castelvecchio di compito 09-06-2019

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CASTELVECCHIO di COMPITO 09-06-2019 29 a Marcia tra le colline del Compitese Castelvecchio di Compito dalla sua altura e dai suoi "bastioni" osserva stamani un movimento insolito nella pianura sottostante... E' domenica mattina e presto questa parte del territorio è stata pian piano invasa da Pisani, Lucchesi e Fiorentini..., ma tranquilli non sono armati, non sono a sfidarsi, come i rispettivi antenati in queste zone, ma a competere goliardicamente tra le cam- pagne e le colline di questo comprensorio, che storia ne ha vista passare tanta sulle sue terre. Quest' oggi il TPL si è trasferito agli impianti del campo sportivo del paese. Ci ha invitati qui il Gruppo Spor- tivo di Castelvecchio, per partecipare alla 29° edizione della Marcia tra le colline del Compitese. Un percorso, che già conosciamo e che ogni anno affascina per la varietà degli ambienti, sopra- tutto con i percorsi maggiori. Possiamo contare su una giornata ormai all'insegna di un'estate incipiente e molto afosa. E' il momento di parti- re... ci disarmiamo delle tute colorate... e iniziando un po' di stretching rimaniamo op- portunamente in maglietta e pantaloncini... Anche se c'è la con- comitanza della "Pesticciata" a Serra, molti stamattina so- no i presenti e pian piano il grande corteo di podisti do- menicali si incammina lungo la via della Dogana. La zona era allora di confine fra Luc- ca e Firenze e adesso confi- ne con la provincia di Pisa. Sul lato destro della strada, che percorriamo, verso sud in località Caccialupi sorge il bosco planiziale di Tanali, prima area naturale protetta di interesse locale istituita dalla

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Page 1: CASTELVECCHIO di COMPITO 09-06-2019

CASTELVECCHIO di COMPITO 09-06-2019 29a Marcia tra le colline del Compitese

Castelvecchio di Compito dalla sua altura e dai suoi "bastioni" osserva stamani un movimento insolito nella pianura sottostante... E' domenica mattina e presto questa parte del territorio è stata pian piano invasa da Pisani, Lucchesi e Fiorentini..., ma tranquilli non sono armati, non sono a sfidarsi, come i rispettivi antenati in queste zone, ma a competere

goliardicamente tra le cam-pagne e le colline di questo comprensorio, che storia ne ha vista passare tanta sulle sue terre. Quest' oggi il TPL si è trasferito agli impianti del campo sportivo del paese. Ci ha invitati qui il Gruppo Spor-tivo di Castelvecchio, per partecipare alla 29° edizione della Marcia tra le colline del Compitese. Un percorso, che già conosciamo e che ogni anno affascina per la varietà degli ambienti, sopra-tutto con i percorsi maggiori. Possiamo contare su una giornata ormai all'insegna di un'estate incipiente e molto afosa. E' il momento di parti-re... ci disarmiamo delle tute colorate... e iniziando un po' di stretching rimaniamo op-portunamente in maglietta e pantaloncini... Anche se c'è la con-comitanza della "Pesticciata" a Serra, molti stamattina so-no i presenti e pian piano il grande corteo di podisti do-menicali si incammina lungo la via della Dogana. La zona era allora di confine fra Luc-ca e Firenze e adesso confi-

ne con la provincia di Pisa. Sul lato destro della strada, che percorriamo, verso sud in località Caccialupi sorge il bosco planiziale di Tanali, prima area naturale protetta di interesse locale istituita dalla

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Regione Toscana, proposta come zona umida di importanza internazionale ed in gestione all'amministrazione di Bientina. Ma lo lasciamo presto alle nostre spalle, imboccando uno stradello che gira verso nord costeggiando il cosiddetto padule di Castelvecchio, una grande area destinata alla coltivazione del granoturco.

Tutta la zona circo-stante, che si estende anco-ra più avanti fino all'Oasi del Bottaccio della Visona, è la parte più depressa dell'alveo dell'antico lago di Sesto, o di Bientina, ormai quasi scom-parso dopo la bonifica del 1859. Questo lago, il più grande della Toscana, pren-deva nome dal fatto di esse-re al sesto miglio dalla città di Lucca. Ma è difficile parla-re in modo sintetico di una realtà, che per secoli ha re-golato le condizioni di vita delle popolazioni rivierasche, dedite alle coltivazioni e principalmente alla pesca, attività il cui prodotto veniva esportato in tutta la Toscana stessa. La sua storia in que-sto momento è calpestata dalle nostre scarpe... La sua estensione, avendo bassi fondali, era va-riabile e dipendeva dal suo immissario-emissario, il Ser-chio, o Auser come si chia-mava allora. Poteva esten-dersi da Paganico al poggio di Porcari, a quello di Monte-carlo, a quello di Altopascio, a quello di Orentano e Bien-tina. E naturalmente a ovest,

era contenuto dalla linea pedemontana, che va da S. Ginese, a Colle, a Castelvecchio, a Vicopisano. Tutta l'area, compresa la piana di Lucca, era il riporto alluvionale del divagare caotico del Serchio, il quale si gettava anticamente in Arno. Quando anche quest'ultimo a causa dei propri sedimenti si alzò progressivamente sulla pianura, non consentì il regolare defluire delle acque dell'Auser. Si cominciò allora a formare il lago, il cui livello dunque di-pendeva dagli andamenti stagionali delle acque lucchesi, ma anche di quelle del Valdarno.

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Per secoli dunque il lago costituì anche una im-portante via di comunicazio-ne. Da Lucca e Altopascio si poteva navigare verso Firen-ze e Pisa, ma anche vice-versa, con tutti i benefici e le conseguenze di quei tempi. La zona del Compitese o meglio di “Compito", già co-lonizzata in epoca romana, conobbe all'epoca un discre-to benessere economico. Alcune piccole opere di bonifica, realizzate in pia-nura dai Romani, permisero la nascita di numerose attivi-tà anche agricole. Si pensi infatti alle "cento fattorie", oggetto di parecchie campa-gne di scavi, che potevano contare, oltre alla caccia e alla pesca nel lago di Sesto, anche sull’agricoltura. Si fa risalire a questo periodo il toponimo Compito, ossia Compitum, incrocio, a signi-ficare il dedalo di vie e ponti che collegavano le zone emerse e gli insediamenti collinari. Successivamente alla caduta dell'impero ed alla calata dei barbari, si ha un periodo di decadenza, de-terminato dall'abbandono delle terre del lago. La popo-

lazione, per paura infatti, è costretta a cercare riparo sulle alture vicine. Sorgerà ad esem-pio Castelvecchio di Compito, che si trova ancora oggi sulla planimetria dell’antico castel-lo, nato come strumento di difesa, ma di cui non è rimasto niente. Una notevole ripresa economica invece avvenne coi Longobardi, nonostante il loro chiuso sistema feudale. Questi, impossessatisi della lucchesia, costruirono o riadattarono castelli e castellari a controllo delle valli sottostanti, contribuendo ad una certa tranquillità sulle attività del baci-no.

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Sulle rive opposte del lago sorsero anche due Abbazie, che a seguito di donazioni e concessioni di rendite divennero molto potenti e sopravvissero per alcuni secoli. Sulla riva

occidentale quella di Pozze-veri, nei cui pressi si svolse anche la sanguinosa batta-glia dell'Altopascio, in cui i Fiorentini furono sconfitti da Castruccio Castracani. Sulla costa occidentale l'altra era l'Abbazia di Sesto, di cui ab-biamo notizia tra l'800 e il 1400 e che ebbe un ruolo economico e politico impor-tante in tutta la regione. Essa probabilmente sorgeva alla fine di via di Badia, che abbiamo attra-versato, stamattina, in pros-simità del luogo dove la Vi-sona si inserisce nel bosco del Bottaccio. Quasi al centro dello del lago, in prossimità della strada di Orentano, sorgeva anche un’isola, oggi solo un rilievo sulla pianura. I luc-chesi vi costruirono una for-tezza con la presenza conti-nua di 300 uomini armati, ma fu espugnata e distrutta dai pisani nel 1147. E' infatti nel basso Medioevo che la zona è tea-tro di aspre contese, fra i tre potentati confinanti. Furono molte infatti le vertenze tra fiorentini e lucchesi anche per le opere di regimazione

idraulica, così come le contese tra le comunità rivierasche per i diritti di pesca. E' in questo periodo che viene fortificato Castelvecchio, conosciuto anche come Castrovetere, che, dopo il declino del feudo dell'Abbazia di Sesto, era divenuto importante avamposto contro Pisa, ma in seguito distrutto dai mercenari Pisani. Castelnuovo sarebbe stato il nome di Colle, poi trasformato in Vicaria di Compito dai lucchesi, centralizzando qui la loro supremazia sui paesi circostanti. Dai pisani viene fortificato anche Vicopisano, men-tre ovunque sorgono fortezze e avvistamenti. Il compitese, con la Vicaria di Compito, co-

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munque rimane saldamente in mano ai Lucchesi fino al 1799, fino a quando cioè la storia prosegue coi Bona-parte. Nell'alveo del lago, sotto i Medici, intanto si cer-ca di regimare le acque con opportune canalizzazioni, che consentano di poter col-tivare più ampie zone di ter-

ritorio. Si scava il Serezza Vecchio, poi il Fosso Impe-riale. Si tagliò addirittura due anse dell'Arno che lambiva-no Vicopisano e Bientina... Solo però una grande opera di ingegneria idrauli-ca, la cosiddetta “botte”, un canale sotterraneo di circa 250 metri, consentì alle ac-que di passare sotto il letto dell’ Arno e defluire attraver-so un canale, che in maniera indipendente si buttava in mare a Stagno. Tutti i vari progetti, a cui lavorarono insigni mate-matici ed ingegneri, sono documentati e conservati nella biblioteca storica co-munale di Vico Pisano. Ov-viamente quest'ultima opera idraulica, ancora attuale, che svuotò quasi completamente

il lago, provocò uno stravolgimento delle attività dell'area, costringendo le popolazioni a convertirsi completamente ad attività agricole.... Ma con pochi strumenti e capitali non fu facile e molti decisero di emigrare in Francia a cercar miglior fortuna. Il girovagare della marcia nella campagna, non può sollevarci dal dimenticare i passati storici di quest'area e quanto questa sia stata importante e lo sia ancora per le popolazioni del luogo. Forse stamani il giro serviva proprio a questo... Negli ultimi decenni si è voluto proteggere alcune zone ad alto interesse naturalisti-co, dichiarandole riserve naturali e lavorando al contrario, rispetto a quanto fecero i lati-fondisti dell'800, al fine di non far scomparire le specie endemiche.

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La parte più spettaco-lare del percorso è ovvia-mente l'ingresso nell'area protetta del Bottaccio, in ge-stione al Wwf. L’Oasi consi-ste in venti ettari di territorio, un piccolo gioiello dove è possibile ritrovare molte di quelle piante e di quegli a-nimali caratteristici di un lon-tano passato, tra cui nume-rose specie di uccelli migra-tori e non, come aironi, cor-morani, anatre e in generale uccelli legati agli ambienti umidi. Al suo interno si tro-vano due capanni di osser-vazione al limite dei chiari d’acqua. Vi sono inoltre al-cuni sentieri dotati di passe-relle rialzate che collegano i vari ambienti dell’oasi. Lungo il “percorso natura” troviamo pannelli didattici, che illustra-no la flora e la fauna presen-ti. L’oasi del Bottaccio, a causa delle zone circostanti ove è possibile la caccia, ri-mane per molti mesi chiusa al pubblico, per permettere agli animali selvatici di trova-re zone di rifugio. Ricordiamo come il Comune di Capanno-ri faccia continui investimenti

finanziari, anche partecipando a bandi della comunità europea. Questo al fine di poter ga-rantire la fruibilità a coloro che vogliono entrare in contatto con un lembo di verde inconta-minato, che ha attraversato la storia di molti secoli. Lo stesso Comune si sta impegnando inoltre assieme al Consorzio di Bonifica Au-ser – Bientina ed altri enti intorno ad un progetto per convogliare le acque fino all’ingresso dell’oasi, per un tratto di circa un chilometro e mezzo, in modo da ovviare alla criticità esti-va dello scarso afflusso sopratutto della Visona. Uscendo dal bosco del Bottaccio, una grossa lapide ci porta indietro nel tempo. E' il ricordo di un tragico episodio avvenuto dopo l' otto settembre del '43 : l’eccidio, operato dai nazisti, di ufficiali italiani ritenuti colpevoli per il rifiuto di consegnare i militari inglesi, che,

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catturati dall'esercito italiano, erano qui custoditi in un campo di prigionia in semili-bertà. Il brutto episodio darà il via alla Resistenza in luc-chesia e Toscana. Continuiamo dirigen-doci verso il lago del Pollino o della Gherardesca. Lungo la riva incontriamo il primo ristoro dinanzi ad un piccolo porticciolo con pontile. Que-sto comprensorio ed il lago costituiscono la cassa di e-spansione del rio Visona. Le acque che scendono dai Monti Pisani, chiuse dalle arginature, permangono nel Bottaccio, almeno fino a quando il regime torrentizio del Rio lo consente, creando ambienti palustri, unici sfug-giti alla bonifica del padule di Bientina. Nel 1928 il conte ten-tò con la costruzione di un'i-drovora di bonificare anche questo specchio di lago per avere più terreno da destina-re alle coltivazioni, ma nel giro di qualche anno, anche a seguito di avvicendamenti proprietari, il progetto fu ab-bandonato e il lago ritornò nel suo alveo naturale, per la gioia dei naturalisti. Riprendiamo da qui

ancora a girovagare nella campagna, fino ad intersecare il tracciato della linea ferroviaria Lucca-Pontedera. Questa linea che trasportò per decenni operai lucchesi alle officine della Piaggio, sopravvisse fino alla fine della guerra, quando fu distrutta in più punti durante la ritirata nazista. Il suo restauro iniziò subito dopo il conflitto, ma il progetto fu in seguito ab-bandonato e completamente smantellata e gli edifici delle stazioni furono trasformate in abitazioni. Presto ci immettiamo sulla statale non lontano dalla medievale chiesa di S. Martino di Palaiola. Una discreta e lunga salita, ma non difficoltosa, ci conduce a Colle di Compito,

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dove le sue numerose rughe testimoniano di un passato importante. Passando infine dalla chiesa parrocchiale, ci conforta un breve ristoro, sotto un sole ormai cocente. Un'altra piccola salita ed un tratto boschivo ci immettono sulla strada di Castelvec-chio alto. Salendo al passo i tornanti che portano al paese, ricordiamo di essere stati qui per la classica corsa coi carretti…ma anche per manifestazioni culturali e benefiche, di cui si può vantare questa comunità. In vista della chiesa, uno splendido panorama si apre su

tutto il compitese ed è ma-gnifico goderne dalla piaz-zetta all’ingresso della bor-gata. Qui è stato organizza-to un ristoro a base di bru-schette, dolci e frutta. Mentre ci rifocilliamo dalla fatica, l’occhio scorre sulla pianura sottostante, assaporando le suggestioni del paesaggio, che spazia da Lucca a Montecatini, da

Altopascio a Bientina; dalle Pizzorne a Serravalle, ai monti Pisani. Sotto di noi il grande specchio della Gherardesca con la sua forma stretta e allungata. Tra gli alberi e la vegeta-zione palustre, i chiari minori e la distesa solitaria dei territori bonificati, residuo della vasta area del lago "bonificato"... Esso sembra risorgere ogni volta quando piogge abbondanti inondano la vasta pianura che si estende tra Bientina ed il versante lucchese. Una sorta di miraggio che dura solo pochi giorni, ma che richiama alla memoria la leggenda di un lago

scomparso.... Ed il percorso ripren-de, mentre mancano ormai circa 4 km all’arrivo; ci atten-de un itinerario tutto in di-scesa tra boschi di pini e fantastiche case coloniche ristrutturate, che solitarie dominano la pianura a perdi-ta d’occhio in uno straordina-rio ambiente bucolico. All’uscita del bosco improvvisamente ci ritrovia-

mo ad incrociare la strada provinciale. Da qui con breve tratto siamo presto all’arrivo, a-vendo percorso 16 km in circa 3 ore, con dislivello complessivo di 235m. Al termine di questa splendida mattinata, non possiamo che essere grati al gruppo sportivo che ci ha ospitato: una magnifica marcia fra storia, botanica, costume e splendidi paesaggi... A presto Castelvecchio... Graziano Giuliani 09-06-2019