illustrando villafranca tirrena
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I L L U S T R A N D O
V I L L A F R A N C A T I R R E N A
D E S C R I Z I O N E D E I
L U O G H I P I U ’ C A R AT T E R I S T I C I D E L
C O M U N E D I V I L L A F R A N C A T I R R E N A
P R O L O C O
D I
V I L L A F R A N C A T I R R E N A
V I A P R I N C I P E D I
C A S T E L N U O V O , 2 4
T E L / F A X 0 9 0 - 3 3 7 9 5 1 4
P R O L O C O . V @ T I S C A L I . I T
P R O L O C O V I L L A F R A N C A T I R R E N A . I T
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Da diversi anni la Pro Loco di Villafranca Tirrena si occupa della promozione turistica del proprio territorio e grazie a volontari appassionati e ad
elementi del servizio civile, svolge anche il compito di guida a gruppi scolastici e religiosi
nonché a turisti, intesi nel senso più classico della parola, che sono interessati alla visita del paese.
Si organizzano anche percorsi personalizzati.
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Indice
B R E V I N O T IZ I E ST O RI CH E - I E R I E O G G I
7
I L C A S T E L L O D I B A U S O 13
S A N T U A R IO “ E C C E H O MO ” 22
C H I E S A S A N N I C O LO ’ DI B A R I 29
C H I E S A S A N T A M A R G H ER I T A D ’ AN T IO C H I A 31
C H I E S A D E L L A M A D O N N A D E I C E RE I 33
C H I E S A D I SA N G R E G O RI O M A G N O 34
C H I E S A D I SA N T ’ A N T O N I O 36
T O RR E D I DIV I E T O 37
M U S E O D E LL A M E D I C I N A 38
I B O RG H I E L A P I E T R A D I B A U S O 39
I L L U N G O MA R E 40
S E R R O 41
L E T R A D I ZIO N I ED I L FO L K L O R E 45
A L B E R G H I E R I ST O R AN T I 49
A C C E S S I B I L IT A ’ A L P A E S E 50
S I N T E SI D A T I V I L L A F R A N C A T I RR E N A 51
R I N G R A ZI A M E N T I 61
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BREVI NOTIZIE STORICHE
IERI E OGGI
Villafranca Tirrena, cittadina di antica
costituzione, risulta l’insieme di diverse
componenti paesistiche Villafranca Tirrena,
Divieto, Calvaruso, Serro, Castello, e Saponara
fino alla prima metà del secolo scorso. Di queste la
prima ingloba i successivi paesi, oggi frazioni.
Diverse ma tutte importanti le storie delle
varie frazioni, tra le quali quella di più antica
conoscenza è relativa a Divieto che, anticamente
chiamata Dimeto, rivestiva il ruolo di porto per le
imbarcazioni romane che da qui portavano alla
Roma imperiale il foraggio del granaio
dell’impero: la Sicilia.
Anticamente chiamata Briosa (in epoca
normanna) e poi Bauso, Villafranca Tirrena è una
piccola cittadina della provincia di Messina che si
affaccia sul Mar Tirreno, la prima che si incontra
viaggiando dal capoluogo in direzione Palermo.
Le notizie documentate risalgono al 1271 quando
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Re Carlo d’Angiò assegnò a Pierre Gruyer il feudo
Bàusus, precedentemente appartenuto a Enrico de
Dissinto. In epoca aragonese, il feudo Bauso
insieme al vicino Calvaruso appartennero a varie
famiglie nobili (Manna, Gioeni, Giovanni da
Taranto) fino ad arrivare nel 1399 al tesoriere del
Regno Nicolò Castagna, alla morte del quale i
feudi andarono in dote alla nipote Pina e per via
femminile passarono prima ai Bonifacio e poi ai
Ventimiglia, La Grua, Pollicino, Merulla e
Spadafora. Nel 1548, la baronia di Bauso, fu
acquistata da Giovanni Nicola Cottone. Questo è
il periodo di maggior lustro per l’antica Bauso.
Nel 1590 Stefano Cottone vi fece ricostruire il
Castello, che ancora oggi domina il centro della
cittadina. Nel 1591, l’imperatore Filippo II elevò il
feudo di Bauso a contea e nel 1623 Filippo IV di
Spagna investì Giuseppe Cottone del titolo di
“Principe di Castelnuovo” (altro nome del
contado di Bauso). Nel Settecento, l’Abate e
storico Vito Amico cita nei suoi scritti Bauso,
descrivendolo come territorio coltivato a frutteti e
gelsi. Da altri documenti sappiamo che il paese,
col suo fondaco situato nell’attuale Piazza Dante,
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all’epoca Piazza del Fondaco, attivo già nel sec.
XVI, era punto di sosta lungo la strada Palermo-
Messina. Nel 1819, la terra di Bauso e il castello
con l’annesso titolo di Principe di Castelnuovo,
furono venduti da Carlo Cottone Cedronio a
Domenico Marcello Pettini, ex giudice della Gran
Corte Civile di Palermo, il quale l’acquisto per
9.000 onze. Villafranca Tirrena diventò comune
autonomo nel 1825 mantenendo la
denominazione Bauso fino al 1929, quando cambiò
nome nell’attuale Villafranca Tirrena, associando i
due paesi di Calvaruso e Saponara (quest’ultimo
divenuto autonomo nel 1952). Per gran parte del
secolo scorso Villafranca Tirrena fu uno dei centri
industriali più importanti della provincia di
Messina, nel quale operavano grandi imprese
come Italcementi (subito dopo il terremoto di
Messina del 1908) e Pirelli, per non parlare poi di
piccole e medie imprese (calzifici, maglifici,
costruzioni edili e plastica). Gradatamente però,
per motivi di mercato, la grande industria si
spostò da Villafranca Tirrena (l’ultimo impianto
funzionante, lo stabilimento Pirelli, chiuse i
battenti nel 1992), comportando un necessario
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cambiamento di rotta nell’economia locale,
sviluppatasi di recente più nel settore
commerciale e turistico, anche se le aree
industriali non sono state abbandonate, ma anzi
rilanciate attraverso strumenti di
programmazione negoziata che hanno consentito
l’insediamento di nuove aziende.
L’odierna Villafranca Tirrena (9043 ab.) è un
luogo piacevole in cui trascorrere momenti di
svago, ma anche un ampio contenitore
storico/culturale dal quale il turista può attingere
a piene mani.
Il territorio di Villafranca Tirrena confina a Nord
con il Mar Tirreno, a sud-est con il comune di
Messina, a nord-ovest con il territorio comunale di
Saponara. Il territorio altimetricamente si estende
tra la quota 0 e 828 ms/n, prevalentemente formato
da zone collinari che lasciano spazio in prossimità
del litorale, ad una zona pianeggiante sulla quale
sorge gran parte del centro urbano. La maggior
parte del territorio comunale è utilizzato a colture
specializzate (agrumeto vigneto, uliveto). Lungo il
confine est del territorio corre la fiumara Gallo che
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divide il comune di Messina con quello di
Villafranca. Nella parte ovest del territorio ci sono
i torrenti Calvaruso e Santa Caterina; il primo
parte dalle colline soprastanti Calvaruso e scende
fino al Mar Tirreno, il secondo ha le sorgenti delle
colline di Saponara e Calvaruso e sotto il
caseggiato di Bauso presso la S.S. confluisce nel
primo dando origine ad un unico delta.
Villafranca da tempo intende proporsi quale
ente beneficiario del riconoscimento di Comune a
economia prevalentemente turistica e Città d’Arte.
Una mission per la quale Villafranca Tirrena ha
saputo ricostruirsi un’identità dopo il
“tradimento” delle grandi realtà imprenditoriali
del Nord, diventando oggi una delle realtà più
vivaci e dinamiche del comprensorio tirrenico
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messinese. Un passaggio che si è attuato
innanzitutto attraverso la riscoperta e la
valorizzazione della propria storia e delle proprie
tradizioni, la riqualificazione di importanti beni
culturali resi finalmente fruibili al pubblico, e
l’investimento sul recupero della spiaggia e sulla
qualità dei servizi, a partire da quelli ricettivi.
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IL CASTELLO DI BAUSO ( SEC. XVI)
Castello del Conte: è detto Castelnuovo, e da
esso, che è signoreggiante il paese, prese titolo
il principato, che nel parlamento generale di
Sicilia occupò il XXXI posto. Vi si accede da un
lato percorrendo tutta l'amenesissima villa,
nella quale i viceré spagnoli solevano riposarsi
nei loro viaggi da Palermo a Messina, e
dall'altro di fronte l'attuale chiesa madre.
(Dizionario illustrato dei Comuni di Sicilia;
Francesco Nicotra, 1907).
Fu il Conte Stefano Cottone, mercante e banchiere
tra i più importanti di Messina, a far costruire nel
1590 il primo borgo che ha forma di castello (esso
è conosciuto come Castel Nuovo), come conferma
la frase riportata nell’epigrafe situata sul portale
del bastione sud-est : «[…] a difesa dalle incursioni
da terra e dal mare, Stefano Cottone, IV signore di
Bauso, eresse le mura dalle fondamenta …nel 1590… »
Le dimensioni e la fattura del palazzo dimostrano
che l’edificio era solo una residenza secondaria
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dei Cottone, i quali vi sostavano per curare i loro
interessi sul territorio, mentre la fortificazione
vera serviva anche ai cittadini del borgo come
rifugio nel caso di attacchi da parte di corsari
barbareschi, a quell’epoca frequenti in tutta l’isola.
L’edificio, a due elevazioni, presenta grandi
finestre e porta d’ingresso sul lato nord. Anche
all’interno la distribuzione degli ambienti, l’atrio,
le scale, la tessitura delle murature, ripetono
schemi di edifici residenziali, lontani da
qualunque intenzione militaresca.
La cinta muraria e i baluardi angolari possono
considerarsi soltanto elementi tipici del Castello,
ma privi di qualsiasi cautela difensiva.
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La struttura che vediamo oggi dimostra che il
castello fu realizzato in fasi costruttive successive:
prima la cinta muraria bastionata che si sviluppa
su livelli differenti adattandosi alla morfologia
della collina, poi il Palazzo vero e proprio al
centro del recinto fortificato, il cui prospetto
principale è rivolto a nord verso il mare. Infine, la
porta d’accesso che si apre sul lato corto del
bastione sud-est.
Estintasi con il Principe Carlo la famiglia Cottone,
tutti i beni furono acquistati nel 1819 dalla
famiglia Pettini, i quali curiosamente mantennero
gli stemmi gentilizi dei loro predecessori
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limitandosi a sostituire il motto “POTENTIOR”
dei Cottone con il loro “NE PEREAT”.
Con l’avvento dei nuovi proprietari, il castello
conobbe nuova vita e splendore, ospitando
periodicamente i Viceré spagnoli. I Pettini
arricchirono l’edificio di rilievi marmorei e busti
con ritratti di antenati. Si deve a loro anche la
creazione intorno al castello di uno splendido
“Giardino all’italiana”. Una passerella collegava
direttamente il Castello a un laghetto della villa,
nel quale una serie di canali con particolari
fontanelle permettevano giochi d’acqua
caratteristici e davano vita alle cascate delle tre
grotte artificiali intitolate ai tre Canti della Divina
Commedia: Paradiso, Purgatorio e Inferno.
Per la costruzione del Giardino sono state
utilizzate pietre di colore diverso e vetri
multicolori e al suo interno insisteva un laghetto
artificiale, habitat favorevole di diverse varietà di
piante acquatiche, le grotte “Inferno”,
“Purgatorio” e “Paradiso”, e opere artistiche di
pregio come la “Fontana dei quattro Leoni”
attribuita allo scultore fiorentino Giovanni Angelo
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Montorsoli. L’attuale amministrazione comunale
ha ottenuto un finanziamento di 650mila euro che
a breve consentirà di ripristinare in tutta la sua
magnificenza l’antico parco giardino, creando un
eco-museo naturale, e di riunirlo, tramite la
creazione di un passaggio pedonale, al Castello di
Bauso, restituendo finalmente a Villafranca il suo
cuore storico e culturale e ai turisti una meta da
non perdere.
Internamente al Palazzo–Castello, ogni stanza è
corredata da un camino di fattura rinascimentale e
ornata con fregi, statue, affreschi e busti
marmorei. Tra quest’ultimi, spiccano le
raffigurazioni dei poeti Dante, Virgilio e Tasso,
oltre alle sculture che rappresentano le “Quattro
Stagioni”.
Una pavimentazione di mattonelle di ceramica
dipinte a mano di manifattura siciliana abbellisce
sia la gradinata esterna del castello che portava
alla porta principale, sia le stanze interne. Dopo
un periodo di abbandono, il castello è stato
riaperto al pubblico nel 2003 e oggi sono in fase di
ultimazione i lavori di restauro che riporteranno
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l’antica residenza nobiliare, con il suo fastoso
giardino, allo splendore originale.
Legata al Castello, la nota vicenda di Pasquale
Bruno, brigante
difensore dei deboli
e degli oppressi, che
rubava ai ricchi per
dare ai poveri,
vissuto tra Bauso e
Calvaruso tra la fine
del Settecento e
l’agosto del 1803, quando venne giustiziato a
Palermo. Il suo nome e quello di Bauso divennero
famosi grazie alla penna di Alessandro Dumas
padre che, nel 1838, scrisse appunto il Pascal Bruno
dopo aver avuto accennata la storia dall’amico
Vincenzo Bellini a Parigi, e dopo essersi informato
direttamente sul posto che visitò durante un suo
viaggio lungo le coste della Sicilia. Una vicenda in
cui s’intrecciano storia, leggenda e mito.
Il castello di Bauso e il feudo annesso ap-
partenevano, all’epoca dei fatti narrati da Dumas,
alla famiglia Cottone, principi di Castelnuovo. La
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storia affonda le sue radici nel 1783, quando il 5
maggio di quell’anno tale Antonino Bruno (detto
Zuzza), di Bauso, venne giustiziato in piazza
Marina a Palermo, perché reo di aver attentato
alla vita dell’allora principe di Castelnuovo
(sembra tale Gaetano Cottone Morso).
Quest’ultimo aveva violentato la moglie di Bruno,
applicando la spregevole pratica feudale dello Jus
Primae Noctis, il diritto cioè da parte del feudatario
di “possedere” la sposa novella di un suddito
ancor prima del consorte.
Catturato e giustiziato, il teschio di Antonino
Bruno fu chiuso in una gabbia di ferro e appeso
alle mura del Castello di Bauso per lungo tempo.
Successivamente, il figlio Pasquale Bruno provò a
vendicare il padre.
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Eroe buono Pasquale, che combatte contro le
soverchierie dei potenti, e del principe di
Castelnuovo in particolare, amato dalla sua gente
per le sue gesta memorabili. Ma la sua giovane
esistenza ebbe fine nel 1803 sul patibolo della
stessa Piazza Marina a Palermo che vide
giustiziare il padre.
Risultarono coinvolte nella vicenda il baronato di
Carini e il Principato di Butera.
Ascoltate - mi disse - non dimenticate di
fare una cosa quando andrete da
Palermo a Messina per mare o per terra.
Fermatevi al piccolo paese di Bauso,
vicino alla punta di Capo Bianco. Di
fronte ad un albergo troverete una
strada in salita che termina a destra con
un piccolo castello a forma di cittadella.
Alle mura di quel castello si trovano
appese due gabbie: una è vuota,
nell'altra biancheggia da vent'anni la
testa di un morto. Domandate al primo
viandante che incontrerete la storia
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dell'Uomo a cui appartenne quella testa
e avrete uno di quei racconti completi
che dipingono tutta una società, dalle
montagne alla città, dal contadino al
gran Signore...."
Alexandre Dumas, Pascal Brunò, 1838
Nel periodo in cui il Castello di Bauso è
tornato fruibile, si è registrata una media di 1100
presenze annue. Già sede di mostre, convegni ed
eventi culturali, è in itinere la realizzazione,
all’interno delle sue stanze, di un museo del
brigantaggio e di un museo etno-antropologico.
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SANTUARIO “ECCE HOMO” (SEC. XVII )
La nobile principessa Donna Eleonora Moncada,
al cui casato era infeudato quasi tutto il territorio
di Calvaruso, fece erigere sul poggio di S.
Giovanni, sito di fronte al piccolo centro, una
chiesa con annesso convento da affidare alla
custodia dei Francescani Minori Riformati.
Inizialmente dedicato alla Vergine Immacolata,
l’edificio venne definitivamente consacrato al
culto dell’Ecce Homo dopo la realizzazione, nel
1634, della statua lignea raffigurante il Cristo nella
sua sofferenza terrena da parte di Giovan
Francesco Pitorno, al secolo Frate Umile da
Petralia. La leggenda vuole che il volto della
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scultura sia stato realizzato dagli angeli, non
essendo stato capace, Frate Umile, di ultimare la
statua nel laboratorio del castello Moncada.
L’edificio sacro si ricorda soprattutto per le opere
d’arte che esso preserva, a partire dalla succitata
seicentesca statua lignea
dell’Ecce Homo, scolpita in
legno di cipresso, passando
per la seicentesca tela
raffigurante l’Immacolata
insieme a San Francesco,
Santa Margherita, Santa
Chiara e Sant’Anna.
TRA STORIA E LEGGENDA:
“A Cabbarusu c’è u Signuri”, questa è una delle
espressioni comuni che indicano la fede genuina,
schietta e popolare che lega la gente del luogo al
Santuario di Gesù Ecce Homo. Intorno alla statua
aleggia un mistero che rende ancora più mistico il
luogo stesso. La statua in legno del Crocefisso fu
commissionata dal Principe Don Cesare Moncada a
Frate Umile da Petralia, noto sculture e crocifissista
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del tempo. Il mistero comincia dalla scelta dell’albero
di cipresso dal quale il frate avrebbe dovuto trarre la
scultura ma nessun albero sembrava adatto fin
quando non comparve, improvvisamente, un cipresso
dalle foglie luccicanti e quest’apparizione venne
interpretata come un miracolo. Frate Umile aveva,
inoltre, delle abitudini particolari, infatti, era solito
chiudersi nel suo laboratorio, non permettendo a
nessuno di entrare, e prima di cominciare a scolpire
soleva sottoporsi a pratiche ascetiche. Egli,infatti,
chiese al Principe una stanza del castello nella quale
dedicarsi al suo lavoro; dopo un po' di tempo il
Principe chiese come procedeva il lavoro e il Frate
rispose che entro poco tempo il Cristo sarebbe stato
completato e sarebbe stato possibile, così, portarlo in
processione alla chiesa del convento. Passarono pochi
giorni e il Frate consegnò al Principe le chiavi della
stanza pregandolo di non entrare prima della
processione. Il Principe fece questa promessa ma la
Principessa, spinta dalla curiosità, convinse il marito
a entrare e inesprimibile fu la loro meraviglia quando
videro che la statua era tutta rifinita tranne che nel
volto, nonostante il Frate avesse loro assicurato che
era pronta. Giunta l’ora della processione la stanza
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fu aperta e i Principi, consapevoli dell’aspetto
precedente, furono ora estasiati dal suo volto, come se
a ultimarla fossero stati gli angeli. Quale sia il limite
tra realtà e leggenda non possiamo dimostrarlo,
possiamo solo dire che, di chiunque sia l’opera, il
Cristo è ritratto in un contegno regale nonostante le
sofferenze inflitte dalla flagellazione e il dolore è
ancor più spiritualizzato dall’espressione del volto che
racchiude il mistero della resurrezione e della vittoria
finale sulla morte.
Di particolare importanza è anche il settecentesco
chiostro del convento, caratteristica costante degli
antichi conventi
francescani, dove al
centro è situato
l’antico pozzo che
forniva l’acqua ai
frati.
Il chiostro di forma quadrangolare presenta
un colonnato di dodici pilastri con archi
rinforzati nel corso delle recenti restauri. Sulle
lunette delle due pareti laterali si trovano una
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serie di affreschi del ‘700 che raffigurano i più
noti santi Francescani. Fra le due lunette vi è
inoltre un medaglione affrescato raffigurante
frate Umile da Petralia nell’ atto di scolpire la
statua dell’ Ecce Homo. A questo sottostà la
seguente iscrizione in alcune parti cancellata
dal tempo:
Il ven. servo di Dio frat. Humile da Petralia sup.
scultore clarissimo scolpì in Sicilia ... immagini del SS.
Crocifisso e tutti oprano miracoli, digiunava scolpendo
in pane ed acqua, spargendo continua lagrimazione,
meditando l'acerbissima passione, fra le quali fu questo
del n.ro SS. Ecce Homo, che conforme accettò D.
Cesare Moncada, primo principe di questa terra,
havendo tenuta la sera nascostamente la statua tutta
tinta eccetto la testa, quale solamente era sbozzata, si
prese gran fastidio per haversi da fare la processione, la
mattina si vide con gran stupore la testa
miracolosamente formata, e .... il fatto .... con lagrime
di devozione .... Mori .... miracoli.
Di notevole pregio anche il ciborio ligneo, della
seconda metà del ‘700.
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Nei locali attigui al chiostro, dal 1983, è aperto
ai visitatori il “Museo della Devozione” così
detto perché, fra l’altro, conserva alcuni ex voto.
All’interno del museo sono custodite
numerose opere di notevole importanza artistica e
storica, tra cui antiche statuette (oltre 50) di scuola
napoletana che rappresentano “La Strage Degli
Innocenti”, alcuni testi religiosi che vanno dal ‘600
all’ ‘800, appartenenti all’antica biblioteca del
convento, una reliquia di S. Candida, una statua
lignea del ‘600 raffigurante S. Margherita
d’Antiochia e altre opere ancora. Intorno al
santuario, inoltre, ruotano importanti eventi come
il pellegrinaggio alla statua dell’ Ecce Homo del
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lunedì di Pasqua, l’annuale concorso del mini-
presepe, il presepe vivente e la Via crucis
interparrocchiale.
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CHIESA SAN NICOLO’ DI BARI ( SEC. XVII )
Di datazione incerta, già presente in alcune
notizie relative ad avvenimenti risalenti alla
prima metà dell’800 in cui si accenna ad un
incendio appiccato alla stessa, edificata sulle
antiche spoglie
della Chiesa
dell’Addolorata,
la Chiesa San
Nicolò di Bari
venne distrutta
dal terremoto del
1908 e riedificata intorno al 1930. Al suo interno
l’edificio sacro conserva opere risalenti a diversi
periodi storici:
la statua raffigurante “Madonna col
Bambino”, realizzata in marmo da artista ignoto
nel XVIII secolo; la statua “San Nicolo’ di Bari”
del XVIII secolo, restaurata nel 1937 dallo scultore
di Messina Mollica; un Altare del 1767 in marmi
policromi; l’“Altare della Sacra Famiglia” datato
1865; un’Acquasantiera marmorea del XVII
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secolo; una lapide marmorea dedicata dal Conte
Pettini alla moglie, morta nel 1844 all’età di 26
anni, sulla quale è possibile leggere la poesia di
Felice Bisazza ad essa dedicata; una Croce dipinta
in legno della prima metà del XVI secolo
proveniente dal distrutto convento dei minori
osservanti dedicato a S. Maria Annunziata, è
attribuita all’artista Mariano Riccio.
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CHIESA SANTA MARGHERITA D’ANTIOCHIA
( SEC. XVII )
Dedicata alla Patrona di Calvaruso, la chiesa è
stata costruita nel 1617 dai Principi Moncada.
Nonostante sia stata danneggiata dai terremoti del
1894 e 1908, conserva i portali e le strutture
originali di carattere tardo-rinascimentale. La
Chiesa conserva diverse opere di varia natura e di
varie epoche tra cui: dipinto su tela raffigurante S.
Giovanni Battista (sec. XVII); dipinto su tela
raffigurante S. Giuseppe e Gesù Bambino (sec.
XVII); dipinto su tela raffigurante la Madonna del
Rosario (sec XVII); dipinto su tela raffigurante la
Madonna col Bambino (sec XVII); fonte
battesimale in marmo rosso (sec XVII);
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acquasantiera in marmo (sec XVII); pulpito in
legno intagliato (sec XVII); paliotto in marmo con
l’immagine della Madonna del Rosario posto
sull’altare absidale destro; paliotto in marmo con
l’immagine del sacramento posto sull’altare
absidale sinistro; tavola raffigurante S. Lucia,
dipinta da Marco Antonio Veneziano e nella quale
vi è l'iscrizione Marco Antonio Venetiano 1582 oc
opus fieri fecit Pietrus Mortelliti di S. Lucia;
affreschi della tribuna datati 1761 raffiguranti
“Incoronazione della Vergine e Gloria della
Chiesa” e “Storia di San Margherita”. Presso
l'altare maggiore vi è una moderna e bellissima
statua in legno di Santa Margherita, scolpita nel
1871 dall'artista messinese Michele Cangeri.
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CHIESA DELLA MADONNA DEI CEREI (SEC
XVIX)
Comunemente detta “della Candelora”, la
chiesa “Madonna dei Cerei” è un tipico esempio
di arte normanna, legato all’ordine dei monaci
Basiliani di stanza a Gesso. Interessanti sono al
suo interno il paliotto a tarsie marmoree
policrome posto sull’Altare maggiore e la tela di
Andrea Bruno raffigurante “la Madonna con le
anime del purgatorio risalente al 1658”.
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CHIESA DI SAN GREGORIO MAGNO (XX SEC)
Il titolo stesso della parrocchia è quello
dell’antico monastero basiliano di San Gregorio
Magno che sorgeva nella valle di Gesso, che fu
confiscato e poi demolito nel 1890 per dar posto
all’attuale stazione ferroviaria di Gesso sulla linea
Messina- Palermo.
Ciò che resta di secoli di storia, fede e tradizioni è
stato trasferito nel 1921 all’attuale parrocchia di
Divieto come le poche ma significative opere
d’arte e il titolo di San Gregorio Magno. Il nuovo
edificio parrocchiale è ubicato sul sito della chiesa
baracca, donata dal Papa Pio X dopo il sisma del
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1908, concesso dai Baroni Marullo Arau di
Condojanni.
Venne ultimato nel 1932 come attesta l’iscrizione
sul portale d’ingresso; Vescovo del tempo era
mons. Angelo Pajno che si adoperò tanto per la
riedificazione di Messina e delle sue chiese, e il cui
stemma trovasi nel timpano della facciata.
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CHIESA DI SANT’ANTONIO (XVIX SEC)
Particolare chiesa dalle dimensioni
ridottissime molto frequentata dagli abitanti della
zona “Castelluccio” e dalla quale parte e arriva la
processione più importante e seguita del paese: la
processione di Sant’Antonio. Di stile rustico,
presenta una vetrata di notevole fattura.
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TORRE DI DIVIETO
Di probabile origine tardo-medievale, fu
realizzata quale strumento di difesa e di avviso in
caso di pericolo per la fortificazione eretta nello
spazio in cui oggi sorge il Castello di Bauso.
Venne inserita nel sistema delle torri costiere di
Sicilia che, nella prima metà dell’800, cessò di
esistere. Negli ultimi decenni, è stata
notevolmente modificata dagli interventi di
trasformazione in abitazione. Nonostante tali
modifiche ancora oggi conserva la forma
cilindrica.
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MUSEO DELLA MEDICINA
Inaugurato nel 2004 dopo una
convenzione stipulata fra l’Amministrazione
Comunale e il Dottore Paolo Badessa, il Museo
della Medicina e degli strumenti medicali è sito in
una palazzina in stile liberty di via Rovere.
All’interno vi sono, collocati in delle apposite
teche, circa 200 reperti di alto valore scientifico,
databili fra la fine del ‘700 e il 1940.
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I BORGHI E LA PIETRA DI BAUSO
I borghi di castello, calvaruso e serro
rappresentano l’anima antica del paese. Questi
conservano caratteristiche architettoniche: alcune
case custodiscono i blocchi di pietra scolpiti a
mano, come colonne e archi di portoni. Molti
balconi sono sostenuti da “gagnola” realizzati da
scalpellini che
lavoravano la
pietra estratta
dalle locali cave.
Da queste, infatti,
veniva estratta la
famosa pietra di Bauso la cui presenza era
affascinante nell’antica Palazzata del Gullì (XVII
sec) di Messina (distrutta dal terremoto del 1783 e
rinomata da Goethe, ma che tutt’oggi si trova
presente nella Cattedrale di Palermo, nel Monte di
Pietà di Messina, nel Duomo di Messina, nella
Polveriera di Messina, nel Castello di Bauso, nelle
fortificazioni e lungo le pareti di alcune vie di
Messina.
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IL LUNGOMARE
Caratterizzato da una spiaggia lunga 1,5 km e
larga dai 6 ai 30 metri e frequentatissima dai
paesani e dai cittadini di Messina, nonché da
qualche vip. E’ sormontata da una praticissima
strada con relativa passeggiata; quest’ultima è
adornata da tre piazze molto visitate soprattutto
da Aprile in poi. Le due piazze esterne sono
dotate di parco giochi, mentre quella più a Ovest
presenta anche un campo di calcetto con relativa
tribuna.
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SERRO
Il paesino si snoda sulla cresta di un colle
lungo la via Candelora, dalla quale si dipartono, a
destra e a sinistra, le sue stradine strette e
tortuose, sulle quali si affacciano balconi fioriti e
minuscoli giardinetti verdi, profumati e ben
curati.
“Piano Chiesa” da il benvenuto al visitatore che si
inerpica per la strada da Villafranca. In particolari
condizioni atmosferiche è possibile scorgere un
versante dell'Etna.
La Piazza, "Aria Cola",
probabilmente "aria"
voleva significare aia,
luogo tipico della
cultura contadina, dove
le donne, sfruttando la
naturale ventilazione
del luogo, erano solite
"spagghiari" i legumi
per separare i semi dalle foglie e dai residui
secchi; "zu Cola" era il nome del probabile
proprietario del luogo. Dalla Piazza si scorge
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l'ampio arco dei Monti Peloritani, la Torre di
Pizzo Chiarino, Forte Campone, San Martino di
Spadafora, Rometta, Capo Milazzo, Capo Calava e
le bellissime isole Eolie. Una stele in marmo
ricorda i caduti delle due guerre mondiali.
Allontanandosi dalla Piazza si va verso la
contrada San Maccati dove, si narra, attorno al
1500 viveva "Zu Riole", un vecchio saggio e
veggente, tenuto in gran considerazione dai suoi
compaesani che si rivolgevano a lui per avere
indicazioni sulle semine, sulle coltivazioni
d'annata alle quali sarebbe stato conveniente
dedicarsi. Egli viveva in una capanna costruita
con rami di ginestra, lontano dal paese, con la sua
saggezza contadina e con la stima e l'affetto dei
serrentini.
Ed ancora più distante, nei pressi di una stradina
giace una grossa pietra, forse una vecchia macina
che abili scalpellini hanno lavorato utilizzando
una pietra chiamata "giuliana"; dal vecchio nome
della contrada in cui risiede. Essa è da sempre
meta obbligata di tante passeggiate .
Nei vicoletti è possibile osservare qualche
palmento ancora funzionante dei 15 attivi nel
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paese, quando la viticoltura era molto attiva, e un
frantoio dei tre funzionanti un tempo.
Un pozzo, ormai in disuso, fa bella mostra in un
angolo antico.
Un'edicola in pietra, al primo piano di una
vecchia abitazione, ricorda ancora la devozione di
chi vi abitava.
Un'altra piazzetta del paese è dedicata alla
maestra Giovanna Berlenda che, proveniente dalla
provincia di Palermo, si era stabilita a Serro, per
svolgere la sua attività di insegnante. Amata e
stimata da tutte le famiglie, divenne madrina di
battesimo di molti bambini o, comunque, madrina
di "fazzoletto" o di "cuffietta"; scrisse le lettere di
quelle madri, che avevano i figli lontani e ne lesse
le risposte, partecipando con emozione alle loro
vicende, anche le più personali ed intime.
Condivise con gli abitanti di Serro ogni problema,
affrontando con coraggio le conseguenze e
pagando di persona, durante il periodo fascista
per la questione dell'acqua pubblica.
Il panorama che si ammira dalla piazza della
chiesa è mozzafiato: il cielo e il mare si
confondono in un unico abbraccio; il sole, al
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tramonto, dipinge l'orizzonte di mille fantastici
colori. Gli abitanti, più numerosi in estate,
sembrano un'unica grande famiglia, organizzata
nella scansione degli eventi e delle tradizioni che
animano la vita ricreativo-culturale della piccola
comunità: iniziative di carattere Sportivo come il
Premio Dinnammare, spettacoli teatrali, feste
religiose e popolari: tutto nel rispetto e nella
valorizzazione di ciò che è stato e che va
tramandato con diligenza ai giovani perché
conoscano ed amino le loro radici culturali.
Diversi i paesaggi naturali presenti nella zona
mete di escursioni podistiche; tra questi meritano
attenzione i calanchi di gesso.
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LE TRADIZIONI ED IL FOLKLORE
L'Antica tradizione
villafranchese del
«Bamparizzu» si ripete
il 5 di dicembre alla
Vigilia del Patrono San
Nicola. La manifestazione ha carattere storico-
culturale e prende vita nel pomeriggio quando dei
ragazzi in abiti da pescatori cominciano a
trascinare a piedi nudi una barca addobbata con
fiori e vecchie lanterne facendola scivolare sulle
tipiche falanghe in legno per le vie del paese, dalla
marina fino a Piazza Castello, questo come segno
di buon auspicio e in onore di San Nicola. Dalla
Piazza Castello, antistante la Chiesa Madre e il
Palazzo Baronale, parte nel frattempo la Corte
Principesca, preceduta da alcuni ragazzi in
costume da alabardiere ed archibugiere e da
cavalieri a cavallo. I pescatori e i nobili si
incontrano davanti al Palazzo Municipale, e qui
avviene la consegna delle chiavi del Castello di
Bauso da parte del Principe ai pescatori come
segno di benevolenza e rispetto. Successivamente
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la corte e i pescatori proseguono insieme il loro
cammino fino a raggiungere la piazza Castello
dove al loro arrivo si assiste all’accensione del
falò.
Di notevole richiamo le numerose
processioni religiose che si sviluppano nel corso
dell’anno:
• 02/02 Festa della Candelora Processione di Maria
SS della Candelora con benedizione di candele.
• 11/02 Festa della
Madonna di Lourdes - processione
• Lunedì di Pasqua
Pellegrinaggio a Gesù Ecce Homo -
Santuario di Calvaruso
• Domenica successiva al 13
giugno Corpus Domini – processione
e infiorata
• Ultima settimana di Luglio Festa di Sant'Antonio
– processione in onore del Santo, fiera, concerto e giochi
pirotecnici
• Prima domenica di agosto festa di S. Margherita –
processione in onore della Santa
• 03/09 S. Gregorio Magno – processione in onore
del Santo
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• 08/09 Madonna delle Grazie – processione in
onore della Madonna
• 06/12 Festa di S. Nicola di Bari Processione in
onore del Patrono di Villafranca e giochi pirotecnici
Sta notevolmente crescendo d’importanza la
cultura del Carnevale Villafranchese che richiama
bellissimi gruppi mascherati e carri allegorici. Si
ripete nelle due domeniche antecedenti il martedì
grasso e, in una versione estiva, la prima
domenica di agosto richiamando un notevole
afflusso turistico.
E’ ormai di rinomata importanza l’”Estate
Villafranchese” che dalla seconda metà di Luglio
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fino alla prima di settembre sviluppa
quotidianamente manifestazioni di spettacolo,
cultura e sport nonché la fiera dell’artigianato che
di anno in anno ha sempre più richiamo.
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ALBERGHI E RISTORANTI
Villafranca ha il pregio di possedere due
alberghi di notevole fattura.
“Il Parco degli Ulivi” di categoria 3 stelle
superior, contempla 100 posti letto, una piscina,
un maneggio, un centro benessere, un ampio
ristorante ergendosi sulla parte collinare del
paese.
“L’Hotel Viola” di categoria 4 stelle,
contempla 60 posti letto, negozi, un giardino
d’inverno, un ampio ristorante, si trova allo
svincolo di Villafranca Tirrena.
Oltre ai ristoranti sopra citati, vi sono il
Canarillo Brillo (nei pressi dell’ufficio postale di
Villafranca Tirrena), il El Dorado (nei pressi del
vecchio municipio), il Massoto (nei pressi di
Serro), Jordan’s Bar (di fronte il rifornimento
Agip)
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ACCESSIBILITA’ AL PAESE
Villafranca Tirrena, allocata a 12 km da
Messina, si trova abbracciata da due svincoli
autostradali: quello di Villafranca Tirrena
(usufruibile solo nella direzione Messina –
Palermo) e quello di Rometta.
E’ raggiungibile anche per mezzo delle
autolinee AST, ATM, Campagna e Ciccolo,
Giuntabus, TAI e della stazione ferroviaria di
Villafranca Tirrena. In particolare la linea
Campagna e Ciccolo perpetra un percorso che
abbraccia anche le frazioni interne di Calvaruso e
Serro.
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PRO LOCO
Sintesi dati
Villafranca Tirrena
Città Villafranca
Tirrena Provincia Messina Regione Sicilia
TOTALE Fino a 17
anni Dai 18 ai 65
Oltre i 65
anni
Abitanti 9.000 1.510 5.843 1.647
TOTALE Fino alle
Elementari Media
Inferiore Media
Superiore Laurea
Scolarità abitanti
1.586 512 294 630 150
N.
Frazioni
Superficie comunale
(Kmq) 14 Periferie 5
Altitudine s.l.m.
22 Clima temperato ad estate calda
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Presentazione territorio dal punto di vista Morfologico
prevalentemente formato da zone collinari che lasciano spazio in prossimità del litorale ad
una zona pianeggiante sulla quale sorge gran parte del centro urbano
km tempo
occorrente festivi
tempo occorrente
feriali
Distanza dal Capoluogo
percorso con auto
18 20' 28'
percorso in
treno 19 15' 15'
percorso in
autobus 18 30' 25'
percorso in
bicicletta 32 1h 15' 1h 30'
distanza
dal centro in km
tempo occorrente
festivi
tempo occorrente
feriali
Infrastrutture Stazione
Ferroviaria 0,5 2' 3'
Casello
Autostradale 2 5' 10'
Aeroporto 121 1h 1h 17m
Porto 17 10 m 17 m
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Pubbliche Private
Strutture Asili Nido 1
Scuole
materne 2 2
Scuole elementari
4
Scuole medie 1
Palestre 4
Piscine
Campi sportivi
1 calcio, 1 calcetto, 1 atletica,
2 polifunzionali
Centri ricreativi
1
Cinema/Teatro
2
Centro sociale
1
Altro 4
ristoranti/pizzerie
Tipologia Numero Posti letto
Arrivi in
Anno
Presenze Turistiche (in giorni)
Permanenza media
Strutture Alberghiere
Albergo 2 150 6.304 15855 3
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A cura di:
Servizi Assistenza fasce deboli
(anziani, disabili, etc.) Amministrazione Comunale
Sportelli informatici dedicati
(informagiovani o simili) Amministrazione Comunale
Mense scolastiche Amministrazione Comunale
Trasporto locale scuola
dell'obbligo Amministrazione Comunale
Sportello informazione
turistica Amministrazione Comunale,
Pro Loco
Biblioteca Amministrazione Comunale
Bagni pubblici Amministrazione Comunale
sito P.zza G. Campagna
La realtà
economica (numeri in %)
Economia Agricola 5
Alberghiera 5
Artigianale 10
Commerciale 30
Industriale 40
Della ristorazione
5
Turistica 1
(Indicata l'incidenza percentuale del singolo
settore)
Altro (specificare):
4
100
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55555555
Numero Specificare
Associazioni culturali folkloriche
29
ACRS Calvaruso Insieme, Amici della cultura, AS S an Gregorio magno, ASAS "Pippo La Rosa", Ass. "Il Gattopardo", Ass. "L'Avvenire", Ass. Carlo Cottone, Ass. S. Antonio, Ass. "New Dancing
School", Associazione Commercianti, Centro Accademico, Centro Studi,
Gruppo Majorettes, Highlander, MCL,n Renato Guttuso, Sinistra Giovanile,
Arvenum 696, Fun Fair, Mary Dance, New Cosmos, Pro Loco, Giovani in
Movimento, Coop Sociale Tirreno 96, Grupp Fem Azzurro Donna, A.S. Par.
San Gregorio Magno, Charitas Par. San Gregorio Magno, Ass. Pro Carnevale
Associazioni sportive
21
AS San Gregorio Magno, AS Libertas Villafranca, AS Real Villafranca, ASD Judo Kodakan Club, A.S.D. Real Club
Villafranca, ASAS "Pippo La Rosa", Atletica Villafranca, Circolo Cacciatori, Fiamma Calvaruso, Gruppo Ciclistico
Villafranca, Ludus Meeting, Moto Club, Polisportiva M.G. Mascena, Sci Club
Serro, Sporting Club Villafranca, Tennis Club Serro, Polisportiva Villalfranca Tirrena, C.S. "Nino
Campanella" Soc. Body Elegance Center, Top Competition, Tennis Club
Bauso, G.S.D. Twirling Villafranca, Polisportiva Omnia Sport,
Movimenti politici locali
6 Sinistra giovanile, Alleanza Nazionale, Azione Giovani, Giovani in Movimento, Azzurro donne, Giovani in Movimento
Circoli sociali 4 Castelnuovo MCL, Alleanza Nazionale,
Combattenti, Cacciatori
Associazioni di interesse sociale
3 Briosa, Tirrena, Le Viole
Oratori 3 N.S. di Lourdes, S. Gregorio Magno, S.
Margherita
Sedi di Partito 2 Alleanza Nazionale, Partito democratico
Caf 3 CGIL, MCL, USPIDAP
TOTALE ASSOCIAZIONI
71
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Nome dell'evento
Chi lo realizza
Eventuali Partner
Periodo data
dell'anno
Da quanto tempo viene
organizzato (media anni)
Affluenza media
partecipanti
Processione della Candelora
Comitato Parrocchiale
02-feb 200 1.000
Carnevale Villafranchese Carnevale Estivo
Comitato Pro Carnevale
Comune di Villafranca Tirrena
Carnevale Agosto
7 25000 20000
Via Crucis vivente verso l'"Ecce Homo"
Movimento Cristiano Lavoratori
Settimana Santa
15 500
Processione della Madonna di Lourdes
Parrocchia S. Nicolò di Bari
11-feb 5 300
Processione "Corpus Domini"
Parrocchia S. Nicolò di Bari
Domenica successiva al 13 giugno
30 1.500
Processione Sant'Antonio
Parrocchia S. Nicolò di Bari
Comitato S.Antonio
Ultima domenica di Luglio
100 40.000
Estate Villafranchese
Pro Loco di Villafranca Tirrena
Comune di Villafranca Tirrena
Dagli ultimi giorni di luglio ai primi di settembre
15 20.000
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Nome dell'evento
Chi lo realizza
Eventuali Partner
Periodo data
dell'anno
Da quanto tempo viene
organizzato (media anni)
Affluenza media
partecipanti
Processione di Santa Margherita
Confraternita Francescana di Calvaruso
Prima domenica di Agosto
200 1.000
Processione di San Gregorio
Parrocchia di San Gregorio
Ultima Domenica di Agosto
100 1.000
Pellegrinagio all'Ecce Homo
Confraternita Francescana di Calvaruso
Settimana Santa
200 26.000
Sfilata della Corte Principesca e 'Bamparizzu
"Vivere Villafranca"
Comune di Villafranca Tirrena, Pro Loco, Comitato Pro Carnevale
05-dic 7 8.000
Processione di San Nicolò di Bari
Parrocchia S. Nicolò di Bari
06-dic 100 200
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Risorse Culturali e Ambientali
Tipologia Epoca storica
Proprietà
Stato di
conservazione
Fruibilità (n.visite /anno)
Fonte Battesimale Parrocchia
San Gregorio
Normanna Parrocchia San Gregorio
buono totale 200
Castello di Bauso
XV sec Sovrintend. ai beni culturali
buono totale 1.000
Castello di Calvaruso
XIV sec Comune di Villafranca Tirrena
pessimo nulla -
Statua lignea "Ecce
Homo" XVII sec
Confraternita Francescana
buono totale 10.000
Chiostro seicentesco
con affreschi XVIII sec
Confraternita Francescana
buono totale 10.000
Museo della devozione
XX sec Confraternita Francescana
buono totale 10.000
Biblioteca del
Santuario dell'Ecce
Homo
XVI sec Confraternita Francescana
pessimo nulla -
Museo della Medicina
XX sec Comune di Villafranca Tirrena
buono totale 2.000
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Tipologia Epoca storica
Proprietà
Stato di
conservazione
Fruibilità (n.visite /anno)
Biblioteca comunale
XX sec Comune di Villafranca Tirrena
buono parziale 1.000
I calanchi di gesso IZPS
XVI sec Comune di Villafranca Tirrena
discreto parziale 200
Villa Saiya XIX sec Comune di Villafranca Tirrena
ristrutturato nulla -
TOTALE VISITATORI
ALL'ANNO 34.400
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60606060
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RINGRAZIAMENTI
Si ringrazia, per il materiale fotografico e il
testo, fornito direttamente ed indirettamente:
Domenico Milella, Nunzio Pagano, Prof.
Domenico Battaglia, Prof. Santina Ruggeri,
Antonio Domenico Bonaccorso, il Comune di
Villafranca Tirrena, Wikipedia e tutte quelle
persone che pur non identificate hanno permesso
di realizzare questa pubblicazione.
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