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NUMERO 22|APRILE 2015 “TROVARSI INSIEME È UN INIZIO, RESTARE INSIEME UN PROGRESSO … LAVORARE INSIEME UN SUCCESSO” Henry Ford www.sism.org

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Numero 22 - Aprile 2015

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NUMERO 22|APRILE 2015

“TROVARSI INSIEME È UN INIZIO, RESTARE INSIEME UN PROGRESSO … LAVORARE INSIEME UN SUCCESSO”

Henry Ford

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LA REDAZIONECoordinatore di ProgettoMaria Luisa Ralli - Sede Locale di Siena

RedazioneIlaria Rossiello - Sede Locale di AnconaCarlo Chessari - Sede Locale di CataniaCaterina Pelligra- Sede Locale di ParmaNoemi Streva - Sede Locale di SienaStefania Panebianco - Sede Locale di Messina Lucia Panzeri - Sede Locale di Monza

Publications Group CoordinatorPaolo Miccichè - Sede Locale di Palermo

info: [email protected]

SISMIl SISM - Segretariato Italiano Studenti in Medicina è un’associazione no-profit creata da e per gli studenti di medicina.

Si occupa di tutte le grosse tematiche sociali di interesse medico, dei pro-cessi di formazione di base dello studente in medicina, degli ordinamenti che regolano questi processi, dell’aggiornamento continuo dello studen-te e riesce a realizzare tutto ciò attraverso il lavoro di figure preposte a coordinare i diversi settori sopraddetti sia a livello locale che nazionale.

Il SISM è presente in 37 Facoltà di Medicina e Chirurgia sparse su tutto il territorio.

Aderisce come membro effettivo all’IFMSA (International Federation of Medical Students’ Associations), forum di studenti di medicina provenienti da tutto il mondo riconosciuto come Associazione Non Governativa presso le Nazioni Unite.

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EDITORIALE di Maria Luisa RalliIL SALUTO DEL PGC di Paolo Miccichè 4SISM CATANIA ED EMERGENCY: IL DIRITTO ALLA SALUTE E LA NASCITA DI UNA COLLABORAZIONE di C. Cosentino, G. Cacciaguerra, C. Chessari 5IL SISM CRESCE CON L’OSPEDALE DEI PUPAZZI di Roberto “Bob” Barone 7IL PICCOLO PRINCIPE : LA VITA DI LEONARDO IN UN CASTELLO DI VETRO di Ilaria Rossiello e Federico Biondini 10DI GOCCIA IN GOCCIA, DI VITA IN VITA!della Consulta Giovani Avis Marche 13PIAZZATE D’AMORE: L’ITALIA CHE CHIEDE UGUALI DIRITTIdi Ester Bonanno 15CENTO PASSI VERSO UN’ALTRA ITALIAdi Chiara Riforgiato 16UN VISITATORE PRUDENTE E ACCORTO APRE GLI OCCHI, MA NON LA BOCCA di Silvia Brognoli 20COREA DEL SUD : TERRA DALLE MILLE SFACCETTATURE di Raffaella Napoli 22COME SCRIVERE SU ZONA SISMICA? Appendice 24

INDICE

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Ciao Sismici di tutto lo Stivale siamo sempre noi, gli “scossi” di ZS!

Habari za asubuhi? Nzuri! Ecco qui un classico esempio di che cosa si dicono tutte le mattina due abitanti della Tan-zania in lingua Swahili! Per scoprire che cosa significa fatevi prendere per mano da Silvia Brognoli alla scoperta di Tosa-maganga nell’articolo “Un visitatore prudente e accorto apre gli occhi, ma non la bocca”.In questo coloratissimo numero di ZS troverete molti spunti di riflessione.Bob, il nostro Coordinatore Nazionale dell’ospedale dei pupazzi vi spiegherà come la nostra associazione sta crescen-do ne “Il SISM cresce con l’Ospedale dei Pupazzi”.Scoprirete poi, che cosa nasce dalla col-laborazione del SISM con Emergency e con Avis, ma come?Ve lo spiegano Chiara Consentino, Gio-vanni Cacciaguerra, Carlo Chessari nell’articolo “SISM Catania ed Emer-gency: il diritto alla salute e la nas-cita di una collaborazione” e la Con-sulta giovani Avis marche in “Di goccia

in goccia , di vita in vita!”Lo scorso 14 di febbraio ben 30 piazze italiane si sono trasformate ce lo rac-conta Ester Bonanno in “piazzate d’amore:l’Italia che chiede uguali di-ritti”Vi siete mai chiesti quanti passi servano per avere “un’altra Italia”?, ce lo spiega il nostro Presidente Nazionale in “Cento passi verso un’altra Italia” grazie al suo intervento alla conferenza di LIBERA tenutasi il 21 marzo scorso a Bologna. Last but not least Raffaella Napoli ci racconta della sua esperienza in Clerk-ship in Corea del Sud: fatevi inebriare dalla magia di questa città e prendete appunti su che cosa occorre per vivere un’esperienza unica e irripetibile in “Corea del Sud terra dalle mille sfac-cettature”Buona lettura, al prossimo numero! Ricordate: in ognuno di voi c’è un gior-nalista e noi di ZS siamo qui per darvi voce!

EDITORIALE

Maria Luisa Ralli

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IL SALUTO DEL PGCPaolo Miccichè

Bentornati Bentornati!Aria di novità per la rivista!

Da questo numero infatti è con on-ore che il nostro logo cambia! A pag. 2 e all’ultima pagina troverete infatti il logo celebrativo per il 45° anno dalla fondazione del SISM!

Ma le novità non finiscono qui!Infatti da questo mese troverete alla fine di ogni numero l’appendice in cui potete rivedere in qualunque mo-mento le modalità e le tempistiche con cui scrivere su Zona SISMica! Per cui adesso, non potete tirarvi indi-

etro!

Inoltre nel nostro sito troverete, oltre agli articoli di questo mese, l’articolo sulle torture nei campi di concen-tramento, uscito nel numero di Feb-braio, stavolta completo dell’estesa e curatissima bibliografia e fonti! Che dirvi di più?! Avete già avuto un assaggio di questo numero con l’articolo sull’autismo, adesso non vi resta che spulciare le novità contenutistiche di impostazi-one del nostro giornale e poi... Fiondarvi anche voi a scrivere!

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SISM CATANIA ED EMERGENCY: IL DIRITTO ALLA SALUTE E LA NASCITA DI UNA COLLABORAZIONE

Il diritto alla salute sta al centro di una catena formata, da un lato, dalle per-sone che necessitano un accesso alle cure e, dall’altro, dalla cura stessa, nella maggior parte dei casi identificata con il farmaco, attorno al quale ruotano l’etica, la ricerca scientifica e sempre più spesso il marketing e la speculazione.Cosa accade se questa catena viene spez-zata? Viene meno il diritto alla salute, con il risultato di una situazione dram-matica, dove i più poveri non hanno ac-cesso alle cure e i più ricchi, al contrario, ricorrono a un eccesso di cure. Il risul-tato è il caos, il disastro, l’apocalisse, l’”armageddon” della salute.

Su queste considerazioni si basa “Far-mageddon: l’ultimo uomo sano sulla Terra”, spettacolo teatrale andato in scena a Catania nel contesto della di-dattica elettiva “Accesso alle cure: si può conciliare il diritto alla salute con l’economia e le sue leggi?” organiz-zata dal SISM Sede Locale di Catania e dal gruppo universitario di Emergency.

Da qualche mese, la Sede Locale di Catania si pregia di una collaborazione con Emergency, in particolare con la sezione universitaria etnea della pres-tigiosa ONG. La collaborazione nasce da un confronto tra le due associazioni su vari temi, tra cui la formazione uni-versitaria (in particolare degli studenti in Medicina), il conflitto di interessi, il ruolo dei medici del domani. Tro-vando vari punti in comune, è nata questa collaborazione, che si pros-petta prolifica e che sarà segnata da varie iniziative in comune, sostenute e promosse da entrambe le associazioni.

L’incontro dedicato al tema “Accesso alle cure” è la prima iniziativa nata da questa collaborazione. Lo spettacolo teatrale “Farmageddon: l’ultimo uomo sano sulla Terra” ha messo in scena il tema del diritto alla salute tramite una serie di personaggi (dal presentatore televisivo prezzolato a famosi medici del passato), interpretati dall’attore

Mario Spallino, il quale è stato capace di coinvolgere la folta platea che ha riempito l’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania con una superba interpretazione, colorata da pi-acevoli tratti di ironia. È stato riservato a un vero e proprio “deus ex machina”, interpretato dal Dott. Roberto Satolli, il ruolo scientifico e divulgativo, para-frasando lo spettacolo all’interno dello stesso spettacolo, spiegando perché oggi la “cura” sia diventata una mera questione di marketing e perché il pa-ziente non sia considerato più tale, ma sia divenuto un “cliente” o, peggio, un soggetto che se non ha la possibilità di accedere alle cure non ha dignità pari a chi può, di contro, averne accesso.“Farmageddon” mostra le due facce della Medicina dei nostri tempi: da un lato “invadente” e dall’altro “omis-siva”: invadente, perché entra nelle vite delle persone del mondo svi-luppato, trasformandole in schiave dell’industria del farmaco, che con-siglia e spesso impone trattamenti oltre il reale fabbisogno; omissiva, poiché non tiene conto delle esigenze dei ma-lati del mondo sottosviluppato o in via di sviluppo, che non possono permet-tersi cure costose e perciò non ven-gono considerati potenziali “clienti”.

A seguito della rappresentazione si è svolto un dibattito,Copia di DSC_1079 che ha visto l’intervento del Profes-sore Ordinario di Farmacologia Renato Bernardini, il quale ha esposto la pro-pria opinione su come si possa concili-are in Italia il diritto alla salute con le esigenze dell’industria del farmaco.A seguire, il Dottor Roberto Satolli, Medico cardiologo, nonché “deus ex machina” dello spettacolo, ha esposto il lavoro che Emergency sta attual-mente svolgendo in Sierra Leone per la lotta contro l’epidemia di Ebola.Particolarmente toccante è stato, in-fine, l’intervento del Dottor Fabrizio Pulvirenti, infettivologo e volontario di Emegency in Sierra Leone, contagiato dal virus Ebola lo scorso novembre.

Chiara Consentino, Giovanni Cacciaguerra, Carlo Chessari

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Il racconto della doppia esperienza vis-suta dal Dottor Pulvirenti di medico volontario in Africa e di paziente con-tagiato da Ebola ha sottolineato come, seppur in un momento di grande dif-ficoltà e malessere, la solidarietà che lui ha portato in Sierra Leone è stata ricambiata della popolazione locale, dimostrato dall’aver ricevuto dopo ap-pena mezz’ora dalla convocazione, il sangue di tre dei pazienti compatibili già curati e guariti dal virus precedente-mente (il sangue dei convalescenti viene infatti utilizzato per i nuovi contagiati in quanto contenente anticorpi).

La collaborazione tra SISM ed Emer-gency a Catania proseguirà certamente in futuro per la realizzazione di altri eventi e progetti. Il diritto alla salute e l’accesso alle cure garantiti a tutti sono parte di una vision condivisa da entram-bi i gruppi, che hanno preso l’impegno di continuare a proporre agli studenti e alla comunità altre iniziative volte alla sensibilizzazione e all’azione su questi temi.

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IL SISM CRESCE CON L’OSPEDALE DEI PUPAZZI

L’Ospedale dei Pupazzi (per gli ami-ci dell’IFMSA, “Teddy Bear Hospital” l’ospedale dei pupazzie per gli amanti degli acronimi “OdP” nasce in Spagna nel 2003. Ha ormai 12 anni ed è pronto, da buon adolescente, ad intraprendere un percorso verso la maturità.Metafore a parte, il SISM ha abbrac-ciato questo progetto da ben 10 anni, come strumento di educazione della popolazione pediatrica, al fine di esor-cizzare la paura del “camice bianco” simulando situazioni in cui gli studenti possano sperimentare le proprie com-petenze relazionali e professionali. In questa misura l’OdP risulta intersecare alla perfezione due delle più forti aree tematiche del SISM: la SCOPH (Standing Committee on Public Health) e la SCOME (Standing Committee on Medical Educa-tion).Lo scorso anno, durante il XLV Congresso nazionale del SISM, l’OdP ha ottenuto lo status di “progetto nazionale”, in quan-to ben radicato in quasi tutte le Sedi Locali.Bisogna ora ragionare su cosa significhi far parte di una rete nazionale, così nell’OdP come nel SISM in toto.Essere parte di un’associazione come il SISM ci permette di raggiungere tra-guardi a cui le singole realtà locali non potrebbero mai ambire. D’altro canto, ciò che definiamo comunemente “SISM nazionale” è solo una sovrastruttura che gestisce e coordina le varie Sedi Locali, senza le quali non avrebbe senso di es-istere. Cade qui a fagiolo un’espressione di aristotelica memoria: il giusto sta nel mezzo. È infatti assurdo pensare ad un organo nazionale che non ascolti le ne-cessità ed i desideri di crescita delle re-altà locali, come è altrettanto assurdo essere parte attiva di un’associazione come il SISM, senza riuscire a regolare le proprie “mire espansionistiche”.La domanda che pongo a tutti voi è la seguente: quanto siamo disposti a cedere della nostra autonomia locale, in nome dello sviluppo di qualcosa di più grande? Quanto desideriamo essere una federazione dei SISM italiani e quanto

desideriamo essere “IL SISM”?Ribadisco l’importanza dell’equilibrio.

Tutto giustissimo, ma questo cosa c’entra con l’Ospedale dei Pupazzi?Nel concreto, come Coordinatore del progetto, propongo l’Ospedale dei Pu-pazzi quale strumento di crescita della Sede Locale e di interazione tra Sedi Locali diverse. La realizzazione di un evento di tale portata (specialmente nella sua versione in un luogo pubblico) comporta una salda collaborazione tra diversi elementi ed aree tematiche di una Commissione Locale, aiuta la stes-sa ad inserirsi attivamente nel proprio territorio, porta visibilità e spesso una facilitazione economica per i progetti a venire. Allo stesso modo ritengo che lo sviluppo del progetto debba avvenire in maniera più o meno equilibrata in modo da poter avere maggiore risonanza sullo stivale intero.

Ma come? Non parli dei bambini e dei pupazzi?Chi è arrivato a leggere fin qui è una persona senza dubbio sensibile all’argomento, per cui ritengo più op-portuno aggiornare sulle strade che io e l’OdP Team vorremmo intraprendere.OdP Team: il primo punto è il Team stesso. La grande novità è avere ben 3 persone, oltre il Coordinatore, a la-vorare allo sviluppo del progetto. Questi veterani pupazzologi sono Ginevra Gar-giulo (SL di Roma La Sapienza), Alessan-dro Cavasio (SL di Roma Tor Vergata) e Davide Morana (SL di Palermo). Il Team opera in vari ambiti di sviluppo, dal merchandising alla creazione di un data-base, dalle ClerkOdP alla strutturazione dell’iter formativo del pupazzologo.ClerkOdP: l’idea delle ClerkOdP viaggia nell’ottica di far interagire le SSLL e di valorizzare non solo il progetto ma tutto il SISM quale strumento di condivisione.Stiamo raccogliendo pareri e informazi-oni dai vari LOME e Responsabili OdP per poter creare un calendario in cui siano pubblicati tutti gli OdP italiani. Inoltre, per ogni OdP specificheremo quanti pu-

Roberto “Bob” Barone

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pazzologi “tirocinanti” possono essere accolti da altre Sedi Locali. Per realiz-zare tale rete, ci stiamo impegnando af-finchè la formazione di ogni pupazzologo italiano sia standard, di modo da gar-antire delle competenze minime che per-mettano di partecipare a qualsiasi OdP.Uniformità: stiamo operando affinché i vari OdP italiani diventino più omoge-nei, di modo da garantire degli stand-ard di qualità nell’approccio al bambino e nelle tematiche trattate. Allo stesso tempo miriamo a creare degli indici di valutazione unici che possano aiutare a monitorare lo sviluppo del progetto. Per avere una valutazione oggettiva è necessario che i vari OdP siano uni-formi almeno nelle loro fondamenta.

La Salute scende in piazza!Io e la mitica Flavia Rallo (Incaricato del-la Sede Locale di Pisa) ne abbiamo parla-to in lista “general”, ma di che si tratta?È un evento che rappresenta la per-fetta coesione tra l’autonomia locale e lo sviluppo di un progetto a livello na-zionale. È il giusto mezzo di cui sopra.Partiamo con calma. “La Salute scende in piazza” ripropone un modello ben noto alla SCOPH e ai nostri colleghi del nord Europa. Si tratta di una serie di iniziative tipiche del World Health Day (7 Aprile) e di altre giornate dedicate alla Salute Pubblica, in cui studenti come noi porta-no le loro conoscenze alla popolazione.Il SISM è ormai l’emblema dell’integrazione tra Università, Os-pedale e Territorio, tuttavia non ha mai istituito un progetto unico che comprendesse tutte queste tematiche.Molte Sedi Locali sono attive durante il World Health Day stesso, altre si adop-erano per singole giornate tematiche, altre ancora propongono il famigerato OdPH (OdP con temi di Salute Pubbli-ca) ed altre integrano da sempre ele-menti di Salute Pubblica nell’OdP, sen-za tuttavia esplicitarlo chiaramente.Oddio! Dove vuole andare a parare?L’idea che ci è balenata in testa è quella di unire sotto un’unica bandi-era tutte queste iniziative e, a pre-scindere da come, dove e quando venissero svolte, dare all’evento il nome “La Salute scende in piazza”.Nel concreto significherebbe dare solamente una traccia, delle caratter-istiche generali da rispettare, affinché il progetto locale possa fregiarsi del nome proposto in tutte le altre SSLL. In questo modo, proponiamo lo sviluppo

delle realtà locali che possono così cav-alcare la cresta di un’onda che preve-diamo travolgerà l’intero territorio.Ok, vabbe’...ma che si fa in questo evento?Si tratta di temi di Salute Pubblica sia dell’individuo (SCOPH) che globale (SCORP). Si può inoltre accennare alla Salute riproduttiva (SCORA). Tutto rap-presenta un forte momento di crescita nel percorso formativo di un futuro professionista della Salute (SCOME). Se poi avete paura che non verrà nessuno in piazza...be’, c’è l’OdP!Vi elenco alcune delle possibili collabo-razioni e attività per questo evento: as-sociazioni del dono (AVIS, AIDO, ADMO, ADAS, ADISCO); associazioni di soccorso volontario (Croce Rossa Italiana, ANPAS, ecc…) e Protezione Civile per il supporto logistico, per informazioni sul sistema 118, sul primo soccorso o per screen-ing essenziale; associazioni per la lotta al tumore (LILT, AIL); medici e special-izzandi dai vari reparti d’eccellenza del territorio (Pisa proporrà screening tramite ecografie alla tiroide, al suo evento, Parma tratterà di disturbi gas-troenterologici e dell’importanza della comunicazione medico-paziente per combattere l’imbarazzo degli stessi); insomma ogni SL può valorizzare le collaborazioni che il territorio offre.Il tutto è ancora in cantiere, per cui per ricevere informazioni o forni-re supporto, vi prego di contattar-mi a [email protected], ecco la bandiera sot-to la quale tutti noi coopereremo:

La Salute scende in piazza!

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(Un grazie infinito a Simone Gi-ulietti, Paolo Miccichè e a tutto il Publications Group)

Concludo affermando che il SISM sta sub-endo forti modifiche e molte di esse ren-dono demotivati anche gli elementi più fedeli e innamorati dell’associazione. Questo non deve assolutamente demor-alizzarci, bensì deve essere lo stimolo per portare il cambiamento a cui aspiriamo.

Da Coordinatore di un progetto na-zionale come l’Ospedale dei Pupaz-zi, non credo sia opportuno imporre modifiche, ma sento arricchirmi gior-no dopo giorno di tutte le esperienze dell’associazione e vedo che tale cam-biamento sta già avvenendo. Il proget-to evolve e cresce giorno dopo giorno, come il SISM stesso, sia nelle sue mo-dalità locali che nella più complessa forma nazionale. Semplicemente vive.

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IL PICCOLO PRINCIPE : LA VITA DI LEONARDO IN UN CASTELLO DI VETRO Ilaria Rossiello e Federico Biondini

Innanzitutto occorre parlare di cosa è l’autismo[1] per comprendere ap-pieno cosa significhi vivere con questo disturbo e convivere con chi ne soffre.L’autismo è un disturbo pervasivo (cioè generalizzato) dello sviluppo, che si man-ifesta entro i 3 anni di età con una prev-alenza maggiore nel maschio rispetto alla femmina e con incidenza (nuovi casi annui) di 5- 50 casi ogni 10.000 abitanti.Il termine autismo deriva dal greco αὐτός e significa stesso, sta ad indi-care l’isolamento in cui si rifugia il bambino: egli rifugge dal contatto vi-sivo, dalla comunicazione verbale e non verbale, ha un ritardo nello svi-luppo del linguaggio e spesso si limita a ripetere delle parole (ecolalia); non sorride, gioca da solo e compie gesti rituali e stereotipati di natura verbale o motoria; non concepisce il cambia-mento dell’ambiente esterno e quindi cerca di mantenere organizzato ciò che lo circonda e di prevedere gli eventi.Questi bambini vivono il mondo ester-no con ansia, un’angoscia che li porta a spaventarsi anche solo per un rumore più forte (come una sedia che cade). Questi bambini percepiscono la diffi-coltà causata dalla loro impossibilità di comunicare, questo crea una crescente frustrazione che sfocia in atti di aggres-sività contro se stesso e contro gli altri.Questa patologia ha una natura mul-ti-fattoriale: alla base del disturbo potrebbe esserci un substrato genetico (si stanno indagando alcune regioni dei cromosomi 7 e 15 e anomalie del sistema serotoninergico e delle ß-endorfine) su cui intervengo fattori ambientali ancora non del tutto noti; il ruolo dei neuroni specchio è ancora da definire, ma la te-oria della “madre frigorifero” è stata or-mai confutata dalla società scientifica.Perché quando si parla di au-tismo il riferimento culturale ai vaccini è così immediato?Andrew Wakefield e il suo gruppo di ricercatori pubblicarono uno studio sul-la rivista medica “Lancet”,sostenendo che i vaccini fossero implicati nel-la genesi dell’autismo. In seguito,

il General Medical Council condusse delle indagini e decretò che si era verificata una manipolazione dei dati sperimentali, pertanto Andrew Wake-field venne radiato dall’Albo dei medici per falso scientifico e il Lancet ritrattò lo studio poiché erroneo.Questa vicenda servì come sprono per avviare una serie di trial su ampia sca-la; vennero studiati gruppi di bambini vaccinati con il trivalente (morbillo, parotite e rosolia) e confrontate con al-tri gruppi di non vaccinati: la prevalen-za risultò in aumento in entrambe, ma senza una differenza statisticamente significativa tra le due popolazioni in studio (ovvero i bambini non vaccinati si ammalavano per autismo in egual misura rispetto a quelli non vaccinati)[2].

Ora, però, basta con definizioni e clas-sificazioni: torniamo alla vita reale. Cosa comporta avere un disturbo autistico?Percorriamo insieme la vita di Leonardo -il nostro Piccolo Principe- con i suoi boccoli biondi, gli occhi celesti e il sor-riso smagliante, la sua storia inizia in seguito ad un’intossicazione da mercu-rio causata dalle amalgame dentarie. Questo evento ha causato un veloce deterioramento cognitivo durante la sua infanzia: Leonardo stava imparando a parlare e a conoscere il mondo, ma improvvisamente è diventato distac-cato, agitato, non sorrideva più e il suo sviluppo non andava più di pari passo con quello dei suoi coetanei.Immaginate il dolore di una madre, che vede il suo bambino regredire e il loro legame spezzarsi, immaginate una donna bellissima, intelligente e deter-minata... questa è Stefania Ottaviani, la mamma di Leonardo, che lo ha por-tato in America per sottoporlo a diverse cure (anche sperimentali): chelazione dei metalli pesanti, integratori di vita-mine, terapie antiossidanti e terapie cognitivo-comportamentali. Negli anni, grazie soprattutto all’instancabile sup-porto della famiglia e degli educatori,

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le capacità di Leonardo sono migliorate visibilmente e la speranza che faccia ul-teriori passi avanti è tangibile[3].Leonardo, a differenza di tanti altri rag-azzi autistici, manifesta voglia di uscire e interagire con altre persone… “Una cosa buffa è che lui è un gigante, ma quando parla… per esempio andiamo al bar e il cameriere gli chiede cosa vuole, lui risponde -Coca Cola- con una voce serena, quasi fosse un bambino. Quando gli fai una domanda lui ti guarda fisso e sembra voglia dirti -aspetta che adesso ti rispondo- ma invece si ferma e non riesce a dire niente. Ogni tanto, dal nul-la, mi fa una carezza… Ed io mi sento meglio, uscire con lui mi rilassa” è ciò che racconta Giacomo Bani, studente di infermieristica e (soprattutto) amico di Leonardo.Una persona autistica ha spesso tante persone intorno: amici, fratelli, genitori che hanno bisogno di avere una diagno-si, di conoscere le cause della malattia e soprattutto di sapere cosa fare per far star meglio il figlio. Genitori che hanno bisogno di medici competenti, pazienti, disponibili e umani: dottori che capisca-no il loro dolore e che diano le risposte di cui hanno bisogno.

Dello spettro dell’autismo fanno parte molte patologie diverse (ad esempio la sindrome di Rett e la sindrome di Asperger, patologia dalla quale han-no tratto spunto per il personaggio del telefilm “Big Bang Theory” Shel-don Cooper) e ovviamente ciascu-no può presentare alcuni sintomi e non altri, con un’intensità variabile da forme lievissime a molto gravi.

L’autismo è una diversità neurologica non “guaribile” in quanto tale, ma è possibile -con un percorso lungo ed incerto- riuscire a contenere e “rieducare” le invalidanti manifes-tazioni in base alle quali si fa diagnosi.

Come abbiamo visto, cause e tera-pie sono ancora per larga parte scon-osciute, ma alcuni studi gettano un po’ di luce su alcune possibili cor-relazioni: in alcuni soggetti che mani-festano clinicamente autismo c’è un alterato metabolismo della caseina e del glutine, ciò comporta la formazi-one di peptidi oppiodi ad azione neu-rotropa. Pertanto, sospendendo la caseina e il glutine dalla dieta, questi soggetti hanno un netto migliora-

mento della sintomatologia, queste evidenze sono comunque ancora og-getto di dissertazione scientifica[4].L’autismo, in alcuni casi, non è quin-di esclusivamente appannaggio del-la neuropsichitria: il paziente viene seguito da un’equipe medica in cui lavorano anche un immunologo ed un gastroenterologo, contestualmente alla condizione clinica del paziente.

E’ possibile sapere cosa passa nel-la mente di un ragazzo autistico?Federico De Rosa, un ragazzo di 21 anni, ha pubblicato un libro in cui parla della sua vita e della sua malat-tia (il deficit comunicativo viene parzi-almente superato grazie al computer); da esso si evince una profonda consa-pevolezza e maturità, pari (o forse maggiore) ad un qualsiasi neurotipico.“Penso che il mondo abbia un dramma-tico bisogno di silenzio, sia individuale sia relazionale, per imparare a sentire le cose con il cuore, invece cerca di esorcizzare questo bisogno facendo ancora più rumore. Io non so parlare, ma voi siete capaci di coltivare le relazioni anche stando in silenzio?”[5].Vorrei concludere con una semplice domanda: cari lettori, è davvero così importante trovare le cause e le cure per l’autismo? La mia risposta è sì.E’ davvero così importante imparare a conoscere il mondo in cui vivono le per-

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sone autistiche ed entrare in punta di piedi (che è proprio come loro sono soliti spostarsi in casa)? Sì, lo è ancora di più.

2 Aprile, Giornata Mondiale dell’Autismo, impariamo a conoscere.

Bibliografia e Fonti

[1]http://autismi.com/che-cose-lautismo.html;

http://it.wikipedia.org/wiki/Autismo;

http://www.abautismo.it/doce-boCms/index.php?special=chang

earea&newArea=72 http://www.who.int/features/

qa/85/en/

[2] http://www.vaccinarsi.org/inprimopiano/2013/10/07/oms-nessun-legame-autismo-vaccini.

html http://www.jpeds.com/article/

S0022-3476%2813%2900144-3/abstract

[3] http://www.emergenzautis-mo.org/content/view/928/54/

[4] http://www.mdpi.com.sci-hub.org/2072-6643/5/10/3839/

htm

[5] http://m.aleteia.org/it/sa-lute/articolo/federico-de-rosa-

autismo-quello-mai-detto-storia-video-5235083162157056

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Consulta Giovani Avis Marche

DI GOCCIA IN GOCCIA, DI VITA IN VITA!

Di recente le nostre strade si sono incontrate, l’Avis Giovani della Regione Marche e il SISM Ancona hanno in-trapreso un programma di collaborazi-one e nei valori comuni si sono ricon-osciuti. Pur trattandosi di una nuova amicizia i valori di fondo che ci legano hanno radici lontane nel tempo che non possono non riportarci alla nascita di quella che tra le due è ha sulle spalle qualche anno in più…Il giovane medico Vittorio Formentano si trova ad assistere una partoriente che ha bisogno di sangue per una grave emorragia: non ci sono parenti né donatori né fornitori di sangue a paga-mento per poterla aiutare, tanto è vero che purtroppo la donna perde la vita.Accade a Milano, negli anni Venti. Il dottor Formentano si chiede come sia possibile morire per mancanza di sangue quando milioni di persone sane potrebbero intervenire in tempo per evitarlo.La sua reazione fu molto semplice: nel settembre 1926, dalle pagine di un quotidiano del pomeriggio, lanciò un appello per la costituzione di un gruppo di donatori. “I primi che rispos-ero” sono 17. Oggi, quasi novanta anni dopo, quel gruppo è composto da più di 1.300.000 cittadini che donano anoni-mamente e gratuitamente il proprio sangue: l’Associazione Volontari Italiani Sangue.Oltre al dato storico è legittimo chied-ersi che cosa leghi questa realtà agli studenti di medicina. La risposta potrà apparire scontata ad una prima consid-erazione, ma osservando da vicino AVIS e SISM, è sorprendente vedere come la loro identità riveli aspetti ben più straordinari di un legame che va senza dubbio sviluppato e coltivato.Sarebbe fin troppo semplice ricon-oscere che il fine comune è la tutela della salute e la cura dell’ammalato, ma il cuore delle due associazioni parla di tanto, tanto altro.Un identikit condiviso: associazioni di volontariato, apartitiche, aconfes-sionali, non lucrative, che non ammet-

tono discriminazioni di genere, razza, lingua, nazionalità, religione e ideolo-gia politica.Parole vive e non lasciate alla let-tera di uno statuto associativo, come dimostrano l’impegno e i valori messi in campo per rispondere ai bisogni di salute dell’individuo.L’AVIS ha lo scopo di promuovere la donazione di sangue - intero o di emo-componenti - volontaria, periodica, associata, non remunerata, anonima e consapevole, intesa come valore umanitario universale ed espressione di solidarietà e di civismo, che con-figura il donatore quale promotore di un primario servizio socio-sanitario ed operatore della salute, anche al fine di diffondere nella comunità nazionale ed internazionale i valori della solidarietà, della gratuità, della partecipazione sociale e civile e della tutela del diritto alla salute.Il SISM vive un impegno costante nella promozione dell’informazione e della divulgazione sulle tematiche della salute, mediante la partecipazione e organizzazione di campagne di sensi-bilizzazione nell’ambito della Salute Pubblica, con particolare attenzione al coinvolgimento dei media e degli strumenti di comunicazione scientifico-professionale in genere; inoltre ha tra i suoi obbiettivi la promozione di inizia-tive a carattere umanitario, sanitario e scientifico, a livello nazionale ed internazionale.

Alla luce di quanto sopra esposto ci sembra interessante fornire i dettagli concreti di questi spazi di condivi-sione rispondendo a qualche semplice domanda che da volontari votati al pragmatismo ci siamo fatti per individ-uare al meglio quanto sia fruttuosa la nostra volontà di cooperare insieme.DOVE - Il raggiungimento di questi obiettivi di solidarietà e cittadinanza attiva non può che far leva sulla rete e la positiva interazione tra i volontari che animano le associazioni ed il ter-ritorio: come il SISM è presente nelle

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Facoltà di Medicina, così le sedi AVIS sono oltre 3.300 in tutto il territo-rio nazionale. Anzi, è certo che ci sia AVIS in ognuna delle città che ospi-tano gli studenti di discipline mediche.CHI - La rete e il territorio, tuttavia, non bastano: le persone sono la vera anima del volontariato, di questo tipo di vo-lontariato. Dal punto di vista “avisino” quest’aspetto può essere letto da alme-no due punti di vista: sono soci AVIS tutti gli iscritti che donano gratuitamente, pe-riodicamente e responsabilmente il loro sangue. Per alcuni, poi, la partecipazi-one alla vita associativa significa anche confronto, programmazione, scambio di buone prassi, impegno attivo, da con-ciliare con i tempi di studio e lavoro.Tra questi, una Consulta Nazionale Gio-vani Avis riunisce e coordina i volontari tra i 18 ed i 30 anni. A cascata, poi, sono presenti e attivi gruppi locali dal livello regionale al piccolo comune. Una forza incredibile, che merita di essere valor-izzata non come un gruppo a sé (Avis è una!), ma per il fatto che è proprio ques-ta l’età in cui le esperienze dei ragazzi si incrociano nel percorso universitario.COSA – Formazione e informazi-one, promozione del volontariato e dell’associazionismo, supporto allo svi-luppo del settore sanitario, comunica-zione sociale, testimonianza di valori, educazione alla salute e gli stili di vita sani. In poche parole si riassume la vi-sion comune delle due associazioni.COME – Come queste possano essere declinate, poi, è uno spettro d’infinite possibilità affidate all’impegno e alla sensibilità dei volontari AVIS e SISM che si troveranno a lavorare insieme.

Dal banchetto informativo ad uno spazio condiviso in Università fino all’organizzazione di eventi formativi o di aggregazione, basta confrontarsi sui temi comuni ed il gioco è fatto. Pen-siamo al concetto di “dono”: creare un’occasione di condivisione delle car-atteristiche della donazione di sangue, di organi, di midollo osseo e di cor-done ombelicale, ad esempio, può con-tribuire a far comprendere quanto le attività sanitarie e l’impegno di terzo settore e del volontariato siano inti-mamente collegate, e di come ci sia bisogno di cure ma anche di piccoli grandi gesti di solidarietà per far sì che la salute sia davvero un diritto di tutti.QUANDO – Subito!PERCHE – “Ciao, sono Alice e dono per-ché …” è una delle rubriche di Radio Sivà, la web radio di AVIS che vi invitia-mo ad ascoltare. Perché uno studente di Medicina decide di seguire e di im-pegnarsi nelle attività del SISM? Se in-crociassimo le risposte, probabilmente buona parte di queste sarebbero simili, a significare che i nostri valori e il nostro impegno per il bene del prossimo danno infinite risposte e soluzioni a quanto d’importante possiamo fare insieme.In sintesi, “trovarsi insieme è un inizio, restare insieme un progresso … lavora-re insieme un successo” (Henry Ford).Ps ma tu sei donatore? La paura dell’ago non è una scusa, qui non ci caschiamo!Scherzi a parte, con 15 minuti del tuo tempo (o qualcuno in più per una dona-zione in aferesi) puoi compiere un pic-colo ma grande gesto di solidarietà.Chi ha bisogno non ha scel-ta, chi può aiutarlo si!

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Per saperne di più:www.avis.it

Avis Nazionale Ufficio Stampa

(Facebook)Consulta nazionale

Avis Giovani (Facebook)

www.radiosiva.it

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Ester Bonanno

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PIAZZATE D’AMORE: L’ITALIA CHE CHIEDE UGUALI DIRITTI

Lo scorso 14 Febbraio, in oltre 30 piazze italiane (da Catania a Milano, passando per Lecce, Napoli e Assisi), si è tenuta la manifestazione “Piazzate d’amore”.Lo scorso 14 Febbraio migliaia di persone si sono riunite per il ges-to d’amore più bello: chiedere uguali diritti per tutte e per tutti.Lo scorso 14 Febbraio l’unico protago-nista è stato l’Amore, quello vero; quello che forse è ancor più vero per-ché resiste alle umiliazioni, ai diritti negati e ad una società che troppe volte si è voltata dall’altra parte ri-fiutandosi di prendere atto di una re-altà che semplicemente È (e che non potrebbe essere diversa da com’è).

Tra i 28 Paesi dell’Ue, quelli che non prevedono alcun tipo di tutela per le coppie omosessuali sono 9: Bulgaria, Cipro, Grecia, Italia, Lettonia, Litu-ania, Polonia, Romania e Slovacchia.L’Italia si distingue ancora una volta per le sue posizioni medi-evali in fatto di diritti umani.Nel Bel Paese, infatti, le coppie dello stesso sesso non possono ancora spo-sarsi. Il loro legame viene ritenuto in-degno di un riconoscimento legale, cosa che appare quanto meno bizzarra se si tiene conto del fatto che in nessun al-tro caso lo Stato interviene nel valutare l’idoneità di una coppia al matrimonio. Ad esempio, per assurdo, due scon-osciuti che si incontrassero per caso, potrebbero celebrare le proprie nozze senza incontrare nessun ostacolo le-gale, ma a due persone che si sono am-ate per tutta la vita viene negato questo diritto, il diritto a coronare il proprio amore nel modo che preferiscono.È vero che non tutte le coppie vogliono sposarsi, ma tutte le coppie vogliono e devono avere la possibilità di farlo sen-za essere limitate da una società che si arroga ancora il diritto di classificare, giudicare, ghettizzare l’“Altro” con la presunzione un po’ stantia di incarnare il prototipo di uomo “normale” e “giusto”.In questo contesto, ciò che risulta evi-dente è che, non prendendo una po-

sizione netta contro ogni forma di dis-criminazione, lo Stato italiano non resta neutrale ma emette un giudizio, un giudizio che in qualche modo legit-tima le sistematiche violazioni dei di-ritti che ogni giorno avvengono a danno delle persone omosessuali e non solo.

Le critiche più dure al matrimonio eguali-tario arrivano dai sostenitori della cosid-detta “famiglia tradizionale”. Si potreb-be stare ore a discutere di come questa definizione sia, nella maggior parte dei casi, priva di riscontri reali. Ma, il pun-to è che nessuno chiede alle “famiglie tradizionali” di rinunciare al proprio modo di vivere quest’unione; nessuno vuole privarle della loro legittimità, nessuno intende attaccarle (nonostante in molti spesso spendano il proprio tempo a vaneggiare di un attentato alla famiglia da parte della comunità LGBT). Quello che si chiede è di permettere a tutte le persone che si amano di cele-brare un’unione che venga riconosciuta e tutelata dalla legge, senza limitazi-oni dovute all’orientamento sessuale.

Non è l’essere “tradizionale” che quali-fica una famiglia, ma l’affetto profondo che lega le persone che ne fanno parte. Questo dovrebbe essere l’unico req-uisito richiesto dalla legge per legitti-mare l’unione tra due persone. Se tutte le “famiglie tradizionali” possedessero quest’unico, fondamentale requisito, probabilmente non ci ritroveremmo a vivere in una società che cerca di limitare le libertà degli altri piutto-sto che difendere il diritto all’Amore.

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CENTO PASSI VERSO UN’ALTRA ITALIA Chiara Riforgiato

Il 21 Marzo, Bologna era un brulicare di colori, persone e soprattutto Asso-ciazioni molto diverse fra loro ,ma unite dal comune senso di appartenenza ad una realtà che ormai da vent’anni lotta e si impegna per promuovere la cultu-ra della legalità e della giustizia nella società civile e per denunciare la pre-senza della corruzione nel nostro Paese.Stiamo parlando di LIBERA- Associazioni, Nomi e Numeri contro le Mafie, nata nel 1995, che il 21 Marzo ha celebrato ,tra le strade della città, la XX Giornata del-la Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.Attualmente Libera è un coordinamen-to di oltre 1600 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie po-litico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità.La legge sull’uso sociale dei beni con-fiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno con-tro la corruzione, i campi di formazi-one antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.

Il 21 Marzo è stata l’occasione per oltre 100.000 persone e decine e decine di as-sociazioni di manifestare pacificamente, in modo raccolto, per commemorare le molteplici vittime delle mafie e in modo vivace e festoso per esprimere la volontà di impegnarsi per non farsi soffocare dalla nube impercettibile dell’ illegalità.Hanno partecipato all’evento le famiglie, le scuole, i giovani, gli an-ziani, i bambini, le Forze dell’Ordine e in questo Libera è riuscita piena-mente nell’intento di coinvolgere trasversalmente la società civile.La manifestazione si è conclusa con il discorso di Don Ciotti, che con l’impeto con cui usualmente tramette i messag-gi alle folle, ha sottolineato che “Lib-era è libera e rimane tale”, mettendo in chiaro la lontananza da un qualsiasi tipo di strumentalizzazione partitica.A seguire, Bologna ha ospitato diversi Work-shop disseminati nel centro della città.

Tra questi, il Workshop “La prevenzi-one della corruzione in sanità”, organ-izzato da Massimo Brunetti, Direttore Innovazione e Valutazione Organiz-zativa e Responsabile per la Prevenzi-one della Corruzione e Trasparenza del progetto “Illuminiamo la Salute”.“Illuminiamo la Salute” è una iniziati-va nata dalla collaborazione di Libera, Coripe e Gruppo Abele con l’obiettivo di sostenere “i tanti operatori che quotidianamente si impegnano a con-trastare le diverse forme di opacità, discrezionalità e illegalità presenti nel settore della sanità e di cui spesso sono vittime involontarie e impotenti” e “di costruire momenti di supporto alle aziende sanitarie e agli enti ter-ritoriali chiamati, in base alla recente Legge 190/2012, a nuovi adempimenti nell’ambito della promozione della le-galità nel settore sociale e sanitario.”Durante il Workshop molte associazioni hanno avuto modo di esprimere in che modo l’argomento della prevenzione, della corruzione in sanità fosse affron-tato nella propria realtà e quali stru-menti potessero essere messi in campo per affrontare il tema della prevenzione in sanità in modo ottimale e sinergico.Anche al SISM è stato chiesto di in-tervenire in merito e grazie ai conte-nuti maturati in questi due anni dallo Small Working Group “Mafia e Sanità” e alle competenze acquisite in ma-teria di educazione non formale, è stato proposto il seguente intervento.

“Buonasera a tutti,ringrazio Massimo Brunetti del progetto Illuminiamo la Salute.Sono Chiara Riforgiato, Presidente Na-zionale del SISM- Segretariato Italiano Studenti in Medicina, Associazione No Profit di studenti che da anni si impegna nell’incrementare la consapevolezza degli studenti in medicina relativamente a molteplici interrogativi etici e sociali.Durante la giornata di oggi siamo stati invitati a parlare del ruolo dello stu-dente universitario e, in particolare, di medicina nell’ambito della pre-

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venzione della corruzione in sanità.Per farlo è importante individu-are gli ambiti dell’etica, del-la legalità e della corruzione.Al di là della definizione specifica di ognuno dei tre ambiti, vorrei sottolin-eare un aspetto di cui non si può non tenere conto nel momento in cui si va a sviluppare una strategia di prevenzi-one della corruzione in ambito sanitario e non: la coscienza e la consapevolez-za comune all’interno della società.Queste ultime, pur presenti nell’ambito di violazioni macroscopiche della le-galità, risultano, invece, scarse o to-talmente assenti relativamente a com-portamenti quotidiani che vanno a superare i confini delimitati da un lato dalla legalità e dall’altro dall’etica.Volendo definire la corruzione, ques-ta rappresenta l’insieme delle situ-azioni in cui l’interesse di ottenere un vantaggio privato o addirittura personale interferisce nell’esercizio di un’attività orientata a realizzare un interesse pubblico e collettivo.Dal momento in cui è stata intro-dotta la legge anticorruzione n.190 del 2012, la corruzione è dive-nuta legislativamente un reato.Tuttavia la corruzione presenta delle ben nitide differenze rispetto ad al-tre tipologie di reato, per il fatto che solitamente trascorre molto tempo dal momento in cui viene compiuto il reato e il momento in cui se ne osservano gli aspetti negativi; non sono presenti im-mediatamente delle vittime specifiche, ma gli effetti della corruzione sono es-ercitati su un target ampio; la corruzi-

one sono esercitati su un target ampio; la corruzione viene effettuata in modo con-sensuale e complice dagli attori in campo.La sanità è un contesto nel quale in modo particolarmente favorevole si possono sviluppare meccanismi di corruzione.In particolar modo, per quanto riguarda il ruolo del medico, uno degli aspetti della sua professione che più lo espon-gono a situazioni di corruzione è la dis-crezionalità con cui il medico imposta una strategia diagnostico-terapeutica. Questa si inscrive in un momento storico in cui la gestione clinica si sta integran-do sempre di più con l’introduzione di linee guida e protocolli anche per motivi anche in un’ottica di medicina difen-siva. L’ equilibrio tra il mantenimento di una discrezione professionale e la rigidità dell’indicazione medica rappre-senta una sfida per la figura del medico.Inoltre, vorrei riportare un aspetto su cui la nostra associazione lavora da anni, ovvero il conflitto di interessi nella pratica medica, vale a dire la condizione per cui interessi secondari e personali interferiscono con la capacità decision-ale di un individuo che dovrebbe agire nell’interesse pubblico e collettivo.Adesso parliamo del-lo studente in medicina.Lo studente in medicina vive la corru-zione soprattutto in due contesti e ten-denzialmente con due modalità diverse.Innanzitutto in ambito assistenziale, lo studente in medicina si trova a confron-to con meccanismi di corruzione nei con-fronti dei quali si trova ad avere un ruolo prevalentemente passivo, da spettatore.Scendendo un po’ più nello specifico e

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fornendo qualche banale esempio, ci sono situazioni che lo studente si trova ad osservare, prima fra tutte la disparità e la modalità e il tempo impiegato per la comunicazione con pazienti e familiari, conoscenti, amici o colleghi del medico.Oppure il facilitato accesso alla de-genza o ai programmi diagnostici e terapeutici dei pazienti che si tro-vano nella suddetta situazione relazi-onale privilegiata verso il medico.Nel contesto universitario, invece, lo studente in medicina può avere un ruolo molto più attivo all’interno dei processi che possono portare ad avere comporta-menti non etici e che vanno ad alimen-tare meccanismi poco trasparenti e, di conseguenza, tendenzialmente corrotti.Infatti, è possibile individuare un’etica dell’insegnamento, dai profes-sori verso gli studenti, ed un’etica dell’apprendimento di cui sono respon-sabili prevalentemente gli studenti, che sono due concetti su cui abbiamo svi-luppato negli ultimi anni una riflessione all’interno del contesto associativo.Lo studente di medicina, durante il suo percorso di studi, si trova a confrontarsi con attività didattiche e professional-izzanti all’interno delle quali egli ha il diritto/dovere di acquisire una serie di competenze di tipo teorico, pra-tico, ma anche comportamentale che gli permetteranno di svolgere in fu-turo la professione in modo adeguato.L’insieme di comportamenti, la serietà e la professionalità con cui lo studente svolge la sua attività formativa è influ-enzato dalla maturazione di consapev-olezza e da un ventaglio di valori, che definiamo “etica dell’apprendimento”.Parallelamente si sviluppa il concetto di etica dell’insegnamento che descrive,

invece, l’insieme dei valori che dovrebbero accompagnare l’attività didattica , delle figure di docen-za e di tutorship universitaria.Inoltre,vorrei introdurre l’ultima parte del mio intervento, ovvero quali possono essere le strategie per poter efficace-mente prevenire la corruzione in sanità.Quest’ultima è una problematica comp-lessa a cui è possibile rispondere con soluzioni altrettanto complesse, che prevedono un approccio multidisci-plinare e l’individuazione di strategie di cambiamento sinergiche che ven-gono concretizzati in ambiti diversi.Data la posizione ed il ruolo sociale, gli studenti universitari possono dar luogo prevalentemente ad un’azione a lungo termine, che preveda lo svi-luppo di un processo formativo ed ed-ucativo orizzontale e trasversale che abbia come obiettivo la promozione di una cultura dell’etica e della legalità.Durante il corso di laurea in Medici-na e Chirurgia, difficilmente saranno presenti corsi curriculari in cui i do-centi insegnano e trasmettono agli studenti i fondamenti di tale cultura.Fare formazione in merito ad una tematica come l’etica è estrema-mente complesso: per trasmettere concetti etici concretamente ed ef-ficacemente non è sufficiente utiliz-zare strumenti quali conferenze o altri espedienti volti a trasmettere informazioni, ma è fondamentale ag-ire con altre metodiche sul comporta-mento individuale e sull’espressione di questo all’interno della società civile.L’introduzione della legge anticor-ruzione è stato un segnale ed un tra-guardo importante, ma in sé per sé non ha determinato una riduzione

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della corruzione ed è stato neces-sario introdurre strategie ulteriori, come le campagne di sensibilizzazione.Questo perché per effettuare un cam-biamento del comportamento è nec-essario utilizzare metodi e strumenti che permettano agli studenti e ai cit-tadini di comprendere profondamente gli ambiti della legalità e corruzione.All’interno della nostra Associazione abbiamo acquisito negli ultimi anni numerose competenze nell’ambito dell’Educazione Non Formale e ci capita spesso di parlare di Peer Education, ov-vero di un insieme di tecniche che han-no lo scopo di far maturare un certo tipo di consapevolezza al fine di orientare il comportamento del singolo su una vasta gamma di tematiche per le quali, ap-procciarsi in termini di “cosa si può fare” e “cosa non si può fare” non sortisce alcun effetto o addirittura può even-tualmente avere conseguenze dannose.Contemporaneamente in alcune realtà locali si riesce, mediante i progetti, a coinvolgere l’Università, a cui si cerca di far comprendere l’importanza di in-trodurre temi riguardanti l’etica medica nell’insegnamento curriculare, per fare in modo che non solo i più sensibilizza-ti, o coloro che si lasciano coinvolgere dalle realtà associative , ma tutti gli studenti acquisiscano questi strumenti.Analogamente per quanto riguar-da il tema del conflitto di interesse nella pratica medica, viene realiz-zato ogni anno un Workshop per ca-pire in cosa consista effettivamente e in quali ambiti si può presentare.regole e prescrizioni, per quanto gi-uste e condivise. L’etica chiama in causa l’integrità delle nostre vite, le nostre responsabilità, le nostre pic-cole e grandi scelte quotidiane.(…)

Le mafie sono un fatto culturale, una mentalità. Sono l’idea molto diffusa nel nostro Paese che l’interesse privato-individuale, di piccole cerchie o cor-porazioni-prevalga sul bene comune.”Probabilmente, quindi, agendo dall’alto sulle Istituzioni mediante la progettual-ità locale e nazionale e dal basso me-diante metodiche di educazione non formale è possibile cominciare a fare un piccolo passo verso una condizione in cui la popolazione studentesca sia mag-giormente consapevole del proprio ruolo e delle conseguenze del proprio agire in ambito medico-sanitario e possa diffon-dere in tal modo la cultura della legalità all’interno del proprio campo di compe-tenze quale il settore sanitario stesso.”

Per concludere, vorrei riportare una citazione di Don Luigi Ciotti tratta dal libro promosso da Libera “Cento pas-si verso un’altra Italia”, che ritengo possa essere per ognuno di noi fon-te di riflessione e approfondimento.“L’etica non si esaurisce nella scrittura dei codici o nell’enunciazione di regole e prescrizioni, per quanto giuste e condivise. L’etica chiama in causa l’integrità delle nostre vite, le nos-tre responsabilità, le nostre piccole e grandi scelte quotidiane.(…)Le mafie sono un fatto culturale, una mentalità. Sono l’idea molto diffusa nel nostro Paese che l’interesse privato-individu-ale, di piccole cerchie o corporazioni-prevalga sul bene comune.”

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UN VISITATORE PRUDENTE E ACCORTO APRE GLI OC-CHI, MA NON LA BOCCA. (PROVERBIO TANZANIANO) Silvia Brognoli

Tanzania, gennaio 2015Habari za asubuhi? Nzuri!...Buongiorno. Notizie del-la mattina? Tutto bene!Sono Silvia, vengo da Brescia e ho vo-luto presentare questo piccolo reso-conto della mia esperienza in Tanza-nia partendo dai saluti. Scambiarsi un saluto quando ci si incontra è una pre-rogativa importantissima per la gente del posto. Non si dice buongiorno, ma ci si chiede come va e la risposta non può essere altro che positiva. Così io penso “nzuri” ogni volta che mi viene chiesto “allora come è andata?”.

Il 4 gennaio, la sera prima di partire, an-cora gonfia dei dolciumi natalizi, frig-navo tra le braccia della mia famiglia, - mi mancherete! E il nonno? Starà bene, vero? Tenetemi aggiornata!-Un mese dura pochissimo, il tempo vola, ma non mi vergogno di ammet-tere che spaventa. Sono partita senza aspettative, ho voluto che fosse così, per arrivare senza che mi restasse altro che stupirmi. Quando l’aereo è atter-rato ho visto il verde e di quel colore mi sono innamorata. Gennaio è la sta-gione delle piccole piogge nella fascia tropicale dove è situata la Tanzania, quindi gli alberi e la campagna scop-piavano tutti in una fragorosa risata di foglie. Ho amato anche la campagna.

Tosamaganga è situata in mezzo a un dolce susseguirsi di campi e foresta.Al mio arrivo, dopo una notte afosa a Dar es Salaam, mi hanno comprato un biglietto per il pullman pazzo di-retto a Iringa. Sfrecciavamo lungo l’autostrada, poche soste per il bagno lungo il tragitto. All’arrivo alla bus sta-tion mi aspettava Pierino, il simpaticis-simo gestore della guesthouse che, a dispetto del nome, è tanzanianissimo. Ho amato anche la guesthouse: sin dalla prima sera mi sono sentita subito parte di una grande famiglia.La saggia Teresa, una anziana signora del Pie-monte che vive in Africa da trent’anni. Le Junior Project Officer, ossia le spe-

cializzande, che ci hanno fatto da sorelle maggiori per tutta la nostra permanenza. Beatrice, la mia com-pagna di stanza e di avventure: io e lei, per gli “espatriati” che lavoravano per il cuamm, eravamo “le sismiche”.

Il secondo giorno abbiamo cominciato col tirocinio. Non era la prima volta che mettevo piede in un ospedale africano. Ho fatto subito amicizia con il beato dis-ordine che mi circondava, con l’allegria delle ostetriche che, a metà mattina, ci offrivano i mandasi -delle buonissime frittelle bisunte-, col sorriso di Witness, la head nurse sempre di buon umore. Poi sono arrivati gli odori, profumi umani ai quali il mio naso non era abituato. I miei occhi si riempivano di colori, so-prattutto di quelli dei kanga e kitenge,le stoffe variopinte che le donne indossano e nelle quali avvolgono i loro bambini. Nell’ospedale spesso non c’è acqua e questi tessuti sono l’unica risorsa per tenersi puliti. I neonati che hanno ap-pena abbandonato il caldo abbraccio del ventre materno vengono passati e avvolti in queste tele d’arcobaleno. Le giornate si rincorrevano, una dietro l’altra e og-nuna portava con sè una sorpresa, che il più delle volte faceva stare male. Lì il confine fra la vita e la morte si gioca sui secondi, quei pochi che ti restano per rincorrere il battito di un cuore che da solo non ce la fa. Mi sono resa conto di come potessero coesistere, nella stessa stanza, a pochi metri di distanza, una vita che finisce ed una che inizia. Le mat-tine in sala parto sono spesso state frus-tranti, per fortuna ad accompagnarci c’è sempre stata della gente straordinaria. Medici che hanno scelto di mettersi in gioco scegliendo una vita altrove, in una terra autentica e a volte spietata, ma che ti commuove per la bellissima sem-plicità con la quale culla i suoi abitanti.Questo mese mi ha insegnato innan-zitutto a consolidare quei valori che già sentivo miei: il rispetto per la per-sona, per la diversità, per una cultura che sembra così distante dalla mia.

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Uno stile di vita diverso, lento e pacato, che mi ha fatto riflettere su come, da tempo, mi stia sbriciolando la vita tra le mani, lasciando che la frenesia del vento occidentale se la porti via con sè.Indubbiamente questa esperienza mi ha permesso di acquisire tante ca-pacità pratiche: ho assistito i miei primi parti naturali, ho visto resus-citare un neonato, ho tolto i miei primi punti e fatto un’ecografia con l’aiuto del dottor Johnbosco.Ciononostante, quello che ritengo più importante è l’aver imparato ad usare la delicatezza, a dosare la mia voglia di fare, la mia curiosità. Quante sono state le volte in cui mi dicevo dai, adesso mi infilo i guanti e la misuro anch’io dopo l’ostetrica la dilatazione della cervice. Poi mi frenavo, guar-davo la scatola come al solito quasi vuota dei guanti sterili sull’armadietto arrugginito e pensavo, è davvero nec-essario? Servono più a me o a loro?

Questo piccolo esempio vorrei che ri-manesse uno spunto di riflessione su ciò che un’esperienza del genere è in grado di darci e soprattutto sulla grande op-portunità che ci viene data, attraverso questo progetto, per capire cosa sia, in realtà, la cooperazione internazionale.Si parte con la voglia di andare in Af-rica, si rientra con la consapevolezza di volerci tornare sapendo quale sarà il proprio ruolo laggiù.Se vi ho quasi convinti a partire, per qualsiasi in-formazione o se aveste bisogno didettagli, scrivetemi pure su facebook o per mail!Il mio indirizzo è : a s s a l t o f r o n t a l e @ h o t m a i l . c o m

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COREA DEL SUD : TERRA DALLE MILLE SFACCETTATURE Raffaella 라파엘라 Napoli

Tutto è cominciato durante il Con-corso della Campagna scambi 2014/2015: finalmente dopo un anno al secondo tentativo sono riuscita a prendere la Corea del Sud come meta per il concorso Research Ex-change, luogo che sognavo di visi-tare dal mio primo anno di Medicina.

Dopo un’attesa durata mesi e la con-clusione delle pratiche ‘’per nulla complicate’’ arriva finalmente il 31 Agosto 2014…l’inizio del mio viag-gio verso l’altro capo del mondo!La South Korea è una nazione af-fascinante, che ti incanta con la sua cultura e la sua storia.Una perfetta commistione tra sto-ria, tradizione e urbanizzazione.Seoul è una megalopoli mutante, dove schermi giganti posti sulle tor-ri moderne degli edifici moderni di Gangnam, si alternano ai palazzi rea-li ereditati dalla dinastia confuciana Joseon del quartiere di Gwanghwa-mun, il cuore storico della città con gli edifici governativi e le mostre d’arte.I templi dell’ordine di Jogye, come il Jogyesa, si alternano ai poli della Samsung e ai negozi dell’artigianato, alle sale da the, fino ai Santuario di Jongmyo e al palazzo Changdeokgung che si stendono a nord con i loro im-mensi parchi e il Namsan Park, le “montagne del Sud”, un tempo lim-ite della capitale, si mostra con i suoi boschi selvaggi e il giardino botanico nel centro della città.

Ma il vero gioiello della Corea del Sud, a mio avviso, è l’antica capitale storica, Gyeongju,nota come il museo senza mura, che si estende per più di 1300 km. Il “centro” è costituito solo da qual-che strada con alberghi e ristoranti, per lasciare spazio all’antica capi-tale, immacolata, come se lo svi-luppo economico e l’urbanizzazione non fossero mai arrivati ad“inquinare” la città, dove po-tete visitare Bulguksa Temple,

il tempio buddhista più grandedel Paese e tanto altro.La gente è molto disponibile ma il problema fondamentale è che fuori da Seoul, studenti universitari e medici, NESSUNO parla inglese!! A volte è stato davvero divertente cercare di instaurare una conver-sazione e complicato allo stesso tempo (consiglio spassionato, com-pratevi un frasario per le emergenze e la guida con i nomi riportati anche con gli ideogrammi coreani!!!!!)

Il cibo è buonissimo e soprattutto piccantissimo a seconda la pietanza, completamente diverso dal nostro! Ma attenti al pesce fermentato, quello è terribile!! Il pranzo e in genere i pasti sono un importante momento di condivisione e unione e sono molto sentiti dai coreani, che li accompag-nano al soju, loro bevanda nazionale.

Io personalmente sono stata ac-cettata a Wonju per lo scambio di Ricerca Medica nella Yonsei Univer-sity, Dipartimento di Endocrinologia, a 1h di treno da Seoul (e i treni vi garantisco spaccano il secondo). Ad aspettami alla stazione ho trovato le mie contact people, che mi hanno portato nello studentato per posare i bagagli e andare subito a bere e festeggiare l’inizio dello scambio con i colleghi e altri due svedesi ar-rivati per lo scambio professionale!Non era previsto un Social Pro-gram quando ci sono andata io, ma in generale nel tempo libero ci si organizzava sempre per uscire e visitare le altre città nel weekend.Lo studentato era ben organizzato, a solo 2 minuti dall’ospedale se cam-minavo normale, 30 secondi se cor-revo! Una favola! In stanza ero con 2 ragazze coreane e una svedese.Devo dire, alla fine, ottima come cosa perché ho avuto modo di strin-gere e di girare nel tempo libero e per qualsiasi cosa erano sempre disponibilissime. Nello stesso piano

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erano fruibili le lavanderie e una sala adibita a soggiorno con distribu-tori d’acqua e fornetti a microonde.

Ospedale: nuovissimo, con tut-ta le strumentazioni più mod-erne, staff disponibilissimo.La mia giornata tipica era la seguente:7:30 labmeeting mattutino con pre-sentazione di articoli scientifici e casi clinici;8:00 Girovisite8:30 Colazione con Dottore e il suo staff8:45 Ambulatorio9:30 Inizio dell’attività di Ricerca nei laboratoriLavoravo in media intorno alle 8 ore al giorno, ma in alcuni casi potevano au-mentare fino a 11 ore e mezza circa ( eh si i ritmi sono quelli asiatici). A volte capitava che durante il pranzo si or-ganizzavano meeting per gli aggiorna-menti sugli studi di cohorte.In partico-lare il progetto che ho seguito verteva sullo studio e l’interazione di alcuni antiossidanti sulle steatosi epatiche.Alla fine dello scambio mi hanno fatto anche fare 2 presentazioni davanti i pro-fessori e medici del reparto relativi a:-Report finale relativo al progetto di ricerca da me seguito, con i ri-sultati dei test svolti nel mese e os-servazioni in merito a questi ultimi-Presentazione di un caso di PWS (Prad-er-Willi Syndrome) ricoverato presso l’unità di endocrinologia, che ho potuto seguire insieme agli strutturati nelle diverse fasi di valutazioni degli esami/

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analisi.Sembrerà pesante e magari ogni tanto lo è stato, ma ti re-gala tante soddisfazioni! Ho avuto modo di mettere in pratica svariate tecniche di laboratorio, trattare le cavie, e durante le ore di ambulato-rio aiutare nelle visite dei pazienti: insomma ho avuto modo di fare un po’ di tutto! È stata un’esperienza fantastica, che rifarei mille volte, che ha fatto aumentare la mia pas-sione per il mondo della medicina e mi ha permesso soprattutto di met-termi in gioco!!

Posso concludere dicendo che la Corea del Sud è un posto che ha le sue contraddizioni, tanto ap-erto allo sviluppo da un lato, tanto restio dall’altro a lasciare le proprie tradizioni. Ma è anche questo che lo rende affascinante.Spero di avervi trasmesso anche un po’ del mio entusiasmo e di avere stuzzicato il vostro interesse verso questo paese unico al mondo.

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COME SCRIVERE SU ZONA SISMICA?!Avete voglia di scrivere un artico-lo? Non sapete bene come funzione e come fare? Ecco un breve vademecum su come lanciarvi in questa avventura!

1) Per prima cosa contattate il redattore dell’area per cui vo-lete scrivere entro il 20 del mese precedente l’uscita del numero.I redattori di ogni area li trovate a pagina 2 della rivista!

2) Dopo esservi accordati con il redattore ed aver avuto il via lib-era, mandate l’articolo al redattore entro il 30 del mese, possibilmente con allegate (e non dentro l’articolo) le foto. N.B. Le foto devono essere senza copyright, per cui o sono immagini scattate da voi/dagli autori/da qualcuno che vi autorizza, oppure po-tete cercare le immagini andando so Google Immagini e selezionando nel menù sotto la barra di ricerca, “Strumenti di ricerca”>”Diritti di utilizzo”> “Contrassegnate per il riutilizzo non commerciale”

3) Una volta inviato verrà revisionato dal redattore e dalla Caporedattrice che proporranno eventuali modifiche/correzio-ni che voi dovrete rivedere per dare il via libera sulle modifiche

4) Sedetevi e godetevi il momento dell’uscita del vostro arti-colo sul sito www.zonasismica.org e sul nostro profilo ISSUU!

Condividete, diffondete, date voce alle vostre idee!Zona SISMica aspetta anche te!

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SISM - Segretariato Italiano Studenti MedicinaUfficio Nazionale: Padiglione Nuove Patologie, Policlinico Sant’Orsola,

via Massarenti 9, 40138 Bologna.tel/fax: +39 051 399507 – e-mail: [email protected]

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