zona sismica vol. 5

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Vol.5 – Pag. 1 Vol.5 - Maggio 09 La Newsletter ufficiale del Segretariato Italiano Studenti in Medicina

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La pubblicazione degli Studenti in Medicina!

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Vol.5 – Pag. 1

Vol.5 - Maggio 09

La Newsletter ufficiale del Segretariato Italiano Studenti in Medicina

Vol.5 – Pag. 2

In questo numero

Editoriale ............................................................................................................................... 3

Attualità della legge Basaglia ................................................................................................... 4

Pacchetto Sicurezza ................................................................................................................ 6

Un Sorriso in più ..................................................................................................................... 8

GA: MM2008, Hammamet ..................................................................................................... 10

Meeting di area tematica ....................................................................................................... 12

Perché celebrare l’8 marzo? ................................................................................................... 14

Devil Came on Horseback ...................................................................................................... 19

Congresso 2008: SISMEEEOOWNNN!!!! .................................................................................. 21

This is public health .............................................................................................................. 24

Rwanda: per non dimenticare ................................................................................................ 25

Ems Council ......................................................................................................................... 28

Convenzione Libreria Universo 2009 ....................................................................................... 29

Vol.5 – Pag. 3

Editoriale

Care amiche e cari amici,

è con un po’ di emozione che scrivo questo editoriale del nuovo numero di Zona Sismica.

Quella che leggerete è un’edizione estremamente ricca di articoli che raccontano di grandi progetti realizzati e di altri che si sta cercando di implementare e migliorare, e ancora di alcune iniziative che si affacciano per la prima volta sul panorama nazionale. Un’edizione in cui viene lasciato spazio ad alcune discussioni che in questi mesi hanno contraddistinto il dibattito associativo e che diventa una finestra aperta sulla GA di marzo e sull’EMS Council, perché tutti possano respirare, attraverso il racconto dei nostri reporter, l’atmosfera di un evento internazionale. Un’edizione che, attraverso la recensione di due film, porta all’attenzione di tutti noi due Paesi i cui fatti tragici non godono più della ribalta mediatica: il Darfur e il Rwanda.

La realizzazione di questa edizione di Zona Sismica coincide con il rinnovamento e l’ampliamento del Publishing Group. Un gruppo di nostri soci che in questi mesi alacremente hanno lavorato per selezionare gli argomenti di maggior interesse e nella stesura degli articoli. Un ringraziamento enorme va a Claudia, la coordinatrice di questo gruppo, per la gestione impeccabile di tutto questo lavoro. Un ringraziamento altrettanto sentito va a tutti i ragazzi che hanno permesso, con la loro dedizione e con il loro impegno, l’uscita del quinto volume della nostra newsletter associativa: Alessandro, Andrea, Diego, Elena, Lucia, Marta, Paolo. L’ultimo ringraziamento è per Andrea, dalla cui intuizione questa newsletter è nata, ormai quasi tre anni fa.

Tre anni in cui Zona Sismica e il Publishing Group sono cresciuti e si sono rinnovati. Noi speriamo di essere all’altezza del cammino fin qui percorso e di portare Zona Sismica ad essere, per ogni Socio del SISM, quella fonte di informazione e riflessione che sogniamo.

Buona lettura!

Cristiano Alicino

Presidente SISM

Zona Sismica è una pubblicazione S.I.S.M. - Segretariato Italiano Studenti Medicina Ufficio Nazionale: Padiglione Nuove Patologie, Policlinico Sant’Orsola, via Massarenti 9, 40138 Bologna tel/fax: +39 051 399507 e-mail: [email protected] , web: www.sism.org Publishing group, e-mail: [email protected]

© Parti di Zona Sismica possono essere riprodotte per scopi non politici e non lucrativi, sempre menzionando le risorse. AVVISO: Ogni cura è

stata presa nella redazione di questi articoli. Tuttavia, gli errori non possono essere sempre evitati; il S.I.S.M. declina ogni responsabilità.

Le opinioni espresse in Zona Sismica sono quelle degli autori e necessariamente non riflettono le opinioni del S.I.S.M.

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Attualità della legge Basaglia “La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d'essere“ F. Basaglia. Il 13 maggio si “celebra” il 31esimo compleanno di una legge fondamentale per gli psichiatri: la “180” chiamata anche, con il nome del suo ispiratore, Franco Basaglia. La legge in seguito venne inserita nella legge 833, sempre del 78, che impostava il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) Art. 1 - Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori Gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono

volontari. Nei casi di cui per legge e in quelli

espressamente previsti da leggi dello Stato possono e essere disposti dall' autorità sanitaria nel rispetto della dignità della persona e dei diritti civili e politici garantiti dalla Costituzione, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura. Gli accertamenti e i trattamenti sanitari

obbligatori a carico dello Stato e di enti ed istituzioni pubbliche sono attuati dai presidi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti la degenza, nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate. Nel corso del trattamento sanitario

obbligatorio chi vi è sottoposto ha diritto a comunicare con chi ritenga opportuno. Gli accertamenti e i trattamenti sanitari

obbligatori di cui ai precedenti commi devono essere accompagnati da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione di chi vi è obbligato. Gli accertamenti e i trattamenti sanitari

obbligatori sono disposti con provvedimento del sindaco, nella sua qualità di autorità sanitaria locale, su proposta motivata di un medico. Art. 2 - Accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori per malattia mentale. Le misure di cui al secondo comma del

precedente articolo possono essere disposte nei

confronti delle persone affette da malattie mentali. Nei casi di cui al precedente comma la

proposta di un trattamento sanitario obbligatorio può prevedere che le cure vengano prestate in condizioni di degenza ospedaliera solo se esistano alterazioni psichiatriche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall' infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extraospedaliere. Il provvedimento che dispone il trattamento

sanitario obbligatorio in condizioni di degenza ospedaliera deve essere preceduto dalla convalida delle proposta di cui all’ art. 1 da parte di un medico della struttura sanitaria pubblica e deve essere motivato in relazione a quanto previsto dal precedente comma Art. 6 - Modalità relative agli accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori in condizioni di degenza ospedaliera Gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali sono attuati di norma dai servizi e presidi psichiatrici extra ospedalieri.(…) A decorrere dall' entrata in vigore della presente legge i trattamenti sanitari per malttie mentali che comportino la necessità di degenza ospedaliera e che siano a carico dello stato o di enti e istituzioni pubbliche sono effettuati, salvo quanto disposto dal successivo articolo 8, nei servizi psichiatrici di cui ai successivi commi. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, anche con riferimento agli ambiti territoriali previsti dal secondo e terzo comma dell' art. 25 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n.°616, individuano gli ospedali generali nei quali, entro sessanta giorni dall' entrata in vigore della presente legge, devono essere istituiti specifici servizi psichiatrici di diagnosi e cura. I servizi di cui al secondo comma del presente articolo - secondo quanto è previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 1969, n°128, per i servizi speciali obbligatori negli ospedali generali e che non devono essere dotati di un numero di posti letto superiore a 15 - al fine di garantire la continuità dell' intervento sanitario

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a tutela della salute mentale sono organicamente e funzionalmente collegati, in forma dipartimentale, con gli altri servizi e presidi psichiatrici esistenti nel territorio Art. 7 - Trasferimento alle regioni delle funzioni in materia di assistenza ospedaliera psichiatrica. • A decorrere dall' entrata in vigore della presente legge le funzioni amministrative concernenti l' assistenza psichiatrica in condizioni di degenza ospedaliera, già esercitate dalle province, sono trasferite, per i territori di loro competenza, alle regioni ordinarie e a statuto speciale. resta ferma l' attuale competenza delle province autonome di Trento e Bolzano. • L 'assistenza ospedaliera disciplinata dagli artt. 12 e 13 del decreto-legge 8 luglio 1974, n°264, convertito con modificazioni nella legge 17 agosto 1974, n°386, comprende i ricoveri ospedalieri per alterazioni psichiche. Restano ferme fino al 31 dicembre 1978 le disposizioni vigenti in ordine alla competenza della spesa. • A decorrere dall' entrata in vigore della presente legge le regioni esercitano anche nei confronti degli ospedali psichiatrici le funzioni che svolgono nei confronti degli altri ospedali. • E' in ogni caso vietato costruire nuovi ospedali psichiatrici, utilizzare quelli attualmente esistenti come divisioni specialistiche psichiatriche di ospedali generali o sezioni psichiatriche e utilizzare come tali divisioni o sezioni neurologiche o neuropsichiatriche. (…) Questa legge, rivoluzionaria per l’epoca, sancisce due punti fondamentali nell’organizzazione della gestione ospedaliera sanitaria. Il primo punto (art.7) è l’abolizione del servizio del “manicomio” inteso come un semplice luogo di “parcheggio di minorati mentali” con l’istituzione di piccoli servizi territoriali (massimo 15 infermi, vedi art. 6) volti all’assistenza e alla cura dei pazienti stessi. Vengono per questo istituiti altri generi di servizi a tutela del paziente psichiatrico, quali: 1.il “centro per il servizio di diagnosi e cura psichiatrica” ovvero i “Mini-reparti” ospedalieri, gestiti in realtà dalle USL-ASL e non dai policlinici, nei quali i pazienti psichiatrici possano essere ricoverati, assistiti

e curati (quando necessario, anche con un TSO. Vedi dopo) durano al massimo 40 giorni, sono ripetibili dopo un intervallo di circa un mese, a seconda delle disponibilità della struttura stessa (dato che è limitata a 15 posti, come prima detto) 2. il CSM, centro per la salute mentale, nel quale i pazienti più autonomi, domiciliati e non ricoverati, possono essere assistiti nella quotidianità della loro malattia e assunzione della terapia. 3. la residenzialità autonoma: i pazienti psichiatrici autonomi, ma che non godono del supporto familiare, possono essere inseriti in piccoli ambienti (max. 7 persone) in cui possono essere eventualmente assistiti da personale qualificato, ma possono continuare a mantenere la propria indipendenza nelle attività giornaliere. Il secondo punto innovativo della legge è , come precedentemente citato, l’istituzione del Trattamento Sanitario Obbligatorio, TSO, unico modo per ospedalizzare un paziente contro la propria volontà, con esclusione della necessità di consenso (L.675/96), il quale TSO avviene nei casi in cui non sia altrimenti garantibile l’incolumità del paziente stesso e di terzi, o nel caso in cui il paziente chiaramente non fosse in grado di dichiarare il proprio consenso (impossibilità fisica, incapacità di agire o di intendere e volere) Il TSO quindi può essere effettuato, oltre nei casi di patologia psichiatrica in acuzie da trattare necessariamente con degenza ospedaliera, anche nei casi di malattie infettive e diffusive, malattie veneree in fase contagiosa, e nelle malattie professionali,e in caso di lesioni da infortunio sul lavoro e altre lesioni comportanti invalidità pensionabile (il rifiuto del ricovero ospedaliero può ridurre i benefici assicurativi fino ala perdita completa) Per quanto riguarda l’attuazione della legge 180, probabilmente molte regioni, alle quali si è rivolto il “passaggio di consegne” tra la struttura “manicomio” e i servizi attuali, non sono state all’altezza del proprio compito; molti sono i casi in cui enti privati, o, più

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frequentemente, religiosi, si sono presi carico dei pazienti psichiatrici senza personale formato, ricreando gli stessi ambienti del manicomio, ma non è mio compito la denuncia di questi fatti di malsanità, che non ho potuto constatare di persona . (ma guardate la puntata di report del 3 maggio…)

Ho solo voluto presentarvi qui alcuni pezzi di questa legge, sperando di avervi spiegato i punti di innovazione, lasciando poi a voi la capacità di ragionare su come gli enti incaricati possano aver trovato difficoltà nella realizzazione di questo “impianto moderno” Spero di esserci riuscita.

Claudia Amadasi

Pacchetto Sicurezza

Siamo ormai giunti alle battute conclusive

dell’iter parlamentare del ddl 1280, noto alla maggior parte di noi come Pacchetto Sicurezza. A distanza di un anno dalla sua

presentazione (21 maggio 2008) giovedì 14 maggio si arriverà alla votazione definitiva e sapremo se all’interno del Codice Penale verrà introdotto il reato di ingresso e soggiorno illegale nel nostro Paese.

Il voto arriva al termine di una lunghissima battaglia che numerosissime Associazioni, Ordini Professionali, Organizzazioni Non Governative, politici e parlamentari di entrambi gli schieramenti politici hanno condotto all’interno della Società Civile. Fra le norme certamente più contestate, in particolar modo all’interno del mondo sanitario, c’è l’emendamento che aboliva l’articolo 35, comma 3, del decreto legislativo 286/98, meglio noto come “Divieto di Segnalazione”, che grarantiva la possibilità per i cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno, di accedere alle cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali presso presidi pubblici o accreditati. Questa disposizione era presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n.

489/95. Il razionale di tale norma non era solo quello di permettere all’immigrato irregolare di accedere alle strutture sanitarie per ricevere le cure necessarie, ma piuttosto quello attuare pienamente l’art. 32 della Costituzione, in base al quale la salute è tutelata dalle istituzioni in quanto riconosciuta come diritto pieno ed incondizionato della persona in sé, senza limitazioni di alcuna natura, comprese – nello specifico – quelle derivanti dalla cittadinanza o dalla condizione giuridica dello straniero.

Successivamente all’approvazione del provvedimento da parte del Senato della Repubblica (5 febbraio 2009) anche il SISM ha deciso di prendere una posizione chiara e contraria a tale norma, aderendo agli appelli lanciati da associazioni partner come la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni e l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale e diramando alle principali testate giornalistiche un comunicato in cui esprimevamo la nostra indignazione contro una norme che limitava fortemente l’accesso alle cure e quindi il diritto alla salute degli immigrati in condizione di irregolarità. L’attività del SISM si è contraddistinta, grazie all’impegno congiunto delle Sedi Locali e del Consiglio Nazionale, per aver provato a fornire informazioni corrette a studenti, specializzandi e medici circa le reali

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implicazioni dell’abolizione del “Divieto di Segnalazione”. Numerose sono state le assemblee e gli spazi di incontro organizzati in tutta Italia per provare a comprendere le ricadute legali di questo provvedimento, per capire come un medico si sarebbe dovuto comportare davanti ad un paziente, si perché prima di tutto ci dobbiamo confrontare con una persona bisognosa delle nostre cure e non controllare il suo documento, non in regola con il permesso di soggiorno, se la legge introduceva un obbligo di segnalazione, o la denuncia rimaneva solamente una possibilità lasciata a quei medici che nell’istante in cui si fosse presentato davanti a loro un immigrato irregolare avrebbero deliberatamente rimosso dalla loro azione terapeutica il principio deontologico secondo il quale è dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. Studi effettuati da insigni giuristi hanno evidenziato che l’introduzione del reato di “immigrazione clandestina” ,assieme all’abolizione del divieto di segnalazione costringerebbero il medico che nell’esercizio della sua professione si fosse preso cura di un paziente non regolare,a denunciarlo, per non correre rischio di incorrere a sua volta in nel reato di “omissione di denuncia”. Le durissime critiche da parte degli addetti ai lavori e della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri hanno portato le Commissioni I e II della Camera dei Deputati ad eliminare l’abrogazione del divieto di segnalazione dal pacchetto sicurezza.

La questione però rimane ancora aperta. Permanendo l'introduzione del reato di soggiorno illegale, il problema della denuncia da parte degli operatori della struttura sanitaria per alcuni è solo attenuato. Alcuni esperti sostengono che gli artt. 361 e 362 c.p. continuerebbero ad obbligare tali operatori, se pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, a denunciare lo straniero della cui condizione di irregolarità vengano a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni. La Società Italiana di Medicina delle Migrazioni è convinta che la permanenza del divieto di segnalazione del comma 5, articolo 35 del D.ivo 286/98 sia sufficiente per tutelare gli immigrati (e gli operatori) nel settore sanitario, ma in attesa di una consolidata giurisprudenza in materia, in molti uffici della pubblica amministrazione si potrebbe determinare una situazione di grave confusione ed incertezza che di fatto ridurrebbe l’accessibilità ai servizi. Senza considerare che già in questi mesi, precedenti alle modifiche legislative citate,, è già stata segnalata una diffusa riduzione degli accessi alle strutture sanitarie da parte degli immigrati senza permesso di soggiorno, e sono balzati agli onori della cronaca alcuni casi di mancata accesso alle strutture sanitarie con conseguenze letali per il malato e di personale sanitario o amministrativo che con un eccesso di zelo ha provveduto ad avvisare l’autorità giudiziaria della condizione di irregolarità del paziente. Qualunque sia il destino di questo provvedimento, la strada per ricucire il filo di fiducia che univa immigrato irregolare e personale sanitario, per ricostruire la reale universalità del nostro sistema sanitario, è ancora lunga; compito di studenti e medici è percorrerla fino in fondo perché i principi e i valori enunciati nel nostro codice deontologico e nella nostra Costituzione non rimangano solo parole vuote. Cristiano Alicino

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Un Sorriso in più

Si sente spesso parlare di Clown Therapy e si associa questo termine ai bambini ricoverati in ospedale che ricevono conforto da persone armate di naso rosso e palloncini colorati, attori che giocano a regalare sorrisi. Nel SISM la parola Clown Therapy si associa a Love Care Giving, e a portare sorrisi non solo a bambini ma anche ad adulti non sono degli attori, ma i medici del domani! Ricordo con emozione l’inizio della mia avventura nel SISM, quando da matricola incontrai un ragazzo di questa associazione ed insieme iniziammo a costruire qualcosa per portare gli studenti in medicina tra i letti dei reparti, armati di naso rosso e tanta voglia di fare, ma soprattutto con il desiderio di affiancare alla formazione accademica della facoltà un’esperienza che aiutasse a ritrovare nella figura medica la voglia e il desiderio di prendersi cura delle persone non soltanto prescrivendo medicine, ma anche e soprattutto sorridendo loro, ricordando i loro nomi, stringendo loro la mano e abbracciandoli se necessario, affiancando alla professionalità medica simpatia e carisma tipici di un clown. Perché se è vero che non si possono guarire tutti, è altrettanto vero che un sorriso è capace di curare l’animo più abbattuto. E’ questa l’idea che sta alla base di Project Smile X, un progetto che si sta sviluppando all’interno della nostra associazione ed in altri 5 paesi nell’ambito dell’IFMSA. Quali sono gli obbiettivi principali di questo progetto? Come già accennato, l’idea è quella di affiancare alla formazione accademica che le università forniscono un’esperienza in grado di trasmettere emozioni forti, che possa insegnare ai futuri medici che nei letti degli ospedali non ci sono malattie, ci sono persone che soffrono e che proprio in quei momenti hanno bisogno di una figura di riferimento come quella del medico capace di confortare, di sorridere, di regalare momenti di spensieratezza. Per questo motivo un progetto di clown therapy non può basarsi

esclusivamente sulla formazione di clown. La differenza con gli attori che lo fanno per hobby è che loro resteranno sempre attori, i sismici diventeranno medici… se un medico è capace di fare sculture di palloncini e piccole magie può essere bravo, ma se impara a sorridere e ad amare i suoi pazienti fa sicuramente la differenza! Attualmente in Italia su 33 sedi locali solo 7 hanno dato il via ad un progetto di clown therapy, che nella maggior parte dei casi si è rivelato consistere in un corso di formazione con un clown professionista. E’ importante invece costruire qualcosa di ben più organico, visti gli obbiettivi del progetto. Non è sufficiente fare un coso da clown, ma risultano fondamentali incontri di tipo formativo con psicologi in relazione al rapporto con il paziente e alla comunicazione non verbale, e ancor più importanti attività di coesione per creare gruppi di lavoro con cui scambiarsi opinioni, condividere emozioni, crescere insieme. Compatibilmente con gli impegni individuali è importante anche lanciarsi nel mondo ospedaliero per trascorrere del tempo con i pazienti, indossando nasi rossi e regalando sorrisi, suonando la chitarra, facendo sculture di palloncini o micromagie, soprattutto coccolandoli. Durante i primi anni del corso di studi il tempo libero può permettere agli studenti di svolgere attività simili ed è una delle cose più belle che si possano fare. Con che risultato? Che alla fine del 6° anno, quando ormai sarete alla fine del vostro percorso formativo, e per mille motivi non avrete tempo libero per andare il pomeriggio in ospedale dai pazienti, vi accorgerete che al mattino, frequentando il reparto dove sarete interni, guarderete le persone ricoverate, grandi o piccoli, con altri occhi e con un sorriso che vi renderà diversi dagli altri medici. Perché anche se non sarete dei clown-dottori bravissimi a giocolare con le palline, e un cane fatto da voi con un palloncino avrà più le sembianze di uno sgorbio che di un bassotto, sarete dei dottori con lo spirito di un clown e la voglia di curare le persone… Con un sorriso in più.

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Alessandro Raffaele National Coordinator Project Smile X [email protected]

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GA: MM2008, Hammamet Tutto quello che avreste voluto sapere sulla GA ma non avete mai osato chiedere Dopo un anno mi ritrovo di nuovo a cercare di fissare il turbine di emozioni ed eventi che ha letteralmente travolto me e tutta la delegazione italiana (CN e observers) durante i dieci giorni di pre-GA e GA che questo mese di marzo hanno avuto luogo in Tunisia, nella splendida cornice di Hammamet. Per quelli che si son già persi in questo mare di sigle, la GA altro non è che la General Assembly dell'IFMSA (International Federation of Medical Students Association), la grande associazione che a livello mondiale riunisce 102 organizzazioni nazionali (come il SISM tanto per capirci) da una novantina di Paesi diversi di tutti i cinque continenti. Questo incredibile mix di culture, lingue e differenti realtà associative trova il suo spazio di riunione e confronto nelle GA, che si svolgono due volte l'anno nei mesi di marzo ed agosto. L'evento dura una settimana ed è preceduto dalla pre-GA, che si svolge nei tre giorni precedenti e durante la quale vengono proposti diversi workshop e training di formazione (quest'anno ho avuto l'occasione di partecipare al “Think Global”, incentrato sulle tematiche della salute globale). La GA ha una struttura non troppo dissimile da quella dei nostri meeting e congressi, ma ha la particolarità di possedere un filo conduttore, un tema che viene sviluppato tramite interventi di speaker esterni, discussioni, tavole rotonde e proiezioni cinematografiche e che per questa GA tunisina è stato l'argomento estremamente di attualità di “Salute e Conflitti”. Accanto a questo tema principale si inseriscono poi le attività di tutte le standing committee che per tutta la settimana, tutte le mattine e con orari svizzeri animano l'incontro internazionale con agende fittissime di impegni da conciliare con le mille proposte notturne per il social program. Già, perchè se la sensazione di trovarsi in vacanza, nel momento in cui abbiamo messo piede nella struttura faraonica dell'albergo dove eravamo

ospitati era fortissima, il clima inclemente, il carico di stress e stanchezza (e i batteri sparsi dal nostro amato presidente tra tutta la delegazione) e il debito di sonno che dopo soli due giorni già sembrava insostenibile hanno riportato rapidamente tutta la delegazione alla realtà. Ed è in condizioni come queste che i nostri eroi hanno dato il meglio di sé: avreste potuto trovarli accoccolati a lottare per una presa di corrente nella hall in piena notte per riuscire a inviare mail o terminare presentazioni in power point di ogni genere, preparare training e cartelloni, contrattare in qualsiasi lingua, alle ore e nei posti più improbabili per avere le migliori condizioni di scambio possibili. Fortunatamente tutto questo lavoro ha dato, nel corso della GA i suoi frutti, sia a livello delle singole standing committee, che quest'anno è stato possibile “coprire” tutte grazie alla presenza dei vari officer nazionali, sia a livello delle plenary, dove tra la marea di bylaws ed emendamenti certosini a regole sconosciute ai più, è stato votato il nuovo EB dell'IFMSA inclusa la nuova presidentessa Silva Rukavina, croata e sono state accolte due nuove associazioni nazionali: Iran e Grenada, sia a livello degli eventi “più caldi” in particolare la project presentation, la project fair e l'AF market.

Elena Rinaldo (Incaricato Locale di Ferrara) e Diego Iemmi

(International Coordinator CVP) durante la Project Fair

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I primi due non rappresentano altro che la presentazione dei vari progetti di IFMSA. La presentation tramite un ppt o un video da mostrare all'assemblea nel brevissimo spazio di 4 minuti (quest'anno per l'Italia ho presentato il Calcutta Village Project); la fair invece è l'esposizone tramite poster, banchetti e distribuzione di gadget e volantini degli stessi progetti. Il SISM ha presentato in questo caso, oltre al Calcutta Village Project anche il Kumba Project, catturando un buon interesse da parte del pubblico che ha partecipato all'evento piuttosto massicciamente (richiamato anche dai favolosi dolci distribuiti da thailandesi, egiziani e giapponesi). Una parentesi a parte la merita l'AF market, letteralmente il mercato delle AF, spazio in cui i vari NEO/NORE si scambiano le application form dei vari incomings/outgoings paese per paese. Ogni nazione ha il suo banchetto al quale si susseguono, in un'esplosione di colori, profumi e sapori (tradizionalmente i delegati di molti paesi indossano costumi tradizionali e offrono cibi ed essenze tipici) gli officer degli altri paesi per procedere allo scambio dei documenti.

Una maratona di 4 ore alla fine della quale ci siamo ritrovati tutti stanchi ed affamati,ma felici per l'ottima riuscita dell'evento e per il buon lavoro di squadra. Ho volutamente taciuto finora un aspetto fondamentale e di grande richiamo delle GA: il social program. E qui, nonostante la stanchezza, le bizzarrie del clima, i germi che hanno flagellato la delegazione italiana prima, durante e dopo l'incontro, posso solo dire che i sismici si sono egregiamente comportati, portando avanti molto bene oltre alla diplomazia diurna fatta di lavoro e stress, anche quella notturna, sicuramente più piacevole ma spesso non meno complicata... Ci siamo destreggiati tra l'estro dei travestimenti carnevaleschi e la magia delle notti d'oriente (con tanto di incantatori di serpenti e mangiafuoco), tra le mille e una insidie dell'international drinking party e le serate folkloristiche tunisine, tra i nastri insidiosi e le musiche del ghetto, tra nuove amicizie che sono nate ed altre che si sono consolidate, ma queste sono altre storie... Arrivederci in Macedonia!

Diego Iemmi International CVP coordinator

Il Consiglio Nazionale 2009 alla GA

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Meeting di area tematica

Meeting di area tematica: la nuova realtà del SISM che da due anni a questa parte ha contribuito ad una stesura condivisa di statuto e regolamento interno nuovi di zecca, ed adesso si propone di formare incaricati locali, amministratori, ed officers sempre più efficienti. Una soluzione affascinante poiché rappresenta un’occasione d’incontro davvero peculiare: un ambiente familiare ed accogliente, un numero ragionevole di volti e nomi da memorizzare, atmosfera rilassata adatta al confronto ed al dibattito su tematiche complesse: la soluzione vincente per far fronte ai tempi troppo stretti di un meeting e di un congresso nazionale; o no? Se i meeting di area tematica non fossero la soluzione migliore? Il dubbio nasce in mailing-list, dove arrivano le prime opinioni a favore dei meeting formato “mini” ma anche sulle difficoltà logistiche ed economiche che questo comporta. Per capirne di più, intervistiamo Elena Rinaldo, IL della sede di Ferrara, e Cristiano Alicino, presidente nazionale con alcune domande: Quali sono i vantaggi di un meeting di area tematica? Elena: -“ Interventi numericamente ridotti ed i partecipanti si sentono meno inibiti nel dire la propria opinione davanti ad un gruppo ristretto; ci si concentra solo su un’area tematica, evitando di disperdersi tra plenary e working groups; ci si conosce meglio, si ascolta di più; pare siano più economici di un meeting nazionale ma contesterei questa opinione in quanto il rapporto qualità prezzo non regge minimamente: il meeting nazionale costa di più ma è molto più interessante e completo; ed inoltre non si è mai provato a organizzare meeting low cost: probabilmente il corso di salute globale a Parma sarà la dimostrazione che adattandosi un po’, evitando social program da migliaia di euro,

evitando di aver “bisogno” di stanze doppie o triple anziché quintuple o più, facendo pasti senza cameriere ma panini al sacco, si può spendere molto poco e intrattenere più di 120 persone”. Cristiano: - “Certamente i momenti di incontro con un piccolo numero di partecipanti permettono la creazione di gruppo e di un clima che favoriscono un confronto sereno ed aperto anche su tematiche da sempre conflittuali. Altro indubbio vantaggio è la possibilità di ospitare gli studenti in strutture a basso costo con un contenimento delle spese da parte della Sede Locale ospitante e, per quanto riguarda la fee, anche per le Sedi partecipanti; lo stesso discorso ovviamente non vale per i viaggi dove anzi i costi si moltiplicano con il moltiplicarsi dei piccoli meeting. I meeting tematici hanno anche dato la possibilità a Sedi che mai si sarebbero potute permettere, a causa dello scarso accesso a finanziamenti, di ospitare un evento di carattere nazionale”. Quali gli svantaggi? Elena: -“ I meeting di area tematica durano in genere tre giorni, per un totale di 10-15 ore di lavoro effettivo: risulta evidente la sconvenienza nel rapporto tempo impiegato/lavoro effettivo”. “L’Italia è lunga circa 1200 Km, dunque in qualunque parte d’Italia di faccia un meeting, ci sarà sempre un discreto numero di persone che dovrà affrontare un viaggio piuttosto impegnativo, dal punto di vista economico e del tempo. Se consideriamo che quest’anno c’è in previsione di fare due meeting IILL, almeno un meeting AALL, almeno un meeting LEO-LORE, un meeting nazionale, un congresso significa che ogni anno almeno otto sedi locali (escludendo coloro che ospitano il corso di salute globale, i due TIPE, i meeting dei gruppi finalizzati che saranno almeno due) devono mobilitarsi per ospitare 20-40 o più persone per tre giorni.

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All’ultimo congresso nazionale è stato inserito nel regolamento interno una regola che decretasse, tra le altre cose, il rispetto per l’ambiente durante lo svolgimento dei nostri meeting: chiamare un incaricato locale piuttosto che un amministratore locale in 4 diverse parti d’Italia ogni anno non appare realmente rispettoso dell’ambiente. Ci sono inoltre sedi locali che per motivi di tempo o economici non possono partecipare; se si tratta di un meeting in cui si discute di argomenti importanti per la sede locale, diventa irrispettoso e discriminante nei confronti di chi non può partecipare.” Cristiano: -“Con il proliferare dei meeting, il calendario associativo diventa sempre più fitto e per le Sedi Locali diventa davvero complesso riuscire a star dietro a tutte le proposte dell’Associazione. Come già detto si moltiplicano i costi per i viaggi, i quali vanno certamente ad incidere in misura maggiore sulle Sedi molto distanti. E’ vero che spesso e volentieri la partecipazione a questi incontri rappresenta per le Sedi un investimento, ma spesso mancano proprio le disponibilità economiche per fare questo tipo di investimento”. Quali le motivazioni per cui vanno convocati? Necessità o formazione? Elena: -“ Entrambi. Il problema è decretare cos’è lo stato di necessità, quando è davvero urgente ritrovarsi e parlare di un argomento o quando invece la discussione può rientrare nell’agenda del meeting nazionale. Per esempio l’anno scorso i meeting IILL sono stati essenziali; il meeting IILL che si è tenuto lo scorso marzo a Torino, a mio parere, non lo era. Se fosse stato gestito come un training indicato per IILL sarebbe stato l’ideale: più tempo per il training e meno pressione sulle sedi che non potevano partecipare e che invece si sono sentite in dovere di partecipare per paura di svantaggiare la proprio sede locale. Le quattro ore che abbiamo usato per parlare del csv e del rapporto politica-università erano tranquillamente ricavabili dal meeting, senza contare che eravamo 20 sedi

su 34, il che significa che la discussione non era completa e che probabilmente sarà da rifare, se si vogliono ascoltare anche altre voci. I meeting di formazione invece sono molto importanti se contengono dei training specifici gestiti da trainer capaci; non dovrebbero, secondo me, essere creati eventi ibridi training-discussione perchè si rischia di riuscire a fare poco di tutto”. Cristiano: -“ Il SISM in questi anni ha visto una grande crescita nella quantità e nelle qualità dei progetti portati avanti da tutte le aree tematiche. Lo sviluppo dell’Associazione richiede sempre maggiore competenza e professionalità tanto ai singoli responsabili locali delle aree tematiche quanto agli Incaricati, agli Amministratori e ai Segretari Locali per gestire dal punto di vista organizzativo, burocratico e amministrativo la Sede Locale. Inoltre si è riscontrata la necessità di revisionare i principali documenti associativi così come quella di costituire Task Force con il compito di analizzare alcune tematiche che rappresenteranno una base importante dei valori proposti dal SISM. In questo contesto si rendono necessari momenti di incontro che in termini di tempo e di partecipazione vanno al di là dei canonici meeting e congressi nazionali”. Pensi che la spesa relativa ai trasporti possa rappresentare un ostacolo? Ritieni opportuno un rimborso spese? Elena: -“Decisamente si, non credo che ci sia molto da discuterne; un grandissimo deterrente, almeno per quel che riguarda la mia sede dove oltretutto il 90% sono pendolari o fuori sede quindi hanno gia sufficienti spese. Un rimborso da parte del CN dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si parla di meeting di “necessità”, non per i training che si possono considerare esperienze di indubbia utilità ma il cui scopo può essere considerato velleitario. Nella mia sede locale viene rimborsato o il viaggio o la fee, dipende da quale è la spesa più consistente: per esempio rimborsiamo la fee

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dei meeting nazionali e non i viaggi, viceversa per meeting tipo quello di Torino”. Cristiano: “La Sede Locale dovrebbe cercare di favorire, compatibilmente con la sua situazione economica, la partecipazione di suoi membri agli incontri. Questo perché la presenza a meeting e congressi rappresenta certamente un valore aggiunto sia per il singolo socio che per tutta la Sede Locale. Tuttavia non tutte le Sedi Locali hanno la possibilità di rimborsare totalmente o parzialmente le spese di viaggio e la fee. Per quanto riguardala il Consiglio Nazionale, la difficoltà sta nel trovare criteri oggettivi, che vadano oltre il rimborso chilometrico già esistente da anni, da utilizzare per incentivare la partecipazione agli eventi”.

Esistono soluzioni alternative? Elena: -“Economizzare meglio i tempi o allungare di un giorno il meeting nazionale”. Cristiano: -“ La sfida che porteremo anche in una session del Meeting di Chieti sarà proprio quella di ripensare insieme queste fondamentali occasioni di confronto”. Tempo, denaro, sobrietà e rispetto per l’ambiente: sono questi alcuni tra i punti che emergono da questa intervista, da combinare insieme nel tentativo di trovare nuove soluzioni condivise durante il prossimo meeting nazionale a Chieti!

Vincenzo Bertino

Perché celebrare l’8 marzo? La Giornata Internazionale della Donna, comunemente definita Festa della Donna, è una festività celebrata l'8 marzo che intende ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne che le discriminazioni e le violenze a cui tuttora essa è soggetta in molte parti del mondo. Questo giorno attualmente ha perso di significato, forse perché abbiamo smesso di chiederci il perché della sua esistenza o perché ormai è diventato solo un momento di divertimento. Quello a cui siamo abituati e vedere uomini che corrono dai fiorai o ragazzi che si arrampicano su alberi di mimosa per la sera dell’8 marzo perché ogni donna attende il suo mazzetto. E poi noi donne, che vediamo in questo giorno la voglia di rivendicare l’indipendenza grazie ad un’uscita al ristorante con le amiche o alla convinzione che questo significhi INDIPENDENZA. In realtà dovremmo ricercare il vero perché di questo giorno, e chiederci come mai viene festeggiato in tutto il mondo.

In una Italia, dove i diritti della donna sono forse apparentemente uguali a quelli dell’uomo, molti sono ancora i problemi connessi alla differenza di sesso. Si può parlar quindi di uguaglianza? È corretto? E che dire delle altre parti del mondo in cui esistono realtà a noi sconosciute in cui non viene attribuito alla donna nessun valore? Le radici di questa ricorrenza affondano in discorsi politici e storie passate di donne che hanno lottato e difeso i loro diritti. E noi, studenti di medicina, medici del domani, a prescindere dal nostro sesso, come possiamo dare valore a questa giornata? Quali soci SISMici, come trascorriamo questa giornata internazionale? Ripercorrerne la storia e leggerne i successi ci darà lo spirito giusto per decidere. Ma soprattutto, vedere come molte sedi locali del SISM hanno impiegato le loro energie anche per questo anno, ci invoglierà a trovare nuovi stimoli e spunti per il prossimo.

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Cenni storici Questa data si lega strettamente alla storia del movimento per i diritti femminili, ma anche alle lotte operaie. Ce lo dimostrano le varie ipotesi sulla genesi della celebrazione. La versione più diffusa è correlata a un episodio luttuoso: l’8 marzo 1908 una fabbrica di Washington Square, New York avrebbe preso fuoco e sarebbero morte 129 operaie. Altre versioni attribuiscono addirittura al padrone della fabbrica, Mr Johson, la responsabilità di tale morte, in quanto egli avrebbe chiuso dentro gli edifici le donne durante uno sciopero. Questa versione fu diffusa il 7 marzo 1952 dal settimanale bolognese “la lotta” e rappresenta la versione più diffusa, anche se nel 1978 “il secolo XIX” di Genova riportò l’episodio come avvenuto a Chicago in una filanda e “la Repubblica” nel 1980 parlò di un incendio a Boston datato 1898. “Stampa sera” nel 1981 situò l’incendio ai primi del 900 in un luogo imprecisato degli Ststi Uniti e “l’Avvenire” parlò nello stesso anno di 19 operaie morte. “Noi donne” nel 1982 parlò ancora di 19 operaie morte e situò l’episodio a Boston nel 1908 e questa versione fu condivisa dal sito “spazio donne”, che però collocò l’evento a Cotton. In effetti, però, non è stato possibile rintracciare sulla stampa americana del 1908 alcun cenno a questa tragedia, che non avrebbe potuto essere ignorata ed è probabile quindi che l’episodio non si sia mai verificato. A tale conclusione sono giunte due studiose, Tilde Capomazza e Marisa Ombra nel loro libro “8 marzo, storie, riti e miti della giornata internazionale della donna”. Fu, comunque, a partire dal 1908 che negli Stati Uniti venne celebrata la giornata della donna, fissata per il 28 febbraio. Quella giornata fu ricordata fino al 1913, e poi collocata nell’ultima domenica di febbraio, per evitare la sovrapposizione con giornate lavorative.

Un altro importante possibile riferimento per la scelta di questa data viene indicato nell’8 marzo 1848,quando il re di Prussica, asserragliato nel suo palazzo e terrorizzato dai dimostranti, fece varie promesse tra cui quella di concedere il voto alle donne. Altre fonti risalgono al 1857 quando a New York centinaia di operaie tessili sarebbero scese in sciopero contro i bassi salari, il lungo orario di lavoro, il lavoro minorile e le inumani condizioni di lavoro. La polizia avrebbe duramente represso lo sciopero. Sempre di uno sciopero parlano altre fonti e ricordano quello del 1908 a cui, sempre a New York, parteciparono molte migliaia (alcuni parlano di 30.000) lavoratrici tessili. Più realisticamente, si può ricordare che l’8 marzo 1907 Clara Essner Zetkin [ Socialdemocratica, dirigente del movimento operaio tedesco,direttrice del giornale Gleichheit (uguagliana) ] , organizzò con Rosa Luxemburg [ teorica della rivoluzione marxista, che fondò il partito socialista polacco e il partito comunista tedesco ] la prima conferenza internazionale della donna. Il 29 agosto 1910 a Copenaghen, in occasione della seconda conferenza internazionale delle donne si propose l’istituzione di una giornata internazionale della donna. In quella sede fu proposto il diritto universale al lavoro (differente dal diritto per censo rivendicato dalle suffragette inglesi) e il riconoscimento dell’indennità di gestazione anche per le donne non sposate.

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Successivamente la giornata fu celebrata in varie parti del mondo, anche in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale. Le celebrazioni furono interrotte durante il fascismo e ripresero durante la lotta di liberazione nazionale, come giornate di mobilitazione delle donne contro la guerra, l’occupazione tedesca e per le rivendicazioni dei diritti femminili. Il primo 8 marzo dell’Italia libera fu preparato dall’UDI nel 1946. In quell’ occasione si scelse la mimosa come simbolo della celebrazione. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la mimosa non è stata scelta in base a una precisa simbologia, ma perché è il fiore che è più facilmente reperibile in quel periodo dell’anno. Nel 1977 l’UNESCO proclamò l’8 marzo giornata internazionale della donna. Il SISM e l’ IWD Il SISM vuole proprio in questa occasione analizzare la DONNA,partendo dagli aspetti che forse ogni giorno noi,presi dalla nostra vita, ignoriamo; la vera realtà attraverso le sue più svariate forme: l’immigrazione,l’infibulazione, i falsi messaggi fornitici dai mass media, le problematiche che sono considerate ancora, del tutto o quasi,veri e propri tabù, la salute pubblica e la salute riproduttiva nelle quali non tutte le donne hanno eguali diritti. L’8 marzo vogliamo denunciare queste realtà per una corretta conoscenza in quanto futuri medici ma soprattutto in quanto ESSERI UMANI!!! Il percorso che ha portato all’emancipazione della donna è stato lungo, ottenuta spesso con dolore e con sacrificio, con rivolte sanguinose, con proteste. addirittura con la morte. Ma questo percorso è ancora molto lungo e faticoso, e l’obbiettivo ultimo, far sì che la donna possa godere di uguaglianza dei diritti, è lontano. Ci vorrà del tempo per far sì che per la donna si possa parlare di uguaglianza dei diritti in tutto il mondo. In questi anni abbiamo avuto la possibilità di trovarci di fronte a nuove culture, molto diverse da noi,di cui forse ignoravamo l’esistenza, in cui il ruolo della

donna è marginale, in cui ancora i diritti sono irraggiungibili, dove la donna è ancora oggetto e non membro della società. Ma anche nella nostra cultura,anche se con modalità differenti,la situazione è molto discutibile. I mass-media ci fanno fare indigestione di rappresentazioni della figura femminile ideale, spesso ritoccata al computer..una donna che difficilmente trova riscontro nella realtà attuale della vita quotidiana,quella che fronteggiamo ogni giorno per strada,nei reparti,nei modelli più comuni della società. Sono ancora troppi i luoghi in cui la donna viene maltrattata, in cui si violano i diritti umani; nelle proprie case, sul lavoro,per le strade, nelle piccole comunità… scenari di violenze che colgono le donne impreparate contro violenze fisiche e psicologiche diffondendo insicurezze e paure. La cronaca purtroppo ci ricorda quotidianamente quanto sia difficile essere donna,perché a volte la cosa più normale come una passeggiata può rivelarsi la scelta più sbagliata;o come dietro una curata facciata borghese si possa celare la tristezza dell’abuso;o come l’atto sessuale e fisico sia usato come mezzo per altri fini. La sfera psicologica e morale non è l’unica cosa che viene lesa in una donna. Esistono anche altri diritti che purtroppo quasi ovunque vengono ancora negati. Fra questi, quello che ci permette di avere l’opportunità e i mezzi di intervenire nell’immediato è la salute della donna. Questo problema emerge ad una attenta analisi che noi conosciamo bene: le infezioni e i tumori virus correlati sono un grande problema per la società occidentale odierna. Il ricevere l’informazione e il diritto alla prevenzione non sono poi così scontati. Infine il problema forse più antico: la prostituzione. Molto si è fatto, ma forse ancora troppo poco… quante donne sono raggirate con false promesse di benestare e ricchezza, lasciando il loro paese di origine per ritrovarsi gettate in mezzo ad una strada, dopo abusi, violenze, percosse e ricatti? Siamo veramente giunti a quella uguaglianza che pensavamo di avere?

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Risultati ottenuti nel 2009 dal SISM grazie al lavoro delle Sedi Locali: Come gli scorsi anni, il 2009 è stato caratterizzato dall’impegno e dall’entusiasmo mostrato da molte sedi locali che anche per questa giornata tematica hanno lavorato tirando fuori delle tematiche interessantissime. E’ perciò con grande onore che riporto di seguito le tematiche trattate e alcune delle locandine che mi hanno colpita maggiormente… non me ne vorranno le sedi se ho tolto la provenienza del lavoro….le avrei messe tutte ma non era possibile. In ogni caso grazie di cuore a tutti per la vostra partecipazione. ⇒ Conferenza "Endometriosi, questa sconosciuta" che si terrà il 2 Marzo perchè quel giorno inizia la settimana della consapevolezza sull'Endometriosi ⇒ La Violenza alle donne Tavola rotonda con tema” VIOLENZA SULLE DONNE”. Strutturato in 2 giornate (10 e 11 marzo)

Temi trattati: violenza nelle diverse culture; violenza domestica e del gruppo; le figure della vittima e del molestatore; leggi e denuncie sugli abusi;... ospiti un ginecologo (moderatore della tavola rotonda), uno psichiatra, una filosofa, un antropologo-sociologo, uno psicologo e,con ogni probabilità, qualche volontario del centro di accoglienza per donne che abbiano subito violenze, inaugurato lo scorso 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne) ⇒ Seminario multidisciplinare (sottoforma di ADE) sulla violenza alle donne ⇒ Convegno, intitolato "Vaccino anti-HPV e tumore del collo dell'utero: una grande opportunità per la salute delle donne". Intervento docenti delle cattedre di Malattie Infettive , Igiene e Ginecologia. Distribuzione questionario organizzato in quiz a risposta multipla distribuito alle classi terza media inferiore e superiore e terzo anno di medicina per una coorte di circa 210 studenti. Lo scopo dell' indagine epidemiologica e la rielaborazione dei dati avranno come titolo "approccio all' HPV". ⇒ La scelta del format sulla scuola media ha trovato risposta sia nell' età relativa alla somministrazione del vaccino anti-HPV sia alla nuova soglia di età del primo rapporto sessuale. La restante parte di studenti ha trovato importante la necessità di valutare l' entità della conoscenza della suddetta malattia. ⇒ Conferenza sull' "AIDS: qual' è la situazione italiana?". Intervento di un'infettivologa per fare una panoramica sulla diffusione dell'AIDS negli ultimi anni, una psicologa per parlare del rapporto tra la società e il paziente e come il paziente vede chi gli sta intorno; infine intervento di una volontaria del gruppo Abele per raccontare la sua personale esperienza nell'accoglienza e nell'assistenza di donne malate di HIV.

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⇒ Papillomavirus vs. vaccino – I vantaggi di prevenire l’infezione ⇒ Seminario multidisciplinare “VIOLENZA ALLE DONNE… STOP AL SILENZIO!” Conferenza sulla condizione della donna malata di AIDS nella nostra società inserito in un progetto portato avant idall'AIFO per una raccolta fondi destinati alle cure dei malati di Aids in Mozambico. ⇒ Conferenza sulla violenza sulla donna. ⇒ Convegno sul tema della violenza sulle donne ⇒ Scrittura articoli sulle mutilazioni genitali femminili, sulla violenza sessuale, sulla psicologia delle donne affette da MST. ⇒ Tavola rotonda con titolo "VIOLENZA CONTRO LA DONNA: radici e complessità di un fenomeno quanto mai attuale.Verso reali strategie di intervento" ⇒ Incontro,dal titolo "VIOLENZA SULLE DONNE:PROFANAZIONE DEL CORPO E DELL'ANIMA” ⇒ Convegno, intitolato "Vaccino anti-HPV e tumore del collo dell'utero: una grande opportunità per la salute delle donne" ⇒ Incontro multidisciplinare dal titolo: "Papillomavirus vs Vaccino, i vantaggi di prevenire l'infezione"

⇒ Manifestazione : PMA_ procreazione medicamente assistita : fertilità leggi e tecniche

Questo è solo una piccola parte del lavoro di volontariato che quotidianamente tutti voi svolgete…Grazie mille da tutte le donne del mondo!

Lucia Montalto National Officer on Reproductive Health

including AIDS

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Devil Came on Horseback Recensione: the devil came on Horseback, a Breaktrough production, un film di Annie Sundberg e Ricki Stein. Gen: Documentario SISM, Croce Rossa Italiana, e StultiferaNavis lieti ed emozionati, dopo un anno e mezzo di lavoro, presentano al pubblico padovano “the devil came on horseback” un documentario toccante, la perla più bella del “progetto Darfur”. Il film è un documentario crudo e veritiero, diretto e semplice, che lascia che siano più le immagini a raccontare che le parole. Narra la storia del capitano dei Marines Brian Steidle, che viene attirato da una retributiva offerta di lavoro in Sudan per un “lavoro facile facile” di organizzazione di un servizio di protezione privata ma, come afferma all'inizio del film, “non si sarebbe mai immaginato quello che avrebbe visto”. Il Capitano , una volta in Sudan, richiede il permesso di ampliare la sua attività in Darfur, dopo aver iniziato a sentire delle voci a riguardo delle rappresaglie molto feroci compiute da parte dell'esercito regolare del Sudan nei confronti delle popolazioni di quella zona, colpevoli di essere dei “sovversivi” in quanto non disposti a cedere il controllo della zona (ad altissimo interesse petrolifero) al governo sudanese stesso.

Il capitano Steigle però, non ha nulla nelle sue mani, a parte una macchina fotografica, dato che non gli è stata data alcuna autorizzazione ad utilizzare la forza per “controllare la zona”....inizia quindi a fare l'unica cosa sensata...fotografare.

Il lavoro dura alcuni mesi, in seguito ai quali Brian deve fare ritorno negli Stati Uniti. Ha con se oltre 600 foto, che inizia a presentare e divulgare. Si presenta nelle scuole, nelle università, arriva pure al Congresso americano, per parlare di un dramma dimenticato, di condizioni di vita disumane, di popolazioni sfollate, di villaggi rasi al suolo, uomini bruciati vivi, donne violentate. Brian ottiene dal Congresso una dichiarazione che descriverà in termini di “genocidio” il massacro perpetutato in Darfur, rivelando come le devastazioni seguano sempre un'offensiva aerea dell'esercito sudanese nei “villaggi ribelli”, e che siano perpetuate da “Djanjaweed”, miliziani ripagati, secondo gli accordi con il governo, con le ricchezze di cui riescono ad appropriarsi durante le scorribande. La dichiarazione viene presentata alle Nazioni Unite, ma non viene approvata per il veto imposto dalla Cina (acquirente di petrolio sudanese) ciò nonostante Brian non si fermerà, neppure quando inizierà a confrontarsi, in alcune sedi delle sue conferenze, addirittura con cittadini Sudanesi che si opporranno a lui con forza, confutando le sue fotografie. Brian intensificherà il suo lavoro di sensibilizzazione e divulgazione, e tornerà in Africa, questa volta non in Sudan, ma nel confinante Chad, per raccogliere altre testimonianze,è andrà in Rwanda, per capire come si possa continuare a vivere dopo un genocidio. Lo slogan di Brian, nella sua campagna, diventerà “mai più”...e noi speriamo con lui.

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www.thedevilcameonhorseback.com

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Congresso Nazionale 2008: SISMEEEOOWNNN!!!! Sono le ore 22.30 del 10 Maggio 2008. L'ennesima e interminabile sessione plenaria del Meeting di Palermo volge al termine quando finalmente giunge il nostro momento: 8 delegati della sede di Monza, emozionati e un po' increduli, presentano un video, che viene accolto da un sonoro applauso. E’ la presentazione della candidatura per ospitare il XXXVIII Congresso Nazionale SISM, un evento che ha invaso la città di Monza con il rombo più scoppiettante d’Italia: SISMEEEOOWNNN!!! Un sogno fin dai tempi del mio primo meeting, quello di Roma nel 2004. Un'utopia, a giudicare dalla apparente situazione della sede locale, molto povera soprattutto in quanto a mano d’opera. Una fantastica realtà che si concretizza nel 2008. Non nascondo che i preparativi per questo grande evento sono stati pieni di difficoltà e imprevisti, anche dell’ultimo minuto (badge realizzati alle 3 di notte, sponsor saltati e riacciuffati all’ultima ora, dj bidonari, traffico e pioggia a ritardare l’arrivo dei delegati, insomma il bello della diretta…), ma alla fine il 13 Novembre 2008 il Congresso ha avuto inizio. Emozionante vedervi tutti li, sismici dello stivale, ospiti della nostra piccola grande realtà. Il congresso è stato sicuramente un evento storico per la nostra associazione, soprattutto visti i temi affrontati: il cambiamento verso cui ci siamo indirizzati dopo un lavoro durato un anno, la nascita di 3 nuove sedi locali e di gruppi finalizzati, le modifiche al modus operandi che non hanno però intaccato la sostanza del SISM. Molte le istantanee che ricordano questo congresso, a cominciare dall'accoglienza dei delegati, da subito coccolati da una nutrita schiera di hostess, sorriso a 32 denti e tacco 12, sempre in azione per non far mancare nulla agli ospiti in arrivo.

E poi via con la prima plenary e l'elezione del tavolo di presidenza, un tavolo importante e di esperienza chiamato a orchestrare 4 lunghi giorni di intenso lavoro. Qualche manicaretto e caffè per stuzzicare e ravvivare le idee e via di nuovo a lavorare, con i primi scontri, i primi dissensi, le prime decisioni difficili che hanno escluso dalle operazioni di voto congressuali due storiche sedi dell’associazione. Sin da subito insomma è stato chiaro quanta fosse la mole di lavoro che ci aspettava, e il trasferimento dall’Università all’Hotel Regina Olga (la nostra casa di Cernobbio, sul lago di Como) sotto la pioggia si è svolta nella piena consapevolezza che si sarebbe lavorato anche dopo cena, senza orari (e che avremmo dovuto raccattare in giro per la brianza gli automobilisti sismici dispersi…). Molte le facce stupite all’arrivo in albergo, un po' per la visione delle camere (una sorpresa a dire il vero anche per buona parte dello staff), un po' per la bontà della cena (e del vino). Ma la prima sera ha lasciato poco spazio per i sentimentalismi: dopo aver ripreso le forze, il dovere è tornato a chiamare, con l'approvazione all'unanimità dei nuovi statuto e regolamento interno (protrattasi oltre la mezzanotte), a cui ha fatto seguito l'animazione a cui ha pensato il team del Dr. Why: quiz a premi dal sapore di sfida e molti chupito per alleggerire la stanchezza e le menti.

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Alla sede cugina di Milano la bottiglia Magnum per aver totalizzato il maggior numero di punti e per aver dimostrato che di cultura sismica ne possiedono da vendere!!! Già incalza il secondo giorno, con la temuta sveglia all'alba per lo staff, incaricato di buttare giù dal letto tutti i sismici con un temutissimo porta a porta. La colazione all’inglese è puntualmente servita, per la gioia degli amanti di uova e pancetta (un po’ meno per quelli dallo stomaco debole, ma siamo solo alla prima mattinata...) giusto prima di godere dello splendido paesaggio che, accompagnato da un meraviglioso e inatteso sole quasi primaverile, ha allietato i lavori nella sala conferenze del quarto piano con vista lago. Il tempo tiranno e il molto lavoro da fare hanno tolto ai sismici, sempre collaboranti, il piacere del coffee break, ma hanno anche permesso di sviluppare il nuovo concetto di “delizia sul posto”: monzesi-camerieri pronti a dispensare caffè e manicaretti all’occorrenza, senza orari. Forse il panorama, forse queste delizie dispensate in continuo, han permesso che tutti fossero sempre (beh, dai, facciamo QUASI sempre...) presenti al loro posto, collaboranti, cooperanti e attenti (e qualcuno anche a spasso lungo il lago). Report approvati per tutta la giornata, lavoro di un anno intero salutato dalla stima e l’affetto di chi, poco o tanto, ha collaborato per renderlo possibile. Tra noi dello staff nel frattempo si faceva largo un po' di inquietudine: mancava ancora uno sponsor all'appello, e la cena del venerdì stava per saltare… ma grazie alle nostre preghiere al buon San SIgiSMondo (svoltesi tra l'altro nella più grande discrezione) e alla tenacia nel non perdere la speranza, alla fine tutto è andato a buon fine: sponsor dell'ultimo secondo trovato e cena... confermata!! Emozionante vedere tutti vestiti eleganti raggiungere in bus (tra curve che lasciavano presagire il peggio per il ritorno e una splendida canzoncina a presagirne gli effetti : “…e chi sbocca sul pullman si alzi, si alzi…”)

uno dei posti più spettacolari e romantici del lago, da cui ammirare quel famoso ramo cantato dal Manzoni (e sulla cui individuazione in loco si sono scatenate le più fantasiose ipotesi). Il freddo era pungente, ma a scaldare l’atmosfera ci hanno pensato gli ettolitri di buon vino rosso, le squisite leccornie servite e una buona dose di spirito sismico. Lacrime per un sogno realizzato, abbracci di compagni di viaggio, musica e consolle fatta in casa, allegria e balli scatenati (più o meno in deshabillé) per concludere la serata (fortunatamente senza risentire troppo delle tanto temute curve!).

Terza giornata ad alta tensione, con l’elezione del nuovo consiglio nazionale: nuovi candidati, giovani rampanti, vecchi speranzosi e mai votati. La mancata elezione dell’Amministratore Nazionale ha poi bloccato i lavori. Discussioni, dibattiti, prese di posizione, scelte difficili. Un altro lungo giorno volge al termine. Qualcuno comincia ad essere stanco, i padroni di casa, con poche ore di sonno alle spalle (chi addirittura 2 ore in 3 notti, con borse della spesa supersize sotto gli occhi), cercano di mostrarsi sempre scattanti per risolvere i mille e uno inconvenienti delle plenary, e pronti a coccolare tavolo della presidenza e assemblea sfoggiando un convincente sorriso sulle labbra...

Il Comitato Organizzatore dopo la cena presso il Ristorante

“La Madonnina” di Barni - CO

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Per fortuna ad attendere i sismici dopo le loro interminabili fatiche c'è una grandiosa sorpresa: una serata al Kartodromo, per dar sfogo alle loro abilità da piloti (e da ballerini)! Gare in pista per 100 ragazzi, un vincitore del primo trofeo Kart sismico (il nostro Webmaster nazionale), 200 scatenati sismici per l’ultima rombante serata del congresso. Già verso le 23 i ricordi cominciano ad appannarsi, ma la festa non si conclude fino all'alba, in Hotel, tra una sfida all'impiccato e un party improvvisato al quarto piano...

L’ultimo giorno arriva in fretta…i volti sono stanchi ma felici, ma il lavoro da fare è ancora molto. Elezioni da terminare, concluse con una nuova giovane amministratrice al timone dell’associazione.

Poi il commuovente saluto di vecchi sismici, compagni di avventure e di battaglie, amici che dopo molti anni al servizio di questa associazione hanno concluso la loro esperienza tra lacrime e nostalgia, ma con la consapevolezza di aver dato e ricevuto tanto. Statuto Donato, il cavallino più amato dai sismici, diventa ufficialmente la mascotte del SISM, con somma gioia dei suoi padrini, e viene anche ritrovato dopo 3 giorni nei quali era stato rapito e coccolato dalle “femmes fatal” sismiche. Arriva il momento dei saluti, accompagnati da uno splendido sole. Poco alla volta tutti i sismici dello stivale fanno ritorno a casa ed inizia a farsi largo la malinconia, che cresce di pari passo alla felicità per la consapevolezza di avercela fatta, di aver portato a compimento quello che all'inizio pareva veramente solo un miraggio lontano, il nostro congresso... Per risollevare gli animi non c'è niente di meglio che la scoppiettante presentazione del Meeting di Chieti, con un invito a cui difficilmente si può dire di no...Non resta che passare le consegne e spostare l'eco del SISMEEEOOWNN da “quel ramo del lago di Como” verso l'infinito e oltre, insomma…a Chieti!

Alessandro Raffaele – Presidente OC Diego Iemmi – Responsabile Trasporti

I finalisti del 1° SISM-National Kart Challenge

Statuto Donato, dopo la sua nomina all’unanimità a “Mascotte

Ufficiale” del SISM, si gode lo splendido panorama dalla sala

congressi dell’Hotel Regina Olga di Cernobbio

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This is public health

“Molte persone non sono consapevoli dell’impatto che la Salute Pubblica ha nella loro vita, eppure ne esistono numerosi esempi intorno a noi. Esistono diversi fattori, determinanti per la nostra salute, su cui noi possiamo avere un controllo, mentre su altri fattori non possiamo agire. La Salute Pubblica combatte entrambe queste battaglie. La Salute pubblica non è qualcosa che riguarda qualcun altro – la Salute Pubblica è la nostra salute”. Con questa dichiarazione si apre la Campagna promossa dalle scuole di Salute Pubblica americane con lo scopo di far riflettere gli studenti in medicina, e non solo, su come corrette iniziative nel campo della Salute Pubblica migliorino la nostra vita. La campagna utilizza adesivi con lo slogan “This is Public Health” attaccati in diversi posti strategici al fine di costruire nella comunità una maggiore conoscenza e consapevolezza dei diversi modi in cui la Salute Pubblica è responsabile del nostro benessere. Condotta durante la Settimana Nazionale della Salute Pubblica dagli studenti in medicina provenienti da 17 università americane, 30000 adesivi sono già stati utilizzati anche da molte altre organizzazioni e individui in tutti gli Stati Uniti d’America.

Il SISM, venuto a conoscenza della Campagna durante le SCOPH Sessions del March Meeting 2009, ha deciso di adottare questa campagna inserendola nel percorso di conoscenza e ampliamento della SCOPH, che è iniziato quest'anno con il brainstorming sulla salute pubblica proposto agli LPO e che sta proseguendo, grazie a questa iniziativa con una modalità nuova, più creativa e immediata che potrebbe coinvolgere tutti i soci di ogni Sede Locale. Il compito di ciascuno di voi è quello di individuare oggetti, situazioni, luoghi che vi facciano pensare alla salute pubblica, attaccare l'adesivo e scattare una foto. Tutte le foto scattate verranno pubblicate su un apposita sezione del sito nazionale.

Marta Schirripa, NPO 2008-2009 Per maggiori informazioni visitate il sito ufficiale della campagna: www.thisispublichealth.org

Vol.5 – Pag. 25

Rwanda: per non dimenticare In una piccola digressione nel film “the devil came on horseback” il protagonista, Brian Steidle, afferma: “è come se il destino ci avesse dato la possibilità di riscattarci per il non aver fatto niente in Rwanda, e noi la stessimo perdendo”...ci sembra quindi giusto, assieme a parlare di Sudan, Darfur, e tutte le zone di conflitto nel mondo, ricordare quello che è stato uno (probabilmente non l'unico) dei più gravi genocidi della storia Africana. Storia il Rwanda iniziò a conoscere il colonialismo nella seconda metà del 19esimo secolo, quando giunse in questa regione il Conte von Hoetzen, tramite il quale la Germania assunse il controllo di questa zona, che venne inclusa nell’ “Africa Orientale Tedesca”. Nel 1918, a seguito della rovinosa sconfitta della Germania alla fine della Prima Guerra Mondiale, il territorio venne affidato, da parte della Società delle Nazioni, al Regno del Belgio, il quale, pur non arrivando ai livelli di disumanità con i quali trattava il Congo (ma c'è da ricordare che il Congo non faceva parte dell'impero Belga, ma era un possedimento personale di re Leopoldo) iniziò uno sfruttamento massivo della regione, potenzialmente molto ricca. In ottica di “gestione delle risorse” lo stato belga iniziò una politica di “selezione genetica” creando DAL NULLA una nuova razza: selezionò, tra la popolazione Rwandese, gli individui più avvenenti fisicamente, più alti, più chiari di carnagione e dai lineamenti più dolci, e costrinse tale individui a procreare unicamente all'interno di questa “specie”: si era così creata l'etnia “tutzi”, contrapposta all'etnia Hutu.

I Tutzi godevano, nel periodo di occupazione belga, di diritti superiori a quelli di cui godevano gli Hutu, e ciò generò, nel momento del raggiungimento dell'indipendenza, fortissimi scontri tra le due etnie, costringendo i Tutzi a fuggire in Burundi nel 1962, in seguito all'occupazione del paese da parte del genereale Kaybanda. Da quel periodo, ad oltranza, i Tutzi cercarono ripetutamente, con diversi colpi di stato, di riappropriarsi di almeno parte del territorio rwandese, ma repressioni ad opera di generali Hutu (che sono la maggioranza nel paese, anche a causa della fuga dei Tutzi stessi) li costringono a periodi di remissione,

sofferenza, sudditanza e fuga dal paese. Agli esordi degli anni 90 la nascita del multipartitismo in Rwanda, la promessa di elezioni libere e democratiche, unite alla nascita del “Fronte Patriottico Rwandese” ad opera di rifugiati Tutzi e Hutu moderati,che tenterà nel

1991,partendo dall'Uganda, di invadere

il nord Rwanda, generano un enorme senso di impotenza da parte degli Hutu, che politicamente e militarmente si rendono conto di detenere un potere sempre meno stabile, che difatti viene limitato nel 1993, dalle Nazioni Unite, che,a seguito della guerra tra Uganda e Rwanda, attribuisce poteri parziali ai Tutzi. É l'inizio della tragedia: i fronti più estremisti Hutu, tra i quali spiccarono le FAR (forces armees Rwandaises) che godono dell'appoggio dell'esercito e del governo Rwandese, iniziano una massiccia campagna di odio razziale nei confronti dei “tutzi usurpatori” ,che degenererà in un genocidio liberalizzato e sistematico di proporzioni enormi, nei confronti dell'etnia Tutzi.

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In 100 giorni vengono sterminati un milione di individui, altrettanti si rifugiano in Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Burundi. Dopo questi fatti di sangue, verranno quindi celebrati diversi processi contro i colpevoli della mattanza, alcuni presso il tribunale penale internazionale dell’Aia, altri presso i tribunali locali. Diverse le condanne a morte, in particolare per i capi di stato, molti gli ergastoli, alcune migliaia di condanne minori verranno convertite a lavori socialmente utili. Attualità La Repubblica Democratica del Congo durante la guerra civile offriva rifugio agli sfollati Tutzi. Il supporto viene ripagato nel 1996, quando il Rwanda appoggia militarmente il colpo di stato nei confronti del Presidente Mobutu, ordinato dal generale Laurent Kabila, il quale partendo dal nord Kivu (la regione della RDdC confinante con il Rwanda) occupa il paese,con l'ausilio dell' Alleanza per la Liberazione democratica del Congo. diventandone il presidente (lo resterà fino alla sua morte nel 2001,e a lui succederà il figlio Joseph) Nel 2006 si sono svolte le prime lezioni democratiche in RddC, che hanno riconfermato, non senza dubbi nella regolarità, J.Kabila. Questo ha generato la nascita di alcuni fronti popolari di liberazione, tra cui il Cndp (congres national pour la defence du peuple) guidate dal Generale Laurent Nkunda, dichiarato difensore dalla causa Tutzi, i quali si oppongono con forza all'esercito Congolese nel nord Kivu (la regione direttamente confinante con il Rwanda). I Tutzi si occupano di tale regione anche perchè sembrava che un gruppo di dissidenti Hutu, l' Fdrl, (forces democratique pour la liberation du Rwuanda), costituito da ex genocidiari delle FAR, avesse trovato rifugio in quella zona.

Nkunda non gode però, nonostante l'appoggio rwandese, del potere necessario per intraprendere un colpo di stato, e oltre a questo Nkunda viene formalmente imputato, da parte del Tribunale dell'Aia, di crimini di guerra e di istigazione di minori alla pratica militare, per i quali viene arrestato il 22 gennaio 2009,ma fugge in Rwanda. Non è però da meno, quanto a crudeltà, l'esercito regolare congolese, il quale viene accusato di stupri, ruberie, atti di vandalismo, massacri in quei villaggi del nord Kivu che manifestino interesse nei confronti della causa dei ribelli di Nkunda. In seguito all'arresto di Nkunda, il Cndp elegge come capo Bosco Ntaganda, un generale dal curriculum poco rassicurante (faceva parte dell Upc, Union del Patriots Congolais, il cui capo, Thomas Lubanga, è attualmente detenuto all' Aia, con un processo appena iniziato che lo vede imputato per crimini di guerra e contro l'umanità) ma sembra che Ntaganda abbia intenzione di dirigersi verso una pace, sancita tra l'altro con accordi tra i governi di Kinshasa e Kigali,ma la necessità di arrestare alcuni piccoli gruppi di dissidenti, delle Fdrl e di Mai Mai (dissidenti anti-governativi) probabilmente renderà necessaria una continua perpetuazione della guerra civile in quella zona martoriata. Utile solo accennare agli interessi economici: in particolare i rapporti profiqui della RddC con Cina, Europa, e Stati uniti, interessati alle ricchezze enormi di cui gode quel paese: Diamanti, Oro, e Coltan (un piccolo ma essenziale componente delle batterie dei telefonini) fonti: www.rwandagateway.com (site of national university of Rwanda, Kigali), M.Murru su “Salute e Sviluppo”

Recensione Hotel Rwanda, di T.George, 2003.

Vol.5 – Pag. 27

Con D.Cheadle. Il film racconta con eleganza, ma con ferma denuncia, i fatti del 1994, e in particolare la vera storia di Paul Rusesabagena, lo “Schindler africano” Egli è il direttore dell’ albergo “le milles collines”, in centro a Kigali. È di etnia Hutu, a differenza della moglie, Tutzi.

Cercando di difendere lei e la sua famiglia, Rusesabagena si troverà a nascondere presso il suo albergo ai miliziani oltre un migliaio di Rwandesi, Hutu e Tutzi. Vivrà l’orrore di quei giorni sulla sua pelle, affronterà l’inermità dell’ ONU nei momenti peggiori, sopporterà il distacco dalle proprie figlie, e sarà lui stesso a curare assieme al regista e ai produttori, la realizzazione del film che vede narrata la sua storia. Ritengo che film del genere aiutino, prima di

tutto, a combattere l’ignoranza.

Claudia Amadasi

Vol.5 – Pag. 28

Ems Council L’EMS Council è un corpo non lucrativo e apolitico dell’EMSA (European Medical Students Association). Venne fondato nel 2004 con tre obiettivi principali: rappresentare gli interessi e le opinioni, discutere e formare una politica condivisa su temi specifici, difendere i diritti e gli interessi degli studenti di medicina d’Europa. Dal 2004 si sono svolti 4 incontri su temi diversi e in tutti i casi l’accesa discussione ha portato alla scrittura e all’adozione di un documento che è stato poi presentato all’EMSA, alle NMO europee, all’IFMSA, ai partner europei come il Parlamento Europeo e la C.P.M.E. (www.cpme.be). Le scorse edizioni dell’EMS Council hanno trattato vari argomenti e i documenti prodotti sono stati i seguenti: 2004 London Declaration: BA/MA structure, mobility and accreditation in achieving quality assurance"- 2005 "Warsaw Declaration: An Outcome-based Core Curriculum in Patient Safety" 2006 “Albufeira Resolution on Medical Students' Rights in Europe"- 2007 "Heidelberg Resolution on Information

to Patients"- Il tema scelto nel 2008 era "Doctor & Patient Relationship: in front of terminally ill patients". E io e Cristiano abbiamo avuto occasione di parteciparvi.. L’arrivo ad Atene fu molto suggestivo e una sconfinata città di case bianche si aprì sotto i nostri occhi,ma non eravamo dei turisti,eravamo li con una missione, e iniziammo quindi a fare le prime conoscenze dell’EMSA: a volte un po’ deludenti, ci rendemmo subito conto di quanto limitate erano le conoscenze del nostro paese quando il primo ragazzo presentatosi a noi ci interrogò subito sui soliti argomenti: spazzatura di Napoli e Berlusconi. La sera dell’apertura fu molto elegante: come location la sede storica della

Università di Atene, all’apertura erano presenti diverse autorità e la prima “plenary” vedeva presente un medico israeliano (Nathan I Cherny). La sera stessa festeggiamo tutti insieme il cinquantenario dell’HelMSIC (Hellenic Medical Students' International Committee), NMO dell’IFMSA e dell’EMSA,e inizio a conoscere loro e la competenza con cui hanno affrontato l’organizzazione di questo evento per loro molto importante. Le tre giornate tematiche proposte nei giorni successivi (la prima incentrata cure palliative: definizione, storia e aspetti psicologici, la seconda sulla relazione medico-paziente) e molti i relatori competenti: una psicologa (prof. Papadatou, University of Athens) un professore di cure palliative (Prof. Geoffrey Hanks, University of Bristol), una professoressa di Anestesia (Prof. Siafaka, University of Athens) un medico-avvocato (Dr. Politis), un rappresentante delle istituzione mediche europee (Dr. Michael Wilks, CPME President 2008-2009) e un medico-reverendo, il quale ci ha introdotto alla visione ortodossa della vita e della morte (Dr. Avgoustidis) Abbiamo goduto dell’ascolto delle loro esperienze e conoscenze, il dolore è stato trattato in ogni suo aspetto: fisico, psicologico, sociale e spirituale. Divergenze di pensiero venivano in seguito affrontate in un enorme arricchimento di conoscenze, le quali sono poi state approfondite a piccoli gruppi, che hanno poi maturato delle piccole presentazioni, piccoli tasselli che hanno composto il documento finale del Council, la “Athens Resolution on Care for the Terminally-ill”, documento che racchiude il nostro pensiero e gli obiettivi che poniamo a noi stessi e alle istituzioni europee, alle facoltà e alle società scientifiche. Ma un EMS Council non è solo lavoro, e come in ogni evento “sismico” la delegazione italiana si è presentata pronta all’ “EMSA European Village Party”. L“arrivederci” dei ragazzi dell’HelMSIC è stato “mitico”: un tour guidato dell’Acropoli e della Plaka, il quartiere più elegante di Atene: un breve viaggio nelle radici della cultura occidentale e della democrazia, tra storia e nella leggenda.

Andrea Scicolone - NOME

Vol.5 – Pag. 29

Convenzione 2009

Vol.5 – Pag. 30

IL PUBLISHING GROUP

Claudia Amadasi – Editore Da Padova un direttore sull’orlo di una crisi di Nervi, che risponde alle critiche con morsi degni di un feroce pitbull, con gli scoop sempre a portata di mano e un senso critico che va oltre l’umana concezione. Un editor di grande esperienza alla guida di un gruppo di reporter che sembra abbia scritto gli articoli dopo i National drinking Party!

Diego Iemmi – Segreteria Dalla sede locale di Monza è Assistente personale del Magnifico Editore, corrispondente esterofilo, ma sopratutto, responsabile della Posta del Cuore (insomma, Alfonso Signorini de' noaltri). Tutti lo conoscerete nel suo essere poliedrico (e sempre in mezzo come il giovedì)…

Raffaele De Filippi – Capo Reporter Dal Salento con amore, colui che appena arrivato nel SISM si è imposto con la sua bravura, con la sua gentilezza e la sua simpatia, ci ha conquistati tutti, PG e Task Forces varie, ha reso effettiva la sua sede locale in tempi brevissimi...

Alessandro Raffaele – Reporter Dal profondo nord, dalla fredda Brianza, ma col cuore del sud, il riccioluto che non deve chiedere mai, il chirurgo-pediatra che infiammerà sicuramente ogni dibattito, sismico da 6 anni nonché coordinatore nazionale di Project Smile X: un sismico col sorriso maiuscolo! Lavora fedelmente affiancato da Statuto Donato, mascotte ufficiale del SISM, che saprà dargli saggi consigli....

Vincenzo Bertino – Reporter Dall'incandescente Etna, un uomo che ha bruciato tutte le tappe, diventando il beniamino di tutti ancora al primo anno di università, un mostro dei Social Programmes, una garanzia per tutti di affidabilità, disponibilità e simpatia…

Lucia Montalto - Fotografa Esperta mondiale di STD, la rossa tutto pepe, nostra "talpa" infiltrata nel CN come NORA... nelle sue mani la macchina fotografica catturerà ogni momento saliente, con la stessa intensità del pennello usato da un maestro dell'arte...le fotografie si descriveranno da sole!

Federica Merlini - Traduttrice Da Firenze la nostra poliglotta, strappata all' ONU proprio per pochissimo...siamo pronti per ogni traduzione estemporanea, nel caso di interviste internazionali...che poi riesca anche a finire finalmente il Bologna Process, opera miseramente fallita di altri? Abbiamo fiducia in lei!

Paolo Campanella – Grafico All'impaginazione e alla grafica, un tocco artistico indispensabile, che siamo sicuri gradirete, una figura silenziosa, ma di grandi idee e con molta voglia di fare, sicuramente un faro per tutto il PG...

Un grazie di cuore alle altre persone che hanno collaborato alla realizzazione di questo numero di zona sismica: Marta Schirripa da Pisa, Luca Nicosia da Roma UCSC, Sepideh Peyrov da Firenze, Marco Zavatta da Ferrara, Marco Nardelli e Giovanni Capovilla da Padova