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CARAVAGGIO: Incredulità di Tommaso

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CARAVAGGIO: Incredulità di Tommaso

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N el dipinto, si vedono tre apostoli in piedi ( quello in primo piano è naturalmente Tommaso) e Gesù. Ge-sù è rappresentato avvolto nel sudario, il petto nudo,

illuminato dalla luce, mentre il volto resta nell'ombra, senza tuttavia oscurarne i lineamenti dolcissimi. Con lo sguardo abbassato, il Risorto guida la mano dell'apostolo verso la sua ferita... e mentre l'indice della mano di Tommaso "entra" nella piaga vicino al cuore, anche gli altri due apostoli guardano con intensità quanto sta accadendo, sì che il fulcro del dipinto resta proprio il dito nella piaga....Le due mani di Gesù - l'u-na che scosta il sudario quasi come si farebbe come una ten-da, un sipario, l'altra che con dolce autorevolezza guida la mano di Tommaso ad un contatto fisico con la sua ferita -

incorniciano la mano di Tommaso che tocca, entra nella piaga del costato, con un evidente, diremmo crudo realismo. Le quattro teste accostate dei tre apostoli e di Gesù formano una composizione crociata, mentre sembrano quasi speculari le posture e i profili di Tommaso e quello del discepolo dietro di lui: ma la manica del vestito di Tommaso ha uno strappo, che sembra a sua volta quasi speculare alla ferita di Ge-sù...Osservando l'opera, è evidente il suo intento: essa concentra al massimo l'intera composizione nel linguaggio delle mani, ossia nel "toccare" il mistero del Risorto, questo Gesù che non è dunque un fantasma, ma vero corpo - e la fisicità del gesto di Tommaso lo sottolinea. "Mio Signore e mio Dio!": con quanta intensità questo dipinto sull'incredulità di Tommaso evi-denzia il nostro bisogno umano di vedere, di toccare, di toccar

con mano che la morte non ci ha sottratto i nostri affetti per sempre! Con una soluzione di estrema sintesi pittorica, gli sguardi dei tre apostoli ci ricordano che è nel toccare il nostro bisogno, bisogno di certezze, di concretezza, di con-ferma che l'altro è davvero qua, che non è sparito per sempre! E a questo nuovo linguaggio della sua "Presenza" - qui ed ora con noi - a prescindere dalla sua visibilità è finalizzato tutto l'in-segnamento di Gesù nei giorni della Resurrezione, come sottolinea in alcuni suoi studi e meditazioni recenti padre Francesco Rossi de Gasperis. Sul piano pittorico,le grandi regie di Giotto, dove gli sguardi dei perso-naggi convergono drammaticamente verso il fulcro della scena, sono servite a Caravaggio come elemento classico di archetipo compositivo, già in un certo senso anticipato nel Rinascimento dalla pittura di Masaccio, altro grande "drammaturgo" dell'Arte. Tommaso, detto Didimo, che significa "gemello" , è del resto nostro gemello in questa esigenza di toccar con mano, di accertarsi, di capire - con occhi e tatto - che la Vita non muore, che anzi non muore la Persona di Gesù, ma è più viva che mai, perché è risorto e non risuscitato, ossia è vittorioso sulla morte e è non ritorna-to semplicemente alla vita umana di prima! Ma la conversione a questa dimensione nuova è molto difficile. "Non ci credi ancora?" sembra dirgli Gesù. Le fron� corrugate dei tre apostoli sono ancora intente in questa consta-

tazione, che deve adesso passare dai loro sensi al loro cuore: non hanno infa� ancora ricevuto una ulteriore grazia di

certezza e di liberazione da ogni altra necessità di verifica, quale sarà quella che li condurrà a tes�moniare, nella pie-

nezza di una forza superiore, il Risorto "fino agli estremi confini della terra"(A� 1,8)

Quasi sulla scia di questa prima rivelazione, Tommaso apostolo morirà, secondo alcuni agiografi, a Calamina, ci,à forse

iden�ficabile con l'odierna Mylapore, sobborgo di Chennai-Madras, in India meridionale, colpito da un colpo di lancia,

un �po di ferita così simile a quella di Gesù, che ne aveva determinato la conversione. A,raverso innumerevoli viaggi e

traslazioni, le sue spoglie sono pervenute ad Ortona ( Abruzzo), dove riposano nella conca�edrale di San Tommaso.

"Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dis-sero allora gli altri discepoli:"Abbiamo visto il Signore!" Ma egli disse loro:"Se non vedo nel-le sue mani il segno del costato, e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia ma-no nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo, i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mez-zo a loro e disse: "Pace a voi!"Poi disse a Tommaso:"Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma creden-te!"Rispose Tommaso:"Mio Signore e mio Dio!". ( Gv20,24-28)

L'Incredulità di san Tommaso è un dipinto a olio su tela di 107 × 146 cm realizzato tra il 1600 ed il

1601 dal pittore italiano Caravaggio. È conservato nella Bildergalerie di Potsdam.

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L ’uomo è di-steso su una

panchina, con il corpo quasi interamente avvolto da una coperta leggera. Non si vede il volto, spuntano soltanto i piedi e questi portano gli inequivocabili segni della crocefissione. Una statua di bronzo che rappresenta Gesù come un senzatetto è stata collocata all’inizio della Settimana Santa dell’Anno della Misericordia nel cortile di Sant’Egidio in Vaticano, all’ingresso degli uffici dell’Elemosineria apostolica. L’opera, iper-realista, è stata realizzata dallo scultore canadese Timothy P. Schmalz. L’artista ha avuto l’idea di rappresentare in questo modo originale la persona del Nazareno dopo aver visto un senzatetto che dormiva su una panchina all’aperto durante le feste di Natale. «Quando vediamo gli emarginati – ha scritto Schmalz – dovremmo vedere Gesù Cristo». Nel novembre 2013, durante un’udienza generale in Piazza San Pietro, l’au-tore aveva avuto l’opportunità di presentare al Papa una miniatura del Gesù senzatetto. «Quando il Pontefice ha visto la miniatura – aveva raccontato lo scultore ai media americani – ne ha toccato le ginocchia e i piedi, e ha pre-gato. Papa Francesco sta facendo proprio questo, avvicinarsi agli emargina-ti». La statua è un dono di un mecenate canadese, il primo ad aiutare Schmalz quando aveva vent’anni. La scultura originale si trova al Regis College, la scuola di teologia dei gesuiti a Toronto, molte altre copie sono visibili in

Australia, Cuba, India, Irlanda, Spa-gna (nell’area della cattedrale dell’Almudena di Madrid) e in di-verse città degli Stati Uniti. Nell’aprile 2014 un esemplare della stessa statua in bronzo era stato installato all’esterno della piccola chiesa episcopaliana di St’Alban, a Davidson, in North Carolina: una sera la polizia locale ha ricevuto la telefonata preoccupata di una don-na che passando dall’altro lato della strada aveva creduto che a dormi-re sulla panchina fosse un clochard in carne e ossa. Nel novembre del-lo stesso anno un altra copia della statua è stata sistemata davanti alla Methodist Westminster Central Hall di Londra, a pochi passi dall’ab-bazia di Westminster Abby e dal Big Ben. Schmalz è autore di altre raffigurazioni in tema, come quella del «Gesù mendicante» che si trova all’ingresso del nuovo padiglione dell’ospedale romano Santo Spirito, poco distante dal Vaticano. «Io sono solito descrivere le mie sculture come preghiere visive».

Perché avevo fame e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell’acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra ca-sa, 36 ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e siete venuti a trovarmi!” (Mt 25,35 36)

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A ll'inizio del ventesimo secolo, un periodo in cui, in Oltenia, molti artigiani e commer-

cianti di origine italiana si sono i distinti, emerge la figura di Peressutti Giovanni Battista che ha lasciato

la sua impronta in moltissimi edifici civili e pubblici ancor oggi di presti-gio. I più sono concentrati nella città di Craiova.

Giovanni Batista Peressutti è nato il 20 Settembre 1880 a Pinzano al Ta-gliamento (35 km da Udine). Ha fre-quentato la scuola elementare a Fin-zano, la postelementare a San Danie-le di Udine. In seguito ha studiato presso la Scuola di Studi Generali e l'Università Hall di Padova, ottenen-do il diploma di ingegneria nel setto-re edile.

Peressutti sarebbe arrivato in Roma-nia alla fine del primo decennio del XX secolo, come operaio stagionale per poi tornare più tardi dopo la laurea per lavorare e stabilirsi qui con la sua famiglia.

La famiglia Peressutti si stablì in Craiova dove era già nota la presenza di una numerosa comunità italiana anche a motivo del fatto che Giovanni Battista, aveva conosciuto a Padova durante gli studi, l'architetto Petre Antonescu.

Nel 1909, a Peressutti viene affidata la costruzione di uno degli edifici più importanti progettati da lui, il Pa-lazzo Amministrativo, oggi sede lella prefettura di Dolj .

a Craiova, Peressutti (insieme con il collega italiano Carlo Dalla Barba) ha creato una scuola di ingegneria civile per la formazione di artigiani altamente qualificati come mura-tori o carpentieri.

È stato presidente della comunità italiana a Craiova e con-sole italiano.

Gli sono stati dati premi, medaglie e onorificenze da parte del re.

La sua ex casa a Craiova porta oggi una targa commemo-rativa ed anche una strada a Craiova è stata intitolata a lui.

Facoltà di Agronomia-Craiova

Liceo Carol I

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V icino la città di Sighetu Marmatiei, nella Regione Maramuresa soli 4

chilometri dal confine con I’Ucraina, si trovano Sapanta e il suo famoso cimitero, il Cimitirul Vesel, conosciuto con il nome di Cimitero Allegro. Più di 800 croci in le-gno di quercia dipinte con colori vivaci, in particolare il colore blu, e intagliate caratte-rizzano questo luogo di sepoltura, un vero e proprio museo a cielo aperto.

Questa tradizione, iniziata nella metà del 1930 per mano di Stan Ioan Pătraş, un artigia-no del legno, è dovuta alla credenza degli abitanti della città che la morte sia un inizio e

non una fine.

Ogni croce è diversa: le immagine inta-gliate catturano uno degli atteggiamenti ca-ratteristici del defunto e le poesie ironiche e satiriche, scritte con un linguaggio arcaico tipico della tradizione orale, sono un messag-gio al mondo vivente. Nella parte superiore di ogni croce si trova un bassorilievo con una scena che descrive la vita del defunto. Le scene sono semplici e ingenue nello stile, ma immortalano un aspetto rilevante, o una virtù o un difetto dei defunti. Ci sono donne che filano la lana, tessono i tappeti, cuociono

il pane, e uomini che intagliano legno, arano la terra, pascolano le pecore, suonando i loro strumenti, macella-no gli animali, e così via.

Il Cimitero Il Cimitero Il Cimitero Il Cimitero

“allegro”“allegro”“allegro”“allegro”

« La grappa è un veleno puro / che porta

pianto e tormento / Anche a me li ha portati / La morte mi ha messo sotto i piedi.

Coloro che amano la buona grappa / Come me patiranno / Perché io la grappa ho ama-

to / Con lei in mano sono morto. (Qui giace Dumitru Holdis, vissuto 45 anni,

morto di morte forzate nel 1958) »

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Nel cuore del cielo il nostro alfabeto d'amore

A noi giovò più l'incredulità di Tommaso che non la fede degli apostoli (Gregorio Magno). Tommaso ci è più utile degli al-tri. Perché ci mostra quale grande educato-re fosse Gesù: aveva formato Tommaso alla libertà interiore, al coraggio di dis-sentire per seguire la propria coscienza. Erano chiuse le porte del luogo dove si

trovavano i discepoli per paura dei Giudei. Una comunità chiusa, impaurita, a porte sbarrate; Tommaso no, lui va e viene, è un coraggioso (aveva esortato i suoi compagni: andiamo anche noi a morire con lui!). Lì dentro si sentiva mancare l'aria. Abbiamo visto il Signore, qui, quando tu non c'eri, gli dicono. E lui: se non vedo con i miei occhi non vi credo. Tommaso è un prezioso compagno di viaggio, come tutti quelli, dentro e fuori della chiesa, che vo-gliono vedere, vogliono toccare, con la serietà che merita la fede; tutti quelli che sono esigenti e radi-cali, e non si accontentano del sentito dire, ma vogliono una fede che si incida nel cuore e nella storia. Che bello se anche nella Chiesa fossimo educati con lo stile di Gesù, che formava più alla serietà e all'approfondimento, alla libertà e al coraggio, che non all'ubbidienza. P. Vannucci esortava: non pen-sate pensieri già pensati da altri. Per non fare spreco dello Spirito. Poi il momento centrale: l'incontro con il Risorto. Gesù invece di imporsi, si propone, si espone: Met-ti qui il tuo dito; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco. Gesù rispetta la sua fatica e i suoi dubbi; rispetta i tempi di ciascuno e la complessità del vivere. Non si scandalizza, si ripropone con le sue ferite aperte. La risurrezione non ha richiuso i fori dei chiodi, perché la morte di croce non è un semplice incidente da superare, è invece qualcosa che deve restare per l'eternità, gloria e vanto di Cristo, il punto più alto, la rivelazione massima dell'amore di Dio. Nel cuore del cielo sta, per sempre, carne d'uomo ferita. Nostro alfabeto d'amore. Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! Ecco una bea-

titudine che sento finalmente mia, le altre le ho sempre sentite difficili, cose per po-chi coraggiosi, per pochi affamati di im-menso. Finalmente una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Beati voi... grazie a tutti quelli che cre-dono senza necessità di segni, anche se hanno mille dubbi, come Tommaso. Sono quelli che se una volta potessero toccare Gesù da vicino - vedere il volto, toccare il volto - se una volta potranno vederlo, ma in noi, anch'essi diranno: Mio Signore e mio Dio!

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COSA E’ LA SACRA SPINA: Con il termine Sacra Spina si intende ogni frammento ligneo venerato come reliquia perché ritenuto parte della cosiddetta corona di spine che secondo la tradizione evangelica è stata portata da Gesù.

Un mistero che si protrae nei secoli e

non trova spiegazione

QUANDO FU RITROVATA LA CORONA: La corona di spine fu ritrovata da Santa Elena sul Golgota insieme alla Santa Croce e dopo alterne vicende approdo’ a Parigi. Durante la rivoluzione francese molte spine furono tolte e sparse in molte chiese. La corona spogliata delle spine si trova a Parigi.

IN COSA CONSISTE IL MIRACOLO: Quando la festività dell’Annunciazione (25 Marzo) coincide con il Venerdì Santo, la spina si tinge di rosso e “ fiorisce” cioe’ spunta una gemma. E questo prodigio che gli esperti non hanno saputo spiegare avviene in quasi tutte le chiese dove è conservata la spi-na..

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T repidazione, attesa e gioia: la Sacra Spina di San Giovanni Bianco è “fiorita”. Il miracolo tanto atteso si sarebbe rinnovato nella sera della domenica di Pasqua.

La conferma arriva dalla Chiesa di Bergamo Nella sera della domenica di Pasqua la reliquia è stata osservata per oltre due ore e sono stati chiamati alcuni componenti di una commissione speciale. Verso le 22,30 la reliquia è stata riposta e con ordine perentorio si è ordinato di lasciare sgombra la chiesa entro le 23 senza alcun commento a quanto osservato. Da quanto emerge sulla piccola spina sarebbero spuntate piccole gemme e la stessa si

sarebbe colorata di rosso vermiglio.

L’importanza di questo fenomeno, se non si vuole attribuirlo a miracolo, trova una singolare coincidenza in altre diocesi dove si venerano altre “sacre spine” attribuite alla venerazione popolare alla croce di Cristo. Quando il Venerdì Santo coincide con il 25 marzo, festa dell’Annunciazione (l’Angelo annuncia a Ma-ria la nascita di Gesù, nove mesi esatti prima di Natale, quindi l’annunciazione della nascita e la morte di Cristo coincidono con lo stesso giorno) la sacra spina di colora di un rosso più acceso. La prossima sovrapposizione di Venerdì Santo e Annunciazione del Signore sarà nel 2157. Se a San Giovanni Bianco è festa anche un’altra città è in festa. monsignor Raf-faele Calabro, già vescovo di Andria, ha ammesso durante l’omelia del Venerdì Santo celebrata nella cattedrale di Andria dove si trova la Sacra Spina ha affer-mato: “Ho il piacere di annunciare a voi tutti in maniera solenne che il miracolo ha avuto inizio”. Il prodigio ad Andria ha avuto inizio tra le 16.10 e le 17.10 di venerdì, in quest’ultima

occasione – è scritto nel verba-le – “si sono rilevate a occhio nudo una seconda gem-ma, posta all’apice della Spina, e una terza gemma, po-sta 4/5 millimetri sotto la prima; ancora più verso la base della Spina, il residuo del precedente prodigio dell’anno 2005 è sembrato rifiorire”. Intanto si registra una grande folla di fedeli anche nella Basilica di San Nicola di Bari dove è custodito un altro prezioso reper-to della corona di Cristo. Le Sacre Spine sparse nel mondo sono moltissime, altre presenti e venerate in Italia, per esempio in Abruzzo si trovano a L’Aquila, a Sulmona, a Lanciano e a Vasto.

Sacra Spina di Andria

Sacra Spina di San Giovanni Bianco (BG)

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Era la Domenica delle Palme del 2013. Papa Francesco parlava ai gio-vani riuniti in piazza S. Pietro per la Giornata mondiale della Gioventù: “Voi non avete vergogna della Cro-ce, anzi l’abbracciate perché avete capito che è nel dono di sé, nell’usci-re da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio, Lui ha vin-to il male”. Carlotta seguiva la cele-brazione dalla tv, nella sua casa di Benevento. Sentì le parole di papa Francesco e in quel momento tutto acquistò un senso: la malattia, il do-lore, la vita che a 22 anni già segna-va la parola “fine”. Violinista preco-ce dal grande talento, concertista di fama nonostante la giovane età, studi storico artistici a La Sapienza e alla Luiss di Roma, corsi di storia dell’arte contemporanea all’Univer-sità di Cambridge e al Sotheby’s In-stitute di New York, autrice di due libri, Carlotta Nobile fino a quel mo-mento aveva attraversato la vita di corsa, quasi con il vento nei lunghi capelli biondi che le donavano un aspetto scandinavo. “Sono come un fiume – scriveva nel 2007 – che per immettersi nel mare sceglie sempre la strada più tortuosa, la più lunga. La più difficile. Forse perché in fon-do credo che vincere con facilità sia come perdere. E che perdere dinanzi all’impossibile sia come aver vinto. Per il solo fatto di averci provato. La mia vita è stata tutta così. Una sfida. Challenge. E penso che sarà sempre così”. Infatti quando si presenta il cancro Carlotta affronta anche la malattia come una sfida da vincere. Nell’apri-le del 2012 apre una pagina Fa-cebook, intitolata “il Cancro e poi” in cui posta pensieri e riflessioni che l’attraversano, condividendole con tante persone che vivono la sua stes-sa lotta e a cui offre sostegno e aiuto morale. E alla sua “seconda fami-glia” social comunica la “cosa straordinaria” che le è accaduta dopo un ricovero a Milano “e dopo la noti-zia delle nuove metastasi cerebrali oltre a quelle a polmoni e fegato”: “Ho trovato la fede e l’abbandono che questa croce di questo brutto cancro sia per me un’incredibile OP-PORTUNITA’ DI CRESCITA, an-che se a volte tutti noi ‘cancerosi’ sappiamo quanto sia difficile convi-verci. (…) Il mio modo di vivere

questo cancro (proprio ora, nel mo-mento in cui si mostra più aggressi-vo con me!!!) è diventato di una se-renità e di una fiducia uniche…E

tutto questo grazie alla FEDE e a questo straordinario nostro Papa Francesco (…) che dice che i giovani devono portare la croce con gioia”. Tutti quelli che stanno intorno a Car-lotta – i genitori, l’amatissimo fratel-lo Matteo, il fidanzato Alessandro, gli amici – diventano testimoni dello straordinario affidamento, dell’ab-bandono consapevole e senza condi-zioni a Dio che si esprime nella pre-ghiera del Padre Nostro continua-mente recitata. Alla madre, insegnante di violino che le ha trasmesso la passione per questo strumento, Carlotta scrive sms del tipo: “Mamma…il cancro è la cosa mi-gliore che mi sia capitata…”. “Ma è vero!!!” “Cioè io mi sarei persa la parte mi-gliore di me” “A me dispiace tanto nn poterlo urla-re a tutti. Perchè davvero è la cosa di cui sono più orgogliosa nella mia vita” “Altro che di tutto quello che ho fat-to in 24 anni, di tutta la fatica che ho fatto!”. Una santa? Oppure: “Un pò matta – come le risponde affettuosamente la madre, dilaniata dal peggiore dolore che un genitore si trovi ad affrontare -. Meravigliosa però…Capace di di-mostrare di amare la vita oltre ogni limite…C’è una spiritualità straordi-naria in tutto questo…Incredibile…Perciò sei e sarai aiutata”. A Roma Carlotta incontra nella chie-sa di san Giacomo al Corso, il parro-co don Giuseppe Trappolini, a cui

racconta la sua storia, la lotta con il melanoma e la gioia provata ascol-tando le parole di papa Francesco. Don Trappolini decide di raccontare al pontefice in una lettera la storia di Carlotta e Bergoglio, con la sponta-neità che lo contraddistingue, gli te-lefona in parrocchia per ringraziarlo e per assicurare a Carlotta la sua pre-ghiera. Anche Carlotta scrive al pa-pa, per comunicargli la sua fiducia nella vita e nell’incontro con Dio: “So che il cancro mi ha guarita nell’anima, sciogliendo tutti i miei grovigli interiori e regalandomi la Fede, la Fiducia, l’Abbandono e una Serenità immensi proprio nel mo-mento di maggior gravità della mia malattia”. Si può diventare santi in pochi mesi? La santità degli altari, il riconosci-mento ufficiale della Chiesa – come per san Domenico Savio, santa Cle-lia Barbieri o il beato PierGiorgio Frassati, tutti santi giovani -, lo sa solo Dio se e quando avverrà, affer-ma don Trappolini. Tuttavia, aggiun-ge, “la santità di Carlotta come per-sona che abbia potuto incontrare Dio in questa vita e nell’altra vita per me è una certezza. Ho la certezza che abbia santificato gli ultimi mesi della sua vita nel modo più canonico che conosciamo: una vita profonda di fede, di preghiera, di sofferenza. Questa sua vita lei l’ha unita a Cristo crocifisso. Questa è santità. Io penso proprio che la santità è l’incontro con il Signore. I tempi sono soltanto nostri”. Carlotta Nobile è morta il 16 luglio 2013 a 24 anni. Il desiderato incon-tro con papa Francesco, che le aveva dato la sua disponibilità, non si è potuto realizzare. E Carlotta non ha potuto nemmeno partecipare ai tre concerti organizzati con l’Associa-zione Donatori di Musica, con musi-cisti che suonano nei reparti oncolo-gici degli ospedali per coadiuvare le terapie mediche. Dopo la sua morte le sono stati dedicati concerti, mostre d’arte, manifestazioni e assegnati riconoscimenti alla memoria. Nel 2015 è nata l’”Associazione Centro Studi Carlotta Nobile” con l’obietti-vo di promuovere attività e di inizia-tive “legate alle sue ricerche cultura-li, alle sue passioni ed al suo amore – immenso – per la vita.”

Una storia di dolore, conversione e santità

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Caro/a figlio/a:Caro/a figlio/a:Caro/a figlio/a:Caro/a figlio/a:

Tu, che sei un essere umano, sei il mio miracolo. E sei forte, ca-pace, intelligente e pieno di doni e di talenti. Raccontali ed en-tusiasmati per loro. Riconosciti. Trovati. Accettati. Esortati. E

pensa che da questo momento puoi cambiare la tua vita in bene, se te lo proponi e ti riempi di entusiasmo. E soprattutto, se ti rendi conto della felicità che puoi ottenere se solo lo desideri.

Sei la mia creazione più grande. Sei il mio miracolo. Non temere di iniziare una nuova vita. Non lamentarti mai. Non tormentarti. Non deprimerti. Come puoi temere, se sei il mio miracolo? Sei dotato di poteri sconosciu-ti a tutte le creature dell’universo. Sei unico. Nessuno è uguale a te. Sta solo a te accettare la via della felicità e affrontarla, e andare sempre avanti fino alla fine. Semplicemente perché sei libero.

In te è il potere di non attaccarti alle cose. Le cose non fanno la felicità. Ti ho creato perfetto perché approfittassi della tua capacità e non perché ti distruggessi con cose superficiali. Ti ho dato il potere di pensare, di amare, di determinare, di ridere, di immaginare, di creare, di pianificare, di parlare, di pregare… Ti ho dato il dominio di scegliere il tuo destino usando la tua volontà. Cosa hai fatto di queste forze enormi che ti ho dato? Non importa. Da oggi in poi dimenti-ca il tuo passato, usando in modo saggio questo potere di scelta.

Scegli di amare anziché odiare, scegli di ridere anziché piangere, scegli di agire anziché rimandare, scegli di crescere anziché consumarti, scegli di benedire al posto della bla-sfemia, scegli di vivere anziché morire.

E impara a sentire la mia presenza in ogni azione della tua vita. Cresci ogni giorno un po’ di più nell’ottimismo della speranza. Lasciati indietro le paure e il senso di sconfit-ta. Io sono sempre al tuo fianco. Chiamami, cercami, ricordati di me. Vivo in te da sempre e ti aspetto sempre per amarti. Se devi venire da me un giorno… che sia oggi, in questo momento. Ogni istante che vivi senza di me è un istante infinito di pace che perdi.

Cerca di diventare bambino, semplice, innocente, generoso, con la capacità di stupirti e di commuoverti di fronte alla meraviglia di sentirti umano, perché puoi conoscere il mio amore, puoi sentire una lacrima, puoi comprendere il dolore…

Non dimenticare che sei il mio miracolo. Che ti voglio felice, con misericordia, con pietà, perché questo mondo in cui transiti possa abituarsi a ridere, sempre che tu impa-ri a farlo. E se sei il mio miracolo, allora usa i tuoi doni e cambia il tuo ambiente, con-tagiando speranza e ottimismo senza timore, perché io sono al tuo fianco.

Con tutto il mio affetto, DIOCon tutto il mio affetto, DIOCon tutto il mio affetto, DIOCon tutto il mio affetto, DIO

DIO scrive all’uomo

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C. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo A. Amen C. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. A. E con il tuo spirito. C. Nel giorno del Signore sia-mo radunati per celebrare il Ri-sorto presente tra noi. Proclamia-mo la sua misericordia e invochia-mo il dono del suo perdono. Breve riflessione personale

C. Signore, che chiami beati coloro che credono, abbi pietà di noi. A . Signore, pietà C . Cristo, che ci doni la tua pa-ce, abbi pietà di noi. A . Cristo, pietà C. Signore, che doni a noi lo Spirito che purifica le nostre col-pe, abbi pietà di noi. A. Signore, pietà C. Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. A. Amen. GLORIA a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benedicia-mo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del Cielo, Dio Padre Onnipotente. Signore, Figlio unigenito, Gesù Cristo, Signo-re Dio, Agnello di Dio, Figlio del Pa-dre, tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti del mondo, accogli la nostra sup-plica; tu che siedi alla destra del Pa-dre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spi-rito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C. Dio di eterna misericordia, che nella ricorrenza pasquale rav-vivi la fede del tuo popolo, accre-sci in noi la grazia che ci hai dato, perché tutti comprendiamo l'ine-stimabile ricchezza del Battesimo che ci ha purificati, dello Spirito che ci ha rigenerati, del Sangue che ci ha redenti. Per il nostro Si-gnore... A. Amen

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura Dagli Atti degli Apostoli

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apo-stoli. Tutti erano soliti stare insie-me nel portico di Salomone; nes-suno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano ag-giunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua om-bra coprisse qualcuno di loro. An-che la folla delle città vicine a Ge-rusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti. Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE R/. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre. - Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sem-pre». Dicano quelli che temono il Signore: «Il suo amore è per sem-pre». R/. - La pietra scartata dai co-struttori è divenuta la pietra d’an-golo. Questo è stato fatto dal Si-gnore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! R/. - Ti preghiamo, Signore: Do-na la salvezza! Ti preghiamo, Si-gnore: Dona la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Si-gnore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina. R/.

Seconda Lettura Dal Libro dell’Apocalisse di S.Giovanni Apostolo Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Ge-sù, mi trovavo nell’isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese». Mi voltai per vede-re la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candela-

bri d’oro e, in mezzo ai candela-bri, uno simile a un Figlio d’uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ulti-mo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che de-vono accadere in seguito» Parola di Dio. A. Rendiamo grazie a Dio

Canto al Vangelo R. Alleluia,Alleluia Perché mi hai veduto, Tom-maso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno cre-duto! Alleluia

VANGELO + Dal Vangelo secondo Giovanni La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri disce-poli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia ma-no nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma creden-te!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli dis-se: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han-no visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli,

LITURGIA EUCARISTICA

LETTURE: At 5,12-16 Sal 117 Ap 1,9-11.12-13.17-19 Gv 20,19-31

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fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. Parola del Signore. A. Lode a te o Cristo OMELIA (seduti) Credo in un solo Dio, Padre onnipo-tente, creatore del cielo e della ter-ra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cri-sto, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mez-zo di lui tutte le cose sono state crea-te. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incar-nato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, se-condo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuo-vo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apo-stolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C. Fratelli e sorelle, Cristo ri-sorto appare ai discepoli e do-manda loro fedeltà e perseveran-za. Chiediamo che sia dato anche a noi di riconoscere la sua pre-senza. Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore 1. Per la Chiesa, che ha rice-vuto la missione di annunciare il Risorto: perché svolga il suo ser-vizio al Vangelo con coraggio e generosità, preghiamo. 2. Per i cristiani, che in tanti Paesi subiscono persecuzioni a motivo della loro fede: perché vedano rifiorire la libertà e la pa-ce, preghiamo. 3. Per la società civile: per-ché lo spirito di Cristo risorto ci conduca sulle vie della giustizia e della concordia, preghiamo. 4. Per la nostra comunità: perché uniti nella fede possiamo

essere un luogo di ascolto e di perdono reciproci, preghiamo. C. Signore, tu conosci la nostra debolezza e i nostri dubbi. Dona-ci la forza e la capacità di credere nel tuo Figlio Gesù e di consegna-re a lui la nostra vita. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. A . Amen.

LlITURGIA EUCARISTICA C. Pregate, fratelli e sorelle, perché portando all’altare la gioia e la fatica di ogni giorno, ci dispo-niamo a offrire il sacrificio gradito a Dio Padre onnipotente. A. Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.

(in piedi) SULLE OFFERTE

C. Accogli con bontà, Signore, l'offerta del tuo popolo [e dei nuo-vi battezzati]: tu che ci hai chia-mati alla fede e rigenerati nel Bat-tesimo, guidaci alla felicità eter-na. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. PREGHIERA EUCARISTICA

C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. In alto i nostri cuori. A. Sono rivolti al Signore. C. Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. A. È’ cosa buona e giusta. C E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel qua-le Cristo, nostra Pasqua, si è im-molato. Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si apro-no ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redente la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge. Per questo mistero, nella pienez-za della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'as-semblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: San-to, Santo, Santo …. DOPO LA CONSACRAZIONE C. Mistero della fede A. Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C. Per Cristo, con Cristo e in Cri-sto, a te Dio, Padre onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen C.A. P A D R E NO S T R O che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà così in cielo come in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e ri-metti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori e non ci indurre in tentazio-ne ma liberaci dal male. C. Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T. Tuo è il regno, tua la po-tenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C. Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli A. Amen C. La pace del Signore sia sem-pre con voi. A. E con il tuo spirito. C Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. A. Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C. Beati gli invitati alla cena del Signore Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. A. O Signore, non sono de-gno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una pa-rola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che ab-biamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per Cristo nostro Signore. A. Amen. C. Il Signore sia con voi. A. E con il tuo spirito. C. Vi benedica Dio onnipoten-te, Padre, Figlio e Spirito Santo. A. Amen. C. Nel nome del Signore: anda-te in pace. A. Rendiamo grazie a Dio

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Terremoto dell'AquilaTerremoto dell'AquilaTerremoto dell'AquilaTerremoto dell'Aquila: : : : Alle Alle Alle Alle 3:32 di lunedì 6 aprile del 20093:32 di lunedì 6 aprile del 20093:32 di lunedì 6 aprile del 20093:32 di lunedì 6 aprile del 2009 si aprì una profonda ferita nel cuore geografico dell'Ita-lia e nella memoria collettiva, che a distanza di anni dal disastro è ben lungi dal rimarginarsi. Preceduta da uno sciame sismico registrato a par-tire dal 14 dicembre 2008, la scossa di quella tra-gica notte toccò i 6,3 gradi di magnitudo, raden-do al suolo gran parte del centro storico del ca-poluogo abruzzese e delle frazioni di Onna, Pa-ganica e Tempera. Pesantissimo il bilancio uma-no: 309 vittime e 1.178 feriti, oltre a 65mila sfol-lati. Avvertito principalmente in Abruzzo e in misura minore nel Lazio e nelle Marche, il sisma dell'A-quila è risultato, per numero di vittime e danni materiali (oltre 10 miliardi di euro), il 5º terremo-to più distruttivo in Italia in epoca contempora-nea. La burocrazia e la complessità del contesto ur-bano continuano a rallentare la ricostruzione dell'Aquila, ad oggi ridotta a un enorme cantiere a cielo aperto. A ciò si aggiungono le diverse in-chieste giudiziarie, una delle quali ha portato nel 2013 alla condanna, in primo grado, di 7 scienzia-ti, all'epoca dei fatti membri della commissione

Grandi Rischi. L'accusa è di aver dato false rassicu-razioni alla popolazione locale, rispetto allo scia-me sismico d'intensità crescente, registrato cinque giorni prima del terremoto. La sentenza è stata quasi del tutto ribaltata in ap-pello, nel 2014, con l'assoluzione di sei dei sette imputati; assoluzione confermata anche in Cassa-zione.

B�����: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Po-limeni, Tel:0770953530 mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I�+: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: Domenica ore 11,00 Monastero S. Luigi Orione –Iasi, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

*°* C7�8: Chiesa romano-cattolica dei Piari-sti. Strada Universitatii nr. 5, conosciuta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00 *°*

A7:� I�7+�: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262 *°* T+<+=���: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

03030303 D������� s Luigi Scrosoppis Luigi Scrosoppis Luigi Scrosoppis Luigi Scrosoppi

04040404 L���� ANNUNCIAZIONEANNUNCIAZIONEANNUNCIAZIONEANNUNCIAZIONE

05050505 M����� s. Vicenzo Ferrers. Vicenzo Ferrers. Vicenzo Ferrers. Vicenzo Ferrer

06060606 M������� s. Diogenes. Diogenes. Diogenes. Diogene

07070707 G����� s. G.B. De la Salles. G.B. De la Salles. G.B. De la Salles. G.B. De la Salle

08080808 ������ s. Alberto D.s. Alberto D.s. Alberto D.s. Alberto D.

09090909 S����� s. Maria di Cleofas. Maria di Cleofas. Maria di Cleofas. Maria di Cleofa

I SANTI DELLA

SETTIMANA