buddhismo mahayana

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Buddhismo Mahayana Introduzione I buddhisti Mayahana considerano la mancanza di unanimità come una ricchezza, un indizio della sfaccettata capacità di venire incontro alle domande spirituali di ogni fedele. Ha avuto un ruolo molto importante nella civilizzazione dei nomadi. La sua adattabilità tuttavia fu la causa del suo assorbimento nell’induismo. Etienne Lamotte “ Histoire Du Buddhisme indienne” = opera fondamentale della storia del buddhismo pre-mahayana. Lamenta il modo in cui il Buddha ha lasciato l’ordine privo di una guida o di una gerarchia e giudica questo come il motivo per cui si arrivò alla frattura dell’unità e alla formazione di sette. I buddhisti Mahayana tuttavia considerano questa adattabilità come una virtù che permette agli insegnamenti di adeguarsi alle necessità di chi li ascolta e testimonia la sapienza e la compassione del Buddha. Un errore comune è l’errore esistenzialista ovvero il pensare che un singolo nome si riferisca ad un singolo fenomeno e la filosofia buddhista ne fa una critica molto serrata. “ Sine qua non” del nirvana è l’illuminazione, la cessazione dell’offuscamento morale. Comprendere significa vedere le cose come realmente sono, in tal modo viene a dissolversi qualunque Sé reale, mettendo termine all’intera massa di frustrazione, di dolore ( Dukkha). Madyamaka = specifica tradizione buddhista che afferma che nulla può sfuggire a questa analitica dissoluzione. Il Mahayana non fu mai un fenomeno unitario. Non è una setta, né una scuola ma forse si può definire un movimento spirituale che acquisì la propria identità non attraverso una definizione ma differenziandosi dagli altri movimenti.

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Buddhismo Mahayana

Introduzione

I buddhisti Mayahana considerano la mancanza di unanimità come una ricchezza, un indizio della sfaccettata capacità di venire incontro alle domande spirituali di ogni fedele.Ha avuto un ruolo molto importante nella civilizzazione dei nomadi. La sua adattabilità tuttavia fu la causa del suo assorbimento nell’induismo.Etienne Lamotte “ Histoire Du Buddhisme indienne” = opera fondamentale della storia del buddhismo pre-mahayana. Lamenta il modo in cui il Buddha ha lasciato l’ordine privo di una guida o di una gerarchia e giudica questo come il motivo per cui si arrivò alla frattura dell’unità e alla formazione di sette.I buddhisti Mahayana tuttavia considerano questa adattabilità come una virtù che permette agli insegnamenti di adeguarsi alle necessità di chi li ascolta e testimonia la sapienza e la compassione del Buddha.Un errore comune è l’errore esistenzialista ovvero il pensare che un singolo nome si riferisca ad un singolo fenomeno e la filosofia buddhista ne fa una critica molto serrata.“ Sine qua non” del nirvana è l’illuminazione, la cessazione dell’offuscamento morale. Comprendere significa vedere le cose come realmente sono, in tal modo viene a dissolversi qualunque Sé reale, mettendo termine all’intera massa di frustrazione, di dolore ( Dukkha).Madyamaka = specifica tradizione buddhista che afferma che nulla può sfuggire a questa analitica dissoluzione.Il Mahayana non fu mai un fenomeno unitario. Non è una setta, né una scuola ma forse si può definire un movimento spirituale che acquisì la propria identità non attraverso una definizione ma differenziandosi dagli altri movimenti. Al suo interno vi è un gran numero di scuole filosofiche e pensatori. Non fu improvviso ma si sviluppò nel corso di molti secoli.La prima fase del Mahayana fu caratterizzato dai Sutra. L’elemento che unisce Mahayana e non è l’adesione alla regola monastica ( vinaya). Dopo la morte del Buddha si verificò il Samghabheda che non implica un dissenso nell’interpretazione del dogma ma si riferisce sempre a questioni di disciplina monastica.Finché i monaci continuano ad aderire allo stesso codice monastico, le differenze dottrinali non costituiscono un problema.La Sautrantika, una delle scuole filosofiche più importanti non Mahayana, non ebbe un sistematico Vinaya, né propri monasteri.Non vi fu nessun tentativo o bisogno di definire un Vinaya Mahayana che si contrapponesse a quello di scuole non Mahayana. Monaci Mahayana e non

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potevano tranquillamente vivere assieme finché seguivano il medesimo codice monastico.Lo sviluppo Mahayana è connesso con scuole non Mahayana. All’inizio fu ristretto e soggetto a Vinaya non Mahayana. Richard Gombrich nel libro “ Buddhismo Theravada” ( 1988) descrive i concili seguiti alla morte del Buddha. I primi due sono riconosciuti da tutte le tradizioni buddhiste. La tradizione vuole che la ragione del primo concilio fosse la negligenza morale di un monaco assieme alla necessità di definire il canone. La recitazione e l’autorizzazione alla trasmissione dei testi canonici da parte degli Arhat fu l’evento più importante del primo concilio. In contemporanea al primo concilio ce ne fu uno di Bodhisattva che autorizzarono la raccolta dei sutra Mahayana. Tuttavia sarebbe un errore pensare che il canone fosse stato definitivamente stabilito a quel tempo perché è importante considerare che è stata una trasformazione dottrinale durata per interi secoli.Dopo la morte del Buddha ci fu il crollo delle antiche monarchie e repubbliche sotto la spinta di forze di centralizzazione politica. Venne fondato il primo grande impero nazionale dell’India antica: Maurya Asoka. Fu molto importante per il Buddhismo in quanto diffuse il culto delle reliquie e promosse un clima favorevole per l’accoglimento delle credenze buddhiste. Non nominando un suo successore, il Buddha sembrò aver concepito il suo insegnamento non come una struttura dogmatica imponente e monolitica ma come aperta a successive innovazioni dottrinali a patto che si fossero collocate all’interno della struttura fondamentale del Dharma.Quali furono i fattori istituzionali che favorirono lo sviluppo di contrastanti tradizioni di interpretazione?

1. Divisione dei monaci in vari gruppi = all’inizio vi erano dei monaci che si occupavano dei sutra e dei monaci che si occupavano dei Vinaya ma successivamente anche all’interno di queste due divisioni se ne crearono altre;

2. l’afflusso dei monaci attorno a celebri maestri = i nomi delle scuole più antiche sembrano rivelare la derivazione dei propri nomi es: Dharmaguptaka da Dharmagupta;

3. flessibilità nelle norme disciplinari = all’epoca le norme erano state definite ma non codificate;

4. preferenza del Buddha per la conservazione e l’insegnamento del Dharma nelle lingue locali anziché in sanscrito possa aver condotto a un certo fraintendimento.

Gli sviluppi dottrinali di maggiore interesse all’interno di scuole non Mahayana furono da un lato L’Abhidharma e dall’altro gli insegnamenti oltremondani “Lokottaravada”.Come il Mahayana, anche L’Abhidharma non è una scuola ma un corpo di scritture.La letteratura Abhidharma sembra essersi sviluppata da elenchi di concetti tecnici compilati nelle prime fasi della storia del Buddhismo. Tutte le tradizioni buddhiste accettano la scissione analitica dell’essere umano nei suoi cinque costituenti psico-fisici: materia fisica, sensazioni, idee, volizioni e coscienza.

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Nella tradizione Abhidharma ha origine la distinzione tra una verità convenzionale ed una fondamentale. La realtà convenzionale è il mondo in cui viviamo mentre la realtà fondamentale sono gli elementi che realmente compongono il mondo della nostra esperienza.La principale preoccupazione dell’Abhidharma è la scissione analitica della totalità, di tutto ciò che esiste nei blocchi costruttivi. Il nome di questi blocchi costruttivi è dharma ( da non confondere con Dharma che indica la dottrina).Secondo la tradizione Abhidharma il dharma è dotata della propria essenza.L’Abhidharma Theravada suddivide il proprio elenco di costituenti in 3 gruppi:

- costituenti fisici: 28 dharma;- costituenti mentali: 52 dharma;- coscienza

Non tutte le scuole non Mahayana accettarono l’analisi del mondo condotta dall’Abhidharma. I Sautrantika ad esempio sembrano aver respinto nella sua totalità l’Abhidharma Pitaka. In tutte le tradizioni buddhiste vi è la tendenza a considerare il Buddha come più di un essere umano. A lui venivano attribuiti poteri miracolosi e 32 segni principali e 80 secondari. Il Buddha negò di essere un uomo o un dio ma di essere pienamente illuminato. Il Mahaparinibbana Sutta = descrive i suoi ultimi giorni in cui la sua pelle diventò dorata. Non è chiaro quanto sia antico lo sviluppo delle dottrine oltremondane. La nostra fonte principale sugli insegnamenti oltremondani è il Mahavatsu. Nei secoli che seguirono la morte del Buddha si sviluppò una vasta letteratura popolare comprendente molte azioni virtuose del Buddha.Tuttavia questo non può essere considerato come un caso di deificazione perché nel Buddhismo anche gli dei muoiono. Gli scritti oltremondani descrivono la nascita del Buddha in maniera miracolosa. Venne concepito al di fuori di un rapporto sessuale e uscì dal fianco destro della madre senza lacerarle il corpo. Quando egli si lava, mangia ecc è solo per apparenza, dovuta a ragioni di conformità al mondo quindi anche la sua morte fu solo apparenza.Una particolare teoria, sostenuta da Etienne Lamotte, fa risalire il Mahayana alle attività del laicato.Un argomento importante a favore dell’importanza dell’influsso laico sulla nascita del Mahayana viene esposto in un articolo di Akira Hirakawa. Hirakawa sembra sostenere innanzitutto che il Mayahana si sia sviluppato all’interno di un ordine ben identificabile di Bodhisattva composto da laici e monaci aggregatesi attorno agli stupa, che erano amministrati dai laici stessi. Da qui ebbe origine lo sviluppo dei culti Mahayana.Fu così che si sviluppò una tradizione religiosa alternativa che era centrata sulla figura dei Bodhisattva e dei Buddha a scapito della condizione di Arhat. Questa concezione era ostile alle aspirazioni proprie dei monasteri, soprattutto al rango inferiore attribuito ai laici dal Buddhismo monastico.Asokadattavyakarana Sutra = parla della principessa Asokadatta che si rifiutava di rendere omaggio ai monaci. Sosteneva la superiorità dei Bodhisattva rispetto agli Arhat.

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Lo studio di Hirakawa si fonda su troppe supposizioni per essere pienamente convincente e Gregory Schopen ha osservato che molti antichi sutra Mahayana mostrano un atteggiamento ostile nei confronti del culto degli stupa.L’idea di Schopen è che l’estrema riverenza verso i sutra Mahayana indica che il Mahayana delle origini si fondava su un certo numero di culti di testi, vale a dire gruppi di seguaci che studiavano e veneravano particolari sutra.Negli stessi sutra è posto in contrasto il culto dei testi con il culto degli stupa. Inoltre, geograficamente parlando, il Mahayana delle origini gravita intorno ai luoghi dove veniva collocato il testo, venerato con incensi, stendardi e campane.Il successivo lavoro di Schopen mostra come la maggioranza di coloro che erano associati agli stupa erano monaci e monache. Inoltre tutte le iscrizioni dei donatori Mahayana, più del ’70 per cento erano monaci i laici erano in minoranza.Non conosciamo il nome di un singolo laico che abbia contribuito alle origini dottrinali del Mahayana e non vi è alcuna tradizione dottrinale laica buddhista alle origini del Mahayana. Lo sviluppo del Mahayana può essere caratterizzato da “un’espansione dottrinale” ovvero l’intento di rendere dottrinalmente rispettabili alcune attività.È difficile spiegare il concetto di espansione Mahayana. Dal punto di vista dottrinale è rappresentato dal mutamento di rango del Buddha e dall’idea che la sua morte fu illusoria. Dal punto di vista sociolinguistico corrisponde alla crescente socializzazione del Buddhismo. Questo mutamento di atteggiamento attira l’attenzione verso le vite precedenti del Buddha da Bodhisattva. In primis se il Buddha era tanto compassionevole tutte le pratiche religiose dovranno diventare l’insegnamento del Buddha e in secondo luogo il Buddha, in quanto bodhisattva, era spesso stato laico.I sutra Mahayana non erano le parole del Buddha ma di semplici poeti. Nella prefazione della sapienza in 8000 versi i seguaci Mahayana sono esortati a difendersi dalle accuse dal momento che provenivano da Mara, il tentatore del Buddhismo.Un testo non enunciato dal Buddha necessitava la sua certificazione per poter ottenere autorità.Graeme Mac Queen = indica 3 tipi di certificazione riconosciuti dalle tradizioni pre-Mahyana:

1. l’attestazione dopo l’evento;2. l’attestazione prima;3. l’autorizzazione di persone

L’elemento fondamentale era la presenza del Buddha nel mondo. Con la sua morte quindi, il Canone avrebbe dovuto considerarsi concluso.La teoria della permanenza del Buddha in compassionevole contatto col mondo rende possibile la creazione di un nuovo canone di scritture “misticamente autorizzate”.La maggior parte dei fedeli Mahayana ritiene che i sutra siano stati predicati da Sakyamuni e che inizino con l’introduzione di Ananda: così una volta ho udito.”Il Madhyamaka rappresenta la definizione sistematica e lo sviluppo filosofico dei Prajnaparamita sutra.

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Nella prajnaparamita vi era la protesta contro le innovazioni dell’Abhidharma ed un ritorno ad un’antica interpretazione del Dharma.Negli stessi sutra Mahayana si ritrova una tradizione che collegherebbe i sutra Mahayana non con il Buddha storico ma all’esperienza di uno dei molti Buddha che continua ad esistere nei campi di Buddha o Terre Pure. Questo concetto lo ritroviamo nel Prajnaparamita sutra ed il messaggio centrale è l’importanza della pratica meditativa grazie alla quale il meditante si concentra su un particolare Buddha. Il meditante si concentra per una settimana e dopo scorge il Buddha in una visione o un sogno ed è anche possibile rivolgergli domande.La teoria dell’originalità dei sutra Mahayana è fondata sull’insegnamento della permanenza del Buddha nella propria Terra Pura al fine di insegnare il Dharma.La parola del Buddha ha 4 virtù:

- l’ispirata enunciazione riguarda la verità e non la menzogna;- riguarda il Dharma e non ciò che non è il Dharma;- determina l’abbandono dei guasti morali e non il loro incremento;- mostra le encomiabili qualità del Nirvana e non quelle del ciclo di rinascite

Tutto quello che è ben enunciato è la parola del Buddha.A partire dal 1 secolo A.C le trasformazioni all’interno del Buddhismo sembrano aver portato una nuova letteratura che afferma di rappresentare la parola del Buddha stesso.Non era frutto di un movimento unito e organizzato. Esalta la figura del bodhisattva come il sentiero più nobile.

Capitolo due: I sutra sulla Perfezione della Sapienza

Un sutra è il corpo stesso del Buddha quindi il testo è al tempo stesso una guida ed un prodotto dell’esperienza spirituale.Il panorama dei sutra Mahayana è straordinario: tempo e spazio si sovrappongono e vi sono intere pagine di ripetizioni.Ogni monaco non possedeva più di due sutra e li imparava a memoria come guida per la meditazione.I sutra Mahayana vanno da poche parole a 100 mila versi. Una caratteristica dei sutra antichi è la tendenza all’autocitazione encomiastica: il prolisso elogio dello stesso sutra.A volte accadeva che nel testo venissero inseriti sermoni che in origine non dovevano essere distinti. Son scritti sia in prosa che in versi anche se quelli in versi son di maggiore antichità perché la forma metrica impedisce facili manomissioni.Erano scritti in dialetto medio-indiano che venne sanscrizzato.I cinesi, colpiti dai Sutra Mahayana crearono dei sutra spuri. Il maestro cinese Dogen sospettò che il principale sutra del buddhismo zen non fosse indiano.Non è possibile sviluppare formule e ipotesi sull’origine e sviluppo della letteratura Prajnaparamita.Si ritiene che ebbe origine nell’India centrale o meridionale.

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Etienne Lamotte = origini nord e centro asiatiche; Edward Conze = afferma che quelle ricerche dimostrano soltanto che ebbe successo in quei luoghi.I più antichi sutra Mahayana sono quelli della Prajnaparamita.Basham suddivide le idee filosofiche e quelle mitologiche Mahayana. La letteratura Prajnaparamita mostra più contenuto filosofico e si ipotizzò che il Prajnaparamita volesse riunire questi due aspetti.Edward Conze individua 4 fasi dello sviluppo della letteratura Prajnaparamita che supera il millennio:

1- dal 1000 al 100 D.c abbiamo l’elaborazione di un testo base;2- nei successivi 200 anni = il testo venne ampliato;3- circa verso il 500 D.c = nuova formulazione di idee in brevi sutra;4- dal 600 al 1200 D.c = influenze del tantrismo che determinarono la presenza

di vari elementi magiciAd ogni periodo corrisponde un testo:

1- Perfezione della Sapienza in 8000 versi;2- Perfezioni della sapienza in 18,25, 100 mila versi;3- Sutra del diamante;4- Perfezione della sapienza in 150 versi

Edward Conze ha anche individuato 9 stadi dello sviluppo del pensiero Prajnaparamita ( vedi pag. 54)La sapienza è rara, la Prajna no. La prajna è un evento mentale,uno stato di coscienza derivante dall’analisi o dalla ricerca. La sua funzione è quella di escludere il dubbio. Alcuni testi buddhisti fanno riferimento a una prajna mondana o convenzionale che corrisponde alla comprensione attraverso la ricerca di scienze es grammatica, medicinaQueste abilità possono avere un significato religioso o no a seconda di come sono utilizzate.I testi fanno riferimento alla prajna fondamentale: comprensione che scaturisce da un’indagine di come sono realmente le cose quindi metafisica.Dato che i buddhisti vogliono comprendere le cose come realmente sono la prajna finisce x essere adoperata come modo fondamentale. La vera prajna viene definita come uno stato di coscienza capace di comprendere la vacuità.Secondo le concezioni mahayana la prajna fondamentale e la prajna paramita sembrano essere la stessa cosa.6 perfezioni: del dare, della morale, della pazienza, dello sforzo, della concentrazione meditativa e della sapienza = è la più importante perché guida le altre.I testi nella perfezione della sapienza non conducono ad elaborate argomentazioni filosofiche, se li cerchiamo dobbiamo rivolgerci al Madhyamaka. Tutte le affermazioni della Prajnaparamita sono esposte nella prospettiva della perfetta sapienza, nella percezione propria del Buddha secondo cui ogni cosa è priva di esistenza intrinseca. Tutti gli oggetti sono simili ad allucinazioni.Muovendosi tra il livello fondamentale e convenzionale è possibile dar vita a paradossi che non sono genuini.

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Il principale messaggio ontologico della Prajnaparamita è un ampliamento dell’insegnamento buddhista della mancanza di un sé fino all’affermazione della mancanza di essenza.La verità ultima è proprio l’assenza di una vera realtà fondamentale.Le origini filosofiche del Mahayana vanno rintracciate in uno spostamento della concezione dell’assenza di un sé nelle persone e nei dharma.La vera rinuncia è l’abbandono di ogni attaccamento al possesso.Secondo Haribadra, coloro che seguono il sentiero degli ascoltatori vengono anche definiti Bodhisattva. Perseguono la piena buddhità x il bene di tutti gli esseri ed è per questo che è la meta + perfetta, elevata e completa. Il loro interesse principale è la liberazione. La perfezione della sapienza parla anche delle pratiche spirituali e mondane di cui il bodhisattva può servirsi x soccorrere gli individui. Acquisisce la cosiddetta “ abilità nei mezzi” = capacità di adattare se stesso e il proprio insegnamento a livello di chi lo ascolta.Nel contesto Mahayana esistono molti Nirvana: quello dell’Arhat, quello dei Bodhisattva, il nirvana “ non dimorante del Buddha” e quello definitivo.In genere il Bodhisattva non rimanda ma il proprio Nirvana semmai rifiuta quello degli Arhat in vista del pieno nirvana dei Buddha,

Capitolo 3: Il Madhyamaka

Candrakirti osserva che è difficile capire le sacre scritture quindi siamo fortunati che vi è una persona annunciata che definirà i sutra.Nagarjuna istituì il Madhyamaka come scuola nel tentativo di enunciare, dimostrare e sostenere come sono realmente i sutra.Nagarjuna è il primo grande nome nella storia del pensiero buddhista dai tempi di Buddha ed è anche per questo che gli venne dato l’appellativo di “secondo Buddha.”Secondo le fonti tibetano fu fatto entrare da fanciullo in un monastero x farlo fuggire da una profezia che ne annunciava la morte prematura.Acquisì la conoscenza della dottrina religiosa, medicinale e alchemica. Fu invitato dai Naga a visitare il loro regno e lì scoprì i Prajnaparamita sutra.Tornò nel mondo con i sutra e visse x parecchi secoli. Secondo i filosofi moderni vi sono 2 Nagarjuna: quello filosofo e quello tantrico. Vi è + interesse per il Nagarjuna filosofo che visse nel II D.c.Gli studiosi tibetani dividono le opere non tantriche di Nagarjuna in 3 categorie:

- testi di carattere analitico;- Raccolta di inni,- Trattati, epistole

Gli scrittori tibetani hanno suddiviso il Madhyamaka in + scuole.Il primo dei Madhyamaka sembra esser stato Buddapalita che donò al Madhyamaka i caratteri di una tradizione cosciente di sé e consapevolmente opposta agli Svatantrika.

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La questione che portò la frattura del Madhyamaka in Svatantrika e Prasangika fu di carattere metodologico. Bhavaviveka criticò l’usi di Buddhapalita di argomenti a carattere prasanga ( tentativo di convincere l’avversario dei propri errori sottolineando le indesiderabili conseguenze).Tuttavia il Madhyamaka non si differenzia dalle 2 scuole solo x questo ma anche x il modo di condurre l’avversario a comprendere la verità.Il concetto di auto esistenza o essenza fu sviluppato dagli studiosi Abhidharma. È l’auto esistenza che rende un dharma ciò che è. I dharma sono elementi fondamentalmente esistenti e hanno un’essenza, gli oggetti convenzionali invece sono semplici composti di dharma creati dalla mente e quindi non hanno esistenza propria.Con il Madhyamaka si modifica il concetto di essenza ovvero esistenza intrinseca. Quindi quando affermano che i dharma sono vuoti intendono senza esistenza intrinseca.È l’esistenza intrinseca che viene respinta dunque, non gli oggetti convenzionali.L’origine del dolore sta nella nostra incapacità di vedere le cose così come sono realmente infatti la causa principale di miseria x l’uomo è l’ignoranza.La vacuità è l’assenza di esistenza intrinseca e viene scorta grazie alla prajna = comprensione analitica nelle sue diverse forme.Mikyer Dorje sottolinea 2 erronee interpretazioni della vacuità:

1- viene considerata nichilismo;2- la vacuità stessa rappresenta una reale esistenza.

Idea della vacuità della vacuità la funzione della comprensione della vacuità è proprio quella di recidere alla radice ogni attaccamento.I testi Madhyamaka hanno un’analisi critica delle formulazioni sull’esistenza intrinseca. Prendono in esame la posizione dell’avversario x mostrargli che le cose non possono stare in quel modo essenza del metodo prasanga.Quando un Madhyamaka critica la tesi del proprio avversario si limita confutare la tesi, non si impegna su nessuna posizione.3 critiche madhyamaka: 1.nesso di casualità = il mondo consiste in una serie di dharma in grado di causarne altri. Nagarjuna critica il principio di casualità perché non esiste alcunché generato da sé, ovvero dalla propria natura essenziale.L’ipotesi di una reale produzione da nessuna causa ha due difetti:

- se le entità pervenissero all’esistenza senza nessuna causa il mondo sarebbe fatto a caso;- se non vi fosse una causa per la produzione di un oggetto, non vi sarebbe neanche il motivo di crearlo.

Conclusione = quando si cerca è importante trovare causa ed effetto. Il nesso di casualità non resiste ad un’analisi analitica.2.sul sé = L’analisi del sé costituisce la prima e + importante parte del processo di integrazione della vacuità nella pratica meditativa. Il sé dev’essere uguale o diverso da mente e corpo. Mente e corpo tuttavia sono in continua trasformazione e quindi se il sé fosse corpo sarebbe privo di coscienza e se fosse mente a quale dei tanti stati mentali dovrebbe corrispondere? Si suppone che il sé venga postulato come un’entità realmente esistente distinto dai costituenti psico.-fisici.

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In questo caso non sarebbe possibile coglierlo. Il Madhyamaka afferma che noi non esistiamo nel modo in cui pensiamo di esistere ma come entità concettualmente create e sovrapposte ai nostri mutevoli stati psico-fisici.3.Sul Nirvana = Nella perfezione della Sapienza si afferma che il Nirvana è come un’illusione, un sogno. Per Nagarjuna è pacificazione di tutte le rappresentazioni e discriminazioni verbali. È simile alla vera natura delle cose non prodotta e non distrutta. È il risultato della capacità di vedere le cose come realmente sono. È la pacificazione della tendenza della mente a stabilire categorie e concetti. Il Nirvana non può né essere né non essere.Nagarjuna viene accusato di aver distrutto la religione buddhista con la vacuità ma egli replica: la dottrina buddhista ha due verità, quella convenzionale e quella fondamentale.Quelli che non comprendono la differenza non comprendono la profonda essenza della dottrina buddhista. La realtà fondamentale non può essere insegnata senza appoggiarsi alla pratica quotidiana e senza far ricorso alla realtà fondamentale il Nirvana non può essere raggiunto. Se la vacuità è coerente allora tutto lo è.Mette in evidenza due argomenti in particolare:

- Se l’avversario non riesce a comprendere la distinzione tra le 2 verità: ovvero scambia ciò che è fondamentalmente vero per il modo del mondo quotidiano;

- Se il mondo quotidiano viene rettamente scorto è evidente la vacuità. Tuttavia la verità fondamentale ( vacuità) e il mondo convenzionale non sono opposti ma si implicano rispettivamente l’uno con l’altro. Il problema dell’avversario è che considera la vacuità come non essere non rendendosi conto che il non essere dipende dall’essere.

La più importante fonte Prasangika sulla dottrina delle due verità è Madhyamaka vatara di Candrakirti. Tutte le entità hanno due nature: una percezione corretta e una erronea. L’oggetto corretto è la realtà mentre quello erroneo la verità convenzionale. La realtà non è dotata di esistenza intrinseca.La percezione erronea si divide in 2 generi: organi sensoriali okay e non.La percezione della realtà ha come suo oggetto la vacuità, l’assenza di una esistenza fondamentale.Le maggiori fonti indiane che descrivono l’integrazione degli insegnamenti sulla vacuità nella pratica meditativa sono i 3 Bhavanakrama di Kamalasila.In Occidente vi è la tendenza a considerare opposti la meditazione e l’analisi ma è sbagliato. L’analisi è un’attività che costituisce l’ingrediente principale della meditazione, la quale conduce a diversi livelli di prajna.La meditazione sulla vacuità è composta da diversi stadi. All’inizio si ha un’idea precisa di ciò che deve o non deve essere confutato. Poi si deve chiarire cosa sia l’esistenza intrinseca. Può esaminare i propri errori in seguito verifica le ragioni che implichino tale assenza. Perché la meditazione sia efficace egli deve convincersi che il se il sé possedesse esistenza intrinseca allora sarebbe uguale o diverso dai costituenti psico-fisici. Poi esamina l’argomento molto accuratamente fino a giungere alla conclusione che se il soggetto è privo di esistenza intrinseca con più esperienza diviene capace di concentrarsi solo su questa assenza.Lo stadio successivo è il raggiungimento di un perfetto assorbimento meditativo.

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Quando si è sviluppata una mente calma il meditatore può alternare meditazione pacificante ed analitica. Grazie a quella analitica riesce ad ottenere il profondo stato di assorbimento ( visione profonda).Si entra nel sentiero della preparazione, uno dei 5 stadi successivi.Si annulla la vacuità di tutti gli elementi. Poi si entra nel sentiero della visione = visione diretta e non dualistica della realtà fondamentale.Nell’Asia Orientale il Madhyamaka è stato conosciuto come la scuola dei 3 trattati. Vennero tradotti in cinese da Kumarajiva che è il fondatore della scuola Madhyamaka in Cina.

1. Chunglun2. Shih-erh-men-lun3. Pai lun

Capitolo quattro: Cittamatra ( la sola mente)

Nagarjuna visse nel II secolo D.c. L’India settentrionale tra l’ultimo secolo A.c e i primi 3 sec D.c subì varie invasioni straniere. Nel 4 sec D.c nacque l’impero Gupta. Dominarono l’India x due secoli e il loro impero segna il culmine della civiltà indiana classica.Con l’avvento dei Gupta troviamo:

- condizione di prosperità;- Buddhismo = fiorente istituzione accademica;- Induismo dinamico- Ambiente di raffinatezza

Asanga e Vasubandhu vengono indicati come i fondatori della tradizione Cittamatra. Il più antico sutra appartenente alla tradizione Cittamatra è Samdhinirmocana sutra = testo piuttosto breve. Appare una nuova tendenza del pensiero buddhista. Parla di 3 impulsi alla ruota del Dharma. 1. 4 nobili verità. Insegnamento straordinario ma non definitivo poiché doveva ancora essere interpretato e rettamente compreso.I Dharma sono privi di esistenza intrinseca secondo impulso alla ruota del Dharma. 3 = insegnamento conclusivo totalmente straordinario ed esplicito.L’ermeneutica buddhista è di antica data ed è fondata sulla distinzione tra testi interpretativi e non interpretativi. Tsong Kha Pa = i testi da prendere alla lettera sono quelli che insegnano la vacuità. Alcuni capirono di non doverli prendere alla lettera altri no ma non comprendendo i sutra non poterono meditare su se stessi.Asanga = santo che aveva cercato x anni di avere una visione del bodhisattva Maitreya. Alla fine rinunciò ma un giorno, salvando un cane che soffriva, esso si tramutò in Maitreya. Dunque egli è sempre presente ma lo si può scorgere solo con compassionevole santità. Gli insegnò 5 nuovi testi. Tra le opere attribuite ad Asanga c’è l’Abhidharma Samuccaya, il Mahayanasamgraha e lo Yogacarabhumi. Vasubandhu = tradizionalmente indicato come fratello di Asanga. Asanga convertì il fratello al Mahayana. Due importanti opere Cittamatra attribuite a Vasubandhu sono Vimsatika e Trimsika.

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Due importanti autori indiani della scuola Cittamatra sono: Sthiramati e Dharmapala. Vissero nel 4 sec. Rappresentano due tendenze diverse all’interno del Cittamatra.Sthiramati = seguiva la tradizione dell’università Valabhi mentre il secondo la tradizione di Nalanda.La denominazione Cittamatra indica SOLA ( matra) MENTRE ( Citta). Un altro nome è Yogacara che sembra indicare l’esistenza di monaci dediti in particolar modo alla pratica dello yoga, nel senso di meditazione. Il Buddha viene prodotto dalla mente e dal pensiero così come lo è il corpo e anche la mente è priva di esistenza intrinseca.Il testo + antico è Samdhinirmocana Sutra in cui vi è l’esistenza della sola mente. Viene chiesto al Buddha se le immagini viste in meditazione siano diverse o no dalla mente e la risposta è che non sono diverse ma le immagini sono solo percezioni e la gente non lo capisce.L’insegnamento dei 3 aspetti rappresenta l’antidoto dell’interpretazione nichilistica della vacuità. Tutte le cose possono essere classificate secondo uno di questi 3 aspetti.1 = aspetto costruito/ concettuale = collegato con la fuorviante attività del linguaggio è il regno delle parole che attribuiscono esistenza intrinseca alle cose.L’aspetto concettualizzato è il mondo così come esso viene percepito dalla gente comune, non illuminata. Il mondo della dualità soggetto-oggetto ma tutte queste cose non esistono perché le cose non sono in quel modo.2 = aspetto dipendente = coproduzione condizionata dei dharma, flusso casuale. Esso è ciò che appare in contrapposizione al modo in cui le varie cose appaiono ovvero l’aspetto concettualizzato. Questo secondo aspetto è il fondamento dell’erronea suddivisione tra soggetti e oggetti. Si deve evitare sia la eccessiva che l’insufficiente negazione. Insufficiente = quando si prendono x realtà intrinsecamente esistenti quelle che sono realtà create dal linguaggio ovvero l’aspetto condizionato;eccessiva = quando sia nega anche il sostrato che esiste realmente e si afferma che nulla esiste.3 = aspetto perfezionato = vera natura delle cose così com’è. Viene scoperta tramite la meditazione. Non vi è dualità ma solo il flusso delle percezioni che è privo di entità durature. Se non vi è l’aspetto dipendente non vi è neanche l’aspetto perfezionato.L’aspetto dipendente è il sostrato del samsara ma dato che è un sostrato della vera comprensione della vera natura delle cose è il sostrato del nirvana stesso.Il Samsara si basa su una concezione erronea di ciò che realmente esiste. Quando, grazie alla meditazione, riusciamo a comprendere che sia gli oggetti sia il sé sono semplicemente un flusso di esperienze allora raggiungiamo l’illuminazione.Un Cittamatrin è un buddhista che sostiene che esistono realmente solo le entità in quanto dipendenti come flusso di percezioni e non gli oggetti esterni. X la scuola Cittamatra non esiste la dualità ma la vacuità. La vacuità non è non esistenza. Vi è una reinterpretazione di questo concetto. Non significa + assenza di esistenza intrinseca. La nuova opposizione è quella tra vacuità e dicotomia soggetto oggetto.L’immaginazione del non essere possiede reale esistenza. I suoi fenomeni non esistono in mancanza di essa.

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L’immaginazione del non essere è la nuda realtà, libera dalla dicotomia. La caratteristica particolare di questa immaginazione è la coscienza.Fu proprio la dottrina della mente o della coscienza come fondamento degli oggetti esterni che conferì alla tradizione Cittamatra il suo nome. Tali oggetti sono costituiti di coscienza e non esistono senza di essa. La coscienza si manifesta sotto forma di oggetti e questo non è nient’altro che un flusso di percezioni. È di natura mentale. Soggetti e oggetti dunque non sono nient’altro che un flusso di esperienze o di percezioni. La scuola Cittamatra riconobbe determinate obiezioni che potevano essere sollevate contro questa dottrina e Vasubandhu ne dimostrò l’infondatezza di qualcuna:

- la determinazione spazio-temporale sarebbe impossibile = può essere spiegata per analogia con l’esperienza del sogno; in esso viene creato un mondo completo e irreale e si sente che i vari oggetti posseggono una localizzazione mentre non si è consapevoli che non esistono in maniera indipendente da come la mente li percepisce

- molte persone e non una soltanto fanno esperienza dell’oggetto x = es dell’inferno come risultato del karma negativo. I torturatori e i guardiani dell’inferno non esistono perché se no anche loro sarebbero rinati all’inferno quindi devono essere illusori essendo percepiti da molte persone;

- le allucinazioni possono essere determinate dal fatto che esse non hanno risultati pratici = i diversi oggetti nel sogno hanno un fine pratico, così accade negli inferni e quindi nella vita quotidiana.

Oltre a sventare le accuse, la scuola Cittamatra afferma che non può esservi un’altra teoria capace di spiegare in modo adeguato il modo in cui noi percepiamo gli oggetti.La meditazione Cittamatra dopo aver negato l’esistenza degli oggetti, nega anche l’esistenza della mente stessa e permane in una condizione di non dualità. Tutto il mondo fenomenico dipende dalla coscienza. La tradizione Cittamatra distingue 8 tipi di coscienza: le 5 coscienza sensoriali, la mente, la mente contaminata e la coscienza sostrato.Queste otto forme si sviluppano sulla base delle discriminazioni soggetto-oggetto. La coscienza sostrato = viene identificata come l’aspetto dipendente e la sua funzione principale è quella di deposito dei semi che spiegano in generale l’esistenza fenomenica e le azioni personali precedentemente compiute. È un flusso in continuo mutamento che rappresenta la base dell’esistenza samsarica. È personale ed individuale. È la coscienza sostrato che viene scambiata x il vero sé, ciò che la mente chiama io. Secondo Asanga e Vasubandhu cessa al momento dell’illuminazione. Secondo il missionario Paramartha quando la coscienza sostrato cessa, brilla una nona coscienza: la coscienza immacolata, che rappresenta la verità ultima, vera, permanente. La coscienza si trasforma in 2 parti: la prima è la consapevolezza soggettiva e la seconda è ciò che viene percepito. Le due parti corrispondono a soggetto/oggetto.

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Capitolo 5: il Tathagatagarba

La tradizione Tathagatagarba non è una scuola come quella Cittamatra o Madhyamaka. Il suo trattato fondamentale è il Ratnagotravibhaga.In Cina gli insegnamenti Tathagatagarba erano di fondamentale importanza e Fa-tsang definì questa dottrina nel 7 secolo.Non ritroviamo la dottrina dei tre aspetti e quella della coscienza sostrato. Il testo + antico nel quale viene esposta la dottrina è il Tathagatagarbasutra, di dimensioni relativamente contenute, consistente in 9 esempi intesi ad illustrare il modo in cui la natura del Buddha è sempre presente. Questo insegnamento afferma che le cose sono l’essenza del Buddha e quindi tutti gli esseri sembrano essere già illuminati. Contrasto centrale nel Tathagatagarba = contrasto tra l’idea di un’illuminazione innata e quella di un processo che conduce all’illuminazione.Gli esseri senzienti hanno in loro qualcosa di intrinsecamente puro ma in una condizione di apparente oscuramento. L’illuminazione consiste dunque nel rimuovere questo offuscamento. Mahaparinirvana sutra = insegna l’universalità del Tathagatagarba. Afferma che l’elemento di Buddha presente in tutti gli esseri senzienti altro non è che è il sé. Dato però che non tutti gli esseri riescono a scorgere il sé, egli insegna l’impermanenza, il non sé.Il sutra + importante è lo Srimaladevisimhanada sutra. Forte contrasto tra i santi non mahayana e la piena illuminazione del Buddha. Il tathagatagarba è la sfera del solo Buddha, gli altri non la possono comprendere. Il dharmakaya ( il corpo del Dharma) è lo stato definitivo delle cose. In questo sutra il tathagatagarba viene chiamato dharmakaya. Possiede innumerevoli qualità positive. Il Tathagatagarba è vuoto ma non nel senso Cittamatra ma che è un sostrato mancante di qualcosa. Viene definito quindi un sostrato permanente, fermo ed eterno. Costituisce anche la base del samsara. Da un punto di vista quotidiano è soggetto a rinascita anche se in realtà non nasce e non muore. Rappresenta l’aspirazione verso il Nirvana poiché è esso stesso che fa esperienza del dolore. Non vi sarebbe ne esperienza ne memoria se non vi fosse altro che un flusso impermalente di coscienza quotidiana. Il Ratnagotravibhaga parla di due generi di Quiddità, quella contaminata e quella immacolata. La Quiddità contaminata è la vera natura oscura, ossia il Tathagatagarba mentre quella immacolata è il dharmakaya. La loro relazione è la stessa che c’è tra causa e effetto. Sia l’una che l’altra sono Quiddità, sono il medesimo sostrato, la medesima sostanza.Poiché tutti gli esseri possiedono la Quiddità contaminata ossia il tathagatagarba, poiché quella coscienza quando è immacolata è il dharmakaya, poiché sono la medesima cosa, il corpo di Buddha è onnipresente. Ghan Stong e Rang Stong = In Tibet profonda frattura tra questi due maestri.La + importante tradizione che sosteneva la necessità di sottoporre ad interpretazione gli insegnamenti Tathagatagarba era la scuola dei Berretti Gialli fondata da Tsong Ka pa. Egli afferma che non bisogna prendere alla lettera questi

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insegnamenti perché se no non sarebbero altro che la teoria buddhista del sé. In realtà il tathagatagarba altri non è che la vacuità ovvero la sunyata. È proprio la vacuità che permette agli esseri senzienti di trasformarsi in Buddha. Ma non è una vacuità qualsiasi, bensì la specifica vacuità dell’esistenza intrinseca della mente. Quando si afferma che gli esseri senzienti hanno la natura di Buddha si intende che hanno una mente capace di diventare come quella del Buddha.Il pensiero dei Berretti Gialli è noto come rang tong ( vuoto di sé) che sta a significare che anche il dharmakaya è vuoto, privo di esistenza intrinseca.La concezione opposta zheng tong ( vuoto d’altro) prende in maniera del tutto letterale gli insegnamenti Tathagatagarba. Esiste una realtà ultima che possiede un’esistenza intrinseca. Essa è eterna, immutabile, presente in tutti gli esseri senzienti. Le differenze tra vuoto di sé e vuoto d’altro hanno confini ben precisi. Il risveglio della Fede presenta la dottrina dell’essenza di Buddha come una teoria cosmologica, una vera natura dell’universo ed è questo che caratterizza le discussioni cinesi sul tathagatagarba. Il principio è la mente dell’essere senziente. La mente è il sostrato del nirvana e del samsara. Possiede 2 aspetti: Quiddità ( realtà assoluta) e fenomeno. Risveglio della fede e teoria dell’essenza del Buddha enorme importanza x lo sviluppo del buddhismo in Asia Orientale. Dogen = considerato il + grande filosofo e riformatore religioso giapponese. Andò in Cina per scoprire il vero Buddhismo e tornato in Giappone nel 1227 vi introdusse la tradizione Soto Zen.Le parole ch’an e zen derivano dal termine sanscrito dhyana che significa meditazione. Secondo la tradizione lo zen nacque quando il Buddha sollevò un fiore e sorrise. Solo Mahakasyapa comprese e divenne il patriarca della tradizione Zen. Avversione verso il pensiero discorsivo e predilezione verso una riflessione sull’attività libera e spontanea della mente. Celebre uso di problemi insolubili al fine di infrangere la barriera del pensiero discorsivo.Scuola Rinzai, associata ai samurai e nemico del Soto Zen. Lo Zen di Dogen fu austero tanto che un detto giapponese afferma “ Rinzai per lo Shogun, Soto per i contadini”.X Dogen la pratica fondamentale è un protratto zazen, la meditazione seduta. Dogen dedico un’ampia sezione del suo Shobogenzo alla natura di Buddha. Secondo Dogen non è che tutti gli esseri posseggono la natura di Buddha ma ogni cosa è la natura di Buddha. Non sta affermando tuttavia che tutto è mente ma al contrario il mondo fenomenico è realmente e letteralmente la natura di Buddha.Dogen respinge qualsiasi idea di natura di Buddha come seme perché essa è già in fiore. L’illuminazione consiste x Dogen nel vedere le cose come realmente esse sono. E dato che tutte le cose e tutti gli istanti sono la natura di Buddha l’illuminazione è lo scorgere perfettamente così come esso è.

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Capitolo 6: La ghirlanda di fiori

Fa-tsang fu il terzo patriarca della scuola nota in Cina con il nome di Hua-yen, che significa ghirlanda di fiori ed è il nome in cinese di un sutra Mahayana: l’Avatamsaka sutra. Un elemento che contraddistingue il Buddhismo dell’Asia orientale da quello indo-tibetano è lo sviluppo di scuole basate sullo studio di specifici sutra. Ognuna di queste scuole considerava il sutra come il culmine dell’insegnamento del Buddha. Fu in queste scuole, come ad esempio nello Huayen che venne creata una versione cinese della filosofia buddhista. È lecito sospettare che questa grande importanza data ai sutra sia un retaggio dell’insegnamento confuciano.La presenza di un unico impero dalla valle del Gange alla via della seta contribuì in maniera esponenziale alla diffusione del Buddhismo che favorì la civilizzazione e la pacificazione di quelle regioni.L’impero cinese Han ( 22-250 D.c) estese il proprio dominio su larga parte del territorio cinese e sull’estremità orientale della Via della Seta; in questo modo la cultura indiana e quella cinese si trovarono in diretto contatto. Oltre ad essere fortemente xenofobi, per i cinesi confuciani alcuni aspetti del Buddhismo risultavano repellenti come ad esempio la rinuncia al mondo, mancando così di rispetto agli antenati o la stessa nozione di rinascita metteva in dubbio il culto degli stessi.Il buddhismo non dona la longevità che era una delle maggiori preoccupazioni dei cinesi, soprattutto interessati al mondo in cui vivevano. Fu sotto l’ala protettrice del Taoismo che il Buddhismo entrò nei circoli intellettuali e venne quindi assorbito sotto forma di sintesi con il taoismo. La dottrina buddhista del periodo Tang mostra un considerevole progresso rispetto alla fase iniziale. Due tradizioni buddhiste sempre + importanti con il passare del tempo furono da un lato il Ch’an e dall’altro il culto del Buddha Amitabha. L’avatamsaka sutra è + lungo della Bibbia e il suo unico titolo tende a fornire un’impressione sbagliata di unitarietà. È un’opera molto eterogenea ed alcuni testi che lo compongono circolano in maniera autonoma. Due sole sezioni sopravvivono integralmente in sanscrito, rispettivamente il Dasabhumika sutra e il gandavyuha sutra. Si dedica alla descrizione dell’universo così come questo è visto da un Buddha o da un Bodhisattva particolarmente progredito. Non è un sutra filosofico anche se contiene sezioni filosoficamente stimolanti. Dal momento che tutte le cose sono prive di esistenza intrinseca, la mente del bodhisattva è in grado, grazie alla meditazione di penetrare tutte le cose e in conseguenza può muoversi libero da impedimenti. Il gandavyuha ha un carattere magico e visionario, di visioni, di magia e di miracoli. Attraverso la visualizzazione, la mente crea una determinata immagine, e dato che tutto è privo di esistenza intrinseca, il mondo è come è la mente. Inoltre, non saranno reali come ogni altra cosa, ma essendo privi di esistenza intrinseca, saranno anche capaci di rivelare la vera natura delle cose.

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Il Buddha dell’Avatamsaka sutra non è Sakyamuni ma Vairocana, che non impartisce insegnamenti ma approva quelli dei suoi Bodhisattva particolarmente progrediti. Ci viene presentato il Buddha per sé e per gli altri. Quello in sé viene definito come l’universo stesso, la vacuità.L’universo dell’avatamsaka sutra viene chiamato il dharmadhatu ovvero il regno del dharma. Non si tratta dell’universo che noi conosciamo, bensì un universo percepito nel modo corretto, quello che si scorge da una prospettiva visionaria, nel quale tutto è vuoto. Tutto è creazione mentale e dunque la mente può penetrare ogni cosa. Una particolare caratteristica del mondo visto da un Buddha è la compenetrazione reciproca: in un mondo che non possiede rigide distinzioni, tutte le cose si compenetrano reciprocamente in un processo infinito. Dunque il mondo percepito da un Buddha, il dharmadhatu è un mondo di infinita compenetrazione reciproca.Il gandavyuha sutra è il culmine di questa storia straordinaria; è un viaggio del pellegrino, precisamente di Sudhana ed è una vasta illustrazione delle sue esperienze.Particolarmente interessante è la figura di Vasumitra, la prostituta,che nonostante le apparenze è un bodhisattva molto progredito. Sudhana incontra infine il bodhisattva Maitreya che gli mostra la “ Torre di Vairocana” che rappresenta il dharmadhatu, l’universo così come viene visto dal Buddha. Samantabhadra, il + elevato dei Bodhisattva. La sua vita ed esperienze rappresentano il tema che si cela all’interno di questo sutra, il settuplice servizio.La figura del patriarca è un elemento caratteristico del Buddhismo dell’asia orientale e la tradizione Hua-yen in cina vanta 5 patriarchi:

- Tu-Shun;- Chih-yen- Fa-tsang;- Cheng-kuan- Tsung-mi

Il termine scuola viene usato in riferimento a Cheng-kuan. Fa-tsang fu colui invece che fornì un’organica sistemazione alle dottrine di questa tradizione e per questa ragione viene indicato come il vero fondatore di questa scuola.Il pensiero Hua-yen è l’illustrazione del dharmadhatu, mondo magico dell’esperienza visionaria.L’imperatrice Wu fu l’unica donna della storia cinese che riuscì ad acquisire il potere imperiale.La dottrina Hua-yen non sopravvisse alle persecuzioni del IX secolo ma divenne il nucleo centrale delle scuole del Ch’an. Trattato sul leone d’oro = breve sintesi del pensiero Huayen per un pubblico anche laico perché il pensiero huayen è spesso complesso ed oscuro. L’oro perché è privo di una propria esistenza intrinseca per questo può essere modellato ad esempio nella forma del leone d’oro dell’imperatrice Wu.L’oro rappresenta il “li” noumeno mentre il leone “shih” fenomeno. Il fenomeno è il noumeno in forma di fenomeno quindi il noumeno è dinamico perché può assumere forme differenti.

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Fa-tsang sembra identificare il noumeno con la nullità e quindi viene considerato uguale come x il Tathagatagarbha.Le dieci porte misteriose è una spiegazione dell’identità reciproca e della compenetrazione reciproca. La + importante è la prima : sia il leone che l’oro esistono contemporaneamente quindi tale corrispondenza è simultanea. Due possibili interpretazioni:

- noumeno e fenomeno si compenetrano reciprocamente e sono identici;- dato che tutte le cose si generano indipendentemente e si espandono

attraverso l’intero universo e tempo, nella totalità dell’interdipendenza del dharmadhatu tutti i fenomeni si compenetrano reciprocamente e sono identici. Inoltre, fenomeno e noumeno non possono essere divisi

La tradizione Hua-yen privilegia l’illuminazione improvvisa perché la natura del Buddha è sempre presente quindi il Bodhisattva deve vedere se stesso come un Buddha e comportarsi di conseguenza. Non esiste nessuna relazione di casualità fra la pratica e l’illuminazione però è la pratica che porta alla luce ciò che già c’è.

Capitolo 7: Il Saddharmapundarika sutra ( Sutra del Loto)

2 monaci giapponesi: Hogon e Renzo. Hogen recitava l’avatamsaka sutra mentre Renzo = il Saddarmapundarika sutra. Hokkegenki = raccolta di narrazioni miracolose del XI sec D.c.In Asia orientale il sutra del loto è come la Bibbia, contenente la verità ultima e bastevole di per sé x la salvezza.Il testo è in sanscrito e la + antica traduzione fu eseguita da Dharmaraksa nel 286 d.c. Tuttavia la versione che conquistò fu quella di Kumarajiva nel 406 D.c. Si compone di 28 capitoli. Non è un’opera omogenea ed è di carattere drammatico con frequenti cambi di scena e suggestive parabole.Rappresenta l’insegnamento ultimo del Buddha prima di Parinirvana ovvero la morte.Il Buddha del sutra del loto è Sakyamuni che si è servito della propria destrezza nei mezzi e negli strumenti al fine di adattare il proprio insegnamento a quello degli ascoltatori.“ Abilità nei mezzi o dei mezzi abili” è una delle dottrine fondamentali del sutra del loto. La dottrina degli abili mezzi sostiene che il Buddha adatta gli insegnamenti e quindi bisogna dargli un valore relativo, di essi ci si deve servire come una zattera per attraversare un fiume, ma una volta che lo si è attraversato non servono più.La dottrina degli abili mezzi indusse le scuole filosofiche buddhiste cinesi a produrre degli schemi che hanno il nome di p’an chiao. Servivano per organizzare gli insegnamenti buddhisti all’interno di una scala che portava fino all’insegnamento + vero. La dottrina degli abili mezzi nel buddhismo mahayana trascende il semplice valore di adattamento ma si riferisce ad ogni azione che il Buddha o i Bodhisattva compiono per il bene degli altri. In riferimento all’etica Mahayana è molto importante perché tutto è subordinato all’interesse di una motivazione superiore.

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È il presupposto fondamentale di una delle principali dottrine del sutra del loto ovvero l’unico veicolo ekayana.Nel sutra del loto vi è una grande svalutazione degli Arhat e dei Pratyekabuddha in favore dei Buddha.La prima parabola che compare è quella della casa incendiata.Il padre è il Buddha, la casa incendiata è il samsara. Il Buddha offre loro dei veicoli yana. Questa parabola è simile a quella del figliol prodigo.Il messaggio fondamentale della prima metà del Sutra del Loto è la dottrina degli abili mezzi del Buddha, della dottrina dell’unico veicolo e della gioia assoluta con cui i discepoli potranno raggiungere la perfetta buddhità. Inoltre nella prima metà del sutra viene descritta la figura di un Buddha del passato: Prabhutaratna. Egli si manifesta in cielo all’interno di uno stupa e dichiara di aver apprezzato talmente tanto il Sutra del loto che sarà presente ovunque esso sia predicato. La seconda metà del sutra è incentrata sull’affermazione che il Buddha permanga e non abbandoni i suoi figli neanche dopo il paranirvana perché egli in realtà non è morto. Viene paragonato a un grande medico i cui figli sono stati avvelenati. Egli prepara rapidamente un antidoto ma le menti di alcuni discepoli sono talmente avvelenate che rifiutano l’antidoto. Il padre allora finge di morire e si allontana da loro. Quando i figli tornano in sé e prendono l’antidoto egli ricompare la sua morte non è che un abile mezzo.Per la dottrina buddhista la durata della vita dipende dai meriti.L’autocitazione encomiastica ( una delle caratteristiche dei più antichi sutra) è molto evidente nel sutra del loto. Uno dei motivi principali della sua popolarità è il suo potere magico. Un’altra ragione è l’enfasi con la quale esalta anche un piccolo atto di fede, capace di salvare anche gli esseri più malvagi.Offre speranza anche alle donne.La setta Tient’ai viene considerata al pari di quella Huayen come una reazione cinese al buddhismo. Appaiono simili sia per la loro natura complessiva sia per il loro carattere sincretistico. Crearono un sistema p’an chiao per classificare i vari tipi di sutra. Entrambi davano rilievo alla dottrina dell’unica mente, della natura universale di Buddha, dell’unico Buddha primordiale ed erano presenti la dottrina della compenetrazione reciproca e dell’illuminazione improvvisa.La tient’ai è più antica dello Huayen e il suo grande organizzatore fu Chih-i che scelse di dimorare sul monte Tient’ai da cui deriva il nome.Lo scopo ultimo del Buddha è la predicazione del sutra del loto quindi questo sutra è sia quello più importante che il più antico, anche se il Mahaparinirvana sutra ha la stessa importanza sulla scala p’an chiao vi fu una fusione dell’insegnamento del sutra del loto relativo all’universalità della buddhità con la natura del Buddha del mahaparinirvana. La dottrina Tient’ai aveva uno stretto rapporto con la dinastia Sui mentre la dinastia Huayen con quella Tang. Il tient’ai venne introdotto in Giappone da Saicho.

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L’anno 1000 circa in Giappone indicava l’inizio del mappo ovvero l’era degli ultimi giorni e della fine del Dharma. La maggior parte dei giapponesi identifica il mappo con l’incendio del tempio di Chokokuji nel 1057.Nichiren, profeta. Fondandosi sul sutra del loto per diffondere la verità egli denunciava spietatamente tutti gli errori dei suoi giorni. Riserva una critica spietata verso Honen, caratterizzata dalla devozione verso Amitabha, tradizione zen = demonio celestre e il buddhismo tantrico come la rovina del paese.Egli afferma che le sventure perdureranno fino a quando non verrà seguita e diffusa la verità.Nell’era del mappo ci si può salvare solo grazie alla fede nel sutra del loto.L’insegnamento del sutra del loto è contenuto nelle sue tre grandi leggi segrete,rispettivamente honzon ( gohonzon), daimoku e kaidan.Il Gohonzon = principale oggetto di venerazione del Nichiren. Il Buddha è Sakyamuni, l’eterno Buddha del sutra del loto. Il Gohonzon fisico invece è il mandala ovvero la rappresentazione del cosmo incentrata su Sakyamuni disegnata da Nichiren. È la rappresentazione astratta della totalità.Il termine Daimoku si riferisce alla concreta intonazione della formula Nam, sovente accompagnata dal battito ritmico di un tamburo. Per Nichiren basta pronunciare questo titolo con fede per salvarsi dall’inferno ed essere condotti fino alla perfezione.Il kaidan è il luogo in cui si ricevono i precetti morali o il luogo dell’ordinazione.Può essere dunque sia il luogo della casa del singolo devoto sia il luogo centrale di iniziazione alla setta.Dopo la morte di Nichiren ci furono diverse sette.1 Nichiren Shoshu ( Soga Gakkai) = lo stesso Nichiren è il Buddha del mappo. La Soga Gakkai è una potente organizzazione laica buddhista ben nota in Occidente grazie alle opere del suo presidente Daisaku Ikeda. Spesso criticata per la pratica dello shakubuku ovvero una forma di conversione piuttosto spinta basata su una sorta di martellamento emotivo e verbale.2. Nihonzan Myohonji = una setta che venne fondata all’inizio del XX secolo. Aveva un forte carattere nazionalista e concepiva il Giappone come la base per la conversione del mondo intero. In seguito alle devastazioni della seconda guerra mondiale, il suo fondatore, Nichidatsu Fuji, si convertì al pacifismo. 3 Rissho kosei kai = movimento particolarmente interessato agli elementi laici presenti nel buddhismo mahayana, quali la terapia di gruppo e le tecniche grazie alle quali la pratica del buddhismo può migliorare il benessere materiale e spirituale della vita presenta. Secondo il suo fondatore, Nikkyo Niwano, condurre una persona sulla strada buddhista significa elevare l’umanità ed è forse l’unico modo di creare una società ideale.

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Capitolo 8: I corpi del Buddha

Secondo un detto zen si incontra un Buddha per strada bisogna ucciderlo. In virtù della propria abilità nei mezzi per aiutare il bodhisattva a liberarsi della concezione del sé il bodhisattva Manjusri ( particolarmente associato con la Sapienza), prese una spada affilata e cercò di uccidere il Buddha. La spada di Manjusri è effettivamente la spada della sapienza e rappresenta il suo principale elemento iconografico nell’ambito dell’arte buddhista. Il Buddha schivò il colpo però.Il Buddha ha 3 dimensioni: la sua presenza fisica, la sua esemplificazione della vera natura delle cose e la sua compassionevole abilità e propensione a intervenire magicamente x gli esseri viventi. Queste 3 dimensioni rivelano l’incarnazione della perfetta sapienza.Il processo di divinizzazione è del tutto comune nell’India antica ed è caratterizzato da un’eccessiva venerazione e dall’esagerazione, diventando quindi un processo di falsificazione.Il Buddha non è mai stato un essere umano e appare sempre come l’incarnazione delle 3 dimensioni: fisica,spirituale e magica.Il termine kaya in genere viene tradotto come corpo ma ha un significato ambiguo, sia in pali che in sanscrito.Il requisito minimo per divenire buddhista è rifugiarsi con tutto il cuore nel Buddha ma non nel suo corpo fisico bensì nel suo corpo dharmico ovvero nel dharmakaya. Il dharmakaya è l’insieme di elementi fondamentali e puri, che consistono in vari tipi di sapienza e di conoscenza insieme ai 5 costituenti psico-fisici puri propri del Buddha: materia fisica pura, sensazioni pure, concezioni pure, ulteriori contenuti mentali pure e coscienza pura. Il dharmakaya è dunque il flusso delle qualità proprie del Buddha e viene diversificato dal corpo fisico del Buddha.Nella perfezione della Sapienza in 8000 versi vi è una netta distinzione tra il corpo fisico del Buddha e il dharmakaya. La venerazione del corpo fisico equivale alla venerazione degli stupa che contenevano le reliquie del Buddha. Il dharmakaya è sia l’insieme degli elementi fondamentali sia della realizzazione e vera natura delle cose in sé e x sé. Vi sono almeno 3 dimensioni interconnesse del dharmakaya nella Prajnaparamita:

1- dharmakaya è la raccolta degli insegnamenti;2- indica l’insieme dei dharma puri posseduti dal Buddha, in particolare quelli

mentali capaci di cogliere la vacuità3- il dharmakaya è la vacuità stessa, vera natura delle cose.

Il corpo fisico del Buddha è il risultato dei meriti consguiti mentre il dharmakaya è l’accumulo della sapienza da lui acquisita ovvero la visione della vacuità. l’accumulo di meriti e sapienza è la strada del sentiero mahayana per la buddhità.Il Buddha si manifesta secondo i bisogni degli esseri viventi, ad esempio insegnando l’esistenza dei 3 veicoli ma in realtà non ve n’è che uno solo: ekayana. La tradizione Cittamatra afferma che il Buddha ha 3 corpi:

- dharmakaya ovvero corpo essenziale o di essenza. È il flusso di coscienza purificato e non duale. Insieme delle qualità mentali positive che caratterizzano lo stato di Buddha. Uguale al dharmadatu che è l’universo, la totalità

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- sambhogikaya = corpo del completo godimento. Corpo fisico ma non di grossolana forma materiale perché si manifesta in svariati modi e luoghi. Si tratta del corpo glorificato del Buddha con i 32 e gli 82 segni di eccellenza. Appare assiso su un trono di loto nella terra pura predicando il mahayana. È il più importante dei corpi del Buddha perché è il vero e proprio Buddha nel suo aspetto ultraterreno, quello che viene chiamato in genere il Buddha della devozione buddhista

- corpi di trasformazione = semplice manifestazione generata dalla compassione, un’emissione compiuta dal corpo di godimento per il bene di quelli che non sono in grado di raggiungere la terra pura

Lo schema Dge Lugs è uno schema della tradizione tibetana che cerca di seguire il sistema madhyamaka prasangika di candrakirti e nell’elaborazione dei corpi sviluppa uno schema che è una sintesi tra il Madhyamaka e Cittamatra.Per Dge Lugs il dharmakaya ha 2 aspetti:1 corpo di essenza che possiede due aspetti: assenza di esistenza intrinseca ( rappresenta la vacuità, sunyata in quanto propria del flusso di coscienza non duale del Buddha) e assenza di offuscamento morale;2 corpo di sapienza rappresenta la coscienza non duale e onnisciente del Buddha e corrisponde al dharmakaya della tradizione cittamatra. La tradizione Dge Lugs distingue anche vari generi di corpi di trasformazione. Quelli che si manifestano come Gautama o come artisti, artigiani, animali o oggetti.Il nirvana non dimorante è un termine che è stato introdotto dalla tradizione Cittamatra e si pone in contrasto con le forme di nirvana acquisite dagli arhat o dai pratyekabuddha. La si può comprendere meglio dal punto di vista di un bodhisattva, vale a dire di un aspirante alla liberazione che procede lungo il sentiero della buddhità. Si procede con la rinuncia al samsara. Il bodhisattva procede lungo il superamento della dualità ma non deve abbandonare gli esseri senzienti. Conquista la sapienza ma conserva la compassione.Dato che il Nirvana implica il distacco dagli individui il bodhisattva rinuncia al Nirvana ed entra quindi nel nirvana non dimorante.Il termine nirvana non dimorante indica due dimensioni: - movimento verso l’abbandono del samsara- movimento verso il basso di compassionevole ritorno verso il basso

Capitolo 9: Il sentiero del Bodhisattva

Il Buddhismo che si diffuse in Tibet dal VII secolo proviene da due religioni. Da un lato Ch’an e dall’altro buddhismo indiano ( tantrico).Il buddhismo tantrico si occupa in primo luogo dei rituali e delle pratiche meditative. Si interessa dei mezzi x raggiungere la piena illuminazione e nella pratica il meditante:

- invoca e visualizza un Buddha- il Buddha viene assorbito dalla mente del praticante

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- riduce il mondo dell’esperienza riuscendo così a trasformarlo nel mondo della terra pura

Sin dall’inizio il praticante cerca di identificarsi con un Buddha cercando di vedere il mondo come un regno divino e magico. A poco a poco ricorre ad elementi di fisiologia sottile e a un corpo sottile. Si allenta la pressione del mondo.Queste pratiche richiedono un precedente addestramento e apprendimento mahayana. La vacuità fa parte del sentiero del bodhisattva e questo richiede una guida importanza del guru o il lama infatti questo tipo di buddhismo viene anche chiamato lamaismo.Secondo il bodhipathapradipa di Atisa gli esseri possono essere suddivisi in 3 categorie:

1- gli inferiori2- i mediani3- i superiori

Gli inferiori sono egoisti e agiscono solo in base ai piaceri del samsara; i mediani rinunciano ai piaceri della vita e si astengono dagli atti immorali. Agiscono al fine di raggiungere un pace interiore diventando Arhat. I superiori invece cercano di dissolvere ogni forma di sofferenza dal prossimo diventando bodhisattva.La distinzione dunque dipende dalla aspirazioni. Lo sviluppo della + autentica motivazione mahayana viene definito “ generazione della bodhicitta”. Questa compassione rappresenta il fondamento del bodhisattva e afferma che i Buddha raggiunsero la loro onniscienza abbracciando la compassione. Riuscire a generare autenticamente questa profonda compassione è un’esperienza capace di trasformare radicalmente la propria vita. Pochissimi praticanti sono capaci di cominciare il proprio cammino animati direttamente dalla motivazione del bodhisattva. Le prime meditazioni hanno lo scopo di elevare le aspirazioni dalla preoccupazione di liberarsi del samsara. 3 principali aspetti del sentiero: rinuncia, compassione e vacuità. È infatti indispensabile aver sviluppato un atteggiamento di rinuncia x poter sviluppare la compassione. I vari testi sono discordi nell’indicare le cause della generazione del bodhicitta.La prima viene chiamata la “meditazione delle sei cause e un effetto” = generare un atteggiamento di eguaglianza, imparziali nei confronti di tutti gli esseri senzienti. Tutti costoro sono uguali e nessuno di loro è intrinsecamente amico o nemico poiché tutti abbiamo avuto infinite nascite nel passato. Alla luce di queste considerazioni il meditante sviluppa un profondo sentimento di amore e decide di assumersi la responsabilità di tutti gli esseri senzienti. La seconda meditazione è quella dello scambio di sé con gli altri. Si medita sul fatto che tutti gli esseri sono uguali in quanto tutti desiderano avere felicità e sfuggire il dolore. In un secondo tempo ogni persona è importante quanto noi stessi e poiché gli altri sono + numerosi nel loro insieme sono + importanti di noi stessi. Il risultato di queste pratiche è che si diviene capaci di scambiare sé con gli altri. Pratica del dare e prendere. Dare compassione e ricevere il dolore degli altri.Vi sono due generi di bodhicitta: quello fondamentale e quello convenzionale.Quello fondamentale è al di là di questo mondo, inesprimibile con concetti o parole. È verosimile pensare che rappresenti la pura mente radiosa di un essere illuminato dotato di compassione.

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Il bodhicitta convenzionale o morale invece è anch’esso di due generi: aspirazione e di impegno.Il bodhicitta di aspirazione si sviluppa spontaneamente in chi vuole aiutare il prossimo mentre il bodhicitta di impegno consiste nella concreta attuazione delle pratiche del sentiero del bodhisattva. Con lo sviluppo della bodhicitta il bodhisattva raggiunge il primo degli stadi ( bhumi) denominato gioioso. Tuttavia c’erano diversi schemi relativi al sentiero del bodhisattva e x cercare di armonizzarli emerge quello esposto nel Bhavanakrama di Kamalasila.Secondo il Bhavanakrama il bodhisattva dopo lo sviluppo della bodhicitta non è ancora nel primo stadio ma deve coltivare sia la sapienza che i mezzi. X mezzi si intende le 5 perfezioni del: dare, moralità, pazienza, sforzo e concentrazione meditativa. È importante che il bodhisattva riesca a combinare l’abilità dei mezzi con i 3 generi di sapienza derivanti dallo studio, dalla profonda riflessione e dalla meditazione. Quando si sviluppa la bodhicitta si entra nel sentiero dell’Accumulazione. Il secondo sentiero è quello della Preparazione, in questo stadio il bodhisattva è ancora una persona comune. Il sentiero della preparazione possiede 4 stadi: calore, culmine, pazienza e supremi dharma terreni. Si ottengono i 5 poteri della fede profonda, sforzo, perseveranza, reminescenza e assorbimento meditativo.Quando si acquisisce una visione diretta della vacuità si entra nel sentiero della visione profonda. A questo punto diventa un bodhisattva. Acquisisce le quattro meditazioni, i 4 assorbimenti meditativi non materiali, le 5 facoltà sovrannaturali . Nel quarto stadio, sentiero dello sviluppo, acquisisce i 37 elementi dell’illuminazione. Richiede ere cosmiche di sforzi e attività compassionevoli x giungere al termine. Giunge a comprendere pienamente l’impermanenza e perfeziona anche la virtù della pazienza. Due generi di pazienza: il primo neutralizza ogni intenzione di fare del male e il secondo genera la sopportazione del dolore. Il quinto stadio è il Difficile da conquistare il bodhisattva non può + essere vinto da demoni o forze del male. Acquisisce la perfezione della meditazione e perviene ad una conoscenza reale e corretta delle quattro nobili verità. Il sesto stadio è quello dell’Avvicinamento nel quale acquisisce la perfezione della sapienza. Può abbandonare il mondo e pervenire alla pace del Nirvana proprio di un Arhat. Ma egli cerca di dimorare in un nirvana non dimorante, dedicandosi allo sviluppo dei mezzi abili. Dal settimo stadio in poi egli pratica altre quattro perfezioni che si aggiungono alle 6 originarie. Il settimo stadio, l’Allontanato, il progresso del bodhisattva viene considerato irreversibile, egli è ormai destinato ad acquisire la piena buddhità. L’’ottavo stadio è quello Inamovibile dove il bodhisattva è simile a un uomo che si è risvegliato da un sogno, abbandonando ogni erroneo pensiero concettuale e riesce a vedere il mondo in maniera del tutto nuova. Giunto al nono stadio, quello della Buona Intelligenza, Espone il messaggio del Buddha a tutti gli esseri senzienti in preda al dolore. Infine il bodhisattva raggiunge il decimo stadio che è la Nube del Dharma.Al di là del decimo stadio vi è la stadio di un Buddha.

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Capitolo 10: Fede e devozione i culti del Buddha e dei bodhisattva

Nonostante il Buddhismo non sia una religione nella quale la fede ha un ruolo principale non vuol dire che non sia importante. Essa infatti viene inclusa assieme al vigore, alla presenza mentale, alla concentrazione e alla sapienza, le cinque virtù cardinali.Quando nasce la fede essa dissolve i 5 impedimenti e pulisce la mente dalle sue contaminazioni. Viene descritta in riferimento ai suoi effetti psicologici.Rappresenta sia la base cognitiva che l’aspirazione x una crescita spirituale.La fede viene definita ragionata e rappresenta il punto di partenza, è dunque il primo stadio di un processo che si conclude con la sapienza. Include la fede in certe cose come nel Buddha stesso.Il Sutta Nipata del canone pali, considerato uno dei + antichi testi buddhisti,fa dei riferimenti alla buddhanusmrti, una pratica descritta in tutte le scuole buddhiste, grazie alla quale il meditante, richiamando nella sua mente il Buddha, si sente in sua presenza. Vanno sottolineati 3 punti:

- la connessione fra la buddhanusmrti e l’acquisizione di un livello + elevato- la reminescenza del Buddha rende liberi dalla paura- il meditante concentrandosi sul Buddha si sente come se fosse alla sua

presenzaIl bisogno della presenza del Buddha rappresentò un fattore significativo dello sviluppo del buddhismo nei secoli.Quale via dunque potrebbe essere + adatta a condurre rapidamente all’illuminazione del vedere non uno, ma infiniti Buddha, ricevendo i loro insegnamenti?Il pratyutpanna sutra venne tradotto in cinese per la prima volta da Lokaksema nel 179 D.c e si tratta di una delle + antiche traduzioni cinese di un sutra buddhista. Il principale insegnamento di questo testo è il pratyutpanna samadhi. Il fondamento di questa pratica è una rigorosa moralità. Il praticante deve infatti rispettare ogni aspetto del codice prima di iniziare il periodo di appartamento. Poi si ritira in un luogo isolato e riflettendo cerca di individuare la direzione nella quale dimora il Buddha amitayus. La meditazione in sé non è diversa dalle pratiche di buddhanusmrti. Vedendo il Buddha il praticante potrà dunque venerarlo e ricevere i suoi insegnamenti. Per la cosmologia buddhista lo spazio è infinito. Esso è pieno di innumerevoli universi che si espandono nelle dieci direzioni ( i 4 punti cardinali, i 4 punti intermedi, lo zenit e il nadir) . All’interno di queste sfere infinite alcuni universi sono denominati “ campi o terre di Buddha” dove il Buddha esercita la propria influenza spirituale. Il concetto di campo di Buddha è di grande importanza nell’ambito del pensiero mahayana. Non vi possono essere due Buddha in un unico campo poiché significherebbe che uno dei due non è all’altezza del compito. Gli esseri umani vivono in una sfera denominata Saha, posta a meridione il cui attuale Buddha è sakyamuni. La nozione di un campo di Buddha sembra aver

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avuto origine dalla riflessione sul campo della consapevolezza di Sakyamuni ovvero sulla sua autorità e sulla sua influenza.La funzione principale di un Buddha è esporre il proprio insegnamento agli esseri senzienti del proprio Campo ma il campo di un Buddha non è semplicemente un luogo in cui egli compare. Al contrario si afferma che quand’egli era ancora un bodhisattva abbia purificato il proprio campo. Il campo di Buddha pertanto è un luogo in cui un bodhisattva può scorgere il Buddha. Ciò però determina un problema perché è opinione generale che il mondo di Sakyamuni, saha, non sia un luogo particolarmente puro. Quindi i testi mahayana parlano così di 3 tipi di campi di Buddha: quelli puri, quelli impuri e quelli misti. In un campo impuro si ritrovano molti non buddhisti, esseri in preda al dolore, essere inferiori, molto rari sono i bodhisattva. Un campo puro invece ha un Buddha che vive x un periodo estremamente lungo e che non abbandona il proprio gregge. ALCUNI BODHISATTVAMaitreya = Maitreya è il prossimo Buddha, l’unico attuale bodhisattva di rango divino riconosciuto sia dalle tradizioni mahayana e non. Una versione della storia di maitreya è contenuta in un’opera in sanscrito “la profezia di Maitreya”. Maitreya dimora adesso nel paradiso tusita in attesa del momento opportuno per discendere sulla terra. Dal momento che tusita è un regno celeste e non una terra pura, è possibile giungervi durante la meditazione. Dato che Tusita è molto + vicino alla terra di una terra pura, Maitreya visita molte volte il nostro mondo, assumendo svariati aspetti per salvare ed insegnare. L’episodio + noto è forse quello di Asanga che venne condotto su tusita per ricevere una serie di testi contenenti insegnamenti della sola mente. Fu per questa ragione che la tradizione cittamatra è molto fedele a Maitreya. Avalokitesvara = è forse il + popolare dei bodhisattva Mahayana. È un bodhisattva del decimo stadio e si manifesta in tutte le forme idonee per soccorrere, convertire e salvare gli esseri senzienti. È il + compassionevole salvatore dell’universo. Viene definito la vera incarnazione della compassione perché egli non si preoccupa solo dell’illuminazione ma di tutte le piccole pene quotidiane. I poteri salvifici di avalokitesvara sono spesso soggetto dell’arte sino-giapponese. Oltre al Sutra del loto, l’altra fonte principale è il Karandavyuha sutra, un testo interamente dedicato all’illustrazione e alla celebrazione dei miracolosi atti del bodhisattva. Tara = è la + amabile tra tutte le divinità buddhiste. La devozione verso tara è un elemento caratteristico del buddhismo del Tibet. Dimora sul monte Potalaka. Comparve per la prima volta nell’arte indiana nel corso del VI secolo assieme ad avalokitesvara. Ella è la madre di tutti i Buddha nonostante abbia solo 16 anni: vecchia ma allo stesso tempo giovane ella diventa l’immagine stessa della vacuità. L’iconografia attribuisce a tara molte forme diverse, soprattutto quella tibetana perché le immagini hanno un’importanza fondamentale x la meditazione tantrica. Manjusri = Mentre avalokitesvara rappresenta la compassione, manjusri rappresenta l’altro polo ovvero la sapienza. Ha il ruolo di interlocutore in dibattiti sulla verità ultima. Nell’arte buddhista Manjusri compare relativamente tardi ed è probabile quindi che il suo culto si sia sviluppato intorno al VI secolo. La spada di Manjusri è la spada della gnosi, che recide i legami dell’ignoranza.

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Ksitigarbha = Grande importanza nell’asia orientale. A Ksitigarbha viene assegnato il compito di salvare gli esseri senzienti nel periodo tra la morte di Sakyamuni e l’avvento di Maitreya. Anche se il vero motivo della sua importanza è che viene associato con la pietà filiale in quanto giunge a salvare i defunti persino dai + profondi inferni. ALCUNI BUDDHAAksobhya = il culto di Aksobhya sembra essere il culto + antico dopo quello di Sakyamuni. La nostra fonte principale è l’aksobhya sutra che è uno dei primi testi mahayana sicuramente databili ( fine del II sec D.c). Aksobyha dimora in Abhirati che è un mondo felice, straordinario e privo di qualunque pericolo e rappresenta dunque tutto il contrario del nostro mondo. Come si può rinascere in questo mondo? La motivazione è il desiderio di acquisire l’illuminazione e di illuminare il mondo intero. Dopo aver stabilito il suo successore Aksobyha entrerà infine nel paranirvana così come aveva fatto Sakyamuni identificando in Maitreya il suo successore. Bhaisajyaguru = Buddha medico. Rappresenta la vera e propria incarnazione della dimensione della guarigione in tutti i suoi aspetti. In Tibet egli è il patrono della medicina. La fonte principale è il bhaisajyaguru sutra che descrive i grandi voti da lui enunciati quand’era ancora un bodhisattva. Nel campo di Buddha di Bhaisajyaguru non vi sono donne, in quanto esse rinascono come stato + elevato di uomini. A questo proposito bisogna rilevare che nel Buddhismo l’idea della superiorità dell’uomo rispetto alla donna è molto antica. Amitabha = Il culto + diffuso è quello del Buddha Amitabha. Presenta particolari forme di pratica che si avvicinano a ciò che potremmo chiamare devozione monoteista. Il culto di Amitabha viene generalmente indicato col nome di “ Buddhismo della Terra Pura” e consiste in 3 sutra: i due Sukhavativyuha sutra e il Amitayurbuddhanusmrti sutra. Il Buddha Amitabha è il sovrano di Sukhavati.Il culto di amitabha in Cina si basa sul pratyutpanna sutra e venne istituito da Hui-Yuan. Hui yuan cercava di raggiungere Sukhavati grazie alle sue facoltà e non attraverso la compassione di amitabha quindi l’onore di essere considerato il primo patriarca cinese va a T’an-luan. Honen Shonin = Tra la fine dell’epoca Heian e l’inizio dell’epoca kamakura ci furono carestie, guerre civili, epidemie, collasso economico ecc ecc grande impeto allo sviluppo del Buddhismo della terra pura. Honen Shonin è ritenuto il fondatore del Jodoshin-shu, la scuola della Vera Terra Pura. Egli afferma che, per quanto si possa essere colti, si deve recitare poveramente il nembutsu ossia invocare il nome del Buddha amitabha e non ci si deve far prendere dal dubbio poiché egli non disdegna alcun essere. Honen fu accusato di non rispettare la bodhicitta perché non si preoccupava né di salvare gli esseri senzienti né di sviluppare la compassione, ma semplicemente rinascere nella terra pura. Da questo punto di vista l’insegnamento di Honen non può dirsi Mahayana. Shinran Shonin = Shinran Shonin fu un discepolo di Honen Shonin non volle allontanarsi dagli insegnamenti del maestro e forse per questa ragione non venne mai considerato un patriarca. È difficile separare la leggenda dalla realtà dei resoconti della vita di Shinran. È di fondamentale importanza considerare che Shinran fu sposato poiché fa capire che egli non considerava differenti un monaco

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o un laico nel culto di amitabha non esiste nessuna differenza fra monaci o laici. Shinran forse considerava il matrimonio come una condizione nella quale ognuno dei due coniugi aiutava l’altro nel cammino spirituale. L’opera principale di Shinran è il Kyogyoshinso e consiste in una serie di estratti delle scritture dei patriarchi dello Shin Shu, seguiti dal commentario di Shinran. Il suo insegnamento è condensato nel Tannisho, un breve testo scritto da Yui-en uno dei suoi discepoli. Si compone di due parti: nella prima Yui en espone gli insegnamenti orali di Shinran e nella seconda chiarisce una serie di punti che erano stati oggetto di dispute e critiche.