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Alcuni criteri sulle strategie d’inserimento al nido di Rossella Vaccaro* ro noto come "programmazione educativa". Gli argomenti che mi venivano sottoposti riguardavano le modalità d'intervento rispetto all'inserimento, ai rapporti con le famiglie, alle attività ed ai momenti di routine, agli aspetti cognitivi, affettivi e sociali dello sviluppo psicologico del bambino. Tutto questo metteva a sua volta in evidenza la necessità di verificare se l'organizzazione all'interno dei nidi fosse o meno funzionale ai bisogni espressi dall'utenza e dagli operatori. Risultava evidente come il problema fosse quello di riuscire ad individuare strategie più idonee che consentissero agli educatori d'influire con più sicurezza nelle singole situazioni di lavoro che quotidianamente si presentano al nido. accorrevano nuovi criteri che, guidando l'educatore nel suo nido, permettessero il recupero di quell'immagine professionale troppo spesso dimenticata. Parlare di programmazione educativa al nido, significa anche riferirsi ad una metodologia che consenta all 'educatore di lavorare positivamente con il suo gruppo di bambini. Perché un insieme di bambini possa definirsi un gruppo è necessario che quest'ultimo presenti caratteristiche di stabilità e di continuità, comunicazione ed interazione. Il formarsi di un gruppo di bambini non può prescindere però dall'intervento dell'adulto quale strumento rassicurante di coesione e di proposte. Il suo costituirsi ha ovviamente un inizio che è identificabile nei primi approcci che il bambino ha con il nido.(l) Vorrei prima collocare quest'esperienza in un contesto più generale. Quando sono stata chiamata dall'Assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune di Prato, la richiesta che mi era stata fatta concerneva l'organizzazione e la conduzione di un corso di aggiornamento profes- sionale che prevedesse la riorganizzazione delle risorse esistenti all'interno di otto Asili-nido attraverso l'introduzione di un metodo di lavo - *Collaboratrice presso l'Istituto di Psicologia dell'Università di Parma. Conduttrice dei corsi di aggiornamento professionale per il personale degli Asili-nido del Comune di Prato (FI). Relazione esposta al seminario di studio "La programmazione educativa al nido" tenutosi a Livorno il 24/1/1987. (l) Questo spiega il titolo dell'esperienza che qui voglio riferire; è mia intenzione, infatti, comunicare la prima parte di un progetto di formazione professionale tuttora in corso e illustrare quali sono stati i primi obiettivi raggiunti. Qualsiasi sia il cambiamento che si ritenga necessario apportare all'interno dell' Asilo-nido, esso deve portare all'individuazione dei bisogni come punto di partenza. Più chiaramente, ogni aspetto pratico, operativo ed organizzativo deve essere strettamente dipendente dai contenuti psicopedagogici che intendiamo attribuire al nido e quindi al ruolo del- l'operatore. Identificando una scala di valori nell'ordine degli appuntamenti che l'educatore si trova ad affrontare nel proprio lavoro, è stato possibile ordinare le differenti fasi del progetto. L'inserimento del bambino nell' Asilo- nido rappresenta il primo appuntamento che ogni educatore è chiamato ad affrontare. Il primo obiettivo è stato quello d'individuare una strategia d'inserimento più rispondente alle esigenze del bambino e dei genitori e che restituisse all'educatore un appropriato ruolo professionale. Il nido può anche essere definito come un'istituzione ricca di problematiche emozionali e relazionali, basti riflettere sull'asse bambino-genitore-educatore. Ritengo che uno dei momenti più carichi di forti valenze emotive, per coloro che vi prendono parte, è rappresentato proprio dal delicato periodo dell' inserimento. Le conoscenze più attuali sullo sviluppo umano affermano che il piccolo dell'uomo si presenta alla nascita "come un essere con proprie possibilità comportamentali: ha un sistema percettivo funzionante, alcune capacità motorie ed uno straordina- rio repertorio di comportamenti so Città di torino Da "Bambini" n° 8/1987 Divisione Servizi Educativi-Settore Servizi per l'Infanzia Archivio "Bambini" 33

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Alcuni criteri sulle strategie d’inserimento al nido

di Rossella Vaccaro*

ro noto come "programmazioneeducativa".

Gli argomenti che mi venivanosottoposti riguardavano le modalitàd'intervento rispetto all'inserimento, airapporti con le famiglie, alle attività ed aimomenti di routine, agli aspetti cognitivi,affettivi e sociali dello sviluppopsicologico del bambino. Tutto questometteva a sua volta in evidenza la necessitàdi verificare se l'organizzazione all'internodei nidi fosse o meno funzionale ai bisogniespressi dall'utenza e dagli operatori.Risultava evidente come il problema fossequello di riuscire ad individuare strategiepiù idonee che consentissero agli educatorid'influire con più sicurezza nelle singolesituazioni di lavoro che quotidianamente sipresentano al nido. accorrevano nuovicriteri che, guidando l'educatore nel suonido, permettessero il recupero diquell'immagine professionale troppospesso dimenticata.

Parlare di programmazione educativa al nido, significa anche riferirsi ad unametodologia che consenta all 'educatore di lavorare positivamente con il suo gruppodi bambini. Perché un insieme di bambinipossa definirsi un gruppo è necessario chequest'ultimo presenti caratteristiche distabilità e di continuità, comunicazione ed interazione. Il formarsi di un gruppo dibambini non può prescindere però dall'intervento dell'adulto quale strumentorassicurante di coesione e di proposte.

Il suo costituirsi ha ovviamente uninizio che è identificabile nei primiapprocci che il bambino ha con il nido.(l) Vorrei prima collocare quest'esperienza in un contesto più generale. Quando sono stata chiamata dall'Assessorato allaPubblica Istruzione del Comune di Prato,la richiesta che mi era stata fattaconcerneva l'organizzazione e laconduzione di

un corso di aggiornamento profes-sionale che prevedesse la riorganizzazione delle risorse esistenti all'interno di otto Asili-nido attraverso l'introduzione di unmetodo di lavo -

*Collaboratrice presso l'Istituto di Psicologia dell'Università di Parma. Conduttrice dei corsi di aggiornamento professionale per il personale degli Asili-nido del Comune di Prato(FI). Relazione esposta al seminario di studio "Laprogrammazione educativa al nido" tenutosi a Livornoil 24/1/1987.

(l) Questo spiega il titolo dell'esperienza che qui voglioriferire; è mia intenzione, infatti, comunicare la primaparte di un progetto di formazione professionale tuttorain corso e illustrare quali sono stati i primi obiettiviraggiunti.

Qualsiasi sia il cambiamento che si ritenga necessario apportare all'interno dell' Asilo-nido, esso deve portare all'individuazione dei bisogni come punto di partenza. Più chiaramente, ogni aspetto pratico, operativo ed organizzativo deve essere strettamente dipendente dai contenuti psicopedagogici che intendiamoattribuire al nido e quindi al ruolo del-l'operatore.

Identificando una scala di valori nell'ordine degli appuntamenti che l'educatore si trova ad affrontare nel proprio lavoro, è stato possibile ordinare le differenti fasi del progetto.

L'inserimento del bambino nell' Asilo-nido rappresenta il primo appuntamento che ogni educatore è chiamato adaffrontare. Il primo obiettivo è stato quello d'individuare una strategia d'inserimento più rispondente alle esigenze del bambinoe dei genitori e che restituisse all'educatore un appropriato ruolo professionale.

Il nido può anche essere definito come un'istituzione ricca di problematiche emozionali e relazionali, basti riflettere sull'asse bambino-genitore-educatore. Ritengo che uno dei momenti più carichi di forti valenze emotive, per coloro che vi prendono parte, è rappresentato proprio dal delicato periodo dell' inserimento.

Le conoscenze più attuali sullo sviluppo umano affermano che il piccolo dell'uomo si presenta alla nascita "come un essere con proprie possibilità comportamentali: ha un sistema percettivo funzionante, alcune capacità motorie ed uno straordina-rio repertorio di comportamenti so

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In sintesi si cerca di esercitare ognunoil proprio ruolo: all'educatore quello diconduzione dell'esperienza nido, algenitore quella di mediatore rassicurantetra due diverse realtà del bambinocostituite dalla famiglia e dal nido.

2) Colloquio preliminare all'inse-rimento tra l'educatore-figura di ri-ferimento e la coppia dei genitori;l'obiettivo di questo incontro è quellod'iniziare un'alleanza di lavoro at-traverso: a) un rapporto più individualizzato b)disponibilità all'ascolto c) possibilità da parte dell'educatore dicominciare a conoscere il bambino cheaccoglierà ed il tipo di rapporto esistentetra lui ed i genitori d) possibilità da parte dall'educatore diconoscere le reali motivazioni dellascelta nido ed i vissuti che a questa siaccompagnano e) consapevolezza da parte dei genitoridell'esistenza di una figura di riferimentoche si prenderà cura del 10ro bambino t) possibilità da parte dei genitori di direo chiedere quanto in presenza di piùpersone non gli è stato possibile g)consapevolezza da parte di entrambi,genitori ed educatori, di un rapporto piùindividualizzato fra educatore e bambino h) possibilità di chiarire e motivareulteriormente le consegne rispettoall'inserimento i) accordo sui tempi e modi dell'in-serimento al nido relativamente alleesigenze del bambino, dei genitori edell'educatore.

Tutto questo consente di ridurre il piùpossibile il margine dell'incertezza chespesso contraddistingue l' esperienzadell'inserimento e favorisce invece lapossibilità nel. bambino di associare alnido sensazioni rassicurantiindispensabili per un suo piacevolecoinvolgimento alla vita del nido.

Vorrei inoltre evidenziare un aspettoche è emerso frequentemente nel corsodi questa esperienza: le richieste che igenitori rivolgono og gi al nido sono sempre meno in terminiallevanti e sempre più in terminiemotivi, affettivi e psicologici. Il nido sipresenta come una struttura

estremamente importante nella famiglia dioggi, il mestiere di genitore, in una societàindustrializzata com'è la nostra è diventato,infatti, molto difficile. La sempre maggioredicotomia esistente tra vita professionale efamiliare relega quest'ultima in unfrequente isolamento e rende piùconflittuale quel delicato momentoevolutivo che la coppia vive con la nascitadi un figlio. Desiderio di essere ascoltati,possibilità di confrontarsi, necessità disostegno pratico ed emotivo, soprattuttonel caso del primo figlio: ecco come sipresentano i genitori alloro primo ingressoal nido. L'asilo-nido è un servizio d'in-teresse pubblico, il suo utente principale èla famiglia, non è quindi possibile,socialmente parlando, non tenere contodelle evoluzioni che all'interno della nostrasocietà il sistema famiglia presenta. Farfronte alle pressanti e nuove richiesterivolte alle istituzioni della prima infanzianon può certo essere demandato alle sin-gole iniziative personali, tutto questo nonpuò che essere il risultato di una crescitaprofessionale che, in questo specificocontesto, è stata di formazione al rapportointerpersonaie. La sempre più diffusarichiesta di corsi di aggiornamento testimonianoquanto la questione della formazioneprofessionale del personale educativo dellaprima infanzia necessita di una oramaiimprorogabile totale revisione.

3) Tempi e modi d'inserimento: a) rispetto ai tempi, la presenza di ungenitore oscilla da un minimo di trequattrogiorni ad un massimo di cinque-sei b) la sua presenza si riduce gradualmentem~ntre aumentano i tempi di permanenzadel bambino al nido c) il bambino consuma il pasto al nido nonprima del secondo-terzo giorno d) il bambino si ferma a dormire nonprima della seconda settimana, quando èpossibile anche durante la terza settimana: il sonno viene consideratol'ultima tappa poiché solo in condizioni diraggiunta sicurezza il bambino è in gradodi abbandonarvisi e) nel caso dell'inserimento dei lat-

tanti i tempi sono più dilatati poiché più lunghi sono i tempi di elaborazione di un bambino al di sotto dei dieci mesi circa f) se nell'inserimento dei semi-divezzi e dei grandi al genitore è richiesta una presenza rassicurante ma non troppo operativa, nel caso di lattanti il genitore è all'inizio attivo nell'accudimento del suo bambino in presenza dell'educatore e gradatamente avviene il passaggio di consegne g) naturalmente a seconda dellesingole situazioni che si presentano, l'e-ducatore può ritenere opportuno contrarre o dilatare i tempi sopraindicati.

4) Incontro di verifica con i genitori a termine del periodo di inserimento a) ulteriore possibilità di confronto fra genitori ed educatori b) discussione di pro blematiche emerse.

BIBLIOGRAFIA

BOWER. T., "Introduzione allo sviluppo dellaprima infanzia", ed. Zanichelli, Bologna 1980 -BOWER T., "Lo sviluppo neuropsicologico delbambino", ed. Il Pensiero Scientifico. CLARKE-STEW ART, "L'assistenza diurnadei bambini", ed. Armando-Armando Roma1984. FOSSI G., TANZELLA M., "Le storie degli inizi", ed. Boria, Roma 1986. LAI, "Le parole del primo colloquio", ed. Borlinghieri. QUADERNI di PSICOTERAPIA INFANTILE. n° 4, "L'osservazione", ed. Boria, Roma 1984.

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l'instaurarsi di questa dinamica, l'a-dulto consente al bambino di acquisire un senso di sicurezza che gli permette di esplorare le situazioni a luiinizialmente estranee, a stabilire re-lazioni con altri bambini ed altri adulti,a rinunciare alla possessività e quindi atollerare la condivisione di affetti ecose.

Ma tutto questo non può prescindere dalla qualità del legame esistente tra il bambino e la figura adulta: la possibilità di stabilire un rapporto più individualizzato permette di stimolarel'apprendimento e quindi la conquistadi abilità specifiche e di autonomia.Per arrivare a questo è necessariopartire dal periodo dell'inserimento in cui una progressiva presa-in-carico dei bambini da parte dell'educatore conduce quest'ultimo alla formazione del suo gruppo di lavoro.

Cominciare ad occuparci dei bam-bini significa cominciare ad occuparci dei loro genitori; nel corso della nostraesperienza ci siamo più volte resi conto che la prima presa-incarico l'educatore la compie con la coppia deigenitori.

Strumenti utilizzati

l) Collettivo degli operatori del nido quale primo strumento di pro-grammazione educativa.

2) Tecnico-psicologo in qualità di conduttore del gruppo di aggiorna-mento, le sue funzioni sono quelle difavorire la comunicazione all'interno del gruppo, garantire la stabilità diquest'ultimo durante una gradualeelaborazione del cambiamento, porsicome riferimento teorico.

3) Osservazione partecipata dell'e-ducatore di alcuni momenti-chiave durante l'inserimento.

4) Analisi collettiva dei dati raccolti, in presenza del tecnico, al fine diconcordare comuni strategie all'interno delle quali siano salvaguardati bisogni e stili personali.

Nuove strategie sperimentate

l) Incontro di pre-inserimento a cui vengono invitati i genitori dei bambini da inserire, l'obiettivo di questo incontro è prevalentemente

ciali che gli permettono d'interagirecon gli altri... è inoltre dotato diun'elevata capacità di apprendimento" (Bower, 1977). Quindi il bambino che inseriamo alnido è un bambino in grado di godere o, a seconda dei casi, di subire lecondizioni ambientali e relazionali chesi trova a vivere. Questo può far sentireun eccessivo senso di responsabilità da parte degli operatori, può addiritturaspaventare fino a far nascere il desiderio inconsapevole di negarne l'evidenza. Inoltre gli stereotipi culturali (indotti e sostenuti da alcune teorie sullo sviluppo infantile)sull'esclusività delle cure maternehanno reso difficile la comprensionedella complementarietà della relazione bambino-educatore facendo sì chevenisse considerato un elemento ne-gativo l'emergere dell'affettività. Ma ritengo che proprio perchél'inserimento rappresenta uno degliaspetti più delicati dello sviluppo psi-cologico del bambino, esso viene aconfigurarsi anche come uno dei mo-menti più qualificanti, professional-mente, del lavoro degli operatori della prima infanzia. Esso costituisce nonsolo il primo momento in sensotemporale ma anche il primo criterio che determina ogni altro aspetto dellavita al nido: la comunicazione, laformazione dei gruppi (in rapporto agli adulti e ai bambini), la scansione dei tempi della giornata nel nido (le attività, le routine, il gioco, la lettura difavole, etc.).

La straordinaria competenza sociale (Bower 1977, Stern 1977, Shaffer 1977) di cui è dotato il bambino findalla sua nascita, consente d'in-dividuare nel principio del rinforzoreciproco le modalità d'interazioneadulto-bambino. La capacità dell'adulto di cogliere i segnali comunicativi del bambino permette a quest'ultimo di ottenere risultati positivi, i quali, a loro volta stimolano nuovamente nell'adulto,la ricerca di ulteriori interazioni. Sistruttura in questo modo un circuitosenza fine all'interno del quale "lostimolo dell'apprendimento e alcomunicare sembra provenireprincipalmente da un 'interazione valida e percepita in modo sufficientementepotente" (Fossi- Tanzella 1986). Nel favorire

informativo: a) presentazione degli operatori b) presentazione dell'ambiente-nido c) illustrazione della giornata-tipo al nido con l'aiuto di fotografie, diapo-sitive ed audiovisivi d) prime rassicurazioni su eventuali preoccupazioni espresse dai genitori (a tal proposito possono essere invitati genitori di bambini già frequentanti a trasferire la loro esperienza). e) consegne degli educa tori rispetto all'inserimento: gli educatori illustra-no, motivandolo, ciò che faranno e ciò che richiedono - presenza di un genitore per i primi periodi dell'inserimento - necessità di rendere routine la se parazione ed il ritorno - importanza del saluto - favorire un atteggiamento di fiducia del bambino nei riguardi dell'educatore consentendo a quest'ultimo d'introdursi gradatamente nella coppia genitore-bambino - anticipazione di possibili compor-tamenti che i bambini possono ma-nifestare - difficoltà che potranno essere in-contrate e relative possibili soluzioni -anticipazioni di crisi ritardate - incoraggiamento di alcuni com-portamenti nel genitore scoraggian-done quelli che potrebbero rivelarsi controproduttivi - accordo sul colloquio individuale preliminare ali 'inserimento condotto dall'educatore che gestirà l'inserimento stesso con la coppia dei ge nitori.

Tutto questo consente da una parte dell'educatore di gestire l'inserimento mostrandosi competente e dall' altra al genitore di sentirsi guidato in una esperienza a lui sconosciuta. Inoltre anticipare significa rassicurare e non dà adito a colpevolizzazioni in quanto non si interviene a posteriori ma si trasferisce esperienza, si fanno comunicazioni, si danno informazioni, si richiede la collaborazione di quelle uniche figu-re in grado di aiutare l'educatore ed il bambino a trovare una indispensabile armonia. Questo consente anche di contenere e ridurre quei sentimenti di gelosia e competitività che troppo spesso ostacolano un sereno avvicinamento del bambino al nido.

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