digitalizzazione dÕitalia crossroads

1
Il Sole 24 Ore Domenica 15 Marzo 2020 13 Visioni di frontiera nòva C on l'epidemia di Covid- 19 è esploso anche il nu- mero di messaggi sui social in materia. Ma l’andamento del numero di post non è andato di pari passo con l’andamento del numero di con- tagi. Mentre le persone contagia- te sono aumentate sempre, i messaggi si sono moltiplicati al- l’inizio della crisi, hanno poi ral- lentato e sono infine esplosi quando la pandemia è uscita dal- la Cina. Lo mostra una ricerca di Fondazione Bruno Kessler (Fbk), Berkman Center Harvard e Iulm. Da notare che le borse si sono mosse in modo correlato più al numero di messaggi sui social che all’andamento della pande- mia. Il problema è che il 40% dei messaggi era scritto da bot. Mes- saggi inaffidabili dal punto di vi- sta della qualità della conoscen- za dicono a Fbk, un vero e pro- prio inquinamento dell'ecosiste- ma dell’informazione. Non è una questione limitata al virus. L’ecologia dei media è l’am- biente nel quale si percepisce di vivere. Se l’ambiente mediatico è inquinato si prendono decisio- ni sbagliate. Ci si può domanda- re: ci sono paesi con ecosistemi mediatici più inquinati di altri? Si possono cercare i paesi nei quali la popolazione ha una percezio- ne della realtà particolarmente diversa da ciò che dicono le fonti affidabili di dati e notizie. I dati dell’Ocse sulla qualità della vita offrono alcuni spunti. In Italia, il numero di assassini ogni 100mila abitanti è uguale a quello che si registra in Spagna, ma l’82,1% degli spagnoli si sente sicuro quando va in giro a piedi di notte contro il 58,4% degli ita- liani. In Turchia, dove gli assas- sini sono il doppio che in Italia, la percezione di sicurezza è quasi uguale a quella degli italiani. Gli italiani sono convinti che il loro paese sia più insicuro degli altri, ma i fatti non confermano. Un errore di percezione generato mediaticamente. Del resto, come mostrano i dati di Ipsos, gli ita- liani sono convinti che il 31% del- le persone residenti in Italia sia straniero, mentre il dato Istat è il 9%: è una falsa percezione frutto di una campagna di disinforma- zione massiccia e pluriennale. Tutto questo non è certo con- seguenza delle caratteristiche dei media digitali ma delle attivi- tà di chi sfrutta quelle caratteri- stiche per fare propaganda. Co- me avviene l’inquinamento? Il meccanismo, in sintesi, parte dal fatto che odio, disinformazione, ignoranza sono forme di debo- lezza. Le organizzazioni che vo- gliono sviluppare forme di pro- paganda sui social possono indi- viduare capillarmente le persone più vulnerabili, proporre le loro idee distruttive e registrare le re- azioni: se un post prende piede, allora entrano in campo i bot che automaticamente rilanciano e commentano in modo da diffon- dere i post originari e moltiplica- re le probabilità di farli vedere. Se poi in questo modo di ottiene attenzione o spazio nei media tradizionali, allora è fatta: il mes- saggio diventa virale. Che fare? Nella complessità dell’ecosistema dei media l’im- patto delle azioni non è lineare. Occorre abilitare diversi sistemi di diffusione delle informazioni di qualità: alfabetizzazione digi- tale, piattaforme alternative, ar- chitetture distribuite, e così via. La bonifica sarà lunga e faticosa. Ma ne vale la pena. © RIPRODUZIONE RISERVATA IDENTITÀ DIGITALE L’enigma di Spid e della sua gestione Alessandro Longo I l Sistema pubblico dell’identità di- gitale (Spid) è un palazzo da rico- struire dalle fondamenta, verso un modello più sostenibile, che dia valore per tutti gli attori. Solo così po- trà uscire dall’attuale pantano in cui è finito. Sul punto il Governo è con- vinto che sia possibile riuscirci solo se lo Stato prenderà le redini di Spid, gestendolo direttamente. Ha provato a farlo negli ultimi mesi con diversi testi normativi, mai approvati; ma non ci ha rinunciato. Uno degli scogli da affrontare è la sostenibilità econo- mica dell’ecosistema e ci sono diver- se soluzioni allo studio, come risulta anche da un documento ora in esame presso il ministero dell’Innovazione che Nòva24 ha potuto leggere. Già, la sostenibilità. Quella di Spid finora si è retta su una speranza, mai realizzatasi: che a sovvenzionarne la gestione fossero le aziende private interessate a utilizzare il sistema di autenticazione pubblico. Questo è nelle norme istitutive di Spid. Per i cittadini invece Spid è gratis (e lo sarà per sempre, come di recente confer- mato con accordi presi presso l’Agenzia per l’Italia digitale). Ma al momento solo cinque aziende hanno preso Spid e solo tre hanno lanciato il relativo servizio, secondo un'indagine dell’associa- zione ClubTI Milano (specializzata in PA digitale). Si tratta di Acquirente Unico, che permette ai cittadini di usare Spid per avere lo storico dei consumi energetici sul proprio por- tale; Evoloweb (Be-In) che permette in questo modo uno scambio di co- municazioni, sicuro ed economico, tra condomini e amministratore del condominio, via app. E Infocert che offre con Spid la firma digitale remo- ta (e altri servizi per aziende). In arri- vo i servizi fiduciari di Namirial (in estate) e la firma digitale di Lottoma- tica (entro il 2020). La stessa ministra Paola Pisano ha dichiarato più volte, anche alla Ca- mera, che Spid non sta andando be- ne: pochi sia le attivazioni (6 milioni), sia i servizi pubblici e privati disponi- bili, in un classico circolo vizioso. Ma se questi sono i sintomi del male, la causa è probabilmente da cercare - appunto - nel modello di sostenibili- tà. Ora a carico delle sole aziende che erogano il servizio (“identity provi- der”). Il costo ora è di circa 20-30 mi- lioni di euro l’anno in tutto (a quanto risulta da vari indizi, tra cui l’importo che il Governo aveva indicato, da fi- nanziare, nelle norme non approva- te). Destinati a salire con il numero di utenti. Se è un costo a fondo perduto, o quasi, gli identity provider sono po- co interessati a migliorare il servizio (come dichiarato dalla stessa mini- stra) e a promuoverlo; insomma, a spezzare il circolo vizioso. È «fondamentale garantire dei meccanismi di remunerazione che garantiscano la sostenibilità econo- mica dell’infrastruttura» e «un equo e ragionevole contemperamento de- gli obiettivi pubblici con gli interessi degli operatori privati», si legge nel documento. Qui si nota anche l’ano- malia di Spid. È il solo servizio pub- blico digitale al pubblico che lo Stato ha tentato (sperato) di fare a costo ze- ro. Non così la Carta d’identità elet- tronica (che costa al cittadino e ha funzioni in parte sovrapponibili allo Spid). Anomalia ora da risolvere. Con quali risorse? Una soluzione allo stu- dio del ministero è l’utilizzo di fondi europei, utili non solo a reggere la macchina ma anche ad aiutare le Pa a adottare Spid e le aziende a coglier- ne i vantaggi. Ma si pensa anche di spingere le Pa verso una modalità di accesso “Spid-only”, per ridurre i co- sti complessivi. «Solo in questo mo- do, rivedendo il business plan alla base, sarà possibile il salto di qualità dello Spid», conferma Nello Iacono, esperto di politiche digitali e collabo- ratore di diversi governi sul tema. © RIPRODUZIONE RISERVATA Modernizzazione necessaria: per la ministra dell’Innovazione Paola Pisano «deve proseguire anche in seguito». D’altra parte «il coronavirus rende il digitale ancora più essenziale» «Innovazione digitale di lunga durata» Luca De Biase S embra un luogo comune: per innovare occorre cambiare cultura. «Non mi era chiaro che cosa si- gnificasse. Ma l’ho capito qui». La ministra dell’In- novazione, Paola Pisano, è arrivata in un posto dove il potere si confronta quotidianamente con l’impossibile. Per comprendere i suoi primi sei mesi di lavoro, occorre riconoscere un filo comune in almeno tre storie sovrap- poste e talvolta contrapposte: la cam- pagna elettorale permanente nella quale la politica sembra essersi impan- tanata; l’esplorazione di ogni strada utile a cogliere le opportunità offerte dall’innovazione digitale per generare un impatto positivo sulla vita del pae- se; il dinamico immobilismo che carat- terizza le forme più diffuse di gestione della Pubblica amministrazione, con la complessità insondabile delle sue re- gole, formali e informali. Per fare chiarezza in questo labirin- to occorre discernere la direzione di ciò che sta realmente accadendo. In un contesto programmaticamente scetti- co, valutata da osservatori abituati alla vittoria dell’impossibilità di riformare il sistema italiano, criticata per l’am- piezza dei piani annunciati per il 2025 e per qualche scivolone sulla password di stato, l’azione della ministra va com- presa sgombrando il campo dai pre- giudizi. I fatti: una strategia per i dati e l’etica dell’intelligenza artificiale fir- mata con Fao, Microsoft, Ibm, Accade- mia Pontificia per la Vita; l’implemen- tazione di un’interfaccia per l’accesso dei cittadini ai servizi della Pubblica amministrazione pensata nel 2014 e che arriverà a compimento in aprile; un piano operativo per i datacenter in vista della costituzione di un polo stra- tegico nazionale per il cloud; un’azione coordinata con le autorità competenti per favorire l’accesso delle startup ita- liane ai mercati internazionali. Sono fatti connessi da una strategia comune e un obiettivo raggiungibile? «Vogliamo che questa azione continui dopo di noi» dice la ministra. È una risposta saggia. L’obiettivo non si tro- va nella somma dei risultati delle spe- cifiche operazioni, ma nella capacità di continuare un processo di moder- nizzazione avviato in passato e che a sua volta dovrà continuare in seguito senza perdere forza e direzione: l’obiettivo è alimentare e accelerare un processo che deve diventare inarre- stabile. E questo è, in effetti, un obiet- tivo raggiungibile. Riuscirà? Al suo insediamento, nel settembre 2019, in un ministero che non esisteva più da una quindicina d’anni, Pisano non aveva una scriva- nia. E non perché avesse scelto un layout leggero per gli spazi dei suoi uf- fici. In effetti, non aveva neppure gli uffici. Non sapeva chi chiamare per averli. La soluzione arrivò trovando la sapienza di un consigliere di Stato. Ma il segnale era chiaro: la strada partiva in salita. Occorreva un’idea. «La solu- zione metodologica mi è apparsa pre- sto chiara: non dovevo tanto creare nuovi strumenti normativi, dovevo rafforzare le iniziative già avviate e usarle per dar corpo a una visione» di- ce la ministra. Non è una strada facile, ma è ragionevole. Una policy vince, del resto, se avvia un processo che ap- pare ineluttabile: così, la diversità di opinioni e di interessi cessa di paraliz- zare il cambiamento, accettando di muoversi nella direzione scelta e, di fatto, rafforzandola. Ce la sta facendo, Paola Pisano? La risposta non è scontata. Ma le sfide del presente non sono abituali. «Il coro- navirus ha scoperchiato l’esigenza strutturale di creare condizioni orga- nizzative totalmente nuove. Rende il digitale ancora più essenziale. Richie- de un salto di paradigma. La sanità, il lavoro, l’educazione si spostano nel digitale. Si personalizzano. Si organiz- zano in modo più agile. Si fanno a di- stanza e con flessibilità. I fenomeni inattesi, purtroppo, si moltiplicheran- no: la nuova normalità implica una nuova organizzazione dei servizi pub- blici e non solo. Il digitale è parte inte- grante della soluzione». In effetti, in questi giorni è stata organizzata una task force per aggregare le informa- zioni che servono a comprendere l’an- damento dell’epidemia: «Abbiamo trovato un metodo per raccogliere i dati e metterli a disposizione di chi li deve analizzare superando le difficoltà amministrative. Questa soluzione si può generalizzare e può diventare fondamentale per realizzare un siste- ma che garantisca sicurezza, traspa- renza e privacy, fornendo le cono- scenze necessarie a policy razionali». Una cosa “impossibile” è avvenuta nel contesto eccezionale dell’epidemia. In generale, si tratta di portare a ter- mine i progetti avviati. «È il caso di “Io”. Sarà un’interfaccia del cittadino con tutte le amministrazioni. Un’app che in aprile comincerà a mettere in collega- mento le persone con l’Inps e i comuni aderenti, utilizzando Spid. Ma tutte le amministrazioni dovranno adeguarsi per fare in modo che i cittadini trovino tutto quello che è loro richiesto e che è loro offerto in un’unica schermata del cellulare. Le amministrazioni non do- vranno avere l’impressione di potersi esimere dal farlo. La Corte dei Conti sa- rà al nostro fianco» avverte Pisano. Agli obblighi si uniranno i sistemi in- centivanti: «Vogliamo che sia più usato il precommercial procurement che con- sente di connettere finanziamenti pubblici e innovazione. E speriamo di ispirare le amministrazioni a seguire una logica di mercato, concentrata sul risultato per i cittadini e non sulle for- malità legalesi». Niente può battere il cinismo se non un po’ di ingenuità sincera. Ma un’in- genuità che nelle parole della Pisano sintetizza decenni di pensieri che sono stati sviluppati intorno alla vicenda della digitalizzazione italiana. «Ecco questo mi piacerebbe. Che invece di criticare per i dettagli, le persone com- petenti si concentrassero sul compito di aiutare a unire il paese in questo per- corso». Questo sì che in Italia sarebbe un cambio di paradigma. © RIPRODUZIONE RISERVATA DIGITALIZZAZIONE D’ITALIA La pubblica amministrazione Confronto con l’impossibile. Dopo l’esperienza come assessora al Comune di Torino, Paola Pisano come ministra dell’Innovazione si confronta con la missione di cambiare la cultura della Pubblica amministrazione in senso digitale CROSSROADS IL VIRUS CHIEDE DI RIPENSARE IL CONCETTO DI POST VIRALI di Luca De Biase I BLOG DI NÒVA100 I nostri blogger: nova.ilsole24ore. com/blog/ Su ilsole24ore .com «La nuova normalità implica una nuova orga- nizzazione dei servizi pubblici, e non solo» Ordina la tua copia su Primaedicola.it e ritirala, senza costi aggiuntivi né pagamento anticipato, in edicola. In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/fabbricheitalia DAL 15 FEBBRAIO IN EDICOLA CON IL SOLE 24 ORE A 12,90* Le fabbriche che costruirono l’Italia *oltre al prezzo del quotidiano. L’offerta è valida no al 14 marzo ilsole24ore.com Ordina la tua copia su Primaedicola.it e ritirala, senza costi aggiuntivi né pagamento anticipato, in edicola. In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/fabbricheitalia oltre al prezzo del quotidiano. L’offerta è valida no al 14 marzo che costruirono ilsole24ore. ilsole24ore. com Ordina la tua copia su Primaedicola.it * oltre al prezzo del quotidiano. L’offerta è valida no al 14 marzo com Quello di Giuseppe Lupo è un viaggio nell’immaginario industriale italiano, at- traverso alcuni dei luoghi simbolici dai quali è transitata un’idea di modernità: Set- timo Torinese, Genova, Arese, Rescaldina, Sesto San Giovanni, Bagnoli, Pozzuoli, Torviscosa, Porto Marghera, Ivrea, Terni, Valdagno. Fabbriche ancora in funzione e altre di- smesse, autogrill, villaggi operai, aree ab- bandonate che aiutano a comprendere e recuperare l’identità di una nazione passa- ta in pochi anni dalla civiltà della terra alla civiltà delle macchine e ora nel pieno della globalizzazione. Vo

Upload: others

Post on 27-Nov-2021

6 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: DIGITALIZZAZIONE DÕITALIA CROSSROADS

Il Sole 24 Ore Domenica 15 Marzo 2020 13

Visioni di frontiera nòva

Con l'epidemia di Covid-19 è esploso anche il nu-mero di messaggi suisocial in materia. Ma

l’andamento del numero di postnon è andato di pari passo conl’andamento del numero di con-tagi. Mentre le persone contagia-te sono aumentate sempre, imessaggi si sono moltiplicati al-l’inizio della crisi, hanno poi ral-lentato e sono infine esplosiquando la pandemia è uscita dal-la Cina. Lo mostra una ricerca diFondazione Bruno Kessler (Fbk),Berkman Center Harvard e Iulm.Da notare che le borse si sonomosse in modo correlato più alnumero di messaggi sui socialche all’andamento della pande-mia. Il problema è che il 40% deimessaggi era scritto da bot. Mes-saggi inaffidabili dal punto di vi-sta della qualità della conoscen-za dicono a Fbk, un vero e pro-prio inquinamento dell'ecosiste-ma dell’informazione. Non è unaquestione limitata al virus.

L’ecologia dei media è l’am-biente nel quale si percepisce divivere. Se l’ambiente mediaticoè inquinato si prendono decisio-ni sbagliate. Ci si può domanda-re: ci sono paesi con ecosistemimediatici più inquinati di altri? Sipossono cercare i paesi nei qualila popolazione ha una percezio-ne della realtà particolarmentediversa da ciò che dicono le fontiaffidabili di dati e notizie.

I dati dell’Ocse sulla qualitàdella vita offrono alcuni spunti.In Italia, il numero di assassiniogni 100mila abitanti è uguale aquello che si registra in Spagna,ma l’82,1% degli spagnoli si sentesicuro quando va in giro a piedidi notte contro il 58,4% degli ita-liani. In Turchia, dove gli assas-sini sono il doppio che in Italia, lapercezione di sicurezza è quasiuguale a quella degli italiani. Gliitaliani sono convinti che il loropaese sia più insicuro degli altri,ma i fatti non confermano. Unerrore di percezione generatomediaticamente. Del resto, comemostrano i dati di Ipsos, gli ita-liani sono convinti che il 31% del-le persone residenti in Italia siastraniero, mentre il dato Istat è il9%: è una falsa percezione fruttodi una campagna di disinforma-zione massiccia e pluriennale.

Tutto questo non è certo con-seguenza delle caratteristichedei media digitali ma delle attivi-tà di chi sfrutta quelle caratteri-stiche per fare propaganda. Co-me avviene l’inquinamento? Ilmeccanismo, in sintesi, parte dalfatto che odio, disinformazione,ignoranza sono forme di debo-lezza. Le organizzazioni che vo-gliono sviluppare forme di pro-paganda sui social possono indi-viduare capillarmente le personepiù vulnerabili, proporre le loroidee distruttive e registrare le re-azioni: se un post prende piede,allora entrano in campo i bot cheautomaticamente rilanciano ecommentano in modo da diffon-dere i post originari e moltiplica-re le probabilità di farli vedere.Se poi in questo modo di ottieneattenzione o spazio nei mediatradizionali, allora è fatta: il mes-saggio diventa virale.

Che fare? Nella complessitàdell’ecosistema dei media l’im-patto delle azioni non è lineare.Occorre abilitare diversi sistemidi diffusione delle informazionidi qualità: alfabetizzazione digi-tale, piattaforme alternative, ar-chitetture distribuite, e così via.La bonifica sarà lunga e faticosa.Ma ne vale la pena.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IDENTITÀ DIGITALE

L’enigma di Spide della sua gestione

Alessandro Longo

Il Sistema pubblico dell’identità di-gitale (Spid) è un palazzo da rico-struire dalle fondamenta, verso unmodello più sostenibile, che dia

valore per tutti gli attori. Solo così po-trà uscire dall’attuale pantano in cuiè finito. Sul punto il Governo è con-vinto che sia possibile riuscirci solose lo Stato prenderà le redini di Spid,gestendolo direttamente. Ha provatoa farlo negli ultimi mesi con diversitesti normativi, mai approvati; manon ci ha rinunciato. Uno degli scoglida affrontare è la sostenibilità econo-mica dell’ecosistema e ci sono diver-se soluzioni allo studio, come risultaanche da un documento ora in esamepresso il ministero dell’Innovazioneche Nòva24 ha potuto leggere.

Già, la sostenibilità. Quella di Spidfinora si è retta su una speranza, mairealizzatasi: che a sovvenzionarne lagestione fossero le aziende privateinteressate a utilizzare il sistema diautenticazione pubblico. Questo è nelle norme istitutive di Spid. Per i cittadini invece Spid è gratis (e lo saràper sempre, come di recente confer-mato con accordi presi pressol’Agenzia per l’Italia digitale).

Ma al momento solo cinqueaziende hanno preso Spid e solo trehanno lanciato il relativo servizio,secondo un'indagine dell’associa-zione ClubTI Milano (specializzatain PA digitale). Si tratta di AcquirenteUnico, che permette ai cittadini di usare Spid per avere lo storico deiconsumi energetici sul proprio por-tale; Evoloweb (Be-In) che permettein questo modo uno scambio di co-municazioni, sicuro ed economico,tra condomini e amministratore delcondominio, via app. E Infocert cheoffre con Spid la firma digitale remo-ta (e altri servizi per aziende). In arri-vo i servizi fiduciari di Namirial (inestate) e la firma digitale di Lottoma-tica (entro il 2020).

La stessa ministra Paola Pisano ha

dichiarato più volte, anche alla Ca-mera, che Spid non sta andando be-ne: pochi sia le attivazioni (6 milioni),sia i servizi pubblici e privati disponi-bili, in un classico circolo vizioso. Mase questi sono i sintomi del male, lacausa è probabilmente da cercare -appunto - nel modello di sostenibili-tà. Ora a carico delle sole aziende cheerogano il servizio (“identity provi-

der”). Il costo ora è di circa 20-30 mi-lioni di euro l’anno in tutto (a quantorisulta da vari indizi, tra cui l’importoche il Governo aveva indicato, da fi-nanziare, nelle norme non approva-te). Destinati a salire con il numero diutenti. Se è un costo a fondo perduto,o quasi, gli identity provider sono po-co interessati a migliorare il servizio(come dichiarato dalla stessa mini-stra) e a promuoverlo; insomma, a spezzare il circolo vizioso.

È «fondamentale garantire deimeccanismi di remunerazione che garantiscano la sostenibilità econo-mica dell’infrastruttura» e «un equoe ragionevole contemperamento de-gli obiettivi pubblici con gli interessidegli operatori privati», si legge neldocumento. Qui si nota anche l’ano-malia di Spid. È il solo servizio pub-blico digitale al pubblico che lo Statoha tentato (sperato) di fare a costo ze-ro. Non così la Carta d’identità elet-tronica (che costa al cittadino e ha funzioni in parte sovrapponibili alloSpid). Anomalia ora da risolvere. Conquali risorse? Una soluzione allo stu-dio del ministero è l’utilizzo di fondieuropei, utili non solo a reggere lamacchina ma anche ad aiutare le Paa adottare Spid e le aziende a coglier-ne i vantaggi. Ma si pensa anche dispingere le Pa verso una modalità diaccesso “Spid-only”, per ridurre i co-sti complessivi. «Solo in questo mo-do, rivedendo il business plan allabase, sarà possibile il salto di qualitàdello Spid», conferma Nello Iacono,esperto di politiche digitali e collabo-ratore di diversi governi sul tema.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Modernizzazione necessaria: per la ministra dell’Innovazione Paola Pisano «deve proseguire

anche in seguito». D’altra parte «il coronavirus rende il digitale ancora più essenziale»

«Innovazione digitale di lunga durata»Luca De Biase

Sembra un luogo comune:per innovare occorrecambiare cultura. «Nonmi era chiaro che cosa si-gnificasse. Ma l’ho capitoqui». La ministra dell’In-

novazione, Paola Pisano, è arrivata inun posto dove il potere si confronta quotidianamente con l’impossibile. Per comprendere i suoi primi sei mesidi lavoro, occorre riconoscere un filo comune in almeno tre storie sovrap-poste e talvolta contrapposte: la cam-pagna elettorale permanente nella quale la politica sembra essersi impan-tanata; l’esplorazione di ogni strada utile a cogliere le opportunità offerte dall’innovazione digitale per generareun impatto positivo sulla vita del pae-se; il dinamico immobilismo che carat-terizza le forme più diffuse di gestionedella Pubblica amministrazione, con lacomplessità insondabile delle sue re-gole, formali e informali.

Per fare chiarezza in questo labirin-to occorre discernere la direzione di ciòche sta realmente accadendo. In un contesto programmaticamente scetti-co, valutata da osservatori abituati allavittoria dell’impossibilità di riformareil sistema italiano, criticata per l’am-piezza dei piani annunciati per il 2025e per qualche scivolone sulla passworddi stato, l’azione della ministra va com-presa sgombrando il campo dai pre-giudizi. I fatti: una strategia per i dati el’etica dell’intelligenza artificiale fir-mata con Fao, Microsoft, Ibm, Accade-mia Pontificia per la Vita; l’implemen-tazione di un’interfaccia per l’accessodei cittadini ai servizi della Pubblica amministrazione pensata nel 2014 e che arriverà a compimento in aprile; un piano operativo per i datacenter invista della costituzione di un polo stra-

tegico nazionale per il cloud; un’azionecoordinata con le autorità competentiper favorire l’accesso delle startup ita-liane ai mercati internazionali.

Sono fatti connessi da una strategiacomune e un obiettivo raggiungibile?«Vogliamo che questa azione continuidopo di noi» dice la ministra. È una risposta saggia. L’obiettivo non si tro-va nella somma dei risultati delle spe-cifiche operazioni, ma nella capacità di continuare un processo di moder-nizzazione avviato in passato e che asua volta dovrà continuare in seguitosenza perdere forza e direzione: l’obiettivo è alimentare e accelerare unprocesso che deve diventare inarre-stabile. E questo è, in effetti, un obiet-tivo raggiungibile.

Riuscirà? Al suo insediamento, nelsettembre 2019, in un ministero che non esisteva più da una quindicina

d’anni, Pisano non aveva una scriva-nia. E non perché avesse scelto un layout leggero per gli spazi dei suoi uf-fici. In effetti, non aveva neppure gli uffici. Non sapeva chi chiamare per averli. La soluzione arrivò trovando lasapienza di un consigliere di Stato. Mail segnale era chiaro: la strada partivain salita. Occorreva un’idea. «La solu-zione metodologica mi è apparsa pre-sto chiara: non dovevo tanto creare nuovi strumenti normativi, dovevo rafforzare le iniziative già avviate e usarle per dar corpo a una visione» di-ce la ministra. Non è una strada facile,ma è ragionevole. Una policy vince, del resto, se avvia un processo che ap-pare ineluttabile: così, la diversità di opinioni e di interessi cessa di paraliz-zare il cambiamento, accettando di muoversi nella direzione scelta e, di fatto, rafforzandola.

Ce la sta facendo, Paola Pisano? Larisposta non è scontata. Ma le sfide delpresente non sono abituali. «Il coro-navirus ha scoperchiato l’esigenza strutturale di creare condizioni orga-nizzative totalmente nuove. Rende ildigitale ancora più essenziale. Richie-de un salto di paradigma. La sanità, illavoro, l’educazione si spostano nel digitale. Si personalizzano. Si organiz-zano in modo più agile. Si fanno a di-stanza e con flessibilità. I fenomeni inattesi, purtroppo, si moltiplicheran-no: la nuova normalità implica una nuova organizzazione dei servizi pub-blici e non solo. Il digitale è parte inte-grante della soluzione». In effetti, in questi giorni è stata organizzata una task force per aggregare le informa-zioni che servono a comprendere l’an-damento dell’epidemia: «Abbiamo trovato un metodo per raccogliere i

dati e metterli a disposizione di chi li deve analizzare superando le difficoltàamministrative. Questa soluzione si può generalizzare e può diventare fondamentale per realizzare un siste-ma che garantisca sicurezza, traspa-renza e privacy, fornendo le cono-scenze necessarie a policy razionali».Una cosa “impossibile” è avvenuta nelcontesto eccezionale dell’epidemia.

In generale, si tratta di portare a ter-mine i progetti avviati. «È il caso di “Io”.Sarà un’interfaccia del cittadino con tutte le amministrazioni. Un’app che inaprile comincerà a mettere in collega-mento le persone con l’Inps e i comuniaderenti, utilizzando Spid. Ma tutte leamministrazioni dovranno adeguarsiper fare in modo che i cittadini trovinotutto quello che è loro richiesto e che èloro offerto in un’unica schermata delcellulare. Le amministrazioni non do-vranno avere l’impressione di potersiesimere dal farlo. La Corte dei Conti sa-rà al nostro fianco» avverte Pisano. Agli obblighi si uniranno i sistemi in-centivanti: «Vogliamo che sia più usatoil precommercial procurement che con-sente di connettere finanziamenti pubblici e innovazione. E speriamo diispirare le amministrazioni a seguire una logica di mercato, concentrata sulrisultato per i cittadini e non sulle for-malità legalesi».

Niente può battere il cinismo se nonun po’ di ingenuità sincera. Ma un’in-genuità che nelle parole della Pisano sintetizza decenni di pensieri che sonostati sviluppati intorno alla vicenda della digitalizzazione italiana. «Ecco questo mi piacerebbe. Che invece di criticare per i dettagli, le persone com-petenti si concentrassero sul compitodi aiutare a unire il paese in questo per-corso». Questo sì che in Italia sarebbeun cambio di paradigma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DIGITALIZZAZIONE D’ITALIA

La pubblica amministrazione

Confronto con l’impossibile. Dopo l’esperienza

come assessora

al Comune di

Torino, Paola

Pisano come

ministra

dell’Innovazione

si confronta con

la missione di

cambiare la

cultura della

Pubblica

amministrazione

in senso digitale

CROSSROADS

IL VIRUS CHIEDE

DI RIPENSARE

IL CONCETTO

DI POST VIRALI

di Luca

De Biase

I BLOG DI NÒVA100I nostri blogger:

nova.ilsole24ore.

com/blog/

Suilsole24ore

.com

«La nuova normalità implica una nuova orga-nizzazionedei servizi pubblici,e non solo»

Ordina la tua copia su Primaedicola.ite ritirala, senza costi aggiuntivi né pagamento anticipato, in edicola.

In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/fabbricheitalia

DAL 15 FEBBRAIO

IN EDICOLA

CON IL SOLE 24 ORE

A € 12,90*

Le fabbriche

che costruirono

l’Italia

*olt

re a

l pre

zzo

de

l qu

oti

dia

no

. L’o

ffe

rta

è v

alid

a !

no

al 1

4 m

arz

o

ilsole24ore.com

Ordina la tua copia su Primaedicola.ite ritirala, senza costi aggiuntivi né pagamento anticipato, in edicola.

In vendita su Shopping24 offerte.ilsole24ore.com/fabbricheitalia

olt

re a

l pre

zzo

de

l qu

oti

dia

no

. L’o

ffe

rta

è v

alid

a !

no

al 1

4 m

arz

o

che costruirono

ilsole24ore.ilsole24ore.com

Ordina la tua copia su Primaedicola.it

*olt

re a

l pre

zzo

de

l qu

oti

dia

no

. L’o

ffe

rta

è v

alid

a !

no

al 1

4 m

arz

o

com

Quello di Giuseppe Lupo è un viaggio

nell’immaginario industriale italiano, at-

traverso alcuni dei luoghi simbolici dai

quali è transitata un’idea di modernità: Set-

timo Torinese, Genova, Arese, Rescaldina,

Sesto San Giovanni, Bagnoli, Pozzuoli,

Torviscosa, Porto Marghera, Ivrea, Terni,

Valdagno.

Fabbriche ancora in funzione e altre di-

smesse, autogrill, villaggi operai, aree ab-

bandonate che aiutano a comprendere e

recuperare l’identità di una nazione passa-

ta in pochi anni dalla civiltà della terra alla

civiltà delle macchine e ora nel pieno della

globalizzazione.

Vo