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575 MAHLER GUSTAV Compositore e direttore d'orchestra austriaco (Kalischt, Boemia, 7 VII 1860 - Vienna 18 V 1911)

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MAHLER GUSTAV

Compositore e direttore d'orchestra austriaco (Kalischt, Boemia, 7 VII 1860 - Vienna 18 V 1911)

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Suo padre, Bernhard, fu un modesto commerciante ebreo, colto ed amante dell'arte, e Gustav fu il secondo di dodici figli. A 6 anni cominciò a suonare il pianoforte ed a 8 era già in grado di insegnare ad altri questo strumento. Mostrò grande interesse per il canto popolare e a 10 anni conosceva a memoria oltre duecento melodie. Nel 1875 si recò col padre a Vienna dove, per interessamento di J. Epstein, venne ammesso al conservatorio. Seguì il corso di perfezionamento in pianoforte con lo stesso Epstein, studiò armonia con R. Fuchs e composizione con F. Krenn. Alla fine dell'anno ottenne in conservatorio il primo premio di pianoforte e di composizione (col primo movimento di un quintetto per archi e pianoforte). Mentre proseguiva gli studi in conservatorio, dove si diplomò col massimo dei voti nel 1878, continuò privatamente gli studi letterari e, nel 1878, s'iscrisse all'università di Vienna, frequentando i corsi di filosofia, di storia e di storia della musica; seguì anche, irregolarmente, i corsi d'armonia tenuti all'università da A. Bruckner (col quale entrò in buone relazioni) ed ebbe proficui contatti con un gruppo di musicisti come G. Adler, H. Rott, F. Lohr e Hugo Wolf, col quale divise, per un certo tempo, l'alloggio e l'unico pianoforte. Le sue prime composizione (1876-1884), fra cui il citato quintetto, una sonata per violino e pianoforte, una Nordische Symphonie, le opere, forse solo abbozzate, Herzog Ernst von Schwaben (da L. Uhland ?, 1877-1879), Die Argonauten (da F. Grillparzer ? 1880 ca.), Rubezahl (1881-1883) sono andate perdute o distrutte dallo stesso compositore. Nel 1878 iniziò la composizione della sua prima opera sinfonica pervenutaci, Das klagende Lied, per soprano, contralto, tenore, coro ed orchestra, su testo proprio, riveduta poi nel 1899. La sua carriera di direttore d'orchestra ebbe inizio nel 1880, a 20 anni, al teatro estivo di Hall, dove fu scritturato per dirigervi operette e vaudevilles. Dal 1881 al 1897 diresse, con crescente successo, a Lubiana, a Kassel (dove rimase due anni come direttore dell'Hoftheater), a Praga (dove diresse tra l'altro Les deux journées di Cherubini e la Nona sinfonia di Beethoven in una propria revisione), a Lipsia (dove completò e terminò l'opera Die drei Pintos di Weber: prima esecuzione 1888), a Budapest (come direttore del Teatro Reale dell'Opera dal 1888 al 1891), ad Amburgo, dove rimase dal 1891 al 1897, presentandovi fra l'altro una

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nuova messa in scena del Franco cacciatore di Weber ed inoltre Damon di A. G. Rubinstein, Eugenio Onegin di Ciaikovsky, Manon Lescaut di Puccini. Diresse anche a Berlino, ed ebbe fra i suoi primi discepoli B. Walter. Nella primavera del 1897 fu nominato direttore del Teatro Imperiale dell'Opera di Vienna, con pieni poteri, ed iniziò quella riforma del teatro lirico che avrebbe esercitato una grande influenza sui teatri di tutto il mondo e di cui ancora oggi permangono le tracce in molti aspetti della messa in scena e della regia.

LA CASA NATALE

A Vienna nel 1901 conobbe Alma Sechindler, un'avvenente ragazza di 22 anni, buona musicista, che studiava con A. von Zemlisky (tra gli allievi del quale, a quell'epoca, era anche Schonberg), colta e vivace, e se ne innamorò. Mahler aveva 19 anni più di lei, ed era un uomo tormentato, dalla sensibilità acuta e scoperta, alla ricerca di una purezza trascendente che il

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suo tempo e la sua stessa inquieta personalità non gli potevano dare pur essendo egli immerso nel proprio tempo più di ogni altro artista. A quest'epoca era già alla sua 4ª Sinfonia (eseguita a Monaco di Baviera nel 1901 ed accolta con fischi). Alma era figlia di Emil J. Schindler, paesaggista che aveva avuto una certa fama ed aveva lavorato con H. Makart, il pittore del raffinato tramonto absburgico, espresso nel sogno di un variopinto gusto rinascimentale, quasi a voler ritrovare, in tale forma, lo sfarzo europeistico di Maria Teresa. Il padre morì quando Alma era ancora bambina e la madre si era risposata con C. Moll, un allievo di Schindler, che aveva aderito alla secessione di G. Klimt. In tale clima era cresciuta Alma quando incontrò Mahler e ne divenne moglie pochi mesi dopo (9 III 1902). Dal loro matrimonio nacquero due figlie: Maria Anna (1902) morta a 5 anni e Anna Justine (1904). Frattanto il lavoro del teatro dell'Opera cominciava a dare i suoi frutti. "Quando assunse la direzione dell'Opera di Vienna (scrisse A. Mahler), la Manon Lescaut ed il Werther di Massenet erano gli spettacoli più preziosi. Quando se ne andò erano in repertorio tutto Mozart, tutto Wagner e tutti i capolavori dell'arte classica". Non solo, ma dall'ottobre 1897 all'ottobre 1907 (quando diresse il suo ultimo spettacolo operistico a Vienna, il Fidelio) Mahler portò sulle scene della capitale austriaca anche una trentina di opere nuove: fra l'altro, di Ciaikovsky, di Smetana, di K. Goldmark, di A. von Zemlisky, di R. Strauss, di E. D'Albert, di Hugo Wolf, ed inoltre di Bizet, di Puccini, di Giordano, di Leoncavallo, di Wolf-Ferrari e di altri. Nel teatro lirico, la prima riforma da lui attuata fu di imporre un'accurata revisione delle partiture, riproponendone l'esecuzione all'assoluta fedeltà ed integrità, aumentando le prove d'orchestra e selezionando severamente i cantanti. Fu forse il primo direttore che s'interessò al palcoscenico e quando nel 1903 conobbe A. Roller e ne intuì il talento, non esitò ad assumerlo, contro tutti i pareri, come scenografo e regista stabile dell'Opera di Vienna. Dalla collaborazione con Roller ebbe inizio il periodo più importante della riforma mahleriana; Roller proveniva dalla secessione di Klimt, ma aveva idee indipendenti che già sopravanzavano quelle dei secessionisti e soprattutto una grande sensibilità ai rapporti dinamici nella partitura. Se è vero che i nuovi principi della messa in scena operistica, elaborati

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da Mahler e da Roller, presero le mosse dalle idee di A. Appia, il "teatro simultaneo" attuato all'Opera di Vienna con una concezione del tutto nuova, che nasceva dalle stesse esigenze funzionali del teatro di prosa e che gettò le basi della moderna messa in scena e della regia nell'opera. Cominciarono con l'eliminare dalla scena tutto il superfluo e col ridurre gli elementi decorativi all'essenziale, dando invece grande risalto agli effetti di luce e giunsero ad effettuare, con elementi mobili, rapidi cambiamenti di scena, senza intervalli e talvolta senza neppure calare il sipario. Non fu certo facile a Mahler e a Roller imporre questi criteri rivoluzionari e l'opposizione non cessò mai di farsi sentire, anche quando il pubblico incominciava ormai ad accettare il nuovo gusto, che del resto si rifletteva anche nel teatro di M. Reinhardt e già indicava la strada percorsa poi dal teatro espressionista. Tristano e Isotta fu la prima grande messa in scena realizzata nel 1903 in base ai nuovi principi; memorabili furono in seguito le realizzazioni di Fidelio di Beethoven, Don Giovanni e Le nozze di Figaro di Mozart, L'oro del Reno, La Walkiria, Lohengrin di Wagner e Ifigenia in Aulide di Gluck, senza parlare delle opere nuove, fra le quali ebbe una particolare importanza la messa in scena del Corregidor di Hugo Wolf nel marzo 1904. Tre anni più tardi, esasperato per l'ostilità suscitata dalle sue innovazioni e dal lavoro severo che aveva imposto, Mahler lasciò la direzione dell'Opera di Vienna ed accettò di recarsi negli Stati Uniti, dove diresse con enorme successo opere di Mozart e di Wagner. A New York la Philparmonic Society mise insieme appositamente per lui un'orchestra con la quale nel solo inverno 1909-1910 diresse ben 46 concerti. La sua salute, già minata dal mal di cuore, diveniva però sempre più precaria e gli strapazzi causati dalla febbrile attività direttoriale e creativa esaurirono, in breve tempo, le sue forze. Il 21 II 1911 diresse in America il suo ultimo concerto poi, gravemente ammalato, fece ritorno in Europa; sostò a Parigi per un mese, sottoponendosi a cure ormai vane. In maggio ritornò a Vienna, dove morì di polmonite. Dai contemporanei ebbe enormi riconoscimenti come direttore d'orchestra, un po' meno come riformatore dello spettacolo lirico, assai pochi come compositore: non solo nei paesi mediterranei, ma anche in quelli di lingua tedesca, dove fu sempre considerato dalla maggioranza

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un intruso: egli stesso si definiva "der unzeitgemasse" ("l'inattuale") in contrapposizione con R. Strauss che chiamava "der grosse Zeitgemasse" ("il grande attuale"). Inoltre la sua opera fu in seguito bandita dai nazisti nella feroce campagna contro gli ebrei e la "entartete Kunst" ("arte degenerata": l'espressionismo e le altre correnti del tempo). L'importanza dell'opera di Mahler ha cominciato a farsi sentire in questo secondo dopoguerra, quando se n'è colto il profondo significato come preannuncio di quella dimensione spirituale ed etica, oltreché estetica, che nella crisi della coscienza soggettiva dell'estremo postromanticismo doveva aprire la strada a Schonberg ed alla sua scuola.

CARICATURA DEL COMPOSITORE

Le sinfonie di Mahler rappresentano l'ultima grande voce di quella dinastia che ha suo capostipite in Beethoven, già nel quale si pose del resto quella contraddizione dialettica fra la soggettività dell'idea e dell'oggettività della forma, fra il mondo interiore dell'artista ed il linguaggio espressivo codificato da leggi tradizionali, che Mahler portò

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alle estreme conseguenze e che costituì il dramma della sua esistenza di uomo e d'artista. Al pari di Bach, e di Busoni ai nostri giorni, pagò la fama di grande esecutore con la sottovalutazione della sua opera di compositore. Portando alla saturazione i processi formali e le esigenze espressive del romanticismo, Mahler fu il solo musicista tedesco di fine secolo che giunse ad operare una decisiva rottura nel linguaggio musicale cristallizzato del passato e che ebbe coscienza della missione dell'artista nella crisi sociale del nuovo secolo. I mezzi sonori che Mahler ebbe a disposizione sono quelli saturi, carichi di "esperienza vissuta " propri dell' "Erleben" romantico: fra "suono interiore", come immediatezza espressiva tendente all' "Unbedingte" (l'infinito, l'indeterminato" novalisiano, e mediazione attraverso il suono come linguaggio comunicativo e continuo urto, contraddizione, limitazione). In analoga posizione si era trovato Beethoven nel trapasso della coscienza oggettiva dell'Illuminismo a quella soggettiva del Romanticismo; lo stesso dramma viene vissuto da Mahler, ma in chiusura di questa esperienza che aveva coperto un intero secolo, passando da Beethoven, a Weber, a Schumann, a Wagner ed a Bruckner. Nove sono le sinfonie lasciate da Mahler (una decima rimase incompiuta) a cui si aggiungono per uguale importanza numerosi Lieder per canto e pianoforte, tra cui il famoso ciclo Des Knaben Wunderhorn (alcuni dei quali furono introdotti nelle sinfonie e dieci strumentati), scritto fra il 1888 ed il 1899; inoltre Das Klagende Lied (1878-1899), Lieder eines fahrenden Gesellen (1883-1885), Kindertotenlieder, Ruckert- Lieder (1901-1905) e Das Lied von der Erde (1907-1908) su testi cinesi tradotti da H. Bethge, che egli voleva intitolare Eine Liedsymphonie. P. Bekker considerava la 1ª Sinfonia (1884-1888, ispirata al romanzo Titan di J. Paul) come un "preludio" strumentale in quattro movimenti ai due grandi gruppi delle sinfonie mahleriane che egli divide nel ciclo delle Wunderhorn-Symphonien, così chiamate perché hanno parti vocali su testi tratti della raccolta di canti popolari Des Knaben Wunderhorn di C. Brentano e di A. von Arnim; ed il ciclo delle Instrumental-Symphonien. Il primo gruppo comprende la 2ª Sinfonia (1887-1894), detta Auferstehungs-Symphonie, in cinque movimenti, che introduce un Lied

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per contralto (Utrlicht) con quattro movimenti ed il corale di Klopstock (Der grosse Appel, integrato da alcuni versi scritti da Mahler per coro misto, soprano e contralto) come quinto movimento; la 3ª Sinfonia (1893-1896) in due parti, di cui il primo movimento costituisce la prima parte ed altri cinque la seconda parte: qui Mahler ha introdotto uno dei suoi più puri ed espressivi Lieder, su testo di Nietzsche (O Mensch, Gib Acht! dall'Also sprach Zaratustra); il quinto movimento su un testo del Des Knaben Wunderhorn è per coro di ragazzi e di donne.

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Elementi melodici della 3ª Sinfonia compaiono nella 4ª Sinfonia (1899-1900) con la quale Mahler ritorna ai quattro movimenti della forma-sinfonia classica; soltanto il quarto movimento è un purissimo Lied per soprano (Das himmlische Leben). Il gruppo delle Instrumental-Symphonien comprende la 5ª Sinfonia (1901-1902), in cinque movimenti divisi in due parti; la 6ª Sinfonia, detta "Tragica" (1903-1905), in quattro movimenti; la 7ª Sinfonia (1904-1905) in cinque movimenti. La 9ª Sinfonia (1908-1910), anch'essa puramente strumentale (come doveva esserlo la Decima, di cui Mahler completò solo il vasto adagio) e la raccolta sinfonica Das Lied von der Erde sono considerati da P. Bekker come il ciclo del "Congedo” mentre l'8ª Sinfonia (1906-1907) è detta anche Goethe-Symphonie: essa è suddivisa in due grandi affreschi sinfonico-corali; la prima parte comprende l'inno Veni creator Spiritus; la seconda la Faust-Schlussszene (la scena finale di Faust) per tre soprani, due contralti, tenore, baritono, basso e doppio coro misto e di ragazzi. Le sinfonie sono caratterizzate da strutture di grandiose proporzioni: Mahler giustificava l'ampiezza delle sue sinfonie in rapporto alle proporzioni di un'opera teatrale che occupa un'intera serata. I movimenti della sinfonia acquistano così la struttura di veri e propri "atti" o "quadri" di una "rappresentazione" sinfonica. Come Wagner aveva introdotto la "sinfonia" nell'opera, così si può dire che Mahler porta "l'opera" nella sinfonia. Quasi sempre ad un primo movimento irruente ed infuocato di ampie proporzioni succede un movimento di estremo candore, di apparente serenità, di abbandono al mito della natura; ma tosto, in urto con il linguaggio musicale stesso nella sua situazione, il "troppo umano" riprende il sopravvento traboccando spesso nell'angoscia sino a spezzarsi nuovamente. Mahler non conclude mai una sua sinfonia, ma la tronca, giacché il suo discorso musicale potrebbe continuare all'infinito, alla ricerca di una trascendenza che, all'atto stesso che appare come possibile, si annulla nel "contingente" di un linguaggio trito e consueto. Per quanto Mahler si attenga nelle sinfonie allo schema della forma-sonata, il bitematismo è travolto, numerosi temi secondari, subito spezzati e ripresi in nuove immagini, s'intrecciano in un quadro sonoro spesso di tragica grandiosità. Il mondo interiore di Mahler è analogo a quello di un Dostoiewski per la

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potenza della penetrazione psicologica, mentre dall'altro lato l'immagine sonora mahleriana appare anche immersa in un'accesa aspirazione trascendente a sfondo panteistico (come in Nietzsche), in lotta coi limiti stessi del discorso musicale, per il raggiungimento di una tonalità essenziale, che si risolva in una visione serena, goethianamente compiuta.

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In Mahler è quindi la ricerca di una "ascesa" verso una trascendenza religiosa che "proprio come in Kierkegaard" tende a superare la sfera sensibile dell' "estetico", causa dell'angoscia del mondo, ma non si realizza mai. In questo senso si può dire che Mahler anticipa già la "Weltanschauung" dell'espressionismo musicale, al pari di G. Buchner e di F. Wedekind, che anticipano l'espressionismo letterario, come Van Gogh ed E. Munch quello pittorico. Dal punto di vista formale la sinfonia mahleriana appare intimamente legata alla tradizione musicale tedesca, o meglio austriaca, a quelle radici che da Mozart salgono da un lato a Beethoven e dall'altro a Schubert e si riuniscono quindi in Brahms. Gli schemi della sinfonia classica, la forma-sonata e la costruzione contrappuntistica sono presenti in Mahler talvolta in modo rigoroso, anche se vengono continuamente spezzati ed allargati. Ma alla base dell'intuizione melodica e del mondo armonico mahleriano sta il canto popolare nella sua genuina linfa, inteso come ritorno all'innocenza originale, all'"Urgrund der Natur" (il fondamento primordiale della Natura). Nel segno spirituale del canto popolare magiaro ed austriaco in particolare, nascono la 2ª, la 3ª e la 4ª Sinfonia, ma molti spunti melodici ed immagini ritmiche del ciclo liederistico Des Knaben Wunderhorn si ritrovano trasfusi ed elaborati anche nelle altre sinfonie. Il canto popolare non viene ricuperato filosoficamente dal musicista, bensì rivissuto nell'interno della tradizione romantica, come "reminiscenza". Per questo quasi sempre le rare citazioni di brani popolari servono come spunto per una varia e ricca invenzione melodica, immersa in un'atmosfera armonico-timbrica che abbonda di anticipazioni della più viva modernità. L'unità tematica e l'unità tonale della costruzione appaiono continuamente scosse; il colore armonico, rivestito del più intenso ed inconfondibile strumentale, acquista inquietanti vibrazioni e costituisce certo uno degli elementi più indicativi che portarono alla Klangfarbenmelodie schonberghiana.

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FRONTESPIZIO

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LE 10 SINFONIE

Sinfonia n.1

Nel 1888 Mahler portò a termine la prima versione della Prima sinfonia in re maggiore Il Titano, ispirata all'omonimo romanzo di Jean Paul. La prima esecuzione a Budapest nel 1889 fu quasi un disastro. La sinfonia, inizialmente concepita in cinque movimenti, in seguito fu ridotta in quattro movimenti dopo che Mahler decise di eliminare l'andante intitolato Blumine. Il più noto dei quattro movimenti è sicuramente il terzo, una sorta di marcia funebre iniziata da un contrabbasso solo che esegue una spettrale parodia della canzone popolare per bambini Fra Martino. La Sinfonia n. 1 in Re maggiore di Gustav Mahler fu composta in un lungo arco di tempo tra il 1888 ed il 1894, quando il lavoro di direttore d'orchestra lasciava poco tempo a Mahler per la composizione, ed ebbe diverse revisioni perché il compositore rimase a lungo indeciso se dare al lavoro la forma di poema sinfonico o di sinfonia.

Revisioni

La prima esecuzione della prima versione avvenne a Budapest nel 1889, quando Mahler era direttore del Teatro dell'Opera, e fu presentata come poema sinfonico in cinque movimenti intitolato Symphonische Dichtung in zwei Teilen (Poema Sinfonico in due parti). L'accoglienza del pubblico ungherese non fu molto calorosa ed il compositore decise di apportare delle modifiche che chiarissero meglio il significato del lavoro. Nelle successive esecuzioni ad Amburgo (1893) e Weimar (1894), la composizione fu intitolata Titan. Eine Tondichtung in Symphonie-form (Il Titano. Poema sinfonico in forma di sinfonia). Per la versione di Amburgo Mahler decise di aggiungere alla composizione il titolo di Titano (ispirato a Der Titan romanzo di Jean Paul), un programma dettagliato per descrivere in modo più chiaro i movimenti ed i titoli per le due parti:

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• Aus den Tagen der Jugend - Blumen-, Frucht- und Dornstücke (Dai giorni della giovinezza - Fiori, frutti e spine)

o I Frühling und kein Ende (Primavera senza fine)

o II Blumine

o III Mit vollen Segeln (A vele spiegate)

• Commedia Humana

o IV Gestrandet! Ein Todtenmarsch in "Callots Manier" (Arenato! Una marcia funebre alla maniera di Callot)

o V Dall'Inferno al Paradiso

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Dopo altre revisioni, Mahler decise di eliminare il titolo dell'opera, i titoli che descrivevano i movimenti, ed il secondo movimento originale, l'Andante, intitolato Blumine. La prima esecuzione di questa ultima revisione della composizione - una Sinfonia in Re maggiore, senza numero - avvenne a Berlino nel 1896, per una durata complessiva di circa 55 minuti. Il titolo definitivo di Sinfonia n. 1 apparve in occasione della prima edizione a stampa del 1899.

Analisi

Sebbene la composizione sia nella sua forma definitiva una "classica" sinfonia in quattro tempi senza programma, le numerose versioni esistenti ed il contenuto musicale testimoniano che la sua ispirazione trae origine sia da fonti extramusicali (fra cui la Natura ed il romanzo Il Titano) sia dal ciclo liederistico Lieder eines fahrenden Gesellen del 1884, i cui temi alimentano la sinfonia.

Il primo movimento si apre con una introduzione lenta Langsam caratterizzata da una sonorità misteriosa che allude alla Natura che si risveglia: Wie ein Naturlaut (Come un suono di natura). Il richiamo alla natura ed ai suoi suoni prosegue anche nell'avvio della esposizione Im Anfang seher gemächlich - Immer seher gemächlich (All'inzio molto tranquillo - Sempre molto tranquillo). L'intero movimento rispetta abbastanza fedelmente le regole della forma sonata classica.

Il secondo movimento Kräftig bewegt, doch nicht zu schnell (Vigorosamente mosso, ma non troppo presto) è uno scherzo.

Terzo movimento: Tema di 8 battute Fra Martino al contrabbasso Il terzo movimento Feierlich und gemessen, ohne zu schleppen (Solenne e misurato, senza trascinare) è sicuramente il più conosciuto e originale fra i quattro della sinfonia. Si presenta come una grottesca parodia di una marcia funebre, una marcia nella forma di un canone avviata da un

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contrabbasso solo sul tema in tonalità minore di Fra Martino. Nelle versioni precedenti il movimento era descritto come una marcia funebre alla maniera di Callot, che allude a Il funerale del cacciatore, fiaba molto nota fra i fanciulli dell'Impero Austroungarico della fine dell'Ottocento che narra del corteo funebre di un cacciatore al quale partecipano gli animali della foresta.

Il quarto movimento Stürmisch bewegt - Energisch (Tempestosamente agitato) rompe il clima creato dal movimento precedente con una introduzione violenta e drammatica, condotta da ottoni e percussioni in fortissimo, che conduce alla parte seguente, di nuovo in forma sonata.

Sinfonia n.2

I primi successi per Gustav Mahler arrivarono invece con l'esecuzione della Seconda sinfonia, detta Resurrezione, il cui primo movimento risale al 1888, ma che fu completata solamente sei anni dopo nel 1894. Divisa in cinque movimenti, la Seconda prevede, oltre alla smisurata orchestra tipica di quasi tutti i lavori mahleriani, anche l'intervento di due voci femminili soliste e del coro ed è la prima delle tre sinfonie in cui Mahler rielabora temi tratti dal proprio ciclo di lieder Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo).

La Sinfonia n. 2 in do minore di Gustav Mahler, nota anche come Risurrezione, fu scritta nello stesso periodo della Prima Sinfonia fra il 1888 ed il 1894. La prima esecuzione mondiale avvenne a Berlino nel dicembre del 1895. Assieme alla Ottava Sinfonia la Seconda è stata la sinfonia che ottenne più successo e popolarità durante la vita del compositore. La seconda è la prima delle quattro sinfonie di Mahler per le quali il compositore ha previsto l'intervento delle voci, sia la prima delle tre Wunderhorn Symphonien, sinfonie in cui vengono messi in musica testi provenienti dalla raccolta di canti medioevali tedeschi intitolata Des Knaben Wunderhorn. Uno di questi lied, Des Antonius von Padua Fischpredigt (La predica ai pesci di Sant'Antonio da Padova), viene quasi letteralmente trascritto come scherzo della sinfonia.

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Origine

Le origini della seconda sinfonia si ricollegano alla conclusione della lunga composizione della prima sinfonia: Mahler aveva completato nell'agosto del 1888 un poema sinfonico detto Totenfeier (celebrazione della morte), che in seguito sarebbe diventato il primo movimento della sinfonia. Anche alcuni abbozzi del secondo movimento risalgono a quell'anno. Mahler rimase in dubbio per cinque anni se fare di Totenfeier il movimento di apertura di una nuova sinfonia, finché nel luglio del 1893 compose il secondo, il terzo ed il quarto movimento. Rimaneva il problema del finale della sinfonia: Mahler desiderava un finale in cui intervenissero le voci, così come era stato per la Nona Sinfonia di Beethoven e ciò avrebbe reso inevitabile il confronto diretto fra le due sinfonie. Un altro punto aperto era la ricerca del giusto testo da mettere in musica per il finale. La soluzione decisa fu ispirata da una cerimonia commemorativa per il direttore d'orchestra Hans von Bülow tenuta ad Amburgo il 29 marzo 1894, quando il coro intonò il corale Risorgere di Friedrich Gottlieb Klopstock. Mahler compose il finale fra il giugno ed il luglio del 1894 e completò la sinfonia il 18 dicembre 1894, al termine di un lavoro durato sette anni.

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FRONTESPIZIO DELLA SIMFONIA N° 3

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Sinfonia n.3

La Terza sinfonia in re minore, composta tra il 1893 e il 1896 a Steinbach, fu eseguita per la prima volta solo nel 1902. La Terza di Mahler con i suoi sei movimenti ed una durata di circa 95 minuti di musica, è la più lunga sinfonia della storia della musica e richiede un organico strumentale di grandi proporzioni.

Struttura

Nella sua forma definitiva la sinfonia è divisa in sei movimenti:

1. Kräftig entschieden (Forte e risoluto)

2. Tempo di Minuetto

3. Comodo (Scherzando)

4. Sehr langsam - Misterioso (Molto lento - misterioso)

5. Lustig im Tempo und keck im Ausdruck (In tempo vivace e sfrontato nell'espressione)

6. Langsam - Ruhevoll - Empfunden (Lentamente, tranquillo, profondamente sentito)

Il solo primo movimento, che dura all'incirca trenta o quaranta minuti, è la prima parte della sinfonia. La seconda parte è composta dagli altri cinque movimenti e dura fra sessanta e settanta minuti.

Come per tutte le prime quattro sinfonie, in origine Mahler aveva previsto una sorta di programma che aiutasse a spiegare il contenuto musicale della composizione; in questo caso aggiunse un titolo per ciascuno dei sei movimenti:

1. Pan erwacht. Der Sommer marschiert ein (Pan si risveglia, arriva l'estate)

2. Was mir die Blumen auf der Wiese erzählen (Quello che i fiori narrano)

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3. Was mir die Tiere im Walde erzählen (Quello che gli animali della foresta mi raccontano)

4. Was mir der Mensch erzählt (Quello che l'uomo mi racconta)

5. Was mir die Engel erzählen (Quello che gli angeli mi raccontano)

6. Was mir die Liebe erzählt (Quello che l'amore mi racconta)

I titoli vennero eliminati prima della pubblicazione nel 1898.

Analisi

Il lunghissimo primo tempo (oltre mezz'ora di durata) inizia con un plastico tema eseguito dagli otto corni all'unisono, che non viene mai sviluppato; solo dopo una smisurata e cupa introduzione il movimento si trasforma a poco a poco in una marcia quasi orgiastica, in cui alcuni hanno visto la descrizione del risveglio del dio Pan

Il secondo movimento è un minuetto con il sottotitolo Was mir die Blumen auf der Wiese erzählen (Quello che i fiori narrano) che guarda decisamente alle atmosfere ovattate del classicismo mozartiano.

Il terzo movimento è una specie di cavalcata notturna con motivi rielaborati dal Wunderhorn, inframmezzato da lunghe oniriche frasi affidate ad una cornetta da postiglione (flicorno) posta dietro le quinte. Anche qui c’è un sottotitolo: “Quello che gli animali mi narrano”.

Nel quarto e quinto tempo Mahler fa di nuovo ricorso alla voce umana (lied per contralto, coro e orchestra che porta il sottotitolo: “Quello che sussurra la notte”). Nel quarto movimento un contralto intona alcuni versi tratti da Also sprach Zarathustra di Friedrich Nietzsche: il movimento è strutturalmente diviso in due strofe inframmezzate da un interludio orchestrale in cui sembra di sentire una reminiscenza della famosa canzone spagnola La Paloma.

Il quinto tempo (Quello che gli angeli mi narrano) è un breve lied di nuovo tratto dal Wunderhorn, intonato da un coro femminile con l'accompagnamento di un coro di bambini che imita onomatopeicamente il suono delle campane, rappresentando gli angeli. La sinfonia si conclude con un vastissimo Adagio in re maggiore (Quello che l’amore mi narra), introdotto da una lunga frase degli archi che sfocia nel tema

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principale, una sorta di corale che viene sviluppato nel corso del movimento fino ad apparire alla fine gridato a piena voce da tutta l'orchestra.

Il VI movimento chiude quindi il ciclo sinfonico, che nel caso della III sinfonia rappresenta la nascita della vita, riappacificando il groviglio sonoro creato con i movimenti precedenti.

Sinfonia n.4

La Quarta sinfonia (1900), in sol maggiore concluse la trilogia delle sinfonie vocali (la seconda, la terza e la quarta), tematicamente legate ai lieder in precedenza composti su testi del Wunderhorn, anche se il motivo principale del I movimento è tratto dal II tema della sonata op. 120 in mi bemolle maggiore per pianoforte di Schubert. In questo caso, l'ultimo movimento è costituito proprio da un lied inizialmente composto per la raccolta del Wunderhorn, intitolato La vita celestiale, affidato alla voce di soprano. La Quarta è, dopo la Prima, la meno estesa fra le sinfonie di Mahler ed è anche quella che prescrive l'organico strumentale meno numeroso. Consta di quattro tempi: un allegro (anch'esso ricco di reminiscenze tematiche dal "Wunderhorn"), uno scherzo a cui la presenza di un violino accordato un tono sopra gli altri strumenti conferisce un tono a tratti spettrale, un vasto andante e appunto il lied finale. Theodor Adorno dice del sonaglio che suona all'inizio: "È veramente un campanello birbone, che senza dirlo dice: - Nulla di ciò che state ascoltando è vero".

Sinfonia n.5

La Quinta sinfonia, in do diesis minore è del 1903. È anche l'unica sinfonia su cui Mahler tornerà più volte fino alla fine della sua vita, perché non era mai del tutto soddisfatto della strumentazione: la scrisse durante le estati del 1901 e 1902, ma la revisionò per ben sei volte, sia prima della "prima" del 1904 a Colonia, sia dopo, ritoccandone continuamente l'orchestrazione. Consta di cinque movimenti, divisi in tre

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parti. La prima parte è costituita dai primi due movimenti, fra loro tematicamente legati. Il primo è una marcia funebre in cui compare di nuovo in modo prepotente il gusto sardonico di Mahler; il secondo movimento, in forma sonata e in la minore, è in un tempo agitato e verso la fine presenta un luminoso tema in modo maggiore che tornerà nel finale della Sinfonia. La seconda parte è costituita per intero da un vastissimo Scherzo in re maggiore, in cui le reminiscenze di Wagner si mescolano con quelle del valzer viennese: quasi un compianto anticipato per un mondo (quello della Vienna imperiale) che stava per finire, dieci anni prima de Il cavaliere della rosa di Strauss. L'ultima parte della Sinfonia si apre con il famoso Adagietto, in fa maggiore, forse la pagina più nota di Mahler, utilizzato poi da Luchino Visconti per la colonna sonora del film Morte a Venezia: 103 battute affidate solo agli archi e ad un'arpa. Questa pagina detiene forse un record fra tutti i brani di musica classica: quello della maggiore differenza di durata che è possibile riscontrare fra le varie esecuzioni. Infatti, molti direttori affrontano (metronomo alla mano, più correttamente) questo Adagietto facendolo durare circa otto minuti (probabilmente anche Mahler stesso lo dirigeva così, come possiamo desumere dal raffronto con le incisioni del suo principale allievo, Bruno Walter), ma è possibile ascoltarne esecuzioni incredibilmente dilatate (in disco ce ne sono due molto belle, rispettivamente di Hermann Scherchen e Bernard Haitink), che sfiorano addirittura i quattordici minuti. La sinfonia si conclude poi con un Allegro che riprende uno dei temi principali dell'Adagietto, eseguendolo in maniera molto più frenetica.

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Sinfonia n.6

La Sesta sinfonia, in la minore, del 1903-1904 è conosciuta comunemente come Tragica (titolo che non si deve però a Mahler). È in quattro tempi e presenta un'unità tonale del tutto inconsueta nell'autore: ben tre movimenti su quattro, infatti, sono nella tonalità di impianto. È anche l'unica sinfonia mahleriana a terminare con un movimento in tonalità minore (tutte le altre sinfonie, anche le più drammatiche, presentano un finale "positivo", come la Prima o la Quinta, o quanto meno sereno, come le tre sinfonie del Wunderhorn o la Nona). La Sinfonia n. 6 in La minore di Gustav Mahler fu composta fra il 1903 ed il 1904 e rivista nel 1906. La prima esecuzione ebbe luogo ad Essen in Germania il 27 maggio 1906, diretta dal compositore stesso.

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Struttura

La sinfonia è suddivisa nei tradizionali quattro movimenti, tuttavia l'ordine dei due movimenti centrali rimane in dubbio. Sebbene le edizioni critiche della Sesta sino in tempi recenti abbiano inserito lo Scherzo prima dell'Andante moderato, la Fondazione Kaplan ha di recente sostenuto che l'ordine corretto prevede l'Andante in seconda posizione:

• Allegro energico, ma non troppo. Heftig, aber markig.

• Andante moderato

• Scherzo: Wuchtig

• Finale: Sostenuto - Allegro moderato - Allegro energico

La durata della sinfonia è di circa 80 minuti.

Sinfonia n.7

La Settima sinfonia (1904-1905) presenta, con i suoi cinque tempi, una struttura "simmetrica". La "chiave di volta" è rappresentata dal movimento più breve, lo Scherzo, che sta in terza posizione, preceduto e seguito da due movimenti in tempo moderato, entrambi denominati "Nachtmusik" (Serenata), mentre i due movimenti estremi sono due Allegri di ampie proporzioni. Introdotto da una frase in tempo più lento, affidata a un flicorno, il primo movimento rimane incerto circa la tonalità fondamentale fra mi minore e si minore. La prima Nachtmusik si distingue per il carattere sarcastico e i ritmi a tratti da marcia (quasi una totentanz). Lo Scherzo porta la curiosa indicazione di tempo "Schattenhaft" (Tenebroso) ed è un pezzo di grande virtuosismo per tutta l'orchestra. Nella seconda Nachtmusik compaiono due strumenti non propri della musica orchestrale, una chitarra e un mandolino, che contribuiscono a dare al pezzo momenti di sonorità insolita e quasi surreale. Degno di nota in questo brano è l'incipit affidato al violino solista: si tratta di una citazione quasi letterale del celebre tema "Amami Alfredo" da La traviata di Giuseppe Verdi. Conclude la sinfonia un ampio movimento in tempo veloce, il cui tema principale (una parodistica deformazione dell'incipit dell'ouverture da I maestri cantori

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di Norimberga) riappare di continuo, quasi come un Leitmotiv, inframmezzato da motivetti giocosi e spesso all'apparenza banali. La Sinfonia n. 7 in Mi minore di Gustav Mahler fu composta fra il 1904 ed il 1906, ed è in cinque movimenti. Anche per l'organico di questa sinfonia Mahler prevede strumenti inusuali, quali la chitarra, il mandolino, il corno baritono ed il campanaccio. Mahler terminò la composizione il 15 agosto 1905, mentre l'orchestrazione fu completata l'anno seguente; successivamente egli mise da parte il lavoro per ultimare l'orchestrazione della Sesta Sinfonia la cui prima esecuzione era fissata per il maggio 1906. La prima esecuzione della Settima ebbe luogo il 19 settembre 1908 a Praga, in occasione delle celebrazioni del giubileo dell'imperatore Francesco Giuseppe

STRALCIO DELLO SPARTITO

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Sinfonia n.8 L'Ottava sinfonia, in Mi bemolle maggiore, del 1906, detta dei

mille, in riferimento al numero degli esecutori (circa mille appunto, tra strumentisti e cantanti) è considerata l'opera più problematica di Mahler.

LEOPOLD STOKOWSKI DIRIGE LA PHILADELPHIA ORCHESTRA NELLA PRIMA AMERICANA DELL'OTTAVA SINFONIA (1916)

In particolare si critica la definizione di sinfonia per l'Ottava (essendo completamente cantata), rappresentando essa probabilmente il culmine di quel processo di disgregazione della forma sinfonica comune al periodo post-beethoveniano: lo stesso Mahler scrisse che si trattava di un lavoro "talmente singolare e nella forma e nel contenuto che non è possibile scriverne". Con l'Ottava, comunque, Mahler ottenne il suo successo più clamoroso e, successivamente, venne considerato l'apice della sua opera da Anton Webern, Arnold Schoenberg e Alban Berg. È motivo di discussione l'accostamento dell'inno Veni creator spiritus di Rabano Mauro, musicato nella prima parte, e la scena finale del Faust di Goethe.

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Schoenberg ebbe a definire le due parti "un'unica idea di inaudita lunghezza e poderosa ampiezza, concepita e dominata nello stesso momento".

Sinfonia n.9

La Nona sinfonia, in Re maggiore è considerata il vertice delle composizioni sinfoniche del secolo, è del 1909. La Sinfonia n. 9 in Mi bemolle maggiore di Gustav Mahler, composta fra il 1909 ed il 1910, è suddivisa nei tradizionali quattro movimenti ed è l'ultima sinfonia che Mahler riuscì a terminare, dato che il lavoro sulla successiva decima sinfonia fu interrotto dalla morte del compositore boemo.

Sinfonia n.10

Mahler morì nel 1911, durante la composizione di quella che avrebbe dovuto essere la sua Decima sinfonia. Di questa sinfonia è stato completato da Mahler solo l'adagio iniziale in Fa diesis maggiore. Fra le numerose ricostruzioni della partitura, le versioni del musicologo Deryck Cooke sono le più eseguite. Le ultime due sinfonie e il Canto della Terra vennero composte da Mahler mentre si trovava in soggiorno estivo a Dobbiaco. La Sinfonia n. 10 in Fa diesis maggiore è l'ultima composizione di Gustav Mahler, rimasta incompiuta per la morte del compositore. Quest'ultima sinfonia si riallaccia alla Nona di Anton Bruckner, anch'essa incompiuta in quanto priva del finale; Mahler lavorò in modo intenso su questa sinfonia nell'estate del 1910, nel periodo trascorso a Toblach (Dobbiaco) nel bel mezzo delle Alpi. Si trattava di un periodo profondamente drammatico e tormentato per il compositore, ormai minato dalla malattia cardiaca destinata a portarlo alla tomba nel giro di pochi mesi e sconvolto dalla scoperta della relazione fra sua moglia Alma e Walter Gropius. Come sua abitudine, Mahler lavorò freneticamente alla sinfonia nei mesi estivi, ma la accantonò nel periodo invernale per dedicarsi alla sua attività di direttore d'orchestra. Non fece in tempo a ritornarvi prima della morte, che lo colse il 18 maggio 1911.

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Struttura della Sinfonia

Secondo gli abbozzi ritrovati dopo la morte di Mahler la sinfonia doveva essere in cinque movimenti:

1. Andante-Adagio

2. Scherzo

3. Purgatorio

4. Scherzo: Der Teufel tanzt es mit mir

5. Finale

Solo il primo movimento fu ritrovato al momento della morte di Mahler in una forma orchestrale quasi eseguibile; gli altri quattro movimenti sono meno completi in quanto orchestrati solo in parte (il secondo ed il terzo movimento) oppure in forma di abbozzo (gli ultimi due). Di seguito lo stato del materiale musicale lasciato dal compositore:

• I movimento: 275 battute redatte sia in partitura orchestrale sia in partitura ridotta

• II movimento: 522 battute redatte sia in partitura orchestrale sia in partitura ridotta

• III movimento: 170 battute redatte in partitura ridotta, le prime 30 battute redatte anche in partitura orchestrale

• IV movimento: 579 battute redatte in partitura ridotta

• V movimento: 400 battute redatte in partitura ridotta

In questa sinfonia Mahler ritorna ad impiegare la struttura a cinque movimenti: in particolare il movimento Purgatorio appare il perno centrale di tutta l'opera, incorniciato da due scherzi, mentre i due movimenti estremi, il primo e l'ultimo, sono, come nella precedente sinfonia, due movimenti lenti. Sotto questo profilo, la struttura della decima sinfonia appare speculare a quella della Settima.

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Carattere dell'opera

La storia della composizione della Decima può lasciare un po' perplessi, vista la superstiziosa natura di Mahler che credeva in maniera ferma e quasi con spavento al famoso "complesso della Nona sinfonia", ovvero al limite insuperabile di nove sinfonie per qualsiasi grande sinfonista (ad esempio Beethoven, Schubert, Dvořák e Anton Bruckner). Secondo questo complesso dopo la composizione della Sinfonia n. 9 non ci sarebbe stato tempo per una nuova sinfonia, come effettivamente accadde anche a Mahler. In precedenza il compositore aveva provato ad "ingannare" una prima volta il destino componendo un'opera liederistico-sinfonica, Das Lied von der Erde, che potrebbe essere definita anche una sinfonia usando il "metro" mahleriano, ma che egli non numerò proprio per non avvicinarsi troppo presto al limite di nove.

BOZZA DELLO SPARTITO

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Ricostruzioni

Solo nel 1924, undici anni dopo la morte di Mahler, Alma acconsentì a pubblicare gli schizzi della sinfonia ed incaricò il genero, il compositore austriaco Ernst Krenek, di approntare una bella copia della partitura del primo movimento. Krenek, inoltre, completò la strumentazione del terzo movimento, sulla base dell'abbozzo di Mahler e delle indicazioni desumibili dagli schizzi, così che i due movimenti poterono essere eseguiti per la prima volta il 14 ottobre di quell'anno a Vienna. Tuttavia, negli anni successivi Alma si oppose fermamente ad ogni ipotesi di ricostruzione degli altri movimenti della sinfonia, in quanto riteneva che ciò avrebbe rappresentato una sorta di tradimento della memoria del marito e dell'enigma che egli aveva portato con sé nella tomba. Solo nel 1949, Alma (che si era trasferita in America allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale) interpellò Arnold Schoenberg in merito ad un possibile completamento dell'opera, ma Schoenberg, anche a causa dell'età ormai avanzata, declinò l'offerta. Non di meno, a partire dagli anni intorno al 1950, numerosi compositori e musicologi hanno provato a completare l'opera sulla base degli abbozzi lasciati dal compositore. La ricostruzione completa più eseguita è quella approntata da Deryck Cooke, che nel 1960 ottenne da Alma il permesso di esaminare accuratamente il manoscritto originale ed approntò quella che egli stesso definì una "versione eseguibile" degli abbozzi di Mahler, a significare che la sua intenzione era stata esclusivamente quella di rendere possibile ascoltare la sinfonia nella sua interezza, senza tuttavia la pretesa di ricostruire quella che avrebbe potuto essere la volontà definitiva dell'autore. Per questo, oltre a procedere all'orchestrazione completa del lavoro, egli ha limitato i propri interventi integrativi al minimo indispensabile, in quelle sezioni (soprattutto degli ultimi due movimenti) dove la notazione mahleriana è particolamente frammentaria. In un primo momento, Alma si dichiarò fortemente contraria al lavoro di Cooke, ma successivamente, dopo avere ascoltato la prima registrazione della sinfonia interamente ricostruita, mutò il proprio atteggiamento, riconoscendo che il musicologo inglese era riuscito a cogliere lo spirito del lavoro di Mahler. Nel corso degli anni, Cooke ha prodotto quattro diverse versioni del proprio lavoro:

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• Cooke "0" – (1960, non pubblicata): eseguita alla BBC. Completati i movimenti I, III e V, il II ed il IV in modo frammentario

• Cooke I – prima versione completa ed eseguibile (1960-1964, non pubblicata)

o Prima esecuzione avvenuta nel 1964 eseguita da Berthold Goldschmidt; versione usata per le registrazioni di Eugene Ormandy (1965-1966) e Jean Martinon (1966)

• Cooke II – seconda versione completa ed eseguibile (1966-1972; pubblicata nel 1976)

o Prima esecuzione avvenuta nel 1972 eseguita da Berthold Goldschmidt; versione usata per le registrazioni dal 1972 al 1992

• Cooke III – terza versione completa ed eseguibile (1972-1975; pubblicata postuma dopo la morte di Cooke nel 1989)

o corretti alcuni errori ed inseriti alcuni miglioramenti ai fini delle esecuzioni.

Se la versione di Cooke è a tutt'oggi la più eseguita, esistono almeno altre cinque ricostruzioni complete della sinfonia. Le prima due, anteriori al lavoro di Cooke e basate sulla pubblicazione degli abbozzi che era stata a suo tempo autorizzata da Alma, si devono ai musicologi americani Clinton Carpenter e Joseph Wheeler. Queste ricostruzioni non riscossero molto interesse, al punto che la versione di Carpenter, risalente al 1949, potè essere eseguita solo nel 1983. Nel 1989 è stata eseguita per la prima volta la ricostruzione proposta dal musicologo americano Remo Mazzetti. Successivamente, Mazzetti ha elaborato una seconda versione del proprio lavoro, basandosi soprattutto sulla ricostruzione di Wheeler (che egli ritenne la più fedele allo spirito mahleriano), che ha visto la luce nel 1999. Infine, nel 2001, sono state presentate quasi contemporaneamente le ultime due ricostruzioni della sinfonia, ad opera rispettivamente del direttore d'orchestra russo Rudolf Barshai e dei musicologi italiani Nicola Samale e Giuseppe Mazzucca.

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Descrizione

Il primo movimento della Decima (l'adagio) presenta un carattere davvero insolito, una sonorità che va di certo al di là dell'epoca in cui è stata scritta e che sembra arrivare da un altro mondo: sembra quasi che Mahler abbia varcato la morte e sia tornato per raccontarci cosa c'è dopo di essa. Il movimento è introdotto da un breve ed enigmatico Andante affidato alle sole viole, che sfocia nel vero e proprio Adagio, ricco di tensione e di espressività.

Il secondo movimento è uno scherzo a tratti demoniaco, caratterizzato da cambi di ritmo praticamente ad ogni battuta, che richiede grandissimo virtuosismo all'orchestra.

Il terzo movimento, denominato Purgatorio, con le sue 170 battute e una durata nelle esecuzioni di circa quattro minuti è il più breve tempo di sinfonia mai scritto da Mahler: si tratta di una specie di lied senza parole, dalla figurazione rapida, in cui peraltro si trovano perfettamente rispecchiati le sofferenze ed i tormenti del compositore.

Il quarto movimento è un altro scherzo, che unisce una prima parte nuovamente molto agitata ad una seconda caratterizzata da un tenero ritmo di valzer.

Il passaggio fra il quarto ed il quinto movimento avviene pressoché senza soluzione di continuità ed è affidato ad una serie di colpi di tamburo. Questi violenti colpi di tamburo ritornano all'improvviso molte volte nella prima parte del finale, caratterizzata da una lugubre melodia in tonalità minore, contribuendo a dare all'insieme un aspetto funereo ed agghiacciante. Successivamente, tuttavia, si afferma la tonalità maggiore ed il movimento termina in un clima di grande serenità e distensione, che giustamente è stato ritenuto un disperato e soave canto d'amore di Mahler per l'adorata moglie Alma.

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