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APRILE 2016
IINNDDIICCEE
1. QUADRO GENERALE DEI COMUNI IN PROVINCIA DI PADOVA 3
1.1. L’associazionismo intercomunale: obblighi e opportunità 3
1.2. I piccoli Comuni: caratteristiche sociali ed economiche 7
1.3. I piccoli Comuni: la situazione dei bilanci 11
2. POSSIBILI RISPARMI CON LE AGGREGAZIONI COMUNALI 13
2.1. La definizione delle aggregazioni comunali 13
2.2. La gestione associata delle funzioni 21
2.3. I vantaggi economici delle fusioni 23
2.4. Osservazioni finali 27
3. IN PROSPETTIVA: IPOTESI DI SINERGIE TERRITORIALI 31
Fonti e riferimenti bibliografici ANCI: “Indagine conoscitiva sulla gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali”, 3
novembre 2015
COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI:
“Indagine conoscitiva sulla gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali”, ottobre 2015
CORTE DEI CONTI: “La gestione associata delle funzioni e dei servizi comunali”, 1° dicembre 2015
DIPARTIMENTO DELLE FINANZE: “Dichiarazioni IRPEF 2014 - Anno d'imposta 2013”
INFOCAMERE: banca dati Telemaco (registroimprese.it)
ISTAT: banca dati I.Stat
MINISTERO DELL’ECONOMIA E FINANZE: “La stima della capacità fiscale dei Comuni delle RSO”,
marzo 2015
MINISTERO DELL’INTERNO: “Certificati consuntivi dei Comuni”
PACELLA, R. – MILANETTI, G. – VERDE, G.: “Fusioni: Quali vantaggi? Risparmi teorici derivanti da
un’ipotesi di accorpamento dei comuni di minore dimensione demografica”, febbraio 2015
RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO: “Conto annuale 2014”
SALVATO, M.: “La gestione associata delle funzioni comunali: vincoli e opportunità”, Università degli
Studi di Padova, 9 febbraio 2015
REGIONE VENETO: “Piano di riordino territoriale”, DGR n. 1417 del 6.08.2013
REGIONE VENETO: “Le Unioni di Comuni. Anno 2016”
Il presente rapporto è stato realizzato sulla base delle informazioni statistiche
disponibili alla data del 14 marzo 2016.
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11..
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IINN PPRROOVVIINNCCIIAA DDII PPAADDOOVVAA
1.1. L’associazionismo intercomunale: obblighi e opportunità
Oggi in Italia sono presenti 8.000 Comuni, di cui circa il 70% con popolazione
inferiore ai 5.000 abitanti. Indubbiamente, essi costituiscono un importante fenomeno
identitario, di specificità e vivacità culturale, ma nello stesso tempo richiedono una
riflessione complessiva alla luce della normativa esistente rispetto all'effettiva capacità e
possibilità di tutti i Comuni, a prescindere dalla propria dimensione territoriale e
demografica, di erogare servizi standard alla propria popolazione di riferimento1. Infatti, le
analisi statistiche evidenziano come i Comuni di piccola dimensione presentino i costi
procapite maggiori, ben oltre quelli fatti registrare dalle Amministrazioni municipali delle
classi immediatamente superiori. Ciò è dovuto alle diseconomie di scala e all’inadeguatezza
delle risorse finanziarie e umane che caratterizzano i piccoli enti.
La gestione associata delle funzioni attraverso la costituzione di Unioni dei Comuni in
forma libera o obbligata o attraverso convenzioni, o ancor meglio a seguito della fusione tra
Comuni, costituiscono strumenti importanti per raggiungere una massa critica minima
necessaria per far fronte alla razionalizzazione delle risorse economiche ed umane del
nostro tempo e per meglio affrontare la complessità delle decisioni e della gestione dei
servizi a cui la nostra società deve fare fronte2. Tuttavia, emergono ancora forti resistenze
interne all’accorpamento dei piccoli Comuni, anche se ormai buona parte delle divisioni
amministrative storiche non hanno più senso ai fini dell’organizzazione dei servizi di uso
quotidiano, in quanto non sono più coerenti con lo sviluppo socio-economico territoriale e
con i bacini in cui la popolazione reale vive e lavora.
Alla luce di queste considerazioni, il Legislatore negli ultimi anni ha adottato alcune
misure che intendono perseguire l’aggregazione dei piccoli Comuni, quanto meno con
riferimento alla gestione associata delle funzioni. Nello specifico, il Decreto legge n. 78/2010
obbliga i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti (e a 3.000 abitanti nelle zone 1 COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI (2015). 2 COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO E INTERNI (2015).
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montane) alla gestione associata delle funzioni fondamentali. La gestione delle funzioni tra
Comuni deve avvenire tramite convenzione o Unione, raggiungendo la soglia minima di
5.000 abitanti (fissata dalla legge regionale n. 18/2012). Il termine per l’esercizio in forma
associata di tutte le funzioni fondamentali era stato originariamente fissato al 31 dicembre
2014. Tale termine è stato successivamente posticipato al 31 dicembre 2016.
Il quadro attuale delle funzioni fondamentali che i Comuni devono gestire insieme
viene definito dall’articolo 19 del Decreto legge n. 95/2012 (il provvedimento “Spending
review”):
1. organizzazione generale dell'amministrazione, gestione finanziaria e contabile e
controllo;
2. organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunale, ivi
compresi i servizi di trasporto pubblico comunale;
3. catasto, ad eccezione delle funzioni mantenute allo Stato dalla normativa vigente;
4. la pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale nonché la partecipazione
alla pianificazione territoriale di livello sovracomunale;
5. attività, in ambito comunale, di pianificazione di protezione civile e di coordinamento
dei primi soccorsi;
6. l'organizzazione e la gestione dei servizi di raccolta, avvio e smaltimento e recupero
dei rifiuti urbani e la riscossione dei relativi tributi;
7. progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle
relative prestazioni ai cittadini, secondo quanto previsto dall'articolo 118, quarto
comma, della Costituzione;
8. edilizia scolastica per la parte non attribuita alla competenza delle province,
organizzazione e gestione dei servizi scolastici;
9. polizia municipale e polizia amministrativa locale;
10. tenuta dei registri di stato civile e di popolazione e compiti in materia di servizi
anagrafici nonché in materia di servizi elettorali, nell'esercizio delle funzioni di
competenza statale;
11. i servizi in materia statistica.
La convenzione tra Comuni ha natura contrattuale, non ha organi di
amministrazione, non ha una struttura propria (si appoggia su quella del Comune capofila) e
può prevedere la costituzione di uffici unici fra gli enti locali convenzionati. La convenzione
ha carattere monofunzionale e finora è stata stipulata su base volontaria. Questo ha
prodotto gestioni associate a geometria variabile, in cui ciascun Comune negoziava di volta
in volta forme di collaborazione per specifici servizi con Comuni diversi. I vantaggi della
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convenzione sono la flessibilità e la facilità di recesso, che però implica la scelta di altri
partner per un minimo di 5.000 abitanti, perché non si può tornare a gestire in proprio la
funzione. Gli svantaggi sono che il Comune capofila è chiamato a sostenere maggiori oneri
gestionali, logistici, di personale rispetto agli altri, mentre si affievolisce molto la
discrezionalità politica e gestionale dei Comuni partner, perché non c’è un organo di
governo della convenzione3.
L’Unione di Comuni è una forma associativa polifunzionale stabile e strutturata, è
un ente locale con una propria struttura di governo e di gestione, espressione dei Comuni
associati. La costituzione dell’Unione e il suo statuto sono deliberati dai Comuni che ne
fanno parte e che continuano a sussistere. L’Unione acquisisce la titolarità delle funzioni
comunali trasferite. All’Unione competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai
contributi sui servizi ad essa trasferiti. I processi decisionali sono complessi, perché
richiedono la condivisione fra i partner, che devono imparare a decidere insieme e percepire
la convenienza dello stare insieme. L’Unione deve essere a costo zero, senza indennità
aggiuntive per gli amministratori, in quanto sindaci o consiglieri comunali, e senza aumento
del costo del personale, in quanto si deve far ricorso al personale comunale. Per le Unioni
sono previsti contributi per l’avvio e per il funzionamento ordinario4. Inoltre, le Unioni di
Comuni possono beneficiare dell’esclusione dall’obbligo del pareggio di bilancio (ex Patto di
stabilità interno).
Entro la fine del 2016, 50 Comuni della provincia di Padova dovranno ottemperare
all’obbligo di gestione in forma associata di tutte le funzioni fondamentali. Gli enti interessati
si collocano prevalentemente nell’area meridionale del territorio provinciale (Bassa,
Conselvano, Piovese) e nella zona dei Colle Euganei (GRAF 1). Pertanto, dal punto di vista
normativo, si tratta di una questione “riservata” a circa la metà dei Comuni padovani.
Tuttavia, può rappresentare un’occasione per ragionare su un riordino amministrativo
dell’intero territorio, anche alla luce della modifica del profilo istituzionale della Provincia. In
questo senso, i Comuni padovani sono stati indubbiamente degli anticipatori: la nascita di
Due Carrare (dalla fusione di Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano) risale al 1995,
mentre non si può fare a meno di citare che in questa provincia vi è probabilmente il più
noto esempio di Unione di Comuni, vale a dire quello della Federazione dei Comuni del
Camposampierese5.
3 SALVATO, M. (2015). 4 SALVATO, M. (2015). 5 Secondo l’ultimo report della Regione Veneto (2016), in provincia di Padova, oltre a quella del Camposampierese, vi sono altre sette Unioni di Comuni: Unione Pratiarcati (Albignasego e Casalserugo), Unione dei Comuni Padova Nordovest (Piazzola sul Brenta, Campo San Martino, Villafranca Padovana e Campodoro), Unione dei Comuni
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GRAF 1 - Comuni obbligati alla gestione associata delle funzioni fondamentali in provincia di Padova
Nota: in giallo i Comuni obbligati Fonte: Regione Veneto
Di seguito verrà effettuata un’analisi socio-economica e finanziaria dei Comuni della
provincia di Padova per fascia demografica, con particolare riguardo per gli enti con meno di
5.000 abitanti. Nella seconda parte del rapporto, si formuleranno delle proposte di
aggregazione tra i Comuni soggetti all’obbligo associativo e verranno effettuate delle
valutazioni in termini di effetti economici (anche nell’ipotesi “fusione”).
Retenus (Saccolongo, Rovolon, Veggiano e Cervarese Santa Croce), Unione dei Comuni Megliadina (Megliadino San Vitale, Ponso, Vighizzolo d’Este, Piacenza d’Adige, Santa Margherita d’Adige e Megliadino San Fidenzio), Unione dei Comuni del Medio Brenta (Vigodarzere, Cadoneghe e Curtarolo), Unione dei Comuni Colli Euganei (Baone, Cinto Euganeo e Arquà Petrarca), Unione dei Comuni del Conselvano (Conselve e Terrassa Padovana).
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1.2. I piccoli Comuni: caratteristiche sociali ed economiche
Le amministrazioni municipali con popolazione fino a 5.000 abitanti rappresentano il
48% del totale dei Comuni della provincia di Padova: in sintesi, un Comune su due ha meno
di 5.000 abitanti e, di conseguenza, è sottoposto all’obbligo della gestione associata delle
funzioni fondamentali. Nei Comuni con meno di 5.000 abitanti risiede il 16% degli abitanti
della provincia padovana, occupando tuttavia ben il 40% della superficie territoriale: in altri
termini, il controllo, la salvaguardia e la pianificazione del territorio passa inevitabilmente
anche dai piccoli Comuni (TAB 1).
TAB 1 - Principali caratteristiche dei Comuni della provincia di Padova. Analisi per classe demografica
Classe demografica Numero Comuni
% Comuni
Popolazione 2015
% popolazione
Superficie (kmq)
% superficie
fino a 5mila 50 48% 153.293 16% 853 40%
5-10mila 29 28% 210.901 22% 621 29%
10-15mila 14 13% 165.424 18% 298 14%
oltre 15mila 10 10% 197.468 21% 279 13%
capoluogo 1 1% 211.210 23% 93 4%
Totale provincia 104 100% 938.296 100% 2.144 100%
Elaborazioni su dati Istat
La composizione della popolazione per fascia d’età non presenta particolari
disomogeneità dal punto di vista della dimensione demografica dei Comuni. Emerge una
importante quota di popolazione che ha almeno 65 anni, in media pari al 21%. Prevale la
componente tra i 30 e i 64 anni (51%), mentre gli under 24 si fermano al 28% (TAB 2).
TAB 2 - Popolazione per fascia d’età nei Comuni della provincia di Padova (2015). Analisi per classe demografica
Classe demografica fino a 14 anni
15-24 anni
30-64 anni
65 anni e oltre
fino a 5mila 14% 14% 52% 21%
5-10mila 15% 15% 51% 19%
10-15mila 15% 15% 51% 19%
oltre 15mila 14% 14% 50% 22%
capoluogo 12% 14% 49% 25%
Totale provincia 14% 14% 51% 21%
Elaborazioni su dati Istat
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Le statistiche evidenziano una correlazione tra dimensione demografica e capacità
reddituale. Infatti, i Comuni con meno di 5.000 abitanti fanno registrare un reddito medio
che non supera i 12.000 euro per abitante, a fronte dei 12.800 euro della fascia 5-10mila
abitanti e dei quasi 14.000 euro dei Comuni tra 10 e 15mila abitanti (GRAF 2).
GRAF 2 - Reddito medio Irpef 2014 nei Comuni della provincia di Padova (euro per abitante). Analisi per classe demografica
Elaborazioni su dati Dipartimento delle Finanze
I piccoli Comuni esprimono l’11% del totale degli addetti a livello provinciale: gli
ultimi dati Istat indicano un numero di addetti nei Comuni con meno di 5.000 abitanti che
sfiora le 36.400 unità (TAB 3). In termini di imprese attive i piccoli Comuni manifestano una
presenza maggiormente consistente: infatti, con circa 15.000 unità, i Comuni con meno di
5.000 abitanti valgono il 17% delle imprese attive della provincia di Padova, quota che sale
al 19% se si considerano le sole imprese artigiane (5.140).
TAB 3 - Addetti e imprese nei Comuni della provincia di Padova. Analisi per classe demografica
Classe demografica Numero addetti
% addetti
Imprese attive
% imprese attive
di cui, imprese artigiane
% imprese artigiane
fino a 5mila 36.397 11% 15.008 17% 5.140 19%
5-10mila 70.034 21% 20.383 23% 7.359 28%
10-15mila 57.275 17% 15.065 17% 4.860 18%
oltre 15mila 70.045 21% 18.220 20% 5.345 20%
capoluogo 93.645 29% 20.674 23% 3.729 14%
Totale provincia 327.396 100% 89.350 100% 26.433 100%
Nota: addetti anno 2013; imprese anno 2015 Elaborazioni su dati Infocamere e Istat
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I Comuni di minore dimensione demografica denotano una bassa concentrazione di
addetti: infatti, il rapporto addetti/abitanti cresce all’aumentare della popolazione dei
Comuni. Le realtà con meno di 5.000 abitanti fanno registrare un numero di addetti pari a
23,7 ogni 100 abitanti, ponendosi ampiamente al di sotto dei valori espressi dalle fasce
demografiche successive, nonché dalla media provinciale (GRAF 3).
GRAF 3 - Numero di addetti ogni 100 abitanti nei Comuni della provincia di Padova (2013). Analisi per classe demografica
Elaborazioni su dati Istat
Il 57% degli addetti presenti nei Comuni con meno di 5.000 abitanti è occupato in
aziende di piccola dimensione (fino a 9 addetti): tale quota si riduce progressivamente nelle
fasce demografiche successive, per poi risalire leggermente nell’aggregato dei Comuni con
più di 15mila abitanti (capoluogo escluso). Nei piccoli Comuni le imprese con 50 addetti e
oltre esprimono il 15% dell’occupazione, a fronte del 24% della media provinciale (TAB 4).
TAB 4 - Addetti per dimensione dell’impresa nei Comuni della provincia di Padova (2013). Analisi per classe demografica
Classe demografica fino a 9 addetti
10-49 addetti
oltre 49 addetti
fino a 5mila 57% 28% 15%
5-10mila 49% 30% 21%
10-15mila 47% 29% 24%
oltre 15mila 51% 27% 22%
capoluogo 46% 23% 31%
Totale provincia 49% 27% 24%
Elaborazioni su dati Istat
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Nei piccoli Comuni l’agricoltura è la principale attività economica: infatti, il 31% delle
imprese attive risulta afferente al settore primario, a fronte del 14% fatto registrare a livello
provinciale. A seguire, i servizi “in senso stretto” (21%) e il commercio (19%),
manifestando tuttavia quote sensibilmente contenute rispetto al quadro provinciale,
rispettivamente pari 33% e al 26%. Diversamente, la percentuale di imprese attive nelle
costruzioni (16%) e nell’industria (14%) non si discosta dalla media complessiva della
provincia di Padova (TAB 5). Al netto dell’agricoltura, i Comuni con meno di 5.000 abitanti
rivelano un basso grado di imprenditorialità se confrontato con il dato delle classi
demografiche successive. Nello specifico, nei piccoli Comuni sono presenti 6,8 imprese ogni
100 abitanti, valore inferiore all’8,2 riscontrato a livello provinciale (GRAF 4).
TAB 5 – Imprese attive per settore economico nei Comuni della provincia di Padova (2015). Analisi per classe demografica
Classe demografica Agricoltura Industria Costruzioni Commercio Servizi
fino a 5mila 31% 14% 16% 19% 21%
5-10mila 18% 16% 17% 23% 25%
10-15mila 14% 15% 15% 25% 32%
oltre 15mila 9% 12% 14% 28% 36%
capoluogo 3% 7% 10% 31% 49%
Totale provincia 14% 13% 14% 26% 33%
Elaborazioni su dati Infocamere
GRAF 4 – Grado di imprenditorialità nei Comuni della provincia di Padova (2015). Analisi per classe demografica
Nota: il grado di imprenditorialità equivale al numero delle imprese attive (al netto dell’agricoltura) ogni cento abitanti Elaborazioni su dati Infocamere
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1.3. I piccoli Comuni: la situazione dei bilanci
Le entrate correnti costituiscono il cuore del bilancio dei Comuni: si compongono
delle entrate tributarie (IMU, TASI, TARES, addizionale IRPEF, altri tributi), dei trasferimenti
correnti (statali, regionali, provinciali) e delle entrate extratributarie (proventi dei servizi
pubblici, multe). I Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti possono contare su
entrate correnti pari a 87,3 milioni di euro, equivalenti al 13% del totale dei Comuni
padovani: le spese totali ammontano invece a 103,6 milioni, comprendendo sia le uscite
correnti (personale, consumi intermedi), sia le risorse per gli investimenti (TAB 6). Nei
piccoli Comuni operano complessivamente 505 dipendenti: la loro concentrazione (13,9 ogni
mille addetti) è superiore a quella delle classi demografiche successive (GRAF 5).
TAB 6 - Principali dati di bilancio dei Comuni della provincia di Padova (milioni di euro). Media triennio 2012-2014. Analisi per classe demografica
Classe demografica Entrate correnti (mln €)
% entrate correnti
Spese totali
(mln €)
% spese totali
Personale comunale
(2014)
% personale comunale
fino a 5mila 87,3 13% 103,6 14% 505 12%
5-10mila 102,0 15% 121,9 16% 686 16%
10-15mila 82,5 12% 95,2 13% 528 12%
oltre 15mila 128,0 19% 151,0 20% 846 19%
capoluogo 267,3 40% 286,2 38% 1.808 41%
Totale provincia 667,1 100% 757,9 100% 4.373 100%
Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno
GRAF 5 – Personale comunale ogni mille addetti nei Comuni della provincia di Padova (2014). Analisi per classe demografica
Elaborazioni su dati Ragioneria Generale dello Stato
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La spesa corrente media nei Comuni padovani con meno di 5.000 abitanti è pari a
505 euro procapite, a fronte dei 434 euro della fascia 5-10mila e dei 448 euro della fascia
10-15mila (GRAF 6): infatti, la spesa dei piccoli Comuni risente dei costi fissi nell’esercizio
delle funzioni. I Comuni più grandi, invece, hanno costi superiori a seguito della maggiore
domanda di servizi collegata ai «city user» (pendolari, turisti). La combinazione tra un
elevato peso dei costi fissi e una base imponibile più bassa rispetto alla media “costringe” i
piccoli Comuni a richiedere un maggior sforzo fiscale ai propri cittadini (74% della capacità
fiscale6) rispetto ai Comuni con popolazione tra 5 e 15mila abitanti (GRAF 7).
GRAF 6 – Spesa corrente media nei Comuni della provincia di Padova (euro procapite). Media triennio 2012-2014. Analisi per classe demografica
Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno
GRAF 7 – Stima dello sforzo fiscale medio nei Comuni del Padovano. Analisi per classe demografica
Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Ministero dell’Economia e Finanze
6 Le capacità fiscali rappresentano il gettito potenziale da entrate proprie di ogni singolo Comune, date la base imponibile e l’aliquota legale (DM 11 marzo 2015).
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PPOOSSSSIIBBIILLII RRIISSPPAARRMMII CCOONN
LLEE AAGGGGRREEGGAAZZIIOONNII CCOOMMUUNNAALLII
2.1. La definizione delle aggregazioni comunali
Dopo aver illustrato gli obblighi normativi in tema di associazionismo intercomunale e
aver prodotto una mappatura socio-economica e finanziaria dei piccoli Comuni della
provincia di Padova, si passa alla seconda parte del presente rapporto, entrando nel merito
delle prospettive di associazione e fusione dei Comuni. Questo percorso non può prescindere
dall’individuazione delle ipotetiche aggregazioni comunali. In via preliminare è stato svolto
un accurato lavoro di ricognizione al fine di rendere evidente, per ciascun Comune:
− l’appartenenza ad un’Unione di Comuni7;
− l’adesione ad una convenzione tra Comuni (sulla base delle informazioni rinvenibili
nei siti istituzionali dei Comuni o all’interno del Piano di riordino territoriale della
Regione Veneto del 2013);
− la presenza di un eventuale progetto di fusione con altri Comuni.
Il campo di analisi è limitato ai Comuni con meno di 5.000 abitanti; tuttavia, in alcuni
casi si è dovuto derogare a tale principio, includendo all’interno delle ipotetiche aggregazioni
comunali anche enti non obbligati alla gestione associata delle funzioni (in quanto già
aderenti ad una convenzione o ad un’Unione con Comuni obbligati) o, diversamente,
escludendo Comuni con meno di 5.000 abitanti (poiché non contermini con altri enti di
piccola dimensione). Le ipotesi di aggregazione sono state formulate, pertanto, alla luce
della mappatura amministrativa dei Comuni della provincia di Padova, nonché tenendo
conto dei seguenti criteri:
− contiguità territoriale;
− raggiungimento di una dimensione demografica significativa (almeno 10.000 abitanti,
anche se in alcuni casi non è stato possibile rispettare tale soglia).
Il risultato di questo lavoro è la definizione di 14 aggregazioni comunali, che
occupano quasi completamente la parte sud della provincia di Padova e l’area euganea
7 Fonte: Regione Veneto (2016).
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(GRAF 8 e TAB 7). Si precisa che si tratta di ipotesi unicamente esemplificative e finalizzate
alla stima dei possibili vantaggi economici derivanti dalla gestione integrale di tutte le
funzioni ed, eventualmente, dalla fusione dei Comuni.
GRAF 8 – Ipotesi di aggregazioni comunali: provincia di Padova
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
Nell’area sud-ovest della provincia di Padova si possono individuare ben sette
aggregazioni comunali. L’aggregazione 1 si inserisce nel dibattito sul riordino del
Montagnanese, tenendo conto della presenza di un progetto di fusione tra Casale di
Scodosia, Urbana e Merlara. L’aggregazione 2 corrisponde all’attuale Unione Megliadina,
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integrata dal Comune di Saletto. La numero 3 è un’eccezione necessaria (infatti, solo un
Comune è soggetto all’obbligo): nello specifico, si contraddistingue per un processo di
fusione attualmente in corso tra Este e Ospedaletto Euganeo, nonché per una convenzione
che comprende anche Carceri. Le aggregazioni numero 4 e 5 si collocano al di sotto della
soglia dei 10.000 abitanti, ma si configurano come due stabili convenzioni per la gestione
delle funzioni fondamentali, contenute anche nel Piano di riordino territoriale del 2013. La
numero 11 è composta dall’attuale Unione Colli Euganei e dai Comuni di Vò e Lozzo
Atestino, per i quali esiste un progetto di fusione. I due Comuni dell’aggregazione 12
rientrano, in realtà, in una convenzione più ampia comprendente delle amministrazioni
municipali non obbligati alla gestione associata, vale a dire Teolo e Torreglia (GRAF 9).
GRAF 9 – Ipotesi di aggregazioni comunali: Padova sud-ovest
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
L’area sud-est del territorio provinciale si caratterizza per la presenza di cinque
ipotesi di aggregazione. La numero 6 raccoglie molti Comuni fuoriusciti dall’Unione del
Conselvano nel corso del 2015, nonché due municipi contigui (Anguillara Veneta e Tribano).
Diversamente, l’aggregazione 7 coincide con l’attuale conformazione dell’Unione del
Conselvano. L’area del Piovese è presente con l’aggregazione 8 tra Arzergrande e Codevigo
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(Comune non obbligato) e con la numero 9 tra Pontelongo e Correzzola che, tuttavia, si
colloca appena sotto i 10.000 abitanti. Infine, l’aggregazione 10 prende spunto da un
precedente progetto di fusione (GRAF 10).
GRAF 10 – Ipotesi di aggregazioni comunali: Padova sud-est
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
All’interno dell’area ovest della provincia di Padova è stata individuata l’aggregazione
13, che corrisponde all’odierna Unione dei Comuni Retenus; questa Unione è composta da
Comuni soggetti all’obbligo di gestione associata delle funzioni fondamentali, fatta eccezione
per Cervarese Santa Croce (GRAF 11).
Per quanto concerne la parte settentrionale della provincia di Padova, è stata
formulata l’ipotesi di aggregazione 14, comprendente i Comuni di Gazzo, Grantorto e San
Pietro in Gù (tutti con popolazione inferiore a 5.000 abitanti). Questi Comuni, insieme a
Carmignano di Brenta (non obbligato), sono stati oggetto di una proposta per la costituzione
di un’Unione (GRAF 12).
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A cura del Centro Studi Sintesi 17
GRAF 11 – Ipotesi di aggregazioni comunali: Padova ovest
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
GRAF 12 – Ipotesi di aggregazioni comunali: Padova nord
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
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TAB 7 – Ipotesi di aggregazioni comunali (1 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCASALE DI SCODOSIA 4.873 21 1.700 572 271CASTELBALDO 1.572 15 273 176 41MASI 1.821 14 247 187 64MERLARA 2.748 21 590 298 87URBANA 2.168 17 588 314 119Aggregazione 1 13.182 89 3.397 1.547 582
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeMEGLIADINO SAN FIDENZIO 1.942 16 533 194 62MEGLIADINO SAN VITALE 2.008 15 334 184 68PIACENZA D'ADIGE 1.344 18 154 144 51PONSO 2.477 11 549 253 101SALETTO 2.767 11 588 302 112SANTA MARGHERITA D'ADIGE 2.316 13 436 215 89VIGHIZZOLO D'ESTE 925 17 204 92 20Aggregazione 2 13.779 101 2.799 1.384 503
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCARCERI 1.588 10 180 139 47ESTE 16.581 33 6.330 1.685 475OSPEDALETTO EUGANEO 5.832 21 1.135 467 160Aggregazione 3 24.001 64 7.645 2.291 682
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeGRANZE 2.055 11 261 177 65SANT'ELENA 2.458 9 561 212 69SANT'URBANO 2.115 32 294 214 51VILLA ESTENSE 2.243 16 488 237 82Aggregazione 4 8.871 68 1.604 840 267
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeBARBONA 673 9 51 69 14BOARA PISANI 2.597 17 798 222 67STANGHELLA 4.213 20 996 404 137VESCOVANA 1.802 22 259 144 31Aggregazione 5 9.285 67 2.104 839 249
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TAB 7 – Ipotesi di aggregazioni comunali (2 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAGNA 3.382 19 685 342 119ANGUILLARA VENETA 4.495 22 558 372 141ARRE 2.168 12 632 230 78BAGNOLI DI SOPRA 3.627 35 1.862 401 126CANDIANA 2.423 22 420 266 82TRIBANO 4.440 19 1.261 412 164Aggregazione 6 20.535 129 5.417 2.023 710
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCONSELVE 10.319 24 4.115 1.025 314TERRASSA PADOVANA 2.692 15 669 313 124Aggregazione 7 13.011 39 4.784 1.338 438
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeARZERGRANDE 4.765 14 1.244 431 185CODEVIGO 6.482 70 1.749 738 296Aggregazione 8 11.247 84 2.992 1.169 481
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCORREZZOLA 5.372 42 715 588 185PONTELONGO 3.868 11 637 275 100Aggregazione 9 9.240 53 1.353 863 285
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCARTURA 4.666 16 932 400 153PERNUMIA 3.865 13 1.099 410 160SAN PIETRO VIMINARIO 3.040 13 670 339 112Aggregazione 10 11.571 43 2.702 1.149 425
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeARQUA' PETRARCA 1.856 13 273 183 63BAONE 3.151 24 281 248 62CINTO EUGANEO 2.010 20 277 228 62LOZZO ATESTINO 3.167 24 621 305 97VO' 3.393 20 876 484 154Aggregazione 11 13.577 101 2.328 1.448 438
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TAB 7 – Ipotesi di aggregazioni comunali (3 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeBATTAGLIA TERME 3.928 6 572 255 110GALZIGNANO TERME 4.426 18 783 334 132Aggregazione 12 8.354 24 1.356 589 242
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCERVARESE SANTA CROCE 5.690 18 1.820 551 208ROVOLON 4.930 28 1.350 553 170SACCOLONGO 4.959 14 1.539 465 155VEGGIANO 4.663 16 1.915 486 154Aggregazione 13 20.242 76 6.623 2.055 687
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeGAZZO 4.347 23 846 440 103GRANTORTO 4.721 14 1.170 381 124SAN PIETRO IN GU 4.523 18 1.787 380 118Aggregazione 14 13.591 55 3.803 1.201 345 Nota: i Comuni in corsivo appartengono attualmente ad un'Unione di Comuni (fonte: Regione Veneto, 1/1/2016) Elaborazioni su dati Istat e Infocamere
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2.2. La gestione associata delle funzioni
La gestione associata nei piccoli Comuni è finalizzata a conseguire dei risparmi di
spesa. Infatti, le norme che dispongono l’obbligo della gestione associata da parte dei
Comuni con meno di 5.000 abitanti sono state espressamente introdotte per “assicurare il
coordinamento della finanza pubblica e il contenimento delle spese per l'esercizio delle
funzioni fondamentali dei comuni” (Decreto legge n. 78/2010, articolo 14, comma 25). Alla
luce di questa considerazione, si procede a stimare l’ordine di grandezza delle possibili
economie derivanti da una maggiore integrazione nella gestione dei servizi nei piccoli
Comuni nella provincia di Padova.
L’analisi è finalizzata a calcolare i benefici economici derivanti dalla gestione
associata non solo delle funzioni fondamentali, bensì di tutti i servizi comunali (si precisa,
tuttavia, che le funzioni fondamentali assorbono la gran parte della spesa corrente dei
Comuni). L’esercizio di stima è stato effettuato utilizzando due approcci metodologici:
A. alla popolazione complessiva della nuova aggregazione comunale è stato applicato il
valore medio della spesa corrente relativo alla classe demografica di appartenenza8:
la differenza tra questo valore e la somma delle spese correnti dei Comuni presi
singolarmente costituisce una buona approssimazione delle possibili economie
ottenibili a regime;
B. la spesa corrente dei singoli Comuni è stata “corretta” mediante un coefficiente che
esprime lo scarto esistente tra la spesa corrente media della classe demografica di
appartenenza del Comune e la spesa corrente media della classe demografica nella
quale rientrerebbe la nuova aggregazione territoriale9.
Il valore di stima considerato ai fini del presente rapporto è dato dalla media dei
risultati emersi dai due approcci (A e B). Occorre far presente che l’analisi è stata soggetta
ad alcune criticità operative, che si è cercato il più possibile di superare:
− recupero, allineamento e verifica dei dati di bilancio comunali;
− modifica della composizione dell’Unione o della convenzione rispetto all’anno per cui
è stato acquisito il bilancio;
− consolidamento dei bilanci delle Unioni con i dati dei Comuni membri (scorporare i
flussi finanziari da Comuni ad Unione, in modo da non contarli due volte).
8 I dati si riferiscono alla spesa corrente procapite dei Comuni della provincia di Padova (media 2012-2014): fino a 5mila abitanti 505 euro; da 5 a 10mila abitanti 434 euro; da 10 a 15mila abitanti 448 euro; oltre 15mila abitanti 573 euro. 9 I dati si riferiscono ai Comuni non montani del Veneto (media triennio 2012-2014).
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La spesa corrente dei 52 Comuni considerati ammonta a 101,5 milioni di euro: è
stato stimato che una maggiore sinergia nell’esercizio associato delle funzioni farebbe
scendere la spesa corrente a circa 94 milioni, con un risparmio di spesa di 7,5 milioni di
euro (TAB 8). Appare opportuno precisare che tali risparmi non si avrebbero
nell’immediato, ma presumibilmente dopo che la nuova configurazione amministrativa sarà
entrata a pieno regime (medio periodo).
I risparmi di spesa di maggior importo si avrebbero nelle aggregazioni comunali della
Bassa padovana, territorio che si caratterizza per una rilevante frammentazione
amministrativa, un elevato livello di spesa pubblica e un contesto economico meno
sviluppato rispetto alle altre aree della Provincia. Vi sono inoltre quattro aggregazioni
comunali che, attraverso i due approcci metodologici utilizzati, non evidenziano significativi
risparmi di spesa. Infatti, tali Comuni presentano livelli di spesa corrente tendenzialmente
inferiori rispetto alla media provinciale e regionale: tuttavia, questo non esclude la
possibilità di limare ulteriormente i livelli di spesa anche nelle realtà amministrative
attualmente più “virtuose”.
TAB 8 – Stima dei risparmi di spesa attraverso la gestione associata delle funzioni (euro)
NumeroComuni
Popolazione Spesa corrente(2012-2014)
Stima spesa con gestione
associata
Risparmiodi spesa
Aggregazione 1 5 13.182 7.300.798 6.331.668 -969.129
Aggregazione 2 7 13.779 8.759.026 7.401.070 -1.357.956
Aggregazione 3 3 24.001 15.239.561 14.819.635 -419.926
Aggregazione 4 4 8.871 5.318.775 4.147.706 -1.171.070
Aggregazione 5 4 9.285 5.517.314 4.324.205 -1.193.109
Aggregazione 6* 6 20.535 10.163.418 10.088.572 -74.846
Aggregazione 7* 2 13.011 5.751.586 5.751.586 -
Aggregazione 8 2 11.247 5.017.909 5.017.909 -
Aggregazione 9 2 9.240 4.342.989 4.043.911 -299.078
Aggregazione 10 3 11.571 5.225.655 4.998.169 -227.486
Aggregazione 11 5 13.577 8.217.038 7.244.871 -972.168
Aggregazione 12 2 8.354 4.456.339 3.661.837 -794.502
Aggregazione 13 4 20.242 10.667.466 10.667.466 -
Aggregazione 14 3 13.591 5.479.090 5.479.090 -
TOTALE 52 190.486 101.456.964 93.977.695 -7.479.269 (*) dati 2012 Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Istat
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2.3. I vantaggi economici delle fusioni
A fronte dell’obbligo di gestione associata molti Comuni stanno prendendo in
considerazione la fusione, per semplificare i processi decisionali, ridurre le spese,
razionalizzare i servizi e intercettare contributi rilevanti. La fusione di Comuni non è
sottoposta ad alcun vincolo dimensionale dei Comuni che intendono fondersi, ed è
incentivata sia dallo Stato che dalla Regione10.
Il Decreto legge n. 95/2012 ha introdotto un importante incentivo finanziario a
favore delle fusioni di Comuni: al nuovo Comune verrà erogato, per un periodo di dieci
anni, un contributo pari al 40% dei trasferimenti statali spettanti ai Comuni che si sono
fusi11. Non è superfluo far notare che tale contributo è commisurato ai trasferimenti riferiti
all’anno 2010, vale a dire prima dell’avvento della stagione dei tagli che ha sostanzialmente
dimezzato i fondi erogati alle Amministrazioni municipali. Negli ultimi anni si è registrato un
rilevante incremento delle fusioni, dovuto proprio agli incentivi finanziari che la legislazione
statale ha previsto al fine di incoraggiare il processo di riordino e di semplificazione degli
enti territoriali12. Negli ultimi vent’anni in Italia si contano 61 fusioni di Comuni; di queste,
ben 52 sono avvenute a partire dal 2012, anno in cui è stato introdotto l’incentivo
finanziario di cui sopra13.
Le fusioni non sono processi “calati dall’alto”: infatti, per realizzarle serve il consenso
(non scontato) dei cittadini, espresso attraverso un apposito referendum. Tra le
motivazioni dei detrattori delle fusioni vi è il timore di perdere i servizi vicino a casa,
soprattutto tra i Comuni più piccoli e marginali. Tuttavia, è bene rammentare che la legge
regionale prevede che siano assicurate alle comunità di origine adeguate forme di
partecipazione e di decentramento dei servizi. Nei Comuni nati da processi di fusione lo
statuto comunale può prevedere l'istituzione di municipi nei territori delle comunità di
origine o di alcune di esse ed anche organi eletti a suffragio universale diretto14.
In sintesi, i vantaggi finanziari ed amministrativi della fusione di Comuni
possono essere così riepilogati:
− contributo straordinario da parte dello Stato commisurato al 40% dei trasferimenti
erariali del 2010 per un periodo di 10 anni; 10 SALVATO, M. (2015). 11 La dimensione del contributo è stata innalzata dall’originale 20% all’attuale 40% dalla recente Legge di Stabilità 2016 (legge n. 208/2015). 12 CORTE DEI CONTI (2015). 13 ANCI (2015). 14 SALVATO, M. (2015).
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− attribuzione di una quota del Fondo di solidarietà comunale (complessivamente non
inferiore a 30 milioni di euro) riservata ai Comuni istituiti a seguito di fusione;
− minori vincoli per l’assunzione di personale a tempo indeterminato;
− esclusione per tre anni dall’applicazione delle regole in materia di acquisizione lavori,
beni e servizi (DL n. 90/2014, art. 23bis);
− contributo straordinario da parte della Regione a sostegno dei costi di
riorganizzazione delle strutture comunali a seguito della fusione (per tre anni);
− risparmio sulle spese per gli organi politici;
− possibilità di mantenere i servizi ai cittadini presso i municipi decentrati;
− opportunità di specializzare e qualificare ulteriormente il personale.
Il processo di fusione presenta anche degli elementi di rischio, soprattutto nella
fase preliminare di dibattito e di studio. Vi sono ostacoli non trascurabili come il timore di
perdere l’identità locale e le divisioni nelle forze politiche fra i rappresentanti di Comuni
diversi: i casi di proposte di fusione bocciate al referendum dalla popolazione non sono
infrequenti15. Vi possono essere, inoltre, resistenze da parte del personale, nonché difficoltà
tecnico-contabile come le differenti aliquote tributarie e tariffarie e i diversi livelli di debito
procapite accumulato dai Comuni che si sono fusi. Ciononostante, la fusione comunale
costituisce un’importante occasione per la riorganizzazione amministrativa del territorio e
per dare maggior forza e risorse ai piccoli Comuni, anche alla luce delle difficoltà dell’attuale
quadro finanziario che condiziona negativamente l’attività amministrativa degli enti locali.
Nell’ipotesi in cui i Comuni delle 14 aggregazioni individuate optassero per la
soluzione “fusione”, potrebbero disporre di una cospicua quantità di risorse aggiuntive. La
norma statale (Legge di Stabilità 2016) prevede, infatti, un incentivo alle fusioni pari al 40%
dei trasferimenti erariali erogati ai Comuni oggetto di fusione nel 2010 (con un tetto
massimo di 2 milioni di euro a fusione). Nel complesso, questi 14 “nuovi” Comuni
incasserebbero trasferimenti aggiuntivi pari a 16,7 milioni di euro all’anno per un
periodo di dieci anni. In media, queste risorse equivarrebbero ad un bonus annuo medio
di 88 euro per cittadino che, in alcuni casi, supererebbe addirittura i 100 euro procapite
(TAB 9).
L’entità degli incentivi statali (che si aggiungono ai contributi regionali) è
indubbiamente rilevante, basti pensare che nel periodo 2010-2015 i 52 Comuni
15 In Veneto i progetti di fusione bocciati al refederendum sono: San Polo di Piave - Ormelle (TV); Arquà Polesine - Costa di Rovigo - Frassinelle Polesine – Pincara – Villamarzana - Villanova del Ghebbo (RO); Povegliano – Villorba (TV).
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appartenenti alle 14 aggregazioni hanno subìto tagli a seguito delle manovre finanziarie pari
a 15,7 milioni di euro. In altri termini, una annualità del contributo statale per la
fusione consentirebbe di azzerare cinque anni di tagli ai trasferimenti; in alcuni
casi, l’incentivo annuo arriverebbe addirittura al 137% dell’importo dei trasferimenti persi
rispetto al 2010 (TAB 10).
TAB 9 – Calcolo degli incentivi statali in caso di fusione di Comuni (euro)
NumeroComuni
Popolazione Trasferimentistatali 2010
Incentivi fusione(40% trasferim.)
Incentiviprocapite
Aggregazione 1 5 13.182 3.173.344 1.269.337 96
Aggregazione 2 7 13.779 3.474.738 1.389.895 101
Aggregazione 3* 3 24.001 5.130.931 2.000.000 83
Aggregazione 4 4 8.871 2.370.763 948.305 107
Aggregazione 5 4 9.285 2.378.512 951.405 102
Aggregazione 6* 6 20.535 5.111.146 2.000.000 97
Aggregazione 7 2 13.011 2.518.696 1.007.478 77
Aggregazione 8 2 11.247 2.048.817 819.527 73
Aggregazione 9 2 9.240 1.954.826 781.930 85
Aggregazione 10 3 11.571 2.427.223 970.889 84
Aggregazione 11 5 13.577 3.301.542 1.320.617 97
Aggregazione 12 2 8.354 1.949.479 779.791 93
Aggregazione 13 4 20.242 3.690.042 1.476.017 73
Aggregazione 14 3 13.591 2.574.340 1.029.736 76
TOTALE 52 190.486 42.104.397 16.744.928 88 (*) la norma prevede che l'incentivo alla fusione non possa in ogni caso superare i 2 milioni di euro Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Istat
Alla luce di questi elementi, è possibile stimare in 24,2 milioni di euro il risparmio
complessivo a regime nell’ipotesi di fusione delle 14 aggregazioni comunali. Infatti,
oltre agli incentivi bisogna considerare le economie di scala (calcolate per le gestioni
associate) che implicitamente (e gradualmente) si avrebbero a seguito del processo di
fusione (TAB 11). Se per ipotesi queste risorse fossero interamente utilizzate per ridurre la
pressione fiscale comunale, si avrebbe un abbattimento del 36% del carico tributario a
favore di famiglie e imprese. Diversamente, queste risorse potrebbero essere utilizzate per
potenziare e riqualificare le infrastrutture locali, poiché consentirebbero un raddoppio
della spesa per investimenti. In alternativa, con queste risorse si potrebbe agire sia sul
versante delle entrate sia su quello delle spese, con un abbattimento del 27% dei tributi
locali e un incremento degli investimenti della medesima entità.
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TAB 10 – Confronto tagli ai trasferimenti e incentivi statali in caso di fusione dei Comuni (euro)
Tagli manovre2010-2015
Incentivifusione
Rapportoincentivi/tagli
Aggregazione 1 1.050.658 1.269.337 121%
Aggregazione 2 1.087.021 1.389.895 128%
Aggregazione 3 2.848.056 2.000.000 70%
Aggregazione 4 715.829 948.305 132%
Aggregazione 5 727.039 951.405 131%
Aggregazione 6 1.536.517 2.000.000 130%
Aggregazione 7 1.235.567 1.007.478 82%
Aggregazione 8 863.801 819.527 95%
Aggregazione 9 763.411 781.930 102%
Aggregazione 10 709.678 970.889 137%
Aggregazione 11 962.304 1.320.617 137%
Aggregazione 12 623.136 779.791 125%
Aggregazione 13 1.674.986 1.476.017 88%
Aggregazione 14 925.960 1.029.736 111%
TOTALE 15.723.961 16.744.928 106% Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno
TAB 11 – Stima del vantaggio complessivo in caso di fusione dei Comuni (euro)
NumeroComuni
Popolazione Risparmiodi spesa (a)
Incentivi fusione (b)
Vantaggiocomplessivo (b-a)
Aggregazione 1 5 13.182 -969.129 +1.269.337 +2.238.467
Aggregazione 2 7 13.779 -1.357.956 +1.389.895 +2.747.851
Aggregazione 3 3 24.001 -419.926 +2.000.000 +2.419.926
Aggregazione 4 4 8.871 -1.171.070 +948.305 +2.119.375
Aggregazione 5 4 9.285 -1.193.109 +951.405 +2.144.514
Aggregazione 6 6 20.535 -74.846 +2.000.000 +2.074.846
Aggregazione 7 2 13.011 - +1.007.478 +1.007.478
Aggregazione 8 2 11.247 - +819.527 +819.527
Aggregazione 9 2 9.240 -299.078 +781.930 +1.081.009
Aggregazione 10 3 11.571 -227.486 +970.889 +1.198.375
Aggregazione 11 5 13.577 -972.168 +1.320.617 +2.292.784
Aggregazione 12 2 8.354 -794.502 +779.791 +1.574.293
Aggregazione 13 4 20.242 - +1.476.017 +1.476.017
Aggregazione 14 3 13.591 - +1.029.736 +1.029.736
TOTALE 52 190.486 -7.479.269 +16.744.928 +24.224.197 Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno e Istat
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2.4. Osservazioni finali
I Comuni con meno di 5.000 abitanti rappresentano il 48% del totale dei Comuni
della provincia di Padova: entro la fine del 2016 queste amministrazioni municipali dovranno
gestire obbligatoriamente mediante convenzione o unione tutte le funzioni fondamentali.
Nei Comuni con meno di 5.000 abitati risiede il 16% degli abitanti della provincia
padovana, occupando tuttavia ben il 40% della superficie territoriale: il controllo, la
salvaguardia e la pianificazione del territorio passa inevitabilmente anche dai piccoli Comuni.
I piccoli Comuni della provincia di Padova fanno registrare un reddito medio che non
supera i 12.000 euro per abitante, a fronte dei 12.800 euro della fascia 5-10mila abitanti e
dei quasi 14.000 euro dei Comuni tra 10 e 15mila abitanti. Inoltre, i Comuni di minore
dimensione demografica denotano una bassa concentrazione di addetti (23,7 ogni 100
abitanti), ponendosi ampiamente al di sotto della media provinciale (35,3).
A causa della maggiore incidenza dei costi fissi, la spesa corrente dei Comuni
padovani con meno di 5.000 abitanti è pari a 505 euro procapite, a fronte dei 434 euro della
fascia 5-10mila e dei 448 euro della fascia 10-15mila. La combinazione tra un elevato peso
dei costi fissi e una base imponibile più bassa rispetto alla media “costringe” i piccoli Comuni
a richiedere un maggior sforzo fiscale ai propri cittadini.
Lo studio ha definito 14 aggregazioni comunali, comprendente la quasi totalità dei
piccoli Comuni: è stato stimato che una maggiore sinergia nell’esercizio associato delle
funzioni farebbe scendere le uscite correnti del 7%, con un risparmio di spesa di 7,5 milioni
di euro.
La legge prevede un importante incentivo finanziario a favore delle fusioni di
Comuni: al nuovo Comune verrà erogato, per un periodo di dieci anni, un contributo pari al
40% dei trasferimenti statali spettanti agli enti che si sono fusi. Queste 14 ipotetiche
aggregazioni incasserebbero trasferimenti aggiuntivi pari a 16,7 milioni di euro all’anno: in
pratica una sola annualità del contributo statale consentirebbe di azzerare 5 anni di tagli ai
trasferimenti (TAB 12).
Tra risparmi nella gestione dei servizi e incentivi statali, l’opzione “fusione” per le 14
aggregazioni comunali varrebbe complessivamente 24,2 milioni di euro, rendendo possibile
l’abbattimento del 36% del carico tributario o, in alternativa, il raddoppio degli investimenti.
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TAB 12 – Ipotesi di aggregazioni comunali (1 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCASALE DI SCODOSIA 4.873 21 1.700 572 271CASTELBALDO 1.572 15 273 176 41MASI 1.821 14 247 187 64MERLARA 2.748 21 590 298 87URBANA 2.168 17 588 314 119
13.182 89 3.397 1.547 582Vantaggio complessivo
+2.238.467 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeMEGLIADINO SAN FIDENZIO 1.942 16 533 194 62MEGLIADINO SAN VITALE 2.008 15 334 184 68PIACENZA D'ADIGE 1.344 18 154 144 51PONSO 2.477 11 549 253 101SALETTO 2.767 11 588 302 112SANTA MARGHERITA D'ADIGE 2.316 13 436 215 89VIGHIZZOLO D'ESTE 925 17 204 92 20
13.779 101 2.799 1.384 503Vantaggio complessivo
+2.747.851 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCARCERI 1.588 10 180 139 47ESTE 16.581 33 6.330 1.685 475OSPEDALETTO EUGANEO 5.832 21 1.135 467 160
24.001 64 7.645 2.291 682Vantaggio complessivo
+2.419.926 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeGRANZE 2.055 11 261 177 65SANT'ELENA 2.458 9 561 212 69SANT'URBANO 2.115 32 294 214 51VILLA ESTENSE 2.243 16 488 237 82
8.871 68 1.604 840 267Vantaggio complessivo
+2.119.375 €
Risparmio di spesa Incentivi fusione-1.171.070 € +948.305 €
AGGREGAZIONE 4
Risparmio di spesa Incentivi fusione-419.926 € +2.000.000 €
AGGREGAZIONE 3
Risparmio di spesa Incentivi fusione-1.357.956 € +1.389.895 €
AGGREGAZIONE 2
Incentivi fusione+1.269.337 €
AGGREGAZIONE 1 Risparmio di spesa-969.129 €
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TAB 12 – Ipotesi di aggregazioni comunali (2 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeBARBONA 673 9 51 69 14BOARA PISANI 2.597 17 798 222 67STANGHELLA 4.213 20 996 404 137VESCOVANA 1.802 22 259 144 31
9.285 67 2.104 839 249Vantaggio complessivo
+2.144.514 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeAGNA 3.382 19 685 342 119ANGUILLARA VENETA 4.495 22 558 372 141ARRE 2.168 12 632 230 78BAGNOLI DI SOPRA 3.627 35 1.862 401 126CANDIANA 2.423 22 420 266 82TRIBANO 4.440 19 1.261 412 164
20.535 129 5.417 2.023 710Vantaggio complessivo
+2.074.846 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCONSELVE 10.319 24 4.115 1.025 314TERRASSA PADOVANA 2.692 15 669 313 124
13.011 39 4.784 1.338 438Vantaggio complessivo
+1.007.478 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeARZERGRANDE 4.765 14 1.244 431 185CODEVIGO 6.482 70 1.749 738 296
11.247 84 2.992 1.169 481Vantaggio complessivo
+819.527 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCORREZZOLA 5.372 42 715 588 185PONTELONGO 3.868 11 637 275 100
9.240 53 1.353 863 285Vantaggio complessivo
+1.081.009 €
Risparmio di spesa Incentivi fusione-299.078 € +781.930 €
AGGREGAZIONE 9
Risparmio di spesa Incentivi fusione- +819.527 €
AGGREGAZIONE 7
AGGREGAZIONE 8
Risparmio di spesa Incentivi fusione- +1.007.478 €
Risparmio di spesa Incentivi fusione-74.846 € +2.000.000 €
AGGREGAZIONE 6
Risparmio di spesa Incentivi fusione-1.193.109 € +951.405 €
AGGREGAZIONE 5
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TAB 12 – Ipotesi di aggregazioni comunali (3 di 3)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCARTURA 4.666 16 932 400 153PERNUMIA 3.865 13 1.099 410 160SAN PIETRO VIMINARIO 3.040 13 670 339 112
11.571 43 2.702 1.149 425Vantaggio complessivo
+1.198.375 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeARQUA' PETRARCA 1.856 13 273 183 63BAONE 3.151 24 281 248 62CINTO EUGANEO 2.010 20 277 228 62LOZZO ATESTINO 3.167 24 621 305 97VO' 3.393 20 876 484 154
13.577 101 2.328 1.448 438Vantaggio complessivo
+2.292.784 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeBATTAGLIA TERME 3.928 6 572 255 110GALZIGNANO TERME 4.426 18 783 334 132
8.354 24 1.356 589 242Vantaggio complessivo
+1.574.293 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeCERVARESE SANTA CROCE 5.690 18 1.820 551 208ROVOLON 4.930 28 1.350 553 170SACCOLONGO 4.959 14 1.539 465 155VEGGIANO 4.663 16 1.915 486 154
20.242 76 6.623 2.055 687Vantaggio complessivo
+1.476.017 €
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, imprese artigianeGAZZO 4.347 23 846 440 103GRANTORTO 4.721 14 1.170 381 124SAN PIETRO IN GU 4.523 18 1.787 380 118
13.591 55 3.803 1.201 345Vantaggio complessivo
+1.029.736 €
Risparmio di spesa Incentivi fusione- +1.029.736 €
AGGREGAZIONE 14
Risparmio di spesa Incentivi fusione- +1.476.017 €
AGGREGAZIONE 13
Risparmio di spesa Incentivi fusione-794.502 € +779.791 €
AGGREGAZIONE 12
Risparmio di spesa Incentivi fusione-972.168 € +1.320.617 €
AGGREGAZIONE 11
Risparmio di spesa Incentivi fusione-227.486 € +970.889 €
AGGREGAZIONE 10
Nota: i Comuni in corsivo appartengono attualmente ad un'Unione di Comuni (fonte: Regione Veneto, 1/1/2016) Elaborazioni su dati Istat, Infocamere e Ministero dell’Interno
CNA PADOVA – Riorganizzazione ed efficienza degli enti locali
A cura del Centro Studi Sintesi 31
33..
IINN PPRROOSSPPEETTTTIIVVAA:: IIPPOOTTEESSII DDII SSIINNEERRGGIIEE TTEERRRRIITTOORRIIAALLII
In quest’ultima sezione del rapporto si presenta una mappatura del territorio
provinciale finalizzata a individuare le possibili “sinergie” locali: trattasi di aree omogenee
che, in un ottica di medio-lungo periodo, potrebbero costituire un bacino adeguato per la
gestione di alcuni servizi e per la rappresentanza territoriale (GRAF 13 e TAB 12).
GRAF 13 –Ipotesi di sinergie territoriali: provincia di Padova
Elaborazioni Centro Studi Sintesi
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TAB 12 –Ipotesi di sinergie territoriali (1 di 4)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 1 13.182 89 3.397 1.547 582MONTAGNANA 9.276 45 2.775 1.015 288A (Montagnanese) 22.458 134 6.172 2.562 870
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 2 13.779 101 2.799 1.384 503B (Megliadina) 13.779 101 2.799 1.384 503
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 3 24.001 64 7.645 2.291 682C (Este) 24.001 64 7.645 2.291 682
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 4 8.871 68 1.604 840 267Aggregazione 5 9.285 67 2.104 839 249SOLESINO 7.085 10 1.988 866 262D (Bassa) 25.241 146 5.696 2.545 778
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeMONSELICE 17.675 51 7.576 1.866 490POZZONOVO 3.628 24 803 358 116E (Monselice) 21.303 75 8.379 2.224 606
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 6 20.535 129 5.417 2.023 710Aggregazione 7 13.011 39 4.784 1.338 438Aggregazione 10 11.571 43 2.702 1.149 425BOVOLENTA 3.492 23 1.150 418 139F (Conselvano) 48.609 234 14.053 4.928 1.712
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TAB 12 –Ipotesi di sinergie territoriali (2 di 4)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 8 11.247 84 2.992 1.169 481Aggregazione 9 9.240 53 1.353 863 285BRUGINE 6.994 20 2.352 692 285LEGNARO 8.733 15 2.394 796 309PIOVE DI SACCO 19.797 36 7.482 2.076 693POLVERARA 3.259 10 551 296 122SANT'ANGELO DI PIOVE DI SACCO 7.245 14 1.920 684 336G (Piovese) 66.515 231 19.043 6.576 2.511
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeALBIGNASEGO 25.365 21 6.611 2.087 713CASALSERUGO 5.437 16 1.579 558 229DUE CARRARE 9.065 27 2.704 828 297MASERA' DI PADOVA 9.092 18 1.956 743 310H (Padova sud) 48.959 81 12.849 4.216 1.549
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeABANO TERME 19.966 21 8.163 1.818 456MONTEGROTTO TERME 11.259 15 4.078 1.177 321I (Terme) 31.225 37 12.241 2.995 777
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 12 8.354 24 1.356 589 242TEOLO 9.034 31 2.276 756 241TORREGLIA 6.153 19 1.767 509 180L (Colli nord) 23.541 74 5.398 1.854 663
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 11 13.577 101 2.328 1.448 438M (Colli sud) 13.577 101 2.328 1.448 438
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TAB 12 –Ipotesi di sinergie territoriali (3 di 4)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 13 20.242 76 6.623 2.055 687MESTRINO 11.443 19 4.021 987 306RUBANO 16.120 15 6.736 1.584 413SELVAZZANO DENTRO 22.866 20 5.929 1.712 494N (Bacchiglione-Colli) 70.671 129 23.310 6.338 1.900
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeCADONEGHE 16.264 13 4.340 1.193 384CAMPO SAN MARTINO 5.772 13 2.379 540 213CAMPODORO 2.704 11 852 254 67CURTAROLO 7.301 15 2.734 620 245PIAZZOLA SUL BRENTA 11.265 41 2.851 1.009 323VIGODARZERE 13.001 20 2.571 975 370VILLAFRANCA PADOVANA 10.091 24 2.915 871 281O (Padova nord) 66.398 137 18.641 5.462 1.883
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeAggregazione 14 13.591 55 3.803 1.201 345CARMIGNANO DI BRENTA 7.651 15 3.231 635 187CITTADELLA 20.152 37 8.817 2.138 620FONTANIVA 8.246 21 2.640 729 254GALLIERA VENETA 7.105 9 3.007 613 222SAN GIORGIO IN BOSCO 6.281 28 2.585 714 249SAN MARTINO DI LUPARI 13.205 24 4.994 1.245 419TOMBOLO 8.372 11 2.604 832 254P (Cittadellese) 84.603 199 31.683 8.107 2.550
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TAB 12 –Ipotesi di sinergie territoriali (4 di 4)
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeBORGORICCO 8.703 20 2.919 808 292CAMPODARSEGO 14.608 26 7.722 1.494 516CAMPOSAMPIERO 12.194 21 5.450 1.179 351LOREGGIA 7.610 19 2.389 751 319MASSANZAGO 6.029 13 1.734 565 228PIOMBINO DESE 9.553 30 4.164 955 367SAN GIORGIO DELLE PERTICHE 10.225 19 3.322 860 355SANTA GIUSTINA IN COLLE 7.232 18 2.360 671 275TREBASELEGHE 12.807 31 3.906 1.133 421VILLA DEL CONTE 5.571 17 2.215 547 207VILLANOVA DI CAMPOSAMPIERO 6.111 12 1.483 521 231Q (Camposampierese) 100.643 226 37.665 9.484 3.562
Comune Popolazione Kmq Addetti Imprese di cui, artigianeLIMENA 7.874 15 6.459 1.091 230NOVENTA PADOVANA 11.257 7 4.440 1.072 252PADOVA 211.210 93 93.645 20.674 3.729PONTE SAN NICOLO' 13.486 14 3.982 1.147 361SAONARA 10.264 14 2.908 891 270VIGONZA 22.682 33 8.060 2.061 607R (Metropadova) 276.773 176 119.494 26.936 5.449 Nota: i Comuni in corsivo appartengono attualmente ad un'Unione di Comuni (fonte: Regione Veneto, 1/1/2016) Elaborazioni su dati Istat e Infocamere