"brescia centro - stili di vita" (numero 4)

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Centro Stili di vita Il puzzle del Pgt • La cià delle donne • Oh, my shoes! • Con due piedi in una scarpa • Le penne della 1000 Miglia • Lo sle dello shopping • Scrivi e incarta • La musica rimbalza dal centro al ring • L’Aab, Associazione ars bresciani • Il CTB, Teatro Stabile di Brescia • C’erano una volta le tante Brescia di serie A • Flavio Paso: meersi in gioco • Le storie degli altri Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 4 • Aprile 2012

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"Brescia Centro - Stili di vita" (numero 4) periodico del Consorzio Brescia Centro

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Centro Stili di vita

Il puzzle del Pgt • La città delle donne • Oh, my shoes! • Con due piedi

in una scarpa • Le penne della 1000 Miglia • Lo stile dello shopping • Scrivi e

incarta • La musica rimbalza dal centro al ring • L’Aab, Associazione artisti

bresciani • Il CTB, Teatro Stabile di Brescia • C’erano una volta le tante

Brescia di serie A • Flavio Pasotti: mettersi in gioco • Le storie degli altri

Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 4 • Aprile 2012

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È primavera...

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Centro Stili di vita

L’equinozio di primavera è l’inizio della metà luminosa,quando le ore di luce superano le ore di buio. La primavera è la stagione della rinascita, associatapresso varie culture a concetti come fertilità, resurre-zione, inizio. Dopo l'equinozio, si svolgevano nel mon-do ellenico le Adonìe, feste della resurrezione di Ado-ne, bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite chevenne ucciso da un cinghiale. Questa festa ricalcavaquella Assiro-babilonese nella quale la figura di Adoneera rimpiazzata dal dio Tammuz e Afrodite dalla deaIshtar. In tutti questi miti campeggia l'unione di un sim-bolismo celeste con uno terreno, matrimonio fra unadivinità maschile, celeste o solare, e una femminile, le-gata alla terra o alla luna. Come molte delle antiche festività pagane, anchel’equinozio di primavera fu cristianizzato: la prima do-menica dopo la prima luna piena che segue l’equino-zio, i cristiani celebrano la Pasqua, ovvero la risurrezio-ne di nostro Signore Gesù Cristo. Pasqua contradizionale uovo (noi del Consorzio abbiamo optatoper le colombine) e relativa sorpresa per milioni di fa-miglie italiane proprietarie anche di un solo immobile:il pagamento dell’acconto dell’Imu (imposta che sosti-tuisce da quest’anno l’Ici), in calendario il prossimo 16giugno, che verrà calcolato prendendo a riferimento lealiquote base decise dal governo col decreto “Salva Ita-lia”. Già la nostra amministrazione ci aveva regalato aSan Giuseppe un controverso Pgt (al confronto che neè scaturito diamo ampio spazio in questo numero dellarivista) e quindi non ci resta che puntare sull’estate cheverrà... Speriamo bene. Dopo tante batoste, c’è vogliadi Pasqua (intesa come festa di risurrezione), c’è vogliadi sole e c’è il desiderio di fuggire, almeno un po’, dagliobblighi quotidiani. Non sono certo che il nostro maga-zine possa darvi una mano a essere ottimisti. Però noici proviamo, offrendovi ciò di cui siamo capaci: i nostripunti di vista (come quelli delle donne del Consorzio,ripresi in questo numero) i nostri eventi, le nostre bat-taglie e indirettamente la peculiarità delle nostre mer-ci. Nella convinzione che bisogna puntare sulla qualitàdei consumi e farlo nel centro storico, è un’altra cosa...Magari con più intelligenza e facendo tutti (se necessa-rio) un passo indietro. Il mio non è pessimismo, maconsapevolezza e fiducia in tempi migliori. Buona lettura.

Enrico Campanile

EDITORIALE

UNA GUIDA PER VIVERE

IL CENTRO STORICO,

VERO CENTRO COMMERCIALE NATURALE,

DOVE SI RESPIRANO STORIE

E CULTURE IMPORTANTI

Centro Stili di vita

APERTURE DOMENICALI DEI NEGOZI DEL CENTRO

DOMENICA 20 MAGGIO

DOMENICA 1 LUGLIO

SABATO 12 MAGGIONotte Bianca della 1000 MigliaNEGOZI APERTI

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“Piccolispazi richiedono grandi

idee.”Gary Chang. Architetto, Hong Kong.

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SOMMARIO

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Centro Stili di vita

Periodico edito da Consorzio Centro CittàVia Pagani, 1425127 BresciaTel 393 [email protected]

Registrazione presso Tribunale di Brescian. 37/2010 del 18/10/2010

Direttore Responsabile:Enrico Campanile

Art Director e coordinamento redazionale:Giuseppe Romano [email protected]

In redazione:Maurizio AbramiEnrico CampanileGabriella CarattiFrancesca GuzzardiTony MassolettiMaurizio RodellaGiuseppe Romano

Fotografia:Alberto [email protected]

Marketing e pubblicitàMarco Mandelli

Hanno collaborato:Carla BoroniRoberto Dentiken damyTony MassolettiGiuseppina RagusiniIvano RebustiniSilvia Valentiniper le immagini: Felice Calabrò

StampaTipolitografia Pagani25065 Lumezzane S.S. (Brescia)via Divisione Acqui, 10/12

4 Il puzzle del PgtE a San Giuseppe si brindò al Pgt

7 Pgt: soddisfatti o allarmati?Maurizio Margaroli, Carlo Massoletti, Confesercenti, Emilio del Bono

13 La città delle donne20 Il popolo delle donne

23 Osteria del Babao24 Oh, my shoes!25 Con i piedi in una scarpa

Borghini, De Biagi, Bettina, Ginger,Galleria al Duomo, Richiedei, Ragazzini,Andrea Morelli

38 Le penne della 1000 Miglia42 Lo stile dello shopping in Centro45 Scrivi e incarta

Lazzaroni e Casa di carta

51 La musica rimbalza dal centro al ring

56 L’Aab, Associazione degli artisti bresciani, ma non solo

58 Da una conversazione con Vasco Frati

62 Il CTB, Teatro Stabile di Brescia66 C’erano una volta le tante

Brescia di serie A72 Schede: Madonna delle Grazie74 “È ora di mettersi in gioco”

Intervista a Flavio Pasotti

78 Feuilleton, le storie degli altri 81 Bando della Regione Lombardia

per l’innovazione del commercio

82 Negozi associati al Consorzio

Centro Stili di vita

La rivista è onlinewww.consorziobresciacentro.it

Si ringraziano: Consiglio Consorzio Brescia Centro, Gianandrea Massoletti

Brescia Centro Stili di vitan. 4 Anno II • Aprile 2012

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Il puzzle del Pgt

FATTI E MISFATTI

Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

a cura di Tony Massoletti e Giuseppe Romano

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Il 19 Marzo, giorno della festa del papà e di San Giusep-pe artigiano e dei suoi epigoni festeggiati (segno deldestino?) qualcuno ha ironicamente scritto: “A noi nonresta che brindare al Pgt, perchè la torta era già stataampiamente spartita...”. Il Pgt di Brescia è stato approvato, dopo oltre quarantaore di discussione e mesi di aspro confronto. La nuovapianificazione l'hanno voluta e votata Pdl, Lega Nord,Udc e Ali, ovvero l’attuale maggioranza, mentre controsi sono espressi Pd, Idv, Sel e Laura Castelletti, comeavevano fatto all'atto dell'adozione il 29 settembrescorso. Tra osservazioni e pareri degli enti (Arpa, Asl,Regione e Provincia) il Pgt ha finito per modificare unpo' della sua fisionomia, non tanto però da convincerel'opposizione a rivedere la propria opinione. Per l’opposizione è un Pgt “Sartoria di interessi e istan-ze private, lontano anni luce da un disegno complessi-vo di città sostenibile”; per la maggioranza è un Pgt chesalvaguardia l'ambiente che garantisce il recupero del-le aree dismesse e lo sviluppo. Questo Pgt è dunque figlio della giunta Paroli, dell’As-sessore all’Urbanistica Paola Vilardi e delle idee di unprofessore di università, Francesco Karrer, noto ancheper la sua passione per il ponte sullo stretto di Messi-na. Il Pgt ha delineato le grandi linee di una città futurain espansione (220.000 abitanti contro gli attuali193.000), scommettendo su una nuova centralità diBrescia nei confronti dell'hinterland.Ad alcuni progetti iniziali il Pgt ha dovuto rinunciare,cancellati oppure ridimensionati, dal problema inqui-namento. Le indicazioni degli enti hanno pesato nella

decisione di stralciare alcuni ambiti di trasformazione,ma è stata la partita ambientale, giocata attorno que-sto piano, a essere la più delicata. Cosa del resto inevitabile nella terza città più inquinatad'Europa, alle prese da una parte con il gigantesco pro-blema dell'avvelenamento da Pcb dell'area Caffaro conil quale non ha ancora fatto tutti i conti. È innegabile che i cittadini che si sono fatti più sentireappartengono a due categorie: i commercianti e gliambientalisti (termine improprio, che coinvolge tutticoloro i quali hanno espresso preoccupazioni circa lasalvaguardia del territorio, fedeli a un motto che moltianni fa premiò la Lega Ambiente: La terra, è l’unica cheabbiamo!). L’azione di lobby dei commercianti è statala più visibile: Confesercenti in particolare, Ascom enon ultimo il Consorzio Brescia Centro, hanno combat-tuto innanzitutto una battaglia contro la grande distri-buzione, cui questo Pgt offriva e offre nuovi capisaldiinsediativi. Ciò ha portato alla riduzione dei cosiddetticentri commerciali a tre, dai cinque che erano previsti. Risutato soddisfacente? La domanda appare retorica,se si parte dalle premesse - riprese dalla nostra rivistanel numero di dicembre - che evidenziavano come persuperficie di vendita Brescia fosse vicina al doppio del-la media regionale e ben oltre la media dei capoluoghidi provincia lombardi, con i suoi 2.962 m2 per ogni1.000 abitanti. Al di là del balletto delle cifre e nono-stante il taglio avvenuto della quantità devastante dimetri quadri destinati al commercio, ventilati nella pri-ma stesura del piano, il grado d’insoddisfazione tra icommercianti del centro e non solo, rimane alto.

E a San Giuseppe si brindò al Pgt...

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Centro Stili di vita

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

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FATTI E MISFATTI

Ridurre drasticamente la superficie lorda di pavimen-to (slp) edificabile; non consentire l’insediamento dinuovi poli commerciali, soprattutto se realizzati conmedie strutture oltre i 600 m2 di slp e/o grandistrutture di vendita; escludere la possibilità di edifi-care nuove strutture ricettive: queste erano in sintesile proposte avanzate nelle osservazioni al Pgt, distri-buite nei negozi associati al Consorzio Brescia Centroe dalla Confesercenti e sottoscritte da più di 4.000 cit-

tadini. La riduzione dei centri commerciali previsti edella superficie lorda di pavimento c’è stata, così co-me è stata in parte esclusa la possibilità di edificarenuove strutture ricettive, ma i risultati sono soddisfa-centi? Lo abbiamo chiesto a: Maurizio Margaroli, as-sessore al commercio; a Carlo Massoletti, presidenteAscom; ai vertici della Confesercenti e a Emilio DelBono, capogruppo PD in Loggia. Di seguito il loro gra-do di soddisfazione o d’insoddisfazione.

Pgt: soddisfattio allarmati?

Brescia, particolari dei monumenti a Tartaglia e Zanardelli. Foto A. Romano

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Dalla prima stesura del Pgt sono stati “eliminati” due centri commerciali, quello del Macello di via Caprera, dove era previsto un intervento a opera di Brixia Sviluppo e l'intervento della Finsibi alla Pietra Curva. Quest’ultimo era in ballottaggio con l'operazione Lonati a Sant'Eufemia, ma le suecaratteristiche ne avrebbero consigliato lo stralcio:nell'ex fonderia di Odino Pietra sarebbero infatti dovuti sorgere spazi commerciali integrati per 27.500 metri quadri tra supermercato, mediestrutture e negozi.

Moderatamente soddisfatto, si dichiara MaurizioMargaroli, Assessore alle attività produttive, arti-gianato e marketing della giunta Paroli, una soddisfa-zione che nasce dalla convinzione che la stesura defini-tiva del Pgt ha preso in considerazione molte delleragioni avanzate dagli operatori del commercio e dalleloro associazioni: “Alla fine è stato accolto quanto forsesi poteva accogliere anche prima di arrivare a un con-fronto così serrato...” . Margaroli si dice convinto dellagiustezza del lavoro del suo Assessorato, che non na-sce certo per contrastare la grande distribuzione, bensìper supportare l’innovazione delle aziende, nello spe-cifico i negozi di vicinato del centro storico e spingerela programmazione del territorio verso una città piùaccogliente e fruibile. Un lavoro di marketing territo-riale di lunga lena che ha avuto un riconoscimento eu-ropeo dalla Tocema, la rete europea del Town CentreManagement, che ha trai i suoi obbiettivi associativiquello di: “Accompagnare gli enti locali e i partner pri-vati nel percorso di gestione del centro città, fornendogli strumenti di analisi e di monitoraggio strategici peril successo delle iniziative”. Un riconoscimento da leg-gersi come una sorta di: “Certificazione di qualità al la-voro di marketing nel perimetro del DUC, del quale an-dare orgogliosi - sostiene l’assessore al commercio -che è stato possibile grazie al lavoro di tutti coloro iquali siedono al “Tavolo per lo sviluppo delle attivitàeconomiche” che coordino, presieduto dal sindaco diBrescia e partecipato dalle associazioni e dallo stessoConsorzio Brescia Centro”.Come ci ricorda Margaroli, segnando un punto a suofavore, questo momento di programmazione unitaria“Ha permesso al centro storico di vivere una fase nuo-va, impensabile con la precedente giunta Corsini”. Se ilPgt è uno strumento di progettazione e d’indirizzo del-la città che verrà, Margaroli c’invita a leggere da dovesiamo partiti, in che contesto operano oggi gli enti lo-cali, dopo la scure “Salva Italia” e chiede: “Dove sono

Maurizio Margaroli, Assessore al commercio (Foto Calabrò)

Moderatamente soddisfatto

Mentre Maurizio Margaroli, assessore al commercio moderatamente soddisfatto dal Pgtapprovato, rivendica un lavoro di marketing territoriale di lunga lena per promuovere ilcentro storico, Carlo Massoletti (presidente Ascom) si dichiara insoddisfatto e allarmato. Per la Confesercenti si sono ottenuti rilevanti cambiamenti rispetto alla prima stesura,ma Emilio Del Bono, dall’opposizione, spara a zero sul Pgt: “Tutto sbagliato, tutto darifare...”

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Centro Stili di vita

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gli imprenditori e gli operatori del commercio brescia-ni, che hanno voglia d’investire su questa città e sul suocentro storico? Se il format del commercio del centro èquello di attività qualificate e attrattive per la loro altaqualità, bisogna ritrovare il gusto per l’innovazione e lasperimentazione. I supporti non mancano, sia da partedel mio assessorato, sia da parte della Regione Lom-bardia, a esempio attraverso il bando che destina con-tributi a fondo perduto proprio per l’innovazione dellemicro, piccole e medie imprese dei settori del commer-cio, del turismo e dei servizi”.(Ne diamo notizia in questo numero di Stili di Vita).“Se l’offerta di qualità del centro è ancora insufficiente,

non è colpa né dell’Amministrazione, né del proliferare

dei centri commerciali!” - Chiosa l’assessore al marke-ting: “La mancanza di specializzazione che a volte ri-

scontriamo e che non rende attrattiva la città ai suoi

stessi cittadini, oltre a chi viene da fuori per lavoro o

per turismo, è un gap che va colmato, attraverso

un’unità d’intenti, evitando di diffondere pessimismo,

bensì convincendoci che Brescia ha in sé le potenzialità

per rilanciarsi.”

Potenzialità per rilanciarsi, condivise anche da CarloMassoletti, presidente dell’Ascom (Associazionecommercianti della provincia di Brescia), che peròmette in evidenza come: “Di fronte a nuove concessio-ni di superfici di media e grande distribuzione, chestanno sorgendo in periferia, vediamo numerosi immo-bili anche di pregio che sono stati dimessi nel centrostorico. Non credo che il loro abbandono sia stato cau-sato solo dalla logica di costo/opportunità, ovvero cheristrutturare sia più costoso che costruire un fabbricatoex novo. Credo invece che si sia persa la fiducia e la mo-tivazione a investire nel centro storico”.Sostiene Massoletti: “I dati parlano chiaro: meno ne-gozi qualificati in centro, popolazione residente in calo,desertificazione in atto e infine, resistenza dei commer-cianti incrinata da queste ultime decisioni dell’Ammini-strazione comunale”.La posizione dell’Ascom è perentoria: “L’AssociazioneCommercianti della provincia di Brescia è assai allar-mata per l’approvazione del Pgt che prevede ulteriorisuperfici commerciali, dedicate alla grande e media di-stribuzione”. Sostiene Massoletti: “Nel Pgt si sono pre-se solo decisioni politiche e affatto strategiche. Aggiun-gendo altro commerciale, in un contesto come quellobresciano con indici di concentrazione distributiva tra ipiù elevati d’Europa, si ipotecano seriamente le fonda-

Ascom: insoddisfatti e allarmati

Secondo i dati forniti dalle associazioni deicommercianti, l’indicatore di densitàcommerciale nella città di Brescia è il più alto in Lombardia e non solo. Brescia ha un rapportosuperficie commerciale per abitante pari a 2,83 m2 contro gli 1,6 di Milano, i 2,4 di Bergamo e l’1,8 di Cremona. Se poi si aggiungessero gli attuali centri commercialidell’hinterland (Castelmella, Mazzano, Rezzato e Roncadelle) si supererebberoabbondantemente i 3 m2 per abitante. Mentre il rapporto tra superfici commerciali già esistenti e nuclei familiari è pari a 5,85 metri quadri per famiglia, vero record in Europa!

Sostiene l’assessore Margaroli:“Attraverso il Pgt arriveranno risorse dadestinare al commercio del centro, in particolare per la salvaguardia, l’innovazione e lapromozione degli esercizi di vicinato o per nuoviformat che facciano aumentare l’appeal di Brescia, come città turistica, riconosciuta oltreche per le sue indiscusse bellezze architettoniche(le piazze, Brescia romana, il Museo Santa Giulia,il castello) per i suoi servizi e i suoi prodotti”

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menta del futuro economico del comparto commercia-le. Si favoriscono così i grandi gruppi multinazionali, ar-tefici della distribuzione più strutturata, a svantaggiodel commercio tradizionale, composto prevalentemen-te da piccole imprese familiari bresciane, che da sem-pre garantiscono occupazione, reddito e presidio socia-le, soprattutto nel centro storico. Inoltre non ritengoaffatto giusto - continua il presidente dell’Ascom - cheil comparto commerciale paghi le ristrutturazioni spe-culative in atto sulle aree produttive dismesse.” Oltre al Piano governo del territorio di Brescia, CarloMassoletti, ne ha anche per il comune di Roncadelle,che autorizzando un nuovo “mostro” commerciale:“Sta aumentando a dismisura le superfici destinate alladistribuzione, contribuendo così a rafforzare l’impene-trabile anello di centri commerciali attorno alla città diBrescia, che intercetteranno ancora di più i flussi versoil nostro centro, vanificando di conseguenza le iniziati-ve che si porranno in atto per attirare i frequentatorinei negozi tradizionali del centro storico. L’Ascom - con-clude Massoletti - ha cercato di essere costruttiva,avanzando proposte finalizzate a valorizzare le pecu-liarità e le vocazioni del territorio e del distretto in cui sipuò intravedere lo schema per la creazione di aree disalvaguardia degli esercizi di vicinato; ha inoltre sotto-lineato l’attenzione alla viabilità, fondamentale per unagevole accesso alla città. Sul fronte della ricettività confermo la nostra netta con-trarietà a edificare nuove strutture alberghiere sino aquando non sarà attuata una fattiva progettualità diattrazione turistica, mentre, come Ascom, siamo favo-revoli all’ammodernamento delle strutture ricettive esi-stenti, in considerazione dei cambiamenti intervenuti nelmercato del turismo nazionale e internazionale.”

Ascom: LE RIPERCUSSIONI SULLA VIABILITÀ E L’AMBIENTE DEI NUOVI CENTRI COMMERCIALI

“Partendo dal presupposto - scrive l’Ascom - che un centro commerciale di medie dimensioni(15.000 metri quadri) per essere economicamentesostenibile deve attirare almeno 8 milioni di visitatori, i nuovi centri commerciali dovrebberopotenzialmente movimentare almeno 20 milioni di presenze in un anno, per raggiungere il punto di break-even. Considerato che oltre l’80% dei visitatori utilizza un mezzo privato (con due passeggeri a bordo di media), che percorrono una distanza calcolata in 10 km (20 km se si considera andata e ritorno), si possono stimare 8 milioni di viaggi con unapercorrenza di 160 milioni di km. E se si tiene conto che un’auto in media emettecirca 150 gr/km di CO2, abbiamo un’emissione di 24.000 tonnellate annue di anitride carbonicanell’atmosfera cittadina. Ogni commento concludel’Ascom - è superfluo”.

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E’ veramente difficile, se non impossibile, ritenersi sod-disfatti dalle previsioni di superfici commerciali deli-neate e definite nel Pgt recentemente varato dal Consi-glio Comunale di Brescia.Per un’Associazione come la Confesercenti, protagoni-sta di una massiccia azione di raccolta di osservazionicontro le previsioni iniziali del piano, le aspettative era-no ben altre. La consapevolezza della crisi che attraver-sa l’economia e la conseguente caduta verticale deiconsumi, suggerivano di limitare al massimo l’incre-mento delle superfici da destinare al commercio, pervolgere l’attenzione verso i problemi e le prospettivedelle pmi del commercio, verso il rilancio del centrostorico quale contenitore ideale e irripetibile di storia,cultura, shopping e socialità. Saremmo altrettanto superficiali se dovessimo sottace-re che, dalla prima formulazione ( da noi ritenuta scon-siderata e inaccettabile) all’ultima versione licenziatadal consiglio comunale, non vi siano stati importanti erilevanti cambiamenti. Siamo convinti che, grazie al-l’impegno diretto del sindaco Adriano Paroli, dellagiunta e dell’azione incalzante dell’opposizione, alla fi-ne il quadro che ne è scaturito evidenzia chiari segni dimiglioramento. Se prendiamo i principali ambiti, registriamo una ca-duta della superficie commerciale complessiva dai332.425 m2 della prima adozione, ai 137.116 dell’ap-provazione definitiva. Vale a dire una diminuzione dipoco meno del 60 per cento. Nel dettaglio si passa da-gli iniziali 129.420 metri quadri di slp (superficie lordadi pavimento) da destinare a strutture commerciali fi-

no a 2.500 m2, agli attuali 31.700, con un calo del 75% .Infine, se prendiamo il dato di partenza della grandedistribuzione, cioè dei cosiddetti “centri commercia-li”, previsto in 129.305 m2 e lo confrontiamo conquanto ha deliberato il Consiglio nell’ultima sedutasul Pgt, vale a dire di 48.220 metri quadri di slp, rile-viamo una contrazione del 60 per cento. Inoltre, non sono sfuggiti alla nostra attenzione i positi-vi effetti introdotti per la prima volta in un Pgt, dopo leliberalizzazioni, del divieto di passaggio automatico dacommercio all’ingrosso a dettaglio e viceversa, scon-giurando il rischio di trasformare di punto in bianco in-tere zone della nostra città (vedi Via Orzinuovi) in gi-ganteschi centri commerciali. Oppure di vedere nel centro storico la riproposizionedei disagi vissuti dai cittadini e dai commercianti mila-nesi con via Sarpi. Infine non intendiamo sottovalutareil fatto che da questo Pgt potrebbero arrivare significa-tive risorse da destinare al commercio cittadino in ter-mini di promozione e salvaguardia. Concludendo è utile ribadire che la nostra iniziativa perrichiamare gli amministratori ad una maggiore consi-derazione del commercio cittadino, non si esaurirà conquanto abbiamo fatto per ottenere drastiche modifi-che del Pgt, ma proseguirà anche nell’immediata peri-feria affinché nuovi mostri di cemento da destinare alladistribuzione non vengano realizzati (caso Roncadelle). Ci auguriamo vivamente che i sindaci di questi comunidimostrino la stessa disponibilità e lo stesso coraggiodel sindaco di Brescia.

Confesercenti

Confesercenti: rilevanti cambiamenti

“Le aspettative erano ben altre, ma nel Pgt vi sono stati importanti e rilevanti cambiamenti rispetto alla prima formulazione da noi considerata inaccettabile”

Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

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“Il gruppo del Partito Democratico non ha dato il pro-

prio sostegno a questo Piano di governo del territorio.

Il nostro giudizio è contrario e severo”. Così esordisceEmilio Del Bono, capogruppo del PD in Loggia.“Questo Pgt non è il prodotto di una pianificazione. Nonè un’idea di futuro della città. Non ha al centro i cittadinie il territorio urbano che li circonda. Non è finalizzato arealizzare una città più bella, più sostenibile e ambien-talmente vivibile. È una sommatoria di domande di edi-ficazione che trovano risposta. Non vi è al centro ilcittadino ma la proprietà, spesso la grande proprietà,con le sue domande talvolta legittime, ma più frequen-temente con le sue pretese. Noi sogniamo un approcciodiverso - continua Del Bono - quello di una città europeae vivibile: una città che si trasforma non che si deforma.Non c’è altro obiettivo in questo Piano che la crescitadei volumi, delle case e degli spazi commerciali: unobiettivo tutto centrato sulla quantità. Noi pensavamoe pensiamo che Brescia abbia bisogno di un Piano cheparta dalla qualità del vivere, non dalla quantità del-l’abitato. Infatti si piegano, per giustificare la quantitàdi volumi concessi, persino le più elementari previsionidemografiche. Perché mai una città che è cresciuta indieci anni del 7%, dovrebbe, per il solo fatto di costruirepiù cemento, crescere del 353% nei prossimi dieci anni,come prevede questo Pgt?E poi si è così sicuri che il problema della crescita de-mografica di Brescia dipenda dalla quantità di case enon invece dalla qualità del vivere? Chiediamo a Del Bono: possibile che la discussione e leosservazioni dei mesi precedenti non abbiano segnatopunti a favore di quanto sostiene l’opposizione?“Certo la discussione di questi mesi - riconosce il capo-gruppo del PD - ha segnato qualche piccolo successo,

più di natura politica che di valenza urbanistica, ma que-sto faticoso confronto, talvolta aspro, non è riuscito acorreggere la deformità del Piano. Rimane una quantitàcomplessiva di previsione di volumi del tutto immotivatae ingiustificata, che tenendo conto del Documento dipiano, del Piano delle regole e dei progetti speciali, siaggira intorno a 1.650.000 metri quadri di superficie dipavimento, circa 5.000.000 di metri cubi, che si potreb-bero riversare sulla città. Questa previsione va a minareanche il valore attuale delle case e dei negozi esistentiin città e quindi ad alterare il mercato, inflazionando idiritti edificatori in campo e riducendo indirettamente ilvalore delle abitazioni dei bresciani. Una previsionetanto più ingiustificata dentro una crisi economica chesolo questa giunta continua a ignorare. Inoltre, in unadelle città più inquinate d’Europa (Brescia è tra le 3 peg-giori su 212 campionate dall’Agenzia europea dell’am-biente) si prevede un colpevole, gravemente colpevole,consumo di suolo agricolo. Anche dopo i micro stralcisono 1.850.000 i metri quadrati di area agricola che sa-ranno destinati a case, negozi e strade. E in questo con-teggio non ho voluto, ma avrei dovuto, mettere ancheil milione e mezzo di metri quadri che nel Pgt chiamanoCittadella dello sport. Purtroppo, in questo Piano l’unica operazione apprez-zabile è il potenziale reperimento dell’area chiamataValle di Mompiano. Altro di buono non c’è”.

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Emilio Del Bono: “Nel Pgt una previsione di destinazionecommerciale che ammazzerebbe un cavallo!”

“Cittadella dello sport”, sostiene Emilio Del Bono:“Cittadella forse sì, lo sport credo c’entri poco. Se mai si realizzasse questa previsione lì nascerebbe il più grande parco commerciale della città. Lo stadiopenso sia un alibi. Se si vuole dotare Brescia di uno stadio all’altezza si metta mano ad un progetto di ristrutturazione radicale del Rigamonti. Certo è triste, anche se riconosce merito alla nostracapacità di lettura della città, vedere che dopo quattro anni (persi) molti stanno sostenendo le ipotesi da noi suggerita sin dall’inizio, ovvero quelladi ristrutturare il Palazzetto dell’EIB e il Rigamonti”.

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Dal PD un voto contrario e un giudizio severo: “Una città si trasforma, non si deforma”

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Veniamo alle destinazioni commerciali. Sostiene Del Bono: “Nel Piano rimane una previsione didestinazione commerciale, che ammazzerebbe un ca-vallo! Nonostante le osservazioni e le firme dei commer-cianti questo Pgt, nato male, non è riuscito a correggersipiù di tanto. Su sei centri commerciali previsti (S.Eufe-mia, via Triumplina, via Dalmazia, Cittadella dello sport,Macello e Pietra), solo due sono stati temporaneamentestralciati (Macello e Pietra) e almeno uno di questi tor-nerà inevitabilmente sul tavolo degli amministratori diPalazzo Loggia. Rimangono oltre 115.000 metri qua-drati di media e grande distribuzione. E rimane una pre-visione di destinazione commerciale complessiva di oltre300.000 metri quadrati, che tenendo conto di tutta lasuperficie commerciale esistente in città (piccola, mediae grande) significa una previsione di incremento neiprossimi anni di quasi il 60%.Davvero troppo per chi aveva condotto la battaglia con-tro il Freccia Rossa [Ahi! Tasto dolente!] e fa polemichecon i comuni limitrofi” (Il comune di Roncadelle). Non mi pare insomma, che si siano ascoltate le richiestedei commercianti e delle loro associazioni... Sempre se-condo Emilio Del Bono: “Brescia ha perso un’occasioneimportante: il Pgt doveva essere indirizzato verso unapolitica di sostegno alla riqualificazione del patrimonioedilizio esistente. Perché l’obiettivo più convincente oggidovrebbe essere (come del resto sostenuto dallo stessoCollegio dei costruttori) quello di poter avere edifici aminore consumo ed emissione, più sicuri dal rischio si-smico e collocati in contesti meno compromessi ambien-talmente”. Altre proposte o meglio dire controproposte? “Primopunto: la città necessita di una vera, solida e lungimi-rante politica di bonifica e di mitigazione ambientale.

Secondo: Brescia ha bisogno di moltiplicare le aree verdie non di restringerle. Terzo: Dobbiamo perseguire unamobilità equilibrata e sostenibile che ci permetta di me-glio integrare l’utilizzo dei bus, presto della metropoli-tana leggera (una grande opportunità da non sprecare)e dell’auto privata. Su questo tema segnalo come nelPGT non vi sia né cura, né attenzione. Com’è possibileinfatti prevedere funzioni essenziali fuori dall’asse dellametropolitana leggera quali: la sede del Comune, lo sta-dio e lo Zooprofilattico? Inoltre, la nostra città deve tor-nare ad essere sede d’innovazione, come lo è stata conil teleriscaldamento e il termovalorizzatore”. E il centro storico?“Brescia ha bisogno di un vero rilancio del suo centrostorico. In questo Piano il centro è talmente trascuratoche viene sostanzialmente assimilato a una qualunquealtra parte del contesto cittadino. Non vi sono né regole,né risorse, che ci permettano di affermare che esiste unapolitica urbanistica per il centro storico. Mi ha stupito vedere che nonostante il programma dellagiunta Paroli sprechi retorica sul centro, nell’occasionepiù ghiotta e utile per dimostrare il proprio impegno,questo argomento è scomparso nella più fitta nebbiadel linguaggio burocratico del Piano e delle norme...”.Per concludere? “La giunta Paroli ha mancato quest’ap-puntamento: non ha voluto ascoltare la città, non ha vo-luto aprire un dialogo in consiglio comunale e il prezzodi tutto questo lo paga il nostro territorio! La speranzaè che la giunta, nei mesi a venire, torni ragionevolmentesu alcuni punti e ripensi ad alcune delle scelte più pe-santi. Se così non sarà, alla scadenza di questo man-dato, l’opportunità di cambiare sarà riconsegnata nellemani dei bresciani, che sanno di poter contare su unasolida e seria alternativa”.

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La città delle donne

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Centro Stili di vita

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I problemi oggettivi e reali del commercio e le ipotetiche soluzioni declinati al “femminile plurale”. Per le donne del Consorzio Brescia Centro occorre unire le forze per ricreare un’ economia dello spirito, un misto di poesia e profitto, perchè “la vita è un nastro rosa teso sopra un abisso”.

STILI DI VITA

Silvia Valentini

Viviamo in una società istanta-nea. Una società che si sviluppain tempo reale, dove il tempo è lanuova religione e noi siamo dro-gati di velocità. Nella societàistantanea si ipervive e ci si inter-connette. E’ una società a zap-ping: se non mi interessi, se nonmi dai quello che voglio, se noncondividi i miei ideali e valori,zap! Ti faccio scomparire e cercoaltrove quello che mi serve. Inquesta realtà confusa e veloce, dapersone siamo diventati un mi-

crocosmo di bisogni da soddisfa-re, di personalità frammentate,metamorfiche per sopravvivenza.Immolati al Dio dell’ autorealizza-zione ci siamo trasformati da ag-gregato di molecole ed atomi inuna sinfonia di domande e di bi-sogni che sinteticamente ci identi-fica come “consumatori”. Ma ilsistema è imploso ed è in quellafase di riassestamento rivoluzio-nario che chiamano “crisi”. E non ci voleva un genio percomprendere con poche, sempli-

ci, riflessioni di geomarketing e lostudio di alcune isocrone, chemoltiplicare i consumatori, facen-do crescere le offerte avrebbe pri-ma o poi generato effetti deva-stanti. Eppure il consumismo,grande illusione di massa, non haancora mutato forma ed è ancoraun modello cui tendono i paesi increscita. Forse perchè non abbia-mo ancora toccato il fondo. Forse perchè non si può più tor-nare indietro e la decrescita è im-pensabile.

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Stores IL LACCIO(RICHIEDEI) Corso Martiri della Libertà, 66 (BS) Via Fratelli Porcellaga, 17 (BS) Corso Cavour, 2/d (BS) C/C Le Due Torri • Stezzano (BG)

IL LACCIO Favole di scarpe

A chi non è capitato di sentirsi come una piccola Cenerentola, almeno una volta nella vita...Incontrare l’occasione della vita, rischiare di perderla e poi... Grazie ad una scarpetta, la vita cambiae tutto diventa meraviglioso!

Benvenute streghe, fate e principesse!

Stiamo ballando il valzer fiduciosinei saloni di un Titanic che avanzafatalmente nella nebbia verso l’ice-berg che lo farà affondare. E non cipreoccupiamo neppure di constata-re che non ci saranno abbastanzascialuppe per tutti, nemmeno perquelli di prima classe. Ora, come si possano fare calcoli erapporti e previsioni annuali in unasocietà che naviga a vista circonda-ta da iceberg, come la nostra, non èdato saperlo. In una siffatta realtàsiamo tutti degli eroi. Eroi dal futuroincerto e dal presente da reinventa-re. Chi si ferma è perduto, occorrericiclarsi continuamente, cavalcarel’onda del cambiamento e soprattut-to essere creativi. Bei tempi quelli incui le idee diventavano atteggia-menti umani, oggi sono gli atteggia-menti umani che creano le idee. Matutta la storia dell’umanità non è al-tro che un continuo reinventarsisotto l’effetto della spinta evolutivae di cambiamenti epocali più o me-no dolorosi. La differenza sostanzia-le, per noi, sta probabilmente sol-tanto nelle tempistiche. Una voltapersino l’illusione di avere certezzedurava una vita intera, oggi no. Oggi la regola è il cambiamento re-pentino e la creatività non ha tem-po di adagiarsi su morbidi cuscini di

una lenta ispirazione. Ogni giorno èuna sfida. La nuova economia poggia le sueregole sulla competizione massimae sulla massima velocità di cambia-mento e allora può accadere chementre si discute allarmisticamentesul destino del commercio nel cen-tro storico, minato dall’avvento deigrandi centri commerciali, all’im-provviso arriva la notizia che i centricommerciali stanno morendo, chelo shoptainment (contrazione dishopping e intrattenimento) non hapiù’ ragione di esistere e neppure lepiazze fintamente ricostruite deglioutlet hanno più visitatori perchè,nell’ottica feroce del time saving, lagente compra solo sul web. Il chesarebbe come dire che mentre ci siprepara, impauriti, a far fronte al-l’attacco di enormi dinosauri gene-rati dal sistema, nello stesso mo-mento in cui li si osserva avanzare lisi vede cadere a terra, sterminati auno a uno, dallo stesso sistema cheli ha creati. Oggi tu domani io. La nostra socie-tà va reinventata e ricombinata con-tinuamente. Ma come? Con il pen-siero individuale, che dissente, checrea, che osa e che si fa poi coro inuna sperimentazione reale, al di làdei confini usuali.

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

In questo crede Francesca Guzzardi Piovani che, inqualità di presidente del Consorzio Brescia Centro,ha sentito l’esigenza di chiamare a raccolta i consor-ziati, in particolare le donne, partendo dai negozicon più antica tradizione situati, come il suo, nelcuore pulsante del centro storico, con l’intenzionedi allargare il raggio inaugurando un filone di dialo-go tutto al femminile. Non perché le donne abbianopensieri diversi o più illuminati dei colleghi, ci siamoda tempo sdoganate da questo primordiale brodosessista, ma perché, come presidente di un consor-zio, ha avvertito la necessità di far gruppo, convo-gliare idee e, da donna, ha sentito il bisogno diascoltare voci al femminile, con una grammatica alei familiare, per verificare se i problemi oggettivi ereali del commercio e le ipotetiche soluzioni potes-sero assumere una valenza diversa declinati al “fem-minile plurale”.

Foto di Gianni Berengo Gardin- Courtesy Museo ken damy

Francesca Guzzardi Piovani

Uno slogan per il centro? Francesca Guzzardi (Saint Tropez), presidente del Consozio: “Il centro di Brescia è il mio cuore, senza di esso

non c’è vita!”

Un sogno possibile? Francesca Tanghetti (ValeriaBootique): “Un centro più accessibile e più vivibile”

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Centro Stili di vita

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Le donne, chiamate alle armi, hanno risposto conentusiasmo. C’erano tutte, in questo primo incon-tro esplorativo. Gabriella Caratti di Five; Nelly San-cassani, dell’Ottica Zanardelli; Carla Nevola, delCoffee Shop; Viviana Buffoli, di Benetton e Sisley;Francesca Tanghetti, di Valeria Boutique; OriettaBarozzi, dell’omonima gioielleria; Monica Ferrata,libraia di tradizione e infine Rosa Campanile, dei ri-storanti, pizzerie Il Teatro e L’Altra Piedigrotta.

Nelly Sancassani

Orietta Barozzi Carla Nevola

Servizio fotografico di Alberto Romano

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Alcune già fondatrici del Consorzio, tutte womana-ger di spessore, commercianti da una vita o per tra-dizione familiare. Grandi lavoratrici, innamorate delproprio lavoro, madri, mogli e, come tutte le don-ne, abilissime ad orchestrare e far combaciare itempi del lavoro e quelli della famiglia, magari ascapito del tempo per sè. Pezzi da novanta del com-mercio bresciano con così tanto da raccontare cheper ognuna di loro sarebbe occorsa una lunga inter-vista personalizzata e non e’ detto che non le trove-rete nei prossimi numeri! Caratteri, storie, vissuti di-versi eppure un comune sentire. E’ stato quasi impossibile creare un clima rilassatofrizzante e divertente per raccontarsi, come era nel-le intenzioni della Presidente, trovandosi proprio al-l’indomani dell’approvazione del Pgt. Le preoccu-pazioni per la creazione dei tre nuovi centricommerciali previsti all’ex Idra, ex magazzini gene-rali e polo di S. Eufemia, erano palpabili. E da qual-siasi parte arrivasse il dialogo poi li’ si ritornava, algrande nodo Gordiano. L’energia creatasi pero’ erameravigliosa. Nessun abbattersi, nessun rimpianto, nessuna vo-glia di perdere tempo ad accusare Tizio o Caio, masolo la concretezza, il pragmatismo di chi ha vogliadi crederci sempre e di fare, a costo di reinventarsiogni mattina. Il mondo va in un’altra direzione? Noici adegueremo! Chi con più’ ottimismo, chi conqualche lieve nota di disillusione ma tutte concordisu questo punto. Sulla tavola, per l’occasione non rotonda ma rettan-golare, imbandita da Zane del Frate, ricette antichee nuove si sono mescolate alacremente. Qua e làqualche pizzicore nostalgico per gli anni ‘70 e ‘80,quando in via Garibaldi si faceva lo “struscio” e si gi-rava con i calici per l’aperitivo; quando il semprecompianto Sindaco Boni, girava per le vie a con-trollare se fossero in ordine ed il centro pulsava e si-gnore eleganti vi passeggiavano serene.

Monica Ferrata

Cosa vorreste dicessero di voi? Francesca: “Che non mollo mai!”Francesca T.: “Creativa”Monica: “Altruista”Orietta: “Disponibile”Carla: “Professionale”Viviana: “Determinata”Nelly: “Che penso positivo”Rosa: “Leale e affidabile”Se voi foste un aggettivo?Rosa: “Solare”Francesca: “Testarda”Monica: “Rompiscatole”Carla: “Rigorosa”Orietta: “Creativa”Viviana: “Serena”Se voi foste un pregio delle donne?Monica: “La tenacia”Orietta: “Una mente brillante”Nelly: “La femminilità”Feancesca T.: “L’ organizzazione”Francesca: “Il rispetto”Rosa: “La dolcezza”Chi sognate di vedere entrare nel vostro negozio?Monica: “Potessi andare a ritroso nel tempo, Oriana Fallaci”Orietta: “Clienti stranieri che apprezzano Brescia”Carla “I miei clienti, ognuno di loro mi mette allegria”Francesca T: “Sarah Jessica Parker”

Rosa Campanile

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Centro Stili di vita

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Per tutte, i mali del centro sono gli stessi: • il moltiplicarsi dei “non luoghi” (come li ha battez-zati il sociologo Marc Augé a inizio degli anni ‘90), icentri commerciali che hanno dato una spallata, perfortuna non ancora fatale, al commercio di vicinato(anche se c’e’ da dire che al giorno d’oggi anche icentri commerciali sono diventati di prossimità do-vendo “approssimarsi” alle esigenze delle persone).• Il traffico limitato, la mancanza di parcheggi el’inaccessibilità di certe zone. • Gli orari di apertura e i costi per le aperture serali efestive; la liberalizzazione delle licenze agli stranieri. • La scomparsa di certe categorie merceologiche(negozi di giocattoli, pasticcerie, luoghi di incontrostimolanti). • Lo scarso ordine e pulizia. • Il degrado urbanistico, lo spopolamento e la tra-sformazione repentina del tessuto sociale del centrostorico.• La consapevolezza che a volte il “nemico” è franoi: il bresciano non ama la propria città, il brescia-no spende altrove e la vicinanza di città come Vero-na e Bergamo non aiuta. • La necessità, forse, di un Piano di governo ad hocper il centro storico.Ma se è vero che non c’è partita fra la grande distri-buzione e una bottega di due vetrine, il commercio

Alla domanda: il centro storico può ancora dare qualcosa?

Carla Nevola risponde: “Il centro può dare ancora

tantissimo, se solo ci fosse più entusiasmo

da parte di tutti... I pregi del commercio nel centro storico

sono la tipicità dei negozi di vicinato, mentre

le catene commerciali tendono a massificarlo...

Nulla può sostituire il cuore della città e pertanto va fatto

ogni sforzo per recuperarlo agli antichi splendori”. Carla

esprime poi un desiderio, condiviso: “Vedere rivivere

gli immobili dismessi e abbandonati”

Anche per Francesca Tanghetti il centro storico può dare

ancora molto, nonostante la sua diminuita reddittività

e questo: “Grazie a un’offerta commerciale e di servizio

personalizzata, che abbia in sè il sapere della storia,

la capacità d’innovarsi e la curiosità per la ricerca”.

Mentre Orietta Barozzi auspica: “Una maggiore

aggregazione delle donne che operano nel commercio e

una ritrovata sensibilità femminile verso la propria città,

per ricreare il necessario ottimismo nella vita del centro”

Francesca Guzzardi: “Un auspicio? Un format di attivitàqualificate, dove arte, cultura, tradizione e capacitàd’innovazione, sappiano coniugarsi al “fare” commercionel centro della città di Brescia”

Viviana Buffoli

Francesca Tanghetti

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urbano di piccolo taglio garantisce però sempre di-versità, socialità, arte, sicurezza, classe e tradizione.Garantisce uno shopping sensoriale insostituibile,una summa di valori che nella centralità urbana tro-vano sfogo: lo “struscio”, il monumento, il munici-pio, il comizio, il giardino, la chiesa, la dimensioneartistica e non solo quella commerciale, il tutto enplein air, senza neon artificiali, piante finte e atmo-sfere rarefatte e claustrofobiche. Per le donne del Consorzio occorre unire le forzeper ricreare un’ economia dello spirito, un misto dipoesia e profitto. E lo sanno bene loro che ognigiorno alzano “la serranda” del negozio per aprireal pubblico quel territorio di progetti e ricordi, di at-tesa e di gentilezza, di conti da far quadrare e paroleda ascoltare che è la loro seconda casa. E prepara-no un sorriso e creano atmosfera e rinnovano ilmaquillage della vetrina, consapevoli di offrire nonsolo merce ma calda umanità e poesia. Perchè cosa compra in fondo una donna quandoprende un rossetto, un paio di occhiali o un abito senon il sogno o la speranza che qualcuno o la perso-na che ama le dica: sei bella...? Le novità invecchia-no rapidamente, la poesia no. E le donne lo sanno. Assistere, per farne la voce narrante, a questo in-contro e’ stato un privilegio. Per un attimo ho ri-pensato ai fermenti creativi di Bloomsbury, a Virgi-nia Woolf, al suo gruppo che di ogni cosa facevadomanda e scavo e osservando queste meravigliosedonne così battagliere e attive, mi è venuto in men-te che alla fine aveva ragione lei.... La vita è un nastro rosa teso sopra un abisso......

Dai non luoghi ai luoghi della fantascienza... Metropolis (1927), di Fritz Lang . In un possibile 2026,nel quale le divisionitra le classi sembranoaccentuarsi il figlio di Fredersen,imprenditore-dittatore, vive in un irrealegiardino eterno,popolato da sensuali fanciulle.Improvvisamenteirrompe nel giardinol'insegnante e profeta Maria...

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Lehnert & Landrock - ritratto - silver print inizio ‘900.

IL POPOLO DELLE DONNE, LO SGUARDO DEGLI ALTRI - a cura di ken damy

Martin Chambi - mujer india - Perù 1934.

Foto di Lola Alvarez BravoFoto di Desiree Dorlon

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Robert Mapplethorpe - Lara Harris - silver print 1988 - collezione ken damy.

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[ADV] OSPITALITÀ BRESCIANA

La manzetta prussiana,e i panigacci del “Babao”

L'Osteria del Babao è un tempiodedicato alla carne alla brace: il ri-storante perfetto per tutti coloro cheamano mangiare una vera fiorentinadavanti al fuoco scoppiettante. Il locale in via Zara al civico 125, harecentemente preso il posto delConte Max, trasferitosi altrove. L’at-mosfera è accogliente, propria diun'osteria contemporanea, curata inogni dettaglio: dal rosso dei mattonidel soffitto a volta che s’intona aquello delle tovaglie, fino alle luci,calde e soffuse. La selezione delle carni propostenel menù dell'Osteria del Babao èunica; chi vuol gustarsi un'ottimafiorentina, può scegliere tra la quali-tà strepitosa della manzetta prussia-na, il sapore deciso dell’Angus o il

più delicato manzo scozzese diSt.George. Chi invece vuol “viaggiare” nel gu-sto (piatto su prenotazione), puòaddirittura avvicinarsi al manzo diKobe, chiamata Wagyu, la carne“gioiello”, più blasonata al mondoche pochi ristoranti possono pro-porre. Considerata dai grandi chef"la carne pefetta", rispecchia l'eccel-lenza della razza, che ha origine daun lungo isolamento dei capi alleva-ti in una zona limitatissima. La tradi-zione vuole che i manzi wagyu ven-gano nutriti con grano e altrimangimi altamente selezionati. Altra particolarità nel menù del ri-storante di via Zara, è il “Secreto diPatanegra”, un filetto selezionatissi-mo del famoso maialino iberico, al-

levato allo stato brado e alimentatoesclusivamente con ghiande e casta-gne. A fare la differenza non è solola qualità della carne, ma anche laparticolare cottura: dal Babao ognibistecca viene prima cotta “sull'os-so” e poi direttamente sulla fiamma. Il fuoco è inoltre protagonista anchenella preparazione dei panigacci,pani rotondi non lievitati (fatti conacqua, farina e sale), tipici della ri-viera ligure e della Lunigiana, cottinei tradizionali piatti in terracottachiamati “testi”. I panigacci sonol’ideale per esaltare il sapore degliottimi salumi selezionati dal risto-rante, come il prosciutto crudo friu-lano Vecchio Sauris. L'Osteria delBabao è aperta tutte le sere (giornodi chiusura la domenica).

Tante le specialità alla brace del nuovo ristorante Osteria del Babao, in via Zara 125 a Brescia. Dalla manzetta prussiana all’Angus, dal manzo di St. George al manzo di Kobe

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Oh, my shoes!

SHOES

Nel Febbraio del 1920 viene pubblicato il Manifestodella moda femminile Futurista di Volt (Vincenzo Fa-ni). Volt, in una situazione di crisi postbellica, com-batte l'impiego di materiali pregiati utilizzati per lescarpe come il cuoio e la seta. Nel manifesto, vi sipuò leggere: “Il regno della seta deve finire nella sto-ria dell'abbigliamento femminile”. E ancora: “Lamoda femminile non sarà mai abbastanza strava-gante”. Ed ecco le proposte specifiche: abolizionedella simmetria, linee più aggressive e colori piùsquillanti, con uso di spirali e triangoli. “Idealizzere-mo nella donna le conquiste più affascinanti della vi-ta moderna”. Nel Manifesto si proclama inoltre l'uso di 100 nuovematerie rivoluzionarie: “Spalancheremo le porte de-gli ateliers di moda alla carta, al cartone al vetro, allastagnola, all'alluminio, alle maioliche, al caucciù, allapelle di pesce, alla tela d'imbalaggio, alla stoppa, al-la canapa, ai gas, alle piante fresche e agli animaliviventi”. Il Futurismo nella moda è stato un fulmineche velocemente (la velocità è una delle cose chepiù si associano al movimento Futurista) ha illumina-to il mondo dell'abbigliamento, incentivandone, intermini radicalmente nuovi, la incessante creatività.

Dal Manifesto Futurista, alle contemporanee scarpescultura di Kobi Levi, giovanissimo designer israelia-no, diventato celebre per le sue creazioni sempresopra le righe. Difficile decidere se si tratti di scarpe

che si può osare indossare o se vanno semplice-mente esposte come pezzi d’arte a ricordare la pro-pria passione feticista. È la quotidianità con i suoi oggetti più prosaici cheispira il lavoro creativo dello stilista, capace di subli-mare una qualunque fionda in una costruzione ar-chitettonica che si può calzare al piede. Il risultatoconcentra una forte carica di umorismo e il punto divista è unico. “Quando disegno una scarpa la imma-gino come fosse una scultura da indossare, un pez-zo d'arte con cui vivere” - scrive nel suo blog KobiLevi - “Voi e il vostro corpo influenzate il vostro looke di contro, questo influenza voi. Le calzature devo-no avere vita propria, a prescindere dall’essere in-dossate”. Il risultato è una sorta di calzatura umori-stica... Camminarci? Quella è un’altra storia!

Dal Manifesto della moda femminile Futurista, alle scarpe scultura di Kobi Levi

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Con i piedi in una scarpa

Tra i tanti modi di dire legati alle calzature, quali:fare le scarpe, il calzolaio non giudichi oltre lascarpa (Ne sutor supra crepidam), mi sento co-me le scarpe piene di piedi, tenere un piede indue scarpe, chi cammina non consuma scarpe,uno indica il sapersi comportare in maniera cor-retta e suona così: con i piedi in una scarpa!Lo abbiamo preso a pretesto in questo viaggionei negozi di calzature del centro storico perchè ilprimo imperativo di un commerciante di succes-so è proprio quello delle buone maniere tali dacreare una sorta di empatia con il cliente. Niente fregature insomma a chi compera, ma lacertezza di un rapporto di fiducia, frutto di unalunga esperienza e professionalità nel settore. A partire da Borghini calzoleria, in via Mazzini, aRichiedei calzature, in corso Martiri della Libertà,molti sono i negozi in questione, con una vastagamma di calzature per completare i capi di unalinea che si dedica alla bella stagione e veste unadonna e un uomo che sanno essere casual ed ele-ganti insieme.

Nei negozi di calzature del centro storico, scarpe dalle linee classiche o casual, ma sempre sottoposte al controllo dell’eleganza. Scarpe per i look più stilosi di primavera, che sanno declinarsi anche in chiave quotidiana e più easy

BRESCIA, COMMERCIO D’ECCELLENZA

©Robert Gligorov - Italia 2006 courtesy ken damy Biennale Internazionale di fotografiaBrescia 2008courtesy gallerie Pack e B&D Milano

Artista poliedrico e instancabile, Gligorovproduce da anni, un’opera sfaccettata,ironica e spiritosa .Gligorov sperimenta materialie linguaggi diversi, versotematiche e intuizioni mairipetitive. Attore, illustratore, performer,utilizza il video e la fotografia, l’istallazione e la pittura piegandoli alle esigenzee di una ricercache si misura sempre con i limiti e le ambiguitàdella rappresentazione.

Giuseppe RomanoFoto Alberto Romano

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Per chi nel guardaroba maschile non rinuncia alleclassiche stringate, note anche come brogue, lescarpe più trendy del momento nelle loro più varieinterpretazioni, dalle più nuove a quelle che si rivol-gono ad una tradizione di lungo corso, è d’obbligorecarsi da Borghini, in via Mazzini dal 2002, unodei negozi storici della città, con le sue vetrine sottoil volto un tempo chiamato volto del Vescovato. Le stringate più classiche e intramontabili sonoquelle di Church’s (marchio, di proprietà del Grup-po Prada, fondato nel 1873 a Northampton) fatte amano e traforate, ma vari sono i brand della tradi-zione inglese, proposti da Borghini, che garantisco-no cura artigianale e altissima qualità, come Alden,John Lobb, Tricker's ed Edward Green, mani-fattura fondata nel 1890 e definite all’epoca “Thefinest shoes in England for the discerning few”,letteralmente "le scarpe più belle in Inghilterra daveri intenditori". Per chi oltre alle brogue cerca un prodotto di tradi-zione innovato, che mantenga tutto il sapore retròdella calzatura, ecco il modello Shanghai diChurch’s. Non è una novità assoluta, ma un simbo-lo dello storico marchio inglese di calzature di lusso,che per la primavera e l’estate si declina in diversenuance. Fondamentali caratteristiche del modelloShanghai di pelle spazzolata e dall’effetto invecchia-to e usurato, sono il dettaglio della suola in gommacon il nome del marchio disegnato ad arte e la fran-gia sul davanti.

Calzoleria Borghini - via Giuseppe Mazzini, 12

Da sinistra Leo Lucariello e Simone Borghini

Da Borghini “The finest shoes in England for the discerning few”

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Il negozio di calzature uomo e donna De BiagiMood, in corso Magenta (angolo corso Cavour) na-sce nel 1976 come negozio d’avanguardia in gradodi sparigliare il panorama commerciale bresciano, aquel tempo un po’ ingessato. Nel 2003 ottiene unimportante riconoscimento dal magazine VoguePelle che lo indica tra i 150 top retailers italiani.Nel 2007 il negozio viene acquisito dalla S.r.l. Sab-bia, partecipata tra gli altri da Francesco Renga(una delle voci più interessanti e originali del pano-rama musicale italiano) e società che si avvale dellaconsulenza artistica dell’attrice Ambra Angiolini,compagna di Renga. De Biagi Mood presenta inuovi modelli donna Castañer, un brand spagnolodi calzature per uomo e donna, divenuto famosoper le sue espadrillas (una scarpa tradizionalmenteusata dai contadini catalani e trasformata nel tempoin un oggetto di lusso, calzata anche da Grace Kellye Scarlett Johansson) e per le zeppe.

De Biagi Mood - corso Magenta, 18

Accanto alle scarpe inglesi di lunga tradizione (danon perdere i classici mocassini Tricker's cuciti a ta-glio vivo) Borghini presenta il meglio del Made inItaly, come le calzature firmate da Alberto Fascia-ni, stilista che ha saputo mantenere le linee incon-fondibili ereditate dal mondo dell’equitazione (gli sti-vali da cavallo di Alberto Fasciani sono calzati damolti cavalieri di squadre internazionali e dalla stessaregina di Svezia) diventando riferimento per le calza-ture di classe, dal tronchetto (per uomo o donna), al-le stringate, dal classico mocassino, alle scarpe per iltempo libero. Altro storico marchio italiano, propo-sto da Borghini, è Car Shoe, affermatosi con lacreazione di un mocassino da guida destrutturato, didisinvolta eleganza, caratterizzato da una suolamontata su piccoli tasselli in gomma e realizzato in-teramente a mano.Accanto a questi mocassini icona, dai differenti co-lori primavera-estate, Car Shoe, firma la women’scollection dai sofisticati sandali d’ispirazione sporti-va con altezze realizzate in materie ecologiche e na-turali, come il legno, il sughero e la corda e ballerinedalle ricche stampe floreali. Altri brand proposti da Borghini: Hogan, Tod’s,l’intramontabile Clarks, il marchio di scarpe casualnumero uno al mondo, che fa tanto radical chic anni‘70 e Casadei, che firma per il pubblico femminilescarpe dai colori decisamente intensi e vivaci chevanno dal rosso gerbera, al giallo ambra, passandoper il verde giada e il viola ametista e che trovano lamassima espressione nelle décolletés con tacco.

Borghini calzature in una vecchia stampa

De Biagi Mood indicato da Vogue Pelletra i 150 top retailers italiani.

Dalmazio De Biagi, titolare di De Biagi MoodDa sinistra Leo Lucariello e Simone Borghini

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Irrinunciabili must-have dell'estate, le scarpe propo-ste da Castañer in corda grezza, tela e denim, daicaldi colori estivi. Sempre per la donna, da De Biagi, la collezione pri-mavera-estate 2012 di Stuart Weitzman, caratte-rizzata da calzature dalle forme eccentriche chevanno dai modelli più chic ai modelli colorati e viva-ci, come gli ultimi sandali alla schiava o le décolletéscon punta peep-toe e dall’alto tacco. Una linea senza tempo anche quella firmata da Ro-berto del Carlo, che propone scarpe dai pregiatipellami, abbinati al sughero naturale, oppure lacca-to per tacchi e zeppe o della maison francese Ro-bert Clergerie che continua a fare della qualità edella ricerca dei materiali la sua arma vincente, sfi-dando il mercato a colpi di dinamismo e originalità.Per l’uomo, De Biagi Mood, propone calzature fir-mate Paul Smith, uno dei principali stilisti inglesi,che nelle sue creazioni riesce a trasmettere un au-tentico senso dello humour mescolato all’amore perla tradizione classica e Regain, brand di calzaturedi alta gamma da uomo, Made in Italy. Calzature, classiche e sportive, che si distinguonoper le finiture curate e per la manifattura artigiana-le. Altro brand di successo del negozio, è Camper,con la Collezione Ocean Race, progettata e testatacon il Team Emirate New Zealand per la Volvo Oce-an Race. Per i più giovani, le sneakers Made in ItalyAlluminio, dal sapore autenticamente heritage.

Collezione proposta da De Biagi Mood

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Bettina - corso Palestro, 32

Da Bettina, negozio di calzature per donna (in tut-te le sue declinazioni possibili: signora, ragazzina,ragazza moda), in corso Palestro 32, è la primaveradei colori. Sono passati i tempi bui della moda dovea regnare era il nero, ora la parola d'ordine è: colo-re e colore, se fluo... ancora meglio! La tavolozzaspazia dai colori puri come rosso, giallo, arancio everde, turchese a quelli più soft, come beige e ocra. La linea fluo sceglie modelli classici e intramontabilicome la décolleté e la Tango, con cinturino alla ca-viglia, optando per la vernice che consente riverberipiù accentuati di nuance, in aperto e ironico contra-sto con l’aspetto classico delle linee prescelte.Colore e cinturino o cinturini alla caviglia, filonid’ispirazione che hanno guidato la realizzazione del-le nuove collezioni per la primavera-estate 2011 diSebastian e che si inseriscono nelle tendenze prin-cipali per la stagione, che vuole tinte forti e decise,ma non disdegna vezzi romantici.“Sebastian, marchio nato circa quarant’anni fa eoggi tra i leader nel settore calzature, è il core busi-ness di Bettina” dichiara Gulielmo Patelli, titolaredel negozio e socio del brand che ha store a Milano,Lugano, Parigi, Londra, per citarne solo alcuni. Laqualità del prodotto (esclusivamente made in Italy) laricerca stilistica e l’attenzione ai particolari curatinei minimi dettagli, sono i tratti identificativi delmarchio, sinonimo di eccellenza. Ed è proprio la ri-cerca continua e la capacità di rinnovare le proprie

Guglielmo Patelli

Sebastian conta 9 negozi monomarca, una prestigiosa showroom in via Montenapoleone e oltre 300 specialities stores che garantiscono una presenza globale nel mondo

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Solo pochi all’inizio avrebbero scommesso che Bir-kenstock il sandalo dei tedeschi – famoso oggi intutto il mondo per la comodità e per l’inconfondibi-le plantare ergonomico – potesse prendere piede inun paese così modaiolo e attento all'estetica comel’Italia. Eppure, a oltre 50 anni dalla sua introduzio-ne sul mercato italiano, Birkenstock è un marchiocult, innanzi tutto per chi apprezza comodità e be-nessere. Dalle pianelle, ai sandali; dai sandali infra-dito ai sabot, oramai declinati in una decina di coloriil successo del brand Birkenstock sta nel plantareavvolgente, realizzato in sughero e nell’eccellentequalità delle tomaie sia in pelle liscia, scamosciata oNubuk. L’intera collezione di Birkenstock la troverete daGinger, che vi ha dedicato l’intera vetrina. Il negozio di calzature Ginger è nato nel 1982 e da10 anni è in via Felice Cavallotti, all’angolo con viaMoretto. Sin dalla sua nascita Ginger si è contraddi-stinto per le sue collezioni di scarpe “amacord” co-

Ginger Calzature - via F. Cavallotti, 7/a

collezioni di alta qualità, che fanno di Bettina un ne-gozio di calzature esclusivo a partire dagli anni ‘60,così come l’aver mantenuto fede all’indirizzo origi-nario: scarpe solo per lei. (Lui se vuole e non si sen-te in imbarazzo, si metta in poltrona e stia a guarda-re). Altra caratteristica (d’avanguardia?) di Bettina èl’apertura domenicale del negozio. “Tutto l’anno e tutte le domeniche pomeriggio e deirisultati sono contentissimo”. Dichiara il signor Guglielmo, che non nasconde lasua soddisfazione per come va il mercato e ottimi-smo per come potrà andare.“Cambiano i consumie l’atteggiamento della gente verso i prodotti; c’èpiù attenzione alla qualità. C’è aria di crisi, ma iocontinuo a vedere il bicchiere mezzo pieno: ci sia-mo rialzati dopo una guerra, figurati se non neusciamo in piedi ora”. Sarà per l’ametista, il corallo e il turchese delle scar-pe che illuminano le vetrine, o la certezza che ledonne consumano più del “sesso forte” (dati statisti-ci alla mano), ma la convinzione che se ne può trar-re è che quando un negozio è di tradizione, è coe-rente e qualitativamente ineccepibile, lo si ami dipiù e non lo si abbandoni mai. Per questo Bettina è da inserire nella speciale clas-sifica, non solo dei negozi d’eccellenza, ma delcommercio fatto di ottimismo...E tutti sappiamoquanto ve ne sia bisogno. Scrivere che da Bettinatrovi anche le collezioni griffate Missoni e Given-chy, a questo punto, diventa pleonastico... Una collezione proposta da Bettina

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me quelle griffate Dr Martens con i suoi anfibi co-lorati che vengono riproposti per questa primavera,in nuovi colori (blu elettrico, giallo e rosa) anche nelmodello basso a tre buchi. Un grande classico senza tempo per qualcuno, unrecupero a lungo atteso per altri. Come classici,senza tempo sono i boots di Blundstone, il primoproduttore di calzature australiano, che firma ancheuna gamma di scarpe lifestyle casual per uomo.Altro punto di forza di Ginger calzature, sono i bi-kers e gli hot girl e i Texan boots, di Sendra, dallaschiena d’asino (rinforzo del tallone dello stivale) inlega speciale che aiuta a mantenere la forma origi-nale anche dopo un uso prolungato e con numero-se varianti della punta e dalle diverse altezze e for-me del tacco. Singolare la presentazione Sendratatown FarWest nel web (www. sendra.it). Oltre ai texani diSendra, il negozio di via Felice Cavallotti propone icamperos per uomo e donna Alvarez, realizzati amano, utilizzando pelle di vitello colorata solo concere: un mito intramontabile della moda casual, fat-to di semplicità e di robustezza e non privo di unasua eleganza. Per l’estate lontano dagli obblighi quotidiani, al soledel Caraibi, ma vanno bene anche le spiagge delSalento, le ciabatte infradito brasiliane Havaianasche da sempre crea nuovi modelli, stampe e colori,diventati nel mondo il simbolo per eccellenza dell’al-legro spirito brasiliano.

Anfibi Dr Martens, un grande classico senza tempo

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Galleria Al Duomo - via X Giornate 23/ a

Calzature Laura Bellariva

Rapporto alta qualità al giusto prezzo, questo è illeitmotiv della Galleria al Duomo di Via X Gior-nate, negozio di calzature della famiglia Massoletti,che ha segnato la storia bresciana del commerciodel centro, sin dal lontano 1934. Alla fine degli anni‘60 il negozio è il primo ad affacciarsi con le sue ve-trine sulla nuova Galleria al Duomo, che collega viaX Giornate a Piazza Paolo VI, ma è dal lontano1940 che la calzoleria illumina i portici della città.La Galleria al Duomo è dunque negozio di tradizio-ne garantita dal commercio di calzature rigorosa-mente “Made in Italy”. “Nessuno dei nostri prodotti viene realizzato al-l’estero e le nostre calzature, griffate Galleria alDuomo, sono il frutto dell’esperienza e del gustopersonale che abbiamo acquisito in anni di lavoro”sostiene la signora Betty, titolare del negozio.“Del resto i nostri clienti sono, in primo luogo, at-tenti alla qualità del prodotto offerto e vivono le sta-gioni della moda con distacco e disincanto”.Certo vendere calzature, conoscendo da anni i biso-gni e i gusti del proprio target, è un vantaggio con-solidato, che permette di non sbagliare nella sceltadel prodotto; le pelli e le lavorazioni manuali di arti-giani toscani e marchigiani, fanno il resto: questa lasemplice formula di un successo garantito nel tem-po. La Galleria al Duomo, come buona parte deinegozi di calzature uomo e donna della città, ha in

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Richiedei - corso Martiri della Libertà, 66

Il negozio di calzature Richiedei, in corso Martiridella Libertà, è uno dei negozi storici della città.Aperto nel lontano 1959 da Leonello Richiedei, nelsuo cinquantesimo anniversario, ha ricevuto l’ambi-to riconoscimento di Negozio storico della RegioneLombardia. Nel corso degli anni il negozio è statoampliato e recentemente ammodernato e oggi è unpunto di riferimento delle famiglie bresciane. Ro-berto e Massimo, figli di Leonello, hanno moltipli-cato l’azienda della famiglia Richiedei, che ha aper-to altri due punti vendita: Il Laccio, di via FratelliPorcellaga, 17 e Il Laccio di corso Cavour, già Sui-te 206. Lo stesso nome dei due negozi del centro,il Laccio, è diventato il brand non solo di casa Ri-chiedei, ma di un intero consorzio di commerciantidel centro nord. In pratica un vero e proprio gruppo d’acquisto con-sorziato, che si rivolge alle aziende manifatturiere,in prevalenza italiane, acquistando calzature perl’uomo e per la donna che poi vengono commercia-lizzate con questo marchio. Oggi il Laccio, è dunque sinonimo di manufatti dallaspiccata personalità delle linee e realizzati con ma-teriali (il cuoio e la pelle) selezionati e confezionati con maniacale cura da abili artigiani.I modelli proposti da Richiedei, che si rivolge inmaggioranza al mercato femminile, sono classici e

maggioranza un pubblico femminile (pari al 70%delle vendite), ma non per questo mancano i marchinobili per il pubblico maschile, come A.Testoni(brand bolognese simbolo del Made in Italy nelmondo) con le sue classiche derby in vitello o in ca-pretto o le francesine a coda di rondine, che esalta-no la cura e la passione per i dettagli e Pakersonche, a dispetto del nome, è espressione dell’ars su-toria italiana e uno dei leader del mercato del lusso.Pakerson, da cinque generazioni, ha saputo inte-grare il patrimonio storico delle lavorazioni artigia-ne con la necessaria innovazione, garantendo l’ec-cellenza di uno stile. Per la donna sportiva, il negozio propone i sandalidi Zamagni (una delle prime fabbriche artigianali diSan Mauro Pascoli, cittadina nota per la sua grandetradizione calzaturiera) che abbinano al caldo coloredella terra del vitello, inserti nella zeppa dai coloriocra o arancio e la collezione di calzature di tenden-za e qualità Laura Bellariva, un brand che sa ab-binare all’eleganza dei suoi modelli il massimo dicomfort.

Vetrine Richiedei

Vetrine Galleria al Duomo

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minimali, ma rinnovati da una colorazione viva cheva dal ciclamino, all’arancio e spesso accompagnatida un dettaglio decorativo che interviene a sovverti-re lo status di classico della calzatura. Décolleté allacciate alla caviglia da un cinturino,sandali coprenti ma generosamente spuntati dovespesso le contrapposizioni cromatiche aggiungonoanche la texture del pellame. Per l’uomo, nelle collezioni proposte da Richiedeinon mancano i classici mocassini in stile british, inpelle scamosciata o spazzolata, che nulla hanno dainvidiare (per la qualità e per le finiture) ai più notifratelli anglosassoni, grazie all’esperienza e alla sa-pienza tramandata per generazioni di chi lavora lapelle e il cuoio dal loro primo stadio fino a conferir-gli la forma di una scarpa. Artigianalità assoluta,hand made e cura del dettaglio, sono le parole d’or-dine delle calzature proposte.Per le passeggiate primaverili, il negozio di corsoMartiri, propone le francesi Le Coq Sportif, con isuoi 130 anni d’esperienza nella calzatura sportivae le Fred Perry, famoso per aver legato il suo no-me al torneo di tennis di Wimbledon (dove ha vintotre titoli) per la Coppa Davis e abbinato a una lineadi abbigliamento, consolidatasi a partire dagli anniSessanta. Ultima proposta, visto che “Chi ha maleai piedi ha male dappertutto”, gli zoccoli DrScholl. Rimanendo fedele ai principi del modellooriginale, i nuovi modelli conservano lo stesso stes-so stato iconico degli anni ‘60.

Roberto Richiedei

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Ragazzini calzature - corso Cavour, 11/a

Katharina Denzinger "Racing car shoe", 1965 per Herbert Levine, Inc The Metropolitan Museum of Art, New York.

Ragazzini calzature, nasce nell’estate del 1988,potremmo dire a colmare un buco nelle tabellecommerciali del centro: quello di un negozio di cal-zature esclusivamente per l’infanzia. Bimbo o bim-ba non fa differenza, si va dagli zero anni, all’adole-scenza. Il negozio Ragazzini si distingue da subitoper la particolare attenzione rivolta al servizio e allaricerca di calzature artigianali e di qualità. Il successo è immediato.�Accanto a questo, Ragaz-zini affianca l'offerta dei migliori marchi che, di vol-ta in volta, hanno scoperto il mondo del bambino eselezionano i negozi più prestigiosi dove vendere iloro prodotti.�Qualità dunque, supportata però daun'idea molto precisa: a ogni bambino deve essereconsigliata la calzatura che può aiutarlo a compiereal meglio i suoi primi passi, perchè anche i piedi diun bambino devono stare nelle scarpe, come ci ri-corda romanticamente Pablo Neruda, (1904-1974)in questa poesia:“Il piede di un fanciullo/ non sa ancora di essere unpiede/ E vorrebbe essere una farfalla, o una mela./ Ma, col tempo, sassi e schegge di vetro/ Strade,scale, e i sentieri della nuda terra/ Insegnano al pie-de che non può volare/ non può essere un frutto

Sandali Simonetta Shoesby Sophie Delaporte - www.simonetta.it

Interni negozio Ragazzini

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appeso al ramo./E allora il piede del fanciullo èsconfitto/ caduto in battaglia,/ è un prigioniero,/condannato a vivere in una scarpa”.I brand proposti da Ragazzini calzature vanno daquelli più glamour (per mamma e papà) come Guc-ci, Prada, Tod’s, Hogan, a Simonetta shoes,un’azienda leader a livello internazionale nel settoredell’abbigliamento fine per bambini e dal design raf-finato ed esclusivo. Dalle scarpe griffate PhilippeModel, nome di uno dei modisti più amato dagli sti-listi (di fama uno dei suoi modelli storici per uomo edonna, Le Paris, caratterizzate dalla suola montata amano, dal fussbett interno e dalla tomaia lavorata etrattata artigianalmente), a quelle Made in Italy fir-mate Ash, ottimo compromesso tra prezzo compe-titivo e scarpa esclusiva. Dalle comode, flessibili esufficientemente rigide, scarpe Pom d'Api che per-mettono al bambino la formazione naturale dellasua volta plantare, alle parigine Chipie, Ragazzininon si fa mancare nulla. E ancora: dai sandali e co-loratissimi zoccoli Crocs, alle intramontabili e fan-tasiose Converse, sneakers dai colori sempre nuo-vi e alle infradito brasiliane Havaianas, dalle millefantasie (da Batman ai dinosauri). Una nota di meri-to e non è poca cosa, all’arredamento d’interni delnegozio in corso Cavour e del suo omonimo d’abbi-gliamento per bambini, in via Gabriele Rosa.

Interni negozio Ragazzini

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Andrea Morelli, sinonimo di femminilità, glamour edeleganza presenta i nuovi must have di stagione: décol-leté, sandali, zeppe, open toe e stivaletti. Modelli grin-tosi, trendy e giovanili di altissima qualità data dai ma-teriali più preziosi e da lavorazioni totalmente made inItaly. E inoltre un’ampia collezione di borse: dalle clutchpiù glamour alle quotidiane shopping bag. Accanto allacollezione donna un’ampia scelta anche per lui: scarpeche mixano stile quotidiano, look sportivo e rigoroso.Grazie alla vasta gamma di modelli, le calzature AndreaMorelli sono in grado di sposare gli outfit più easy aquelli più eleganti. Presso il negozio Andrea Morelli a Brescia, in Corso Pa-lestro 33 potete trovare anche le collezioni uomo edonna Byblos e le collezioni junior Walk Safari ed An-drea Morelli Teen oltre a Byblos Juniorclub, Roberto Ca-valli, Liu Jo e Alviero Martini. Le collezioni Andrea Mo-relli sono prodotte e distribuite dal CalzaturificioElisabet, azienda marchigiana guidata dalla famigliaVallasciani, che ha archiviato il 2011 con un fatturato di44 milioni di euro, in crescita dell’ 8,5% rispetto all’an-no precedente. L’azienda ha più di 45 vetrine in Italia ed all’estero ed èpresente con i suoi monomarca Andrea Morelli nellepiù importanti città, oltre a disporre di uno showroomdi 230 mq a Milano, in via Morimondo 26.

ANDREA MORELLIcorso Palestro 33

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Montegrappa-Ferrari, Delta-Alfa Romeo,Tibaldi-Bentley, Omas-Maserati: il binomio, penna stilogra-fica – automobile è pieno di esempi significativi, pe-rò è singolare come la 1000 Miglia abbia ispirato,per tre anni, tre penne stilografiche prodotte da trediverse aziende italiane leader nel settore. Nell’ordi-ne: Omas, Montegrappa e Delta. Questo è stato possibile grazie all’ingegno e allapassione di Maurizio Abrami, titolare, con la moglieMaria, del negozio Lazzaroni - Gioielli per scrivere,di corso Palestro. Nella storia recente della stilogra-fica, che un commerciante realizzi penne non percommemorare un anniversario legato alla propriaattività è già un fatto eccezionale, ma lo è ancora dipiù se il prodotto è frutto di un progetto coerente enon improvvisato. Le tre stilografiche in questione

hanno lo spirito carico d’avventura e di rischio, deileggendari piloti della 1000 Miglia e sanno coniuga-re la cura del lavoro artigianale, alla modernità tec-nologica del nostro tempo. Nella progettazione,grazie anche alla maestria delle aziende produttrici,nulla è stato lasciato al caso. La celebre corsa sta nelloro corpo e non solo nel logo, del quale si sono ac-quistate le royalties. Ciò è potuto accadere perchéchi le ha progettate è sì titolare di un negozio dovesi vendono oggetti per scrivere, ma non è solo uncommerciante, bensì un collezionista appassionatodi stilografiche, con un’idea romantica dei prodottiche propone e vende. Come nacque la prima stilografica 1000 Miglia è lostesso Abrami a raccontarcelo: “Inizialmente, conun mio cliente, collezionista di penne stilografi-

Le penne della 1000 MigliaGiuseppe Romano - Foto Vincenzo Lonati

Alla fine degli anni ‘90, grazie a Maurizio Abrami, commerciante e collezionista appassionato,vengono prodotte tre stilografiche, per scrivere del più grande museo viaggiante del mondo

MERCANTI DI SOGNI

Da sinistra: Montegrappa 70° 1000 Miglia, Omas Extra 722 1000 Miglia, Omas Città di Brescia, Delta 1000 Miglia The Third

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che, pensammo di realizzareuna penna che fosse emblemadella laboriosità e dell’impren-ditorialità della nostra terra eche fosse legata a un qualcosafacilmente riconoscibile nelmondo. L’evento che più d’altrici parve immediato fu la 1000Miglia. Cominciammo a lavora-re a questo progetto, ma benpresto ci rendemmo conto delledifficoltà. Capimmo che nonera pensabile chiedere ai pro-motori della corsa di finanziarela produzione di una penna sti-lografica; l’unica possibilità eraquella di pagare le royalties dellogo della gara, per una sommastabilita. Fu così che abbando-nai, mio malgrado, l’idea inizia-le e mi assunsi in toto il rischio

economico. Infine, con Malagu-ti, allora CEO Omas, lavoram-mo alla progettazione di unaOmas Extra ispirata alla Merce-des 300 SLR, che vinse la 1000Miglia del 1955”. L’amore diMaurizio Abrami per le proprieorigini (tanto più in un mercatodove la globalizzazione spazza viaogni senso d’appartenenza eprende in prestito ragioni e prete-sti, storie di vita e protagonistireali, per fare business) fu pre-miato e alla prima esperienza rea-lizzativa, ne seguirono altre due disicuro successo.Alla stilografica Omas Extra722 1000 Miglia del 1995, inresina rossa, rivestita con un in-novativo procedimento d’ottonerodiato, fecero seguito la Monte-

grappa 70° 1000 Miglia, edi-zione limitata del 1997, che por-ta le incisioni della Bottega di Ce-sare Giovanelli, laboratoriobresciano famoso nel mondo perle preziose incisioni su armi dacaccia e la stilografica Delta1000 Miglia The Third.“La penna stilografica Omas 722- scrisse Robero Denti nella bro-chure - celebra quel numero en-trato nella leggenda dalle fiancatedella Mercedes SLR di Moss eJenkinson, chiamati a volare let-teralmente attraverso un’Italiache non esiste più, che scende instrada ad aspettare dei fari chesfrecciano nella notte. Un’auto, aereodinamicamenteperfetta, nata per vincere, perdominare, per incutere rispetto.La silberpfeil di Moss, la frecciad’argento, è disegnata dal vento,nulla è lasciato al caso: anchequel non colore, l’alluminio allostato puro, per risparmiare qual-che chilo di vernice… Ora la stilo-grafica Omas 722 richiama queldesiderio assoluto di movimento,di velocità e leggerezza insieme”.Tutte le strade portano a Roma,recita un antico motto popolare.Ovvio, quindi che pensando auna gara d’automobili si puntassesulla capitale. Quando gli ideatoridella 1000 Miglia disegnaronosulla carta il percorso della garaautomobilistica non potevanocerto supporre quanto questaavrebbe inciso nell’immaginariocollettivo dell’epoca. C’era inquel percorso un’ansia di moder-nità di un’Italia finalmente percor-ribile e sicura. Un paese fatto dipaesaggi ameni, con punti di ri-storo, locande, officine; un paeseavviato a una motorizzazione cre-scente che avverrà alla fine deglianni Cinquanta. In quegli anni iprofondi mutamenti dei livelli divita e nel costume, le trasforma-zioni e la ripresa dell’economiavidero affermarsi una nazione fat-

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ta di strade per il mercato automobilistico, ma ancheper il turismo, frutto delle bellezze naturali e paesag-gistiche e di una cultura millenaria invidiata e rispet-tata. Quel disegno ideale di congiunzione tra nord esud, che poi è il tracciato della 1000 Miglia, favorì inun certo qual modo l’unificazione del paese. Proprio quel disegno è riprodotto sul fusto e sul cap-puccio della stilografica Montegrappa 70° 1000Miglia. “Il valore artistico delle incisioni a bulinodella Bottega bresciana Cesare Giovanelli, – diceMaurizio Abrami – ha il sopravvento sullo strumen-to… Così il più grande museo viaggiante del mon-do (come lo definì Enzo Ferrari) riprende corpo e siconfigura sulle forme della penna seguendo unpercorso che la fantasia ci porta a immaginare lun-go la 1000 Miglia”. Il bulino fa apparire, come perincanto, il Castello di Brescia, il Palazzo delle signoriedi Firenze, il Colosseo e strane automobili, dalle ruo-te gigantesche e dai musi che paiono quelli di ferocisquali all’attacco. Metalli preziosi, l’oro e l’argento,esaltano la forma della stilografica dalle finiture rossedel puntale e del fondello e un’arcuata clip a rotellasegna la sinuosità delle colline del bel paese, accom-pagnando l’incisione. Un’opera d’arte tascabile perscrivere nuovi intinerari: - Sinistra secca, destra chechiude, lento, più veloce, vai! -. La Montegrappa 70° 1000 Miglia ha avuto un gran-de successo di mercato, esaurendo in poco tempo i500 esemplari prodotti in argento e gli 88 in oro.All’inizio del terzo millenio Maurizio Abrami progettala terza penna dedicata alla corsa: la Delta 1000Miglia The Third, una stilografica in edizione limi-tata, dalle dimensioni generose, realizzata sia in oro18 kt, che in argento massiccio. La particolarità della The Third sta nel cappuccio aforma cilindrica e traforato alle estremità per far tra-sparire la resina rossa sottostante. Il traforo del pre-zioso metallo, lavorato a specchio, dona una dimen-sione tridimensionale alla scritta MM The Third esuggerisce l’immagine di un trofeo. La clip a frecciarichiama il logo della Grande corsa e le proporzionidella penna sono scaturite da un complesso calcoloriconducibile al tre, numero divino e scaramanticoper Maurizio Abrami, commerciante appassionato distrumenti per la scrittura. Tre penne, tre aziende in tre anni per percorrere coni viaggiatori della 1000 Miglia quelle che furono lestesse strade dei pellegrini di un tempo che si recava-no nella città sede del Santo padre e che oggi, attra-verso la rievocazione storica della grande corsa, ri-mandano a Brescia, sinonimo di eccellenza, anchenel caso di una piccola nicchia di mercato quale èquella degli oggetti pregiati per scrivere.

LA NOTTE BIANCA DELLA MILLE MIGLIA

Sabato 12 MaggioNotte Bianca1000 Miglia

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LA 1000 MIGLIA

La Mille Miglia prenderà il via da Brescia il 17 maggio, dove ritornerà il 20

L’itinerario Brescia-Roma, e ritorno, percorre, giran-do in senso orario, le strade classiche della Mille Mi-glia e tocca sette regioni: Lombardia, Veneto, EmiliaRomagna, Marche, Umbria e Lazio, all’andata, a cuisi aggiunge la Toscana al ritorno.Il percorso 2012 propone il suggestivo attraversa-mento di alcune tra le più belle città d’Italia. Da Brescia le vetture partiranno in leggero anticiporispetto al solito per compensare l'allungamentodella prima tappa che vedrà la corsa raggiungere Vi-cenza, Padova, Rovigo e Ferrara anzichè arrivare aBologna dopo aver toccato Verona come accadevanegli anni scorsi. I via è fissato alle 18.45, quindipassaggio a Desenzano, Sirmione, Verona e poi viafino a Vicenza e Padova prima di svoltare verso sud,attraversare Rovigo e fermarsi a Ferrara. Il giornoseguente da Ferrara la corsa tornerà a Ravenna,quindi San Marino, Sansepolcro, Spoleto (quest'an-no niente scalata al Terminillo) e quindi la lungadiscesa verso Roma dove le prime auto sono attesea Castel Sant'Angelo verso le 20. Dalla capitale par-tirà l'ultima tappa con l'attraversamento di Viterbo,Siena, Firenze, Bologna (con la consueta scalata aFuta e Raticosa), Modena, Reggio Emilia e Cre-mona, prima dell'arrivo nella nostra città, in vialeVenezia.

LA NOTTE BIANCA DELLA MILLE MIGLIA

Sabato 12 MaggioNotte Bianca1000 Miglia

NOTTE IN CENTRO!

Ogni giorno la vita è una grande corrita(ma la notte no!)Ogni giorno è una lotta chi sta sopra e chi sotta (ma la notte no!)Il mattino è un po' grigio se non c'è il dentifrigio(ma la notte no!)tu ti guardi allo specchio e ti sputi in un ecchio (ma la notte no!)Poi comincia il lavoro e dimentichi il cuoro (ma la notte no!)parli sempre e soltanto delle cose importanto(ma la notte no!)e ti perdi la stima se non trovi la rima(ma la notte no!)ti distrugge lo stress e dimentichi il sess(ma la notte no!)Ma la notte (Renzo Arbore)

Ma la notte...

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L o s t i l e d e l l o s h o p p i n g n e l C e n t r o *Aglini Papà Lupin via Mazzini 34

Alberta Ferretti NGF boutiques via Mazzini 28

All Star Il Laccio via F.lli Porcellaga 17

Altea Harbour via Gramsci 20/b

Altea Papà Lupin via Mazzini 34

Aspesi Papà Lupin via Mazzini 34

Atrois NGF boutiques via Mazzini 28-32

Audemars Piguet Barozzi gioielleria via Gramsci 16/b

Biagini borse Compel via San Martino d.B. 5/c

Blundstone Ginger via Felice Cavallotti 7/a

Boglioli Harbour via Gramsci 20/b

Braccialini Diana pelletterie via X Giornate 27

Breguet Barozzi gioielleria via Gramsci 16/b

Brian Dales Magentahomme corso Magenta 45

Cacharel NGF boutiques via Mazzini 28

Camper De Biagi Mood corso Magenta 18

Cartier (orologi) Barozzi gioielleria via Gramsci 16/b

Cartier (accessori) Lazzaroni corso Palestro 33

Cartier (occhiali) Ottica Tominetti corso Zanardelli 14

Carlo Moretti Casabella Lilloni corso Mameli,47

Casadei donna Borghini via Mazzini 12

Castañer De Biagi Mood corso Magenta 18

Chanel Ottica Zanardelli corso Zanardelli 21

Church’s Borghini via Mazzini 12

Clark’s Richiedei c.Martiri d. Libertà 66

Robert Clergerie NGF boutiques via Mazzini 28-32Coccinelle Coccinelle corzo Zanardelli 12Jey Coleman Harbour via Gramsci 20/bCollection Casabella Lilloni corso Mameli 47Compel Pellicceria Compel via San Martino d. B. 5/cConter Pellicceria Conter corso Palestro 37/a

Cow Parade Stoppini corso Palestro 28

Crazy Crazy corso Palestro 27/c

Della Ciana Harbour via Gramsci 20/b

Della Ciana Marea via Gramsci 13/a

Dior Barbaglio via Mazzini 5/b

Dondup Papà Lupin via Mazzini 34

Dr. Martens Ginger via Felice Cavallotti 7/a

Eberhard Barozzi gioielleria via Gramsci 16/b

Edward Green Borghini via Mazzini 12

Eleventy Kombacha contrada Cavalletto 8/a

Emamò Saint Tropez corso Palestro 25/a

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Centro Stili di vita

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L o s t i l e d e l l o s h o p p i n g n e l C e n t r o * Da Aglini a Stuart Weitzman,trova i tuoi brand esclusivi nei negozi del centro storico di Brescia

Etiqueta Negra Harbour via Gramsci 20/b

Etiqueta Negra Marea via Gramsci 13/a

Ernestomeda Magenta 43 corso Magenta 43/g

Fendi Barbaglio via Mazzini 5/b

Gianfranco Ferrè Pellicceria Lady corso Magenta,16

Fixdesign Romeo Sport c. Martiri Libertà 10/d

Franck Muller Barozzi via Gramsci 16/b

Gabriella Bosetti gioielli via Felice Cavallotti 8

Jhon Galliano Barbaglio via Mazzini 5/b

Giambattista Valli Bettina corso Palestro 32

Givenchy Bettina corso Palestro 32

Gucci Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Hamilton Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Iwc Bosetti gioielli via Felice Cavallotti 8

Iwc Barozzi gioielli via Gramsci 16/bJaeger Le Coultre Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Kokeshi Stoppini corso Palestro 28

Kristina Ti NGF boutiques via Mazzini 28-32

Kyocera lame Coltelleria L. Marenda corso Cavour 8

Lago Lagostore Brescia corso Magenta 43/b

Lardini Harbour via Gramsci 20/b

Lladrò Casabella Lilloni corso Mameli 47Leather Crown Magentahomme corso Magenta 45

John Lobb Borghini via Mazzini 12

Locman Italy Locman corso Zanardelli 30/b

Lola Cruz É entertainment shoes c. Magenta 22/a

Malìparmi NGF boutiques via Mazzini 28

Malloni Marea via Gramsci 13/a

Alviero Martini Diana pelletterie via X Giornate 27

Missoni Bettina corso Palestro 32

Missoni NGF boutiques via Mazzini 28-32

Miss Bikini Saint Tropez corso Palestro 25/a

Montblanc Lazzaroni corso Palestro 33

Montegrappa Lazzaroni corso Palestro 33

Officine Panerai Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Packerson Galleria al duomo via x Giornate 23/aPaoloni Magentahomme corso Magenta 45

Parmeggiani Compel pellicceria via s. Martino d. B. 5/c

Paul Picot Bosetti gioielli via Felice Cavallotti 8Paolo Pecora MI Magentahomme corso Magenta 45

Peserico Marea via Gramsci 13/a

Philippe Model Papà Lupin via Mazzini 34

Piaget Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Pianurastudio Marea via Gramsci 13/a

Pin-Up Saint Tropez corso Palestro 25/a

Piquadro Diana pelletterie via X Giornate 27

Emilio Pucci Barbaglio via Mazzini 5/b

Giovanni Raspini Stoppini corso Palestro 28Reign Magentahomme corso Magenta 45

Richard Mille Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Gabriella Rivalta Bosetti gioielli via Cavallotti 8

Royal Albert Stoppini corso Palestro 28

Royal Copenhagen Casabella Lilloni corso Mameli,47

Samsonite Diana pelletterie via x Giornate 27

Scholl Il Laccio corso Cavour 2/d

Sebastian Bettina corso Palestro 32

See by Chloé NGF boutiques via Mazzini 28-32

Silk and Soie Marea via Gramsci 13/a

Sisley Sisley corso Zanardelli,5

Siviglia white Papà Lupin via Mazzini 34

Solleciti Compel pellicceria via San Martino d. B. 5/c

Paul Smith De Biagi Mood corso Magenta 18

Stone Island Papà Lupin via Mazzini 34

Stewart Papà Lupin via Mazzini 34

S.T. Dupont Bosetti gioielli via Cavallotti 8

S.T. Dupont Lazzaroni corso Palestro 33

Tag Heuer Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Tally Weijl Tally Weijl corso Palestro 20/22

Tescona Stoppini corso Palestro 28

Testoni Galleria al duomo via X Giornate 23/a

The Bridge Diana pelletterie via X Giornate 27

The Seller NGF boutiques via Mazzini 28

Thun Casabella Lilloni corso Mameli 47

Tod’s Borghini via Mazzini 12

Tom’s Drag coll. Stoppini corso Palestro 28

Tosca Blu Marea via Gramsci 13/a

Tricker’s 1829 Borghini via Mazzini 12

Ulysse Nardin Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

United Color of Benetton 012 Benetton corso Palestro 25

Vacheron Constantin Barozzi gioielli via Gramsci 16/b

Valentino Barbaglio via Mazzini 5/b

Villeroy & Boch Casabella Lilloni corso Mameli 47

Oliver Weber Casabella Lilloni corso Mameli 47

Stuart Weitzman De Biagi Mood corso Magenta 18

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Page 46: "Brescia Centro - Stili di vita" (numero 4)

a tribute to grace. a tribute to elegance. Montblanc dedica la Collection Princesse Grace de Monaco ad una vera icona di stile

ed eleganza senza tempo e sostiene la Fondazione Princesse Grace con una preziosa

edizione di strumenti da scrittura in resina viola e finiture in oro color champagne.

La clip, che richiama un elegante decolté femminile, è impreziosita da un topazio rosa

con taglio a forma di petalo.

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SHOP IN SHOP MONTBLANC Lazzaroni - Corso Palestro 33/c - 25122 Brescia Tel. 030 3753184 www.lazzaronipenne.net - E-mail: [email protected] per scrivere

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Scrivi e incarta...Giuseppe Romano

Lazzaroni, Gioielli per scrivere e Casa di carta in corso Palestro, per uno stile che lascia il segno

BRESCIA, COMMERCIO D’ECCELLENZA

Lazzaroni: gioielli per scrivereLa seconda metà degli anni Novanta sono stati anniirripetibili per il mercato degli strumenti da scrittura.A partire dalla Montblanc Hemingway del 1992 (al-la quale seguiranno quelle dedicate a Agatha Chri-stie e a Oscar Wilde) le stilografiche in edizione limi-tata segneranno la storia di un nuovo collezionismo.Al brand tedesco risponderanno di volta in volta leitaliane Ancora, Aurora, Delta, Visconti, Tibaldi,Omas, Montegrappa, Marlen e accanto alle storicheWaterman, Parker, Pelikan, Namiki, farà capolinol’americana Krone. Mentre si chiude il secondo Mil-lennio, Lazzaroni - Gioielli per scrivere, edita ilsuo primo catalogo dal titolo emblematico: “Viaggionel fantastico mondo di Lazzaroni - 2000” e dal

1987, nella prima sede di Corso Garibaldi e succes-sivamente nella nuova sede di Corso Palestro 33 C,queste stilografiche ci sono proprio tutte, allineatein luminose vetrine, a formare una sorta di viaggiointinerante della scrittura: dagli oggetti più preziosiai più economici. In quel primo catalogo, che ha fat-to storia, c’è tutta la magia del negozio di Maria Laz-zaroni e Maurizio Abrami, un negozio che è “luogomagico e rifugio; un’isola, una zattera per moderninaufraghi”. Passano gli anni della preziosa ParkerSnake, della 149 Montblanc in oro massiccio (cia-scuna 20 milioni di lire in quel tempo), dell’insupe-rabile Iride Tibaldi in celluloide, dello stilema rivolu-zionario della Waterman Serenité e Abramiconvince caparbiamente i bresciani (e non deve es-sere stato facile) a provare nuove emozioni dello

Maria Lazzaroni e Maurizio Abrami nel loro negozio

a tribute to grace. a tribute to elegance. Montblanc dedica la Collection Princesse Grace de Monaco ad una vera icona di stile

ed eleganza senza tempo e sostiene la Fondazione Princesse Grace con una preziosa

edizione di strumenti da scrittura in resina viola e finiture in oro color champagne.

La clip, che richiama un elegante decolté femminile, è impreziosita da un topazio rosa

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Montblanc Alfred Hitchcock

scrivere; a valutare i suoni di un pennino in oro 18kt che sfiora la carta e intanto ripara, con la mae-stria e l’amore del collezionista di oggetti d’epoca,ogni vecchia penna riparabile, scovata in chissàquale cassetto. È così che il negozio Lazzaroni si af-ferma, sino a divenire uno degli atelier più impor-tanti dell’intero panorama nazionale. Ancora oggi,a distanza di anni, ogni tipo di novità nel mondodelle penne non sfugge alle vetrine del negozio dicorso Palestro, siano esse: la Montblanc AlfredHitchcock o la 1000 Miglia in versione latinoa-mericana, firmata Cuervo Y Sobrinos; la SailorShima Kuwa (Lazzaroni-Gioielli per scrivere, è di-stributore per l’Italia del brand nipponico) o la pic-cola e graziosa Souverän Pelikan M101N; l’ele-gante stilografica Elemento di Graf VonFaber-Castell, l’indovinata Montegrappa 150°Anniversario dell’unità d’Italia, o la stilograficaKrone J.F. Kennedy, copertina del catalogo2011 - 2012, giunto alla XII edizione. La caparbie-tà dei coniugi Abrami emerge anche nella loro ca-pacità di proporre novità sul mercato. Non solo lestilografiche della 1000 Miglia, ma anche pennededicate alla città di Brescia, come quella prodottada Visconti e dipinta ad aerografo dal maestro

Claudio Mazzi; quella realizzata in 209 esemplari daDelta, la Celebration Brixia Fidelis (cadeauxdell’Amministrazione comunale cittadina del 2009)una stilografica in resina speciale, tornita a mano dabarra piena, di un bel blu profondo con riflessi ma-dreperlacei, o la più recente penna-pistola Beret-ta ‘92, con il blocco portapenna a forma del carrel-lo dell’otturatore. Lazzaroni, che è l’unico Shop in Shop Mon-tblanc della città, commercializza anche borse dalavoro e da viaggio (Montblanc, Cartujano e Spal-ding), accessori (Cartier e S.T, Dupont), set per scri-vania e una ricca gamma di inchiostri profumati, ol-tre a offrire un accurato servizio di stampa su cartepregiate, come quella amalfitana.

Krone, J.F. Kennedy, copertina catalogo 2011 di Lazzaroni

Cuervo Y Sobrinos 1000 Miglia

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Penna-pistola Beretta ‘92

Stilografica Lazzaroni Città di Brescia 2007

VICTORIA IN CLIPEO SCRIBENS

“Mettiamola così: mentre molti sidannano l’anima per accostare unastilografica a un mito o a una divini-tà, i bresciani ce l’hanno in casa eben conservata. È la Vittoria alata, con la sua incon-fondibile grazia, le sue ali e quellapatina color verde cupo che i secolitrascorsi sotto terra le hanno confe-rito. Victoria in clipeo scribens, cosadi meglio ci si poteva inventare perdefinire un oggetto per la scrittura?Ai bresciani piace, in un gioco disuccessione fatto di confronti fanta-stici e di amore per le proprie radici,immaginarla come una dea che scri-ve della sua bellezza e che incide ilsuo nome d’origine: Victoria”.Stilografica Lazzaroni Città di Brescia 2007

Per ricordare un’arma di riferimento della rinomata fabbrica d’ar-mi Beretta, la 92, una pistola semiautomatica prodotta a partiredagli anni Settanta in molte varianti, Maurizio Abrami (del negozioLazzaroni, gioielli per scrivere) e Sereno Innocenti (docente dellaFacoltà d’Ingegneria dell’Università di Brescia) hanno progettatola penna Beretta 92. Il design e le linee guida dell’oggetto, realizzato da Delta, nasconodal rapporto dimensionale e geometrico della canna e del castellodell’arma, mentre l’emblema di Beretta, istoriato dalle tre frecce,è impiegato per dare forma e origine al fermaglio della penna asfera. Ecco che l’arma letale, impugnata da Mel Gibson nell’omo-nimo film, affida i colpi alla fluidità dell’inchiostro di un refill digrande capacità. L’incontro tra il professor Sereno Innocenti eMaurizio Abrami avviene nel laboratorio del negozio Lazzaroni,ma è a un tavolo di una vecchia osteria, su un foglio di carta presoa prestito, che prende corpo il primo bozzetto della penna Beretta92. Poi l’oggetto si materializzerà grazie all’abilità degli artigiani diDelta, incontrando l’apprezzamento di Ugo Gussalli Beretta, con-dottiero di una delle aziende italiane più famose a livello interna-

zionale per i contenuti tecnologici e le performance deisuoi prodotti. Nella garanzia che accompagna l’og-getto si legge: “La penna a sfera Beretta 92 segnauna straordinaria coincidenza tra due oggetti, la pen-na e la pistola appunto, che seppure con diversa po-stura, si stringono nella mano, o meglio s’impugnanocon la delicatezza necessaria, ma altresì con la certez-za del loro impiego”, ma lo stilema dell’oggetto fa sì

che il blocco portapenna a forma del carrello dell’otturatore della92, sia un tutt’uno con la sfera, quasi fosse un proiettile pronto aessere sparato.

Penna-pistola Beretta ‘92La base portapenna e la penna a sfera sono realizzate in metallo lavorato e rifinito a mano da barra piena,lucidato e nichelato

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

“Il primo maschio che incontriamo nella nostravita, ci fa un’ottima impressione. Il secondo, seabbiamo la fortuna di avere un fratello maggiore,dovrebbe servirci a capire che, appena noi tentia-mo di alzarci, loro ci “seccano” immediatamen-te...”. Inizia così uno dei manuali per Sopra...ridere,Quando diventerai il mio principe?, illustrato da RitaCardelli, nella collezione Le Nasute di Arcadia. Lo propone Casa di carta, da due anni in corsoPalestro 48 (dopo una lunga permanenza in via SanFrancesco), nata da un sogno femminile che si è tra-mandato sino a Eloisa, da 18 anni titolare del nego-zio. I manuali per sopra...ridere, della linea Le Na-sute, che comprende una vasta varietà di bigliettiper ogni tipo di anniversario o evento, sono l’occhioironico dell’immaginario femminile, romantico e ci-vettuolo, che si respira nella Casa di carta. Entri e titrovi in un gioco di oggetti (complementi d’arredo),di scatole colorate, di pupazzi, di carte fantasiose, dinastri e di candele, di casette per uccellini, di cap-pelliere dal gusto retrò, posati con cura e leggerezza(e non deve essere cosa semplice), quasi che ognu-no avesse uno spazio determinato ad alleggerire laquotidianità frenetica del nostro tempo. Kundera viavrebbe scritto dell’Elogio alla lentezza, Carroll delle

Avventure di Alice nel paese delle meraviglie, piùprosaicamente chi scrive, ne ha letto un mondo fan-tastico, fatto di quelle cose delicate che a volte stan-no nei sogni dell’infanzia... O del grande amore perla natura. Come altrimenti potresti collocare le casette per gliuccellini della svedese Wildlife Garden, realizzatein legno che sopporta le intemperie del tempo e di-pinte con pitture naturali, tali da non recare dannoagli animali in natura? O le case per le farfalle? Stesso spirito lo ritrovi nell’azienda francese Jardind'Ulisse che propone complementi d'arredo in li-no, cotone, ceramica e vetro e mobili in stile pro-venzale, lavorati in legno recuperato o di mango,dai toni sabbiati e caldi. Piccoli mobili (in questo ca-so il riferimento è alle misure) che si declinano an-che in un banco da scuola modello primi ‘900, inlegno color ebano, proposto da Fiorirà un giardi-no, brand italiano che ama “le cose semplici e i ma-teriali naturali”, disegnati magari a misura di bambi-no, ma che fanno l’occhiolino all’immaginariodell’infanzia degli adulti, come i pupazzi Trousse-lier Paris, che sanno trasformarsi in “j’adore monlapin”, coccola per i grandi. La peculiarità di casa diCarta però sta nel confezionare con maestria ogni

Casa di Carta, nata da un sogno femminile

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Centro Stili di vita

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cosa, anche acquistata in un altro negozio. Qualunque sia l’oggetto, prezioso e piccolo o riccoe voluminoso, puoi scegliere nel negozio Casa dicarta la scatola, le carte e i fiocchi, dalle nuance piùvicine al tuo sentire ed affidarti ai consigli e al buongusto di Eloisa. La presentazione è garantita e tutticonosciamo il valore aggiunto che può dare a un ca-deaux una confezione personalizzata. Casa di cartainoltre, è in grado di realizzare ogni tipo di scatola,per riporre negli armadi capi d’abbigliamento, ca-pelli, collezioni di vario tipo e perchè no, per impi-lare a guisa di complemento d’arredo; scatole ta-gliate nel cartone nelle forme più svariate e rivestitecon carte, tessuti, feltro o pelle. Carta e ancora car-ta, non solo per scatole e cappelliere, ma per tra-sformare i coordinati per la tavola, in note di alle-gria di una festa ben riuscita. Si va dai coordinati diCaspari, ai tovaglioli con cifre stampate in oro,della PBS. Per completare la scena di una notte ro-mantica le coloratissime candele mangiafumo lacca-te della cereria italiana Bertoncini o quelle artigia-nali (handmade in Germany) di Maria Buytaert,dalle diverse sfumature di colore, che bruciando sisrotolano da uno o entrambi i lati, a seconda dellaposizione in cui si trovano, sbocciando come un fio-re. La sensazione è che Eloisa, ami il buon umoreironico degli oggetti che propone nella sua Casa dicarta, come strumenti di un teatro o di un gioco. La concretezza delle scatole, i colori delle tovaglie dicarta, le smorfie dei pupazzi o la lieve trasparenzadei vetri o delle candele, sono come le maschere diattori chiamati a recitare qualcosa, invitandoci anon prenderci troppo sul serio.

Rita Cardelli e Le NasuteRita Cardelli illustratrice per Arcadia e pittrice, scrive nel suo blog:

“Le mie mani e la mia fantasia sono semprein movimento e, un giorno, ho costruitouna marionetta di legno con la testa forma-ta da una pallina da ping pong che, per ren-dere simpatica, ho dotato di un grosso nasoed un sorriso radioso. Fatti i capelli e vesti-ta, è rimasta sulla mia scrivania a guardar-mi insistentemente, finchè non l’ho ritrattanelle più disparate posizioni e fatta “vivere”della mia quotidianità. Il suo sorriso conta-gioso è riuscito a interpretare tutto in ma-niera ironica e positiva. È un’amica simpatica, è perspicace, sottile,spiritosa, intelligente, ha fascino, è sempreinnamorata e sogna … Come tutte le donne!Oggi, visti i tempi, spero solo non arrivi laFata Turchina a trasformarla, perché mi co-sterebbe una fortuna in chirurgia plastica!”

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Anna Tatangelo, concertodella Notte Bianca 1000 Miglia, 2011 (Foto A. Romano)

Notte Bianca 1000 Miglia, 2011

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LA MUSICARIMBALZA DAL CENTRO AL RING

LA MUSICA, DAL CENTRO AL RING

Ivano Rebustini

“Sarà la musica che gira intorno/quella che nonha futuro/Sarà la musica che gira intorno/saremonoi che abbiamo nella testa/un maledetto muro”:cantava così Ivano Fossati qualche annetto fa (sì, vabeh, era il 1983…); nel frattempo il “maledetto mu-ro”, se state pensando a quel muro là, è caduto, seianni dopo la canzone di Fossati. Ma siccome di musica stiamo parlando, altri murisono caduti, per esempio quelli edificati a protezio-

ne dei generi, tanto che ormai per qualcuno la mu-sica si divide esclusivamente in “mainstream” e“non mainstream”, tutti cantano e suonano tuttocon tutti, e se ogni tanto ci si guarda, o meglio ci siascolta un po’ in cagnesco, è per la forza dell’abitu-dine. Poi, visto che siamo a Brescia, anzi, nel cen-tro di Brescia, per associazione potremmo anchepensare alle mura venete, prendere la musica che sisuona in città e farla giustappunto “girare”, o - se

“Al riparo dalla pioggia, nel quartiere malandato dietro Piazza della Loggia, tra le tue pareti

rosse il mondo mi sembrava non ci fosse”.

Il chi e il cosa, il dove, il quando e il perchè della musica nel centro di Brescia.

Locali underground e altri di tendenza,ma pur sempre luoghi dove “si fa” musica

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vogliamo - immaginare che rimbalzi tra centro, ringe controring, dentro e fuori le mura, sfruttando gliarchi non solo dei violini, girando (ancora!) l’ango-lo, accarezzando foglie e fili d’erba del verde pubbli-co e di quello privato, facendo tintinnare calici e flû-te oppure ri-girandosi (sììì) in qualche bicchieretozzo e però non privo di una certa grazia, accom-pagnandosi con whisky almeno adolescenti. Ed ec-coci allora alla celebre regola delle cinque W, che initaliano sono peraltro due C, una Q, una D e una P. Il Chi e il Cosa, il Dove e il Quando, risolvendo su-bitissimo la questione del Perché: “Perché ci piace”.Allacciatevi le cinture, si parte.

“Al riparo dalla pioggia/nel quartiere malanda-to/dietro Piazza della Loggia/tra le tue pareti ros-se/il mondo mi sembrava non ci fosse”: Dove, èchiaro anche ai sassi, siamo nel centro storico chepiù storico non si può; Cosa, sono alcuni versi diuna canzone, La vita senza Pepe; Chi, è Jet SetRoger, forse il più “centrale” dei musicisti brescia-ni, caratteristica almeno in parte dovuta ai suoi na-tali londinesi; Quando, è molto spesso, praticamen-te sempre, se è consentita l’iperbole. Come, lostiamo per vedere. Anche se hanno chiuso il bar dei suoi sogni (“Lamusica è la prima cosa/se non mi piace non civerrò mai”), Roger - che, con molto meno glamour,di cognome anagrafico fa Rossini - non ha certosmesso di proporre nei locali di quel quartiere ma-landato che così malandato però non è più, e laBrescia attenta se n’è accorta, il suo rockabaret (oraconsentitemi il neologismo).

l nuovo tempio si chiama Carmen Town e giacchéci siamo arrivati pedinando Jet Set, diciamo pureche ogni riferimento a London Town è puramentevoluto: ci accoglie in via Fratelli Bandiera, 3 e unavolta si chiamava, con respiro un po’ meno interna-zionale, Tipo 00, che i malpensanti malpensavanochissà cosa, ma è solo farina, quella che si contrad-distingue a occhio nudo per la sua purezza e il suocandore. Una sbirciatina al programma dell’ultimo mese utilebasta e avanza per rendersi conto che la musica èdavvero per tutti i gusti: jazz a denominazione d’ori-gine controllata come possono garantire fra gli altriil chitarrista Sandro Gibellini o la cantante BettyVittori, e poi il rock e l’hip hop, il funk e l’elettro-nica, e dj set dai nomi in grado di far strizzare l’oc-chio anche a mia zia (se soltanto masticasse l’ingle-se dei camerieri italiani all’estero, si diceva unavolta).

Jet Set Roger

Sandro Gibellini, Foto Daniela Crevena www.sandrogibellini.com

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Senza spostarci di molto, al nu-mero 10/C di contrada del Car-mine fa giochi di parole Il ReVi-sionario, che un tempo battevabandiera francese (Le Visionnaire)e oggi si propone come officinaculturale per la revisione di animedanneggiate. Anche in questo caso, la musicagira a 360°, forse anche 400: jazzma non quello bensì quell’altro,che si possa suonare pure contoys e drummachine e non solocon chitarra e clarinetto, oppureelettronica italiana da Parigi e daBerlino e “puntuali alle 21 per

l’inizio del live perché il posto èpiccolo e la ressa tanta”, o anco-ra un po’ d’improvvisazione “psi-kedelika”, giusto per far sembrarela psichedelia qualcosa di più simi-le alla canasta. Restando in con-trada del Carmine, quel “Quid”che mancava adesso c’è, al nume-ro 33; si definisce “un collettivo dipersone che si muovono in diversiambiti artistici”, ma quel che a noiinteressa è che quasi ogni dome-nica sera si suoni e che suoni: jazzdi lusso, ma anche improvvisazio-ne e grunge, elettronica e rockacustico.

Sandro Gibellini, Foto Daniela Crevena www.sandrogibellini.com Il Seconda Classe di via Zima

© ken damy - Serena - Foto esposta all’ingresso del locale “La Concessionaria”

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Adesso un po’ ci dobbiamo spostare, non prima diaver tributato un doveroso omaggio a un luogo che- per com’era (oggi in via Marsala 58 apre i battentisolo un rispettabilissimo ristorante dove peraltro an-cora ogni tanto si suona) - avrebbe molto probabil-mente fatto la gioia di Pedro Almodóvar: a La Cor-te dei Miracoli un pianoforte non si negava anessuno e un nostrano incrocio tra Moira Orfei eNilla Pizzi, che si sarebbe meritato un bel monu-mento alla cantante ignota, usava reiterare come inun loop la sua inconfondibilmente roca e un po’ bia-scicata Verde luna. Ignorando bellamente i divieti ditransito come si può fare solo viaggiando sulla cartastampata, risaliamo verso piazza Loggia, la attra-versiamo, scuotiamo un po’ la testa costeggiando ilQuadriportico e pensando a quel che poteva esseree purtroppo non è stato, e ci dirigiamo verso la pe-nultima o forse terzultima meta del nostro tour, ve-dremo se ci saranno abbastanza tempo e righe.

Non sarà centro storico, ma sfido chiunque a daredella periferia a viale Venezia. “Bart gallery, loungebar, aperitivi, eventi aziendali, compleanni, lauree,addii celibato e nubilato”: mancano solo le cresimee il calcetto nelle proposte di quella che una volta

Alberto Belgesto, il lattaio

era una concessionaria Fiat, la celeberrima Berto-lotti, e oggi è per tutti semplicemente La Conces-sionaria, anche se c’è un “Fiat Lux” d’ordinanza aimpreziosirne la denominazione. Rocker dal fascinotenebroso quali Andrea Van Cleef e band conpiù di un futuro come le Case, cantautori visionarialla Dino Fumaretto (che bresciano non è, ma or-mai è come se lo fosse) e “simpatiche canaglie” tipoi Laurex Pallas, quelli di “Vicenda semiseria di unsuonatore d’ukulele in 467 sillabe”: la Concessiona-ria è tutta qui, e scusate se è poco. Locale storico (since 1995) e solo un po’ più fuorimano è invece il Seconda Classe di via Zima9/A, dove puoi imbatterti - prima o dopo le giovanipromesse del pop in rosa Maya o Elodea – nell’excentrocampista del Brescia Antonio Filippini ac-compagnato dal gemello Emanuele e dai suoiStalkers a fin di bene.Un discorso a sé merita il Lio Bar, che se la stazio-ne ferroviaria non è poi così lontana ci può anchestare, in via Togni 43, forte di una storia da raccon-tare ai nipoti (con il vecchio nome e la vecchia atti-vità de Le Due Ferrate era la classica trattoria deiferrovieri) e soprattutto di una programmazione al-tisonante e molto internazionale. Come altisonante era la programmazione della Lat-teria Molloy, che rivitalizzava nei fine settimana ilpacioso circolo Uisp Vivicittà di via Berardo Maggi.Oggi la Latteria non è più lì e non ancora là, e ne-anche è dato sapere se e quando: ma se Jet Set Ro-ger te le suona, Alberto Belgesto - il “lattaio” -non ha certo finito di cantarcele. Magari - perchéno? - anche in centro. Anzi, mi sembra già di veder-lo spillare una birra con la mano sinistra e aggiustar-si il microfono con la destra.

La Concessionaria

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FOTOGRAFIA FINE ART NEL CENTRO

La primaveradella Wave Photogallery

La Wave Photogallery (via Trieste 32/a) inaugura ve-nerdì 11 maggio alle ore 19,00 il progetto Passato pros-simo di Susanna Pozzoli, a cura di Ilaria Bignotti e lamostra The red-eye collection di Dario Catellani, a curadi Marco Scotti.Quali sono le immagini che la memoria conserva? Qua-li i ricordi che il tempo non riesce a cancellare? Dove sinascondono le tracce della vita, del lavoro, degli amorie dei drammi di una famiglia? La fotografia di SusannaPozzoli raccoglie, scatto dopo scatto, un album di im-magini che sono parole e pieghe, tracce e segni di untempo e di uno spazio intimi e personali, eppure alcontempo, collettivi nel loro esporsi e raccontarsi agliocchi del pubblico. In attesa di un dialogo dove ciascu-no è invitato a ricostruire il proprio passato prossimo.Scrive Ilaria Bignotti: “... Sfogliare le pagine di un albumporta a riflettere sull’unità della famiglia, sul destinodell’individuo ora avverso ora fortunato, sul corso dellastoria e dei costumi, sullo scorrere inesorabile del tem-po inscritto nei volti e rivelato dalla carta fotosensibilecome memento mori...”. In contemporanea, Dario Ca-tellani espone negli spazi di Wave Photogallery, cinqueserie di scatti che raccontano (in quella che può esseredefinita la sua prima grande mostra monografica italia-na) le proprie ricerche e i suoi percorsi, attraverso il filoconduttore dei continui spostamenti tra studio, set ecittà, propri di un fotografo contemporaneo che si ri-trova costretto a viaggiare di notte per ottimizzare leore di lavoro. “L’attenzione per lo spazio si pone - scriveMarco Scotti - come un ulteriore filo conduttore di undiscorso unitario e articolato: l’America, continuamen-te attraversata, è ricostruita in un collage di dettagli dicorpi e figure, luoghi iconici e dettagli folgoranti, rac-colti dagli occhi rossi di chi viaggia di notte e passa lagiornata a lavorare sullo sguardo, seguendo una rigidaschedule per muoversi tra la città, il set e lo studio, mamantenendo quel filo rosso e quella coerenza concet-tuale che tiene unita una ricerca”.

“Passato prossimo” di Susanna Pozzoli e “The red-eye collection” di Dario Catellani,da venerdì 11 maggio alla Wave Photogallery, in via Trieste 32/a

© Susanna Pozzoli

© Dario Catellani

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Centro Stili di vita

Aab: l’associazione degli artisti bresciani,ma non solo

Breve storia dell’AabSu iniziativa di un gruppo di artisticoordinati dallo scultore GiovanniAsti, Il 24 maggio 1945, ad ap-pena un mese dalla Liberazione,nella sede della Camera del Lavo-ro, nacque ufficialmente un soda-lizio denominato “Arte e cultura”.Il fine della libera associazione,era quello di riorganizzare, dopogli anni di crisi della dittatura fa-scista e della guerra, l’assistenza ela formazione professionale degliaffiliati, oltre che il circuito espo-sitivo. Nel 1946 il sodalizio as-sunse il nome di “Associazione

artistica bresciana” e nel 1962quello attuale di “Associazione ar-tisti bresciani”. La prima esposi-zione venne organizzata il 14 ot-tobre 1945, in alcuni ambientidel pianterreno del palazzo Betto-ni Cazzago in via Gramsci 17, ri-masto sede dell’Aab fino al 1990:parteciparono alla rassegna cen-toventi artisti bresciani .Fin dall’inizio uno dei momentiqualificanti dell’associazione fu lascuola d’arte: nello statuto del1949 essa veniva indicata comecompito precipuo del sodalizio. Ilprimo quinquennio (1945-1950)

si caratterizzò per la costruzionedel sodalizio, ma anche per alcuniaspetti e contraddizioni che nehanno percorso l’intera vicenda:la questione della sede, la man-canza di fondi certi, i contrasti frai cosiddetti “innovatori” e “tradi-zionalisti”, la difficoltà dei rappor-ti con le Amministrazioni locali e icritici. Gli anni Cinquanta si con-traddistinsero per una serie diconflitti sulle scelte artistiche esulle persone che avrebbero do-vuto guidare l’Associazione e rea-lizzare il programma culturale. Gli anni Sessanta furono anni di

LE ARTI NEL CENTRO

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grandi rinnovamenti e trasformazioni, soprattuttosotto le presidenze di Adriano Grasso Caprioli e diGigi Fasser: particolarmente importante fu la riqua-lificazione dell’attività espositiva (con le mostre diMario Sironi, Franco Francese, Piero Guccione). Su progetto dell’architetto Fasser inoltre venne ri-strutturata la sede di via Gramsci e l’Aab divenne ilpunto d’incontro per eccellenza di artisti e intellet-tuali, oltre che elemento generatore di numerosegallerie private. Negli anni Settanta l’Aab risentì delrovente clima politico, sociale e culturale della città,diventando il centro di aggregazione dei soggetti edelle forze che agivano nel campo non solo dell’ar-te, ma della cultura e dell’intellettualità in generale. A metà degli anni Settanta cominciò per l’Aab unperiodo di relativa stabilizzazione, dovuto anche al-l’instaurarsi di rapporti con la Regione, le Ammini-strazioni locali e i Civici Musei. Negli anni Ottanta l’Associazione venne duramenteprovata dalle trattative con l’Intendenza di Finanza,proprietaria dell’immobile, che si concluse, dopo unlungo e travagliato percorso, con lo sfratto dalla sto-rica sede di via Gramsci. L’Amministrazione comu-nale si impegnò a trovare una nuova sede, che ven-ne identificata nell’ex Disciplina dei Santi Nazaro eCelso in vicolo delle Stelle: una sede prestigiosa perstoria e arte, ma dalle dimensioni insufficienti per leattività dell’Aab. Quella del cambio di sede fu unascelta sofferta che portò a diverse contestazioni diuna parte dei soci e anche a tentativi di occupazio-ne, ma alla fine, nel febbraio del 1990, l’Associa-zione fu costretta ad accettare la nuova sistemazio-ne. Negli ultimi decenni i consigli direttivi che sisono susseguiti sotto la presidenza di Vasco Fratihanno svolto l’impegnativo compito di rifondare eristrutturare l’Associazione, di definire i programmidi attività e di instaurare nuovi rapporti con gli entilocali. L’Associazione, eliminato totalmente ogniaspetto corporativo, si configura oggi comeun’agenzia culturale di pubblico servizio. Il prestigio e il valore della programmazione esposi-tiva sono stati riconosciuti anche fuori dall’ambitolocale, sia in Italia che all’estero: ne sono aspetti im-portanti l’ampliamento dei settori di interesse (dallearti figurative alle installazioni e alle perfomances,dalla proposta di artisti o movimenti dell’Ottocentoe della prima metà del Novecento a Brescia a quelladella produzione più recente), le aperture alle nuovegenerazioni e agli artisti non locali, la collaborazio-ne con musei, collezionisti e istituti scolastici.

A cura di Giuseppina Ragusini (direttrice dell’Aab)

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Programma delle esposizioni dell’Aabvicolo delle Stelle, 4 - Tel. 030 45222

17 marzo - 11 aprileGli artisti bresciani e il disegno14 aprile - 9 maggioGiovani presenze nella ricerca artistica a Brescia12 maggio - 20 giugnoRicognizione 2011-201223-30 giugnoProposta degli allievi della scuola d’arte22 settembre - 17 ottobreLa Dolce Vita della Pop Art italiana20 ottobre - 7 novembreVincenzo Romanelli - I novant’anni10- 28 novembreSergio Battarola - Barbarica1 dicembre - 9 gennaio 2013Gian Battista Barbieri ( 1858-1926)Orario feriale e festivo 16-19,30. Lunedì chiuso

La sede dell’Aab in vicolo delle Stelle

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Da una conversazione con Vasco Frati

LE ARTI NEL CENTRO

Vasco Frati è stato il primo as-sessore alla cultura del Comunedi Brescia. Siamo negli anni ‘70 eproprio in quegli anni vengonoavviati una serie di progetti (inparticolare quello del Museo dellaCittà in Santa Giulia) che lascianoil segno sulla città. Chiusa quellastagione politica, Vasco Frati è damolti anni il presidente dell'Aab,che ha guidato a diventare nonpiù solo il luogo espositivo di arti-sti locali, ma un centro culturaleche collabora con le istituzionimuseali e i collezionisti privati,svolge attività di ricerca, promuo-ve pubblicazioni e anima il con-fronto culturale cittadino. “No, il dibattito no!” diceva Nan-ni Moretti nel film “Io sono un au-tarchico”, ma siamo nel 1976 e“Segue il dibattito” era la modaprevalente dei cineforum, fosseroessi organizzati dal Circolo del Ci-nema o dagli oratori di periferia.Poi vennero i talk show televisivie del dibattito su tutto e su tutti sene perse la traccia. Luoghi e spa-zi del confronto culturale e politi-co cittadino piano piano andaro-no scomparendo e trasformareun’associazione corporativa, perquanto ricca di nobili intendimen-ti artistici come l’Aab, non deveessere stato facile. “Tanto più che l’Aab - come ciricorda Frati - nel 1990, quandofu costretta ad andarsene da via

Gramsci, era ridotta a una tren-tina di fedelissimi, senza alcunapossibilità di operare, priva diogni mezzo e di prospettive.Vasco Frati, che già si era distintocome assessore socialista dellagiunta Trebeschi (socialista di sini-stra, come venivano definiti quellidella sua area in quel tempo e co-sa di cui andava e va fiero), mettein campo tutta la sua esperienza epescando nelle figure esterne dispicco della cultura democraticadi quegli anni (come Renzo Baldoe Tino Bino e Giovanni Repossi),rilancia l’Aab, con il chiaro inten-to di trasformarla in: “Agenziaculturale di pubblico servizio”.Un’associazione culturale a tutto

tondo, che emerge dalla stessacomposizione dell’attuale diretti-vo e del comitato di garanzia, cheaccanto a nomi storici dell’artebresciana come il vicepresidenteGiuseppe Gallizioli, comprendediverse soggettività della nostracomunità. “L’Aab non è una gal-leria d’arte tra le altre - sostieneVasco Frati - nonostante man-tenga la sua funzione originariadi associazione che organizzamostre, sempre accompagnatedai relativi cataloghi. Mostre,come la Dolce Vita della PopArt ( 22 settembre - 17 ottobre),curata da Fausto Lorenzi, o co-me l’appuntamento con l’artedell’Ottocento, prima metà del

Il ruolo dell’Aab, agenzia culturale di pubblico servizio. La passione per la cultura “civile” e del come nacque l’intuizione del Museo della città in Santa Giulia. Le grandi mostre e le difficoltà del “fare cultura” in tempo di crisi economica.

Giuseppe Romano

Vasco Frati con la curatrice Ilaria Bignotti all’inaugurazione della mostra“Gli artisti bresciani e il disegno”

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Novecento, che vedrà un’esposizione dedicata aGian Battista Barbieri, in collaborazione con i Ci-vici Musei (1 dicembre - 9 gennaio 2013). L’identità dell’Aab, oltre alla scuola d’arte (dovesi tengono corsi di pittura, acquerello, scultura estoria dell’arte), sta anche nell’intento di anima-re il confronto e sconfiggere l’afasia che dominail panorama culturale cittadino, attraverso incon-tri come quello che porta il titolo “Restaurare/Re-stituire la città antica”, incentrato sul riuso dellacittà monumentale e sul suo centro storico. Il filoconduttore - continua Frati - è dedicato agli inter-venti di restauro, capaci di restituire alla cittànon solo una bellezza estetica, ma anche una vi-talità culturale e civile, alla luce degli impegniche la Fondazione Cab, dopo anni d’interventiper Santa Giulia, ha deciso di destinare alla rina-scita di Santa Maria della Carità. Gli incontri sono coordinati da Tino Bino, docen-te di Organizzazione delle imprese culturali allaCattolica di Brescia”.Nell’evidenziarci questo progetto, in corso d’opera(l’ultimo appuntamento è previsto per venerdì 11maggio, alle ore 18), il professore (come amabil-mente alcuni chiamano Vasco Frati) non nascondela propria passione per una branca della cultura chelo vide protagonista indiscusso a metà degli anniSettanta. Il riferimento è a Santa Giulia, Museo del-la città, dichiarato dall’Unesco, nello scorso giugno,Patrimonio mondiale dell’umanità, legato al sito se-riale I Longobardi in Italia.“Alle elezioni del ‘75 - pesca nei ricordi Vasco Fra-ti - nel formare il programma per il governo dellacittà, ritagliai un ruolo a un assessorato allorasconosciuto, quello alla cultura, tempo libero esport. Nella stesura del programma di quell’as-sessorato mettemmo al centro la riorganizzazio-ne del sistema museale della città, evidenziandole grandi potenzialità di un complesso, comequello di Santa Giulia, allora in condizioni disa-strate. Brescia, inoltre, aveva un patrimonio stra-ordinario poco esposto...Si trattava di progettare un grande interventomuseale, che nel contempo, fosse intervento ur-banistico sulla città. Da questa intuizione nacquela richiesta di contributo progettuale ad AndreaEmiliani (storico dell’arte, che per diversi anni hatenuto la cattedra di museologia dell’Università diBologna e componente del Consiglio superiore deibeni culturali) che portò a una prima mostra docu-mentaria che si tenne all’Aab nel ‘76, con l’espo-sizione di tavole dello stesso Emiliani e foto diPaolo Monti. A quella prima esposizione proget-

Opera di Iros Marpicati che ha esposto all’Aabdal 25 febbraio al 15 marzo 2012

Aab, mostra “Gli artisti bresciani e il disegno”

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tuale ne seguirono altre:“Il volto storico della cit-tà”, organizzata da Gaetano Panazza “San Salva-tore” e “Brescia Romana”. Il percorso e il progettoerano tracciati e Santa Giulia, il grande monasterofatto erigere da re Desiderio nel 753 sul decumanusmaximus, diventerà il cuore del sistema museale cit-tadino, dando una nuova identità all’intera città enon solo al suo centro storico. Il riferimento a SantaGiulia ci rimanda al tema delle grandi mostre. “Un tema complesso e controverso - sostiene Va-sco Frati - che ci riporta all’interrogativo di sem-pre: a fronte di una mancanza di risorse finanzia-rie (che incidono sul patrimonio dei beni culturalie sulla programmazione) è più utile investire suimusei o sulle grandi mostre? L’impressione èche le grandi mostre non abbiano portato moltoalla città, non solo per come erano o sono orga-nizzate, ma per la stessa natura storica di Bre-scia; per come essa è strutturata, per i servizi el’ospitalità che è in grado di dare...Brescia non è una città d’arte. È la storia del no-stro Paese che ha definito quali sono le città d’ar-te ed è un po’ inutile seguire quel filone, ancheda un punto di vista di marketing. Meglio alloraripensare alla riorganizzazione dei musei o a ungrande progetto di rivisitazione del Castello (chepoi è riorganizzazione del territorio) piuttosto chea grandi mostre sporadiche, che nulla hanno ache vedere con la nostra storia o la nostra identi-tà. Dentro a queste considerazioni non c’è la cri-tica a un singolo assessorato, ma alla stessa con-cezione della città e alla riorganizzazione del suo

territorio. Del resto Vasco Frati è consapevole di:“come la contingenza economica stia penalizzan-do gli interventi degli enti locali e di come i taglialla spesa dei comuni si riversino sui servizi ai cit-tadini, siano essi sociali e o culturali”. O del comemolto poco si sia investito sul patrimonio culturale,vera ricchezza italiana; basti citare a esempio i taglistatali che hanno portato la spesa per la cultura allo0.19% del pil. Tornando all’Aab i rapporti conl’Amministrazione comunale e la Provincia “sonoformalmente discreti, ma non si può certo soste-nere che i finanziamenti pubblici - che nel 2011sono ammontati a 13.500 euro dal Comune e a2.000 euro dalla Provincia - siano inscrivibili allavoce spreco di risorse”. Anche per questo Frati so-stiene: “L’organizzazione della stagione 2012dell’Aab (trecento associati) è sempre più impe-gnativa, per gli ostacoli che il “fare cultura” in-contra in una situazione così complessa e difficilecome quella che caretterizza il Paese. Rimangonosempre drammatici i problemi degli spazi - l’attua-le sede, ex Disciplina dei santi Nazaro e Celso è af-fittata a equo canone, dal Comune all’Aab - e deifinanziamenti e i contributi degli enti locali e del-le fondazioni (CAB, Fondazione della ComunitàBresciana, ASM, Banca San Paolo) sui progetti, so-no sempre più precari. Ciò nonostante il consi-glio direttivo si è notevolmente impegnato per of-frire ai soci e alla comunità bresciana un ricco ediversificato programma di iniziative di un’asso-ciazione che, per caratteristiche, non ha uguali inLombardia .

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IL TEATRO NEL CENTRO

Il CTB, Teatro Stabile di BresciaDal Santa Chiara, al foyer del teatro Sociale, passando per il Grande: la cronaca di un amore fra letteratura e teatro. Nel foyer del Sociale, i Brividi fuori scena a cura di Magda Biglia

Carla Boroni - Presidente del Teatro Stabile di Brescia

A quarantacinque anni dal debutto, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Angelo Canossi, è tornatoin scena il testo classico della brescianità, la Curt dei pulì di Renzo Bresciani. A proporlo sono stati i giovani attori dellaPiccola Compagnia Stabile di Brescia, guidati da un giovane regista Filippo Garlanda. A impreziosire questa edizione la presenza, nel ruolo della Ecia Coppi, di una straordinaria Edi Gambara che già nel 1967sostenne questa parte.

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Arthur Schopenhauer affermava in un divertenteaforisma che: “Non andare a teatro è come far toe-letta senza specchio.” Niente di più vero per farcomprendere quanto una cosa all’apparenza cosìpoco necessaria come il teatro, sia in realtà indi-spensabile che esista, goda di buona salute conti-nuando ad essere un luogo accogliente e privilegia-to in cui la gente possa incontrarsi, divertirsi,emozionarsi, commuoversi e, perché no, porsi delledomande o trovare delle risposte. Quindi l’impegnodi tutti noi - mio come presidente, dei consiglierid’Amministrazione, del direttore Angelo Pastore edel nostro consulente artistico Franco Branciaroli -è di dare vita ad una programmazione di qualità chenel contempo soddisfi, per così dire, un po’tutti ipalati e tenga presente che il nostro è un pubblicoesigente, informato ed eterogeneo, che gradisce eapprezza la professionalità dei grandi attori e l’entu-siasmo delle giovani compagnie. Con lo spettacolo Servo di Scena, interpretato ediretto da un istrionico Branciaroli, al fianco delquale il giovane Tommaso Cardarelli è interpretebravissimo nel ruolo del titolo, si è aperta in novem-bre la programmazione dei venti spettacoli in cartel-lone; subito seguito, al Santa Chiara, da Sacra Fa-milia del bresciano Achille Platto, un testo inlingua dialettale comprensibile anche ai non dialet-tofoni grazie a modalità espressive originali; Apo-calisse, un intenso e avvolgente monologo di Lu-cilla Giagnoni che fa dialogare il linguaggio dellascienza con la teologia e una riscrittura originale, daSofocle, di Antigone con Elena Bucci e MarcoSgrosso. A completare il cartellone della stagione,oltre le nostre produzioni, sono gli spettacoli pro-dotti da teatri stabili italiani e da compagnie sceltetra le più interessanti del panorama italiano, allesti-menti che ci permettono di offrire al nostro pubbli-co - sia della Stagione di Prosa, sia della rassegnaAltri Percorsi - quanto di meglio offra il mercatoteatrale per originalità della messinscena e per lapresenza di grandi interpreti. Quest’anno poi siamo tornati dopo più di dieci annial teatro Grande con due spettacoli La resistibileascesa di Arturo Ui di Bertold Brecht, con Um-berto Orsini e il bravissimo attore bresciano LucaMichelitti e con Rusteghi – nemici della civil-tà, del teatro Stabile di Torino. La scelta gravosaper il nostro bilancio ci auguriamo sia stata apprez-zata dal nostro pubblico, visto che da tempo ci veni-va richiesto di ritornare sul palcoscenico del massi-mo teatro cittadino almeno una parte dellaprogrammazione di prosa. La nostra collocazionein ambito nazionale - siamo uno dei diciassette in Rusteghi, nemici della civiltà - Teatro Stabile di Torino

Servo di Scena, interpretato e diretto da Branciaroli

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Italia e il secondo Stabile pubblico in Lombardia conil Piccolo Teatro di Milano – e la qualità che ci vienericonosciuta, ci permettono di portare in tournée glispettacoli di nostra produzione nei maggiori teatriitaliani. Per mantenere vivo il teatro come luogo d’incontroanche oltre il palcoscenico e per offrire al pubblicouna nuova formula d’intrattenimento che abbia atti-nenza con il mondo del teatro, da questa stagioneabbiamo organizzato nel foyer del teatro Socialequattro cicli d’incontri a carattere colloquiale conscrittori, addetti ai lavori, e artisti. Sono nati cosi Autori a teatro, affollatissimi ap-puntamenti, coordinati da Sonia Mangoni, presen-tati in forma d’intervista tra Oliviero Ponte di Pinoe Franco Branciaroli, Pino Roveredo e Carla Boro-ni; Bruno Gambarotta e Lucilla Giagnoni; FrancaValeri e Paolo Bessegato. Sono tutt’ora in corso,Gli incontri del Foyer, curati da Roberto Gaziche condotti da docenti universitari, divagazioni in for-ma di conversazione tra antico e moderno, renden-do evidenti le corrispondenze tra miti, letteratura,drammaturgia, arti figurative e musica. Ancora nel Foyer del teatro Sociale, dalla fine dimarzo, prenderanno il via i cinque incontri dal titoloBrividi fuori scena, curati da Magda Biglia e conil coordinamento di Sonia Mangoni, occasione perascoltare cinque scrittori di noir, che attraverso i lo-ro libri offrono uno spaccato umano di grande at-tualità.Continua anche la collaborazione con il dipartimen-to di Letteratura e lingua tedesca dell’UniversitàCattolica di Brescia, con un ciclo di otto incontri po-meridiani frequentatissimi sia da giovani studenti siadagli abbonati alle nostre rassegne. Sono lezioni molto vivaci e particolari - organizzatedalla professoressa Lucia Mor - nel corso delle qualisi alternano docenti universitari specialisti e nostriattori che leggono pagine tratte dal testo di autori dialtrettanti spettacoli in scena al teatro Sociale. Grazie ad un lavoro capillare che nell’ultimo decen-nio abbiamo avviato con il mondo della scuola, pos-siamo vantare tra i nostri abbonati un numero mol-to importante di giovani studenti che assistono allerepliche degli spettacoli in orario serale, ma che inprecedenza hanno partecipato alle Mattinate alCTB, lezioni interdisciplinari tenute da esperti, inorario scolastico che permettono loro di assistereagli spettacoli forniti di strumenti adeguati a goder-ne appieno i contenuti. A soddisfare poi la richiestadi aggiornamento e perfezionamento degli inse-gnanti organizziamo per loro corsi di aggiornamen-to tenuti da attori, utili per migliorare la comunica-

DAL 29 MARZO AL 3 MAGGIO BRIVIDIFUORI SCENA, A CURA DI MAGDA BIGLIA

Brividi fuori scena è il titolo di una serie di incontri traletteratura e teatro, che indaga tra le pieghe del gialloe del noir, dopo le fortunate rassegne Autori e teatro eIncontri nel foyer. Gli incontri sono in programma dal 29 marzo al 3maggio, tutti con inizio alle 17.45, nel foyer del teatroSociale (via Felice Cavallotti 20). L’ingresso è libero. Gli ospiti sono cinque scrittori, non solo di genere,che hanno puntato la loro lente di ingrandimento sulmondo, usando gli strumenti dell’ironia, dell’ispezio-ne, della commozione. A confronto con altrettanti in-tervistatori, nello spazio informale del foyer, racconta-no della loro passione per la scrittura e del lororapporto con il teatro.I tre incontri di aprile sono calendarizzati di lunedì.

Paolo Bonacelli in "Il malato immaginario" Stagione di prosa 2011-2012

Il bugiardo di Goldoni, Teatro Stabile di VeronaStagione di prosa 2011-2012

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zione con gli studenti. Per gli spettatori più piccini,dai 6 agli 11 anni, proponiamo ormai da molti anniIl Sociale dei bambini, un percorso didatticospettacolare che li fa incontrare con gli spazi delteatro e con le fiabe più conosciute.Con Febbraio 2012, omaggio a Canossi, ilnostro Teatro Stabile ha voluto dare una gustosaanticipazione delle iniziative che avranno ulterioresviluppo dalla prossima estate in vari luoghi dellacittà, programmate per ricordare il 150esimo dellanascita di Angelo Canossi, inimitabile cantore del-la brescianità, giornalista e studioso. Nel foyer del teatro Sociale, luogo ormai consuetoper gli incontri con gli autori, ho presentato congrande soddisfazione e orgoglio il volume fresco distampa di Costanzo Gatta, su Canossi. Vita eopere, una biografia non romanzata che renderàgiustizia all’uomo e al poeta, all’intellettuale schivoe al gentiluomo. Bruna Gozio e Sergio Mascherpa, al teatro SantaChiara, hanno reso omaggio al poeta con un réci-tal a due voci dal titolo Sò nassit nüd, che pre-senta alcune tra le più conosciute poesie tra quellepubblicate in Melodia e Congedo.Infine, i giovani attori della Piccola CompagniaStabile di Brescia, con la partecipazione straordi-naria di Edi Gambara nel ruolo che fu già suo aldebutto dello spettacolo nel 1974, hanno in scenaal teatro Santa Chiara, sei repliche di Curt deiPulì spettacolo che ha riproposto al pubblico bre-sciano, un testo ormai classico della brescianitàche porta la firma di Renzo Bresciani.Entrambi gli spettacoli, in scena al teatro SantaChiara, fanno parte delle iniziative per le celebra-zioni della Festa dei Santi Patroni della terra diBrescia 2012, organizzata della Confraternita deiSanti Faustino e Giovita.Apre il 2 aprile Andrea Vitali con Galeotto fu il collier

(Garzanti). Lo intervista il critico letterario e docenteuniversitario Ermanno Paccagnini. Il 16 aprile Piero Colaprico parla di noir tra cronaca eletteratura in Mala storie e Trilogia della città di M.,affiancato dall’attrice Arianna Scommegna, protago-nista del monologo teatrale tratto appunto dalla Trilo-gia (rappresentato in città nella rassegna Incontratea-tri). Il 23 aprile è il turno di Marco Vichi, che sul finiredel 2011 ha pubblicato La forza del destino (Guanda)il quinto titolo della fortunata serie dedicata al Com-missario Bordelli. Ad intervistarlo è Sabrina Baglioni,scrittrice e avvocato penalista.Giovedì 3 maggio, chiude la serie una specialissimaospite, che presenta in anteprima assoluta La signori-na Olga, di prossima uscita presso Salani Editore.Scrittrice, esperta di galateo, Elda Lanza è stata la pri-ma presentatrice della tv italiana. Insieme a lei c’èMariano Sabatini, scrittore e giornalista.

Paolo Bonacelli in "Il malato immaginario" Stagione di prosa 2011-2012

Il bugiardo di Goldoni, Teatro Stabile di VeronaStagione di prosa 2011-2012

La Sacra famiglia di Achille Platto Teatro Santa Chiara

La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertold Brecht, con Umberto Orsini

Da sinistra: Franco Branciaroli, consulente artistico CTB, AlbertaMarniga presidente fondazione ASM, Carla Boroni, presidente CTB e Adriano Paroli, sindaco di Brescia

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BRESCIA E LO SPORT

C’ERANO UNA VOLTA, TANTE BRESCIA IN SERIE AE ADESSO?

Ivano Rebustini - foto Felice Calabrò

C’era una volta Brescia in seria A.

Anzi, no, rifo: c’erano una volta tanti e tanteBrescia in serie A. Cominciamo pure dal Bresciadel pallone, spesso finito ahinoi “nel” pallone (aproposito, sapete tutti ma proprio tutti che si chia-ma Brescia Calcio “soltanto” dal 1976?): senza an-dare troppo lontano, e quindi limitandoci a citare il

nono posto del 1929-1930, basta pensare al Bre-scia dei Rizzolini e dei De Paoli e di Renato Gei, aquello di Tullio Gritti e Claudio Branco, e ancora Lu-cescu-Moro (e Gica Hagi e ovviamente Gino Corio-ni), Edy Reja, sor Mazzone e Robybaggio da scrive-re e pronunciare tuttoattaccato, per non dire delPep Guardiola, anche se forse ha fatto meglio datecnico del Barcellona…

Gli ori e gli allori di Vanessa Ferrari e Andrea Cassarà, la A1 del rugby con il Banco di Brescia, ol’imbattibilità di Arcari, portiere del Brescia, non pareggiano i fasti sportivi di un tempo. “Chi vuole realizzare un sogno, prima di tutto deve svegliarsi” scrive Elisa Zizioli, capitana delBrescia Calcio femminile.

Gli anni di Robybaggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni).Robero Baggio disputa l'ultima partita dellasua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan-Brescia (4-2).

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Ma non c’è - c’era? - solo il Brescia (del) Calcio, cisono - c’erano? - anche il basket e il rugby, la palla-volo (vi dice qualcosa la Siap?) e la pallanuoto (sen-za palla ci sarebbe pure un certo Giorgio Lamberti,oro nei 200 stile libero ai Mondiali di Perth nel ‘91),il ciclismo e la boxe, il judo e la maratona… Tra fastie nefasti, cicli e ricicli, salite, cadute (anche di stile,o rovinose), risalite e ricadute, proviamo a passareinsieme queste pagine cercando di capire che fineabbiano fatto (e perché l’abbiano fatta) tutti queiBrescia, che cosa stiano combinando o cos’abbianocombinato i vari Ario Costa e Beppe Vigasio, Mi-chele Dancelli e Daniele Vergnaghi, Ezio Gamba eGianni Poli. E magari chiediamoci se davvero pos-siamo continuare a vivere più o meno di rendita su-gli ori e gli allori del cavalier Vanessa Ferrari e delcommendator Andrea Cassarà, per non dire dellealterne fortune delle sciatrici Sabrina, Elena e so-prattutto Nadia Fanchini, bresciane di residenza -abitano tutte e tre a Montecampione, c’è chi dice suuno skilift - e d’adozione, essendo nate a Lovere.

Brava Vanessa, comunque, non tanto per il pri-mo posto della Brixia Brescia dopo la prima tappadi marzo 2012 del campionato di A1, con tanto divetta della classifica virtuale e punteggio più alto allaVanessa Ferrari

Michele Arcari, 33 anni, portiere delBrescia, partito come riserva delragazzino Leali, si è fermato ai piedi delpodio dei portieri meno battuti nellastoria del campionato cadetto. Con i suoi907’ il numero uno del Brescia si attestain quarta posizione. A comandare la speciale classifica èMantovani, che nella stagione '76/77 conla maglia del Cesena portò la suaimbattibilità fino a 1.251'.

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trave, quanto per i Test Event di Londra dello scorsogennaio: nell’ultima prova di qualificazione per leOlimpiadi del 2012, la 21enne ginnasta di Orzinuo-vi ha vinto giovedì 12 la medaglia d’oro al concorsogenerale individuale, e venerdì 13 - alla faccia dellasfiga - un altro oro al corpo libero. Il terzo giorno,pare che si sia riposata.Il bell’Andrea, 28 anni da Passirano, ha inveceregalato alla Leonessa l’oro nel fioretto individuale aiMondiali di Catania dello scorso anno, in una com-battutissima finale contro Valerio Aspromonte (co-gnomen omen), conclusa da un 15-14 al cardiopal-ma. Quanto alle Franchini, nell’attesa che sbocciSabrina, 23 anni, la più giovane delle tre, c’è solo dasperare che Elena, 26, e soprattutto Nadia, 25, ab-biano finito di rompersi i legamenti; intanto, per gra-dire, il 2012 ha portato alla sorella di mezzo il se-condo posto nello slalom gigante di Coppa Europaall’Abetone, mentre la maggiore ha vinto il superGalle finali di Coppa Europa che si sono disputate aPila. Tutto ciò senza dimenticare la brescianissimaDaniela “Dada” Merighetti, trent’anni e una vit-toria in Coppa del Mondo il 14 gennaio 2012, nelladiscesa libera di Cortina.

E adesso? Vogliamo parlare dell’estremo difensoredel Brescia calcio che ha stabilito il nuovo recorddi imbattibilità nella porta delle Rondinelle? MicheleArcari, cremonese di 33 anni, che oltretutto erapartito come riserva del ragazzino Leali, ha mante-

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Elisa Zizioli, capitana delle leonesse

nuto la rete inviolata per 907 minuti, dal 90’ di Bre-scia-Bari 1-3 (9 dicembre 2011) al 7’ di Brescia-Pa-dova 1-2 del 10 marzo 2012; per lui niente recordassoluto della B (è detenuto da Mantovani del Cese-na, 1.251 minuti nel 1972/’73), ma la soddisfazio-ne di mettersi alle spalle il grande Bepi Perucchetti(dopo Brescia giocò nell’Inter e nella Juve, dispu-tando pure due gare in Nazionale), che l’altro ieri,nel 1933, si era fermato a 749 minuti. Parliamone,anzi, ne abbiamo già parlato, ma del Brescia Calcio- Calori permettendo - è meglio anche per scara-manzia non aggiungere altro. Anzi, no, una cosa si può aggiungere, ed è una do-manda (retorica): sarà il segno dei tempi se UgoCalzoni, che è stato in seria A come braccio destrodel presidente di Confindustria Luigi Lucchinidall’84 all’88, oggi sia in serie B come braccio de-stro del presidente del Brescia Gino Corioni, qualeresponsabile delle relazioni esterne e istituzionali?

Rugby Banco di Brescia

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lo scorso anno siamo arrivate terze, sarebbe bellopoterci migliorare, anche se sarà dura”. Sappia-mo, sappiamo, negli ultimi cinque anni Bardolino eTorres si sono divise la posta: tre scudetti le venetee due le sarde. “Già, credo anche che siano le so-cietà più ricche”. Ma non sarà solo questione disoldi se si vince o se si perde: secondo lei, come maiBrescia in generale non è più competitiva come untempo? “Intanto i soldi contano, poi credo che igiovani non abbiano più tanta voglia di sacrificar-si: preferiscono andare ad “Amici” o al “GrandeFratello”, invece di faticare dietro a un pallone”.

Dal calcio alla pallacanestro, uno che ancora fatica- anche se dietro a una scrivania - è l’ex BimboneArio Costa: lo chiamavano così, Bimbone, perchénel ’78-’79, quando il Basket Brescia - che però quiper tutti era Pinti Inox - allenato dal “Barone” Vic-cavdo Sales (scomparso sei anni fa) fu promosso inA1, era già alto 2 metri e 11 centimetri, anche senon aveva ancora 18 anni. Oggi Costa è il generalmanager del Basket Brescia Leonessa, che milita inLegadue e non è neanche lontano parente di “quel”Basket Brescia, fallito nel 1996. “Questo” Basket Brescia è nato nel 2009, quan-do il presidente della Juvi Basket Cremona MatteoBonetti, vistosi respinto il passaggio del titolo di ADilettanti da Cremona a Ruvo di Puglia, scelse Bre-scia come meta alternativa, riportando così il basketin città dopo tredici anni di assenza. “Dobbiamo es-sere grati a uomini come lui - dice Costa a Stili divita -, è un mecenate come non ne esistono quasi

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C’è però un Brescia calcio che sorride, anche se loscontro al vertice con la Torres è stato tutto da pian-gere: è il Brescia Femminile, che proprio la de-bacle contro le ragazze sarde ha fatto precipitaredal primo posto in classifica alla terza piazza, supe-rato anche dalle veronesi del Bardolino. Capitanadelle leonesse è la difensora centrale Elisa Zizioli,28 anni, una tipa che si fa capire perfettamente findalla frase scelta per rappresentarla sul sito dellasquadra: “Chi vuole realizzare un sogno, prima ditutto deve svegliarsi”. Ed Elisa si è svegliata moltopresto, visto che a 14 anni già giocava in serie C,nel Botticino. E poi a ogni cambio di squadra, unsalto di categoria: in B con l’Atalanta (le tifose e i ti-fosi più campanilisti sappiano che nessuno è perfet-to…), in A2 e poi in A con il Brescia. “Le promo-zioni sono state un po’ i miei scudetti”, raccontaElisa a Stili di vita. Sì, ma non si ponga troppi limiti… “Ah ah ah, beh,

Ario Costa

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più, e vorrei citare a questo proposito il miovecchio presidente nella Pinti, il compiantoMario Pedrazzini. Vuol sapere come mai neglisport di squadra Brescia non è ai livelli di untempo? Credo che la causa sia da ricercarenella legge Bosman”. Eh, già, il fatto che unatleta possa trasferirsi gratuitamente alla fine delcontratto non ha certo fatto bene alle casse dellesocietà. “Proprio così, per gli imprenditori èdura. Se un tempo con la bravura si poteva so-pravvivere, e anche qualcosa di meglio, oggi lecose sono cambiate: la sola bravura non basta.Aggiungo che per quanto riguarda il basketl’interesse è molto scemato, probabilmente lagente è stanca di vedere vincere sempre glistessi”. Vorrà dire che ci penserete voi del Ba-sket Leonessa…“Raccolgo la provocazione,anche perché penso davvero che - se Bonetticontinuerà con lo stesso impegno - Bresciapossa tornare a dire la sua”.

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Cambiando sport, se il percorso della pallavolo ri-corda quello del gambero, meglio è andata al rugby.Mentre la Siap nei primi anni Novanta partecipòper due volte consecutive, sia pure senza fortuna, aiplay off scudetto, la neopromossa Pallavolo Bresciatargata Colmark disputò nel 1996-97 - con il serboLjubomir Travica in panchina e il succitato Vergna-ghi sul rettangolo di gioco - un buon campionato diA1, che concluse al quinto posto. L’ultima apparizione di un team bresciano in SerieA risale invece alla stagione 2001-02, quando laGabeca Pallavolo gioca la sua peraltro unica sta-gione in A2, perdendo contro Perugia i play-offpromozione. Oggi dobbiamo accontentarci dell’Atlantide Palla-volo, che milita in B1.

Se la passano meglio quelli della palla ovale, che mi-litano in A1 con il Banco di Brescia, erede diquell’Unione Sportiva Rugby Brescia fondata in cit-tà nel 1928; nel palmares c’è anche uno scudetto,conquistato nel 1974-’75: il Brescia, sponsorizzatoConcordia, era allenato dal gallese David Cornwall(che fu miglior realizzatore con 151 punti), sostituitosul finire del torneo proprio da Vigasio, e aveva co-me capitano Marco Bollesan, che una decina d’anni

più tardi avrebbe allenato la Nazionale. Obtorto collo, da cittadini, ricorderemo i due scu-detti del Rugby Calvisano, 2004-’05 e 2007-’08;i cugini oggi militano in Eccellenza, il vertice deicampionati italiani di rugby (l’A1, per capirci, è ungradino sotto). E se la passa bene l’AssociazioneNuotatori Brescia, che col nome di Systema Leo-nessa conquistò nel 2002 la Coppa Len e l’annosuccessivo centrò l’accoppiata Coppa Len (rivintanel 2006) e scudetto: arrivata seconda nel campio-nato di A1 2011-2012, si è guadagnata l’accesso aiplay off. Pochi fasti oggidì invece per il ciclismo, che pure -oltre a Dancelli, l’uomo della Milano-Sanremo1970 - ha avuto Fausto Bertoglio (vincitore del Girod’Italia nel 1975) e Roberto Visentini (maglia rosa aMilano nell’86); il pugilato, con Santo Amonti e Na-tale Vezzoli, mentre successi-meteora sono statiquelli di Ezio Gamba nel judo - oro a Mosca nell’80- e Gianni Poli, trionfatore nel 1986 nella Maratonadi New York. Manco a farlo apposta, a dicembre2011 Poli è stato l’ospite d’onore di CorrixBrescia,la corsa che tutti i giovedì prende le mosse da piazzaLoggia. E chissà che non abbia voluto lanciare unasorta di messaggio: sportivi bresciani, basta cammi-nare, è arrivato il momento di mettersi a correre.

Michele Arcari, portiere del Brescia, premiato da Gigi Maifredi per la sua lunga imbattibilità

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SCHEDE/MONUMENTI E CHIESE a cura di Roberto Denti- foto Alberto Romano

Nella dedica c’è la storia dell’edificio, luogo di devozione, diringraziamento, di ex voto. Alle Grazie son di casa i Gesuiti(dal 1668) che subentrano all’ordine soppresso dei Gerolami-ni, a loro volta succeduti agli Umiliati.A proteggere l’ingresso della chiesa, ricostruita su quella tre-centesca dai Gerolamini nel 1517, stanno due leoni in mar-mo rosso con al collo lo stemma gentilizio della famiglia Leo-ni, nella lunetta un bassorilievo mostra la Vergine e ilBambino tra i Santi Girolamo e Giovanni e due donatori ingi-nocchiati, mentre i battenti in legno, a formelle quadrate, so-no di Filippo Morari da Soresina. Nell’interno, a tre navate, ori, stucchi e sculture fanno delleGrazie uno splendido esempio di arte barocca. Per dare un’idea della ricchezza della Chiesa, gli affreschigrandi e piccoli distribuiti nelle volte, nelle cupolette e negliarchi sono 350. Meravigliosi sono i cinque medaglioni dellavolta centrale dipinti da Francesco Giugno con scene della vi-ta della Vergine. Tra i quadri si segnalano sul primo altare adestra il Martirio di S. Barbara di Pietro Rosa, sul terzo la Ma-donna con S.Lucia e S.Apollonia di Alessandro Maganza, sulquarto Sant’Antonio da Padova, Sant’Antonio abate e San Ni-cola da Tolentino (l’originale, del Moretto, è in Pinacoteca To-sio-Martinengo), sull’altare della cappella di fondo della na-vata destra sta la Madonna, San Martino vescovo e i SantiRocco e Sebastiano del Moretto e, sempre nella cappella, sul-la parete di sinistra, il Miracolo di S.Martino di FrancescoMaffei. Sull’altar maggiore una Natività di Pier Maria Bagna-dore e, sopra la cantoria di destra, due tele importanti: Lapresentazione al tempio di Antonio Gandino e La circoncisio-ne di Nostro Signore di Francesco Giugno. L’organo è un ca-polavoro di Giangiacomo Antegnati, del 1533. Nella navata disinistra, sull’altare della cappella di fondo c’è un crocifisso li-gneo di scuola bresciana d’inizio ‘500. Accanto si erge il monumento funebre di Tommaso Caprioli,generale dell’armata imperiale morto poco più che trenten-ne a Praga nel 1598, combattendo contro i Turchi e donandoalle Grazie le bandiere nemiche conquistate. Sul primo altaredi sinistra, decorato a stucchi, La Vergine col Bambino e i San-ti (1543) di Paolo da Cailina; sul secondo altare, la Madonnadella Misericordia e vari santi di scuola del Moretto.A sinistra della chiesa, oltre il chiostro, ornato da una fonta-

na con una Madonnina bronzea di Sante Calegari (1662-1719), sta il Santuario cinquecentesco, più volte modificato epoi ricostruito nel 1876 dall’architetto Tagliaferri.

La chiesa barocca della Madonna delle Grazie in via delle Grazie

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È ora di mettersi in gioco! Intervista di Stili di vita a Flavio Pasotti

PROTAGONISTI

In un periodo di riduzione di costi tutte le funzioni della città devono diventare efficienti e devono riportareal centro della loro attenzione il cittadino - Esiste un’identità dei bresciani, ma non esiste un’identità diBrescia, che dovrà essere quella dei suoi futuri abitanti - 3 T: talento, tecnologia e tolleranza. La formula perportare o mantenere a Brescia una società giovane e creativa - Un consorzio di commercianti devescommettere sulle applicazioni tecnologiche, sull’ambiente, e sulla riduzione dei costi del vivere quotidiano,per riportare in città quelle fasce di giovani con alta propensione al consumo.

“La Piattaforma civica non è più soloun’idea, ma una realtà concreta. E i bre-sciani cominciano ad essere seriamenteincuriositi dal nuovo soggetto politico,nato pochi mesi fa dall’accordo tra Offici-na della città, Civica Brescia e Ecologisticivici. Ne è la prova la grande partecipa-zione alla serata di ieri, intitolata PechaKucha Brescia: quasi trecento personehanno preso parte all’incontro, tenutosinella chiesa di san Cristo di via Piamarta.”Questo scriveva Bresciaoggi il 2 Marzo…Di questo lancio sei uno dei protagonisti.La prima domanda che ti pongo è sconta-ta, perché un imprenditore si mette inpolitica? Per gioco, per sensibilità civile,per interesse di parte?

Perchè siamo di fronte ad un fallimentoepocale e non si può rimanere con le maniin mano. Guardiamoci attorno: il Paese èstato portato sull’orlo del fallimento e tremesi fa si ragionava sul suo default e sullauscita dalla moneta unica. Oggi, dopo es-sere sopravvissuti a una crisi finanziarianel 2008 e alla crisi del debito pubblico nel2011, stiamo affrontando la terza fase diquesti terribili anni e cioè la crisi dell’eco-nomia reale, della capacità di produrre ric-chezza. Una crisi che può essere molto piùpericolosa e profonda delle precedentiperchè ha a che fare con le famiglie e leaziende. Una democrazia funziona se si ri-conoscono le responsabilità e noi abbia-mo avuto la sfortuna di avere un gruppo

dirigente locale e nazionale che non si èreso conto del disastro nel quale ci stavainfilando: è ora di renderlo responsabiledei suoi errori. Negli ultimi venti anni la pressione fiscaleè andata costantemente aumentando ep-pure la corsa del debito pubblico non si èinterrotta: dove sono finiti i nostri quattri-ni? Se non ci si mette la faccia di fronte adun fallimento che non sentiamo come no-stro, ma di cui pagheremo salatissime leconseguenze, quando lo si farà? Io credo che oggi sia il momento di met-tersi in gioco, non di scendere in campo:non c’è un giocatore che da solo sia in gra-do di cambiare le sorti della partita, mauna squadra diversa con molti giocatorinuovi può giocarsi un campionato. Provo a scuotere l’albero e spero che altridecidano che è il momento di smettere diessere arrabbiati o insoddisfatti di chi ci haamministrato e accettino di sottrarre tem-po al proprio lavoro per qualche anno,senza trasformare la politica in una pro-fessione.

Giusto mettersi in gioco, ma perchè farloin una lista civica?

Tu mi chiedi perchè in una civica: perchèviviamo in una societa’ difficile, estrema-mente più complessa che nel passato ericca di contraddizioni. Una società che uno dei filosofi che piùammiro definì brillantemente come una

Giuseppe Romano

Flavio Pasotti, 51 anni, fa l'impren-ditore nell'azienda di famiglia, la Styl-meccanica, e nella partecipata Eng. InGroup. Oltre a sedere nei Cda di Sa-baf, Fondazione Tassara, AccademiaCattolica, Csmt e Inntec. Pasotti è sta-to vicepresidente nazionale Confapi epresidente Apindustria Brescia, dal2002 al 2008. È nel consiglio dellaCroce Bianca e negli anni ‘80 ha fattopolitica con il Partito Repubblicano.Del PRI di Ugo La Malfa è stato vice-segretario della federazione regionalee nazionale giovanile.

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società aperta. Bene, una società aperta e complessa nonla chiudi nel recinto di un partito; nella no-stra vita quotidiana siamo molto più ricchidi idee, bisogni e aspirazioni di quelli chepossono essere contenuti in vecchie easfittiche chiese politiche. Quando la politica passa progressivamen-te da impegno a professione a carrierasenza peraltro richiedere particolari capa-cità o meriti, perde il contatto con la real-tà e serve introdurre un sistema diverso diselezione del gruppo dirigente, non inter-mediato dai soli partiti. Le leggi elettoralisino ad oggi hanno garantito ai partiti e ailoro esponenti una sorta di monopoliodella rappresentanza: o votavi loro, inca-sellati nei loro blocchi di potere, come ac-cadde a Brescia quattro anni fa, o nonc’erano altri spazi. Oggi la situazione ècambiata e noi tutti siamo alla ricerca diuna alternativa di voto ai partiti così comesi presentano. Non ci basta più votare con-tro qualcuno, siamo delusi dalla pochezzadei risultati: se è così, e io credo lo sia, siapre uno spazio per un movimento civicoin grado di raggruppare esperienze diversie uomini e donne nuovi. Non ti nascondo che ci sta anche la sfida diprovare a fare qualcosa dove si sia più li-beri e diversi.

Dunque più liberi da lacci e lacciuoli dellapolitica tradizionale, ma una “civica” è an-che un’implicita critica ai partiti...

Una civica è la cosa piu’ difficile perchè al-le spalle non hai uno zoccolo duro eletto-rale, un voto ideologico ereditato dal pas-sato, un sistema di potere o di piccoleraccomandazioni su cui contare. Con una civica parti dal nulla, da te stesso,dalle tue idee e da quelle di coloro che haitrovato per strada grazie alle affinità, alcomune sentire. In una civica vera non cisono interessi, c’è molta buona volontà,non ci sono risorse economiche e non cisono rendite di posizione: ognuno deveconquistare consenso con determinazio-ne e umiltà. “Si potra’ dire di tutto tranneche lo abbiamo fatto per interesse”, que-sta è la frase che vorremmo scritta sullenostre magliette in campagna elettorale:nessuna subalternità ai partiti, compren-dano loro che se siamo in campo è perchèloro hanno fallito.

Per anni sei stato presidente dell’API

un’associazione delle piccole e medie im-prese bresciane e vicepresidente nazio-nale della Confapi. Cosa è cambiato da al-lora? Ovvero, hanno ancora ruolo e sensole forme associative d’impresa?

Ho interrotto ogni attività pubblica quat-tro anni fa quando lasciai la presidenza diApindustria Brescia. Due mandati eranogià troppi e avevo esaurito le idee e gli sti-moli: prolungare la permanenza dal miopunto di vista non aveva più senso ancheperchè alle associazioni tradizionali e ge-neraliste ormai credevo molto poco. Ho trascorso quindici anni nel mondo as-sociativo a livello nazionale ed europeo ri-coprendo praticamente tutti gli incarichiistituzionali possibili, tra Roma e Bruxel-les. All’associazione ho dato molta partedella mia vita e sono sicuro di aver ricevu-to molto in termini di esperienza e di co-noscenza. Poi il ritorno a casa e i sei anni di presiden-za a Brescia dove, molto onestamente, miaspettavo una cosa diversa: da fuori avevouna immagine della mia città molto piùpositiva di ciò che ho trovato scoperchian-do il pentolone. Trovai cioè una città chegià dieci anni fa poteva vantare grandi vir-tù individuali e pessime virtù pubblichenei suoi organismi di governo e rappre-sentanza.

A cosa ti riferisci?

Sarò molto franco. La vicenda Bipop mi fe-ce capire che si erano abbassati gli anti-corpi, la insostenibile leggerezza intellet-tuale con cui ci si avventurò contro ognilogica e con grave dilettantismo sulla Fierae sull’Aeroporto mi rese evidente che an-che qui come altrove molte associazionierano diventate dei veri e propri fossili.Avevano cioè perso il contatto con gli inte-ressi e con la vita quotidiana degli associa-ti e si erano omologate alla politica. Scim-miottavano i partiti nei loro peggioridifetti e molte volte coi partiti hanno per-sonalmente coinciso. L’associazione e lasocietà civile come carriera e come tram-polino di lancio è cosa di una tristezza in-dicibile, io ho sempre pensato che o faipolitica, e ti iscrivi a un partito, o fai asso-ciazione e allora i partiti li devi mettere al-la frusta, senza pensare di lisciarne il peloin attesa di prebende. La confusione tra politica e mondo asso-ciativo ha rovinato tutti e due.

La tua posizione farà discutere e ci riman-da al problema della rappresentanza,vecchia disputa di alcune organizzazioni.Comunque, considera che il Consorzio(pur non svolgendo un ruolo sindacale,demandato alle associazioni dei commer-cianti) è nei fatti un’aggregazione di ne-gozianti del centro storico, come lo vedi?

Il Consorzio Brescia Centro io lo vedo e losento come una cosa molta diversa, moltopiù simile ai movimenti single issue an-gloamericani, molto più vero e concreto:rappresenta un interesse specifico, nonsolo chiede ma anche fa e non sprecaquattrini! E non mi pare poco in un mondodi lamentosi piagnoni. Movimenti focaliz-zati sono nella tradizione sociale brescia-na e non paia così iperbolico dire che nonc’è molta differenza tra il Consorzio e il ric-co mondo del volontariato bresciano. Nonmi spaventa la difesa di un interesse, an-zi... Semmai è la politica che deve mediaretra interessi diversi ma chi vive e lavoradeve avere la forza di rappresentarsi. Con-sidero il volontariato una cosa autentica,sia esso mosso da spirito solidaristico o daun interesse specifico ed è ciò che rende

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ricca la vita sociale di una città, più ne ab-biamo meglio è. Abbiamo bisogno discrollare l’albero delle associazioni che sicredono istituzioni, far cadere le fogliemorte e per farlo dobbiamo partire dalleradici: Il Consorzio è alla radice di un mon-do di associazioni generaliste che ha biso-gno di una bella rinfrescata, di riscoprire leragioni della sua esistenza. Vi invidio, io non avrei piu’ l’entusiasmoper farlo (e ce ne vuole tanto) e spero ciriusciate.

In questi giorni si è discusso del Pgt, loscontro di interessi è alto…Vedi un dise-gno strategico condivisibile nel progettodi città che si sta delineando? Quale as-setto daresti a Brescia, a partire dal suocentro storico? Come ridisegnare il rap-porto tra la città e la periferia?

Questo PGT avrà sistemato le esigenze diqualcuno, ha fatto danni ad altri, commer-cio in testa, ma non ha messo sul piattouna prospettiva per chi abita a Brescia.

Archiviamolo e vediamo cosa invece c’èda fare...

La domanda di abitazioni pare sparita, ilmercato immobiliare è fermo: i brescianinon hanno più bisogno di casa? Non credo, semplicemente l’offerta èquella sbagliata e non attrae le giovanicoppie anzi le fa scappare in provincia. Inun paese nel quale le famiglie per la pres-sione fiscale non riescono a fare risparmioe riducono o riallocano i consumi la do-manda di abitazioni si sposta sulla ediliziaa costi inferiori sia al metro quadro sia nel-la gestione e manutenzione: le bollette diA2A incidono pesantemente sui bilanci fa-miliari e l’unico modo per ridurle è averecase piu’ risparmiose, piu’ intelligenti. Chi oggi investirebbe in case a bassa classeenergetica sapendo che in futuro varreb-bero meno di case in classe A? Su questo tema si parte per ragionare sul-le Smart City, pessima definizione per unaidea molto complessa e interessante. Inun periodo di riduzione di costi tutte lefunzioni della città, (dai trasporti, allaistruzione, al welfare, alle scuole e alla bu-rocrazia locale), devono diventare effi-cienti e devono riportare al centro dellaloro attenzione il cittadino: questa è lasmart city, non un semplice cavo di fibraottica.

Non può più essere il cittadino ad adat-tarsi alle esigenze del settore pubblico,ma esattamente il contrario...

O si fa così o dalla città si scapperà sempredi più e si andrà a vivere dove è più sem-plice ed economico. Una città intelligenteè una città che investe molto sulla salute esull’ambiente perchè l’idea che si è diffusaè che stare a Brescia non solo è costoso,ma anche poco salubre. Sappiamo benequali grandi vantaggi ha portato nella no-stra vita individuale la innovazione tecno-logica, possibile non si riesca a farla diven-tare un elemento virtuoso anche per lanostra vita collettiva? Una città più effi-ciente è automaticamente una città checonsuma meno territorio e meno risorse eche di ciò che consuma aumenta il rendi-mento. E una città più moderna e salubreattira investimenti e abitanti: io sogno una“Brescia touchscreen”: con i telefonini fac-ciamo tutto tranne che vivere la città,compriamo cose in mezzo mondo daiviaggi alle camice e nulla in città; mi pareimpossibile…Sulle applicazioni tecnologiche, sull’am-biente, sulla riduzione dei costi del viverequotidiano un consorzio di commerciantideve scommettere, perchè è l’unico modoper riportare in città quelle fasce di giova-ni con la più alta propensione al consumo.É dentro a questo disegno di città che ri-tengo inutile un’operazione come la sedeunica del Comune: oggi le tecnologie per-mettono di creare ambienti di lavoro in re-te, remoti, senza spostamenti. L’efficienzala raggiungi con l’investimento nella for-mazione del personale e in ICT. Investi nel-l’intelligenza e nella capacità professiona-le delle persone, non in asfalto emattone... Se la presenza decentrata sulterritorio è un modo del Comune per starepiù vicino ai suoi cittadini, la sede unica èsemplicemente il palazzo della burocraziae del potere, un messaggio profondamen-te sbagliato.

“Intelligenza contro mattone” è già unprogramma, ma veniamo al centro stori-co che è il nostro maggiore patrimonio el’asset più importante per vendere la cit-tà anche ai non bresciani.

Il centro storico ha due problemi, tra gli al-tri: si è desertificato perchè si è ridotto ilnumero degli abitanti e non attrae visita-tori. Nel mondo siamo famosi per la no-

stra “Città di pietra”, però se vai in giro peril centro storico vedi molta trascuratezzache deriva dalla poca passione della manopubblica che poco incoraggia la mano pri-vata. Non è difficile pensare a come rivita-lizzarlo, basta capire se è una priorità o no.Se lo è le mostre, a esempio, le devi fare;come pure i congressi e i grandi appunta-menti internazionali che hanno bisogno divetrine prestigiose. Provate ad organizzare qualcosa di granderespiro oggi: ti danno un pullman di lineadoppio e non hai nemmeno una sala con-gressi in centro. Se l’offerta di qualità del centro non è suf-ficiente, non è colpa degli imprenditori,perchè chi investe lo fa dove rende e nondove vorrebbe in modo dirigistico l’Ammi-nistrazione. Se l’Amministrazione crea am-biente favorevole, gli investimenti arrive-ranno…

C’è oggi un’identità bresciana? Non sia-mo più la società del ferro, della finanza,cosa siamo? Tempo fa – se non ricordomale – sostenesti che dovevamo passareda una società bresciana del bitume auna società delle intelligenze. È ancora attuale e cosa sottende questadefinizione?

E’ ancora più attuale per il tempo perso.Qui stanno tutti a ragionare sul ruolo dellaUniversità come elemento salvifico delcentro storico: tipico ragionamento mio-pe. Posto che l’università deve fare il suomestiere, cioè ricercare e insegnare, il no-stro problema non è dove costruiranno lasede ma dove andranno a lavorare, a vive-re e a innovare i suoi laureati. Non riusciamo a offrire sbocchi particolar-mente innovativi perchè abbiamo persomolte grandi aziende e non abbiamo crea-to un terziario innovativo affiancato al tra-dizionale: le statistiche sono impietose.Noi non sappiamo neanche tradurre l’ideadi una Low Carbon Economy che invece èun punto di riflessione centrale per legrandi fondazioni internazionali, quelleche dettano i driver di sviluppo delle cittàpiù dinamiche. La domanda di beni e servizi pubblica diBrescia si è concentrata sui cassonetti diOMB, con tutto il rispetto un po’ poco, esul mattone. Tutte cose per le quali le co-noscenze delle giovani generazioni sonopiuttosto inutili. Riflettiamo sulle Tre T: ta-lento, tecnologia e tolleranza come for-

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

mula per portare o mantenere a Bresciauna società giovane e creativa.

Alle Tre T ( talento, tecnologia e tolleran-za), ne aggiungo una: tenacia... Ma per-che’ questa enfasi sui giovani?

Perchè le Amministrazioni si sono concen-trate su ciò che c’è e non su ciò che mancain città: si è visto il processo di invecchia-mento e si è deciso di intensificare il wel-fare per gli anziani. Ma così facendo i gio-vani se ne sono andati e cosa è una cittàsenza giovani? Una città senza sogno esenza futuro, per definizione. Al contrario,se devi attrarre il welfare è uno strumentopotente e devi destinarlo visibilmente aipotenziali nuovi cittadini per invogliarli avenire ad abitare qui. Non ci vuole poimolto…

Forse le politiche di welfare erano e sot-tolineo erano, uno strumento potente,ma torniamo all’identità.

Esiste una identità dei bresciani, un geniusloci, una sorta di carattere territoriale manon esiste una identità di Brescia. Il lavoroè ancora un fattore di coesione sociale for-te ma esso si deve coniugare con le spe-ranze di miglioramento delle nostre condi-zioni di vita e ciò sarà possibile se invece diavere una città animata dalle paure avre-mo una città ricca di sogni individuali.

Quindi secondo te, la nuova identità diBrescia sarà quella dei suoi futuri abitantie non di quelli attuali?

Sì e in questo la politica è in grave deficitperchè guarda al passato e ne rimane im-pietrita come una statua di sale: A2A, lebanche, i grandi progetti civici di fine Otto-cento, il teleriscaldamento e il termovalo-rizzatore sono esauriti nelle loro capacitàinnovative e nella loro valenza di progetticollettivi. E invece siamo qui a discutere sela fusione si doveva fare o no, del si stavameglio quando si stava peggio. Rancorosi, melanconici e rivolti al passato.I bresciani non sono così, devono tornarea credere nel loro futuro e in quello del lo-ro territorio e la politica, quella vera, devesmetterla con le polemiche sul passato econ i metodi che l’hanno portata a goderepiù di sfiducia che di fiducia.

Viviamo in un’epoca di concorrenza terri-

toriale, quindi dobbiamo saper valorizza-re al meglio il nostro territorio. Quali so-no, le nostre caratteristiche? Cosa possia-mo valorizzare?

Una scoperta di questi anni è la qualità al-tissima degli ingredienti per la tavola, daiformaggi ai vini alle carni. Ottimi per vei-colare una immagine aderente alla ideache all’estero, Cina prima di tutti, si ha del-l’Italia. Una posizione baricentrica rispettoa città importanti: ancora, per un cineseessere a 85 chilometri da via Montenapo-leone è come viverci a fianco. Sappiamobene di avere laghi e monti, ma rimania-mo l’obbiettivo di una gita di un giorno.Hanno ragione i turisti. Li vedo girarespaesati con le cartine per il centro storicoe avere cartelli turistici di quattro diversistili è cosa da vergognarsi non poco. L’ac-coglienza è una cosa complessa e comin-cia all’uscita dell’autostrada, sulle vie diaccesso, sulla qualità dei parcheggi, sullastazione ferroviaria, sull’apertura di bar, ri-storanti, musei e negozi...

Tutte cose da tempo nel radar del Con-sorzio Brescia Centro ...

Santa Giulia è patrimonio dell’Unesco: sia-mo sicuri che il suo pur pregevole percor-so storico museale sia “seducente”? Uso un termine forte ma l’arte è seduzio-ne… L’intuizione migliore di questi anni èstata la rinascita del teatro Grande, che haappena concluso una stagione al di sopradelle aspettative e che ha restituito ai cit-tadini quel gioiello che è il Ridotto. Nel centro storico servono “motori” dieventi diversi e non effimeri, garantiti daprogrammi stagionali.

Essere accoglienti secondo gli standard in-ternazionali significa avere una città mi-gliore anche per i suoi cittadini. La metroci aiuterà ma ciò che dobbiamo cambiareè la testa: dobbiamo capire che non pos-siamo più fare a meno degli altri, di quelliche vengono da fuori perchè rappresenta-no il mercato, le opportunità, il confrontocon gli altri. Anzi, dobbiamo capire che so-no il nostro tesoro.

Mettiamola così: è inutile avere un bel ne-gozio in centro se per arrivarci il viandantedeve farsi una strada triste, poco illumina-ta, pericolosa e mal segnalata...Trasformiamo questo ragionamento instrumenti di un futuro governo della città:quali potrebbero essere gli assessoratichiave in grado di favorire tali interventi?

Due assessorati chiave. Uno alle infra-strutture che ricongiunga in una logica diservizio ai cittadini i lavori pubblici, l’urba-nistica e le nuove tecnologie; uno alla Cit-tà, che coniughi cultura, accoglienza, atti-vità produttive e marketing territoriale. Ma, soprattutto ...

Soprattutto? E in forma di conclusione?

Bisogna che ci vestiamo tutti con l’abitodella incompletezza: capire che se ognunodi noi si sente autosufficiente non può es-serci dialogo ma che il dialogo nasce dallaconsiderazione che a ognuno di noi mancaqualcosa: se ci manca qualcosa siamo di-sposti ad ascoltare, a ragionare, a scam-biare idee. Se siamo chiusi nella nostraignorante arroganza beh, allora avrebberoragione i partiti a dire che una civica nonserve. Io mi sono convinto che sbagliano.

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FEUILLETON, LE STORIE DEGLI ALTRI

Anna Elsa o del manìLe scale guardano lassù, al paradiso, ma il paradisonon c’è in questa notte all’Avana, troppo fredda peressere ricordata come una notte nell’isola del Che.Un inverosimile labirinto di scale di pietra s’incrociabeffardo e tu t’inerpichi verso il cielo.Nuvoloni e le prime stelle al calar del sole, calcinaccie un odore forte d’urina, che mi ricorda l’infanziacon il gabinetto sulle scale, fanno da scenografia.Un’ombra si sporge dalla ringhiera, lassù su quell’ul-timo ballatoio, dove non penseresti mai possano vi-vere gli uomini.La porta di legno dell’abitazione è spalancata versol’interno, il cactus ed il miglio ad essa appesi ondeg-

giano sinuosamente. Dentro, ogni cosa è scoperta da una forte luce: tani-che di plastica di tutte le misure, un fornello a spiri-to, con il suo serbatoio di latta appeso al muro diun’improbabile cucina, una bicicletta, e più in là, unlettino così piccolo da non sembrare vero.La luce al neon dà un po’ fastidio agli occhi, che sierano abituati al buio dei meandri di quest’ incredi-bile caseggiato del barrio cino in calle S.Nicolas.La luce nulla può nascondere ed allora tutto appareordinato magistralmente in questo piccolo cuarto: lescarpe appese in bell’ordine ad una credenza, ag-grappata alla parete, sono pudicamente nascoste da

Con Le storie degli altri, Brescia Centro - Stili di vita dà il via a una serie di fotoracconti, dove l’emigrazione, il lavoro e il commercio, sono frequentemente sinonimi di speranza e sopravvivenza.

Foto e testo di Giuseppe Romano

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Uno spaccato dell’isola che c’è e che l’onda turistica a volte non conosce...

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

una tendina. Santi ovunque. In un angolo San Lazza-ro, con una noce di cocco spaccata; sullo scaffaleChangò, con un collare di Ochùn e i pesos offerti etante fotografie di una persona lontana, ritratta inmezzo ai grattacieli che dominano Miami.E’ questo uno spaccato dell’Avana; uno spaccato chel’onda turistica italiana non conosce: il quartiere ci-nese con il suo boulevard di trenta metri per tre.Se ti sporgi dalla finestra del cuarto di Anna Elsa ve-di le macerie di una casa che è crollata, come è suc-cesso questa settimana dalle parti della cattedrale edove, mi dicono, ci siano state cinque vittime. Ora vifaranno un mercato all’aperto per vendere mercan-zie cinesi, nel prosieguo della miglior tradizione diquesto popolo, emigrato nell’isola ben prima dellarivoluzione ed ancor oggi organizzato in società eprotetto dalla stessa Ambasciata della RepubblicaPopolare. La torre che si erge è quella del ristorantecinese, che presenta tutta la sua maestosità, anche seAnna Elsa mi dice che ha perso cualidad.La calle si chiama dei Dragones, ma di drago non hapiù nulla, se non gli occhi, il colore e l’odore di que-sta gente, che poi è l’odore della vecchia Avana, mi-scuglio di razze e di sogni. Comincia così questa miastoria o meglio la storia della ragazza del manì.Il manì è l’arachide e nel nostro caso il croccante ingrani di arachide, come quello che si vende nella sa-

gre di paese o che ancora si può vedere nei grandibarattoli di vetro sul banco di qualche osteria dicampagna.A differenza del nostro però, il manì puo essere an-che in pasta, triturato insomma.Se è vero che la storia di Cuba è fondata sullo zuc-chero e che allo zucchero è legata la sua politica e lasua cultura, la storia di Anna Elsa è la storia di un la-voro dimenticato: la produzione del croccante. AnnaElsa lo produce; compera il manì da qualche parteed al prezzo migliore e nell’elencarti le quotazionipare un’agente di borsa attenta ai suoi alti e bassi; ac-quista lo zucchero e da quell’ insieme di libbre dimanì e di zucchero devono uscire centoventi tavo-lette da cinque pesos.E tutta la sua storia è questa: vendere centoventicroccanti là all’angolo della strada, in un edificio vi-cino alla casa comisionista di calle Galiano, perchèvenderli al mercato non conviene. “Chiedono troppi pesos per la licenza” sostiene condecisione Anna Elsa. Mi mostra due assicelle di legno di un metro circa,che tengono insieme altre assicelle più corte e postedi traverso, dove Anna Elsa ripone la carta e poi colaun impasto di zucchero e arachidi molato con unamacchina non sua. Ecco una fonte di sussistenza: lamacchina per impastare il manì.

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Il manì sono i cinquecento pesos al mese (dieci dol-lari) che ella può guadagnare per poter vivere con ilfiglio. E dentro a questo racconto, a come si fa ilcroccante, a come si può venderlo a come altri pos-sono venderlo in sua vece quando s’ammala, c’è tut-to l’orgoglio, la volontà e la voglia di resistere in que-sto paese, al di là di ogni retorica governativa e al dilà di ogni immagine “de la isla linda”.La finestra dalla quale sorseggio questo cocktail dinotte avanera, dolce e silenziosa, è piccola; del restoin questa stanza tutto è piccolo. Devo tenere i gomitiuniti per poggiarli su un ripiano a ribaltina, copertoda un cuscino rosso sdrucito, posto al di sotto deltramezzo. Ora è scesa la notte e sopra i tetti un gran-de serbatoio dell’acqua, per uno strano gioco di luci,prende la forma di un gigantesco rubinetto giallo,pronto a distribuire acqua senza sosta. Ironico em-blema, se visto da quassù, dove l’acqua sta in ungrande barile di plastica e dove per lavarti devi ricor-rere ad una doccia manuale prelevando l’acqua conil cubo, stando in bilico sulla turca per non bagnareil pavimento. Parliamo, ma lei non può che parlaredel manì, impasto - illusione della sua vita, mentre ilfiglio dorme. Alessandro, così si chiama il figlio diAnna Elsa, ha la testa rasata e per uno strano corsodella moda sulla nuca il barbiere ha ricamato una

scritta: U S A. Il padre di Alessandro è un balsero edè là a poche miglia dell’ isola, se n’è andato quattroanni fa su una zattera come tanti altri, esausto peruna vita per lui insopportabile e attratto dalla ric-chezza degli States. Ora è in quelle fotografie che lo ritraggono nel suoappartamento a Miami che guarda un San Lazzaro adaltezza naturale, che tanto ricorda le sculture nel filmFresa y Chocolate, che ha fatto discutere i cubani e ifratelli-coltelli nord americani, sino a cimentarsi perl’Oscar. Ad Anna Elsa si è rotto l’orologio. Per sve-gliare il figlio al mattino, dormirà con la radio accesa,che di ora in ora dà il segnale orario, là in quell’unicolettino con Alessandro avvinghiato che le stringe iseni. Anna Elsa ha ventotto anni, Alessandro otto.

barrio: quartierebalsero: chi tenta di raggiungere la Florida su imbarcazioni improvvisate cuarto: stanzacubo: secchio (...A volte è una latta)casa comisionista: negozio dove si permutano o si vendono oggetti e complementi d’arredofresa: fragolaOchùn, Changò: Santi della Santeria (Religione afro cubana)

da “L’Avana, en el barrio chino”

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Beneficiari: Micro e piccole e medie imprese dei settori commercio, turismo e servizi (necessaria verifica codici

ATECO 2007).

Entità dell’agevolazione: Contributo di Regione Lombardia nella misura massima del 50% dei costi ammissibili, di

cui il 50% a fondo perduto ed il restante 50% a rimborso.

Tempi di realizzazione: Investimento da concludere entro 12 mesi dalla pubblicazione della graduatoria di con-

cessione degli interventi finanziari. Sono ammissibili le spese sostenute a partire dal 19 marzo 2012, data di pub-

blicazione sul Burl del bando.

Dimensione dei progetti di investimento: Settore commercio spesa minima € 15.000

e contributo massimo € 100.000.

Tipologie interventi e spese ammissibili, sono ammessi investimenti:

• tecnologici a supporto dell’innovazione e per lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione

e della comunicazione (ICT)

• per la sostenibilità ambientale, con particolare riferimento a mobilità e carburanti;

• per innovazione infrastrutturale;

• per l’accesso ai servizi di pagamento sicuro;

• per l’ammodernamento del punto vendita.

Il bando prevede un dettaglio delle spese ammissibili.

Sono inoltre ammissibili nella misura massima del 10% dell’investimento e fino ad un massimo di euro 20.000,00

le spese per fidejussione; progettazione direzione lavori e collaudo tecnico; per la promozione, comunicazione e

pubblicità espressamente riferita al progetto ammesso.

Presentazione delle domande di contributo:

dalle ore 14 del giorno 16 aprile 2012 e sino alle ore 12.30 del giorno 29 giugno 2012

Valutazione delle domande: ai fini della assegnazione del contributo i progetti di investimento saranno soggetti

a valutazione di merito con assegnazione di punteggio secondo criteri specifici.

DALLA REGIONE LOMBARDIA INCENTIVI AL COMMERCIOCONTRIBUTI A FONDO PERDUTO PER L’INNOVAZIONE

NEWS COMMERCIO

Per informazioni e assistenza:Confesercenti provinciale di BresciaTel 030 2421697 Fax 030 226185 e-mail: [email protected]

Per informazioni e assistenza sul bando e adempimenti connessi: [email protected] assistenza tecnica alla compilazione on line: numero verde 800131151dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 20.00 e il sabato dalle ore 8.00 alle ore 12.00

www.regione.lombardia.it

La Direzione Generale Commercio Turismo e Servizi della Re-

gione Lombardia ha approvato il “Bando per l’accesso alle ri-

sorse per lo sviluppo dell’innovazione delle imprese del ter-

ziario (Commercio, Turismo e Servizi)” con decreto n. 2121

del 14 marzo 2012. Il bando prevede l’assegnazione di contri-

buti a favore di progetti innovativi finalizzati al miglioramen-

to del sistema infrastrutturale, gestionale o organizzativo del-

le imprese, attraverso progetti di innovazione di prodotti, di

processi o di servizi. Nel bando sono dettagliati i tipi di investi-

menti ammissibili per ogni tipologia di impresa.

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

Contrada Cavalletto

CentocoseFrancesca by Sottini Kombacha

Corso Cavour

Bar Punto d’Incontro Coltelleria Luigi Marenda DabirbesLa Pecora Nera Cremeria Maurizio Serretti ParrucchiereOslo Ragazzini Calzature Suite 206

Corso Garibaldi

Fema Sport Original Marines

Corso Magenta

3 Store BiancocasaCoin Spa De Biagi Mood D. F. Store Fioreria Piazzale ArnaldoE’ Entertainment shoes Ghidini Gioielli La Bersagliera Ristorante PizzeriaLagostore Brescia Magentahomme Marpi Gioielleria Pellicceria LadyRolando barbiere in BresciaScout Veschetti Gioielli

Corso Mameli

Casabella Lilloni

Corso Martiri della Libertà

Arashoes Calzature Bazaarwear Casa del pane forneria Crisele Oggetti Preziosi

Farmacia Croce Bianca Farmacia dott. TitaLibreria Ferrata Profumeria Desireè Richiedei CalzatureRomeo Sport

Corso Palestro

Bar ChinottoBettina Calzature BotteganticaCaffè PalestroCasa di Carta Crazy David J. Gioielleria Facchetti di Silvia Minelli Five luxury store Fred Mello Last Minute TourLazzaroni Gioielli per scrivere Marella Manoucher Rachtian gallery Andrea Morelli CalzaturePellicceria ConterPierre Interior Punto Ottico Saint Tropez SavoldiSete di Jaipur Stoppini 1915 Stroili OroTally WeijlTru-Trussardi United Color of Benetton Veschetti – Rolex Via Uno Boutique

Corso Zanardelli

Coccinelle StoreCoffea Coffè shop Libreria Serra TarantolaLibero Milano Locman Italy Ottica Tominetti Ottica Zanardelli Pasini Gioielli Sisley

NEGOZI ASSOCIATI AL CONSORZIO BRESCIA CENTROBresciacentroConsorzioCentroCittà

Possono aderire al Consorzio tutti i negozianti del centrostorico della città di Brescia

Per aderire al Consorzio Brescia Centro

scrivere a:[email protected]

o telefonare a:

Anna 030 2906377

Maurizio 030 3756217

Toni 030 41464

Francesca 030 280009

Sede legale: Consorzio Brescia Centrovia Pagani 1423127 Brescia

www.consorziobresciacentro.it

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Galleria Duomo

Cronos oggetti Kilt

Piazza Arnaldo

Plaza Ristorante Pizzeria

Piazza Paolo VI

Monies

Piazza del Mercato

Peter’s Tea House

Piazza Vescovado

Osteria dell’Elfo Valeria Boutique

Via Aleardo Aleardi

Ororosa Centro estetico

Via Carlo Cattaneo

Parcheggio Paciullo

Via Felice Cavallotti

Bosetti Gioielli Ginger Calzature Ken Barrel

Via Dante

Big Gym Buizza Max Ottica Scaravelli Emilio & C.

Via Fratelli Porcellaga

Il Laccio KasanovaOreficeria – Orologeria Ribola Whitestore

Via Antonio Gramsci

Barozzi Via GramsciCafè Gramsci Collezioni La Sposa

Harbour Laura Bath Abbigliamento MareaMax Mara

Via Giuseppe Mazzini

Barbaglio Barbanzè Calzoleria Borghini Exploit abbigliamentoJolie calzature Gelateria Pinko Gioielleria Saleri New Galles NGF Papà Lupin Pizzeria al Teatro

Via Moretto

Kivis Junior Jean Louis David

Via Musei

Ristorante Al Frate

Via Pace

Franceschini Arredo e Regalo Pasticceria San Francesco

Via Pastrengo

Hair & Beauty store

Via Gabriele Rosa Cat Walk Ragazzini Abbigliamento

Via San Gervasio

Carrozzeria Conforti

Via San Martino della Battaglia

Compel Pellicceria Midali New Galles Boutique

Via Tresanda del territorio

Cherie

Via Trieste

Wave Photogallery

Viale Venezia

Pizzeria Grotta Azzurra

Via X Giornate

Cartoleria F. Apollonio & C. Diana pelletterieGalleria al Duomo I Gioielli di Rossana KiltoLa Vineria Sitelli abbigliamento pelleOrologi X Giornate

Via XXV Aprile

Banca La Valsabbina

Vicolo del Prezzemolo

Osteria La Grotta

NEGOZI ASSOCIATI AL CONSORZIO BRESCIA CENTRO

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Centro Stili di vita

Centro Stili di vita

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1 Piazza della Loggia

2 Teatro Santa Chiara

3 Teatro Sociale

4 Aab

5 Chiesa delle Grazie

Parcheggio Randaccio

Nel cortile dell'ex caserma omonima con accesso da via Lupi di Toscana, 4 (170 posti) Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Piazza Vittoria

Sotto l'omonima piazza. Capienza: 450 posti

Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Stazione

Di fronte alla stazione ferroviaria. Capienza: 1000 posti

Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Fossa Bagni

Accesso veicolare da via Lombroso (imbocco

nord Galleria Tito Speri) Capienza: 385 posti

Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Palagiustizia

Presso l'omonimo palazzo in via L. GambaraCapienza: 570 posti.Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h

Parcheggio Castellini

via Castellini angolo via MantovaCapienza: 230 posti. Parcheggio gratuito

Parcheggio Goito

A ridosso della Caserma Goito con ingresso e uscita da via Spalti San Marco.Capienza: 215 posti

Parcheggio Autosilouno

In via Vittorio Emanuele II.Capienza: 350 posti. Domenica e festivi chiuso

Parcheggio Paciullo

Via Cattaneo 18/a Ingresso telecamera di via Cattaneo (30 posti)

Parcheggio San Domenico

Piazza San Domenico (tra via Einaudi e via Moretto)Parcheggio automatizzato

Parcheggio Benedetto Croce

Piazzetta Don Sturzo (a nord di via Benedetto Croce)Parcheggio automatizzato

2

4

5

3

1

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PP

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VIA F.LLI CAIROLI VIA DANTE

CORSO

MARTIR

I D. L

IBERTÀ

CORSO MAMELI

CORSO GARIBALDI

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VIA VITTORIO EMANUELE II

VIA MORETTO

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CORSO MAGENTA

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VIA CATTANEO

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VIA MUSEI

VIA SPALTI S. MARCO

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VIA TRIESTE

VIA TOSIOCORSO PALESTRO

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VIA ELIA CAPRIOLO

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PARCHEGGIO PACIULLO

AUTOSILOUNO P

CASTELLINI

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CONTRADA DEL CARMINE

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P. TEBALDO BRUSATO

PSANDOMENICO

PB. CROCE

P. VITTORIA

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PIAZZAARNALDO

PIAZZAGARIBALDI

PIA

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ZANARDELLI

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P. MERCATO

VIA LEONARDO DA VINCI VIA PUSTERLA

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P. VESCOVADO

VIA S. FRANCESCO

P. PAOLO VI

Teatro Santa Chiara

S. Maria delle Grazie

2

3

4

5

1

Museo Santa Giulia

Sociale

Aab

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CARRÉ Design Marc Sadler

16 MAGGIO 2012Inaugurazione del nuovo

Centro Cucine Ernestomeda.

Corso Magenta 43/g • 25121 [email protected] e fax 030 2807046

Page 90: "Brescia Centro - Stili di vita" (numero 4)

CentroStili di vitaPeriodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 4 •Aprile 2012