21 grammi pg senigallia novembre 2011

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Mensile della Pastorale Giovanile - novembre 2011 + NOVEMBRE è il mese in cui si celebra la gioia dei Santi e si ricorda la morte; il punto di arrivo della vita è affiancato ad una speranza che va oltre la vita stessa. Ed è questo quello in cui crediamo, che l’arrivo apra, in verità, ad un inizio ancora più sconvolgente e sorprendente, perché sappiamo che abbandonare questo mondo significa ritrovarci nell’eternità di Dio. È un flusso di vita continuo che non si arresta davanti a nessun impedimento; e se lo caliamo nel nostro piccolo, è paragonabile a quei “passaggi”, grandi e piccoli, che ci accadono nella nostra vita di tutti i giorni, quando una porta si chiude all’improvviso e sembra sia tutto finito, noi sappiamo (o almeno speriamo) che presto o tardi un’altra se ne apra, offrendoci qualcosa di ancora più bello. In questo numero abbiamo scelto di raccontarvi quello che sogniamo e per cui combattiamo: nel clima di incertezza che ogni giorno respiriamo, da giovani e da cittadini, c’è sempre la speranza che tiene vivi i nostri sogni e i nostri progetti. Perché è vero che un seme di bellezza c’è anche nella terra fredda e l’entusiasmo di continuare a camminare non si ferma davanti all’esperienza che finisce; perché ciò che ci tiene in moto è la voglia di migliorarci, di essere esempio di speranza per chi è in difficoltà, di portare resurrezione dove c’è morte. Il coraggio di credere di poter fare della nostra vita qualcosa di grande, di far sentire le nostre ragioni e le nostre idee, lavorando, manifestando, costruendo un futuro che ci consideri parte integrante della società. Perché di fronte alle difficoltà contingenti non ci diamo per vinti, perché sappiamo di avere le potenzialità e i talenti giusti da far crescere e spendere per noi e per gli altri. Perché l’avere un cammino ancora lungo davanti vuol dire avere tante strade ancora da scoprire, che magari non abbiamo neanche pensato o immaginato, ma in cui Lui ci accompagna, facendoci meravigliare, ogni volta, della ricchezza che abbiamo davanti. Francesca Vici Mi è sempre piaciuto l’autunno perché è una stagione che arriva in modo chiaro, evidente. L’inizio della scuola ne anticipava l’arrivo e ti metteva già in un atteggiamento composto, di- verso dalla spensieratezza estiva. Accanto alla scuola c’era un’altra sentinella, ben più piacevole. Era il tiglio davanti casa. Il tiglio è l’albero con le foglie più sensibili perché esse sono le prime a percepire il freddo, a ingiallirsi e infine a lasciare i loro rami. Non sono ostinate come le foglie della quercia che a Natale troviamo ancora lì, attaccate ai loro rami nel tentativo di scaldarli. Le foglie del tiglio erano le prime ad essere avi- damente raccolte, attaccate nei fogli da disegno oppure poste al sicuro fra le pagine di un libro. E poi un altro chiaro segnale, immancabile e altret- tanto puntuale: la tavola. In autunno dopo cena il lusso più desiderato è avere qualche castagna da mettere a cuocere nel forno; il frutto più preli- bato sono le piccole mele con la buccia rovina- ta, ma con un sapore unico nella loro dolcezza; la dipendenza più irresistibile è quella alle noci, magari sgranocchiate con una mollica di pane fresco; infine un bicchiere di vino rosso, il primo di quello nuovo, oppure l’ultimo dell’annata pre- cedente. Piccoli segnali, custodi di odori e sapo- ri vera essenza della routine di girare le pagine PG news del calendario o quelle dell’agenda. Sarebbe un peccato non accorgersi di questi frammenti di vita. Già, perché la natura è più vitale e vera di tanti altri nostri pensieri, realtà, idee. Essa mette a nudo la meschinità delle nostre associazioni umane tra autunno, malinconia, tristezza, tedio. Solo uno tra i peggiori ciechi non potrebbe ri- conoscere nei rami spogli la promessa di una nuova fioritura, nel cadere delle foglie secche un vitale cedere il posto, un vuoto necessario perché l’albero continui a vivere. Se le giornate non si accorciassero ci sembrerebbe di poter avere sempre luce e tempo a disposizione per le nostre cose da fare. E invece questo buio che incede antipatico aiuta un po’ a ridimensionarci, calma la nostra vulcanicità e ci insegna, forse si- lenziosamente, ad essere più che a fare. Come giovane studentessa universitaria guardo a questo autunno che stiamo vivendo insieme alla situazione del nostro paese, dell’Europa e del mondo e mi viene da pensare che dovrem- mo poter scorgere anche qui delle promesse di novità. Ripenso alla poesia che tutti gli studenti conoscono a memoria “si sta come/d’autunno/ sugli alberi/le foglie”: intuiamo subito cosa stan- no vivendo quei soldati di cui ci parla Ungaret- ti, lo capiamo dalle foglie dell’autunno. Forse queste parole possiamo riferirle anche a noi, a questo tempo di instabilità e insicurezza che a noi giovani, in particolare, ci distoglie da vitali prospettive. La natura autunnale ci suggerisce un buon atteggiamento: l’attesa operosa, la costru- zione vivifica di novità. La crisi finanziaria, il partito dei soldi che sembra avere nel nostro paese non solo un potere eco- nomico, ma anche politico sono ciò attorno a cui ruota il presente e il futuro, lì si gioca il buon operare di chi ha un ruolo istituzionale in pri- mis, ma anche di ciascun cittadino. È di fronte a questa realtà che scatta un pensiero importante: la profonda libertà della persona e il suo valore superiore a quello di qualsiasi spread. Qui non si parla di foglie secche o verdi, in gio- co c’è il futuro di un generazione che per paura rischia di chiudersi su se stessa. Ci rassicura un dato di fatto: che la nostra cittadinanza è anche di un altro “paese” dove la giustizia non dipende da come girano i soldi. Forse dovremmo lasciar- ci illuminare da questa nostra origine e destina- zione, per operare un cambio di prospettiva e portare anche solo una goccia di novità. Maria Savini BENEDETTO XVI “Per superare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo, sappiamo che occorre uno sforzo libero e responsabile da parte di tutti; è necessario, cioè, superare gli interessi particolaristici e di settore, così da affronta- re insieme ed uniti le difficoltà che investono ogni ambito della società, in modo speciale il mondo del lavoro. Mai come oggi si avverte una tale urgenza; le difficoltà che travagliano il mondo del lavoro spingono ad una effet- tiva e più serrata concertazione tra le mol- teplici e diverse componenti della società. Il richiamo alla collaborazione trova significativi riferimenti anche nella Bibbia. Ad esempio, nel libro del Qoèlet leggiamo: ʺMeglio essere in due che uno solo, perchè otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, lʺuno rialza lʺaltro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialziʺ (4, 9ʺ10). Lʺauspicio è quindi che dallʺattuale crisi mon- diale scaturisca la volontà comune di dar vita a una nuova cultura della solidarietà e della partecipazioone responsabile, condizioni indi- spensabili per costruire insieme lʺavvenire del nostro pianeta.” Sab 26 nov Assemblea Giovani Sinodale Ore 17:30 alla Casa della Gioventù Da sab 26 nov Notti di Avvento. Tutti i sabati di Avvento, dalle 23 alle 3, la chiesa del Portone è aperta per la preghiera, colloqui, confessioni. Sab 3 dom 4 dic Tappa a Verona. Due giorni alla scoperta della storia di cultura arte e santità di Verona e dintorni. Info: casa della gioventù Merc 14 dic fine Mese al Punto Giovane. S.Messa ore 19:20 in Cattedrale Sab 18 dic ore 18 Messa di Natale, in Cattedrale

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21 grammia Pastorale Giovanile Senigallia Novembre 2011

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Mensile della Pastorale Giovanile - novembre 2011

+NOVEMBRE è il mese in cui si celebra la gioia dei Santi e si ricorda la morte; il punto di arrivo della vita è affiancato ad una speranza che va oltre la

vita stessa.Ed è questo quello in cui crediamo, che l’arrivo apra, in verità, ad un inizio ancora più sconvolgente e sorprendente, perché sappiamo che abbandonare questo mondo significa ritrovarci nell’eternità di Dio.È un flusso di vita continuo che non si arresta davanti a nessun impedimento; e se lo caliamo nel nostro piccolo, è paragonabile a quei “passaggi”, grandi e piccoli, che ci accadono nella nostra vita di tutti i giorni, quando una porta si chiude all’improvviso e sembra sia tutto finito, noi sappiamo (o almeno speriamo) che presto o tardi un’altra se ne apra, offrendoci qualcosa di ancora più bello.In questo numero abbiamo scelto di raccontarvi quello che sogniamo e per cui combattiamo: nel clima di incertezza che ogni giorno respiriamo, da giovani e da cittadini, c’è sempre la speranza che tiene vivi i nostri sogni e i nostri progetti.Perché è vero che un seme di bellezza c’è anche nella terra fredda e l’entusiasmo di continuare a camminare non si ferma davanti all’esperienza che finisce; perché ciò che ci tiene in moto è la voglia di migliorarci, di essere esempio di speranza per chi è in difficoltà, di portare resurrezione dove c’è morte.Il coraggio di credere di poter fare della nostra vita qualcosa di grande, di far sentire le nostre ragioni e le nostre idee, lavorando, manifestando, costruendo un futuro che ci consideri parte integrante della società.Perché di fronte alle difficoltà contingenti non ci diamo per vinti, perché sappiamo di avere le potenzialità e i talenti giusti da far crescere e spendere per noi e per gli altri.Perché l’avere un cammino ancora lungo davanti vuol dire avere tante strade ancora da scoprire, che magari non abbiamo neanche pensato o immaginato, ma in cui Lui ci accompagna, facendoci meravigliare, ogni volta, della ricchezza che abbiamo davanti.

Francesca Vici

Mi è sempre piaciuto l’autunno perché è una stagione che arriva in modo chiaro, evidente. L’inizio della scuola ne anticipava l’arrivo e ti metteva già in un atteggiamento composto, di-verso dalla spensieratezza estiva. Accanto alla scuola c’era un’altra sentinella, ben più piacevole. Era il tiglio davanti casa. Il tiglio è l’albero con le foglie più sensibili perché esse sono le prime a percepire il freddo, a ingiallirsi e infine a lasciare i loro rami. Non sono ostinate come le foglie della quercia che a Natale troviamo ancora lì, attaccate ai loro rami nel tentativo di scaldarli. Le foglie del tiglio erano le prime ad essere avi-damente raccolte, attaccate nei fogli da disegno oppure poste al sicuro fra le pagine di un libro. E poi un altro chiaro segnale, immancabile e altret-tanto puntuale: la tavola. In autunno dopo cena il lusso più desiderato è avere qualche castagna da mettere a cuocere nel forno; il frutto più preli-bato sono le piccole mele con la buccia rovina-ta, ma con un sapore unico nella loro dolcezza; la dipendenza più irresistibile è quella alle noci, magari sgranocchiate con una mollica di pane fresco; infine un bicchiere di vino rosso, il primo di quello nuovo, oppure l’ultimo dell’annata pre-cedente. Piccoli segnali, custodi di odori e sapo-ri vera essenza della routine di girare le pagine

PG

news

del calendario o quelle dell’agenda. Sarebbe un peccato non accorgersi di questi frammenti di vita. Già, perché la natura è più vitale e vera di tanti altri nostri pensieri, realtà, idee. Essa mette a nudo la meschinità delle nostre associazioni umane tra autunno, malinconia, tristezza, tedio. Solo uno tra i peggiori ciechi non potrebbe ri-conoscere nei rami spogli la promessa di una nuova fioritura, nel cadere delle foglie secche un vitale cedere il posto, un vuoto necessario perché l’albero continui a vivere. Se le giornate non si accorciassero ci sembrerebbe di poter avere sempre luce e tempo a disposizione per le nostre cose da fare. E invece questo buio che incede antipatico aiuta un po’ a ridimensionarci, calma la nostra vulcanicità e ci insegna, forse si-lenziosamente, ad essere più che a fare. Come giovane studentessa universitaria guardo a questo autunno che stiamo vivendo insieme alla situazione del nostro paese, dell’Europa e del mondo e mi viene da pensare che dovrem-mo poter scorgere anche qui delle promesse di novità. Ripenso alla poesia che tutti gli studenti conoscono a memoria “si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie”: intuiamo subito cosa stan-no vivendo quei soldati di cui ci parla Ungaret-ti, lo capiamo dalle foglie dell’autunno. Forse

queste parole possiamo riferirle anche a noi, a questo tempo di instabilità e insicurezza che a noi giovani, in particolare, ci distoglie da vitali prospettive. La natura autunnale ci suggerisce un buon atteggiamento: l’attesa operosa, la costru-zione vivifica di novità. La crisi finanziaria, il partito dei soldi che sembra avere nel nostro paese non solo un potere eco-nomico, ma anche politico sono ciò attorno a cui ruota il presente e il futuro, lì si gioca il buon operare di chi ha un ruolo istituzionale in pri-mis, ma anche di ciascun cittadino. È di fronte a questa realtà che scatta un pensiero importante: la profonda libertà della persona e il suo valore superiore a quello di qualsiasi spread. Qui non si parla di foglie secche o verdi, in gio-co c’è il futuro di un generazione che per paura rischia di chiudersi su se stessa. Ci rassicura un dato di fatto: che la nostra cittadinanza è anche di un altro “paese” dove la giustizia non dipende da come girano i soldi. Forse dovremmo lasciar-ci illuminare da questa nostra origine e destina-zione, per operare un cambio di prospettiva e portare anche solo una goccia di novità.

Maria Savini

BENEDETTO XVI “Per superare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo, sappiamo che occorre uno sforzo libero e responsabile da parte di tutti; è necessario, cioè, superare gli interessi particolaristici e di settore, così da affronta-re insieme ed uniti le difficoltà che investono ogni ambito della società, in modo speciale il mondo del lavoro. Mai come oggi si avverte una tale urgenza; le difficoltà che travagliano il mondo del lavoro spingono ad una effet-tiva e più serrata concertazione tra le mol-teplici e diverse componenti della società. Il richiamo alla collaborazione trova significativi riferimenti anche nella Bibbia. Ad esempio, nel libro del Qoèlet leggiamo: ʺMeglio essere in due che uno solo, perchè otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, lʺuno rialza lʺaltro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialziʺ (4, 9ʺ10). Lʺauspicio è quindi che dallʺattuale crisi mon-diale scaturisca la volontà comune di dar vita a una nuova cultura della solidarietà e della partecipazioone responsabile, condizioni indi-spensabili per costruire insieme lʺavvenire del nostro pianeta.”

Sab 26 nov Assemblea Giovani Sinodale Ore 17:30 alla Casa della Gioventù

Da sab 26 nov Notti di Avvento. Tutti i sabati di Avvento, dalle 23 alle 3, la chiesa del Portone è aperta per la preghiera, colloqui, confessioni.

Sab 3 dom 4 dic Tappa a Verona. Due giorni alla scoperta della storia di cultura arte e santità di Verona e dintorni. Info: casa della gioventù

Merc 14 dic fine Mese al Punto Giovane. S.Messa ore 19:20 in Cattedrale

Sab 18 dic ore 18 Messa di Natale, in Cattedrale

Mensile della Pastorale Giovanile - novembre 2011

Carissimo Francesco,ho deciso di scriverti non perché manchi il tem-po di vedersi, come se qualcosa fosse più impor-tante che parlare con te dell’amore, ma perché credo che la lettera dia a chi scrive l’occasione di vedere di fronte a se le sue parole mentre prendono vita e si staccano dal pensiero, così da misurarne il peso e la consistenza, e a te la pos-sibilità di non rispondere subito, di non dover controllare le emozioni del volto, ma di essere libero di accogliere queste parole e lasciarle un po’ crescere in te prima di dover prendere una posizione, di decidere che cosa di esse sarà tuo e cosa sarà lasciato perché ingombra invece di illuminare.Mi chiedevi perché intorno all’amore ci sono così tanti comandamenti, così tante leggi e re-

gole quando dovrebbe essere l’amore a regola-re tutto il resto, a dare le sue leggi al pensiero, alla volontà, alla vita. Mi hai detto che spesso la Chiesa è in prima fila a rinchiudere la cosa più viva e lussureggiante che c’è dentro un recinto di norme che sembrano ingrigire tutto, foriere di paure e di sensi di colpa. Ebbene hai ragione, l’amore fa paura; e l’amore che coinvolge il nostro corpo fin nelle sue più intime fibre, il mistero grande della sessualità, ha sempre scombinato le carte di benpensanti, i piani dei razionalisti, le certezze dei buoni come quelle dei “cattivi”. Tutti cerchiamo di mettergli delle regole, non fosse che la regola più insidiosa che dice: “Fai quello che ti senti!”. La più ter-ribile, perché mette una catena alla nostra ra-

gione, mette un bavaglio alla nostra coscienza e imprigiona la volontà fra le maglie delle passioni, spegnendo la gioia. Come fare allora? Francesco, il tuo nome è quel-lo di un grande santo. Era un nome nuovo allora, coniato dal padre in onore della sua bella spo-sa che veniva da lontano, dalla Francia. Ebbene io direi che questo può essere per te un buon spunto di partenza. L’amore è sempre straniero, la bellezza viene da lontano e ci coglie di sorpre-sa. La bellezza è un mistero fatto di proporzioni, di armonia, di regole dell’arte ed insieme di fol-le e sapiente trasgressione di esse, o meglio di una osservanza ad un livello più alto, una nuova armonia. Per questo Cristo ci ha lasciato delle tracce, delle regole d’artigiano, che noi un po’

goffamente abbiamo sistemato in norme. Non le buttare via. Sono leggi che ti vogliono ricorda-re che l’amore è la più grande delle arti, quella capace di ritrovare l’armonia del tutto: corpo, anima, ragione, sentimento, volontà, follia, educa-zione, pensiero, cultura, natura, passione, frutto, istante ed eternità. Chi ti ha preceduto, come un rosario di proverbi, ti ha lasciato, cristallizzate in alcune leggi come quelle sante del magistero, la sua sapienza. Tu come un’ape posati su di esse e cogline con pazienza il miele. A te poi la miscela unica che darà dolcezza alla tua vita, a te l’opera d’arte. A presto Francesco, il nostro colloquio è appena cominciato.

Don Andrea Franceschini

UNA PAROLA TRA LE ALTRE

SPAZIO SINODO

N: “Il centro offre un ampio salone per il relax e lo svago, completo di biliardino, ping-pong, 3 postazioni internet, 1 sala tv con playstation, giochi da tavolo, e lettore dvd. Punto di for-za del centro è la “Sala della Musica”, spazio sempre più richiesto dalle giovani bands seni-galliesi, che trovano qui la possibilità di prova-re con una strumentazione di buon livello ad un prezzo ridotto”.D: “Il piano superiore ospita la Sala Studio/Biblioteca, composta di una sala grande per lo studio collettivo e 3 stanzette separate per studiare in disparte o ripetere a voce alta. La sala presenta inoltre una vasta quantità di classici di narrativa italiana ed internazionale disponibili per il prestito. È qui che si svolge ormai da anni il servizio d’assistenza gratuita allo studio per studenti delle superiori da parte di professori volenterosi o studenti universitari come me e altri giovani felici di dare una mano!”N: “… e non solo! Si svolgono qui anche gli incontri serali del “Movimento Studentesco di AC” (MSAC) per discutere di attualità, politica e di altri argomenti importanti per noi giovani.“D: “Passando alle novità di quest’anno invece, la CdG ha già dato il via ad un laboratorio missionario con 5 incontri, per formare volontari per esperienze di missione in Italia o nel mondo.”N: “Inoltre è già partito anche il tanto atteso corso di recitazione ed interpretazione della durata di 7 domeniche.”D: “A breve invece, avrà inizio un corso sull’utilizzo e l’analisi egli strumenti mediatici, radio-fonia, televisione, giornalismo e internet, consistente di 4 incontri, ciascuno dedicato ad un mezzo di comunicazione di massa.”N: “Ti sei dimenticata di dire che sono inoltre in programma una serie di incontri serali con temi culturali, con ospiti d’eccezione!”D: “Giusto, e anche che il costo dei corsi può ridursi ulteriormente con il tesseramento al centro sociale, del costo di 10 euro, che può essere effettuato durante tutto l’anno presso il centro, e che offre anche sconti presso alcuni esercizi commerciali della città!”N: “Che altro dire se non che la CdG vi aspetta impaziente dal Lunedì al Venerdì dalle 15 alle 19?? Noi e gli altri promotori del centro vi salutiamo e speriamo che le iniziative di quest’anno siano di vostro gradimento! Ciao alla prossima!”

Dora Consalvo e Nicola Spadoni Santinelli

CDG

PUNTO GIOVANE

Anche quest’anno si rinnova l’appuntamento dell’Assemblea Giovani Sinodale!!!! Ma … aspetta-te un’attimo … forse qualcuno potrebbe non sapere che cosa sia e soprattutto perché è stata e sarà tanto importante. Partiamo dunque dall’inizio: a Settembre dello scorso anno, dopo già un anno di Sinodo diocesano, e sulla scia del pellegrinaggio appena concluso, abbiamo deciso di istituire, con tanto di elezioni e votazioni, all’interno dei singoli gruppi, movimenti ed associazio-ni della nostra realtà diocesana, un’assemblea giovani, specchio completo di tutte le realtà, che lavorasse, condividesse e si confrontasse sui temi del Sinodo Diocesano. Abbiamo così spulciato anche noi, più di 50 giovani, sinodali e non, lo strumento di lavoro per il secondo anno, ragionan-do su tematiche a noi care quali, ad esempio, la cure delle relazioni, la collaborazione tra laici e sacerdoti, la comunione tra movimenti ed associazioni, il cercare di passare dallo straordinario all’ordinario degli eventi diocesani perché diventino stile consolidato di comunione, la fraternità come modello di comunione in parrocchia ed il miglioramento della comunicazione, proponen-do anche proposte concrete. Abbiamo quindi concluso il nostro lavoro stilando un contributo votato da tutti, proprio come nelle assemblee sinodali “ufficiali”, confluito poi nel documento conclusivo del secondo anno del sinodo “La Chiesa comunione”.E’ proprio questo lo scopo anche di quest’anno, ancora più importante in quanto si cercherà di “produrre” un “contributo giovane” per il documento conclusivo del Sinodo, frutto del pensare la nostra Chiesa come la vuole il Signore. Pertanto Sabato 26 Novembre speriamo di essere in molti per questo primo appuntamento in cui presenteremo il documento conclusivo del secon-do anno (e come il contributo dell’Assemblea Giovani vi sia confluito) ed il cammino di questo 3° anno, contraddistinto dal tema della “Missione”, per il quale sono programmati 3 incontri da

febbraio in poi.Ci auguriamo davvero che saranno occasioni di incontro e comunione appassionanti come quelli dello scorso anno e preghiamo il Signore, che ci ha fatto pregustare la gioia di camminare insieme nella corresponsabilità, di donarci ora la creatività, l’intelligenza ed il coraggio per con-cretizzare i nostri desideri.

Claudia Frittelli

Novembre: ormai l’anno è avviato, nelle parroc-chie, nei gruppi, nelle associazioni.È la nona volta che in diocesi iniziamo un anno di punto giovane. Quell’entusiasmo frizzante dei primi anni lascia spazio ora a una sensazione più mite, quasi rassicurante: lascia spazio alla gratitu-

dine per essere ancora qui, e alla tranquillità di sapere che è un proget-to che va avanti al di là dei nostri sforzi e del nostro (tanto o poco) affaccendarci. Sta diventando un’abi-tudine, una bella abitu-dine, quella di pulire la

casa per i primi abitanti dell’anno, mandare gli avvisi, preparare i quaderni, fotocopiare le let-ture, ecc. Lo facciamo quasi senza neanche pen-sarci a organizzare il tutto nel migliore dei modi, come gli anni scorsi. La parola abitudine sembra suonare male, per-ché se ne è ha generalmente un’accezione ne-gativa; tuttavia etimologicamente la parola è un derivato di HABITUS, abito.E in effetti è così, ormai da 9 anni la Pastorale Giovanile a ottobre indossa anche questo di abi-to. da sempre desideriamo che il Punto Giovane

sia il cuore della pastorale giovanile, quel moto-re che possa dettare lo stile dell’amicizia, della fraternità e della comunione. E vorremmo che questo dia forma a quello che sta intorno, come un abito, che protegge, scalda, colora e abbelli-sce. Non pensando a una cosa ripetitiva che si ripete, ma a una forma, uno stile che desideria-mo per la nostra chiesa giovane, l’inizio anno del punto giovane è ancora importante. È la grazia che il Signore fa di rivestirci ancora per un anno del bel e caldo abito della comunione, che tra-sforma la nostra vita, la vita di ciascun giovane, ma altrettanto la vita della chiesa diocesana. Par-lare di comunione proprio negli anni del sinodo, è più facile se si sa che la nostra diocesi ha la grazia di poterla già vivere, (in questa forma e anche in altre che ce ne sono in tutta la diocesi), è più facile se un po’ siamo già abituati a viverla e riconoscerla questa comunione. E cosi come potremmo non accodarci a quest’abitudine, con la stessa incredulità, e anche inconsapevolezza dei discepoli di Emmaus, che camminano a fian-co di Gesù… ma se ne accorgono solo alla fine. E anche noi con abitudine camminiamo, a volte con poca gratitudine nel cuore, con poca con-sapevolezza, ma, come scriveva Plinio il Vecchio, “L’abitudine è in tutte le cose il miglior maestro.”

I Promotori del Punto Giovane

CASA DELLA GIOVENTU’: riapre la stagione invernale

Il 17 ottobre noi promo-tori abbiamo consegnato durante la messa di inizio mese le chiavi del punto in mano ai giovani della prima comunità di questo anno 2011-2012; le ripren-deremo solo a maggio, a fine anno.

Ciao a tutti siamo Nicola e Dora della “Casa della gioventù”, il centro sociale in via Testaferrata 13 che, anche quest’anno, a seguito della festa del 1 novembre 2011, ha ripreso le sue atti-vità destinate a rallegrare l’inverno della gioventù seni-galliese .

Mensile della Pastorale Giovanile - novembre 2011

GIOVANI IN PIAZZA - PRESENTATICiao! Sono Francesco Giangiacomi, ho16 anni e frequento il I° liceo (3 superiore) del liceo classico Giulio Perticari, a Senigallia.

- PER CHE COSA SI PROTESTA, OGGI, NELLA SCUOLA?Attualmente si protesta verso un sistema dirigente miope, verso una politica lontana, verso un sistema il cui motore è l’egoismo e il successo individuale.

- PERCHÈ LA SCELTA DI ANDARE A MANIFESTARE DIRETTAMENTE A ROMA?Ho deciso di andare a Roma, il 15 ottobre

scorso, pur dovendo affrontare aspre dispute familiari, perché sentivo di avere molte cose da portare nella piazza; non volevo essere semplicemente uno spettatore passivo, ma contribuire alla manifestazione.

- QUAL È IL SENSO DELLA PROTESTA PER VOI GIOVANI E PER TE IN PARTICOLARE?Noi giovani non intendiamo subire passivamente i tagli all’istruzione e alla ricerca e la precarizzazione del lavoro, perché questi contribuiscono a toglierci la speranza di un futuro libero, stabile e autosufficiente.

- CHE TIPO DI ESPERIENZA È STATA? L’esperienza del 15 ottobre è stata molto utile, ho potuto sentire la forza della piazza, mi sono trovato insieme a centinaia di migliaia di persone che portavano i loro problemi, i loro disagi e che mi hanno dato una grandissima forza per guardare avanti. Inoltre anche dal punto di vista umano è stata grande: ho condiviso pensieri,

idee e stati d’animo con persone che conoscevo poco o superficialmente. Anche se il corteo pacifico è stato impedito dai “black block” da una parte e dall’altra dalle forze dell’ordine - che più che ordine hanno portato scompiglio - si sono aperti molti spazi di dialogo; nonostante il vero scopo della manifestazione sia passato in secondo piano, mi sono trovato a partecipare a dialoghi interessantissimi sulla violenza e sul manifestare.

- UNA RIFLESSIONE, DA GIOVANE, SU QUELLI CHE HANNO DECISO DI TRASFORMARE UNA PARTE DELLA PROSTESTA IN “GUERRIGLIA”.Ovviamente per coloro che hanno preso il corteo pacifico per una falange politica, da parte mia e dei veri manifestanti c’è solo disprezzo e rabbia. Il fatto che una millesima parte delle persone presenti, abbia voluto agire boicottando l’intenzione di tutto il resto del corteo non può che scatenare ira e vera indignazione.

- UN CONSIGLIO PER I GIOVANI CHE SONO “ESTRANEI” ALLE QUESTIONI DI ATTUALITÀ.Il mio consiglio, da studente e da cristiano,

Leggendo i vari annunci di lavoro presenti in giornali e siti specializzati, a volte si potrebbe avere la sensazione che nessuno di quelli sia stato realmente pensato per essere abbinato ad un candidato preciso ma messo lì solo per riempire lo spazio riservato all’inserzione. Quando sono riportate, le caratteristiche e le mansioni richieste tendono ad essere comunque generiche ed abbastanza fumose: ad esempio, quale ragazza risponderebbe senza esitare all’annuncio “Cercasi ragazza di bella presenza per lavoro al pubblico”? Pur essendo interessata al lavoro, magari potrebbe aver timore di rispondere all’annuncio ritenendosi (anche erroneamente) “non di bella presenza”, perdendo di fatto una possibilità. Anche il caso contrario a questo potrebbe essere per lei causa di afflizione: sentirsi respinta in sede di colloquio perché “non eccessivamente di bella presenza”. Questo piccolo quanto sciocco esempio rimanda a quante volte ogni giorno si è chiamati a fare delle scelte, a mettersi alla prova e, soprattutto se si tratta di un tema delicato come il lavoro, anche a rischiare. Purtroppo è sempre più difficile cercare e trovare il lavoro dei propri sogni, forse proprio quel lavoro che già da bambini indicavamo come il mestiere della vita, rispondendo convinti alla classica domanda: “Ma allora, che vuoi fare da grande?”. Stiamo assistendo, forse per la prima volta nella storia dell’uomo, ad un regresso nelle condizioni di vita rispetto alla generazione che ci ha preceduto; in poche parole, almeno nel contesto lavorativo, stiamo “peggio” dei nostri genitori, pur essendo mediamente più istruiti. Questa nuova condizione costringe sempre più frequentemente chi è in cerca di lavoro a rinunciare a qualche suo ideale o diritto ed accettare, spinto dal bisogno, proposte che forse qualche anno prima avrebbe certamente rifiutato. Ma fino a che punto si è disposti però a rinunciare

e a sminuirsi? La dignità e la realizzazione di ogni uomo e donna passa anche attraverso il lavoro, certamente in base alle capacità personali. Gli uomini sono stati concepiti per lavorare e non per oziare perché nell’inoperosità (fisica e mentale) anche le potenzialità e le doti migliori si atrofizzano, come degli strumenti che si rovinano non per il troppo uso ma perché, al contrario, accantonati da una parte e non adoperati. Come si fa allora a non restare turbati leggendo sui giornali le statistiche ufficiali riguardo il mercato del lavoro e le problematiche ad esso collegate? I giovani che non studiano, non lavorano e che, soprattutto, neanche cercano più un qualsiasi lavoretto (“neet” come acronimo in inglese) sono in esponenziale aumento; sono i rassegnati del terzo millennio, giovani privati di un futuro a causa di decenni di politiche scellerate ed individualiste che hanno generato una cultura del non lavoro, diffuso una ventata di amoralità e causato quel senso di inadeguatezza nei confronti degli altri e della vita. In questi dati, tuttavia, rientrano anche coloro che non vogliono trovare un’occupazione perché, stando ai dati periodicamente resi disponibili dalle camere di commercio, non si riescono a trovare panettieri e fornai, parrucchieri, estetiste, tecnici addetti agli allarmi e via di seguito. Non esistono lavori più importanti di altri ma, piuttosto, lavor(ator)i onesti o disonesti; sarebbe opportuno, nonostante le difficoltà, non perdere quella sana abitudine di sognare un futuro migliore, reso tale grazie anche al lavoro che più ci realizza. Le idee da sole non bastano; sono necessari dei sacrifici e con essi la consapevolezza che se ognuno farà la sua piccola parte, sarà proprio bello alzarsi ogni mattina per andare al lavoro.

Diego Bossoletti

IN DIALOGO CON

POLITICALLY (UN)CORRECT

è di non vivere l’ambiente scolastico come freddo apprendimento di concetti; ma di avere occasione, attraverso lo studio, di comprendere meglio il mondo che ci circonda. Secondo me solo conducendo una vita consapevole possiamo operare per il bene comune con altruismo e serietà.

Francesco Giangiacomi

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhie tutto era scritto nel tuo libro;i miei giorni erano fissati,quando ancora non ne esisteva uno.Quanto vere si sono dimostrate, queste parole del salmo 139, nella mia vita. Spesso, però, non ci si accorge di quanto siamo accompagnati nel concreto della nostra vicenda umana da un Dio buono e rispettoso della nostra libertà. Personalmente, ammetto di aver commesso diversi sbagli nella mia vita, ma riguardandoli ora alla luce del fresco contratto sottoscritto nel settore amministrativo della Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti, tutti questi errori, acquistano un senso. Quegli stessi sbagli, quelle porte in faccia, quelle ferite, quelle delusioni, quelle fatiche che sembravano poco appaganti, non sono stati inutili e casuali. Hanno, invece, avuto un loro ruolo nel formare la mia persona e la mia professionalità. Ora che ho la possibilità di mettere a frutto i miei talenti in ambito lavorativo e di poterlo fare servendo persone deboli come gli anziani, posso “unire i puntini delle esperienze fatte e vedere la figura in maniera più chiara”, citando Steve Jobs. Dopo anni di precariato, dunque, ce l’ho fatta. Ho una stabilità economica. Eppure la mia vita non è cambiata. Anche ora, come in precedenza, il mio obiettivo rimane sempre quello di puntare in alto. “Duc in altum” disse un giorno Giovanni Paolo II, quando avevo 16 anni, e questo invito rimase scolpito nella mia mente e appeso in fondo al letto, della mia vecchia cameretta. Perché le sicurezze materiali, lo sappiamo bene, non sempre ci accompagnano nel nostro cammino. Se ci si fa troppo affidamento o se ricerchiamo sempre e solo qualcosa di stabile che ci tranquillizzi, finiamo per inscatolare la nostra vita (ed etichettare quelle degli altri), dentro compartimenti stagni e sterili, dove non si trova spazio per rompere gli schemi. Ecco, invece, ciò che va continuamente fatto: rompere gli schemi. Approfondire le passioni e diventare esperti nel nostro campo. Acquisire ciò che gli economisti chiamano valore aggiunto. A quel punto un datore di lavoro ci penserà due volte prima di cacciarti o faranno a gara per avere la tua professionalità. E tutto ciò va vissuto con una intensa gioia di vivere e con la consapevolezza, citata all’inizio, che Dio abbia una strada per ognuno di noi. Non è facile comprenderla nel momento di scoramento e dell’insuccesso. Va perciò coltivata con la preghiera e con un rapporto

intenso e intimo con Dio Padre, fiduciosi che non darà mai da mangiare le pietre ai Suoi figli, reclamanti il pane. Sottolineo anche l’importanza della condivisione di questo cammino duro del precariato, con i nostri fratelli. È importante scorgere intorno a noi, ragazze e ragazzi che, nonostante l’instabilità economica e la mancanza di certezze lavorative, non smettono di scommettere sulla vita e sull’Amore, forti della fede in Dio, capace perfino di spostare le montagne, figuriamoci di trovare un posto di lavoro!

Enrico Franceschetti

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Com’è mutata nel tempo la protesta, o meglio come si è evoluta questa che è la più frequente forma di manifestazione in una società? La risposta potrebbe essere: è cambiata tanto, ma fondamentalmente è rimasta la stessa.Dai tempi della secessione della plebe sull’Aventino di epoca romana alle rivolte del Nordafrica e Medio Oriente dei giorni nostri il carattere centrale dell’evento ha visto sempre un insieme più o meno nutrito di persone che si ritrovano in luoghi pubblici, quasi sempre simbolici, o con un corteo, o con una sfilata di manifesti, bandiere e striscioni o con un sit-in, recitando slogan concisi ma di effetto che riescono a riassumere in poche parole il malessere che spinge la gente a “scendere in piazza”. Carattere che dà importanza ad una manifestazione di protesta è senza dubbio il numero di partecipanti (quante volte si legge che ad un evento di questo genere la stima da parte degli organizzatori è tanto superiore a quella delle forze dell’ordine). È interessante, considerando il nostro paese come specchio di ciò che è accaduto in tutto l’Occidente, analizzare gli ultimi decenni per notare come siano mutate le forme di protesta. Dagli anni ’60 e ’70 quando in Italia, insieme agli effetti del boom economico, si cominciano a manifestare i segni di un profondo cambiamento nella società in genere, ma soprattutto nella famiglia, le manifestazioni vedono soprattutto

i giovani come protagonisti di una volontà di cambiamento, di r innovamento, di una proposta di nuovi schemi su cui impostare la struttura del

vivere comune. Diciamo dunque che i giovani, la fascia che tipicamente richiede al resto della società un cambiamento, ne ha fatto uno dei principali strumenti di partecipazione alla vita pubblica.Soffermandoci per un secondo su quelle che sono le manifestazioni di protesta degli ultimi tempi possiamo renderci conto di come la tecnologia ha modificato questo mondo. I social network sono ad oggi le piattaforme dalle quali nascono i movimenti di protesta globalizzata, rendendo virtuale la piazza in cui scendere e dunque ampliano enormemente il bacino di manifestanti. Inoltre, soprattutto in quei paesi dove forme più o meno velate di dittatura censurano i media, nell’era di internet, è possibile avere un occhio diffuso in ogni manifestazione, anzi un’infinità di occhi che raccontano in tempo reale la protesta, utilissimi anche nei frequenti casi in cui vi siano degli scontri o degli atti di violenza. Raccontare la protesta dà modo di capire a fondo, al di là degli slogan, tutte le articolazione e le sfaccettature della protesta. L’esempio lampante sono proprio le rivolte dei paesi del Nordafrica e del Medio oriente che hanno visto protagonisti di primissimo piano i giovani e i social network. Gli stessi Mass media attingevano dai profili facebook le argomentazioni dei giovani che organizzavano e partecipavano in prima persona le manifestazioni e i relativi fatti di cronaca. È vero che i giovani non si interessano e non si appassionano alla politica, ma è anche forse vero che i giovani fanno politica prendendo parte alle manifestazioni sia esse reali che virtuali, che sono senza dubbio un modo attivo di prendere parte alle decisioni della collettività.

Andrea Giovannetti

RIEMPI IL VUOTO QUELLI CHE...

Mensile della Pastorale Giovanile - novembre 2011

SPAZIO VICARIE

PUNTO GIOVANE CALCIO

1680 + 900 sono i minuti passati insieme e il nome di questa bellissima avventura. Per tre giorni noi ragazzi del gruppo A.C.G. di Passo Ripe siamo stati invitati a vivere un’esperienza di convivenza, per iniziare al meglio il cammino di formazione proposto dall’associazione, condividendo ogni momento ma soprattutto emozioni. L’avventura, iniziata venerdì 14 ottobre, si è aperta con la festa di acco-glienza per tutti i ragazzi dell’A.C.G. diocesana al seminario di Senigallia, dove poi è continuata. A partecipare eravamo in 9 accompagnati dai nostri educatori, che sono riusciti ad organizzare ogni istante al meglio; mentre guida nei momenti più significativi di preghiera era don Davide Barazzoni, che ci ha dato testimonianza della sua vocazione: tema del nostro cammino A.C.G. di quest’anno. Prima di partire, ognuno di noi, era stato invitato a portare un oggetto che rappresentasse l’estate, periodo in cui il nostro gruppo non si è incontrato; Ci è stato poi chiesto di descrivere l’esperienza legata a questo. Uniti da forti emozioni abbiamo condiviso questo momento con trasporto e senza timore di essere giudicati, i risultati di tutto ciò sono stati istanti di gioia ma anche di commozione, legati a ricordi e pensieri che, anche se passati, suscitano piacere nel riportarli alla mente.Per tutta la durata della convivenza ci ha accompagnato il brano “ Il cieco di Gerico” tratto dal van-gelo di Marco, da cui è stata estratta la frase “Alzati ti chiama”, tema del cammino A.C.G. Come ha fatto Gesù con il cieco, durante una delle attività ci è stato chiesto di liberarci dal “mantel-lo” di preoccupazione che ci accompagnano nella nostra vita e di seguire Gesù senza pensieri o pre-occupandoci dei giudizi altrui. Sono state verificate, inoltre, le nostre conoscenze riguardanti l’A.C.G. con quiz e giochi, mettendo alla prova anche la nostra fantasia. A conclusione di questa convivenza abbiamo capito che vivere rispettando le esigenze degli altri, lavorare tutti insieme per raggiungere uno stesso fine, pregare e renderci disponibili, non sono delle mete che si possono raggiungere dif-ficilmente, al contrario hanno rafforzato il nostro legame e ci hanno fatto apparire sotto aspetti che nella quotidianità non sempre riescono a trasparire e ad uscire fuori

Chiara Pesaresi E Arianna Lorenzetti

C’è sempre qualcuno che aspetta che tu ti ri-trovi, che trovi il tuo posto. Sorrentino, il regista, dice che vorrebbe fare film in cui ci sono per-sonaggi, non storie da raccontare: così in questo film c’è Cheyenne, cantante di mezz’età ancora glam e dark, ormai inattivo da anni, tanto cura-to nel suo look, quanto fragile nella sua anima, spezzata dal suicidio di due suoi giovani fan, e dal dolore del padre, ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento. Così Cheyenne vive, e cammina, incerto nei pas-si, curvo e rallentato dal peso fisico di un trolley che si porta sempre dietro, e di un’anima ancora immatura. L’anima di un bambino quasi, ma con dei lampi di lucidità e consapevolezza adulti: “Il problema è che passiamo troppo velocemente dall’età in cui diciamo “farò così” a quella in cui diremo “è andata così””.Tuttavia, il piano della sua vita cambia, si capovol-ge, come il fondale del teatro durante un con-

HANNO COLLABORATO Teodora Consalvo, Nicola Spadoni Santinel-li, Claudia Frittelli, Francesco Giangiacomi, Andrea Giovannetti, Enrico Franceschetti, Claudia Castaldo, Chiara Pesaresi, Arianna Lorenzetti, don Andrea Franceschini, Diego Bossoletti, Maria Savini, Francesca Vici, Chiara Pongetti, Chiara Canonici, Letizia Prezzemoli.

www.senigalliagiovani.it

A di amare C di convivereG di Gesù

SORRIDENDO...Fabbrica di carta

igienica chiude. Gli affari

andavano a rotoli!

This must be the placecerto a cui assiste dopo la morte del padre. In quel m o m e n t o inizia a pian-gere, di quelle lacrime di dolore che ci fanno di-ventare adulti, e danno una sterzata alla vita. Ini-zia il viaggio in cui “vendicarsi” dell’umiliazione subita dal padre negli anni di prigionia nei lager, in cui spogliarsi delle tante pesantezze della vita. Ma ogni viaggio è compiuto solo se si ritorna da dove si era partiti, dove c’è un amore che ti aspetta, dove c’è qualcuno che aspetta che tu ti vesta dei tuoi panni, senza orpelli, senza bagagli da trascinarsi stancamente appresso.

Chiara Canonici

“Aver fede è appoggiarsi sulla fede dei tuoi fratelli, e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri. Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa,che vi ha generati alla fede, che vi ha aiutato a conoscere meglio Cristo, che vi ha fatto scoprire la bellezza del suo amore.”BENEDETTO XVI omelia Gmg 2011

SPAZIO MISSIONARIO

28 ottobre 2011: inizia il laboratorio mis-sionario “Come barche sulle rotte del mondo”; a guidarci in questo cammino il centro missionario diocesano in collabo-razione con i padri comboniani di Pesaro.La novità del corso sta nel fatto che è un vero e proprio laboratorio, si lavora in-sieme per capire cosa sia la missione, a chi si rivolge ma soprattutto come deve cambiare il nostro sguardo sul mondo per iniziare a fare, anzi, essere missione.E così si parte: ospite di questa prima se-rata è Ramona Parenzan, laureata in Filo-sofia e da anni formatrice e operatrice in-terculturale, autrice del libro Babel Hotel. E’ da qui che inizia la nostra riflessione. Ma cos’è il Babel Hotel? È la traduzione del nome del gigantesco condominio Ho-

tel House di Porto Recanati composto da 480 appartamenti e abitato da 3000 persone con lingue, culture e provenienze differenti. Cosa accade in questo posto? Come le esistenze e i sogni degli inquilini si intrecciano (e a volte si scontrano) con quelle degli abitanti della limi-trofa cittadina di mare? Nel libro alcuni scrittori, poeti e musicisti, ma anche mediatori e opera-tori interculturali di diversa provenienza geo-grafica, ispirati da alcune interviste agli abitanti dell’Hotel House di Porto Recanati, provano ad immaginare la realtà babelica di questo mondo, traducendo in racconto, poesia e musica i dati reali e le esperienze vissute in prima persona.E’ stato quindi molto interessante essere divisi in gruppetti e fare il percorso contrario: parti-re dai racconti, dalle poesie e dalle musiche per cercare la storia reale che stavano raccontando. Quale persona c’è dietro questo brano? Che vita ha vissuto? Inconsapevolmente ci siamo ri-trovati a fantasticare e a costruire vite, abbiamo dato volti e nomi, un passato, un presente e delle speranze; le abbiamo create e rese vive, persone raccontate da poesie e uscite da racconti, hanno preso forma e concretezza. Poi ci siamo raccon-

HEY, LOOK AT ME!

tati il tutto come se presentassimo una nuova conoscenza al nostro amico più caro.Ma cosa c’entra con la missione? Mi sono posta questa domanda appena uscita dall’incontro e solo giorni dopo ho capito: è missione perché ci ha permesso di calarci nell’altro immaginando la sua vita; indirettamente abbiamo conosciuto chi è emigrato a causa della guerra, chi vorrebbe studiare ma i genitori non sempre lo permet-tono, chi cerca lavoro ma a causa della sua pro-

venienza non lo trova. Abbiamo preso queste persone e le abbiamo fatte vivere attraverso la nostre parole comprendendo così che l’altro non è solo un extracomunitario, un marocchi-no ma è prima di tutto PERSONA, un prodigio che racchiude in sé un mistero: l’altro è Dono.Per iniziare la missione? Una sola cosa è ne-cessaria: cambiare il nostro sguardo su chi ci sta accanto.

Claudia Castaldo

Nelle 4 partite di questo mese, un solo punto raccolto dalla nostra squadra. Tuttavia le pre-stazioni sono in forte crescita e il Punto Giovane ha acquistato la consapevolezza di potersela giocare con tutti o quasi. Manca ancora un po’ di cinismo, nel senso calcistico del termine, ovvero la capacità di sfruttare le occasioni per segnare e per vincere, ma è una dote che si acquisisce col tempo e con l’esperienza. Nel frattempo, il 5 novembre un folto pubblico ha sa-lutato l’esordio stagionale al PG Arena della Cesanella. Giocare in casa, davanti ad un bellissimo e numeroso pubblico, ha aiutato la squadra a vivere ancora con più gioia la partita ed il fattore campo per poco non ha permesso il pareggio in una partita terminata però 6-5 per gli avversari. Nonostante i risultati, la squadra sta vivendo con gioia questa esperienza e sta crescendo sia dal punto di vista del gioco che dell’affiatamento. In questa tabella riassumiamo i risultati delle 6 partite di campionato svolte finora e il calendario degli appuntamenti di questo mese. Saranno 3 partite in casa, alla Cesanella, da seguire fino all’ultimo minuto!! Vi aspettiamo allo stadio e su www.pgcalcio.altervista.org

GUARDANDO...