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佛佛佛 BUDDHISMO CHAN . Il termine Chan, riferito all’Ordine Buddhista della scuola Shaolin, è la forma abbreviata della parola Channa, traduzione cinese di jhana (in lingua Pali), derivata dalla parola sanscrita dhyana, che significa “meditazione”. Già da questo fatto si vede che il Chan fa parte di un contesto spirituale molto più vasto da cui ebbe origine:la cultura Vedica. Nel sistema filosofico Vedico di Patanjali-Muni,conosciuto come Astanga-yoga (lo yoga in otto fasi), la settima tappa è il dhyana o meditazione. Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione materiale. Poi, con la mente e l’intelligenza spirituali,si realizza l’Anima Suprema e ci si stabilisce nel samadhi (estasi). Questo metodo di realizzazione spirituale fu adottato dal Signore Buddha e insegnato ai suoi discepoli come mezzo per realizzare il sè. Insegnato nella scuola del Mahayana dai successori di Mahakasyapa, il dhyana fu in seguito introdotto in Cina col nome di Chan, dal primo Patriarca di Shaolin: Bodhidharma. . I PRINCIPI DELLA DOTTRINA CHAN I princìpi del Chan si dividono in due: 1) i princìpi morali, 2) i princìpi spirituali. Il pi-kuan è il controllo della mente; i quattro atti rappresentano la giusta condotta; per armonia con la natura , si intende l’astenersi dal giudicare o criticare gli altri; infine la rinuncia è il mezzo (upaya). . Ci sono due modi di entrare nella via del Chan: 1) “entrare per mezzo della ragione”, 2) “entrare per mezzo della condotta.” “Entrare per mezzo della ragione” significa raggiungere la comprensione spirituale della Vera, unica e identica Natura di tutti gli esseri, con la pratica dell’insegnamento contenuto nelle Sacre Scritture. Chi abbandona il falso ed abbraccia il vero, riconosce che l’unica cosa che accomuna tutti gli esseri è la loro essenza spirituale unica. Raggiunta questa perfezione, egli si terrà saldo a questa certezza, e non si allontanerà mai più da essa, comprendendo che non c’è nulla di più prezioso.In questa posizione non è più turbato neppure nelle peggiori difficoltà. Avendo realizzato le Scritture nella sua vita pratica, non sarà

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BUDDHISMO CHAN

BUDDHISMO CHAN

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Il termine Chan, riferito allOrdine Buddhista della scuola Shaolin, la forma abbreviata della parola Channa, traduzione cinese di jhana (in lingua Pali), derivata dalla parola sanscrita dhyana, che significa meditazione. Gi da questo fatto si vede che il Chan fa parte di un contesto spirituale molto pi vasto da cui ebbe origine:la cultura Vedica. Nel sistema filosofico Vedico di Patanjali-Muni,conosciuto come Astanga-yoga (lo yoga in otto fasi), la settima tappa il dhyana o meditazione.

Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione materiale. Poi, con la mente e lintelligenza spirituali,si realizza lAnima Suprema e ci si stabilisce nel samadhi (estasi). Questo metodo di realizzazione spirituale fu adottato dal Signore Buddha e insegnato ai suoi discepoli come mezzo per realizzare il s. Insegnato nella scuola del Mahayana dai successori di Mahakasyapa, il dhyana fu in seguito introdotto in Cina col nome di Chan, dal primo Patriarca di Shaolin: Bodhidharma.

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I PRINCIPI DELLA DOTTRINA CHAN

I princpi del Chan si dividono in due:

1) i princpi morali,

2) i princpi spirituali.

Il pi-kuan il controllo della mente; i quattro atti rappresentano la giusta condotta; per armonia con la natura , si intende lastenersi dal giudicare o criticare gli altri; infine la rinuncia il mezzo (upaya).

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Ci sono due modi di entrare nella via del Chan:

1) entrare per mezzo della ragione,

2) entrare per mezzo della condotta.

Entrare per mezzo della ragione significa raggiungere la comprensione spirituale della Vera, unica e identica Natura di tutti gli esseri, con la pratica dellinsegnamento contenuto nelle Sacre Scritture. Chi abbandona il falso ed abbraccia il vero, riconosce che lunica cosa che accomuna tutti gli esseri la loro essenza spirituale unica. Raggiunta questa perfezione, egli si terr saldo a questa certezza, e non si allontaner mai pi da essa, comprendendo che non c nulla di pi prezioso.In questa posizione non pi turbato neppure nelle peggiori difficolt. Avendo realizzato le Scritture nella sua vita pratica, non sar pi legato dal seguire strettamente norme e regolamenti, perch incarnando lessenza dei principi sacri, ha gi superato tutti i riti che le Scritture ingiungono agli esseri condizionati. Avendo cessato ogni discriminazione concettuale, tale persona si trover in una silenziosa comunione con il principio spirituale unico, che lo render sereno e karmicamente non-attivo.

Entrare per mezzo della condotta si riferisce ai quattro atti, che comprendono tutti gli altri:

1 )La Giusta risposta allodio: Quando i Monaci sul sentiero spirituale si trovano ad affrontare condizioni avverse, devono pensare cos: Durante innumerevoli vite mi sono dedicato a cose senza importanza trascurando quelle essenziali e ho creato cos inimicizia intorno a me. Anche se in questa vita non ho violato la legge, devo comunque raccogliere i frutti del passato. I miei peccati sono tali che dovrei soffrire mille volte di pi. Se non ricevo tutto il castigo che mi spetta, per la misericordia del Signore Supremo. Per Sua grazia ne subisco solo una minima parte. Nel dolore e nella difficolt il Monaco si sente sempre benedetto dalla misericordia del Signore. Cos il Monaco sempre calmo, sereno e paziente, anche nelle circostanze pi difficili.

2) Obbedire alla legge del karma: Accettare la legge del karma significa essere consapevoli che le gioie e i dolori, sono determinati dagli effetti delle attivit passate. Se riceve onori e ricompense come risultato di precedenti attivit pie, il Monaco non se ne rallegra, perch sa che quando questi frutti si esauriranno, leffetto svanir. Nel guadagno e nella perdita accettiamo quello che il karma ci porta, lo spirito non subisce n perdita n guadagno.

3) Non avere aspirazioni materiali: Non possibile per lessere vivente eliminare i desideri, perch desiderare insito nella natura degli esseri coscienti. Tuttavia possibile dirigere i desideri verso la realizzazione spirituale piuttosto che verso la materia temporanea. Il Monaco deve essere cosciente che soltanto a causa dellillusione (maya) che gli esseri in questo mondo si attaccano agli oggetti materiali. Ma il Saggio che comprende la verit non si comporta come luomo comune. Dal punto di vista spirituale, tutte le cose materiali sono vuote, non sono cio in grado di appagare i desideri dellanima spirituale, perch sono di natura differente. Il Monaco perci, non desidera nulla in questo mondo, perch nulla di materiale merita di essere desiderato.

4) Essere in armonia con la verit (Dharma): Entrare in armonia col Dharma, il dovere eterno, significa realizzare che lanima spirituale in origine pura e assorta nel servizio al Signore Supremo, condizione che trascende ogni attaccamento materiale. Questa posizione trascendentale tecnicamente chiamata svarupa-siddhi, realizzazione perfetta della nostra condizione originale, naturale ed eterna. Il Sutra afferma: Lessere vivente, trascendentale e indistruttibile, detto brahman e la sua natura eterna detta atma, il s. Il posto che il s occupa in questo mondo, non corrisponde alla sua vera e originale natura, che quella di servire il Signore Supremo con una coscienza spirituale. Questo dovere eterno (sanatana) del s si chiama Dharma. Lessere vivente (jivatma) definito anche energia marginale del Signore perch pu, a sua scelta, immergersi nelloscura natura materiale e identificarsi con la materia, oppure identificarsi con lenergia spirituale, superiore. Secondo la sua tendenza ad avvicinarsi alluna o allaltra energia, lessere assume un corpo corrispondente, che materiale o spirituale. La corrente di un fiume pu travolgere grandi elefanti, mentre un piccolo pesciolino in armonia col fiume, gioca a suo piacere nella corrente. Nello stesso modo, tutto ci che non conduce alla perfezione spirituale porta contro corrente, perch non in armonia col Dharma, e deve quindi essere evitato; mentre si deve agire in armonia, seguendo la corrente delle leggi (Dharma) del Signore Supremo. Questo ci che sintende per essere in armonia col Dharma.

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I nove principi Buddhisti

Le scritture del culto Buddhista sono principalmente basate sullargomentazione logica e contengono nove principi fondamentali:

(1) la creazione eterna perci non esiste necessit di accettare un creatore;

(2) la manifestazione cosmica falsa;

(3) la coscienza il risultato di un aggregato di elementi materiali e non possiede individualit;

(4) c ripetizione di nascita e morte;

(5) il Signore Buddha lunica fonte di comprensione della verit;

(6) il nirvana ossia lannientamento la meta suprema;

(7) la filosofia del Signore Buddha lunico sentiero filosofico;

(8) i Veda sono compilati da esseri umani;

(9) le attivit pie sono consigliate.

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La pratica spirituale

La saggezza deve essere concretamente introdotta nella quotidianit, perch se resta limitata a livello teorico, non permette di conseguire la perfezione . Lindispensabile conoscenza teorica (jnana), devessere integrata con lapplicazione pratica (vijnana), perch il livello concettuale, produce cambiamenti sostanziali, solo se la comprensione diventa realizzazione, mediante la pratica costante. Le azioni di natura elevata regolarmente ripetute, rimuovono i condizionamenti psichici, in proporzione al grado in cui trasformano la personalit.

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Analisi dei piani antropologici

La struttura psichica globale, intrinsecamente priva di coscienza, diventa cosciente solo quando la coscienza dellanima spirituale vi si riflette. Essa determina la configurazione mentale e il livello di coscienza dellindividuo.

La struttura psichica si suddivide in tre settori funzionali:

1) la mente sensoriale, sede delle funzioni estrovertite e centro di raccolta dei dati;

2) lintelligenza, o centro di catalogazione e valutazione dei dati pervenuti attraverso la mente;

3) la percezione distorta di s, o coscienza riflessa: la somma dei contenuti psichici con i quali lindividuo erroneamente sidentifica, che costituisce la prima forma di scissione della personalit dal momento che, allontanando lessere dalla sua integrit originaria, si riduce la consapevolezza individuale relegandola solo al corpo e alla mente.

Poich esposta a un continuo susseguirsi donde psichiche e impressioni, prodotte dallinterazione dei sensi con la materia, la mente diviene estremamente volubile e fallibile. Il livello di coscienza dellindividuo determinato dalla configurazione assunta dal nucleo mentale, a sua volta condizionato dalle onde di interferenza. Le impressioni depositano sulla struttura psichica residui, nella forma di memorie inconsce e inclinazioni che perdurano vita dopo vita. Cos la struttura psichica, subisce cinque categorie di condizionamenti. La liberazione da tale soggezione, consiste nellinterrompere la connessione tra la struttura psichica e lanima spirituale. Affinch non costituisca pi unostacolo, ma diventi la connessione tra lindividuo storico e il reale baricentro della personalit, lego prodotto dalla falsa concezione di s, deve essere decondizionato e armonizzato al s. Lo spettatore, lindividuo, non mai realmente in pericolo perch ontologicamente immortale, immutabile, colmo di consapevolezza e di beatitudine.

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La soluzione: la disciplina

La tradizione Chan pi antica sosteneva che senza passare attraverso stadi preliminari, come ad esempio lapproccio filosofico, possibile conseguire un istantaneo risveglio (tun-tiu) trasmesso direttamente dal Maestro liberato. Linsegnamento del Vajracchedita, o Sutra del Tagliatore di Diamanti, sul principio che: Conseguire il risveglio non conseguire qualcosa, suggerisce la presenza di una fonte originale nel Buddhismo indiano, da cui questidea stata ricavata. Il Lankavatara Sutra, come i Veda, afferma che esistono due vie di risveglio graduali e istantanee: le prime per mezzo della disciplina, e le seconde per mezzo di un istantaneo movimento nel profondo della coscienza (paravritti), dovuto alla grazia speciale del Signore o del Suo devoto, per cui la visione dualistica materiale viene riconsiderata alla luce della realt spirituale. Listituzionalizzazione del Chan allinizio del primo millennio, port con s la necessit di integrare il sistema didattico istantaneo con la disciplina graduale, per assicurare lilluminazione alla crescente ed eterogenea popolazione monastica.

Oggi nella dottrina Chan, disciplina e misericordia vanno di pari passo, perci anche se i Monaci sperano sempre nella misericordia speciale del Signore, non sprofondano nellozio in attesa di ricevere un favore cos raro, ma adempiono sempre i loro doveri.

A volte, un uomo che non ha mai frequentato nessuna scuola, viene riconosciuto come un grande erudito o riceve un diploma onorario da una grande universit, ma ci non significa che si possa trascurare la propria educazione e aspettarsi ugualmente di ricevere un riconoscimento universitario. Bisogna dunque seguire con sincerit la disciplina della vita spirituale e contemporaneamente sperare nella grazia del Signore o del Suo intermediario: il Maestro.

La disciplina spirituale mira alla liberazione dalle illusorie suggestioni imposte dalla mente. importante a questo proposito vagliare accuratamente la qualit delle impressioni che nutrono il campo mentale, perch queste influenzano in maniera decisiva la struttura psichica, che per sua natura, tende a riprodurle. Il Maestro perci insegna a nutrire la mente soltanto con impressioni reali, in modo che il discepolo sia suggestionato solo da quei contenuti che corrispondono alla verit.

In origine la mente trasparente come un diamante, capace di riflettere la luce dello spirito, ma quando sfugge al dominio del s, diventa la sua peggiore nemica perch possiede una forza autodistruttiva enorme, e fagocita tutto, comprese le tossine psichiche che deformano la realt.

Per conseguenza il dominio della struttura psichica e larmonizzazione dei livelli di coscienza, sono i presupposti indispensabili per lo sviluppo della personalit e per la presa di coscienza della Realt.

Le innumerevoli onde dinterferenza possono essere condizionanti o non condizionanti, secondo il grado di coinvolgimento emotivo, e sono classificate in cinque principali categorie:

1) mancanza di consapevolezza spirituale;

2) identificazione del s spirituale con il corpo psicofisico;

3) attrazione ;

4) repulsione;

5) paura di morire.

Queste cinque categorie dinterferenze psichiche, sono responsabili della continua produzione di karma. Lattaccamento che accompagna il piacere ad esempio, coinvolge a tal punto nelle emozioni contingenti, da offuscare la visione in prospettiva. Leccitazione dei sensi la fonte stessa della sofferenza, perch lostinata volont di protrarre questeccesso, diventa la causa della maggioranza delle patologie psicofisiche, e poich i momenti di sofferenza sono pi intensi e prolungati di quelli del piacere, neutralizzano lesperienza dellestremo godimento e producono impressioni durevoli nella psiche. Ogni pensiero, parola o azione di cui direttamente o indirettamente si fa esperienza, deposita nel subconscio memorie inconsce, la cui influenza negativa pi dannosa rispetto a quella della memoria cosciente, perch esse eludono tutte le censure dellio cosciente e sono in grado di dettare condizioni di comportamento che dirottano lintenzione originale senza venire intercettate; cos il soggetto non in grado di gestirle o contrastarle, e non pu far altro che subirne gli effetti: automatismi mentali, fissazioni e complessi . Il deposito psichico del karma, conserva tutte le esperienze della vita presente e di quelle precedenti, un seme che generer successive condizioni di vita. Incapace di adattarsi liberamente al fluire degli eventi, luomo a causa delleccessivo attaccamento al piacere e alla paura del dolore, oppone una certa resistenza alla vita, che provoca in lui un inutile conflitto mentale. La cosa migliore consiste nellevitare entrambi gli estremi, dissociando la mente dagli oggetti di godimento e di dolore e mantenendosi in un punto neutrale tra piacere e sofferenza. Il Monaco-guerriero combatte efficacemente solo quando raggiunge la mente vuota, cio libera dalla paura della morte e disponibile ad accettare la vita come viene, anzich pretendere quello che si aspetta da lei. Le esperienze dolorose del passato non devono pi preoccupare, ma quelle future possono essere evitate con la meditazione . La liberazione che n deriva, vale il prezzo di qualsiasi sacrificio. Il s non pu raggiungere la liberazione kaivaiyam, finch lignoranza, Avidya, non distrutta attraverso lininterrotta consapevolezza della Realt. La vita spirituale consiste nello sforzo di rimanere in questo stato di coscienza in maniera permanente, e con devozione. Il pi alto livello di liberazione (prajna) si consegue attraversando fasi preliminari di realizzazione, che per mezzo della rinuncia alle distrazioni mondane, sviluppano i poteri della mente. La meditazione riporta alla luce i contenuti psichici sprofondati nellinconscio, per conoscerli, selezionarli e gestirli, in modo da smantellare i condizionamenti mentali.

La prima regola di questo processo di purificazione consiste nel non incrementare il carico di rifiuti psichici, accumulando ulteriori impressioni negative, ma di fornire invece alla mente un nutrimento sano, che sedimenti impressioni positive. Il Monaco, attraverso la meditazione, cerca di assorbirsi in immagini, memorie, ricordi, visioni, suoni ed emozioni spirituali, che gli permettono di situarsi sul piano della Realt, e di riprendere consapevolezza della propria personalit ontologica. Il nutrimento migliore consiste: nella meditazione sui nomi divini, la compagnia di persone avanzate spiritualmente, lascolto e la pratica costante degli insegnamenti del Maestro spirituale, la devozione e il servizio offerti a Lui e a Dio. In queste azioni, i meccanismi di condizionamento sono disattivati in virt di una forza superiore, la grazia divina. Questo processo non pu essere compreso sul piano razionale ma solo su quello dellesperienza mistica diretta, perch appartenendo alla dimensione dello spirito, che per definizione trascende le percezioni sensoriali e le speculazioni logico-razionali, non pu essere pienamente capito solo mediante limitati strumenti cognitivi, insufficienti a cogliere la natura dellAssoluto.

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Pratica e distacco (abhyasa e vairagya)

I requisiti principali per recuperare e mantenere la salute psico-fsica e spirituale sono:

la pratica spirituale e

il distacco emotivo da ci che nelleffimero esercita attrazione.

Distacco emotivo non significa diventare insensibili, ma piuttosto non lasciarsi suggestionare dalle perpetuamente mutanti manifestazioni del mondo fenomenico. Con il tramite della costante, coerente ed entusiasta applicazione della disciplina spirituale, il s sviluppa la capacit di dominare gli universi paralleli del corpo e della mente, ripristinando lequilibrio e la facolt di percepire lAssoluto. Chi in grado di gestire il proprio comportamento una persona veramente evoluta.

Quando la disciplina per la realizzazione spirituale viene praticata con costanza e con determinazione, grazie alle formidabili forze stabilizzatrici dellazione ripetuta, si radica cos profondamente da produrre una trasformazione benefica irreversibile .

Dice il Saggio: Se semini un pensiero raccogli unazione, se semini unazione raccogli unabitudine, se semini unabitudine raccogli un carattere, se semini un carattere raccogli un destino .

Il distacco dalle cose del mondo consiste nella capacit di esercitare un dominio cosciente sulle proprie emozioni, allo scopo di raggiungere lo stato in cui non si produce pi n lo stimolo fisico, n linclinazione mentale. Si basa sulla convinzione che il godimento materiale egoistico genera solo un piacere effimero, incapace di soddisfare le istanze profonde dellindividuo; inoltre contribuisce fortemente a identificarlo con il corpo, aggravando i suoi condizionamenti, e ostacolando la visione spirituale.

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I principi del culto

La vita del Monaco molto equilibrata in quanto guidata dalla disciplina che regola la sua vita, in modo che niente venga trascurato.

Nella giornata del Monaco Shaolin, otto ore sono dedicate alle necessit del corpo, come mangiare dormire, lavarsi i vestiti, pulire la propria stanza ecc..; otto ore sono dedicate ai doveri sociali, come lavorare, svolgere il proprio servizio per il Monastero, praticare il kung-fu, accudire i bambini o i Maestri anziani; e otto ore vengono interamente dedicate alla pratica spirituale, che include ladorazione del Signore Buddha nel Tempio, la meditazione, la recitazione del nome divino del Signore Buddha (Chou) sulla corona (mei-kuei-king), lo studio dei Testi Sacri, e la preghiera. Questa vita regolata necessaria, perch senza regole anche la virt scivola nel vizio. Nella vita umana, il tempo e lenergia sono limitati, perci Saggio pianificare il loro lutilizzo, per ottenere il massimo risultato dei propri sforzi. Ci vale anche nella vita spirituale che non va lasciata al caso, ma va coltivata con cura e attenzione. Gli antichi Maestri hanno raggiunto la perfezione camminando sulla sicura via del Dharma, tracciata dal Signore Buddha stesso, non agendo a capriccio, e ogni Maestro esorta a camminare sulle tracce dei precedenti discepoli del Signore (luo-han). Buddha

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256 anni dopo linsediamento della dinastia dei trenta re discendenti del malvagio Bali, cio nel 624 a.C. (anno 2476 dellera Kali-yuga), apparve in India, Siddhartha Gautama (nato nel 624 a.C., o secondo altri nel 563 ca. nel giorno di luna piena (purnima),del sesto mese del calendario lunare, 483 ca a.C.), meglio conosciuto come il Buddha Sakhyamuni ( )

Risulta difficile collocare storicamente gli eventi della Sua vita, poich le fonti pervenuteci sono discordi. Per esempio, la cronologia singalese pone il pari-nirvana (la scomparsa) del Buddha circa 218 anni prima della consacrazione del re Asoka (274 a.C.), mentre le fonti sanscrite e cinesi lo collocano un secolo dopo.

Discendente della casta dei guerrieri Sakhya, Siddhartha era figlio del monarca del regno di Kapilavastu (nellattuale Nepal), il re Suddhodana e della regina Mahamaya, figlia del re Devadaha del vicino regno di Koliya.

Sua madre, prima di concepirlo, ebbe un sogno, in cui lo vide discendere dal cielo ed entrare nel suo grembo nella forma di un elefante bianco. Seguendo la consuetudine del tempo, la regina si rec, per il parto, alla casa paterna di Ramagama, capitale dello stato di Koliya. Durante il viaggio la regina, accompagnata dalla sorella Prajapati Gautami, si ferm a riposare nel meraviglioso parco di Lumini, e appoggiata al ramo di un albero sal, diede nascita al piccolo Buddha. Il bambino aveva la carnagione del colore delloro fuso e subito dopo la sua nascita camminava eretto.

Guardando in tutte le direzioni fece sette passi verso nord, e dove i suoi piedi toccavano il terreno crebbero fiori di loto. Dopo il parto la madre mor, e Guatami si prese cura del bambino, che il padre chiam Siddhartha, colui che porta a termine i suoi obiettivi.

Il bimbo venne allevato nel pi grande sfarzo e protetto, per quanto possibile, dai problemi del mondo. Siddharta per manifest presto una tendenza contemplativa, che il padre non grad, desiderando che il figlio diventasse un guerriero e un sovrano. Organizz quindi il Suo matrimonio con una principessa danimo caritatevole, Yasodara, la figlia del re Dandapani di Koliya. Da lei Siddhartha ebbe un figlio, Rahula, e per soddisfare il padre partecip per un po di tempo alla vita di corte.

La tradizione vuole che Siddhartha abbia intrapreso la ricerca dellilluminazione a 29 anni quando, incontrando per la prima volta un anziano, un malato, e un funerale, realizz che tutta lumanit in preda alla sofferenza. Poi, osservando la serenit di un monaco, decise di rinunciare alleffimera vita materiale, per cercare la via della liberazione dalla sofferenza, a beneficio dellumanit intera.

Una notte, accompagnato dal Suo cocchiere Channa, si rec ai confini del regno, si ras i capelli con la spada e rimand indietro il cocchiere. Siddharta visse nella foresta per diversi anni, dove studi presso i Maestri Alara-Salama e Uddaka Ramaputta, superando in breve tempo la loro saggezza. Poi si stabil nei pressi dellattuale Gaya (Bihar) con cinque eremiti, Kondanna, Vappa, Bhaddiya, Assaji e Mahanama, trascorrendo l quasi sei anni nellascesi pi severa, quasi fino alla morte.

Un giorno, nei pressi del villaggio di Uruvela, la piccola Sujata trov Siddhartha svenuto sulla strada a causa delle privazioni e lo salv dandogli da bere una ciotola di latte. Siddhartha ne dedusse che lestrema mortificazione non conduceva alla perfezione che cercava. Ritorn quindi a una dieta normale, perdendo cos le simpatie dei suoi cinque compagni. Da allora segu la via della consapevolezza mentale, e istru i bambini del villaggio.

Secondo la tradizione buddista, una sera (probabilmente intorno al 531 a.C.), allet di 35 anni, seduto sotto un fico sacro (pippala) a Bodhi-Gaya, Siddhartha medit tutta la notte fino a raggiungere lilluminazione. Da allora i bambini di Uruvela lo chiamarono il Buddha, lIlluminato.

Buddha decise di condividere la sua realizzazione con i cinque compagni, perci li raggiunse al Parco dei Cervi, a Benares (oggi Varanasi), dove espose per la prima volta le dottrine fondamentali del dharma buddista:

le Quattro Nobili Verit,

lOttuplice Sentiero,

il principio della Via di Mezzo, disciplina monastica che equilibri gli estremi tra leccessivo attaccamento e leccessiva rinuncia al mondo.

La filosofia di Buddha mirava allestinzione della sofferenza di tutti gli esseri viventi.

Ascoltandolo, gli amici raggiunsero lo stato di Arhat, e si unirono a Lui, chiamando questa piccola comunit Sangha. Accompagnato da un gruppo sempre crescente di discepoli, Buddha percorse la valle del Gange, diffondendo la sua dottrina e fondando comunit monastiche aperte a tutti, indipendentemente dalla condizione sociale. Si stabil quindi a Savatthi, in un monastero donatogli dal principe Jeta.

Dopo una vita dedicata alla predica, Buddha predisse la Sua scomparsa ai discepoli, e senza fornire indicazioni precise riguardo allorganizzazione futura del Sangha o alla diffusione della Sua dottrina, part da Vesali diretto a nord, ed entr in pari-nirvana nella foresta dalberi sal a Kusinagara, in Nepal, allet di ottantanni.

Il venerabile Mahakasyapa, Suo successore, fu informato dellimminente scomparsa del Maestro, mentre stava diffondendo il Dharma a Campa. I dignitari del luogo, dopo sette giorni di omaggio, portarono il corpo di Buddha al tempio di Makuta-Bandana, in citt, dove fu avvolto in molti strati di tela, deposto in due bare di ferro e sistemato sulla pira funebre. Quando Mahakasyapa arriv, si prostern davanti al corpo del Maestro e fu accesa la pira. Le reliquie del corpo di Buddha furono deposte poi in unurna dorata e conservate sullaltare del tempio.

Un mese dopo, il venerabile Mahakasyapa riun a Rajagaha lassemblea dei bikkhu (monaci), allo scopo di raccogliere tutti i sutra e i precetti esposti dal Buddha. Il lavoro dur sei mesi e dopo lo scioglimento dellassemblea, tutti ritornarono ai rispettivi monasteri.

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Bibliografia di testi in lingua italiana

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D.T. Suzuki, Saggi sul Buddismo Zen (3 voll.), Mediterranee, Roma 1975-1980..Buddha e Arti marziali

Allepoca della fondazione del buddhismo, larte marziale vedica si presentava, dal punto di vista tecnico, come una scienza codificata secondo canoni ben definiti; purtroppo per , aveva perso deltutto il suo valore spirituale e morale, riducendosi a un semplice addestramento militare. Buddha Gautama, apparteneva alla casta guerriera degli Ksatriya, perci era stato allevato come un guerriero.

La sua educazione comprendeva:

il Dhanur-Veda,

la prammatica,

la politica,

la musica,

la matematica,

la religione e

la filosofia.

Gli vennero insegnati i Veda e dedic uno speciale studio al Rig-Veda e allAtharva-Veda. Eccelleva con naturalezza in tutti i campi del sapere, incluse le arti marziali.

Devadatta, suo cugino e compagno di studi era pi forte, ma Siddhartha era pi agile e pronto. I suoi Maestri erano meravigliati del suo profitto. Durante il periodo della predicazione, Buddha espresse la sua profonda convinzione dellefficacia delle arti marziali, come metodo per lunificazione del corpo e della mente, una disciplina psicofisica capace di armonizzare i due elementi.

Sebbene il Buddhismo, che predica la non violenza fino al vegetarianesimo, e larte marziale, possano apparire incompatibili, gli insegnamenti originali di Buddha ponevano enfasi sullimportanza della forza per la difesa delle leggi spirituali (Dharma).

Buddha insegn che ogni cosa ha la sua ragione dessere, e luomo che possiede la conoscenza perfetta sa come e quando usare ogni cosa appropriatamente. Nellesercizio della giustizia, lapplicazione della forza permessa.

Per questo, alcune divinit buddiste, come i Due Spiriti Guardiani, i Deva, e gli Aditya o i Dodici Divini Generali, vengono rappresentate in posizioni marziali.

Larte marziale vedica, che era stata svuotata dei valori spirituali originali, fu parzialmente ripristinata grazie alla dottrina di Buddha. I discepoli di Buddha, eredi del suo pensiero, coltivarono integralmente la dottrina del maestro, trasmettendola invariata ai loro discendenti. I pochi cultori che tramandarono nel periodo precristiano ci che rimaneva della disciplina marziale vedica, furono su scala etnica i guerrieri di Manipur e, su larga scala, i monaci buddisti. Buddha, con i suoi insegnamenti, convert lImperatore Ashoka (300 a.C), sotto la cui egida tutta lIndia divenne buddhista. Per conseguenza, nei primi secoli dellera volgare, larte marziale vedica, praticata in ambiti regali e militari, assunse totalmente le connotazioni del credo buddista, professato e diffuso.

Testi Sacri Buddhismo Chan

Fra i molti testi buddisti introdotti in Cina a partire dal primo secolo d.C., il Lankavatara-Sutra quello dove i principi del Chan professati al tempo di Bodhidharma, sono esposti pi esplicitamente. A volte alcuni seguaci del Chan che vogliono evitare quelli che loro definiscono esteriorismi, affermano che il Chan non si basa sullautorit di nessun documento scritto, ma fa direttamente appello allo stato di illuminazione del Signore Buddha. Tuttavia Bodhidharma, fondatore del buddismo Chan in Cina, per presentare in modo comprensibile la sua dottrina, trasmise il Lankavatara-Sutra al suo primo discepolo cinese Hui-Ke, come lunico Testo esistente a quel tempo in Cina, dove si potesse apprendere la dottrina del buddismo Chan, perch la realizzazione interiore deve essere sempre convalidata dalle parole del Signore Buddha, che costituiscono lautorit esteriore. In accordo alla stessa filosofia Chan, interno ed esterno sono parte di ununica realt, perci dal punto di vista assoluto non c alcuna differenza tra il Signore Buddha e le sue parole raccolte nei Testi Sacri. Esistono tre traduzioni cinesi del Lankavatara-Sutra, pervenute fino a noi. Ve nera una quarta, che and perduta.

La prima traduzione, in quattro volumi, fu realizzata sotto la dinastia Lu-Sung (443 d.C.) da Gunabhadra;

la seconda, in dieci volumi, dovuta a Bodhiruci, della dinastia Yuan-Wei (513 d.C.);

la terza, in sette volumi, opera di Siksananda, della dinastia Tang (700 d.C.) .

Bodhidharma diede al suo discepolo Hui-Ke, la prima versione, la pi difficile da comprendere, precisando che conteneva lessenza della mente. Nella forma e nel contenuto, questa traduzione riflette il Testo sanscrito pi antico del sutra, ed su di essa che sono stati Scritti tutti i commenti attualmente esistenti in Cina e in Giappone. Largomento principale del Lankavatara-Sutra lilluminazione, cio lesperienza interiore (pratyatmagati) del Signore Buddha, relativa alla grande verit del Mahayana. A differenza delle altre scuole buddiste, il Chan non ebbe un Testo particolare che si potesse chiamare il suo Canone fondamentale, per Bodhidharma raccomand il Lankavatara, che successivamente divent il Testo pi studiato dai maestri Shaolin.

Quanto allimportanza del Vajra-samadhi-Sutra, Bodhidharma stesso si rifer a questo Testo nei suoi Scritti. Per quanto riguarda il Vajracchedika-Sutra, che uno dei testi buddisti pi popolari in Cina, Bodhidharma non vi fece alcun riferimento, perci molti ritengono che non abbia avuto nulla a che vedere col Chan, prima che il quinto patriarca, Hong-Jen, lo introducesse per la prima volta ai suoi discepoli. Ma secondo la prefazione di Hui-Neng al Vajracchedika, tuttora conservata: Fin da quando Dharma (Damo) giunse dalloccidente (India), desiderava diffondere il significato di questo Sutra e guidare la gente a comprendere la Ragione e a vedere nella Natura. Si deve quindi correggere la convinzione diffusissima che il Vajracchedika entr in voga soltanto dopo Hong-Jen e Hui-Neng. Il legame tra questopera e il Chan avrebbe dovuto essere pi fondamentale di quello del Lankavatara, ma poich questultimo troppo complicato per avere una diffusione popolare, fu gradualmente soppiantato dal Vajracchedika man mano che il Chan si propagava. Linsegnamento del Vajracchedika-Sutra, appartenendo alla classe Prajna-paramita della letteratura buddhista, era relativamente semplice e simile ai concetti taoisti del vuoto e della non-azione. Alcuni studiosi considerano la filosofia sunyata, presentata in questo sutra, come lautentico fondamento del Chan, senza considerare che la vera essenza del Chan, principalmente lesperienza spirituale e non un dogma filosofico imposto dalla dottrina. La filosofia del Prajna-paramitta non pu mai precedere il Chan, ma deve sempre seguirlo. Il Chan non pu essere edificato su una serie di elucubrazioni psicologiche, che possono svilupparsi invece di conseguenza allesperienza spirituale. Senza la realt dellilluminazione, sperimentata dal Signore Buddha sotto lalbero della Bodhi, Nagarjuna non avrebbe mai potuto scrivere un solo libro sulla filosofia del Prajna. Gli studiosi buddisti, dei tempi di Bodhidharma, identificavano con eccessiva facilit: teoria ed esperienza. Se si lascia che tale confusione accresca, il buddismo Chan non sar pi in grado di offrire uninterpretazione soddisfacente.

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Scritti

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Una speciale tradizione esterna alle scritture

Non dipendente dalle parole e dalle lettere

Che punta direttamente alla cuore-mente delluomo

Che vede dentro la propria natura e raggiunge la buddhit

(Quattro sacri versi di Bodhidharma, )

Secondo Tao-Hsuan, Bodhidharma lasci numerosi scritti e detti che sembra circolassero ancora a quel tempo, per lunico documento autentico del Patriarca oggi ancora esistente, un breve scritto citato sia nelle Biografie sia negli Annali. A Bodhidharma vengono attribuiti anche altri Saggi, raccolti in un volume intitolato: Sei Saggi di Bodhidharma. Due di essi: Sulla pacificazione dellanima e Meditazione sui Quattro Atti, sono ritenuti particolarmente importanti dagli studiosi del Buddhismo Chn.

Oltre agli Scritti di Bodhidharma, anche il Lankavatara-Sutra, il Vajrasamadhi-Sutra e il Vajracchedika-Sutra illustrano linsegnamento centrale del Patriarca.

Bodhidharma predisse lo sviluppo del Buddhismo Chn in Cina col seguente gatha:

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Lo scopo originale del mio arrivo in questo paese

stato di trasmettere la Legge per la salvezza dei confusi.

Un fiore dai cinque petali si dischiuso,

e i frutti verranno da s.

Secondo la tradizione Chn, i cinque petali rappresentano i cinque Patriarchi Shaolin che succedettero a Bodhidharma.

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Teologia Buddhista

II Buddhismo si diffuse in India duemila e cinquecento anni fa come reazione al fanatismo della classe sacerdotale (bramanesimo). La via del Buddha (dal sanscrito budh, o illuminato) fu quindi considerata una tradizione eterodossa, sebbene avesse molto in comune con la sua fede dorigine, linduismo. La dottrina di Buddha non era nuova, le quattro Nobili Verit da Lui esposte, erano gi state discusse in precedenza dalla filosofia Sankhya e successivamente elaborate negli Yoga-Sutra di Patanjali.

Buddha insegn che lignoranza induce a commettere attivit empie, le cui reazioni negative (karma) si ripercuotono sullindividuo sotto forma di sofferenza, vita dopo vita (punabbhava). Questignoranza pu essere sradicata soltanto attraverso lo sviluppo della personalit, che conduce alla cessazione del ciclo di nascite e morti (samsara) e al conseguimento del nirvana. Anche questa dottrina era gi presente nel Nasadiya-sukta del Rig-Veda. La cultura Vedica consiglia alluomo di abbracciare lordine di rinuncia (sannyasa), una volta espletati i propri doveri sociali, e il Signore Buddha, agendo in pieno accordo con la tradizione, abbandon la vita di famiglia e la posizione sociale, per diventare un Saggio della foresta (rsi), che cammina sulla via della liberazione. La rinuncia al ruolo puramente convenzionale che si riveste nella societ, simboleggia la vera condizione inclassificabile del s. Per sette anni, Siddhartha segu invano i tradizionali sistemi dascesi, con lo scopo didentificare la causa del condizionamento, e ottenere la liberazione. Infine, realizz che la Via di Mezzo, ossia lequilibrio tra ascetico e sensuale, il metodo migliore per raggiungere il supremo risveglio (bodhi). Grazie a questo metodo, mentre sedeva sotto il famoso albero della Bodhi a Gaya, raggiunse lilluminazione che consiste nel comprendere la propria posizione costituzionale di anime spirituali eterne, libere da designazioni di carattere materiale (upadi) come la descrivono i testi:

naham vipro na ca nara pati, napi vaisyo na sudro,

naham varni na ca grha-pati, no vanastho yatir va

Non sono un brahmana, uno ksatriya, un vaisya o un sudra, non sono un brahmacari, un grhastha, un vanaprastha o un sannyasi. Sono soltanto il servitore del servitore dei piedi di loto del Signore Supremo.

(Padyavali)

Questa comprensione fu il punto cruciale del risveglio del Signore Buddha, ed approvata e proclamata da tutte le forme di Buddhismo.

Il termine Chn, riferito allOrdine Buddhista della scuola Shaolin, la forma abbreviata della parola Chnna, traduzione cinese di jhana (in lingua Pali), derivata dalla parola sanscrita dhyana, che significa meditazione. Gi da questo fatto si vede che il Chn fa parte di un contesto spirituale molto pi vasto da cui ebbe origine: la cultura Vedica. Nel sistema filosofico Vedico di Patanjali-Muni, conosciuto come Astanga-yoga (lo yoga in otto fasi), la settima tappa il dhyana o meditazione.

Praticando la meditazione ci si distacca gradualmente da ogni concezione materiale. Poi, con la mente e lintelligenza spirituali, si realizza lAnima Suprema e ci si stabilisce nel samadhi (estasi). Questo metodo di realizzazione spirituale fu adottato dal Signore Buddha e insegnato ai suoi discepoli come mezzo per realizzare il s. Insegnato nella scuola del Mahayana dai successori di Mahakasyapa, il dhyana fu in seguito introdotto in Cina col nome di Chn, dal primo Patriarca di Shaolin: Bodhidharma.

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Le4 Nobili Verit

Il canone pali riferisce che immediatamente dopo il suo risveglio, il Signore Buddha and al Parco dei Cervi a Benares ad esporre la Sua dottrina nella forma di quattro Nobili Verit, un sommario esauriente del Buddhismo. Queste quattro Verit, sono configurate sulla tradizionale metodologia Vedica di diagnosi e terapia: lidentificazione della malattia e delle sue cause; il giudizio sul metodo di cura, e la prescrizione del rimedio.

-La Prima Nobile Verit riguarda il dolore (in sanscrito: duhkha) che designa le sofferenze materiali come lafflizione, la frustrazione e la pena, causate dalla nascita, dalla malattia, dalla vecchiaia, e dalla morte: janma-mrtyu-jara-vyadhi duhkha-dosanudarsanam . A differenza del materialista che si sforza, nella sua lotta per lesistenza, di ottenere ci che buono e di allontanare ci che cattivo, lo spiritualista, guidato da un Maestro spirituale autentico, viene educato ad essere pi profondo nelle sue considerazioni prendendo coscienza di ogni aspetto della vita. Questintegrale presa di coscienza il primo passo verso lilluminazione spirituale. Se oltre allaspetto piacevole della vita, non si diventa coscienti anche dellaspetto spiacevole, si proni a caderne vittime, condizione che rende difficile perseguire principi elevati. Piacere e sofferenza sono due campane vicine, il suono delluna fa tremare laltra; e come due facce della stessa medaglia, entrambe alla fine provocano dolore. Le scritture affermano che il piacere derivato dal contatto dei sensi con i loro oggetti duhkha yonaya, in se stesso fonte di sofferenza, perch la felicit di questo mondo temporanea, e un giorno finir. In accordo alla legge dellutilit decrescente, i sensi possiedono un punto di saturazione superato il quale, le sensazioni di piacere si tramutano in sensazioni di dolore; per conseguenza la stessa cosa che procurava piacere, viene percepita come fonte di dolore. Ci significa che anche riuscendo a raggiungere lo scopo del godimento, il risultato finale sar in ogni caso il dolore. La sofferenza in questo mondo materiale inevitabile, una visione realistica. La saggezza del tutto consiste nello sviluppare simultaneamente conoscenza dellignoranza e della trascendenza, in modo da potersi elevare gradualmente dalla mondanit, situandosi in una vita di verit e virt. La riflessione fondamentale per un Monaco finalizzata a renderlo cosciente dellinevitabilit della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte e del fatti che questi fenomeni naturali, affliggono la vita deglesseri viventi. Questa conoscenza agisce da catalizzatore per mobilitare gli interessi che dal materialismo portano alla spiritualit. Siddhartha Gautama, Buddha, era un nobile principe, e nella sua giovinezza era stato protetto dalle miserie della vita, al punto che nemmeno era informato della loro esistenza. Ma un giorno, viaggiando fuori dal palazzo, vide con i suoi occhi un moribondo, un parto, un malato e un vecchio, e chiese al suo cocchiere se queste sofferenze fossero una cosa comune. Il servitore gli rispose che queste calamit, in un modo o in un altro, affliggono obbligatoriamente luomo, durante il suo soggiorno terreno. In quel momento il Signore Buddha decise di trovare la soluzione definitiva alla sofferenza degli esseri viventi. Gli antichi Testi Vedici descrivono tre sofferenze: 1)quella causata dal corpo e dalla forme mente (adhyatmika-klesa), 2)-quella provocata dagli altri esseri viventi (adhibhautika-klesa), 3)-quella inflitta dalle avversit naturali (adhidaivika-klesa).La sofferenza generata dallignoranza (avidy) che ha inizio con lidentificazione del s col corpo psicofisico. Quando lanima, che di natura spirituale, sidentifica erroneamente con laggregato degli elementi materiali, che compone il corpo in cui risiede, allora inizia a condurre una vita dillusioni, che il seme di tutte le sofferenze conseguenti. La gente ignora la propria identit ontologica e questa mancanza di conoscenza spirituale la causa della sofferenza (duhkha) che la tormenta. Il Signore Buddha offr quindi la cura che consiste nel seguire il metodo (Dharma) per riscoprire la propria identit originale, condizione essenziale per trascendere la sofferenza di questo mondo materiale.

-La Seconda Nobile Verit si riferisce alla causa della frustrazione, detta trishna, cio, la sete di piacere, basata sullignoranza e lincoscienza, avidya. Lessere vivente, identificato con la materia, cerca di dare risposta alla sua esigenza di piacere spirituale, sperimentando il gusto per gli oggetti materiali che, essendo di natura differente dalla sua, non potranno mai fornirgli la vera felicit che cerca. Questavidit mette in moto la dinamica della sofferenza materiale: Contemplando gli oggetti dei sensi, luomo sviluppa attaccamento per essi; dallattaccamento si sviluppa la cupidigia ossia il desiderio egoistico, e poich i piaceri materiali sono temporanei, il loro termine fa sorgere nelluomo frustrazione e collera. La collera offusca il pensiero e conduce allillusione e alla confusione della memoria. Quando la memoria confusa lintelligenza perduta e in questo stato di confusione non possibile perseguire una vita felice. E naturale preoccuparsi delle necessit del corpo, ma la preoccupazione della maggior parte delle persone va ben oltre le necessit del corpo, ed esse si assorbono in uneccessiva gratificazione dei sensi. Il piacere dei sensi non negato, ma consentito nella giusta misura; come il sale nelle pietanze. Cos necessario trovare una Via di mezzo, un equilibrio.

-La Terza Nobile Verit riguarda la cessazione della sofferenza. Se ogni sofferenza proviene da desiderio materiale, la cessazione della sofferenza dipende dallestinzione del desiderio. Desiderare naturale, ma qui il Signore Buddha intende un desiderio morboso, lussurioso, superfluo. Si devono acquietare le passioni superflue e coltivare il desiderio spirituale, la passione per la Verit. Non si realizzer mai lilluminazione se non la si desidera ardentemente. Questa la sublimazione del desiderio, il metodo che conduce al brahma-bhta, ossia lo stadio in cui il Monaco sviluppa indistintamente una visione equanime verso tutti gli esseri viventi, e si libera da tutte le sofferenze materiali. Nel Buddhismo questo stadio si realizza seguendo un percorso individuale.

- La Quarta Nobile Verit della Via del Buddhismo, per mettere fine alla frustrazione materiale, propone la dottrina dell Ottuplice Sentiero del Dharma che consiste nellagire sotto linfluenza della virt (giusto mezzo).

Dal punto di vista dottrinale la prima tipologia riguarda la saggezza (panna):

1) Samma ditthi: Retta cognizione o retto intendimento: consiste nel riconoscere la natura imperfetta ed effimera del mondo: janma-mrityu-jara-vyadhi-duhkha-dosanudarsanam la percezione che nascita, malattia, vecchiaia e morte sono mali da combattere (Bhagavad-Gita 13.9) cio il riconoscimento delle Quattro Nobili Verit attraverso la loro corretta conoscenza e la conseguente loro corretta visione.

2) Samma sankappa: Retta risoluzione, cio il corretto impegno, sostenuto dalla corretta intenzione nel padroneggiare trsna (lattaccamento al desiderio, alla brama ed allavidit, ossia al desiderio di affermare il proprio s) in modo da vivere nella verit e nella non-violenza verso tutte le creature, (ci include il vegetarianismo) e mantenere la corretta aspirazione che consegue alla corretta motivazione, al fine di non lasciarsi condizionare dalla sete di esistere, causa del samsara (il ciclo di nascite e morti ripetute).

La seconda tipologia riguarda la moralit (sila).

3)Samma vaca: Retta Parola, la veridicit, ossia rinunciare alle menzogne e ai discorso inutili. Consiste nell`assumersi la responsabilit delle proprie parole, ponendo attenzione alla loro scelta e ponderandole in modo che non producano effetti nocivi agli altri e di conseguenza a noi stessi. Retta parola significa anche che il nostro agire deve aderire al nostro parlare e corrispondere ad esso.

4)Samma kammanta: Retta Azione, la non-violenza, la veridicit, il celibato, lastensione dallebbrezza e dal furto, cio lazione non motivata dalla ricerca di vantaggi egoistici, svolta senza attaccamento verso i suoi frutti. anche lazione che si conforma correttamente alla situazione, nel senso in cui non c pi distinzione fra lazione personale e lazione del Supremo in relazione allevento in cui lagire individuale e personale si determina. In questo caso il corretto agire individuale si armonizza con l`intenzione del Supremo Maestro del karma e non produce pialcuna reazione sull`autore, tanto che dal punto di vista karmico corrisponde all`inazione. Per questo motivo la retta azione anche considerata un agire senza agire.

5)Samma ajiva: Retta condotta di vita, ossia l`onest. Consiste nel vivere senza interferire nellarmonia sociale, nel vivere in modo equilibrato evitando gli eccessi, procurandosi un sostentamento adeguato con mezzi che non arrechino danno o sofferenza agli altri. Questo comporta anche la corretta padronanza delle proprie intenzioni, in modo che esse siano sempre orientate e dirette lungo la linea mediana di condotta di vita (majjhama patipada) attraverso una corretta azione (samma kammanta).

La terza tipologia riguarda la specificit della meditazione Buddhista (samadhi).

6) Samma vayama: Retto sforzo, il rimanere entusiasti e positivi nei confronti del progresso spirituale; cio lasciare andare gli stati non salutari e coltivare quelli salutari. Significa anche confidare nella validit della propria pratica spirituale perseverando con un corretto ed equilibrato impegno nello sforzo, motivato dalla fede (saddha) che proviene dai risultati ottenuti nellavanzamento lungo il percorso della realizzazione spirituale e nello sviluppo della capacit di esercitare una corretta azione (samma kammanta) nella propria pratica Buddhista.

7) Samma sati: Retta consapevolezza (rimanere liberi dagli affetti mondani, ricordando la natura transitoria delle cose) : cio la capacit di mantenere la mente priva di confusione, non influenzata dalla brama e dallattaccamento (trsna)

8) Samma samadhi: Retta pratica della meditazione: cio raggiungere la pace interiore e lindifferenza al mondo che conducono al nirvana. La capacit di mantenere il corretto atteggiamento interiore che porta alla corretta padronanza di s stessi durante la pratica della meditazione (dhyana). Il termine sanscrito samadhi, usato qu con lo stesso significato di raggiungimento del livello pi elevato di unione, riunificazione, identificazione del s individuale con la realt esistente.

Vi sono quattro dhyana (o jhana in lingua pali):

-Il primo dhyana una condizione di soddisfazione dovuta alla riflessione e allinvestigazione.

-Il secondo stadio la tranquillit senza riflessione nellinvestigazione.

-Il terzo porta allassenza di ogni condizionamento proveniente dal trsna che sta alla base della sofferenza, premessa questa indispensabile al conseguimento del successivo stadio.

-Il quarto consiste nel nirvana, cio nel superamento della sofferenza esistenziale attraverso il pensiero-senza-pensiero e lagire-senza-agire conseguenti alla realizzazione del perfetto risveglio, la cosiddetta Buddhit, vale a dire la qualit di Buddha presente in ogni essere umano, talvolta anche definita con il termine vacuit.

LOttuplice Sentiero la pi nobile delle mete. I primi due atteggiamenti hanno a che fare col pensiero, i quattro successivi con lazione e i due finali con la contemplazione. Fare ogni cosa nel modo giusto significa farla per Dio. Comportarsi in modo retto significa comportarsi nella maniera che soddisfa il nostro creatore. Pochi sono capaci di agire appropriatamente, ma se con la pratica si raggiunge questo scopo, sar un bene per se stessi e per il mondo intero.

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LOttuplice Sentiero

LOttuplice Sentiero la pi nobile delle mete e consiste nellagire sotto linfluenza della virt (giusto mezzo).

I primi due atteggiamenti

Samma ditthi: Retta cognizione o retto intendimento e

Samma sankappa: Retta risoluzione

hanno a che fare col pensiero,

i quattro successivi

Samma vaca: Retta Parola,

Samma kammanta: Retta Azione,

Samma ajiva: Retta condotta di vita ,

Samma vayama: Retto sforzo

con lazione e

i due finali

Samma sati: Retta consapevolezza

Samma samadhi: Retta pratica della meditazione

con la contemplazione.

Fare ogni cosa nel modo giusto significa farla per il Signore Buddha. Comportarsi in modo retto significa comportarsi nella maniera che soddisfa il Creatore. Pochi sono capaci di agire appropriatamente, ma se con la pratica si raggiunge questo scopo, sar un bene per se stessi e per il mondo intero.

I 3 Rifugi

I Monaci Buddhisti recitano, al momento delliniziazione, i tre rifugi della vita spirituale:

Prendo rifugio in Buddha che mi indica la via di questa vita.

Prendo rifugio nel Dharma, la via della comprensione e dellamore.

Prendo rifugio nel Sanga, la comunit che vive in armonia e consapevolezza.

Buddha

Tra tutte le forme di vita, quella umana la pi preziosa, tuttavia il corpo temporaneo, e se non ci simpegna con attenzione nella realizzazione spirituale, si ritorner di nuovo nellinfinito ciclo di nascite e morti. Per avere successo , in qualsiasi campo, occorre laiuto di un insegnante. Come si pu pensare di ottenere la perfezione nel pi elevato di tutti i soggetti, la scienza spirituale, senza laiuto di un Maestro? La guida di una persona illuminata educa alla discriminazione tra ci che reale e ci che illusorio, aiutando lindividuo a liberarsi dai condizionamenti. Il Maestro spirituale un vero capitano, capace di aiutare lanima che annega nelloceano dellignoranza materiale. Il Signore Buddha il Maestro fondatore (pratisthacarya) di tutto lOrdine Buddhista, colui che ha stabilito il sistema (Dharma) per orientare nuovamente il percorso esistenziale e raggiungere la liberazione. Buddha come manifestazione del Signore Supremo, rappresenta il Maestro spirituale originale e chiunque segua le Sue istruzioni, ricevendole da un Suo rappresentante autentico, si dice che abbia preso rifugio in Lui.

Il Dharma

Si definisce Dharma, il supremo ordine cosmico, leterno processo che pone in armonia la dimensione umana e quella divina. Il Dharma quindi il sentiero dellarmonia cosmica, larte di agire in accordo alle leggi che regolano e sostengono luniverso. Lasciarsi condizionare dalle influenze pi basse, e agire in antagonismo alle leggi universali, non promuove larmonia cosmica, ma inevitabilmente conduce alla conflittualit e alla degradazione, anche individui fondamentalmente sensibili. Lazione disarmonica, la radice dogni male, poich aumenta lidentificazione con il corpo psicofisico, costringendo il s spirituale ad assumere le caratteristiche della materia inerte; mentre le attivit santificate del Dharma, conducono alla simbiosi col creato, districano dallincatenamento karmico , facilitano lo sviluppo spirituale, e rendono equilibrati e pieni di vitalit. Questo sentiero (Dharma), che conduce allo sviluppo di un superiore livello di coscienza, richiede tre prerequisiti:

la fede nel metodo e nello scopo da raggiungere;

la disponibilit a praticare ascesi;

il desiderio intenso per limmortalit.

Larmonia con la natura materiale, suggerita dal taoismo, possibile solo ripristinando larmonia con la natura spirituale. La natura materiale come un fiume impetuoso, che a causa dellinfluenza del tempo, trascina tutti gli esseri in una decadenza progressiva. Tuttavia ristabilendo larmonia con la natura spirituale, automaticamente si ripristina anche il giusto rapporto con la natura materiale, che ne controllata. Allora la natura agir come una madre, fornendo con le sue opulenze, tutto ci che necessario per vivere felicemente e raggiungere la liberazione.

Il Sanga

Luomo un animale sociale, perci ha la tendenza a ricercare la compagnia dei propri simili, per intrattenere relazioni basate sullo scambio demozioni e realizzazioni; e in accordo allassociazione che sceglie, luomo sviluppa una particolare tendenza di carattere. Una compagnia negativa degrada il carattere di chi la condivide, mentre se positiva, sviluppa buone qualit in chi si associa; proprio come un diamante riflette il colore dei fiori che gli stanno attorno. consigliato quindi, a chi desidera avanzare spiritualmente, di scegliere con attenzione la compagnia da frequentare, per evitare di ricevere spiacevoli sorprese. Sia da un punto di vista materiale che spirituale, lassociazione uno scambio demozioni che si sviluppa dal reciproco apprezzamento e dalla mutua comprensione. necessario per uno sforzo da entrambe le parti, perch la relazione si sviluppi. Quando si vive secondo una concezione corporea dellesistenza, ogni relazione motivata da due fattori stimolanti: le relazioni fisiche e il denaro. Nella vita spirituale, invece, le relazioni hanno un solo fondamento: lamore per Dio. Lamore la forza che unisce gli esseri viventi, mentre linvidia, lincapacit di incanalare appropriatamente questenergia verso gli altri.

Linvidia in grado di generare lodio, una forza che agisce in modo antitetico, separando gli esseri viventi. Lamore una qualit in origine destinata ad unire lanima allAssoluto, ma allo stadio condizionato, esso viene riposto negli oggetti e nelle persone sbagliate. Per questo la parola amore, sempre stata oggetto di fraintendimenti e confusione, dato che nel gergo comune viene usata per indicare un sentimento materiale esclusivista. In realt il significato della parola amore pu essere riferito soltanto alla relazione col Supremo, come chiaramente dimostrano le scritture: Quando si pensa al Signore Supremo come lunico oggetto del nostro affetto, tale sentimento chiamato amore.

Lamore per Dio lamore universale, lunico amore esclusivo che non esclude nessuno; infatti ogni essere Sua parte integrante, quindi amando Lui, simultaneamente si amano anche tutte le Sue creature. Il Monaco deve pensare in questo modo: Ogni essere vivente parte di Dio, quindi gli caro; se desidero compiacere il Signore, non posso odiare alcuna parte di Lui, devo imparare ad amarla proprio come Lui la ama.

Nel Tempio, lamore si esprime in tre modi:

come affetto verso gli inferiori,

come amicizia verso i pari e

come rispetto verso i superiori.

Questo modo di associarsi per propositi spirituali, definito sanga. E dovere di ogni Monaco di sviluppare queste tre componenti dellassociazione, altrimenti la sua mente si diriger altrove, spingendolo ad abbandonare il Tempio. Per incanalare lamore verso gli altri, il Signore Buddha ci ha insegnato la misericordia: agire a beneficio del prossimo senza aspettarsi niente in cambio. I Monaci sono tenuti ad aiutarsi reciprocamente, a mantenere un elevato standard di moralit e di virt, seguendo insieme le regole dellOrdine con lobiettivo di avanzare nella vita spirituale. In un Tempio, le regole sono necessarie, altrimenti la vita diventa un inferno; perch come afferma un proverbio cinese: Senza regole anche la pi grande virt scivola nel vizio. Buddha rifiut di discutere argomenti metafisici come la creazione del mondo, o lesistenza nel nirvana. Egli si limit a insegnare un sistema composto di otto tappe per evitare ulteriori rinascite.

A causa della mancanza dinteresse da parte del Signore Buddha nel discutere alcuni temi metafisici, sorsero molte interpretazioni della sua filosofia, specialmente dopo la sua scomparsa. Le due divisioni principali del Buddhismo che si svilupparono sono chiamate: Hinayana o Piccolo veicolo, e Mahayana o Grande veicolo.

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Il Bodhisattva

Una delle pi antiche dottrine del sistema Mahayana la concezione del Bodhisattva, lideale persona che si prodiga per lilluminazione di tutti gli esseri viventi.

Nel canone pali i discepoli del Signore Buddha che conquistano il nirvana sono denominati arhat o santi ( luhn in cinese) ma nei testi Mahayana lideale dellarhat considerato quasi egoistico, e si addice soltanto al seguace della dottrina, che progredisce solo fino a una comprensione teorica. Il Bodhisattva una persona che si rende conto della profonda contraddizione insita in un nirvana raggiunto egoisticamente. Dal punto di vista popolare, il Bodhisattva divenne oggetto di devozione (bhakti), un redentore del mondo che fa voto di non entrare nel nirvana finale, finch tutti gli altri esseri senzienti non vi entrino con lui. Per amor loro egli acconsente a rinascere ripetutamente nella ruota del samsara finch, nel corso di innumerevoli ere, anche lerba e la polvere non conseguano la liberazione. Un celebre maha-kavya (grande proverbio) della tradizione Buddhista dichiara: Non esiste una minima porzione della terra dove il Buddha non abbia sacrificato la propria vita per il bene delle creature. La personificazione di questa compassione Avalokitesvara, rappresentato in una molteplicit di forme, la cui rappresentazione sonora (mantra), : om mani padme hum. La vibrazione di questo mantra evoca sentimenti di compassione, nella coscienza della persona che lo recita regolarmente sul rosario.Reincarnazione(samsara)

I primi Buddhisti insegnavano che lessere vivente pu nascere in uno dei cinque livelli dellesistenza:

1) gli abitanti dellinferno,

2) le creature animali,

3) i fantasmi,

4) gli esseri umani e

5) gli esseri celesti.

Come nellinduismo ortodosso, desiderio e karma determinano la selezione, e il processo continua a ripetersi finch lessere o si dissolve, oppure raggiunge la Buddhit ed entra nel sunyata, il grande vuoto. Solo pochi aspiranti molto determinati raggiungono tale perfezione. Per la maggior parte di loro le discipline sono troppo severe e i piaceri del mondo troppo seducenti, con il risultato che la maggior parte degli esseri viventi cade nelle specie animali. Quindi, dicono i Buddhisti, le altre specie sono pi popolate del genere umano. Lidea della rinascita nel Buddhismo Mahayana simbolizzata dal suo emblematico Bhava-Cakra, la Ruota della Legge, raffigurata da un magnifico affresco nel Monastero Tashiding del Sikkim.

La ruota divisa in sei sezioni che rappresentano i sei stati dellesistenza.

La parte superiore della ruota divisa in tre:

1) la prima per i loka, residenza celeste degli dei;

2) la seconda per i deva, o esseri celesti;

3) la terza per il genere umano.

Le tre sezioni sottostanti rappresentano

4) lo stato desistenza degli animali,

5) la dimora dei fantasmi, e

6) naraka, ossia lesistenza infernale.

Il Buddhismo Mahayana ritiene che, dopo la morte, lessere vivente trasmigri, sulla base delle sue azioni buone o cattive, in uno di questi sei stati desistenza. Se virtuosa, lanima potr entrare nel regno degli dei, dove godr di piaceri paradisiaci fino allesaurimento del suo buon karma; lanima empia andr invece nel naraka, dove rimarr per un periodo di tempo proporzionale ai suoi misfatti. Chi ha vissuto una vita di virt e peccato equivalenti, rinascer subito come essere umano.

Il Buddhismo settentrionale insegna che solo dalla forma umana si pu raggiungere lilluminazione finale. Il nirvana, lo stato supremo dellesistenza per il pensiero Buddhista, non rappresentato da alcuna forma allinterno della ruota, ma da due figure esterne; le personalit che possiedono le qualit del vero nirvana non trovano posto nella ruota della trasmigrazione: la trascendono. Tuttavia, in tutte e sei le sezioni della ruota si nota una piccola raffigurazione del Buddha; essa rappresenta la sua manifestazione del Bodhisattva della compassione, che nasce nel mondo della materia per illuminare gli altri, in qualsiasi sfera della vita, e per guidarli alla perfezione. importante notare che lintera ruota con le sue sei divisioni rappresenta lillusione della vita nel corpo. Lunica realt assoluta la Buddhit, che trascende il mondo ordinario a tre dimensioni. Poich lasse stesso della ruota dellillusione, tuttavia, costituito da tre creature che rappresentano la stupidit, la collera e la lussuria, tutte le specie di vita sono destinate a non possedere la vera Buddhit. Finch le tre creature non saranno sconfitte, lessere vivente rimarr vittima dellego e dellidentificazione col corpo, e sar costretto a trasmigrare nei sei stati dellesistenza illusoria. Intorno al bordo del Bhava-Cakra ci sono dodici compartimenti secondari, chiamati nidana, corrispondenti ai dodici stati desistenza che intercorrono tra la nascita e la rinascita. I dodici nidana sono posizionati intorno al Cakra come le ore sul quadrante dellorologio. un ciclo, come la ruota stessa della nascita e della morte. Tuttavia, i cerchi concentrici portano lindividuo sempre pi vicino al centro, al nirvana, alla Buddhit, ed egli cos, con ogni nuova nascita, impara e si evolve. Il Buddhismo, quindi, una filosofia di vita positiva, che insegna la rinascita e il fluire in costante progresso dellesistenza; da essa alla fine lindividuo si libera per nuotare nel nettare immortale della realt.

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Il vuoto (sunyata)

La dottrina del vuoto (sunyata) il tema di unopera letteraria chiamata Prajna-paramita, o Sapienza per passare allaltra sponda, unopera strettamente associata alla dottrina di Nagarjuna (circa 200 d.C.). Questa la dottrina del vuoto assoluto Sunyavada (da sunya o sunyata = vuoto) di Nagarjuna, nota come il Madhyamika, la Via di mezzo, che dimostra la vanit delle cose di questo mondo conosciuta come nichilismo o Relativismo assoluto. E difficile capire come un punto di vista cosi totalmente negativo possa avere una conseguenza costruttiva. Nagarjuna non era cos sciocco da negare effettivamente la realt spirituale, ma rispondeva alle necessit psicologiche della sua epoca. La dialettica con la quale egli demolisce ogni concezione della realt materiale, solo uno stratagemma per rompere il circolo vizioso dellattaccamento e il fine supremo della sua filosofia non labietta disperazione del nichilismo ma la naturale e spontanea beatitudine (brahmananda) della liberazione. Il Sunyavada con la filosofia della negazione totale, cercava di promuovere il processo della visione interiore. Cos, lopera di Nagarjuna fu una confutazione sistematica dogni dottrina filosofica del suo tempo. bene perci ripetere che le negazioni si applicano non alla realt stessa, ma alla nostra falsa idea della realt.

Il contenuto positivo e creativo del Sunyavada non si trova nella filosofia stessa, ma nella nuova visione da essa evocata, e Nagariuna non rovina questa visione cercando di descriverla. Sunyata, come nirvana, un concetto elusivo, anche se i filosofi Buddhisti successivi si sono sforzati di darne una definizione. Si diceva che al momento della morte una persona perfettamente illuminata raggiungesse il parinirvana, la realizzazione ultima, descritta come una forma di assenza di morte.

Questo supremo livello di perfezione Buddhista non si poteva descrivere adeguatamente perch trascende tempo, spazio, nascita, morte, e tutti gli aspetti convenzionali dellesistenza mondana. La maggior parte dei testi Buddhisti descrivono il parinirvana semplicemente come uno stato al di l di qualsiasi livello noto di percezione sensoriale, lo stadio in cui si dice che lindividuo ha raggiunto il sunyata. Il Mahayana ha, comunque, un altro termine per definire la realt, che forse anche pi indicativo di sunya, il vuoto. la parola qui e ora, Tathata (dal sanscrito tat quello), si rivolge allesperienza concreta distinguendola dallastratto concettuale. Un Buddha un Tathagata, o colui che ha camminato cosi, perch s risvegliato a questo mondo originale, esperienza che nessuna parola pu comunicare. Poich tathata il vero stato del Signore Buddha e di tutti gli esseri in genere, si riferisce anche alla loro natura ontologica, la natura di Buddha.

Una delle dottrine basilari del Mahayana afferma che tutti gli esseri sono dotati della natura di Buddha (prajna) e quindi hanno la possibilit di diventare dei Buddha (degli illuminati), uguali a lui in qualit ma differenti in quantit. Simultaneamente uno e differenti da Buddha. Il termine Buddha, usato per indicare la realt spirituale stessa e non soltanto luomo risvegliato. Nel Mahayana perci Buddha considerato la personificazione della realt spirituale, incarnazione dello Spirito Supremo, ed oggetto di adorazione.

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Terra pura(sukhavati)

Il Buddhismo della devozione o Chn praticato a Shaolin o scuola della Sukhavati, della Terra Pura, ritiene che tutti gli sforzi per diventare Buddha siano manifestazioni del falso orgoglio. Occorre solo ripetere la formula namo-amitabha (letteralmente, Il Nome di Amithaba, -m-tu-F, o Salve, Amithaba) perch il santo nome del Signore possiede tutte le potenze del Signore stesso. Il fatto che il Nome del Signore assoluto perci non esiste differenza tra Lui stesso e il Suo Santo Nome. Recitare o cantare il Santo nome evoca la presenza del Signore nella propria vita spiritualizzandola. Il Signore onnipotente e altrettanto lo il Suo Santo Nome, perci la recitazione costante del Santo Nome sufficiente a mettere fine al samsara, il ciclo di nascite e morti ripetute e a tornare nella Terra Pura, dove regna Amithaba. La rinascita nella Terra Pura virtualmente equivale a divenire Buddha cio a riassumere la nostra posizione costituzionale. La ripetizione del Nome si ritiene efficace perch, Amitabha promise la rinascita nella Terra Pura a tutti gli esseri che avessero invocato il suo nome. Anche Nagarjuna ebbe in simpatia questa dottrina, poich essa sa spiegare in un modo pi popolare e pi grafico che la propria vera natura gi la natura di Buddha. Il Buddhismo della Terra Pura lo sviluppo della dottrina del Bodhisattva, secondo cui il compito delluomo liberato liberare tutti gli altri esseri per mezzo di upaya ,ossia gli abili espedienti.

Il Santo Nome (nama)

La vita spirituale inizia con lascolto. Chi ascolta le vibrazioni sonore trascendentali pu rapidamente liberare il cuore da tutte le impurit. In questo modo lanima riesce a capire la trascendenza e ad impegnarsi nel servizio spirituale. La vibrazione sonora spirituale chou, (in sanscrito mantra da mana: mente, e traya: liberazione), ossia il nome di Dio, ha leffetto di liberare la struttura psichica, dal livello dellelucubrazione. Il Signore assoluto, e altrettanto lo sono il suo nome, la sua forma, le sue qualit e tutto ci che gli appartiene. In questo mondo illusorio, che noi chiamiamo mondo relativo, tutto dissociato. Se abbiamo sete non baster pronunciare ripetutamente la parola acqua per dissetarci. Possiamo soddisfare la nostra sete soltanto con la vera sostanza, lacqua. Questo perch non essendo assoluti, il nome dellacqua e la sostanza in se stessa sono differenti. Ma per quanto riguarda la Verit Assoluta, il Signore Supremo, la Sua Persona e il Suo nome sono tuttuno, sono cio perfetti e assoluti. Dio completo in se stesso e altrettanto lo sono il Suo nome e la Sua forma. Noi non pensiamo a Buddha e al Suo nome come a due cose distinte. Se Buddha e il Suo nome fossero differenti luno dallaltro, le parole Verit Assoluta, a Lui applicate, non avrebbero alcun senso.I Testi Sacri descrivono con molta efficacia limportanza dellascolto:Lesistenza condizionata nelluniverso materiale pu essere paragonata allo stato di un uomo che giace privo di sensi per il morso di una serpe: entrambe queste forme di incoscienza posson esser dissolte dalle vibrazioni di un mantra Esistenza materiale significa soffrire del morso della serpe dellillusione ed essere quasi come morti, poich si completamente privi della coscienza spirituale. Ma chi sembra gi morto, a causa del morso di una serpe, pu esser riportato in vita col canto di un particolare chou. Coloro che conoscono larte di usare questi chou possono compiere tali prodigi. Nello stesso modo, lascolto del Santo Nome del Signore risveglia la coscienza spirituale in colui che piombato in uno stato dincoscienza mortale a causa dellesistenza materiale. Il permanere di concezioni errate, dipende dal risultato di azioni peccaminose compiute nel passato, perci necessario pulire il cuore da questi peccati in modo da potersi dedicare alla vita spirituale senza ostacoli. Il Santo Nome cos pieno di buon augurio, che chiunque lo canti o reciti, si libera subito dalle conseguenze dattivit peccaminose compiute durante innumerevoli vite. I Sutra affermano:Chi canta o recita anche una sola volta il santo nome del Signore si libera dalle conseguenze di un numero di peccati pi grande di quello che non avrebbe mai potuto commette .Numerosi sono gli inni alla gloria delle attivit del Signore e chiunque ascolti o reciti questi inni pu sfuggire facilmente alla contaminazione della materia. Non dovrebbe dunque esserci alcun ostacolo allascolto di questi canti spirituali; i Monaci raccolgono ancora oggi i benefici di questi canti, che esistono da numerosi milioni di anni. Perch un giovane studente non dovrebbe fare altrettanto e ottenere di essere per sempre liberato? La recitazione di un inno o chou pu essere individuale, lenta e a bassa voce per il proprio ascolto, oppure cantato a voce alta per un beneficio collettivo. Buddha cinsegna quanto sia importante ricordarsi sempre di Lui. Il ricordo del Signore si ravviva cantando il suo santo nome. necessario imporre alla mente il pensiero di Dio, perch per natura la mente turbolenta e instabile. Il canto e lascolto della vibrazione sonora del nome del Signore Supremo occupano la mente, lorecchio e la lingua, e rappresentano una meditazione facile da praticare, che ci aiuta a raggiungere il Signore Supremo. Come il bruco diventa farfalla in una sola vita, meditando costantemente sulla metamorfosi che desidera compiere, cos luomo, meditando costantemente sul Signore Supremo, sicuro di ottenere alla fine i Suoi stessi attributi spirituali. La meditazione del canto del chou, permette al Monaco di fissare sempre la mentre sulloggetto della sua adorazione, sul Signore Buddha . Questa pratica costante purifica il Monaco e gli permette di accedere al regno di Dio al termine della vita. Il Monaco che simpegna sempre nel Suo servizio gi liberato. Senza aver praticato la vita spirituale in una delle sue forme, non ci si pu aspettare, al momento della morte, di ricordare il Signore Supremo e raggiungere il piano spirituale. essenziale perci esercitarsi alla vita spirituale durante tutta lesistenza con la pratica, perch la mente delluomo che sta per morire molto agitata. Senza alcun dubbio allistante della morte si deve fissare con devozione la mente su Buddha. Ai Monaci esperti si raccomanda di elevare il soffio vitale tra le sopracciglia e praticare la meditazione sui sei chakra. Ma anche il semplice Monaco , che non si dedica a questa pratica, dovrebbe sempre fissare la mente su Buddha, in modo che al momento della morte possa ricordarsi di Lui, per la Sua grazia. Questa meditazione ininterrotta la caratteristica del vero Monaco, per il quale il Buddha diventa facilmente accessibile.

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Compassione (karuna)

Con la visione divina (prajna), il Saggio distingue la natura spirituale in ogni essere vivente, vede il Suignore Bddha in tutti e tutti nel Signore Buddha perci manifesta la sua compassione (karuna) a tutti coloro che sono ancora vittime dellignoranza, offrendo loro la visione spirituale, attraverso la quale anche il mondo materiale non pi considerato illusorio ma parte dellunica realt quando viene impegnato al servizio del Signore Buddha. In questo modo il Bodhisattva evoca nel prossimo la corretta visione del fatto che ogni cosa in relazione con Buddha, di come ,se posto al al Suo servizio, il mondo materiale assume un carattere positivo e meraviglioso qui e ora (kesava tuwa jagata vicitra). Questo uno dei principi filosofici del Mahayana, che il Chn ha espresso con vigore. Perci unassurdit credere che spiritualit significhi la negazione del mondo materiale, in quanto in un senso spirituale pi profondo tutto spirituale .

Grazie a questa visione compassionevole (karuna) il Buddhismo Mahayana divenne lispirazione principale dellarte cinese nelle dinastie Sung e Yuan, unarte che pose laccento sulle forme naturali. Solo superficialmente le cose sono rese diverse dalle loro caratteristiche materiali specifiche, perch di fatto la natura spirituale che le accomuna unica in realt.

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Dharmadhatu

La dottrina del Dharmadhatu afferma che la giusta armonia delluniverso si realizza quando ogni cosa abbia la possibilit di essere liberamente e spontaneamente se stessa, senza interferenze.

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Insegnamenti di Damo

Il termine pi-Kuan (pi lett.muro o precipizio) sta a indicare la posizione eretta. Nei suoi commenti sul Chn, Tao-Hsuan, lautore delle Biografie, considera il Tai-Cheng pi-kuan, la contemplazione del muro, la cosa pi importante che Bodhidharma abbia introdotto in Cina e per questo fu soprannominato il brahmana del pi-kuan, il sacerdote della contemplazione del muro.

Nel Testo intitolato: Giusta trasmissione della dottrina del Sakhya il pi-kuan interpretato come lo stato di mente in cui non penetra alcuna polvere dallesterno (ceto darpana marjanam). In definitiva il significato della contemplazione del muro il totale assorbimento nella realizzazione interiore priva di distrazioni materiali. Intendere il pi-kuan semplicemente come fissare un muro sarebbe una vera assurdit. Nelle Biografie si legge inoltre che ovunque si recasse, il Patriarca Damo insegnava la sua dottrina del Chn, ma poich la Cina di quellepoca era troppo affascinata dagli aridi sofismi, non apprezz il messaggio di Bodhidharma sulla meditazione.

In sintesi, il messaggio di Bodhidharma insegna:

1) La trasmissione della saggezza spirituale non dipende dallerudizione: lemancipazione culturale o la conoscenza speculativa, non sono sufficienti a trasmettere la realizzazione spirituale, che dipende invece soltanto dalla misericordia del Maestro autentico. Se il Maestro soddisfatto dellattitudine di servizio e di sottomissione del discepolo, lo investir del potere di comprendere i principi eterni della spiritualit e della forza per aderirvi.

2) LIndipendenza dellesperienza spirituale dalle descrizioni verbali: Non possibile esprimere a parole la vera esperienza spirituale, come non possibile descrivere a un cieco il colore del latte. Possiamo presentare largomento, ma la vera esperienza non pu essere espressa con le parole, bisogna sperimentarla. Tutte le scritture inducono gli studenti ad assorbirsi nella pratica spirituale, perch la sola conoscenza teorica non sufficiente ad elevare il livello di coscienza. Non si pu raggiungere la perfezione senza praticare il metodo. Se abbiamo fame, per esempio, tutte le descrizioni eloquenti di un cibo o le spiegazioni dei meccanismi digestivi, non saranno in grado di saziarci, ma quando effettivamente mangiamo comprendiamo da soli di che cosa si tratta.

3) Il Dharma riferito direttamente allanima: il termine sanscrito Dharma significa: caratteristica intrinseca, inseparabile ed essenziale dellanima, che consiste nellamare e di conseguenza servire loggetto del proprio amore. Questa qualit accompagna sempre lessere vivente e costituisce la base della sua esistenza, il suo Dharma, ossia la sua religione eterna (sanatana-Dharma). Non si pu privare lanima della sua funzione eterna, cos come non si pu togliere allacqua la liquidit e al fuoco il calore. Il sanatana-Dharma , per definizione, la funzione eterna immutabile dogni anima eterna in relazione col Signore eterno.

4) La visione della propria vera natura e conseguimento dello stato di Buddha: il grande Maestro Chao-chou (778-897), scriveva: La natura del S viene prima dellesistenza del mondo. E si conserva intatta dopo la distruzione del mondo. La vera natura dellessere vivente spirituale, non materiale e pu essere percepita da unintelligenza pura. Quando si purificata dalla contaminazione materiale, lanima manifesta la sua potenza spirituale, lo stato illuminato (o stato di Buddha). E lintervento della potenza interna e trascendentale del Signore che permette allessere vivente di prendere coscienza della propria condizione eterna. Questa presa di coscienza definita: ceto-darpana-marjanam, o purificazione dello specchio sporco della mente, e costituisce in se stessa la liberazione (vimukti o nirvana): bhava-maha-davagni-nirvapanam, che solo un gradino preliminare verso la perfezione spirituale. Una volta raggiunto il nirvana, dove cessa ogni attivit materiale, lessere comincia ad agire sul piano spirituale, nel suo stato di Buddha, al servizio del Signore e conosce la vera vita (svarupena vyavasthitih), libera dallillusione.

Hui-neng (638-713), definito il sesto patriarca, una volta chiam intorno a s i suoi discepoli perch aveva deciso di morire. Informati delle sue intenzioni, essi piangevano e si lamentavano. Per chi vi lamentate? chiese il Maestro. Vi preoccupate per me perch credete che io non sappia dove sto andando? Se non lo sapessi, non vi lascerei cos. La vera ragione per cui piangete e che voi non sapete dove sto andando. Se lo sapeste, non potreste piangere, poich la Vera natura non conosce nascita o morte, andare o venire. . .

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Regole Buddhiste Shaolin

REGOLE BUDDHISTE SHAOLIN

SENZA QUESTE REGOLE BUDDHISTE FONDAMENTALI NON C MONACO:

1) bu sha-sheng: NON UCCIDERE NESSUN ESSERE VIVENTE

2) bu tou-dao: NON RUBARE

3) bu xie-long: NON FARE SESSO ILLECITO

4) bu huang-yu: NON MENTIRE E NON INGANNARE

5) bu rou yin-jiu: NON MANGIAR CARNE NE BERE ALCOOL

ALTRE REGOLE GENERALI DI COMPORTAMENTO

Yao-zun-zhong shi-zhang, jie-jiao ao-zi-man: Rispettare il proprio Maestro, non essere presuntuosi.

Yao chi-zhi yi-heng, jie-ban tu-er-fei: Perseverare nella pratica, non abbandonare.

Yao-tuan-jie tong-ren, jie-men hu-zhi-jian: Unire tutti gli stili, non rifiutare gli altri stili.

Yao-yi-li dai-ren, jie-shi qiang-ling-ruo: Accogliere gli altri, non maltrattare i deboli.

Yao-qing-xin gua-yu, jie-tan qiu-chai-se: Purificarsi, non essere lussuriosi.

Yao-sui cong-shi fa, jie rao-luan she-hui: Seguire la legge, non disturbare la societ.

Yao-sui cong-shi-fa, jie-zuo shi-wen-nan: Aiutare la giustizia, non essere indifferenti.

Yao-ze-xian chuan-yi, jie-shou shu-e-ren: Trasmettere le arti ai buoni e non ai cattivi.

NOVE PRINCIPI GENERALI SHAOLIN,PER ORIENTARE LE ENERGIE VERSO IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALIT DELLA VITA:

1.Non coltivare mai pensieri malvagi.

2.Esercitati costantemente nel seguire il Cammino.

3.Non indulgere in occupazioni inutili.

4.Abbi dimestichezza con tutte le tecniche e le arti.

5.Studia i percorsi di molteplici attivit e professioni.

6.Impara a non giudicare secondo il profitto la perdita.

7.Sviluppa la tua capacit di cogliere tutto al primo sguardo.

8.Non perdere mai la tua attenzione neppure di fronte alle cose pi piccole.

9.Impegnati a riconoscere lessenza anche di ci che invisibile.

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Sutra del Cuore

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Come il bruco diventa farfalla in una sola vita,

meditando costantemente sulla metamorfosi che desidera compiere,

cos luomo, meditando costantemente sul Supremo,

sicuro di ottenere alla fine i Suoi stessi attributi spirituali.

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Il Signore Buddha abita dentro di noi, e noi siamo una parte di lui.

Lo possiamo sentire con la pratica della meditazione,

col raggiungimento della quiete interiore.

Il vuoto (di emotivit materiale) ci occuper

e ci riveler il pieno senso dellessere.

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Linsegnamento del Prajpramit Stra incentrato sulle sei perfezioni (pramit) di Buddha, riassunte nellultima e pi importante: la saggezza (praj). La realizzazione della Perfezione della Saggezza (Prajpramit) ossia la presa di coscienza dellinsostanzialit (nyat o abhva) dei fenomeni materiali impermanenti (anitya) in grado, secondo la dottrina del buddhismo Chan di conferire la buddhit o illuminazione (bodhi). I monaci Shaolin recitano il Prajpramit Hdaya Stra, Il Sutra del Cuore della perfezione di saggezza durante le cerimonie e possono meditare su di esso nella fase statica delle posture del Tong-zi-gong, per elevare il livello di lavoro al piano spirituale. Il Sutra infatti, insegna a riflettere sullinsostanzialit di tutti i fenomeni materiali, realizzata dal bodhisattva della compassione Avalokitevara (Guanyin), nella Sua visione profonda, che rivela la vacuit (nyat) dei cinque elementi (skandha) in cui tradizionalmente articolata, secondo la filosofia buddhista, la realt fisica e psichica:

forma fisica (rpa),

sensazione (vedan),

percezione (saj),

discriminazione o prodotti psichici (samskr),

coscienza mentale (vijna)..Il Maestro

Fin dalla pi remota antichit, i giovani hanno subito il fascino dei monaci dalle abilit sovrannaturali e da sempre li avvicinano per eguagliarli, ma solo pochi fortunati trovano un maestro che mostri loro il cammino.

Oggi, come un tempo, la cultura Shaolin viene trasmessa da una generazione allaltra per via iniziatica, attraverso una successione ininterrotta di Maestri spirituali altamente qualificati ed affidabili. Per allontanare chi non merita di acquisire le temibili abilit dei monaci-guerrieri, i Maestri sottopongono i potenziali discepoli ad una serie di prove umilianti, ideate per scoraggiare chi non sincero e risoluto. Ogni aspirante deve attendere diversi anni, prima di essere ammesso nellOrdine Shaolin. La prudenza dei monaci Shaolin nellinsegnare la saggezza e le arti marziali, dettata dalla necessit di custodire un ricco patrimonio culturale, evitando che venga male utilizzato da persone indegne, strumenti della violenza. Damo disse che: Il monaco deve possedere una solida personalit, il corpo agile e forte, una mente incorruttibile e una volont di ferro, cos al fine di incrementare queste qualit, i candidati devono sostenere difficili prove psicofisiche e soltanto pochi e provati discepoli, meriteranno di diventare i futuri detentori della saggezza Shaolin. Il percorso di formazione, indispensabile per diventare un monaco-guerriero, detto noviziato e consiste in un periodo dapprendistato in cui lo studente assimila le nozioni culturali, spirituali, filosofiche e marziali dellOrdine. Il discepolo viene considerato saggio ed erudito, quando ha ricevuto dai suoi Maestri una vasta educazione e agisce rigidamente sulla base dei principi morali.

Il nostro processo dacquisizione della conoscenza molto semplice: la riceviamo dalle autorit. Non si giunge allilluminazione seguendo un metodo di propria invenzione com di moda oggi. Inizialmente colui che pratica non possiede la perfezione, ma dovrebbe assumere un modello che rappresenti il modo di essere a cui ambire e rapportarsi il pi possibile ad esso. La perfezione non si pu sviluppare in un clima di totale autonomia, come pretende il disastroso mito moderno luomo che si fa da s, ma vivendo in contatto con chi la possiede gi. Un detto Shaolin afferma: Chi desidera conoscere il sentiero tra le montagne, deve chiedere a coloro che lhanno gi percorso. Si pu dire che siamo figli del modello che abbiamo assunto e che tutte le tendenze che conducono alla perfezione o al fallimento dipendono dal fatto di avere acquisito modelli dello stesso tipo. I Maestri Shaolin insegnano che: Diventiamo ci con cui ci associamo. Concentrandosi su ci che funziona, la vita diventa sempre pi funzionale; mentre concentrandosi su ci che non funziona, diventa sempre pi disfunzionale. Un vecchio proverbio cinese afferma: Senza uno specchio pulito una donna non pu conoscere la situazione del suo viso; senza un vero Maestro luomo non pu discernere gli errori nelle sue azioni. Superare i propri limiti richiede dunque labbattimento di schemi mentali rigidi e lassunzione di un punto di vista in grado di esaminare il caso da una prospettiva superiore. Si dice spesso: Un cavallo pu avere la forza di correre per mille miglia, ma senza redini non sa dove andare e Mencio diceva: Il piano divino per lumanit questo: coloro che sono stati informati per primi, devono istruire coloro che vengono dopo.

I libri e gli altri ausili didattici si mostreranno insufficienti senza la guida di un Maestro vivente, perch per essere di esempio si deve imparare dallesempio. detto che: Una singola conversazione con un saggio meglio che dieci anni di studio dei libri, dato che la trasmissione della conoscenza avviene solo se ci sono i seguenti requisiti fondamentali: amore per la conoscenza e amore per colui a cui viene impartita la conoscenza; amore per la conoscenza e amore per colui che offre la conoscenza.

IL VERO MAESTRO SHAOLIN

Chi non accetta un Maestro,

non pu essere accettato come Maestro

Il livello di Maestro un risultato da conseguire, non un titolo da arrogarsi. Non si deve aspirare a diventare un Maestro ma uno studente. Quando nelle aspirazioni si scavalcano le fasi precedenti presente il seme della tragedia. Prima di essere un nonno si deve essere un padre, se qualcuno vuole diventare subito un nonno, c qualcosa che non va. Se qualcuno vuole essere un Maestro, questo anti-tradizionale. Prima deve essere un discepolo. Prima di essere un educa