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A BN°548 / XII 4 Maggio 2020
RIVISTA APERIODICADIRETTA DA
STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALIE VARIA UMANITÀ
ISSN2279–6924
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila
T e s ti d i J a c q u e s C a ma t t e ( 6 )
INSTAURAZIONE DEL RISCH IODI EST INZIONE
Y
n un primo approccio, l’impor-tanza eccezionale accordata aglieffetti patologici legati all’infezio-ne da coronavirus sembrerebbe un
buon modo per mascherare il fenomeno essen-ziale in atto: la distruzione della natura e la ri-messa in discussione del processo di vita organi-ca sulla Terra. Si tratta della scomparsa di mi-gliaia di specie e del blocco di tale processo inatto da quasi quattro miliardi di anni, che con-ducono ad un’immensa estinzione. Ora la Ter-ra è un corpo celeste eccezionale e nessun altrosomigliante è stato scoperto a migliaia di anniluce. Come può la specie escamotare* un taleevento, se non a causa della sua follia, rinchiu-dimento in un divenire, un’erranza, che la fa in-capace d’immaginare qualcosa di diverso, in par-ticolare una via d’uscita. Essa si preoccupa solodi se stessa, ignorando che ciò che subisce è unaconseguenza della sua dinamica di separazione
I
* Per questo e altri termini camattiani si veda nel n°480 del novembre 2018, il Glossario dell’Autore:«Escamotaggio [Escamotage]. Dinamica che fascomparire un dato importante, dando spesso l’im-pressione di tenerne conto.». Nella nostra lingua ilfrancesismo escamotage normalmente sta per espediente,sotterfugio, mentre in francese (e in spagnolo) il signifi-cato primario del verbo escamoter (sp: escamotear ) èl’azione di far sparire abilmente qualcosa dalla vista; ori-ginariamente designava le manovre con carte e oggettidi prestidigitatori e maghi di strada. Escamoter une carte.Lit escamotable = letto a scomparsa. (N.d.T.)
dalla natura e della sua inimicizia,1 sia interspe-cifica, che infraspecifica.
Tale dinamica di mascheramento è vera, evi-dente, ma questa affermazione non implica unasottovalutazione del fenomeno che stiamo su-bendo. È ciò su cui vogliamo insistere e non in-tendiamo separare i due fenomeni, ma al contra-
1 Vedi «Inimicizia ed estinzione» , articolo che com-pleta ciò che qui esponiamo [in Il Covile n°521 delsettembre 2019. Per tutti i successivi riferimenti sipuò consultare la Bibliografia ora presente nel sitodel Covile, la quale fa menzione di tutte le traduzio-ni italiane, (N.d.T.)].
, la qualeIl Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commer-ciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: StefanoBorselli. ☞Segreteria operativa: Armando Ermini, Gabriella Rouf. ☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, PietroDe Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzo la , Alzek M isheff , Roberto Pecchiol i, Gabr iel laRouf , Nikos A . Sa l íngaros , Andrea G . Sc iffo , S te fano Serafin i , S tefano
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rio integrare ciò che riguarda la specie nel dive-nire della totalità del fenomeno vivente.
Il carattere piú importante di questa pande-mia è il suo contagio fortissimo a causa del vi-rus stesso ma soprattutto a causa della sovrappo-polazione e della distruzione della natura che ri-duce il numero delle specie possibili ospiti.Essa è vissuta come una terribile minaccia.
Ora, in diversi momenti del loro processo divita uomini e donne si trovano, consciamente oinconsciamente, in presenza della minaccia chein certi casi può manifestarsi come una minacciaben determinata. E questo opera tanto a livelloindividuale quanto a livello di un gruppo piú omeno numeroso, a livello di un’etnia, di unostrato sociale, cosí come a livello di una nazionee, infine, a quello della specie. Quest’ultima sitrova ospitata nel suo mondo, nella natura ovve-ro nel cosmo, come in una matrice dominata dal-la minaccia, da essa determinata e strutturata —in relazione a fenomeni naturali distruttivi —nel corso di migliaia di anni, quella del rischiodi estinzione.2 E non è solo il contagio a deter-minare la reinstaurazione del rischio, di un ri-
2 Il film Matrix — nella sua trilogia — rappresentabene questa matrice ove s’impone il meccanismo in-fernale del rigiocamento. Infatti, ad esempio, Neo sirende conto che ci sono stati altri prescelti e altritentativi di distruzione e nel finale è chiaramentesuggerito che la minaccia persiste: l’eventualità diun nuovo attacco a Sion da parte delle macchinenon è eliminata.
schio corso piú di centomila anni fa,3 ma le misu-re che vengono adottate per bloccarlo.
Dunque, vengono a sommarsi un rischio perla specie e un rischio per l’insieme del mondovivente, la sesta estinzione prospettata già diver-si anni fa da R. Leakey,4 il che rafforza ulte-riormente in Homo sapiens la minaccia incon-scia dell’estinzione, con preponderanza soprat-tutto nell’immediato del fenomeno che la ri-guarda direttamente, mentre l’altro è il piúspesso occultato secondo la sopraindicata dina-mica di mascheramento.
Che cosa rivela il contagio, che è alla base diquesta pandemia, cosí come le misure di prote-zione che essa induce? Si può parlare a questo
3 Cfr. «Sembra che la nostra specie sia passata per unafase di selezione drastica, un collo di bottiglia conuna popolazione ridotta a circa 60.000 individui,tra i 100.000 e i 50.000 anni fa». Pascal Picq, «Uneévolution buissonnante» (Un’evoluzione ramificata)sulla rivista Pour la Science, ottobre 2002, n° 300. ¶«Quand la mer sauva l’humanité» (Quando il mareha salvato l’umanità — durante l’era glaciale che èdurata da 195.000 a 120.000 anni), articolo diCurtis Marean su Pour la Science, n°396, ottobre2010. ¶ Attualmente si parla di un rischio di estin-zione corso circa 13.000 anni fa a causa della cadutadi un meteorite in Groenlandia che ha causato lascomparsa della megafauna, una riduzione della po-polazione umana che ne ha ricevuto uno shock chevari miti testimoniano. De l’origine des mythes etde la civilisation (Sull’origine dei miti e della civil-tà) Casimir Peraud, Médiapart 1 maggio 2020. ¶Piú vicina a noi nel tempo e piú localmente un’allu-vione marina che colpí il Medio Oriente, la regionedi Sumer, sarebbe all’origine del mito del diluvio. ¶Si dovrebbe tener conto di tutti questi eventi cata-strofici legati all’impatto di meteoriti o asteroidi perutilizzare l’industria spaziale non per la conquistadello spazio (dinamica dell’inimicizia), ma in vistadi poter distruggere tali oggetti cosmici prima cheraggiungano la Terra. Inoltre si dovrebbe rifletteresull’impatto negativo che può avere il frequente at-traversamento della magnetosfera che protegge laTerra contro le radiazioni pericolose e che permettela vita sulla Terra.
4 Andreas Loepfe ha ripreso questa tesi in un articolomolto interessante pubblicato sul n. 17 della rivista(Dis)continuité, cfr. François Bochet, [email protected].
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soggetto di apocalisse, non foss’altro che per se-gnalare il rigiocamento, poiché questa parolaindica proprio la rivelazione di una possibile di-struzione ma anche il mezzo per sfuggirne.
Il fallimento dell’uscita dalla natura, poichéla specie non è arrivata a sfuggire alla minacciae a raggiungere la sicurezza, nonostante una se-rie di separazioni per proteggersi.
La fine della negazione totale della comu-nità originaria a seguito della sua frammenta-zione nel corso dei millenni con la fase finaledel processo di separazione e il dispiegamentodell’iperindividualismo che si manifesta comecompensazione all’evanescenza dell’individuo.Ai nostri giorni, i rackets e il gregarismo sonoi residui aberranti della comunità.
La fine del ricoprimento* e la messa a nudodella derelizione, e anche la manifestazionedel numen, del sacro, di ciò che genera fascinoe paura, e la rivelazione della vulnerabilità.5
Dato che l’instaurazione del rischio diestinzione — non si è piú di fronte semplice-mente alla minaccia, ma al rischio stesso — sipresenta come la somma dei due fenomeni pre-cedenti sopra citati, non possiamo trattarli se-paratamente e notiamo, in primo luogo, che af-fermare che si tratta di un rischio implica chenella normalità l’estinzione non si verificherà.Tuttavia nel corso delle migliaia di anni che ciseparano dall’evento iniziale, dati imprevistihanno potuto imporsi e far sí che dal rischio sipossa passare alla certezza. Il dato imprevisto,il piú importante e difficile da padroneggiare èforse la follia della specie che la rende incapa-ce di prospettare uno sviluppo diverso da quel-lo che ha adottato (rinchiudimento). Da cui la
* V. Glossario (N.d.T.).5 Abbiamo già messo ciò in evidenza a proposito degli
attentati dell’11 settembre 2001 a New York, in«Gloses en marge d’une réalité VIII». Abbiamo an-che insistito sull’importanza dello shock che creauno stato ipnoide che rende gli individui particolar-mente manipolabili, come si verifica di nuovo aigiorni nostri. Questo dato è stato ripreso in occasio-ne dell’analisi del libro di Naomi Klein: La straté-gie du choc, in Inversione e disvelamento, 2012.
necessità di un ascolto sia storico che attualeper essere veramente presenti a quanto avvie-ne, il che permetta di attualizzare un comporta-mento adeguato.Lo studio dell’origine della malattia rivela
che ha avuto una «incubazione» piuttosto lun-ga, fonte di confusione. In effetti è stata prece-duta dalla sindrome respiratoria acuta graveSARS sorta in Cina (2002–2003) e che ha col-pito 29 Paesi. Il virus Covid-19, il SARS-CoV2, potrebbe derivare da quello che ha causa-to la SARS. D’altra parte, potrebbe esserci unlegame con la Sindrome da Disturbo Respirato-rio Acuto, nota da abbastanza tempo e identifi-cata effettivamente nel 1967. Si menziona tal-volta anche la Sindrome Respiratoria del MedioOriente dovuta anch’essa a un coronavirusMERS-CoV, trasmesso dal cammello, e che dal2012 interesserebbe alcuni Paesi al di fuoridell’Arabia Saudita. Questo suggerisce che lamalattia attuale abbia una base profonda e dif-fusa, tanto piú che i coronavirus costituisconouna vasta famiglia di virus che possono causaremalattie diverse, che vanno dal comune raffred-dore alla sindrome respiratoria acuta grave(SARS). Sta diventando il virus per eccellenza.
Essendo le condizioni di vita quello chesono e similari in tutti i grandi centri urbani,il virus Covid-19 non troverebbe in ciascunodi questi centri la possibilità di emergere apartir da un virus «imparentato» preesisten-te? Si avrebbe una forma di produzione endo-gena. Penso a questo a causa della velocità dipropagazione della malattia e perché essa ri-vela lo stato di decadimento6 in cui si trova la
6 Si manifesta in particolare attraverso il grande svi-luppo delle malattie autoimmuni dovuto ad una di-sfunzione del sistema immunitario, la moltiplicazio-ne dei tumori, la depressione (cfr. La fatigue d’êtresoi. Dépression et société di Alain Erhenberg, Ed.Odile Jacob), all’odio di sé (cfr. «Glose X»), l’au-mento delle malattie mentali, all’obesità che si dif-fonde, cosí come varie malattie legate ad una cattivaalimentazione, o al consumo di droghe, il declinodella fertilità maschile, la possibile scomparsa delcromosoma Y, ecc… ¶ Ciò spiega perché alcuni so-stengono che nessuno è morto a causa del coronavi-
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specie. Ciò non implica, nel caso in cui que-sta ipotesi si rivelasse corretta, che si debbaabbandonare il confinamento, ma ciò impor-rebbe di preoccuparsi simultaneamente e an-cor di piú delle cause profonde di questa ma-lattia al di là del parassitamento da parte delvirus. Esso viene ad essere il supporto di ognimale. Si sente dire spesso: non sto bene, devoaver preso un virus. Ma c’è sempre ambiguitàall’interno della specie speciosata.* Cosí diqualcuno che si dedica con passione ad unadata attività, si dice che ha il virus di… L’a-spetto maligno di questo essere si ritrova nelcampo dell’artificialità con i vari virus infor-matici. Assai curiosamente Stephen Haw-king, fisico e cosmologo, voleva, sembrereb-be, che li si considerasse come esseri viventi,mostrando un’ambiguità in formazione, in u-nione con un’altra che sarebbe naturale, se-condo la rappresentazione vigente, che con-sidera il virus vivente o non vivente a secondadel supporto su cui si trova. Ma per il fattostesso della demonizzazione di cui è il sup-porto, il suo ruolo essenziale in seno al proces-so di vita è totalmente escamotato. Per desi-gnarlo, si deve rimontare alle origini di que-sto processo all’epoca di quello che fu chiama-to il brodo primordiale, ove regnava un conti-nuum vitale. Non c’era separazione e la conti-nuità era immediata. Quando le cellule ap-parvero, le loro membrane imposero separa-zioni opponentisi alla continuità. I virus fu-rono gli elementi viventi, discreti, che permi-sero di ristabilire la continuità a partire dal di-scontinuo, permettendo trasferimenti da cer-ti esseri viventi ad altri, e l’intero processo divita nella sua totalità poté continuare, perché
rus, ma con esso. Quest’affermazione viene spessofatta dopo l’esecuzione di autopsie. Tuttavia resta ilproblema della presenza del virus. Come compren-derla? Queste persone non danno una risposta effet-tiva e ho l’impressione che minimizzino il fenome-no, se non altro perché tendono a negare l’esistenzadi una pandemia. Altri fanno riferimento ad una co-spirazione globale, il che di nuovo non spiega nulla.
* V. Glossario (N.d.T.).
ciò che si evolve non sono solo specie isolate,ma l’insieme del mondo vivente che deveconservare la sua coerenza. I genetisti hannoevidenziato la presenza di un gran numero divirus integrati nel nostro genoma, segnalan-do il loro contributo alla costruzione di esso.In altre parole, se c’è continuità essi possonooperare senza parassitare. In compenso, sequesta è rimessa in causa, possono diventareparassiti. E anche in questo caso bisogna te-ner conto della totalità per poterlo afferma-re, perché una miriade di relazioni sono ope-ranti, tra cui in particolare quella che in-terviene nella dinamica di rivelazione di undato stato, mentre altre possono sfuggirci. O-ra, a causa del suo modo di vita Homo sa-piens ha operato varie discontinuità, la piúimportante delle quali è quella con il restodella natura, da cui la moltiplicazione dellemalattie virali. Fare dei virus i supporti delmale (le malattie) è ancora sostenere la sepa-razione e l’inimicizia, soprattutto quando lisi associa a specie che ne sarebbero i vettori,come nel caso di Covid-19, pipistrelli e pan-golini. Ora questi ultimi, come risultato del-l’azione umana, sono in via d’estinzione! Maciò nasconde un’ambiguità: fare degli altri es-seri viventi i responsabili delle nostre malat-tie implica pensare che siamo passivi, ovveroinessenziali! La specie, virtuosa della manipo-lazione, si proietta negli altri e considera cheil virus la manipoli. Ora, si suppone che laSARS-CoV2, il virus di Covid-19, derivi dauna manipolazione in laboratorio, come so-stiene Luc Montagner. La stessa affermazio-ne fu fatta per il virus, tuttora sconosciuto,dell’AIDS.I sintomi di Covid-19 sono molto vari e cer-
ti si sono manifestati solo recentemente, come idisturbi cardiaci o le reazioni infiammatorie ec-cessive come le tempeste di citochine che se-gnalano disfunzioni del sistema immunitario, idisturbi del comportamento legati a danni cere-
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brali, l’infiammazione endoteliale sistemica7 eancor piú recentemente la formazione di coa-guli che non possono essere rimossi, obbligan-do in alcuni casi ad amputazioni.
Questa grande diversità è legata al fatto chela malattia rivela in realtà disfunzioni antece-denti in seno alla specie, cosí come la sua obso-lescenza, e quelle causate da essa in seno allabiosfera. È piú che una malattia perché, comeoperatore di rivelazioni, essa s’impone comeapocalisse. Ma, ripetiamo, la causa non è il vi-rus, ma lo stato della specie.
A seguito dello sconvolgimento legato almaggio 1968, ho imperniato la mia riflessionee la mia indagine, da una parte sul mantenimen-to di una prospettiva «emancipatrice» con l’af-fermazione di un’invarianza, all’interno allaspecie, di una corrente portatrice di un proget-to di riemergenza della comunità umana, dal-l’altra sulla messa in evidenza della degenera-zione della specie legata allo sviluppo del ca-pitale e all’autonomizzazione della sua forma.8
7 Il virus non attaccherebbe il sistema immunitario at-traverso i polmoni, ma attraverso i recettori di super-ficie ACE2 (recettori dell’enzima di conversionedell’angiotensina, sostanza che gioca un ruolo nelmantenimento del volume ematico e della pressionesanguigna) presenti nell’endotelio (membrana inter-na dei vasi sanguigni), che perde cosí la sua funzioneprotettiva. Cosí tutti gli organi possono essere col-piti. ¶ In precedenza era stato fatto notare: «Tutta-via, piú passa il tempo, piú diventa chiaro che l’epi-demia non si svolge nello stesso modo in Cina e inEuropa, per ragioni legate al contesto sociale,all’evoluzione del virus e forse alla diversa geneticadelle popolazioni. Per fare un solo esempio, una ma-nifestazione classica di un’infezione asintomatica inEuropa, come la perdita dell’olfatto, non è stata qua-si mai descritta in Cina». Mediapart, 6 aprile 2020,Samuel Alizon: «Le confinement ne fera pas dispa-raître l’épidémie» (Il confinamento non farà scom-parire l’epidemia).
8 Per quel che concerne Invariance si veda l’indice, lahome page del sito e il glossario. Per la degenerazio-ne vedi «Erranza dell’umanità» 1973, «Contro ladomesticazione» 1973, «Questo mondo che bisognaabbandonare» 1974, «È qui la paura, è qui che biso-gna saltare!» 1975. Sono apparsi stampati sulla rivi-sta Invariance Serie II, n°3 le prime due, n°5 la ter-
Dieci anni dopo constatavo: «Si è giunti ad unostadio di esaurimento dell’umanità e della na-tura; da cui si apre a noi l’era delle catastrofi.»(«Precisazioni a distanza di tempo», Invarian-ce, serie III, n°5–6, p. 35)9A posteriori si constata che l’inizio di questa
era è contemporaneo alla fine del movimentoproletario degli anni 80. È stata essa stessa unacatastrofe immensa ed è del resto cosí chel’abbiamo vissuta, contemporanea all’accelera-zione della distruzione della natura, in parti-colare delle foreste. In effetti la scomparsa delproletariato ha avuto un effetto paragonabilealla riduzione estrema delle foreste: perdita diogni regolazione del sistema economico con lacrescita indefinita della produzione, paragona-bile alla perdita del fenomeno di compensazio-ne che permetta una regolazione del clima.10Ecco perché nel corso di questi anni ho studiatocome il divenire della società-comunità in attoavesse per effetto una degenerazione semprepiú spinta della specie. A tale divenire sono sta-te essenziali tutte le tecniche di manipolazioneche utilizzavano persuasione, seduzione, cosícome la comunicazione, l’informazione, la pub-
za e n°6 la quarta.9 Sul sito cfr. «Précisions après le temps passé», due
paragrafi prima del richiamo della nota 25.10 La foresta è essenziale, e la vegetazione in generale,
perché attraverso la fotosintesi produce ossigeno.Fornisce habitat e cibo a un gran numero di specie.Protegge i suoli e permette il loro sviluppo grazie al-le radici che crescono in simbiosi con funghi e batte-ri. Permette il prelievo dei sali minerali necessari allaformazione dei frutti e delle verdure. La scomparsadegli alberi dai campi coltivati legati alla monocol-tura è la causa di quella di qualsiasi sapore dalla frut-ta e dalla verdura, anche nel caso dell’agricoltura bio-logica. L’agroforesteria e la permacultura possonorimediare a tutte le insufficienze in una prospettivamolto lontana di una scomparsa dell’agricoltura qua-le che sia. Gli alberi esercitano anche un’azione bene-fica, calmante, atta a rimetterci in continuità (vedi lasilvoterapia). L’importanza fondamentale della fore-sta comincia a imporsi. Nel novembre 2019 la rivistaScience et Vie ha pubblicato un dossier «Arbres. Ilspeuvent nous sauver» (Alberi. Essi possono salvarci).Sí, ma per questo, se ne deve piantare a miliardi.
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blicità con i media corrispondenti, perché essehanno avuto un impatto fortissimo sul sistemaimmunitario che può arrivare fino alla sua defi-cienza, azione completata da quella delle dro-ghe. E questo ha operato anche nella dinamicadi assimilazione e d’integrazione, senza dimenti-care la sua costante operatività nel corso dei se-coli nell’educazione e nell’insegnamento.11
Cosí possiamo rispondere alla domanda:cos’è che causa la grande pericolosità di questa
11 Ho affrontato questi temi in vari articoli. Ne indicosolo alcuni perché sono numerosi, con qualche cita-zione per collocarli. ¶ In «Gloses en marge d’uneréalité I», 1983: «(...) L’unico modo per immunizzar-si (dagli effetti della televisione) è quello di adattarsial mezzo, ed è quello che succede. L’umanità si robo-tizza per adattarsi. L’immunizzazione avviene sottoi nostri occhi, è la robotizzazione con la possibile ec-cezione della Cina...». Marshall Mac-Luan «Des tê-tes vides comme des entonnoirs» (Teste vuote comeimbuti), sulla rivista Reality. ¶ In «Gloses II»:«L’intero divenire del capitale alla rappresentanzaautonomizzata è un presupposto al mondo della pub-blicità. Una tappa essenziale è stata l’introduzionegeneralizzata del credito...». ¶ «In un articolo del-la rivista Parents che spiegava come negli USA i ge-nitori avessero creato una lega per aiutarsi a vicendaper poter dire di no ai propri figli — rinunciandoalla precedente pratica antiautoritaria — è stata in-dicata l’osservazione di uno psicologo riguardo allapratica di questa lega. [L’articolo] sottolineava ilpericolo di un aumento della violenza nella praticadella Lega e ha notato come il vero problema nonfosse stato affrontato: la distruzione dei legami affet-tivi stessi. Per illustrare il suo punto di vista, aggiun-geva: «Conoscete un paese in cui si possa leggere,esposto sul lunotto posteriore di una macchina, loslogan ‹Hai pensato ad abbracciare tuo figlio stamat-tina?›» ¶ In «Gloses III« 1986: «Cosí, poiché i feno-meni pubblicitari possono essere interpretati in ter-mini di immunità e poiché i rapporti tra gli individuipossono essere interpretati negli stessi termini (cfr.la questione della tolleranza spiegata sopra), si capi-sce che la pubblicità possa svolgere un ruolo rego-latore, proprio come il sistema immunitario. Piúprecisamente, dobbiamo dire che la comunità attua-le ha dato vita a un sistema integrativo-regolatorioche è paragonabile per molti aspetti al sistema im-munitario che opera nell’organismo dei vertebratisuperiori». ¶ In «Emergenza e dissolvimento»1989: «Il dissolvimento tocca il livello cellulare conla disorganizzazione della cellula provocando la se-
malattia? È che essa arriva in fine di percorso,come conclusione di un immenso processod’indebolimento della specie, legato in partico-lare ad una disfunzione del suo sistema immuni-tario la cui importanza è notevole, nell’assi-curare un processo di conoscenza inconsciacomplementare a quello cosciente.
Dall’insieme degli articoli di questo nu-mero [de La recherche, n°177 del mag-gio 1986 (N.d.T.) ] consacrato a «Ledifese del corpo umano», emerge in defi-nitiva che la rete immunitaria non serveunicamente alla difesa dell’organismo,ma sarebbe un sistema d’integrazione, diposizionamento di esso nel continuum vi-tale, che funzionerebbe del resto in sim-biosi con i miliardi di organismi (princi-palmente i batteri) presenti nel corpo diogni uomo e di ogni donna.12
Si comprende che attacchi multipli a questosistema possano tradursi in una grande difficol-tà ad essere presenti a se stessi e al mondo, che è
parazione di elementi che si erano uniti piú di un mi-liardo di anni fa, durante la formazione delle celluleeucariote. ¶ In questo modo l’Homo sapiens diventauna specie inutile e pericolosa per l’insieme del pro-cesso vitale, che tende a eliminarlo attraverso l’atti-vità dei batteri e dei loro ausiliari: virus, prioni ecc.»Questa idea è stata espressa anche in altri testi. Sipuò formularla in modo piú preciso cosí: tutto av-viene come se l’insieme degli esseri viventi tendessead eliminare Homo sapiens. In «Comunità e diveni-re» 1994: «Tuttavia, come abbiamo indicato, la me-diazione autonomizzata che si pone come realtà im-mediata (come si verifica con virtualità) abolisce larappresentazione. Cosí facendo, si ha evanescenzadel processo di conoscenza basato su quest’ultima;da qui l’escamotaggio della specie stessa, cosí comela scomparsa della terra (cultura fuori terra), delladonna (fecondazione in vitro con la prospettiva diprodurre bambini in provetta), del cervello (intelli-genza artificiale), dello spettacolo senza attori reali,ecc. Questa eliminazione della specie separata daogni realtà concreta porta alla sua degenerazioneche si esprime al meglio nella perdita dell’innatoche, a sua volta, segnala la perdita di basi, radici, fon-damenta».
12 Cfr. «Gloses en marge d’une réalité» III, 1986.
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una componente della speciosi,13 tanto piú chela rottura con il resto della natura ha generatola solitudine della specie e che la distruzione diquella ha per conseguenza l’impossibilità di esse-re riconosciuti. Per un lungo tempo essa ha potu-to diminuire questa solitudine grazie alla sovra-natura ricorrendo ad ogni sorta di divinità e,soprattutto col monoteismo, all’aiuto di Dio.La debolezza di quest’ultimo, la sua evanescen-za, rimette la specie in derelizione.
Quindi le cause essenziali della pandemiasono la speciosi sovra citata la cui manifestazio-ne piú estrema è la perdita della sensibilità,dell’affettività, causa e risultato della perditadella continuità e la regressione dell’empatia,la sovrappopolazione.14
Questa perdita riguarda il rapporto conl’altro in generale, la ripercussione dell’altrosu di sé, il che aumenta l’iperindividualismoche esprime bene la rottura di continuità cheimplica la dimensione della potenza di vita, lascomparsa dell’ascolto.
La diffusione della malattia e le misure vol-te a ostacolarla, a sradicarla — mettendo in di-scussione tutto il modo di vita — rivelano tut-to ciò che affetta negativamente la specie e met-tono in evidenza particolarmente la nocivitàdel separarsi per salvarsi.
Ciò che si rivela prima di tutto e in un modoche si potrebbe dire esplosivo è l’inimicizia,che si presenta nello stesso tempo come un com-portamento e come un’affezione, e come un
13 Cfr. «14.2.2. Struttura della speciosi» in: «Punto at-tuale di sbocco dell’erranza».
14 Un secolo fa, durante l’influenza spagnola, che fecetra i 50 e i 100 milioni di morti, eravamo 1,8 miliar-di d’individui, ora 7,7, cioè 6 miliardi in piú, un au-mento quadruplo in questo breve lasso di tempo. Daallora si comprende la giustificazione della necessi-tà del confinamento. ¶ Dal momento in cui si intra-prenderà l’inversione, ci vorranno alcune migliaia dianni perché il numero di esseri umani oscilli tra i250 e i 500 milioni, come probabilmente fu il casoprima della grande separazione operata con la prati-ca dell’agricoltura e dell’allevamento, permettendoa tutte le forme di vita di prosperare.
modello di conoscenza.15 Fin dall’inizio è statoproclamato: siamo in guerra. In questa procla-mazione sbuca la nostalgia per i tempi guerrie-ri, in cui l’individuo può dare il cosiddetto me-glio di sé e quando la vita acquista un sensoperché è allora possibile accedere a se stessi.Inoltre, lo stato di guerra permette ai dominan-ti di giustificare le diverse misure di repressio-ne, di bloccare le possibilità per i dominati dimanifestarsi, come si verifica con l’imposizionedel confinamento che, prolungato, porta aduna forma di asfissia. A questo proposito co-municherei la profonda osservazione che mi hatrasmesso Cristina Callegaro sui disturbi causa-ti dal Covid-19:
Tutte queste persone che soffocano, chenon riescono piú a respirare, che manca-no di ossigeno, è come una paura radica-le, assoluta. Sembra un rivissuto della na-scita, di una nascita pesantemente trau-matica che a sua volta riassume il terroredell’annientamento della specie.
Ciò indica anche la difficoltà, se non l’impossi-bilità, di operare l’inversione che potrebbe pre-sentarsi ed essere vissuta come una nascita.
Il contagio di Covid-19 e il confinamentoche ne segue non riflettono forse il rifiuto in-conscio dell’altro, soprattutto in popolazioniche subiscono una troppo grande prossimitàforzata, per esempio nei trasporti, nelle stradeaffollate o anche in appartamenti angusti? Nel-la normalità non siamo limitati al nostro cor-po, ma siamo circondati da una bolla simile auna cavità amniotica limitata, quindi daun’amnios. L’attraversamento ripetuto di que-sto rende il vivere assai poco agevole, è comese l’individuo perdesse la sua idiosincrasia, isuoi punti di riferimento e anche la sua traccia.Dove si trova? E si può pensare che i buchipraticati nell’«amnios» siano porte per le qualiun virus possa introdursi.
15 Non insisterò su questo dato, avendo già scritto a ri-guardo in «Gloses IX», dove cito dal libro di JamesHillman Un terribile amore per la guerra, e piú indettaglio in «Inimicizia ed estinzione».
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Questa osservazione sull’importanza dellacavità amniotica e dell’amnios mi è stata sug-gerita dalla lettura delle opere di Varenka eOlivier Marc, in particolare Premiers dessinsd’enfants Ed. Nathan. Infatti da quanto lei elui espongono sono giunto alla conclusioneche cavità amniotica e amnios sarebbero ricosti-tuiti dalla presenza avvolgente della madreche, nello stesso modo, permetterebbe al bam-bino di costruire la propria bolla, grazie al cor-done ombelicale costituito dalla continuità tralui e la madre. Si può dire che è un momentoimportante nella realizzazione dell’aptogesta-zione.16 * E tutto ciò, occorre metterlo in rela-zione con la perdita di ogni comunità che ren-de gli individui estremamente fragili, e aggiun-gerei che probabilmente la bolla, e dunquel’amnios, sarebbero i resti della dimensione co-munitaria a livello dell’individuo.
Tornando alla manifestazione dell’inimici-zia, la proclamazione della Union sacrée —complemento a quella della guerra, equivalealla messa in atto di una forma di repressione,completata spesso da un’auto-repressione, chemira a quelli e quelle che non sono d’accordo.Essa tende ad abolire le differenze, sprofondan-do la popolazione in uno stato di indifferenzia-zione che è una forma di cancro.17
Ciò permette allo Stato di recuperare unacerta importanza facendosi gestore della tera-peutica, ovvero terapeuta, il che è logico per-ché la terapeutica fondamentale è quella chemira a guarire gli uomini e le donne della loronaturalità reprimendola. Ora, le misure che as-sicurano il confinamento entrano bene in que-
16 Vedi in particolare [il capitolo] «L’image ducorps», pp. 83–86.
* V. Glossario (N.d.T.).17 Ho già segnalato che il cancro è una malattia legata
allo sviluppo del capitale. In effetti la cellula tu-morale è una cellula indifferenziata e il movimentodel capitale produce l’indifferenziazione degli uomi-ni, delle donne, rendendo sempre piú impossibile ladinamica di riconoscimento. Inoltre essa li rendeinutili. L’iperindividualismo, un tentativo per essereidentificabili, apparirebbe come una reazione a que-sto divenire.
sta dinamica, essendo propizie all’effettuazio-ne di violenze di polizia, come avviene durantele attuali rivolte nelle periferie dovute al confi-namento, alla miseria, al non riconoscimento.
Lo stesso vale per altre misure come il di-stanziamento, che rivela l’inimicizia soggia-cente, perché mantenere le proprie distanze èproteggersi. Essa permette anche di evitare lacrisi della presenza, la presenza dell’altro cheè potenzialmente pericoloso soprattutto se èsconosciuto.
Il distanziamento implica la realizzazione adistanza di processi di vita: telelavoro, teleinse-gnamento, videogiochi, cybersesso, e dunquenon piú tatto. Si deve compiere tutte le funzio-ni vitali nella separazione, senza alcun contat-to, viviamo felici viviamo separati.
Cosí il Covid-19 apparirebbe come una ma-lattia affettivamente trasmissibile che obbliga aportare la maschera, che implica che masche-rarsi crea una certa distanziazione, o conducead essa. Cosí piú la specie degenera e piú diffi-cilmente può compiere il suo processo di vitasenza rischi, l’ultimo dei quali, sommatoria ditutti, è il rischio di estinzione.
Il Covid-19 e le misure per preservarsene ri-velano la repressione genitoriale e la esacerba-no. Dall’inizio del confinamento c’è stato unincremento di maltrattamenti concernenti ibambini e le donne.
Il fenomeno si ripete nei rapporti di lavoroin cui i datori di lavoro non assicurano le neces-sarie misure di protezione o approfittano dellasituazione per aumentare lo sfruttamento, ilche ha causato scioperi. Inoltre, all’inizio, cer-ti datori di lavoro hanno negato l’epidemia pernon interrompere la produzione.*
Poiché l’attività economica non può essereinterrotta, s’impone una separazione tra i confi-nati e coloro che per cosí dire devono servirli:personale sanitario, ma anche lavoratori e lavo-ratrici in varie imprese come le Poste, ad esem-pio, e che spesso non sono adeguatamente pro-
* Salta alla mente il caso delle crociere salpate a mar-zo, dopo che la crisi era proclamata (N.d.T.).
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tetti e protette per esigenze economiche, o permancanza di mezzi, la cui causa risiede an-ch’essa in fattori economici, come le restrizio-ni di bilancio (il caso degli ospedali e del per-sonale ospedaliero è esemplare).
Le disuguaglianze sociali si manifestanoapertamente. Cosí i ricchi han potuto andarein campagna, chi ha una villa con un giardinet-to o chi vive in appartamenti abbastanza gran-di gode di condizioni di vita molto piú favore-voli rispetto a quelli che si trovano in alloggiangusti, luoghi che favoriscono i conflitti.
Il Covid-19 e le misure volte a sradicarlo ri-velano e amplificano il fenomeno di sostituzio-ne che si è già menzionato, e che si può defini-re come il rimpiazzo della naturalità da partedell’artificialità, l’invasione dell’uso della tec-nica (l’interiorizzazione di essa non essendopiú sufficiente) in tutte le operazioni della vita,che in maniera esasperata ha bisogno di istru-zioni per essere realizzata. Costituisce la rispo-sta a un’antica doppia domanda: come poter vi-vere nella discontinuità, come ristabilire unacontinuità? Domande e risposte fanno parte diquello che si può chiamare: trattato del savoir-vivre ad uso di tutte le generazioni. Attualmen-te il problema di conservare una continuità no-nostante il confinamento si risolve grazie allavirtualità, all’artificialità.
La sostituzione è il trionfo dell’economia,un approccio caratterizzato dalla predominan-za degli oggetti sugli esseri. I primi, grazieall’informatica sono sempre piú connessi tra diloro e presto non avranno piú bisogno degli uo-mini per operare. Al limite, uomini e donne ap-pariranno come parassiti che, a causa della lo-ro affettività, turbano gravemente i processi incorso. D’altra parte l’economia assicura il pro-gresso in tutto e deve anche riguardare Homosapiens nella sua dimensione zoologica, da cuila dinamica dell’uomo aumentato. Inoltre c’èda tener conto del fenomeno dell’ogget-tivazione, che fa sí che gli esseri umani tenda-no a comportarsi come oggetti.18
La sostituzione crea un divenire all’estinzio-ne per il fatto del rimpiazzo del vivo col nonvivo come i robot, esseri che si comportanocome se fossero vivi. È il trionfo del come se,della simulazione, della sostituzione di madrenatura con madre informatica-internet.
L’epidemia serve a mascherare la distruzio-ne della natura — a operare uno stornamento— ma rivela anche tutti gli orrori umani, cioèessa fa sorgere e non solo svela. A questo propo-sito notiamo che il velo è una sorta di ma-schera che, originariamente nell’area islamica,serviva per proteggere le donne. La mascheraserve anche, da qualche anno, per proteggersicontro le conseguenze di questa distruzione:proteggersi dall’inquinamento,19 che può esse-re percepito come una malattia altamente con-tagiosa e la cui origine è molto antica, poichécomincia con la costruzione delle città, delimi-tate da mura20 erette in vista di operare una
18 Ciò si verifica nelle psicosi in cui l’individuo non ri-conosciuto si serve dell’oggetto al fine di esserlo.Vedi: Harold Searles, L’environnement non hu-main (L’ambiente non umano) Ed. Gallimard, cosícome l’approccio globale proposto in Inversione edisvelamento 2012.
19 Si è sempre in una problematica in cui l’inimicizia èoperante, com’è il caso anche delle maschere antigasmesse a punto nel 1916, durante una guerra reale.
20 F. Renggli ha fatto notare che la città realizzava unutero ed era considerata come una madre, e il fattocurioso che la parola enceinte designi un sistema di
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protezione a fronte di altri uomini. Ora, si puòconsiderare che mascherarsi è rinchiudersi inse stessi. È anche esporre un’ambiguità: io nonsono pericoloso ma porto una maschera perchésono ambiguo, contengo la possibilità di tra-smettere un pericolo. In questo caso, rimuove-re la maschera sarebbe escamotare l’ambiguità.Prendendo la pandemia maggiore ampiezza epotendone emergere altre, si può domandarsise il portare la maschera dovrà entrare nel no-stro abbigliamento necessario. Espongo qui ladinamica in atto e ciò che essa implica, e nonvuol dire che io sia convinto dell’utilità dellamaschera o del test.
Mascherare: abbiamo piú volte fatto appel-lo a questa parola per indicare il fatto di dissi-mulare una certa realtà piuttosto che escamota-re o scotomizzare che esprimono che si nascon-de ma non che si dissimula. Quando ci si ma-schera si tiene conto di una realtà ma la si na-sconde, il che costituisce del resto il contenutodel ricoprimento. Nella situazione attuale, inmodo immediato, il portare una maschera per-mette di proteggersi, ma anche di non contami-nare l’altro se egli non ne porta, nel caso in cuisi sia portatori di virus senza saperlo. Ma, in-
protezione e caratterizzi lo stato di una donna cheaspetta un bambino.
consciamente, altre funzioni possono esserepresenti e avere un effetto sulla persona che simaschera, per esempio, cosa è che essa copre?In effetti ci si può mascherare anche per non es-sere riconosciuti, segnalando ancora la dinami-ca dell’inimicizia. Da un punto di vista genera-le, questa pratica è in rapporto con l’incertezzadella specie, incertezza di ciò che è e del suoposto nel fenomeno vivente, ma anche conl’insoddisfazione di essere ciò che essa è. Indicaanche tutta l’inquietudine e l’immensa perples-sità che il rapporto realtà-apparenza genera,contenendo una fondamentale ambiguità.21
21 Poiché non intendo, nel contesto di questo articolo,trattare a fondo la questione della maschera, riportouna citazione — le cui affermazioni sono notevoli— che permette di farsi un’idea della sua portata: ¶«Oggetto universale di tutte le società arcaiche o mo-derne, la maschera occupa un posto sorprendentenella storia della civiltà e il suo uso risale alla piúalta antichità, quando, già fatta per essere portata, èspesso ideata in materiali leggeri e il suo valore ini-ziatico rimane oscuro e paradossale. Simulacro fac-ciale, dissimula, nasconde, e camuffa. Facendo partedel regno dell’apparenza, la maschera permetteall’uomo, dotato di una dualità originale, di accede-re alla metamorfosi del suo essere, alla rivelazionedel suo inconscio. Le sue caratteristiche, dapprimaesclusivamente rituali, conservano per tutto il corsodella sua storia il principio di trasgressione che èalla base di ogni forma di travestimento. Dotata diun potere soprannaturale, essa permette di sfuggiretemporaneamente alla vita quotidiana, dando liberocorso agli istinti piú repressi e facendo venir fuorigli aspetti dell’uomo che la vita sociale normalmen-te nasconde; talvolta essa rivela anche certe sfaccet-tature sconosciute». ¶ «(...) Grazie alla maschera, lacomunicazione s’instaura in modo piú libero e piúfamiliare. L’uomo si dà l’illusione di abbattere lebarriere e le distanze sociali». Celine Moretti-Maqua Le masque et l’histoire (La maschera e la sto-ria). ¶ Il desiderio di metamorfosi deriva dall’insod-disfazione, dalla percezione di essere incompiuto.Oggi è sostituito dal desiderio di essere aumentato.Tutte le tecniche che permettono ciò mirano in par-tenza a mascherare l’essere naturale, poi ad eliminar-lo. D’altra parte, accrescersi non è trasgredire? Il fe-nomeno non era operante nelle popolazioni che vive-vano nude e usavano le maschere, e non è anche ilcaso della pratica delle pitture corporali, del tatuag-gio? Si può andare oltre e porsi la questione della
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Questa è legata alla separazione dal resto dellanatura: siamo naturali o siamo fuori natura? Èla domanda che ci si pone da secoli. Una formadi scamotaggio di essa consiste nel porre chel’uomo sia costantemente nella dinamica di se-pararsi, o sul punto di farlo. L’ambiguità ha ladimensione della dualità, dell’ambivalenza,dell’equivoco (esistenza di due vie, quale pren-dere?). Tuttavia essa è spesso inconscia e si sve-la solo attraverso una transcrescenza attraversola manifestazione di questi tre fenomeni. Comesi verifica con la natura madre o matrigna e lamadre amorevole o repressiva.La nocività dell’ambiguità deriva dal fatto
che essa genera l’insicurezza, l’indecisione chepuò trasformarsi in incoazione, lo sgomento,l’installazione di un blocco che, per uscirne,provoca il dispiegarsi di misure estreme gravidedi violenze, e dunque il ricorso all’inimicizia.Nel complesso, l’ambiguità genera la crisi dellapresenza; è perciò che è in generale repressa.
Le misure prese contro il Covid-19 ci forni-scono un importante esempio di ambiguità:sono state preconizzate in vista della salute de-gli individui o mirano a salvare l’economia?Non dimentichiamo che il residuo di naturali-tà è causa dell’ambiguità. Le esigenze in par-tenza si presentano cosí: occorre ben curare lagente perché possa lavorare e dunque far fun-zionare l’economia, che a sua volta permette disoddisfare i suoi bisogni. Ora, piú la pandemiaperdura e con essa le misure che mirano a con-tenerla, piú l’ambiguità si dissolve, come abbia-
funzione, probabilmente polivalente, della custodiapenica. Infine, sempre per quanto riguarda il sessomaschile, tale può essere la base inconscia dell’usodel preservativo. ¶ D’altra parte, con l’uso genera-lizzato della maschera, l’«illusione di abbattere lebarriere e le distanze sociali» potrà realmente im-porsi? ¶ Cosa si significa in profondità quando siparla di maschere mortuarie? L’individuo non è piúche un’apparenza, non ha piú essere ma conservaqualcosa in rapporto con la vita, attivando il deside-rio e la nostalgia che viva ancora? ¶ Infine, sarebbeopportuno esaminare il rapporto che si può averetra maschera e travestimento, ma ciò non può esseretrattato nell’ambito di questo testo.
mo già detto parlando della sostituzione. Inol-tre, ridurre la naturalità permette di usciredall’ambiguità, e l’artificializzazione s’imponecome modo di eliminarla.
Abbiamo anche già segnalato che le disugua-glianze sociali sono ben evidenti e conclamate,e dunque ogni ambiguità circa l’inesistenza dibarriere sociali e su un’eguaglianza tra gli esse-ri umani, scompare.
È con la messa in atto del confinamento chesi rivela con piú acutezza l’eliminazione diogni ambiguità.22 Cosí Sylvia Duverger utiliz-zando dei lavori di Natacha Chetcuti Osorovtzha dichiarato: non siamo in prigione, ma impri-gionate.23 È ciò che accade normalmente pertutte le persone che vivono nelle città, soprat-tutto le grandi città, le megalopoli. È come sescontassero una condanna di cui non conosco-no la causa. Essa rivela pure l’esercizio della re-pressione col pretesto che è per il tuo bene,con il trionfo dell’artificializzazione che sirealizza attraverso il telelavoro, il tele-inse-gnamento già citati a proposito del distanzia-mento, i quali possono anche essere giustificatiin nome della riduzione dell’inquinamento.Provoca una grande disorganizzazione dellavita economica e sociale, ma è soprattutto larepressione degli impulsi e dell’affettività degliuomini e delle donne, con escamotaggio delleenormi sofferenze che ciò induce in particolareper gli anziani nelle case di riposo (Ehpad),dunque già isolati dai loro parenti, il che puòaffrettarne la morte. Confinare è rinchiudere,il che può portare all’asfissia e alla morte comenel Covid-19.
22 In Positionnement ho trattato la possibilità di fareun’affermazione senza ambiguità non essendo nelladinamica dell’inimicizia. ¶ Per quanto riguarda ilconfinamento, molti hanno fatto notare che è unamisura estrema e si sarebbe potuto operarla in modomeno draconiano. In realtà, soprattutto in Francia,ciò è dovuto ad una volontà di organizzare e adun’incapacità di attuare altre misure come lo scree-ning (molto contestato) effettuato in Corea del Sudo in Germania.
23 L’ho trovato nel Club di Médiapart: si parla di don-ne, ma vale anche per gli uomini.
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L’inibizione ovvero la negazione della vitaaffettiva porta all’obsolescenza dell’uomo teo-rizzata da G. Anders, di cui abbiamo spessoparlato, e alla scomparsa della specie animaleHomo sapiens, come ha affermato A. Leroi-Gourhan nel 1965.
Occorre dunque concepire un homo sa-piens completamente trasposto e sembrache si assista agli ultimi rapporti liberidell’uomo e del mondo naturale. Libera-to dei suoi strumenti, dei suoi gesti, deisuoi muscoli, della programmazione deisuoi atti, della sua memoria, liberato del-la sua immaginazione dalla perfezionedei mezzi televisivi, liberato del mondoanimale e vegetale, del vento, del fred-do, dei microbi, dell’ignoto delle mon-tagne e dei mari, l’homo sapiens dellazoologia è probabilmente vicino allafine della sua carriera (Leroi-Gourhan,Le geste et la parole, t.II, p.266).24
L’altro aspetto non meno pericoloso è, conun controllo costante e piú efficiente, una cre-scente sorveglianza realizzata grazie ai progres-si dell’informatica che rendono possibile latracciabilità — con in un futuro prossimo, lamessa a punto dell’identità digitale e l’uso del-la 5G — a cui sarà difficile sfuggire, e conl’uso dei droni, nonché l’impiego di nuovi mez-zi per combattere coloro che si ribellino a que-sto ordine infernale, impedendo cosí ogni possi-bilità di scontro con il creare un fenomeno didistanziazione che rivela tutta la sua dimensio-ne d’inimicizia e l’asimmetria nel conflitto: gliuomini al servizio dell’ordine potranno proteg-gersi e i dimostranti resi incapaci di attaccarli.Insomma la realizzazione di un dispotismo le-gato a una momentanea riaffermazione delloStato, che si manifesterà in modo sempre piúsubdolo grazie all’economia che metterà inatto un’organizzazione repressiva, come del re-sto è ogni organizzazione sociale, ricercata da
24 Trasposto, cioè realizzato in organi artificiali; si po-trebbe anche dire trasferito. ¶ Abbiamo già citato ecommentato questo testo in «Gloses I».
millenni. La guerra contro il virus non arriva amascherare la guerra civile latente.
Il controllo e la sorveglianza, che vannodi pari passo, aumentano in contemporaneaalla crescita della quantità della popolazioneumana.Con la dinamica del proteggersi è quindi
sempre l’inimicizia a prevalere, come accadein generale nelle relazioni umane, ma finché ri-mane una certa naturalità, l’ambiguità persiste.Dovrebbe dunque andare fino in fondo per eli-minarla, portando l’estinzione della specie.
Questa pandemia è scoppiata in seno ad unacrisi economica, che è per cosí dire perpetuacon l’instaurazione della forma autonomizzatadel capitale, poiché niente fa da ostacolo alladinamica dell’incremento continuo, e l’ha raf-forzata. Da cui il paragone spesso fatto con lecrisi storiche come quella del 1929 e anche conle guerre che spesso hanno avuto luogo perrisolvere crisi economiche. Si potrebbe ancheporsi la questione delle epidemie di guerra, peril fatto stesso che l’epidemia sia vissuta comecorrispondente a quella. D’altra parte le misu-re prese contro la Covid-19 accentuano la crisimettendo bene in evidenza che uomini e donnesono necessari, il che porterà ancora a tentaredi eliminarli, di renderli obsoleti.
Essa ha dato luogo da parte di un gran nu-mero di uomini e donne alla manifestazione diuna grande empatia, che per il personale sanita-rio ha potuto in certi casi portarli alla morte, edi una solidarietà, che indica che la naturalitàè ancora operante nella specie ma insufficientead eliminare l’ambiguità nella sua totalità. Perquesto motivo la specie ne uscirà indebolita e ri-cettiva ad altre pandemie, artificializzata ad ol-tranza, iper-controllata, il che ne accrescerà ilrischio di estinzione.
Con il confinamento si è rilevata una dimi-nuzione dell’inquinamento atmosferico, del tas-so di CO2, un aumento delle manifestazioni dianimali che prima erano poco visibili, ma ahi-mè ancora il mantenimento dei pesticidi e de-gli insetticidi. Probabilmente ci vorrà un’altra
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crisi come quella che stiamo vivendo per giun-gere alla loro soppressione.
Emerge anche che le conseguenze della pan-demia e delle misure che essa ha provocato in-dicano attivamente a Homo sapiens che cosaoccorre fare per rigenerare la natura:25 la spe-cie dovrà limitare l’entità della sua popolazio-ne e imporsi un contenimento per lasciare piúampio spazio agli altri esseri viventi.
Dopo la fine del confinamento gli individuicercheranno di trovare un posto nel corpo so-ciale, ma potranno difficilmente ritrovare quel-lo precedente. È quello che in modo analogo siprodusse per la specie con la rottura con il re-sto della natura.
Ciò significa anche che viviamo l’instaurarsidi una grande discontinuità.
Per metterla in evidenza, si può prospettarein modo diverso l’intero fenomeno in corso, incomplementarità con quanto detto sopra. Te-nendo conto di ciò che abbiamo scritto sulla ri-volta della vita col movimento del maggio-giu-gno 1968 facente seguito al movimento hippie,e tenendo presente che ciò che è fondamentalenel caso della pandemia non è il virus ma lo sta-to di decadimento in cui la specie si trova dopomigliaia di anni di uscita dalla natura, di con-flitti con essa e sua distruzione, che è pure di-struzione della naturalità di ognuno, fenomenoaccelerato da due secoli e come autonomizzato-si a partire dagli anni 80 del secolo scorso, sipuò affermare che è come se il corpo della spe-cie significasse che non ne può piú, che non èpiú in grado di sopportare ciò che gli viene in-flitto, che non può piú assicurare la guerra,che entra in depressione, che non può piú sop-portare l’artificializzazione.
È come se uomini, donne e persino bambinifossero entrati «in sciopero» per rifiutare il dik-tat del meccanismo infernale che li opprime,uno sciopero che ha colto impreparati, sor-prende tutti, compresi i dominanti, che, an-
25 Non si può dimenticare che la salute del pianeta vadi pari passo con quella della specie; non si può se-pararle.
ch’essi, a un grado minore, soffrono della stes-sa situazione, e come tutti hanno paura dellamorte (residuo di naturalità comune a tutti). Sitratta, in forma passiva, di un immenso rifiuto.Ora, è a partire da lí che si può avviare un’altradinamica di vita.26
Di conseguenza, all’inizio non hanno potu-to fare niente, ma appena lo shock iniziale è sta-to assorbito, si sono dedicati alla manipolazio-ne e ora cercano di far cessare la pandemia conil confinamento ed altre misure dette di prote-zione — tutte opinabili — perché ciò che è es-senziale per loro è procedere nella virtualitàche sussegue alla dinamica dell’economia (ildominio del capitale essendo stato rimpiazzatoda quello della sua forma autonomizzata), poi-ché è con questo che essi pensano di poter salva-re se stessi e l’umanità. Ora, ciò richiede uncontrollo e una sorveglianza sempre crescentisugli uomini e sulle donne che, da se stessi,dato il loro resto di naturalità, non sarebberoin grado di «liberarsi». Si deve reprimerli persalvarli. Inoltre, per controllare gli uomini, sideve controllare la loro salute e anche crear-gliela artificialmente, ad esempio coi vaccini.A partire da ciò si può supporre che la pande-
mia diventi un’entità psichica proprio come lapeste per Antonin Artaud: «una specie di entitàpsichica e non sarebbe collegata a un virus».27Non posso negare l’esistenza del virus, ma direiche esso riveli l’esistenza di un’entità psichica,manifestantesi inconsciamente, un male internoalla specie da cui essa cerca altrettanto incon-sciamente di liberarsi. Questo male includel’insoddisfazione legata al senso di un’incom-pletezza, l’odio di sé determinato da tale sensod’incompletezza, la messa in dipendenza, l’am-biguità perché parallelamente manifesta unagrande megalomania, la solitudine, il tutto de-terminato dalla separazione dal resto della na-tura che genera un inconscio senso di colpa.
26 Ho trattato questo tema in «La separazione neces-saria e l’immenso rifiuto», 1979.
27 In Il Teatro e il suo doppio, commentato in «GlosesIII».
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Questa entità deriva probabilmente anchedalla scissione tra il gesto e la parola e dal fat-to che il primo è sempre piú assicurato dallemacchine e che la seconda si è autonomizzatain una sorta di compensazione ma non riescead eliminare la sofferenza causata dall’obsole-scenza che rafforza il male di cui parliamo.Tale depressione generalizzata può essere il
preludio ad un ritorno del rimosso suscitato acausa di questa discontinuità che crea un bloccoe favorisce un ritorno del passato. È su quantonoi ci basiamo perché si avvii un’inversione(vedi Inversione e disvelamento) che permettadi abolire ogni estinzione, soprattutto se simul-taneamente si abbandona la dinamica dell’inimi-cizia che potrebbe sorgere tra i partigianidell’artificialità e quelli della naturalità.
È solo se si sente, se si vive a fondo il rischiodi estinzione, che se ne diventa pienamente con-sapevoli senza colpevolizzarsi per gli orroriche si è commesso durante la nostra erranza,
che si può finirla con essa, operare un’elevazio-ne della vita, e iniziare l’inversione salutare pernoi e per la natura, per tutti gli esseri viventi(virus compresi), e proseguire il nostro cammi-no nel cosmo.Jacques Camatte
30 aprile 2020
Fonte: https://revueinvariance.pagesperso-orange.fr,traduzione di Gabriella Rouf, le note sono dell’Autore.
Le immagini sono di Alzek Misheff.I titoli dei dipinti sono, nell'ordine: 2020 Parigi,2020 Moltitudine I, 2020 Moltitudine II, 2020
Salvagenti e telefonini, 2020 Profumo.Tecnica mista: verderame,matita o biro, tempera
bianca.
dIl Covilef N° 548Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)