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Page 1: ARISTOTELE•Aristotele dà quattro definizioni della metafisica: •La metafisica studia le cause e i principi primi •La metafisica studia l’essere in quanto essere •La metafisica

Aristotele

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Aristotele

• Il contesto storico

• Vita

• Opere

• Il rapporto con Platone

• L’enciclopedia delle scienze

• La metafisica

• La logica

• Dialettica e retorica

• Fisica

• Psicologia

• Gnoseologia

• Etica

• Politica

• Poetica

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Contesto storico

• Al tempo di Aristotele la crisi della pólis è ormai irreversibile. Nella seconda metà del IV secolo a.C. la potenza macedone dà inizio al progressivo asservimento della Grecia e alla corruzione della libertà della pólis.

• Il cittadino greco perde la passione per la politica ed emergono altri interessi, soprattutto conoscitivi ed etici.

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Vita

• Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.c.

• Entrò nella scuola di Platone a 17 anni e vi rimase per 20 anni fino alla morte del maestro (347 a.c.).

• Alla morte di Platone, Aristotele lascò l’Accademia e si recò prima ad Asso e poi a Mitilene.

• Nel 342 a.c. fu chiamato a Pella da Filippo, re di Macedonia per educare il figlio Alessandro.

• Nel 335-334 a.C. ritornò ad Atene e fondò il Liceo, una scuola che comprendeva, oltre all’edificio e al giardino, una passeggiata, o «perìpato», perciò la scuola era chiamata «peripatetica».

• Nel 323 a.C. morì Alessandro e Aristotele fuggi a Calcide, dove morì nel 322 a.C.

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Opere

Gli scritti di Aristotele sono suddivisi in:

• scritti «acroamatici o esoterici» destinati all’insegnamento;

• scritti «essoterici», scritti in forma dialogica e destinati al pubblico.

Ci sono pervenuti soltanto gli scritti per l’insegnamento, mentre degli scritti essoterici ci rimangono solo pochi frammenti.

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Gli scritti acroamatici

Logica (Órganon = «strumento» di ricerca) Categorie, Sull’interpretazione, Analitici primi, Analitici secondi, topici, Elenchi sofistici

Metafisica È una raccolta di quattordici scritti diversi e composti in epoche diverse

Fisica, storia naturale, matematica e psicologia Lezioni di fisica, Sul cielo, Sulla generazione e la corruzione, Sulle meteore, Storie degli animali, Sulle parti degli animali, Sul movimento degli animali, Sull’anima, Parva naturalia

Etica Etica nicomachea, Etica eudemia, Grande Etica

Politica Politica, Costituzione degli Ateniesi

Economia Economia

Poetica e retorica Poetica, Retorica

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Il rapporto Platone - Aristotele

• Platone crede nella finalità politica della conoscenza e vede il filosofo come un governatore della città.

• Aristotele crede che lo scopo della filosofia sia la conoscenza disinteressata del reale e considera il filosofo un sapiente dedito esclusivamente alla ricerca e all’insegnamento

• Platone guarda il mondo secondo un’ottica verticale e gerarchica: traccia una netta distinzione tra realtà vere e apparenti e tra conoscenze superiori e conoscenze inferiori.

• Aristotele nel suo pensiero maturo guarda il mondo secondo un’ottica orizzontale e unitaria: considera tutte le realtà su un piano di pari dignità ontologica e tutte le scienze su un piano di pari dignità gnoseologica.

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L’enciclopedia delle scienze

• La realtà, pur essendo unitaria, si divide in varie regioni, che costituiscono ciascuna l’oggetto di studio di un gruppo di scienze, che costituiscono nel loro insieme un’enciclopedia del sapere.

• Ciascuna scienza rivendica una propria organizzazione autonoma e uno specifico settore di competenza.

• La filosofia, intesa come metafisica, si interroga sull’essere o sulla realtà in generale, è dunque la scienza prima, ossia la disciplina che studia l’oggetto comune a tutte le scienze (l’essere) e i principi comuni a tutte le scienze (i principi dell’essere).

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Metafisica

• I quadro delle scienze

• Il concetto di metafisica

• I significati dell’essere

• La sostanza

• La dottrina delle quattro cause

• La critica alle idee platoniche

• La dottrina del divenire

• Teologia

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Il quadro delle scienze

Aristotele distingue tre gruppi di scienze

Scienze teoreticheScopo: la conoscenza disinteressata della realtà

Metafisica

Oggetto: il necessario, ossia ciò che non può esse diverso da com’èMetodo: dimostrativo

Fisica

Matematica

Scienze praticheScopo: l’orientamento dell’agire

Etica

Oggetto: il possibileMetodo: non dimostrativo

Politica

Scienze poieticheScopo: la produzione di opere o la manipolazionedegli oggetti

Arti Belle

Tecniche

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Il concetto di metafisica

• Il termine metafisica non è aristotelico, Aristotele usava l’espressione filosofia prima.

• Aristotele dà quattro definizioni della metafisica:• La metafisica studia le cause e i principi primi

• La metafisica studia l’essere in quanto essere

• La metafisica studia la sostanza

• La metafisica studia Dio e la sostanza immobile

• Ha insistito maggiormente sul secondo significato: la metafisica non ha per oggetto una realtà in particolare, bensì la realtà in generale, cioè l’aspetto fondamentale e comune di tutta la realtà. Per questo la metafisica è detta filosofia prima mentre le altre scienze sono filosofie seconde.

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I significati dell’essere

L’essere può venire inteso in modi diversi:• In modo univoco, quando è inteso sempre come «esistere». L’aggiunta di una negazione nega

non solo l’attributo ma la stessa esistenza del soggetto. Questo è l’errore di Parmenide. Tale posizione per Aristotele è assurda.

• In modo equivoco, cioè l’essere va inteso ogni volta in senso diverso a seconda del contesto. Questo modo conduce all’impossibilità stessa di comunicare.

• In modo polivoco, l’essere si dice in molti sensi: vi attribuiamo significati particolari diversi, ai quali però riconosciamo un comune significato di fondo.

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I significati dell’essere

• I significati basilari dell’essere sono: • L’essere come accidente

• L’essere come categorie (o essere per sé)

• L’essere come vero

• L’essere come atto e potenza.

• Le categorie sono le caratteristiche fondamentali e strutturali dell’essere e sono: la sostanza, la qualità, la quantità, la relazione, l’agire, il subire, il dove, il quando, l’avere e il giacere.

• Dal punto di vista ontologico sono i modi fondamentali in cui la realtà si presenta, dal punto di vista logico sono i vari modi con cui l’essere di predica delle cose.

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La sostanza: il principio di non contraddizione

• Di tutte le categorie la più importante è quella della sostanza.

• La filosofia deve ridurre tutti i molteplici significati dell’essere a un significato unico e fondamentale, ha bisogno di un principio fondamentale e lo trova nel principio di non-contraddizione, che Aristotele esprime in due modi:• L’impossibilità logica di affermare e al tempo stesso negare un medesimo predicato intorno a

un medesimo soggetto;

• L’impossibilità ontologica che un determinato essere sia e insieme non sia quello che è.

• Aristotele chiama sostanza la natura necessaria di un essere qualsiasi. Essa è pertanto l’equivalente ontologico del principio logico di non contraddizione.

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La sostanza: il «questo qui»

• La sostanza è l’essere dell’essere, cioè il suo significato fondamentale.

• Per sostanza Aristotele intende l’individuo concreto che funge da soggetto reale di proprietà e da soggetto logico di predicati.

• Per sottolineare la concretezza individuale della sostanza, Aristotele la chiama anche «tóde ti» ossia il «questo qui».

• Il «questo qui» è un ente autonomo che, a differenze delle qualità che gli si riferiscono ha vita propria.

• L’essere è un insieme di sostanze e qualità di tali sostanze.

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La sostanza: forma/materia

• Ogni sostanza forma un sinolo, cioè un unione indissolubile di due elementi:• La forma, la natura propria di una cosa, la struttura che la rende quella che è;

• La materia, ciò di cui una cosa è fatta, il materiale ricettivo che la compone.

• Alla domanda «che cos’è la sostanza?» Aristotele risponde:• sia dicendo che è il «questo qui», cioè il sinolo concreto di forma e materia,

• sia dicendo che essa è la forma, o natura, che fa si che il sinolo sia quello che è.

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La sostanza: essenza/accidente

• Come forma, la sostanza è l’essenza necessaria di una cosa, la struttura fissa e immutabile che la definisce e la organizza.

• Dalla sostanza in quanto essenza, o forma, è necessario distinguere l’accidente, un qualità che una cosa può avere o non avere, cioè una caratteristica casuale o fortuita della sostanza.

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La dottrina delle quattro cause

• La conoscenza e la scienza nascono dalla meraviglia di fronte all’essere e consistono nel rendersi conto della causa delle cose.

• Esistono quattro tipi di cause:• La causa materiale è la materia ossia ciò di cui una cosa è fatta;

• La causa formale è la forma o il modello, cioè l’essenza necessaria di una cosa;

• La causa efficiente è ciò che dà inizio al mutamento o alla quiete, ossia ciò che origina qualcosa;

• La causa finale è lo scopo al quale una cosa tende.

• Le quattro cause sono specificazioni della sostanza globalmente intesa, che risulta la vera causa dell’essere.

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La critica alle idee platoniche

• L’idea platonica è la natura o l’essenza necessaria di una cosa, cioè la sua forma; ma le idee sono separate dalle cose e pertanto non si capisce in che senso possano essere causa delle cose.

• Per Aristotele il principio delle cose deve risiedere nelle cose stesse, nella loro forma interiore. Al posto delle idee Aristotele pone dunque le forme, intese come strutture immanenti degli individui.

• Le idee sono inutili doppioni che complicano, anziché semplificare.

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La dottrina del divenire

• Che il divenire esista è un fatto. Come il divenire debba essere pensato è invece un problema.

• Aristotele ritiene che il divenire non implichi alcun passaggio dal non essere all’essere, ma semplicemente un passaggio da un certo tipo di essere a un certo altro tipo di essere.

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Il divenire: i quattro tipi di movimento

Aristotele distingue quattro tipi di movimento o divenire:• Il primo è il movimento locale o traslazione, che consiste nello spostamento di un corpo da

un posto all’altro,

• Il secondo il movimento qualitativo, o alterazione, che avviene quando in un sostrato cambia una caratteristica accidentale;

• Il terzo è il movimento quantitativo, che consiste nell’accrescimento o nella diminuzione e che ha luogo quando cambia una certa quantità di un sostrato;

• Il quarto è un movimento sostanziale che corrisponde alla generazione e alla corruzione, cioè la nascita e la morte.

I primi tre avvengono in una sostanza che resta immutata.

Il quarto tipo riguarda invece proprio la sostanza, non cambia solo una proprietà, ma nasce o muore il soggetto stesso.

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Il divenire: potenza/atto

• Per pensare adeguatamente il divenire, Aristotele elabora i concetti di potenza e atto:• La potenza è la possibilità da parte della materia di assumere una determinata forma;

• L’atto è la realizzazione di tale capacità.

• Il punto di partenza del divenire è la potenza (la materia priva di una certa forma), mentre il punto di arrivo è l’atto (l’assunzione di tale forma).

• L’atto è chiamato anche entelechìa, che in greco significa realizzazione o perfezione attuata.

• L’atto possiede una priorità:• gnoseologica (la conoscenza della potenza presuppone la conoscenza dell’atto);

• crononologica (l’atto viene temporalmente prima della potenza)

• ontologica (l’atto è la causa, il senso e il fine della potenza)

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La catena del divenire

• Aristotele spiega dunque il divenire attraverso i concetti di materia e forma, potenza e atto.

• Il movimento presuppone anche le altre due cause: la causa efficiente (l’inizio del divenire) e la causa finale (la fine del divenire).

• Spesso ciò che è forma diventa materia ossia punto di partenza di un movimento ulteriore. Perciò una stessa cosa può essere considerata sia materia (potenza), sia forma (atto), a secondo del punto di vista da cui la si osserva.

• Questa catena del divenire presuppone due termini estremi: una materia prima che è pura potenza, assolutamente priva di determinazioni e una forma pura, o atto puro, cioè una perfezione completamente realizzata.

• Questa forma pura costituisce l’oggetto della teologia.

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Teologia: il primo motore immobile

• La teologia di Aristotele fa parte della sua metafisica e indaga l’essere più alto e la causa suprema del cosmo: Dio.

• Aristotele fornisce una prova dell’esistenza di Dio tratta dalla teoria del movimento. Tutto ciò che è in moto è necessariamente mosso da altro. Quest’altro è necessario che sia mosso da altro ancora, ma ovviamente non è possibile risalire all’infinito. Pertanto deve per forza esserci un principio assolutamente primo e immobile che Aristotele identifica con Dio.

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Gli attributi di Dio

A Dio Aristotele riferisce una serie di attributi: • Dio è atto puro, ossia atto senza potenza

• Dio è pura forma, o sostanza incorporea

• Dio è eterno

• Dio non muove come causa efficiente, ma come causa finale, cioè come oggetto d’amore

• Dio è una perfezione che pur rimando impassibile esercita una forza calamitante sul mondo

• Dio è pensiero di pensiero e la vita divina è la più eccellente e felice tra tutte

• Dio non è una sostanza unica: il ragionamento che dimostra l’esistenza di Dio può essere ripetuto a proposito di tutti i cieli, pertanto l’esistenza degli altri cieli presuppone l’esistenza di altrettanti motori immobili.

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Logica

• I concetti

• Le proposizioni

• Il quadrato degli opposti

• I modi della predicazione

• Il sillogismo

• Il problema delle premesse

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Logica

• La logica non trova posto nella classificazione aristotelica delle scienze, poiché essa ha per oggetto la forma comune di tutte le scienze.

• Il termine logica non è aristotelico, ma probabilmente stoico.

• Aristotele definiva la propria dottrina del ragionamento con il termine analitica.

• Anche il termine órganon, che significa strumento, non è aristotelico.

• Sottolinea la funzione propedeuitica o introduttiva della logica, intesa come strumento di cui si avvalgono tutte le scienze.

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Logica

• La logica di Aristotele si articola in:• Logica del concetto

• Logica della proposizione

• Logica del ragionamento (sillogismo)

• Tra le forme del pensiero (studiate dalla logica) e le forme della realtà (studiate dalla metafisica) esiste un rapporto necessario, sul quale si fondano la verità delle forme del pensiero e la precedenza ideale della metafisica rispetto alla logica.

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Logica: i concetti

• Gli oggetti del nostro discorso, cioè i concetti possono essere disposti in una scala di maggiore o minore universalità e classificati mediante un rapporto di genere e specie. Ogni concetto di un determinato settore è specie di un concetto più universale e genere di un concetto meno universale.

• Se percorriamo la scala complessiva dei concetti dall’alto verso il basso, giungiamo a una specie che sotto di se non ne ha altre (specie infima). Tale è l’individuo o sostanza prima, cioè la sostanza in senso proprio.

• Le sostanze seconde sono invece le specie e i generi entro cui rientrano le sostanze prime. Aristotele ribadisce che solo le sostanze prime, cioè gli individui concreti, sono sostanze in senso proprio.

• Se percorriamo la scala dei concetti dal basso verso l’alto, arriviamo ai generi sommi, cioè le dieci categorie dell’essere. (vedi slide n.13)

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Logica: le proposizioni

• Un enunciato dichiarativo è detto anche proposizione. Le proposizioni sono l’espressione verbale dei giudizi, cioè degli atti mentali con cui uniamo o separiamo determinati concetti nella struttura di base soggetto-predicato.

• Aristotele distingue le proposizioni in vari tipi: • rispetto alla qualità le proposizioni si dividono in affermative e negative.

• rispetto alla quantità le proposizioni possono essere universali, particolari o singolari.

• Aristotele ha dedicato particolare attenzione fra le proposizioni universali e le proposizioni particolari. Tali rapporti furono rappresentati dai logici medievali nel «quadrato degli opposti».

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Logica: il quadrato degli opposti

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SubalterneSubalterne

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Verità e falsità tra proposizioni

• Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, ma possono essere entrambe false.

• Le proposizioni contradditorie invece, escludendosi a vicenda, devono essere necessariamente una vera e una falsa.

• Le proposizioni subcontrarie possono essere entrambe vere ma non entrambe false.

• Le proposizioni subalterne realizzano un rapporto logico di dipendenza di una preposizione particolare rispetto a una universale:

• Dalla verità dell’universale si inferisce la verità della particolare, mentre dalla verità della particolare non si inferisce la verità dell’universale; al contrario dalla falsità dell’universale non si inferisce la falsità della particolare, mentre dalla falsità della particolare si può inerire la falsità dell’universale.

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I modi della predicazione

Aristotele distingue tre modalità delle proposizioni:• Asserzione (A e B)• Possibilità (A è possibile che sia B)• Necessità (A è necessario che sia B)

Dei concetti presi isolatamente non si può dire né che siano veri né che siano falsi: vera o falsa è solo una combinazione di essi. Pertanto:

1. La verità è nel pensiero e nel discorso, non nell’essere o nella cosa;2. La misura della verità è l’essere o la cosa, non il pensiero o il discorso.

Il vero consiste nel congiungere ciò che è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che è realmente disgiunto.

Il falso consiste nel congiungere ciò che non è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che non è realmente disgiunto.

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Il sillogismo

• Noi ragioniamo quando formuliamo una serie di proposizioni tra loro collegate da determinati nessi.

• Il sillogismo è il ragionamento per eccellenza: un discorso in cui poste le premesse segue necessariamente la conclusione.

• Il sillogismo-tipo è composto di tre proposizioni:

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Premessa maggioreOgni animale(termine medio)

è mortale.(termine o estremo maggiore)

Antecedenti

Premessa minoreOgni uomo(termine o estremo minore)

è animale.(termine medio)

ConclusioneOgni uomo(termine o estremo minore)

è mortale.(termine o estremo maggiore)

Conseguente

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Il sillogismo

Nel sillogismo si hanno tre termini: • Il termine o estremo maggiore

• Il termine o estremo minore

• Il termine medio

I sillogismi possono essere espressi anche mediante una formalizzazione di tipo simbolico in cui i termini sono sostituiti con le lettere dell’alfabeto, creando una sorta di algebra del discorso.

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Le figure del sillogismo

• In base alla posizione occupata dal termine medio, Aristotele distingue diverse figure del sillogismo:• Nella prima figura il termine medio è soggetto della premessa maggiore e predicato della

minore;

• Nella seconda figura è predicato di entrambe le premesse;

• Nella terza figura è soggetto di entrambe le premesse.

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Il sillogismo scientifico

• La verità di un sillogismo non si identifica con la sua verità, in quanto un sillogismo, pur essendo logicamente coretto, se parte da premesse false conduce a conclusioni false.

• Aristotele si sofferma anche sul sillogismo scientifico o dimostrativo, che parte da premesse sempre vere. Come si ottengono tali premesse?

• Tali premesse prime del ragionamento si identificano con i così detti assiomi, ossia proposizioni intuitivamente vere come il principio di non contraddizione, il principio d identità (A=A) e il principio del terzo escluso (A è B o non B).

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Il problema delle premesse

• Oltre questi principi logici generalissimi, occorrono dei principi propri delle singole scienze: una lista di definizioni che enunciano l’essenza di ciò che si sta parlando.

• Una definizione si ottiene predicando di un concetto (ad esempio di «uomo») il suo genere prossimo (ad esempio «animale») e la sua differenza specifica (ad esempio «ragionevole»).

• Ma come si ottengono le definizioni?

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Induzione/deduzione e intelletto

• L’induzione è quel procedimento grazie al quale dal particolare si ricava l’universale. L’induzione è priva di autentico valore dimostrativo perché per essere perfetta, dovrebbe contemplare tutti i casi possibili.

• La deduzione consiste nel ricavare casi particolari da premesse generali. Ma su cosa fondiamo la verità della proposizione generale?

• O ci rassegniamo a un processo all’infinito, alla ricerca di proposizioni sempre più generali, o dobbiamo postulare alcune proposizioni che assumiamo come vere senza dimostrare che siano tali. Anche la deduzione presenta dei limiti.

• Ma allora da dove derivano le definizioni che fungono da premesse per i sillogismi? Esse derivano, come gli assiomi, dall’intelletto (noús) e dal suo specifico potere di intuizione razionale.

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Dialettica

• La dialettica è il procedimento razionale ma non dimostrativo che si distingue dalla scienza per la natura dei suoi principi: mentre i principi della scienza sono necessari, cioè assolutamente veri, i principi della dialettica sono probabili.

• A differenza di Platone che considerava la dialettica la scienza più alta, Aristotele considera la dialettica un ragionamento debole perché parte da premesse che sono solo probabili.

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Retorica

• La retorica è l’arte generale di produrre discorsi convincenti mediante entimeni, cioè sillogismi nei quali una premessa viene omessa, in ragione della sua ovvietà.

• Come la dialettica, anche la retorica appartiene all’ambito del probabile.

• La retorica ha anche una destinazione concreta, di matrice politica che Aristotele pone in primo piano rispetto agli altri usi possibili.

• L’argomentazione della retorica non può prescindere dal contesto e dall’uditore, deve tener conto degli aspetti emozionali, che invece non hanno spazio nella dimostrazione.

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Fisica

• Le sostanze immobili, cioè le intelligenze motrici dei cieli, sono l’oggetto della teologia.

• Le sostanze in movimento, percepibili con i sensi, sono l’oggetto della fisica.

• La fisica è la seconda scienza teoretica, viene subito dopo la filosofia prima (metafica).

• L’oggetto della fisica è l’essere in movimento, pertanto la fisica di Aristotele è una teoria del movimento.

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Fisica: tipi di movimento

Aristotele ammette quattro tipi di movimento (vedi slide 21):• Il movimento sostanziale, cioè la generazione e la corruzione;

• Il movimento qualitativo, cioè il mutamento o l’alterazione;

• Il movimento quantitativo, cioè l’aumento e la diminuzione;

• Il movimento locale, cioè la traslazione, ossia il movimento propriamente detto.

Il movimento locale è il movimento fondamentale che consente di distinguere e di classificare le varie sostanze fisiche.

Il movimento locale è di tre specie:• movimento circolare intorno al centro del mondo,

• movimento dal centro del mondo verso l’alto,

• movimento dall’alto verso il centro del mondo.

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Fisica: corpi semplici e l’etere

• Gli ultimi due sono reciprocamente opposti e caratterizzano le medesime sostanze, che sono soggette a generazione, corruzione e mutamento, a seconda che gli elementi che le costituiscono si muovono dall’alto verso il basso o dal basso verso l’alto. Sono i movimenti propri dei quattro elementi che compongono le cose terresti o sublunari, detti anche corpi semplici: acqua, aria, terra e fuoco

• Il movimento circolare non ha contrari, le sostanze che si muovono in modo circolare sono immutabili, ingenerabili e incorruttibili. L’unico elemento a muoversi in questo modo è l’etere, che compone i corpi celesti.

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Fisica: i luoghi naturali

• Ognuno dei quattro elementi ha nell’universo un proprio luogo naturale: se, dunque, una parte di essi viene allontanata dal suo luogo naturale con un moto violento (cioè alla situazione naturale dell’elemento), essa tende a ritornarvi con un moto naturale.

• I luoghi naturali dei quattro elementi sono determinati dal loro rispettivo peso:• al centro del mondo c’è l’elemento più pesante, la terra;

• intorno alla terra ci sono le sfere degli altri elementi, ordinate secondo il loro peso decrescente: acqua, aria, fuoco;

• Al di sopra del fuoco, che è la sfera estrema dell’universo sublunare, c’è la prima sfera eterea: quella della luna.

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Fisica: la concezione teleologica della natura

• I movimenti hanno luogo in vista di uno scopo. Aristotele esclude l’idea che la natura sia dominata dal caso o dalla necessità. La natura persegue dei fini che le sono intrinseci, e non i fini di un’intelligenza divina esterna:• I corpi inanimati, se non sono ostacolati, tendono a raggiungere ciascuno il proprio luogo

naturale.

• I corpi animati compiono il proprio movimento in vista della loro piena attuazione, che Aristotele chiamo entelechìa.

• L’universo comprende i cieli formati dall’etere e il mondo sublunare costituito dai quattro elementi. L’universo è perfetto, finito, unico e eterno.

• Nessuna realtà fisica è infinita, la sfera delle stelle fisse segna i limiti dell’universo: non possono esistere altri mondi oltre il nostro.

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Fisica: lo spazio e il tempo

• In natura non può esistere lo spazio vuoto. Lo spazio non è concepibile come realtà a sé stante, indipendente dai corpi. Il luogo è sempre luogo di qualcosa, è simile a un recipiente, tuttavia, mentre il recipiente è mobile, il luogo è immobile.

• Aristotele nega:• sia il vuoto intracosmico, cioè il vuoto tra oggetto e oggetto

• sia il vuoto extracosmico, ossia il vuoto che ospiterebbe l’universo.

• Così come il luogo non esisterebbe senza i corpi che lo occupano, neanche il tempo esisterebbe senza le cose che mutano. Il tempo si definisce solo in relazione al concetto di divenire.

• Il tempo non è il mutamento delle cose bensì la misura del loro divenire, ma ogni misura presuppone una mente misurante, pertanto la mente è la condizione imprescindibile del tempo.

• Il mondo è eterno, non ha avuto principio e non avrà fine, così come sono eterne le specie animali, e in particolare la specie umana, che imperitura e ingenerata. 47

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Psicologia: l’anima

• La psicologia, per Aristotele, è una parte della fisica. Studia l’anima (psyché), la quale è forma incorporata.

• L’anima è una sostanza che informa e vivifica un determinato corpo. È l’atto finale (entelechìa) di un corpo naturale che ha la vita in potenza. Pur non riducendosi a corpo, l’anima opera soltanto a contatto con il corpo.

• L’anima ha tre funzioni fondmentali:• La funzione vegetativa, cioè la potenza nutritiva e riproduttiva propria di tutti gli esseri

viventi, a cominciare dalle piante;

• La funzione sensitiva, che comprende sensibilità e movimento ed è propria degli animali e dell’uomo;

• La funzione intellettiva, che è propria dell’uomo.

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Gnoseologia

• La teoria della conoscenza elaborata da Aristotele distingue tra:

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Sensibilità • I cinque sensi specifici che forniscono particolari sensazioni.

Senso comune • Costruisce la coscienza della sensazione, cioè il sentire di sentire.• Percepisce le determinazioni sensibili comuni a più sensi: il movimento, la quiete, la figura,

la grandezza, il numero e l’unità.

Immaginazione • È la facoltà di produrre, evocare o combinare immagini indipendentemente dagli oggetti cui esse si riferiscono.

• È in grado di fondere insieme le molteplici immagini di oggetti affini in un’unica immagine generale, che è la rappresentazione schematica dei tratti in essi ricorrenti, una sorte di antecedente sensibile dell’universale.

Intelletto passivo • Lavora sui dati offerti dalla sensibilità e dalla immaginazione con un processo di astrazione e riesce a costruire i concetti universali (empirismo e anti-innatismo).

Intelletto attivo • Facoltà che contiene in atto tutte le verità e tutti i concetti. Fa passare in atto le verità che nell’intelletto risultano solo in potenza. È eterno, mentre l’intelletto passivo si corrompe.

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Etica: la felicità

• Ogni scelta è fatta in vista di un fine che appare buono e desiderabile: il fine e il bene coincidono.

• I fini delle attività umane sono molteplici, e alcuni di essi sono desiderati soltanto in vista di fini superiori. Ma ci deve essere un fine supremo, che non sia mezzo di un fine ulteriore. Questo fine sarà il bene sommo, che per Aristotele coincide con la felicità.

• Ognuno è felice in quanto svolge bene l’attività che gli è propria e il compito proprio dell’uomo è la vita della ragione. L’uomo dunque sarà felice solo se vivrà secondo ragione: in ciò consiste la virtù umana.

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Etica: la libertà dell’uomo

• Alla vita secondo virtù è congiunto il piacere: esso accompagna e perfeziona qualsiasi attività, alimentandola e motivandola.

• La virtù e la malvagità dipendono solo dagli uomini e dalle loro scelte, cioè dalla scelta dei mezzi per raggiungere il fine supremo. Questa scelta è libera perché dipende dall’uomo.

• Aristotele chiama libero ciò che ha in sé il principio dei propri atti, ciò che è principio di se stesso. La virtù e il vizio sono manifestazioni di questa libertà.

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Etica: le virtù etiche

• Aristotele distingue due tipi fondamentali di virtù:• Virtù etiche o morali, che consistono nel dominio della ragione sugli impulsi sensibili;

• Virtù dianoetiche o razionali, che consistono nell’esercizio stesso della ragione.

• Le virtù etiche consistono nella disposizione a sceglier il giusto mezzo adeguato alla nostra natura. Il giusto mezzo esclude i due estremi viziosi dell’eccesso e del difetto.

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Estremo Giusto mezzo Estremo

Viltà Coraggio Temerarietà

Intemperanza Temperanza Insensibilità

Avarizia Liberalità prodigalità

Vanità Magnanimità umiltà

Irascibilità Mansuetudine Indolenza

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Etica: la giustizia

• La principale delle virtù etiche è la giustizia, cioè la conformità alle leggi. La giustizia non è una virtù particolare, ma la virtù intera e perfetta.

• La giustizia può essere:• Giustizia distributiva, che presiede alla distribuzione degli onori o del denaro o degli altri beni

che possono essere divisi all’interno della comunità;

• Giustizia commutativa, che è una giustizia correttiva, mira a pareggiare vantaggi e svantaggi tra due soggetti che hanno stipulato un contratto. I contratti possono essere volontari o involontari. Nei contratti involontari (es. furto) la pena inflitta al reo deve essere proporzionata al danno da lui arrecato.

• Sulla giustizia è fondato il diritto, che Aristotele distingue in diritto privato e diritto pubblico. Il diritto pubblico riguarda la vita associata degli uomini nello stato e si distingue in: • Diritto legittimo (stabilito nei vari Stati),

• Diritto naturale (che conserva il proprio valore dovunque).53

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Etica: le virtù dianoetiche

• Sono quelle proprie dell’anima razionale:

• Platone non distingueva la sapienza dalla saggezza. Aristotele distingue e contrappone i due concetti: la saggezza ha per oggetto le faccende umane; la sapienza ha per oggetto l’essere necessario.

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arte È la capacità di produrre un qualche oggetto.

saggezza È la capacità di agire convenientemente nei confronti dei beni umani, di determinare il giusto mezzo in cui consistono le virtù etiche.

intelligenza È la capacità di cogliere i principi di tutte le scienze.

scienza È la capacità dimostrativa che ha per oggetto il necessario e l’eterno.

sapienza La sapienza è il grado più alto della scienza: comprende scienza e intelligenza.

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Etica: i tipi di amicizia

• L’amicizia o è una virtù o è strettamente congiunta con la virtù. È indispensabile alla vita ed è anche una cosa bella.

• Aristotele distingue tre tipi di amicizia:• L’amicizia di utilità: gli uomini si amano reciprocamente in ragione dell’utile (tipica dei

vecchi);

• L’amicizia di piacere: gli uomini si amano reciprocamente in ragione del piacere (tipica dei giovani);

• L’amicizia di virtù: chi è buono ama l’amico per se stesso, e non per i vantaggi che da tale amicizia possono derivare.

• I primi due tipi di amicizia si basano su un vantaggio reciproco (l’utile o il piacere) e sono quindi accidentali e facili a rompersi. L’amicizia di virtù è stabile e ferma in quanto fondata sul bene.

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Etica: le condizioni dell’amicizia

• In senso forte e primario, l’amicizia è soltanto quella di virtù, mentre le altre lo sono in senso debole e secondario.

• Le condizioni in cui si può realizzare l’amicizia sono:• L’intimità di rapporti,

• L’uguaglianza tra gli individui,

• Il numero degli amici (i veri amici non possono essere numerosi).

• L’amicizia si distingue dalla benevolenza, in quanto si ha benevolenza anche verso chi non ci conosce.

• L’amicizia, pur essendo una forma d’amore, non è da confondersi con l’amore in senso stretto, in cui entrano in campo fattori emotivi e sessuali.

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Politica: i tipi di governo

• L’individuo non basta a se stesso, non può da solo giungere alla virtù.

• Lo Stato è una comunità che ha come scopo l’esistenza materialmente e spiritualmente felice.

• Aristotele distingue tre forme di governo, a cui corrispondono altrettante degenerazioni.

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Forme di governo degenerazioni

Monarchia: governo di uno solo Tirannide: monarchia degenerata che ha per fine il vantaggio del monarca-despota

Aristocrazia: governo dei migliori Oligarchia: forma di aristocrazia degenerata in cui ai migliori si sono sostituiti i più abbienti.

Politìa (democrazia): governo della moltitudine Democrazia (demagogia): forma di politìa degenerata in cui al vantaggio di tutti si è sostituito il vantaggio dei meno abbienti.

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Politica

• Aristotele manifesta la propria preferenza per un governo democratico in cui prevalga la classe media, una via di mezzo tra l’oligarchia e la democrazia.

• Le condizioni grazie alle quali un governo può raggiungere la propria forma migliore sono: • Che lo Stato provveda alla prosperità materiale e alla vita virtuosa e felice dei cittadini;

• Il numero dei cittadini, che non deve essere né troppo elevato né troppo basso;

• La situazione geografica, cioè il territorio dello Stato;

• L’indole dei cittadini, che deve essere coraggiosa e intelligente.

• È necessario inoltre che tutte le funzioni siano ben distribuite e che si formino le tre classe fondamentali del progetto platonico. Aristotele però esclude la comunanza delle donne e della proprietà.

• È necessario che nello Stato comandino gli anziani e che lo Stato si preoccupi dell’educazione dei cittadini.

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Poetica: la teoria della tragedia

• L’azione tragica deve svolgersi con continuità dal principio alla fine, in modo tale che tutti gli avvenimenti si concatenino e che non sia possibile cambiarli senza sconvolgere l’ordine dell’insieme (unità dell’azione tragica).

• L’oggetto della tragedia è il verosimile, ovvero ciò che può accadere o accade «per lo più» e che quindi costituisce l’analogo dell’universalità propria degli oggetti della scienza.

• Per questo la poesia è più filosofica e più elevata della storia: la poesia esprime l’universale, la storia esprime il particolare.

• L’arte è una rappresentazione dell’essenza delle cose. Il mondo sensibile imitato dall’artista non è semplice apparenza, ma realtà che può essere oggetto di sapere (funzione conoscitiva dell’arte).

• La tragedia esercita una funzione purificatrice, ovvero produce un’autentica catarsi nello spettatore, liberandone l’anima dalle passioni che essa rappresenta.59

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L’arte in Platone e in Aristotele

• In Platone l’arte è imitazione del mondo sensibile, cioè imitazione di un’imitazione, a scarso valore conoscitivo, stimola le passioni e corrompe gli animi.

• In Aristotele l’arte è imitazione del mondo sensibile, che tende a rappresentare l’essenza delle cose, ha grande valore conoscitivo, stimola le passioni e libera gli animi (catarsi).

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