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arcidiocesi di pesaro BOLLETTINO DIOCESANO OTTOBRE - DICEMBRE 2012

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arcidiocesi di pesaro

BOLLETTINODIOCESANO

ottobre - dicembre 2012

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DOCUMENTI DEL SANTO PADREBENEDETTO XVI

INEDITO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI, PUBBLICATO IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO

DELL’INIZIO DEL CONCILIO VATICANO II

Fu una giornata splendida quando, l’11 ottobre 1962, con l’ingresso solenne di oltre duemila Padri conciliari nella Basilica di San Pietro a Roma, si aprì il Concilio Vatica-no II. Nel 1931 Pio XI aveva dedicato questo giorno alla festa della Divina Maternità di Maria, in memoria del fatto che millecinquecento anni prima, nel 431, il concilio di Efeso aveva solennemente riconosciuto a Maria tale titolo, per esprimere così l’unione indissolubile di Dio e dell’uomo in Cristo. Papa Giovanni XXIII aveva fissato per quel giorno l’inizio del concilio, al fine di affidare la grande assemblea ecclesiale, da lui convocata, alla bontà materna di Maria, e ancorare saldamente il lavoro del concilio nel mistero di Gesù Cristo. Fu impressionante vedere entrare i vescovi provenienti da tutto il mondo, da tutti i popoli e razze: un’immagine della Chiesa di Gesù Cristo che abbraccia tutto il mondo, nella quale i popoli della terra si sanno uniti nella sua pace.Fu un momento di straordinaria attesa. Grandi cose dovevano accadere. I concili pre-cedenti erano stati quasi sempre convocati per una questione concreta alla quale do-vevano rispondere. Questa volta non c’era un problema particolare da risolvere. Ma proprio per questo aleggiava nell’aria un senso di attesa generale: il cristianesimo, che aveva costruito e plasmato il mondo occidentale, sembrava perdere sempre più la sua forza efficace. Appariva essere diventato stanco e sembrava che il futuro venisse determinato da altri poteri spirituali. La percezione di questa perdita del presente da parte del cristianesimo e del compito che ne conseguiva era ben riassunto dalla parola “aggiornamento”. Il cristianesimo deve stare nel presente per potere dare forma al futuro. Affinché potesse tornare a essere una forza che modella il domani, Giovanni XXIII aveva convocato il concilio senza indicargli problemi concreti o programmi. Fu questa la grandezza e al tempo stesso la difficoltà del compito che si presentava all’assemblea ecclesiale.I singoli episcopati indubbiamente si avvicinarono al grande avvenimento con idee diverse. Alcuni vi giunsero più con un atteggiamento d’attesa verso il programma che doveva essere sviluppato. Fu l’episcopato centroeuropeo – Belgio, Francia e Ger-mania – ad avere le idee più decise. Nel dettaglio l’accento veniva posto senz’altro su aspetti diversi; tuttavia c’erano alcune priorità comuni. Un tema fondamentale era l’ecclesiologia, che doveva essere approfondita dal punto di vista della storia della salvezza, trinitario e sacramentale; a questo si aggiungeva l’esigenza di completare la dottrina del primato del Concilio Vaticano I attraverso una rivalutazione del ministero episcopale. Un tema importante per gli episcopati centroeuropei era il rinnovamento liturgico, che Pio XII aveva già iniziato a realizzare. Un altro accento centrale, spe-cialmente per l’episcopato tedesco, era messo sull’ecumenismo: il sopportare insieme la persecuzione da parte del nazismo aveva avvicinato molto i cristiani protestanti e quelli cattolici; ora questo doveva essere compreso e portato avanti anche a livello di tutta la Chiesa. A ciò si aggiungeva il ciclo tematico Rivelazione-Scrittura-Tradizione-

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Magistero. Tra i francesi si mise sempre più in primo piano il tema del rapporto tra la Chiesa e il mondo moderno, ovvero il lavoro sul cosiddetto “Schema XIII”, dal quale poi è nata la Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Qui veni-va toccato il punto della vera aspettativa del concilio. La Chiesa, che ancora in epoca barocca aveva, in senso lato, plasmato il mondo, a partire dal XIX secolo era entrata in modo sempre più evidente in un rapporto negativo con l’età moderna, solo allora pienamente iniziata. Le cose dovevano rimanere così? La Chiesa non poteva compiere un passo positivo nei tempi nuovi? Dietro l’espressione vaga “mondo di oggi” vi è la questione del rapporto con l’età moderna. Per chiarirla sarebbe stato necessario definire meglio ciò che era essenziale e costitutivo dell’età moderna. Questo non è riuscito nello “Schema XIII”. Sebbene la Costituzione pastorale esprima molte cose importanti per la comprensione del “mondo” e dia rilevanti contributi sulla questione dell’etica cristiana, su questo punto non è riuscita a offrire un chiarimento sostanziale. Inaspettatamente, l’incontro con i grandi temi dell’età moderna non avvenne nella grande Costituzione pastorale, bensì in due documenti minori, la cui importanza è emersa solo poco a poco con la ricezione del concilio. Si tratta anzitutto della Di-chiarazione sulla libertà religiosa, richiesta e preparata con grande sollecitudine so-prattutto dall’episcopato americano. La dottrina della tolleranza, così come era stata elaborata nei dettagli da Pio XII, non appariva più sufficiente dinanzi all’evolversi del pensiero filosofico e del modo di concepirsi dello Stato moderno. Si trattava della libertà di scegliere e di praticare la religione, come anche della libertà di cambiarla, in quanto diritti fondamentali alla libertà dell’uomo. Dalle sue ragioni più intime, una tale concezione non poteva essere estranea alla fede cristiana, che era entrata nel mondo con la pretesa che lo Stato non potesse decidere della verità e non potesse esigere nessun tipo di culto. La fede cristiana rivendicava la libertà alla convinzione religiosa e alla sua pratica nel culto, senza con questo violare il diritto dello Stato nel suo proprio ordinamento: i cristiani pregavano per l’imperatore, ma non lo adoravano. Da questo punto di vista si può affermare che il cristianesimo, con la sua nascita, ha portato nel mondo il principio della libertà di religione. Tuttavia, l’interpretazione di questo diritto alla libertà nel contesto del pensiero moderno era ancora difficile, poi-ché poteva sembrare che la versione moderna della libertà di religione presupponesse l’inaccessibilità della verità per l’uomo e che, pertanto, spostasse la religione dal suo fondamento nella sfera del soggettivo. È stato certamente provvidenziale che, tredici anni dopo la conclusione del concilio, Papa Giovanni Paolo II sia arrivato da un Paese in cui la libertà di religione veniva contestata dal marxismo, vale a dire a partire da una particolare forma di filosofia statale moderna. Il Papa proveniva quasi da una situazione che assomigliava a quella della Chiesa antica, sicché divenne nuovamente visibile l’intimo ordinamento della fede al tema della libertà, soprattutto la libertà di religione e di culto.Il secondo documento che si sarebbe poi rivelato importante per l’incontro della Chie-sa con l’età moderna è nato quasi per caso ed è cresciuto in vari strati. Mi riferisco alla dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cri-stiane. All’inizio c’era l’intenzione di preparare una dichiarazione sulle relazioni tra la Chiesa e l’ebraismo, testo diventato intrinsecamente necessario dopo gli orrori della shoah. I Padri conciliari dei Paesi arabi non si opposero a un tale testo, ma spiegarono che se si voleva parlare dell’ebraismo, allora si doveva spendere anche qualche parola sull’islam. Quanto avessero ragione a riguardo, in occidente lo abbiamo capito solo

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poco a poco. Infine crebbe l’intuizione che fosse giusto parlare anche di altre due grandi religioni – l’induismo e il buddhismo – come pure del tema religione in genera-le. A ciò si aggiunse poi spontaneamente una breve istruzione relativa al dialogo e alla collaborazione con le religioni, i cui valori spirituali, morali e socio-culturali doveva-no essere riconosciuti, conservati e promossi (cfr n. 2). Così, in un documento preciso e straordinariamente denso, venne inaugurato un tema la cui importanza all’epoca non era ancora prevedibile. Quale compito esso implichi, quanta fatica occorra ancora compiere per distinguere, chiarire e comprendere, appaiono sempre più evidenti. Nel processo di ricezione attiva è via via emersa anche una debolezza di questo testo di per sé straordinario: esso parla della religione solo in modo positivo e ignora le for-me malate e disturbate di religione, che dal punto di vista storico e teologico hanno un’ampia portata; per questo sin dall’inizio la fede cristiana è stata molto critica, sia verso l’interno sia verso l’esterno, nei confronti della religione.Se all’inizio del concilio avevano prevalso gli episcopati centroeuropei con i loro te-ologi, durante le fasi conciliari il raggio del lavoro e della responsabilità comuni si è allargato sempre più. I vescovi si riconoscevano apprendisti alla scuola dello Spirito Santo e alla scuola della collaborazione reciproca, ma proprio in questo modo si ri-conoscevano come servitori della Parola di Dio che vivono e operano nella fede. I Padri conciliari non potevano e non volevano creare una Chiesa nuova, diversa. Non avevano né il mandato né l’incarico di farlo. Erano Padri del concilio con una voce e un diritto di decisione solo in quanto vescovi, vale a dire in virtù del sacramento e nella Chiesa sacramentale. Per questo non potevano e non volevano creare una fede diversa o una Chiesa nuova, bensì comprenderle ambedue in modo più profondo e quindi davvero “rinnovarle”. Perciò un’ermeneutica della rottura è assurda, contraria allo spirito e alla volontà dei Padri conciliari.Nel cardinale Frings ho avuto un “padre” che ha vissuto in modo esemplare questo spirito del concilio. Era un uomo di forte apertura e grandezza, ma sapeva anche che solo la fede guida ad uscire all’aperto, a quell’ampio orizzonte che rimane precluso allo spirito positivistico. È questa fede che voleva servire con il mandato ricevuto attraverso il sacramento dell’ordinazione episcopale. Non posso che essergli sempre grato per aver portato me – il professore più giovane della Facoltà teologica cattolica dell’università di Bonn – come suo consulente alla grande assemblea della Chiesa, permettendomi di essere presente in questa scuola e percorrere dall’interno il cammi-no del concilio. In questo volume sono raccolti i diversi scritti con i quali, in quella scuola, ho chiesto la parola. Si tratta di richieste di parola del tutto frammentarie, dalle quali traspare anche il processo di apprendimento che il concilio e la sua ricezione hanno significato e significano tuttora per me. Mi auguro che questi molteplici con-tributi, con tutti i loro limiti, nel complesso possano comunque aiutare a comprendere meglio il concilio e a tradurlo in una giusta vita ecclesiale. Ringrazio di tutto cuore l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller e i collaboratori dell’Institut Papst Benedikt XVI per lo straordinario impegno che hanno assunto per realizzare questo volume.

Castel Gandolfo, nella festa del santo vescovo Eusebio di Vercelli, 2 agosto 2012

BENEDETTO XVIL’Osservatore Romano, 11 ottobre 2012

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OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVIIN PELLEGRINAGGIO A LORETO

Piazza della Madonna di LoretoGiovedì, 4 ottobre 2012

Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’episcopato,cari fratelli e sorelle!

Il 4 ottobre del 1962, il Beato Giovanni XXIII venne in pellegrinaggio a questo San-tuario per affidare alla Vergine Maria il Concilio Ecumenico Vaticano II, che si sareb-be inaugurato una settimana dopo. In quella occasione, egli, che nutriva una filiale e profonda devozione alla Madonna, si rivolse a lei con queste parole: «Oggi, ancora una volta, ed in nome di tutto l’episcopato, a Voi, dolcissima Madre, che siete salutata Auxilium Episcoporum, chiediamo per Noi, Vescovo di Roma e per tutti i Vescovi dell’universo di ottenerci la grazia di entrare nell’aula conciliare della Basilica di San Pietro come entrarono nel Cenacolo gli Apostoli e i primi discepoli di Gesù: un cuor solo, un palpito solo di amore a Cristo e alle anime, un proposito solo di vivere e di immolarci per la salvezza dei singoli e dei popoli. Così, per la vostra materna inter-cessione, negli anni e nei secoli futuri, si possa dire che la grazia di Dio ha prevenuto, accompagnato e coronato il ventunesimo Concilio Ecumenico, infondendo nei figli tutti della Santa Chiesa nuovo fervore, slancio di generosità, fermezza di propositi» (AAS 54 [1962], 727).

A distanza di cinquant’anni, dopo essere stato chiamato dalla divina Provvidenza a succedere sulla cattedra di Pietro a quel Papa indimenticabile, anch’io sono venu-to qui pellegrino per affidare alla Madre di Dio due importanti iniziative ecclesiali: l’Anno della fede, che avrà inizio tra una settimana, l’11 ottobre, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, da me convocata nel mese di ottobre sul tema «La nuova evan-gelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Cari amici! A voi tutti porgo il mio più cordiale saluto. Ringrazio l’Arcivescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, per le calorose espressioni di benvenuto. Saluto gli altri Vescovi presenti, i Sacerdoti, i Padri Cappuccini, ai quali è affidata la cura pastorale del santuario, e le Religiose. Ri-volgo un deferente pensiero al Sindaco, Dott. Paolo Niccoletti, che pure ringrazio per le sue cortesi parole, al Rappresentante del Governo ed alle Autorità civili e militari presenti. E la mia riconoscenza va a tutti coloro che hanno generosamente offerto la loro collaborazione per la realizzazione di questo mio Pellegrinaggio.

Come ricordavo nella Lettera Apostolica di indizione, attraverso l’Anno della fede «intendo invitare i Confratelli Vescovi di tutto l’orbe perché si uniscano al Successore di Pietro, nel tempo di grazia spirituale che il Signore ci offre, per fare memoria del dono prezioso della fede» (Porta fidei, 8). E proprio qui a Loreto abbiamo l’oppor-tunità di metterci alla scuola di Maria, di lei che è stata proclamata «beata» perché «ha creduto» (Lc 1,45). Questo Santuario, costruito attorno alla sua casa terrena, cu-stodisce la memoria del momento in cui l’Angelo del Signore venne da Maria con il grande annuncio dell’Incarnazione, ed ella diede la sua risposta. Questa umile abi-tazione è una testimonianza concreta e tangibile dell’avvenimento più grande della

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nostra storia: l’Incarnazione; il Verbo si è fatto carne, e Maria, la serva del Signore, è il canale privilegiato attraverso il quale Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi (cfr Gv 1,14). Maria ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della volontà di Dio, diventando «luogo» della sua presenza, «luogo» in cui dimora il Figlio di Dio. Qui possiamo richiamare le parole del Salmo con le quali, secondo la Lettera agli Ebrei, Cristo ha iniziato la sua vita terrena dicendo al Padre: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato…Allora ho detto: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”» (10,5.7). Maria dice parole simili di fronte all’Angelo che le rivela il piano di Dio su di lei: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La volontà di Maria coincide con la volontà del Figlio nell’unico progetto di amore del Padre e in lei si uniscono cielo e terra, Dio creatore e la sua creatura. Dio diventa uomo, Maria si fa «casa vivente» del Signore, tempio dove abita l’Altissimo. Il Beato Giovanni XXIII cinquant’anni fa, qui a Loreto, invitava a contemplare questo mistero, a «riflettere su quel congiungimento del cielo con la terra, che è lo scopo dell’Incarnazione e della Redenzione», e conti-nuava affermando che lo stesso Concilio aveva come scopo di estendere sempre più il raggio benefico dell’Incarnazione e Redenzione di Cristo in tutte le forme della vita sociale (cfr AAS 54 [1962], 724). È un invito che risuona oggi con particolare forza. Nella crisi attuale che interessa non solo l’economia, ma vari settori della società, l’Incarnazione del Figlio di Dio ci dice quanto l’uomo sia importante per Dio e Dio per l’uomo. Senza Dio l’uomo finisce per far prevalere il proprio egoismo sulla soli-darietà e sull’amore, le cose materiali sui valori, l’avere sull’essere. Bisogna ritornare a Dio perché l’uomo ritorni ad essere uomo. Con Dio anche nei momenti difficili, di crisi, non viene meno l’orizzonte della speranza: l’Incarnazione ci dice che non siamo mai soli, Dio è entrato nella nostra umanità e ci accompagna.

Ma il dimorare del Figlio di Dio nella «casa vivente», nel tempio, che è Maria, ci porta ad un altro pensiero: dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo «a casa»; dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio. È la fede, allora, che ci dà una casa in que-sto mondo, che ci riunisce in un’unica famiglia e che ci rende tutti fratelli e sorelle. Contemplando Maria, dobbiamo domandarci se anche noi vogliamo essere aperti al Signore, se vogliamo offrire la nostra vita perché sia una dimora per Lui; oppure se abbiamo paura che la presenza del Signore possa essere un limite alla nostra libertà, e se vogliamo riservarci una parte della nostra vita, in modo che possa appartenere solo a noi. Ma è proprio Dio che libera la nostra libertà, la libera dalla chiusura in se stessa, dalla sete di potere, di possesso, di dominio, e la rende capace di aprirsi alla dimensione che la realizza in senso pieno: quella del dono di sé, dell’amore, che si fa servizio e condivisione.

La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata sopra una strada. La cosa potrebbe apparire piut-tosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo particolare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una fami-

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glia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta (cfr Ap 21,3).

C’è ancora un punto importante del racconto evangelico dell’Annunciazione che vorrei sottolineare, un aspetto che non finisce mai di stupirci: Dio domanda il «sì» dell’uomo, ha creato un interlocutore libero, chiede che la sua creatura Gli risponda con piena libertà. San Bernardo di Chiaravalle, in uno dei suoi Sermoni più celebri, quasi «rappresenta» l’attesa da parte di Dio e dell’umanità del «sì» di Maria, rivolgen-dosi a lei con una supplica: «L’angelo attende la tua risposta, perché è ormai tempo di ritornare a colui che lo ha inviato… O Signora, da’ quella risposta, che la terra, che gli inferi, anzi, che i cieli attendono. Come il Re e Signore di tutti desiderava vedere la tua bellezza, così egli desidera ardentemente la tua risposta affermativa… Alzati, corri, apri! Alzati con la fede, affrettati con la tua offerta, apri con la tua adesione!» (In laudibus Virginis Matris, Hom. IV, 8: Opera omnia, Edit. Cisterc. 4, 1966, p. 53s). Dio chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo. Certo, il «sì» della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione.

Cari fratelli e sorelle, in questo pellegrinaggio che ripercorre quello del Beato Giovan-ni XXIII - e che avviene, provvidenzialmente, nel giorno in cui si fa memoria di san Francesco di Assisi, vero «Vangelo vivente» - vorrei affidare alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore. Vorrei affidare alla Madre di Dio anche questo speciale tempo di grazia per la Chiesa, che si apre davanti a noi. Tu, Madre del «sì», che hai ascoltato Gesù, parlaci di Lui, raccontaci il tuo cammino per seguirlo sulla via della fede, aiutaci ad annunciarlo perché ogni uomo possa accoglierlo e diventare dimora di Dio. Amen!

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PAROLE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVINEL CORSO DELL’ULTIMA CONGREGAZIONE GENERALE

DELLA XIII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIADEL SINODO DEI VESCOVI

Aula del Sinodo - Sabato, 27 ottobre 2012 Cari Fratelli e sorelle,

prima di ringraziare da parte mia, vorrei ancora fare una comunicazione.Nel contesto delle riflessioni del Sinodo dei Vescovi, «La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della Fede Cristiana», ed a conclusione di un cammino di riflessione sulle tematiche dei Seminari e della Catechesi, mi è gradito annunciare che ho deciso, dopo preghiera e ulteriore riflessione, di trasferire la competenza sui Seminari dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica alla Congregazione per il Clero e la com-petenza sulla Catechesi dalla Congregazione per il Clero al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

Seguiranno i documenti relativi in forma di Lettera Apostolica Motu Proprio per de-finire gli ambiti e le rispettive facoltà. Preghiamo il Signore perché accompagni i tre Dicasteri della Curia Romana nella loro importante missione, con la collaborazione di tutta la Chiesa.

Avendo già la parola, vorrei anche esprimere i miei cordialissimi auguri ai nuovi Cardinali. Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della Nuova Evangelizzazione, con un gesto dell’uni-versalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un Continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa; è anche la bella espressione di questo Sinodo. Per me è stato veramente edificante, consolante ed incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore, anche in situazioni difficili.

Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. Penso, per esempio, a quanto ci è stato detto sulla Cambogia, dove di nuovo nasce la Chiesa, la fede; o anche sulla Norvegia, e tanti altri. Vediamo come anche oggi dove non si aspettava, il Signore è presente e potente e il Signore è operante anche tramite il nostro lavoro e le nostre riflessioni.

Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spi-rito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta; e così, con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico.

Ringrazio tutti: i Padri del Sinodo, gli Uditori, con le testimonianze veramente spesso molto commoventi, gli Esperti, i Delegati fraterni che ci hanno aiutato; e sappiamo che tutti vogliamo annunciare Cristo ed il suo Vangelo e combattere, in questo tempo difficile, per la presenza della verità di Cristo e per il suo annuncio.

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Soprattutto vorrei ringraziare i nostri Presidenti che ci hanno guidato dolcemente e decisamente, i Relatori che hanno lavorato giorno e notte. Io penso sempre che sia un po’ contro il diritto naturale lavorare anche di notte, ma se lo fanno volontariamente si possono ringraziare e dobbiamo sentirci grati; e, naturalmente, il nostro Segretario Generale, indefesso e ricco di idee.

Adesso queste Propositiones sono un testamento, un dono, dato a me per noi, per ela-borare tutto in un documento che viene dalla vita e dovrebbe generare vita. Su questo speriamo e preghiamo; in ogni caso, andiamo avanti con l’aiuto del Signore. Grazie a voi tutti. Con molti ci vediamo anche in novembre - penso al Concistoro. Grazie.

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVIPER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2012

28 ottobre 2012

“Chiamati a far risplendere la Parola di verità” (Lett. ap. Porta fidei, 6)

Cari fratelli e sorelle!

La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale si carica quest’anno di un signi-ficato tutto particolare. La ricorrenza del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Va-ticano II, l’apertura dell’Anno della fede e il Sinodo dei Vescovi sul tema della nuova evangelizzazione concorrono a riaffermare la volontà della Chiesa di impegnarsi con maggiore coraggio e ardore nella missio ad gentes perché il Vangelo giunga fino agli estremi confini della terra.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II, con la partecipazione dei Vescovi cattolici pro-venienti da ogni angolo della terra, è stato un segno luminoso dell’universalità della Chiesa, accogliendo, per la prima volta, un così alto numero di Padri Conciliari prove-nienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Oceania. Vescovi missionari e Vescovi autoctoni, Pastori di comunità sparse fra popolazioni non cristiane, che por-tavano nell’Assise conciliare l’immagine di una Chiesa presente in tutti i Continenti e che si facevano interpreti delle complesse realtà dell’allora cosiddetto “Terzo Mon-do”. Ricchi dell’esperienza derivata dall’essere Pastori di Chiese giovani ed in via di formazione, animati dalla passione per la diffusione del Regno di Dio, essi hanno contribuito in maniera rilevante a riaffermare la necessità e l’urgenza dell’evangeliz-zazione ad gentes, e quindi a portare al centro dell’ecclesiologia la natura missionaria della Chiesa.

Ecclesiologia missionariaQuesta visione oggi non è venuta meno, anzi, ha conosciuto una feconda riflessione teologica e pastorale e, al tempo stesso, si ripropone con rinnovata urgenza perché si è dilatato il numero di coloro che non conoscono ancora Cristo: “Gli uomini che atten-dono Cristo sono ancora in numero immenso”, affermava il beato Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptoris missio sulla permanente validità del mandato missionario, e aggiungeva: “Non possiamo restarcene tranquilli, pensando ai milioni di nostri fra-telli e sorelle, anch’essi redenti dal sangue di Cristo, che vivono ignari dell’amore di Dio” (n. 86). Anch’io, nell’indire l’Anno della fede, ho scritto che Cristo “oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra” (Lett. ap. Porta fidei, 7); proclamazione che, come si esprimeva anche il Servo di Dio Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, “non è per la Chiesa un contributo facoltativo: è il dovere che le incombe per mandato del Signore Gesù, affinché gli uomini possano credere ed essere salvati. Sì, questo messaggio è necessario. È unico. È insostituibile” (n. 5). Abbiamo bisogno quindi di riprendere lo stesso slancio apostolico delle prime comunità cristiane, che, piccole e indifese, furono capaci, con l’annuncio e la testimonianza, di diffondere il Vangelo in tutto il mondo allora conosciuto.

Non meraviglia quindi che il Concilio Vaticano II e il successivo Magistero della Chiesa insistano in modo speciale sul mandato missionario che Cristo ha affidato ai

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suoi discepoli e che deve essere impegno dell’intero Popolo di Dio, Vescovi, sacer-doti, diaconi, religiosi, religiose, laici. La cura di annunziare il Vangelo in ogni parte della terra spetta primariamente ai Vescovi, diretti responsabili dell’evangelizzazione nel mondo, sia come membri del collegio episcopale, sia come Pastori delle Chiese particolari. Essi, infatti, “sono stati consacrati non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 63), “messaggeri di fede che portano nuovi discepoli a Cristo” (Ad gentes, 20) e rendono “visibile lo spirito e l’ardore missionario del Popolo di Dio, sicché la diocesi tutta si fa missionaria” (ibid., 38).

La priorità dell’evangelizzareIl mandato di predicare il Vangelo non si esaurisce perciò, per un Pastore, nell’atten-zione verso la porzione del Popolo di Dio affidata alle sue cure pastorali, né nell’invio di qualche sacerdote, laico o laica fidei donum. Esso deve coinvolgere tutta l’attività della Chiesa particolare, tutti i suoi settori, in breve, tutto il suo essere e il suo opera-re. Il Concilio Vaticano II lo ha indicato con chiarezza e il Magistero successivo l’ha ribadito con forza. Ciò richiede di adeguare costantemente stili di vita, piani pastora-li e organizzazione diocesana a questa dimensione fondamentale dell’essere Chiesa, specialmente nel nostro mondo in continuo cambiamento. E questo vale anche per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, come pure per i Movimenti ecclesiali: tutte le componenti del grande mosaico della Chiesa devono sentirsi for-temente interpellate dal mandato del Signore di predicare il Vangelo, affinché Cristo sia annunciato ovunque. Noi Pastori, i religiosi, le religiose e tutti i fedeli in Cristo, dobbiamo metterci sulle orme dell’apostolo Paolo, il quale, “prigioniero di Cristo per i pagani” (Ef 3,1), ha lavorato, sofferto e lottato per far giungere il Vangelo in mezzo ai pagani (cfr Col 1,24-29), senza risparmiare energie, tempo e mezzi per far conoscere il Messaggio di Cristo.

Anche oggi la missione ad gentes deve essere il costante orizzonte e il paradigma di ogni attività ecclesiale, perché l’identità stessa della Chiesa è costituita dalla fede nel Mistero di Dio, che si è rivelato in Cristo per portarci la salvezza, e dalla missione di testimoniarlo e annunciarlo al mondo, fino al suo ritorno. Come san Paolo, dobbiamo essere attenti verso i lontani, quelli che non conoscono ancora Cristo e non hanno spe-rimentato la paternità di Dio, nella consapevolezza che “la cooperazione missionaria si deve allargare oggi a forme nuove includendo non solo l’aiuto economico, ma anche la partecipazione diretta all’evangelizzazione” (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redem-ptoris missio, 82). La celebrazione dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione saranno occasioni propizie per un rilancio della cooperazione missionaria, soprattutto in questa seconda dimensione.

Fede e annuncioL’ansia di annunciare Cristo ci spinge anche a leggere la storia per scorgervi i pro-blemi, le aspirazioni e le speranze dell’umanità, che Cristo deve sanare, purificare e riempire della sua presenza. Il suo Messaggio, infatti, è sempre attuale, si cala nel cuore stesso della storia ed è capace di dare risposta alle inquietudini più profonde di ogni uomo. Per questo la Chiesa, in tutte le sue componenti, deve essere consapevole che “gli orizzonti immensi della missione ecclesiale, la complessità della situazione presente chiedono oggi modalità rinnovate per poter comunicare efficacemente la Pa-

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rola di Dio” (Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 97). Questo esige, anzitutto, una rinnovata adesione di fede personale e comunitaria al Vangelo di Gesù Cristo, “in un momento di profondo cambiamento come quello che l’umanità sta vi-vendo” (Lett. ap. Porta fidei, 8).

Uno degli ostacoli allo slancio dell’evangelizzazione, infatti, è la crisi di fede, non solo del mondo occidentale, ma di gran parte dell’umanità, che pure ha fame e sete di Dio e deve essere invitata e condotta al pane di vita e all’acqua viva, come la Samarita-na che si reca al pozzo di Giacobbe e dialoga con Cristo. Come racconta l’Evangelista Giovanni, la vicenda di questa donna è particolarmente significativa (cfr Gv 4,1-30): incontra Gesù, che le chiede da bere, ma poi le parla di un’acqua nuova, capace di spegnere la sete per sempre. La donna all’inizio non capisce, rimane a livello materia-le, ma lentamente è condotta dal Signore a compiere un cammino di fede che la porta a riconoscerlo come il Messia. E a questo proposito sant’Agostino afferma: “dopo aver accolto nel cuore Cristo Signore, che altro avrebbe potuto fare [questa donna] se non abbandonare l’anfora e correre ad annunziare la buona novella?” (In Ioannis Ev., 15, 30). L’incontro con Cristo come Persona viva che colma la sete del cuore non può che portare al desiderio di condividere con altri la gioia di questa presenza e di farlo conoscere perché tutti la possano sperimentare. Occorre rinnovare l’entusiasmo di comunicare la fede per promuovere una nuova evangelizzazione delle comunità e dei Paesi di antica tradizione cristiana, che stanno perdendo il riferimento a Dio, in modo da riscoprire la gioia del credere. La preoccupazione di evangelizzare non deve mai rimanere ai margini dell’attività ecclesiale e della vita personale del cristiano, ma caratterizzarla fortemente, nella consapevolezza di essere destinatari e, al tempo stes-so, missionari del Vangelo. Il punto centrale dell’annuncio rimane sempre lo stesso: il Kerigma del Cristo morto e risorto per la salvezza del mondo, il Kerigma dell’amore di Dio assoluto e totale per ogni uomo ed ogni donna, culminato nell’invio del Figlio eterno e unigenito, il Signore Gesù, il quale non disdegnò di assumere la povertà della nostra natura umana, amandola e riscattandola, per mezzo dell’offerta di sé sulla cro-ce, dal peccato e dalla morte.

La fede in Dio, in questo disegno di amore realizzato in Cristo, è anzitutto un dono e un mistero da accogliere nel cuore e nella vita e di cui ringraziare sempre il Signore. Ma la fede è un dono che ci è dato perché sia condiviso; è un talento ricevuto perché porti frutto; è una luce che non deve rimanere nascosta, ma illuminare tutta la casa. È il dono più importante che ci è stato fatto nella nostra esistenza e che non possiamo tenere per noi stessi.

L’annuncio si fa carità“Guai a me se non annuncio il Vangelo!”, diceva l’apostolo Paolo (1 Cor 9,16). Que-sta parola risuona con forza per ogni cristiano e per ogni comunità cristiana in tutti i Continenti. Anche per le Chiese nei territori di missione, Chiese per lo più giovani, spesso di recente fondazione, la missionarietà è diventata una dimensione connatura-le, anche se esse stesse hanno ancora bisogno di missionari. Tanti sacerdoti, religiosi e religiose, da ogni parte del mondo, numerosi laici e addirittura intere famiglie la-sciano i propri Paesi, le proprie comunità locali e si recano presso altre Chiese per testimoniare e annunciare il Nome di Cristo, nel quale l’umanità trova la salvezza. Si tratta di un’espressione di profonda comunione, condivisione e carità tra le Chiese,

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perché ogni uomo possa ascoltare o riascoltare l’annuncio che risana e accostarsi ai Sacramenti, fonte della vera vita.

Insieme a questo alto segno della fede che si trasforma in carità, ricordo e ringrazio le Pontificie Opere Missionarie, strumento per la cooperazione alla missione universale della Chiesa nel mondo. Attraverso la loro azione l’annuncio del Vangelo si fa anche intervento in aiuto del prossimo, giustizia verso i più poveri, possibilità di istruzione nei più sperduti villaggi, assistenza medica in luoghi remoti, emancipazione dalla miseria, riabilitazione di chi è emarginato, sostegno allo sviluppo dei popoli, supera-mento delle divisioni etniche, rispetto per la vita in ogni sua fase.

Cari fratelli e sorelle, invoco sull’opera di evangelizzazione ad gentes, ed in partico-lare sui suoi operai, l’effusione dello Spirito Santo, perché la Grazia di Dio la faccia camminare più decisamente nella storia del mondo. Con il beato John Henry Newman vorrei pregare: “Accompagna, o Signore, i tuoi missionari nelle terre da evangelizza-re, metti le parole giuste sulle loro labbra, rendi fruttuosa la loro fatica”. La Vergine Maria, Madre della Chiesa e Stella dell’evangelizzazione, accompagni tutti i missio-nari del Vangelo.

Dal Vaticano, 6 gennaio 2012, Solennità dell’Epifania del Signore

BENEDICTUS PP. XVI

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PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI NATALIZI DELLA CURIA ROMANADISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Sala Clementina - Venerdì, 21 dicembre 2012

Signori Cardinali,venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Presbiterato,cari fratelli e sorelle!

Con grande gioia vi incontro oggi, cari Membri del Collegio Cardinalizio, Rappre-sentanti della Curia Romana e del Governatorato, per questo tradizionale momento prima del Santo Natale. Rivolgo a ciascuno un cordiale saluto, iniziando dal Cardi-nale Angelo Sodano, che ringrazio per le belle parole e per i fervidi auguri che mi ha indirizzato anche a nome vostro. Il Cardinale Decano ci ha ricordato un’espressione che ritorna spesso in questi giorni nella liturgia latina: Prope est iam Dominus, venite, adoremus! Il Signore è ormai vicino, venite adoriamolo! Anche noi, come un’unica famiglia ci disponiamo ad adorare, nella grotta di Betlemme, quel Bambino che è Dio stesso fattosi così vicino da diventare uomo come noi. Ricambio volentieri gli auguri e ringrazio di cuore tutti, compresi i Rappresentanti Pontifici sparsi per il mondo, per la generosa e qualificata collaborazione che ognuno di voi presta al mio Ministero.

Ci troviamo alla fine di un anno che nuovamente, nella Chiesa e nel mondo, è stato ca-ratterizzato da molteplici situazioni travagliate, da grandi questioni e sfide, ma anche da segni di speranza. Menziono soltanto alcuni momenti salienti nell’ambito della vita della Chiesa e del mio ministero petrino. Ci sono stati - come menzionato dal Cardi-nale Decano - anzitutto i viaggi in Messico e a Cuba – incontri indimenticabili con la forza della fede, profondamente radicata nei cuori degli uomini, e con la gioia per la vita che scaturisce dalla fede. Ricordo che, dopo l’arrivo in Messico, ai bordi della lunga strada da percorrere, c’erano interminabili schiere di persone che salutavano, sventolando fazzoletti e bandiere. Ricordo che durante il tragitto verso Guanajuato, pittoresca capitale dello Stato omonimo, c’erano giovani devotamente inginocchiati ai margini della strada per ricevere la benedizione del Successore di Pietro; ricordo come la grande liturgia nelle vicinanze della statua di Cristo Re sia diventata un atto che ha reso presente la regalità di Cristo – la sua pace, la sua giustizia, la sua verità. Tutto ciò sullo sfondo dei problemi di un Paese che soffre per molteplici forme di violenza e per le difficoltà di dipendenze economiche. Sono problemi che, certo, non possono essere risolti semplicemente mediante la religiosità, ma lo possono ancor meno senza quella purificazione interiore dei cuori che proviene dalla forza della fede, dall’incontro con Gesù Cristo. E c’è stata poi l’esperienza di Cuba – anche qui le grandi liturgie, nei cui canti, preghiere e silenzi si è resa percepibile la presenza di Colui al quale, per molto tempo, si era voluto rifiutare un posto nel Paese. La ricerca, in quel Paese, di una giu-sta impostazione del rapporto tra vincoli e libertà, sicuramente non può riuscire senza un riferimento a quei criteri di fondo che si sono manifestati all’umanità nell’incontro con il Dio di Gesù Cristo.

Quali ulteriori tappe dell’anno che volge al termine, vorrei menzionare la grande Festa della Famiglia a Milano, come anche la visita in Libano con la consegna dell’Esorta-zione Apostolica Postsinodale, che ora dovrà costituire, nella vita delle Chiese e della

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società in Medio Oriente, un orientamento sulle difficili vie dell’unità e della pace. L’ultimo avvenimento importante di questo anno che sta tramontando è stato il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che è stato contemporaneamente un inizio comunitario dell’Anno della Fede, con cui commemoriamo l’inaugurazione del Concilio Vaticano II, cinquant’anni orsono, per comprenderlo e assimilarlo nuovamente nella mutata situazione.

Con tutte queste occasioni si sono toccati temi fondamentali del nostro momento storico: la famiglia (Milano), il servizio alla pace nel mondo e il dialogo interre-ligioso (Libano), come anche l’annuncio del messaggio di Gesù Cristo nel nostro tempo a coloro che ancora non l’hanno incontrato e ai tanti che lo conoscono soltanto dall’esterno e, proprio per questo, non lo ri-conoscono. Tra queste grandi tematiche vorrei riflettere un po’ più dettagliatamente soprattutto sul tema della famiglia e sulla natura del dialogo, per aggiungere poi ancora una breve annotazione sul tema della Nuova Evangelizzazione.

La grande gioia con cui a Milano si sono incontrate famiglie provenienti da tutto il mondo ha mostrato che, nonostante tutte le impressioni contrarie, la famiglia è forte e viva anche oggi. È incontestabile, però, anche la crisi che – particolarmente nel mondo occidentale – la minaccia fino nelle basi. Mi ha colpito che nel Sinodo si sia ripetutamente sottolineata l’importanza della famiglia per la trasmissione della fede come luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell’essere persona umana. Le si impara vivendole e anche soffrendole insieme. Così si è reso evidente che nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma so-ciale, ma della questione dell’uomo stesso – della questione di che cosa sia l’uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto. Le sfide in questo contesto sono complesse. C’è anzitutto la questione della capacità dell’uomo di legarsi oppure della sua mancanza di legami. Può l’uomo legarsi per tutta una vita? Corrisponde alla sua natura? Non è forse in contrasto con la sua libertà e con l’ampiezza della sua autorealizzazione? L’uomo diventa se stesso rimanendo autonomo e entrando in contatto con l’altro solo mediante relazioni che può interrompere in ogni momento? Un legame per tutta la vita è in contrasto con la libertà? Il legame merita anche che se ne soffra? Il rifiuto del legame umano, che si diffonde sempre più a causa di un’er-rata comprensione della libertà e dell’autorealizzazione, come anche a motivo della fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza, significa che l’uomo rimane chiuso in se stesso e, in ultima analisi, conserva il proprio “io” per se stesso, non lo supera veramente. Ma solo nel dono di sé l’uomo raggiunge se stesso, e solo aprendosi all’altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l’ampiezza dell’essere persona umana. Con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell’esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell’esperienza dell’essere persona umana.

Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documen-tato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa

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chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di parten-za viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessaria-mente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procu-rare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo.

Con ciò vorrei giungere al secondo grande tema che, da Assisi fino al Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, ha pervaso tutto l’anno che volge al termine: la questione cioè del dialogo e dell’annuncio. Parliamo anzitutto del dialogo. Vedo per la Chiesa nel nostro tempo soprattutto tre campi di dialogo nei quali essa deve essere presente, nella lotta per l’uomo e per che cosa significhi essere persona umana: il dialogo con gli Stati, il dialogo con la società – in esso incluso il dialogo con le culture e con la scienza – e, infine, il dialogo con le religioni. In tutti questi dialoghi, la Chiesa parla a partire da quella luce che le offre la fede. Essa, però, incarna al tempo stesso la me-moria dell’umanità che, fin dagli inizi e attraverso i tempi, è memoria delle esperienze e delle sofferenze dell’umanità, in cui la Chiesa ha imparato ciò che significa essere uomini, sperimentandone il limite e la grandezza, le possibilità e le limitazioni. La cultura dell’umano, di cui essa si fa garante, è nata e si è sviluppata dall’incontro tra

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la rivelazione di Dio e l’esistenza umana. La Chiesa rappresenta la memoria dell’es-sere uomini di fronte a una civiltà dell’oblio, che ormai conosce soltanto se stessa e il proprio criterio di misure. Ma come una persona senza memoria ha perso la propria identità, così anche un’umanità senza memoria perderebbe la propria identità. Ciò che, nell’incontro tra rivelazione ed esperienza umana, è stato mostrato alla Chiesa va, certo, al di là dell’ambito della ragione, ma non costituisce un mondo particolare che per il non credente sarebbe senza alcun interesse. Se l’uomo con il proprio pen-siero entra nella riflessione e nella comprensione di quelle conoscenze, esse allargano l’orizzonte della ragione e ciò riguarda anche coloro che non riescono a condividere la fede della Chiesa. Nel dialogo con lo Stato e con la società, la Chiesa certamente non ha soluzioni pronte per le singole questioni. Insieme con le altre forze sociali, essa lotterà per le risposte che maggiormente corrispondano alla giusta misura dell’essere umano. Ciò che essa ha individuato come valori fondamentali, costitutivi e non nego-ziabili dell’esistenza umana, lo deve difendere con la massima chiarezza. Deve fare tutto il possibile per creare una convinzione che poi possa tradursi in azione politica.

Nella situazione attuale dell’umanità, il dialogo delle religioni è una condizione ne-cessaria per la pace nel mondo, e pertanto è un dovere per i cristiani come pure per le altre comunità religiose. Questo dialogo delle religioni ha diverse dimensioni. Esso sarà innanzi tutto semplicemente un dialogo della vita, un dialogo della condivisio-ne pratica. In esso non si parlerà dei grandi temi della fede – se Dio sia trinitario o come sia da intendere l’ispirazione delle Sacre Scritture ecc. Si tratta dei problemi concreti della convivenza e della responsabilità comune per la società, per lo Stato, per l’umanità. In ciò bisogna imparare ad accettare l’altro nel suo essere e pensare in modo diverso. A questo scopo è necessario fare della responsabilità comune per la giustizia e per la pace il criterio di fondo del colloquio. Un dialogo in cui si tratta di pace e di giustizia diventa da sé, al di là di ciò che è semplicemente pragmatico, una lotta etica circa la verità e circa l’essere umano; un dialogo circa le valutazioni che sono presupposte al tutto. Così il dialogo, in un primo momento meramente pratico, diventa tuttavia anche una lotta per il giusto modo di essere persona umana. Anche se le scelte di fondo non sono come tali in discussione, gli sforzi intorno a una questio-ne concreta diventano un processo in cui, mediante l’ascolto dell’altro, ambedue le parti possono trovare purificazione e arricchimento. Così questi sforzi possono avere anche il significato di passi comuni verso l’unica verità, senza che le scelte di fondo vengano cambiate. Se ambedue le parti muovono da un’ermeneutica di giustizia e di pace, la differenza di fondo non scomparirà, crescerà tuttavia anche una vicinanza più profonda tra loro.

Per l’essenza del dialogo interreligioso, oggi in genere si considerano fondamentali due regole:

1. Il dialogo non ha di mira la conversione, bensì la comprensione. In questo si distin-gue dall’evangelizzazione, dalla missione.

2. Conformemente a ciò, in questo dialogo ambedue le parti restano consapevolmente nella loro identità, che, nel dialogo, non mettono in questione né per sé né per gli altri.

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Queste regole sono giuste. Penso, tuttavia, che in questa forma siano formulate trop-po superficialmente. Sì, il dialogo non ha di mira la conversione, ma una migliore comprensione reciproca: ciò è corretto. La ricerca di conoscenza e di comprensione, però, vuole sempre essere anche un avvicinamento alla verità. Così, ambedue le parti, avvicinandosi passo passo alla verità, vanno in avanti e sono in cammino verso una più grande condivisione, che si fonda sull’unità della verità. Per quanto riguarda il restare fedeli alla propria identità: sarebbe troppo poco se il cristiano con la sua decisione per la propria identità interrompesse, per così dire, in base alla sua volontà, la via verso la verità. Allora il suo essere cristiano diventerebbe qualcosa di arbitrario, una scelta semplicemente fattuale. Allora egli, evidentemente, non metterebbe in conto che nella religione si ha a che fare con la verità. Rispetto a questo direi che il cristiano ha la grande fiducia di fondo, anzi, la grande certezza di fondo di poter prendere tranquil-lamente il largo nel vasto mare della verità, senza dover temere per la sua identità di cristiano. Certo, non siamo noi a possedere la verità, ma è essa a possedere noi: Cri-sto, che è la Verità, ci ha presi per mano, e sulla via della nostra ricerca appassionata di conoscenza sappiamo che la sua mano ci tiene saldamente. L’essere interiormente sostenuti dalla mano di Cristo ci rende liberi e al tempo stesso sicuri. Liberi: se siamo sostenuti da Lui, possiamo entrare in qualsiasi dialogo apertamente e senza paura. Si-curi, perché Egli non ci lascia, se non siamo noi stessi a staccarci da Lui. Uniti a Lui, siamo nella luce della verità.

Alla fine, è doverosa ancora una breve annotazione sull’annuncio, sull’evangelizza-zione, di cui infatti, a seguito delle proposte dei Padri sinodali, parlerà ampiamente il documento postsinodale. Trovo che gli elementi essenziali del processo di evangeliz-zazione appaiano in modo molto eloquente nel racconto di san Giovanni sulla chiama-ta di due discepoli del Battista, che diventano discepoli di Cristo (cfr Gv 1,35-39). C’è anzitutto il semplice atto dell’annuncio. Giovanni Battista addita Gesù e dice: “Ecco l’agnello di Dio!” Un po’ più avanti l’evangelista racconta un evento simile. Questa volta è Andrea che dice a suo fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia” (1,41). Il primo e fondamentale elemento è il semplice annuncio, il kerigma, che attinge la sua forza dalla convinzione interiore dell’annunciatore. Nel racconto dei due discepoli segue poi l’ascolto, l’andare dietro i passi di Gesù, un seguire che non è ancora seque-la, ma piuttosto una santa curiosità, un movimento di ricerca. Sono, infatti, ambedue persone alla ricerca, persone che, al di là del quotidiano, vivono nell’attesa di Dio – nell’attesa perché Egli c’è e quindi si mostrerà. Toccata dall’annuncio, la loro ricerca diventa concreta. Vogliono conoscere meglio Colui che il Battista ha qualificato come Agnello di Dio. Il terzo atto poi prende avvio per il fatto che Gesù si volge indietro, si volge verso di essi e domanda loro: “Che cosa cercate?”. La risposta dei due è, nuovamente, una domanda che indica l’apertura della loro attesa, la disponibilità a fare nuovi passi. Domandano: “Rabbì, dove dimori?” La risposta di Gesù: “Venite e vedrete!” è un invito ad accompagnarlo e, camminando con Lui, a diventare vedenti.

La parola dell’annuncio diventa efficace là dove nell’uomo esiste la disponibilità do-cile per la vicinanza di Dio; dove l’uomo è interiormente in ricerca e così in cammino verso il Signore. Allora, l’attenzione di Gesù per lui lo colpisce al cuore e poi l’impat-to con l’annuncio suscita la santa curiosità di conoscere Gesù più da vicino. Questo andare con Lui conduce al luogo dove Gesù abita, nella comunità della Chiesa, che è

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il suo Corpo. Significa entrare nella comunione itinerante dei catecumeni, che è una comunione di approfondimento e, insieme, di vita, in cui il camminare con Gesù ci fa diventare vedenti.

“Venite e vedrete!” Questa parola che Gesù rivolge ai due discepoli in ricerca, la rivolge anche alle persone di oggi che sono in ricerca. Alla fine dell’anno vogliamo pregare il Signore, affinché la Chiesa, nonostante le proprie povertà, diventi sempre più riconoscibile come sua dimora. Lo preghiamo perché, nel cammino verso la sua casa, renda anche noi sempre più vedenti, affinché possiamo dire sempre meglio e in modo sempre più convincente: Abbiamo trovato Colui, del quale è in attesa tutto il mondo, Gesù Cristo, vero Figlio di Dio e vero uomo. In questo spirito auguro di cuore a tutti voi un Santo Natale e un felice Anno Nuovo. Grazie.

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MESSAGGIO URBI ET ORBIDEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Santo Natale 2012

«Veritas de terra orta est!» - «La verità è germogliata dalla terra!» (Sal 85,12).

Cari fratelli e sorelle di Roma e del mondo intero, buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie!

Il mio augurio natalizio, in quest’Anno della fede, lo esprimo con queste parole, tratte da un Salmo: «La verità è germogliata dalla terra». Nel testo del Salmo, in realtà, le troviamo al futuro: «La verità germoglierà dalla terra»: è un annuncio, una promessa, accompagnata da altre espressioni, che nell’insieme suonano così: «Amore e verità s’incontreranno, / giustizia e pace si baceranno. / Verità germoglierà dalla terra / e giustizia si affaccerà dal cielo. / Certo, il Signore donerà il suo bene / e la nostra terra darà il suo frutto; / giustizia camminerà davanti a lui: / i suoi passi tracceranno il cam-mino» (Sal 85,11-14).

Oggi questa parola profetica si è compiuta! In Gesù, nato a Betlemme da Maria Ver-gine, realmente l’amore e la verità si incontrano, la giustizia e la pace si sono baciate; la verità è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo. Sant’Agostino spiega con felice concisione: «Che cos’è la verità? Il Figlio di Dio. Che cos’è la ter-ra? La carne. Domàndati da dove è nato Cristo, e vedi perché la verità è germogliata dalla terra … la verità è nata da Maria Vergine» (En. in Ps. 84,13). E in un discorso di Natale afferma: «Con questa festa che ricorre ogni anno celebriamo dunque il giorno in cui si adempì la profezia: “La verità è sorta dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo”. La Verità che è nel seno del Padre è sorta dalla terra perché fosse anche nel seno di una madre. La Verità che regge il mondo intero è sorta dalla terra perché fosse sorretta da mani di donna … La Verità che il cielo non è sufficiente a contenere è sorta dalla terra per essere adagiata in una mangiatoia. Con vantaggio di chi un Dio tanto sublime si è fatto tanto umile? Certamente con nessun vantaggio per sé, ma con grande vantaggio per noi, se crediamo» (Sermones, 185, 1).

«Se crediamo». Ecco la potenza della fede! Dio ha fatto tutto, ha fatto l’impossibile: si è fatto carne. La sua onnipotenza d’amore ha realizzato ciò che va al di là dell’umana comprensione: l’Infinito si è fatto bambino, è entrato nell’umanità. Eppure, questo stesso Dio non può entrare nel mio cuore se non apro io la porta. Porta fidei! La porta della fede! Potremmo rimanere spaventati, davanti a questa nostra onnipotenza alla rovescia. Questo potere dell’uomo di chiudersi a Dio può farci paura. Ma ecco la realtà che scaccia questo pensiero tenebroso, la speranza che vince la paura: la verità è germogliata! Dio è nato! «La terra ha dato il suo frutto» (Sal 67,7). Sì, c’è una terra buona, una terra sana, libera da ogni egoismo e da ogni chiusura. C’è nel mondo una terra che Dio ha preparato per venire ad abitare in mezzo a noi. Una dimora per la sua presenza nel mondo. Questa terra esiste, e anche oggi, nel 2012, da questa terra è germogliata la verità! Perciò c’è speranza nel mondo, una speranza affidabile, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili. La verità è germogliata portando amore, giustizia e pace.

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Sì, la pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto.

La pace germogli nella Terra dove è nato il Redentore, ed Egli doni a Israeliani e Pa-lestinesi il coraggio di porre fine a troppi anni di lotte e di divisioni, e di intraprendere con decisione il cammino del negoziato.

Nei Paesi del Nord Africa, che attraversano una profonda transizione alla ricerca di un nuovo futuro - in particolare in Egitto, terra amata e benedetta dall’infanzia di Gesù - i cittadini costruiscano insieme società basate sulla giustizia, il rispetto della libertà e della dignità di ogni persona.

La pace germogli nel vasto Continente asiatico. Gesù Bambino guardi con benevolen-za ai numerosi Popoli che abitano quelle terre e, in modo speciale, quanti credono in Lui. Il Re della Pace rivolga inoltre il suo sguardo ai nuovi Dirigenti della Repubblica Popolare Cinese per l’alto compito che li attende. Auspico che esso valorizzi l’apporto delle religioni, nel rispetto di ciascuna, così che queste possano contribuire alla co-struzione di una società solidale, a beneficio di quel nobile Popolo e del mondo intero.

Il Natale di Cristo favorisca il ritorno della pace nel Mali e della concordia in Nige-ria, dove efferati attentati terroristici continuano a mietere vittime, in particolare tra i Cristiani. Il Redentore rechi aiuto e conforto ai profughi dell’Est della Repubblica Democratica del Congo e doni pace al Kenya, dove sanguinosi attentati hanno colpito la popolazione civile e i luoghi di culto.

Gesù Bambino benedica i numerosissimi fedeli che Lo celebrano in America Latina. Accresca le loro virtù umane e cristiane, sostenga quanti sono costretti ad emigrare dalle loro famiglie e dalla loro terra, rafforzi i Governanti nell’impegno per lo svilup-po e nella lotta alla criminalità.

Cari fratelli e sorelle! Amore e verità, giustizia e pace si sono incontrate, si sono in-carnate nell’uomo nato a Betlemme da Maria. Quell’uomo è il Figlio di Dio, è Dio apparso nella storia. La sua nascita è un germoglio di vita nuova per tutta l’umanità. Possa ogni terra diventare una terra buona, che accoglie e germoglia l’amore, la verità, la giustizia e la pace. Buon Natale a tutti!

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DOCUMENTI DELLACONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

MESSAGGIO PER LA 62ª GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

11 novembre 2012

Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra

«Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra» (Sal 37,3). Questo bel versetto descrive efficacemente il cuore di tutti noi nella tradizionale Giornata del Ringrazia-mento rurale, che celebriamo agli inizi dell’Anno della Fede, tempo di grazia e di benedizione, indetto da Benedetto XVI. Le parole del salmo sono l’espressione di uno stile di vita radicato nella fede, con il quale desideriamo ringraziare il Signore per ogni dono che compie nelle nostre campagne e per il lavoro dei nostri agricoltori.

La fede e il mondo agricoloÈ l’Anno della Fede, da cogliere nei gesti stessi del lavoro dei campi. Che cosa sono infatti le mani dell’agricoltore, aperte a seminare con larghezza, se non mani di fede? Non è forse la fede nella gioia di un raccolto abbondante, solo intravisto, a guidare le sue mani nella necessaria potatura, dolorosa ma vitale? E quando il corpo si piega per la fatica, che cosa lo sorregge e ne asciuga il sudore se non questa visione di fede, che allarga gli orizzonti e apre il cuore?

Ecco perché in questa festa, occasione attesa per benedire il Signore per i frutti della terra, diciamo il nostro grazie a tutti coloro che operano tra i campi e i filari, che cre-dono nel futuro investendo, anche con grande rischio, i loro sacrifici per il bene della famiglia e della società tutta. Non ci stancheremo mai di far sentire come importante questa Giornata del Ringraziamento, memori dell’esortazione di papa Benedetto XVI a «fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità» (Caritas in ve-ritate, n. 34).

Nella fede riconosciamo la mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi fi-gli. Ciò appare in modo speciale a quanti sono immersi nella bellezza e nell’operosità del lavoro rurale. Guai se dimenticassimo la relazione d’amore e di alleanza che Dio ha intrecciato con noi e che diventa vivissima davanti ai frutti della terra, per i quali rendiamo grazie secondo il comandamento biblico:«Il Signore, tuo Dio, sta per farti entrare in una buona terra: terra di torrenti, di fonti e di acque sotterranee, che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; terra di fru-mento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele; terra dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; terra dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai, sarai sazio e benedirai il Signore, tuo Dio, a causa della buona terra che ti avrà dato» (Dt 8,6-10).

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La valenza educativa del ringraziare, guardando ai giovaniLa valenza educativa propria della Giornata del Ringraziamento ha una ricaduta im-portante nell’attuale società, in cui l’appiattimento sul presente rischia di cancellare la memoria per i doni ricevuti. Pensiamo in particolare ai giovani, che in tanti stanno riscoprendo il lavoro agricolo: nel ritorno alla terra possono aprirsi nuove prospettive per loro e insieme un modo nuovo di costruire il futuro di tutti noi.

Un grazie particolare va alle Cooperative agricole che ridanno vita a terreni abban-donati, in non pochi casi togliendoli alla malavita organizzata, con una forte ricaduta educativa per tutto il territorio dove si trovano a operare. Infatti, la bellezza di una terra riscattata, che da deserto diventa giardino, parla da sé: non solo cambia il pae-saggio, ma soprattutto rincuora l’animo di tutti. Una terra coltivata è una terra amata, sposata, come narra il profeta Isaia, nel celebre capitolo 62. Ce lo ricorda soprattutto il “Progetto Policoro”, la cui opera benemerita non cessiamo di indicare in chiave esem-plare a tutte le comunità. Anche nelle regioni del Nord questa esperienza si sta rivelan-do feconda, ed è bello vedere tanti ragazzi del Sud, che da tempo vivono in condizioni difficili, farsi in un certo senso maestri di itinerari concreti di speranza e di sviluppo.

Certo, i giovani hanno bisogno di adulti che si schierano dalla loro parte, che investo-no per loro e con loro, offrendo garanzia per il futuro. Gli orientamenti pastorali Edu-care alla vita buona del Vangelo ci invitano a riscoprire un verbo molto importante: accompagnare i giovani.

La nota pastorale “Frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Mondo rurale che cam-bia e Chiesa in Italia, del 19 marzo 2005, indicava alcune modalità concrete (cfr.n. 24) che intendiamo riproporre:

- diffondere una azione educativa e culturale che valorizzi la dignità di chi sce-glie di rimanere a lavorare in campagna;

- garantire ai piccoli comuni le condizioni necessarie per una dignitosa qualità della vita, con servizi adeguati e opportunità di scambio;

- favorire nuove politiche per l’accesso dei giovani al mercato fondiario e degli affitti, strumenti fiscali adeguati, incentivi per mettere a disposizione le terre, sostegno nella fase iniziale dell’attività aziendale, azionariato popolare diffuso;

- rendere facile l’accesso al credito agevolato per i giovani agricoltori.

Mentre vediamo crescere la presenza confortante dei giovani nell’agricoltura, non possiamo tacere il nostro dolore davanti alle immagini che mostrano molti braccianti agricoli, in gran parte immigrati, lavorare in condizioni davvero inique. Che dire, ad esempio, delle baracche dove spesso sono accolti? Ancora assistiamo a casi in cui la dignità del lavoratore è smarrita, per le condizioni di avvilente sfruttamento in cui ver-sa, come attesta anche il perdurante dramma del caporalato. Già molte volte le Chiese locali hanno fatto sentire la loro voce contro le ingiustizie.

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Invitiamo le nostre comunità a un’ulteriore vigilanza per favorire la difesa della giu-stizia e della legalità nel settore agricolo.

La priorità dell’economia rurale per ritornare al territorioDi fronte alla grave crisi che tocca il mondo economico e industriale, occorre guarda-re al futuro del nostro Paese andando oltre schemi abituali. È importante guardare al nostro futuro nel rispetto e nella valorizzazione delle tipicità dei diversi territori che la bella storia d’Italia ha posto nelle nostre mani e che costituiscono l’unico Paese. Se è vero che investire «è sempre una scelta morale e culturale», come scriveva Giovanni Paolo II nella Centesimus annus al n. 36, è necessario legare tali investimenti alla cura dell’uomo e del territorio, così da rendere quest’ultimo fecondo di beni, sostenibile per l’ecosistema, rispettato e amato, arricchito di forza per le nuove e per le future generazioni.

Investire nell’agricoltura è una scelta non solo economica, ma anche culturale, ecolo-gica, sociale, politica di forte valenza educativa. Infatti «le modalità con cui l’uomo tratta l’ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all’edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano» (Caritas in veritate, n. 51).

Chiudiamo il nostro appello al mondo rurale e agricolo con le belle parole del Com-pendio della dottrina sociale della Chiesa che, nell’ottica dell’Anno della Fede, ci in-vitano a cogliere il passaggio di Dio nella fatica e nella bellezza del lavoro dei campi: se «si arriva a riscoprire la natura nella sua dimensione di creatura, si può stabilire con essa un rapporto comunicativo, cogliere il suo significato evocativo e simbolico, pe-netrare così nell’orizzonte del mistero, che apre all’uomo il varco verso Dio, Creatore dei cieli e della terra. Il mondo si offre allo sguardo dell’uomo come traccia di Dio, luogo nel quale si disvela la Sua potenza creatrice, provvidente e redentrice» (n. 487).

Ci aiuti San Martino, il cui gesto di condivisione del mantello è simbolo di ogni dono perfetto che viene dall’alto e che ci rende solidali.

E ci accompagni il cuore di Maria di Nazareth, che custodisce e medita nella sua storia ogni frammento di esistenza, per elevare un inno di benedizione, un perenne “Magni-ficat” che canti come il nostro Dio faccia emergere i piccoli e i deboli, precipitando i potenti dai loro troni.

Roma, 4 ottobre 2012 Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’ItaliaLa Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

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MESSAGGIO DELLA PRESIDENZA DELLA CEIIN VISTA DELLA SCELTA DI AVVALERSI DELL’INSEGNAMENTO

DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELL’ANNO SCOLASTICO 2013-2014

Cari studenti e genitori,nelle prossime settimane sarete chiamati a esprimervi sulla scelta di avvalersi dell’In-segnamento della religione cattolica (Irc).L’appuntamento si colloca in un tempo di crisi che investe la vita di tutti. Anche la scuola e i contesti educativi, come la fami-glia e la comunità ecclesiale, sono immersi nella medesima congiuntura. Noi Vescovi italiani, insieme e sotto la guida di Benedetto XVI, animati dallo Spirito Santo che abita e vivifica ogni tempo, vogliamo ribadire con convinzione che la «speranza non delude» (Rm 5,5).Sono proprio i giovani – ricorda a tutti il Santo Padre – che «con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possono offrire una nuova speranza al mondo Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene» (BENEDETTO XVI, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace, 8 dicembre 2011).Noi Vescovi vogliamo anzitutto ascoltare le domande che vi sorgono dal cuore e dalla mente e insieme con voi operare per il bene di tutti. Lo abbiamo fatto nel redigere le nuove indicazioni per l’Irc nella scuola dell’infanzia, del primo e del secondo ciclo, con l’impegno di sostenere una scuola a servizio della persona. Siamo persuasi, infat-ti, che la scuola sarà se stessa se porterà le nuove generazioni ad appropriarsi consa-pevolmente e creativamente della propria tradizione.L’Irc, oggi come in passato, aiuterà la scuola nel suo compito formativo e culturale facendo emergere, “negli” e “dagli” alunni, gli interrogativi radicali sulla vita, sul rapporto tra l’uomo e la donna, sulla nascita, sul lavoro, sulla sofferenza, sulla morte, sull’amore, su tutto ciò che è proprio della condizione umana. I giovani domandano di essere felici e chiedono di coltivare sogni autentici. L’Irc a scuola è in grado di accompagnare lo sviluppo di un progetto di vita, ispirato dalle grandi domande di senso e aperto alla ricerca della verità e alla felicità, perché si misura con l’esperienza religiosa nella sua forma cristiana propria della cultura del nostro Paese.Cari genitori, studenti e docenti, ci rivolgiamo a voi consapevoli che l’Irc è un’oppor-tunità preziosa nel cammino formativo, dalla scuola dell’infanzia fino ai differenti percorsi del secondo ciclo e della formazione professionale, perché siamo convinti che si può trarre vera ampiezza e ricchezza culturale ed educativa da una corretta visione del patrimonio cristiano-cattolico e del suo peculiare contributo al cammino dell’umanità.Riteniamo nostro dovere di Pastori ricordare, a tutti coloro che sono impegnati nel mondo della scuola, le parole del Papa per questo Anno della fede: «Ciò di cui il mon-do oggi ha particolarmente bisogno è la testimonianza credibile di quanti, illuminati nella mente e nel cuore dalla Parola del Signore, sono capaci di aprire il cuore e la mente di tanti al desiderio di Dio e della vita vera, quella che non ha fine»

Roma, 26 novembre 2012

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DOCUMENTI DELLACONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA

PROMEMORIA DEGLI ARGOMENTI TRATTATI(Riunione del 09-10 ottobre 2012 - 4°/2012)

Martedì 09 e mercoledì 10 ottobre 2012, a Loreto, nel Palazzo Apostolico, si è riunita in seduta ordinaria la Conferenza Episcopale Marchigiana.Dopo la preghiera di ora terza, nella Basilica, alle ore 09.50 iniziano i lavori secondo l’Ordine del giorno a suo tempo trasmesso a domicilio.Sono presenti tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, ad eccezione dei Ecc.mi Menichelli e Trasarti, causa indisposizione; è presente inoltre don Robert Szymon Grzechnik chiamato a svolgere il ruolo di verbalista.Presiede la riunione S.E. Mons. Luigi Conti.

1. Riflessione spirituale.Partendo dall’omelia, pronunciata dal S. Padre giovedì 4 ottobre scorso nel corso della visita di Benedetto XVI, a 50 anni dal pellegrinaggio di Giovanni XXIII° a Loreto, Mons. Tonucci ha sottolineato questo passaggio: “La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita. Anche a questo proposito, la Santa Casa di Loreto conserva un insegnamento importante. Come sappiamo, essa fu collocata su una strada. La cosa potrebbe apparire piuttosto strana: dal nostro punto di vista, infatti, la casa e la strada sembrano escludersi. In realtà, proprio in questo partico-lare aspetto, è custodito un messaggio singolare di questa Casa. Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abi-tazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta”. Il dialogo tra la casa e la strada fa seguito a quello tra la casa e la piazza: la piazza è tradizionalmente un luogo d’incontro, d’identità, sicurezza; la strada invece ci espone alla precarietà e persino alla vulnerabilità, ci parla di un movimento, di un cammino che ci porta altrove, sembra aprire gli spazi per l’evangelizzazione e scoprire le vere necessità della gente assettata dell’annuncio della Parola di Dio. All’interno della difficile situazione di cristiano-fobia che viviamo, la Chiesa è seduta oppure è disposta a mettersi in strada? L’Anno della Fede e la preparazione al II Con-vegno Ecclesiale Regionale dovrebbero aiutare tutti noi a riscoprire il messaggio del Vangelo nella sua completezza, e impegnarci a portare la Parola di Dio sulle strade della nostra regione e del mondo, in quel cammino che ci porta alla Casa del Padre.

2. Introduzione.Il Presidente ringrazia a nome di tutti i presenti Monsignor Tonucci per la meditazione offerta, ricordando in modo particolare la visita di Benedetto XVI. Segue un dialogo su alcuni argomenti riservati. Viene quindi presentato il contenuto della cartella con la documentazione relativa all’O.d.G.

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3. Dopo il Consiglio Permanente della CEI.S. E. Mons. Conti relaziona sui lavori dell’ultimo Consiglio Episcopale Permanente, svoltosi a Roma dal 24 al 27 settembre, sintetizzando alcuni temi e iniziative:• La formazione degli adulti tra rinnovamento e istanza educativa, all’indomani dei

Convegni Catechistici promossi dall’Ufficio Catechistico Nazionale in tutte le Re-gioni ecclesiastiche;

• La pastorale vocazionale e la trasformazione del Centro Nazionale Vocazioni in Ufficio Nazionale Vocazioni della CEI;

• La (47°) Settimana Sociale dei Cattolici che si svolgerà a Torino dal 12 al 15 set-tembre 2013: argomento primario sarà la famiglia, cellula fondamentale della vita sociale ed ecclesiale;

• La questione concernente i registri comunali delle unioni di fatto e delle dichiara-zioni anticipate di trattamento;

• Una valutazione del primo quinquennio del Comitato per il progetto culturale, individuando compiti ed ambiti di azione per il prossimo futuro.

4. Anno della Fede.Il presidente invita Mons. Gestori a riferire riguardo all’Anno della Fede e in relazio-ne al II Convegno Ecclesiale Regionale. Il relatore, presenta alcuni appunti/spunti, tratti dalla Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede, come indicazioni per l’Anno della Fede, e ricorda alcune tappe previste dal Sussidio Pastorale per il cammino diocesano predisposto dal Comitato Preparatorio del CER2013, che dovran-no trovare debita accoglienza. Lo sfondo pastorale di questa riflessione si potrebbe racchiudere nella seguente domanda: tra cinque - dieci anni ci sarà ancora la fede nei nostri giovani e nelle loro famiglie? Per questo il cammino potrebbe essere articolato nel seguente modo.A livello Diocesano: solenne celebrazione dell’apertura dell’Anno della Fede, e la sua solenne conclusione, che per noi coinciderà con la conclusione del CER2013 il 24 novembre 2013. Si potrebbe prevedere una giornata, o alcuni incontri sul Catechismo della Chiesa Cattolica. La formazione del clero potrebbe essere incentrata sui docu-menti del Concilio. Si potrebbero proporre alcuni momenti di catechesi destinati ai giovani.A Livello di Parrocchia, Comunità, Associazioni, Movimenti: sarebbe opportuno che la Lettera Apostolica Porta fidei, fosse fatta oggetto di una qualche riflessione. Si potrebbero organizzare le Missioni popolari. Nella Comunità ci sia un rinnovato impegno di diffusione e di conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica.Il II Convegno Ecclesiale Regionale: la nostra Regione tanto ricca di tradizioni cri-stiana, ha bisogno di una rinnovata Pentecoste, affinché i cristiani possano trasmettere alle nuove generazioni una fede forte e gioiosa.Mons. Gestori conclude dicendo: “Tenendo ben presente che le Comunità Parroc-chiali e le diverse Realtà ecclesiali hanno già i loro programmi particolari, inviterei a prestare attenzione a quanto proposto come possibilità. Con sapiente avvertenza pastorale si programmi poco, si programmi quanto è veramente utile e quello che risulta concretamente fattibile, evitando tuttavia di rimanere estranei ai respiri dei cammini regionale e universale. Concludo con un auspicio ovvio: che l’Anno della

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Fede diventi l’occasione privilegiata per condividere con coerenza e con gioia quello che il cristiano ha di più caro: Gesù, Redentore del mondo, Re dell’universo, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12,2).”La conclusione del relatore, dopo la breve discussione, viene condivisa da tutti i pre-senti, alcuni dei quali ricordano il Decreto della Penitenzieria Apostolica riguardo alle Indulgenze concesse dal S. Padre per questo Anno della fede.

5. II Convegno Ecclesiale Regionale.Il Presidente cede la parola a Mons. Giuliodori e alle ore 12.05 viene introdotto don Francesco Pierpaoli (Segretario del Comitato Preparatorio del CER2013). Il relatore evidenzia alcuni punti:• È stato già distribuito, nelle Diocesi il Sussidio pastorale per il cammino delle

diocesi, edito da EDB. Un profondo ringraziamento va’ a tutti coloro che l’hanno curato, in modo particolare ai Vicari Pastorali per i loro preziosi suggerimenti;

• Viene presentato il sussidio per la benedizione delle famiglie: i presenti esprimono le loro osservazioni (inserimento del Simbolo apostolico, rivedere il brano biblico) e chiedono di modellare il progetto secondo le indicazioni;

• Viene presentato il programma del CER2013 e da parte dei presenti sono date alcune indicazioni riguardo ad alcuni relatori;

• Viene proposto di invitare, come relatore, per la Giornata Regionale di Spiritualità (14/02/2013), S.E. Mons. Nikola Eterović (Segretario Generale del Sinodo dei Ve-scovi). Mons. Conti riferirà la proposta alla Commissione Presbiterale Regionale e Mons. Giuliodori preparerà la bozza di lettera d’invito;

• Mons. Giuliodori informa i presenti che il 27/10 (sabato) si riunirà nuovamente il Comitato preparatorio del CER2013;

Il Relatore informa i presenti che durante il pranzo del 04 c.m., in occasione della vi-sita del Papa, ha avuto modo di parlare con Mons. Fisichella e P. Speranza riguardo ad un Pellegrinaggio Regionale a Roma in occasione dell’Anno della Fede, in modo da poter essere ricevuti in una Udienza particolare da Benedetto XVI. Alcuni dei presenti fanno notare che hanno già organizzato un pellegrinaggio diocesano (Mons. Coccia e Mons. Orlandoni). Viene deciso che Mons. Giuliodori s’informerà presso gli Uffici competenti sulla fattibilità di tale proposta in un sabato nel tempo pasquale (escluden-do la settimana in albis).

6. Centro Giovanni Paolo II di Montorso.Profittando della presenza di don Francesco Pierpaoli, Mons. Conti introduce l’argo-mento chiedendo a Mons. Tonucci di leggere la bozza della lettera da lui predisposta per la Presidenza della CEI. Don Francesco racconta brevemente la storia del Centro e la fruttuosa collaborazione con la CEI per la realizzazione di alcuni progetti pastorali, in modo particolare per l’Agorà dei Giovani del Mediterraneo. Durante la discussione viene evidenziato che i progetti realizzati sono stati suggeriti a suo tempo da Mons. Giulietti e che la richiesta alla CEI riguarderebbe esclusivamente i progetti e le iniziative pastorali del Centro. La gestione degli immobili infatti è a ca-rico della Delegazione Pontificia (proprietaria). A questo punto Mons. Tonucci fa pre-

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sente che il C.d.A. della Delegazione Pontificia, effettuato un accurato controllo sulla gestione, non ha rilevato particolari criticità: la gestione del Centro per l’accoglienza dei gruppi ha originato fino ad oggi un deficit di soli € 3.000,00 circa. Nel corso di quest’anno sono stati accolti circa 17.000 ospiti (di cui 6.000 marchigiani). Durante la discussione emerge chiaramente che la CEM non sarebbe mai in grado di continuare le iniziative finora promosse dal Centro senza il contributo della CEI e neanche la Delegazione Pontificia ha i mezzi per poterlo fare. I presenti hanno rinnovato la loro fiducia all’operato di don Francesco ed hanno ricor-dato che il Vicedirettore del Centro fino ad ora proveniva sempre da una delle Diocesi Italiane estranea alla nostra Regione. Viene deciso che Mons. Tonucci riveda la bozza della lettera e la sottoponga insieme agli allegati alla Presidenza CEM, per l’invio a nome dell’Episcopato marchigiano alla Presidenza della CEI.

Alle ore 13.10 termina la prima parte della riunione e i presenti si recano presso la Casa del Clero per il pranzo fraterno gentilmente offerto dalla Delegazione Pontificia.Alle ore 15.30 riprendono i lavori.

7. Dopo l’incontro con i Superiori Maggiori CISM e USMI.Mons. Conti si riferisce alla documentazione consegnata nella riunione del 18 aprile, soffermandosi soprattutto sulla proposta di una comune “Dichiarazione d’intenti”. In-terviene Mons. Tonucci, Vescovo delegato per la Vita Consacrata, e informa i presenti che, nel frattempo, si era già incontrato con la Commissione e che P. Campana si era offerto a stendere una proposta, al presente non ancora pervenuta. Dopo una breve discussione il Presidente propone di incontrare di nuovo i delegati CISM e USMI nel corso del 2013, suggerendo che sarebbe opportuno che prima si potessero discutere le loro proposte in una riunione della CEI

8. Nomine.La Conferenza ha proceduto ad effettuare le seguenti nomine riguardanti il Tribunale Ecclesiastico Regionale Piceno:

Giudici di terna (per un quinquennio):1. Bugugnoli Egidio (Diocesi di Senigallia);2. P. Bux Leonardo (PP. Benedettini, Monastero Santo Volto - Giulianova);3. Pazzaglia Vittorio v.a. (Cappuccini – Loreto);4. Gentili Mario (Arcidiocesi di Fermo);

Uditori (per un quinquennio):1. Mattei Alessio;

Difensore del Vincolo e promotore di Giustizia (per un quinquennio):1. P. Gabriele De Nicolo’ (S.S.S. - Diocesi di S. Benedetto del Tronto-Ripatransone-

Montalto);

Difensore del Vincolo Sostituto (per un quinquennio):1. Dott.sa Annamaria Zengarini (Arcidiocesi di Fermo) [N.B. Questa nomina viene accordata in forza del Decreto del Supremo Tribunale

della Segnatura Apostolica N. 4339/12 SAT del 26/07/2012 (si suggerisce di ri-

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servarle un giorno libero dagli impegni presso il TERP per poter recarsi a Roma e continuare gli studi di licenza)]:

Patrono Stabile (per un quinquennio):1. Di Biagio Emanuele (Arcidiocesi di Fermo);

Su richiesta dell’Ordinario di Fano, S.E. Mons. Trasarti, per sopraggiunte difficoltà, viene revocata la nomina a giudice del TERP al Rev.do Don Giuseppe Guiducci.Su richiesta di Don Mario Florio, Preside dell’ITM, viene concesso il Nulla Osta, af-finché il Rev.do Don Antonio Nepi (del clero dell’Arcidiocesi di Fermo) possa essere nominato docente stabile straordinario dell’ITM.

9. Varie ed eventuali.a) Convegno Regionale dei Diaconi Permanenti. Mons. Conti relaziona sul Conve-

gno svoltosi l’8 luglio c.a., al quale hanno partecipato: 116 persone (All. 1). Ven-gono consegnati ai presenti i testi degli interventi: Indirizzo di saluto, Lectio Di-vina su At 8,26-40, relazioni dei gruppi di lavoro, intervento conclusivo di Mons. Conti. Profittando dell’occasione il relatore ricorda che nella nostra Regione sono in vigore gli Orientamenti per la formazione e la vita dei diaconi nella regione Marche, approvati ad experimentum per tre anni, nel 2004, e tacitamente confer-mati. Sarebbe opportuno rivedere il testo, tenendo conto anche dei suggerimenti emersi nella Commissione Presbiterale Regionale del 25/06/2008 (All. 2). Il testo, attualmente in vigore, verrà inviato agli Ecc.mi via E-Mail.

b) Commissione Presbiterale Regionale. Mons. Conti consegna ai presenti la lettera, che illustra la procedura per la elezione, da parte del Consiglio Presbiterale Dioce-sano, di un membro della Commissione Presbiterale Ragionale. Il nominativo va segnalato al Presidente in qualità di Vescovo Delegato della Commissione prima del 4 dicembre prossimo.

c) Osservatorio Giuridico Legislativo Regionale. Mons. Conti invita a prendere vi-sione del materiale consegnato.

d) Commissione Regionale per la Famiglia. Mons. Menichelli ha fatto pervenire la proposta di un corso di formazione per le famiglie. Il Presidente da lettura del testo. I presenti ritengono che la proposta è fruibile. Mons. Giuliodori ricorda che una prova fu già fatta due anni fa e che questo corso sembra un doppione rispetto a quello organizzato a livello nazionale. Dopo una breve discussione viene deciso di sentire Mons. Menichelli nella prossima riunione.

Alle ore 17.30 terminano i lavori e i Presuli si recano nella Basilica della Santa Casa per la concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Tonucci.Il 10 ottobre alle ore 10.15, presso il Palazzo Apostolico di Loreto, riprendono i lavori della Conferenza

e) I Santi nelle Marche. Mons. Conti fa presente che il Presidente della Regione ha risposto ufficialmente alla sua lettera del 26 giugno c.a., riguardo alla pubblica-zione di un volume sui Santi nelle Marche, dando il suo assenso. Mons. Tonucci

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comunica alcune osservazioni riguardo al testo dell’introduzione, mentre i pre-senti chiedono a Mons. Conti di rivedere il testo e di apportare tutte le modifiche che riterrà opportune. Viene presentata la nota del Dott. Cucco (coordinatore del progetto) contenente alcune criticità, la più importante delle quali riguarda la di-versità degli stili e la eccessiva lunghezza dei testi. Dietro suggerimento di Mons. Giuliodori, dopo una breve discussione, viene deciso che il coordinatore contatti direttamente i Vescovi interessati per risolvere la questione. Viene confermata la scelta dell’editore Jacka Book, con il quale si renderà necessario firmare un con-tratto. Il volume dovrà essere pubblicato per il Natale 2012.

f) Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Mons. Vecerrica consegna ai presen-ti uno schema del programma. Facendosi portavoce di don Francesco Pierpaoli chiede che ogni Diocesi anticipi la somma di € 6.500,00, in modo che si possano confermare le prenotazioni dell’aereo, usufruendo degli sconti previsti. Dopo di-scussione la proposta viene approvata, ma le somme anticipate dovranno essere restituite alle Diocesi entro il 30 giugno 2013. Don Francesco contatterà perso-nalmente i singoli economi diocesani.

g) Comunità di Caresto. Mons. Tani, informa i presenti che la situazione della Co-munità, con la nomina di don Piero Pasquini a parroco di Mercatello sul Metauro, sembra volgere ad una soluzione positiva.

h) AGESCI. Mons. Vecerrica informa che don Giorgini desidera incontrare i singoli Vescovi per un rilancio dell’Associazione. I presenti si rendono disponibili per tale incontro.

S.E. Mons. Giuliodori viene incaricato di preparare il Comunicato Stampa da inoltrare ai media (All. 3).La prossima riunione ordinaria della CEM è prevista il 5 dicembre p.v. La riflessione spirituale sarà tenuta da S.E. Mons. Orlandoni.La riunione termina alle ore 11.20 con la visita alla mostra commemorativa del Pel-legrinaggio del Beato Giovanni XXIII a Loreto nell’imminenza della apertura del Concilio Vaticano II.

X Gervasio Gestori Segretario della Conferenza epiSCopale MarChigiana

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PROMEMORIA DEGLI ARGOMENTI TRATTATI(Riunione del 5 dicembre 2012 - 5°/2012)

Mercoledì 05 dicembre 2012, a Loreto, nel Palazzo Apostolico, si è riunita in seduta ordinaria la Conferenza Episcopale Marchigiana.Dopo la preghiera di ora terza, nella Basilica, alle ore 09.50 iniziano i lavori secondo l’Ordine del Giorno a suo tempo trasmesso a domicilio.Sono presenti tutti gli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Regione, ad eccezione di S. E. Mons. Tonucci. È presente inoltre don Robert Szymon Grzechnik, chiamato a svolgere il ruolo di verbalista. È presente anche l’arcivescovo emerito di Urbino S.E. Mons. Francesco Marinelli.Presiede la riunione S.E. Mons. Luigi Conti.

1. Riflessione spirituale.Il Presidente cede la parola a Mons. Orlandoni, che presenta un’approfondita medita-zione incentrata, sul rapporto tra l’Anno della Fede e il ministero del Vescovo.

2. Introduzione.Introducendo la riunione Mons. Conti espone gli argomenti da trattare nella riunione e illustra il rispettivo materiale contenuto nella cartella. Riferisce quindi circa la ri-sposta ricevuta dal Nunzio Apostolico in Italia riguardo alla comunicazione relativa al “De promovendis”.

3. Convegno Ecclesiale Regionale.Il Presidente invita Mons. Giuliodori a riferire sugli sviluppi inerenti il Convegno. Questi fa presente che, a seguito dei contatti intercorsi con la Prefettura della Casa Pontificia, va esclusa la possibilità di una Udienza particolare col S. Padre. Si apre il confronto circa l’opportunità di un pellegrinaggio delle diocesi marchigiane in oc-casione della Visita ad Limina, ma questa ipotesi non raccoglie consensi. Sarebbero molto stretti i tempi per organizzare tutto e la partecipazione dei fedeli risulterebbe difficoltosa, trattandosi di un giorno infrasettimanale. I presenti decidono all’una-nimità che le singole diocesi autonomamente potranno prevedere un pellegrinaggio nell’Anno della Fede.Per quanto riguarda il CER2013, il relatore illustra il pieghevole per la benedizione delle famiglie: l’accoglienza di questo sussidio da parte dei sacerdoti è stata molto buona. Eventuali ulteriori richieste devono pervenire a don Francesco Pierpaoli tra-mite le Diocesi. Non verranno considerate richieste da parte di singole parrocchie.Mons. Conti sottolinea il fatto che il Sussidio per la preparazione al CERN2013 ha trovato una buona accoglienza da parte del clero e dei laici, soprattutto per la sua pri-ma parte riguardante l’ascolto e il discernimento. Si sottolinea che il punto di forza del sussidio è la sua scansione temporale basata sull’anno liturgico e non viene quindi percepito come una cosa aggiuntiva alla pastorale ordinaria, ma si integra perfetta-mente con essa.Mons. Giuliodori fa presente che a febbraio verrà definito il programma del CER2013 e si procederà a stabilire i criteri per la nomina dei delegati che parteciperanno alle giornate congressuali. Egli informa che è iniziata la preparazione del Sussidio per il mese di maggio e che si procede con la preparazione del Libro sui Santi nelle Marche,

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che dovrebbe uscire a Natale (da una successiva comunicazione pervenuta dalla casa editrice dopo la riunione, sembra che il libro uscirà solamente all’inizio del 2013). Si chiede a don Robert di fare attenzione affinché nel contratto con l’Editore sia prevista anche la pubblicazione di una versione più maneggevole, a un prezzo minimo, per una distribuzione capillare.

4. Avvio dei Corsi del “Centro per la protezione dei minori”.Mons. Conti informa i presenti che al Corso sono attualmente iscritte 79 persone delle circa 100 richieste, suddivise in tre turni: 40 al primo, 29 al secondo e 10 al terzo. Per il secondo e terzo turno sono ancora disponibili 21 posti. Il primo turno è iniziato lo scorso ottobre, il secondo inizierà nella primavera prossima e il terzo nell’autunno prossimo. Tutti i turni termineranno entro la fine del 2014. Il corso è iniziato in ritardo a causa della complessità del lavoro di traduzione delle lezioni dalla lingua tedesca e di alcune problematiche di natura informatica.

5. Convegno Regionale sugli Oratori “Lab-Oratorio”.Mons. Vecerrica descrive brevemente il contenuto del materiale presente in cartella, riguardante il Convegno tenutosi a Fermo il 3-4 novembre 2012. Nelle 13 Diocesi e 824 Parrocchie della Regione attualmente sono presenti circa 300 oratori. Si ritiene che per la crescita e il sostegno degli Oratori sia determinante il ruolo della Commis-sione Regionale, che ha come finalità di mettere in rete gli Oratori e di mantenere alta la soglia dell’attenzione sulla loro ecclesialità e sul loro legame con il territorio, rifuggendo da particolarismi e chiusure di ogni genere: “unità nella pluralità”. Viene consegnato ai presenti il volume “Voglia di oratorio”, pubblicato con lo scopo di ac-compagnare nella crescita umana e spirituale le nuove generazioni. Esso rappresenta per le Chiese marchigiane un prezioso strumento utile per approfondire le questioni dell’Oratorio e per comprendere le diverse valenze di un prezioso dispositivo educa-tivo.Interviene Mons. Giuliodori e ricorda che i contributi per la pastorale svolta dagli Ora-tori provengono non solo dai fondi messi a disposizione da parte della Regione, ma anche dalle Province e dai Comuni. Invita quindi i Vescovi delle Diocesi che insistono sul territorio della Provincia di Macerata alla Conferenza Stampa che si svolgerà 1’11 dicembre 2012, organizzata allo scopo di presentare anche questa proficua collabora-zione con gli Enti territoriali.

6. Rendiconto preventivo 2013.Su invito di Mons. Conti, don Robert presenta il testo consegnato ai presenti, soffer-mandosi su alcuni punti:• le entrate della CEM sono costituite dal contributo annuale della CEI e dalle som-

me versate dalle singole Circoscrizioni Ecclesiastiche;• sono state aggiornate le tabelle, nelle parti riguardanti la popolazione delle singole

Diocesi. I dati riportati sono quelli presenti nell’Annuario Pontificio 2012;• è stato aumentato il contributo da assegnare al CER2013;è stata aggiornata la ta-

bella riguardante il contributo da destinare al Patrono stabile del TERP, Avv. Ema-nuele Di Biagio, per le consulenze svolte nel territorio - il pagamento della somma di € 5.000,00 (stabilita nella riunione del 06/06/2007) avviene dietro presentazione di regolare fattura intestata al TERP — e le Diocesi nulla devono al Patrono stabile

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all’infuori delle somme che vengono presentate nel rendiconto preventivo e che devono essere versate alla CEM;

• motivo per il quale al 31/12/2013 si prevede il saldo negativo;• i contributi dovranno essere versati entro il 15 marzo 2013; la relativa comunica-

zione verrà inviata agli economi diocesani.Su richiesta di Mons. Montevecchi vengono rammentate le disposizioni e le modalità di erogazione dei contributi assegnati alle singole Commissioni e agli Organismi col-legati con la CEM:• la somma assegnata nel rendiconto preventivo costituisce il “tetto” massimo che

potrà essere richiesto; un eventuale ulteriore contributo potrà essere erogato pre-vio parere favorevole della Presidenza della CEM una volta accertata la copertura finanziaria;

• la richiesta deve pervenire, da parte del Vescovo delegato o dell’incaricato regio-nale, al Presidente della CEM o all’Addetto alla Presidenza entro il 15 dicembre dell’anno per il quale si richiede il contributo;

• il contributo viene erogato esclusivamente quale mero rimborso delle spese soste-nute e in dettaglio documentate;

• un eventuale rimborso per i viaggi è di € 0,40 per ogni km percorso; la richiesta di rimborso dev’essere giustificata;

• i contributi stanziati dalla CEI per il Referente dell’IRC e OGL-R vengono erogati dopo la presentazione del rendiconto consuntivo, quelli destinati all’Incaricato per i Beni Culturali viene erogato dietro presentazione della nota spese (come da pras-si attuale);

• le somme non erogate entro il 31 dicembre non possono essere più richieste, in quanto confluiscono a costituire il “fondo di sicurezza” destinato a eventuali emer-genze e alla copertura del disavanzo del rendiconto preventivo;

• eventuali richieste di rimborso per l’anno appena concluso, pervenute dopo l’ap-provazione del rendiconto consuntivo, potranno essere erogate ma verranno scala-te dall’ammontare del contributo previsto nel rendiconto preventivo.

7. Varie ed eventuali.a) 9° Censimento Generale dell’Industria e dei Servizi - Rilevazione delle istituzio-

ni non profit. Il Presidente invita don Robert a riferire sull’argomento. Questi fa presente che il questionario compilato è stato visionato dall’Ufficio competente della CEI e approvato; c’è inoltre l’obbligo di legge, che riguarda tutti gli Enti Ecclesiastici, di restituire detto questionario debitamente compilato. La scadenza per la consegna dei questionari è fissata dall’ISTAT al 20 dicembre 2012. Per eventuali chiarimenti ci si può rivolgere agli Uffici Provinciali ISTAT (All. 2).

b) Richiesta di informazioni riguardo al “rituale” per il battesimo dei bambini non nati. Mons. Conti comunica una richiesta della Congregazione per la Dottrina della Fede, pervenuta tramite la Segreteria Generale della CEI, circa l’uso di tale “rituale”. Dal confronto emerge che in alcune zone c’è l’usanza di compiere tale “rito”, ma nessuno è a conoscenza dell’esistenza di specifici opuscoli. Il Presiden-te chiede di raccogliere ulteriori informazioni e di fargli prevenire, sollecitamente, una risposta scritta.

c) Partecipazione delle Marche alla XXVIII GMG «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19) Rio de Janeiro, 23-28 luglio 2013. Mons. Vecerrica illustra

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brevemente la nota consegnata ai presenti, chiedendo la presenza dei Vescovi nel-la celebrazione del mandato ai giovani che partiranno per la GMG, a Loreto, il giorno 11/05/2013. La partecipazione alla GMG è riservata solo ai maggiorenni. Il relatore chiede che i Vescovi che intendono partecipare alla GMG riconsegnino, debitamente compilata, la scheda d’iscrizione inviata dalla CEI (copia va fatta per-venire anche a don Francesco Pierpaoli) al fine di organizzare il viaggio insieme con i giovani della nostra regione.

d) Visita ad Limina. Mons. Conti informa i confratelli che la relazione per la Visita ad Limina (comprendente dati dal 01/01/2006 al 31/12/2012) dovrà essere inviata alla Nunziatura al più presto, sarebbe preferibile che lo fosse prima di Natale. Si dovranno inviare tre copie rilegate e una non rilegata: per questa sarebbe opportu-no che i singoli capitoli cominciassero su una nuova pagina per facilitare la distri-buzione dei testi da parte della Nunziatura ai Dicasteri interessati. L’Udienza con il S. Padre avverrà in due turni (25 e 28 febbraio 2013 secondo lo schema trasmesso dalla Nunziatura). Sarebbe opportuno risiedere nella stessa Casa d’ospitalità (il primo gruppo giungerebbe a Roma nella serata del 24 febbraio e potrebbe partire nel pomeriggio del 27 il secondo arriverebbe in giornata di lunedì 25 e partirebbe il giovedì 28). I giorni 26 e 27 sarebbero dedicati alla visita alle seguenti Congre-gazioni: dei Religiosi, dei Santi, della Dottrina della Fede, per le Chiese Orientali del Clero. Mons. Conti suggerisce di preparare quesiti precisi da sottoporre in occasione della visita. Mons. Segretario della CEM viene incaricato di organizzare la permanenza a Roma e la visita collettiva presso le Congregazioni.

e) Commissione per la Liturgia. Mons. Tani informa che la Commissione, nuova-mente convocata, ha deciso di incontrarsi con cadenza trimestrale e di curare la Guida Liturgico-pastorale Regionale in modo da eliminare le imprecisioni attual-mente presenti. Il relatore propone, su suggerimento della Commissione che due persone (Suor Barbara di Loreto e un’altra consacrata di Fabriano) fungano da punto di raccolta delle correzioni da effettuare per la prossima edizione. Mons. Conti suggerisce che il Vescovo Delegato della Commissione per la Liturgia as-suma la responsabile della redazione. La proposta viene accolta all’unanimità. Mons. Brugnaro suggerisce di provvedere alla pubblicazione della Guida in un formato diverso, in modo da offrire spazio per eventuali annotazioni. La proposta verrà esaminata, ma sembrano ostare i maggiori costi, nonché il fatto che la Guida medesima ha un formato che non riguarda solo la Regione Marche, ma diverse Regioni ecclesiastiche italiane. Mons. Tani riferisce ai presenti la richiesta della Commissione di organizzare annualmente una giornata di approfondimento sulla liturgia.

f) Commissione per i problemi Sociali e il lavoro, la Giustizia e la Pace. Mons. Orlandoni, su invito del Presidente, informa i presenti che la Commissione da lui presieduta ha l’intenzione di fare sua la Marcia per la Pace Recanati - Loreto, che si svolgerà il 26 gennaio 2013 e che ha già invitato Mons. Bregantini a partecipare.

g) Insegnamento della Religione Cattolica. Mons. Coccia informa i presenti della buona riuscita del Convegno Regionale di Aggiornamento per gli Insegnanti di Religione Cattolica, organizzato dalla Commissione per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università (IRC). Il corso è riconosciuto dal MIUR.

h) Commissione per la Famiglia. Mons. Menichelli fa presente il buon esito del Convegno Regionale organizzato dalla Commissione il 01/12/2012 all’Abbazzia

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di Fiastra, con la presenza di circa 200 perone e 1.0-15 sacerdoti. Comunica inol-tre che l’inizio del corso di formazione per gli operatori della pastorale familiare, proposto dalla Commissione nella precedente riunione, è stato posticipato al mese di febbraio.

i) Denuncia degli immobili ai fini dell’IMU. Mons. Giuliodori ricorda la scadenza ormai prossima per la presentazione ai Comuni delle dichiarazioni sugli immobili di proprietà degli Enti Ecclesiastici ai fini dell’IMU; considerata la complessità dell’argomento sarebbe opportuno un incontro con l’Osservatorio Giuridico Legi-slativo degli incaricati diocesani (economi o altri). Viene incaricato l’Addetto alla Presidenza di preparare, sentito l’OGL-R, la convocazione.

j) Adempimenti amministrativi. Mons. Menichelli e Mons. Gestori fanno presente la scarsa osservanza, da parte dei parroci, delle prescrizioni canoniche e civili in materia matrimoniale (annotazioni, certificati, processicolo matrimoniale, ecc.). Viene accolta la proposta di Mons. Conti di preparare una guida aggiornata (sus-sidio - prontuario) da offrire ai parroci e loro collaboratori.

k) Mons. Gestori consegna ai tutti gli “Atti del Sinodo” della diocesi di San Benedetto-Ripatransone-Montalto (promulgato il 20 novembre 2011). Il volume è stato pre-sentato alla diocesi l’ 11 ottobre 2012 data di inizio dell’Anno della Fede e verrà consegnato ufficialmente ai Sinodali il 16 dicembre.

La prossima riunione ordinaria della CEM si terrà regolarmente mercoledì 06 feb-braio 2013 nonostante la coincidenza a Loreto con gli Esercizi spirituali proposti a vescovi e presbiteri delle diocesi italiane (non il 13, mercoledì delle Ceneri). Il luogo della riunione verrà comunicato successivamente. La riflessione spirituale è affidata a S.E. Mons. Menichelli.La riunione termina alle ore 12.35 con il pranzo fraterno, gentilmente offerto dalla Delegazione Pontificia presso la Casa del Clero.

X Gervasio Gestori Segretario della Conferenza epiSCopale MarChigiana

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ATTI DI S.E.R. Mons. PIERO COCCIAARCIVESCOVO METROPOLITA

- OMELIE

- MESSAGGI E LETTERE

- INTERVENTI PUBBLICI

- DECRETI E NOMINE

- ASSEGNAZIONE SOMME

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OMELIE

OMELIA IN OCCASIONE DELLA MESSA PONTIFICALEDEL NATALE DEL SIGNORE

Pesaro, Basilica Cattedrale24 dicembre ore 24.00

È indubbio che il Natale ha un suo fascino che lo caratterizza da sempre. In questi giorni che lo hanno preceduto, anche nella nostra città si è creata un’atmosfera magica che ci ha coinvolti tutti, nonostante una crisi che continua a farsi sentire e a mordere.

Fin qui una constatazione. Ma la celebrazione del Natale ci rimanda ad una do-manda seria: cosa è per il credente il Natale e quali sono le sue conseguenzialità nel vissuto di ogni giorno?

Ci risponde la liturgia di questa notte santissima, facendoci contemplare la nascita di Gesù con la categoria della luce.

Il testo di Isaia (9, 1-6) ci conforta. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.

La lettera di San Paolo a Tito (2, 11-14) ci dà l’identificazione di questa luce nella persona di Gesù Cristo. “È apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini”.

Il Vangelo di Luca (2, 1-14) ci racconta della nascita di Gesù con una precisa collocazione storica. Ma l’evangelista ama sottolineare che l’annuncio della nascita di Gesù ai pastori da parte dell’angelo, avviene nella luce. “Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce”.

Ma poniamoci un interrogativo vitale per noi uomini dell’era post-moderna e della cultura post-secolare. Abbiamo ancora oggi necessità della luce che promana dall’av-venimento del Natale?

Con realismo dobbiamo riconoscere che noi tutti abbiamo bisogno della luce che perviene dal Natale per la condizione umana che viviamo e per la condizione storica che sperimentiamo.

A questo riguardo faccio tre brevi considerazioni. Nella luce di Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, ritroviamo la nostra identità di per-

sone nei suoi elementi costitutivi: l’umano e il divino; la corporeità e la spiritualità; il finito e l’infinito. Stiamo vivendo il dramma della cultura contemporanea, segnata da una preoccupante confusionalità riguardo alla identità della persona. Avendo perso la bussola della creaturalità nella sua oggettività ed universalità, ci troviamo in balia di molteplici e contraddittorie interpretazioni della persona, con tutte le conseguenze che ne derivano a tutti i livelli del nostro vivere. L’esperienza quotidiana ci dà conferma di una verità: i problemi seri che ci troviamo ad affrontare derivano da una mistificata interpretazione dell’umano. Il mistero del Natale con tutto ciò che ne consegue, illu-mina il mistero dell’uomo.

Ma vado oltre. La luce di Cristo, Figlio di Dio che si fa uomo, illumina il nostro criterio di giudizio sulla realtà colta nella sua complessità. In una stagione culturale dominata dal relativismo per cui tutte le visioni e tutte le valutazioni sono equivalenti e dove siamo diventati indifferenti alle differenze, appare non solo opportuno ma ne-

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cessario ritrovare una coscienza critica che per noi credenti si identifica nella persona di Gesù Cristo. Il Natale sta ad attestarci l’assunzione della condizione umana ma an-che la modificazione di questa, grazie ad un paradigma che è il Signore Gesù. Questa necessità l’avvertiamo in tutti i campi e per tutte le dimensioni dell’umano esistere. L’esperienza ce ne dà ampia conferma.

Infine faccio un’altra considerazione. Il Natale è necessario perché ci consente di trovare nella persona di Gesù la vera Signoria della vita. Solo la sua persona può darci e dirci la parola ultima sulla vita in tutte le sue componenti, compresa quella del dolore, della sofferenza e della morte.

In Europa siamo passati dalla signoria delle ideologie totalitarie del Novecento che ci ha incantato, al disincanto delle idolatrie. Abbiamo sostituito l’ideologia con le idolatrie di una società delle apparenze e dei consumi. Fa testo la forza persuasiva del potere, del piacere e del possedere: le tre “P”, a detta degli esperti, oggi dominanti. Ma queste luci ci illudono e disilludono nel contempo, perché non corrispondenti al vero desiderio del cuore umano che è quello di cercare e trovare la verità della vita e per la vita. Abbiamo bisogno della “Signoria” di Gesù Cristo.

Il Natale è dunque il “luogo” dove la verità si rivela e si dona. Nessuno di noi può possedere la Verità se questa non gli è donata dall’Alto.

Cari fedeli anche la celebrazione del Natale di quest’anno ci riporti all’«essenzia-le» e al «necessario» per vivere con passione e motivazione l’avventura umana.

Chiudo con una considerazione che ha il valore dell’augurio. La recente pubbli-cazione del 46° Rapporto del CENSIS, ci ha detto che noi italiani nel 2012 siamo riusciti a “sopravvivere” a livello sociale ed economico perché siamo stati capaci di “Risparmiare”, di “Rinunciare”, di “Rinviare”.

Se ciò è vero come analisi riferita alla società italiana e ai suoi dinamismi, non possiamo però riconoscerci, come credenti, in questo quadro.

Grazie al Natale con tutte le implicanze che ne derivano, il credente non sopravvi-ve ma vive con intensità e pienezza l’umano. Non si risparmia perché nella fede gioca tutto se stesso. Non rinuncia a nulla perché la fede è realizzativa e non sottrattiva. Non rinvia perché la fede è adesione al Signore in tutte le condizioni ed in tutti i momenti della vita.

Questo è l’augurio che rivolgo a tutta la comunità: vivere l’esperienza del Natale come avvenimento costante che ci illumina e illuminandoci ci rigenera.

Sia lodato Gesù Cristo.

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MESSAGGI E LETTERE

L’EUCARISTIA E LA FEDE ADULTAPesaro, 4 ottobre 2012

La nostra chiesa di Pesaro ha scelto come cammino per il nuovo Anno pastorale l’essere “Adulti nella Fede”. Ma a che cosa è dovuta tale scelta? Alla necessità di dare risposta alle sollecitazioni di Benedetto XVI il quale nella lettera apostolica “La Porta della fede” ci ha ricorda-to che la crisi della fede riguarda molte persone. Scrive il Papa: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un pre-supposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”(La Porta della Fede, n. 2).Per questa ragione il Papa ritiene che per tutta la comunità cristiana ci sia la necessità di “una sincera e permanente opera di conversione... tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12, 2): in lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano” (n. 13).

In ultima analisi tutti siamo pro-vocati dalle parole del Papa per vivere un cam-mino che ci porti a forme sempre più compiute di fede adulta e radicata nel Mistero del Cristo.

Ma chiediamoci: cosa è una fede adulta? La risposta nitida ce la dà Benedetto XVI quando definisce la fede adulta come

“esperienza dell’incontro con il Signore”. In questa frase troviamo l’essenza della fede con tutto ciò che ne deriva.

Innanzitutto va ricordato che la parola “incontro” è la risultante di due termini. “In” sta ad indicare la nostra condizione umana concreta e storica. Mentre “contra” sta ad indicare il soprannaturale, il Mistero del Cristo. In ultima analisi l’incontro indica la presenza del Cristo che ci raggiunge nella nostra umanità.

Va detto che tale incontro, originariamente indipendente dalla nostra volontà e perciò “dono”, esige risposta nella libertà. Il dono va accolto ma anche corrisposto.

Va inoltre anche sottolineato che ogni incontro, vissuto consapevolmente, ha il potere di cambiarci. Il nostro “io” si costruisce grazie al “tu”. Pertanto quando av-viene l’incontro con il Signore, noi siamo sempre trasformati e modificati da questa esperienza.

Per di più, precisa il Papa, la fede adulta si pone come incontro con il “Signore”, cioè con Colui che ha il potere non delle signorie umane che sono sempre idolatrie, ma il potere della Verità ultima e definitiva sulla vita di tutti noi. Questa Verità piena e totale è richiesta dal nostro essere e dal nostro esistere ma ci può essere data solo nel Signore Gesù, come ci ricorda la Gaudium et spes al n. 22: “In realtà solamente nel

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mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”.Ma domandiamoci ancora: l’incontro con il Signore è possibile anche per noi oggi,

dopo duemila anni di storia? L’incontro con il Signore ha una sua perenne attualità grazie alla chiesa la quale,

animata e vivificata dallo Spirito Santo, celebra l’Eucaristia rendendo così la presenza del Signore a noi contemporanea.

L’Eucaristia quindi costituisce quindi il “luogo” privilegiato dove l’incontro con-creto con il Signore si rende possibile.

Nell’adorazione Eucaristica, prolungamento della presenza del Signore, abbiamo la certezza di una “permanente permanenza” che rende ulteriormente possibile l’in-contro soprattutto con la contemplazione orante.

In questo orizzonte sento di dover sollecitare la nostra chiesa locale in tutte le sue articolazioni, a pregare costantemente per le vocazioni alla vita sacerdotale, alla vita religiosa (maschile e femminile) ed alla vita consacrata in genere. Tale impegno av-venga soprattutto con l’adorazione eucaristica finalizzata ad incontrare il Signore e a chiedergli nuove e sante vocazioni.

Mi auguro che l’Anno pastorale che stiamo vivendo aiuti la nostra chiesa a cresce-re in una fede sempre più adulta con lo sguardo rivolto all’Eucaristia, luogo singolare dell’«incontro».

Mi è caro esprimere la più viva gratitudine alle Suore “Figlie del Cuore Sacratissi-mo di Gesù” fedeli custodi della chiesa dell’Adorazione, per la loro testimonianza di persone consacrate all’Eucaristia e per la loro costante preghiera su cui l’Arcidiocesi può contare.

X Piero Coccia Arcivescovo

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MESSAGGIO NATALIZIOALLA CITTÀ E ALL’ARCIDIOCESI DI PESARO

Pesaro, 25 dicembre 2011

Natale: Dio si è fatto a noi vicino

Il messaggio del Natale è sempre nuovo, sorprendente, perché oltrepassa ogni nostra più audace speranza. Soprattutto perché non è solo un annuncio: è un avvenimento, che testimoni credibili hanno veduto, udito, toccato nella Persona di Gesù di Nazareth!L’evangelista Giovanni riassume questo straordinario avvenimento con una incisiva affermazione: “Il Verbo si fece carne”. Qui c’è tutto il Natale. Qui c’è la storia della nostra salvezza. Qui c’è tutta la nostra certezza. Qui c’è tutta la nostra speranza che non delude.“Il Verbo si fece carne”. Di fronte a questa rivelazione, riemerge ancora una volta in noi la domanda: come è possibile? Il Verbo e la carne sono realtà tra loro opposte; come può la Parola eterna e onnipotente diventare un uomo fragile e mortale? Non c’è che una risposta: l’Amore. Chi ama vuole condividere con l’amato, vuole essere unito a lui, e la Sacra Scrittura ci presenta proprio la grande storia dell’amore di Dio per il suo popolo, culminata nella nascita di Gesù Cristo.“Il Verbo si fece carne”. La luce di questa verità si manifesta a chi la accoglie con fede, perché è un mistero d’amore. Solo quanti si aprono all’amore sono avvolti dalla luce del Natale. Così fu nella notte di Betlemme, e così è anche oggi. L’incarnazione del Figlio di Dio è un fatto che è accaduto nella storia, ma nello stesso tempo la ol-trepassa. Nella notte del mondo si accende una luce nuova, che si lascia vedere dagli occhi della fede, dal cuore umile di chi attende il Salvatore. Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda l’intelligenza e l’accoglienza della fede. E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non la Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bi-sognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena.Del resto senza la forza della verità corrisposta si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi perché non interessata a cogliere né i valori, né i significati con cui giudicarla ed orientarla.“Il Verbo si fece carne”. L’annuncio del Natale è luce anche per i popoli, per il cammi-no dell’umanità. L’“Emanuele”, Dio-con-noi, è come il lievito dell’umanità. Se man-casse verrebbe meno la forza che manda avanti il vero sviluppo, la spinta a collaborare per il bene comune, al servizio disinteressato del prossimo, allo sforzo per realizzare la giustizia. Credere nel Dio che ha voluto condividere la nostra storia, è un costante incoraggiamento ad impegnarsi in essa anche in mezzo alle sue contraddizioni. Non siamo orfani di fronte alle difficoltà della vita. Siamo invece accompagnati da un Dio che, come diceva K. Barth, ha tempo per l’uomo e che traduce questo tempo in quella parola del suo Figlio che si fa carne per liberarci dalla schiavitù della “carne”.“Il Verbo si fece carne”. La nascita del Salvatore apra nuove prospettive anche al nostro territorio di Pesaro perché la disoccupazione venga sconfitta con l’impegno di tutti; la famiglia fondata sul matrimonio venga non solo difesa, ma sempre più valo-

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rizzata; i giovani vengano affettivamente ed effettivamente accompagnati nel cammi-no della crescita umana e cristiana; la politica trovi forme alte di sintesi per realizzare quel bene comune che è e rimane bene di tutti e di ciascuno costruito con la respon-sabilità di tutti; la società civile fornisca ancora di più quelle risorse vitali in grado di consolidare la coesione sociale attraverso la sussidiarietà. “Il verbo si fece carne”. La celebrazione del Natale rafforzi lo spirito di fede autentica, di coraggio e di perseveranza in tutte le componenti della nostra chiesa locale chiama-ta, specie in questo anno, a riscoprire l’esperienza di una fede adulta come “incontro con il Signore” da vivere e da proporre al mondo degli adulti. “Il Verbo si fece carne”. L’Emanuele è venuto ad abitare in mezzo a noi. Dio che si è fatto a noi vicino. Contempliamo insieme questo grande mistero di amore. Lasciamo-ci illuminare il cuore dalla luce che brilla nella grotta di Betlemme, ma assumiamoci anche le nostre responsabilità di fronte a quel mistero di Dio che, facendosi carne, illumina il mistero dell’uomo. Buon Natale a tutti!

X Piero Coccia Arcivescovo

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INTERVENTI PUBBLICI

DISCORSO ALLA CITTÀ E ALL’ARCIDIOCESI IN OCCASIONE DELLA “FESTA DEL VOTO”

Pesaro, Piazza del Popolo, 21 ottobre 2012

Carissimi,la nostra chiesa che è in Pesaro è chiamata a vivere un tempo di grazia particolarmente fecondo ed impegnativo insieme. Quattro appuntamenti intrecciati tra di loro la stanno fortemente interpellando. Ap-puntamenti che amiamo ricordare anche in occasione della sentita festività della Ma-donna delle Grazie compatrona della nostra Arcidiocesi.

Innanzitutto l’«Anno della Fede» voluto da Benedetto XVI, sollecita la nostra co-munità a riscoprire la fede nel Signore nella sua essenzialità, autenticità e necessità per la condizione umana.

Inoltre la celebrazione del Sinodo dei Vescovi che si protrarrà per tutto il mese di ottobre e che ha per tema “La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede”, la coinvolge in forma diretta in quanto anche il nostro territorio non è esente dalla necessità di una rinnovata evangelizzazione.

Per di più il cammino di preparazione al secondo Convegno delle chiese marchi-giane che si celebrerà a Loreto tra il 22-24 novembre 2013 la impegna a “vivere e a trasmettere la fede” nel contesto marchigiano profondamente mutato a livello di mentalità negli ultimi venti anni.

Infine il recente Convegno diocesano con cui abbiamo dato inizio al nuovo Anno pastorale centrato sulla “fede adulta e per gli adulti”, la spinge sempre più a fare un’esperienza di fede solida e ad assumersi la responsabilità di testimoniarla al mondo degli adulti, anche con scelte pastorali coraggiose e divenute improrogabili specie nel campo della Iniziazione cristiana.

Ma chiediamoci: questi quattro appuntamenti che non solo ci riguardano come credenti ma ancor più ci interpellano in quanto protagonisti della vita della comunità cristiana di Pesaro, hanno un filo conduttore comune? Hanno un elemento condiviso che li lega? Certamente sì.

Il filo conduttore è dato dall’esperienza della fede nel Signore Gesù Cristo. È questa fede fondata sul mistero del Cristo che come chiesa siamo chiamati a vivere in pienezza, a trasmettere con la testimonianza della vita, ad incarnare nel nostro conte-sto socio – culturale e a riproporre a quegli adulti diventati tiepidi, se non scettici nei confronti della fede stessa.

Ma vado oltre. Pochi giorni fa parlando ad un gruppo di giovani chiedevo cosa fos-se per loro la fede. In una variegata gamma di risposte, mi ha colpito quella di una ra-gazza che, in forza del suo vissuto, definiva la fede come esperienza dell’incontro con il Signore che quando avviene, precisava, cambia la vita. Questa risposta quanto mai precisa anche a livello teologale ha una serie di implicanze che vanno evidenziate.

Cari fedeli innanzitutto la fede non è una teoria, un sistema di valori, non è un sentire emozionale. Essa è “esperienza”. Esperienza deriva etimologicamente dalla

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preposizione “ex” e dal verbo “perior”. Questo termine rimanda a due parole che ne chiariscono il senso. “Peritus” che indica una conoscenza diretta di qualcosa e “Peri-culum” che evoca lo spazio della novità e del rischio che tale conoscenza inevitabil-mente comporta. Si potrebbe dire che esperienza è la conoscenza immediata e diretta e proprio per questo rischiosa ed aperta al nuovo che si ha di qualcosa o di qualcuno. Applicato alla fede il termine assume un forte significato evocativo ed esprime quella conoscenza diretta, pagata di persona che nasce dal rapporto sempre sorprendente con il Signore eccedente ogni nostra attesa o deduzione. Un incontro vivificante.

Ma dico di più. Stando alla risposta di quella ragazza, la fede si pone come espe-rienza dell’incontro con il Signore.

Anche qui il termine “incontro” va colto in tutta precisione e tensione. La parola “In – contro” è la risultante di due termini. “In” sta ad indicare la possibilità dataci dalla nostra condizione umana da tutti noi condivisa, nella sua storicità e concretezza. “Contra” esprime il Mistero di Dio colto nella sua irriducibilità, nella sua totale alte-rità e diversità. In ultima analisi l’incontro indica la presenza del mistero del Cristo che ci raggiunge nella nostra reale condizione umana indipendentemente dalla nostra volontà, divenendo così dono da accogliere e da corrispondere.

Da ultimo quella ragazza nella sua risposta precisava che la fede è sì esperienza dell’incontro, ma dell’incontro con il “Signore” che cambia la vita. Elemento questo decisivo perché definisce la persona Gesù come “Signore” cioè come colui che ha il potere. Non però quello delle signorie umane che sono sempre idolatrie, ma il potere della verità ultima e definitiva sulla vita di ciascuno di noi. Quella verità che è richie-sta dal nostro essere ed esistere e che ci è data solo ed unicamente dal Signore come ci ricorda la ormai nota citazione del n. 22 della Gaudium et Spes: “in realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato (Cristo) trova vera luce il mistero dell’uomo”.

Cari fedeli, siamo chiamati a vivere e a sviluppare la fede come esperienza dell’in-contro con il Signore. È questa fede che ci chiede una perenne conversione avendo lo sguardo fisso su Gesù Cristo definito nella lettera agli Ebrei “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”, come ci ricorda Benedetto XVI nella Lettera apo-stolica “La Porta della Fede”. Porta sempre aperta, sempre accessibile a ciascuno di noi, nonostante i nostri limiti e le nostre imperfezioni.

È da questa esperienza di fede vissuta e radicata nel Mistero del Cristo Signore, che prende origine lo slancio missionario e comunicativo della fede che investe tutta la chiesa.

Del resto ad essa, animata dallo Spirito, compete far risplendere la verità e la bel-lezza della fede nell’oggi del nostro tempo, senza sacrificarla alle esigenze del presen-te né tenerla legata al passato. Nella fede risuona l’eterno presente di Dio che trascen-de il tempo e tuttavia può essere accolto da noi solamente nel nostro irrepetibile oggi.

Per questa ragione necessita ravvivare in tutta la nostra chiesa che è in Pesaro quella positiva tensione, quell’anelito forte ad annunciare il Cristo Signore all’uomo contemporaneo con particolare riferimento alle attuali situazioni storiche che lo toc-cano da vicino.

In particolare mi riferisco a quella condizione che tocca anche noi pesaresi e che il Papa, dando inizio all’Anno della Fede giovedì 11 ottobre, ha definito “desertifica-zione” spirituale.

Evitando il cupo pessimismo come anche l’ingenuo ottimismo ma appellandoci al sano realismo, dobbiamo riconoscere che sul piano della fede la nostra Pesaro non

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è più quella di una volta. I tempi sono cambiati, come anche le condizioni socio-culturali. Un forte trapasso culturale in parte è avvenuto e in parte sta avvenendo an-che nella nostra città e territorio, toccando le grandi questioni del nostro tempo come la concezione della vita, della sessualità, del matrimonio, della famiglia, dell’etica, dell’economia, della giustizia, della politica ed altro ancora.

Tutti, anche noi che viviamo a Pesaro, ci rendiamo conto però cosa significhi vive-re senza fede nel Signore. A livello personale è il dominio assoluto del vuoto il quale ci fa perdere il gusto per la vita, le motivazioni profonde per viverla in tutti i suoi aspetti, anche quelli della difficoltà, e l’orizzonte a cui guardare. A livello comunitario è il dominio del soggettivismo, della frammentarietà che produce non solo dispersione ma anche conflittualità.

Ma è proprio a partire dall’esperienza di questo deserto, da questo vuoto che pos-siamo scoprire o riscoprire la gioia di credere, la sua importanza anche per l’uomo e la donna dei nostri giorni. Infatti il deserto ci fa scoprire il valore di ciò che è essen-ziale per vivere e la fede nel Signore è l’«essenziale dell’essenziale». Del resto nel mondo contemporaneo forti sono i segni, spesso espressi in forma implicita o negativa della sete di Dio, del senso ultimo della vita. Ma nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la “Terra Promessa” e siamo così in grado di tenere desta la speranza.

Oggi più che mai la nostra comunità cristiana è chiamata a dare testimonianza di una vita nuova trasformata da Dio e così indicare la strada tante volte cercata ma non sempre trovata. La nostra chiesa ricca di tante potenzialità, alcune ampiamente espres-se, altre in via di positiva realizzazione ed altre ancora inespresse ma esistenti, abbia sempre più coscienza di una situazione storica che la sta fortemente interpellando e responsabilizzando. Ma abbia nel contempo sempre più consapevolezza delle tante risorse di cui il Signore l’ha fornita e che vanno meglio valorizzate.

Da ultimo, in sintonia con il cammino intrapreso del Nuovo Anno Pastorale, sento di dover richiamare anche in questa occasione l’attenzione di tutta la nostra comunità diocesana sul mondo degli adulti a cui riproporre o proporre l’esperienza di una fede non solo positiva ma realizzativa.

Nella nostra realtà di chiesa locale ci sono delle categorie di adulti alle quali neces-sita rivolgere una attenzione pastorale particolare e che richiedono un preciso investi-mento di forze. Ne elenco alcune.

Gli adulti detti della “soglia” perché incerti, titubanti e che sono con un piede dentro la chiesa e con l’altro fuori.

Gli adulti detti “ricomincianti” perché si trovano nella condizione di riiniziare il cammino della fede.

Gli adulti detti “cercatori di Dio” perché vivono, anche in maniera sofferta, l’esperienza della ricerca della fede.

Gli adulti animati nella fede più dalla “tradizione” che dalla “convinzione”. Gli adulti che formano la “famiglia ferita” o in difficoltà come i separati, i divor-

ziati, i risposati e che vivono la difficoltà della fede.Gli adulti “impegnati” nelle istituzioni, nel mondo del lavoro, nella politica, nel

sociale, nell’economia, nell’imprenditoria, nella scuola.Tanti adulti “genitori” che, pur non essendo praticanti e a volte anche non creden-

ti, chiedono i sacramenti dell’Iniziazione cristiana per i loro figli.

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Proprio su costoro si è focalizzata l’attenzione del Convegno, che ha messo in evi-denza la necessità di trovare nuovi modelli di iniziazione cristiana, che permettano ai genitori e alle famiglie dei ragazzi che frequentano il catechismo di fare un percorso di fede contemporaneo a quello dei figli, per riscoprire o scoprire la fede nel Signore o comunque per diventare adulti in essa. A questo complesso mondo degli adulti la chiesa di Pesaro sente di poter e dover riproporre l’esperienza della fede.

Chiudo con una domanda. Ma queste riflessioni che stiamo condividendo cosa hanno a che fare con la figura e l’opera di Maria Santissima che oggi veneriamo con il titolo di Madonna delle Grazie?

Ci ritorna alla mente e al cuore l’insegnamento del Concilio Vaticano II che nella Costituzione “Lumen Gentium” indica in Maria Santissima il modello della vita della chiesa. Anche della nostra chiesa.

Alziamo dunque lo sguardo a Lei. Lasciamoci guidare da Lei con l’icona della casa di Nazareth, posta sul vicino col-

le di Loreto che, come ci ha ricordato Benedetto XVI il 4 ottobre scorso rivolgendosi in particolare a noi marchigiani, è e rimane segno di una chiesa posta sul colle per essere punto di irradiazione della luce del Cristo, ma anche chiesa collocata lungo la strada per essere casa che sa accogliere, che sa ascoltare e che sa accompagnare ogni persona nel suo pellegrinaggio attraverso il deserto dei nostri giorni.

La preghiera che tutti noi pesaresi tante volte rivolgiamo alla Madonna delle Gra-zie, recandoci nel suo Santuario e magari compiendo anche il gesto carico di tenerezza e di sconfinata fiducia di salire quei gradini quasi ad avere un contatto fisicamente più tangibile con la figura di Maria Santissima, sia preghiera di lode per appartenere ad una chiesa che come Maria donandoci il Mistero del Cristo ci rende la vita bella ma nel contempo sia preghiera di richiesta per sentirci ed essere sempre più chiesa dell’accoglienza, dell’ascolto e dell’accompagnamento.

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A Maria Santissima, proclamata “beata” perché “ha creduto” rivolgiamo ora la nostra invocazione.

O Maria, donna di fede pellegrinante per le strade della Palestina, dirigi i nostri passi verso quegli itinerari sui quali far crescere sempre più la nostra fede. O Maria, donna di fede Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio negli avvenimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti dei poteri terreni, nelle attese palpitanti dei nostri giorni. O Maria, donna di fede Facci scorgere sulle sabbie dell’effimero,le orme dell’eterno. Indica il porto sicuro ai viandanti senza meta.Consola i nostri malati e i nostri anziani.Restituisci il sapore dell’amore vero e la voglia di camminare alle nostre famiglie, ai nostri bambini, ai nostri giovani.O Maria, donna di fede Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati e confortacie poi rimettici in carreggiata. Facci volgere lo sguardo verso l’Altoda dove verrà il nostro l’aiuto. E allora, solo allora sulle nostre strade fiorirà l’esultanza del Magnificat. AmenSia lodato Gesù Cristo.

X Piero Coccia Arcivescovo di Pesaro

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IL CONTRIBUTO DELL’IRC PER L’ANNO DELLA FEDE:IL SAPERE DELLA FEDE ED I SAPERI DELL’UOMO

In occasione del Convegno regionale degli IdR di AbruzzoMontesilvano, 14 dicembre 2012

IntroduzioneSaluto tutti con viva cordialità e ringrazio per l’invito rivoltomi a dare il mio contribu-to a questo Corso di aggiornamento per i docenti di RC che sono e rimangono stretti ed apprezzati collaboratori dei Vescovi nelle realtà delle proprie chiese locali.Un saluto particolare carico di stima lo rivolgo alla Professoressa Arcangela Micheli-na Petracca responsabile Regionale dell’IRC dell’Abruzzo, persona sempre impegna-ta ed appassionata nel suo ruolo. Saluto con animo riconoscente tutti coloro che in questi giorni stanno dando la pro-pria qualificata collaborazione per la riuscita del Corso che avrà certamente tramite voi partecipanti, una preziosa ricaduta nei confronti dei vostri colleghi dell’IRC delle vostre Diocesi. Mi congratulo per strutturazione di questo Corso. Solido ed attuale a livello di conte-nuti, interessante e ben scompaginato a livello di impostazione metodologica. Vengo al tema affidatomi: Il contributo dell’IRC per l’Anno della Fede: il sapere della fede ed i saperi dell’uomo.

1. Una nuova idea di sviluppo

1.1 Una necessità avvertitaSi avverte in maniera sempre più diffusa nella società il bisogno profondo di una

nuova idea di sviluppo al di là del fatto economico. Ci si interroga su quali siano i bisogni dimenticati dalle società occidentali a partire dalla qualità dell’ambiente, delle relazioni umane, del mondo culturale e del contesto di senso della vita di ogni gior-no. Si avverte il bisogno di grandi visioni, di grandi sintesi. Non basta più pensare la «crescita» come si è fatto fino ad oggi: occorre capire in che cosa abbiamo sbagliato, quale sia la posta in gioco.

Uno di questo tentativi è stato compiuto da Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia all’Università Cattolica di Milano, nel suo volume La grande contrazio-ne. I fallimenti della libertà e le vie del suo riscatto (Feltrinelli, 2012). Il sottotitolo è una dichiarazione. Scrive Magatti: «Il ridimensionamento del carico debitorio che le economie dei paesi avanzati dovranno in qualche modo gestire nei prossimi anni non è solo una perdita, un passo indietro, ma anche, e soprattutto, un’occasione per fare un passo avanti nella storia della libertà». Prosegue nella sua introduzione: «Se, come credo, tra qualche anno si tornerà a crescere, la crescita sarà di nuova genera-zione. Non una mera espansione quantitativa, ma una “eccedenza” qualitativa capace di mettere meglio a frutto la ricchezza principale di cui dispongono (potenzialmente, almeno) le democrazie avanzate. E, cioè, la ricchezza umana e spirituale che solo un mondo di liberi può sprigionare». Dunque la grande contrazione che sperimentiamo è il frutto di un’ ampia crisi spirituale nella quale è in gioco la libertà.

Parto da questo testo e dalla sua interpretazione della crisi per snodare la mia Re-lazione in tre passaggi.

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Il ruolo dei saperi e delle tecniche nella crisi di crescita che stiamo vivendo; la necessità di un supplemento di riflessione; il contributo del sapere della fede.

Diciamo subito che è raro trovare riflessioni sulla crisi come questa di Magat-ti, capace cioè di evitare le secche del tecnicismo e che, attraversando le questioni tecnico-economico-finanziarie, non oscurino l’ «antichità» delle questioni in ballo. È nella crisi della società contemporanea, nuovissima per certi aspetti che si gioca un problema «antico», cioè la libertà dell’uomo.

I due temi che stanno al fondo del suo lavoro sono la libertà, appunto, e la tecnica con i suoi saperi, nel quadro del mutamento sociale di oggi.

Il suo punto di partenza è la riflessione di Martin Heidegger: «La minaccia per l’uomo non viene innanzitutto dalle macchine e dagli apparati tecnici, che possono avere anche effetti mortali. La minaccia vera ha già raggiunto l’uomo nella sua es-senza. Il dominio della imposizione delle tecniche è una minaccia poiché fonda la possibilità che all’uomo possa essere negato raccogliersi, ritornando in un disvela-mento più originario e dì esperire così l’appello di una verità più principale» (Saggi e discorsi, Milano, Mursia, 1976, p. 21). Heidegger pone un problema grave: non mette in questione la tecnica con i saperi in quanto tale, quanto la capacità dell’uomo di continuare a pensare in un modo non tecnico. Quindi, se continuiamo a pensare la crisi che viviamo solamente in maniera «tecnica», troveremo risposte solamente «tecniche». Per questo sono importanti, più che le soluzioni che cerchiamo di trovare, le domande più profonde e autentiche che ci facciamo.

1.2 L’idea dominante di libertà Magatti individua il nucleo del problema nell’astuzia del capitalismo definito tec-

no - nichilista, che è «quella di disporre di un’ipotesi antropologica che coglie in pro-fondità alcune dimensioni dell’umano. Pensato come volontà di potenza, il cittadino del capitalismo tecno - nichilista non viene educato a obbedire a norme morali e a esercitare la propria responsabilità, ma è sollecitato a liberarsi e a esprimere se stesso e la propria autenticità, nel rispetto delle norme formali e delle procedure tecniche di funzionamento».

Oggi immaginiamo «libero» un uomo che sa esprimere pienamente se stesso, sciolto dai condizionamenti esterni e dalle limitazioni imposte da una qualunque au-torità.

Il capitalismo tecno - nichilista sviluppa, dunque, un immaginario della libertà che si radica nell’idea di apertura a tutte le opportunità. La libertà, invece di coniugarsi a una direzione di senso, fa tutt’uno con la disponibilità ad andare oltre se stessi, a non avere limiti per cui l’imperativo è «godi!», che segna il passaggio dal dovere al piacere come principio di realtà. È questo il cuore della crisi.

La possibilità per l’uomo contemporaneo diventa non una condizione, ma il suo «mondo». Una volta il «mondo» per l’uomo era la sua realtà oggettiva, adesso diventa invece il «campo» delle sue possibilità di espansione. Lo scriveva già la poetessa sta-tunitense Emily Dickinson nel suo verso I dwell in possibility (lo abito nella possibili-tà). E tuttavia nella seconda metà dell’Ottocento questa «possibilità» era una virtualità dispiegata dal testo letterario che permette al l’uomo di vivere molte vite, ma che tutte trovano sintesi nella sua coscienza.

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Oggi l’uomo invece sembra del tutto estroflesso verso l’orizzonte delle sue possi-bilità e il suo desiderio di «esprimere» se stesso. E in questo orizzonte egli sembra ri-conoscere il luogo dell’esercizio della sua libertà. Ed è questa la forma di espressione della volontà di potenza intesa come energia che muove l’uomo.

Pertanto noi ci sentiamo tanto più liberi quanto più possiamo scegliere, cioè quan-te più opportunità abbiamo davanti a noi. La società che ama la libertà è quella che amplia gli spazi di scelta individuale. La libertà è pensata come un movimento espan-sivo che ha bisogno della crescita ininterrotta delle opportunità disponibili. Il gigan-tismo dei sistemi istituzionali finisce invece per ridurre le opportunità disponibili a livello individuale.

Ne risulta una società divisa, impaurita, indebitata, disorientata. La contrazione finanziaria, energetica e sociale ne è una conseguenza. Posta sotto la chiave di lettura della relazione tra la tecnica e la libertà, dunque, la crisi contrattiva che viviamo as-sume connotati ben più profondi e non vincolati all’idea di un fatto estemporaneo e «sanabile» tecnicamente con manovre adeguate.

1.3 Tra tecnica e volontà di potenza Qui è in questione un modello stesso di sviluppo che si è dispiegato a partire dagli

anni Ottanta. Occorre insomma comprendere le radici della crisi: «La crisi è soprat-tutto culturale, o meglio spirituale. Essa cioè ha a che fare con lo “spirito” che ha ani-mato, in Occidente, la stagione storica alle nostre spalle, quella del capitalismo tecno - nichilista. Uno spirito profondamente individualista e materialista che ha segnato la prima grande stagione storica nella quale la libertà è divenuta un’esperienza di massa»

Le conseguenze del tecno - nichilismo e dei suoi saperi nascono da un processo per cui l’uomo ha espresso la propria libertà sotto forma di «volontà di potenza». Essa non è più intesa come una minaccia, ma come la stessa energia che muove l’azione dell’uomo. La crescita è diventata questione che riguarda la capacità dell’uomo di liberare le sue energie. Sarebbe questo il propellente stesso della società. Il modello di sviluppo degli ultimi trent’anni può essere quindi compreso come risposta alla cre-scente domanda di espressione e di espansione del sé.

Ma «L’unico modo per soddisfare la volontà di potenza individuale, tendenzial-mente in aumento, è aumentare 1’offerta, cioè la capacità sistemica di sostenere quella volontà. A sua volta, l’aumento della potenza sistemica attraverso l’estensione dell’in-frastrutturazione tecnica, l’efficienza del mercato, la stimolazione sensoriale è la con-dizione per l’espansione soggettiva». La tecnica ed i saperi quindi sono asserviti alla volontà di potenza. La libertà non si declina come responsabilità, ma come «libertà di» fare tutto il possibile per espandere se stessi e la propria capacità di «godimento», che è diventato ormai l’unico modo per intendere il desiderio.

In questo mondo, al quale ben si applica la definizione dello scrittore Aldous Hux-ley di Brave New World, che cosa accade? Gli standard si innalzano e richiedono un “adeguamento” costante ed un “aggiornamento” senza sosta.

L’alternativa è la marginalità, l’irrilevanza e persino la vergogna. Il disoccupato è colui che non si è impegnato fino in fondo; il vecchio e il malato vivono una con-dizione imbarazzante, inaccettabile. Occorre fare il maquillage delle condizioni non «adeguate».

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Da qui alcune forme di chirurgia estetica. Ma pare che adesso alcuni genitori di bam-bini affetti dalla sindrome di Down stiano sottoponendo i loro figli a operazioni chi-rurgiche per celare per quanto è possibile l’espressione somatica della malattia.

La dinamica dell’ “adeguamento” e la corsa all’“aggiornamento” continuo por-tano a inseguire un modello di «perfezione» che alla fine conduce a un cortocircuito tra «spiritualità» e «virtualità». E in questo caso la tecnica è la mediazione necessaria perché sia possibile una vita all’insegna della perdita della carne e dei limiti propri del contesto e dell’ ambiente. L’ambiente digitale è quello più esposto in quanto tessuto dalla mediazione tecnica che si impone e diviene totale.

Non è difficile costruire una sorta di fenomenologia della condizione tecno - ni-chilista: i significati e i valori diventano semplici «punti di vista»; diventa «vero» ciò che è «comunicato» in maniera efficace ed è capace di «prenderci»; l’esperienza si diluisce in esperimento; la realtà si diluisce in simulazione; le gerarchie si diluiscono in equivalenze; il desiderio (che è non saturabile) si riduce a godimento di una consu-mazione; l’esperienza del «vuoto» si trasforma in quella più gestibile della «mancan-za»; l’infinito si riduce a l’«infinitazione» (cioè la moltiplicazione delle opportunità); l’apertura alla trascendenza in una esperienza di permanenza del soggetto dentro l’im-manente ambito delle sue possibilità che dispiega il comandamento dell’autorealizza-zione; la domanda di «senso» si traduce in domanda di «sensazione».

L’immaginario della libertà oggi propone una visione del mondo per la quale il potere dell’uomo sulla realtà, grazie alla tecnica, consente un’espansione che è, in linea di principio, senza limiti.

1.4 Il nodo da sciogliere: il rapporto tra tecnica e spirito Quali le conseguenze di questa grande crisi spirituale? Tantissime. La riflessione

sull’esperienza del quotidiano ci fa entrare direttamente nelle dinamiche della crisi individuandone i suoi focolai, e delineando scenari. Tutti comunque riducibili ad un io, assoluto, autorealizzante, immanente e delirante.

Seguendo queste riflessioni è inevitabile interrogarsi su quale sia il punto essen-ziale della condizione dell’uomo contemporaneo, cioè dove si trovi il nodo che è ne-cessario affrontare per aiutare l’uomo a uscire da una crisi potenzialmente catastrofica per la sua stessa «umanità». Ne va di mezzo l’«essere umano».

Dopo aver considerato tutta la fenomenologia e l’ermeneutica della condizione dell’uomo contemporaneo, va detto che questo «nodo» è proprio il rapporto dell’uo-mo con la tecnica.

Senza tecnica, letteralmente non possiamo più vivere. E questo cambia completa-mente i rapporti della nostra vita personale e collettiva. Si tratta di una constatazione ovvia, considerando la nostra vita quotidiana. La tecnologia non è più solo uno «stru-mento», ma sembra essere il «tessuto connettivo» della nostra cultura attraverso la quale esprimiamo la nostra identità e la nostra stessa presenza sociale.

Ecco dunque il punto. Un rapporto sbagliato con la tecnica, intesa sia come «sal-vezza» sia come «tentazione», stimola l’uomo a due possibili reazioni tra loro oppo-ste: a una corsa frenetica e distruttiva all’adeguamento della propria potenza senza limiti, oppure al rigetto della modernità che relega l’uomo in un’inutile utopia, con una diffidenza radicale nei confronti della tecnica.

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In compagnia di Martin Heidegger, la riflessione filosofica contemporanea non può prescindere dal sospetto di una minaccia, quella di negare all’uomo l’appello a «una verità più principale». La tecnica e la vita dello spirito sembrano un binomio incomponibile. Sempre con e oltre Heidegger, ci siamo abituati a distinguere il pen-siero in «calcolante» e «poetante». Ma siamo eredi di Cartesio e di Pascal con le loro distinzioni.Queste distinzioni hanno plasmato la nostra incapacità di pensare l’ homo technolo-gicus come homo spiritualis, chiudendo una ferita che invece doveva restare aperta.

2. Un supplemento di pensiero

2.1 Il magistero di Benedetto XVIServe un supplemento di pensiero per uscire dalle paludi che minano l’unità pro-

fonda dell’essere umano. Benedetto XVI ha colto l’importanza della sfida nella Ca-ritas in veritate, rimettendo in gioco il dramma della libertà dell’uomo al tempo dei saperi e della tecnologia. Scrive il Pontefice, infatti, che «in noi la libertà è origina-riamente caratterizzata dal nostro essere e dai suoi limiti. Nessuno plasma la propria coscienza arbitraria- mente, ma tutti costruiscono il proprio “io” sulla base di un “sé” che ci è stato dato. Non solo le altre persone sono indisponibili, ma anche noi lo siamo a noi stessi. Lo sviluppo della persona si degrada, se essa pretende di essere l’unica produttrice di se stessa» (n. 68). Ciò vale non solamente per la singola persona, ma anche per lo sviluppo dei popoli, che «degenera se l’umanità ritiene di potersi ricreare avvalendosi dei “prodigi” della tecnologia» (n. 68). L’appello a una «libertà non arbitraria» si coniuga con la piena consapevolezza che «il problema dello sviluppo oggi è strettamente congiunto con il progresso tecnologico» (n. 69).

Con lucidità Benedetto XVI libera la domanda sulla tecnica e sui sui saperi dal moralismo spiritualizzante e la colloca sul piano di una libertà matura; scrive: «La tecnica è bene sottolinearlo è un fatto profondamente umano, legato all’ autonomia e alla libertà dell’uomo. Nella tecnica si esprime e si conferma la signoria dello spiri-to sulla materia». Anzi essa «risponde alla stessa vocazione del lavoro umano: nella tecnica, vista come opera del proprio genio, l’uomo riconosce se stesso e realizza la propria umanità» (n. 69).

2.2 La tecnica, il mistero e la crisi della trascendenza Succede però che nella condizione del dominio della tecnica, questa è espressione

non di una «vocazione» dell’uomo a vivere la sua condizione terrena in pienezza, come dovrebbe essere, ma l’espressione della sua volontà di potenza. Non c’è signi-ficato di vita che non sia un «prodotto» dell’uomo. È questo il modo tecnicistico di pensare la tecnica. Il senso della vita diventa un fatto tecnico: è la tentazione dramma-tica del l’uomo contemporaneo che va assolutamente superata se vogliamo avere un futuro. Non basta più’ pensare lo sviluppo come si è fatto fino ad oggi, in un tempo in cui la tecnica diventa il luogo di una libertà che sta rivelando gli effetti del suo fal-limento. «Chiave dello sviluppo è un’intelligenza in grado di pensare la tecnica e di cogliere il senso pienamente umano del fare dell’uomo, nell’orizzonte di senso della persona presa nella globalità del suo essere» (Caritas in veriate, n. 70).

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Qual è il ruolo della tecnologia nel disegno di Dio sull’umanità? Mantenere la scissione tra «pensiero poetante» e «pensiero calcolante» è la grande tentazione da-vanti alla grande «contrazione». Cogliere il senso dell’umano e dello spirituale della tecnica è un gesto di riconciliazione dell’uomo con la propria umanità. Oggi la tecnica sembra aver preso il posto della poesia come ermeneutica del desi-derio. La letteratura e l’arte, in generale, hanno sempre costituito un’ermeneutica del desiderio dell’uomo. La poesia, come avviene in Maestrale di Eugenio Montale, è capace di scrivere: Sotto l’azzurro fitto del cielo / qualche uccello di mare se ne va/ né sosta mai: perché tutte le immagini / portano scritto: / “più in là”. Al tempo della tecnica questo «più in là», l’ermeneutica di questo «oltre» si pone come utopia.

In un contesto dominato dall’affidabilità tecnica, il mistero è pensato come qual-cosa di inafferrabile, di irreale, di incomprensibile, di inclassificabile, e dunque da eliminare. Il mistero, verrebbe da dire, non coincide più con l’Alterità, ma con il Far West, cioè con un territorio da conquistare con pionierismo e audacia ma sempre nella prateria dell’immanenza. La metafora attiva non è più quella del pellegrino medioeva-le, ma quella di una sorta di cow boy post moderno.

La sfida fondamentale dei nostri tempi ci sembra dunque quella di riportare nella casa che gli è propria la vita dello spirito, cioè quel l’energia che il capitalismo e il tecno - nichilismo hanno assorbito nella modernità. È possibile pensare il mistero al tempo della tecnica? È possibile pensare la tecnica senza dover optare per l’oblio del mistero? Se si pensa la tecnica in maniera non tecnicistica, certamente sì.

La direzione da seguire è quella di una riconciliazione profonda tra tecnica e uma-nità, e quindi tra tecnica e spiritualità.

Potremmo dire che la crisi dell’Occidente è una grande crisi di spiritualità. Ma «spiritualità» oggi è un termine ambiguo. Dovremmo parlare più precisamente di «tra-scendenza». Oggi viviamo proprio una crisi di trascendenza con i conseguenti «disagi dell’immanenza», come li ha definiti Charles Taylor (L’età secolare, Milano, Feltri-nelli, 2009, p. 394). È proprio la salvaguardia della trascendenza la chiave di volta del nostro destino. È questa trascendenza ad essere, lo «spazio di elaborazione del senso capace di offrire una direzione e di dare uno spessore all’ esperienza che facciamo della vita».

La trascendenza è anche la salvezza del desiderio dal pantano del mero godimento. Infatti l’uomo, da una parte, «esperimenta in mille modi i suoi limiti; d’altra parte si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato a una vita superiore», leggiamo nella Gaudium et spes (n. 10). La sete d’infinito che l’uomo reca nel suo cuore e la tensione verso l’assoluto che lo anima, il suo cor inquietum, non possono essere saziati. L’uomo è in radice aperto a questa possibilità. Questa attitudine alla trascendenza «altro non è che la dimensione spirituale. Per questo, la crisi in cui l’Oc-cidente versa è, fondamentalmente, crisi spirituale»

2.3 Come vivere la trascendenza Ma come vivere oggi la trascendenza? Non certo ipotizzando un ritorno alle origi-

ni, un ritorno indietro o condannando la tecnica. La soluzione prospettata da Magatti è in linea con quella di Marshall McLuhan, il quale aveva proposto di puntare alla creazione e alla conservazione di «controambienti» che ci permettano di star fuori dall’ ambiente per capire la configurazione delle forze e della logica in gioco. Noi abbiamo bisogno di contesti che ci offrano il senso di una alterità, di una trascendenza

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che ci supera e che ricolloca al suo posto il limite. Questa è la virtuosità dei «con-troambienti»: salvaguardare gli spazi della trascendenza. Potremmo dire che si tratta di una via «ascetica», che elimina per quanto è possibile i condizionamenti nei quali siamo immersi,

Per Magatti la sfera religiosa è uno - il primo - di questi contro ambienti. E lo è in un tempo nel quale la religione tende a ridursi a fatto intimo senza rilevanza per la vita collettiva. Se assoggettata al regime di equivalenza con varie altre forme cultura li, la religione perde il suo status distintivo di proposta di significati che hanno una qualità diversa rispetto a tutte le altre proposte di senso che sono espresse da un partito, da un artista, da una teoria filosofica.

La peculiarità della religione consiste nel fatto che essa pone precise domande di senso dell’esistere a proposito della condizione umana.

Il tecno-nichilismo invece si fonda sulla capacità di giocare con la moltiplicazione infinita dei significati. Dire che la religione è solo affare privato significa negare il fatto che tutte le società hanno elaborato, in un modo o nell’ altro, il tema dell’infi-nito. Ecco dunque che per Magatti la religione assume una rilevanza fondamentale nell’orizzonte della sfera pubblica: «L’esperienza religiosa costituisce uno dei pochi topoi in cui il pensiero tecno - nichilista può essere efficacemente messo in discussio-ne. La possibilità di mantenere una resistenza, un ancoraggio, una rocciosità nell’oriz-zonte del fantasmagorico del capitalismo tecno - nichilista rappresenta una risorsa essenziale primariamente di libertà».

Più precisamente: di fronte a un mondo nel quale la tecnica si dispiega senza con-trappesi, la religione diventa un «prezioso baluardo di libertà». Le tradizioni religiose millenarie costituiscono un patrimonio immenso di conoscenza e di sapienza. Se non si arroccano su posizioni integraliste o fortemente difensive o identitarie, sono esse che potrebbero aiutarci a capire come la crisi dell’occidente consista nell’aver confuso 1’espansione materiale, quantitativa, individualistica e orizzontale con 1’eccedenza spirituale, qualitativa, relazionale, verticale.

2.4 Una questione crucialeSi riapre così la cruciale questione del rapporto tra la sfera religiosa e le altre sfere

della vita sociale. La sfera religiosa è certamente un contro-ambiente. Crediamo però necessario riflettere meglio sul modo in cui lo è.

Ovviamente considerare la religione come un luogo di discernimento separato dall’ambiente ordinario di vita significa restituirle il compito di discernimento che le è proprio. C’è però sempre il rischio di un fraintendimento, cioè quello di collocarci fuori dall’ambiente vivendo la trascendenza come qualcosa di antitetico alle tensioni espresse dall’umanità anche nelle sue capacità tecniche. Se invece non si riconosce il valore spirituale della tecnica, nel senso che abbiamo precedentemente registrato in Benedetto XVI, si andrà alla ricerca della spiritualità e dei significati là dove l’uomo non c’è più.

La trascendenza, infatti, non è semplicemente l’al di là del mondano, un ambiente parallelo capace di dar senso dall’ esterno. La trascendenza è ciò che anima e attira il mondo dall’interno verso il suo compimento escatologico (Col 1,20). È questo che la fede cristiana intende per «crescita», e da qui può venire un suo originale contributo di pensiero: la tensione escatologica rende ragione delle dinamiche proprie dello spazio antropologico, al di là delle slegature e delle involuzioni della tecnica.

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3. Il contributo del sapere della fede cristiana

3.1 L’invito ad una lettura realisticaTutti abbiamo coscienza di quanto il Papa ci dice nella sua lettera apostolica “La Porta della Fede”: “La fede si trova oggi ad essere sottoposta più che nel passato ad una se-rie di interrogativi che provengono da una mutata mentalità” (n. 12). Ma poi aggiun-ge che per la comunità cristiana “sarà decisivo nel corso di questo Anno ripercorrere la storia della nostra fede…per provocare in ognuno di noi una sincera e permanente opera di conversione…. tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, «colui che dà origi-ne alla fede e la porta a compimento» (Eb 12, 2). (n. 13). In ultima analisi tutti siamo provocati dalle parole del Papa a vivere un cammino che ci conduce a forme sempre più compiute di una fede radicata nel mistero di Gesù Cristo.

Interrogarsi sulla fede costituisce oggi una vera necessità, vista la crisi della fede che attanaglia anche la comunità cristiana. È il Papa stesso a ricordarcelo sempre nel-la sua lettera apostolica: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”. (La Porta della Fede, n. 2)

3.2 Una domanda decisivaVa da sé quindi che tutti dobbiamo porci una domanda essenziale e vitale: cosa è la fede?

La risposta nitida ce la dà Benedetto XVI quando definisce la fede come “espe-rienza dell’incontro con il Signore”. In questa semplice definizione troviamo l’essen-za della fede. Ma cosa essa implica?

Innanzitutto va precisato cosa implica la parola “Esperienza”.Esperienza deriva etimologicamente dalla preposizione “ex” e dal verbo “perior”.

Questo termine rimanda a due parole che ne chiariscono il senso. “Peritus” che indica una conoscenza diretta di qualcosa e “Periculum” che evoca lo spazio della novità e del rischio che tale conoscenza inevitabilmente comporta. Si potrebbe dire che espe-rienza è la conoscenza immediata e diretta e proprio per questo rischiosa ed aperta al nuovo che si ha di qualcosa o di qualcuno. Applicato alla fede il termine assume un forte significato evocativo ed esprime quella conoscenza diretta, pagata di persona che nasce dal rapporto sempre sorprendente con il Signore eccedente ogni nostra at-tesa o deduzione.

Inoltre va evidenziato che la parola “Incontro” è la risultante di due termini. “In” sta ad indicare la possibilità dataci dalla nostra condizione umana e quindi concreta, storica. Mentre “contra” sta ad indicare il Mistero di Dio, l’Irriducibile, l’Oltre, l’Al-terità nella sua pienezza. In ultima analisi l’incontro indica la presenza del Mistero del Cristo che ci raggiunge nella nostra condizione umana. Tale incontro, originariamente indipendente dalla nostra volontà e perciò “dono”, esige risposta nella libertà. Il dono va accolto ma anche corrisposto.

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Inoltre va anche sottolineato come ogni incontro, vissuto consapevolmente, ha il pote-re di cambiarci. Il nostro “io” si costruisce grazie al “Tu”.

Da ultimo la fede si pone come incontro con il “Signore”, con il Kyrios, cioè con Colui che ha il potere non delle signorie umane che sono sempre idolatrie, ma il po-tere della Verità ultima e definitiva sulla vita di tutti noi. Questa Verità piena e totale è richiesta dal nostro essere e dal nostro esistere e ci può essere data solo nel Signore (Kyrios), come ci ricorda la Gaudium et spes al n. 22: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”.

Non va mai dimenticato che l’incontro con il Signore ha una sua perenne attualità grazie alla chiesa che, animata dallo Spirito e guidata dai Pastori, è il “luogo” dove tale incontro riaccade continuamente attraverso la parola annunciata, la liturgia celebrata e la testimonianza vissuta del Mistero del Cristo. Da qui nasce la responsabilità di chiesa chiamata ad essere comunità dove l’incontro con il Signore si realizza nella sua attualità, poiché il Signore nella chiesa concretizza la sua “permanente permanenza”, rendendosi nostro contemporaneo.

Va per di più precisato che la fede quando è vissuta in maniera adulta, ha sempre il potere di generare e di educare. Del resto l’atto generativo ed educativo è proprio dell’adulto.

3.3 Nel Signore Gesù Cristo il sapere della fedePertanto è nell’incontro con il Signore che la comunità cristiana trova il suo “sape-

re” e vivendolo lo testimonia e lo comunica.L’incontro con il Signore Gesù Cristo è il “Luogo” del sapere poiché ogni uomo

nel mistero del Cristo Signore trova “il disvelamento originario di sé e la risposta all’appello di verità più principale” (Heidegger).

È nel Signore Gesù Cristo che la questione antropologica trova soluzione nello svi-luppo di tutto l’uomo (sviluppo soggettivo) verso tutta la realtà che deve soluzionare (sviluppo oggettivo)

È nel Signore Gesù Cristo, “sapienza del Padre”, che troviamo le ragioni del vive-re, del soffrire, del gioire e del morire, cioè della comune grammatica dell’umano e dell’esistere, inteso nella sua totalità.

ConclusioneChiudo con una sollecitazione diretta a tutti noi.Nel 1911 l’economista J. A. Schumpeter pubblica un testo dal titolo “Teoria dello sviluppo economico” sul rapporto tra “innovazione ed imitazione”.L’economista austriaco afferma che la dinamica dell’economia di mercato è una rin-corsa continua tra “Innovatori” ed “Imitatori”. Egli sostiene che una impresa non può rimanere nello “stato stazionario” di routine, di normalità, poiché il valore aggiunto generato dall’impresa è sufficiente solo a coprire i costi di produzione, gli ammorta-menti, senza che si crei nuova ricchezza.

Secondo Schumpeter lo sviluppo economico inizia quando l’imprenditore spezza lo stato stazionario introducendo una “Innovazione” (nuova organizzazione del la-voro, creazione dei nuovi prodotti, nuovi mercati, riduzione di costi medi) che crea ricchezza e quindi profitto.

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Ma l’innovazione viene sempre seguita dall’ “imitazione” di altri imprenditori che, avvalendosi nella produzione degli stessi elementi innovativi, fanno sì che il prezzo di mercato diminuisca fino ad assorbire interamente il profitto generato dall’innovazio-ne. Da qui nasce la necessità di cercare e di realizzare ulteriori innovazioni.

Non discuto sulla validità o meno di questa teoria in un’ottica di mercato (ho li-mitate competenze).

Auguro però a tutti noi di sapere mettere in campo la propria capacità innovativa dei saperi della scienza, della voce della coscienza e della ricchezza della sapienza della fede per realizzare uno sviluppo totale dei ragazzi e dei giovani che incontriamo.

Grazie e buon lavoro!

X Piero Coccia Arcivescovo

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DECRETI E NOMINE

1. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. SAC. MATTEO MERLI è nominato AMMINISTRATORE PARROCCHIALE DELLA PARROCCHIA DEI SANTI QUIRICO E GIULITTA in Montelabbate, a far luogo dalla stessa data.

2. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. SAC. GUIDO VINCENZI è no-minato MEMBRO DEL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero, a far luogo dalla stessa data.

3. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. SAC. MICHELE ROSSINI è nomi-nato DIRETTORE DELL’UFFICIO DELLA PASTORALE MISSIONARIA E COOPERAZIONE FRA LE CHIESE, a far luogo dalla stessa data.

4. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. PADRE EMANUEL AGU è no-minato AIUTO PASTORALE DELLA PARROCCHIE DI MARIA SS. IMMA-COLATA in Gabicce mare E S. MARIA ANNUNZIATA in Ponte Tavollo, a far luogo dalla stessa data.

5. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. SAC. STEFANO BRIZI è nominato DIRETTORE DELL’UFFICIO DELLA PASTORALE VOCAZIONALE, a far luogo dalla stessa data.

6. Con decreto del 01 novembre 2012, IL REV. SAC. STEFANO BRIZI è nomina-to DIRETTORE DELL’UFFICIO DEI BENI CULTURALI E ARTISTICI, a far luogo dal 01 dicembre 2012. Il Rev. Sac. Stefano Brizi rivestirà pure, in questo periodo, il ruolo di responsabilità direzionale nei seguenti organismi: Museo Dio-cesano, Archivio, Biblioteca, Pinacoteca.

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ASSEGNAZIONE SOMME

ASSEGNAZIONE DELLE SOMME DERIVANTIDALL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF PER L’ESERCIZIO 2012

(Atto formale del Vescovo diocesano in data 19/10/2012)

I. ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE

- Contributo ricevuto dalla C.E.I. nel 2012 e 507.073,68- Interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:

al 30.09.2011 e 83,64al 31.12.2011 e 89,49al 31.03.2012 e -30,37al 30.06.2012 e -30,57

Totale e 112,19

- Fondo diocesano di garanzia relativo agli esercizi precedenti e 0,00- Somme impegnate per iniziative pluriennali esercizi precedenti e 0,00- Somme assegnate nell’esercizio 2011 e non erogate al 31.03.2012 e 3.018,40

a) TOTALE DELLE SOMME DA ASSEGNARE PER L’ANNO 2012 e 510.204,27

A. Esercizio del culto:1. Nuovi complessi parrocchiali e 80.081,302. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o altri beni culturali ecclesiastici e 72.238,973. Arredi sacri delle nuove parrocchie e 0,004. Sussidi liturgici e 0,005. Studio, formazione e rinnovamento delle forme e 0,00 di pietà popolare6. Formazione di operatori liturgici e 0,00

Totale e 152.320,27

B. Esercizio e cura delle anime:1. Attività pastorali straordinarie e 0,002. Curia diocesana e centri pastorali diocesani e 204.600,003. Tribunale ecclesiastico regionale e 435,004. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale e 0,005. Istituto di scienze religiose e 30.000,006. Contributo alla facoltà teologica e 21.455,007. Archivi e biblioteche di enti ecclesiastici e 0,008. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o locali di ministero pastorale e 0,009. Consultorio familiare diocesano e 0,000,0010. Parrocchie in condizioni di straordinaria necessità e 0,00

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11. Enti ecclesiastici per il sostentamento dei sacerdoti addetti e 0,0012. Clero anziano e malato e 3.600,0013. Istituti di vita consacrata in straordinaria necessità e 0,00

Totale e 260.090,00

C. Formazione del clero:1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale e 40.453.002. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma e 1.344,003. Borse di studio per seminaristi e 0,004. Formazione permanente del clero e 0,005. Formazione al diaconato permanente e 0,006. Pastorale vocazionale e 0,007. Conferenza Episcopale Marchigiana e 2.997,00

Totale e 44.794,00D. Scopi Missionari:1. Centro missionario diocesano e animazione missionaria e 0,002. Volontari missionari laici e 0,003. Cura pastorale degli immigrati presenti in diocesi e 0,004. Sacerdoti Fidei Donum e 0,00

Totale e 0,00

E. Catechesi ed educazione cristiana:1. Oratori e patronati per ragazzi e giovani e 0,002. Associazioni ecclesiali (per la formazione dei membri) e 0,003. Iniziative di cultura religiosa nell’ambito della diocesi e 0,00

Totale e 0,00

F. Contributo Servizio Diocesano:1. Contributo al servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa e 3.000,00

Totale e 3.000,00

G. Altre assegnazioni:1. ……………………………………………………

Totale e 0,00

H. Somme impegnate per iniziative pluriennali:1. Fondo diocesano di garanzia e 50.000,00 (fino al 10% del contributo annuale)2. Fondo diocesano di garanzia relativo agli esercizi precedenti e 0,003. Somme impegnate per nuove iniziative pluriennali e 0,004. Somme impegnate per iniziative pluriennali negli

esercizi precedenti e 0,00Totale e 50.000,00

b) TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI e 510.204,27

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II. PER INTERVENTI CARITATIVI

- Contributo ricevuto dalla C.E.I. nel 2012 e 407.243,69- Interessi netti maturati sui depositi bancari e sugli investimenti:

al 30.09.2011 e 53,39al 31.12.2011 e 88,64al 31.03.2012 e -28,01al 30.06.2012 e -33,77

Totale e 79,25

- Somme impegnate per iniziative pluriennali esercizi precedenti e 0,00- Somme assegnate nell’esercizio 2011 e non erogate al 31.03.2012 e 1.943,58

a) TOTALE DELLE SOMME DA ASSEGNARE PER L’ANNO 2012 e 409.266,52

A. Distribuzione a persone bisognose:1. Da parte della diocesi e 218.766,522. Da parte delle parrocchie e 0,003. Da parte di altri enti ecclesiastici e 0,00

Totale e 218.766,52

B. Opere caritative diocesane:1. In favore di extracomunitari e 10.000,002. In favore di tossicodipendenti e 10.000,003. In favore di anziani e 104.000,004. In favore di portatori di handicap e 10.000,005. In favore di altri bisognosi e 50.000,006. Fondo antiusura (diocesano o regionale) e 0,00

Totale e 184.000,00

C. Opere caritative parrocchiali:1. In favore di extracomunitari e 0,002. In favore di tossicodipendenti e 0,003. In favore di anziani e 0,004. In favore di portatori di handicap e 0,005. In favore di altri bisognosi e 0,00

Totale e 0,00

D. Opere caritative di altri enti ecclesiastici:1. In favore di extracomunitari e 0,002. In favore di tossicodipendenti e 0,003. In favore di anziani e 0,004. In favore di portatori di handicap e 0,005. In favore di altri bisognosi e 0,00

Totale e 0,00

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E. Altre assegnazioni:1. Cappellano “Carcere” e 3.500,002. Suora assistenza carcerati e 3.000,003. ……………………………………………………….4. ……………………………………………………….

Totale e 6.500,00

F. Somme impegnate per iniziative pluriennali:1. Somme impegnate per nuove iniziative pluriennali e 0,002. Somme impegnate per iniziative pluriennali e 0,00 negli esercizi precedenti3. ………………………………………………………..4. ………………………………………………………...

Totale e 0,00

b) TOTALE DELLE ASSEGNAZIONI e 409.266,52

1 Il parere del Consiglio per gli affari economici è stato espresso nella riunione te-nutasi in data 19/10/2012

2 Il parere del Collegio dei Consultori è stato espresso nella riunione tenutasi in data 19/10/2012

3 L’incaricato diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa è stato sentito dal Vescovo in data 19/10/2012

4 Il direttore della Caritas diocesana è stato sentito dal Vescovo in merito agli inter-venti caritativi in data 19/10/2012

Pesaro, 12/12/2012 L’Arcivescovo della Diocesi X Piero Coccia

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COMUNICAZIONI DEL VICARIO - GENERALE

Sac. STEFANO BRIZI

ARCIDIOCESI DI PESAROVicario GeneraleVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax [email protected]

Pesaro, 8 settembre 2012

Ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiosedell’Arcidiocesi di Pesaro

Carissimi, manca un mese dall’inizio dell’ “Anno della Fede” che Benedetto XVI aprirà con una solenne celebrazione giovedì 11 ottobre 2012 nella Basilica di San Pietro, dopo essere stato in pellegrinaggio, il 4 ottobre 2012 presso il Santua-rio mariano di Loreto. Sicuramente ciascuno di noi avverte di avere un’occasione, in quest’anno speciale, per rafforzare, insieme alle proprie comunità, quella fede in Cristo che desidera guidarci anche in questo tempo particolarmente complesso. In questo itinerario avremo modo di riprendere i temi del Concilio Vaticano II che ebbe inizio cinquant’anni fa.

Tutta l’attività pastorale di questo nuovo anno, come spiega il nostro Arcivescovo nell’introduzione all’Agenda Pastorale che vi verrà fatta recapitare, sarà in sintonia con questo cammino. Vi ricordo gli appuntamenti diocesani dei prossimi due mesi.

MOMENTI DIOCESANI

Sabato 13 ottobre 2012, in Cattedrale alle ore 18,30, l’apertura dell’ANNO DEL-LA FEDE sarà celebrata anche in Diocesi con la S. Messa presieduta dal nostro Arcivescovo Piero. Anche tutte le comunità parrocchiali sono invitate a ricordare nella S. Messa di questa giornata questo solenne inizio.

Alcuni degli appuntamenti di seguito riportati precedono questa celebrazione:

Giovedì 20 settembre, Mandato agli operatori pastorali, in Cattedrale alle ore 21,15. Il nostro Arcivescovo conferirà il “Mandato” a Catechisti, Ministri Straordinari della S. Comunione, Animatori della liturgia, della carità, degli Oratori e dei gruppi giovanili.

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Sabato 22 e domenica 23 settembre: Convegno Diocesano al Cinema-Teatro di Loreto, secondo il programma già inviato. Il Convegno ha per tema “ESSERE ADULTI NELLA FEDE”. Attraverso le relazioni e il racconto di esperienze pastora-li anche della nostra Arcidiocesi, insieme al lavoro dei gruppi di studio vogliamo far sì anche quest’anno che il Convegno Diocesano diventi il momento ecclesiale che dà il tono a tutto il lavoro dei prossimi mesi. Facciamo la nostra parte perché anche i nostri collaboratori possano parteciparvi.

Lunedì 24 settembre: Solennità di San Terenzio Patrono della nostra Arcidiocesi. ll momento culminante sarà la processione alle ore 17,00 con l’urna del Santo. Alle ore 18,00 in Cattedrale, la concelebrazione eucaristica presieduta dal nostro Ar-civescovo. Durante la celebrazione saranno ricordati i 25°, 50° e 60° di ordinazione sacerdotale e di professione religiosa. Saluteremo i festeggiati anche alle ore 20,00 a Villa Borromeo con una cena fraterna. Sono invitati Sacerdoti, Diaconi, Reli-giosi e Religiose.È di fondamentale importanza far arrivare la propria adesione alla cena a Cesa-re, attraverso il proprio Vicario Foraneo.

Martedì 25 settembre: Inizio Anno Accademico del nostro Istituto Superiore di Scienze Religiose, che continua a dare frutti positivi per la partecipazione degli alun-ni e per la qualità dell’insegnamento. È uno strumento integrativo importante per la formazione e la crescita dei nostri laici. Le modalità di iscrizione e di partecipazione sono indicate nel materiale inviato.Sabato 29 e domenica 30 settembre avrà luogo il Meeting degli Animatori dei gruppi giovanili. Riceverete indicazioni precise da don Enrico che sta preparando questo appuntamento con don Giuseppe Fabbrini. L’incontro quindi è rivolto agli ani-matori dei gruppi giovanili insieme a coloro che lavorano negli Oratori.

Giovedì 18 ottobre: Ritiro spirituale del clero a Villa Borromeo alle ore 9,30 pres-so il Santuario della Madonna delle Grazie. Come è ormai tradizione per questo mese, saremmo ospitati dai Servi di Maria. Sarà con noi don Andrea Turchini, retto-re del Seminario di Rimini, con il quale inizieremo ad approfondire la Presbytero-rum Ordinis. Come penso ricordiate in questo primo ritiro non è previsto il pranzo comune.

Domenica 21 ottobre: Solennità della Beata Vergine delle Grazie, compatrona della nostra Arcidiocesi. La tradizionale “Festa del voto” avrà i momenti salienti nella concelebrazione eucaristica delle ore 10,30 presieduta da Mons. Arcivescovo e nella processione delle ore 16,00.La festa sarà preceduta da una novena di preparazione secondo un programma che i Padri Servi di Maria del Santuario invieranno. Rinnoviamo anche quest’anno il nostro affidamento a Maria per essere illuminati dallo Spirito Santo, in questo tempo che continua ad essere colpito da crisi economica e morale.

Da lunedì 22 a venerdì 26 ottobre: Esercizi spirituali a Villa Borromeo per Sacer-doti, Diaconi e Religiosi. Saranno guidati, come già annunciato, da Padre Giancarlo Bruni, Servita, legato all’esperienza della Comunità di Bose. Lo abbiamo già cono-

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sciuto e apprezzato anche negli anni passati. Indicazioni ulteriori vi saranno ricordati a breve.

Venerdì 26 ottobre: Inizio del Corso per Operatori Pastorali della Catechesi, Li-turgia e Carità. Gli incontri si svolgeranno con cadenza mensile a Villa Borromeo dalle ore 18,30 alle ore 20,00, secondo il programma che vi è stato inviato. Avranno per tema i contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica. Il primo incontro sarà guidato da don Agostini Tisselli della diocesi di Cesena-Sarsina, che già abbiamo incontrato e apprezzato. Titolo di questo primo Incontro, “Presentazione del Com-pendio del Catechismo della Chiesa Cattolica”

Domenica 28 ottobre: Giornata Missionaria Mondiale. La tradizionale Veglia Missionaria è fissata per Venerdì 19 ottobre in Cattedrale. Il materiale e i sussidi per la Giornata saranno inviati da don Michele Simoncelli. Le offerte consegnate in Curia: nel 2010, € 17.081; nel 2011, € 18.114.

Carissimi, Benedetto XVI, nel messaggio scritto in occasione del Rito Funebre in memoria del Card. Carlo Maria Martini, che ha lasciato un segno profondo in tanti credenti e non, ha citato una bellissima preghiera dell’Arcivescovo emerito di Milano: “Ti chiediamo, Signore, che tu faccia di noi acqua sorgiva per gli altri, pane spezzato per i fratelli, luce per coloro che camminano nelle tenebre, vita per coloro che bran-colano nelle ombre di morte. Signore, sii la vita del mondo; Signore, guidaci tu verso la tua Pasqua; insieme cammineremo verso di te, porteremo la tua croce, gusteremo la comunione con la tua risurrezione. Insieme con te cammineremo verso la Gerusa-lemme celeste, verso il Padre” .

Chiediamo al Padre di poter sperimentare un tale cammino in questo prezioso Anno della Fede, pregando gli uni per gli altri.

Fraternamente, don Stefano Brizi

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ARCIDIOCESI DI PESAROVicario GeneraleVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax [email protected]

Pesaro, 03/11/2012

Ai Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiosedell’Arcidiocesi di Pesaro

Carissimi, abbiamo da poco terminato con alcuni di voi l’esperienza degli Esercizi Spirituali che, grazie alle meditazioni di Padre Giancarlo Bruni ci hanno aiutato a non aver paura di ‘abitare il tempo della crisi’ e facendoci guidare dalla Parola di Dio. Un ritorno all’essenziale contro ciò che è destinato a passare.I Padri Sinodali al termine dei loro lavori si sono così espressi in un Messaggio finale carico di Speranza cristiana: “Non ci sentiamo intimoriti dalle condizioni dei tempi che viviamo. Il nostro è un mondo colmo di contraddizioni e di sfide, ma resta creazio-ne di Dio, ferita sì dal male, ma pur sempre il mondo che Dio ama, terreno suo, in cui può essere rinnovata la semina della Parola perché torni a fare frutto”. Accogliendo queste sollecitazioni proviamo a guardare gli appuntamenti che contrad-distinguono i prossimi due mesi fino alla Solennità del Santo Natale.

MOMENTI DIOCESANI

Sabato 10 e sabato 24 novembre 2012 a Villa Borromeo ore 16,00 sono previsti il terzo (con la partecipazione di don Francesco Soddu, direttore della Caritas Nazio-nale) e il quarto appuntamento (con la partecipazione di don Giovanni Nicolini, ex direttore della Caritas della Diocesi di Bologna) per la formazione degli Operatori delle Caritas Parrocchiali. Importantissima occasione per formare chi nelle nostre comunità collabora in questo servizio. Avete già ricevuto il programma completo in-viato da don Marco Di Giorgio.

Domenica 11 novembre 2012. Giornata del ringraziamento, tradizionale appunta-mento per rendere grazie a Dio Padre per i frutti della terra. Il Messaggio consegnato alle comunità per quest’anno ha per titolo “Confida nel Signore e fa’ il bene: abiterai la terra”.Giovedì 15 novembre alle ore 9,30, incontro di aggiornamento del Clero Dioce-sano, dei Diaconi e Religiosi. Sarà con noi Don Maurizio Marcheselli, docente di Nuovo Testamento e Greco biblico alla nuova Facoltà teologica dell’Emilia Romagna. Rifletteremo con il suo aiuto sulla Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II Dei Verbum. È previsto il pranzo insieme.

Sabato 17 novembre alle ore 21,15, presso la Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe, avrà luogo il secondo Incontro del Ciclo “ Prendi e Mangia” guidato dal biblista don

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Tonino Nepi sul tema ‘La storie di Giuseppe”.

Sabato 17 e domenica 18 novembre 2012, il Servizio per la Pastorale Giovanile ha organizzato a Villa Borromeo il secondo Work Shop Musicale aperto a tutti i giovani che animano Liturgia, Catechesi e Oratori attraverso la musica. Don Enrico vi farà arrivare il materiale col programma dettagliato.

Domenica 18 novembre 2012, ore 15,30, presso i Padri Comboniani a Villa Baratoff avrà luogo l’annuale Convegno Missionario Diocesano, rivolto a tutti coloro che nelle parrocchie e associazioni sono sensibili a questo settore.

Mercoledì 21 novembre 2012, Giornata delle Claustrali. Ricorderemo la presenza delle due comunità, quella delle Carmelitane di Monteluro e quella delle Serve di Ma-ria di San Bartolo, presenti nella nostra Arcidiocesi. Presenza silenziosa ma preziosa per la nostra Chiesa Locale.

Sabato 24 novembre 2012, ore 21,15, Chiesa di San Francesco, secondo appun-tamento con le Notti di Nicodemo, veglia di preghiera a sfondo vocazionale. È Im-portante aiutare i nostri giovani a programmare queste date. Facciamo bene la nostra parte. Ricordo che il 16 dicembre dalle 9,00 alle 14,00 a Villa Borromeo inizierà il Ciclo di Incontri denominato “Il Pozzo di Sicar” per quei giovani dai 19 anni in su che vogliono seriamente interrogarsi sulla propria vocazione.

Domenica 25 novembre 2012, Giornata di Sensibilizzazione per il Sostentamento del Clero. Il nostro responsabile di settore, Bruno Gasperini, vi ha già inviato il ma-teriale informativo per la giornata che ci riguarda da vicino. Facciamo la nostra parte per sensibilizzare le nostre comunità al sostentamento dei propri pastori.

Venerdì 30 novembre 2012, secondo incontro del Corso per Operatori Pastorali. Interverrà don Enrico Brancozzi, direttore dell’Istituto di Scienze Religiose della diocesi di Fermo, sul tema “La Professione di Fede”, continuando lo studio del Ca-techismo della Chiesa Cattolica. Anche quest’incontro si svolgerà a Villa Borromeo dalle 18,30 alle 20,00.

Domenica 2 dicembre 2012, Incontro Diocesano dei Catechisti con l’Arcivescovo, dalle 16 alle 18,30 presso la Sala Congressi dell’ Hotel Flaminio. Sono invitati tutti i catechisti delle nostre parrocchie. In dialogo con il nostro Vescovo Piero, cerche-ranno di riflettere sul tema “Una fede adulta da proporre agli adulti”. I Vicari foranei vi aggiorneranno riguardo a questa iniziativa che vuole segnare in maniera profonda il cammino dell’ Anno della Fede. In questa domenica celebreremo anche la Giornata di ‘Avvenire’, che verrà fatto recapitare in tutte le Parrocchie. È l’occasione per far conoscere il valore di questo quotidiano cattolico che si impegna da anni a veicolare un’informazione rispettosa della verità e dei valori cristiani. In questa occasione il giornale pubblicherà una pagi-na dedicata alla nostra Arcidiocesi.

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Mercoledì 12 dicembre 2012. Anniversario della morte di S.E. Mons. Gaetano Michetti. Continuiamo a ricordarlo nella nostra preghiera come segno di gratitudine per tutto il suo ministero alla guida della nostra chiesa Locale. Per la data precisa della Messa commemorativa in Cattedrale fate riferimento al ‘Nuovo Amico’.

Venerdì 14 dicembre 2012: terzo incontro del Corso per Operatori Pastorali. Sarà guidato dal prof. Andrea Grillo, insegnante di Liturgia al nostro Istituto di Scienze religiose. Tema: La Celebrazione del Mistero Cristiano (seconda parte del Catechi-smo della Chiesa Cattolica). Anche quest’incontro si svolgerà a Villa Borromeo dalle 18,30 alle 20,00.

Giovedì 20 dicembre 2012, ore 9,30 a Villa Borromeo, Ritiro Spirituale del Clero Diocesano, dei Diaconi e Religiosi in preparazione al Santo Natale. Sarà con noi don Enrico Brancozzi, della Diocesi di Fermo che ci aiuterà a riflettere, sulla seconda parte del documento conciliare Presbiterorum Ordinis: il Ministero del presbi-tero. È previsto il pranzo comune, in cui ci avremo la possibilità di scambiarci gli auguri natalizi.

Sabato 29 dicembre 2012, ore 21,15, Chiesa di San Francesco, terzo appuntamento con le Notti di Nicodemo, veglia di preghiera per i giovani e non, a sfondo vocazionale.

Martedì 25 dicembre 2012: Natale del Signore.Come ogni anno la Diocesi celebra la Giornata diocesana della Carità. Colpiti da una crisi economica di notevole portata, questa giornata assume un valore del tutto speciale.Nel 2011 sono stati raccolti € 53.055,00 e consegnati alla Diocesi € 35.710,00.

Il CENTRO AIUTO ALLA VITA (CAV) di Pesaro desidera far conoscere il lavoro che da anni sta portando avanti nella nostra Diocesi. Per questo contatterà i parroci rendendosi disponibili a incontri con le comunità e gruppi sulle tematiche di acco-glienza alla vita. È un servizio gratuito portato avanti con grande passione dalle Volontarie di questa bella realtà. Penso sia importante cogliere questa disponibilità.

Vi ricordo i nuovi incarichi designati dal nostro Arcivescovo:

Don Guido Vincenzi: membro del Collegio dei Revisori dei Conti dell’Istituto Dio-cesano Sostentamento del Clero.Don Matteo Merli: amministratore parrocchiale della Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta in Montelabbate.Padre Emanuel Agu: aiuto pastorale delle Parrocchie di Santa Maria Immacolata in Gabicce Mare e S. Maria Annunziata in Ponte Tavollo.Don Michele Rossini: direttore dell’Ufficio Missionario Diocesano.

È tutto. In questo Anno della Fede appena iniziato ricordiamoci reciprocamente in ogni Eucarestia, con un pensiero speciale per i sacerdoti ammalati e per quelli che attraversano momenti di difficoltà di vario genere. Fraternamente,

Don Stefano Brizi

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ARCIDIOCESI DI PESAROVicario GeneraleVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax [email protected]

Pesaro, 21 novembre 2012

Ai membri dellaConsulta delle Aggregazioni Laicali

Carissimo/a, abbiamo iniziato questo Anno della Fede che sta alla base di tante iniziative che contraddistinguono la nostra vita diocesana anche attraverso il contri-buto della realtà ecclesiale che rappresenti, nella riscoperta personale e comunitaria dell’amore di Cristo per noi.

Mi sembra utile ricordarti due iniziative volute dall’Arcivescovo che ci permetto-no di sperimentare tangibilmente l’essere Chiesa Locale riunita al proprio Pastore, di cui ricorre, domenica 25 novembre 2012, il 40° anniversario dell’Ordinazione sacerdotale.

Sabato 24 novembre 2012, presso la Chiesa di San Francesco, vivremo il 2° ap-puntamento delle ‘Notti di Nicodemo’, Veglia di adorazione e preghiera organizza-ta dall’équipe diocesana per le Vocazioni. In questa occasione sarà proprio il nostro Arcivescovo Piero a guidare la Lectio sul Vangelo di Giovanni. Questi appuntamen-ti vocazionali di cui ha parlato l’Arcivescovo nell’ultimo Incontro della Consulta si svolgono sempre l’ultimo sabato di ogni mese e sono animati a turno da una comunità parrocchiale e da un’aggregazione laicale. Ti allego la copia del Calendario completo.

Domenica 2 dicembre 2012, presso la Sala Congressi dell’Hotel Flaminio, l’Arcivescovo incontrerà i catechisti di tutta la Diocesi, dalle 16,00 alle 18,30. Quest’assemblea è stata proposta a Mons. Coccia dai Catechisti intervenuti all’incon-tro catechistico regionale a Loreto, lo scorso giugno. Vuole essere uno dei momenti più significativi di questo Anno della Fede. L’ultima assemblea diocesana dei catechi-sti risale a circa dieci anni fa.

Penso che comprendi come sia importante avere a cuore queste iniziative. In Curia si può ritirare anche il libretto con le intercessioni e invocazioni vocazionali da inse-rire nella preghiera della Liturgia delle ore, già distribuiti tra i sacerdoti e religiosi.

Augurandoti una proficua preparazione al santo Natale, ti saluto fraternamente.

Don Stefano Brizi

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ATTIVITÀ DEGLI ORGANISMI DIOCESANI

- CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO

- CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

- CONSIGLIO VICARI FORANEI ED EPISCOPALI

- CONSIGLIO DIOCESANO AFFARI ECONOMICI

- COMMISSIONE DIOCESANA ARTE SACRA

- CONSULTA AGGREGAZIONI LAICALI

- DIRETTORI DI CURIA

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CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO

ARCIDIOCESI DI PESAROConsiglio Presbiterale DiocesanoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO PRESBITERALE DIOCESANO - VERBALEPesaro, 1 ottobre 2012

Il giorno 1 ottobre 2012, alle ore 10.00, nella Sala – riunioni della Curia, si riunisce il Consiglio Presbiterale diocesano sul seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni dell’Arcivescovo 2. Anno della Fede 3. Pastorale Vocazionale 4. Secondo Convegno Regionale Marchigiano (Loreto 22-24 novembre 2013) 5. Indicazioni emerse dal Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono Presenti: 1. don Stefano Brizi (Vicario Generale) 2. don Giovanni Paolini 3. padre Mario Amadeo 4. don Lorenzo Volponi 5. don Silvano Pierbattisti 6. don Graziano Ceccolini 7. don Michele Simoncelli 8. padre Giansante Lenti 9. don Enrico Giorgini 10. don Fernando Boria 11. don Marco Farina 12. don Orlando Bartolucci 13. don Josè Gomez Guerrero (in sostituzione di don Marco de Franceschi)

Sono assenti per motivi pastorali: 1. padre Lorenzo Bufarini 2. don Giuseppe Signoretti 3. don Michele Rossini 4. padre Francesco Lenti 5. don Daniele Federici

Funge da segretario padre Mario Amadeo

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Prende la parola l’Arcivescovo Piero Coccia, il quale, entrando subito nel vivo dei primi due punti all’o.d.g., comunica il Calendario dei prossimi impegni diocesani e sottolinea che essi saranno centrati, come tutte le attività pastorali ordinarie e straor-dinarie della diocesi, sul tema specifico dell’Anno della fede:4 ottobre: il Papa a Loreto, in occasione del 50esimo anniversario del viaggio di

Giovanni XXIII nella città mariana alla vigilia del Concilio Vaticano II, celebrerà la Messa sul sagrato della Basilica della Santa Casa.

13 ottobre: con una Santa Messa celebrata dall’Arcivescovo in Cattedrale alle ore 18.30 inizierà ufficialmente l’Anno della Fede nella nostra Arci-diocesi. Tutte le parrocchie sono invitate a fare altrettanto nelle messe pre-festive.

18 ottobre: presso il Santuario della Madonna delle Grazie, si terrà il primo dei quattro incontri annuali di ritiro del clero, che quest’Anno saranno centrati sul Decreto Presbyterorum ordinis; gli incontri di aggiorna-mento, invece, si svolgeranno sulle Costituzioni del Concilio Vatica-no II (Sacrosantum Concilium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gau-dium et Spes). Il programma con l’indicazione precisa delle date, dei temi e dei relatori verrà distribuito il 18 ottobre stesso.

19 ottobre: si celebrerà la Veglia Missionaria Diocesana, la quale sarà preceduta da una “Marcia” che, partendo alle ore 21.00 dalla Chiesa di San Giuseppe, farà tappa davanti al Santuario della Madonna delle Grazie e terminerà in Cattedrale.

21 ottobre: Festa del “Voto” alla Madonna delle Grazie. La tradizionale proces-sione si svolgerà alle ore 16.00 e sarà presieduta dall’Arcivescovo.

22-26 ottobre: si terranno a Villa Borromeo gli annuali Esercizi Spirituali per i sa-cerdoti.

26 ottobre: inizierà il consueto Corso per gli Operatori Pastorali, strutturato in sei incontri mensili sul tema “Il Catechismo della Chiesa Cattolica”.

10 aprile 2013: si svolgerà un pellegrinaggio diocesano sulla tomba di San Pietro, sotto la guida dall’Arcivescovo, con udienza dal Papa al mattino e celebrazione eucaristica in San Pietro nel pomeriggio. Viene delegato a raccogliere le iscrizioni don Giuseppe Fabbrini.

Al tema della fede (in particolare al rapporto “fede – scienza”, “fede – ragione”, “fede – Parola”) sarà dedicato il Ciclo di incontri “In dialogo con la città” organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose, di cui mons. Coccia ribadisce il valore formativo.Si passa al terzo punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. Viene data la parola al responsabile, don Stefano Brizi, che in questo settore opererà in stretto contatto con don Enrico Giorgini, direttore della Pastorale Giovanile. Il Vicario Generale, dopo aver sottolineato che la preghiera per le vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa deve costituire una priorità per tutti i presbiteri, comunica le iniziative rilanciate da un’apposita Commissione recentemente ricostituita.Le Notti di Nicodemo: incontri mensili di preghiera e di ascolto della Parola, che

saranno rivolti ai giovani delle nostre comunità e si svolgeranno l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini alle ore 21.15. Gli incontri saranno così strutturati: una “lectio” di contenuto biblico in chiave vocazionale; un momento di preghiera silenzioso; una testimonianza. Al termine sarà data la possibilità – a chi

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lo desideri – di continuare la preghiera con l’adorazione personale. L’animazione degli incontri sarà affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. Nel programma è prevista anche la partecipazione alla Via Crucis diocesana e alla Veglia di Pentecoste.

Al Pozzo di Sicar: cammino di discernimento, fatto di incontri mensili domenicali di un’intera giornata, rivolti a quei giovani che già si stanno interrogando sulla direzione da dare alla propria vita e hanno desiderio di mettersi in gioco in una verifica vocazionale. Una apposita equipe ristretta si incaricherà di preparare un programma con l’indicazione di date e luoghi. L’Arcivescovo invita a dare partico-lare risalto all’iniziativa.

Settimane vocazionali, da svolgersi nelle parrocchie, con sacerdoti, religiosi e reli-giose, per suscitare attenzione e interesse verso la vita consacrata. Modi e tempi verranno decisi autonomamente dalle singole comunità parrocchiali.

Monastero invisibile: iniziativa seguita da mons. Marco Farina. Si tratta di persone anziane o malate che assumono l’impegno di offrire la loro preghiera per le voca-zioni.

L’Arcivescovo auspica che tutte le realtà diocesane si coinvolgano in tali proposte, evitando di sovrapporre, nelle stesse date, altre iniziative.Chiede inoltre che in tutte le parrocchie si promuovano momenti di adorazione per le vocazioni e che nelle celebrazioni eucaristiche si dedichi un’intenzione di preghiera a questo scopo specifico. Sottolinea infine la necessità di generare esperienze ecclesiali vive, che costituiscano un terreno favorevole al sorgere delle vocazioni.Si passa quindi al quarto punto all’o.d.g.: Secondo Convegno Regionale Marchi-giano, che si svolgerà a Loreto dal 22 al 24 novembre 2013, a venti anni di distanza dal primo. Esso avrà lo scopo di fare il punto sul cammino compiuto dalle nostre Chie-se in questo ventennio, di mettere in luce i cambiamenti socio-culturali verificatisi nella nostra Regione e di tracciare una proposta di nuova evangelizzazione. Il Comi-tato organizzatore ha già predisposto uno strumento, presentato ai Vicari nello scorso giugno (“Alzati e va’… Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche”), pubblicato per aiutare le diocesi a prepararsi all’avvenimento. L’Arcivescovo invita i Vicari ad utilizzare e a far utilizzare tale strumento nelle Vicarie e nelle Parrocchie. Si passa infine al quinto punto all’o.d.g.: Convegno Diocesano “Essere Adulti nella fede”. L’Arcivescovo ricorda che dal Convegno sono emerse tre precise indicazioni per la nostra chiesa locale: educare gli adulti ad una fede sempre più matura, attraver-so un’esperienza concreta di incontro con il Signore; responsabilizzare tutte le comu-nità ecclesiali nel proporre qualificati percorsi di fede al variegato mondo degli adulti; curare particolarmente il rapporto con i genitori dei bambini e dei ragazzi che fre-quentano il catechismo, per coinvolgerli nel cammino di riscoperta di una fede adulta.Esaminati tutti i punti all’o.d.g., la riunione si conclude, dopo una breve preghiera, alle ore 12.15.

Il segretario Padre Mario Amadeo

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CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO

ARCIDIOCESI DI PESAROConsiglioPastorale DiocesanoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO - VERBALEPesaro, 1 ottobre 2012

Il giorno 1 ottobre 2012, alle ore 21.15, presso la Sala dell’Episcopio, convocati con e-mail del 21 settembre 2012, si riuniscono i componenti del Consiglio Pastorale Dio-cesano sul seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni dell’Arcivescovo 2. Anno della Fede 3. Pastorale Vocazionale 4. Secondo Convegno Regionale Marchigiano (Loreto, 22 – 24 novembre 2013) 5. Indicazioni emerse dal Convegno Diocesano

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti: 1. Don Stefano Brizi, Vicario Generale 2. Don Mario Florio, Direttore Pastorale Catechistica 3. Sac. Nicolas Rasolo, Vicaria 4 “San Michele Arcangelo” 4. Diac. Giuseppe Mazzone, Rappresentante dei Diaconi 5. Sig.ra Daniela Fuzzi, Vicaria 1 “San Terenzio” 6. Sig.ra Laura Valli, Vicaria 5 “Santa Maria Assunta” 7. Sig. Leonardo Reggiani, Vicaria 6 “Sant’Ermete” 8. Dott. Paolo Boni, I.S.S.R. “Giovanni Paolo II” 9. Sig. Raffaele Lo Surdo, Ufficio Pastorale Familiare 10. Prof.ssa Paola Campanini, Ufficio Comunicazioni Sociali, Cultura e Stampa 11. Prof.ssa Margherita Carletti, Presidente Azione Cattolica Italiana 12. Suor Maristella Palac, Nomina Arcivescovo 13. Ing. Mauro Zagaria, Nomina Arcivescovo 14. Dott. Paolo Marchionni, Nomina Arcivescovo 15. Dott. Lamberto Simonetti, Nomina Arcivescovo 16. Dott. Alberto Fabbri, Nomina Arcivescovo 17. Dott. Angelo Crescentini, Nomina Arcivescovo

Assenti giustificati: Sig. Giulio Vecchioni, Nomina Arcivescovo e Sig. Marco Cre-scentini, Ufficio Pastorale Giovanile (sostituito da Camilla Bracci e Danilo Galavotti).Funge da segretario: prof.ssa Paola Campanini

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Dopo aver rivolto un breve saluto ai presenti e un augurio per il nuovo anno pastorale – iniziato con la celebrazione del “Mandato” agli Operatori Pastorali, il tradizionale Convegno Diocesano e la Solennità del Patrono S. Terenzio – l’Arcivescovo dà comu-nicazione dei prossimi impegni diocesani previsti per l’ “Anno della fede”:4 ottobre – il Papa a Loreto. Benedetto XVI, in occasione del 50esimo anniversario

del viaggio di Papa Giovanni XXIII nella città mariana alla vigilia del Concilio Vaticano II, celebrerà la Messa sul sagrato della Basilica della Santa Casa. Della nostra diocesi parteciperanno l’Arcivescovo, il Vicario Generale e altre persone in modo autonomo.

13 ottobre – Inizio ufficiale dell’Anno della Fede nella nostra Arcidiocesi. La data è stata posticipata di due giorni rispetto a quella dell’11 ottobre stabilita dal Pontefi-ce (giorno di inizio del Concilio) per permettere a tutte le parrocchie di celebrare tale avvenimento durante le messe vespertine prefestive del sabato.

Per l’11 ottobre, comunque, l’Azione Cattolica ha organizzato, presso la Sala San Terenzio, una manifestazione (che sarà presenziata anche dall’Arcivescovo), nella quale verranno proiettati due video e ascoltate due testimonianze per commemo-rare il Concilio Vaticano II, evento che, come è stato sottolineato, non appartiene solo al passato, ma è ancora attuale e illumina il cammino contemporaneo della Chiesa, aperto ad un rinnovamento continuo anche per il futuro.

L’Arcivescovo, dopo aver ricordato che l’Anno della Fede va vissuto prima di tutto nell’ordinarietà e nella quotidianità della vita, anticipa uno degli eventi partico-lari promossi dalla diocesi per l’occasione: il Pellegrinaggio del 10 aprile 2013 sulla tomba di San Pietro, sotto la guida dall’Arcivescovo, con udienza dal Papa al mattino e celebrazione eucaristica in San Pietro nel pomeriggio. Mons. Coccia, auspicando una partecipazione ampia e corale a tale gesto, invita i presenti a darne immediata e diffusa comunicazione, essendo necessario, per problemi organiz-zativi, raccogliere quanto prima le adesioni. Delegato per questo impegno è don Giuseppe Fabbrini.

17 ottobre – Inaugurazione della Cappella dell’Ospedale, finalmente restaurata dopo essere stata trasferita per anni in un container. L’Arcivescovo esprime la sua sod-disfazione, condivisa anche dal dott. Paolo Marchionni dell’AMCI, per la prov-videnziale coincidenza nella nostra diocesi di due eventi così significativi e tra loro legati: l’indizione dell’Anno della fede e l’inaugurazione tanto attesa della Cappella dell’Ospedale (Presidio “San Salvatore”), che ripristina un segno visibile della presenza di Cristo in quel luogo di sofferenza. L’Arcivescovo prospetta anche l’istituzione, all’interno dei due plessi ospedalieri (del Centro e di Muraglia) di una Cappellania – costituita da religiosi, diaconi, ministri dell’eucarestia, volontari di associazioni impegnate nel campo sanitario – sia per far fronte ad una situazione di emergenza (dato che i frati attualmente presenti sono pochi) sia per dare vita ad una presenza di Chiesa comunitaria che preghi per le persone deboli e sofferenti, le serva nelle necessità quotidiane e porti loro l’annuncio della salvezza.

18 ottobre – ritiro del clero. In questo Anno della Fede i quattro incontri previsti sa-ranno impostati sulle 4 Costituzioni del Concilio Vaticano II (Sacrosantum Conci-lium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gaudium et Spes) e sul Decreto Presbyterorum ordinis

19 ottobre – Veglia Missionaria in Cattedrale. L’Arcivescovo, dopo aver ricordato an-cora una volta di avere ridotto le Veglie diocesane a 4 (missionaria, ecumenica, vo-

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cazionale, di Pentecoste), invita caldamente parrocchie, movimenti, associazioni ad essere presenti almeno a questi quattro momenti.

21 ottobre – “Festa del Voto”: Solennità della Beata Vergine delle Grazie, compatrona della nostra città. Il programma della giornata dedicata a Maria, prima “donna di fede” e “modello di fede per i credenti”, prevede: alle ore 10.00 una Concele-brazione solenne presieduta da S. E. Mons. Coccia; alle ore 16.00 la tradizionale processione per le vie del centro con conclusione in Piazza del Popolo, dove l’Ar-civescovo terrà un discorso.

26 ottobre – Inizio del Corso per Operatori Pastorali, organizzato dagli Uffici della Liturgia, della Catechesi e della Carità, che si svolgerà da ottobre a marzo, l’ulti-mo venerdì di ogni mese (per un totale di sei incontri) e sarà centrato, secondo le indicazioni del Papa, sul Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento prezioso ma non sempre adeguatamente conosciuto.

I contenuti e i relatori del Corso vengono presentati dal prof. Paolo Boni, Direttore dell’ISSR “Giovanni Paolo II”, con la cui collaborazione il Corso è stato attivato.

Al tema della fede (in particolare al rapporto “fede – scienza”, “fede – ragione”, “fede – Parola”) sarà dedicata anche un’altra iniziativa dell’Istituto, il ciclo di in-contri “In dialogo con la città”, per la quale si stanno ancora contattando i relatori (confermato per il momento il Cardinale Gianfranco Ravasi),

L’Arcivescovo coglie l’occasione per sottolineare nuovamente la grande opportu-nità formativa offerta dalla presenza in diocesi dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e invita a iscriversi almeno come uditori.

2 dicembre, preso l’Hotel Flaminio – Incontro di tutti i catechisti del’Arcidiocesi con l’Arcivescovo. È un’iniziativa nuova, nata, come riferisce Don Mario Florio, da un’esigenza emersa nel recente Convegno Catechistico Regionale, dove la nostra diocesi si è distinta per intensità e ampiezza di partecipazione.

Si passa al terzo punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. L’Arcivescovo, dopo aver sottolineato quanto tale pastorale stia a cuore a tutta Chiesa e in particolare a quella di Pesaro per la scarsità di sacerdoti di cui soffre, dà la parola al responsabile, il Vicario Generale don Stefano Brizi, che illustra le varie iniziative messe a fuoco per il corren-te anno, alcune delle quali già attivate in passato:Le Notti di Nicodemo: incontri mensili di preghiera e di ascolto della Parola, che

saranno rivolti ai giovani delle nostre comunità e si svolgeranno l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini. Gli incontri saranno strutturati in una “lectio” di contenuto biblico, in un momento di preghiera silenzioso, in una testi-monianza. L’animazione del gesto dovrebbe essere affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. Nel programma è prevista anche la partecipazione alla Via Crucis diocesana e alla Veglia di Pentecoste.

Al Pozzo di Sicar: cammino di discernimento, fatto di incontri mensili domenicali di un’intera giornata, rivolti a quei giovani che già si stanno interrogando sulla direzione da dare alla propria vita e hanno desiderio di mettersi in gioco in una verifica vocazionale.

Settimane vocazionali, da svolgersi nelle parrocchie, con sacerdoti, religiosi e religio-se, per suscitare attenzione e interesse verso la vita consacrata.

Monastero invisibile: iniziativa seguita da mons. Marco Farina. Si tratta di persone anziane o malate che assumono l’impegno di offrire la loro preghiera per le voca-zioni.

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L’Arcivescovo raccomanda di chiedere insistentemente allo Spirito vocazioni alla vita sacerdotale, religiosa maschile e femminile e consacrata in genere; sollecita che in tutte le celebrazioni eucaristiche si dedichi un’intenzione di preghiera a questo scopo specifico; sottolinea che, oltre alla preghiera, è necessario creare un terreno favorevo-le a che il seme attecchisca; riferisce anche sull’iniziativa di alcuni docenti di religione che hanno portato nelle classi la testimonianza di giovani testimoni della fattibilità e gioiosità di una scelta vocazionale. Per quanto riguarda il quarto punto all’o.d.g. - Secondo Convegno Regionale Mar-chigiano - mons. Coccia comunica che il Convegno si svolgerà a Loreto dal 22 al 24 novembre 2013 (a vent’anni di distanza dal primo) sia per fare il punto sulla situazione attuale (cammino compiuto dalle nostre chiese e cambiamenti socio-culturali verifi-catisi nella nostra Regione) sia per tracciare una proposta di nuova evangelizzazione che faccia perno soprattutto sulla famiglia. Viene distribuito ai presenti il sussidio “Alzati e va’… Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche”, pubblicato per aiutare le diocesi a prepararsi all’avvenimento.Si passa infine al quinto punto all’o.d.g.: Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”, svoltosi il 22-23 settembre. L’Arcivescovo, dopo aver fatto distribuire gli Atti, chiede ai presenti come abbiano vissuto l’esperienza del Convegno e come le realtà ecclesiali, di cui essi sono espressione, stiano vivendo l’anno della fede.Seguono i vari interventi, dai quali emerge unanimemente un giudizio positivo sia sul-la relazione di don Armando Matteo (che ha evidenziato come nella società attuale la mentalità giovanilistica dominante abbia quasi oscurato la figura dell’adulto, con gra-vi conseguenze sul piano dell’educazione, in particolare dell’educazione alla fede) sia sulle testimonianze della diocesi di Brescia e delle parrocchie (Loreto e Borgo Santa Maria) della nostra arcidiocesi, che sono state oggetto di confronto e discussione nei gruppi di lavoro. Del resto l’alta partecipazione al Convegno è stata un segno che questo appuntamento annuale è ormai diventato un punto di riferimento e un’esigenza ampiamente avvertita.Al termine l’Arcivescovo invita a leggere le sue “Conclusioni” sul Convegno contenu-te negli Atti e a farne oggetto di riflessione.Esaminati tutti i punti all’o.d.g., l’incontro si chiude alle ore 23.15.

Il segretario Paola Campanini

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VICARI FORANEI ED EPISCOPALI

ARCIDIOCESI DI PESAROVicari Foranei ed EpiscopaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO DEI VICARI - VERBALEPesaro, 2 ottobre 2012

Il giorno 2 ottobre 2012, alle ore 10.00, nella Sala-riunioni della Curia, si riunisce il Consiglio dei Vicari sul seguente ordine del giorno:1. Comunicazioni dell’Arcivescovo2. Anno della Fede3. Secondo Convegno Regionale delle Marche (Loreto, 22-24 novembre 2013)4. Pastorale Vocazionale5. Indicazioni emerse dal Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. padre Mario Amadeo (Vicaria 1)2. don Giuseppe Fabbrini (Vicaria 2)3. don Severo Giagnolini (Vicaria 4)4. don Giorgio Paolini (Vicaria 5)5. don Germano Montesi (Vicaria 6)

Sono assenti giustificati: don Stefano Brizi (Vicario Generale), mons. Marco Farina (Vicario Episcopale per Clero anziano), padre Francesco Lenti (Vicario Episcopale per Vita consacrata).

L’Arcivescovo interviene sui primi due punti all’o.d.g. e, dopo aver ricordato che l’Anno della fede nella nostra diocesi inizierà ufficialmente il 13 ottobre, alle ore 18.30, con una concelebrazione eucaristica da lui presieduta in Cattedrale (nelle altre parrocchie con la Messa vespertina del sabato sera), comunica gli impegni diocesani del clero per questo anno, a partire dalle giornate di ritiro, di aggiornamento e dagli Esercizi Spirituali. Premesso che il calendario di tutti gli appuntamenti sarà distribuito personalmente ad ogni sacerdote nel primo incontro previsto per il 18 ottobre presso il Santuario della Madonna delle Grazie, Mons. Coccia riferisce che gli Esercizi Spirituali saranno pre-dicati da padre Giancarlo Bruni (22-26 ottobre presso Villa Borromeo) e che i ritiri saranno centrati sul Decreto Presbyterorum ordinis, mentre gli aggiornamenti appro-fondiranno le Costituzioni del Concilio Vaticano II (Sacrosantum Concilium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gaudium et Spes).

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Per quanto riguarda l’imminente visita di Benedetto XVI a Loreto (4 ottobre) in occa-sione del cinquantesimo anniversario del viaggio di Papa Giovanni XXIII nella città mariana alla vigilia del Concilio, i Vicari sono invitati a incoraggiare la partecipazione dei fedeli.È stato previsto a livello diocesano un Pellegrinaggio a Roma il 10 aprile 2013, con udienza dal Papa al mattino e Santa Messa in San Pietro al pomeriggio. Don Giuseppe Fabbrini è delegato a raccogliere le adesioni, che le Parrocchie, attraverso le Vicarie, devono far pervenire al più presto per esigenze logistiche.L’Arcivescovo, dopo avere sottolineato che nell’Anno della fede (che si concluderà per la chiesa marchigiana il 24 novembre 2013 a Loreto) tutta l’attività pastorale ordi-naria e straordinaria ruoterà intorno a questo tema, prosegue con la comunicazione di altre iniziative, per le quali sollecita un coinvolgimento comunitario:19 ottobre: Veglia Missionaria diocesana con relativa “Marcia” dalla Chiesa di

San Giuseppe (ore 21.15) che si concluderà in Cattedrale.21 ottobre: Festa del “Voto” alla Madonna delle Grazie, compatrona di Pesaro.26 ottobre: Inizio del Corso per Operatori Pastorali, che sarà articolato in sei in-

contri mensili (ultimo venerdì di ogni mese) e sarà finalizzato ad ap-profondire il Catechismo della Chiesa Cattolica, il cui “Compendio” i Vicari sono sollecitati a diffondere il più possibile.

Un’ulteriore occasione di crescita nella fede sarà offerta dal tradizio-nale Ciclo “In dialogo con la città” (promosso dall’ISSR “Giovanni Paolo II”) che sarà strutturato in incontri sui temi “Fede e scienza”, “Fede e ragione”, “Fede e Parola”. Hanno assicurato la loro presenza il Card. C. Ruini ed il Card. G. Ravasi.

Si passa poi al terzo punto all’o.d.g.: Secondo Convegno Regionale Marchigiano. L’Arcivescovo precisa che il Convegno si svolgerà nell’arco di tre giornate – dal 22 al 24 novembre 2013 – con inizio al Teatro delle Muse di Ancona e proseguimento (le ultime due giornate) a Loreto. Voluto a 20 anni di distanza dal primo, esso si pre-figge di delineare il quadro della situazione attuale della fede nelle Marche, anche a seguito dei cambiamenti socio-culturali verificatisi nella nostra Regione. Il Convegno si propone, inoltre, di inaugurare una forma di “Nuova Evangelizzazione” individuan-do nella Famiglia la priorità sulla quale fare leva per attuarla. L’Arcivescovo invita i Vicari a leggere il sussidio preparato da una apposito Comitato “Alzati e va’… Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche”: occorre naturalmente utilizzarlo all’interno delle varie comunità in vista del Convegno stesso. Alcuni Vicari si chiedono se le Chiese marchigiane abbiano compiuto negli scorsi anni un cammino unitario ed esprimono in proposito qualche perplessità. L’Arcive-scovo, premesso che è comunque necessario rispettare la specificità di ogni singola diocesi, assicura che sta emergendo, in modo sempre più chiaro, l’esigenza di una strada comune e di una comunionalità più esplicita.L’Arcivescovo, a questo punto, chiede di eleggere un nuovo rappresentante della no-stra diocesi in seno alla Commissione Presbiterale Regionale. Dopo una breve consul-tazione viene designato don Michele Simoncelli.Si passa quindi al quarto punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. Prende la parola don Stefano Brizi, che in questo settore opererà in stretto contatto con don Enrico Giorgini, direttore della Pastorale Giovanile. Egli, dopo aver ricordato che la preghiera per le Vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa deve essere una priorità assoluta per

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la nostra Arcidiocesi, anche per la scarsità di presbiteri di cui essa soffre, presenta le iniziative previste per rivitalizzare la Pastorale Vocazionale:Le Notti di Nicodemo: incontri mensili di preghiera e di ascolto della Parola, che

saranno rivolti ai giovani delle nostre comunità e si svolgeranno l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini. Gli incontri saranno strutturati in una “lectio” di contenuto biblico, in un momento di preghiera silenzioso, in una te-stimonianza. L’animazione sarà affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. Nel programma è prevista anche la partecipazione alla Via Crucis diocesana e alla Veglia di Pentecoste. L’Arcivescovo guiderà due incontri, in Av-vento e in Quaresima.

Al Pozzo di Sicar: cammino di discernimento, fatto di incontri mensili domenicali di un’intera giornata, rivolti a quei giovani che già si stanno interrogando sulla direzione da dare alla propria vita e hanno desiderio di mettersi in gioco in una verifica vocazionale.

Settimane vocazionali, da svolgersi nelle parrocchie, con sacerdoti, religiosi e reli-giose, per suscitare attenzione e interesse verso la vita consacrata ma anche verso altre forme di chiamata.

Monastero invisibile: iniziativa seguita da mons. Marco Farina. Si tratta di persone an-ziane o malate che assumono l’impegno di offrire la loro preghiera per le vocazioni.

L’Arcivescovo chiede che in tutte le parrocchie queste iniziative siano comunicate e sostenute, che si promuovano momenti di adorazione per le vocazioni e che nelle Messe, durante la preghiera dei fedeli, si dedichi un’intenzione specifica per questo scopo. È importante, precisa Mons. Coccia, fare comprendere che la vocazione reli-giosa o sacerdotale non toglie nulla alla persona, anzi la realizza in pienezza. Nella nostra Arcidiocesi attualmente sono in formazione, con percorsi diversifica-ti, 5 seminaristi, 10 candidati a ricevere i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato e 5 persone che si stanno preparando al Diaconato permanente.Si passa infine al quinto punto all’o.d.g.: Convegno diocesano “Essere adulti nel-la fede” del 22-23 settembre 2012.Viene rilevata la notevole presenza alle due giornate di sacerdoti e laici; sembra che la formula scelta (sabato sera e intera domenica) possa permettere una più adeguata partecipazione anche in futuro. L’Arcivescovo invita a riprendere gli Atti del Conve-gno nelle singole Vicarie, a riflettere su di essi, per capire che cosa significhi “Essere adulti nella fede”: testimoniare una fede adulta e proporla al mondo degli adulti, con una attenzione particolare nei confronti di quei genitori che chiedono i sacramenti dell’Iniziazione cristiana per i loro figli.Mons Coccia auspica che in questo anno tutta la comunità diocesana venga rivita-lizzata nella fede e guidata a un cambiamento di mentalità. Per questo propone che ogni Parrocchia e ogni Vicaria preveda degli incontri in cui approfondire la tematica dell’«Essere adulti nella fede».Terminato l’esame dell’ordine del giorno, la riunione si conclude alle ore 12.15. Il segretario Padre Mario Amadeo

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ARCIDIOCESI DI PESAROVicari Foranei ed EpiscopaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO DEI VICARI - VERBALEPesaro, 6 novembre 2012

Il giorno 6 novembre 2012, alle ore 10.00, nei locali della Curia, si riunisce il Consi-glio dei Vicari Foranei sul seguente ordine del giorno:1. Comunicazioni dell’Arcivescovo2. Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”3. Secondo Convegno Regionale delle Marche (Loreto, 22-24 novembre 2013)4. Pastorale Vocazionale5. Situazione amministrativa

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. padre Mario Amadeo (Vicaria 1)2. don Giuseppe Fabbrini (Vicaria 2)3. don Severo Giagnolini (Vicaria 4)4. don Giorgio Paolini (Vicaria 5)5. don Germano Montesi (Vicaria 6) 6. padre Francesco Lenti (Vicario Episcopale per Vita consacrata)

Sono assenti giustificati: don Stefano Brizi (Vicario Generale), mons. Marco Farina (Vicaria 3 e Vicario Episcopale Clero anziano)Funge da segretario: padre Mario Amadeo

Ad apertura di seduta, l’Arcivescovo, avendo invitato all’incontro il rag. Elio Macchi-ni (Economo dell’Arcidiocesi) e il dott. Gaetano Buttafarro (Direttore dell’Opera di Religione dell’Arcidiocesi) decide di passare immediatamente all’esame del quinto punto all’o.d.g.: situazione amministrativa.Prende la parola il Sig. Macchini, il quale comunica le nuove disposizioni di legge re-lative al pagamento dell’IMU, a cui sono soggette, come tutti gli Enti, anche le Parroc-chie: esse sono tenute a compilare – entro una scadenza ormai prossima – un’apposita dichiarazione in cui siano indicati tutti gli immobili di loro proprietà con la distinzione di quelli esenti dall’IMU. Tale documentazione dovrà essere poi inviata sia ai Comuni di competenza che alla Curia arcivescovile.Si impone pertanto la necessità di informare tempestivamente i Parroci sulla nuova normativa. A questo scopo l’Economo legge e consegna ai Vicari una bozza di co-municazione, in cui viene sottolineata anche la disponibilità degli Uffici diocesani competenti ad offrire qualsiasi forma di aiuto o di chiarimento in proposito.L’Arcivescovo invita a cogliere l’aspetto positivo delle nuove disposizioni, dal mo-mento che esse, pur creando qualche inevitabile problema di tipo amministrativo e or-

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ganizzativo, offrono tuttavia l’opportunità di monitorare in modo più chiaro e definito la situazione immobiliare dell’Arcidiocesi. Viene data successivamente la parola al dott. Buttafarro perché fornisca alcune de-lucidazioni sulla situazione di due case, di proprietà della diocesi, situate l’una in località Boncio, l’altra sul Monte Petrano. Il dott. Buttafarro interviene informando che la gestione dei due immobili è stata affidata a due volontari della diocesi, i coniugi Giardini, ai quali spetta la responsa-bilità di regolamentare l’utilizzo dei due edifici da parte delle realtà diocesane che ne facciano richiesta. A loro pertanto dovranno rivolgersi, tramite l’Opera di Religione, tutti coloro che intendano usufruire di queste strutture.La Casa del Boncio richiede, allo stato attuale, interventi minimi di ristrutturazione e potrà in breve tempo essere messa a disposizione di gruppi di giovani o di famiglie secondo le normative vigenti.Per la Casa del Petrano, invece, occorre distinguere tra la palazzina piccola (che può ospitare fino a un massimo di 25 persone ed è disponibile da subito) e la parte più grande della costruzione, inagibile al piano superiore, ma utilizzabile di giorno al piano terra per incontri di gruppi o associazioni. Indispensabili lavori di pulizia e di riordino, comunque, renderanno il tutto gestibile la primavera prossima.L’Arcivescovo sollecita i Vicari ad invitare nelle proprie Vicarie i responsabili degli Uffici economico-amministrativi, consentendo loro sia di fornire un’adeguata infor-mazione sulla difficile situazione finanziaria dell’Arcidiocesi sia di offrire utili sug-gerimenti alle Parrocchie su questioni economiche e amministrative. Terminato l’esame del quinto punto all’o.d.g., il rag. Macchini e il dott. Buttafarro lasciano il Consiglio, che riprende l’analisi degli argomenti secondo l’ordine presta-bilito.Per quanto riguarda il primo punto all’o.d.g., Comunicazioni dell’Arcivescovo, S.E. Mons. Coccia riferisce che:Venerdì 26 ottobre si è tenuto il primo incontro del Corso per gli Operatori Pastorali

sul Catechismo della Chiesa Cattolica, che avrà luogo a Villa Borromeo l’ultimo venerdì di ogni mese per sei appuntamenti. La partecipazione è stata molto alta; l’auspicio è che possa rimanere tale anche in futuro con il sostegno e la promozio-ne dei parroci.

L’Arcivescovo invita ancora una volta a incoraggiare le iscrizioni all’Istituto di Scienze Religiose, sia come studenti ordinari che come uditori.

In ottobre (sabato 13 e sabato 27) è iniziato, sempre a Villa Borromeo, anche il Primo Corso di Formazione per Animatori Pastorali delle Caritas Parrocchiali, articolato anch’esso in sei incontri. L’Arcivescovo auspica che in ogni parrocchia si istituisca un “Gruppo-Caritas”, formato da persone che aiutino il parroco sul piano della animazione alla testimonianza della carità oltre che su quello operativo di servizio ai poveri.

Giovedì 15 novembre si svolgerà, con una relazione di don M. Marcheselli sulla Dei Verbum, il primo dei quattro incontri previsti per l’Aggiornamento del Clero sulle Costituzioni del Concilio Vaticano II.

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Mercoledì 21 novembre l’Arcivescovo incontrerà i candidati ai Ministeri istituiti. At-tualmente già 10 persone stanno percorrendo un cammino di formazione, ma è necessario incoraggiare i laici a offrire questo tipo di impegno e di disponibilità.

Domenica 3 febbraio 2013 si celebrerà la Giornata per la Vita. I membri del C.A.V. hanno chiesto di poter contattare le comunità parrocchiali per informarle sull’at-tività del Centro nel nostro territorio e per creare una rete di collaborazioni più strette anche con le realtà della diocesi. La richiesta, certamente positiva, va ac-colta e sostenuta.

Mercoledì 10 aprile 2013 si svolgerà un Pellegrinaggio a Roma in occasione dell’An-no della fede. L’evento, progettato come iniziativa diocesana, si trasformerà proba-bilmente in iniziativa regionale e coinvolgerà tutta la chiesa marchigiana. Le iscri-zioni vanno comunque sollecitate immediatamente per facilitare l’organizzazione dell’evento stesso. Si rimane in attesa di decisioni definitive.

L’Arcivescovo, inoltre, raccomanda di comunicare urgentemente all’Ufficio Litur-gico le date per il conferimento del Sacramento della Confermazione nelle varie Parrocchie il prossimo anno. A questo proposito esprime un giudizio positivo sugli incontri che ormai abitualmente tiene con i “Cresimandi”, ai quali talvolta si uni-scono anche i genitori e padrini. L’intento è di consolidare questa tradizione.

Si passa quindi al secondo punto all’o.d.g.: Convegno diocesano “Essere adulti nella fede”.L’Arcivescovo, dopo aver comunicato che gli Atti del Convegno sono stati distribuiti a tutti gli interessati, sottolinea la necessità che la nostra Chiesa locale si impegni nel campo di una “fede adulta per gli adulti”. Ciò implica concretamente un’attenzione particolare alla catechesi relativa ai Sacra-menti della Iniziazione Cristiana, che deve mirare anche al coinvolgimento dei geni-tori, dei padrini e delle madrine, offrendo loro l’occasione di essere “evangelizzati” o “rievangelizzati”. A tale scopo si possono utilizzare, come strumenti di riferimento, i numerosi sussidi predisposti dalla CEI.In particolare risulta necessario:• Promuovere una catechesi prebattesimale per genitori, padrini e madrine dei “bat-

tezzandi”.• Attivare, con la collaborazione degli Uffici di Pastorale Catechistica e Familiare,

convincenti percorsi formativi indirizzati in particolare alle giovani coppie. • Proporre incontri di catechesi e di preghiera per adulti, puntando soprattutto sulle

famiglie, come si sta già tentando di fare in molte parrocchie, dove stanno nascen-do vari “gruppi famiglie”.

L’Arcivescovo richiama i Vicari a incrementare ulteriormente, nelle loro Vicarie, una pastorale di questo tipo. Per quanto riguarda l’ordine temporale con cui impartire i sacramenti dell’Eucaristia e della Confermazione, l’Arcivescovo dichiara che la diocesi non è in grado, in questo momento, di operare dei cambiamenti, che potranno eventualmente essere presi in considerazione se ci saranno indicazioni precise da parte della CEI.Si passa al terzo punto all’o.d.g.: Secondo Convegno Regionale delle Marche (Lo-reto, 22-24 novembre 2013).L’Arcivescovo, dopo aver rinnovato l’invito a leggere e diffondere il documento appo-sitamente preparato per il Convegno (in particolare i capitoli 2, 3, 4) chiede ai Vicari se ne abbiano già fatto oggetto di lavoro. Dalle risposte emerge che nelle Vicarie tale

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documento non è stato ancora adeguatamente valorizzato e che pertanto il Convegno Regionale risulta ancora estraneo all’interesse dei più. Riscuoterebbe forse una mag-giore attenzione se si prevedessero al suo interno delle testimonianze. Si decide di valutare, nel prossimo incontro del Consiglio dei Vicari, se sia opportuno scegliere un ambito pastorale in cui la nostra Arcidiocesi possa offrire un contributo originale al Convegno stesso. Mons. Coccia ricorda anche che i Vescovi marchigiani prepareranno una lettera da consegnare alle famiglie in occasione della benedizione pasquale. Si passa successivamente al quarto punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. A que-sto proposito l’Arcivescovo ricorda che:Sabato 27 ottobre sono iniziati i momenti di preghiera eucaristica per le Vocazioni

denominati “Le Notti di Nicodemo”, che si terranno l’ultimo sabato di ogni mese. Il primo appuntamento ha ottenuto una discreta partecipazione, ma occorre pro-muovere ulteriormente l’iniziativa in tutta la comunità diocesana.

Domenica 16 dicembre prenderà il via, presso Villa Borromeo, un’altra iniziativa pro-posta dai responsabili della Pastorale Vocazionale – “Al Pozzo di Sicar” – indi-rizzata ai giovani che intendono fare un cammino di discernimento vocazionale.

A conclusione della seduta, S. E. Mons. Piero Coccia segnala l’iniziativa della raccol-ta di firme promossa da Confesercenti e Federstrade - con la condivisione della Cei - per portare in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare che abolisca la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali e restituisca alla do-menica la funzione di giorno di riposo da dedicare alla famiglia e al Signore. La CEI chiede di consentire che domenica 25 novembre p.v. tale raccolta si possa effettuare anche sui sagrati delle Parrocchie.I Vicari vengono invitati ad esprimersi. Dopo aver analizzato la questione da diversi punti di vista e sotto vari aspetti, i presenti decidono di dare il loro consenso all’ini-ziativa, che potrebbe, tra l’altro, diventare un’occasione di riflessione nelle comunità parrocchiali sul significato e sul valore della domenica. Viene affidato a padre Mario Amadeo l’incarico di reperire maggiori informazioni sia presso la segreteria della CEI che presso l’Ufficio Famiglia Nazionale e di comunicarle al più presto.L’Arcivescovo riferisce infine che dal 2 novembre scorso è entrato in vigore il nuovo rito delle esequie. Le novità riguardano soprattutto le esequie in caso di cremazione. La cremazione è ammessa, ma sono vietate la conservazione delle ceneri in case pri-vate e la dispersione di esse. Inoltre invita a fare in tutte le parrocchie una opportuna catechesi al riguardo.Alle ore 12.05, esauriti tutti gli argomenti all’ordine del giorno, la riunione si chiude con l’appuntamento al prossimo Consiglio previsto per il 3 dicembre p.v.

Il segretarioPadre Mario Amadeo

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ARCIDIOCESI DI PESAROVicari Foranei ed EpiscopaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSIGLIO DEI VICARI - VERBALEPesaro, 3 dicembre 2012

Il giorno 3 dicembre 2012, alle ore 10.00, nei locali della Curia, si riunisce il Consi-glio dei Vicari Foranei sul seguente ordine del giorno:1. Comunicazioni dell’Arcivescovo2. Situazione delle Vicarie3. Pastorale Vocazionale4. Secondo Convegno Ecclesiale delle Marche5. Varie ed eventuali

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti:1. padre Mario Amadeo (Vicaria 1)2. don Giuseppe Fabbrini (Vicaria 2)3. mons. Marco Farina (Vicaria 3 e Vicario Episcopale Clero anziano)4. don Severo Giagnolini (Vicaria 4)5. don Giorgio Paolini (Vicaria 5)6. don Germano Montesi (Vicaria 6) 7. padre Francesco Lenti (Vicario Episcopale per Vita consacrata)8. don Stefano Brizi (Vicario Generale)

Ad apertura di seduta l’Arcivescovo, dopo aver espresso la sua soddisfazione per il felice esito dell’incontro diocesano dei Catechisti, svoltosi il 2 dicembre e dopo aver proposto di ripetere tale incontro ogni anno in occasione della prima domenica di Avvento, passa ad alcune comunicazioni.È disponibile – e a breve sarà consegnato a tutte le parrocchie – il materiale per la

benedizione pasquale delle famiglie, consistente nella lettera che i Vescovi mar-chigiani hanno preparato in occasione del Convegno Ecclesiale Regionale del no-vembre 2013.

Si è ancora in attesa di sapere se il pellegrinaggio diocesano a Roma, previsto per il 10 aprile in occasione dell’anno della fede, possa essere esteso a tutta la regione. Una decisione in tal senso sarà presa nel prossimo incontro della CEM e sarà immedia-tamente comunicata ai Vicari da don Giuseppe Fabbrini.

Il 12 dicembre ricorre il quinto anniversario della morte di Mons. Michetti, che sarà ricordato, a livello diocesano, in Cattedrale nella Messa vespertina di sabato 15 dicembre. Ogni parrocchia comunque è invitata a commemorare Mons. Michetti nelle celebrazioni eucaristiche del 12 dicembre.

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Proseguono gli incontri per gli Operatori Pastorali, sempre molto frequentati. L’Arcivescovo, dopo avere riferito che il prossimo appuntamento è stato anticipato al 14 dicembre, raccomanda ai Vicari di continuare a incoraggiare la partecipazio-ne al Corso.

Domenica 16 dicembre, alle ore 12.00, il seminarista Giuseppe Leone sarà ammesso tra i candidati agli ordini sacri. La celebrazione avrà luogo nella Parrocchia di Santa Maria del Porto, dove il giovane ha svolto il suo servizio pastorale.

Sempre il 16 dicembre, presso Villa Borromeo, si terrà il primo incontro di “Al poz-zo di Sicar”, un’ iniziativa di pastorale vocazionale rivolta ai giovani che inten-dono prendere in seria considerazione l’ipotesi di una loro consacrazione a Dio. L’Arcivescovo, sottolineando l’importanza di diffondere e proporre tale iniziativa, distribuisce ai presenti la Preghiera per le Vocazioni da lui preparata, invitando a recitarla e a farle recitare ogni giorno.

Giovedì 20 dicembre si svolgerà la mattinata di ritiro del clero.Il 29 dicembre, ultimo sabato del mese, si terrà il terzo incontro delle “Notti di Nicode-

mo”, un’altra iniziativa a carattere vocazionale, che va promossa con convinzione.1 gennaio 2013: Giornata Mondiale della Pace. Per diffondere in tutte le comunità

l’apposito Messaggio del Papa, come è ormai tradizione, si svolgerà in Cattedra-le, alle ore 18.00, la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo con la consueta consegna del documento a tutti i responsabili delle istituzioni e dei settori formativi dell’Arcidiocesi.

A proposito dell’iniziativa “In dialogo con la città”, sono già stati stabiliti due dei tre incontri previsti: il 1 febbraio 2013, alle ore 21.15, con S. Em. Cardinale Camillo Ruini; il 26 aprile con S. Em. Cardinale Gianfranco Ravasi. I due incontri si ter-ranno in Cattedrale per consentire un’ampia partecipazione.

L’Arcivescovo, infine, propone di rinviare al 15 gennaio il prossimo incontro dei Vica-ri (programmato per l’8 gennaio) per inserirlo nella settimana in cui sono previsti tutti gli appuntamenti degli altri organismi diocesani.Si passa quindi al secondo punto all’o.d.g.: Situazione delle Vicarie.A questo proposito l’Arcivescovo pone tre domande:1. nelle Vicarie si tengono i due incontri mensili previsti secondo le modalità indica-

te, uno di carattere prettamente pastorale e l’altro di carattere spirituale?

2. Come procede il coinvolgimento dei laici in questi incontri?

3. Sono in atto iniziative per una proposta di fede adulta per gli adulti?

Dai vari interventi emerge che tutte le Vicarie si sono ormai organizzate per effettuare gli incontri previsti, ma risulta ancora difficile coinvolgere pienamente i laici e pro-porre cammini adeguati a sostenere una fede adulta.L’Arcivescovo consiglia di dedicare particolare cura e attenzione alla costituzione o alla rivitalizzazione dei Consigli Pastorali parrocchiali, perché è dalla collaborazione con i laici più impegnati che possono nascere proposte volte a rafforzare la fede degli adulti, campo in cui la nostra arcidiocesi è particolarmente impegnata in questo anno pastorale.Dopo una breve comunicazione del Vicario Generale, don Stefano Brizi – relativa al terzo punto all’o.d.g. Pastorale Vocazionale – sui cammini di preparazione ai ministeri istituiti e al diaconato permanente, si giunge ad affrontare il quarto punto all’o.d.g.: Convegno Ecclesiale delle Chiese marchigiane.

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L’Arcivescovo chiede come venga diffuso nelle comunità diocesane il sussidio di pre-parazione al Convegno predisposto da un’apposita Commissione e quale contributo possano reciprocamente offrirsi la nostra Chiesa locale e le altre Chiese marchigianeSulla prima questione i Vicari ammettono di non essersi ancora adeguatamente attiva-ti, riconoscendo che il Convegno, con il relativo documento di preparazione, è ancora poco conosciuto.Per quanto riguarda il secondo aspetto, tutti i presenti concordano sul fatto che la no-stra arcidiocesi, impegnata già da alcuni anni in settori sui quali il documento sollecita la riflessione (valorizzazione del laicato, attenzione alle famiglie, percorsi di inizia-zione cristiana ecc.) possa offrire il suo contributo con la testimonianza di esperienze già in atto (soprattutto nel campo degli oratori e dell’ecumenismo). Viene proposto quindi che ogni Vicaria, dopo un’attenta lettura del documento, faccia pervenire il frutto delle proprie riflessioni alla Commissione che rappresenterà la nostra diocesi al Convegno.Si decide pertanto di inserire il “Convegno ecclesiale delle Chiese marchigiane” tra i punti prioritari dell’ordine del giorno del prossimo incontro dei Vicari, che sarà aperto anche a tutti i componenti della suddetta Commissione.Nel corso della riunione giunge una comunicazione – relativa al pagamento dell’IMU – che richiederebbe dei chiarimenti. Essendo però l’ora ormai tarda, si decide di rin-viare al prossimo incontro anche l’esame di questo punto e di trattarlo insieme ai responsabili degli uffici economici della diocesi.

La riunione si chiude con la preghiera alle ore 12.00.

Il VerbalistaPadre Mario Amadeo

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CONSIGLIO DIOCESANO AFFARI ECONOMICI

ARCIDIOCESI DI PESAROUfficio AmministrativoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected]

CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALEPesaro, 19 ottobre 2012

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia, sono presenti i Consiglieri: Sac. Stefano Brizi Vicario, Sac. Silvano Pierbattisti, Sac. Lorenzo Volponi, Sac. Severo Giagnolini, Avv. Renato Brualdi, Sig. Renato Nardelli, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio Macchini, relatore.

Assenti giustificati: Dott. Gaetano Buttafarro segretario, Dott. Cavicchia Leonardo.

Consultori presenti:Sac. Michele Simoncelli, Sac. Marco Farina, Sac. Silvano Pierbattisti.

Consultori assenti giustificati:Mons. Marco De Franceschi, Sac. Graziano Ceccolini, Padre Mario Amadeo.

Presenti anche: Il Vice Direttore della Caritas diocesana: il Diacono Cesare Ceccolini.Il Promotore per il Sostentamento del Clero: Dott. Bruno Gasparini

ANNO 2012 - Assegnazione dei Fondi CEI otto per mille: - per Culto e Pastorale € 507.073,68 - per la Carità € 407.243,69

il Consiglio, presieduto dell’Arcivescovo, all’unanimità ha approvato l’erogazio-ne dell’ 8‰ anno 2012 elargito dalla Conferenza Episcopale Italiana, per Culto-Pa-storale e Carità. Il resoconto verrà pubblicato sul settimanale “Il nuovo Amico” e sul sito dell’Arcidiocesi: www.arcidiocesipesaro.it.

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CULTO e PASTORALELe varie voci sono state presentate e illustrate dal Segretario Elio Macchini, poi di-scusse dai presenti.- Alla voce “Uffici Pastorali” il nostro economo ha precisato che la cifra indicata

riguarda solo una parte delle spese affrontate dalla diocesi ivi compresi gli onorari ad uno studio di avvocatura internazionale di Roma per il recupero di vecchi inve-stimenti di alcuni anni fa.

- La conversazione ha occupato un tempo di rilievo quando si è parlato dei debiti contratti da alcune parrocchie. La diocesi per molti anni dovrà convergere su di esse i contributi annuali dell’8‰ con sofferenza di altre che ne avrebbero bisogno.

Lieve aumento del contributo per il Museo, pur sempre insufficiente. - Quanto al Fondo Diocesano di Garanzia voluto dalla Cei, è da tener presente che

esso per statuto è una somma a disposizione solo per gravi emergenze, e che il suo eventuale utilizzo richiede sempre l’esplicito consenso della CEI

CARITÀL’ambito degli interventi caritativi, in questo nostro periodo di recessione economica, riguarda tanti settori non sempre raggiungibili: il Consiglio ha preso atto delle varie situazioni di necessità presenti nella nostra realtà diocesana. Anche quest’anno la quo-ta degli interventi cariativi ha raggiunto tutti gli ambiti dello scorso anno 2011, si è aggiunta la voce “diaconi” a servizio pastorale per il Carcere di Pesaro con un piccolo contributo per le spese di trasporto per complessivi euro 500,00.Quest’anno 2012, a motivo di un conguaglio che si effettua ogni tre anni, il contributo è stato superiore di € 64.957,77 per cui è stato possibile, una tantum, elargire in ag-giunta i seguenti contributi: € 10.000,00 per la carità del Vescovo, €10.000,00 per la Caritas diocesana ed il resto quale accantonamento per gli imprevisti sempre presenti.

L’ Economo dell’Arcidiocesi Il Dir. Ufficio Amm. – Segretario ff. (Rag. Elio Macchini) (Sac. Silvano Pierbattisti)

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ARCIDIOCESI DI PESAROUfficio AmministrativoVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected]

CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALEPesaro, 19 ottobre 2012

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia, sono presenti i Consiglieri: Sac. Stefano Brizi Vicario, Sac. Silvano Pierbattisti, Sac. Lorenzo Volponi, Sac. Severo Giagnolini, Avv. Renato Brualdi, Sig. Renato Nardelli, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio Macchini, relatore.

Assenti giustificati: Dott. Gaetano Buttafarro segretario, Dott. Cavicchia Leonardo.

Consultori presenti:Sac. Michele Simoncelli, Sac. Marco Farina, Sac. Silvano Pierbattisti.

Consultori assenti giustificati:Mons. Marco De Franceschi, Sac. Graziano Ceccolini, Padre Mario Amadeo.

Terminato l’incontro di assegnazione del contributo dell’ 8‰ i membri del Consi-glio per gli Affari Economici hanno continuato la seduta e, per i primi due punti del programma, anche la presenza dei Consultori 1 - INTERVENTO CHIESA S. GIACOMO IN PESARO.Da anni la Chiesa (e locali adiacenti) della Rettoria di San Giacomo Maggiore Apo-stolo, ex parrocchia, è chiusa al culto. La nostra Arcidiocesi, proprietaria dell’immo-bile, intende riaprirla al Culto dopo un degno restauro che comprende anche alcuni ambienti a servizio della Chiesa e con funzioni pastorali. È con il contributo dei Beni Culturali della Cei, dell’eredità testamentaria di un com-pianto sacerdote e dell’eredità di una devota persona, che si rende possibile l’inter-vento di restauro. È stato esaminato a più riprese il progetto di ristrutturazione, opera dell’Ing. Marchet-ti, che ha tenuto conto delle osservazioni legate alle esigenze pastorali degli ambienti. In seguito è stata presa in esame la documentazione di cinque ditte appaltatrici dando l’assenso a quella che per stima e capacità tecniche ha offerto maggiore ribasso.Il Consiglio per gli Affari Economici della diocesi ed i membri Consultori, all’unanimità, hanno approvato il progetto e l’assegnazione dei lavori. L’opera dovrà essere eseguita con la formula “chiavi in mano”.

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2 - PROGETTO CASA DI OSPITALITÀ: EX “CASA GUERRINO”ZONA SEMINARIO.Il Consiglio non ritorna sulle motivazioni espresse già nel Consiglio per gli Affari Economici del 17 marzo e del 7 settembre del presente anno, essendo nota l’importan-za e l’occasione irripetibile dell’aumento della cubatura per una costruzione con sca-denza giugno 2013. È stato riesaminato il progetto decurtato di alcuni servizi acces-sori, come da nostra decisione, per ridurne i costi, accessibili alle nostre possibilità. Il Consiglio per gli Affari economici ed i membri Consultori all’unanimità hanno espresso parere favorevole: a) a presentare domanda all’Edilizia di Culto per l’asse-gnazione del contributo; b) ad accogliere il progetto elaborato dai fratelli Giacomini, Ing. Gabriele e Arch. Luigi; c) ad assumere da parte della Diocesi il carico economico della quota del 25% sulla spesa totale dell’opera. L’opera dovrà essere eseguita con la formula “chiavi in mano”.

3 - PARROCCHIA DI S. MICHELE ARCANGELO IN MONTEGAUDIO: RI-CHIESTA AUTORIZZAZIONE PRESTITO DI € 25.000,00 CON BANCA DEL-LE MARCHE PER INSTALLAZIONE DI 2 IMPIANTI DI FOTOVOLTAICO.Il parroco di Montegaudio, Sac. Enrico Giorgini, ha chiesto di poter installare due piccoli impianti di “fotovoltaico”:a) l’uno complanare al tetto della polisportiva della parrocchia in via Castello 1, al

fine di integrare le fonti tradizionali di energia ad esclusivo uso dell’immobile: produzione di KW 7,5;

b) l’altro complanare al tetto della casa parrocchiale, ad esclusivo uso dell’immobile, di KW 2,88.

Da notare che il costo complessivo degli impianti è calcolato in € 25.000,00. Il Consiglio dopo qualche perplessità per l’eventuale rischio di solvenza delle rate di mutuo, dà parere favorevole a contrarre il mutuo di € 25.000,00 per i due impianti di fotovoltaico ponendo le seguenti condizioni: a) consegna in Curia del parere favore-vole sottoscritto dai membri del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia; b) assicurazione da parte dei tecnici circa i reali costi degli impianti per non incorrere in sorprese, che la parrocchia non è in grado di assolvere; c) che venga assicurata la copertura finanziaria del mutuo con entrate certe.N.B. al momento, per decisione del parroco don Enrico Giorgini, la richiesta viene sospesa per dare priorità ad altro progetto riguardante la parrocchia di S. Michele Arcangelo in Sant’Angelo in Lizzola, progetto che verrà presentato nel prossimo Consiglio.

4 - LAVORI AL CINEMA ASTRA.Il contratto di locazione con la società LULU’ gestrice del Cinema Astra ha termine con l’anno in corso 2012. La società chiede il rinnovo alle stesse condizioni economi-che e nel contempo chiede di poter realizzare dei lavori al locale, ritenuti necessari per migliorare l’efficienza del locale stesso.I lavori che la società intende eseguire senza alcuna rivalsa sono: ampliamento del pal-co, realizzazione di spogliatoi, rinnovo poltrone delle prime cinque file, rinnovo luci interne, tinteggiatura delle pareti; nel contempo la società chiede all’Arcidiocesi di provvedere direttamente al rifacimento dei bagni non conformi alle norme sanitarie.

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Il Consiglio dà parere favorevole sia ai lavori indicati dalla Società gestrice del Cine-ma Astra e sia a quelli che la diocesi dovrà sostenere per adeguare i bagni alle norme sanitarie vigenti, ma pone come condizione: a) verifica tecnico-giuridica del con-tratto di locazione che contempla una prevalenza della gestione Cinema rispetto alla gestione Bar negli stessi immobili; b) rinnovo del contratto di locazione per il minor tempo possibile.

5 - PARROCCHIA S. MARIA DI LORETO: AUTORIZZAZIONE SERVITÙ.L’ENI S.p.A., proprietaria della stazione di rifornimento di carburante in zona conti-gua ai campi sportivi della parrocchia, ha chiesto di realizzare una fognatura interrata defluente nel Fosso Genica attraversando il confine di proprietà della parrocchia. Il passaggio della fogna interrata costituisce una servitù che l’ENI riconosce con un indennizzo di € 5.000,00.Il Consiglio dà parere favorevole a costituire una servitù per il passaggio di una fogna interrata a confine della proprietà e nel contempo sollecita il parroco a consegnare in Curia il bilancio dell’anno 2011.

6 - S. MARIA FABBRECCE: COMODATO GRATUITO PER ALLOGGIO DI UNA FAMIGLIA Il parroco don Lino Capriotti ha chiesto di concedere in comodato gratuito un piccolo locale, igienicamente idoneo, all’interno del “torrino”, costruzione che sostiene l’arco di ingresso di casa Benvenuti, alla signora Guerra Bozo Yolanda del Carmen. Detta signora di origine cilena, non ha possibilità economiche ed ha necessità di avere un punto preciso di riferimento. Il Consiglio dà parere favorevole a concedere il comodato gratuito alla signora in-dicata in premessa ponendo le seguenti condizioni: a) presentare in Curia il parere favorevole del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia; b) verificare se il locale del comodato è omologato a civile abitazione; c) che il contratto di comodato sia veramente gratuito senza richiesta di alcun servizio ed abbia un termine preciso indicato, non oltre i due anni, salvo disdetta da inviare a mezzo raccomandata almeno sei mesi prima della scadenza ; d) che venga consegnato in Curia il bilancio dell’anno 2011.

7 - AZIENDA OSPEDALIERA DI PESARO: DOMANDA DI RIDUZIONE DEL CANONE DI LOCAZIONE.L’Azienda Ospedaliera per lo stabile di Viale Trieste 391 in locazione da parte della nostra Arcidiocesi, ha chiesto una riduzione del canone di affitto pari al 20%.La motivazione della richiesta riguarda la forte crisi economica che ha comportato una notevole riduzione dei canoni di locazione specialmente quelli per uso ufficio e attività commerciali.Il Consiglio, in via del tutto eccezionale, dati i buoni rapporti sempre intercorsi tra la diocesi e l’Azienda Ospedaliera, intende concedere una piccola riduzione al canone di affitto. Di conseguenza è necessario sottoscrivere tra le parti l’atto di variazione del contratto di affitto.Quanto al numero dei Cappellani che prestano servizio in Ospedale, questa materia dovrà essere disciplinata da apposita convenzione tra l’Azienda Ospedaliera Marche Nord e la Provincia Picena dei Frati Minori.

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8 - PARROCCHIA DI S. TOMMASO IN FOGLIA DI APSELLA: RICHIESTA DI COMODATO GRATUITO.Il parroco don Zenaldo Del Vecchio ha chiesto l’autorizzazione a contrarre un como-dato gratuito per una abitazione, in casa canonica, dei coniugi peruviani Fernandes Julio e Spinosa Laudes i quali attendono di maturare la loro piccola pensione per ritornare in patria. Sono dei buoni cristiani, anziani (64 e 66 anni) utili alla parrocchia anche per la sola presenza di qualcuno in casa.Il Consiglio concede la stipula di un comodato gratuito alle seguenti condizioni: a) presentare in Curia il parere favorevole del Consiglio per gli Affari Economici della parrocchia; b) che il contratto di comodato abbia un termine preciso indicato, non ol-tre i due anni, salvo disdetta da inviare a mezzo raccomandata almeno sei mesi prima della scadenza; c) che il contratto di comodato sia veramente gratuito, senza richiesta di alcun servizio.

L’ Economo dell’Arcidiocesi Il Dir. Ufficio Amm. – Segretario ff. (Rag. Elio Macchini) (Sac. Silvano Pierbattisti)

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CONSIGLIO PER GLI AFFARI ECONOMICI - VERBALEPesaro, 10 dicembre 2012

Presiede S.E. Mons. Piero Coccia, sono presenti i Consiglieri: Sac. Stefano Bri-zi Vicario, Sac. Silvano Pierbattisti, Avv. Renato Brualdi, Sig. Renato Nardelli, Ing. Marchetti Alberto, Sig. Elio Macchini relatore, Dott. Gaetano Buttafarro segretario.

Assenti giustificati: Sac. Lorenzo Volponi, Sac. Severo Giagnolini, Dott. Cavicchia Leonardo.

Premessa: ricevuti i suggerimenti, l’Arcivescovo Mons. Piero Coccia, ha approvato le conclusioni dei singoli argomenti all’o.d.g.

1 - ENTE SEMINARIO ARCIVESCOVILE: DOMANDA DI FINANZIAMEN-TO INFRUTTIFERO PER LAVORI ESEGUITI.Alla richiesta dell’Ente Seminario fatta all’Arcidiocesi per ottenere un finanziamen-to infruttifero per ultimare i pagamenti relativi alla ristrutturazione del complesso edilizio di Via Bramante/Bixio, è stata concessa l’autorizzazione al prestito con la condizione del rimborso sia pure nell’arco di qualche anno, non appena costituitasi la liquidità dell’Ente Seminario.

2 - PARROCCHIA DI S. MICHELE ARCANGELO IN SANT’ANGELO IN LIZZOLA: MANUTENZIONE STRAORDINARIA AL TETTO E LOCALI PARROCCHIALI. Il parroco dell’Unità Pastorale, Sac. Enrico Giorgini, ha presentato domanda, per la parrocchia di S. Michele Arcangelo in Sant’Angelo in Lizzola, di eseguire lavori ur-genti di straordinaria manutenzione per la caduta del tetto della Chiesa ed ai locali parrocchiali. La spesa prevista per metà è coperta dal contributo dei Beni Culturali della CEI, per l’altra metà viene chiesto un intervento all’Arcidiocesi che verrà rim-borsato con la vendita della Chiesetta della Valle, detta di S. Eurosia. Viene concesso il prestito e nel contempo: a) il Consiglio diocesano rettifica quanto stabilito nella riunione per gli Affari Economici del 22-12-2010 e precisa che dal ricavato della vendita della suddetta Chiesa, restituito il debito all’Arcidiocesi, il ri-manente dovrà essere messo a disposizione del centro pastorale di Villa Betti; b) il parroco don Enrico Giorgini, dovrà far pervenire in Curia il parere scritto e firmato dei Consiglieri della Parrocchia di Ginestreto intorno alla destinazione del ricavato dalla vendita del rudere della chiesetta.

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3 - PARROCCHIA SACRA FAMIGLIA DI COLOMBARONE: AUTORIZZA-ZIONE PER LAVORI AL TETTO DELLE CHIESA. Il parroco, Sac. Daniele Federici, chiede l’autorizzazione ad eseguire urgenti lavori di ripristino al tetto delle Chiesa parrocchiale. La Parrocchia ha disponibilità liquida necessaria per affrontare i lavori. Viene concessa l’autorizzazione ai lavori del tetto e che tutto si svolga a norma.

4 - CHIESA DI S. MARTINO IN FARNETO: AUTORIZZAZIONE E CONTRI-BUTO PER RISANAMENTO TORRE CAMPANARIA.“La torre campanaria della Chiesa di S. Martino in Farneto ha urgente necessità di essere sanata. Alla spesa prevista a preventivo dell’Ing. Giacomini Gabriele, il Con-siglio ha concesso un contributo che, se proprio necessario, potrà raggiungere € 5.000,00; auspicando che il Comitato continui con la stessa sensibilità nel prezioso aiuto per opere di così rilevante interesse storico/artistico.”

5 - PARROCCHIA S. GIOVANNI IN GRADARA: AUTORIZZAZIONE PER IPOTECA SU FABBRICATO DI PROPRIETÀ.La Parrocchia di S. Giovanni in Gradara nella persona del parroco, Sac. Germano Montesi, chiede l’autorizzazione ad iscrivere ipoteca sull’immobile in Gradara chia-mato “La Botte” per contrarre un mutuo con la B.C.C. di Gradara. Il finanziamento è destinato alla estinzione di uno scoperto temporaneo in C/C a tasso molto più elevato, a suo tempo richiesto per i lavori relativi al complesso di Fanano. Le rate del mutuo saranno pagate con l’incasso dei canoni di affitto di altri immobili di proprietà della Parrocchia.Il Consiglio si è soffermato a lungo sul problema dell’ipoteca del fabbricato “la Bot-te”, ed infine ha disposto che l’autorizzazione eventuale all’ipoteca è condizionata all’incontro già fissato con il parroco per fare il punto esatto sulla situazione econo-mica della parrocchia stessa.

6 - ARCIDIOCESI DI PESARO: DONO ALLA PARROCCHIA DI S. LUCIA DI UN VANO UTILE ALLA PARROCCHIA.L’Ente Arcidiocesi di Pesaro ritiene opportuno donare alla Parrocchia dei Santi Gia-como e Lucia in Pesaro un locale, da sempre utilizzato dalla Parrocchia per servizi pastorali, distinto al Catasto del Comune di Pesaro al Foglio 67, part. 1884 sub. 16, superficie mq 83, rendita € 176,42.Il Consiglio esprime all’unanimità parere favorevole alla donazione dell’aula su descritta alla Parrocchia dei Santi Giacomo e Lucia, tenuto presente che da sempre detta stanza è stata utilizzata per motivi pastorali dalla medesima parrocchia.

7 - APPROVAZIONE DEL PROGETTO E DELLA RELATIVA COPERTURA ECONOMICA DELLE COSTRUENDE AULE DI MINISTERO PASTORALE DELLA PARROCCHIA DI S. FABIANO IN VILLA CECCOLINI DI PESARO.Eseguita la verifica del nostro Consiglio al progetto delle costruende aule di ministero pastorale e al reale costo dei lavori, alla presenza del parroco di S. Fabiano, Sac. Mat-teo Merli, e del progettista Renato Morsiani, il Consiglio all’unanimità approva sia il progetto che la copertura economica raccomandando con decisione che tutto venga eseguito con la formula chiavi in mano e senza sorprese.

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8 - ECONOMATO DELL’ARCIDIOCESI: SITUAZIONE ECONOMICA GENERALE DEL MOMENTO.La particolare situazione del paese, vissuta con sofferenza da tanti, ci impegna sempre più a scelte oculate e mirate nel campo economico, per cui sentiamo il dovere di rac-comandare, specialmente ai responsabili delle comunità parrocchiali, di non caricarsi di pesi e debiti senza precise e sicure coperture economiche.L’attuale momento difficile si riflette anche sulla nostra diocesi impegnata a portare aiuto in situazioni gravi e non di facile soluzione.La provvidenza dell’otto per mille, poi, non riesce più a soddisfare le attuali esi-genze e richieste come in passato. Pertanto anche il contributo, solitamente elar-gito in tre anni, per le opere dell’edilizia di Culto, viene annullato.

L’ Economo dell’Arcidiocesi Il Dir. Ufficio Amm. – Segretario ff. (Rag. Elio Macchini) (Sac. Silvano Pierbattisti)

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COMMISSIONE DIOCESANA ARTE SACRA

ARCIDIOCESI DI PESAROCommissione Arte SacraVia Rossini, 62 – 61122 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected]

COMMISSIONE DIOCESANA ARTE SACRA - VERBALEPesaro, 20 ottobre 2012

La Commissione Diocesana Arte Sacra si è riunita il giorno 20 ottobre alle 11,30 con il seguente o. d. g.:

Progetto delle opere artistiche dell’area del Presbiterio, al completo, dell’erigen-da Chiesa di Padiglione (PU).

Presenti: S.E. l’Arcivescovo Piero Coccia, Presidente, i membri: dott, Renato Nar-delli, don Stefano Brizi,don Silvano Pierbattisti, don Gino Rossini, prof. Grazia Ca-legari, prof. Anna Pieretti, arch. Margherita Finamore, ing. Alberto Marchetti e rag. Gianfranco Angelini segretario.Presente il parroco del Corpus Domini di Padiglione: Sac. Michele Simoncelli.Assenti giustificati: prof. Mario Morbidoni, dott. Gaetano Buttafarro.Presenti anche i progettisti di tutto il complesso: Ing. Giacomini Gabriele e arch. Gia-comini Luigi.

All’inizio dell’incontro si è ritornati sulle considerazioni emerse nel primo incontro del 18-05-2009, riguardanti osservazioni sulla diversa collocazione della Sede, dello strumento musicale e del coro da inserire al di sotto del gradino del presbiterio.I membri del Consiglio sono stati aggiornati sull’incontro informale avuto con i re-sponsabili dell’Edilizia di Culto di Roma per una visione preliminare di un progetto artistico del presbiterio a opera del Centro AVE di Loppiano. Dall’incontro di Roma, sono emerse nuove idee circa la collocazione del tabernacolo, del battistero e della Sede ecc.

Alle nostre osservazioni il Centro Ave di Loppiano si è attivato per un rifacimento dell’opera artistica, ridimensionando, su nostra richiesta, il costo dell’opera, da conte-nersi nei parametri indicati dalla CEI.

Il nuovo progetto è stato preso in esame verificando bene la collocazione dell’altare, dell’Ambone, della Sede, del Tabernacolo e del Fonte battesimale. È sembrato a tutti logica la collocazione di ogni elemento all’infuori della Sede che si ritiene opportuno collocare un po’ più avanti per migliore visibilità dell’aula assembleare.

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Per quanto riguarda il settore artistico delle opere e alla loro idea espressiva che evi-denziano, sono state fatte alcune considerazioni e rilievi riguardanti:

1 - Altare: due blocchi quadrati sovrapposti e leggermente ruotati, immagine del sepolcro aperto: significativa l’idea che però potrebbe non avere imme-diata comprensione.

2 - Sede del celebrante: è desiderata maggiore imponenza della Sede arric-chendola di elementi presenti nell’ambone.

Per gli altri elementi, compresi i bassorilievi e le vetrate: significativo gradimento di tutti.

Il Segretario Rag. Franco Angelini

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CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI

ARCIDIOCESI DI PESAROConsulta delle Aggregazioni LaicaliVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI - VERBALEPesaro, 3 ottobre 2012

Il giorno 3 ottobre 2012, alle ore 21.15, presso la Sala dell’Episcopio, convocati con e-mail del 21 settembre 2012, si riuniscono i componenti della Consulta delle Aggre-gazioni laicali sul seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni dell’Arcivescovo 2. Anno della Fede 3. Pastorale Vocazionale 4. Secondo Convegno Regionale Marchigiano (Loreto, 22 – 24 novembre 2013) 5. Indicazioni emerse dal Convegno Diocesano

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti: 1. Don Stefano Brizi, Vicario Generale 2. Sig.ra Paola Sorbini Brualdi, Movimento di Rinascita Cristiana 3. Sigg. Alberto e Rita Guidelli, Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani 4. Sig.ra Ornella Marcheggiani Dini, Ordine Francescano Secolare Cappuccini 5. Dott.ssa Maria Rita Giorgi, Associazione Genitori 6. Dott.ssa Marta Mauri, Associazione Italiana Maestri Cattolici 7. Sig. Luca Pedini, Fraternità di San Francesco 8. Sig. Giuseppe Cavallo, Fraternità di San Francesco 9. Sig. Maurizio Mazzoli, Forum delle Famiglie 10. Sig.ra Annalisa Belfortini, U.N.I.T.A.L.S.I. 11. Sig. Alberto Leonardi, A.G.E.S.C.I. 12. Sig.ra Daniela Scavolini, Rinnovamento nello Spirito 13. Sig. Giancarlo Morini, Cammino Neocatecumenale 14. Sig. Luigi Tonelli, Azione Cattolica Italiana

Assente giustificata: Sig.ra Maria Pia Mulazzani, CIF (sostituita dalla prof.ssa Gra-ziella Vitali)

Funge da segretario: prof.ssa Paola Campanini

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L’Arcivescovo, dopo aver aperto l’incontro con una preghiera, dà comunicazione dei prossimi impegni diocesani previsti per l’ “Anno della fede”.Innanzitutto sottolinea che nel prossimo anno pastorale tutta l’attività ordinaria e stra-ordinaria della diocesi sarà centrata sul tema della fede, secondo l’indicazione del Papa; comunica poi che tra gli eventi “straordinari”, uno dei più significativi sarà il Pellegrinaggio del 10 aprile 2013 sulla tomba di San Pietro, guidato dall’Arcivescovo, il cui programma prevede l’ udienza dal Papa al mattino e la celebrazione eucaristica in San Pietro nel pomeriggio. Mons. Coccia auspica un’ampia partecipazione a tale gesto e invita i presenti a diffondere immediatamente la notizia, essendo necessario, per problemi organizzativi, raccogliere quanto prima le adesioni. Delegato per questo impegno è don Giuseppe Fabbrini. Tra gli appuntamenti “ordinari” ricorda:4 ottobre – Benedetto XVI sarà a Loreto in occasione del 50esimo anniversario del

viaggio compiuto dal Papa Giovanni XXIII alla vigilia del Concilio Vaticano II e presiederà una concelebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica della Santa Casa.

13 ottobre – Inizio ufficiale dell’Anno della Fede nella nostra Arcidiocesi. L’Arcive-scovo spiega che la data è stata posticipata di due giorni rispetto a quella dell’11 ottobre stabilita dal Pontefice (giorno di inizio del Concilio) per permettere a tutte le parrocchie di celebrare tale avvenimento durante le messe vespertine prefestive del sabato.

17 ottobre, ore 10.30 – Inaugurazione della Cappella dell’Ospedale, finalmente re-staurata dopo una lunga relegazione in un container. L’Arcivescovo esprime la sua soddisfazione per l’evento, felicemente coincidente con l’ “anno della fede” e dichiara la sua intenzione di istituire, all’interno dei due plessi ospedalieri una Cappellania – costituita da religiosi, diaconi, ministri dell’eucarestia, volontari di associazioni impegnate nel campo sanitario – come segno visibile della presenza della Chiesa in quella realtà di sofferenza.

19 ottobre, ore 21.15 – Veglia Missionaria in Cattedrale. L’Arcivescovo, dopo aver ricordato ancora una volta di avere ridotto le Veglie diocesane a 4 (missionaria, ecumenica, vocazionale, di Pentecoste), invita caldamente i movimenti e le asso-ciazioni laicali ad essere presenti almeno a questi quattro momenti.

21 ottobre – “Festa del Voto”: Solennità della Beata Vergine delle Grazie, compatrona della nostra città. Il programma della giornata dedicata a Maria, prima “donna di fede” e “modello di fede per i credenti”, prevede: alle ore 10.00 una Concele-brazione solenne presieduta da S. E. Mons. Coccia; alle ore 16.00 la tradizionale processione per le vie del centro con conclusione in Piazza del Popolo, dove l’Ar-civescovo terrà un discorso. L’Arcivescovo raccomanda di partecipare, non solo per onorare e pregare la Madonna, ma anche per dare alla città una testimonianza di Chiesa come “popolo” di Dio.

26 ottobre – Inizio del Corso per Operatori Pastorali, organizzato dagli Uffici della Liturgia, della Catechesi e della Carità, che si svolgerà da ottobre a marzo, l’ultimo venerdì di ogni mese (per un totale di sei incontri). L’Arcivescovo sottolinea che il Corso è sempre espressione del cammino che la diocesi vive in un determinato anno pastorale. Per questo il Corso 2012-2013 sarà centrato, secondo le indica-zioni del Papa, sul Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento prezioso ma non sempre adeguatamente conosciuto.

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I contenuti e i relatori del Corso vengono presentati dal prof. Paolo Boni, Direttore dell’ISSR “Giovanni Paolo II”, con la cui collaborazione il Corso è stato attivato.Al tema della fede (in particolare al rapporto “fede – scienza”, “fede – ragione”, “fede – Parola”) sarà dedicata anche un’altra iniziativa dell’Istituto, il ciclo di in-contri “In dialogo con la città”, per la quale si stanno ancora contattando i relatori (confermato per il momento il Cardinale Gianfranco Ravasi),L’Arcivescovo, inoltre, dopo avere precisato che la presenza in diocesi di un Istitu-to Superiore di Scienze Religiose è un privilegio, considerato il ridimensionamen-to operato dalla CEI del numero degli Istituti riconosciuti in Italia, invita tutti a valutare l’eventualità di una iscrizione e cede di nuovo la parola al prof. Boni, che sottolinea ulteriormente il valore e la qualità dei corsi accademici.

Si passa al terzo punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. L’Arcivescovo dichiara di voler riservare, nel corrente anno, una particolare cura alle vocazioni alla vita sacer-dotale, religiosa (maschile e femminile) e consacrata; invita tutti a pregare insistente-mente per questa intenzione e a creare nelle varie comunità un terreno favorevole alla risposta dei giovani (attualmente in diocesi ci sono cinque seminaristi aspiranti alla vita sacerdotale secolare, quattro ragazzi e due ragazze aspiranti alla vita religiosa). Mons. Coccia cede poi la parola al responsabile, don Stefano Brizi, Vicario Generale, che, parlando a nome di una “équipe vocazionale” appena costituita e formata da 15 persone, illustra le iniziative in programma:Le Notti di Nicodemo: incontri mensili di preghiera e di ascolto della Parola, che

saranno rivolti ai giovani delle nostre comunità e si svolgeranno l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini (dalle ore 21.15 alle ore 22.15). Gli incontri saranno strutturati in un annuncio della Parola di Dio, in un momento di preghiera silenzioso, in una testimonianza di persone che hanno fatto una scelta vocazionale. L’animazione del gesto dovrebbe essere affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. Nel programma è prevista anche la partecipazione alla Via Crucis diocesana e alla Veglia di Pentecoste.

Al Pozzo di Sicar: l’iniziativa può essere considerata una piccola scuola di discerni-mento. Consiste in incontri mensili domenicali di un’intera giornata, rivolti a quei giovani che già si stanno interrogando sulla direzione da dare alla propria vita e hanno desiderio di mettersi in gioco in una verifica vocazionale.

Settimane vocazionali, da svolgersi nelle parrocchie, con sacerdoti, religiosi e religio-se, per suscitare attenzione e interesse verso la vita consacrata.

Monastero invisibile: iniziativa seguita da mons. Marco Farina. Si tratta di persone anziane o malate che assumono l’impegno di offrire la loro preghiera per le voca-zioni.

Si passa al quarto punto all’o.d.g.: Secondo Convegno Regionale Marchigiano. Mons. Coccia comunica che il Convegno si svolgerà a Loreto dal 22 al 24 novembre 2013 (a vent’anni di distanza dal primo) sia per fare il punto sulla situazione attuale (cammino compiuto dalle nostre chiese e cambiamenti socio-culturali verificatisi nel-la nostra Regione) sia per tracciare una proposta di nuova evangelizzazione che fac-cia perno soprattutto sulla famiglia. Viene distribuito ai presenti il sussidio “Alzati e va’… Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche”, pubblicato per aiutare le diocesi a prepararsi all’avvenimento.Si passa infine al quinto punto all’o.d.g.: Convegno diocesano “Essere adulti nel-la fede”, svoltosi il 22-23 settembre. L’Arcivescovo, dopo aver fatto distribuire gli

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Atti, chiede alla prof.ssa Paola Campanini, dell’équipe organizzativa, di presentare sinteticamente i contenuti del Convegno, che vengono così riassunti: la relazione di don Armando Matteo si è soffermata sulla “scomparsa” della figura dell’adulto nella società attuale, dominata da una mentalità giovanilistica, con gravi conseguenze sul piano dell’educazione, in particolare dell’educazione alla fede; le testimonianze della diocesi di Brescia e delle parrocchie (Loreto e Borgo Santa Maria) della nostra arci-diocesi hanno messo a fuoco prevalentemente il problema dei genitori dei bambini/ragazzi che frequentano il catechismo e del loro coinvolgimento nel percorso di fede dei figli, così che gli adulti stessi abbiano la possibilità o di maturare la loro fede o di riaccostarsi ad essa. Le “conclusioni” dell’Arcivescovo, dopo i lavori di gruppo, hanno sottolineato come nel Convegno siano emerse fondamentalmente due neces-sità: da un lato vivere una fede adulta, e quindi comprendere sempre di più che cosa ciò significhi; dall’altro proporre o riproporre la fede al mondo complesso e variegato degli adulti: a quelli cosiddetti “della soglia”, a chi cerca la fede in maniera sofferta, a chi crede più per tradizione che per convinzione, a chi vive situazioni familiari “ferite” (separati, divorziati, risposati), a chi è impegnato nel mondo delle istituzioni, dell’eco-nomia, del lavoro e della scuola.

A questo punto l’Arcivescovo invita i membri della Consulta ad illustrare come le diverse realtà da loro rappresentate intendano rispondere alle indicazioni del Papa per l’ “Anno della fede”.Intervengono in successione tutti i presenti:Graziella Vitali (CIF) : il programma del CIF inizierà con una relazione dell’Arcive-scovo (17 settembre p.v.) sull’ “Essere adulti nella fede” poi proseguirà con una serie di incontri, tenuti da psicologi e psicoterapeuti, sul rapporto figli-genitori.Paola Sorbini (Movimento di Rinascita): questo anno è particolarmente importan-te perché ricorre il 70° anniversario della nascita del Movimento; l’evento non sarà solo celebrativo, ma sarà vissuto come occasione di crescita nella fede. Per questo è previsto un ciclo di incontri “Prove di futuro: uscire all’aperto”, che metterà in luce l’esigenza di proporre responsabilmente la fede a tutti e di esprimere un giudizio sulla cultura in cui viviamo.Rita Guidelli (MASCI): il programma non è stato ancora elaborato dal Consiglio, ma dovrà presto essere concordato con il nuovo assistente, don Giampiero Cernuschi. Domenica scorsa (30 settembre) si è tenuto un incontro del MASCI regionale, in cui, dopo una relazione di Padre Lorenzo dei Silvestrini, si sono svolti cinque gruppi di lavoro sulla fede, seguiti poi da un dibattito e un confronto tra i rappresentanti dei vari gruppi. Ornella Dini (Ordine Francescano Secolare Cappuccini): l’attività è iniziata con un ritiro in Agosto e con un pellegrinaggio ad Assisi in settembre; proseguirà con la celebrazione della Festa di San Francesco, con il triduo per Santa Elisabetta, patrona dell’Ordine (occasione in cui un ragazzo inizierà il cammino francescano) e con una Mostra Missionaria a dicembre.Rita Giorgi (Age): il programma dell’Associazione non è ancora pronto, perché la sua elaborazione avviene sempre dopo il Convegno ed anche perché si attendono le indicazioni dell’Assemblea regionale che si deve ancora riunire.

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Marta Mauri (AIMC): è in via di conclusione l’allestimento della Mostra su San Fran-cesco realizzata con i lavori dei bambini delle scuole primarie: un’attività mirata a recuperare le radici della fede attraverso i piccoli e accompagnata da un corso di formazione per docenti (pellegrinaggio a La Verna). È imminente inoltre la pubblica-zione del testo “Con San Francesco per le vie del mondo”.Luca Pedini e Giuseppe Cavallo (Fraternità di Sa, Francesco): oltre ad aver vissuto un campo estivo molto ricco sul piano spirituale, sono stati organizzati dei lavori di gruppo con i numerosi ragazzi xche abbiamo (divisi in cinque gruppi per età) tre gior-ni per gruppo per introdurli allo spirito francescano. Sabato prossimo si celebrerà il 28° anno di vita della Fraternità: per l’occasione sarà festeggiato l’ingresso di 4 nuove famiglie con otto ragazzi. Si sta organizzando anche un’attività con i giovani (esistono cinque gruppi distinti per età) per introdurli allo spirito francescano (è previsto a breve un loro incontro con l’Arcivescovo). Inizierà presto una collaborazione della Frater-nità con la parrocchia di San Luigi, dove si vorrebbe costituire un gruppo di famiglie. Il 17 ottobre, nella settimana della Madonna delle Grazie, la Fraternità organizzerà un “Omaggio a Maria”, con canti dedicati alla Vergine, eseguiti dai giovani e proiezione di immagini.Maurizio Mazzoli (Movimento dei Focolari): il cammino di formazione del Movi-mento tenderà, come sempre, a veicolare ed approfondire la fede non solo a livello personale ma anche comunitario, puntando sui rapporti di condivisione (secondo le parole di Gesù “da come vi amerete crederanno”). Significativa è stata l’esperienza di formazione giovanile “Costruiamo ponti”, che ha dato impulso ad una presenza nel mondo della scuola, dove prevalentemente i giovani vivono.Annalisa Belfortini (UNITALSI): si è tenuto il tradizionale Pellegrinaggio a Loreto, che, nonostante la contenuta partecipazione, è stato un momento molto significativo anche per la presenza di giovani che hanno dato una bella testimonianza di fede e di solidarietà verso i malati. Per quanto riguarda le attività, proseguiranno quelle dello scorso anno: la fede verrà vissuta con gli ammalati e con il servizio in ospedale.Alberto Leonardi (AGESCI): in diocesi ci sono 8 gruppi di scout. L’attività formativa avviene prima di tutto a livello di responsabili e di animatori, attraverso incontri con gli assistenti ai quali si comunicano dubbi e difficoltà. È essenziale dare una testimo-nianza ai più piccoli, anche se oggi non è facile parlare di fede ai ragazzi al di sotto dei 18 anni.Daniela Scavolini (Rinnovamento nello Spirito): il 28 ottobre si terrà l’Assemblea Regionale del Movimento da cui partirà l’attività locale diocesana. È stata vissuta la bella esperienza del “Seminario di Vita Nuova” che ha segnato la premessa della catechesi di questo anno sulla fede. Particolarmente significativa è l’esperienza con i detenuti del carcere di Villa Fastigi, con i quali una volta al mese si fa adorazione eucaristica. Giancarlo Morini (Cammino Neocatecumenale): l’esperienza catecumenale sta cre-scendo: da quest’anno si estenderà dalla parrocchia di Santa Maria del Porto a quella di Santa Maria delle Fabbrecce. C’è anche un bel gruppo di giovani che ogni giorno recitano il Rosario davanti al Santissimo.Luigi Tonelli (Azione Cattolica): per l’11 ottobre l’Azione Cattolica, in occasione del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, ha organizzato presso la Sala

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San Terenzio una manifestazione (che sarà presenziata anche dall’Arcivescovo), nella quale verranno proiettati due video e ascoltate due testimonianze non solo per fare memoria del’evento, ma anche per renderlo presente e attuale. Il Concilio sarà anche il contenuto di riflessione dell’Assemblea Regionale che si terrà il 28 ottobre. Un terzo momento significativo è rappresentato dal Convegno Nazionale per insegnanti “Una scuola possibile per costruire il domani”, a cui parteciperà anche il ministro dell’istruzione Profumo.

Terminati gli interventi, l’incontro si conclude con una preghiera alle ore 11.00

Il segretario Paola Campanini

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DIRETTORI DI CURIA

ARCIDIOCESI DI PESARODirettori di CuriaVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422

INCONTRO DIRETTORI DI CURIA - VERBALEPesaro, 3 ottobre 2012

Il giorno 3 ottobre 2012 alle ore 10.00, nella Sala - riunioni della Curia, convocati con e-mai del 21 settembre 2012, si riuniscono i Direttori degli Uffici di Curia sul seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni dell’Arcivescovo 2. Anno della Fede 3. Pastorale Vocazionale 4. Secondo Convegno Regionale Marchigiano (Loreto, 22 – 24 novembre 2013) 5. Indicazioni emerse dal Convegno Diocesano “Essere adulti nella fede”

(22-23 / 09 / 2012)

Presiede S. E. Mons. Piero Coccia

Sono presenti: 1. don Stefano Brizi (Vicario Generale) 2. don Gino Rossini (Ufficio Pastorale Liturgica) 3. don Mario Florio (Ufficio Pastorale Catechistica e Ufficio Pastorale Ecumenica) 4. don Giorgio Giorgetti (Ufficio Pastorale Immigrati e Ufficio Apostolato Biblico) 5. don Marco Di Giorgio (Ufficio Caritas) 6. p. Mario Amadeo (Ufficio Pastorale Familiare) 7. dott. Franco Marini (Ufficio Pastorale Scolastica) 8. don Giuseppe Fabbrini (Ufficio Pastorale Oratori) 9. prof. Luigi Storti (Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro) 10. p. Lorenzo Bufarini (Ufficio Pastorale Sanitaria) 11. prof.ssa Paola Campanini (Ufficio Comunicazioni Sociali, Cultura e Stampa) 12. don Giuseppe Scarpetti (Ufficio Cancelleria) 13. don Lorenzo Volponi (Ufficio Cancelleria) 14. don Silvano Pierbattisti (Ufficio Amministrativo) 15. dott. Gaetano Buttafarro (Ufficio Amministrativo) 16. rag. Elio Macchini (Ufficio Economato)

Assenti giustificati: Antonio Barbero (Servizio Informatica), don Enrico Giorgini (Ufficio Pastorale Giovanile), don Michele Simoncelli (Ufficio Pastorale Missiona-ria), prof. Mario Morbidoni (Ufficio Beni Culturali e Artistici), prof.ssa Liliana Dol-cini (Ufficio Turismo, Sport e tempo libero).

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Funge da segretario don Lorenzo Volponi

Dopo una breve preghiera, si passa al primo punto all’odg: Comunicazioni dell’Ar-civescovo.13 ottobre – S.E. Mons. Piero Coccia darà inizio ufficialmente all’Anno della Fede

nella nostra Arcidiocesi (Cattedrale, ore 18.30). La data è stata posticipata di due giorni rispetto a quella dell’11 ottobre stabilita dal Pontefice (giorno di inizio del Concilio) per permettere a tutte le parrocchie di ricordare tale avvenimento du-rante le messe vespertine prefestive del sabato. L’Arcivescovo comunica che tutta l’attività diocesana - ordinaria e straordinaria - del corrente anno pastorale sarà mirata a far maturare nei fedeli la consapevolezza della fede.

18 ottobre – Incontri del clero. In questo Anno della Fede gli incontri previsti saranno impostati sulle 4 Costituzioni del Concilio Vaticano II (Sacrosantum Concilium, Lumen gentium, Dei Verbum, Gaudium et Spes) e sul Decreto Presbyterorum or-dinis

19 ottobre – Veglia Missionaria in Cattedrale, h. 21.15. L’Arcivescovo raccomanda di partecipare e di invitare i fedeli a questo momento.

21 ottobre – “Festa del Voto”: Solennità della Beata Vergine delle Grazie, compatrona della nostra città. Il programma della giornata dedicata a Maria, prima “donna di fede” e “modello di fede per i credenti”, prevede: alle ore 10.00 una Concelebra-zione solenne presieduta da S. E. Mons. Coccia; alle ore 16.00 la tradizionale processione per le vie del centro con conclusione in Piazza del Popolo, dove l’Ar-civescovo terrà un discorso.

22-26 ottobre – Annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a Villa Borromeo, che saranno guidati, secondo la formula già sperimentata gli scorsi anni, da P. Giancar-lo Bruni, religioso dei Servi di Maria, teologo.

26 ottobre – Inizio del Corso per Operatori Pastorali, organizzato dagli Uffici della Liturgia, della Catechesi e della Carità (in collaborazione con l’ISSR “Giovanni Paolo II”). Il corso si svolgerà da ottobre a marzo, l’ultimo venerdì di ogni mese (per un totale di sei incontri) e sarà centrato, secondo le indicazioni del Papa, sul Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento prezioso ma non sempre adeguata-mente conosciuto.

Al tema della fede sarà dedicato anche il ciclo di 3 incontri “In dialogo con la cit-tà” (promosso dall’ISSR), sui temi “fede e ragione, fede e scienza, fede e Parola”. Hanno assicurato la loro presenza il Card. C. Ruini e il Card. G. Ravasi.

L’Arcivescovo raccomanda ai Direttori di valorizzare la grande opportunità forma-tiva offerta dall’Istituto e di promuoverne le iscrizioni in tutte le Parrocchie.

Si passa al secondo punto all’odg: Anno Pastorale.L’Arcivescovo comunica che il 10 aprile 2013 guiderà, per l’Anno della fede, un Pelle-grinaggio diocesano a Roma sulla tomba di San Pietro. Il programma prevede la parte-cipazione all’udienza del mercoledì del Papa (al mattino) e la celebrazione eucaristica in San Pietro (nel pomeriggio). Mons. Coccia auspica un’ampia partecipazione a tale gesto e invita i presenti a diffondere immediatamente la notizia, essendo necessario, per problemi organizzativi, raccogliere quanto prima le adesioni. Delegato per questo impegno è don Giuseppe Fabbrini. Si passa al terzo punto all’o.d.g.: Pastorale Vocazionale. L’Arcivescovo dichiara di voler riservare, nel corrente anno, una particolare cura alla Pastorale Vocazionale, per

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la quale si è recentemente formata una équipe di 15 persone guidata dal Vicario Gene-rale don Stefano Brizi. Il Vicario prende la parola e illustra le iniziative in programma:Le Notti di Nicodemo: incontri mensili di preghiera e di ascolto della Parola, che

saranno rivolti ai giovani delle nostre comunità e si svolgeranno l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini (dalle ore 21.15 alle ore 22.15). Gli incontri saranno strutturati in un annuncio della Parola di Dio, in un momento di preghiera silenzioso, in una testimonianza di persone che hanno fatto una scelta vocazionale. L’animazione di essi sarà affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. Nel programma è prevista anche la partecipazione alla Via Crucis diocesana e alla Veglia di Pentecoste.

Al Pozzo di Sicar: l’iniziativa può essere considerata una piccola scuola di discerni-mento. Consiste in incontri mensili domenicali di un’intera giornata, rivolti a quei giovani che già si stanno interrogando sulla direzione da dare alla propria vita e hanno desiderio di mettersi in gioco in una verifica vocazionale.

Settimane vocazionali, che si svolgeranno, in via sperimentale, in alcune parrocchie, con lo scopo di suscitare attenzione e interesse per la vita consacrata.

Monastero invisibile: iniziativa seguita da mons. Marco Farina. Si tratta di persone anziane o malate che assumono l’impegno di offrire la loro preghiera per le voca-zioni.

Per quanto riguarda il quarto punto all’o.d.g. - Secondo Convegno Regionale Mar-chigiano. Mons. Coccia comunica che il Convegno si svolgerà a Loreto nella fase conclusiva, in concomitanza con la chiusura dell’Anno della fede, dal 22 al 24 no-vembre 2013 (a vent’anni di distanza dal primo) sia per fare il punto sulla situazione attuale (cammino compiuto dalle nostre chiese e cambiamenti socio-culturali verifi-catisi nella nostra Regione) sia per tracciare una proposta di nuova evangelizzazione che faccia perno su alcuni soggetti (ad es. la famiglia). È già disponibile il sussidio “Alzati e va’… Vivere e trasmettere oggi la fede nelle Marche”, pensato per preparare le diocesi all’avvenimento.Si passa al quinto punto all’odg: Indicazioni emerse dal Convegno diocesano Es-sere adulti nella fede”, svoltosi il 22 e il 23 settembre scorsi.. L’Arcivescovo, dopo avere comunicato che sono già disponibili gli Atti del Convegno e dopo aver invitato i Direttori a tenerli presenti nella programmazione dei vari Uffici, cede la parola alla prof.ssa Paola Campanini, che relaziona sinteticamente sui contenuti e sulle conclu-sioni del Convegno: don Armando Matteo si è soffermato sulla “scomparsa” della fi-gura dell’adulto nella società attuale, dominata da una mentalità giovanilistica, e sulle gravi conseguenze nel campo dell’educazione alla fede; le testimonianze della diocesi di Brescia e delle parrocchie della nostra arcidiocesi (Loreto e Borgo Santa Maria) hanno messo a fuoco prevalentemente il problema dei genitori dei bambini/ragazzi che frequentano il catechismo e del loro coinvolgimento nel percorso di fede dei figli. Le scelte operate dalla diocesi di Brescia (obbligatorietà per i genitori di corsi paralleli a quelli dei figli e anticipazione della confermazione rispetto all’eucarestia) hanno suscitato un vivace dibattito nei gruppi di lavoro. Le “conclusioni” dell’Arcivescovo hanno sottolineato come nel Convegno siano emerse fondamentalmente due esigenze: da un lato vivere una fede adulta, e quindi comprendere sempre di più che cosa ciò significhi; dall’altro proporre o riproporre la fede al mondo complesso e variegato degli adulti: a quelli cosiddetti della soglia, a chi cerca la fede in maniera sofferta, a chi crede più per tradizione che per convinzione, a chi vive situazioni familiari ferite

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(separati, divorziati, risposati), a chi è impegnato nel mondo delle istituzioni, dell’eco-nomia, del lavoro e della scuola,ecc.A proposito dell’esperienza di Brescia, sulla quale don Mario Florio precisa che teolo-gicamente l’impianto Battesimo-Confermazione-Eucaristia è più corretto e anche più rispondente ai recenti pronunciamenti magisteriali, l’Arcivescovo sottolinea la neces-sità di tenere presente la situazione della nostra diocesi, che non consente attualmente il cambiamento dell’impianto sacramentale – pastorale.

A questo punto l’Arcivescovo invita i singoli Direttori a presentare le iniziative più importanti previste dai rispettivi Uffici per l’Anno della fede.Don Mario Florio (Ufficio Catechistico): il 2 dicembre 2012, dalle ore 16.00 alle ore

18.30, presso l’hotel Flaminio si svolgerà l’incontro dei catechisti della Diocesi con l’Arcivescovo; di tale iniziativa è emersa l’esigenza in seguito al Convegno Regionale dello scorso giugno. Dopo questa esperienza si valuterà se essa sia da ripetere e con quale cadenza.

L’incontro sarà così strutturato:- Accoglienza e proiezione parziale del DVD “I tesori dell’Arcidiocesi di Pesaro”- Intervento dell’Arcivescovo sul tema: “Una fede adulta da proporre agli adulti”.- Momento assembleare moderato dal Vicario Generale don Stefano Brizi.- Preghiera conclusiva per le vocazioni

Luigi Storti (Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro):- In occasione dei 100 anni di autonomia dell’Albania, si svolgerà a Pesaro, alla

fine di novembre, una Mostra sulla storia di questo Paese. La comunità albane-se è molto numerosa nel nostro territorio e ben integrata nel tessuto sociale.

- È stato organizzato inoltre un importante seminario, che forse verrà allargato ad altre Diocesi vicine, sulle “Regioni ioniche e adriatiche che aprono verso i Balcani” (orizzonte a cui è interessata anche la Pastorale dei Migrantes).

Don Silvano Pierbattisti (Ufficio Amministrativo): è necessario superare il pregiudi-zio, abbastanza diffuso, che l’attività degli Uffici economico-amministrativi sia staccata da quella degli Uffici “pastorali”. In realtà anch’essa richiede un’educa-zione della persona, implicando spirito di collaborazione, responsabilità, onestà, precisione. Occorre aiutare i parroci a cambiare mentalità e a cercare, anche in questo campo, collaboratori affidabili e competenti.

Don Gino Rossini (Ufficio Liturgico): le iniziative previste, già indicate in agenda sono:- Due incontri dei gruppi liturgici parrocchiali sul tema “La Liturgia prima scuo-

la della fede”.- Incontri dei Ministri straordinari dell’Eucarestia (3 in Quaresima e 3 nel Tem-

po di Pasqua), di cui alcuni per la formazione permanente dei vecchi e nuovi ministri e altri per i nuovi.

- Rassegna di Canti per la liturgia eseguiti da alcuni Cori parrocchiali: la prossi-ma Rassegna verrà collocata nella settimana di San Terenzio.

Don Rossini inoltre evidenzia la necessità di promuovere un percorso formativo anche per i piccoli ministranti: proposta condivisa dall’Arcivescovo, dal momento che essi costituiscono un settore della Pastorale Giovanile molto importante.

P. Lorenzo Bufarini (Ufficio Pastorale Sanitaria). Il Direttore comunica che:- mercoledì 17 ottobre, ore 11.00 verrà inaugurata la Cappella dell’Ospedale, fi-

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nalmente restaurata dopo una lunga relegazione in un container. L’Arcivescovo esprime la sua soddisfazione per l’evento, felicemente coincidente con l’ ”anno della fede” e dichiara la sua intenzione di istituire, all’interno dei due plessi ospedalieri una Cappellania – costituita da religiosi, diaconi, ministri dell’eu-carestia, volontari di associazioni impegnate nel campo sanitario – come segno visibile della presenza della Chiesa in quella realtà di sofferenza. L’Ufficio si è rivolto alla diocesi di Verona, per essere aiutato in questo settore. Per il momento a Padre Lorenzo sono stati affiancati P. Aldo Marinelli e P. Giuseppe Guiducci.

- 11 febbraio 2013: in occasione della festa della Madonna di Lourdes si cele-brerà la Giornata Mondiale del Malato.

Paola Campanini (Ufficio Comunicazioni Sociali): è in preparazione un percorso di catechesi articolato in tre 3 spettacoli sui seguenti temi: l’uomo come “domanda”; Gesù come “risposta” alle domande dell’uomo; la Chiesa come il “permanere” di tale risposta. Attualmente è in allestimento il primo (intitolato “Molte sono le cose mirabili, ma nessuna è più mirabile dell’uomo”) che sarà rappresentato in Avvento o all’inizio del prossimo anno. Si tratta di una rappresentazione scenica (della durata di circa un’ora) consistente nella lettura di testi letterari, con proiezione di immagini ed esecuzione di brani musicali, tutti organicamente legati tra loro intorno al percorso suddetto.

Don Giuseppe Scarpetti (Ufficio Cancelleria): sarebbe interessante e utile fare, come è stato richiesto dalla CEI, una statistica dei bambini/ragazzi che ricevono i Sacra-menti dell’Iniziazione Cristiana nelle nostre parrocchie, per conoscerne il trend negli ultimi anni. Tale operazione, però, non è facilmente realizzabile anche per l’imprecisione con cui, a volte, vengono compilati i registri parrocchiali.

P. Mario Amadeo (Ufficio Pastorale Familiare): Ci sono varie possibilità di interven-to, da valutare ancora con attenzione:- Mappatura dei “gruppi-famiglie” presenti nelle Parrocchie.- Organizzazione di due incontri per le famiglie sul tema della fede (in linea con

le conclusioni del Convegno Diocesano).- Ipotesi di percorsi diocesani per famiglie “irregolari”.- Incontro annuale dei Fidanzati con l’Arcivescovo (17 marzo 2013, a Loreto).

Si raccomanda di individuare, per tali iniziative, delle date che non si sovrappon-gano a quelle di altri impegni diocesani.

Gaetano Buttafarro (Ufficio Amministrativo): È stata ripristinata, per volontà dell’Ar-civescovo, l’“Opera di religione” allo scopo di fornire l’Arcidiocesi di una Fonda-zione a cui affidare precise competenze amministrative.

Don Giorgio Giorgetti (Apostolato Biblico): viene illustrato il programma della nuova edizione di “Prendi e Mangia” (lettura e commento della Sacra Scrittura, con ac-compagnamento musicale), un’iniziativa che è ormai al suo quarto anno di vita e che è stata seguita sempre con interesse e partecipazione.

Don Giuseppe Fabbrini (Pastorale Oratori): il numero degli Oratori sta aumentando (attualmente ne esistono 23). Oltre all’attività ordinaria, sono previste iniziative su tre fronti:- Riflessione degli animatori sui documenti dell’Arcivescovo.- Preparazione della giornata annuale di ”Oratorinsieme”.- Formazione permanente degli animatori, condotta su tre livelli.

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Don Marco Di Giorgio (Ufficio Caritas): la crisi economica crea nuove povertà e incide pesantemente sul settore della Caritas, che sta affrontando (con i servizi del Centro di Ascolto, della Mensa, del Guardaroba) richieste sempre più pressanti. Tra le iniziative specifiche si prevedono:- 1° Corso di formazione per operatori delle Caritas parrocchiali (6 incontri tra

il 13 ottobre 2012 e il 26 gennaio 2013): è stato organizzato con l’obiettivo di promuovere la nascita e lo sviluppo delle Caritas parrocchiali, a supporto della Caritas diocesana.

- Osservatorio e monitoraggio costante delle povertà e delle risorse del territo-rio.

- Incontro pubblico sui vecchi e nuovi poveri a Pesaro (30 ottobre prossimo).Franco Marini (Ufficio Scuola): sul piano della formazione dei docenti di Religione

Cattolica, sono state promosse tre iniziative:- 5 ottobre : incontro diocesano con don Mario Florio. - 18 novembre: giornata regionale degli IRC delle Marche a Loreto – Montorso.- 12-13 novembre: corso di aggiornamento regionale per 40 docenti RC a Loreto.

Per gli studenti del triennio delle Scuole Secondarie di II° è stato organizzato un Concorso sul tema della fede che si concluderà con un Convegno all’Hotel Flami-nio dove verranno premiati i tre vincitori.

Don Mario Florio (Ecumenismo): procedono i gemellaggi e gli scambi ecumenici con ortodossi rumeni e con anglicani. Alla Comunità ortodossa residente a Pesaro è stato concesso, per le sue celebrazioni, l’uso della Chiesetta di San Giuseppe (situata sulla Statale Adriatica). Si ritiene utile proporre ai membri della Commis-sione diocesana per l’ecumenismo la partecipazione (come uditori) al Corso di Ecclesiologia interno all’ISSR “Giovanni Paolo II”; l’invito potrebbe essere esteso a tutte le persone impegnate anche indirettamente in questo settore.

Proprio l’ecumenismo è stato scelto per questo anno, come tema di aggiornamen-to, dall’Associazione “Panim”, recentemente istituita dagli ex studenti dell’Istitu-to. Relatore sarà don Erio Castellucci

Il primo di settembre è stata celebrata la Giornata per la Salvaguardia del Cre-ato, che insieme alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è una delle iniziative ecumeniche più diffuse oggi in Italia: bisognerebbe coinvolgere in tale celebrazione anche le scuole.

Elio Macchini (Ufficio Economato): la situazione della diocesi è economicamente molto preoccupante. Agli impegni già assunti a livello diocesano si sono aggiunti pesanti mutui contratti da alcune parrocchie che non sono in grado di sostenerli. Di tale situazione risente anche la distribuzione dei fondi raccolti con l’8x1000, con i quali non è più possibile rispondere, come in passato, alle richieste che da varie parti pervengono. Ai parroci è stato raccomandato di non accendere mutui se non sono coperti da redditi certi. Ogni intervento dovrà essere attivato solo se c’è il denaro necessario. Anche la diocesi sta razionalizzando i costi.C’è da rilevare, inoltre, la pressione fiscale sugli immobili di proprietà della dio-cesi, che tra l’altro, essendo in gran parte vecchi, avrebbero bisogno di restauro e ristrutturazione. A questo proposito l’Arcivescovo comunica che i necessari lavori di risistema-zione della Chiesa di San Giacomo e dell’attigua casa canonica, potranno iniziare solo grazie a un apposito finanziamento della CEI e grazie al lascito di un priva-

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to, destinato specificamente a questo scopo. Non incideranno pertanto in nessun modo sul bilancio della Diocesi.L’Arcivescovo sottolinea inoltre la necessità di monitorare tutte le iniziative e ri-chiama i presenti a contenere le spese e a presentare sempre i preventivi, attenden-do dall’economo l’autorizzazione a procedere.

Terminati gli interventi di tutti i Direttori, la riunione si scioglie alle ore 12.15

Il Verbalista Don Lorenzo Volponi

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ATTIVITÀ DEGLI UFFICI PASTORALI

- UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI, CULTURA E STAMPA

- UFFICIO PASTORALE SCOLASTICA

- UFFICIO PASTORALE VOCAZIONALE

- UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA

- UFFICIO PASTORALE LITURGICA

- UFFICIO PASTORALE MISSIONARIA E COOPERAZIONE FRA LE CHIESE

- UFFICIO PASTORALE FAMILIARE

- ARCHIVIO STORICO DIOCESANO

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UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI CULTURA E STAMPA

ARCIDIOCESI DI PESAROUfficio Comunicazioni Sociali,Cultura e StampaVia Rossini, 62 – 61121 PesaroTel. 072130043 Fax 072132422e-mail: [email protected]

Pesaro, 8 ottobre 2012

ANNUNCIO DELL’ANNO DELLA FEDE

Tenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, “colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”. È questo l’invito che il Papa ha rivolto a tutta la Chiesa per l’ “anno della fede” (indetto in occasione del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vati-cano II), il cui inizio – posticipato nella nostra arcidiocesi a sabato 13 ottobre (invece dell’11) – sarà celebrato in Cattedrale da S. E. Mons. Piero Coccia e contemporanea-mente nelle altre Chiese durante le Messe vespertine.Il nostro Arcivescovo ne ha dato l’annuncio ufficiale a tutti gli Organismi diocesani che, come consuetudine, si sono riuniti in questo inizio d’anno pastorale. Certo Mons. Coccia non ha mancato di sottolineare che la fede investe l’ordinarietà e la quotidianità di tutta la vita, ma ha ricordato anche che Benedetto XVI, per questo tempo particolare, ha fatto due richieste precise: innanzitutto, conoscere e assimilare i Documenti Conciliari, perché essi “non perdono il loro smalto”, anzi possono di-ventare una “grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”; in secondo luogo riscoprire e studiare i contenuti del “Catechismo della Chiesa Cattoli-ca”, dove è custodito l’insegnamento del Magistero nei suoi duemila anni di storia e dove si scopre “pagina dopo pagina, che quanto viene presentato non è una teoria, ma l’incontro con una Persona che nella Chiesa vive”.Per volontà del nostro Arcivescovo, quindi, tutta l’attività ordinaria e straordinaria del corrente anno sarà in sintonia con quanto richiesto dal Pontefice. E così i quattro incontri normalmente previsti per il ritiro del clero saranno impostati sulle 4 Costituzioni del Concilio Vaticano II (Sacrosantum Concilium, Lumen gen-tium, Dei Verbum, Gaudium et Spes) e sul Decreto Presbyterorum ordinis.Il Corso per Operatori Pastorali, che inizierà il 26 ottobre e si svolgerà a Villa Borro-meo da ottobre a marzo, l’ultimo venerdì di ogni mese (per un totale di sei incontri), sarà centrato sul Catechismo della Chiesa Cattolica, la cui conoscenza non è, in gene-re, adeguatamente posseduta. Al tema della fede (in particolare al suo rapporto con la scienza, la ragione, la Parola) sarà dedicato il ciclo di incontri “In dialogo con la città”, per il quale si stanno ancora

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contattando i relatori (confermato per il momento il Cardinale Gianfranco Ravasi).È naturale, inoltre, che nell’anno della fede l’Arcivescovo voglia riservare una cura privilegiata alla Pastorale Vocazionale: più volte si è raccomandato di chiedere insi-stentemente al Signore vocazioni alla vita sacerdotale, religiosa (maschile e femmi-nile) e consacrata (attualmente in diocesi ci sono cinque seminaristi aspiranti alla vita sacerdotale secolare, quattro ragazzi e due ragazze aspiranti alla vita religiosa); ha sol-lecitato a dedicare un’intenzione di preghiera a questo scopo specifico in tutte le cele-brazioni eucaristiche, ricordando anche, però, che occorre creare nelle varie comunità un terreno favorevole a che le vocazioni attecchiscano. Nei vari “Consigli” sono state presentate le iniziative (Notti di Nicodemo, Al pozzo di Sicar, Settimane Vocazionali, Monastero invisibile) che già in passato sono state di aiuto in questo senso. Cade poi a proposito in questa circostanza l’inaugurazione della Cappella dell’Ospe-dale (il 17 ottobre), che sarà riaperta nel suo luogo originario dopo anni di relegazione in un container; il desiderio di Mons. Coccia è di istituire, come ulteriore segno vi-sibile della presenza della Chiesa, una “Cappellania”, costituita da religiosi, diaconi, ministri dell’eucarestia, volontari impegnati in campo sanitario, che accompagnino i malati nella loro sofferenza.Tra gli eventi “straordinari” promossi dalla diocesi per l’anno della fede, il più si-gnificativo sarà il Pellegrinaggio alla tomba di San Pietro, che si svolgerà il 10 aprile 2013 sotto la guida dall’Arcivescovo, con udienza dal Papa al mattino e celebrazione eucaristica in San Pietro nel pomeriggio. Mons. Coccia, auspicando una partecipazione ampia e corale a tale gesto, invita tutti a darne immediata e diffusa comunicazione, essendo necessario, per problemi organizzativi, raccogliere quanto prima le adesioni. Delegato per questo impegno è don Giuseppe Fabbrini. L’Arcivescovo fa suo l’augurio del Pontefice: che l’Anno della fede possa essere per ciascuno di noi “un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo, per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede”.

Paola Campanini

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Pesaro, 8 ottobre 2012

50° COMPLEANNO PARROCCHIA DI SAN MARTINO MARTIRE

Cinquant’anni sono relativamente pochi per una comunità parrocchiale, ma quanta fede, quanto amore e quanta perseveranza richiedono per costruirla e rafforzarla! Lo ha ricordato con sincera e commossa gratitudine – domenica scorsa 7 ottobre – don Franco Tamburini, in occasione appunto del 50° “compleanno” della parrocchia di San Martino, festeggiato con una concelebrazione eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo Piero Coccia. Tante le persone presenti che gremivano la chiesa.Tante anche le persone del passato, molte delle quali sono state rievocate una ad una.A partire innanzitutto da S.E. Mons. Luigi Carlo Borromeo (che ebbe la felice intui-zione di fondare la parrocchia in un quartiere urbano pienamente in espansione negli anni Sessanta) per proseguire con i Padri Francescani Conventuali di San Pietro in Calibano, di cui San Martino è stata una germinazione. E poi tanti sacerdoti, religiosi e religiose, laici (che in questa sede è purtroppo impos-sibile nominare), alcuni dei quali defunti, altri ancora “in servizio”, dopo un impegno profuso fin dai primissimi tempi. “Grazie a Dio”, ha detto mons. Coccia, anche per le numerose vocazioni maschili e femminili che in questa comunità sono fiorite o maturate e che hanno portato nuovi missionari in Brasile, in Inghilterra, nelle Filippine. Vocazioni che bisogna continuare a chiedere insistentemente e che vanno favorite anche valorizzando il più possibile la figura del sacerdote e del consacrato, per suscitare intorno ad essa rispetto e stima. La parrocchia è un dono grande – di pace, di festa, di orientamento per la vita – dentro il grande alveo della Chiesa: l’affetto e la gratitudine per il suo passato, perciò, devo-no convertirsi in domanda e in impegno per il presente, affinché questo dono non si snaturi. La memoria non deve ridursi a nostalgia e il chiudersi di una fase deve segnare l’aprirsi di un’altra, tra continuità e innovazione.È importante quindi, ha sottolineato l’Arcivescovo, avere chiaro “oggi” quale sia la vocazione, l’identità della parrocchia, chiamata, per sua natura, alla “condivisione”, alla “santificazione”, alla “comunione”.La comunità parrocchiale, ha spiegato l’Arcivescovo riferendosi alla liturgia del gior-no, non è una comunità come le altre, anzi è in forte “discontinuità” con le molteplici realtà sociali esistenti : essa “condivide” sì l’umano del territorio in cui vive, aprendo-si a tutto l’uomo e a tutti gli uomini, ma porta in sé la presenza visibile e tangibile del Signore, è resa santa da Lui, ed ha perciò la responsabilità di “santificare” l’umano, testimoniando Cristo con la parola, con la celebrazione eucaristica, con la vita dei suoi

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componenti. Vocazione della parrocchia, dunque, è vivere con il territorio non una semplice condi-visione, ma la “comunione” in Cristo. Una vocazione che è poi quella specifica della Chiesa, da sempre.

Paola Campanini

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Pesaro, 15 ottobre 2012

ANNO DELLA FEDE - INIZIO IN DIOCESI

Quanti considerano la sapienza un bene? Quanti la desiderano veramente e pregano per ottenerla? Eppure essa è più preziosa delle ricchezze, della bellezza e della salute, perché dà un gusto alla vita così profondo e così durevole che nessun altro bene può eguagliarla.Con questo richiamo a ricercare la sapienza, S. E. Mons. Coccia ha aperto, sabato 13 ottobre alle ore 18.30 in Cattedrale, l’Anno della fede nella nostra diocesi, ricor-dando gli appuntamenti più significativi che attendono la chiesa in tale contingenza: il Sinodo dei Vescovi sulla “Nuova evangelizzazione” (iniziato il 7 ottobre scorso), il secondo Convegno della Chiesa Marchigiana sulla trasmissione della fede nella nostra regione (che si svolgerà a novembre del 2013); il proseguimento del cammino diocesano tracciato con il Convegno “Essere adulti nella fede”.Ma che cos’è la sapienza? Essa non coincide con la conoscenza né con la scienza né con la saggezza. È la Parola di Dio incarnata, che si è fatta dono all’uomo e si può incontrare in ogni istante in Gesù, il Signore. Seguirlo è un atto di libertà. Lo è stato per il “giovane ricco”, che se ne è andato via, seppure tristemente; lo è stato per gli apostoli, che per il Signore hanno abbandonato tutto. Lo è anche per noi. Vale la pena seguirlo? Chi ne fa esperienza può testimoniare che si ama “cento volte di più” la vita terrena, anche nella fatica e nella sofferenza e che si àncora la propria speranza nella promessa di Gesù: la vita eterna.Occorre però una “dimora”, una “casa”. Benedetto XVI – ha ricordato l’Arcivesco-vo – ha indicato la “Casa di Loreto” come modello per la Chiesa marchigiana: “Non è una casa privata, appartenente a una persona o a una famiglia, ma un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. A Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva”.

Paola Campanini

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Pesaro, 15 ottobre 2012

NUOVA SCUOLA: APERTURA ANNO SCOLASTICO

Sabato 13 ottobre, alle ore 11.00, 480 studenti della Nuova Scuola (dalla materna ai Licei), accompagnati dai loro familiari e da 70 docenti, hanno accolto nella Chiesa di Santa Maria del Porto S. E. Mons. Piero Coccia, per la celebrazione di una Santa Messa con la quale affidare al Signore l’anno scolastico ormai avviato. Il dott. Giorgio Maniscalco ha rivolto all’Arcivescovo il suo saluto, ricordando che a fondamento di una Scuola Cattolica stanno quelle domande che Benedetto XVI invita a porsi nella “Presentazione” al suo nuovo libro “L’infanzia di Gesù”: “È veramente accaduto ciò che è stato detto nei Vangeli? Riguarda proprio me? E, se mi riguarda, in che modo?”. Domande cruciali non solo per la ricerca teologica, ma per la storia dell’uomo di ogni generazione, alla ricerca inquieta di quella verità che sola può condurre alla gioia profonda. Domande che fanno riflettere sul rapporto del passato con il presente: un rapporto che non riguarda solo l’esegesi biblica, ma la vita stessa.L’Arcivescovo, commentando le Letture e interpellando personalmente alcuni bambi-ni, ha espresso proprio questo augurio ad ognuno dei presenti: non solo di arricchirsi, nel corrente anno scolastico, di nuove conoscenze, competenze e professionalità, ma di scoprire (o riscoprire) in questa particolare coincidenza dell’anno della fede, che Gesù non appartiene solo al passato, ma si incontra nel presente. E lo si incontra non nella Legge (che è, comunque, come dice San Paolo, un grande pedagogo), ma nell’eucarestia e nelle persone che lo amano e lo seguono. L’incontro con Gesù genera un cambiamento, donando significato e gusto allo studio e alla vita.La Nuova Scuola accoglie con gratitudine questo augurio, volendo continuare ad es-sere, anche tra mille difficoltà, un efficace supporto all’opera educativa delle famiglie e della Chiesa.

Paola Campanini

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Pesaro, 15 ottobre 2012

ANNO DELLA FEDE – AFFIDO ALLA MADONNA DELLE GRAZIE

Sull’esempio di Benedetto XVI a Loreto, anche il nostro Arcivescovo Piero Coccia ha voluto affidare a Maria l’Anno della fede, iniziando – venerdì 12 ottobre nel Santuario della Madonna delle Grazie – la novena per la Festa della Vergine: una donna che, con umiltà e fermezza, si è fidata del Signore sempre, dal momento dello sconvolgente annuncio che sarebbe diventata madre a quello della morte in croce dell’unico figlio, promessole come Salvatore, fino all’altro annuncio, altrettanto sconvolgente, della sua resurrezione. Maria “ha offerto la propria carne, ha messo tutta se stessa a disposizione della vo-lontà di Dio, diventando ‘luogo’ della sua presenza, dimora del Dio incarnato” ha affermato il Papa a Loreto.La fede cristiana infatti - ha ricordato l’Arcivescovo - non è una costruzione mentale, un messaggio etico, una “legge” a cui obbedire (nessuna ideologia, nessuna morale, nessuna battagli per la ‘legalità’ può salvare l’uomo). La fede è l’esperienza della Ver-gine, che ha accolto il Dio incarnato, incontrabile oggi nella Parola, nell’Eucarestia, nella testimonianza di chi lo segue. Maria è veramente la stella che brilla sul cammino della “nuova evangelizzazione” e sull’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi, convocata su questo tema.È anche la stella che brilla sul cammino della nostra diocesi, desiderosa di crescere nella fede e di testimoniare una fede adulta particolarmente al mondo degli adulti. Alla Vergine delle Grazie, pertanto, l’Arcivescovo ha affidato, ancora una volta, la preghiera che fioriscano per la Chiesa di Pesaro nuove e sante vocazioni.

Paola Campanini

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Pesaro, 15 ottobre 2012

CRESIME - PARROCCHIA DI S. MARIA ASSUNTA IN MONTECCHIO

Cinquantaquattro ragazzini di terza media, accompagnati dai loro catechisti e dal par-roco don Orlando Bartolucci, hanno incontrato a Montecchio, alla vigilia della loro “Confermazione”, S. E. Mons. Piero Coccia. Gli incontri con i “cresimandi”, divenuti ormai abituali per l’Arcivescovo, risultano in realtà ogni volta nuovi per la freschezza, la vivacità, la curiosità con cui i “giova-nissimi” li vivono.Sono incontri estremamente cordiali, che creano subito un rapporto del tutto infor-male con l’ “autorità” e avviano, nei limiti del possibile, una più precisa conoscenza reciproca. Mario di Napoli, Antonio di Avellino, e poi Marco, Chiara, Giulia, Lucia, Elisa, Martina e tutti gli altri, fino “al gatto e alla volpe”, hanno raccontato un po’ di sé e soprattutto hanno rivolto tante domande all’Arcivescovo: “Che cosa faceva prima di venire a Pesaro? Perché è diventato prete? Che cosa l’ha ispirata? Come si è nomi-nati Vescovi? Che cosa si prova a fare il Vescovo? Perché lo si chiama ‘Eccellenza’?” E mons. Coccia, parlando della sua vocazione, ha sottolineato il gusto e la bellezza di una vita consacrata al Signore, invitando i suoi giovani interlocutori - lì per lì un po’ sconcertati, a dire il vero, dalla proposta – a non scartare a priori l’ipotesi di seguire la strada del sacerdozio o della vita religiosa.Il clima di familiarità e di allegria che si è instaurato non ha fatto dimenticare certo il tema fondamentale dell’incontro: il significato del Sacramento della Confermazione. “Che cosa significa ‘confermare’? Perché confermare la fede? E quale fede conferma-re? Che vantaggio ne deriva? Che cosa significa oggi vivere la fede?”. Domande che hanno suscitato attenzione e silenzio e che hanno indotto l’Arcivescovo a documen-tare, con esempi concreti, quanto la fede in Gesù possa incidere profondamente sulla vita, cambiandola radicalmente.Nell’osservare quei ragazzini così spensierati, eppure così capaci di ascolto e ancora così “affidati”, era inevitabile provare una certa trepidazione pensando al loro imme-diato futuro. Nessuno ignora, infatti, quanto forte sia, soprattutto sugli adolescenti, il potere della cultura dominante, quanto possa distoglierli dalle domande fondamentali del cuore e allontanarli dalla “vita buona del Vangelo”. È compito urgente ed essenziale della comunità cristiana cercare di arginare questo rischio: lo sta facendo la parrocchia di Montecchio, dove esiste un percorso educativo per i ragazzi del “dopo-cresima”, con un bel gruppo di giovani che li accompagnano.

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Un compito, comunque, che deve sempre essere sorretto da una certezza, fondata, come in più occasioni ha ricordato il Papa, sulla promessa che Gesù ha fatto a ogni uomo – anche a ognuno di quei ragazzini: “Che tu ci sia è un bene, qualunque cosa ti capiterà”.

Paola Campanini

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Pesaro, 22 ottobre 2012

INAUGURAZIONE CAPPELLA OSPEDALE SAN SALVATORE

È stata soprattutto la convergenza di due fattori – da una parte la richiesta sollecita e tenace dell’Arcivescovo Piero Coccia, dall’altra la disponibilità e l’impegno del dott. Aldo Ricci, Direttore Generale dell’Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord – a con-sentire il felice esito della travagliata vicenda della Cappella dell’Ospedale di Pesaro, che, dopo un esilio di tredici anni, è tornata nella sua collocazione originaria (nel padi-glione più vecchio dell’edificio) e lo scorso 17 ottobre è stata finalmente inaugurata.Come ha ricordato il dott. Ricci al Sindaco, alle autorità cittadine e al personale me-dico e infermieristico presente, nel 1999, per esigenze di ristrutturazione dei locali, la Cappella fu, dapprima, trasferita in un’altra area interna all’ospedale, poi relegata all’esterno, in un container. Col passare del tempo, come spesso accade, quella solu-zione, che doveva essere assolutamente transitoria, rischiava di diventare definitiva e quel container rischiava di trasformarsi sempre più in simbolo di una trascuratezza generale nei confronti non tanto della struttura in sé quanto della Presenza di cui quella struttura era segno. “È stata proprio questa Presenza che ho cercato visitando per la prima volta l’Ospe-dale di Pesaro” – ha detto l’Arcivescovo. “Ho trovato il Signore in mezzo alla strada e perciò ho voluto fortemente che gli venisse data una collocazione più dignitosa”. La sua richiesta ha interpretato un’ esigenza che in realtà era di tanti e che i vertici aziendali hanno saputo rispettare e soddisfare.Siamo nell’Anno della fede, ha ricordato mons. Coccia, e questa Cappella (che tra l’altro si trova dove in origine era l’entrata del “San Salvatore”) può essere, secondo l’espressione del Papa, “porta della fede”. Nessun altro luogo più dell’Ospedale, infatti, pone l’uomo di fronte al suo limite, lo costringe a fare i conti con esso. Alle possibili reazioni che ne derivano – paura, senso di impotenza, rassegnazione o ribellione – quella Cappella sta ad indicare che c’è un’alternativa: fidarsi di un Dio che non “troneggia dall’alto”, ma condivide la sofferenza e, promettendole un significato buono, dona già nel presente la possibilità di viverla come “grazia”. Tante persone lo hanno testimoniato e lo testimoniano.L’Arcivescovo Piero Coccia – accompagnato da padre Lorenzo Bufarini, responsabile della pastorale sanitaria – dopo aver augurato che la Cappella possa essere non solo luogo di preghiera per la salute, ma anche “porta di ingresso” per la salvezza, ne ha benedetto l’ambone e l’altare. Una benedizione che si è ripetuta anche nell’ex caser-ma di Piazzale Cinelli, nuova sede – riaperta dopo anni di lavoro – della Direzione Generale degli Ospedali Riuniti Marche Nord.

Paola Campanini

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Pesaro, 5 novembre 2012

COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

“Il culto dei defunti è espressione di civiltà, prima che di fede. Implica rispetto per il mistero della morte e gratitudine per l’eredità trasmessaci da quanti ci hanno preceduto. In particolare da chi è caduto in guerra per donarci libertà e democrazia”. Con questa affermazione S. E. Mons. Piero Coccia ha aperto l’omelia per la Messa di Commemorazione dei Defunti, celebrata lo scorso 2 Novembre nella Chiesa cimite-riale di S. Decenzio – alla presenza delle più alte autorità civili e militari cittadine – e seguita dalla benedizione del Monumento ai Caduti con deposizione di una Corona.Le parole dell’Arcivescovo fanno riflettere, anche in considerazione di quanto è ap-parso i giorni scorsi sui giornali a proposito della “crisi” che questa ricorrenza stareb-be attraversando.È indubbio, infatti, che il rispetto e la gratitudine nei confronti dei defunti – a partire dai propri familiari – non sorgono spontaneamente nell’animo di un bambino o di un adolescente. Sono sentimenti che vanno educati. Hanno bisogno di essere motiva-ti, documentati, testimoniati, tramandati. Richiedono, per sopravvivere nelle nuove generazioni, adulti che non assecondino l’ansia giovanilistica della nostra società e tutto ciò che essa comporta: soprattutto l’appiattimento sul presente e la censura della morte.Conservare il rapporto con il passato e sentire la vita come qualcosa di sacro proprio per la presenza del mistero della morte sono condizioni fondamentali per un vivere più umano e più civile.Ai cattolici soprattutto è affidata questa consapevolezza. Anche questo significa “es-sere adulti nella fede”.Perché per coloro che credono nella resurrezione di Cristo – ha precisato l’Arcivesco-vo – il culto dei morti è molto più di un omaggio sincero e doveroso al passato. È fede nella presenza viva di quei defunti, che accompagnano il nostro cammino di oggi ricordandoci che l’uomo è “nella” storia ma non “della” storia, è nel tempo ma non del tempo, è nell’immanente ma per un destino trascendente. Solo la resurrezione di Cristo – e con Lui di ogni uomo – può restituire dignità piena ai defunti. Senza di essa, infatti, che cosa potrebbe “compensare” veramente i sacrifici e le lotte degli uomini che ci hanno preceduto? Che cosa darebbe loro pieno valore e significa-to? Neppure il nostro impegno ad accoglierne e a tramandarne l’insegnamento sareb-be sufficiente, perché la nostra responsabilità è fragile e incostante.

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Solo se Cristo è veramente risorto, ha aggiunto mons. Coccia, si possono dichiarare “beati” – senza cadere nella retorica o nella contraddizione – “gli afflitti, i perseguita-ti, gli affamati di giustizia, gli operatori di pace” di ieri e di sempre.La “beatitudine” dunque, cioè la felicità o la Santità – ha ricordato l’Arcivescovo – non è un privilegio di pochi, ma è il destino di tutti. Non siamo soli e disorientati in questo cammino. C’è una moltitudine di testimoni che ci sorregge. Una moltitudine di Santi. Ufficialmente riconosciuti e non.

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Pesaro, 12 novembre 2012

CRESIMANDI ADULTI

“Una condizione per certi aspetti privilegiata” quella di ventitre giovani che si stanno preparando a ricevere il Sacramento della Confermazione (l’8 dicembre prossimo in Cattedrale) in un’età più avanzata rispetto all’abituale: l’ha definita così l’Arcive-scovo Piero Coccia incontrando – giovedì 8 novembre in Episcopio – un gruppo di “Cresimandi adulti”.Il numero di coloro che per vari motivi giungono a prendere questa decisione anche dopo il matrimonio è più alto di quanto comunemente si pensi: ogni anno infatti l’Uf-ficio Catechistico, diretto da don Mario Florio, organizza, con la collaborazione dei coniugi Colombo e Pellos, due cammini propedeutici al Sacramento (uno da febbraio a maggio, l’altro da settembre a dicembre) “Confermare” la scelta battesimale da adulti è un privilegio perché presuppone una coscienza più matura, passata presumibilmente attraverso momenti di incertezza e di crisi, poi superati. È per questo che alle domande dell’Arcivescovo – “Perché avete preso questa de-cisione? Ne vale la pena? Che convenienza ne ricavate?” – tutte le persone da lui direttamente interpellate hanno risposto con immediatezza e profondità : la fede, cioè il “riconoscimento” della presenza del Signore nella propria vita, dona le motivazioni del vivere e del morire e apre ad una speranza fondata.È proprio sulla parola “riconoscimento” che mons. Coccia si è soffermato, per sottoli-neare che la fede non è una suggestione della mente, un’emozione o una sensazione, ma implica una presenza concreta, storicamente rilevabile, da “riconoscere” appunto. “Gesù ha comunicato Dio attraverso la fisicità e la corporeità della sua persona”, ha detto l’Arcivescovo: la fede cattolica, quindi, non si esaurisce in un rapporto intimo, spirituale, individuale con Dio, ma nasce e si alimenta attraverso la concretezza dei Pastori e dei Ministri della Chiesa, delle Celebrazioni Eucaristiche, dei Sacramenti, dei rapporti comunitari. È in queste esperienze che Dio viene incontro all’uomo e l’uomo può riconoscerlo. La Messa, quindi, non può essere sostituita dalla preghiera personale a casa – ha pre-cisato l’Arcivescovo rispondendo ad una domanda sollevata da una giovane – perché la Messa è il luogo oggettivo e privilegiato in cui il Signore ci raggiunge. Il dialogo tra mons. Coccia e i “Cresimandi”, sempre molto cordiale, ha toccato i contenuti più vari: dalla “fede calcistica” dell’Arcivescovo al significato degli ele-menti fondamentali del “Presbiterio” (l’ambone, la mensa, la “sede” del celebrante, il tabernacolo).

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L’accostamento non è irriverente. Se il cristianesimo è la pienezza dell’umano, non può non abbracciare tutti gli aspetti della vita.

Paola Campanini

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Pesaro, 19 novembre 2012

GIORNATA NAZIONALE DELLA STORIA

“Messa della memoria” quella celebrata in Cattedrale lo scorso sabato 17 novembre (in occasione della Giornata nazionale della Storia) da S. E. Mons. Piero Coccia per le delegazioni dell’Associazione Marchigiana delle Rievocazioni Storiche, presieduta dal dott. Giovanni Martinelli.Occasione della presenza dell’Associazione nella nostra città è stata la consegna – avvenuta nel pomeriggio dello stesso giorno presso il Teatro Rossini – del Premio “Benemerito per la Storia delle Marche” al R.O.F.: un prestigioso riconoscimento al Festival per aver recuperato e valorizzato la grande figura di un marchigiano illustre come Rossini e per aver promosso l’immagine culturale delle Marche nel mondo.L’esperienza di questa Associazione, ha detto l’Arcivescovo, non è semplice folclore, ma riveste una notevole importanza culturale e sociale: è attualizzazione della memo-ria del passato, ricerca delle fonti storiche, promozione del turismo e fonte di aggre-gazione per la collettività locale. Favorisce dunque l’incontro tra passato e presente.Esperienza di un incontro è anche quella della fede, ha poi dichiarato mons. Coccia commentando le letture della liturgia del giorno. Ma si tratta di un incontro assoluta-mente unico ed eterno, perché è incontro con il Signore Risorto, con Colui che ha il dominio sulla vita e sulla storia. Il cambiamento che esso produce nel credente è in termini di consapevolezza, di sol-lecitudine, di responsabilità.Di consapevolezza, perché chi ha fede non può seguire né le ideologie né le idolatrie di volta in volta egemoni.Di sollecitudine, perché il credente è sempre positivamente in tensione, mai appagato o rassegnato.Di responsabilità, perché vivendo nell’attesa del ritorno del Signore, è chiamato a giudicare la storia e a scegliere per la verità.L’Arcivescovo, al termine della celebrazione eucaristica, ha ricevuto dal dott. Marti-nelli un diploma e un dono in segno di riconoscenza e a ricordo della sua città d’ori-gine.

Paola Campanini

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Pesaro, 26 novembre 2012

FESTA DELLA PATRONA DEI CARABINIERI MARIA, “VIRGO FIDELIS”

Alla presenza delle più alte autorità civili e militare cittadine, S. E. Mons. Piero Coc-cia ha celebrato in Cattedrale, mercoledì 21 novembre, una Santa Messa in occasione della Festa della Patrona dei Carabinieri - Maria, “Virgo fidelis” - alla cui protezione il Papa Pio XII affidò nel 1949 l’Arma: un riconoscimento di quella dedizione incon-dizionata alla Patria propria di chi promette di essere “nei secoli fedele”.Fu lo stesso Pontefice a fissare la data della Festività nel giorno in cui si fa memoria sia della Presentazione di Maria Vergine al Tempio sia di un eroico gesto, accaduto nel 1941 durante il secondo conflitto mondiale, quando – come ha ricordato il tenente colonnello dott. Giuseppe Donnarumma – un intero battaglione di carabinieri si sa-crificò per difendere, con una strenua resistenza protrattasi per tre mesi, Culqualber caposaldo italiano dell’Africa Orientale: fatto che valse alla bandiera dell’Arma una medaglia d’oro al valor militare.La Festività della “Virgo fidelis”, dunque, ha detto l’Arcivescovo, è una ricorrenza che appartiene alla “tradizione” nel significato più nobile e alto del termine: essa non va confusa con un acritico tradizionalismo e conservatorismo, ma va identificata con quel patrimonio di idee, valori, esperienze che deve essere trasmesso alle nuove gene-razioni da coloro che quotidianamente lo testimoniano.La tradizione continua a vivere nel presente. Del resto, che la celebrazione in Catte-drale non sia stata solo un omaggio al passato è emerso con chiarezza dalla preghiera commossa per i carabinieri recentemente uccisi e per i loro familiari – soprattutto gli orfani – “primi destinatari del dolore inferto al Corpo”.L’Arcivescovo, riferendosi al passo del Vangelo di Marco in cui Gesù invita i suoi discepoli a riflettere su chi sia veramente sua madre e chi siano veramente i suoi fratelli, ha ricordato, da un lato, la precarietà di tutti i rapporti umani, e dall’altro la certezza della presenza di un vero Padre, che accoglie nel suo abbraccio chi muore e non abbandona chi rimane.

Paola Campanini

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Pesaro 3 dicembre 2012

L’ARCIVESCOVO INCONTRA UN GRUPPO DI FOCOLARINI

“Ut unum sint”: realizzare l’unità tra le persone, le generazioni, le culture, le religio-ni, secondo la preghiera di Gesù. Incarnare la spiritualità dell’unità nei vari ambienti sociali in cui la persona è inserita. Cercare di comprendere che cosa significhi amare e come si possa cambiare il mondo con l’amore.È questa l’essenza del carisma del Movimento dei focolari - una realtà nata dalla vo-cazione di Chiara Lubich - la cui natura si presenta come spiccatamente “ecumenica”. Lo si è avvertito chiaramente nell’incontro di venerdì 30 novembre in Episcopio tra l’Arcivescovo Piero Coccia e un gruppo di focolarini (accompagnati da don Giorgio Paolini, don Valentino e don Stefano) che appartengono ad una diramazione del Movi-mento stesso e prestano servizio nella nostra diocesi prevalentemente come animatori.Lo si è avvertito soprattutto nella testimonianza di Agnese e Marco, due giovani che, avendo completato il previsto percorso triennale di formazione, si sono “messi in gio-co” e hanno iniziato a seguire un gruppo di ragazzi appartenenti alla fascia d’età del cosiddetto “dopo-cresima”.Essi hanno raccontato della loro partecipazione al Genfest o agli incontri di Montorso, Budapest e Romania: tutte esperienze “ecumeniche” vissute da giovani e adulti di nazionalità e religioni differenti. Esperienze – hanno detto – che non si esauriscono al loro termine, ma trovano conti-nuità negli incontri di “Scuola di unità” e di “Parola di vita”, dove viene alimentato il desiderio di “costruire ponti” secondo una logica dell’amore che cambia tutti i rappor-ti, da quelli economici a quelli educativi. L’Arcivescovo ha invitato i suoi interlocutori ad essere riconoscenti per il grande dono ricevuto, non solo della fede, ma di una comunità entro cui poter compiere un cam-mino di formazione: accogliere tale dono e corrispondergli permette di irrobustire sempre più la fede in Cristo. Mons. Coccia ha poi illustrato il percorso che la nostra diocesi ha iniziato per l’Anno della fede, sottolineando la cura particolare che essa intende rivolgere al mondo degli adulti. Ricordando infine le parole pronunciate da Benedetto XVI nel suo ultimo pellegri-naggio a Loreto, ha affermato che la Santa Casa è – per tutte le comunità cristiane soprattutto marchigiane – un’icona e un modello di riferimento: una chiesa situata su un colle, chiamata quindi a essere luce per le genti e nello stesso tempo posta lungo la strada, per accogliere, ascoltare, accompagnare verso la verità chiunque passi.

Paola Campanini

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Lunedì 3 dicembre 2012

L’ARCIVESCOVO INCONTRA UN GRUPPO DI PREGHIERA RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO

Sono sei attualmente i gruppi di preghiera del Rinnovamento nello Spirito presenti in diocesi, a partire da quello “storico” di San Giovanni: un settimo, ancora in formazio-ne, è nato da poco presso la parrocchia di Cristo Risorto.“Dono speciale dello Spirito Santo alla Chiesa”, “nato nella Chiesa e per la Chiesa” (come disse Giovanni Paolo II) il Movimento ha voluto esprimere ancora una volta la sua ecclesialità incontrando, sabato 1 dicembre, presso le Suore Missionarie della Fanciullezza, S.E. Mons. Piero Coccia, per vivere con lui un intenso momento di co-munione, di preghiera e di ascolto reciproco.Il responsabile Luca Colli ha presentato all’Arcivescovo il “meraviglioso percorso di evangelizzazione” svolto a livello diocesano dal RnS con il “Seminario di vita nuova” tenutosi a Cristo Risorto lo scorso anno pastorale: un’esperienza che ha registrato un’alta percentuale di adesioni (circa 400) ed ha accresciuto, come frutto, il numero di coloro che frequentano i gruppi di preghiera e prestano servizio alla chiesa locale (in parrocchia, con i carcerati, con i non udenti o in altre forme).Dopo aver invocato e ringraziato lo Spirito per l’Arcivescovo e per i suoi quarant’anni di vita sacerdotale (coincidenti, tra l’altro, con i quarant’anni del Rinnovamento in Italia), i presenti hanno ascoltato il suo intervento, centrato sugli orientamenti e sulle priorità del cammino della nostra diocesi nel contesto dell’ Anno della fede. Mons. Coccia, riprendendo il tema fondamentale del Convegno diocesano – “Essere adulti nella fede” – ha riaffermato che il punto generativo di ogni azione pastorale è una profonda esperienza personale di incontro con il Signore, che ha il potere sulla vita e sulla morte: una “presa d’atto” della fisicità e corporeità della presenza di Cristo nella Chiesa e nello stesso tempo un’apertura all’ “oltre” a cui tale presenza rimanda.È questo il motivo profondo per cui la Chiesa va amata così com’è, nella sua realtà istituzionale e comunitaria, nella sua santità e nei suoi limiti, perché è il luogo in cui questo incontro riaccade in modo sempre nuovo: lo si può verificare dal cambiamento che esso produce nell’intelligenza, nel sentimento, nell’azione di chi la segue fedel-mente.È questo cambiamento sperimentato che rende “adulti” nella fede, desiderosi di testi-moniarla e di renderne ragione a tutti. C’è un mondo però – ha precisato l’Arcivescovo – a cui la nostra diocesi quest’an-no vuole riservare particolare attenzione: quello degli adulti. Sono loro infatti, quali potenziali educatori dei giovani, i destinatari privilegiati dell’annuncio cristiano. Ed

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è il mondo degli adulti soprattutto ad essere gravemente in crisi sul piano della fede.A conferma di ciò, nel momento assembleare seguito all’intervento di mons. Coccia, una signora ha portato la sua testimonianza di catechista, riferendo esempi di genitori che attraverso i figli hanno sentito il desiderio di riaccostarsi alla fede.Prendendo poi spunto da un intervento che esprimeva un po’ di rammarico per la “settorializzazione” che a volte si nota tra i vari Movimenti ecclesiali o tra le varie comunità parrocchiali, l’Arcivescovo ha sottolineato che la diversità dei carismi e dei metodi è una ricchezza per la Chiesa, anche se contiene il rischio di una chiusura delle singole realtà in se stesse.Occorre pregare e lavorare per l’unità, ricordando che la comunione ecclesiale è ef-fetto di una più profonda e sostanziale comunione: quella derivante dalla comune appartenenza al Cristo Risorto.

Paola Campanini

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UFFICIO PASTORALE SCOLASTICA

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Pesaro, ottobre 2012

BANDO DI CONCORSO PER STUDENTIDEL TRIENNIO DELLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI

DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO

L’Ufficio Scuola, l’Ufficio Cultura e l’Ufficio Giovani dell’Arcidiocesi di Pesaro, con il patrocinio dell’Università degli Studi “Carlo Bo” di Urbino, della Provincia di Pesaro e Urbino, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e la collabora-zione dell’Ufficio Scolastico Regionale Ufficio VII – Ambito territoriale per la Provincia di Pesaro e Urbino indicono il presente Bando di Concorso a premi per gli Studenti del triennio delle Scuole Secondarie Superiori della Provincia di Pesaro e Urbino.

PremessaIn ogni epoca, anche ai nostri giorni, numerosi giovani sentono il desiderio di

costruire rapporti di autentica amicizia, di incontrare il vero amore, di formarsi una cultura, di fondare una famiglia, di ottenere un posto di lavoro e raggiungere una sta-bilità personale che possa garantire un futuro sereno e felice.

Allo stesso tempo, però, queste esigenze, che pure sono grandi e pressanti, non sono le questioni che occupano di più la mente dei giovani. La gioventù rimane l’età in cui si è alla ricerca di una vita bella e nuova, che non si perda nella normalità della vita “borghese”.

Certamente ciò dipende anche dalla situazione personale di ognuno, ma in un cer-to senso questo impulso ad andare oltre all’abituale c’è in ogni generazione. È parte dell’essere giovane sentire l’anelito per ciò che è realmente grande.

Si tratta solo di un sogno vuoto – soprattutto in quest’epoca di crisi – che svanisce quando si diventa adulti?

E in che cosa si possono prefigurare questa grandezza e novità della vita?La fede è veramente ( come ha ribadito Benedetto XVI) “… un nuovo criterio di in-telligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo?”.

Suscitare una riflessione su queste domande, dare voce ai giovani, ascoltarli e invitare il mondo degli adulti a confrontarsi con le loro attese sono le finalità che il Concorso si prefigge.

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DestinatariIl Concorso è rivolto a tutti gli Studenti che nell’a.s. 2012 – 2013 frequenteranno gli ultimi tre anni delle Scuole Secondarie Superiori della provincia di Pesaro e Urbino

StrutturaIl Concorso consisterà nello svolgimento di un “Saggio breve” . La prova si effettuerà sabato 15 dicembre p.v., dalle ore 8.30 alle ore 13.30 presso il Liceo Scientifico “Marconi” di Pesaro, Via Nanterre (Campus Scolastico). (L’assenza dei partecipanti alle lezioni scolastiche sarà giustificata con l’attestato di partecipa-zione al Concorso).

Correzione elaboratiNei mesi di gennaio/febbraio la Commissione formata da docenti delle scuole secon-darie superiori della Provincia di Pesaro e Urbino si riunirà per valutare gli elaborati, segnalare domande, considerazioni, valutazioni significative in essi contenute (da leg-gere durante il Convegno), scegliere i tre elaborati vincitori.Il giudizio della Commissione è insindacabile.

PremiazioneLa premiazione dei vincitori avverrà all’interno di un Convegno che si svolgerà nel mese di marzo, durante il quale: • verrà data voce pubblicamente agli studenti che leggeranno i passi più significativi

dei temi (anonimi)• uno o più relatori interverranno confrontandosi con il contenuto di tali passaggi• al termine alcune autorità e personalità locali premieranno i vincitori.

PremiPrimo premio: euro 700Secondo premio: euro 500Terzo premio: euro 300

Iscrizione studentiENTRO IL 30 NOVEMBRE gli studenti che intendono partecipare al Concorso invie-ranno al seguente indirizzo e.mail : ([email protected] i propri dati compi-lando la scheda allegata al presente bando.

Per Informazioni rivolgersi a: cell. 333.8272296 – 0721.30043 ufficio scuola(nei giorni di lunedì-mercoledì-venerdì dalle 9,30 alle 12,00)

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Allegato al bando del concorso

BANDO DI CONCORSO PER STUDENTI DEL TRIENNIO DELLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI

DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO

Il sottoscritto (cognome/nome)___________________________________________

Frequentante la classe______________ dell’Istituto (Indirizzo completo)

____________________________________________________________________

SI ISCRIVE

Al concorso di cui sopra, comunicando i propri dati personali:

e.mail _______________________________________________________________

cell.________________________________________________________________

fax _________________________________________________________________

DATA _____________________

Firma

__________________________

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Pesaro 22 ottobre 2012

INCONTRO DIRETTORI UFFICI SCUOLA DELLE MARCHE

La nuova “Intesa” tra Chiesa e Stato, firmata il 28 giugno scorso dal Presidente della CEI (Cardinale Angelo Bagnasco) e dal Ministro del MIUR (dott. Francesco Profu-mo) è stata al centro del primo incontro dei Direttori degli Uffici - Scuola delle Mar-che, presieduto dall’Arcivescovo Piero Coccia e promosso, nel nuovo anno pastorale, dal dott. Franco Marini. L’incontro, dopo aver definito alcune questioni organizzative riguardanti la seconda Giornata Regionale degli IRC (18 novembre a Montorso) e il Corso di aggiornamen-to per 40 docenti (12-13 novembre, sempre a Montorso), ha dato vita ad un vivace confronto su alcuni punti del nuovo accordo, che, come si sa, risponde a una duplice esigenza: ridefinire il profilo di qualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica e aggiornare i contenuti dell’insegnamento di religione, tenendo conto della riforma già avviata dell’intero sistema di istruzione e formazione.La stessa procedura delle nomine è diventata più rigorosa rispetto al passato: le nuove disposizioni infatti implicano una più stretta interazione tra Uffici diocesani, Dirigen-ze Scolastiche e Ufficio Scolastico Provinciale (cfr. 2.5). I Dirigenti Scolastici devono inviare le esigenze orarie ai Direttori diocesani, i quali devono proporre i nominativi all’Ufficio Scolastico Provinciale, che, dopo averli approvati, li comunica ai Dirigenti stessi: solo a questo punto costoro possono approntare il decreto di nomina (il tutto entro il 30 settembre).Il conseguimento dei titoli necessari all’insegnamento della RC e i criteri per il ri-conoscimento dell’idoneità hanno costituito ulteriore oggetto di discussione. Ma la questione più dibattuta, anche perché in alcuni Uffici ha generato qualche tensione, è stata relativa al trasferimento dei docenti di ruolo da una diocesi all’altra. Il problema è complesso. È ovvio, infatti, che la legittima esigenza lavorativa di chi si trasferisce si scontri inevitabilmente con quella, altrettanto legittima, di chi insegna, magari da diversi anni, in una determinata scuola e vi si è stabilizzato. A tale proposito, i Direttori, innanzitutto, hanno rilevato la necessità di un Regola-mento che accompagni il Decreto del Vescovo e che, oltre a chiarire i punti fermi deri-vanti dalla normativa civile ed ecclesiastica, permetta di muoversi, in casi particolari, con una certa discrezionalità (il dott. Marini sta già elaborando un bozza, che spera di completare entro ottobre, per inserirla nell’ordine del giorno del prossimo incontro regionale).In secondo luogo, comunque, è stato precisato che il criterio di fondo da applicare nei trasferimenti è quello di contemperare le esigenze dei singoli con le necessità della scuola e della chiesa. Se a volte c’è una certa resistenza ad accogliere persone prove-

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nienti da altre diocesi, ciò non accade perché si vuole imporre un potere arbitrario o favorire gli interessi di qualcuno, ma perché si ha il dovere di tutelare il cammino della propria chiesa locale, per il quale si investono risorse finanziare e umane. I docenti di religione potrebbero avere instaurato sul territorio una rete di relazioni che non sarebbe giusto interrompere.Per chiarimenti su questo e su altri problemi emergenti dal testo dell’Intesa, i Direttori hanno deciso di invitare il prof. Sergio Cicatelli, dirigente di un liceo di Roma ed esperto di problemi istituzionali dell’IRC.L’Arcivescovo, dopo aver comunicato che don Vincenzo Annichiarico ha lasciato l’in-carico di responsabile del Servizio Nazionale IRC della CEI ed è stato sostituito da don Daniele Saottini, ha presentato il sussidio di preparazione al Convegno Regionale del 2013, raccomandando ai Direttori di diffonderlo tra tutti i docenti di religione.

Paola Campanini

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Pesaro, 12 novembre 2012

DOCENTI IRC A LORETO PER LA SFIDA DEL “DOMANI”.

I docenti di religione cattolica delle Marche si sono ritrovati a Loreto per una due giorni di formazione su “L’impegno degli IdR nell’esercizio della professionalità do-cente”. I lavori sono stati aperti da S.E.R. mons. Piero Coccia arcivescovo di Pesaro, il quale nel suo intervento ha sottolineato l’importante ruolo del docente, quale ope-ratore culturale che trova nella fede l’elemento generativo della cultura. Ha quindi richiamato il prezioso contributo offerto in tal senso dal Convegno del 1993 mettendo in evidenza come in questi venti anni la società sia cambiata per cui nel convegno del 2013 occorrerà ridefinire la figura, il ruolo ed il compito dei docenti di IRC di fronte alle sfide e alle istanze emergenti.Il direttore dell’ufficio IRC regionale e del corso, Franco Marini, nel presentare il programma ha rimarcato l’importanza di una formazione continua sia sotto il profilo disciplinare che educativo e per affrontare le sfide formativo, per potersi rapportare in maniera proficua con le nuove generazioni. Il primo argomento è stato presentato dal prof. Andrea Porcarelli, docente presso l’Università di Padova, il quale nella sua relazione ha sviluppato il tema “L’umano nell’età dell’incertezza. Quale educazione?”. Il suo intervento ha preso le mosse da una citazione di C. Ruini in merito all’educazione “… che sembra ogni giorno più difficile affrontare, un territorio assai cambiato e quasi sconosciuto. Sono divenuti incerti e problematici i rapporti tra le generazioni, in particolare riguardo alla trasmis-sione dei modelli di comportamento e di vita (…) e quel che più importante appaiono ridotte e precarie le possibilità di un’autentica formazione della persona, che comporti una buona capacità di orientarsi nella vita, di trovarvi significati e motivi di impegno e di fiducia, rapportandosi agli altri in maniera costruttiva e non smarrendosi davanti alle difficoltà e alle contraddizioni”. Ne è scaturita una riflessione ampia ed articolata che ha analizzato il tema in tutte le sue sfaccettature, da diverse angolazioni, soffer-mandosi sulle oggettive difficoltà dell’educare nella società odierna per concludere che solo un patto fra la famiglia e la scuola, un’alleanza fra genitori ed insegnanti può offrire un contributo costruttivo alla soluzione del problema.

Sulla stessa linea l’intervento del prof. Paolo Boni che ha messo in evidenza il rap-porto dei giovani con la società: le giovani generazioni fingono di rispettare il mondo degli adulti, ma non si sentono di rispettarne le regole, essi si creano un’altra dimen-sione, quella notturna del sabato sera nella quale vi sono regole e comportamenti di-versi. Per questo diventa importante il discorso della formazione continua dei docenti per essere pronti ad affrontare queste problematiche giovanili. Ciò sarà possibile se saremo capaci di offrire loro esempi di coerenza e credibilità per poter richiedere agli

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studenti la loro serietà e il loro impegno. Il prof. Rodolfo Battistini ha trattato dell’importanza dello “Studio dell’arte figu-

rativa e del linguaggio simbolico del territorio” mettendo in evidenza, con dovizia di particolari alcuni aspetti dell’arte delle Marche e la sua importanza nella didattica.

La prof. Susanna Testa nell’affrontare la tematica “Lavorare per competenze: dalle dimensioni IRC i criteri per le competenze” ha dimostrato quale importanza rivesta la competenza disciplinare nella pratica dell’insegnamento, aspetto ripreso in manie-ra operativa nel laboratorio “Competenze pedagogico-didattiche dell’IdR: motivare all’apprendimento significativo”, durante il quale da parte del gruppo di lavoro sono stati approfonditi alcuni degli aspetti più significativi dell’insegnamento della Reli-gione Cattolica.

“Le competenze” hanno costituito il filo conduttore di tutti e quattro i laboratori: dalle competenze biblico/teologiche dell’IdR, affrontate dal gruppo di lavoro con la presenza del prof. Bissoli dell’Università Pontificia Salesiana, con la collaborazione della prof. Fiorenza Pestelli, a quello delle competenze antropologiche dell’IdR: “La relazione interpersonale e generazione educativa” diretto dal prof. Porcarelli, coadiu-vato dalla prof. Paola Cardinali, a quello su “Competenze storico-culturali dell’IdR: rito, mito e simbolo nell’esperienza religiosa” condotto dalla prof. Licia Zazzarini.

Il momento di ricerca/discussione ha evidenziato grande serietà ed impegno dei corsisti ed è servito a gettare le basi per un progetto concreto di lavoro sia a livello diocesano che regionale che veda gruppi di studio e di ricerca-azione in formazione continua e la costituzione di una piattaforma regionale sulla quale dovranno confluire le migliori esperienze e buone pratiche.

Il Direttore Ufficio Scuola Dott. Franco Marini

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Pesaro 19 novembre 2012

INCONTRO REGIONALE IRC MARCHE

Per il secondo anno consecutivo si è svolto a Loreto, domenica 18 novembre, l’incon-tro degli Insegnanti di Religione Cattolica delle Marche, promosso dall’Arcivescovo Piero Coccia e organizzato dal dott. Franco Marini, direttore dell’Ufficio Scuola Re-gionale. Un’iniziativa pienamente in sintonia con l’ “Anno della fede”, con le conclu-sioni del recente Sinodo dei Vescovi e con le prospettive del Convegno delle Chiese Marchigiane in programma per l’autunno del 2013Più di trecentocinquanta i docenti partecipanti. Fulcro della giornata l’intervento del prof. Marco Cangiotti dell’Università di Urbino sul tema “La questione antropologi-ca nell’insegnamento della r.c.”, seguito, nel pomeriggio, dai gruppi di studio e dalla presentazione di “buone pratiche”.Tempo di irreligione quello contemporaneo, ha esordito il relatore: oggi la questione di Dio non interessa chi voglia agire nel mondo per migliorarlo.Tempo di “congiungimento di ateismo e idolatria”: sono stati abbandonati tutti gli dei, la realtà si è ridotta a pura immanenza, persino il pensiero umano è considera-to espressione di un meccanismo fisico-chimico; eppure si adorano come divinità - l’Usura (il denaro), la Lussuria, il Potere - idoli da ossequiare in quanto permettono il dominio sulle cose e sugli uomini ridotti a cose.In un simile clima culturale e spirituale, la prima azione educativa da compiere è ridestare tra i giovani le domande fondamentali sulla vita, perché se queste domande non “pungono” , qualunque risposta venga offerta – e il cristianesimo è una risposta – risulta inutile. La sfida dunque è tornare a rendere interessanti e concrete le domande di fondo: chi è in verità l’uomo? Qual è la sua identità? Su che cosa si fonda la sua dignità?Per dipanare una questione così complessa, il prof. Cangiotti ha attinto ai documenti conciliari, al Magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, ma anche all’espe-rienza comune.All’uomo, ha detto, può essere attribuita vera dignità solo se lo si identifica come “persona”, come essere cioè posto nella duplice condizione, apparentemente contrad-dittoria, di “libertà” e “dipendenza”.Da un lato, infatti, egli ha il potere, grazie alla sua intelligenza e volontà, di “autode-terminarsi”, in quanto le azioni che compie, oltre a produrre risultati all’esterno, lo plasmano al suo interno, lo realizzano: in questo senso l’uomo è “libero” e “fine in se stesso”.D’altro lato però è “vincolato” alla relazione con l’Origine da cui deriva, dal momento che egli non si è donato la vita da solo; ed è anche vincolato alla relazione con gli

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altri, perché le sue azioni coinvolgono altre persone e lo legano a una responsabilità verso di loro. Il problema che si pone allora è: come si concilia la “strutturale libertà” della persona con la sua altrettanto “strutturale relazionalità”? Come si concilia la facoltà di “auto-determinazione” dell’uomo con la sua “dipendenza creaturale”?L’apparente contrapposizione può essere risolta solo a una condizione: che ci sia una piena corrispondenza tra ciò che l’uomo liberamente decide e ciò che la relazione con l’Altro richiede. Solo, in sostanza, se la “legge” del Creatore si identifica con la “legge” della creatura ed esercita un’ “attrattiva” su di lei.È ciò che afferma san Paolo, il quale, pur riconoscendo dentro di sé una “guerra tra la legge delle sue membra e la legge della sua mente”, dichiara: ”Acconsento nel mio intimo alla legge di Dio”.Ma che cosa desidera veramente l’uomo nel suo intimo? E la relazione con il Creatore soffoca o realizza questo desiderio? Ecco allora, ha precisato il prof. Cangiotti, che la domanda sulla libertà rinvia alla domanda sulla verità. Perché solo se l’uomo trova la verità di sé e il bene oggettivo per sé, allora sarà veramente libero. Altrimenti rimarrà schiavo della pressione dei suoi istinti e delle cose inerti del mondo. L’errore principa-le dell’antropologia moderna è di avere separato la libertà dalla verità. È questo legame che va ricostruito. Anche con gli studenti. Occorre aiutarli a verifi-care nell’esperienza che la verità dell’uomo è di essere amato e solo obbedendo alla legge dell’amore vero ognuno può essere libero.

Paola Campanini

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Pesaro 10 dicembre 2012

CONCORSO PER STUDENTIDELLE SCUOLE SECONDARIE SUPERIORI

Dare la parola agli studenti nell’Anno della fede. Creare un’occasione e un luogo in cui i giovani possano comunicare ed esprimere le loro domande, le obiezioni ed espe-rienze sulle questioni fondamentali del vivere, sull’esistenza di Dio, sull’affidabilità dei valori morali, e - in particolare - sul cristianesimo e sulla chiesa. Per riflettere insieme su che cosa conti di più nell’essere uomini.È questo il motivo per cui l’Ufficio Scuola della nostra Arcidiocesi, per volontà dell’Arcivescovo Piero Coccia, ha promosso, proprio in occasione dell’Anno della Fede, un Concorso rivolto agli studenti del triennio delle Scuole Secondarie Superiori di tutta la Metropolia (Pesaro, Fano, Urbino), sul tema “A Sua immagine e somiglian-za? Le domande della ragione. Le ragioni della fede. Un’iniziativa che ha avuto il patrocinio dell’Università di Urbino, della Provincia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e la collaborazione dell’Ufficio Sco-lastico RegionaleSono 196 gli studenti iscritti alla prova, che si svolgerà sabato prossimo 15 dicembre. Una risposta al di là di ogni previsione. Per accoglierli è stato necessario predisporre tre sedi distinte, una per ciascuna diocesi: il Liceo Scientifico “G. Marconi” di Pesaro, il Liceo Scientifico “G. Torelli” di Fano e l’Istituto Tecnico Industriale di Urbino.I giovani saranno chiamati a confrontarsi con testi di autori credenti e non credenti e dovranno esprimere il loro pensiero mediante la stesura di un elaborato scritto, un “Saggio breve”, sul modello di quello assegnato all’esame di Stato: una forma “tradi-zionale” rispetto alle più moderne forme “multimediali”, scelta non per misconoscere la straordinaria importanza dei nuovi linguaggi, ma per ricordare che la parola rimane pur sempre lo strumento privilegiato di cui l’uomo dispone per esprimere la comples-sità del suo mondo interiore.Il lavoro di preparazione è stato svolto principalmente dagli Insegnanti di Religione Cattolica, ma il Concorso non coinvolge soltanto loro. Hanno infatti accettato di far parte della Commissione esaminatrice, presieduta dal dott. Franco Marini, quattro dirigenti scolastici e quindici insegnanti sia di Lettere che di Storia e Filosofia, di cui alcuni cattolici e altri che si professano atei. Un dato importante. A significare che una riflessione comune – tra docenti e studenti, atei e credenti – sulle “domande della ragione” e sulle “ragioni della fede” non è da considerarsi astratta, intellettualistica o “di parte”. Tali questioni infatti condizionano il modo di essere e di agire di una persona, di un giovane. Hanno inevitabilmente un risvolto “pratico”, un’implicazione sul piano morale e sociale.

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E quindi interessano tutti. La premiazione dei tre studenti vincitori (ai quali verranno consegnati rispettivamente 700, 500, 300 euro) avverrà all’interno di un Convegno (in data da destinarsi, ma pre-sumibilmente entro marzo), aperto a tutti: inizialmente verrà dato spazio alla lettura dei passi più significativi degli elaborati selezionati dalla Commissione; successiva-mente interverrà a “commentarli” un relatore, che imposterà così un dialogo con i giovani, testimoniando loro, col racconto della sua esperienza, la ragionevolezza del cristianesimo e la bellezza verificabile di un cammino di fede.

Paola Campanini

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Pesaro, 20 dicembre 2012

CORSO REGIONALE AGGIORNAMENTO PER IRC

L’insegnamento della religione cattolica ha qualche attinenza con la crisi economica che stiamo attraversando e con la ripresa che da lungo tempo viene auspicata?Istintivamente verrebbe da rispondere di no. Eppure è stata questa, in rapidissima sintesi, la domanda sottesa alla relazione che S. E. Mons. Piero Coccia ha tenuto agli Insegnanti di Religione Cattolica dell’Abruzzo nel Corso Regionale di aggiornamento svoltosi a Montesilvano dal 14 al 16 dicembre scorso. A invitare il nostro Arcivescovo, membro della Commissione Episcopale della CEI per l’educazione cattolica, la scuo-la e l’università, è stata la direttrice del Corso, prof.ssa Michelina Petracca, responsa-bile anche dell’Ufficio Scuola di quella regione.Non è stato un intervento “disincarnato” o esclusivamente “religioso” quello di mons. Coccia, che anzi ha sviluppato il tema in programma – “Il sapere della fede e i saperi dell’uomo” – con riferimento continuo al contesto storico attuale e alle sue proble-matiche.Ma che legame può esserci tra l’insegnare religione cattolica (o più in generale edu-care alla fede cattolica) e la necessità, oggi così fortemente sentita, di promuovere un rilancio dell’economia? Tutto dipende, ha premesso l’Arcivescovo, dalla natura delle domande con cui si af-frontano i problemi: porre domande adeguate, infatti, è indispensabile per trovare ri-sposte altrettanto adeguate.Se per superare la crisi si pongono, come oggi in prevalenza accade, domande di na-tura esclusivamente “tecnica” (quali norme, quali strumenti, quali opportunità, quali strutture servono alla crescita?) non si possono che trovare risposte altrettanto “tecni-che”: ripresa dei consumi, rivitalizzazione dei mercati, degli investimenti produttivi, delle riforme istituzionali ecc.Indubbiamente tali risposte sono preziose e indispensabili: la “tecnica” infatti, come afferma Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in veritate” (69), è un fatto profonda-mente umano, esprime la tensione dell’uomo a superare i condizionamenti materiali, conferma la signoria dello spirito umano sulla materia. Diffidare della tecnica signifi-ca avere un’errata valutazione del suo rapporto con l’uomo.Tuttavia non si possono evitare domande più ampie, più profonde: perché finora que-ste scelte tecniche hanno funzionato solo relativamente? C’è forse bisogno di altro? E di che cosa precisamente?Ecco allora che a domande più profonde corrispondono risposte più profonde. Le scelte “tecniche” (sia quelle del mercato che quelle di politica internazionale) da sole non bastano a garantire lo sviluppo dei popoli; c’è bisogno di uomini retti, di operatori

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economici e uomini politici la cui coscienza desideri fortemente il bene comune, la cui intelligenza ricerchi il senso del fare e le ragioni della dignità della persona presa nel suo complesso.È illusorio credere che le scelte “tecniche e impersonali” siano efficaci in se stesse, “automaticamente”. All’origine c’è sempre l’uomo, con la sua libertà e responsabilità. È proprio questo il “punto dolente” della mentalità contemporanea: l’avere sradicato la tecnica dal suo originario alveo “umanistico”. La minaccia per l’uomo (scriveva Martin Heidegger, citato da Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano a cui l’Arcivescovo Coccia si è ispirato per la sua relazione) non viene innanzitutto dagli apparati tecnici; viene dalla “mentalità” tecno-nichilistica, che crede nell’autosufficienza della tecnica e nega che l’uomo possa trovare la sua essenza in una verità più alta e più profonda. La minaccia cioè sta nella scissione che si è operata tra il “pensiero calcolante” e quel “pensiero poetante”, aperto alla dimensione del Mistero e della trascendenza, che fa-ceva dire a Montale tutte le immagini portano scritto “più in là”.Si chiarisce così la risposta vera alla domanda iniziale: sì, l’educazione alla fede cat-tolica può essere utilissima all’economia e alla politica, perché ponendo domande di senso, salvaguardando gli spazi di trascendenza, svelando il mistero dell’uomo e offrendo una direzione etica, ridona alle scelte tecniche il loro volto umano, mette efficacemente in discussione il pensiero tecno-nichilista, oppone resistenza ai con-dizionamenti che ne derivano e rappresenta così il baluardo prioritario della libertà.

Paola Campanini

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UFFICIO PASTORALE VOCAZIONALE

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Pesaro 29 ottobre 2012

LE NOTTI DI NICODEMO

Dialogare con Gesù di notte, come Nicodemo. Senza tuttavia essere ancorati, come quel dottore della Legge, a certezze prestabilite e prevedibili. Anzi, lasciandosi inter-pellare dallo Spirito, che chiama sempre a nuovi inizi, a nascite nuove.È stato questo il desiderio che ha mosso i responsabili della Pastorale Vocazionale – in passato don Massimo Regini, ora don Stefano Brizi – a promuovere “Le Notti di Nicodemo”: incontri mensili di preghiera e adorazione eucaristica per giovani e adulti, iniziati lo scorso 27 ottobre e previsti per l’ultimo sabato di ogni mese nella Chiesa dei Cappuccini, dalle ore 21.15 alle ore 22.15.L’impostazione degli incontri, decisa da una Commissione appositamente costituita, sarà sempre la stessa: un annuncio e un breve commento della Parola precederanno il silenzio e l’adorazione eucaristica, cui seguirà la testimonianza di una scelta voca-zionale o alla vita consacrata o al matrimonio. L’animazione del gesto, guidato da don Stefano, sarà affidata alternativamente a una parrocchia e a un movimento. È stata la comunità di San Giovanni Bosco in Osteria Nuova a condurre il primo incontro: con il coro che ha guidato i canti, don Lorenzo Volponi che ha proposto una riflessione sulla chiamata di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni (narrata nel Vangelo di Marco) e con il seminarista Andrea Marescotti che ha parlato della sua vocazione alla vita sacerdotale.Sorprende la straordinaria affinità, nonostante il passare dei secoli, tra l’esperienza dei primi discepoli e quella del giovane seminarista. Identico è il metodo della ”pre-ferenza” adottato da Gesù, che – ha detto don Lorenzo – “vede”, fissa con lo sguardo alcune persone nella quotidianità della loro esistenza e rivolge un invito a seguirlo. Gesù “elegge”, non per selezionare, ma per raggiungere tutti e trasformare i chiamati in “pescatori di uomini”.Identica è anche la dinamica della risposta: occorre la disponibilità a rischiare, a fidar-si della promessa anche senza comprenderla preventivamente; occorre “lasciare tutto” confidando di potere “riappropriarsi di tutto”. È necessario, in sostanza, chiedersi “Come è possibile?” non con lo scetticismo stri-sciante di Nicodemo, ma con la docilità umile di Maria, aperta ad una novità radicale e per lei assolutamente imprevista.

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La stessa novità che ha rivoluzionato anche la vita di Andrea, cresciuto in una famiglia di non credenti, e quindi neppure battezzato, che un incontro – apparentemente casua-le – con degli amici e con un prete ha portato alla decisione di ricevere i sacramenti a 17 anni, di fare esperienza di oratorio, di andare in missione tra i poveri e di entrare in Seminario.“Commozione” è il sentimento che Andrea ha detto di aver provato guardando indie-tro alla sua vita. E forse è proprio questa commozione che dovremmo recuperare tutti di fronte alla figura del sacerdote – di ogni sacerdote – che, come spesso l’Arcivescovo Piero Coc-cia ricorda, va guardato con simpatia e rispetto per la grandezza del mistero della sua vocazione.

Paola Campanini

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Pesaro 26 novembre 2012

LE NOTTI DI NICODEMO - 2

Secondo appuntamento per “Le Notti di Nicodemo”: lo scorso 24 novembre, ultimo sabato del mese, nella Chiesa dei Cappuccini, dalle ore 21.15 alle ore 22.15, nume-rosi giovani e adulti della nostra Arcidiocesi si sono di nuovo riuniti intorno all’Ar-civescovo Piero Coccia, per aprire il cuore al Signore vivo nell’Eucarestia, placare le inquietudini dell’animo e chiedergli, in particolare, il dono delle vocazioni alla vita sacerdotale, religiosa e consacrata.Animato questa volta da un gruppo del Rinnovamento nello Spirito, il momento si è aperto con la lettura del Vangelo di Giovanni (I, 35-42) commentato da S. E. Mons. Coccia che ne ha sottolineato i passaggi fondamentali dal punto di vista vocazionale.Il Battista, ha detto l’Arcivescovo, indica alla folla che lo segue l’ “Agnello di Dio”: non chiama le persone a sé, nonostante la sua leadership indiscussa; non è geloso dei suoi seguaci. Ha una libertà dal possesso che deve essere anche oggi invocata e imitata da tutte le realtà parrocchiali e associative, chiamate a vivere la dimensione ampia della ecclesialità, condizione indispensabile per il fiorire delle vocazioni. Così come lo sono l’affidarsi incondizionato al Signore, lasciando cadere le resistenze derivanti dalle proprie insicurezze o dalle troppe certezze; la tensione a ricercare “il centuplo quaggiù”, al di là delle convenienze o posizioni acquisite che sembrano sa-ziarci; la disponibilità a “dimorare” con il Signore, a dare tempo all’esperienza di vita con lui, per potere poi con gioia annunciare: “Abbiamo trovato il Signore”.È proprio questa gioia che ha comunicato, dopo il previsto spazio dedicato al silenzio e all’adorazione eucaristica personale, padre Damiano Angelucci, frate cappuccino, nato a Fano 43 anni fa, da quattro anni missionario in Benin, provvisoriamente ospite dei Frati Cappuccini di Pesaro.Una vita senza apparenti sconvolgimenti la sua: cresciuto in una famiglia cattolica, educato in parrocchia, ha iniziato, su suggerimento di un’animatrice del “post-cresi-ma”, a frequentare degli incontri vocazionali nel Seminario di Fano, a cui è seguito un periodo di ritiro e di discernimento nel Convento dei Cappuccini di Pesaro. Laureatosi nel frattempo alla “Bocconi” di Milano, desideroso di ripagare i sacrifici, anche eco-nomici, sostenuti dai genitori, ha iniziato a lavorare presso la sede pesarese di Con-findustria, avvertendo sempre più chiaramente, però, la mancanza di una pienezza: “Facevo tante cose che mi piacevano - ha detto - ma non ero felice”.Solo con l’entrata in Convento ha trovato la pace. Certo, ha precisato, è sempre uno strappo doloroso lasciare le persone, ma è uno strappo che lega in realtà all’unica per-sona che veramente conta: il Signore Gesù. È a Lui che ci si consacra; è Lui il centro di riferimento del proprio donarsi.

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È una pace, questa, che niente può turbare. Significativamente, a tal proposito, Padre Damiano ha concluso la sua testimonianza con una citazione del cap. 36 de “I Pro-messi Sposi”, dove Padre Cristoforo a Lucia che gli chiedeva come stesse, avendolo ritrovato dopo tanto tempo, risponde: “Sto come Dio vuole e come, per sua grazia, voglio anch’io”.Al termine dell’incontro è stata letta la “Preghiera per le Vocazioni” scritta dal nostro Arcivescovo, del quale, come don Stefano ha ricordato, il giorno successivo sarebbe ricorso il quarantesimo di sacerdozio. Tutta l’Assemblea gli ha tributato un caloroso applauso e un augurio che la redazione de “Il Nuovo Amico”e tutti i suoi collaboratori sinceramente rinnovano.

Paola Campanini

PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

O Dio, Padre della gioia e della vita,suscita nel cuore dei nostri giovanila sete e nostalgia di Te.

Spirito Santo illumina la loro menteed apri il loro cuore,affinchè nella verità e nella libertàsiano capaci di scelte radicali e coraggiose.

Maria Vergine, Donna del “sì”,sostieni le nostre comunità nel vivere la fede affinché diventino terreno fecondodove i giovani possano incontrareil Tuo Figlio Gesù e rispondere generosamente alla Sua chiamata.

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UFFICIO PASTORALE CATECHISTICA

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PRENDI E MANGIAAppuntamento mensile per “assaggiare” la parola di Dio

Ore 21,15

Sabato 13 ottobre 2012 - Chiesa Oratorio Nome di DioLa Bibbia di Giacomo Pandolfi – Il mistero si lascia raccontareCommento musicale: Nunzio Randazzo, organo; Luigi Faggi, trombaVoce narrante: Lucia FerratiInterviene: Maria Grazia Calegari con D. Mario Florio

Giovedì 25 ottobre 2012 – Palazzo Montani AntaldiDi-sperare – Icone bibliche della caritàCommento musicale: Fondazione d. GaudianoVoce narrante: Lucia FerratiInterviene: Luciano Manicardi, monaco di Bose

Sabato 17 novembre 2012 – Chiesa di San GiuseppeLa storia di Giuseppe – Provvidenza e saggezza umanaCommento musicale: Stefania Betti, arpaVoce narrante: Lucia FerratiInterviene: d. Tonino Nepi con Gian Luigi Storti

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Pesaro, 13 ottobre 2012 1° incontro “Prendi e Mangia”

LA BIBBIA DI GIACOMO PANDOLFI

Interviene: Grazia Calegari e don Mario FlorioCommento musicale: Nunzio Randazzo, organo; Luigi Faggi, trombaVoce narrante: Lucia Ferrati

A Pesaro esiste ancora, intatta, una chiesa che racchiude il programma di fede e di vita di una confraternita del ‘600, e lo consegna da quattro secoli alla sensibilità e all’intelligenza di chi è venuto dopo.Oggi tocca a noi, in una serata nella quale i messaggi che partono dalla chiesa del Nome di Dio saranno letti a più voci: dal prof. Mario Florio, docente di Teologia sacramentaria e preside dell’Istituto Teologico Marchigiano, dalla storica dell’arte prof.ssa Grazia Calegari, da Lucia Ferrati che leggerà due brani dall’Esodo e dagli Atti, da don Giorgio Giorgetti, anima e coordinatore dell’iniziativa. L’importante è ricollocarsi nei panni di questa confraternita, detta anche “della buona morte” perché aveva per principale compito quello di compiere funerali per i morti poveri o giustiziati, e che nel 1581 commissionava a Federico Barocci la tela per l’altare maggiore della chiesa appena costruita nell’attuale via Petrucci, denominata poi “volta del Nome di Dio e di San Filippo”. Era la Circoncisione, che i generali di Napoleone hanno requisito nel 1797 e che oggi si trova al Louvre (negli scantinati), sostituita da un una copia in formato più piccolo di Carlo Paolucci.Qualche anno dopo, nel 1617, i confratelli affidavano la copertura del soffitto al pit-tore Giovan Giacomo Pandolfi e allo scenografo Giovanni Cortese, attivo alla corte dei Della Rovere.Nel corso di due anni venivano eseguite le strutture lignee e gli apparati pittorici, incentrati nel grande ottagono centrale del Trionfo del Nome di Dio, dinanzi al quale si inginocchiano le Gerarchie spirituali (Papa, cardinali, vescovi) e temporali (re, im-peratore, duchi Francesco Maria II col figlio Guidubaldo Della Rovere). Dalla porta d’ingresso all’altare il percorso è scandito dall’immagine iniziale dell’Inferno fino a quello finale della Resurrezione, mentre agli angoli i profeti Abacuc, Isaia, Davide e Salomone fanno corona al Trionfo del Nome di Dio.Dal 1634 al ‘36 veniva eseguita la copertura delle pareti con dieci grandi tele, alla ma-niera di diversi oratori veneziani come quelli dei Crociferi e di San Fantin. A partire dalle due Sibille raffigurate ai lati dell’organo, vengono commissionati dai confratelli le seguenti scene bibliche: Il passaggio del Mar Rosso e Il trionfo di Giuseppe ebreo (a sinistra), Davide uccide Golia e Il trasporto dell’arca (a destra). Gli autori questa volta sono: sempre Giovan Giacomo Pandolfi con la collaborazione di Nicola Sabbatini, già scenografo roveresco, tutti e due appartenenti alla confraternita. Gli episodi scelti dovevano rappresentare azioni vittoriose compiute nel Nome di Dio.Si passa poi dal Vecchio al Nuovo Testamento nelle quattro ultime tele col Miracolo di Pietro che guarisce lo storpio e di Paolo che libera l’ossessa, che precedono le scene conclusive dell’Annuncio a Maria e del Sogno di Giuseppe, ai lati dell’altare maggiore.

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Nella serata del 13 ottobre saranno brevemente analizzati i significati biblici e storico artistici delle immagini per trovare insieme una comprensione il più possibile attuale, alla quale contribuiranno in modo determinante le letture di Lucia Ferrati con un epi-sodio del Primo Testamento (Il passaggio del mar Rosso Es. 15) e con uno degli Atti degli Apostoli (La guarigione dello storpio At. 3), e l’accompagnamento di Nunzio Randazzo all’organo e di Luigi Faggi alla tromba con musiche della scuola veneziana, romana e bolognese che ricreeranno il clima musicale contemporaneo ai dipinti di G. Giacomo Pandolfi.Si guarderà alla fine il soffitto, per essere trascinati dagli arcangeli e dalle infini-te presenze angeliche risucchiate dalla grandissima luce dominata dal Trionfo del Nome di Dio, che ha le sembianze del piccolo Bambino Gesù.

LA CHIESA DEL NOME DI DIO

La Chiesa del Nome di Dio è l’unico esempio rimasto a Pesaro di edificio religioso concepito come unità architettonica e scenografica: nell’aula unica vennero prefissate e disposte nel giro di alcuni decenni tutte le strutture decorative, gli altari, le cornici, le sculture ed i fregi lignei dipinti in oro e nero, le tele ad olio di vario formato, ecc. Pre-senta inoltre un interno ancora pressoché originario, (mentre l’esterno, rimaneggiato e restaurato nel 1912, è stato ornato del portale in pietra d’Istria nel 1763 dall’architetto pesarese Gian Andrea Lazzarini), che documenta un preciso periodo di storia artistica ed esprime suggestivi contenuti attraverso la ricca decorazione che lo ricopre intera-mente. Fu fatta costruire, a partire dal 1577, dalla Compagnia del Nome di Dio, una delle più ricche tra le numerose confraternite laicali pesaresi, particolarmente fiorenti ed attive in opere pie nella zelante atmosfera religiosa controriformistica. Lo speci-fico compito di carità di questa confraternita era, tra gli altri, quello di provvedere ai funerali dei poveri: di qui il frequentissimo ricorso, sontuoso ed ossessivo insieme, a simboli di morte (teschi, clessidre, “memento mori”, ecc.), che contrassegna minuzio-samente l’apparato decorativo della chiesa, in una sobria partitura nella quale il nero attenua la sfarzosità dell’oro. Si provvide in breve tempo alla sistemazione degli altari, commissionando a Federico Barocci il quadro raffigurante la Circoncisione, che fu posto all’altar maggiore nel 1590, e passò poi al Museo del Louvre, a Parigi, dopo la spoliazione napoleonica; fu sostituito dalla copia, più piccola rispetto alla cornice dell’originale, eseguita dal pittore pesarese Carlo Paolucci (1733-1803). Vennero poi collocati all’altare laterale sinistro il pregevole Crocifisso ligneo cinquecentesco, e all’altare laterale destro un dipinto del mantovano Teodoro Ghisi (1536-1601), raffi-gurante L’Incoronazione della Vergine e Santi. Si procedette poi, dal 1617 al 1619, alla copertura del soffitto con grandi tele incastonate da strutture a cassettoni e da parti lignee, affidate all’estro scenografico di Giovanni Cortese (1569-1629), autore anche dello splendido soffitto del Salone Metaurense nel Palazzo Ducale di Pesaro. I dipinti furono commissionati al pittore pesarese Giovan Giacomo Pandolfi (1567- dopo il 1636), confratello del Nome di Dio, sul quale abbiamo una scarsissima documenta-zione, e che è, in generale, brevemente ricordato dagli storici per la sua formazione artistica vicina agli Zuccari e al Barocci, oltre che per essere stato maestro di Simone Cantarini. Al Nome di Dio il Pandolfi, ormai anziano, lascia un vertice altissimo e conclusivo della sua lunga e vasta attività svolta per numerose chiese della città e della provincia di Pesaro, e, in una lunga permanenza giovanile, anche di Rieti e dintorni.

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Il soffittoI dipinti del soffitto vanno guardati ponendosi al centro della chiesa, in corrisponden-za del Trionfo del Nome di Dio, per leggere l’immagine centrale, l’Immacolata e la Resurrezione col viso rivolto all’altare; girandosi poi lateralmente per le due Gerar-chie e in direzione della porta d’ingresso per l’Inferno e lo scheletro. La disposizione dei soggetti tende ad indicare un itinerario di salvezza, dall’ingresso al presbiterio, dalla morte alla Resurrezione finale, passando per la gloria centrale del Nome di Dio, (con gli arcangeli Gabriele, Michele, Raffaele posati su di una nuvola, e miriadi concentriche di angeli intorno), e la rassicurante presenza laterale degli angeli e dei profeti. Il Pandolfi unisce alla precisione dottrinaria e culturale alcune interpretazioni figurative che escono dalle regole codificate della cultura controriformistica e tardo-manieristica alla quale apparteneva, evidenti, invece, nella rigida impostazione del Trionfo del Nome di Dio. Si veda l’inquietante realismo di alcuni particolari dell’In-ferno, la grottesca popolare mostruosità dei diavoli, o si noti la fresca libertà naturale con la quale sono impaginati, ai quattro angoli del soffitto, scorci di architetture e voli di rondini (alcuni dei quali pesantemente restaurati). E si osservino, tra le figure inginocchiate delle Gerarchie temporali, i ritratti di Francesco Maria II della Rovere (col collare del Toson d’oro) e dell’unico figlio Federico Ubaldo, lo sfortunato erede qui all’incirca tredicenne.

Le paretiLa copertura delle pareti laterali fu eseguita dal Pandolfi dal 1634 al 1636, con la collaborazione di Nicola Sabbatini (1574-1654), famoso scenografo e scenotecnico, già al servizio dei Della Rovere e autore tra l’altro, dal 1637, del vecchio Teatro del Sole, in seguito completamente ricostruito e divenuto Teatro Rossini. L’intero appa-rato si suddivide in tre fasce di dipinti. La fascia superiore monocroma, che scorre continua sotto il soffitto, rappresenta: a sinistra, (dall’ingresso all’altare), angioletti, bambini e bambine compiono opere di misericordia; a destra, (dall’ingresso all’al-tare), angioletti, bambini e bambine compiono una processione, suonano e cantano.

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La fascia centrale comprende dieci grandi quadri, più le due sottili strisce dipinte ai lati dell’organo (il più antico della città, opera di Antonio Paci da Pesaro, eseguito nel 1631), nelle quali appare, a destra di chi guarda, un suonatore di flauto, e a sini-stra il presunto autoritratto del Pandolfi, che sembra affacciarsi per osservare la sua opera. Dalla sinistra dell’ingresso all’altare, le tele rappresentano: la Sibilla Cumana; il passaggio del mar Rosso; il Trionfo di Giuseppe Ebreo; un miracolo di S.Pietro; l’annuncio a Maria. Dalla destra dell’ingresso all’altare: la Sibilla Eritrea; Davide e Golia; il trasporto dell’arca; un miracolo di S.Paolo; l’annuncio a Giuseppe. Nella fascia inferiore, dipinta a monocromo, che fungeva da «spalliera» per i sedili sot-tostanti, sono raffigurati otto dottori della chiesa e i quattro Evangelisti. Da sinistra: S. Bernardo da Chiaravalle, S. Tommaso d’Aquino, S. Ambrogio vescovo, S. Gregorio papa, e gli evangelisti Luca e Giovanni. Da destra: S. Bernardino da Siena (predicato-re del Nome di Dio), S. Bonaventura, S. Girolamo, S. Agostino e gli evangelisti Marco e Matteo. La fascia centrale ripropone un itinerario di salvezza (accuratamente sottoli-neato da scritte didascaliche tratte dal Vecchio Testamento e dagli Atti degli Aposto-li), che passa dalle profezie delle Sibille, attraverso i quattro episodi biblici alludenti alla liberazione, fino ai miracoli (S. Pietro e lo storpio, S. Paolo e l’ossessa), al duplice annuncio finale della venuta di Cristo e alla Circoncisione all’altare maggiore. Anche la progressione della fascia inferiore sembra indicare una completezza dogmatica, dalla sfilata dei dottori della Chiesa alla presenza degli Evangelisti nel presbiterio.

Il linguaggio del PandolfiC’è realismo, gusto del colore e della vita. Nel festoso, vociante Trionfo di Giuseppe appare uno scorcio della piazza cittadina, col vecchio palazzo comunale a sinistra e la strada verso porta Fanestra, attuale via S. Francesco; negli Annunci a Giuseppe e a Maria si ricrea un’affettuosa penombra domestica con particolari, arredi, trucioli, di una «moderna» presa dalla realtà, appresa forse dalla grande lezione romana del Ca-ravaggio, diffusa già da anni anche nelle Marche da alcuni artisti, come G.Francesco Guerrieri da Fossombrone. Ma c’è, negli impasti coloristici così densi e caricati, nei gigantismi dilatati degli altri episodi, nelle strutture grandeggianti, nei cieli svirgolati, una profonda tensione, un bisogno di enfasi, un senso visionario della realtà. È un’in-quietudine personale e forse significativa anche di anni difficili per il ducato di Pe-saro-Urbino, da poco incamerato allo Stato Pontificio (1631), estintasi la dinastia dei Della Rovere, con prospettive politico-economiche incerte. È una religiosità attratta dalla vita e contaminata dalla presenza della morte, nella quale non trionfa totalmente né la realtà delle cose, né la forza dell’immaginazione barocca. Vi predomina invece una faticosa, solitaria ricerca di equilibrio linguistico ed espressivo, tra pietismo con-troriformistico e libertà, tra cultura provinciale ed aperture verso la rappresentazione diretta della realtà o l’esaltazione visionaria, che sono due linee portanti del linguag-gio figurativo del ‘600.

La sagrestiaA sinistra del presbiterio, si accede alla suggestiva sagrestia, circondata dai sedili per le riunioni dei Confratelli, cui fanno da spalliera tele con angeli che re-cano simboli relativi alla Passione di Cristo, eseguiti da Giuseppe Oddi (Pesaro ?-1728). Nel regi-stro superiore, sono di vari autori seicenteschi i 19 riquadri raffiguranti la Passione, la Morte e la Resurrezione di Cristo, mentre appartengono alla mano del Pandolfi, oltre

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alla decorazione delle porte, i dipinti posti sopra i sedili centrali, con le immagini della Immacolata Concezione e, dirimpetto, quella del Bambino Gesù (che interrompono le storie di Cristo), e la tela dell’altare, con angeli che sorreggono il monogramma del Nome di Dio. Sul soffitto sono incassati vari dipinti, di diversi autori seicenteschi e settecenteschi, che rappresentano Santi e Profeti, e fanno corona al tondo centrale col Bambino Gesù.

Don Mario Florio, docente di Teologia sacramentaria e preside dell’Istituto Teologi-co Marchigiano.

Grazia Calegari si è laureata in lettere e specializzata in storia dell’arte medievale e moderna all’Università di Bologna. Da anni si occupa di beni culturali a livello cittadi-no e regionale, con pubblicazioni e conferenze. Tra i suoi libri si ricorda qui soprattut-to il volume sulla chiesa del Nome di Dio, che è uscito nel 1989 e ha visto una nuova edizione arricchita nel 2009. Si citano i suoi vari interventi sul 600 e sul 700, e su edi-fici e chiese della città, come la chiesa dell’Annunziata e Palazzo Mazzolari Mosca.

Luigi Faggi-Grigioni nato nel 1969 diplomato in tromba al Conservatorio Rossini, in teoria della musica sperimentale e in musica elettronica. Ha eseguito autori del No-vecento e Strawinskij e Hindemith. Si dedica alla musica barocca ma collabora anche con jazzisti e musicisti rock. Ha frequentato corsi di perfezionamento jazz a Siena e il corso presso l’Accademia musicale fiorentina.

Nunzio Randazzo diplomato in organo e composizione organistica al Conservatorio Rossini, svolge attività concertistica come solista e come accompagnatore di orchestra e coro. Ha seguito corsi di interpretazione di musica antica italiana con Tagliavini e di letteratura prebachiana con Vogel, Koopmann e Radulescu e per la musica spagnola con Torrent. Ha eseguito in prima assoluta musiche di Pierucci e di Tesei, è fondatore e direttore artistico del Centro iniziative culturali San Giovanni. Docente presso il Conservatorio Rossini.

Brani musicaliG. Frescobaldi ai “Fiori musicali”A. Stradella da Sinfonia per tromba e organoG.B. Viviani Sonata prima per tromba e organoG. Fantini Sonate per tromba e organoScuola bolognese XVII sec. Sonate per tromba e organo

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Pesaro, 25 ottobre 2012 2° incontro “Prendi e Mangia”

DI-SPERARE: “L’UMANO ALLA PROVA DELLA SOFFERENZA”

Interviene: Luciano Manicardi – Monaco di Bose

La sofferenza è esperienza universale. Ogni uomo prima o poi la incontra: in sé, sulla propria pelle, negli altri, nelle persone che ama, in forme svariate: malattia fisica, disturbo psichico, lutto. Per quanto spiacevole e indesiderabile, la sofferenza, con la sua universalità dice qualcosa di importante sull’umano, sull’uomo. Anche il cristiano non ha vie privilegiate o scorciatoie di fronte alla sofferenza. “Anche un cristiano non conosce alcuna strada che aggiri la sofferenza, ma piuttosto una strada – insieme con Dio – che la attraversi. Le tenebre non sono l’assenza, ma il nascondimento di Dio, in cui noi – seguendolo – lo cerchiamo e lo troviamo nuovamente” (Erika Schuchardt). La mia proposta è di ascoltare la sofferenza. Cosa ha da dirci? Da insegnarci? Pre-messo che ne faremmo volentieri a meno, tuttavia con essa dobbiamo fare i conti. Si pongono due premesse necessarie. Come parlare della sofferenza? L’unico sapere pos-sibile sulla sofferenza, e non ingiurioso, non è dell’ordine della speculazione o della giustificazione, ma della testimonianza. Sono troppi i “bei discorsi” e le “belle teorie” sul soffrire, sulla malattia, sul dolore, troppo ingannevoli e troppe diffuse le “scorcia-toie del linguaggio” e i tranelli di un “linguaggio approssimativo” che nutrono frasi spirituali e disumane, elevate e antievangeliche al tempo stesso. Troppe bestemmie sono state pronunciate in nome di una perversa comprensione spirituale della soffe-renza. Noi, che ci metteremo alla scuola del Vangelo, dobbiamo sapere anzitutto che Gesù non ha mai predicato rassegnazione di fronte al male, non ha mai detto che la sofferenza avvicini maggiormente a Dio, non ha mai chiesto ai malati di offrire a Dio la loro sofferenza, ma sempre ha lottato contro il male, ha curato e cercato di guarire.

Attraversare il paese della sofferenza

L’esperienza umana del soffrire spezza l’esistenza, frantuma i sogni, conduce l’uo-mo ad abitare da straniero in una regione straniera, in cui deve imparare una lingua nuova e sconosciuta. Come attraversare questa regione straniera. Quale lingua parla-re? Chiediamoci: qual è la lingua della sofferenza?

Per azzardare una risposta, o forse semplicemente per porre meglio la domanda, dobbiamo forse parlare delle lingue della sofferenza. Perché non si tratta solamente di lingua o linguaggio verbale, ma di linguaggio del corpo, della psiche, dello spirito, della persona nella sua totalità. Il malato è una totalità sofferente. E ciascuno reagisce in modo personale e non standardizzato alle stesse malattie; la sofferenza, poi, sia fi-sica che psichica, mentre spersonalizza, può persino personalizzare, può condurre una persona a ritrovare il linguaggio suo proprio, quello smarrito in una vita di doveri e di esteriorità, di apparenze e di menzogne, come accade al consigliere di Corte d’appello Ivan Il’ič quando, giunto ormai agli ultimi momenti della sua vita, di fronte all’odiosa moglie gli esce dalla bocca il lapsus che rivela la sua raggiunta indipendenza.

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Nel calvario dei dolori fisici e morali si compie per Ivan un percorso spirituale che giunge al suo apice proprio nella morte. Ivan prova pietà per i suoi famigliari: «Mi fanno pena. Staranno meglio quando sarò morto… Indicò con lo sguardo il figlio di-cendo alla moglie: ‘Portalo via… mi fa pena… e anche tu…’. Voleva dire alla moglie ‘perdonami’ [in russo: prostì], ma disse ‘lascia andare’ [in russo: propustì]; e, non avendo ormai la forza di correggersi, tacque, tanto chi doveva, avrebbe capito ugual-mente». Ivan stava cadendo nell’abitudine alla sottomissione, chiedendo perdono per la sua malattia che provocava dolore e disagio ai suoi famigliari, stava chiedendo perdono d’essere al mondo e di essere divenuto un peso, con la sua malattia, per i suoi famigliari.

Ma non chiede perdono: dalla sua bocca esce una parola che dice alla moglie di lasciarlo andare, di lasciarlo morire. Lo sguardo compassionevole di Ivan sul figlio, sulla moglie, è stato in realtà il suo perdono a loro: «Aprì gli occhi e guardò il figlio. Ne ebbe pietà. Si avvicinò la moglie. Ivan Il’ič la guardò. Aveva la bocca aperta, la-sciava scorrere le lacrime sul naso e sulle guance, senza asciugarle, lo guardava con un’aria disperata. Ne ebbe pietà.» (p. 135).

«Lascia andare»: quella parola finalmente sua, quella parola che non chiede più scusa per colpe inesistenti, quella parola che ha dovuto traversare una potente corazza per emergere, quella parola che il lavoro destrutturante del dolore ha liberato dalla prigionia, quella parola non di acquiescenza dopo una vita di conformismo, quella parola di verità dopo un’esistenza passata nella vanità, quella parola che dice il ri-trovamento di un’identità repressa, ora sgorga dal profondo e Ivan non teme più la morte: «All’improvviso comprese chiaramente che ciò che lo tormentava e non voleva abbandonarlo, se ne stava andando via di colpo… Cercò la sua solita paura della morte e non la trovò. Dov’era? Ma quale morte? Non c’era nessuna paura, perché non c’era neanche la morte. Invece della morte c’era la luce. ‘Ah, è così!’, esclamò d’un tratto a voce alta. ‘Che gioia’. Per lui tutto s’era compiuto in un attimo, e il significato di quell’attimo non cambiò più. Per i presenti la sua agonia durò ancora due ore… Poi qualcuno disse su di lui: ‘È finita’. Egli sentì quelle parole e le ripeté nel suo animo. ‘È finita la morte’ disse a se stesso. ‘Non c’è più’. Aspirò l’aria, a metà del respiro si fermò, si distese e morì» (p. 139). Muore o nasce Ivan? La nascita a una parola pro-pria è sigillo di una riconciliazione con se stesso e con la vita in articulo mortis. Egli è nato, dunque può morire. Soprattutto, egli ha perdonato: ha avuto pietà del figlio, della moglie, ha perdonato a loro. Ha perdonato a se stesso. Può finalmente partire.

Ma la sofferenza è esperienza di stranierità. Il sofferente, diviene uno straniero nei confronti della vita. Scrive Nietzsche: “Colui che soffre fortemente vede dalla sua condizione, con terribile freddezza, le cose al di fuori: tutte quelle piccole ingannevoli magie in cui di consueto nuotano le cose, quando l’occhio dell’uomo sano vi si affisa, sono invece per lui dileguate; anzi, egli si pone dinanzi a se stesso privo di orpelli e di colore”1. Questa stranierità rispetto alla vita è drammaticamente vissuta dal mala-to nell’esperienza di essere improvvisamente o gradualmente reso incapace dei gesti più elementari e semplici: portare un cucchiaio alla bocca, poter fare due passi senza dover essere sostenuto da stampelle o dal braccio di un accompagnatore, leggere un libro senza essere esausto dopo poche righe … E lì risuona tragicamente quell’al di

1 Nietzsche, Aurora, II,114; in F. Nietzsche, Aurora e Frammenti postumi (1879-1881), vol. V, tomo I (“Opere complete di Friedrich Nietzsche”), Adelphi, Milano 19862, pp. 83-84.

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fuori di cui parla Nietzsche: le cose si allontanano da me, non sono più alla mia porta-ta, ovvero, la vita mi rigetta. E Susan Sontag, che ben ha conosciuto il territorio della malattia, afferma in un ormai famoso libro in cui parla dell’“emigrare nel regno della malattia e del viverci ”:

“La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno dello star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passa-porto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro paese”2.

Qual è la lingua di questo territorio così comune e così estraneo? Come si co-munica in questo paese in cui possiamo giungere a sentire estraneo il nostro corpo, fastidiose le relazioni con gli altri, insulse le loro parole e inutili le nostre? Virginia Woolf, la cui intera vita fu segnata da sofferenze fisiche e psichiche, afferma che nella situazione di malattia si è più sensibili al linguaggio evocativo, simbolico e musicale della poesia che alle lungaggini della prosa:

“L’incomprensibilità esercita un grosso potere su di noi quando siamo malati, più legittimamente forse di quanto gli eretti vogliano consentire. Quando si è sani, il significato vìola il territorio del suono. Ma quando si è malati, cioè quando i poliziotti non sono in servizio, strisciamo sotto qualche oscura poesia di Mallarmé o di Donne, sotto qualche espressione latina o greca, e le parole liberano il loro profumo e distillano il loro aroma e poi, se infine afferriamo il significato, è tanto più ricco per il fatto di esserci arrivato dapprima per via dei sensi, attraverso il palato e le narici, come un qualche strano odore. Gli stranieri, ai quali la lingua è ignota, sono avvantaggiati. I cinesi devono conoscere il suono di Antonio e Cleopatra meglio di noi”3.

Perché questa maggiore sensibilità alla poesia nella situazione di sofferenza? For-se perché la parola poetica è distillata dalla sofferenza, nasce dalla sofferenza. Forse perché la parola poetica riduce la realtà all’essenziale, così come la malattia riduce la creatura alla sua corporeità. Forse perché la parola poetica passa al vaglio il corpo delle parole e ne raggiunge l’anima. Forse perché il dolore del lavoro poetico è anche il dolore del lavoro veritativo della malattia. Per cesellare un verso capace di sostenere il peso dell’essere, per elaborare un’immagine pregna di verità, per scovare una parola essenziale, il poeta ha patito come una partoriente e ora questa verità ed essenzialità sofferte sono annusate, sentite e gustate dal sofferente.

La sensibilità acuita del malato pone un’esigenza aspra ai sani che gli si affollano intorno: di pronunciare parole vere, di essere nella verità, di relazionarsi a lui, malato, nella verità. La congiura della menzogna che si attua spesso al capezzale del malato per proteggerlo dalla “verità” della sua malattia, l’ipocrisia con cui lo si zittisce quan-do urla e grida o quando bestemmia, l’inganno pietoso, le risposte evasive, le frasi che spengono le sue domande insistenti (“Ma cosa dici?”; “Non pensare a queste cose!”), l’umiliante paternalismo, i silenzi imbarazzati, le parole falsamente rassicuranti, sono spesso, per il malato, il detestabile compagno delle visite dei conoscenti e dei fami-gliari. Un salmo esprime bene questa situazione:

2 S. Sontag, Malattia come metafora. Il cancro e la sua mitologia, Einaudi, Torino 1979, p. 3.3 V. Woolf, Sulla malattia, Bollati Boringhieri, Torino 2006, p. 24.

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“Chi viene a visitarmi dice parole false,raccoglie cattiverie nel suo cuoree, uscito, sparla nelle piazze.Contro di me mormorano i miei nemici:«L’ha colpito con male incurabile,non si alzerà più dal letto in cui giace»” (Sal 41,7-9).

Le parole “false” sono le frasi di rito, quelle che si dicono per dovere, per rassi-curare il sofferente (“Vedrai che presto ritorni a casa”; “Ti vedo meglio”), impazienti di uscire al più presto dal cospetto del malato e dar libero sfogo a ciò che veramente si pensa (“Hai visto com’è ridotto?”; “Poveretto, non gli resta molto da vivere”). La malattia passa al vaglio impietosamente la qualità delle nostre relazioni.

Nella sofferenza anche le relazioni famigliari e amicali possono conoscere brutali scossoni, o vere e proprie rotture: il conoscente e il visitatore può divenire il nemico, l’oggetto su cui sfogare la propria frustrazione e la propria rabbia. La comunicazione non passa indenne la prova della sofferenza. Ma dalla vicinanza di un malato, di un sofferente, possiamo imparare molto circa la relazione con l’altro. Dai vangeli attin-giamo alcuni esempi.

L’ascolto della sofferenza dell’altro: Mc 5,1-20Gesù, nella sua vita e nel suo ministero, ha incontrato un notevole numero di per-

sone segnate dal male che devasta il corpo e la mente, li ha curati e alcuni li ha guariti. Questo massiccio incontro con malati è stato per Gesù una bibbia di umanità, una scuola di compassione, un luogo che ha certamente plasmato la sua umanità. Nei van-geli si dice che Gesù cura i malati (36 volte il verbo therapeúein) e anche li guarisce (solo 19 volte il verbo iâsthai). Curare significa servire e onorare una persona, averne sollecitudine, prendersene cura. Gesù vede nel malato una persona, ne fa emergere l’unicità e l’umanità: Gesù vede e ascolta il volto del sofferente.

I vangeli narrano che tra le persone incontrate da Gesù, diverse erano “pos-sedute da spiriti impuri” o “indemoniate”. Espressioni che spesso designano uomini e donne sofferenti psichicamente, ovvero afflitte da mali che si manifestavano in modo violento o bizzarro o anomalo e, per questo, attribuiti a spiriti maligni. In questo modo anche malattie inquietanti a cui oggi sappiamo dar nome di “epilessia” (Mc 9,14-28) o di “schizofrenia” (se questa si deve riconoscere nell’“indemoniato” di Gerasa: Mc 5,1-20), potevano essere sentite non solo come un’assurdità di fronte a cui l’uomo era totalmente impotente, ma recuperate all’interno di una coesa visione del mondo e rese sopportabili: Dio, infatti, è più forte degli spiriti impuri e demoniaci e può sconfiggerli liberando l’uomo. La narrazione di Mc 5,1-20 appare particolarmente densa e capace di parlare ancora oggi con particolare pregnanza. L’“indemoniato” va incontro a Gesù, quasi attratto dalla sua personalità, e in questo suo andare da Gesù mostra la sua sete di relazione, di vita, di accoglienza, ma una sete che si esprime in modo impetuoso, aggressivo, che suscita più paura che simpatia. Egli desidera incontrare Gesù, ma le sue parole risuonano come minaccia e quasi incitano a respingerlo e ad allontanarsi da lui. Sembra lui stesso spegnere ogni volontà di prossimità e di cura nei suoi confron-ti. Spesso questi malati sono presentati come abitati da una profonda dissociazione interiore che li porta a parlare di sé al plurale (“Che c’è fra noi e te?”: Mc 1,24; “Mi chiamo Legione, perché siamo in molti”: Mc 5,9). Straniato da se stesso, quest’uomo è stato anche reso straniero rispetto alla sua comunità civile: la società l’ha relegato

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a vivere tra le tombe, in un cimitero, in un luogo di morte e non di vita, evidenziando così lo stigma che la società appone a persone con tali disturbi. La compagine civi-le si difende da questo malato che incarna in sé l’impotenza dei sani e rappresenta oscuramente la paura di qualcosa che può riguardare chiunque: allontanandolo, de-solidarizzandosi da lui essa esorcizza la paura che egli suscita. Quest’uomo si trova dunque nell’isolamento più radicale. L’autolesionismo che lo porta a percuotersi, la bizzarria del suo girovagare senza requie nella nudità, il suo stravolgere il rapporto con il corpo, lo spazio, il tempo e gli altri, fanno di lui il rappresentante “di quel po-tenziale di rabbia e di stranezza che tutti vivevano come mortifero e che per questo poteva, sia pure illusoriamente, essere collocato lontano dalla vita ordinaria” (Card. Carlo Maria Martini). La famiglia, la società civile, la comunità religiosa hanno isola-to questo sofferente decretando su di lui una silenziosa e complice condanna a morte.

Gesù non si sottrae alle tensioni profonde che l’incontro con questa persona su-scita: egli accoglie le urla e le invettive dell’uomo, non fugge di fronte alla violenza verbale, non si lascia intimidire dalla pericolosità dell’uomo o bloccare dall’espres-sione esterna del malessere, ma ascolta la sofferenza da cui nascono le grida che pro-clamano il rifiuto della sua persona sentita come una minaccia: “Non tormentarmi!” (Mc 5,7). Con estrema finezza, Marco mostra che gli atteggiamenti di difesa, di rifiu-to e di non coinvolgimento che la società ha mostrato nei suoi confronti, sono ora gli atteggiamenti che il malato oppone a Gesù. Ma Gesù, mentre sente le urla ascolta la sofferenza dell’uomo, mostrando che l’ascolto della sofferenza dell’altro - quale che sia la forma anche sgradevole in cui si manifesta -, è la radice profonda della solida-rietà. La dimensione etica qui passa attraverso la capacità di ascolto della sofferenza del malato. Gesù guarisce poi questa persona non in modo magico, ma con l’arte e la fatica dell’incontro e del dialogo. La prossimità di Gesù con lui appare anzitutto un parlare con lui, un dargli la parola e un offrire ascolto a lui che nessuno più voleva vedere né ascoltare. Gesù scaccia i demoni “con la parola” (Mt 8,16): la sua azione terapeutica avviene all’interno di un colloquio. E, come in un dialogo terapeutico, Gesù inizia chiedendo il nome alla persona (Mc 5,9), cerca cioè di far emergere la sua identità personale, di restituirla a se stessa. Gesù ha ben chiaro di aver davanti un uomo, prima che un malato. La guarigione inizia nell’atteggiamento etico relazionale che Gesù ha con lui. Per Gesù la malattia non espropria la persona della propria iden-tità (il malato non è, p. es., “un Alzheimer”, ma una persona con un nome proprio, con un volto, con una storia). Gesù spende tempo ed energie con quest’uomo e con la parola egli scioglie colui che la società voleva legare (Mc 5,3-4). Gesù ascolta, accoglie, sta con, dona il suo tempo, dà la parola, in certo senso presenta “se stesso come farmaco” e così fa dell’incontro solidale lo spazio di trasformazione della per-sona. La guarigione è anche ritrovamento della relazione e della capacità relazionale. Credendo all’umanità di quest’uomo, Gesù lo personalizza, infonde in lui fiducia in se stesso, mostra che un futuro sensato gli è possibile. Vivendo una relazione sensata e normale con questa persona (senza fusione, ma con la giusta distanza), egli arriva anche a vederla restituita alla capacità di comunicazione con se stessa, con gli altri e con Dio. Né Gesù “si appropria” della persona per cui ha fatto tanto, anzi la restituisce alla sua vita: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, e annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto” (Mc 5,19). Ascoltando la sofferenza profonda di questa persona, Gesù gli restituisce il volto, la visibilità, la soggettività, lo restituisce alla sua umanità. Certo, la guarigione di colui che delirava, girava nudo, si percuoteva e che ora appare “seduto, vestito e

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sano di mente” (Mc 5,15) ha anche un prezzo sociale: il prezzo simbolizzato dalla perdita dei duemila porci in cui entrano gli spiriti impuri e che affogano nel mare (Mc 5,11-14). Ha affermato il Card. Martini: “La guarigione profonda dell’uomo chiede un prezzo a quella stessa società civile che non ha saputo accoglierlo, perché il be-nessere di una persona nella collettività è un fatto che investe tutti, che chiede tempo, energie, risorse, attenzione per il suo reinserimento sociale”.4 La vicinanza di Gesù, fatta di ascolto che personalizza, guarisce quest’uomo che la società aveva rifiutato. Il faticoso cammino verso la compassione: Lc 10,25-37

La parabola del buon Samaritano contiene l’insegnamento che la sofferenza dell’altro è appello alla compassione, e che la con-sofferenza è essenziale a un atteg-giamento etico nei confronti dell’uomo malato. È importante cogliere la parabola in continuità con il breve dialogo tra il dottore della legge e Gesù: si vedrà così che la parabola è la narrazione con cui Gesù insegna la vera solidarietà al dottore della leg-ge che gli pone la domanda simbolo della non-responsabilità e della non-solidarietà: “Chi è il mio prossimo?”. In particolare Gesù invita il dottore della legge a passare dal sapere al fare: egli risponde bene, in modo ortodosso (orthôs: v. 28), ma sembra non arrivare a fare il legame tra sapere e fare, tra conoscenza delle Scritture e sofferenza dell’uomo, tra corpo delle Scritture e corpo dell’uomo ferito, tra spirito e mano, tra teoria e prassi, tra sapere e etica. Non arriva ad amare realmente e dunque a compiere la Scrittura. Capiamo così l’ammonimento ripetuto due volte: “Fa’ questo e vivrai!” (Lc 10,28); “Va’ e anche tu fa’ lo stesso” (Lc 10,37). Il racconto di questa parabola ha dunque valenza di rivelazione anche per il dottore della legge e sconvolge una cre-denza diffusa all’epoca: la domanda “chi è il mio prossimo?” aveva come frequente risposta la successione in ordine di importanza “il sacerdote, il levita, il figlio d’Israe-le”, mentre il Samaritano era annoverato tra coloro che meritavano l’odio e il rigetto.5 Nella parabola vi è rovesciamento di situazioni: quelli che bisognava amare in quanto prossimo (il sacerdote e il levita) si rivelano essere quelli che non amano, non eserci-tano alcuna solidarietà, non fanno la misericordia (v. 37), mentre colui che si poteva e doveva odiare (il Samaritano) è colui che concretamente esercita la solidarietà, perché è preso da compassione. Di certo qui Gesù insegna che l’atteggiamento veramente etico è un reale farsi prossimo all’altro nella sua sofferenza. La dimensione etica come arte della vicinanza, della presenza all’altro nel suo bisogno.

Ora, il sacerdote e il levita vedono l’uomo ferito, quasi morto, ma passano dall’al-tra parte della strada: perché? Perché questo rifiuto della solidarietà? Perché questo comportamento immorale, questa fuga dalla responsabilità? Forse per non contrarre impurità con un quasi cadavere, ma certamente vi è qualcosa di più radicale e che anche noi sperimentiamo: l’uomo malato, ferito o morente può farci paura. E allora noi capiamo che per entrare nella vera compassione che sfocia poi nella solidarietà di colui che fa tutto ciò che gli è possibile per l’uomo moribondo, non basta vedere l’uomo ferito, ma occorre anche vedere la proprie resistenze alla compassione, ve-dere la propria vulnerabilità, riconoscere che compassione e solidarietà suscitano in noi anche rifiuto e ripugnanza. Non è da escludere che la presenza dell’uomo ferito

4 Dal discorso del Card. C. M. Martini al Convegno internazionale “La cittadinanza è terapeutica.Confronto sulle buone pratiche per la salute mentale”, tenutosi a Milano nei giorni 15-17 aprile 2002.

5 Cf. M. Gourgues, Le parabole di Luca, Elle Di Ci, Leumann (Torino), pp. 16-18.

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sia sentita come una vera e propria scocciatura che riempie di collera sacerdote e levita: perché costui è là a interrompere il mio cammino, i miei ritmi già prefissati e pacifici? La volontà di escluderlo dal mio orizzonte, perché mi infastidisce, perché si frappone tra me e l’adempimento dei miei doveri, che in questo caso sono anche religiosi e sacri, c’è: allora passo dall’altra parte della strada. Fingo di non vederlo. Io credo che per leggere onestamente questa parabola dovremmo non tanto identificarci nel protagonista buono, il Samaritano, ma comprendere che di noi fanno parte anche il sacerdote e il levita, e che i tre personaggi sono tre momenti dell’unico movimento faticoso verso un atteggiamento di vera compassione e solidarietà. Anche noi, per arrivare alla vera solidarietà siamo chiamati a riconoscere le opposizioni che in noi ci sono alla solidarietà e alla compassione. Anche noi, per incontrare il sofferente dob-biamo incontrare la nostra sofferenza, la sofferenza che è in noi, il sofferente che noi siamo, e averne compassione.

E forse dovremmo cercare di guardare la scena della nostra parabola mettendoci nei panni dell’uomo ferito. Si entrerebbe in un’altra visione del mondo e si potrebbe entrare nella storia di quest’uomo che conosce quattro tappe:

1. È un uomo normale, come me, come tutti, che sta facendo la sua strada (v. 30a).

2. L’inatteso rende quest’uomo sventurato, quasi morto, a causa della violenza. Quest’uomo diviene picchiato, ferito, rapinato, malmenato, condotto a un pas-so dalla morte (v. 30b).

3. Davanti al sacerdote e al levita quest’uomo diviene l’uomo di cui non ci si prende cura, che patisce l’indifferenza omicida: sperimenta di non essere nulla, uno da evitare (vv. 31-32).

4. Davanti al Samaritano diviene l’uomo aiutato, soccorso, che conosce chi si prende gratuitamente cura di lui, colui che sperimenta la compassione dell’al-tro (vv. 33-35).

Non basta vedere il sofferente: occorre fargli spazio in noi, far sì che la sua soffe-renza avvenga un po’ in noi. L’atteggiamento etico, il fare il bene, passa attraverso la compassione. La compassione è la radice della solidarietà perché essa dice: “Tu non sei solo perché la tua sofferenza è, in parte, la mia”. Possiamo dire che la compassione è il “sottrarre il dolore alla sua solitudine”.6 Davvero dunque i tre personaggi della parabola disegnano un unico percorso e un’unica storia, quella della compassione che fatica a farsi strada in noi, nel nostro cuore. Occorre saper vedere la propria paura, la mia paura che mi impedisce di cogliere la sua, di lui che è impotente e in balia del primo che si avvicina e gli può dare il colpo di grazia.7 Forse la mia paura di fronte all’altro sofferente è la paura dell’isolamento in cui giace il ferito: se io accetto di incontrare in me questa solitudine spaventosa, forse potrò farmi vicino all’altro e di-ventare presenza nella sua solitudine. Scrive Emmanuel Lévinas:

«Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro… Non è la molteplicità umana che

6 Cf. E. Borgna, L’arcipelago delle emozioni, Feltrinelli, Milano 20023, pp. 128-144.7 Riflettendo sugli incontri tra una persona portatrice di handicap e persone sane l’antropologo David Le

Breton scrive: “Per l’uomo portatore di handicap ogni incontro è una nuova prova, e ingenera in lui il dubbio se sarà accolto così com’è dall’altro e rispettato nella sua dignità» (D. Le Breton, Des visages. Essai d’anthropologie, Métailié, Paris 1992, p. 298). Ogni incontro è per lui un’incognita che rinnova una sofferenza profonda.

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crea la socialità, ma è questa relazione strana che inizia nel dolore, nel mio dolore in cui faccio appello all’altro, e nel suo dolore che mi turba, nel dolore dell’altro che non mi è indifferente. È la compassione… Soffrire non ha senso, … ma la sofferenza per ridurre la sofferenza dell’altro è la solo giustificazione della sofferenza, è la mia più grande dignità… La compassione, cioè, etimo-logicamente, soffrire con l’altro, ha un senso etico. È la cosa che ha più senso nell’ordine del mondo, nell’ordine normale dell’essere”.8

A questo proposito mi piace ricordare una testimonianza contemporanea che esprime bene quanto stiamo dicendo. Scenario: un campo allestito da “Médecins sans frontières” al confine tra Thailandia e Cambogia. Due medici, Xavier Emmanuelli e Daniel Pavard, accolgono l’arrivo di un camion carico di persone ferite da colpi di mortaio. Il compito più urgente è di valutare il più in fretta possibile chi è curabile e chi no. In modo tecnico, professionale, senza troppi coinvolgimenti emozionali: e questo proprio per il bene di chi ha ancora qualche possibilità di sopravvivere. Di fronte a una giovane donna sventrata da un colpo di mortaio la diagnosi dei due me-dici è immediata e identica: non c’è nulla da fare. Ma mentre Xavier passa a un altro ferito, Daniel, improvvisamente salta sulla piattaforma del camion, si pone dietro la donna ferita (che non aveva mai visto prima), la avvolge protettivo con le sue braccia lasciando che il viso di lei, traversato da sudori freddi, si appoggi sul suo petto, e co-mincia a parlarle delicatamente (senza che lei possa comprendere una sola parola) e a carezzarle i capelli. Morirà tra la braccia di uno sconosciuto, liberata non certo dalla morte né dai dolori, ma da quella paura che accompagna così spesso il morente: il terrore di morire solo, abbandonato. E di morire così due volte. “Accompagnando la solitudine dell’essere vivente fino all’estremo limite in cui è possibile tenergli com-pagnia, Daniel ha abolito la solitudine di questa donna morente e, nello stesso tempo, ora lo so con certezza, la solitudine umana universale, per un istante”. Questa la testi-monianza di Xavier Emmanuelli.9 E questa a me sembra la più plastica e drammatica espressione della compassione.

Ora, nella relazione con il malato e con il sofferente in genere la compassione è attitudine essenziale. È l’attitudine ben espressa dal buon Samaritano che, pas-sando accanto all’uomo ferito, “lo vide e ne ebbe compassione (esplanchnísthe)”(Lc 10,33). Da questo sconvolgimento interiore, da questo soffrire la sofferenza dell’altro, il Samaritano è condotto ad un comportamento etico in base al quale fa tutto ciò che è in suo potere per alleviare la situazione del bisognoso. Così la compas-sione non resta solamente un sentimento che si impone al cuore dell’uomo, ma divie-ne scelta, responsabilità, solidarietà. Essa è risposta al muto grido di aiuto che si leva dal viso dell’uomo sofferente, dagli occhi atterriti e più che mai nudi e inermi della persona soverchiata dal dolore, vicina alla morte. Nella Scrittura la compassione (ra-dice r-ch-m) appare come fremito delle viscere, risonanza viscerale della sofferenza dell’altro, risonanza che diviene consonanza: la sofferenza dell’altro grida, e la com-passione fa del mio corpo una cassa di accoglienza e di risonanza della sua sofferenza.

La compassione è il no radicale all’indifferenza di fronte al male del prossimo:

8 E. Lévinas, «Une éthique de la souffrance», in Souffrances. Corps et âme, épreuves partagées, Éd. Au-trement, Paris 1994, pp. 133–135.

9 X. Emmanuelli-J.P. Dautun, Prélude à la symphonie du nouveau monde, Ed. Odile Jakob, Paris 1998,pp. 99–123.

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in essa io partecipo e comunico, per quanto mi è possibile, alla sofferenza dell’altro uomo. L’impotenza del malato, del morente, ha la paradossale forza di risvegliare l’umanità dell’uomo che riconosce l’altro come un fratello proprio nel momento in cui non può essere strumento di alcun interesse. In questo senso la sofferenza per la soffe-renza altrui è uno dei più alti segni della dignità umana. La compassione è una forma fondamentale dell’incontro con l’altro, un linguaggio umanissimo, perché linguaggio di tutto il corpo, che coinvolge i sensi, la gestualità, la parola, la presenza personale. Il gesto di compassione del medico ricordato sopra è costituito da una vicinanza fisica fatta di tenerezza e delicatezza (che trasmette calore al corpo sofferente), da parole pronunciate (che esprimono una comunicazione, danno senso e instaurano una vici-nanza comunionale), da una presenza che rimane accanto (e non abbandona chi se ne va). E di fronte al malato per cui non c’è più nulla da fare dal punto di vista medico, che altro resta se non con-soffrire restandogli accanto, parlandogli, esprimendogli, nei modi che lui può ancora capire, che noi lo amiamo? Scrive Agostino:

“Io non so come accada che, quando un membro soffre, il suo dolore divenga più leggero se le altre membra soffrono con lui. E l’alleviamento del dolore non deriva da una distribuzione comune dei medesimi mali, ma dalla consola-zione che si trova nella carità degli altri” (Epist. 99,2).

Sì, nella compassione vi è la rivelazione di qualcosa che è profondamente uma-no e autenticamente divino e questa rivelazione si sintetizza nella carità, nell’agape, nell’amore. La solidarietà deve ricordarsi di tutto questo se vuole avere una radice nel cuore dell’uomo, nel suo intimo. Il Samaritano, a differenza del sacerdote e del levita, fa divenire ascolto la visione del ferito. Non solo lo vede, ma lo ascolta, lo accoglie, lo fa avvenire in sé, patisce in sé qualcosa di ciò che sta patendo lui: allora ecco la solidarietà che si manifesta, e la solidarietà testimonia che ogni uomo è un fratello. E che io ne ho una responsabilità. Il Samaritano manifesta la sua responsabilità facen-do tanto per quell’uomo: due serie di sette verbi (nel testo greco) dicono la totalità dell’impegno del Samaritano: ha fatto tutto quello che poteva. E la doppia ricorrenza del verbo epimélomai (vv. 34.35) dice a cosa tende la compassione che rende l’uomo solidale con l’altro uomo: a prendersi cura dell’altro uomo.

Un’ultima suggestione: il dialogo tra Gesù e il dottore della legge verteva sull’ama-re il prossimo. La parabola mostra che il Samaritano è colui che si è fatto prossimo all’uomo ferito, lui è il prossimo. Colui che ama il prossimo allora è forse il ferito che, nella sua assoluta impotenza, concede all’altro l’occasione di divenire se stesso, di farsi umano a immagine di Dio, di divenire compassionevole come Dio è compassio-nevole. Non abbiamo qui la rivelazione velata dell’amore universale che dal crocifisso morente e impotente scende su ogni uomo? Non abbiamo qui l’esperienza che spesso facciamo quando diciamo che stando accanto a un malato o a un morente scopriamo che è più ciò che lui ha dato a noi che non il contrario? Non abbiamo qui forse il sacramento della potenza della debolezza? Non abbiamo qui forse lo svelamento del fatto che colui che ha vissuto la solidarietà in modo radicale è il Signore Gesù Cristo nel suo farsi uomo, fino alla condizione dello schiavo, fino alla morte di croce, fino a condividere l’impotenza e gli inferi dell’uomo?

Lo stabilirsi di una relazione vera: Mc 1,40-45Un esempio del fatto che la guarigione nasce dallo stabilirsi di una relazione au-

tentica lo troviamo in Mc 1,40-45:

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“Venne a Gesù un lebbroso e lo supplicava in ginocchio e gli diceva: ‘Se vuoi, tu puoi guarirmi’. Mosso a compassione, (Gesù) stese la mano, lo toccò e gli disse: ‘Lo vo-glio, guarisci’. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamen-te, lo rimandò e gli disse: ‘Guarda di non dire niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro’. Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte”.

Colpisce anzitutto l’atteggiamento del lebbroso: se la malattia a volte indurisce, incattivisce, isola, porta a nutrire sfiducia verso gli altri e la vita, quest’uomo mostra volontà di vivere e fiducia in Gesù. La guarigione trova nel malato il suo più potente alleato. Anzitutto, egli supera con slancio vitale le barriere poste dalla società fra lui e gli altri e si fa vicino a Gesù, quindi gli dice: “Se vuoi, tu puoi guarirmi”. Egli trova finalmente un “tu”, qualcuno con cui relazionarsi, che non lo lascia nell’isolamento, che gli rivolge uno sguardo non omologato, diverso, di comprensione e condivisione della sua sofferenza e non di paura o di commiserazione, e così lo autorizza a guardar-si lui stesso in modo diverso, più libero e umano. Non si chiude nell’autocommisera-zione, non si piange addosso, ma si rimette al buon-volere di Gesù, quasi dicendogli: se è tua gioia il guarirmi, tu puoi farlo. Ciò che cerca è anzitutto una relazione. Po-tremmo parafrasare: se ti sta a cuore di me, il cammino di guarigione può iniziare. La guarigione emerge qui nella sua dimensione di evento relazionale. Sua premessa è il sapere che la reintegrazione del malato nella pienezza di vita è voluta da un altro, che la sua persona e la sua vita sono preziose per un altro.

Inoltre, le parole “Se vuoi, puoi guarirmi”, sono più una confessione di fede che una domanda, una dichiarazione dell’identità di Gesù più che un’invocazione. Esse infatti riprendono e sintetizzano ciò che già si è visto in Mc 1: che Gesù è un uomo “che parla con autorità, non come gli scribi” (Mc 1,22), ovvero che la parola di Gesù è un fare, che in lui dire e fare coincidono. La qualità performativa della parola di Gesù emerge nella chiamata dei primi quattro discepoli (Mc 1,16-20: Gesù chiama le due coppie di fratelli e questi, “subito”, lasciato tutto, si mettono a seguirlo), nella guarigione dell’indemoniato nella sinagoga di Cafarnao (Mc 1,21-28: Gesù comanda allo spirito impuro che possiede l’uomo di uscire da lui e questi gli obbedisce; nel testo parallelo di Lc 4,31-37 la reazione degli astanti si esprime così: “Che parola è mai questa, poiché comanda con autorità e forza agli spiriti impuri e questi escono?”) e nella guarigione della suocera di Pietro (Mc 1,29-31; qui sono i discepoli che dicono e Gesù fa). La coincidenza di parola e azione rivela la qualità della presenza di Gesù. Dunque, l’autenticità della relazione tra il lebbroso e Gesù consiste anzitutto nel pieno riconoscimento che il malato opera della persona di Gesù.

La reazione di Gesù è anzitutto la compassione (Mc 1,41): si lascia ferire dalla sofferenza del malato e agisce di conseguenza entrando nella sua situazione. Lo tocca e così non solo rischia il contagio, ma si contamina e contrae impurità rituale, che esclude dalla partecipazione a gesti cultuali: questa esclusione è il prezzo pagato per andare incontro a un escluso strappandolo alla sua solitudine mortale. La carità non è innocente, ma contamina, compromette. Colui che nessuno poteva e voleva più tocca-re si sente toccato e questo contatto è linguaggio comunicativo, linguaggio affettivo che trasmette il senso di una presenza amica, linguaggio ben colto da quella pelle che non è solo l’organo di senso più esteso del corpo umano, ma anche luogo dell’espe-

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rienza e dello scambio che noi facciamo del mondo e che il mondo fa di noi. Che uno lo abbia toccato, significa che lui stesso può riprendere contatto con se stesso, che la sua situazione di isolamento non è senza speranza. L’incontro con l’altro, con questa compromissione tattile così significativa, può aiutare il lebbroso ad accogliere se stes-so e a guardarsi con occhi nuovi. La guarigione sta avanzando a grandi passi e questo grazie al ritrovamento di una relazione autentica.

Gesù inoltre riprende le parole del lebbroso stesso quando gli dice: “Lo voglio, sii guarito”. Gesù sposa le parole di quest’uomo, si lascia incontrare da lui e fa avvenire in lui qualcosa della diversità che abitava il lebbroso. In effetti, l’episodio si conclude mostrando un Gesù che si trova nella situazione del lebbroso: “Non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti” (Mc 1,45). Gesù prende su di sé la sofferenza dell’altro e così appare veramente come il Servo soffe-rente che ha assunto e portato le nostre malattie e infermità (Mt 8,16-17).

Ma ecco che Gesù pronuncia anche parole di ammonimento nei confronti dell’uo-mo. Gesù è colpito profondamente dalla fede di quest’uomo che lo confessa nella sua identità profonda, e proprio per questo lo avverte con vigore di non dir niente a nessuno perché la sua identità deve essere svelata pubblicamente solo a suo tempo, solo alla luce dell’evento infamante della croce. La relazione tra il lebbroso e Gesù è una relazione che avviene all’interno della relazione di entrambi con Dio, ed esige il rispetto dei tempi dell’economia salvifica. Anche il rimprovero, dunque, rientra nell’autenticità e nella verità della relazione.

Conclusione: la resilienza alla luce della prassi di Gesù di NazaretAffinché la prassi della cura non cada nel paternalismo o nell’assistenzialismo ma

si mantenga su un piano etico alto, occorre un lavoro sullo sguardo, sullo sguardo che si porta sulla persona affidata alle nostre cure. Si tratta di far emergere e svelare le possibilità di vita e di salute nel malato, di mobilitare le sue risorse vitali profonde e a volte sconosciute a lui stesso. Il concetto di “resilienza” tenta di sottrarre la vulnerabi-lità al rischio, da una parte, della fuga, della rimozione, e, dall’altro, del compiacimen-to che porta una persona a vittimizzarsi. “La resilienza è la capacità di una persona o di un gruppo a svilupparsi bene, a continuare a progettarsi e proiettarsi nell’avvenire, in presenza di eventi destabilizzanti, di condizioni di vita difficili, di traumi a volte molto duri” (Michel Manciaux). Non si tratta solo di resistenza alla distruzione, di sopravvivenza, ma anche di costruzione di un’esistenza e di un futuro.

Si tratta di una dinamica esistenziale che situazioni estreme, come la detenzione in un lager, fanno emergere. Primo Levi, in Se questo è un uomo, aveva annotato: “La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa, anche in circostanze apparentemente disperate è stupefacente, e meriterebbe uno studio approfondito. Si tratta di un prezioso lavorio di adattamento, in parte passivo e inconscio, e in parte attivo”.

I vangeli mostrano che Gesù, nella sua attività terapeutica, fa sempre appello alle risorse interiori della persona che ha di fronte e la guarigione, quando avviene, av-viene sempre in un quadro collaborativo, sinergico e dialogico in cui Gesù desta e fa sorgere le dinamiche interiori vitali della persona e soprattutto la sua fede, cioè la sua capacità di fiducia e affidamento, la sua volontà di vita e di relazione. La fede, se-condo la splendida espressione di Eb 11,34, è capacità di “trovare forza dalla propria debolezza”. È riflesso pasquale. La fede è dinamismo che mette in moto questa di-

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mensione antropologica della resilienza. L’incontro con Gesù ha significato per Maria Maddalena, che era stata abitata da sette demoni (cf. Lc 8,2), un radicale riassesta-mento della sua vita valorizzando le energie spirituali e morali in lei latenti. Nei suoi incontri con malati Gesù cerca un’alleanza terapeutica con il malato per mobilitare le sue forze interiori, il suo desiderio di vita, le sue facoltà umane e si pone così, come uno straordinario “tutore di resilienza”, secondo l’espressione ormai diffusa negli studi che riguardano questo fenomeno. Tutore di resilienza può essere la persona che, con la propria pratica cordiale di umanità, favorisce nella persona malata o trau-matizzata un’assunzione di autostima, una fiducia in sé, una capacità di adattamento a situazioni in cui pure si vivono menomazioni o handicap o perdite. Il processo di resilienza diventa più difficile se la persona ferita deve lottare anche contro i pregiudi-zi che la società, la cultura, la stessa religione hanno costruito formulando su di essa un giudizio di condanna morale e attuando una prassi di esclusione sociale. Si può pensare qui alla prassi con cui Gesù avvicina e cura i lebbrosi, veri paria della società contemporanea di Gesù, marchiati a fuoco da uno stigma che li escludeva dalla fami-glia e dai rapporti affettivi e sessuali, dalla società e dalla vita sociale, dalla comunità religiosa e dalla pratica cultuale.

Nei rapporti con i lebbrosi Gesù mette in atto un atteggiamento socievole che lo porta a incontrare chi era relegato fuori dai centri abitati, a toccare gli “intoccabili”, a considerare persone quelli che, agli occhi di tutti, erano colpiti da maledizione e dal castigo divino, a intrattenere relazioni con chi era condannato all’isolamento (cf. Mc 1,40-45; Mt 8,1-4; Lc 5,12-18). Con la persona alienata di Gerasa, forse un uomo affetto da schizofrenia, Gesù attua un paziente ascolto, intrattiene con lui un dialogo, cerca di incontrarlo in modo personale (cf. Mc 5,1-20) e così gli trasmette fiducia e autostima. Grazie alla relazione, colui che prima era sempre irrequieto, violento e fu-rioso, autolesionista, incurante di sé, nudo, muta a tal punto che ormai lo si può vedere “seduto, vestito e sano di mente” (Mc 5,15). A quest’uomo Gesù offre anche un’indi-cazione di futuro, un progetto esistenziale restituendolo a se stesso, al suo ambiente famigliare e sociale e consegna dogli un compito da realizzare: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te” (Mc 5,19). Questi elementi (ascolto, dialogo, incontro personale, relazione, progetto esistenziale, fiducia, autostima) sono fattori di resilienza e sono suscitati dall’umanità di Gesù che, incontrando le persone sempre tende a suscitare la loro umanità, la loro libertà e la loro soggettività.

Dev’essere chiaro che non si sta dicendo che la fede è semplicemente un feno-meno di resilienza. È esattamente il contrario: la fede opera anche una resurrezione, nell’uomo ferito, della coscienza di capacità umane, di possibilità di vita e di futuro che prima gli sembravano precluse. Zaccheo, marchiato da un giudizio sociale e re-ligioso che ne faceva una persona da evitare, viene da Gesù chiamato per nome e valorizzato: Gesù mostra interesse personale per lui, fino a volersi fermare a casa sua (cf. Lc 19,1-10). Mentre Zaccheo cerca di vedere Gesù, Gesù mostra di essere lui alla ricerca di Zaccheo, di conoscerlo e amarlo, di voler condividere la sua compagnia, e questo sconvolge Zaccheo che si sente autorizzato a portare su di sé uno sguardo diverso da quello che le convenzioni sociali portavano su di lui e che lui stesso aveva assunto. E questo provocherà il cambiamento radicale di Zaccheo che troverà in sé la forza per operare un cambiamento di vita, una conversione: dalla disonestà alla con-divisione e all’elargizione ai poveri (cf. Lc 19,8). Lo sguardo che Gesù porta su soffe-

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renti, malati, peccatori, è talmente umano che risveglia potenzialità celate, sopite, che lo stesso interlocutore di Gesù non riconosce e non sa di avere.

Per il rapporto fede-resilienza è significativo anche l’esempio di Paolo che, segna-to da una misteriosa “spina nella carne” (2Cor 12,7), forse una malattia che lo provava con particolare forza, prega intensamente per esserne liberato (cf. 2Cor 12,8), ma la sua preghiera resta inesaudita. Eppure, nella preghiera, che è l’eloquenza della fede, Paolo trova la capacità di integrare la spina nella carne nel suo cammino esistenziale e nel suo ministero. Paolo la legge come “debolezza in Cristo” (cf. 2Cor 13,4) e, nell’adesione a Cristo e questi crocifisso, trova forza per continuare il cammino. La menomazione non viene tolta, ma integrata grazie alla fede e alla preghiera e Paolo fa della sua debolezza un motivo di forza fondandosi sulle parole di Cristo: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9). In Cristo, cioè nella fede in Cristo, Paolo può dire: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10).

Sul piano della cura della salute e sul piano etico il “fattore resilienza” mi sembra molto importante perché chiede un lavoro interiore anzitutto all’operatore sanitario, al curante, alla persona che si fa vicina all’uomo ferito. Essa chiede una conversione: si tratta di “cambiare il nostro sguardo su coloro che sono affidati alle nostre cure…; di allargare la nostra riflessione e la nostra azione all’ambiente sociale e materiale in cui essi vivono, al loro ciclo di vita, ai loro modi di vita, e questo in un cammino in cui il rispetto, l’empatia devono coniugarsi con serie conoscenze sulle risorse – troppo spesso misconosciute – degli esseri umani che si sono trovati a dover affrontare le dure prove della vita” (Michel Manciaux). Del resto, ognuno di noi sa come le diverse ma-lattie lasciano margini di apprendimento, di abilità svariate, di vita e di relazione. Non si tratta di diventare invulnerabili, ma di imparare a gestire la propria vulnerabilità e a vivere con la propria menomazione.

Il “fattore resilienza”, che anche in ambito spirituale potrebbe avere un’applica-zione estremamente feconda, sollecita sia la salute che l’etica. Essa chiede ai “pro-fessionisti della salute” di non andare solo in cerca di sintomi di malattia ma anche di capacità e fattori positivi nella persona colpita da trauma; inoltre chiede alla società di uscire da un’attitudine assistenzialista nei confronti del malato o del ferito chiudendo quest’ultimo nel suo sentimento di impotenza e di incapacità. La salute appare così una ricerca comune tra curante e malato, un evento relazionale, e dunque un fattore di vera umanizzazione.

L’attraversamento del paese della sofferenza può produrre un’umanità più profon-da e cosciente. Può. Si tratta di una possibilità, non di un automatismo. Anzi. E si tratta di una possibilità che richiede la nostra collaborazione.

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Pesaro, 17 novembre 2012 3° incontro “Prendi e Mangia”

LA STORIA DI GIUSEPPE

La storia di Giuseppe (Gn. 37-50) si distingue da quelle dei precedenti patriarchi, per l’assenza, apparente, di Dio che resta dietro le quinte e per un umanesimo ed un prag-matismo sapienziale. Per la data della sua stesura due sono le ipotesi:• racconto che risale all’Israele del nord, poi dopo la caduta della Samaria

(721 a.C.), riadattato per fungere da ponte tra i Patriarchi e l’Esodo e riconciliare i samaritani con i giudaici;

• il racconto è post-esilico (V-III sec. a.C.), rientra nel genere della novella della diaspora, inteso a riconciliare i deportati con quanti erano restati nel paese.

Il racconto di Giuseppe si concentra su 4 temi fondamentali:1. la storia di una fratellanza dilaniata e poi riconciliata;

2. il disegno della provvidenza divina apparentemente assente;

3. l’ascesa di un israelita in una terra straniera e la possibilità di una coesistenza con altri popoli e culture;

4. un buon governo come benedizione disponibili per la terra e l’umanità.

Gn. 37) La fraternità interrotta. La storia si apre con un conflitto di sentimenti e potere tutti i personaggi principali sono causa di errori e non privi di ombre che por-tano alla rottura della fraternità/solidarietà (āḥ) familiare. La parzialità di Giacobbe, Giuseppe ragazzo viziato e arrogante, che spettegola sui fratelli. Questo scatena l’in-vidia, l’odio, la vendetta e la calunnia, che nascono sempre da una paura; cfr. 37,8. Nel viaggio a Sichem comincia la parabola di discesa e dell’annullamento di Giuseppe. Sullo sfondo due anelli casuali provvidenziali: l’uomo e la carovana.Gn. 39) Il test della moglie di Potifar. È la tentazione dell’abuso e del potere, so-prattutto nei confronti di uno schiavo. Giuseppe è fedele al suo padrone e al suo Dio e disdegna la seduzione più volte ripetuta della “donna straniera”. Ancora una volta la tunica, stavolta per accusare Giuseppe e farlo imprigionare. L’amore rifiutato si trasforma in odio e la calunnia. Ma la donna è un altro anello provvidenziale.Gn. 40-41) La sapienza e l’ascesa di Giuseppe l’immigrato alla corte straniera. Abbiamo un confronto in due ambiti tipici della cultura/potere egiziani: oniroman-zia ed economia agraria, imperniate sui sogni, prima positivi (tralci, vacche e spighe grasse), poi negativi (pani divorati, vacche e spighe magre), Giuseppe ha come unica forza la “sapienza”, che è la lungimiranza laica di pianificare, organizzare, sopperire alla necessità della crisi che “divorerà” il paese. Pur essendo disperso (=diaspora) in un paese straniero, egli suggerisce le misure risolutive adeguate per fronteggiare l’imminente carestia (41,33-36), come provviste e tassazione, anche a costo di essere impopolare. Politica equa, “tutto il paese”, ma anche apertura ad altri popoli (41,57), non solo il palazzo o la casta sacerdotale. Adesso è Lui l’uomo della “provvidenza”.Gn 42-46). Un percorso di riconciliazione. Con i fratelli che vengono per acquista-re il grano la riconciliazione avviene tramite un doppio cammino di conversione: il

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suo e il loro. Gioca un po’ come il gatto con il topo. Da un’iniziale risentimento, fa lezione del passato: a) da vendetta mortale a intenti di vita; b) da un egocentrismo al senso della responsabilità familiare. Ma lo fa facendo rivivere ai fratelli la sua stessa esperienza e con una tattica sapienziale può verificare la solidarietà fraterna e il cam-biamento di Giuda che si offre al posto del fratello. Qui, dopo, si riallacciano i rap-porti interrotti: paterno e fraterno. La strada maestra è ridare spazio ad una parola di dialogo. Certo, la storia conferma i sogni di Giuseppe, perché i fratelli si prostreranno dinanzi a lui per ben due volte (42,6; 43,26), addirittura si getteranno a terra (44,14), ma cambia l’atteggiamento di Giuseppe, che diventa fratello, e sfrutta il suo potere di “uomo di frontiera” per sostentarli.Gn 49-50). Quattro temi fondamentali: la benedizione dei figli e del futuro costruito nel presente. La promessa delle “ossa di Giuseppe” da riportare nella terra promessa. Soprattutto la paura dei fratelli, che temono la vendetta finale di Giuseppe. La rilet-tura in chiave provvidenziale di Giuseppe “Non temete! Sono io al posto di Dio? Voi avete pensato di farmi del male, Dio invece ha pensato in modo diverso per farlo servire al bene di tutti, come ha fatto oggi….” (50,18). In 50,20-21 ravvisa un Dio che ha scritto diritto su righe storte, (cfr. Pro 16,9) e lo esprime senza il minimo rimpro-vero ai fratelli. Dio si è servito del male per ribaltarlo in bene. Giuseppe non usurpa il ruolo di Dio; questa è la vera essenza del potere. Non può considerare la carne della sua carne come schiavi. Anticipa quelle che dovranno essere le caratteristiche del re in Israele in tempi di crisi, reggere, rendere giustizia, salvare, aver pietà dei deboli, di chi ha poco peso e fame (Sal 72). Ma la sapienza di Giuseppe ha origine in Dio, non è una competenza frutto del solo sforzo umano (40,8; 41,16).La presenza elusiva di Dio. Dio è poco presente come attore, parla solo in Gn. 46, ma i personaggi parlano di lui e sono loro a leggere la strategia divina dietro le quinte; Giuseppe lo vede dietro il messaggio dei sogni al faraone, il Faraone lo riconosce nella sapienza di Giuseppe, i fratelli lo ravvisano negli eventi che si susseguono, come pure Giacobbe. Ma l’asserzione del disegno provvidenziale di Dio come motore e la chiave della storia è in due interventi di Giuseppe.La benedizione. Giuseppe attualizza la benedizione di Abram. “in te si diranno bene-dette tutte le genti”. Benedizione significa vita, fecondità, intesa non solo come dono ma anche come compito, e fedeltà ad una loro trasmissione nel rispetto delle genera-zioni. È collegato alla giustizia che regge la terra; se prevale l’ingiustizia l’universo precipita nel caos della de-creazione. Il racconto che si era aperto con “i miei fratelli io cerco”, approda al “io sono Giuseppe vostro fratello”. Ma termina con un finale aperto: per rilanciare ad ogni lettore la domanda “dov’è tuo fratello?”.

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Pesaro, 9 ottobre 2012

Ai Vicari foraneip.c. Al Vicario pastorale

Oggetto: Preparazione dell’Assemblea dei catechisti della Arcidiocesi, 2 dicembre p.v

Rev. mi Vicari foranei,

dopo aver consultato il Vicario pastorale, don Stefano, ed alcuni membri della Commissione diocesana per la catechesi, si è potuto delineare il programma dell’As-semblea dei catechisti dell’Arcidiocesi che si svolgerà il prossimo 2 dicembre dalle ore 16 alle ore 18.30 presso la Sala congressi dell’Hotel Flaminio di Pesaro (zona Baia Flaminia) e presentarlo all’ultima riunione degli Uffici pastorali.

L’iniziativa è maturata nel contesto del pellegrinaggio regionale dei catechisti delle Diocesi marchigiane nel giugno scorso a Loreto e l’occasione è offerta dall’Anno della Fede e dal cammino in atto nella nostra Arcidiocesi e nella nostra regione in relazione alla trasmissione della fede agli adulti e alle nuove generazioni. I lavori del recente Convegno diocesano sul profilo della fede adulta sono stati una ulteriore preziosa opportunità per rilanciare l’attenzione sui cammini di fede per i genitori dei ragazzi affidati alle nostre parrocchie per l’i.c. Gli atti sono già disponibili, anche sul sito della nostra Arcidiocesi.

Il programma di massima dell’incontro del 2 dicembre è il seguente:

1. ore 16: accoglienza e proiezione di una parte del DVD I tesori dell’Arcidiocesi di Pesaro.

È uno spunto per collocare tutti i presenti nella tradizione di fede della Chiesa pesarese, attraverso i suoi tesori artistici.

2. Intervento dell’Arcivescovo sul tema: Una fede adulta da proporre agli adulti. 3. Sei catechisti a nome di ciascuna delle sei Vicarie dialogano con l’Arcivescovo

sulla base di domande previamente formulate in sede vicariale, moderatore il Vi-cario pastorale, don Stefano Brizi.

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4. ore 18: preghiera conclusiva in chiave vocazionale a cura della equipe vocazionale diocesana sul tema: Rispondere con fede al Signore che chiama!

Per preparare le domande chiedo a ciascun Vicario foraneo di individuare con l’aiuto di un sacerdote o diacono della Vicaria il catechista che interverrà, a nome degli altri. Segnalo la traccia per formulare le sei domande da inviare al sottoscritto via e.mail entro metà novembre:

Vicaria I: catechesi e mondo degli adulti;

Vicaria II: catechesi e genitori dei ragazzi di i.c.;

Vicaria III: catechesi e liturgia

Vicaria IV (Montecchio): catechesi e testimonianza della carità

Vicaria V (S. Angelo): catechesi e formazione dei catechisti

Vicaria VI (Gradara): catechesi e mondo dei giovani

La Sala congressi ha 600 posti, i catechisti dell’Arcidiocesi sono molto più nu-merosi! È necessario promuovere nelle singole Parrocchie una comunicazione attenta e capil-lare dell’iniziativa per favorire la partecipazione più ampia possibile. L’iniziativa è già pubblicata nell’agenda diocesana.

Rimango a Vostra disposizione,

Don Mario Florio

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Pesaro, 15 novembre 2012

Ai Parrocip.c. Al Vicario pastorale

Oggetto: Assemblea dei catechisti della Arcidiocesi, 2 dicembre p.v.

Rev. mi Parroci,

dopo aver consultato il Vicario pastorale, don Stefano, i Vicari foranei ed alcuni membri della Commissione diocesana per la catechesi, si è potuto delineare il pro-gramma dell’Assemblea dei catechisti dell’Arcidiocesi che si svolgerà il prossimo 2 dicembre dalle ore 16 alle ore 18.30 presso la Sala congressi dell’Hotel Flaminio di Pesaro (zona Baia Flaminia). Il programma è stato presentato all’incontro degli Uffici pastorali di ottobre per un coinvolgimento di tutte le componenti diocesane.

L’iniziativa è maturata nel contesto del pellegrinaggio regionale dei catechisti delle Diocesi marchigiane nel giugno scorso a Loreto e l’occasione è offerta dall’Anno della Fede e dal cammino in atto nella nostra Arcidiocesi e nella nostra regione in relazione alla trasmissione della fede agli adulti e alle nuove generazioni. I lavori del recente Convegno diocesano sul profilo della fede adulta sono stati una ulteriore preziosa opportunità per rilanciare l’attenzione sui cammini di fede per i genitori dei ragazzi affidati alle nostre parrocchie per l’i.c. Gli atti sono già disponibili, anche sul sito della nostra Arcidiocesi.

Il programma dell’incontro assembleare del 2 dicembre è il seguente:

5. ore 16: accoglienza e proiezione di una parte del DVD I tesori dell’Arcidiocesi di Pesaro.

È uno spunto per collocare tutti i presenti nella tradizione di fede della Chiesa pesarese, attraverso i suoi tesori artistici.

6. Intervento dell’Arcivescovo sul tema: Una fede adulta da proporre agli adulti. 7. Sei catechisti a nome di ciascuna delle sei Vicarie dialogano con l’Arcivescovo

sulla base di domande previamente formulate in sede vicariale, moderatore il Vi-cario pastorale, don Stefano Brizi.

8. ore 18: preghiera conclusiva in chiave vocazionale a cura della equipe vocazionale diocesana sul tema: Rispondere con fede al Signore che chiama!

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Per preparare le domande chiedo a ciascun Vicario foraneo di individuare con l’aiuto di un sacerdote o diacono della Vicaria il catechista che interverrà, a nome degli altri. Segnalo la traccia per formulare le sei domande da inviare al sottoscritto via e.mail entro il 25 novembre:

Vicaria I: catechesi e mondo degli adulti (ha già comunicato il testo)

Vicaria II: catechesi e genitori dei ragazzi di i.c.; (in attesa di ricevere il testo)

Vicaria III: catechesi e liturgia (in attesa di ricevere il testo)

Vicaria IV (Montecchio): catechesi e testimonianza della carità (in attesa di ricevere il testo)

Vicaria V (S. Angelo): catechesi e formazione dei catechisti (in attesa di ricevere il testo)

Vicaria VI (Gradara): catechesi e mondo dei giovani (in attesa di ricevere il testo)

La Sala congressi ha 600 posti, i catechisti dell’Arcidiocesi sono molto più nu-merosi! È necessario promuovere nelle singole Parrocchie una comunicazione attenta e ca-pillare dell’iniziativa per favorire la partecipazione più ampia possibile. L’iniziativa è già pubblicata nell’agenda diocesana, su Il Nuovo Amico e nella prossima settimana arriveranno locandina e volantini.

Rimango a Vostra disposizione, Don Mario Florio

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Pesaro 3 dicembre 2012

ASSEMBLEA CATECHISTI DELL’ARCIDIOCESI

Un’esperienza del tutto nuova quella vissuta domenica scorsa (2 dicembre) all’Hotel Flaminio dai catechisti della nostra arcidiocesi, “punta di diamante” – come li ha definiti S. E. Mons. Piero Coccia – nel cammino della chiesa locale: per la prima volta si sono riuniti tutti insieme in assemblea per pregare, per rievocare, attraverso i “tesori” d’arte della Cattedrale, le origini del cristianesimo a Pesaro e soprattutto per dialogare con l’Arcivescovo sottoponendogli sei domande (una per ogni Vicaria) relative a esigenze o difficoltà riscontrate nello svolgimento del loro importante e delicato compito. Un’iniziativa che, avvertita come necessaria già dopo il Convegno Regionale dei Catechisti dello scorso giugno, è stata poi messa in atto dal direttore dell’Ufficio Ca-techistico diocesano, don Mario Florio, con l’ indispensabile mediazione dei parroci e la collaborazione dei referenti di settori specifici della catechesi (disabilità, apostolato biblico, cammini di iniziazione cristiana per adulti, insegnamento della Religione cattolica).Un avvenimento di comunione “ecclesiale”, dunque, frutto visibile di quella più pro-fonda comunione “teologale” fondata sulla comune appartenenza a Cristo.L’Arcivescovo, dopo aver presentato – con una relazione sul tema “Una fede adulta da proporre agli adulti” – il cammino della nostra diocesi nel corrente anno pastorale, contestualizzandolo all’interno dell’Anno della fede, del recente Sinodo dei Vescovi, dell’imminente Convegno Regionale delle Chiese marchigiane, ha risposto con gran-de immedesimazione e chiarezza di indicazioni alle domande dei Catechisti, tutte molto impegnative e centrate su questioni fondamentali per la vita della Chiesa.Prima domanda: Maria Cristina (Vicaria 1). Tema: “Catechesi per adulti”. Come intende la Chiesa di Pesaro attuare le indicazioni della Chiesa universale sulla nuova evangelizzazione e sulla catechesi per gli adulti?L’Arcivescovo, ricordando che la nostra Chiesa già con il Convegno diocesano di set-tembre ha focalizzato la sua attenzione sul mondo degli adulti, ha chiarito, innanzi-tutto, perché proprio gli adulti debbano essere considerati i destinatari privilegiati dell’annuncio cristiano (motivi esplicitati già nel Documento del Rinnovamento della Catechesi del 1970 al n. 124): da adulti si può conoscere meglio la ricchezza della fede rimasta implicita o non approfondita nell’insegnamento anteriore; da adulti si è più capaci di rendere ragione della propria speranza in un mondo pluralista e secolarizzato come il nostro; da adulti si può essere educatori e catechisti delle nuove generazioni cristiane. Gli adulti quindi sono in genere più capaci non solo di testimoniare con la

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vita la fede, ma anche di argomentarne con la parola le ragioni. Nel nostro contesto socio-culturale, inoltre, gli adulti stanno attraversano una grave crisi e a loro la fede va riproposta, se non addirittura proposta per la prima volta.Passando poi al piano dell’esperienza, l’Arcivescovo ha ricordato che in alcune par-rocchie ci sono già testimonianze, seppure iniziali, di catechesi per adulti, come quel-la, ad esempio, rivolta ai genitori che chiedono per i figli i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Certo, sono esperienze che devono crescere (soprattutto la catechesi prae e post battesimale). Non a caso durante il Convegno si è cercato un confronto con la diocesi di Brescia: confronto interessante e utile, che non può prescindere tuttavia dalla realistica constatazione della diversità tra le due realtà diocesane.Seconda domanda: Francesca (Vicaria 2). Tema: “Rapporto con le famiglie”. Considerata la difficoltà del compito genitoriale in una società che non ha cura delle persone e delle relazioni, come si possono aiutare le famiglie a trasmettere ai figli una fede più personale, sperimentata nella ferialità? Quali percorsi si possono offrire per aiutare i genitori in questo compito?L’Arcivescovo, dopo aver sottolineato che l’educazione avviene soprattutto attraverso la relazione, perché solo così si può trasmettere, quasi osmoticamente, la fede dal genitore al figlio, ha suggerito alcune indicazioni concrete. Occorre, innanzitutto, non lasciare sole le famiglie, ma favorirne l’inserimento nella vita della comunità cristia-na, sia per un loro cammino di formazione sia per una condivisione dei loro bisogni. In particolare occorre aiutare le famiglie a partecipare in modo sempre più consape-vole all’eucarestia domenicale, luogo in cui i genitori possono portare la loro fatica, offrirla e incontrare il Signore. Occorre inoltre inserire i genitori nell’ambito della catechesi specifica per adulti, soprattutto quando richiedono i sacramenti dell’inizia-zione cristiana per i figli. Occorrerebbe inoltre dare vita ad una “Pastorale della fa-miglia per la famiglia”.Terza domanda: Paola (Vicaria 3). Tema: “Rapporto catechesi - liturgia eucari-stica domenicale”. Come accostare genitori e figli alla liturgia eucaristica dome-nicale, spesso evasa, e come farne recepire l’importanza?.L’Arcivescovo ha dapprima sottolineato che ogni processo educativo e formativo è sempre lento, richiede tempi lunghi e produce frutti, tra l’altro, non sempre facilmen-te visibili e riscontrabili. Ha poi spronato a seminare con perseveranza e speranza, consigliando di presentare la liturgia eucaristica come forma di mistagogia, capace di introdurre ragazzi e genitori al significato e alle implicanze della fede in Cristo. Quarta domanda: Marco (Vicaria 4). Tema: “Formazione dei catechisti”. Quali percorsi si possono attivare per curare questo aspetto e quali sono le figure di riferimento?L’Arcivescovo ha innanzitutto precisato che la formazione dei catechisti deve avve-nire su tre livelli, per ognuno dei quali ha indicato anche i luoghi di riferimento: c’è una formazione “spirituale”, che ogni catechista cura personalmente all’interno della propria comunità cristiana (parrocchia o movimento che sia); una formazione “pasto-rale”, che si realizza nel servizio prestato in parrocchia; una formazione teologico-culturale, della quale la diocesi soprattutto deve farsi carico, non solo in funzione sussidiaria nei confronti della parrocchia o della Vicaria, ma anche per accrescere la coscienza e la vita di appartenenza comunionale. Tra le varie offerte in questo senso l’Arcivescovo ha ricordato l’Istituto di Scienze Religiose, il Corso per Operatori Pa-storali, il ciclo “In dialogo con la città” e altri incontri

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Mons. Coccia ha poi elencato le figure di riferimento: il Vescovo, i Parroci, i Diaconi ed anche i Lettori e gli Accoliti, il cui ministero “istituito” consiste nell’aiutare il par-roco a vivificare la fede all’interno della comunità..Quinta domanda : M. Grazia (Vicaria 5). Tema “Catechesi ed educazione alla carità”. Come possono i catechisti essere autentici educatori alla carità per le nuove generazioni?L’Arcivescovo, dopo aver ricordato che la comunità cristiana ha il compito di introdur-re le nuove generazioni al Mistero di Cristo nella sua globalità, attraverso l’annuncio, la celebrazione e la testimonianza, ha sottolineato la necessità di percorsi “integrati” di catechesi, liturgia e carità, auspicando (come del resto in parte già avviene) che i ragazzi possano essere messi in rapporto con le numerose opere di carità di cui la nostra diocesi è ricca. Sesta domanda: Leonardo (Vicaria 6). Tema “Catechesi e giovani”. Come aiutare i giovani a inserirsi nella comunità cristiana, considerata la loro grande difficoltà ad accettare le regole morali, soprattutto quelle riguardanti la morale sessuale?L’Arcivescovo, a questo proposito, premettendo che il rapporto della chiesa con i gio-vani è sempre stato complesso, ha detto che troppo spesso il cristianesimo viene pre-sentato come un insieme di norme morali; è comprensibile quindi che i giovani non solo non le rispettino ma addirittura le abbiano in odio, sentendole come fortemente limitative e “privative” dei piaceri della vita.È necessario invece imparare dal Papa, che presenta il cristianesimo nei suoi aspetti di gioiosità, di bellezza, di convenienza per la persona, di piena realizzazione dell’uma-no e quindi di postività e costruttività: la “norma” di condotta morale e di vita va mo-tivata come una conseguenza del fascino esercitato da Cristo e quindi come desiderio di imitarlo nei pensieri, nei sentimenti, nelle azioni.Al termine della ricca assemblea è stata recitata la preghiera per le Vocazioni e l’Arci-vescovo ha dato appuntamento ai catechisti per il prossimo anno.

Paola Campanini

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Pesaro, 11 dicembre 2008

Ai ParrociAi Rettori di Chiese

Percorso diocesano per adulti che desiderano diventare cristiani

La Nota pastorale dell’Arcivescovo di Pesaro, L’iniziazione cristiana interpella la parrocchia oggi (28 novembre 2004), è il punto di riferimento per il catecumenato degli adulti nella nostra Arcidiocesi (vedi Allegato 1: locandina e depliants)

Il percorso, sotto la guida del Direttore dell’UCD, con la collaborazione di un’equi-pe del Servizio Diocesano per il Catecumenato e dell’Ufficio Liturgico Diocesano, si svolge nel modo seguente:

• alla dimensione parrocchiale di accompagnamento degli adulti che chiedono di diventare cristiani, dimensione da suscitare e potenziare sotto la guida del Parroco

• si deve unire un cammino diocesano unitario con un incontro infrasettimanale di catechesi, utilizzando il sussidio apposito predisposto dall’UCD (di solito dal II giovedì di Quaresima in avanti, per ogni giovedì, alle 21.15 presso la sala della Curia)

• per un tempo di preparazione che si sviluppa per due anni liturgici• i candidati all’ammissione al catecumenato devono essere presentati all’Arcive-

scovo prima dell’inizio della prima Quaresima, dopo avere contattato il Diret-tore UCD

segue l’itinerario che si sviluppa nel modo seguente:

1. con la prima Quaresima, previa presentazione all’Arcivescovo della domanda formale da parte del candidato di volere intraprendere il percorso per diventare cristiano, si opera il passaggio dal precatecumenato al catecumenato vero e pro-prio; il candidato viene accompagnato da una persona cristiana che svolge il ruolo di garante

2. se il catecumeno risulterà idoneo, sentito il parere dell’Arcivescovo e di quanti hanno seguito e accompagnato il catecumeno, si potrà procedere all’inizio della seconda Quaresima al passaggio tra i candidati alla iniziazione cristiana (rito di elezione), in questa celebrazione il catecumeno viene accompagnato da un padrino o madrina scelto/a in conformità alle disposizioni ecclesiastiche vigenti

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3. per proseguire poi il cammino quaresimale nella comunità parrocchiale che nel frattempo, nei modi possibili, si farà affettivamente ed effettivamente vicina all’eletto (vedi Allegato 2)

4. nella Veglia pasquale e nella Messa della notte di Pasqua l’eletto riceve i sacra-menti della iniziazione cristiana durante la celebrazione in Cattedrale presieduta dall’Arcivescovo

5. segue, dopo la celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana, il periodo della mistagogia, almeno tutto il tempo di Pasqua, da svolgersi in parrocchia, sotto la guida del Parroco

Il Direttore dell’UCD Sac. Mario Florio

Allegati: 1. materiale divulgativo (locandina, depliants, …) 2. proposta per il cammino ecclesiale dell’eletto in Parrocchia

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UFFICIO PASTORALE LITURGICA

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Pesaro, 2 ottobre 2012

Ai Parroci dell’Arcidiocesi Loro sedi

Cari Confratelli,

come avete potuto leggere nell’Agenda Pastorale della Diocesi per l’anno 2012-13, l’Ufficio per la Pastorale Liturgica ha programmato due incontri aperti a tut-ti, ma particolarmente rivolti ai gruppi liturgici parrocchiali, dove ci sono, e a quanti svolgono o si preparano a svolgere un ministero liturgico.

L’indizione da parte del Papa Benedetto XVI dell’Anno della Fede e le linee pasto-rali della CEI sull’Educazione hanno orientato sulla scelta del tema:

La liturgia scuola della fede.

Relatore, già apprezzato negli anni scorsi, sarà don Giovanni Frausini, parroco nella diocesi di Fano e insegnante di Liturgia all’Istituto Teologico Marchigiano.

Luogo: Sala S. Terenzio, Via Rossini, 66

Giorni: Lunedì 15 e lunedì 22 ottobre ore 18.00 – 19.30.

Confido nella Vostra collaborazione nella certezza che la formazione dei nostri operatori pastorali, anche in campo liturgico, sarà un dono per noi e per tutta la par-rocchia.Fraternamente

Don Gino Rossini

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Pesaro, 4 ottobre 2012

Ai sacerdoti diocesanie religiosi

Carissimi,negli incontri dei Consigli Presbiterale e Pastorale Diocesani del 1° ottobre

S. E. l’Arcivescovo ha espresso il forte desiderio che la preghiera dell’Adorazione Eucaristica, fatta in diverse modalità nelle nostre comunità, venga orientata vocazio-nalmente e con specifico riferimento alla nostra Arcidiocesi.

Del resto la preghiera ha certamente valore in sé, ma non dimentichiamo che essa ha anche un forte valore educativo e quindi è in grado di coinvolgere i fedeli circa il problema vocazionale che, nella nostra Arcidiocesi, è primario.

L’Arcivescovo, inoltre, chiede che ogni domenica, nella preghiera universale o dei fedeli, si inserisca un’intenzione per chiedere al Signore il dono di nuove vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata maschile o femminile per la nostra chiesa. La stessa invocazione è opportuno inserirla quotidianamente nella liturgia delle ore (Lodi e Vespri) che recitiamo personalmente o con le nostre comunità.

Con la presente inoltre vi ricordo che il Santo Padre aprirà solennemente in San Pietro l’Anno della Fede il giorno 11 ottobre, 50° anniversario dell’apertura del Con-cilio Ecumenico Vaticano Il.

Noi nell’Arcidiocesi, come l’Arcivescovo ci ha indicato, daremo inizio all’Anno della Fede in tutte le messe vespertine di sabato 13 ottobre. Pertanto a tale evento sia dato ampio rilievo in tutte le celebrazioni eucaristiche. Nella stessa data del 13 ottobre l’Arcivescovo aprirà l’Anno della Fede nella messa vespertina delle ore 18.30 nella Basilica Cattedrale.

La chiusura invece di quest’anno di grazia in Arcidiocesi si terrà durante le San-te Messe del mattino del 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re, in quanto nel pomeriggio di quel giorno a Loreto (AN) si concluderà il 2° Convegno Ecclesiale Marchigiano. Fraternamente

Don Gino Rossini

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UFFICIO PASTORALE MISSIONARIA E COOPERAZIONE FRA LE CHIESE

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Pesaro, 8 ottobre 2012

Ai Sacerdoti dell’Arcidiocesi Religiosi e Religiose

Carissimi,

è pronto in curia il materiale per la prossima GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE (domenica 21 ottobre; ma da noi, come sempre, è spostata alla dome-nica successiva 28 ottobre). Sta per cominciare l’ANNO DELLA FEDE: non pos-siamo che chiedere a Dio nuova luce per riscoprire la profondità e ricchezza di questo immenso dono ricevuto, e nuovo entusiasmo affinchè ci impegniamo a testimoniarla nella nostra vita, pregando che giunga a chiunque nel mondo.

Colgo l’occasione per invitare tutti a pubblicizzare e partecipare alla MAR-CIA MISSIONARIA che avrà luogo venerdì 19 ottobre partendo dalla chiesa diS. Giuseppe alle ore 21 e si concluderà in Cattedrale (vedi locandina).

Ricordo anche il CONVEGNO MISSIONARIO DIOCESANO di domenica 18 novembre dalle 15.30 alle 18.30 a Villa Baratoff presso i padri Comboniani, da qual-che anno appuntamento fisso, semplice ma significativo, di riflessione e preghiera, condivisione di esperienze e conoscenza reciproca per chi (singoli, gruppi parrocchia-li e associazioni) nella nostra diocesi ha a cuore la dimensione missionaria o è attivo in questo ambito con varie modalità.

Ai parroci invece chiedo la premura di individuare una persona (o volendo anche più) sensibile al mondo della missione come REFERENTE della propria comunità per tenere i contatti col Centro Missionario Diocesano in occasione di incontri e ini-ziative. Ringrazio anticipatamente per i nominativi che vorrete indicarmi.

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Inoltre ai sacerdoti che desiderano sostenere le missioni in particolare attraverso le Pontificie Opere Missionarie rivolgo l’invito di farmi avere entro l’anno (ma se con-cludiamo già in questo mese è meglio!) l’adesione all’Unione missionaria del clero – P.U.M. con la relativa quota di 30€ (che comprende anche l’abbonamento alla rivista “Popoli e Missione”, bella e sempre molto interessante per i suoi orizzonti mondiali).

Siamo disponibili per ogni richiesta o esigenza. Buon “ottobre missionario”!

don Michele Simoncelli e tutti del Centro Missionario Diocesano -

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UFFICIO PASTORALE FAMILIARE

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ARCHIVIO STORICO DIOCESANO

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Pesaro, dicembre 2012

DON IGINO CORSINI LASCIA LA DIREZIONE DELL’ARCHIVIO DIOCESANO

Don Igino Corsini ha lasciato, dopo 28 anni, la direzione dell’Archivio Storico e della Biblioteca dell’Arcidiocesi, istituiti nel 1984 per volontà dell’allora Vescovo di Pesaro mons. Gaetano Michetti, il quale affidò appunto a don Igino la responsabilità di curar-ne la conservazione e la valorizzazione. In tutti questi anni, grazie alla guida intelligente e illuminata di questo sacerdote, è stato riordinato, reso consultabile e ampliato il ricco patrimonio archivistico (tra cui quello del Capitolo della Cattedrale con il fondo musicale della Cappella, le Visite Pastorali e le corrispondenza dei Vescovi, gli Acta Civilia et criminalia, gli Atti ma-trimoniali…) e il materiale librario (originariamente appartenente al Seminario Ve-scovile eretto all’inizio del ‘600) che negli anni – soprattutto nel 1700 e 1800 – si era incrementato notevolmente grazie alle donazioni di Vescovi, Canonici e Sacerdoti, ma che in seguito, particolarmente a causa della seconda guerra mondiale e di altre vicissitudini, aveva subito gravi perdite ed era divenuto non più accessibile. Di tutta questa operazione è da sottolineare in particolar modo la digitalizzazione di 165 pergamene di notevole interesse storico appartenenti al Capitolo della Cattedrale, alla quale si è provveduto per una loro migliore tutela fisica e consultazione. Tutto questo lavoro ha avuto anche un riconoscimento ufficiale, dal momento che l’Archivio nel 2001 è stato dichiarato di notevole interesse storico da parte della So-vrintendenza Archivistica delle Marche e la Biblioteca è stata inserita nell’Anagrafe delle Biblioteche italiane dell’ICCU e nel Repertorio delle Biblioteche Ecclesiastiche dell’ABEI.Ma quella di don Igino non è stata soltanto una poderosa opera di organizzazione; è stata anche un’importante opera di promozione e valorizzazione dell’Archivio, che è diventato un centro di riferimento culturale per tutta la diocesi di Pesaro e non solo.Tra le varie iniziative di questa natura non si può trascurare la pubblicazione di “Fram-menti: quaderni per la ricerca”, rivista che dal 1994 esce annualmente con il consueto e prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e accoglie i con-tributi di giovani e promettenti ricercatori insieme ad altri di noti studiosi, che si sono avvalsi prevalentemente del materiale depositato presso l’archivio.

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Lo stesso don Igino ha pubblicato alcuni suoi interventi sulla rivista “Frammenti” (che nel corso degli anni ha meritato apprezzamenti non solo a livello locale), così come su altre riviste. Si può ben dire che, nel corso della lunga direzione dell’Archivio e della Biblioteca diocesana, don Igino ha avuto sempre piena consapevolezza dell’alto e impegnativo compito che comporta una simile responsabilità: “Nella mens della Chiesa gli archivi sono luoghi della memoria delle comunità cristiane e fattori di cultura per la nuova evangelizzazione… Lo studio documentato e non pregiudiziale del proprio passato rende la Chiesa più esperta in umanità”. (Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, 2 febbraio 1997).

Gabriele Falciasecca

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ISTITUTO SUPERIORE SCIENZE RELIGIOSEGiovanni Paolo II

Pesaro, dicembre 2012

I.S.S.R. “GIOVANNI PAOLO II”

L’ultima settimana di settembre sono iniziati i corsi all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Pesaro. Anche in questo anno accademico, il sesto dell’Istituto, il bilancio delle iscrizioni ha avuto un esito positivo, sia per quanto riguarda gli studenti ordinari, che intendono conseguire la Laurea triennale in Scienze Religiose, sia per gli studenti uditori, che frequentano soltanto alcuni dei 33 corsi che l’Istituto ha attivati nel suo curriculum di studi. Come per tutte le esperienze della Chiesa italiana, anche la vita dell’Istituto è quest’anno segnata dall’apertura dell’anno della fede. Come si sa, il motu proprio di Benedetto XVI Porta fidei ha invitato i credenti a riprendere in mano sia i testi del Concilio Vaticano II che il Catechismo della Chiesa cattolica. Per quanto riguarda il Concilio, l’invito del motu proprio è stato una conferma ed un ulteriore stimolo alla familiarità con documenti che costituiscono, per così dire, il pane quotidiano dell’insegnamento teologico dell’Istituto. Qualcosa di analogo si può dire altresì per il Catechismo, anche se in questo caso ad arricchire la proposta formativa è intervenuto il corso per gli operatori pastorali, dedi-cato alla presentazione del Compendio del Catechismo. Nell’insieme, l’anno della fede costituisce l’orizzonte di attualità dell’insegnamento nel presente anno accademico. Ma non soltanto le attività interne sono segnate dal motu proprio di Benedetto XVI: infatti gli incontri pubblici in dialogo con la città, che avranno inizio nel 2013, saranno dedicati proprio al tema della fede. Ad essi sono stati invitati, in qualità di relatori, le Em. Rev. Card. Ruini e Ravasi.

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Infine va ricordato che, dopo soli 5 anni dalla nascita dell’Istituto, nello scorso mese di settembre si è costituita un’associazione di ex studenti, aperta anche ai docenti, de-nominata “Panim – il volto dell’altro”. Lo scopo dell’associazione è di continuare lo stile di vita e di formazione che ha caratterizzato gli anni di frequentazione del “Gio-vanni Paolo II”. I momenti di studio che si sono già svolti hanno avuto come oggetto la teologia luterana, sotto la guida del prof. don Massimo Serretti.

Paolo Boni

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Pesaro, dicembre 2012

CORSO PER OPERATORI PASTORALI

Anche per il corrente anno pastorale l’Arcidiocesi di Pesaro ha organizzato, attraverso alcuni suoi Uffici, il Corso di formazione per operatori pastorali, indirizzato a tutti coloro che sono impegnati nelle attività di catechesi, liturgia, carità e, più in generale, sono animati dalla vita di fede. Il percorso di quest’anno ha seguito la traccia segnata dal motu proprio di Benedet-to XVI Porta fidei, che ha invitato i credenti a riprendere in mano, oltre ai testi del Concilio Vaticano II, anche il Catechismo della Chiesa cattolica. Per questo motivo gli incontri di formazione sono stati dedicati alla presentazione del Compendio del Catechismo. Di questi appuntamenti formativi si sono già svolti i primi 3. Ha iniziato il prof. don Agostino Tisselli, docente di Pedagogia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose (I.S.S.R.) “Giovanni Paolo II” di Pesaro, che venerdì 26 ottobre ha offerto una “Pre-sentazione del Catechismo della Chiesa Cattolica–Compendio”. Venerdì 30 novembre è stata la volta del prof. don Enrico Brancozzi, docente di Teo-logia dogmatica presso l’Istituto Teologico Marchigiano di Ancona, che ha presentato la prima parte del Compendio, “La professione della fede”. L’ultimo intervento del 2012 è stato quello del prof. Andrea Grillo, liturgista di fama internazionale e, tra l’altro, docente all’I.S.S.R. di Pesaro, che ha parlato su “La ce-lebrazione del mistero cristiano”, la seconda parte del Compendio. Tutti gli incontri hanno avuto una notevole partecipazione, molto attenta e motivata. I prossimi incon-tri, che si terranno nel 2013, affronteranno le altre parti del Compendio secondo il seguente calendario:

• venerdì 25 gennaio il prof. padre Francesco Compagnoni presenterà “La vita in Cristo”;

• venerdì 22 febbraio il prof. don Erio Castellucci presenterà “La preghiera cristiana”;

• infine venerdì 22 marzo si terrà l’Assemblea conclusiva.

La sede di tutti gli incontri è nei locali dell’I.S.S.R. di Pesaro, presso Villa Borromeo.

Paolo Boni

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AGENDA DELL’ARCIVESCOVO

OTTOBRE 2012

Lunedì 1 • Ore 10.00 presiede il Consiglio Presbiterale Diocesano • Ore 21.00 presiede il Consiglio Pastorale DiocesanoMartedì 2 • Ore 10.00 presiede la riunione dei Vicari • Ore 16.00 incontra i Cresimandi della parrocchia del Sacro

CuoreMercoledì 3 • Ore 10.00 presiede la riunione dei Direttori degli Uffici

diocesani • Ore 21.00 presiede la Consulta della Aggregazioni LaicaliGiovedì 4 • È a Loreto per partecipare alla celebrazione Eucaristica

presieduta dal PapaVenerdì 5 • In mattinata a Villa Fastiggi presiede l’annuale manifestazione

della Metropolia del “premio Valerio Volpini” • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti anzianiSabato 6 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio è fuori sede per motivi di MinisteroDomenica 7 • Ore 9.45 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della

Confermazione nella Parrocchia di San Francesco • Ore 11.30 celebra l’Eucaristia nella Parrocchia di San Martino

in occasione del 50° di fondazione della stessa • Ore 18.30 celebra l’Eucaristia nella Parrocchia di San

Francesco in occasione del 50° di Ordinazione sacerdotale del Parroco P. Fabio Ottaviani

Lunedì 8 • È fuori sede per motivi di UfficioMartedì 9 • A Loreto partecipa all’incontro della CEMMercoledì 10 • A Loreto partecipa all’incontro della CEMGiovedì 11 • In mattinata incontra alcuni collaboratori di Curia • Ore 15.00 incontra i Cresimandi della Parrocchia di S. Maria

Assunta in Montecchio • Ore 21.00 nella Parrocchia di S. Carlo presiede la

manifestazione organizzata dall’Azione Cattolica per ricordare l’inizio del Concilio Vaticano II

Venerdì 12 • In mattinata riceve per Udienze • Ore 18.00 celebra l’Eucaristia nel Santuario della B.V. delle

Grazie in occasione dell’inizio della novenaSabato 13 • Ore 10.00 nella parrocchia di S. Maria del Porto celebra

l’Eucaristia per gli alunni, i genitori, i docenti e il personale della “Nuova Scuola”

• Ore 18.30 in Cattedrale presiede la celebrazione dell’Eucaristia con cui da inizio in Diocesi all’Anno della Fede

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Domenica 14 • Ore 10.00 in Cattedrale celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della Confermazione

• Ore 11.30 nella parrocchia di S. Maria Assunta in Montecchio celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della Confermazione

Lunedì 15 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio è a Loreto per incontrare i direttori degli Uffici

Scuola regionali Martedì 16 • È fuori sede per motivi di UfficioMercoledì 17 • Ore 10.30 inaugura e benedice la Nuova Cappella

dell’Ospedale San Salvatore • Ore 16.00 incontra i Cresimandi della Parrocchia di S. Maria

del Porto • Ore 17.30 tiene la relazione di inizio anno sociale alle

componenti del CIF comunale e provincialeGiovedì 18 • Ore 9.30 presiede il ritiro mensile per il Clero presso il

Santuario della B.V. delle Grazie • Ore 18.00 tiene la relazione di inizio anno sociale alle

componenti di “Speciale Donna”Venerdì 19 • Ore 10.00 presiede il Consiglio diocesano per gli Affari

Economici • Ore 21.00 in Cattedrale presiede la Veglia Diocesana

MissionariaSabato 20 • In mattinata riceve per Udienze • Ore 16.00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della

Confermazione nella Parrocchia di S. Tommaso in Foglia • Ore 18.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia in occasione

dell’anniversario della morte di d. Gianfranco GaudianoDomenica 21 • Ore 10.00 celebra il solenne Pontificale nel Santuario

della B.V. delle Grazie • Ore 16.00 presiede la processione in onore della B.V. delle

Grazie compatrona della città di Pesaro e dell’Arcidiocesi Lunedì 22 • Partecipa agli annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a

Villa BorromeoMartedì 23 • Partecipa agli annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a

Villa BorromeoMercoledì 24 • Partecipa agli annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a

Villa BorromeoGiovedì 25 • Partecipa agli annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a

Villa BorromeoVenerdi 26 • Partecipa agli annuali Esercizi Spirituali del clero diocesano a

Villa Borromeo • Ore 18.30 all’ISSR “Giovanni Paolo II” presiede il

primo incontro del Corso annuale per Operatori Pastorali dell’Arcidiocesi

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Sabato 27 • In mattinata riceve per Udienze • Ore 17.00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della

Confermazione nella Parrocchia di Sant’AgostinoDomenica 28 • Ore 11.30 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della

Confermazione nella Parrocchia S. Maria del Porto • Ore 16.00 celebra l’Eucaristia e conferisce il sacramento della

Confermazione nella Parrocchia del Sacro Cuore di SoriaLunedì 29 • È fuori sede per motivi di UfficioMartedì 30 • È fuori sede per motivi di UfficioMercoledi 31 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio incontra un gruppo di studenti universitari

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NOVEMBRE 2012

Giovedì 1 • Alle ore 15.00 celebra l’Eucaristia presso il Civico Cimitero di Pesaro in occasione della Festa di Tutti i Santi

Venerdì 2 • Alle ore 9.00 celebra l’Eucaristia in memoria dei Caduti presso il Cimitero Civico di Pesaro

Sabato 3 • È in Slovenia per motivi di MinisteroDomenica 4 • È in Slovenia per motivi di MinisteroLunedì 5 • È in Slovenia per motivi di MinisteroMartedì 6 • Alle ore 10.00 presiede l’incontro mensile con i VicariMercoledì 7 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdotiGiovedì 8 • In mattinata riceve per Udienze • Ore 21.00 incontra in Episcopio i Cresimandi adultiVenerdì 9 • In mattinata presiede una riunione con alcuni collaboratori di

CuriaSabato 10 • In mattinata riceve per Udienze • Alle ore 15.30 partecipa alla manifestazione “Omaggio a

S.Francesco • Alle ore 17.30 incontra i componenti dell’ AGESCI di Pesaro 1Domenica 11 • È a Bagno di Romagna per motivi di MinisteroLunedì 12 • In mattinata è a Loreto Marche per presiedere il Corso di

aggiornamento degli IRC • Nel pomeriggio ad Ancona presiede l’incontro regionale della

Pastorale Universitaria Martedì 13 • Nel pomeriggio partecipa alla manifestazione della Fondazione

Cassa di Risparmio di Pesaro “Una storia che continua”Mercoledì 14 • In mattinata riceve per UdienzeGiovedì 15 • È a Roma per motivi di UfficioVenerdì 16 • In mattinata incontra alcuni collaboratori di CuriaSabato 17 • In mattinata riceve per Udienze • Alle ore 18.30 presiede l’Eucaristia in Cattedrale per

commemorare i membri defunti dell’ Associazione Rievocazioni Storiche

Domenica 18 • A Loreto Marche presiede l’incontro regionale degli IRC e celebra l’Eucaristia per i partecipanti

Lunedì 19 • In mattinata riceve per Udienze Martedì 20 • È fuori sede per motivi di UfficioMercoledì 21 • Alle ore 10.30 celebra l’Eucaristia in Cattedrale in occasione

della festività della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri

• Alle ore 21.00 in Episcopio incontra i candidati ai Ministeri Istituiti

Giovedì 22 • Nel pomeriggio riceve un gruppo di pellegrini di Bologna in visita alla città di Pesaro

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Venerdì 23 • In mattinata presiede un incontro con alcuni collaboratori della Curia

• Alle ore 18.30 presiede l’Eucaristia nella chiesa di S. Francesco in occasione dell’anniversario della morte del Servo di Dio Giuseppe Bocci

Sabato 24 • In mattinata riceve per Udienze • Alle ore 21.00 tiene la Lectio Divina nella chiesa di

S. Francesco in occasione dell’incontro di preghiera vocazionale “Le Notti di Nicodemo”

Domenica 25 • È fuori sede per motivi di MinisteroLunedì 26 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio incontra alcuni collaboratoriMartedì 27 • È a Roma per motivi di UfficioMercoledì 28 • È a Roma per motivi di UfficioGiovedì 29 • In mattinata visita alcuni sacerdoti malati Venerdi 30 • In mattinata riceve per udienze • Alle ore 21.00 incontra i responsabili del Movimento dei

Focolari

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DICEMBRE 2012

Sabato 1 • In mattinata riceve per Udienze. • Alle ore 16.30 incontra presso le suore Missionarie della

Fanciullezza gli aderenti al movimento del Rinnovamento nello Spirito e presenta loro il programma pastorale “Una fede adulta per gli adulti”

Domenica 2 • Alle ore 10.00 celebra l’Eucaristia presso la Casa di Riposo di via Spada

• Alle ore 16.00 presso l’Hotel Flaminio incontra i Catechisti dell’Arcidiocesi

Lunedì 3 • Alle ore 10.00 presiede il Consiglio dei Vicari • Nel pomeriggio è in visita ad alcuni sacerdotiMartedì 4 • Alle ore 10.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia per i Vigili

del Fuoco e per gli operatori della Capitaneria del Porto, in occasione della festa di S. Barbara

• Alle ore 16.00 incontra alcuni collaboratori della Curia.Mercoledì 5 • A Loreto Marche partecipa alla riunione della CEM Giovedì 6 • È fuori sede per motivi di Ufficio Venerdì 7 • Alle ore 15.30 a Roma nella Basilica del Laterano partecipa

all’Ordinazione episcopale di Mons. Massimo Camisasca, vescovo eletto di Reggio Emilia

Sabato 8 • Alle ore 10.00 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Maria dell’Arzilla

• Alle ore 18.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria e conferisce il sacramento della Confermazione ad un gruppo di adulti

Domenica 9 • In mattinata tiene il Ritiro mensile per le Suore dell’Arcidiocesi • Alle ore 16.00 in Episcopio tiene una meditazione ai Diaconi

dell’ArcidiocesiLunedì 10 • In mattinata presiede il Consiglio diocesano per gli Affari

Economici • Alle ore 18.30 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Maria

di LoretoMartedì 11 • È fuori sede per motivi di Ufficio Mercoledì 12 • In mattinata riceve per Udienze • Nel pomeriggio visita alcuni sacerdoti malati e anziani.Giovedì 13 • Alle ore 11.00 celebra l’Eucaristia nell’Eremo di MonteluroVenerdì 14 • È a Montesilvano d’Abruzzo per tenere una relazione ai

docenti di Religione cattolica di quella Regione impegnati in una “due giorni” di aggiornamento

Sabato 15 • Alle ore 9.00 celebra l’Eucaristia per gli alunni, i docenti e i genitori della Scuola delle suore Missionarie della Fanciullezza

• Alle ore 11.30 partecipa alla manifestazione degli auguri natalizi nell’ospedale di Muraglia

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• Alle ore 17.00 partecipa alla conferenza dei Cavalieri di Malta • Alle ore 18.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia in occasione

del 5° anniversario della morte di S.E. Mons. Gaetano MichettiDomenica 16 • Alle ore 12.00 celebra l’Eucaristia nella parrocchia di S. Maria

del Porto in occasione del Rito dell’ammissione del seminarista Leone Giuseppe

Lunedì 17 • Alle ore 9.30 celebra l’Eucaristia nell’Istituto delle Maestre Pie Venerini

• Alle ore 17.30 in Episcopio celebra l’Eucaristia per i componenti del CIF comunale

Martedi 18 • Alle ore 10.00 celebra l’Eucaristia nella casermadel 28° Reggimento Pavia

• Alle ore 21.00 presso il cinema di Loreto partecipa allo spettacolo “Molte sono le cose mirabili ma niente più mirabile dell’uomo”

Mercoledì 19 • Alle ore 10.00 celebra l’Eucaristia per gli anziani della casa di S. Colomba

• Alle ore 12.00 partecipa al tradizionale scambio di auguri natalizi con i collaboratori della Curia

Giovedì 20 • In mattinata partecipa al Ritiro mensile del Clero diocesano • Nel pomeriggio riceve un gruppo di studenti universitari Venerdì 21 • È fuori sede per motivi di Ufficio Sabato 22 • Alle ore 9.30 celebra l’Eucaristia presso la residenza protetta di

Muraglia • Alle ore 17.00 in Piazza del Popolo partecipa alla

manifestazione del Presepe Vivente • Alle ore 18.00 nella chiesa di S. Lucia celebra l’Eucaristia per i

componenti del CEISDomenica 23 • Alle ore 11.00 celebra l’Eucaristia nella Casa di Riposo

“P. Pietro Damiani”Lunedì 24 • Alle ore 12.00 Visita i sacerdoti anziani nella Casa del Clero e

pranza con loro • Alle ore 24.00 in Cattedrale celebra la solenne Messa

Pontificale nel Natale del SignoreMartedì 25 • Ore 9.30 celebra l’Eucaristia del Natale nel carcere di Villa

Fastiggi di Pesaro • Alle ore 12.00 in Cattedrale celebra la Messa Pontificale nella

solennità del Natale del Signore e rivolge il Messaggio di auguri natalizi all’Arcidiocesi

Mercoledì 26 • È fuori sede per motivi di Ministero Giovedì 27 • È fuori sede Venerdì 28 • È fuori sede Sabato 29 • È fuori sedeDomenica 30 • È fuori sedeLunedì 31 • Ore 18.30 in Cattedrale celebra l’Eucaristia con il solenne Te

Deum di ringraziamento per l’anno trascorso

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NELLA CASA DEL PADRE

FR. LORENZO MARIA SCOTTOServo di Maria

Fr. Lorenzo, nato a Marozzo (Cuneo) il 28 novembre 1936, entrò da piccolo fra i Servi di Maria a Rivoli, attratto soprattutto dal desiderio di servire i fratelli, così come Maria aveva servito il suo figlio Gesù e la Chiesa nascente. Conseguì la Licenza in Sacra Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologia “Marianum” di Roma e fu ordinato sacerdote il 18 aprile 1960.Il primo compito che gli fu assegnato fu la guida spirituale dei giovani seminaristi dei Servi di Maria a Rivoli. Ma il suo vero campo di apostolato fu quello di Parroco a S. Carlo di Torino e ad Alessandria, interessandosi non solo delle attività pastorali ma anche della promozione vocazionale. Seguì poi un lungo periodo di assistenza alla Basilica di Superga a Torino, esercitando nello stesso tempo con passione il ministero di cappellano ospedaliero in una clinica torinese, apprezzato a tal punto da lasciare un vivido ricordo nella mente di chi aveva goduto della sua delicatezza e sensibilità in momenti di grande sofferenza. Purtroppo anche la sua salute incominciava a dare segni di deterioramento e chiese ed ottenne di essere trasferito in un luogo marino, più consono alla sua malattia e per poter seguire maggiormente i fedeli nel ministero delle confessioni. Così nel 2007 si stabilì nel convento di Pesaro dove rimase fino alla morte, causata da un progressivo deperimento della sua salute minata da tumore, nonostante le numerose cure cui fu sottoposto. Lunedì 19 novembre 2012, è spirato nel suo convento di S. Maria delle Grazie di Pesaro. Trapasso invidiabile: lucidissimo fino alla fine, fr. Lorenzo esalò il suo ultimo respiro al termine dell’ultima Ave Maria dei misteri gaudiosi del rosario ed alzando le braccia, come se volesse abbracciare qualcuno invisibile a tutti gli altri, consegnò la sua anima a Dio. Il rito funebre è stato celebrato nel santuario della B.V. delle Grazie alla presenza di numerosi suoi confratelli, amici e fedeli. Nella sua omelia il Priore provinciale dei Servi di Maria, che ha presieduto l’Eucaristia di commiato, dopo avere tracciato un profilo biografico e spirituale di fr. Lorenzo ha letto il messaggio di un suo compagno di scuola, esimio biblista e mariologo, fr. Aristide M. Serra: “Lorenzo, il tuo commiato da noi mi riempie di immensa commozione. Tu sei l’ottavo dei nostri compagni di classe che ci hanno lasciati. Grazie della simpatica amicizia che mi hai sempre con-servato. Grazie della splendida testimonianza che ci hai donato come fedele sacerdote del Signore ed esemplare Servo di Santa Maria. Porteremo nel cuore la bontà che hai diffuso con evangelica e gioiosa semplicità. Grazie del tuo fine umorismo, che tanto ci faceva sorridere. Ora Gesù sorride a te, nel tenero abbraccio della Vergine Nostra Madre. Vivi felice e prega per noi.” Ora attende il giorno della risurrezione della carne nella cappella dei Servi di Maria nel cimitero di Saluzzo.

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INDICE

Documenti Del Santo PaDre BeneDetto XVi• Anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II .................................................. 3• Omelia in occasione del pellegrinaggio a Loreto .................................................. 6• Discorso alla XIII Assemblea del Sinodo dei Vescovi .......................................... 9• Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale .............................................. 11• Presentazione auguri natalizi e discorso alla Curia romana ................................ 15• Messaggio “Urbi et Orbi” – S. Natale 2012 ........................................................ 21

Documenti Della conferenza ePiScoPale italiana

• Messaggio per la 62ª Giornata del Ringraziamento ............................................ 23• Messaggio della Presidenza CEI in vista della scelta di avvalersi

dell’insegnamento della Religione cattolica ....................................................... 26

Documenti Della conferenza ePiScoPale marchigiana

• Promemoria degli argomenti trattati. Riunione del 9-10.10.2012 ....................... 27• Promemoria degli argomenti trattati. Riunione del 5.12.2012 ............................ 33

atti Di S.e. monS. Piero coccia

• Omelie

Omelia per la solenne Messa Pontificale del Natale del Signore .................. 39• messaggi e lettere L’Eucaristia e la fede adulta” ......................................................................... 41 Messaggio natalizio alla città e all’Arcidiocesi ............................................. 43

• interventi Pubblici Discorso alla Città e all’Arcidiocesi per la “Festa del Voto” ........................ 45 Contributo dell’IRC per l’Anno della fede .................................................... 50

• Decreti e nOmine Elenco ............................................................................................................ 60

• assegnaziOne sOmme Assegnazione somme derivanti dell’8 ‰ dell’Irpef – esercizio 2012 ........... 61

comunicazioni Del Vicario generale • Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Diaconi: incontri e comunicazioni ............. 65• Ai Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Diaconi: incontri e comunicazioni ............. 68• Ai membri della Consulta delle Aggregazioni Laicali ........................................ 71

attiVità Degli organiSmi DioceSani • cOnsigliO Presbiterale DiOcesanO Consiglio Presbiterale Diocesano: Verbale del 01.10.2012 ........................... 73

• cOnsigliO PastOrale DiOcesanO Consiglio Pastorale Diocesano: Verbale del 01.10.2012 ............................... 76

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• cOnsigliO vicari FOranei eD ePiscOPali Consiglio Vicari: Verbale del 02.10.2012 ...................................................... 80 Consiglio Vicari: Verbale del 06.11.2012 ...................................................... 83 Consiglio Vicari: Verbale del 03.12.2012 ...................................................... 87

• cOnsigliO DiOcesanO aFFari ecOnOmici Consiglio Diocesano Affari economici: Verbale del 19.10.2012 ................... 90 Consiglio Diocesano Affari economici: Verbale del 19.10.2012 ................... 92 Consiglio Diocesano Affari economici: Verbale del 10.12.2012 ................... 96

• cOmmissiOne DiOcesana arte sacra Commissione Diocesana Arte Sacra : Verbale del 20.10.2012 ...................... 99

• cOnsulta aggregaziOni laicali Consulta Aggregazioni Laicali: Verbale del 03.10.2012 ............................. 101

• DirettOri Di curia Direttori di Curia: Verbale del 03.10.2012 .................................................. 107

attiVità Degli uffici PaStorali • uFFiciO cOmunicaziOni sOciali, cultura e stamPa Annuncio dell’Anno della Fede ................................................................... 115 50° compleanno della Parrocchia di S. Martino Martire ............................. 117 Anno della Fede – Inizio in Diocesi ............................................................ 119 Nuova Scuola – Apertura anno scolastico ................................................... 120 Anno della Fede – Affido alla Madonna delle Grazie ................................. 121 Cresime – Parrocchia S. Maria Assunta in Montecchio .............................. 122 Inaugurazione cappella ospedale S. Salvatore ............................................. 124 Commemorazione dei defunti ..................................................................... 125 Cresimandi adulti ......................................................................................... 127 Giornata nazionale della storia .................................................................... 129 Festa della Patrona dei Carabinieri. Maria, “Virgo Fidelis” ........................ 130 L’Arcivescovo incontra un gruppo di Focolarini ......................................... 131 L’arcivescovo incontra un gruppo del Rinnovamento nello Spirito ............. 132

• uFFiciO PastOrale scOlastica Bando di concorso per studenti della provincia di PU................................. 134 Incontro Direttori Uffici Scuola delle Marche ............................................ 137 Docenti IRC a Loreto per la sfida del “Domani” ........................................ 139 Incontro regionale IRC Marche ................................................................... 141 Concorso per studenti delle scuole secondarie superiori ............................. 143 Corso regionale di aggiornamento per IRC ................................................. 145

• uFFiciO PastOrale vOcaziOnale Le Notti di Nicodemo .................................................................................. 147 Le Notti di Nicodemo – 2 ............................................................................ 149

• uFFiciO PastOrale catechistica “Prendi e mangia” - Programma .................................................................. 151 La Bibbia di Giacomo Pandolfi ................................................................... 151 DI-SPERARE: “L’umano alla prova della sofferenza” ................................ 157 La storia di Giuseppe ................................................................................... 170 Lettera ai Vicari Foranei (assemblea dei catechisti) .................................... 172 Lettera ai Parroci (assemblea dei catechisti) ............................................... 174 Assemblea catechisti dell’Arcidiocesi ......................................................... 176 Percorso per adulti che desiderano diventare cristiani ................................. 179

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• uFFiciO PastOrale liturgica Lettera ai Parroci ......................................................................................... 181 Lettera ai Sacerdoti diocesani e religiosi ..................................................... 182

• uFFiciO PastOrale missiOnaria e cOOPeraziOne tra le chiese Giornata Missionaria Mondiale – Lettera ai Sacerdoti ................................ 183

• uFFiciO PastOrale Familiare Itinerari per fidanzati – Calendario incontri 2013 ....................................... 185

• archivi stOricO DiOcesanO e bibliOteca Don Igino Corsini lascia la direzione dell’Archivio Diocesano .................. 186

iStituto SuPeriore Scienze religioSe “gioVanni Paolo ii”• I.S.S.R. “Giovanni Paolo II” .............................................................................. 188• Corso per Operatori Pastorali ............................................................................ 190

agenDa Dell’arciVeScoVo

• Ottobre 2012 ...................................................................................................... 191• Novembre 2012 ................................................................................................. 194• Dicembre 2012 .................................................................................................. 196

nella caSa Del PaDre

• Fr. Lorenzo Maria Scotto................................................................................... 198

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