è effetto di una trasformazione sto-
rica negli equilibri economici mondiali e nelle stesse
modalità del fare imprese. È chiaro quindi che innovare
diventa, se possibile, ancor più vitale rispetto al pas-
sato. Altri driver fondamentali per le imprese sono
l’aumentata capacità di internazionalizzazione e lo svi-
luppo di forme di aggregazione per affrontare meglio
le rinnovate sfide competitive che arrivano da mercati
a dimensione globale».
Qual è a oggi la percentuale delle imprese trevi-giane che investono in ricerca?«Il grave momento di recessione rende naturalmente
prudenti le imprese negli investimenti, ma in ogni caso
vi è una percentuale significativa di nostre aziende,
anche di piccola dimensione, che continua a sviluppare
interessanti iniziative di innovazione. Occorre pensare
a un approccio che non veda l’innovazione solo come
invenzione originale o ricerca pura - che non sempre è
alla portata delle pmi - quanto piuttosto come “innova-
zione d’uso”. Grazie alla rete possiamo disporre agevol-
mente di conoscenze “originali”, anche se sviluppate in
contesti lontani a costi molto inferiori rispetto a
prima. La possibilità di accedere a questi saperi è
quindi essenziale, per le imprese e la comunità. Anche
per questo la banda larga è un’infrastruttura altret-
tanto strategica di un’autostrada se non di più».
82 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Come giudica il trasferimento tecnologico tra uni-versità, istituti di ricerca e imprese locali?«È un processo che si è intensificato, anche se persistono
delle difficoltà di dialogo e nella possibilità di condividere
iniziative in comune dove l’università tende in genere a
privilegiare la ricerca pura - che è certamente essenziale
- mentre l’impresa guarda di più alla ricerca applicata e
con ricadute nel breve termine. È opportuno affrontare e
superare questi problemi e, in ogni caso, vi sono molti
esempi positivi in tale direzione. Una via potrebbe essere
nella collaborazione con gli spin-off che nascono nelle
Università, anche a Nord Est, promossi da giovani lau-
reati e docenti per lo sviluppo applicativo di qualche in-
venzione. Si potrebbe in questo modo creare una nuova
generazione imprenditoriale attraverso le start-up con il
sostegno delle imprese industriali già consolidate che
avrebbero un apporto d’innovazione qualificata necessa-
ria alla trasformazione competitiva».
Sono attivi sul territorio locale progetti di ricercaindustriale particolarmente interessanti?«Sono molteplici e spesso, come si dice, fa più rumore
un albero che cade rispetto ai mille fili d’erba che cre-
scono. Pur nella crisi che attraversiamo, ho molto spesso
l’occasione di intervenire alle cerimonia di inaugurazione
di nuove sedi produttive di imprese associate della pro-
vincia di Treviso e in ogni situazione, in tutti i settori
merceologici di cui è ricco il nostro territorio, trovo ini-
ziative d’innovazione, nella produzione come nella ge-
stione organizzativa, che rendono queste imprese capaci
di competere con successo nei mercati internazionali,
anche i più lontani».
Quali gli strumenti che andrebbero più sfruttatiper sviluppare una cultura di impresa orientata al-l’innovazione e quale il personale contributo diUnindustria Treviso?«Certamente è essenziale la leva fiscale, come la no-
stra associazione ha più volte sostenuto pubblica-
mente e così come hanno fatto e fanno numerosi
Paesi con ottimi risultati. La pressione fiscale sulle
imprese e sui cittadini è sicuramente eccessiva e per
questo penalizzante sugli investimenti e sui consumi.
Sappiamo che una sua riduzione a livelli più accetta-
bili non sarà a breve ma se vogliamo rilanciare lo svi-
luppo nel nostro Paese occorre adottare almeno degli
strumenti che possano promuovere la crescita e le
nuove iniziative. Riteniamo, ad esempio, che il mec-
canismo del credito d’imposta potrebbe essere un ef-
ficace strumento di politica industriale proprio per
incentivare le iniziative d’innovazione del sistema in-
dustriale italiano, valorizzandone le eccellenze, gui-
darne la trasformazione e così ridargli competitività
in ambito europeo e mondiale». \\\\\ RG
È FONDAMENTALELO SVILUPPO DI FORMEDI AGGREGAZIONEPER AFFRONTAREIL MERCATO GLOBALE
↑ Il presidentedi Unindustria Treviso
Alessandro Vardanega
DICEMBRE 2012 83NORD EST SVILUPPO
LA RICERCA MIGLIORALA QUALITÀ DELLA VITA«Il nostro standard di vita futuro - dichiarail presidente degli industriali venezianiLuigi Brugnaro - dipende dalla capacità di stimolarel’innovazione. Ed è per questo che è stata postaal centro della strategia Europa 2020»
Il vicepresidente della Commissione europea Anto-
nio Tajani, presentando i dati di una recente ricerca
che ha messo a confronto diverse regioni europee,
ha sottolineato come, su quattro gradi di merito de-
crescenti, il Veneto e altre cinque regioni del Nord
Italia si posizionino al secondo livello e che le pmi,
quelle venete assieme a quelle di Lombardia e Piemonte,
meritino il gradino più alto della classifica. «A innovare,
quindi, siamo bravi – commenta il presidente di Confindu-
stria Venezia Luigi Brugnaro – ma la concorrenza è una
scommessa continua che una volta accettata non con-
sente di allentare mai la tensione competitiva». L’ultimo
dato disponibile, tratto dall’Annuario statistico della Re-
gione Veneto 2012, che risale al 2009, ci dice che le imprese
venete hanno speso 981 milioni di euro in ricerca: circa
1.200 imprese, ciascuna delle quali ha investito un po’ di
più di 750.000 euro.
Con quali strumenti Confindustria Venezia favori-sce le imprese che puntano su ricerca e innovazione?«Gli esempi sarebbero molti, ma mi soffermo solo sulle ini-
ziative più recenti. Abbiamo lavorato assieme alle altre ca-
tegorie economiche per sostenere, attraverso la Camera di
Commercio, progetti delle aziende di innovazione nell’Ict,
nel risparmio ed efficienza energetica e indetto un bando
STRATEGIE LUIGI BRUGNARO
↑ Il presidentedi ConfindustriaVeneziaLuigi Brugnaro
84 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
per la trasformazione delle imbarcazioni che solcano la
laguna con motorizzazione ibrida».
L’innovazione non è esclusiva della produzione ma-nifatturiera ma riguarda anche servizi, beni o pro-cessi di natura diversa.«Sì. Pensiamo al design e come questo sia frutto di uno
strano e raro mix di abitudine al bello e propensione al
nuovo. Il valore aggiunto che apporta funzionalità e si-
gnificati a un oggetto lo trasforma e ne condiziona
l’acquisto prevalentemente per il carattere comunicativo.
È il segreto alla base del made in Italy, che è diventato
tratto distintivo di un intero stile di vita. L’innovazione è,
quindi, una leva fondamentale per tutte i settori. Le
nuove tecnologie sono talmente pervasive che permet-
tono di fare molte delle cose che ci circondano, meglio o
impiegando meno risorse. Basti pensare a cosa significa
per una città come Venezia, in termini di attrattività tu-
ristica, la fruibilità del suo patrimonio artistico e culturale
e quanto questo possa essere favorito con i nuovi mezzi
della comunicazione. Il dialogo con i produttori della co-
noscenza sta alla radice di queste sfide, ma serve uno
sforzo reciproco di condivisione degli obiettivi: da una
parte, occorrono convinzione e investimenti e, dall’altra,
un’ottica di rimuneratività della ricerca e di tempi ade-
guati al ritorno dei capitali. Un po’ come quello che suc-
cede nelle grandi università americane che ottengono
finanziamenti dalle imprese su obiettivi triennali e con
regole assolutamente chiare».
Quali progetti di ricerca industriale si sono distintiper la loro eccellenza?«Un vanto della ricerca è sicuramente Veneto Nanotech,
una struttura di ricerca sulle nanotecnologie che qui a Ve-
nezia, nel Parco scientifico Vega, ha i suoi principali la-
boratori. So che hanno in corso una ricerca
particolarmente interessante nel campo del green buil-
ding: un sistema modulare per coperture edilizie portanti
con caratteristiche antisismiche e ignifughe, con pro-
prietà isolanti e con integrato un sistema fotovoltaico,
tutto in uno grazie ai prodigi delle nanoparticelle».
Come è possibile diffondere una cultura d’impresavolta all’innovazione?«Come associazione stiamo sperimentando, in accordo
con l’Università di Venezia, lo svolgimento di dottorati di
ricerca su progetti aziendali da svolgersi prevalente-
mente in azienda. In pratica, l’azienda assume il dotto-
rando in qualità di apprendista e gli affida un progetto,
concorda i contenuti con la facoltà di riferimento, si va
da ingegneria a biotecnologie. Il laureato porta avanti
la ricerca in azienda, ma in stretto collegamento con
l’università. Al momento sono una cinquantina i dotto-
rati, ma sono certo che il sistema darà buoni risultati e
andrà esteso». \\\\\ RG
STRATEGIE LUIGI BRUGNARO
STIAMO SPERIMENTANDO, IN ACCORDOCON L’ATENEO VENEZIANO, DOTTORATI DI RICERCASU PROGETTI DA SVOLGERE IN AZIENDA
96 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Il childrenswear Made in Italy percorre strade sem-
pre più diversificate, guardando soprattutto al-
l’estero, dove linee che coniugano comfort e
eleganza, sono sempre identificative della moda-
lità produttiva de Il Gufo SpA, società che da tren-
t’anni a questa parte si è allargata fortemente,
come mostrano i numeri: 700 sono i negozi e 35 i paesi
clienti, per una realtà che negli ultimi 5 anni ha raddop-
piato il fatturato. Come dichiara Alessandra Chiavelli,
amministratrice de Il Gufo Retail Srl, all’apertura del
punto vendita monomarca al 962 di Madison Avenue, nel
cuore del distretto dell’eleganza di New York, sono se-
guite le inaugurazioni di corner in altre città. E per il 2013
è previsto il raggiungimento di nuovi traguardi.
A che punto siete nel vostro progetto di interna-zionalizzazione?«Per quanto riguarda l’Europa, i paesi che continuano ad
avere un ruolo strategico per il nostro business sono la
Russia, la Germania e il Belgio. Al di fuori del Vecchio
LA MODA BIMBIALL’ESTEROL’estero si apre semprepiù al childrenswearitaliano, che, grazieanche alle linee elegantie pratiche, sa proporsiai clienti attraversodiversi strumentie strategie commercialiad hoc, illustrateda Alessandra Chiavelli
INTERNAZIONALIZZAZIONE I ALESSANDRA CHIAVELLI
DICEMBRE 2012 97NORD EST SVILUPPO
Continente, vogliamo consolidarci in America, in Giap-
pone e nell’area del Far East. Per quanto riguarda il 2013,
intendiamo proseguire lo sviluppo del progetto corner
iniziato nel 2012. Nel corso di quest’anno abbiamo infatti
inaugurato un corner da Harrods, uno presso un nostro
importante cliente di Ginevra e un altro in un lussuoso
department store in Giappone (Hankyu); altri saranno
aperti in Russia e nel Far-East. In Cina, invece, siamo pre-
senti presso sei punti vendita multibrand nelle località a
maggiore potenziale commerciale e per il nuovo anno in-
tendiamo allargarci ad altri negozi multibrand nella Cina
Occidentale, dove abbiamo anche in progetto l’apertura
di un monomarca».
Che cosa state realizzando sul fronte dell’e-com-merce?«Abbiamo recentemente affiancato allo shop online sul
sito ilgufo.it una piattaforma di e-commerce apposita-
mente studiata per il mercato statunitense e stiamo
prendendo accordi con altri importanti partner interna-
zionali. Quello che ci prefiggiamo è essere posizionati in
punti vendita on line con proposte in season a prezzo
pieno, gestite dai migliori operatori nel paese di riferi-
mento».
Quali sono i vostri obiettivi per quanto concerne ilretail?«Sul territorio italiano, siamo dislocati con le nostre bou-
tique a Treviso, Pordenone, Cortina d’Ampezzo, Milano,
Torino, Firenze. Di recente apertura è quella di Roma,
che, insieme al punto vendita di New York, rappresenta
un modo per dare ulteriore slancio alla riconoscibilità del
nostro brand, perché ci permette di consolidare il mar-
chio in un contesto cosmopolita, frequentato da una
clientela internazionale».
Che cosa consente ai capi de Il Gufo la riconosci-bilità e l’apprezzamento nei mercati in cui siete pre-senti?«Quello che permette di distinguerci nei diversi mercati
di riferimento sono i capi realizzati con materiali di
qualità, frutto di attente ricerche e in cui le linee rap-
presentano una interpretazione dei trend adulti adat-
tati all’universo e alle esigenze dei più piccoli. Eleganza
e comfort si coniugano, garantendo la massima vestibi-
lità ai più piccoli, ma al contempo, veicolando l’identità
della nostra Maison». \\\\\ AM
Negozi nel mondo, di cui 350 in Italia, sono i clientide Il Gufo, azienda italiana che sta estendendoil proprio business all’estero
700
Alessandra Chiavelli, Retail & Marketing Managerde Il Gufo SpA e titolare de Il Gufo Retail Srl.
La società ha sede ad Asolo (TV)
www.ilgufo.it
102 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
All’interno delle attività manifatturiere ita-
liane, l’industria alimentare rappresenta il
quarto comparto per numero di imprese.
Con circa 55 mila realtà, pari al 13 per cento
del totale manifatturiero, questo settore
impiega 392 mila addetti. Secondo gli ul-
timi dati Istat, l’innovazione interessa oltre la metà delle
imprese del settore alimentare. La propensione a innovare
e l’impegno finanziario sostenuto da queste imprese per le
attività innovative sono valori lievemente inferiori a quelli
medi registrati dal complesso dell’industria manifattu-
riera: nel triennio 2006-2008 ha effettuato innovazioni il
51,2 per cento delle imprese del settore alimentare, contro
il 54,4 per cento della media del manifatturiero. L'innova-
zione tecnologica è quindi da considerare come leva di
competitività per l'industria alimentare. È su questa idea
che si basa la Clm Bakery System Srl, giovane realtà pro-
duttrice di forni e impianti per la panificazione. Dopo un
periodo di sperimentazione e grandi investimenti in ri-
cerca e sviluppo, oggi l’azienda di Meduno (PN), che ha re-
gistrato 4 milioni di fatturato nell’ultimo anno, affronta la
L’ALIMENTARE SFORNAINNOVAZIONE Il settore alimentare,uno dei mercati piùsignificativi del sistemaproduttivo italianoed europeo, necessitadi costanti innovazioni.Renzo Roncadin illustracome innovare la cotturaa legna rispettandole tradizioni
INNOVAZIONE I RENZO RONCADIN
crisi investendo su innovazioni di prodotto e processo pro-
duttivo. «Abbiamo presentato all’Iba di Monaco di Baviera
- afferma il titolare Renzo Roncadin -, una delle fiere più
importanti del settore del bakery, prodotti innovativi e al-
tamente tecnologici, che hanno riscosso molto successo
tra i clienti europei e americani. In particolare, abbiamo
creato e sviluppato un concetto nuovo, che è quello legato
all’industrializzazione della cottura a legna».
Con la collaborazione di uno staff esperto e specializzato,
Clm Bakery System offre oggi una vasta gamma di stru-
menti che abbinano tecnologie all’avanguardia a una ri-
cerca costante dei sapori della tradizione artigianale di un
tempo. «I nostri sono particolari forni a tunnel - aggiunge
Roncadin -, alimentati a gas o a legna, che dispongono
dell’innovativo e brevettato sistema di cottura a calore av-
volgente e sono affiancati da attrezzature complementari
per la panificazione, come la cella di lievitazione libera, che
consente grande flessibilità nella scelta dei tempi di lievi-
tazione, a prescindere dal tempo di cottura».
I sistemi innovativi di Clm Bakery System non solo rispet-
tano la tradizione, ma anche l’ambiente, consentendo di ri-
durre l’emissione di gas nell’atmosfera. A questo si abbina
una serie di tecnologie e prodotti, della lievitazione, alla
pressatura per la formazione della pizza, a speciali dosa-
tori di prodotto, che ricoprono quella parte del processo
produttivo che ha inizio dalla formazione del prodotto ali-
mentare e si conclude con la sua uscita dal forno. «Chiara-
mente - continua il titolare - ogni impianto è
personalizzato per soddisfare le esigenze specifiche di ogni
cliente. Negli anni abbiamo creato macchinari e forni su
misura, cercando di risolvere i problemi dei nostri clienti».
Oggi il mercato di riferimento di questa giovane ma già
affermata azienda è l’Europa, in particolare Inghilterra,
Germania, e Svizzera. «Stiamo riscontrando grande inte-
resse da parte degli imprenditori americani - conclude
Renzo Roncadin -, che apprezzano le nostre tecnologie e
desiderano investire negli impianti per la panificazione ita-
liani. In futuro ci proponiamo di sviluppare ulteriormente
questo mercato, aumentando la nostra produttività e pro-
ponendo costantemente macchinari innovativi. Tutto que-
sto rispettando la tradizione, allo scopo di mantenere la
qualità dei prodotti artigianali». \\\\\ VG
DICEMBRE 2012 103NORD EST SVILUPPO
Imprese alimentari che hanno effettuato innovazioninel triennio 2006-2008, contro il 54,4 per centodella media del manifatturiero
51,2%Renzo Roncadin, titolare di Clm
Bakery System Srl, Meduno (PN)
www.bakerysystem.it
104 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Il terremoto che ha sconvolto l’Emiliaha riproposto drammaticamenteil problema. Donatella Chiarotto mostrale possibilità di prevenzioneche l’innovazione italiana oggi permette
ANTISISMICO,TECNOLOGIAITALIANA
INNOVAZIONE I DONATELLA CHIAROTTO
DICEMBRE 2012 105NORD EST SVILUPPO
Un problema che continua a essere sot-
tovalutato nonostante le innumere-
voli conferme del suo rischio
colossale. Gli eventi sismici in Italia
continuano a fare vittime, e sul conto
dei decessi si aggiunge, come se non
bastasse, l’incalcolabile entità di danni economici che
si trasformano subito in emergenza sociale. L’ultimo
esempio, che ha gettato l’ennesima ombra inquie-
tante sulla gestione italiana del pericolo, risale allo
scorso maggio, quando l’intera Emilia tremò per un
terremoto con epicentro nel modenese: in alcuni paesi
della provincia, così come successe anche per L’Aquila,
stanno ancora aspettando una ricostruzione. Eppure
proprio in Italia risiedono delle vere e proprie eccel-
lenze, riconosciute in tutto il mondo, per la progetta-
zione e realizzazione di dispositivi antisismici.
Donatella Chiarotto guida una delle aziende leader del
settore a livello internazionale, la Fip Industriale di
Selvazzano Dentro (PD), con la certezza che l’innova-
zione nel suo campo abbia la massima priorità. «Pur-
troppo, molte volte a questi dispositivi ci si pensa
dopo – dice la Chiarotto – perché in Italia non c’è an-
cora la cultura della prevenzione, nonostante gli ul-
timi eventi abbiano contribuito a rendere più
sensibile l’opinione pubblica sull’argomento. Il territo-
rio italiano ha un rischio sismico molto forte, eppure
a livello legislativo siamo stati per molti anni in forte
ritardo. Proprio per contrastare questa tendenza, la
Fip Industriale ultimamente si è mossa nel tentativo
di allargare il contributo del 55 per cento sul rispar-
mio energetico anche per l’inserimento dell’isola-
mento sismico negli edifici. I costi del post-sisma
sono sicuramente più ingenti del prezzo di un dispo-
sitivo anti-sisma».
Cosa s’intende per dispositivo antisismico ecome funziona?«Ce ne sono di diversi tipi, ma in generale possiamo
dire che i dispositivi antisismici assorbono l’energia
prodotta dal terremoto, quindi modificano gli effetti
delle azioni dinamiche sulla struttura. Per ottenere
questo risultato ci sono più sistemi, come per esem-
pio quello degli isolatori, che aumentando il periodo
di oscillazione riducono le forze inerziali e quindi limi-
tano le accelerazioni trasmesse. Oppure i dispositivi
a memoria di forma, che sfruttano le proprietà delle
leghe a memoria di forma e riducono gli effetti del
sisma nelle strutture monumentali: sono stati usati
anche nella ristrutturazione dopo sisma della basilica
10%quota del fatturato che Fip Industriale destina ognianno all’attività di ricerca e sviluppo di nuovisistemi e di nuovi materiali
150Il numero di brevetti che costituiscono il patrimoniointellettuale e industriale della Fip Industrialenel settore meccanico ed edile
Donatella Chiarotto, titolaredella Fip Industriale con sede
a Selvazzano Dentro (PD)
www.fip-group.it
106 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
di San Francesco ad Assisi. In questo campo siamo
stati dei precursori, perché è dal 1974 che studiamo
questo tipo di tecnologia. I primi dispostivi sono stati
provati anche direttamente sul campo: mi riferisco ai
Viadotti Savio e Somplago, in Friuli. Durante il terre-
moto del 1976, il viadotto con i nostri dispositivi ha
resistito mentre quello che ne era privo crollò. Questo
ci ha dato più forza per ricercare nuove tecnologie,
che negli anni 80 furono applicate soprattutto in
ponti e viadotti tanto da portare l’Italia a essere lea-
der mondiale per il numero di applicazioni in questo
settore. Come azienda i dispositivi antisismici rappre-
sentano il nostro core business e ne abbiamo una
gamma molto vasta».
Tra questi quale potrebbe essere un vostro pro-dotto di punta?«Forse gli isolatori a scorrimento a superficie curva,
che sono dispostivi di appoggio in acciaio con una
legge di funzionamento riconducibile a quella del pen-
dolo semplice. La caratteristica è che il periodo di
oscillazione non dipende dalla massa supportata dal-
l’isolatore ma dalla lunghezza del pendolo stesso: ci
sono tre elementi di acciaio sovrapposti, una a base
concava nella parte superiore, opportunamente sago-
mata per ottenere il periodo di oscillazione deside-
rato, una rotula convessa al centro e poi l’ultimo che
viene accoppiato e che quindi permette le rotazioni.
La particolarità quindi è l’indipendenza del periodo di
oscillazione dalla massa gravante: l’indipendenza dalla
massa rende il dispositivo molto flessibile e utilizza-
bile sia per edifici leggeri, ad esempio in legno, che
per grandi ponti».
Se per voi l’innovazione è così importante lavoce ricerca e sviluppo dovrebbe avere un certopeso sul vostro bilancio.«Abbiamo sempre investito molto sull’innovazione
perché costituisce un punto di forza irrinunciabile: sul
nostro fatturato la ricerca pesa per circa il 10 per
cento. Prendiamo parte a progetti di ricerca europei
e italiani. Inoltre, a ulteriore prova dell’importanza
che conferiamo a questo aspetto, partecipiamo alle
attività dei gruppi di lavoro che elaborano le norma-
tive di settore sia a livello nazionale (Uni, Glis) che in-
Crescita del fatturato della FIP Industrialenonostante il periodo attuale di recessione
20%
INNOVAZIONE I DONATELLA CHIAROTTO
ternazionale (Cen, Eota, Iso) oltre che nell’apparte-
nenza ad associazioni legate all’ingegneria strutturale
(Aicap, Iabse, Aci, Aipcr) e di categoria (Acedis, Acai,
Ance). Tutto questo ha fruttato circa 150 brevetti di
nostro patrimonio intellettuale».
Che risultati ha portato questa vostra politicaaziendale?«A grandi soddisfazioni come quella di essere consi-
derati partner ideali di alta ingegneria civile. Noi ven-
diamo a chi ha bisogno di prodotti altamente
tecnologici e i nostri dispositivi sono presenti in tutto
il mondo, come per esempio su alcuni dei ponti più
importanti: i tre ponti che collegano la città di Hong
Kong al suo aeroporto, o l’Oresund che collega la Da-
nimarca con la Svezia o sul Caracas Tuy medio in Ve-
nezuela. Anche il Taipei 101, uno dei tre edifici più alti
del mondo, è protetto da nostri dispositivi, che ab-
biamo studiato non solo per i terremoti, ma per resi-
stere alle fortissime raffiche di vento che in quella
zona sono all’ordine del giorno».
E in termini invece più squisitamente economici?«Nell’ultimo anno abbiamo avuto un aumento del fat-
turato del 20 per cento, aumento dell’export che ar-
riva a essere il 40 per cento del totale e per fine anno
prevediamo una conferma di questo incremento. In-
somma, un anno positivo, anche se con una limita-
zione dei margini di contribuzione. Questo però è
sicuramente dovuto al periodo di crisi che ormai tutti
ben conoscono: insolvenza, difficoltà di accesso al cre-
dito e calo della domanda hanno colpito anche noi. In
ogni caso il settore della meccanica, cioè quello dei
dispositivi anti-sismici ha visto un incremento e ora
stiamo portando avanti la produzione delle cerniere
per il Mose, oltre ad avere chiuso un’importante trat-
tativa in America del Sud. Per il prossimo futuro non
possiamo che essere ottimisti, cercheremo di confer-
mare la nostra presenza in Sud America e in Cina,
dove abbiamo progetti interessanti e che sicuramente
rappresentano due mercati molto importanti per noi:
sono paesi con grandi prospettive di sviluppo. Anche
il Nord Africa era compreso fino a non molto tempo
fa in questo quadro, ma ora per ovvi motivi è molto
meno sereno». \\\\\ RF
DICEMBRE 2012 107NORD EST SVILUPPO
I NOSTRI DISPOSITIVISI TROVANO ANCHESU PONTI COME IL RIONANTIRION IN GRECIA
110 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Ricorrere a macchinari e softwaresempre più evoluti, per soddisfarerapidamente le richieste. Mario Bassospiega come sta contrastando la stagionecritica del metalmeccanico pordenonese
IL SETTOREMETALMECCANICOINVESTE
TECNOLOGIE I MARIO BASSO
Per il comparto metalmeccanico pordeno-
nese, il saluto al 2012 sarà un addio senza
rimpianti. Stando infatti ai dati definitivi
aggiornati a giugno di quest’anno, sommati
alle prime stime del secondo trimestre, l’an-
damento dell’industria locale dedita alla la-
vorazione dei metalli ha seguito una parabola
discendente, con variazioni complessivamente negative
per i principali gli indicatori economici del settore. Fino
a metà dell’anno, per dare l’idea, l’indagine di Pordenone
Congiuntura attesta una contrazione del fatturato del
metalmeccanico pordenonese del -3,7 per cento, mentre
se si considera il solo fatturato estero il calo è stato del
2 per cento. Un dato che si rispecchia nella flessione del
1,1 per cento dei volumi produttivi e nella fuoriuscita di
addetti dal comparto superiore al 3,6 per cento rispetto
allo stesso periodo del 2011.
In un contesto di generale sofferenza, caratterizzato
anche da aziende costrette a segnare il passo, ci sono
però realtà che stanno affrontando a testa alta la crisi, in
virtù di un grande patrimonio tecnologico di uomini e
mezzi acquisito e sempre perfezionato nel corso degli
anni. È il caso della BBT di Tiezzo di Azzano Decimo, che
da ben 22 anni si occupa di costruzione e progettazione
stampi, realizzando prodotti secondo sofisticati sistemi
computerizzati e mantenendo gli standard di qualità e
precisione richiesti dal mercato. Aspetti che uniti a un
completo controllo delle varie fasi di lavoro e il rispetto
dei termini di consegna concordati, ha permesso alla
BBT di reggere l’urto con la difficile stagione, tenendo
anche a bada la concorrenza. «Lavorando con serietà e
onestà – spiega il titolare Mario Basso –, riusciamo a ga-
rantire la massima qualità del prodotto al nostro cliente,
che la può constatare risparmiando sulle manutenzioni
non programmate. La flessibilità produttiva da sempre è
un nostro punto di forza».
Fondata nel 1990, l’azienda vanta un’alta specializzazione
in tutte le fasi che attendono alla realizzazione di stampi
e trancianti di pressofusione delle leghe leggere (allumi-
nio e zama), realizzati in dimensioni medio grandi e in-
tegrati su isole di lavoro robotizzate. Una cifra di qualità
riconosciuta dalla clientela, costituita in larga misura da
fonderie di pressofusione di leghe leggere, e che trova
conferma nel trend di business dell’anno in corso. «Que-
st'anno – rivela Basso - l'azienda ha avuto un incremento
di fatturato di circa 300 mila euro, pari a un +10 per cento
rispetto all'anno 2011». Numeri che, letti in proiezione,
spianano la strada a una chiusura di 2012 con un utile
«che ci permetterà di realizzare nuovi investimenti per
aumentare ulteriormente le nostre capacità produttive e
di servizio nei confronti del mercato».
DICEMBRE 2012 111NORD EST SVILUPPO
L’incremento di fatturatofatto registrare quest’anno dalla BBT Srl
10%
Mario Basso, titolare della BBTdi Tiezzo di Azzano Decimo (PN),
insieme ai figli che collaboranocon lui in azienda
www.bbtstampi.it
Una gestione attenta e lungimirante quella adottata
dalla BBT che ha dimostrato da un lato di saper solcare
le onde della recessione, mettendo in campo un controllo
serrato dei costi interni a fronte di un aumento delle ri-
chieste di interventi da evadere in tempi brevissimi man-
tenendo però il livello qualitativo elevato sempre
garantito dall’azienda. Ma dall’altro ha sempre tenuto un
occhio aperto sul fronte investimenti, nell’intento di ot-
timizzare modalità di lavoro e apparato logistico. «Nel-
l'ultimo semestre – sottolinea Basso - è stato fatto un
investimento indirizzato al risparmio energetico attra-
verso l'installazione di un sistema fotovoltaico che ci ha
permesso di lavorare senza interruzione per tutto il pe-
riodo estivo».
Del resto, la sensibilità ai temi ecologici non è una novità
in casa BBT. «Abbiamo un sistema di gestione dei rifiuti
e delle sostanze utilizzate nel ciclo produttivo – aggiunge
Basso - controllato sia da noi, che con il supporto di una
società esterna che esegue periodicamente delle verifi-
che interne». La volontà di consolidamento dell’azienda,
tuttavia, non si traduce solo negli interventi improntati
all’efficienza energetica, ma in una filosofia di crescita
applicata a tutte le aree funzionali. «Ogni volta che
l'azienda ha delle risorse da investire – spiega Basso - va-
lutando attentamente il paniere degli ordini confermati,
indirizziamo tutto verso nuove tecnologie di lavoro, a
partire dai macchinari e dai software di progettazione».
Due ambiti che già oggi dispongono di mezzi di prima
qualità, come i sistemi Cad-Cam (per quanto concerne
la progettazione e l’elaborazione dei percorsi utensili per
le macchine a Cnc) e le fresatrici ed elettroerosioni a Cnc
- controllate su 5 assi in grado di lavorare 24 ore su 24 -
relativamente all’officina produttiva. «Attualmente vor-
remo ampliare i nostri spazi produttivi – afferma Basso -
per poter installare nel nostro flusso produttivo una mac-
112 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
TECNOLOGIE I MARIO BASSO
china di pressofusione che ci permetta di eseguire le
campionature direttamente in casa, con relativo rila-
scio dei certificati di collaudo dei campioni. In questo
modo potremo consegnare gli stampi già pronti per
l'uso, accorciando anche i tempi di avviamento delle
produzioni e di evasione dei pagamenti». Quello della
ricerca di nuove apparecchiature tecnologicamente
più avanzate è un punto fermo nella politica aziendale
della BBT Srl, che agisce quotidianamente per mettersi
nelle condizioni di acquisire commesse per lavori sem-
pre più precisi ed complessi. «La tecnologia su cui noi
stiamo già svolgendo delle valutazioni – spiega Basso
- è quella di nuovi software di simulazione preventiva
dei processi di colata, che ci permettano di anticipare
e risolvere eventuali problematiche dovute alla com-
plessità dei particolari da produrre. Al momento
stiamo aggiornando periodicamente i nostri software
interni di Cad/Cam, in modo da ridurre al minimo i
margini di errore nella fase produttiva».
Una visione rivolta costantemente al potenziamento
di una competitività già solida entro i confini nazio-
nali e che in prospettiva, punta ad allargare gli oriz-
zonti. «Attualmente non lavoriamo per l'estero, ma
abbiamo partecipato ad alcune manifestazioni al-
l’estero per valutare la situazione della domanda. Si sa
che la concorrenza all’estero è avvantaggiata da costi
di produzione molto più ridotti rispetto a quelli in Ita-
lia, ma il nostro obiettivo – sostiene Basso - è comun-
que quello di cercare nuovi sbocchi in Paesi esteri sia
europei che extraeuropei».
Traguardi di mercato ambiziosi, che presuppongono un
continuo monitoraggio del valore degli ordini per met-
tere in atto i piani appena esposti. «Stiamo valutando
in queste settimane i nuovi budget per il 2013. Grazie
alla stretta collaborazione dei miei giovani soci Daniele
Milani, Michaela e Silvia Basso, rinnoveremo il nostro
impegno a veicolare il messaggio di solidità e intrapren-
denza che guiderà il futuro della BBT». \\\\\ AF
DICEMBRE 2012 113NORD EST SVILUPPO
UNA MACCHINA DI PRESSOFUSIONECI PERMETTERÀ DI ESEGUIRE LE CAMPIONATUREDIRETTAMENTE
116 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Nonostante la recessione, il settore IT e alcunesue applicazioni rappresentano ancora una delle vocipiù importanti nel terziario italiano. Il commentodi Francesco Sartorel della Data Services
TECNOLOGIE I DATA SERVICES
TRA CLOUDE SOFTWAREGESTIONALI
DICEMBRE 2012 117
Il rapporto Assintel 2012 ha fatto il punto della si-
tuazione del mercato dei software e dei servizi
IT. E ciò che ne emerge non sono di sicuro dati
entusiasmanti per il settore italiano dell’Informa-
tion Technology, che nell’ultimo anno ha subito
una grave flessione negativa e si avvia a chiudere
questo difficile 2012 con una tasso di decrescita del 3,2
per cento. Gli unici comparti IT in controtendenza sono
quelli dei tablet e soprattutto del cloud computing, la
cosiddetta nuvola informatica, che addirittura fa se-
gnare un più 57,8 per cento. Ecco allora che il cloud cat-
tura l’attenzione delle società informatiche, tra cui
anche la Data Services, software house di Roncade, in
provincia di Treviso, specializzata nella produzione e ri-
vendita di software per gestione paghe e contabilità, ri-
levazione presenze, gestione aziendale, documentale e
archiviazione. Una realtà che, da sempre, affianca im-
portanti realtà aziendali e professionali, in particolare
commercialisti e consulenti del lavoro, proponendo tec-
nologie di ultima generazione rivelatesi strategiche nel
supportare la gestione d’impresa. «Un’importante no-
vità che introdurremo nel 2013 – commenta Francesco
Sartorel, responsabile della rete di vendita indiretta
della Data Services – riguarderà proprio il cloud compu-
ting, in quanto stiamo lavorando per evolvere i nostri
prodotti e i nostri pacchetti software in modo da tra-
sportarli e farli interagire con l’ambiente cloud».
Oltre a entrare nel mondo della nuvola informa-tica, quali altri obiettivi si pone Data Services per il2013?«Contiamo di riuscire ad acquisire una nuova fetta im-
portante di mercato, soprattutto in quelle zone dove
siamo ancora poco conosciuti, per esempio il Sud Italia.
Già quest’anno siamo riusciti nell’intento, abbiamo in-
fatti aumentato del 15 per cento il nostro parco clienti
e, di conseguenza, anche il fatturato complessivo del-
l’azienda è cresciuto».
In questo momento di forte crisi e flessione, qualisono secondo lei le criticità maggiori del settore ITin generale?«I problemi principali riguardano l’infrastruttura ita-
Da sinistra, il managementdella Data Services
di Roncade (TV): AntonianoMian, servizi assistenza
e consulenza paghe, OlivieroMinetto, responsabile
software paghe, e MaurizioPavan, responsabile
commerciale
www.dataservice.it
Aumento del parco clienti della Data Services Srlregistrato nel corso del 2012. Con conseguenteincremento del fatturato
15%
118 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
TECNOLOGIE I DATA SERVICES
liana inadeguata e carente, in special modo proprio in
merito al cloud computing, la scarsa preparazione che
le scuole forniscono in ambito informatico – l’insegna-
mento dell’informatica dovrebbe essere obbligatorio sin
dalla scuola dell’obbligo – e la mancanza di master volti
a trasferire conoscenze e know how, passaggio di cui si
dovrebbero occupare le associazioni di categoria e gli
industriali stessi».
Chi sono i vostri principali interlocutori e su cosastate lavorando al momento?«I nostri software sono rivolti a chi opera nel campo
della gestione delle imprese, ovvero commercialisti,
consulenti del lavoro, associazioni di categoria e pro-
fessionisti in genere. A loro stiamo per offrire un soft-
ware gestionale erp in grado di facilitare il lavoro di
gestione del personale e della contabilità, ma soprat-
tutto in grado di integrarsi con dataware house e busi-
ness intelligence».
Qual è il vostro maggior punto di forza?«Sicuramente la capacità di vestire il prodotto, cioè di
partire da un prodotto standard e personalizzarlo in
base alle specifiche esigenze dei committenti e dei loro
clienti. Infatti, i clienti dei nostri clienti si aspettano
precisione, puntualità, efficienza, sicurezza e software
gestionali che sappiano far fronte alle loro reali neces-
sità. Proprio per mettere a loro disposizione prodotti
sartoriali e per differenziarci dalla massa, abbiamo svi-
luppato un sistema completo di applicativi, servizi inte-
grati e outsourcing – che consentono anche soluzioni
web modulari – capaci di soddisfare qualsiasi esigenza».
I professionisti di oggi sanno riconoscere la qua-lità del prodotto software?«Purtroppo, i professionisti brancolano un po’ nel buio
e sono vittima di una mancanza conoscitiva abbastanza
profonda. Solo da poco tempo hanno cominciato a ca-
pire l’importanza di un buon software, della possibilità
di personalizzarlo in base alle proprie esigenze e di un
servizio di assistenza costante». \\\\\ EC
STIAMO SVILUPPANDO UN SOFTWAREGESTIONALE CHE INTEGRA BUSINESSINTELLIGENCE E DATAWARE HOUSE
Da sinistra, Francesco Sartorel,responsabile rete di vendita indiretta,
e Antonio Zanatta, responsabile softwarecontabilità, della Data Services Srl
di Roncade (TV)
126 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
I filtri antiparticolato sono risultatiinefficaci. Eppure una soluzioneci sarebbe, ma aspetta ancoral’omologazione del Ministerodei Trasporti. Perché? Anna Dukicracconta il suo muro di gomma
L’ANTISMOGNEGATO: IL CASODUKIC DAY DREAM
Anna Dukic e Michele Campostrini,rispettivamente Amministratore
e Presidente della DukicDayDream di Dueville (VI)
www.econotruck.com
MODELLI D’IMPRESA I ANNA DUKIC E MICHELE CAMPOSTRINI
Quando è arrivata la direttiva europea
per abbassare i livelli di inquinamento,
c’è chi si è sfregato le mani. La proce-
dura di infrazione sull’Italia per gli alti
livelli di Pm10, risalente al 2008, è un
affare miliardario, almeno per chi ha la
tecnologia sulla base della quale pro-
durre dispositivi efficaci. Anna Dukic e Michele Campo-
strini, rispettivamente Amministratore e Presidente della
vicentina Dukic DayDream srl,all’indomani della notizia
hanno festeggiato: loro i dispositivi adatti li producevano
già da anni. «Si tratta – spiega Anna Dukic – della gamma
“Tre D”, dispositivi che permettono di ottenere una com-
bustione migliore del gasolio e dei suoi derivati. Non pro-
duciamo altro che prodotti basati su questo principio:
bruciando meglio il carburante si diminuiscono in modo
esponenziale le emissioni inquinanti».
In che modo funziona esattamente?«Il nostro è un dispositivo che viene installato prima della
pompa di iniezione e non interferisce in nessun modo sul
motore: nel passaggio verso la camera di scoppio il car-
burante subisce campi elettromagnetici , per cui le mole-
cole del carburante si caricano di energia e vengono
“sminuzzate”. In questo modo nella camera di combu-
stione il carburante così modificato si miscela meglio con
l’ossigeno e con questo otteniamo una migliore combu-
stione: se senza il dispositivo si brucia l’85 per cento, con
il nostro dispositivo adesso brucia fino il 95 per cento di
carburante, quindi si ha il vantaggio di produrre molto
meno materiale incombusto. Un vero vantaggio, perché
tutto il materiale che non brucia va a depositarsi nelle
parti del motore e l’olio gira in un motore sporco, le val-
vole EGR si incrostano, e lo scarico quindi è carico di so-
stanze nocive. Per dare un’idea più precisa possiamo dire
che se tutte le auto dell’hinterland di Milano, circa un mi-
lione, montassero i nostri dispositivi si potrebbe regi-
strare una diminuzione del 60-70 per cento
dell’inquinamento nell’arco di qualche giorno».
Si direbbe la soluzione migliore.«Considerando la maggior potenza del motore, l’estrema
diminuzione dei residui carboniosi che si vanno a deposi-
tare, la maggiore durabilità dell’olio, l’assenza di incrosta-
zioni delle valvole EGR, il risparmio sui costi di
manutenzione del motore, il risparmio del carburante e
un’emissione di inquinante estremamente inferiore, pos-
siamo solo concludere di non avere concorrenti. Su que-
st’idea, messa a punto da Michele Campostrini, abbiamo
fondato la nostra azienda dieci anni fa. Poi è arrivata la di-
rettiva europea che prevedeva dispositivi sia "a monte"
che "a valle" della combustione (dalla carburazione allo
scarico), criteri in cui il nostro prodotto rientrava perfet-
tamente».
E invece?
DICEMBRE 2012 127NORD EST SVILUPPO
MI SONO INCATENATAA MONTECITORIO CONLA MIA SEDIA A ROTELLEPUR DI ESSEREASCOLTATA
«Siamo andati al Centro Prova Autoveicoli (C.P.A.) di Bari,
organo preposto per eseguire i test del caso e rilasciare
l’omologazione Ministeriale. Alla fine ci hanno stretto la
mano facendoci i complimenti: il nostro dispositivo era
omologato. Quindi ci siamo messi in attesa solo del nu-
mero di omologazione che doveva arrivare da Roma. Lo
stiamo ancora aspettando dopo quattro anni».
Come se si fossero dimenticati di voi?«Ci hanno letteralmente ignorati. Non hanno respinto la
documentazione che attestava l’omologazione del nostro
dispositivo, né hanno impugnato il verbale di conformità,
né l’hanno annullato. Allora ci siamo rivolti al C.P.A. Que-
sto si è interessato del caso e il Ministero ha risposto che
le prove non erano complete, perché mancava quella di
durabilità del dispositivo per l’accumulo di particolato. Il
C.P.A. ha risposto che non poteva essere fatta questa
prova perché il nostro dispositivo agiva “a monte” e quindi
non produceva nessun accumulo, anzi in questo c’è un ul-
teriore vantaggio. Premesso questo il C.P.A. chiedeva
istruzioni su come fare eventualmente questa prova, pen-
sata ovviamente per dei filtri che agiscono “a valle”. Da
Roma hanno replicato che andava comunque eseguita,
senza dare spiegazioni sul come eseguirla».
Sembra un accanimento tanto inutile quanto so-spetto.«Nessun sospetto. Il motivo è evidente: il nostro prodotto
dava e dà tuttora fastidio ai produttori di filtri antiparti-
colato Fap. E c’è un solo produttore in Italia: la Pirelli Echo
Technology con a capo Bruno Tronchetti Provera. Tant’è
vero che pochissimo tempo dopo il decreto legge sono
stati omologati i suoi primi prodotti. Quindi, a noi, no-
nostante tutti i test di conferma, non hanno rilasciato
l’omologazione che invece è stata subito conferita a chi
produce filtri Antiparticolato con tutte le problematiche
che essi comportano. Il gioco di potere che ci sta dietro è
chiaro, ma in questo modo la nostra azienda che vorreb-
bero morta, continuerà a combattere fino ad ottenere ciò
che le spetta di diritto».
In che modo?«Con la forza della determinazione e della convinzione di
128 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Emissioni nocive dai gas di scarico delleautovetture che montano il dispositivo “Tre D”prodotto dalla Dukic DayDream srl
-70%
MODELLI D’IMPRESA I ANNA DUKIC E MICHELE CAMPOSTRINI
essere nel giusto. Deve considerare che in questo progetto
abbiamo investito tutto ciò che avevamo: per intenderci,
ora viviamo in affitto, e ringraziamo i nostri soci e conces-
sionari che hanno creduto nella nostra azienda e che
hanno investito in questo progetto. La lista delle nostre
visite ai Palazzi di Giustizia è infinita, tra cui due ricorsi al
Tar che in entrambi i casi sembravano darci ragione in
prima istanza, salvo poi congelare tutto in attesa di en-
trare " chissà quando è se " nel merito. In ogni caso, posso
riassumere dicendo che l’ingiustificata indifferenza rac-
colta nei tribunali mi ha spinto a gesti estremi».
Ovvero?«Sono andata a Roma con Michele Campostrini e alcuni
dei miei concessionari, per avere un po’ di sostegno. Dopo
aver eluso alcuni agenti della Digos, mi sono incatenata
davanti a Montecitorio con la mia sedia a rotelle, minac-
ciando di rimanere lì giorno e notte fino a quando non mi
avessero dato la possibilità di essere ascoltata. Ma dall’in-
contro che ho ottenuto, nonostante fosse all’inizio pro-
mettente, non è poi scaturito nulla. Quindi ho tentato lo
stesso gesto in piazza Mazzini davanti alla sede della Rai.
Il nostro caso è così finito in televisione, in particolare su
Report».
Con quali risultati?«Da quel momento le cose sono un po’ cambiate, ed in-
fatti milioni di telespettatori hanno potuto farsi un’idea
di quello che ci stava capitando, ma soprattutto di come
si stava e si sta gestendo l’emergenza inquinamento in
Italia. Dal servizio l’efficacia del nostro “Dispositivo Anti-
particolato ” è chiara e da allora abbiamo ricominciato a
vendere, diventando fornitori di importanti realtà istitu-
zionali italiane: dove hanno fallito i filtri Antiparticolato
hanno invece avuto successo i nostri dispositivi. Ma bi-
sogna calcolare un danno di circa 80 milioni di euro, ac-
cumulato in questi cinque anni di ingiustizia. E se si
considera la recessione che stiamo vivendo, si capisce
quanto tutto ciò possa influire su un’azienda piccola
come la nostra. Una cosa è certa, però: non ci arrende-
remo mai».\\\\\ RF
DICEMBRE 2012 129NORD EST SVILUPPO
IL NOSTRO ÈUN DISPOSITIVOCHE VIENE INSTALLATOPRIMA DELLA POMPADI INIEZIONE
130 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
MODELLI D’IMPRESA I EMANUELE CENZATO
L'Italia è il sesto paese europeo con il prezzodell'elettricità ai consumatori più elevato. Per questomolte realtà nostrane hanno scelto di allargarsi in altriPaesi, sostenendo così anche il comparto nazionale.L’esperienza di Emanuele Cenzato
Emanuele Cenzato è titolaredella Metalpres Cenzato,
Castelgomberto (VI)
www.metalpres.com
QUANDO LA ROMANIA DIVENTAUN’OPPORTUNITÀ
DICEMBRE 2012 131NORD EST SVILUPPO
L'Italia è tra i paesi europei che registra i prezzi
dell'energia più elevati del continente. Una si-
tuazione che si presenta drammatica, nono-
stante il processo di liberalizzazione degli
ultimi anni. Anche per questo motivo, il com-
missario europeo all'energia Günther Oettin-
ger ha recentemente raccomandato agli stati membri di
completare rapidamente il mercato unico in questo delica-
tissimo settore. Inoltre Oettinger ha preannunciato nuove
raccomandazioni in vista di una maggiore convergenza
delle misure di sostegno alle fonti rinnovabili. «Quando si
parla di gas ed elettricità - ha sottolineato il politico - cit-
tadini e imprese sono interessati da due cose: sicurezza
dell'approvvigionamento e prezzi ragionevoli. Due obiet-
tivi più facili da raggiungere con un mercato unico funzio-
nante». La Commissione chiede quindi ai paesi
l'applicazione delle regole europee, un miglioramento della
rete elettrica, un maggiore coordinamento nell'approvvi-
gionamento, e una liberalizzazione dei prezzi (solo nove
paesi su 27 hanno prezzi non regolamentati).
In un lungo rapporto sulla situazione dell'Unione nel set-
tore dell'energia, la Commissione ha elencato pregi e di-
fetti dei vari paesi. All'Italia l'esecutivo comunitario
raccomanda di migliorare la rete elettrica, per risolvere i
rischi di congestione e rafforzare le connessioni con i paesi
vicini. Per quanto riguarda il gas, la Commissione mette
l'accento su una concorrenza limitata tra le aziende del set-
tore, e sulla necessità per il paese di importare gran parte
del suo fabbisogno (il 90 per cento del totale). Secondo le
autorità comunitarie, l'Italia è il sesto paese con il prezzo
dell'elettricità ai consumatori più elevato, dietro la Dani-
marca, la Germania, Cipro, il Belgio e la Svezia. La media
europea è di circa 17 centesimi di euro al kWh, comprese le
imposte, mentre il prezzo in Italia è di oltre 20 centesimi
al kWh. Nel settore dell'industria, il prezzo dell'elettricità
italiana supera i 22 centesimi al kWh di gran lunga supe-
riore alla media europea, che è poco sopra i 15 centesimi.
Una situazione che inequivocabilmente va a cadere sulle
industrie nostrane, in modo particolare su quelle che
fanno un gran uso proprio di energia. Attualmente Metal-
pres Cenzato opera in cinque unità produttive, tre delle
quali site nel comune di Castelgomberto (VI), una a Buzau
in Romania e una Sousse in Tunisia con impianti per la
pressofusione da 250 a 1.350 ton e su una superficie co-
perta complessiva di oltre 30.000 mq. L’intero gruppo ha
alle sue dipendenze quasi 400 persone. La scommessa vin-
cente è stata sicuramente Metalpres Rom che in soli 4-5
anni ha raggiunto standard altissimi pari a quelli del com-
parto produttivo italiano.
«Per una realtà come la nostra – spiega Emanuele Cenzato,
titolare della Metalpres Cenzato, azienda che produce getti
pressofusi in alluminio - che ha nell’energia una spesa
maggiore che nella manodopera, i costi dell’energia vanno
ad incidere notevolmente sul bilancio».
Quale situazione riscontrate a livello di mercato ge-nerale? «Noi siamo molto coinvolti nel campo automotive e come
è noto si tratta di un settore che sta attraversando più di
qualche difficoltà. Oggi i mercati dell’Est ci fanno molta
concorrenza e in Italia soffriamo notevolmente, soprat-
tutto a causa dei già citati costi dell’energia troppo alti. Il
bilancio di quest’anno è in calo rispetto a quello degli altri
anni ed abbiamo qualche sofferenza. Fortunatamente però
Aumento della produttività dei macchinariregistrato dalla Metalpres Cenzato graziealla Lean Production
20%
132 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
5 anni fa siamo stati lungimiranti creando la realtà paral-
lela in Romania, Metalpres Rom. Grazie a questa sede
siamo infatti rimasti competitivi e di fatto, oggi, la sede
rumena sostiene anche quella in Italia. Non si tratta sem-
plicemente di delocalizzazione ma della scelta di aumen-
tare la nostra produzione all’estero parallelamente all’Italia.
Per noi la Romania è importante perché i nuovi clienti
sono maggiormente attratti dai costi e dai servizi che pos-
siamo offrirgli attraverso lo stabilimento in quel paese.
Solo così riusciamo a far fronte alla concorrenza orientale».
Quali sono i Paesi con cui collaborate maggior-mente?«Abbiamo clienti in tutto il mondo, consegniamo in Cina,
Giappone, Argentina e in moltissime altre parti del mondo.
In Europa il traino è rappresentato in modo particolare
dalla Germania; abbiamo infatti riscontrato in questi ul-
timi mesi un calo significativo della Francia, una forza
molto importante per l’Europa intera».
Potrebbe parlarci della Lean Production?«La Lean Production passa per la convinzione che l’opera di
riduzione dei costi deve passare per un’ottimizzazione delle
procedure di lavoro e una significativa diminuzione degli
sprechi. Per ora siamo giunti ad un primo step che ci ha
permesso di meglio organizzare l’azienda e di eliminare al-
cune inefficienze. Abbiamo aumentato del 15-20 per cento
la produttività dei macchinari, con risparmio in termini di
personale, di costi e di guadagno generale. I vantaggi ov-
viamente saranno significativi a partire dall’anno prossimo
ma ad oggi siamo in linea con quest’obiettivo importante».
Quanto è importante la diversificazione per una re-altà come la vostra?«Eravamo troppo concentrati sull’automotive; per questo ci
stiamo spostando anche su clienti di settori differenti. Mi
riferisco ai comparti delle pompe, del sollevamento acqua,
dei riduttori, dei bruciatori e altri ancora. Mai come in
questo periodo la diversificazione e la flessibilità dei pro-
dotti possono contribuire a sostenere una buona econo-
mia; il primo passo sarà quello di ampliare l’attuale rete
commerciale per acquisire nuove commesse, nuovi pro-
getti, nuove sfide. C’è da dire che ovviamente sono realtà
più piccole rispetto all’automotive ma grazie anche alla
Romania siamo comunque in grado di approcciarci a que-
L’Ufficio TecnicoL’Ufficio Tecnico della Metalpres Cenzato incarna
l’anima e rappresenta la maggiore fonte di eccel-
lenza della nostra realtà. «Metalpres Cenzato – rac-
conta Emanuele Cenzato – è nata nel 1987 e nel
corso degli anni è riuscita ad affermarsi come
azienda produttiva di riferimento del territorio e lea-
der assoluto nel settore; la principale attività è stata
infatti integrata con consulenza tecnica, progetta-
zione, lavorazioni meccaniche e finitura superficiale
dei getti, con l’obiettivo di essere per il cliente un
valido supporto oltre che un preciso fornitore. È il
nostro ufficio tecnico infatti che accompagna il
cliente sin dalle prime fasi di progettazione dello
stampo. Inoltre METALPRES Cenzato offre a qual-
siasi cliente dei servizi che esulano anche dalla spe-
cifica attività di pressofusione. Personale super
qualificato si fa interlocutore unico per la gestione di
problematiche a 360°, garantendo dalla progetta-
zione 3D, analisi FEM, analisi di flusso, assemblaggi
e lavorazioni meccaniche o realizzazione di minute-
rie meccaniche fino allo stampaggio di plastica, ot-
tone, rame, zama».
MODELLI D’IMPRESA I EMANUELE CENZATO
DICEMBRE 2012 133NORD EST SVILUPPO
sti settori, sebbene più poveri. In questo modo riusciamo
infatti a bilanciare i costi legati all’energia, che in Romania
sono molto inferiori rispetto all’Italia; sembra quasi che le
politiche nel nostro Stato ci costringano ad andare al-
l’estero, a discapito dell’intera economia del Paese».
Che investimenti state realizzando in questo periodo?«Fino al 2009 abbiamo investito moltissimo in macchinari.
Con la crisi però abbiamo dovuto rallentare un po’ perché
oggi affrontiamo qualche difficoltà finanziaria proprio per
i grandi investimenti fatti precedentemente. Non è un
passo indietro perché in ogni caso i macchinari che posse-
diamo rappresentano comunque l’avanguardia di quanto
esiste sul mercato. Siamo preoccupati, come molti, a
causa della difficoltà dell’accesso al credito ma teniamo co-
munque duro perché siamo comunque fiduciosi che la si-
tuazione migliori nel prossimo periodo».
Quale futuro prospettate per la Metalpres Cenzato?«Abbiamo un piano industriale fino al 2016 e vediamo po-
sitivamente i prossimi anni perché siamo già in grado di
sapere chi sono i clienti su cui potremo contare. Siamo fi-
duciosi soprattutto grazie al livello qualitativo e tecnolo-
gico che vogliamo tenere. Veniamo da due anni di tagli
estremi ed ora, anche con la conferma del supporto del si-
stema bancario, ripartiremo contando innanzitutto sulla
nostra forza, rappresentata dall’ufficio tecnico composto
da 8 ingegneri che fanno co-design insieme ai nostri
clienti, ad esempio, dell’automotive. Un ufficio tecnico che
riesce a supportare qualsiasi problematica del cliente
ovunque esso si trovi». \\\\\ NB
VOGLIAMO ACCETTARENUOVE COMMESSE,NUOVI PROGETTI ENUOVE SFIDE IN TUTTII SETTORI PRODUTTIVI
150 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Con BENZA nasce un nuovo mododi intendere il servizio di distribuzionecarburante: impianti innovativi,self service e integrazione con il serviziodel gestore. L’esperienzadi Andrea e Fabio Bortolamei
MODELLI D’IMPRESA I ANDREA E FABIO BORTOLAMEI
UN NUOVOCONCEPTDI DISTRIBUZIONE
DICEMBRE 2012 151NORD EST SVILUPPO
La rete italiana dei distributori di carbu-
rante è la più capillare d’Europa, l’Italia in-
fatti si colloca al primo posto davanti a
Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
L’elevato grado di capillarità della rete ita-
liana dei carburanti è dovuto soprattutto
alla struttura del sistema distributivo determinata
dalla particolare conformazione geografica del terri-
torio nazionale. Un fattore che ha effetti sia positivi,
per la maggiore prossimità e disponibilità di servizi a
tutto vantaggio del consumatore, che negativi, dovuti
al minore grado di efficienza del sistema che è molto
frammentato rispetto agli altri paesi europei.
Inoltre la rete italiana dei carburanti soffre ulterior-
mente per un grado di sviluppo tecnologico e di servi-
zio ancora insufficiente. Entrando nel dettaglio,
Andrea e Fabio Bortolamei della Bortolamei Srl hanno
focalizzato le loro strategie sulla ricerca di nuove effi-
cienze tecnologiche e gestionali con lo sviluppo di ser-
vizi professionali innovativi, di qualità e convenienza
economica. La società che si occupa di progettazione,
realizzazione e gestione nel settore della distribuzione
dei carburanti, nasce dall’esperienza di famiglia e oggi
gestisce tre impianti di proprietà, a Camisano Vicen-
tino, Veggiano e Caldogno, e due impianti in franchi-
sing, a Grisignano di Zocco e Schio, tutti a marchio
BENZA. Grazie allo spirito imprenditoriale dei fratelli
Andrea e Fabio Bortolamei, la crescente attenzione
alle problematiche relative al settore e la conoscenza
del complesso mondo economico dei carburanti, do-
minato dai grandi gruppi petroliferi, l’impresa ha po-
tuto posizionarsi sul mercato della
commercializzazione del carburante e creare un mar-
chio proprio con il quale offrire il servizio ai consuma-
tori in modo diretto. Il progetto di business, infatti,
si basa sulla fornitura diretta dalla raffineria al cliente,
e sull’eliminazione dell’apparato burocratico imposto
dalle grandi compagnie petrolifere. Il marchio BENZA
ha inaugurato un nuovo modo di concepire il servizio
di distribuzione carburanti, tradotto in un miglior
rapporto tra il gestore e il cliente, grazie allo stile
semplice e amichevole. Grazie a strategie di marke-
ting innovative, il gruppo ha saputo definire in ma-
niera integrata gli obiettivi e i valori determinanti allo
sviluppo dell’identità di un servizio low cost che punta
sulla qualità e gioca sul carattere ironico dell’imma-
gine e di tutta la comunicazione del brand, dall’am-
bientazione del punto vendita ai concept pubblicitari.
In uno scenario come quello attuale, con il costodei carburanti alle stelle, quale valore aggiuntooffre BENZA agli utenti? Andrea Bortolamei «Il nostro brand consente di definire
i prezzi al consumo in modo autonomo rispetto ai li-
stini imposti dalle società petrolifere, acquistando di-
Andrea e Fabio Bortolamei titolari della Bortolamei Srldi Camisano Vicentino (VI)
www.b-benza.it
IL DISTRIBUTOREDIVENTA “SU MISURA”E LA CONVENIENZAECONOMICAÈ IMMEDIATAMENTEPERCEPITA
rettamente in raffineria i carburanti stradali, al pari
delle principali compagnie concorrenti. Il prezzo di per
sé è competitivo e il valore aggiunto sta tutto nel ser-
vizio: un sistema self service integrato dalla presenza
del personale, che si dedica esclusivamente al cliente
in aree indipendenti e funzionali, basate su impianti
innovativi e tecnologicamente avanzati ma semplici
da usare. Ne deriva un aumento sensibile dei volumi
di vendita, mentre si mantiene inalterato il margine
operativo».
Quali i principali elementi di innovazione intro-dotti da BENZA nel modo di intendere la distribu-zione di carburante? Fabio Bortolamei «BENZA è un progetto imprendito-
riale giovane, avviato da me e da mio fratello Andrea
prima dei nostri 35 anni, e si basa su un concept com-
pletamente innovativo che intende rivoluzionare il si-
stema di fornitura sotto diversi punti di vista: dal nome
del marchio allo stile di comunicazione, dall’immagine
alla modalità di vendita dei carburanti. L’utente si
rende protagonista nell’erogarsi il carburante, mentre il
nostro personale è interamente dedicato a fornire assi-
stenza alle persone, basando questo servizio su cordia-
lità e disponibilità. Il distributore quindi diventa “su
misura” e la convenienza economica è immediata-
mente percepita dal cliente, assieme alla massima qua-
lità del prodotto e del servizio».
I prossimi investimenti dell’azienda prevedonol’apertura di nuovi spazi. In che cosa consisterannonello specifico? In quali punti strategici ed entroquanto tempo prevedete di poterli inaugurare?A.B. «Stiamo terminando l’iter autorizzativo per l’aper-
tura di due nuove aree di servizio tra Vicenza e Pa-
dova, che potremo inaugurare entro il 2013.
L’innovazione progettuale punta su una nuova offerta
di servizi aggiunti per migliorare il nostro servizio,
152 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Incremento del volume d’affari registratograzie al passaggio al brand BENZA
63%
MODELLI D’IMPRESA I ANDREA E FABIO BORTOLAMEI
quali “area vending”, con distributori automatici self
service ventiquattro ore per la fornitura di prodotti
per autovetture e automobilisti, e autolavaggi “hi-
tech”, con portali a tre spazzole in tunnel riscaldati,
che permettono di erogare il servizio anche a tempe-
rature sotto lo zero».
Quali le prospettive per il vostro settore in gene-rale e per l’azienda in particolare? Quali obiettivi esfide vi ponete nel medio e lungo periodo?F.B. «Il processo di liberalizzazione del nostro settore
è iniziato quattordici anni fa con il decreto Bersani.
Auspichiamo che il futuro governo avvii un processo
di razionalizzazione, con la chiusura degli impianti in-
compatibili e inefficienti, quelli cioè caratterizzati da
basso erogato e dall’assenza di servizi e attività inte-
grate. Nonostante le difficoltà legate alla crisi econo-
mico-finanziaria che sta interessando attualmente
l’Italia come il resto d’Europa, nel medio e lungo pe-
riodo puntiamo a mantenere l’attuale quota di mer-
cato, con l’obiettivo di incrementarla grazie
all’apertura di nuovi punti vendita, all’ottimizzazione
dei servizi accessori e delle attività integrate. La no-
stra sfida è continuare a essere innovativi cercando
sempre nuovi stimoli e idee».
Gli impianti di distribuzione di proprietà sonostati convertiti con il vostro brand. Quali i van-taggi in termini di fatturato registrati dall’aper-tura della prima area di servizio BENZA?A.B. «Dall’apertura del primo impianto carburanti
BENZA, nel 2009, il volume d’affari è quasi duplicato,
di anno in anno, con fatturati che dai 2.2 milioni di
euro del 2008 sono passati ai 12.6 milioni di euro del
2011, grazie al passaggio dalla gestione in licenza di
altre società petrolifere a quella con il brand BENZA.
Anche per il 2012 le proiezioni confermano un trend di
crescita del 63 per cento». \\\\\ VD
DICEMBRE 2012 153NORD EST SVILUPPO
LA NOSTRA SFIDAÈ CONTINUARE AESSERE INNOVATIVICERCANDO SEMPRENUOVI STIMOLI
DICEMBRE 2012 157NORD EST SVILUPPO
CREDITO,RESTANOLE DIFFICOLTÀ
FOCUS CREDITO
Il tasso di interesse sui prestitia breve termine praticati al settore produttivo
nel Nord Est a giugno 2012
6%
Il ritmo di crescita del credito alle famiglieconsumatrici, relativo ad agosto 2012, nel Nord Est
rispetto allo stesso periodo dello scorso anno
-0,5%
Diminuiscono i prestitialle imprese nelle regionicentro-settentrionali.A giugno la flessione,misurata sui dodici mesi,è stata del 4%.Per quanto riguardale famiglie, invece,i prestiti rimangonopressoché invariati.Per le banche l’andamentonegativo dei prestitiè stato condizionatodalla contrazionedella domanda di credito
• FONTE: RAPPORTO “L’ECONOMIA DELLE REGIONI ITALIANE” DELLA BANCA D’ITALIA
158 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
LE DIFFICOLTÀDEI RISPARMIATORIITALIANILa buona propensione al risparmio degli italiani registraoggi, come dichiara il presidente dell’Acri GiuseppeGuzzetti, una flessione - Renata Gualtieri
Quest’anno ricorre il centenario della na-
scita dell’Acri. L’anniversario è stato cele-
brato lo scorso giugno a Palermo e in
quell’occasione è stato sottolineato il
ruolo che le Casse, e insieme a loro le
Fondazioni, hanno avuto in questi cen-
t’anni di storia del Paese, al cui sviluppo hanno entrambe
contribuito sia sul fronte economico sia su quello cultu-
rale, civile e sociale.
Il 31 ottobre è stata la volta dell’ottantottesima Gior-
nata mondiale del risparmio: un risparmio che sia in
Italia che in Europa è in difficoltà. «Parlare di risparmio
– sottolinea il presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti –
sottende una serie di fattori che si chiamano reddito,
investimenti, finanza pubblica, fisco, sistema bancario
e finanziario e, nelle relative responsabilità, il ruolo del-
l’Unione, del nostro Paese e delle forze istituzionali e
sociali. Parlare di risparmio significa soprattutto evo-
care la fiducia».
Secondo i dati Bankitalia relativi al 2011 la capacità di
risparmio degli italiani è scesa al 12 per cento. Anche
l’indagine presentata dall’Acri sul percepito degli ita-
liani segnala che, ormai dal 2005, il risparmio conti-
nua a decrescere. Oggi gli italiani che dicono di essere
riusciti a risparmiare sono solo il 28 per cento, mentre
fino allo scorso anno erano più di un terzo. Prevale il
numero di coloro che consumano tutto quello che
guadagnano: sono il 40 per cento; e di quelli che sono
in saldo negativo di risparmio, ovvero decumulano ri-
sparmio o ricorrono al debito, sono il 31 per cento, il
che vuol dire più di coloro che riescono a risparmiare.
La voglia di risparmiare, invece, cresce.
Dall’indagine fatta dall’Acri con Ipsos risulta che il 47
per cento degli italiani non riesce proprio a vivere tran-
quillo senza mettere da parte qualcosa; e questa per-
centuale è in crescita rispetto agli anni precedenti, era
il 44 per cento nel 2011 e il 41 per cento nel 2010, men-
tre decresce il numero di chi preferisce spendere tutto
← Il presidente dell’AcriGiuseppe Guzzetti
FOCUS CREDITO GIUSEPPE GUZZETTI
DICEMBRE 2012 159NORD EST SVILUPPO
senza preoccuparsi del futuro: sono il 9 per cento con-
tro il 10 per cento del 2011 e l’11 per cento del 2010.
«Ma perché gli italiani soddisfino questo loro desiderio
di risparmio – ricorda il presidente Acri Giuseppe Guz-
zetti – bisogna che si creino le condizioni perché essi
dispongano delle necessarie risorse». Dall’indagine
Acri-Ipsos risulta anche che il numero di quanti dicono
di essere riusciti a migliorare la propria situazione eco-
nomica negli ultimi dodici mesi non supera il 3 per
cento; al contempo aumenta il numero di famiglie di-
rettamente colpite dalla crisi: oggi sono il 26 per cento,
più di una su quattro.
La difficoltà attuale di risparmiare non è un fenomeno
solo italiano. E tuttavia non può non suscitare una
grave preoccupazione. «Di fronte a essa – continua
Guzzetti – non possiamo dichiararci disarmati, né li-
mitarci ad attendere gli effetti, che non potranno rile-
varsi a breve, delle misure anticrisi, specie per il
consolidamento fiscale e per tornare a crescere. Né
possiamo avvertire una sorta di pudore nel parlare di
risparmio mentre calano i consumi e crescono i pro-
blemi del mercato del lavoro. Il risparmio è fondamen-
tale per l’avvenire delle famiglie e del Paese.
Certamente, l’impegno principale si richiede ai go-
verni e ai Parlamenti».
Non dobbiamo pensare però che il riavvio in Italia di
un processo di crescita possa venire solo da alcune
grandi opzioni politiche decise a livello centrale: inno-
vazione, liberalizzazioni, semplificazioni, infrastrut-
ture, formazione, capitale umano d’eccellenza, ricerca
sono necessarie ma «solamente se queste scelte decise
a livello centrale riusciranno a raccordarsi con le scelte
fatte dalle comunità e dalle istituzioni sui territori po-
tranno avere efficacia per la crescita del Paese. Le no-
stre fondazioni e le casse di risparmio – conclude il
presidente dell’Acri – ciascuna nel proprio ambito, si
stanno impegnando con tutte le loro energie e le loro
risorse in questa direzione». \\\\\
28%Risparmiatori Percentuale di coloro che dicono di essereriusciti a risparmiare, mentre fino allo scorsoanno erano più di un terzo degli italiani
160 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
FOCUS CREDITO GIUSEPPE GRAFFI BRUNORO
PRESTITIPARTECIPATIVIE PRIVATE EQUITYUna corretta capitalizzazione consentedi incrementare la propria competitività anchein periodo di crisi. Le imprese del Friuli Venezia Giuliasono sempre attente a questo tipo di gestione.Il punto di Giuseppe Graffi Brunoro
DICEMBRE 2012 161NORD EST SVILUPPO
Agiugno 2012 il credito bancario concesso in Friuli
Venezia Giulia si e ridotto del 3,5 per cento ri-
spetto ai dodici mesi precedenti. Ma, se i finan-
ziamenti alle famiglie sono rimasti stabili, i
prestiti alle imprese sono diminuiti, registrando comples-
sivamente un calo del 4,9 per cento. I prestiti alle piccole
imprese si sono contratti in un anno del 4,3 per cento,
quelli alle imprese medio-grandi del 5,1. È quanto emerge
dal rapporto “Il mercato del credito per le imprese e le fa-
miglie del Friuli Venezia Giulia” reso noto dalla Regione a
novembre. Sempre secondo il rapporto è peggiorata anche
la qualità del credito per le imprese: gli ingressi in soffe-
renza dei crediti concessi dalle banche si sono attestati a
giugno al 2,5% (valore superiore al livello pre crisi); nel se-
condo trimestre è proseguito l’aumento dei tassi di inte-
resse: il tasso medio sui prestiti a breve termine ha
raggiunto il 5,99%, quasi un punto percentuale in più ri-
spetto a giugno 2011, il tasso a medio e a lungo termine si
è attestato al 4,49%, sempre in aumento rispetto all’anno
precedente. Cresce, quindi, la sofferenza delle pmi, che
continuano a rivestire la fetta più importante di tutto il
tessuto imprenditoriale della regione e, quindi, da salva-
guardare come modello: «L’imprenditore tipo friulano e
giuliano – spiega Giuseppe Graffi Brunoro – sente la pro-
pria impresa come parte di sé, ricorda e attualizza il per-
corso, spesso laborioso e faticoso, attraverso il quale la
“sua” realtà si è sviluppata e tende naturalmente a perpe-
tuare tale modello».
In che modo devono intervenire le banche a soste-gno di un’impresa?«Il sistema bancario del Friuli Venezia Giulia ha in essere
alcune importanti convenzioni, assistite dai consorzi di ga-
ranzia fidi, attraverso le quali è possibile provvedere alla ca-
pitalizzazione o alla ricapitalizzazione delle imprese; gli
strumenti operativi prendono il nome di “prestiti partecipa-
tivi”. Per le imprese più strutturate, in sostanza per quelle
di maggiori dimensioni, è consigliabile utilizzare strumenti
di private equity, oppure ricorrere agli interventi della fi-
nanziaria regionale Friulia, partecipata dalle banche».
In Italia secondo lei esistono più vincoli e burocra-zia nei processi di ricapitalizzazione?«Non escludo che in qualche Paese i processi decisionali
e i passaggi amministrativi richiesti per capitalizzare
un’impresa possano essere più semplici, non credo però
che le procedure italiane siano particolarmente gravose».
Un’attenta capitalizzazione rappresenta un modoper essere competitivi sul mercato?«Senza dubbio un corretto rapporto tra l’ammontare del
capitale sociale di un’impresa, il totale dei suoi attivi e
l’insieme del suo fatturato, frutto di analisi dei mercati,
di capacità progettuale e produttiva, nonché di costante
innovazione, consente di realizzare i prodotti a costi mi-
nori e di essere in grado di superare momenti non par-
ticolarmente brillanti o decisamente difficili con
maggiore serenità». \\\\\ NMM
→GiuseppeGraffi Brunoro,presidente Abi
FVG
Giu 011 Dic 2011 Giu 012
FVG
No
rd E
stIt
alia
FVG
Ital
ia
FVG
No
rd E
stIt
alia
8,2
-2,8
-0,7 -0,5
5,7
3,3
7,4
17,5
IMPIEGHIVAR. PERCENTUALISUI 12 MESI
NOTA Dati di fine periodo. Segnalazionidella Cassadepositi e prestiti oltre alle segnalazioni delle banche
• FONTE BANCA D’ITALIA
14,8
NE
162 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
BANCHE E IMPRESE,LA FIDUCIADA RICOSTRUIRE«Unire le forze per superare la crisi, oggi più che mai».L’amministratore delegato di Veneto Banca,Vincenzo Consoli, spiega come il sistema bancarioe quello industriale possano mettere insieme le propriecompetenze per superare un momento difficile
Sul reale ruolo di supporto del sistema bancario
all’economia reale è in corso un dibattito ser-
rato nel Paese tra chi sostiene che le banche
non abbiano fatto quanto potevano e chi, in-
vece, afferma il contrario. Nel mezzo ci sono i
dati dell’ultimo bollettino di Bankitalia relativi
ai primi sei mesi dell’anno, in cui l’istituto di Palazzo Koch
ha registrato una flessione degli impieghi a livello nazio-
nale, calo dovuto soprattutto alla debolezza della do-
manda, provocata dalla contrazione degli investimenti
delle aziende. «Come Gruppo Veneto Banca – precisa
l’amministratore delegato Vincenzo Consoli – lo scorso
anno abbiamo aumentato i nostri impieghi del 5 per
cento, contro un dato di sistema del 3,6 per cento. Nel-
l’anno in corso stiamo continuando ad aumentare i crediti
alle piccole e medie imprese, che rappresentano più del 90
per cento del nostro sistema produttivo». Ma per poter es-
sere definito virtuoso il rapporto tra banche e imprese non
si può basare solo sulla normale gestione dei crediti. «Oggi
più che mai è necessario fare un salto di qualità e puntare
a una maggiore conoscenza reciproca: alle banche è richie-
sta maggiore chiarezza nell’offerta, alle imprese più traspa-
renza e completezza sui dati di bilancio».
In che modo Veneto Banca contribuisce a favorire ipercorsi di crescita delle imprese?«Così come avviene per le banche anche le imprese hanno
la necessità di rafforzarsi sotto il profilo patrimoniale per
poter affrontare con spalle più robuste le nuove sfide dei
mercati. Già prima della crisi, le aziende italiane presenta-
vano spesso un eccessivo squilibrio tra capitale e debito e
ricorrono al finanziamento bancario più di quanto non av-
venga nel resto d’Europa. Una banca non ha il compito di
fornire il capitale di rischio, per questo ci sono altre strade
come il private equity e il venture capital. Da tempo il
FOCUS CREDITO VINCENZO CONSOLI
DICEMBRE 2012 163NORD EST SVILUPPO
Gruppo si è strutturato con specifiche competenze che si
dedicano a tali strumenti. Siamo da sempre in prima linea
nel sostegno d’iniziative mirate all’aggiornamento e al rin-
novamento del management nelle pmi, nonché al ricam-
bio generazionale, in collaborazione con le più importanti
associazioni di categoria».
Con quali altri strumenti il Gruppo ascolta le esi-genze del territorio e cerca di dare risposte al sistemaproduttivo?«Possiamo contare su una “fabbrica prodotti” gestita da
product manager altamente specializzati e su un sistema
di gestione della relazione molto accurato, a questi due
aspetti si aggiungono due importanti vantaggi competi-
tivi. Il primo è la profonda conoscenza delle aree in cui ope-
riamo, che ci consente di fornire servizi e prodotti mirati
a soddisfare le particolari esigenze dei nostri clienti. Il se-
condo è il nostro modello organizzativo, basato sulla fles-
sibilità, sulla capacità di reazione ai cambiamenti e sulla
catena decisionale corta che ci permette di fornire risposte
esaustive in tempi molto rapidi».
Quale il contributo a sostegno dell’imprenditoria gio-vanile?«Pur contando su una storia che risale al 1877, siamo un
Gruppo giovane: l’età media dei nostri dipendenti si aggira
sui 39 anni. È naturale, quindi, che la nostra realtà sia più
aperta alle esigenze dell’imprenditoria giovanile. Anche su
questo fronte lavoriamo a fianco delle associazioni di ca-
tegoria, dedicando particolare attenzione a chi punta su ri-
↑ L’amministratoredelegato
di Veneto BancaVincenzo Consoli
164 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
FOCUS CREDITO VINCENZO CONSOLI
cerca e innovazione, settori per i quali abbiamo appron-
tato un finanziamento ad hoc. Molti giovani fuggono al-
l’estero perché non trovano in Italia realtà che valorizzino
le loro capacità: sostenere imprese innovative capaci di
creare posti di lavoro per i giovani è un modo concreto per
farli tornare. In ogni caso, al di là del dato meramente ana-
grafico, crediamo che le imprese veramente giovani siano
quelle che hanno idee valide per il futuro».
Dall’indagine annuale dell’Acri, realizzata con Ipsos,emerge che la quota delle famiglie che dichiara di riu-scire a risparmiare crolla al 28 per cento quest’anno,dal 35 per cento del 2011. Quanto sono preoccupantiquesti dati?«In Italia la formazione del risparmio è in calo da più di ven-
t’anni. La situazione è imputabile a una caduta del reddito
delle famiglie, pari al 9 per cento nell’ultimo quinquennio,
e a una maggiore propensione per l’indebitamento. Non
sono certo dati incoraggianti, ma va anche ricordato che
fino allo scorso anno il nostro Paese si segnalava per avere
una quota di reddito risparmiato tra le più alte del mondo.
Oggi le famiglie stanno affrontando la crisi con quanto ac-
cumulato nei decenni precedenti, ma è necessario tornare
a crescere quanto prima per consentire la ripresa del rispar-
mio, che ha un ruolo fondamentale nel circuito di finanzia-
mento della nostra economia. Il livello d’indebitamento de-
gli italiani è ancora lontano rispetto a quello di molti altri
Paesi: il rapporto tra debiti finanziari e reddito disponibile
è al 65 per cento, contro l’oltre 80 per cento di Francia e Ger-
mania e il 100 per cento dell’area euro. Ci sono quindi an-
cora dei margini di sicurezza».
Quali sono le sue aspettative per il futuro?«Sono ottimista: la crisi, quando passerà, ci restituirà
un’Italia migliore, più preparata ad affrontare i mercati e
più esigente verso chi ricopre incarichi di responsabilità. Il
nostro Paese continua a sfornare “genialità”, abbiamo
tante imprese che seguitano a esportare in tutto il mondo,
famiglie non ancora eccessivamente indebitate e un si-
stema bancario tra i solidi». \\\\\ RG
28%FamiglieLa percentuale dei nuclei famigliariche sono riusciti a risparmiare nel 2012.Nel 2011 erano il 35%
Le imprese italiane, e in particolare quelle di piccole
e medie dimensioni, sono chiamate sempre più
spesso a ripensare il proprio modello di business in
ottica internazionale. La capacità di conoscere e
cogliere le opportunità di un mercato globale e di adat-
tarsi alle nuove esigenze realizzando progetti strategici di
sviluppo all’estero rappresenta oggi un indiscusso vantag-
gio competitivo e sempre in più settori risulta l’unico
modo per poter continuare a operare e mantenere la pro-
pria competitività anche a livello nazionale. Il direttore ge-
nerale della Cassa di risparmio del Veneto, Massimo
Tussardi, parla più precisamente degli investimenti in in-
ternazionalizzazione e in multi-localizzazione, «ovvero una
precisa strategia aziendale focalizzata a presidiare diretta-
mente i principali mercati invece di ricercare una pura ri-
duzione dei costi industriali che ha già ampiamente
dimostrato di non essere né vincente né sostenibile».
Per quali ragioni la Serbia rappresenta una nuovafrontiera di sviluppo per l’Italia?«Nell’ultimo decennio l’economia serba è cresciuta a un
tasso medio del 3 per cento, due punti sopra la media del-
l’area Euro. L’interscambio commerciale tra Italia e Serbia
è stato di oltre due miliardi nel 2011, di cui 40 milioni in
saldo del Triveneto. Le attività in questo territorio possono
sicuramente trarre vantaggio da un sistema di tassazione
favorevole, dalla presenza di zone franche con speciali age-
volazioni e da specifici accordi doganali. Ma il vero van-
taggio competitivo per le nostre imprese non proviene da
una delocalizzazione spinta solo da differenze di costo
DICEMBRE 2012 165NORD EST SVILUPPO
SERBIA,DELOCALIZZAZIONESTRATEGICALe aziende italiane sono tra i principali investitoriin questo paese, con oltre cinquecento realtà,per un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro.Ne parla Massimo Tussardi
FOCUS CREDITO MASSIMO TUSSARDI
3% SviluppoIl tasso medio di crescitadell’economia serbanell’ultimo decennio
40 mlnCommercio L’interscambio commerciale tra il Trivenetoe la Serbia su un saldo nazionaledi due miliardi nel 2011
↑Massimo Tussardi, direttoregenerale della Cassa di risparmiodel Veneto
166 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
bensì da una strategia che concepisce la presenza in que-
st’area come una base da cui partire per conquistare gli
altri mercati dell’Est Europa. In Serbia è presente Banca In-
tesa Beograd del Gruppo Intesa Sanpaolo, con sede a Bel-
grado, che con oltre duecento filiali in tutto il paese è la
prima banca in Serbia».
Quale piano di rilancio economico è fondamentaleper invertire la rotta dopo i dati economici registratinel 2012?«Occorre investire molto di più sui giovani imprenditori
che si stanno inserendo nella filiera produttiva portando
una ventata di innovazione. È altresì opportuno che i re-
quisiti quantitativi e patrimoniali, necessari per le valuta-
zioni di merito creditizio, vengano supportati anche da
piani economico-finanziari basati su parametri oggettivi
credibili. È auspicabile, inoltre, una riduzione della leva fi-
nanziaria e un reinvestimento delle risorse nel ciclo pro-
duttivo delle aziende che le hanno generate».
Il monitor curato dal servizio studi di Intesa San-paolo per conto di Cassa di risparmio del Veneto qualiprospettive economiche traccia per i distretti veneti?«Su dodici distretti che aumentano le vendite estere, dieci
subiscono una riduzione dei valori esportati. Appare molto
differenziato anche il loro andamento nei principali sboc-
chi commerciali: al calo accusato nei paesi europei più col-
piti dalle manovre di austerity, si è aggiunta la frenata
accusata in due importanti motori dell’export triveneto, la
Francia e la Germania. In questo quadro a luci e ombre non
si è interrotta la fase di rafforzamento dell’avanzo commer-
ciale, anche se resta ancora lontano il punto di massimo
storico toccato nei primi sei mesi del 2008. Secondo le no-
stre valutazioni, in un contesto di domanda interna an-
cora debole, i mercati esteri continueranno a offrire un so-
stegno alla crescita delle nostre imprese distrettuali.
Saranno, pertanto, meno in difficoltà le imprese con una
propensione a esportare più elevata, soprattutto nei nuovi
mercati ad alto potenziale».
Come la banca sostiene i nuovi progetti di sviluppoall’estero?«Le aziende possono accedere ai servizi delle strutture in-
ternazionali del Gruppo Intesa Sanpaolo rivolgendosi alle
filiali, dove opera una rete di 34 specialisti estero. A loro
volta, questi professionisti operano in stretto coordina-
mento con il Servizio internazionalizzazione imprese, che
ha sede a Padova, ed è composto da circa trenta speciali-
sti suddivisi in cinque desk geografici - Americhe, Est Eu-
ropa, Emea, Asia e Cina - in grado di seguire tutti i progetti
di internazionalizzazione. Inoltre, è previsto l’appoggio di
tutta la rete internazionale del Gruppo, presente in oltre
quaranta paesi nel mondo». \\\\\ EF
L’INTERSCAMBIOCOMMERCIALETRA ITALIA E SERBIAÈ STATO DI OLTREDUE MILIARDI NEL 2011
↗ Il nuovo stabilimento produttivodi Fiat Automobili Srbija (FAS)
a Kragujevac, Serbia
FOCUS CREDITO MASSIMO TUSSARDI
LA LEVA DELL’EXPORT LUIGI CIMOLAI
L’INGEGNERIAMADE IN FRIULI CONQUISTAIL MONDOL’acquisizione dello stabilimento ex Terexè una delle più recenti acquisizioni del Gruppo Cimolai.Un consolidamento sul territorio necessarioper affrontare sfide sempre più globali.Ne parla Luigi Cimolai - Francesca Druidi
Se il settore edile e quello delle costruzioni in
Italia arrancano sotto i colpi di uno scenario
infrastrutturale povero di investimenti, il
Gruppo Cimolai, tra i leader mondiali nelle
costruzioni metalliche e artefice di avveniri-
stici ponti, viadotti, stadi ed edifici, registra
commesse per 800 milioni di euro, rilancia in investi-
menti e nuove acquisizioni, con un valore della produ-
zione che, per il 2012, dovrebbe attestarsi attorno ai 420
milioni di euro. Il forte contenuto ingegneristico, la qua-
lità e lo sviluppo di nuove tecnologie di produzione, oltre
al rispetto dei tempi di consegna, determinano il cre-
scente successo che l’azienda guidata da Luigi Cimolai
riscuote da oltre 60 anni, arrivando a impiegare circa
1.400 dipendenti diretti nei diversi stabilimenti, senza di-
menticare un indotto di circa 800 persone. La copertura
del National Stadium di Varsavia, l’impianto che ha ospi-
tato la cerimonia di apertura degli Europei di calcio 2012,
e dello stadio di Johannesburg; la realizzazione delle pa-
ratoie del nuovo Canale di Panama e l’hub ferroviario
Oculus a Ground Zero, nella Grande Mela, sono tutti pro-
getti che portano la firma del Gruppo Cimolai, promuo-
vendo nel mondo l’eccellenza del Friuli Venezia Giulia.
Recente è l’acquisto del complesso industriale exTerex, situato nell’area industriale Lisert-Porto di
Monfalcone. Quale significato riveste per l’aziendaquest’operazione dal punto di vista strategico?«Lo stabilimento industriale di Monfalcone gode di una po-
sizione strategica grazie alla concessione marittima de-
maniale per l’accesso diretto al porto e a una banchina con
pescaggio di 10 metri per l’accesso di navi più grandi. Vi
sarà realizzata della carpenteria più avanzata con l’ausilio
di lavorazioni meccaniche. Il complesso ospiterà macchine
utensili di notevoli dimensioni per la produzione di grandi
manufatti destinati al settore offshore oil & gas. Tra qual-
che mese saranno ultimati i lavori e lo stabilimento diven-
terà operativo a tutti gli effetti, per un ammontare di 20-25
milioni di euro di investimento totale. L’iniziativa avrà
anche un’importante ricaduta occupazionale sul territorio:
saranno recuperati dipendenti della ex Terex, ma ci sa-
ranno anche nuovi assunti».
Il 60 per cento del fatturato è prodotto all’estero, ma quale
rapporto mantiene il Gruppo con il Friuli Venezia Giulia?
DICEMBRE 2012 169NORD EST SVILUPPO
↑ StabilimentoCimolai a Monfalcone
← Luigi Cimolai,presidente del
Gruppo Cimolai
→ L'azienza Cimolai harealizzato la copertura
dello stadio Soccer Citydi Johannesburg
170 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
«Siamo presenti a Pordenone e Udine con stabilimenti a
Polcenigo, Rovereto, San Quirino, San Giorgio di Nogaro,
Carmignano di Brenta e Buttrio. Sin da quando i miei ge-
nitori hanno fondato l’azienda, ci siamo avvalsi delle ri-
sorse umane provenienti dal territorio, lavoratori che
hanno rivestito un ruolo sempre più necessario - in ter-
mini di esperienza e di conoscenze - per lo sviluppo e il
progresso dell’azienda».
Quali gli obiettivi del prossimo futuro?«Il nostro obiettivo è raggiungere una presenza sempre più
marcata all’estero, anche in termini di apertura di nuovi
stabilimenti. In determinati mercati, infatti, si può acce-
dere soltanto con un sito produttivo radicato sul territorio.
In termini di prodotto, invece, miriamo a ottenere una pre-
senza ancora maggiore nel settore delle grandi strutture,
un comparto tradizionalmente vicino al nostro dna sul
fronte dell’esperienza e delle maestranze, in virtù del signi-
ficativo contenuto ingegneristico».
Avete in programma ulteriori acquisizioni in regione?«Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia vogliamo con-
solidare quanto fatto finora».
Dal suo punto di vista, come si può uscire dalla crisi?«Il problema non è purtroppo né nazionale né regionale,
bensì globale. Ci sono paesi in cui il mercato c’è e si tratta
allora di essere sufficientemente organizzati per penetrare
in quei mercati con i prodotti che sono richiesti. È un pro-
cesso complicato, serve predisposizione - innanzitutto cul-
turale - per dialogare e commercializzare con paesi distanti
per mentalità e regole».
Cosa ha fatto la differenza nel vostro caso?«Siamo all’estero da più di trent’anni, abbiamo perciò
acquisito una forte e radicata esperienza sui mercati
extraeuropei che ci permette di innestare e avviare
altre iniziative in altri paesi. Bisogna seminare - e per
tempo - per cogliere i frutti. Ma non è mai troppo tardi
per prendere la valigia e andare in cerca del lavoro, do-
vunque si trovi. È fondamentale non rimanere ancorati
alle vecchie concezioni del mercato, del prodotto e
della produzione. Bisogna essere aperti all’innovazione
e alle novità. Non c’è una ricetta unica che vale per
tutti. Esiste solo la possibilità di capire e sapersi adat-
tare a ogni situazione e a ogni contesto». \\\\\
↑ Aviva Stadium di Dublino,di cui Cimolai ha realizzato
la copertura
LA LEVA DELL’EXPORT LUIGI CIMOLAI
60%EsteroPercentuale di fatturato prodotto dal Gruppo Cimolaiall’estero. L’azienda impiega circa 1.400 dipendentidiretti più un indotto di circa 800 persone
800mlnOrdiniValore dell’attualeportafoglio ordinidel Gruppo Cimolai
172 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Partita con dieci dipendenti, oggi ne impiega
circa 450 in tutto il mondo. Guidata da Bruno
Vianello, presidente e ad, Texa - leader nella
progettazione, industrializzazione e costru-
zione di strumenti diagnostici per auto, moto,
camion e veicoli professionali - festeggia il
ventennale della nascita con una nuova sede, inaugurata il
29 settembre scorso. L’azienda di Monastier scommette an-
cora sul radicamento nel territorio e continua a puntare sulle
leve che ne hanno garantito la crescita: ricerca e sviluppo
(Premio nazionale dell’innovazione ricevuto dal presidente
Napolitano nel giugno 2011) e capitale umano (laureato per
il 45 per cento, con un’età media di 32 anni) sul quale inve-
stire anche attraverso il progetto formativo TexaEdu.
Qual è il segreto del successo di Texa?«Il passaggio fondamentale per lo sviluppo di Texa risiede
nell’evoluzione della sua tecnica. Nel momento in cui
un’azienda sconosciuta sul mercato, com’era all’inizio la
nostra, è chiamata a farsi strada e a differenziarsi da pro-
duzioni simili, è l’innovazione a fare la differenza. Per far
fronte alla concorrenza, dovevamo, infatti, costruire una
strumentazione talmente innovativa da poter consentire ai
nostri clienti finali - i meccanici - di riparare le macchine
con grande semplicità, cosa che non era possibile fare con
la precedente strumentazione. Questa è la strada che ab-
biamo scelto e nella quale crediamo tutt’oggi».
La crisi sta imponendo alle imprese di essere ancorapiù organizzate e rivolte all’innovazione. Con qualistrategie Texa sta portando avanti questi obiettivi?«Le aziende già affermate devono portare avanti la ricerca
e sviluppo anche quando conquistano la leadership, con lo
LA LEVA DELL’EXPORT BRUNO VIANELLO
FARE IMPRESA IN ITALIAÈ ANCORA POSSIBILELa competitività internazionale di Texaè frutto di una filosofia basatasul senso di appartenenza delle risorse umanee sulla capacità innovativa dimostrata in questi anni.L’esperienza dell’azienda veneta raccontatadal presidente Bruno Vianello
↗ Bruno Vianello,presidente
e amministratoredelegato di Texa
DICEMBRE 2012 173NORD EST SVILUPPO
stesso criterio e con la stessa passione con cui sono entrate
nel mercato. L’innovazione innanzitutto, poi diventa fonda-
mentale una solida e affermata rete di vendita, per la cui
creazione occorrono anni di duro lavoro».
Texa commercializza direttamente tramite filiali inSpagna, Francia, Gran Bretagna, Germania, Polonia,Russia, Giappone. Su quali mercati puntare nel pros-simo futuro?«Il fatturato di Texa all’estero si concentra in particolar
modo in Europa, mentre per il futuro si guarda ai mercati
che stanno espandendo il loro Pil, come il Brasile, i paesi
asiatici e gli Stati Uniti, dove però bisogna superare le dif-
ficoltà produttive derivate dai veicoli che circolano in que-
sto mercato, veicoli diversi da quelli che siamo abituati a
diagnosticare nel vecchio continente. Per i mercati in altri
continenti serve, quindi, una filiale dove affiancare all’assi-
stenza tecnica e alla vendita, anche un’area dedicata alla ri-
cerca e sviluppo».
Il nuovo stabilimento Texa identifica un segnale forteper il territorio ma anche di fiducia nei confronti delPaese. Quali sono le sue speranze per il futuro?«Si è trattato di un debito personale che avevo nei confronti
del territorio in cui questa azienda è nata e delle persone che
hanno collaborato con me in questi anni. Se l’azienda è an-
data bene, se sta andando bene, non è perché ci siano tito-
lari straordinari, ma perché operano persone che hanno la-
vorato bene e si sono date da fare. In Texa, come in qualsiasi
azienda, la forza umana è determinante per il buon successo
dell’impresa. Questo debito nei confronti del territorio e
delle persone rappresenta un buon presupposto per non
delocalizzare oltre confine. Per Texa probabilmente è più
semplice che per altre imprese, operando in una nicchia spe-
cializzata di mercato. Per aziende di altri comparti, il tessile
o l’abbigliamento, è più complesso affrontare la concor-
renza di paesi dove il costo della manodopera è sicura-
mente più basso. L’Italia deve però continuare a puntare sulla
propria industria, ma per farla restare nei nostri confini, non
bastano la volontà e l’impegno dei capitani di industria e de-
gli imprenditori. Anche lo Stato e il governo devono saper of-
frire alle imprese le opportunità per rimanere in Italia e la-
vorare al meglio». \\\\\ FD
↑ Nuovostabilimento Texa
a Monastierdi Treviso
174 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Velo Engineering da oltre quarant’anni proseguesulla strada dell’innovazione senza dimenticarel’avanzamento progettuale e tecnico.Simone dalle Nogare e Adrian Grando,spiegano le recenti operazioni aziendali
IMPIANTI A PROVADI INNOVAZIONE
Da sinistra, Adrian Grando, direttoregenerale, e Simone Dalle Nogare,
presidente e amministratore delegato
www.velo-group.com
EXPORT I SIMONE DALLE NOGARE E ADRIAN GRANDO
DICEMBRE 2012 175NORD EST SVILUPPO
In un momento di contrazione delle vendite e di
crisi economica, ci sono comunque delle aziende
che continuano a crescere e a misurarsi in ma-
niera vincente sui mercati, non solo nazionali, ma
anche mondiali. Una di queste è Velo Enginee-
ring, che chiude l’anno in corso con un impor-
tante crescendo e mette le basi per un 2013 ricco di
soddisfazioni. Il quarto trimestre 2012 infatti si conclu-
derà con un +161 percento rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente. In questi mesi l’azienda si è con-
centrata per dare avvio a un nuovo assetto societario,
più moderno e focalizzato sulle proprie competenze. A
questo scopo hanno visto la luce tre nuove società: Velo
Engineering, Officina Antonio Velo e Velo Service & Au-
tomation. Velo Engineering è dedicata al supporto al
cliente, dalla vendita alla progettazione di macchinari e
impianti chiavi in mano. La parte operativa e produttiva
è invece in capo a Officina Antonio Velo, concentrata
sulla massima produttività e allo sviluppo di standard
tecnologici e qualitativi di riferimento globale. Il si-
stema di business si chiude con Velo Automation & Ser-
vice, che affianca il cliente nelle fondamentali fasi
dell’automazione del processo, dell’installazione e avvia-
mento impianto nonché nella costante assistenza e nel
servizio ricambi. Il nuovo assetto societario, come ricor-
dano Simone dalle Nogare, presidente e amministratore
delegato e Adrian Grando, direttore generale, «è suppor-
tato anche da un Cda completamente rinnovato con
nuovi obiettivi e rinnovate competenze. La nuova orga-
nizzazione, attiva da settembre 2012, ha già mostrato i
suoi effetti di razionalizzazione e miglioramento su tutti
gli indici economici».
Per quanto riguarda l’export, qual è stato il Paesedi recente penetrazione e qual è stata la strategiavincente?Simone dalle Nogare «In queste settimane Velo Engi-
neering ha chiuso due tra le vendite più importanti della
sua intera storia. Entrambe riguardano la divisione
birra, in crescita esponenziale per volumi, valori e mar-
ginalità. In questo caso i clienti sono stati accompa-
gnati per oltre un anno nell’ascolto delle loro esigenze
di business e di gestione d’impresa, al fine di progettare
Export: passatopresente e futuroVelo Engineering è un’azienda da sempre votata al-
l’export. Già dagli anni ‘70 il saldo del portafoglio or-
dini era di provenienza soprattutto estera e al
momento l’anagrafica conta ben 91 paesi clienti. Velo
è infatti presente con unità partecipate sia dedicate
alla produzione che alla vendita in Spagna, Argentina,
Sud Africa e Australia. Dato che il core business
aziendale è la progettazione e la realizzazione di
macchinari e impianti per il processo enologico in
cantina, il primo bacino di domanda è stato da subito
l’Europa, soprattutto l’area mediterranea, proprio per
il grande ruolo della viticultura. In una seconda fase
hanno avuto un ruolo importante tutti i paesi della fa-
scia temperata, dalla California, all’intero Sud Ame-
rica, fino all’Oceania e il Middle East. La nascita e il
grande sviluppo di nuovi business come la birra (im-
pianti chiavi in mano per la produzione di birra artigia-
nale), l’industria agroalimentare (frutta, olio,cereali) e
l’industria chimico-farmaceutica hanno consolidato
l’internazionalità del business, oltre che stabilizzato il
portafoglio ordini durante l’intero anno solare. Oggi
l’azienda punta a rafforzare sempre più la sua pre-
senza nei mercati emergenti come la Russia, la Cina,
l’India, il Brasile; nonché a consolidare il proprio ruolo
e la propria presenza negli Usa. È infatti stata fondata
da pochi mesi Velo Usa, con l’obiettivo di presidiare
al meglio un mercato che resta sempre strategico nel
panorama globale e non solo dal lato delle vendite.
176 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
EXPORT I SIMONE DALLE NOGARE E ADRIAN GRANDO
per loro e con loro l’impianto che fosse poi capace di es-
sere perno del progetto. Ascolto, formazione, progetta-
zione di business e progettazione tecnica sono il vero
core business di Velo Engineering, il valore aggiunto che
il mercato ci riconosce e per i quali ci premia».
In questa prospettiva internazionale che ruolo hail territorio d’origine?S.d.N. «Non si cresce in modo solido se non si hanno
forti radici. E i fattori chiave della crescita sono la qua-
lità e l’esperienza. Entrambi riguardano le persone che
lavorano in azienda, nella quasi totalità abitanti nella
zona, e l’indotto. L’impegno e l’importanza di Velo nel
territorio è grande. Speriamo che anche il territorio sia
capace di creare valore per le aziende».
Quale impatto sta avendo la crisi sulla vostra at-tività aziendale?Adrian Grando «Il nostro settore è molto ampio ed ete-
rogeneo. Lavoriamo infatti con il settore vitivinicolo che
a livello mondiale conosce oggi una fase di consolida-
mento, con il settore della birra artigianale che invece è
in fase di espansione in tutto il mondo, con l’industria
agroalimentare e chimico-farmaceutica che presenta
molti elementi di variabilità. In azienda preferiamo par-
lare sempre di sfide e di opportunità e mai di criticità
perché sappiamo che, con il tempo, andremo a confron-
tarci sempre di più con la necessità di sviluppare inno-
vazione per rilanciare i business più consolidati».
Quali le strategie operative, gestionali e commer-ciali messe in atto per farvi fronte?A.G. «Siamo convinti di poter sfruttare al meglio questa
situazione di crisi sia nel breve che ancor più nel lungo
periodo. Ci supportano infatti un’esperienza e un know
how solidissimi grazie alla nostra storia quarantennale,
ma anche i numerosi progetti già avviati e da attivare.
Il nuovo assetto aziendale, il rinnovo del Cda, una mag-
giore e migliore razionalizzazione dell’offerta, nuove par-
ASCOLTO, FORMAZIONE, PROGETTAZIONEDI BUSINESS E TECNICA SONO IL COREBUSINESS DI VELO ENGINEERING
DICEMBRE 2012 177NORD EST SVILUPPO
tnership tecnologiche e produttive sono ormai elementi
già avviati e performanti».
Quanto è importante la ricerca e sviluppo perl’azienda? Su quali progetti state lavorando in que-sto momento? S.d.N. «La vocazione all’innovazione è diffusa in tutti i
business aziendali. Negli anni passati i sistemi Velo
hanno rivoluzionato il mondo della filtrazione delle be-
vande, in primis il vino. L’anno scorso siamo stati i primi
a proporre nel mercato un impianto di stabilizzazione
del vino a resine, con grandi impatti in termini di velo-
cità e cost saving. Oggi stiamo lavorando in campi
molto diversi tra loro: dall’applicazione degli ultrasuoni
alla maltazione dei cereali, dalla filtrazione tangenziale
di prodotti complessi ai sistemi di raffreddamento di
nuova generazione. La connaturata propensione al r&d
si inserisce oggi in un approccio manageriale sempre
più organizzato e monitorato: lavoriamo con risorse de-
dicate, processi organizzati, scheduling e obiettivi for-
malizzati e rigorosi. Inoltre, l’azienda ha attivato
rapporti con le Università di Padova, Udine, Bordeaux e
Monaco di Baviera».
Dalle vostre riflessioni emergono come valori im-portanti l’attenzione alle persone e al gruppo.A.G «Vero. Molti pensano alle aziende a entità astratte
invece che come gruppi organizzati di persone che la-
vorano insieme per produrre valore per sé e per gli altri.
Quando si sono insediati il nuovo CdA e la nuova Dire-
zione Generale, abbiamo trovato una realtà fatta da
persone, oltre che molto preparate, anche profonda-
mente attaccate all’azienda, con le quali è stato facile
e un piacere fare squadra. A loro va molto merito per i
bei risultati di questo trimestre e, ne siamo certi, per
quelli dei prossimi mesi».
Quali sono le prospettive e gli obiettivi per ilmedio e lungo periodo?A.G «Le prospettive per il futuro sono più che buone.
Oggi l’azienda è più solida, più moderna, con maggiori
rapporti internazionali, è gestita da un management
preparato con un’età media di 45 anni, ha un monte
ordini già a portafoglio capace di assorbire l’intera
forza lavoro per i prossimi 18 mesi, è in stato di tratta-
tiva avanzata per ulteriori importanti realizzazioni. Il
lavoro non manca, la voglia di affrontarlo ancora
meno. Come dice il nostro pay-off, “per esperienza
guardiamo avanti”, oggi più che mai». \\\\\ LA
Crescita. Il quarto trimestre del 2012 verrà chiusocon un forte incremento di fatturato se lo si paragonaallo stesso periodo dell’anno precedente
+161%
180 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Un’opera monumentale, frutto di una strategiad’investimento coraggiosa e soprattuttoflessibile: l’ampliamento del CentroCommerciale Città Fiera di Udine.Antonio Maria Bardelli spiega il piano d’azione
PARTE IL RADDOPPIODEL CENTRO CITTÀ FIERA
Antonio Maria Bardelli, amministratoredi dec Spa - Bardelli Trade & Finance.
Il centro Città Fiera si trova a Udine
www.cittafiera.it
COMMERCIO I ANTONIO MARIA BARDELLI
DICEMBRE 2012 181NORD EST SVILUPPO
Il coraggio di investire non può che fondare le pro-
prie radici nel cuore di una strategia calcolata. È il
caso di Città Fiera di Udine, in cui è chiara la strate-
gia coraggiosa e flessibile che spiega le ambiziose
novità progettuali. Flessibile, perché si parla di rad-
doppiare l’area di per sé notevole che già occupa ma
sfruttando il vantaggio di un progetto che si può realizzare
in fasi. Antonio Maria Bardelli, titolare della Dec Spa – Bar-
delli Trade & Finance, annuncia l’ampliamento dello shop-
ping center rendendo evidente l’obiettivo dell’opera. «Da
ricerche effettuate – dice Bardelli – è emerso che il valore
aggiunto del futuro centro commerciale sarà la capacità di
soddisfare tutte le esigenze della domanda, dal semplice
consumo di beni per la persona all’acquisto finalizzato al-
l’arredamento casa, fino all’aspetto ricreativo grazie soprat-
tutto al cinema, al gioco e alla ristorazione. Inoltre il posi-
zionamento strategico del progetto, localizzato al centro
dell’euro-regione nei pressi dell’autostrada che collega Ita-
lia, Austria, Slovenia e Croazia, permetterà un ulteriore am-
pliamento del bacino d’utenza arrivando a coinvolgere
anche una clientela europea».
Il bacino, quindi, risulta un valore imprescindibile quando
si punta a realizzare grandi o grandissime volumetrie. Se-
condo l’azienda, il 62 per cento dei clienti risiede nel raggio
di venti minuti (in auto) e oggi la frequentazione del cen-
tro conta otto milioni di visitatori l’anno. «Con questo maxi
ampliamento – continua Bardelli – il Città Fiera di Udine,
che si estende su un’ex area industriale, si candida a diven-
tare uno dei più grandi se non il più grande shopping cen-
ter in Italia e tra i primi in Europa. L’intervento dovrebbe
Estensione totale in progetto per la Città Fieradi Udine. Il piano quindi prevede di raddoppiare inmodo flessibile gli 86.000 m2 occupati attualmente
160.000 m2
182 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
COMMERCIO I ANTONIO MARIA BARDELLI
essere ultimato entro il 2016, passando quindi dagli attuali
86mila metri quadrati a 160mila metri quadrati e il numero
dei negozi a oltre 300/350 contro i 200 attuali. Dec spa –
Bardelli Trade & Finance, developer del progetto, lo imple-
menterà a partire da un piano strategico che cambia la vi-
sione classica del polo commerciale: gli ambiti tematici su
cui ruota l’offerta diventano lo shopping, il fashion home
outlet e il leisure. Il programma di sviluppo è molto ambi-
zioso ma, a differenza di altri centri, Città Fiera parte da
una massa critica rappresentata da ben otto milioni di vi-
sitatori».
FOCUS SU CASA E INTRATTENIMENTOIl progetto è ambizioso anche sul fronte della commercia-
lizzazione. «Le opportunità per inserirsi sono elevate – an-
nuncia il titolare della Dec –, sia per i negozi di piccola
metratura sia per quelli di grande dimensione e il taglio
delle unità sarà cucito su misura o quasi dei futuri tenants.
Il numero degli anchor store dovrebbe tuttavia crescere tra
cinque e dieci, portando il dato a quindici e venti».
L’obiettivo, in breve, è quello di far diventare Città Fiera il
più grande punto di attrazione per gli operatori del mondo
casa. «L’iniziativa è tesa a favorire la ripresa e lo sviluppo di
settori come il legno-arredo, accessori per la casa e tessuti,
di natura industriale e artigianale, individuando nuove
forme di raccordo diretto tra la produzione regionale e na-
zionale e l’acquirente finale. In riferimento al “mondo casa”,
è da sottolineare la prossima apertura di un negozio “Seme-
raro” nel primo semestre 2014, che andrà ad affiancare an-
core come Expert, Brico Fiera e Città Flora». Bardelli poi non
dimentica l'importanza dell’offerta di intrattenimento, che
vuole confermare come uno dei plus di Città Fiera anche in
futuro. «Oggi esistono 7.900 mq dedicati all’intrattenimento
– ricorda –, con servizi atti a soddisfare le esigenze di un
target trasversale di clientela. Ma il vero piatto forte è il
multisala da 11 schermi, denominato Cine Città Fiera. All’in-
Fo
to S
emer
aro
DICEMBRE 2012 183
terno del maestoso edificio a forma di piramide collegato
al centro, si sviluppano il “Multiseum” e la “Città della Sa-
lute”, articolata in laboratori di analisi cliniche e ambulatori
per le varie specialità mediche».
UN PASSATO INDUSTRIALEE UN FUTURO A BASSE EMISSIONII lavori già iniziati comprendono l’intervento sulla nuova
galleria, recuperata dall’ex ferramenta vicina. L’idea, se-
condo Bardelli, è quella di creare un anello che racchiuda lo
spazio commerciale assicurando un flusso costante di pub-
blico. «Agli attuali 86 mila metri quadri, se ne aggiunge-
ranno altri 26 mila per le nuove aperture. La nuova galleria
si svilupperà su due piani nella parte storica, che un tempo
aveva la funzione di ferramenta: l’intervento in questo
senso verrà effettuato con una moderna riqualificazione
delle strutture industriali esistenti rispettando le sue carat-
teristiche originali. Mattone, vetro e acciaio i materiali per
contraddistinguerla: il richiamo al passato industriale
ispira tutto il linguaggio architettonico della galleria. La
nuova galleria sarà collegata a quelle già esistenti grazie a
un passaggio con volte di nuova costruzione, che amplifi-
cheranno la sua altezza originale permettendo ai fruitori
del centro di osservare contemporaneamente i negozi su
entrambi i piani».
Nel tentativo di mantenere i costi di gestione su livelli bassi
la Dec è passata allo studio di nuove soluzioni “green”. «Già
oggi stiamo operando con la telegestione delle luci e
stiamo sperimentando l’utilizzo della tecnologia a Led in
galleria e nei parcheggi. Gli investimenti in soluzioni per
abbattere l’impatto ambientale ammontano rispettiva-
mente a 50mila euro per la ricerca sulla trigenerazione, sul
risparmio elettrico, sulla telegestione e sull’utilizzo delle
vernici fotocatalitiche, a 6.650 euro per le analisi dell’aria e
a 10.500 euro per le analisi dei rumori. I costi delle spese
comuni sono fra i più bassi esistenti nelle strutture com-
merciali di grandi dimensioni. La parte strutturale si com-
pleta con la realizzazione di nuovi parcheggi al secondo e
al terzo livello, che porteranno la capacità totale da 4mila
a 10mila posti auto». \\\\\ RM
A Città Fieraarriva Semeraro
In concomitanza con il considerevole amplia-
mento della struttura di Città Fiera di Udine, An-
tonio Maria Bardelli, titolare della Dec Spa -
Bardelli Trade & Finance annuncia la prossima
apertura dello spazio “Semeraro” con 6000mq, a
partire dal primo semestre del 2014. «L’accordo
con Semeraro – spiega Bardelli – è nato da una
comunione d’intenti, cioè quella di proporre un
punto di riferimento legato al commercio di arre-
damenti senza precedenti in regione. Semeraro è
un’azienda moderna che cura le tradizioni italiane
proponendo arredamenti per la casa disponibili in
negozi invitanti. Come quello che inaugurerà a
Città Fiera, dove l’assortimento verrà esposto per
chi ama il buon gusto e dà valore alle proprie ori-
gini. Il marchio è fedele alla stessa tradizione che
traduce la praticità di ieri nei mobili polifunzionali
di oggi. Tradizione che rappresenta tutto ciò in
cui Semeraro crede».
186 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
INNOVAZIONEINCESSANTE
Dalla tecnologia della pompa di calore, molto usata nelNord Europa, deriva l’avanguardia per lo sfruttamentodell’energia solare. Bruno Bellò assicura: «In Italiasarebbe ancora più conveniente che in Nord Europa»
RINNOVABILI I BRUNO BELLÒ
DICEMBRE 2012 187NORD EST SVILUPPO
Come succede spesso per le eccellenze im-
prenditoriali italiane, è la ricerca dell’inno-
vazione a fare la differenza con la
concorrenza straniera. In Veneto non si
contano più ormai i casi in cui la caparbietà
tipica della zona è diventata strumento per
il raggiungimento della soluzione migliore: ne nascono
aziende dal grande potenziale competitivo, fino alle im-
prese con fatturati a nove cifre. Bruno Bellò è uno di que-
gli imprenditori che la competizione l’ha vinta. A
Villapaiera (BL), nel 1989, Bellò ha fondato Clivet, l’azienda
che si è affermata con forza nel settore dei sistemi a
pompa di calore. Questi sono dispositivi per il riscalda-
mento, il raffreddamento, il rinnovo e la purificazione del-
l’aria e la produzione di acqua calda sanitaria, che
sfruttano l’energia solare indiretta, gratuita ed illimitata
contenuta nell’aria, nell’acqua e nel terreno. Nella proget-
tazione, produzione e distribuzione di sistemi comfort (cli-
matizzazione a ciclo naturale e trattamento aria) l’azienda
bellunese si è imposta tra i primi produttori a livello euro-
peo. «Il nostro volume d’affari – dice Bellò – si aggira in-
torno ai 110 milioni di euro, di cui circa il 55 per cento
realizzato sui mercati del mondo, presidiati da 7 filiali - In-
ghilterra, Spagna, Germania, Olanda, Emirati Arabi, Rus-
sia ed India – e da una cinquantina di rivenditori».
Come spiega queste cifre?«Abbiamo intuito che la sfida tecnologica nella climatizza-
zione sarebbe stata quella di fornire ai clienti prodotti e si-
stemi non solo efficienti, ma in grado di garantire il minor
consumo di energia primaria per tutto il ciclo di vita del-
l’impianto. Questo tema è oggi al centro della questione
ambientale, ed oggetto di forti interventi da parte del-
l’Unione Europea. Primo tra tutti l’emanazione nel 2009
della Direttiva Res, con la quale l’energia contenuta in aria,
acqua e terra sfruttata dalle pompe di calore viene dichia-
rata energia rinnovabile al pari dell’eolico, del solare ter-
mico e fotovoltaico e delle biomasse».
L’Europa quindi ha avuto un certo peso sulla vostraattività.«Nella definizione della strategia, prima ancora che nella
progettazione della linea di prodotti, il nostro faro è stata
l’Europa, che ha sempre avuto un livello di domanda più
avanzato in termini di efficienza energetica. Questa rivo-
luzione, che coinvolge l'edilizia e dunque anche il nostro
campo, garantirà all’industria nuovi importanti sbocchi
occupazionali».
Eppure non siete l’unica azienda che si occupa ditecnologie per lo sfruttamento delle energie rinno-vabili.«Una delle chiavi del successo di Clivet è anche il fatto di
aver puntato su sistemi con una spiccata diversificazione
e flessibilità. Una strada, questa, difficilmente imitabile
dalle decine di multinazionali presenti sul mercato mon-
diale, che invece si giocano la partita tendendo a garantire
la più elevata standardizzazione delle produzioni».
Questo come si traduce operativamente per voi?«Ogni edificio presenta peculiarità legate alla propria de-
stinazione d’uso e noi, basandoci sulla tecnologia della
pompa di calore, siamo andati oltre il concetto di singoli
prodotti, e abbiamo realizzato sistemi industrializzati de-
dicati alle diverse applicazioni impiantistiche, ottimiz-
zando i tempi di progettazione ed installazione. Il risultato
finale prevede risparmi di energia primaria dal 30 al 60 per
cento e una riduzione delle emissioni di CO2 anche del 50
per cento».
Bruno Bellò, titolare della Clivetcon sede a Villapaiera (BL)
www.clivet.com
Per riuscirci il vostro sforzo in ricerca dev’esserestato considerevole.«Il nostro è un investimento costante per l’innovazione,
puntando all’eccellenza: l’area di ricerca e sviluppo di Clivet
può contare su una squadra di oltre 50 progettisti che ope-
rano tutti i giorni nella realizzazione di soluzioni innova-
tive, utilizzando sistemi di progettazione e simulazione di
alto livello. Ne sono un esempio lampante le quattro sale
prova dove vengono effettuati test avanzati sui diversi pro-
dotti, verificandone tutte le funzionalità. È in una di que-
ste sale prova che sono in corso da mesi dei test su un
nuovo sistema dedicato al social housing: Elfopack. Un si-
stema in pompa di calore a ciclo annuale, che garantisce
una riduzione del consumo medio annuo di energia pri-
maria e delle emissioni di CO2 di oltre il 50 per cento».
Che margine c’è di incremento per l’utilizzo di tecno-logie come quelle realizzate da Clivet?«Nei paesi del Nord, caratterizzati da climi rigidi, le pompe
di calore sono già ampiamente diffuse. Si pensi ad esem-
pio che in un Paese come la Svezia oltre l’80 per cento del
mercato del riscaldamento è servito da sistemi in pompa
di calore. Nei Paesi dell’Europa meridionale e in partico-
lare in Italia, dove beneficiamo di temperature medie sta-
gionali ben superiori, la tecnologia della pompa di calore
garantisce efficienze anche maggiori, dunque ancora più
convenienti. In teoria quindi il margine è enorme. Per que-
sto dopo aver acquisito il 50 per cento di quote di mercato
in Italia, e una posizione di rispetto sui principali mercati
europei nei sistemi in pompa di calore per i grandi am-
bienti del terziario, ora puntiamo a replicare questa perfor-
mance nel residenziale, con l’intento di ottenere nel giro di
5 anni un raddoppio del fatturato dell’azienda». \\\\\ RF
Emissioni di CO2 è la riduzione cui si può arrivarecon i sistemi per la climatizzazione degli edifici basatisulle pompe di calore
-50%
188 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Green Energyitalianaalle olimpiadiLa bellunese Clivet ha fornito unità di climatizzazione
per il condizionamento degli alloggi dell’Olimpic Vil-
lage, situato in una delle aree più rappresentative della
capitale, l’East End di Londra, che hanno ospitato gli
atleti impegnati nell’edizione delle Olimpiadi. «Si tratta
– spiega il titolare della Clivet, Bruno Bellò – di due
condizionatori autonomi in pompa di calore conden-
sati ad aria di tipo rooftop dedicati alla climatizzazione
di ambienti di piccole e medie superfici con medio af-
follamento, che si caratterizzano per grande versatilità
di utilizzo, compattezza e ridotti costi di gestione. Un
altro fiore all’occhiello di Clivet, che si affianca agli
oltre 12milioni di metri quadri di superfici commerciali
serviti negli ultimi 15 anni, le più di mille sale cinema-
tografiche e teatrali dotate di sistemi Clivet e le colla-
borazioni con importanti gruppi come Mc Donald’s,
Mc Arthur Glen, Ikea, NH Hotels, Warner Village, Uci
Cinemas, Ferrari, Microsoft.
RINNOVABILI I BRUNO BELLÒ
190 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Sono i valori che mettonoal centro l’uomo e il suo ambientea fare il successo di un’azienda.Così Sergio Bortolotti spiegai rilevanti investimentinel settore rinnovabili
LO SVILUPPO“VERDE”DELL’ENERGIA
Sergio Bortolotti,presidente del Gruppo Pvb
con sede a Trento
www.pvbgroup.com
RINNOVABILI I SERGIO BORTOLOTTI
«Èimpensabile che un’azienda possa
prosperare senza produrre reddito
per il territorio e per i dipendenti. È
solo in seguito che vengono gli azio-
nisti». L’ordine di priorità con cui si è
soliti spiegare un successo impren-
ditoriale è così invertito: Sergio Bortolotti, presidente del
Gruppo Pvb, ha fatto di questo, che per molti potrebbe
sembrare un paradosso, la filosofia con cui guida da più di
trent’anni la sua società nel settore energia. E per la sua
Pvb, in effetti, si può parlare di successo, con oltre 400 mi-
lioni di fatturato registrati nel 2011 e 400 dipendenti. Per
Bortolotti il sistema valoriale cui si rifà un’azienda ne deter-
mina le sorti, e per lui la ricerca dell’immediato profitto non
ha niente a che vedere con i principi autentici del fare im-
presa. «Per questo motivo – dice il presidente della Pvb –
oltre all’innovazione, alla qualità dei prodotti e all’efficienza
dei servizi, abbiamo da subito guardato con interesse al
mercato delle rinnovabili. Un settore nel quale ci siamo
spesi e per cui abbiamo intrapreso importanti progetti sia
in Italia, sia nell’Europa dell’Est».
Il suo approccio sembra molto lontano per lomeno dall’immaginario comune, per non dire daquello di molti suoi colleghi.«Non credo che si possa percorrere molta strada se
l’unico obiettivo è dato dal profitto. Premesso che tutte
le aziende devono produrre reddito, bisogna rispondere
alla domanda: per chi? Per noi al centro è l’azienda e
non l’azionista. E il primo dovere è di lavorare per farla
crescere e darle un futuro. È impensabile che
un’azienda possa prosperare senza produrre reddito per
il territorio e per i dipendenti, solo in seguito vengono
gli azionisti. È inevitabile: se si cede alla tentazione del
profitto immediato, si rischia di commettere gravi er-
rori. Ne è un esempio lampante la crisi finanziaria che
stiamo vivendo. Personalmente ritengo che la ricerca
di reddito a breve sottragga energie e risorse ai risul-
tati di lungo periodo».
Dunque lei sostiene che siano questi valori a det-tare le strategie vincenti?«Ne sono convinto. Si prenda come esempio l’inizio
della nostra attività, che risale al 1980 quando insieme
ad alcuni amici prendemmo in gestione un deposito di
carburanti dell’Agip Petroli a Villalagarina, in provincia
di Trento. I primi passi sono sempre i più difficili, mi
ricordo però che l’avvio fu facilitato grazie a un’idea del
tutto innovativa per i tempi di allora: offrire, assieme
ai prodotti petroliferi, servizi di gestione calore per
condomini, ospedali e la pubblica amministrazione.
Grazie all’attenzione al cliente, a servizi e prodotti di
qualità, Petrolvilla è diventata presto per fatturato e di-
pendenti una delle prime aziende a livello regionale e
DICEMBRE 2012 191NORD EST SVILUPPO
È IMPENSABILE CHEUN’AZIENDA PROSPERISENZA PRODURREREDDITO PER L’AREAIN CUI OPERA
192 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
RINNOVABILI I SERGIO BORTOLOTTI
ha iniziato a espandersi verso le regioni limitrofe, Ve-
neto e Lombardia».
Qual è la struttura che vi siete dati con la crescitadella società?«Il Gruppo attualmente è organizzato in cinque aree. La
prima è l’area Fuels, che si occupa della fornitura e di-
stribuzione di prodotti petroliferi ed energetici per ri-
scaldamento e autotrazione. A Fuels fa capo anche Fuels
Retail, la società che si occupa della commercializza-
zione di carburanti attraverso una rete di stazioni di ser-
vizio con marchio Pvb. Power è invece l’area dedicata
alla progettazione, realizzazione e gestione d’impianti
per la produzione di energia da fonti rinnovabili. La terza
area è Facility e si rivolge all’ambito del Facility & Energy
management: comprende i servizi di gestione calore e
di global service tecnologico. L’area Systems è dedicata
alla realizzazione d’impianti tecnologi meccanici ed elet-
trici. Infine l’area Cleaning, l’ultima nata in ordine di
tempo, è specializzata nei servizi di pulizia e di sanifica-
zione per ospedali, industrie, scuole e pubblica ammini-
strazione».
Quando avete sentito la necessità di un cambiod’assetto?«Al 2000 risale la prima importante svolta nella vita
dell’azienda. Dopo vent’anni di crescita e di espansione
anche vorticosa, nasce infatti il Petrolvilla Group Ener-
gia e Ambiente: in anticipo sui tempi, l’azienda cambia
strategia, adottando una politica incentrata sui temi
della sostenibilità, dell’efficienza e del risparmio ener-
getico. In particolare, il tema dell’ambiente sale in
primo piano ed entra a far parte del marchio, per sot-
tolineare come l’attenzione alle problematiche am-
bientali non sia semplicemente un’operazione di
facciata ma entri a pieno titolo nelle scelte strategi-
che aziendali. Ed è proprio grazie a tali scelte se il Pe-
trolvilla Group del nuovo millennio è un’impresa leader
nel Nordest, ormai pronta per il grande salto verso i
mercati internazionali».
Su quale comparto delle rinnovabili si è impegnatala Pvb? «Quello delle rinnovabili è un comparto che nel Gruppo
ha acquisito via via sempre più importanza, mi riferisco
LA SOCIETÀ HA CONTRIBUITOALLO SVILUPPO DEL SETTORE REALIZZANDODODICI PARCHI FOTOVOLTAICI
DICEMBRE 2012 193NORD EST SVILUPPO
in particolare all’idroelettrico. Qui Pvb, grazie a forti in-
vestimenti in ricerca e sviluppo, ha accumulato compe-
tenze tecnologiche molto avanzate. Un bagaglio di
esperienza e di professionalità che, quando è venuto il
momento, ha aperto al Gruppo Pvb la strada dell’inter-
nazionalizzazione, un salto coraggioso per un’azienda di
medie dimensioni che fino allora aveva operato soprat-
tutto nel Nord Italia».
Su quali paesi avete puntato maggiormente? «Per quanto riguarda il mercato estero, siamo impe-
gnati, attraverso Pvb Power, in tre grandi progetti per la
realizzazione di impianti idroelettrici, con un investi-
mento globale di 500 milioni di euro: due in Bulgaria -
nove centrali sul fiume Iskar e cinque sul fiume Maritza
-, e uno in Romania - sette centrali sul fiume Somes. Il
progetto in fase più avanzata è quello dell’Iskar: entro il
2012 sarà già completato il 60 per cento dell’intero inve-
stimento, con cinque centrali funzionanti. A regime i tre
progetti saranno in grado di produrre quasi 500 milioni
di kWh. Ma lo sforzo del Gruppo è rivolto in più dire-
zioni, come l’energia solare. Pvb ha contribuito allo svi-
luppo del fotovoltaico sul territorio nazionale
realizzando dodici parchi fotovoltaici. Un progetto che è
in fase di ampliamento e in prospettiva si prevede che il
numero delle realizzazioni crescerà ancora. Un altro set-
tore cui Pvb guarda con grande attenzione è quello del-
l’energia eolica, dove ha in programma significativi
investimenti sia in Italia sia all’estero, soprattutto nel-
l’area balcanica».
Una tale mole di lavoro deve richiedere un’orga-nizzazione molto complessa. «È il motivo per cui, nel 2010, celebrando i trent’anni di
attività, abbiamo intrapreso un profondo processo di
riorganizzazione interna. Il risultato è una nuova ra-
gione sociale e un diverso assetto organizzativo. Come
ho spiegato prima, il Gruppo ora è ripartito non più in
aziende, ma in cinque grandi aree di business: Fuels,
Power, Facility, Systems e Cleaning. Il marchio unico
sposta l’accento sul Gruppo, ma senza indebolire le sin-
gole aziende che, con un brand forte alle spalle, ve-
dono aumentata la propria forza e capacità di
misurarsi con la concorrenza».\\\\\ RF
L’investimento globale per la realizzazionedi impianti idroelettrici nell’Est Europa. Il progettoprevede 14 centrali in Bulgaria e 7 in Romania
500 Mln
194 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
«Il settore dell’energia è, e sarà sempre di
più, il volano dell’economia italiana». È
questa l’opinione dell’ingegner Andrea
Lanzingher, responsabile di Azienda
Energetica Trading, società controllata
interamente da Azienda Energetica Spa,
il maggiore fornitore di energia elettrica in Alto Adige.
La storica presenza nel territorio bolzanino e meranese
di AE quale fornitore di energia elettrica ha consolidato
nel territorio un’immagine ben precisa per l’azienda,
che la collega alla sicurezza, all’ecologia e alla qualità
del servizio. Mantenendo rapporti costruttivi con le or-
ganizzazioni territoriali e gli organi istituzionali.
«L’energia elettrica prodotta da AE è di provenienza
idroelettrica; quindi l’impatto ambientale dell’attività
svolta è già molto limitato, anche se c’è ancora spazio
per miglioramenti. In ogni caso anche il gas, che AE
commercializza a Bolzano e Merano può essere annove-
rato come facente parte dell'energia pulita».
Siete il più grande fornitore di energia elettricadel mercato libero in Alto Adige. Potrebbe farci unquadro della situazione dell’ultimo anno di operato? «La società ha vissuto nell’anno 2011-2012 una forte cre-
Sarà il settore energetico a tirar fuori l’Italiadalla crisi? Ne discutiamo con l’ingegnerAndrea Lanzingher, responsabile del più grandefornitore di energia elettrica nel Triveneto
ENERGIA,VOLANODELL’ECONOMIA
scita che equivale a un fatturato di 700 mln di euro per
un totale di 25.000 nuovi clienti oltre ai 200.000
clienti della casa madre. Abbiamo creato anche molti
nuovi posti di lavoro, soprattutto per giovani, nel set-
tore del commercio di nuove fonti energetiche. Un in-
dotto positivo che ci ha confermato leader del settore
nel Triveneto. Possiamo inoltre contare su oltre 100
anni di esperienza di AE e garantire affidabilità, sicu-
rezza e qualità nella vendita e gestione della fornitura
di energia elettrica su tutto il territorio nazionale».
Con quali obiettivi siete giunti alla diversifica-zione e come siete arrivati alla commercializza-zione del gas?«Ormai sono dieci anni che siamo attivi nel settore del
commercio di energia elettrica; una decisione nata
dopo il decreto Bersani che liberalizzava il settore.
L’esperienza e la professionalità sviluppate in questi
anni ci hanno spinto a fornire anche il gas naturale.
Entrando in questo settore abbiamo creato ovvia-
mente nuovi posti di lavoro. Per fornire un dato signi-
ficativo possiamo affermare che negli ultimi mesi
abbiamo acquisito 400 nuovi clienti nel settore gas.
DICEMBRE 2012 195NORD EST SVILUPPO
ENERGIA I ANDREA LANZINGHER
L’ingegner Andrea Lanzingher è responsabile diAzienda Energetica Trading, società controllata
interamente da Azienda Energetica SpA
www.eltrading.it
4,7 mld Sono i kWh relativi al volume di energia fornitonel 2011, di cui il 65 per cento in Alto Adigee il restante 35 sull’intero territorio nazionale
Il fatturato in euro registrato da Azienda EnergeticaTrading nell’ultimo anno grazie all’acquisizionedi 25.000 nuovi clienti
700mln
196 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
ENERGIA I ANDREA LANZINGHER
Anche per quanto riguarda il gas ci muoviamo ovvia-
mente su tutto il territorio nazionale; la nostra tipolo-
gia di cliente è molto vasta, dalla famiglia, alla
piccola-media impresa fino alla grande realtà azien-
dale. La diversificazione di offerta è stata un valore ag-
giunto significativo per la nostra realtà».
E per quanto riguarda le centrali idroelettriche?«Il gruppo AE è proprietario di diversi impianti, che ge-
stiamo in maniera autonoma. Nei prossimi anni inoltre
faremo grandi investimenti su altri impianti perché il
campo dell’energia da fonte rinnovabile è in forte
espansione. Bisogna inoltre andare incontro agli inte-
ressi dei consumatori, sia privati che imprese; per que-
sto cerchiamo di favorirli con offerte vantaggiose,
grazie soprattutto alla produzione da fonti idroelettri-
che. In questo modo rispondiamo alla richiesta del
minor costo possibile, fondamentale in un momento
difficile come questo di crisi che stiamo attraversando.
Negli ultimi anni ci siamo inoltre specializzati nell’ap-
provvigionamento di energia elettrica da altri Paesi, in
particolare Germania, Svizzera e Austria, in modo da
garantire sempre di più un’energia certificata da fonti
rinnovabili».
Com’è la situazione della distribuzione energeticain Italia?«Si tratta di una situazione in cui le associazioni di ca-
tegoria rivestono un ruolo fondamentale, quello cioè di
raggruppare i clienti per approvvigionare l’energia in
modo comune. Il Governo attuale e quello precedente,
a mio avviso, si sono comportati in modo coerente per
quanto riguarda il settore delle energie rinnovabili ed è
importante che nel futuro rimanga questa strategia di
sviluppo per un settore fondamentale come quello
energetico». \\\\\ MT
È IMPORTANTE CHE IN FUTURO RIMANGAQUESTA STRATEGIA DI SVILUPPOPER IL SETTORE ENERGETICO
202 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI LUIGI SCHIAVO
Quali sono i fattori che concorrono a rende-
re il 2012 uno dei peggiori momenti per il
mercato immobiliare? La crisi economica
è sicuramente uno dei punti più pesanti,
ma è la sua coniugazione nell’economia rea-
le a paralizzare maggiormente venditori e
potenziali acquirenti. I primi, per bisogno di liquidità, per
evitare di pagare l’Imu ma anche per acquistarne una nuo-
va più moderna ed efficiente, cercano di vendere; i secon-
di, invece, vorrebbero acquistare il loro primo immobile ma
a causa del credit crunch e della maggiore diffidenza delle
banche sono impossibilitati a farlo. Per questo Ance Vene-
to punta a studiare soluzioni integrative al mutuo banca-
rio. Un’idea potrebbe essere rispolverare, evolvendolo, il mo-
dello delle cartelle fondiarie affidando alla Cassa depositi e
prestiti un ruolo centrale perché la Cdp può approvvigionar-
si sul mercato a lungo termine con costi minori anche del
30 per cento rispetto a una grande banca. Con il supporto
di altri investitori istituzionali ci sarebbero quindi le risor-
se da utilizzare per acquistare tranche senior di cartolariz-
zazioni o obbligazioni garantite da mutui residenziali. In
alternativa, o accanto a questo strumento, si potrebbe pen-
NUOVE ENERGIEPER L’IMMOBILIAREImu e crisi economica frenano la compravenditadelle case. Intanto in Veneto, al secondo posto inItalia per cementificazione, i costruttori studianonuove proposte urbanistiche per le città del futuro,partendo dai centri storici. Il punto di Luigi Schiavo- Giacomo Govoni
↑ Luigi Schiavo, presidentedi Ance Veneto
DICEMBRE 2012 203NORD EST SVILUPPO
sare alla creazione di un fondo di garanzia statale che pro-
tegga i mutui erogati dalle banche a vantaggio delle cate-
gorie disagiate. Lo spiega meglio il presidente della sezio-
ne veneta dell’Associazione nazionale costruttori edili,
Luigi Schiavo.
Gli immobili invenduti si stanno trasformando in“emergenza edilizia”. Quanto questa situazione è rea-le e come poterla risolvere?«Il problema è reale ed è legato non tanto a una mancan-
za di richieste di abitazione, quanto alla difficoltà delle fa-
miglie di accedere al mutuo. Mettendo insieme i dati del-
le costruzioni in cantiere, ormai ridotte all’osso, e le esigen-
ze delle famiglie si può vedere che c’è un saldo, e quindi un
fabbisogno potenziale, di 595mila case. Sebbene, per diffi-
coltà di rilevazione, nessuno sia riuscito ancora a stimare
a quanto ammonti l’invenduto italiano, si può certamen-
te affermare che la nostra situazione è ben diversa da quel-
la spagnola o da quella che caratterizzava gli Stati Uniti nel
contesto della crisi dei sub-prime. Il settore immobiliare, tra
il 1995 e il 2005, ha vissuto senza dubbio un’epoca di gran-
de espansione, ma non parlerei di bolla immobiliare. Il sal-
do negativo tra nuove abitazioni e nuove famiglie in par-
te lo conferma. La soluzione è agevolare l’accesso al credi-
to per quelle famiglie che più hanno bisogno di acquista-
re casa: le nuove coppie e le fasce medio-basse».
Quanto e come l’Imu ha inciso sull’andamento del set-tore e sulle compravendite?«Certamente l’Imu non rappresenta un incentivo alla ripre-
sa del settore. Nessuno contesta la legittimità di una tas-
sa sulle proprietà immobiliari, che esiste in quasi tutti i pae-
si occidentali, ma l’entità degli aumenti è stata davvero im-
pressionante. Oltretutto la nuova imposta si inserisce in un
contesto di forte difficoltà per le compravendite immobi-
liari. Chi non riesce a vendere si ritrova con un fardello pe-
sante sulle spalle. Per gli imprenditori la situazione è para-
dossale: è come aver imposto il bollo alle automobili ferme
in concessionaria».
IL RECUPERODELL’ESISTENTE DOVRÀCONTRADDISTINGUEREI PIANI URBANISTICIDEL FUTURO
204 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
INDUSTRIA DELLE COSTRUZIONI LUIGI SCHIAVO
Il Veneto è la seconda regione d’Italia più cementi-ficata, l’11 per cento del suo suolo è impermeabile.Come far conciliare la ripresa del settore edile con laconsapevolezza che oltre un certo limite non si puòandare?«C’è un punto fermo, ampiamente condiviso, che dovrà
contraddistinguere i piani urbanistici del futuro: il recu-
pero dell’esistente. I centri si svuotano perché le case sono
vecchie e non più confortevoli ed è costoso rimetterle in
sesto. Ma non si può pensare di continuare a costruire
in periferia: i costi legati alla mobilità urbana, all’impat-
to sull’ambiente, agli standard di socialità sarebbero gra-
vosi e non convenienti tanto per chi costruisce quanto
per l’utenza. Per questo l’Ance ha promosso il Piano per
le città, programmi di recupero organico di interi quar-
tieri o di zone produttive dismesse. Il governo l’ha fatto
subito suo con il recente decreto sviluppo. I fondi stan-
ziati sono ancora pochi rispetto alle esigenze e alle richie-
ste dei Comuni, ma l’approccio e la vision sono quelli giu-
sti. Serve però anche molta meno burocrazia e il corag-
gio di intervenire anche in aree urbane più delicate. Con
il recupero a fini residenziali dei loro dock portuali dismes-
si, Amstedam, Parigi e Berlino sono esempi da seguire».
Ad agosto in Veneto sono state presentate 45.355 pra-tiche per il piano casa. Questo provvedimento ha com-portato un miglioramento della situazione del compar-to? Quali sono state le tipologie di richiesta più frequen-ti?«Si è trattato per lo più di piccoli interventi di manutenzio-
ne. La mole di lavoro ha consentito soprattutto ai piccoli
artigiani di affrontare con più tranquillità il periodo di ma-
gra. È stato un bene sia perché è stato un primo tentativo
di ampliare la possibilità di intervento sul parco immobi-
liare esistente sia per salvaguardare il know how delle mae-
stranze locali. La vera sfida è il recupero strutturale di in-
teri edifici attraverso la demolizione e ricostruzione, non an-
cora sufficientemente incentivata dalla legislazione e dal-
la mancanza di una burocrazia snella ed efficiente». \\\\\
45.355 DomandePresentate in Veneto, ad agosto 2012,per gli ampliamenti e le opere di manutenzioneresi possibili dalla legge sul Piano casa
ALTO ADIGE,UNA SENSIBILITÀGREEN
All’avanguardia nei settori delle energie rinnovabilie dell’efficienza energetica, l’Alto Adige si avviaa grandi passi verso Klimaland. Ne parlail presidente Luis Durnwalder - Francesca Druidi
↑ Presentazione del dossier“Alto Adige Green Region”il 24 luglio. Da sinistra:l’assessore Thomas Widmann,il ministro Clini, Luis Durnwaldere il direttore di Bls Ulrich Stofner
EDILIZIA SOSTENIBILE LUIS DURNWALDER
212 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Èun modello di sviluppo eco-compatibile ed
ecologico quello portato avanti, ormai da
anni, dall’Alto Adige, portato avanti dall’am-
ministrazione e condiviso pienamente dai
suoi abitanti. Non si tratta solo di uno stile di
vita, ma anche di un asset economico strate-
gico: sono quasi 500 le aziende del territorio già attive nel
settore e il 30 per cento circa di tutte le imprese altoate-
sine investe in tecnologie verdi, contro il 23,4 per cento
della media nazionale. In virtù della sua posizione, dell’au-
tonomia di cui gode, delle specificità della sua economia
e degli sforzi compiuti in questa direzione, l’Alto Adige
mira a diventare un Klimaland riconosciuto a livello inter-
nazionale.
Cosa si intende per Klimaland? «Una gestione intelligente e razionale dell’energia, il mi-
glioramento dell’efficienza negli edifici, l’utilizzo di fonti
rinnovabili. Sono questi i tre punti principali nei quali si ar-
ticola la strategia elaborata dalla giunta provinciale per il
pacchetto clima: una serie di misure da attuare entro il
2050 e raggruppate nel concetto Klimaland».
Quali gli obiettivi centrati finora, ma soprattutto iprincipi cardine della politica energetica che condurràalla realizzazione di Klimaland nel 2050? «Da un lato, l’obiettivo del pacchetto clima è quello di ab-
battere la produzione di anidride carbonica - che entro il
2050 dovrebbe passare dalle attuali 5 tonnellate a 1,5 ton-
nellate all’anno - e, dall’altro, trasformare l’Alto Adige in una
regione indipendente dal punto di vista energetico in
grado di produrre e utilizzare energia pulita e sicura. Oggi
il territorio copre il fabbisogno energetico (escluso il traf-
fico) per il 56 per cento con fonti di energia rinnovabili.
Entro il 2020 vogliamo coprire il 75 per cento, entro il 2050
raggiungere e superare il 90 per cento. Ricordo, inoltre,
che secondo il Rapporto 2012 di Legambiente, in Italia ci
sono 23 Comuni rinnovabili al 100 per cento e, di questi,
ben 16 sono in Alto Adige».
Per quanto riguarda l’asse d’intervento “Riqualifica-zione di edifici ed edilizia sostenibile”, quali saranno iprovvedimenti che riguarderanno il patrimonio edili-
→ Flavio Ruffini,presidente dell’Agenzia
CasaClima
DICEMBRE 2012 213NORD EST SVILUPPO
CasaClima festeggerà entro l’anno la certifica-
zione numero 5.000. Traguardo grazie al quale
si posiziona tra le attestazioni di qualità nel-
l’efficienza energetica più ambiti non solo a livello na-
zionale, specie in Veneto, Lombardia e nelle province
autonome di Trento e Bolzano, ma ben oltre i confini.
«Attualmente – precisa Ruffini – abbiamo più di 1.000
edifici in fase di certificazione».
Sono cinque gli edifici che di recente sono stati in-signiti dei “CasaClima awards 2012”. In che modo gliinterventi premiati hanno saputo coniugare i criteridi efficienza energetica e sostenibilità? «Gli edifici premiati hanno trovato la miglior simbiosi
tra efficienza energetica, sostenibilità ambientale,
qualità abitativa e innovazione architettonica e hanno
interpretato nel miglior modo i principi costruttivi che
CasaClima promuove. Anche se il premio è nato in
provincia di Bolzano, la sua rilevanza, grazie anche ai
contributi dei network e degli esperti, ormai si è
estesa su tutto il territorio nazionale. Quest’anno la
Casa delle Bottere a Treviso e la scuola elementare di
Villa Vicentina, insigniti con il cubo d’oro e costruiti
al di fuori della provincia, sono di particolare pregio».
Con quali altre iniziative CasaClima continuerà aperseguire questo obiettivo?«L’agenzia si impegnerà sempre più come centro di
competenza di riferimento in primis per gli utenti e
poi anche per tutti gli attori dell’edilizia in Italia. Ne è
testimonianza la grande cura con cui stiamo affron-
tando la sfida del raffrescamento, che nel nostro Paese
serba un enorme potenziale di miglioramento.
L’AGENZIA CHECERTIFICA GLI EDIFICIFLAVIO RUFFINI PRESENTA UN SETTORE,QUELLO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA,IN CONTINUA EVOLUZIONE. A PARTIREDALLA FORMAZIONE
▶
214 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
zio esistente, ma anche la nuova edilizia?«Dieci anni fa è nata l’agenzia CasaClima, che finora ha ri-
lasciato la certificazione energetica e ambientale a 6mila
edifici. Il potenziale maggiore arriva però dai risanamenti,
soprattutto nelle città: entro il 2020 vogliamo innalzare la
quota di edifici risanati ogni anno dall’1 al 2,5-3 per cento,
incentivando gli interventi anche con la concessione di un
bonus cubatura».
In questa visione complessiva di politica energetica,quale evoluzione conosceranno gli standard Casa-Clima?«Nel 2015 in Alto Adige per gli edifici di nuova costruzione
sarà obbligatorio lo standard A, che prevede un consumo
per riscaldamento di 30 kwh all’anno per metro quadrato,
finora il consumo per lo standard B è 50 kwh».
Quali prospettive apre la promozione dell’AltoAdige come green region?«Grazie alle competenze garantite dall’autonomia, possiamo
investire anche nella qualità dell’ambiente e nell’innovazione
con una politica di gestione del territorio sempre attenta
nella mobilità, nel turismo, nell’economia, nell’energia e nelle
costruzioni. Si tratta di progetti ispirati alla sostenibilità che
stanno collocando la Provincia in una dimensione di regione
verde, produttiva ed ecocompatibile. Per quanto riguarda la
mobilità, tra le misure già attuate, ricordo l’introduzione del-
l’Alto Adige Pass, che incentiva l’uso del mezzo pubblico per-
mettendo di viaggiare con un unico biglietto su tutti i mezzi
di trasporto in tutto il territorio provinciale. Inoltre, è in
corso a Bolzano la realizzazione di un impianto di produ-
zione e distribuzione di idrogeno per auto: l’obiettivo è la
creazione di un “corridoio verde” tra Monaco e Modena con
un distributore di idrogeno ogni 100 km». \\\\\
EDILIZIA SOSTENIBILE LUIS DURNWALDER
Inoltre, in futuro interverremo maggiormente sul pa-
trimonio edilizio esistente».
A fine agosto è stata consegnata la prima targa“CasaClima wine” alla tenuta Pfitscher. Cosa rappre-senta questa certificazione e come si muovono le mo-derne aziende vinicole in direzione di una maggioresostenibilità?«Si tratta di un nuovo sigillo dell’agenzia, che tiene
conto della compatibilità ambientale dell’edificio, del
consumo di energia e acqua nella produzione dei vini,
della scelta degli imballaggi e della produzione di ri-
fiuti. Oggi le cantine, oltre a essere strutture destinate
alla produzione, si stanno affermando sempre più
come luoghi di socializzazione e incontro, dove presen-
tare, attraverso l’architettura e il prodotto vino, le pe-
culiarità, la cultura, la storia e le ricchezze di un intero
territorio».
Uno dei principali campi di competenza del-l’agenzia CasaClima è la formazione. Quali lenovità?«I corsi offerti forniscono un know-how di livello supe-
riore sui temi rilevanti del costruire sostenibile. Negli
ultimi 5 anni sono stati organizzati più di 1.000 corsi,
per un totale di 25.000 partecipanti. Questo successo
è stato reso possibile sia dalla competenza dei relatori
sia dall’impegno dell’agenzia nel mantenere sempre ag-
giornata l’offerta formativa. Molti corsi fra quelli offerti
comprendono, oltre che lezioni teoriche in aula, anche
fasi di progettazione diretta, esperienze in campo con
visite di cantieri ed edifici finiti e attività di laboratorio.
Tra le ultime novità segnalo il corso “Consu-
lente/auditore per la sostenibilità”, riservato a chi è già
consulente o auditore CasaClima, e il ciclo di seminari
“Costruire con…”, aperti a tutti gli interessati». - RG
▶
↓ Museion di Bolzano, esempiodi architettura ecosostenibile
(Certificato CasaClima B)
216 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
UN RISPARMIOANCHEECONOMICOL’adozione del regolamento che prevede l’obbligodella certificazione CasaClima cambierà il voltodi Udine nel segno dell’efficienza energetica.Il punto del sindaco Furio Honsell
DICEMBRE 2012 217NORD EST SVILUPPO
Il Comune di Udine ha abbracciato il protocollo Ca-
saClima, rendendo obbligatorio raggiungere la
classe B per gli edifici di nuova costruzione. Una de-
cisione che, come spiega il primo cittadino, mira a
creare una città sostenibile incrementando la qua-
lità edilizia.
Qual è stata la risposta della cittadinanza al prov-vedimento? «Il nuovo regolamento energetico è stato adottato dal
consiglio comunale il 25 maggio 2009. La nostra scelta,
inizialmente criticata, ha riscontrato alla prova dei
fatti grandi apprezzamenti sia da parte degli operatori
del settore e dei costruttori che dei cittadini. Quello
che conta poi è che l’adozione di questa misura si sta
traducendo in un miglioramento del patrimonio edili-
zio e della vivibilità della città, in un aumento del com-
fort abitativo, in un sensibile risparmio energetico e,
di conseguenza, economico».
Quali risultati sono stati raggiunti fino a oggi?«Un edificio di classe B CasaClima ha un fabbisogno annuo
tra i 50 e i 30 kWh/mq, che si traduce in consumi tra i 5 e
i 3 litri di gasolio o metri cubi di gas per metro quadro di
superficie riscaldata. Attraverso questa scelta, nei prossimi
anni, sono attese altre 500 unità abitative certificate che
consumeranno pochissima energia, con una decisa ridu-
zione delle emissioni di anidride carbonica e un risparmio
di circa 350 euro di bollette per ogni famiglia. Fino a oggi,
su 111 edifici complessivi, di cui il 99 per cento residenziali,
14 sono già stati certificati e gli altri 97 sono in fase di cer-
tificazione. In particolare, una plurifamiliare in classe oro,
tre in classe A+, di cui una plurifamiliare, una unifamiliare
e una scuola materna, 17 in classe A, di cui 9 unifamiliari,
una unifamiliare ristrutturata, due edifici per uffici, 4 plu-
rifamiliari e un’altra nuova costruzione, e 90 edifici in
classe B».
Quali elementi ha registrato nel processo di ade-sione della città allo standard CasaClima?«Gli operatori del settore hanno subito colto l’opportunità
che il mercato offriva al punto che, benché per norma
venga imposto il livello B come minimo di classificazione,
sono sempre più numerose le iniziative che hanno come
obiettivo il raggiungimento di classi superiori. Dai dati
emersi e confrontando i fabbisogni medi di energia degli
edifici esistenti a Udine, il risparmio per i cittadini sarà di
oltre 2 GWh all’anno, equivalenti a un taglio di 400 tonnel-
late di anidride carbonica».
In una prima fase l’adesione a CasaClima è stata in-centivata attraverso un fondo. Sono tuttora previsteforme di incentivazione?«In realtà non è mai stata prevista alcuna incentivazione
per la realizzazione di questo tipo di edifici. Perché la lo-
gica di questo percorso non è quella dell’incentivazione. Il
Comune ha realizzato il nuovo regolamento edilizio e
l’adesione al protocollo è nell’interesse dei cittadini: è un
investimento che si finanzia nel giro di 6 o 7 anni. La ri-
prova è data dal fatto che questi appartamenti vanno a
ruba in città, sono gli altri a non avere più mercato. Nella
fase di transizione, per non creare troppo squilibrio ri-
spetto al regolamento precedente, abbiamo soltanto te-
nuto conto delle spese di certificazione».
Come l’amministrazione sta portando avanti il di-scorso di un’edilizia di qualità e di un abitare consa-pevole?«La città sostenibile è stata una delle priorità dal mio inse-
diamento. Anzi, era già presente nel programma eletto-
rale. Abbiamo realizzato CasaClima, piste ciclabili, un
piano della mobilità sostenibile. Udine è stato il primo co-
mune del Friuli Venezia Giulia a sottoscrivere il Patto dei
sindaci. Il consiglio comunale ha deliberato all’unanimità
l’adesione all’iniziativa dell’Unione europea che pone alle
città aderenti l’obiettivo di ridurre di oltre il 20% le emis-
sioni di gas serra, attraverso l’aumento del ricorso alle fonti
di energia rinnovabile e il miglioramento dell’efficienza
energetica. È mia ferma convinzione proseguire in questo
percorso». \\\\\ FD
← L’interno della fieraKlimahouse a Bolzano
↓ Furio Honsell,sindaco di Udine
EDILIZIA SOSTENIBILE FURIO HONSELL
218 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
TRADIZIONEE SPIRITODI UN LUOGO
II dibattito sulla bioarchitettura del ventunesimosecolo assume significati più intimisti a contattocon il pensiero e le opere dell’architettoWalter Angonese. Che rifiuta ogni “ecoformalismo”
DICEMBRE 2012 219NORD EST SVILUPPO
La bioarchitettura ha iniziato a diffondersi a
partire dalla metà degli anni Settanta fino a di-
ventare quasi uno slogan della società attuale
e della moderna progettazione. Ma quali sono
gli approcci progettuali che vanno oltre i ca-
noni dell’edilizia tradizionale? Secondo
l’architetto Walter Angonese, la risposta va cercata in una
visione intimista e sostanziale di un luogo e delle sue ca-
ratteristiche. Un fare che s’allontana da facili formalismi e
che va alla fonte dell’ecosostenibilità. «Gli interventi rea-
lizzati secondo i canoni della bioarchitettura – afferma –
non dipendono tanto dal particolare interesse per questa
disciplina, bensì dalla spinta nel progettare cose adatte a
un luogo e agli uomini che lo vivono».
Come vanno intese dunque le progettazioni biocom-patibili?«Non sono molto legato a questi slogan moderni che ven-
gono spesso usati in maniera inflazionale, benché nella so-
stanza il principio di ecosostenibilità m’interessa e mi deve
interessare. Come uomo, ma anche come professionista.
Tengo particolarmente alla dimensione logica di un pro-
getto, al benessere delle persone che vivono un edificio e
pertanto, in maniera automatica, considero entrambi que-
sti aspetti. Ma non amo l’ecoformalismo che, purtroppo, è
divenuto di moda».
Lei come coniuga e interpreta la tradizione di unluogo e del suo paesaggio con la progettazione? «Mi dedico al luogo in modo più o meno intenso. Cerco di
scoprirne le particolarità, partendo dalla percezione di ele-
menti che possono essere considerati anche banali e ordi-
↑ Walter Angonese
← Il CentroVisitatori di CarezzaSopra, Walter Angonese
EDILIZIA SOSTENIBILE I WALTER ANGONESE
220 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
nari. M’interessa soprattutto la quotidianità di un luogo,
perchè solo capendo quella si può arrivare a scoprire tutte
le altre dimensioni, gli elementi che manifestano la sua
tradizione e quelli che esprimono una costanza, una cul-
tura, e gli danno senso, spirito e caratteristica. Quando ab-
biamo costruito il centro per i visitatori del lago di Carezza,
a oltre 1.600 metri, ci siamo confrontati anche con il legno
delle stupende foreste circostanti. Ho scelto di lavorare
proprio con questo tipo di materiale per tutto l’edificio, co-
struendo con questi assi le parti superiori, portanti e di ri-
vestimento e le parti ipogee. È stato un modo di operare
programmatico e logico, contestuale, legato al tema della
progettazione e a impatto zero».
In Italia esiste una cultura della sostenibilità archi-tettonica o il processo è ancora agli inizi? «Alcune riviste milanesi si sono dedicate molto a questo
tema e pertanto il fenomeno è ormai entrato a far parte
del dibattito. A Milano si costruiscono perfino grattacieli
dai quali crescono alberi, come da una rovina del roman-
ticismo. Se tutto ciò va inteso come cultura della sosteni-
bilità, al di là delle distinzioni tra le diverse realtà
climatiche del paese, allora non penso che si possa parlare
di una non esistenza di questa cultura. Personalmente,
però, provo un certo scetticismo se alcuni amici siciliani
mi contattano perché vogliono costruire le loro case con il
legno in una terra del Mediterraneo, dove l’inerzia di un
edificio gioca un ruolo fondamentale per cultura e per fi-
sicità. Bisogna dunque stare attenti a non cadere nei soliti
formalismi».
Bolzano può raggiungere a breve l’obiettivo di riscal-damento ed energia a costo zero e senza inquinare? «Purtroppo nel mondo globale in cui viviamo non pos-
siamo più essere sicuri della provenienza della nostra ener-
gia. Il Sudtirolo, grazie alla capacità di produzione delle
sue grandi centrali idroelettriche, potrebbe essere autarca
in campo energetico. Negli ultimi anni, come un po’ in
tutta l’Italia, sono state promosse le energie alternative e
molti oggi trovano parte della loro fonte energetica negli
impianti solari e fotovoltaici. Tuttavia, queste nuove tecno-
logie non concepiscono ancora l’architettura come stru-
mento per costruire edifici adatti al luogo circostante. E
accade che ci si focalizza solo sulla parte del tetto, volendo
poi mantenere forme e tipologie tradizionali nelle restanti
zone. La sperimentazione con case passive non è poi an-
cora conclusa ed esistono ancora troppi problemi legati a
fenomeni fisici, soprattutto in posti molti umidi. In questi
casi trovo ci sia ancora troppa incongruenza e, nuova-
mente, tanto formalismo».
Materiali naturali, risparmio energetico, case intelli-genti: quali sono oggi le frontiere della bioarchitettura? «È molto semplice: per vivere secondo i canoni della bioar-
chitettura bisogna anche ridurre i propri bisogni. Non
posso avere una casa ipertecnologica e al tempo stesso ap-
plicare argilla sulle pareti. Serve un cambiamento paradig-
matico nella propria testa ed è proprio a questo livello che
molti di noi non sono ancora arrivati».
In che modo, attraverso la bioarchitettura, si giungea una nuova qualità della vita?«Gran parte delle persone si trova molto meglio in una
casa storica, costruita involontariamente con materiali
ecologici o biologici, anziché in una casa contempora-
nea. Questo ci deve indurre a riflettere sul nostro lavoro.
Talvolta i colleghi giovani pensano che un architetto
contemporaneo debba usare materiali contemporanei.
Ma cos’è contemporaneo? Il cemento lo hanno inventato
i romani». \\\\\ EF
→ La CantinaSan Michelead Appiano
EDILIZIA SOSTENIBILE I WALTER ANGONESE
234 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
UN CONSORZIOSTABILE PER LECOSTRUZIONILa formula del “consorzio stabile”è un’opportunità per condividerecompetenze, risorse tecnichee umane, rendendosi piùcompetitivi sul mercatodelle costruzioni, in forte stasi.Il punto di Luca Pierobon
INFRASTRUTTURE I LUCA PIEROBON
DICEMBRE 2012 235NORD EST SVILUPPO
Allargare il proprio orizzonte di mercato di-
venta un passo strategico da effettuare, in
un momento di contrazione delle opportu-
nità rivolte alle imprese di costruzioni.
Nasce da questa considerazione l’espe-
rienza di Petra, primo e finora unico esem-
pio di “consorzio stabile” in provincia di Belluno. Presieduto
da Luca Pierobon, il consorzio ha circa 150 dipendenti, fra
personale proprio e delle consorziate, ed è nato dall'unione
di tre imprese di costruzioni locali: Bortoluzzi Celeste Srl
(in attività dal 1901), Silvio Pierobon e C. Sas (in attività dal
1910) e Geocem Srl (dal 1986).
Nel contesto di un’edilizia fortemente gravata dallacrisi, quale valore aggiunto può portare l’aggregazionein un consorzio?«Oggi il valore delle aggregazioni viene ampiamente rico-
nosciuto, in tutti i settori economici, anche attraverso una
specifica normativa “premiante”, sulle reti d’impresa. In ve-
rità, nell’ambito della disciplina sui lavori pubblici italiana,
già dal 1994 venne attribuito un vantaggio alle imprese di
costruzioni che intendessero unire durevolmente le pro-
prie capacità per far fronte in modo coordinato all’affida-
mento ed alla realizzazione di opere pubbliche, proprio
attraverso le regole sui “consorzi stabili”. Un tentativo del
legislatore di porre rimedio alla fortissima frammenta-
zione del mercato nazionale delle imprese del settore, ca-
ratterizzate da una dimensione media estremamente
ridotta».
Cosa vi ha permesso di mettere in campo, questaforma di aggregazione?«Unire competenze, mezzi tecnici, personale, in modo ela-
stico e funzionale alla natura di ogni singolo contratto è
una chance competitiva che aiuta a superare l’attuale fase
congiunturale di profonda crisi del mercato delle costru-
zioni. Le imprese aderenti al Consorzio Petra hanno voluto
cogliere questa opportunità nel 2004, anno della sua costi-
tuzione, quando la prospettiva della crisi del settore delle
costruzioni era chiara e tangibile. Petra è nato per i lavori
pubblici ma può operare naturalmente anche nel mercato
dei lavori privati, muovendosi in diversi contesti territoriali,
estero compreso. Operiamo prevalentemente in Veneto,
ma il nostro raggio d’azione si espande a tutta Italia e coin-
cide con il bacino d’utenza delle società consorziate».
Luca Pierobon,presidente del Consorzio Petra,che ha sede a Belluno
236 DICEMBRE 2012NORD EST SVILUPPO
Quali sono i principali progetti realizzati e qualiquelli in fase di realizzazione?«Ci siamo occupati dei lavori marittimi nell’area di Venezia-
Marghera per conto di primarie aziende venete e di inda-
gini geologiche marittime da piattaforma nell’area di
Trieste; abbiamo lavorato per il Magistrato alle Acque,
l’Anas e Veneto Strade. Per quest’ultimo, attualmente
stiamo realizzando la variante di Agordo sulla Sr 203».
Operate anche nell'ambito delle pavimentazionistradali. In quest'ambito come vi rapportate alle rela-tive gare di appalto? «Operiamo in questo ambito da due anni e mezzo circa,
dopo la decisione di rilevare il ramo d’azienda da un im-
portante operatore locale che l’aveva posto in liquidazione.
Nelle gare d’appalto per ogni realtà aziendale che opera in
questo specifico settore la tendenza al ribasso è particolar-
mente marcata soprattutto in questo periodo di forte crisi.
Per fortuna i committenti, in particolare in questo ambito
di attività, sono molto attenti alla qualità degli interventi
eseguiti e sanno porre la opportuna attenzione sul giusto
rapporto “qualità/prezzo” e non potrebbe che essere così,
in quanto ne uscirebbe sconfitto sia il committente
stesso, che il sistema delle imprese serie e responsabili».
Sul fronte della sicurezza, ritenete adeguata la rela-tiva normativa? «Tale normativa è sicuramente complessa, farraginosa e di
non facile gestione. Sovente nella sua applicazione prevale
il valore degli adempimenti burocratici rispetto alla con-
creta applicazione delle cautele antinfortunistiche. Un ul-
teriore problema, molto significativo, sta nel sistema dei
controlli che non è affatto omogeneo sul territorio nazio-
nale. Le aziende più coscienziose sopportano oneri e si
fanno carico di adempimenti costosi che sono, invece,
spesso trascurati da operatori “disinvolti” che posso ope-
rare nel mercato con troppa libertà di azione. Ciò a danno
della competitività delle prime».
Volgendo lo sguardo al futuro: quali ambiti del vo-stro settore presentano sviluppi interessanti?«Le infrastrutture rappresentano un ambito in cui le op-
portunità di intervento sarebbero numerose, soprattutto
se venissero implementate le politiche tese al coinvolgi-
mento dei capitali privati per la loro realizzazione, per fa-
vorire il ricorso a project financing. La difesa del suolo è un
altro comparto di attività che meriterebbe una più ade-
guata considerazione, visto che a ogni fenomeno meteo-
rologico appena più insistente della media, le conseguenze
dannose sono evidenti e tutti gridano allo scandalo, salvo
poi “rimuovere” il problema. Le maggiori chance di mer-
cato potrebbero venire però dall’edilizia sostenibile. In
un’Italia che non cresce demograficamente e dove lo stock
abitativo esistente è sostanzialmente adeguato alla do-
manda, il miglioramento della qualità degli alloggi po-
trebbe rappresentare l’unica via praticabile per sostenere
l’offerta di nuove costruzioni. In questo senso potrebbero
essere messi in campo strumenti più efficaci per agevolare
la ricostruzione degli edifici “obsoleti” senza consumo di
nuovo territorio». \\\\\ AM
INFRASTRUTTURE I LUCA PIEROBON