mariavangelo. la loro meta-morfosi - al di là della contraddittorietà delle testimonianze pasquali...

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MARIA Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - ROMA n. 3 - 4 Marzo - Aprile 2007

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Page 1: MARIAVangelo. La loro meta-morfosi - al di là della contraddittorietà delle testimonianze pasquali che ci hanno lasciato - deriva dalla certezza che Gesù è il Viventee che la vita

MARIAMensile sulle opere e sulle missioni dei Padri Maristi italiani

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È tra i secc. V e VI che l'Ascensione di Cristodiventa una solennità liturgica autonoma.Alcuni Padri contribuirono alla sua istituzio-ne: Eusebio nei primi decenni del 300 la defi-nì giorno solenne, Giovanni Crisostomo(m.407) festa antica e universale; in specialmodo Gregorio Nisseno (m. 395), il qualededicò alla festa due importanti omelie.

La prima (laconica) fonte scritturalesull'Ascensione la si trova nel Vangelo diMarco: ‘Ora, il Signore Gesù, dopo aver par-lato loro, fu assunto in cielo e si assise alladestra di Dio’ (Mc 16,19). Luca aggiungequalche particolare: ‘E li condusse fuori,verso Betania, ed alzate le mani, li benedisse.Mentre li benediceva, si staccò da loro e fuportato verso il cielo. Ed essi, dopo averloadorato, tornarono a Gerusalemme con gran-de gioia; e stavano nl tempio lodando Dio’(Lc 24, 50-53). Più circostanziata la descrizione offerta dagliAtti degli Apostoli: 'Detto questo, fu elevato inalto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasseal loro sguardo. E poiché essi stavano fissan-do il cielo mentre egli se ne andava, ecco dueuomini in bianche vesti si presentarono aloro e dissero: - Uomini di Galilea, perchéstate a guardare il cielo? Questo Gesù, che èstato di tra voi assunto al cielo, tornerà ungiorno allo stesso modo in cui l'avete vistoandare in cielo -. Allora tornarono aGerusalemme dal monte detto degli Ulivi1,che è vicino a Gerusalemme quanto il cam-mino permesso in un sabato' (Atti 1, 9-12)2.Nei più antichi esemplari iconografici - risa-lenti al sec. III - Cristo è raffigurato mentresale una scala ideale di nubi; profilata in alto,la mano del Padre si tende come se volesseaiutarlo. In basso, Maria e gli Apostoli neseguono l'ascesa.

Dal sec. VI s'impone la tipologia che rimarràstabile lungo i secoli: nella sezione superio-re è collocato il Cristo glorioso; nell'inferioregli Apostoli con la Vergine nel mezzo.Il mosaico di Monreale3 è un classico esem-

plare iconografico. L'oro, simbolo della tra-scendenza, colloca i personaggi in uno spa-zio atemporale. Cristo è elevato, assiso introno, in vesti dello stesso oro del fondo; conla mano sinistra regge il rotolo dei Vangeli econ la destra benedice. I suoi piedi poggianosu un semicerchio iridato. Lo circoscrive unamandorla di cielo stellato sorretta da Angeli.È il Cristo Pantokrator, colui che contienetutte le realtà, visibili e invisibili. La raffigu-razione assomma i temi cristologici dell'a-scensione, della regalità divina e, nello stessotempo, del compimento della promessa delritorno, alla fine dei tempi, nello stesso modoin cui gli Apostoli l'hanno visto salire al cielo.Nonostante le fonti canoniche non accenninoalla presenza di Maria, essa è da sempre

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LL’’AASSCCEENNSSIIOONNEEfine sec. XII

Monreale, Duomo

parte integrante dell'iconografiadell'Ascensione; la Chiesa crede che anche laMadre abbia assistito al commiato del Figlio.Il punto d'appoggio scritturistico è l'affer-mazione del libro degli Atti, nel quale èdetto che dopo l'ascensione di Cristo i disce-poli fecero ritorno al piano superiore doveabitavano ; ‘là tutti erano assidui e concordinella preghiera insieme con alcune donne eMaria, la madre di Gesù’ (Atti 1, 14); è ovvioconcludere che le donne - e specialmente laMadre di Gesù - non abbiano mancatoall'importante appuntamento.In asse con il Cristo glorioso, Maria è fian-cheggiata da due uomini in bianche vesti(gli Angeli, di cui parla l'evangelista Luca)4,che la separano dai gruppi laterali degliApostoli. Le ali angeliche impennate e leaste erette indicano che la liturgia celeste haavuto inizio (la Pentecoste ne segnerà il cul-mine), alla quale s'associa quella terrena.Unica tra i personaggi umani, Maria portal'aureola: è la raffigurazione mistica dellaChiesa. I palmi delle mani aperti nella tipicapostura dell'orante sottolineano la costantepreghiera per la salvezza dei figli. Il mantobruno rammenta l'appartenenza alla terra ela veste azzurra il suo orientamento alcielo. Anche la particolare collocazione diMaria si carica di un profondo significatoteologico: il triangolo formato da lei e daidue Angeli ‘sta a ricordare ancora una voltail mistero della Trinità che s'è rivelato agliuomini di buona volontà. Gli Angeli, infatti,ricordano il Padre e lo Spirito, mentre laVergine, con la sua corporeità, ricorda ilFiglio, che ha preso le sembianze umaneproprio da lei: la sollecitudine materna diDio, Uno e Trino’5.Tra gli Apostoli, distribuiti in duplice grup-po di sei, spiccano Pietro e Paolo, i principidegli Apostoli. Spesso indossano una tunicao un mantello verde, un segno che il loro rin-novamento è prossimo: la Pentecoste ormaivicina attuerà la metamorfosi interiore che lifarà zelanti annunciatori del Vangelo diCristo. Le strofe dell'inno liturgico dellafesta illuminano egregiamente il senso

dell'Ascensione: È’ asceso il buon Pastore / alladestra del Padre, / veglia il piccolo gregge / conMaria nel cenacolo. // Dagli splendori eterni /scende il crisma profetico / che consacra gli apo-stoli / araldi del Vangelo.

1 Secondo la tradizione, dunque, Cristo sarebbe asceso al cielodal punto culminante del Monte degli Ulivi. Le antiche crona-che riportano che sul luogo fu edificata una chiesa a forma otta-gonale, a cielo scoperto, arricchita di tre ordini concentrici dicolonne che recintavano la roccia, con impresse le orme deipiedi di Cristo.2 Tra gli apocrifi solo il Vangelo di Nicodemo ricorda l'ascensione,senza aggiungere nulla di nuovo.3 La cattedrale di Monreale, risalente alla fine del sec. XII, fucostruita per il re Guglielmo II. L'architettura e gli splendidimosaici (raffiguranti scene dell'Antico e del Nuovo Testamento)rappresentano una poderosa sintesi di forme bizantine e latine.4 I due uomini in bianche vesti di cui parla Luca paiono esseregli stessi che annunciano alle donne la risurrezione di Cristo:‘Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicinoa loro in vesti sfolgoranti’ (Lc 24, 4).5 G. Passarelli, Icone delle dodici grandi feste bizantine, Jaca Book,

Milano 2000, p. 226. n

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iconografia mariana

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Ascensione, avorio (sec. IV)

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Cristo non vive perché è annunciato bensì èannunciato perché vive (Bultmann): solo cosìpuò essere spiegato il cambiamento radicaledei discepoli di Cristo. Dopo l'arresto diGesù si erano dispersi in preda al terrore.Ricompaiono sulla scena soltanto dopo lasua risurrezione, alla quale oppongono inun primo tempo la loro incredulità. Quandoanch'essi avranno visto il Risorto, muteran-no atteggiamento. In un crescendo che ha ilsuo culmine nel donodello Spirito il giorno diPentecoste, essi si tra-sformano in coraggiosiannunciatori delVangelo. La loro meta-morfosi - al di là dellacontraddittorietà delletestimonianze pasqualiche ci hanno lasciato -deriva dalla certezzache Gesù è il Vivente eche la vita nuova delCristo glorioso è stimo-lo e speranza reale, per-ché a tutti coloro che loseguiranno nella fede èofferto di parteciparealla vittoria sulla morte.

La fede è un dono invirtù del quale il credente- senza prove rigorosamente razionali ma conuna fiducia del tutto ragionevole - vive nellacertezza che il Dio creatore del mondo e del-l'uomo è anche il Dio che li porta a compimen-to. Egli, il Creatore onnipotente che dal non-essere chiama all'essere, ha anche la facoltà dichiamare dalla morte alla vita, come ha dimo-strato nel Figlio e come il Figlio ha annunciato.La risurrezione di Cristo non è un ritornoalla vita, ma qualcosa di assolutamente

nuovo: è l'ingresso in una realtà esistenzialeche trascende la dimensione spazio-tempo-rale e si svolge nella sfera invisibile, incor-ruttibile e incomprensibile di Dio. Il Figlio èstato assunto in Dio, partecipe della suasovranità e della sua gloria. Egli siede alladestra del Padre nel senso che esercita ilpotere divino in funzione rappresentativa, apari dignità col Padre stesso. È da questagloria divina che Gesù si manifesta a coloro

che vuol fare suoi stru-menti nel mondo ecoeredi della sua gloriaceleste.

I racconti dei discepoliintorno alle apparizio-ni del Risorto sono gliincerti balbettamenti dichi ha percepito ilmistero, ma non lo sa -o meglio non lo può -esprimere. Cristo nonha lasciato proveinconfutabili della suarisurrezione, ma solodeboli tracce; non havoluto imporre la veri-tà ma sollecitarci allaricerca personale attra-verso un itinerario difede.

‘Per verificare l'esattezza della promessa diGesù: Io sono con voi tutti i giorni fino alla finedei tempi (Mt 28,20), bisognerebbe che la storiafosse finita. Ma la fede sarebbe ancora un attolibero? […]. Gesù di Nazaret, dopo la mortecome durante la vita terrena, rimane un interro-gativo, un segno di contraddizione, e lo rimarràfino agli ultimi giorni (Dufour).

(da G. C., Il Gesù di Luca, Ruffini, p. 393-394) n

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meditazione

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LLAA RRIISSUURRRREEZZIIOONNEEREALTA’ E MISTERO

El Greco, Il Risorto, Madrid, Museo del Prado

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Tra noi Maristi (come tra chi prende sul seriola vita), si fa un gran parlare di rinnovamen-to. Rinnovamento come antidoto all'indivi-dualismo, al decremento delle vocazioni e alvertiginoso innalzamentodella nostra età media. Perfar fronte alla critica situa-zione, i Superiori maggioripropongono di fondere levarie Province Maristeeuropee in una sola grandeProvincia d'Europa (la pro-posta sarà discussa la pros-sima estate in un Capitolospeciale). Aprendo le fron-tiere e unendo le forze, sipensa che per lo meno i gio-vani possano riprendereslancio per una pastoralepiù viva, universale e con-tagiosa, che guadagni altrigiovani al sacerdozio e allavita religiosa.

Il rinnovamento dev'essere una preoccupa-zione costante non solo per noi Religiosi, maper tutti i cristiani.Nel tempo pasquale abbiamo rivissuto il tre-mendo corpo a corpo tra la vita e la mortenella persona del Figlio di Dio. Accettando dimorire, Cristo ha sconfitto la morte. Nella sua sequela abbiamo la garanzia diapprodare alla vita, non senza aver primaestirpato il pungiglione della morte, ossia ilmale annidato nella carne. Ciò richiede unprocesso continuo di conversione. Un pro-cesso necessario se vogliamo che la nostraesistenza acquisti senso, se vogliamo dare unrespiro nuovo alla nostra preghiera, allenostre relazioni con gli altri, all'impegnocostruttivo nel mondo d'oggi.

Dice un teologo: ‘La vita o è un pellegrinaggio oè un pregustare la morte. La vita è passione, ricer-ca e inquietudine. Oppure un lasciarci morire unpo' ogni giorno’. Sì, siamo esseri incompleti e raggiungiamo lacompletezza solo imitando Cristo nel camù-

minare senza esitazioni e rimpianti, verso lanostra Gerusalemme: il completamento dellamissione affidataci dall’alto, anche quandocosta sofferenza (questa compagna insepara-

bile della nostra esistenza).La rinascita passa neces-sariamente attraverso lacroce: ce l’hanno appenaricordato gli eventi pas-quali.Sono queste poche (magranitiche) certezze chedovrebbero illuminare lenostre giornate terrene,che dovrebbero dare unimpulso decisivo allanostra creatività così daessere testimoni credibilidel Vivente. L’alternativa è la sclerosispirituale, l’inaridimento,un lasciarsi morire un po’

ogni giorno. Quante persone insoddisfatte,deluse, intristite. Persone che hanno soffo-cato ogni slancio, che conducono una vitaasfittica, risentita verso tutto e tutti. Costorohanno la nostra comprensione; ma noi cheabbiamo accolto il messaggio di Cristo,non possiamo e non vogliamo essere comeloro.Siamo consapevoli che la vita è passione,ricerca e inquietudine, e vogliamo viverla allimite delle nostre possibilità, certi che dovenon arriva la nostra generosa intraprendenzaci soccorre l’aiuto divino.

L’augurio è che tutti noi affrontiamo concoraggio e generosità il cammino esistenzia-le, aperti alle novità positive, disposti al cam-biamento (quando questo giovi alla crescitaumana e spirituale), sensibili alle necessitàdei fratelli e disponibili a soccorrerli con cor-diale prontezza. Il cristiano non si lascia intimorire dalle diffi-coltà e non arretra davanti agli ostacoli.Anche le sconfitte dolorose non l’abbattonoperché, come assicura il nostro Maestro, èdalla sconfitta che sboccia la vittoria. n

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LA BIOGRAFIA. Casimiro Barello nasce aCavagnolo (To) il 31-1-1857 da una famigliadi contadini. Dopo la morte della mamma,tra i quattordici e i sedici anni, cade in duegravi e lunghe malattie in cui, per due volte,sperimenta che Dio è capace di guarire. LaVergine Maria gli appare due volte e lo invi-ta a darsi completamente a Dio con una vitadi preghiera, penitenza e testimonianza iti-nerante di fede. Completamente guarito,comincia la vita di pellegrino: una vita dura,piena di sacrifici, penitenze, umiliazioni eincomprensioni, ma piena di Dio, di amore,di preghiera. Camminava a piedi scalzi e a

capo scoperto, vestito di sacco, come gli anti-chi pellegrini. A piedi, percorse più voltetutta l'Europa meridionale, dal Sud dell'Italiaal Sud della Spagna. Casimiro rimase fino

alla fine un semplice laico, solo, non appog-giato da alcuna istituzione ecclesiastica. Iodesidero che tutti conoscano Dio, lo amino e loservano: è la sintesi della sua vita e del suomessaggio. Di bell'aspetto, pulito e ordinato,cordiale e arguto, esercitava un grande fasci-no e, al solo vederlo pregare, molti sentivanodi dover cambiare vita. Morì in Spagna, adAlcoy, il 9 marzo 1884. Aveva ventisette anni.Migliaia e migliaia di persone affluirono adAlcoy per il suo funerale e ci furono graziestraordinarie e numerosissime. Si avviò subi-to il processo di beatificazione ma nel 1936,durante la rivoluzione spagnola, tutto il suoincartamento andò in fiamme nel rogo del-l'arcivescovado di Valencia. Dopo la guerrasi dovette ricominciare tutto da capo. Il 1luglio 2000 Giovanni Paolo II dichiaròCasimiro Venerabile. A questo punto laChiesa attende la firma di Dio: un miracoloriconosciuto tale dagli esperti del settore. Epoi si potrà procedere alla Beatificazione.

I FESTEGGIAMENTI. Esattamente 150 annifa, il 31 gennaio 1857, a Cavagnolo nascevaCasimiro Barello. I conterranei delVenerabile hanno voluto dare particolarerilievo a questo importante anniversario egià dalla metà di gennaio sulle tre strade diingresso al paese sono stati tesi tre striscioniriportanti l'immagine di Casimiro, una foto-grafia della vecchia chiesa parrocchiale e lascritta: Venerabile Casimiro Barello, da 150 annitestimone di Gesù. Domenica 28 gennaio DonEugenio Portalupi, parroco del Duomo diCasale ed autore della trascrizione in lingua

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IL CAVAGNOLESEVVEENN.. CCAASSIIMMIIRROO BBAARREELLLLOO

DA 150 ANNI TESTIMONE DI CRISTOa cura dell’Assoc. Vinonuovo

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e in largo l'Europa per oltre 20.000 Km gui-dato da un unico e profondo desiderio:Vorrei che tutti conoscessero Dio.

È così che ha inteso ricordarlo la parrocchiadi Cavagnolo: una Messa solennissimadomenica 28 gennaio 2007, presieduta dalParroco del Duomo di Casale Monferrato.Una veglia di preghiera il 30 gennaio, ani-mata dai canti dei bambini, con la medita-zione di salmi, brani biblici e la riflessionedel Vescovo di Casale Mons. GermanoZaccheo. Un suggestivo pellegrinaggio apiedi, molto partecipato, alla sua casa nata-le nell'anniversario della sua nascita, il 31gennaio. Non si è trattato però di una com-memorazione rituale, ma del modo di ren-dere vivo, presente e idealmente contempo-raneo un giovane nato 150 anni fa.

CONTEMPORANEITA' IDEALE. Ma inche senso può essere contemporaneo ungiovane di 150 anni fa? Che cosa vuol direpoi contemporaneo? Non si intende certonegare che nel giro di un secolo e mezzol'Europa sia profondamente cambiata, lacondizione giovanile abbia assunto conno-

moderna della biografia di Casimiro, ha pre-sieduto la Messa solenne delle ore 11. Lafigura di Casimiro è stata ricordata in modoparticolare anche nelle Sante Messe del lune-dì e del martedì. La sera di martedì 30, poi,c'è stato un incontro di preghiera un po' spe-ciale. Un gruppetto di bambini di età com-presa tra i tre e gli undici anni ha introdottola serata e ha sottolineato con diversi cantianimati, di ispirazione biblica, la lettura dialcuni salmi. Il nostro Vescovo ha poi parlatodi Casimiro partendo dall'episodio dellafuga di Elia al monte Oreb e dall'incontro diGesù con la Samaritana. Particolarmenteappassionate le riflessioni di Mons. Zaccheosu quanto sia attuale il messaggio diCasimiro. In particolare ha sottolineato cheanche noi dobbiamo liberarci dai condizio-namenti ossessivi della civiltà di consumi einseguire lo scopo per cui esistiamo: adorareDio, che nel significato originale del termineequivaleva a baciare Dio. I festeggiamenti sisono conclusi nel pomeriggio di mercoledì31. Un nutrito gruppo di fedeli ha partecipa-to con molto raccoglimento ad un breve pel-legrinaggio guidato dal Parroco, P. SanteInselvini, dalla vecchia chiesa parrocchiale diSan Secondo alla casa natale di Casimiro, infrazione Casa Ostino. Il pellegrinaggio si èconcluso con la benedizione in SanDefendente, la chiesetta della frazione, pocodistante dalla casa del Venerabile.

UN SANTO PELLEGRINO (di Guido Ghia).Una giornata d'inverno, forse con la neve,una modesta casa contadina in una frazionecollinare di un paese del Monferrato: è il 31gennaio 1857 ed è in questo scenario chenasce Casimiro Barello, da 150 anni testimo-ne di Gesù, così come recitano gli striscioniche campeggiano oggi dagli ingressi del suopaese natale, Cavagnolo (To). Un giovane -morirà infatti a soli ventisette anni il 9 marzo1884 ad Alcoy, in Spagna - dichiaratoVenerabile il 1 luglio 2000 da Papa GiovanniPaolo II. Nella sua breve, ma intensa esisten-za Casimiro è stato un instancabile pellegri-no e adoratore di Dio e ha percorso in lungo

immagine del Venerabile nella casa natale

P. Sante in preghiera davanti alla casa natale del Venerabile

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logo; non era un frate,anche se giraval'Europa indossandoun saio francescano;non era un predicato-re o un guaritore,anche se non manca-va di confortare conle sue parole e i suoiinterventi di graziachi si trovava nelladifficoltà… Non eraquesto, non era quel-lo… Eppure, in que-sto suo non-esseremanifestava la pre-senza radiosa dellarealtà più grande,quella realtà che staal di là di ogni essere,il divino non riassu-mibile con le catego-rie umane e che, nona caso, i grandi mistici (e, se è vero che ilmistico è colui che vive in un rapportoimmediato e diretto con Dio, Casimiro èstato un grande mistico), riescono solo achiamare col nome che nega e supera ognialtro nome, il nome di Nulla, di Ni-ente, non-ente, nulla di ciò che esiste in mezzo a noi eche però è la fonte di tutto ciò che è presen-te. Un Nulla quindi che indica ciò che esistedi più vero , di più profondo e di più bello.Un Nulla cioè che è. 'Mio Signore, mio Tutto',pregava infatti San Francesco. Un Nulla dacontemplare, venerare, adorare, meditare eservire: 'Beato l'uomo che si compiace dellalegge del Signore, la sua legge medita giornoe notte' (Sal 1,2).

LA VERA BEATITUDINE. Mi piace alloraconcludere questa breve riflessione suCasimiro Barello con le parole di un altrogrande mistico, Meister Eckhart. Sono paro-le dedicate a Sant'Agostino, ma per la lorouniversalità senza nome e senza tempo pos-sono essere lette anche tenendo sullo sfondola bella e luminosa figura del Venerabile

Casimiro Barello:

Io parlo volentieri della Divinità, perché tutta lanostra beatitudine sgorga da essa. Il Padre dice:Figlio mio, nella gloria dei santi oggi ti genero.Dov'è questo Dio? Nella pienezza dei santi sonoavvolto. Dov'è questo Dio? Nel Padre. Dov'è que-sto Dio? Nell'eternità. Nessuno avrebbe potuto tro-vare Dio, come dice il sapiente: Signore, tu sei unDio nascosto. Dov'è questo Dio? Proprio come unuomo che si è nascosto, ma poi tossicchia e così sitradisce, così ha fatto Dio. Nessuno avrebbe potutotrovare Dio, ma egli si è rivelato. Un santo dice:Talvolta trovo in me una tale dolcezza, che dimenti-co me stesso e tutte le creature e voglio completa-mente sciogliermi in te. Ma quando voglio abbrac-ciarti pienamente, Signore, tu ti sottrai. Che cosaintendi con ciò? Se mi attrai, perché poi ti sottrai?Se mi ami, perché poi mi sfuggi? Ah, Signore, tu faicosì perché possa molto ricevere da te. Il profeta dice:Mio Dio. Signore, non posso trovar quiete che in te,e non ho bene in nessun luogo, se non in te. Che ilPadre, il Figlio e lo Spirito Santo ci aiutino a cerca-re così Dio, e anche a trovarlo. Amen.(M. Eckhart). n

tazioni nuove e che il quadro socio-storicodel nostro contesto di vita e del cristianesimostesso si sia radicalmente trasformato. Non èdunque la contemporaneità cronologica esociologica che possiamo condividere conCasimiro Barello. È piuttosto la contempora-neità ideale, quella contemporaneità, cioè,che consente di riconoscere ciò che semprepermane anche nel flusso costante dei muta-menti storici e sociologici. La stessa contem-poraneità ideale che, per esempio, facevadire a Papa Giovanni XXIII, di fronte a chiriteneva l'aggiornamento voluto dal Conciliouna riscrittura traditrice dell'immutabilerivelazione: Il Vangelo non cambia, siamo noiche cambiamo nel leggerlo e nell'interpretarlo. I santi, però, sono sempre idealmente con-temporanei. Indicano, infatti, la modalitàcostante di relazione con Dio.I fatti, le vicende, gli eventi della loro vitasono storici e quindi affidati al tempo. Ma il loro modo di rapportarsi a Dio è un

modello che resta. È a questo che rivolgiamola nostra attenzione e il nostro amore. ‘Per isanti, che sono sulla terra, uomini nobili, ètutto il mio amore’ (Sal 15,3).

L'ABBANDONO IN DIO. Spesso, i santisono, per noi, solo uomini e donne eccezio-nali che hanno compiuto miracoli. Certo, è

anche così, ma è comunque riduttivo. Ilmiracolo è indubbiamente il sigillo della san-tità, ma è soprattutto il segno della presenzadi Dio. Il santo, allora, non è soltanto coluiche si fa veicolo della Grazia di Dio, ma chi ècapace di dire che tutto è miracolo, perchétutto è guidato dalla mano imperscrutabile ebenedicente di Dio: 'Non abbandonerai lamia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuosanto veda la corruzione' (Sal 15, 10).L'atteggiamento del santo è quello di coluiche si abbandona totalmente al volere di Dio,che affida ogni suo passo alle mani delPadre. È l'atteggiamento di altri due giovaniidealmente contemporanei, re Davide eMaria SS.ma, che, alla chiamata del Signore,rispondono: Eccomi!, senza esitazioni, senzadistinguo, senza ripensamenti… Difficileallora trovare un'immagine più eloquente diuna simile risposta e di un simile abbandonodi quella di un santo che, come Casimiro, simette in cammino e che nel suo essere vian-

dante manifesta la pre-senza di Dio in ogniluogo: 'Mi indicherai ilsentiero della vita, gioiapiena nella tua presenza,dolcezza senza fine allatua destra' (Sal 15, 11).

IL MISTICO. Barello èstato un viandante cheha detto: Eccomi! E si èaffidato totalmente allavolontà di Dio. Partitogiovanissimo dalla casapaterna per risponderead una vocazione inte-riore, si mise semplice-mente alla sequela di

Gesù, rinunziando a tutto, spogliando sestesso e umiliandosi agli occhi degli uomini,per essere però uno strumento umile e doci-le dell'amore di Dio (cfr. Fil 2, 7-8). CasimiroBarello è stato, per così dire, un santo delnon-essere: non era un dotto né un sapiente,anche se, come testimoniò di lui il vescovo diTrivento, era capace di parlare da sommo teo-

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la processione dalla vecchia chiesa alla nuova, capeggiata dal parroco

il Vescovo di Casale, Mons. Zaccheo, durante l’omelia

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COME CONOBBI LA SOCIETA' DIMARIA. Pur amando la vita, il mio ambien-te, gli amici e la famiglia, la riscoperta e l'ap-profondimento del Mistero Divino fecenascere e maturare in me un'irresistibileattrazione per un dono totale a Dio e al pros-simo nella vita religiosa missionaria. Unincontro con un padre marista, Cena Ernesto,fu determinante; con l'aiuto particolare dellaMadonna sconfissi ogni tentativo di dissua-sione. Così nel giro di pochi mesi iniziai aLione, nel nostro noviziato internazionale, ilperiodo di formazione. Una formazione soli-da e validissima sotto ogni punto di vista. Icorsi di teologia, spiritualità, dottrinali ebiblici, erano impartiti dai padri maristi delloScolasticato. Tra questi ricordo Padre DeBaciocchi, Padre Martin e saltuariamenteanche Padre Augustin Georges, impegnatis-simo alla Facoltà cattolica di Lione, vero spe-cialista della Sacra Scrittura. Dopo la profes-sione religiosa nel settembre '54 a Lione, pas-sai a Roma per frequentare i corsi per infer-mieri professionali.

Alla Casa Generalizia apprezzai molto padreUmberto Giannini, sacerdote marista.

L'OCEANIA. Conseguito il diploma, nell'au-tunno del '56 partii per la Nuova Caledonia.Decollai da Parigi a bordo di un aereo dellaT.A.I. (trasporti aerei intercontinentali): era il

LLAA MMIIAA OOCCEEAANNIIAA(prima parte)

Ivola Gizzarelli, suora missionaria marista

Che cosa ha significato per me l'Oceania? In breve, un'apertura straordina-ria, un'opportunità polivalente, incancellabile sul piano umano, culturale,professionale, apostolico, ecumenico e spirituale. Tante realtà hanno incisoprofondamente in me superando ogni previsione. La varietà, la molteplici-tà e la ricchezza del vissuto in Oceania ha arricchito la mia esistenza. Nel Pacifico credo di aver incarnato concretamente il carisma del nostroIstituto. Carisma che si esprime nella formula costituita da tre elementiintimamente connessi: Missionarie, Mariste, Religiose. È questo che hafatto e fa la nostra specificità nella Chiesa.

Era il 1 ottobre quando la copia ridotta delCrocifisso del Cimabue veniva consegnata aigiovani della diocesi dal Vescovo GualtieroBassetti. Ragazzi di tutte le età erano accorsipresso la chiesa di San Domenico in Arezzooffrendosi di prendere con sé il Crocifissoper portarlo presso le varie parrocchie .Dopo aver fatto tappa in Arezzo e nellecomunità della Valdichiana e Cortona, nelmese di Gennaio il Crocifisso del Cimabue èarrivato nel vicariato di CastiglionFiorentino. Una suggestiva processione con

giovani e gente comune lo ha accolto dallastrada statale fino alla chiesa di Montecchio.Una veglia di preghiera ha concluso laprima serata. Il secondo incontro a livello divicariato si è invece svolto al Rivaio, dovealcune famiglie di Casa Betlemme (Indicatore- AR), ci hanno coinvolto con una riflessio-

ne-testimonianza sull'importanza della vitaumana dal concepimento alla morte e sul-l'importanza della famiglia, accompagnan-doci alla scoperta del Vangelo e di enciclicheriguardanti questi argomenti. Questomomento è stato molto interessante, soprat-tutto per chi tra i giovani si affaccia ora suquesto tipo di problemi.Nel corso del mese il Crocifisso ha visitatotutte le parrocchie del Vicariato, in ognuna sisono svolti momenti vari di preghiera e ado-razione, quindi, il pomeriggio di sabato 27

gennaio, è stato accompa-gnato da una trentina diragazzi castiglionesi aSansepolcro, dove ha sta-zionato lungo il mese difebbraio. Il momentodello scambio è statoveramente splendido: hafatto incontrare giovanidelle due vallate senzache si fossero mai visti oconosciuti prima. Tuttiinsieme, con sette o ottochitarre, cembalo e bongo,e cantando l'Emmanuel, igiovani hanno dato vitaad una processione che siè poi snodata per le viegremite di Sansepolcro,fino alla cattedrale, tra ipassanti meravigliati. La

Messa, presieduta da Don Giancarlo, con alfianco il fido Danilo, vicino al Sacerdozio (ilprossimo 19 marzo), ha suggellato il passag-gio del Crocifisso in terra biturgense.In serata non sono mancati balli e canti, insie-me a un buon rinfresco, offerti dai giovani diSansepolcro.n

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I GIOVANI CASTIGLIONESI

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Suora Jean-Paule, giovanissima bretone,infermiera all'ospedale di SIA a Mata Utu.Qui il clima era molto diverso del preceden-te e, dopo le prime febbri, presi servizioall'ospedale con due medici della marinamilitare francese e personale locale. Wallis,con l'isola di Futuna, nel Pacifico centrale, èconsiderata la culla del cattolicesimo inOceania, anche perché le chiese protestantici avevano preceduto in gran parte neglialtri arcipelaghi. Le isole di Wallis e diFutuna, pur facendo parte di uno stesso ter-ritorio amministrativo e politico, in realtàsono abitate da popolazioni e lingue diverse.Anche geologicamente la differenza è gran-dissima: Wallis è prevalentemente pianeg-giante, Futuna è montuosa. A Wallis vissiun'esperienza del tutto nuova e originaleadottando lingua, usi e costumi diversi daquelli di Futuna; nonostante tutto, l'espe-rienza è stata validissima. Prima di lasciare quest'isola, mi fu concessoun brevissimo soggiorno a Futuna.Approfittando del passaggio di una piccolanave mercantile, approdai in questo angolodi paradiso e feci un ritiro spirituale proprioa Poi, il luogo dove visse e fu massacratoSan Pietro Chanel. Grazie all'arrivo deipadri maristi, al sacrificio di San PietroChanel, all'eroica presenza delle nostre

Pioniere, il Signore ha seminato e coltivato lafede negli abitanti di queste isole al puntoche oggi la Chiesa d'Oceania è fiorente ericca di vocazioni, sparse nei vari continenti.

RITORNO NEL VECCHIO CONTINENTE.Nel 1970, dopo un'ininterrotta permanenzadi 14 anni in Oceania, ritrovai con piacere ilmio paese di origine. Ma provai nello stessotempo un trauma psicologico di fronte algrande boom economico, il cambiamento dimentalità, la contestazione di massa e altro.Questo disagio diffuso aveva contaminatoanche la Chiesa. Nelle sessioni di aggiorna-mento di missiologia, etnologia pastorale ealtro, non circolavano idee chiare; emerge-vano ovunque proposte anti-istituzionaliche non risparmiavano neanche i dogmi.Finito il tempo del rinnovamento, trascorsoin parte a Roma, poi a Lilla, Parigi, Chartres,tornai in Italia ove mi fu offerto un servizionella Casa di Formazione. Qui una buonatrentina di giovani suore si preparavano allavita missionaria. Mi resi conto che, cometutte le istituzioni, anche nelle Case cosid-dette religiose lo spirito della contestazioneinsidiava e mieteva vittime. n

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mio 'battesimo dell'aria'. Prima tappa Atene,poi Abadan, Karaci, Saigon, Port Darwin, nelnord d'Australia, e infine Sydney, dove per-nottai con la piccola Josè (3 mesi); prelevatada un nido parigino per essere adottata inNuova Caledonia. Negli anni '50 i missionariviaggiavano soltanto con le navi, ma graziealla generosità dei genitori adottivi dellabambina ci fu per me uno strappo alla regola.

IN NUOVA CALEDONIA. Finalmentedopo 36 ore di volo, di fusi orari e scali ripe-tuti, arrivammo all'aeroporto di Noumea, inNuova Caledonia. Accoglienza calorosa ecordiale da parte di tutti. Raggiunsi la miacomunità composta da sole suore infermierecome me, assunte da una clinica privata: laClinique Magnin. Ero la sola italiana; con mec'erano una belga, un’olandese, alcune fran-cesi, melanesiane, polinesiane e saltuaria-mente alcune di lingua inglese, tutte in stret-ta collaborazione con i medici e il personalelaico. Il lavoro era proprio tanto, le responsa-bilità pure. I pazienti, come d'altronde tuttala popolazione del territorio caledoniano,facevano parte di quella struttura sociale,multietnica e culturale, molto estesa nelPacifico, ma sconosciuta dal mondo occiden-tale degli anni '50. Mi colpì molto la coesi-stenza delle varie etnie. Per me era quanto

mai urgente un'inculturazione con questopopolo di Dio, ma 'Dio vede e provvede'.Lentamente le cose divennero meno compli-cate e le comunicazioni più facili. Era proprioindispensabile adottare le regole del dialogoe di un ampio ecumenismo, della stima deldiverso e delle varie identità. Questo giovò atessere buone relazioni con musulmani, pro-testanti, ebrei e così via. In clinica ebbi mododi apprezzare molto il mondo anglosassone,ma pur vivendo a trecentosessanta gradi lamia vocazione SMSM a Noumea, non siaffievolì il desiderio di un'esperienza direttanelle tribù e nei villaggi indigeni. La superio-ra regionale, prima reticente poi più com-prensiva, mi inviò nelle isole Loyauté, amaggioranza protestante. Qui erano pochi ivillaggi e le tribù cattoliche. Nel villaggio diNathalo, in passato roccaforte del cattolicesi-mo, avevamo ancora una scuola-pilota moltostimata. Il dispensario era misero e privo delnecessario. Qui ho vissuto lo slogan flessibili-tà: condizione di vita. I miei pazienti eranoquasi tutti protestanti e con essi condivisimolto.

WALLIS E FUTUNA. Dopo i tre anni tra-scorsi a Lifou, passai in Polinesia, a Wallis.Una leucemia acuta aveva falciato la vita di

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Suor Ivola alle prime armi in Nuova Caledonia

una tipica danza indigena

ragazze di Futuna

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durezza, da guarire tutte le ferite; la sua pre-senza è così silenziosa e dolce da sostenereogni fatica. Egli abita davvero nel cuore diquanti s'affidano fiduciosi a lui. Nella pre-ghiera, che è ascoltare la sua Parola e dirglitutto di noi, c'è davvero la sorgente di ogni sì.Quando celebro l'Eucaristia, comprendoquanto è grande il suo amore: mi chiede dispezzare il pane per i fratelli, pur conoscen-do egli la mia debolezza. Della mia fragilitàfa il vaso di creta nel quale depone il tesorodella sua presenza, che è per tutti. Di questoho fatto continuamente esperienza, fin dapiccolo. Sono grato per il dono della vita e della federicevuta dai miei genitori e dalla mia fami-glia, per l'accompagnamento dei catechisti edegli amici, per l'esempio di uomini e donneche mi hanno acceso nel cuore il desiderio dinon tenere nulla per me. Chiedo la vostrapreghiera. Vado anche a nome vostro in quel-la terra. Anche per voi vado, per vivere comepotrò e con l'aiuto del Signore, il Vangelo.Accompagnatemi, e io proverò a dare quelloche ho ricevuto. Pregate, e io cercherò di vive-

re tra loro con amore e gioia. Restate con me,e io vi porterò con me. E poi, ascoltate: ilvento e il mare vi recheranno l'eco dei canti edelle danze di quella terra, e l'Eucaristia cele-brata là porterà frutti anche a voi.Questo desidero con tutto il cuore: che lacomunione sia sempre più grande tra quan-ti vivono di Cristo. Sento che mi è chiesto dicollaborare a questa comunione come mis-sionario; so che voi genitori, fratelli e sorellelaici, voi giovani che amo, collaborate a que-sto, là dove Cristo vi chiama.

Metto il mio lungo viaggio nel cuore diMaria, che raggiunse in fretta la cuginaElisabetta per portarle Gesù. A lei chiedo dicustodirmi, di proteggermi, d'ispirarmi,d'insegnarmi come essere discepolo delFiglio suo. Affido anche tutti voi alla suaprotezione, sapendo che non c'è posto piùsicuro al mondo.Nessun luogo è lontano per chi si ama. Io sono con voi. Voi siate con me. n

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamoudito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostriocchi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che lenostre mani hanno toccato, ossia il Verbo dellaVita, quello che abbiamo veduto e udito noi loannunciamo anche a voi, perché anche voi siate incomunione con noi. La nostra comunione è con ilPadre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose viscriviamo perché la nostra gioia sia perfetta. (1 Gv 1, 1-4)

Queste parole risuonano nel miocuore mentre parto missionarioper il Vanuatu. Tanti mi chiedonocome sto, cosa penso, perchévado così lontano, cosa ci saràmai in quel luogo all'altro capodel mondo di più importante.Parto perché l'Amore mi chiamaa condividere con altri il donodella fede. Parto perché l'amoreper fratelli e sorelle che ancoranon conosco, ma che mi sonodonati da Dio, mi spinge adandare dove i Superiori mi hanno destinato.Quei fratelli e sorelle attendono l'annunciodel Vangelo, l'Eucaristia, il perdono, la con-divisione, proprio come tutti voi qui in Italia.

Ma sono poveri, e cercare di vivere comeGesù, mi ha impegnato a scegliere per sem-pre proprio loro, mi spinge ad essere vicino aloro, in povertà e semplicità.

Quando ho dato la mia disponibilità a parti-re, non avrei mai immaginato che i Superiorimi avrebbero mandato in Oceania: il dono dipartire ha superato infinitamente le ipotesiche andavo facendo. Già, l'Oceania! Ventuno anni fa, è in quella

terra che il mio cuore si èdeciso per Cristo, mentrevivevo un'esperienza didiscernimento vocazionale.Tornarvi, sarà come ripren-dere contatto con le sorgen-ti del mio sì. Con gratitudi-ne benedico il Signore perla sua bontà […]. Vado da quei fratelli e sorel-le con il desiderio di direcon la mia vita: Cristo è lasorgente di un amore capa-

ce di trasformare tutta l'esistenza, di capo-volgere progetti e calcoli e di generare lapace in noi. La sua tenerezza è così grande, ilsuo perdono così forte, da abbattere ogni

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AALLLLEE SSOORRGGEENNTTII DDEELL MMIIOO SSII''P. Luigi Savoldelli

Sono nato a Castel Mella (Brescia) quarantasei anni fa. SonoReligioso e Sacerdote della Congregazione della Società diMaria, Padri Maristi. Ho 12 anni di Professione Religiosa e seianni di Ordinazione Sacerdotale. Ho vissuto come religiosoalcuni anni in Venezuela e dopo l'Ordinazione ho lavorato aRoma nella Pastorale Giovanile e Vocazionale a livello di tuttala Provincia Religiosa cui appartengo. Dopo sei anni diSacerdozio ho messo a disposizione dei Superiori la mia vita ele mie forze per la missione. Sono da poco nel Vanuatu, Oceania.

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P. Luigi comunica sua madre

un giovane Padre Luigi scherza con P. Palladini

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distretto d’africaDIALOGO E ASCOLTO. Sto scrivendoquesto secondo numero del bollettino delDistretto. È il 16 gennaio, festa di SanMarcello, l'anniversario della miaOrdinazione. Penso ai confratelli che porta-no questo nome. Maam (Grand Pa' in linguaWolof), Marcel Mahe (ora a Chartres, ma nelDistretto è ancora vivo è il suo ricordo),Marcel Badonnel e Marcel Ma'ah ambeduenella città di Dakar, che ho lasciato circa unmese fa. La mia permanenza a Dakar haavuto momenti di riscoperta e di fraternità,di contatti coi confratelli, collaboratori,autorità della Chiesa locale e con i numero-si amici, che hanno stretto, lungo gli anni ele generazioni, forti legami coi Padri e leSuore Mariste. Sono tornato a Yaounde unpoco deluso per non esser potuto rimanerepiù a lungo. Tuttavia vi ho passato un mese,sufficiente per svolgervi molte attività edavere proficui incontri. La mia visita haavuto spazi d'ascolto e di dialogo con i con-fratelli e collaboratori; ho colto le difficoltà ei sogni, le ambizioni e gli ostacoli che incon-tra la vita religiosa marista nel contestodella Chiesa in Senegal.

MIA NONNA. Mi sono concesso un giornoe mezzo per andare a Kër Madiabel e passa-re un po' di tempo con mia madre, per vede-re la vedova e i figli di mio zio defunto aFatick, mia nonna a Diohine, mia sorella enipoti a Mbour. Padre Martin Sinma mi haaccompagnato nel lungo viaggio attraversola regione di Sereer. Martin si è stupito per lasomiglianza con la sua tribù nativa del nord.Comunicava in lingua Sereer con mianonna, che non parla né Wolof né francese.S'intendevano con risate e sorrisi! […]Subito dopo aver spedito il testo in francese,andrò a Bambili; rimpiazzerò i confratellidella parrocchia che vanno con P. Rafael almonastero benedettino di Babete per un riti-ro spirituale per giovani sacerdoti maristi.Là completerò la traduzione in inglese delnotiziario prima di volare a Roma, viaParigi, per l'incontro dei Nuovi ProvincialiMaristi e Superiori dei Distretti. Da Roma mi

recherò a Davao, il 17 febbraio, per presen-ziare alle Ordinazioni di Cyr Avaligbe edEmile Koffi Anani Kouma . Spero di tornarein marzo, se trovo un volo e soprattutto seotterrò il visto. Non sarà facile.

LA MORTE DI P. ALAINFORISSIER (maggio 1929 - dicembre 2006).Padre Alain è morto a Chartres il 10 dicembre,quando io ero ancora in Senegal. Amici e com-

pagni, cristiani emusulmani del GrandYoff e Dakar lo com-piangono insieme aiMaristi. Alain è vissu-to a Dakar dal 1975 al1990 e dal 1998 al2005, a Bujumburadal 1990 al 1998. Loscorso settembre l'hoincontrato a Parigi;abbiamo parlato delBurundi e mi ha chie-

sto notizie dei confra-telli del Distretto africano. Una settimanaprima della sua scomparsa, Padre Xavier haricevuto il suo ultimo libro, un diario del vio-lento periodo della sua permanenza inBurundi: l'estremo omaggio a figli e amici delBurundi, che desiderava rivedere?

SAN PIETRO CHANEL. L'inizio del nuovoanno è stato laborioso con l'insediamentodel nuovo Superiore del Distretto. Il proble-ma di una connessione adsl ha richiestomolto tempo e ancora non è risolto. A causadel numero ridotto dei membri della comu-nità (la casa può ospitare 25 persone e sonosolo in 3), e della distanza tra le case, il siste-ma telefonico e la connessione a internetancora non funzionano. Fr Raymond Pelletier si è deciso a dotarsi diun cellulare. È stata dura convincerlo; era

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IL MODELLO MARISTA. Abbiamo comin-ciato la nuova stagione liturgica impegnan-doci a vivere ogni giorno la vocazione batte-simale. Mi viene in mente il Capitolo II dellenostre Costituzioni, che tratta della vita quo-tidiana, specialmente i numeri 114.115.116:114. Con la sua professione il Marista rinnoval'impegno di conversione iniziato con il battesi-mo; egli muore e risorge ogni giorno con Cristo.Questa diposizione permea ogni suo pensiero eazione. 115. Il Marista non agisce da solo. Egli ha pervocazione la responsabilità di vigilare che le sueattività individuali e quelle che svolge con i con-fratelli conducano a formare una comunione invista della missione.116. Di conseguenza, per entrare veramente nellamissione della Società ogni Marista ha una dupli-ce responsabilità: quella di sviluppare la propriavita spirituale e quella di costruire la comunità.

LA SPIRITUALITA' DEL RELIGIOSO. Inquanto religiosi Maristi, uomini e donnedella Chiesa, la vita spirituale impegna epermea la nostra intera esistenza, la irrorain tutte le dimensioni. Le nostreCostituzioni sottolineano la profonda rela-zione tra la nostra professione religiosa e ilbattesimo. Nella mente del nostro legislato-re, il battesimo è la sorgente e l'origine della

professione religiosa, scaturisce da essocome l'acqua dalla fonte. Il battesimo attivala nostra professione, la nutre, la regge e larafforza. La professione corona il battesimo,lo rende efficace, vivo e concreto special-mente attraverso lo stile di vita esemplatosu quello di Cristo.

UUNNOO SSGGUUAARRDDOO SSUULLLL’’AAFFRRIICCAA MMAARRIISSTTAAP. Damien Diouf

Qualcuno si ricorderà dell'intervista che P. Damien rilasciòtempo fa alla rivista, quando studiava a Roma ed era ospite diVia Cernaia. Rientrato in patria, è stato nominato responsabiledel Distretto d'Africa. L'articolo qui riportato è un collage delnotiziario che il Padre ha redatto dopo la visita a tutte le comu-nità mariste del Distretto. Tra le righe si coglie la loro vitalità,nonostante le non poche difficoltà che incontrano, e la premurapaterna di Damien nell'incoraggiare e sostenere la loro missione.

Padre Damien, responsabile del Distretto d’Africa

NOTIZIE DALLE COMUNITA’

P. Alain Forissier

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Padre Modeste è tornato dal RinnovamentoMarista alla fine dell'anno sabbatico. Staambientandosi alla vita in Teate e abituan-dosi al cibo locale. Ha avuto un incidentecon la Toyota che si è decappottata piùvolte. Ne è uscito contuso e qualche dentetraballante.

BAMBILI. La comunità era al completo all'i-nizio d'ottobre con l'arrivo di P. RafaelRamila e di P. Albert Cabala dopo la suaOrdinazione e le vacanze in Congo. Adessotutti hanno ripreso il lavoro pastorale nellaparrocchia. La costruzione del presbiterio vaavanti sin dal 2004. I Maristi sono in Bambili dal 1997, dove ilVescovo locale ha edificato una parrocchiaper la presenza massiccia di studenti e gio-vani. È la sola zona africana di lingua ingle-se in cui è presente la Società di Maria. Daquando siamo arrivati, la comunità è semprevissuta in case in affitto. Il proprietario del-l'ultima casa è ritornato a Bambili dopo ilsuo pensionamento e i confratelli hannodovuto sgomberare […]. Per la costruzionedel presbiterio la parrocchia ha ricevuto

aiuti da Propaganda Fide e dai ConfratelliMaristi italiani. Ma i fondi non bastano acompletare la costruzione e a renderla abita-bile. La situazione è molto difficile per i con-fratelli. Un accordo con l'AmministrazioneGenerale è stato stipulato per trovare fondiche permettano di ultimare la costruzione.Da novembre la comunità ha trovato unanuova casa in affitto in Bambili, vicina allaparrocchiale. La casa non è grande e vi è dif-ficoltà a ricevere i parrocchiani, ad assicura-re i servizi necessari alla comunità cristianaformata da molti studenti e dalla popolazio-ne locale. Non è facile, ma i confratelli sonovolenterosi e pazienti. Padre Rafael Ramilaha cominciato ad imparare l'inglese.Nonostante impieghi volontà ed entusia-smo, trova qualche difficoltà al CentroLinguistico Bamenda, frequentato da perso-ne che già parlano inglese e fanno il corsoper ottenere un certificato di frequenza invista di una promozione professionale.Rafael, invece, deve partire da zero […].Nel periodo estivo Padre Constant è statosolo. Ha avuto problemi agli occhi per cui èstato costretto a una visita dall'oftalmico e

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riluttante, come molti dei confratelli ultrases-santenni. Ora lo trova molto utile per rispon-dere al crescente numero di gruppi e singoliche chiedono ospitalità al San Pietro Chanelper ritiri, riunioni o per riposo. Non manda-tegli sms perché non risponde. L'autore diqueste righe, tra incontri e viaggi trova pocotempo per riposare e quindi non è un buoncompagno per P. Raymond, spesso soloquando in casa ci sono ritiri.

OBILI. La comunità era la completo primache io finissi la visita; la residenza dei Padri èpiù tranquilla ora che, accanto alla parroc-chia, sono stati costruiti uffici e servizi igieni-ci col contributo dei parrocchiani e l'aiutodell'associazione San Pietro Chanel. Grazie aPadre B. Riberolles è stata migliorata la qua-lità della vita e dell'apostolato maristi. PadreRené Godard, superiore della comunità, èimpegnato nelle strutture che accolgono imembri degli istituti di vita consacrata; inquesti anni la Conferenza dei SuperioriMaggiori in Camerun ha proposto cometema di riflessione La Vita Religiosa e la ChiesaLocale. P. René è il solo religioso maschileimpegnato in questa struttura di consultazio-ne a livello locale. Congratulazioni, e grazieper la tua presenza. Benedetto, come Maria,tra le donne consacrate! Lo scorso novembreha avuto problemi di salute. Ora sta meglio,ma deve stare a dieta. Coraggio, ti fa benealla salute e al guardaroba (così almeno ilsarto non deve correggere le misure…).Fr Louis Niyongabo è ritornato da casa dopole feste dell'Ordinazione. È curato della par-rocchia, economo della comunità e incaricatodel centro sociale della parrocchia per giova-ni ragazze senza istruzione. Di ritorno daAccra, per un meeting tra la gioventù africa-na e leaders politici, il fratello minore di P.Louis si è fermato a Yaounde. Gli somigliamolto, il timbro di voce è uguale: sentendolain un bar uno può pensare che è la voce delcurato di Sant'Anna!

TEATE. La comunità sta gradualmente assu-mendo uno stile di vita che concili le esigen-

ze comunitarie e quelle pastorali di una zonarurale. La loro vita è molto migliorata con lacostruzione di servizi igienici e di un serba-toio d'acqua. Hanno un generatore d'energiaelettrica funzionante dalle 20 alle 22.Nell'area hanno trovato un luogo dove c'è untelefono mobile dal quale possono chiamare emandare sms; di conseguenza è difficilecomunicare se non si recano là ad attendere lachiamata. Provateci; forse sarete più fortuna-ti del sottoscritto. I confratelli sperimentano ilcalore umano e il generoso senso d'ospitalitàespressi dalle comunità cristiane dei villaggiche visitano, comunità che sono state perlungo tempo (persino anni), senza vedere un

sacerdote e senza celebrazione eucaristica.Padre Paul Souga, è stato molto impegnatocon la costruzione della scuola parrocchiale.Per mancanza di fondi egli pensa sia difficilefinire i lavori. Per ora ha completato il tettodi una classe. Padre Roger il superiore, ha avuto un serioattacco di malaria nel novembre scorso conricovero in ospedale a Yaounde per alcunigiorni. Dopo il suo ritorno a dicembre, unincidente di macchina l'ha costretto a tornarea Yaounde per cure mediche. Soffre di unaferita all'anca. Prima della fine di gennaio hapartecipato ad un seminario su Psicologia eVita Spirituale.

una via di Dakar dedicata al Fondatore

il seminario marista di Dakar-Delaténa

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secondo l'usanza africana, con molti sopran-nomi: Zio, Grand Pa', Bado, ecc. È in buonaforma, di bell'aspetto e coraggioso, vicino ai50 anni di missione in questa calda regioneafricana; è la memoria vivente dell'affasci-nante storia marista locale; nei dintorni diHann è molto ammirato. Ha bisogno diattenzioni da parte dei confratelli (dei qualiegli talvolta si lamenta). I confratelli lo trat-tano con simpatia e pazienza. Non disturba-telo prima delle nove del mattino: è lento asvegliarsi ed a radersi la barba. P. Xavier Bechetoille, rappresentante delSuperiore del Distretto marista in Senegal eparroco di S. Josephine Bakhita, m'ha accom-pagnato nelle visite e presentato alle autoritàcivili e religiose. Nel territorio parrocchiale visono tre comunità religiose della FamigliaMarista: Padri e Suore missionarie. I Padridelle nostre comunità sono sei; le Suore pocomeno di dieci. Una buona opportunità dicomunione e collaborazione. P. Xavier ha il

compito, non sempre facile, di riunire e coor-dinare il gruppo. È l'unico impegnato a tempopieno in parrocchia; gli altri l'aiutano quandosono liberi dai ministeri. Tuttavia c'è bisognodi un sacerdote assistente a tempo pieno. L'anno pastorale è avviato e sono sicuro che,con la buona volontà e la stretta collabora-zione tra Padri e Suore, la vita pastorale e l'a-nimazione della comunità cristiane (non cosìnumerose in Senegal), avrà regolare svolgi-mento.

Durante la mia visita i confratelli si sonoradunati più volte per preparare i mieiincontri con l'Arcivescovo. È stata per mel'occasione di parlare coi confratelli e coiloro stretti collaboratori della mia vita e deimiei doveri, delle mie domande e dei mieisogni, di ascoltare i loro, di esaminare insieme le sfide e le difficoltà che incontria-mo come Maristi e di riflettere sul nostrofuturo.n

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un'altra dal dentista a causa del suo amoreper il cioccolato. Per sua sfortuna non hapotuto mangiarne molto durante il temponatalizio perché occupato in parrocchia.Padre Albert, di ritorno dalle vacanze e dallecelebrazioni per la sua Ordinazione, haassunto l'incarico dell'economato e dellapastorale giovanile e, soprattutto, del CentroStudentesco di Sviluppo di Bambili. Mentreero là, Albert ha organizzato un dibattito in

chiesa sullo stile di un programma della TVcamerunese. Il dibattito, seguito da più diduecento giovani, aveva come tema il ruolodei genitori nella vocazione dei figli.

DAKAR. Dal mese di ottobre tutti i confra-telli delle due comunità di Dakar - Delaténae Nazareth - sono tornati dalle vacanze.Durante la permanenza in Togo la macchinadi P. Edmond Koffi si è scontrata con unamotocicletta. Feriti, i due guidatori sono staticurati in un ospedale nel nord del Togo. P. Deogratias Bararishize è stato in vacanzain Burundi dove ha partecipato, aBujumbura, all'Ordinazione sacerdotale diLouis e Albert. È il superiore della comunitàdi Nazareth e funge da cappellano degli stu-

denti cristiani e musulmani del collegio; assi-cura la preparazione ai sacramenti e l'inse-gnamento religioso e morale. Dopo il ritornodal Burundi si è ricongiunto alla comunità diNazareth, formata dai Padri Edmond Koffi eMarcel Ma'ah, che è cappellano al collegio;ha cura dell'assistenza cristiana al personaleamministrativo e tecnico della scuola e tienei collegamenti con le autorità della Chiesalocale. Deve far fronte a molti impegni non-

ostante i suoi problemidi salute, e non semprevi riesce. La comunità diDelaténa, Hann, haospitato P. Jean-Pierreche l'anno scorso era aNazareth a finire i suoistudi. È stato nominatoal collegio come inse-gnante di lingua. Inoltreaiuterà i confratelli nellascuola e nella parrocchiadi S. Josephine Bakhita.L'arcivescovo di Dakar,Theodore Sarr, è conten-to della presenza di ungiovane marista senega-lese nella scuola.P. Martin Simna dopole vacanze in Togo ha

partecipato nelle Filippine al Seminario pergli Economi Maristi. P. Martin è l'economodella regione del Senegal e assistente dellaparrocchia di S. Josephine Bakhita. Martin,vacci piano con i tuoi impegni (ndank.ndank,come dicono lì!).Il nostro anziano Fratello Marcel Badonnelha scritto di recente al vicario generale diDakar chiedendo d'essere sostituito nellacappellania dell'ospedale. Sta aspettando larisposta. Marcel aiuta i confratelli comesegretario nella parrocchia di S. JosephineBakhita. Svolge il lavoro in Delaténa, circon-dato da un nugolo di visitatori, giovaniamici, uomini e donne, laici e religiosi,maschi e femmine, ex malati conosciuti nelsuo ministero ospedaliero. Tutti lo chiamano,

Dakar, prenoviziato di Ker-Nazareth

Dakar, il collegio Santa Maria

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prestiti senza interessi a delle famiglie obera-te di debiti e sfruttate malamente dal credito-re. Altro progetto è quello di operare dei ver-samenti per i bambini affinché possano fre-quentare le scuole. Non in tutti i paesi lascuola, anche quella elementare, è gratuita.Nel 2005 i Vincenziani d'Australia hannoassicurato la scuola a 3.510 bambini del SudEst Asiatico versando 70 dollari per ciascunalunno. Coordinatore Nazionale di questograndioso progetto è il Fratello MaristaDouglas Walsh, residente a Melbourne.

RIVOLUZIONARE NOI STESSINel gennaio 2006 ho avuto il privilegio dipartecipare a PANASCO VI, il SestoCongresso Pan-Asiatico della Societá di SanVincenzo, a Perth, nell'Australia Occidentale.Vi erano oltre 200 partecipanti provenienti da23 paesi del Sud Est Asiatico e del Pacifico. Vierano pure rappresentanti della NuovaCaledonia, delle Isole Figi, delle Salomoni, diVanuatu e di Samoa. Non mancavano certo irappresentanti del Consiglio Internazionale,che ha sede a Parigi. Del ConsiglioInternazionale fa parte pure la ventiquattren-ne romana Rita Oliva. Rita ha partecipato aPANASCO in qualitá di CoordinatriceInternazionale dei Giovani Vincenziani. Hasorpreso tutti con il suo discorsetto pieno difede e di spiritualitá: Non dobbiamo rivoluzio-nare il mondo - ha detto - dobbiamo rivoluziona-re noi stessi, dobbiamo essere testimoni dell'amoredi Cristo per tutta l'umanitá.

LA MISERIA DEL PAESEAlla fine di giugno del 2006 sono stato invia-to in Indonesia quale rappresentante delloStato del Nuovo Galles del Sud, per presen-ziare al X Congresso dei VincenzianiIndonesiani e all'elezione del nuovoPresidente Nazionale della Societá. Era laprima volta che andavo in Indonesia e possoappena esprimere il beneficio che ho ricevu-to da quella visita. A Surabaya mi sono tro-vato a faccia a faccia con la vera povertà, lamiseria e sofferenze d'ogni specie. La pover-tà è evidente in ogni sobborgo ed in ogni viadella città. La previdenza sociale è pratica-

mente inesistente: la gente che non ha lavoro,non ha soldi e niente da mangiare. Il salariomedio in Indonesia è di 90 dollari USA almese. La vista delle baracche sovraffollate che sor-gono lungo il fiume Kalimas mi ha afflittoprofondamente. Ma ho avuto l'occasione divedere ed apprezzare il lavoro meravigliososvolto dai Vincenziani Indonesiani. Sonostato toccato dall'ospitalità, dalla generositáe dall’entusiasmo di tutti i membri dellaSocietá. Ho imparato che non bisogna farciscappare la minima occasione di fare caritá,perché quell'occasione forse non si presen-terá piú. Ma ho imparato soprattutto chenon basta dare del denaro ad un accattone:poche rupie date con un sorriso valgono unparadiso.

TSUNAMI E TERREMOTIL'Indonesia comprende 13.000 isole e 300gruppi etnici distinti. Il paese è diventatoindipendente nell'agosto 1945 sotto la guidadel presidente Ahmed Sukarno. Conta187.000.000 di abitanti. Lo tsunami del 26dicembre 2004 causó la morte di 280.000 per-sone, piú di 200.000 nella sola Indonesia,principalmente nella regione di Banda Aceh.Il terremoto del 27 maggio 2006 ha causato6.232 morti nel centro dell'isola di Giava.41.148 sono stati i feriti, molti dei quali sonorimasti paralizzati. 139.000 case sono statedistrutte. Il Presidente Nazionale dellaSocietá San Vincenzo, Alfonso Nainggolancorse sul luogo del disastro per valutare lasituazione. Ho pianto - ha detto - alla vista ditanta sofferenza e dell'enormitá della distruzione.

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LA SOCIETA' DI S. VINCENZOAvevo 18 anni quando mi capitó di leggereper la prima volta un libro su FedericoOzanam, il Fondatore della Societá di SanVincenzo de Paoli. Ma solo nel 1999 entrai incomunione con quella Societá. Nella Parrocchia Nostra Signora del BuonConsiglio di Frenchs Forest opera unaConferenza (Gruppo) di San Vincenzo deiPaoli. Curioso, chiesi ad uno dei membriquale fosse di preciso il loro compito. Vienialla riunione martedí sera e vedrai, mi risposeSiva Markandu. Il 10 agosto 1999 vi andai. Vitrovai otto gentiluomini tutti piú anziani dime, alcuni addirittura zoppi e acciaccati. Ilrapporto sulle visite fatte durante la settima-

na e le altre attivitá che svolgevano nella par-rocchia mi sorprese e mi affascinó. Decisi diiscrivermi alla Societá e da allora vi sonorimasto membro attivo. Due anni dopo fuieletto presidente della Conferenza di Nostra

Signora del Buon Consiglio ed esercitai quelcompito per tre anni. Nel Novembre 2004 mifu chiesto di assumere il ruolo diCoordinatore Diocesano dell'attivitá missio-naria della Societá.

L'ORGANIZZAZIONELa diocesi di Broken Bay è una delle tre dio-cesi della Metropoli di Sydney, ed è quella incui sono inserito. In essa vi operano 62Conferenze, divise in 5 regioni. QuesteConference corrispondono con 178Conferenze disperse in quattro nazioni delContinente Sud Est Asiatico: India,Indonesia, Pakistan e Thailandia. Questarelazione di scambio è chiamata

Gemellaggio. Le Conferenze adottivepregano per le conferenze gemelle edinviano loro aiuti finanziari. Il miocompito è di tenere viva nella diocesila fiaccola missionaria della Societá,assicurare che le Conferenze austra-liane preghino per le Conferenze concui sono associate, che corrispondanocon esse e che facciano i dovuti versa-menti finanziati a tempo determinato.Mio compito è pure di sottometterealla varie Conferenze diocesane even-tuali appelli per progetti speciali rice-vuti dalle Conferenze gemelle.Progetto Speciale potrebbe esserequello di creare una conduttura d'ac-qua per un villaggio in India o inPakistan, o quello di comprare delle

capre da affidare a delle famiglie povere inIndonesia, o comprare una mucca da latteper 2, 3 famiglie. Potrebbe essere pure lacreazione di un fondo bancario da cui, con ledovute regole, si possa attingere per fare dei

IINNDDOONNEESSIIAAPAESE SCONOSCIUTO E MALCOMPRESO

Bruno Spedalieri

il Presidente Generale della Società di San Vincenzo JoséRamon Diaz-Torremocha (a destra) con Bruno Spedalieri

i giovani della Conferenza San Benedetto Labre di Surabaya

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TELEFONATE GRADITEPrima di riaprire una quarta fetta di ricordinostalgicamente belli di quel cielo del Rivaioe della Toscana, mi preme e mi gratifica met-tere a conoscenza dei molti lettori di Mariache, a seguito dei miei scritti-ricordi, ho avutomolti attestati telefonici (e de visu) di quantovado ricordando. Sono felice di sapere e sen-tire per telefono che questo mio novellaresmuove anche i ricordi e le emozioni di moltiex che mi hanno preceduto o seguito nell'e-sperienza del Rivaio. Cito, per dovere di cro-naca e per riconoscenza, una lunga e commo-vente telefonata ricevuta dalla Sardegna daparte di un ex, Inchingolo Riccardo, che ricor-dava poco dei miei tempi perché lui era statoprecedentemente al Rivaio, ma i luoghi e imolti nomi erano stati anche suoi compagnidi vita negli anni precedenti. Una delle ultimetelefonate l'ho ricevuta da Terranova diReggio Calabria. Al solo sentire la voce, hochiaramente riconosciuto (dopo 40 anni !) DeAngelis Salvatore. Anche questa lunga telefo-nata ci ha ricondotti a quei tempi. Salvatorenaturalmente era piccolissimo in quantofacente parte di quel gruppo di ragazziniaccettati al Rivaio per la prima volta e fre-quentanti la quinta elementare. Non ricorda-vo il suo maestro e nemmeno che frequentas-sero al Cassero di Castiglion Fiorentino, maricordavo qualcuno dei suoi compagni diclasse: Frappi, Conte… Chissà che un giornonon riesca a dare il via ad una serie di RAC-CONTI IMPOSSIBILI ricostruiti sui colloquitelefonici !?!

LA PREPARAZIONE DELLE GITETorno ora al quarto racconto che ho volutoimpostare sulle gite. Ciò che al Rivaio spez-

zava lo scorrere dei normali anni scolasticierano alcuni avvenimenti tipici e dalle forti,indimenticabili emozioni. A tutti voi, cari exe lettori, tornano alla mente le attività di cuine ho ricordato buona parte nei miei prece-denti scritti: i campionati di calcio, le passeg-giate in pineta, il gioco della bandiera, ilgioco delle biglie di creta, le attività teatrali, icori extra moenia sacri e civili, la rilegatoria, ilcarnevale, il gioco dei numeri, le Olimpiadi, iperiodi estivi passati alla Contadina oall'Olmo di Arezzo, le attività teatrali edanche le gite…Certamente le gite dovevano avere dei fini,oltre che di svago, anche di migliore acquisi-zione storica-culturale-artistica-geograficadei luoghi nei quali venivamo condotti. Lagita veniva annunciata e programmata conlargo anticipo, tutti venivamo preventiva-mente messi a conoscenza del luogo e deidintorni culturali, sociali, artistici, storici.Qualcuno più interessato e precisino si arma-va di depliants, di testi, di pubblica-zioni.

LE SACCHE SPORTIVESi partiva all'alba, spesso per un lungo viag-gio, armati di basco (prima di ogni cosa; nellafoto scattata a San Marino si notano tantibaschi in testa ed anche qualche disobbedien-te, desideroso di mostrare il ciuffo), unmaglioncino per i colpi di freddo o fresco.Taluni erano orgogliosamente possessori diuna sacca con spago in testa per portarla aspalle. Già all'epoca, qualcuna di queste sac-che metteva in bella mostra lo stemma delMilan, dell'Inter o della Juve. Ad ognunovenivano affidati pochi spiccioli per le spe-sette d'occasione: una cartolina da spedire a

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LA FIEREZZA DEI CRISTIANISurabaya, la seconda città d'Indonesia pergrandezza, è situata nella parte nord-orien-tale dell'isola di Java, è chiamata la cittàdegli eroi. È da quella città che il movimen-to di indipendenza era iniziato nel 1945. Lacittà ha una popolazione di 3.500.000 ed ha24 chiese cattoliche che si colmano di fedeliogni domenica. Alla chiesa di Santa MariaVergine, Padre Silvano Ponticelli, missiona-rio Vincenziano italiano, mi diceva che ognidomenica in quella chiesa sono celebratesei Messe e che ad ogni Messa la chiesa èstracolma. A Surabaya i cattolici sono fieridella loro fede e non mancano di dire lapreghiera prima e dopo i pasti, anche se sitrovano in un ristorante pubblico.

LA CHIAVE DEL PARADISOLa Societá di San Vincenzo indonesiana è statafondata nel 1963 da Padre Bonekamp. I gruppi giovanili sono numerosi e dinamici. IlX Congresso Nazionale Indonesiano ha avutoinizio il 29 giugno ed è durato tre giorni. Misono molto piaciute le parole di Padre JuliusHaryanto, Amministratore dell'Arcidiocesi diSurabaya che è in sede vacante. PadreHaryanto, che parla anche, e bene, l'italiano,ha detto: I Vincenziani sono il cuore di Gesú per ipoveri. Ha parlato di Amore redentivo ed haasserito: I Vincenziani non sono gente ordinaria,perché trovano gioia nel servire, visitano i bisogno-si e fanno caritá. Il Provinciale dei Vincenziani,Padre Sad Budianto, ha detto: La caritá è lachiave del Paradiso.

LA DISCRIMINAZIONE RELIGIOSANon va sottovalutato il fatto che inIndonesia l'87 % della popolazione è musul-mana. I cristiani solo il 6 %. Si dice che ilparlamento voglia adottare la Sharia, laLegge musulmana. Nel tragitto traSurabaya e Sawiran, dove si è tenuto ilCongresso, ho contato undici moschee;nove di esse erano in via di ristrutturazione.Il Governo finanzia le moschee, ma non lechiese cristiane. Ogni moschea è fornita dialtoparlanti e cinque volte al giorno, a

cominciare dall'alba (alle 4,20 del mattino aSawiran), vociferano la preghiera in linguaaraba. Alle chiese cristiane non è permessosuonare le campane. Tutto questo preoccu-pa i cristiani. Il rimedio alla situazione presen-te - diceva Padre Subiyanto - è la fiamma dellacaritá. Noi siamo figli di uno stesso Padre. Conla pazienza e la fede si vincerá ogni ostacolo.

GESU' E' IL MIO EROELa vigilia della mia partenza ho avutomodo di visitare la Domus Mariae, una casadi ritiro nella regione di Madiun. Mi ha sor-preso trovarvi tanti bambini e tutti in uni-forme scolastica, poiché quello era il tempodelle vacanze . Il Padre Catini, un'altro mis-sionario italiano, mi ha spiegato che erano

lá per una giornata di ritiro. Mi sonomischiato fra quei bambini dalla faccettascura. Tutti indossavano una maglietta gial-la con impressa sul davanti l'immagine diCristo e le parole: Yesus Jangoanku, ossiaGesú è il mio Eroe. La mia visita in Indonesia non poteva finirecon un messaggio migliore. Un messaggioforte, gridato senza paura da bambini cri-stiani di un paese musulmano Un paesedove le parole Allah e Imam trovano luogopure nella liturgia eucaristica.

Ringrazio Dio e la Societá di San Vincenzode Paoli per l'opportunitá datami di scoprirele meraviglie dell'Indonesia, la sua sconvol-gente povertá ed il profondo spirito religiosodel suo popolo. n

II RRAACCCCOONNTTII DDEELL RRIIVVAAIIOO(CAPO IV)

Emilio Pizzoferrato

alcuni dei bambini che Spedalieri ha incontrato alla Domus Mariae

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CARO PADRE, Quando, pochi giorni fa, cisiamo incontrati dopo 58 anni, avrei volutoparlare con te più a lungo; avrei voluto farecon te, che sei diventato e rimasto sacerdote,un riesame del mio percorso spirituale inquesto lungo periodo di vita, percorso che misembra deludente! Sono rimasto stupefatto esorpreso quando tu, nonappena ho detto il mio cogno-me, hai ricordato subito ilnome e tanti particolari perso-nali. Mi sono commosso; ècome se avessi scoperto chequalcosa di me era rimasta alRivaio. Ti avevo dimenticato,così come tutti gli altri aiquali, guardando qualchevecchia foto, non riuscivo adassociare un nome. Il Rivaio è stato per me importante. La disci-plina ed i principi morali che là ho imparatomi hanno accompagnato negli anni successi-vi. Ho avuto, per il seguito, una vita del tuttonormale, che può dirsi fortunata, con due

figlie che adesso sono madri di quattro bel-lissimi nipoti. Nel lavoro, di per sé arido elontanissimo dalla mia indole, ho finito permettere impegno ottenendo un certosucces-so: anziché prete e forse missionario inOceania sono finito per diventare funziona-rio di banca, con il compito ingrato di presta-

re e richiedere indietro denaro,ma con l'opportunità di matu-rare molte esperienze della vita.Il mio sentimento religioso èperò divenuto pian piano un'a-bitudine, la mia fede moltovacillante. Oggi, da oltre diecianni in pensione, ho tanto,troppo tempo per pensare. I quaranta anni di lavoro nonhanno più alcuna importanza;mi limito a osservare le stagioni

che si ripetono, guardare la TV, fare la spesa,imparare le meraviglie del progresso tecno-logico che tuttavia finiscono per diventarebanali… Frequento la Santa Messa domeni-cale, ma non so se posso definirmi cattolico.

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casa, un ricordino, una telefonata o magariun gelato o una pastina.Ci accompagnavano diversi Padri responsa-bili; a volte erano presenti anche ospiti dipassaggio al Rivaio. Non potevano mancarePadre Foglia (fisarmonicista e maestro dicanto) e Padre Gea (storico, umorista edintrattenitore).

MACCHINISTA METTI L'OLIOLa prima canzone che si strillazzava a squar-ciagola, dopo l'appello e i primi chilometri,era: Macchinista, macchinista metti l'olio /metti l'olio agli stantuffi / del Rivaio siamo stufi/ a Bologna vogliamo andar… Non potevamancare, strada facendo, la classica canzoneLa macchina del capo, che proseguiva: ha unbuco nella gomma / ripariam col ciuingam. La

canzone proseguiva con versi onomatopeici,con la stessa strofa ripetuta, e così la macchi-na diventava la brrr, il buco sciuuu, e così diseguito a gesticolare. Se desideravamo sbelli-carsi dalle risate invocavamo ad alta voce lacanzone del Gea. Sì, noi ragazzetti o ragaz-zotti chiamavamo Padre Gea, nel nostroslang, El Gea. L'invocata canzone aveva pertitolo: Me parea de anda' al merca'. Il singolareerano le incomprensibili parole tronche che

seguivano una frase. La canzone iniziava eproseguiva così: Me parea de andà al mercà gnègnè (due volte) / me parea de andà al mercà / larin tin-tung, ting-tung ting-tung, gnau-gnau-gnau-gnau, but-but-but-but, me parea de andà almercàaa… E noi a ridere a crepapelle nel sen-tire questi rumori di parole cantate dal Gea,rosso paonazzo dallo sforzo.

BUONA NOTTE, MAMMAIl tempo in pullman trascorreva velocementee si arrivava alla mèta della gita. Bologna oSan Marino, Orvieto o Lago di Piedilugo,Firenze, Siena o Pisa, Terni, Cascate e leFonti del Clitunno o Assisi e Gubbio. Ognigita lasciava in noi i suoi ricordi.

Alla sera, puntuali, nell'orario del raduno, sirisaliva in corriera e ognunoriprendeva esattamente ilsuo posto. Eh sì, perché adiversi necessitava un certoposto ed un sacchettino aportata di mano, dato cheerano sensibili di stomaco.Ritornando verso casa, leforti emozioni vissute, imonumenti e quant'altro, sidepositavano nella nostramemoria. Con le gambe stanche, il visoarrossato dal sole, il saccovuoto e le scorte terminate,rifacendo la via del ritornonon poteva mancare almenola solita canzone cantataall'incontrario: Macchinista,macchinista metti l'olio, / metti

l'olio agli stantuffi, / di Bologna siamo stufi(oppure di San Marino o di Orvieto…) / ed acasa (al Rivaio) vogliam tornar. Molti cadevano in braccio a Morfeo. Bruscorisveglio una volta giunti nei pressi delRivaio a tarda notte. La frescura dell'aria liscuoteva dal torpore, dalla fatica della lungagiornata. Imbambolato dal sonno, qualcunodei piccoli avviandosi verso la camerata perdormire, bisbigliava: Buona notte, mamma... n

1960 - GITA A SAN MARINO. In prima fila da sinistra: Fattori, Di Loreto,Brilli, Vinerbi, Di Giulio. In seconda: Inselvini, Spadorcia, Berardi, Torrano.

In terza e oltre: Boldi, Pizzoferrato e poi Petrocelli (?), Palella, Imbrici,Padre Roberto Foglia e Iuliano. In fondo a destra s’intravede Padre Gea.

CCEERRCCOO AANNCCOORRAA IILL SSEENNSSOO DDEELLLLAA VVIITTAA

Sergio Casi

Caro padre, sono lusingato della tua richiesta (di mandare qualche articoloper la rivista), anche se non mi sento all'altezza di ragionare sui tanti proble-mi che esistono oggi. Prendo l'occasione però per dirti che sono felice di rice-vere MARIA, di sfogliare e leggere le sue pagine (tengo sempre l'ultimo nume-ro sul comodino). Ho scritto, per me stesso, tutto quello che ricordo sul Rivaioe sull'incontro del giugno scorso a Castiglion Fiorentino, ma non ritengo que-sti pensieri di interesse generale (sarebbero la 'brutta copia' dei racconti del-l'amico Pizzoferrato, che leggo sempre con piacere). Aggiungo che questo'tuffo' nel lontano passato a cui mi costringe la rivista suscita in me medita-zioni quali quelle che ho ritenuto di confidare in una lettera a padreBuccelletti, un compagno di allora, incontrato nel giugno scorso a CastiglionFiorentino. Allego tale lettera dalla quale ho tolto le parti più personali: riter-rei utile conoscere il pensiero di altri ex sui quesiti da me posti e non risolti.

Padre Egidio Buccelletti

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Il motto che mi ha sempre accompagnato: Lavita va spesa con intelligenza nella ricercaincessante di vivere e di far vivere in serenità.Penso che la serenità si attinge solo nell’adat-tarsi alla realtà, vincendo la pigrizia o lapaura del nuovo e affrontando con determi-nazione, gli ostacoli che la vita ci ponedavanti. Lo dice una che di ostacoli ne haincontrati molti. Una che ha vissuto tragedie.Una che, se avesse dato ascolto all’istinto,non una sola volta l’avrebbe fatta finita...

Per rinnovarsi seriamente occorre che l’anal-isi di sé sia profonda.Per liberare la luce che è in noi bisogna cheaffondiamo impietosamente il bisturi...

Quattro anni fa ho preso la decisione chequalcuno considererà un po’ singolare.Vedova da venticinque anni, conclusa la miamissione di madre con l’aver ben inserito nelmondo i miei cinque figli, mi son detta: oracorro il rischio di soffrire di solitudine e disentirmi inutile. Dagli altri, assorbiti nei loroimpegni, non posso aspettarmi nulla...Ho concluso che era giunto il tempo diinventarmi qualcosa che allontanasse lo spet-tro di una vecchiaia malinconica e mi facessestar bene. Decido di crearmi un centro d’in-teresse per trarne qualche soddisfazione per-sonale. Sapevo che avrei dovuto faticare:ogni traguardo importante comporta sudore.

Figuriamoci alla mia età.

Eccomi dunque impegnata nella preparazioneprivata degli esami d’ammissione al terzoanno di Liceo Artistico.Mi sono venuti in soccorso i miei cinque figliin veste di validissimi insegnanti.Prova superata. L’anno scorso ho frequenta-to la terza liceale con buoni risultati equest’anno m’aspetta la maturità.

Perchè ho scelto l’Artistico? Perchè l’Artem’ha sempre attratto, mi fa sentire viva, miimmerge nel bello e mi immunizza dallabruttezza aggressiva da cui siamo oggicostantemente minacciati.

Nella scelta dell’avventura scolastica (alla mianon più verde età), ha giocato un ruolo centralela buona considerazione che ho di me stessa:hai saputo cavartela come madre vedova - mison detta - te la caverai anche con libri e pen-nelli. Non hai potuto completare gli studi dagiovane, perchè non dovresti farlo adesso chehai tempo e non sei più travolta dagli eventi?Timore di sentirmi a disagio, io nonna, traragazzi? No. Sono ben altre le circostanze incui mi son sentita a disagio.E poi, sono fiera d’essere un caso.Chissà che altri della mia età non seguano ilmio esempio... (AntoniettaGiordanino)

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Gli inevitabili acciacchi dell'età […] contri-buiscono a deprimere l'animo, che si risolle-va solo nell'osservare i nipoti che crescono e[…] il cielo stellato (che qui in città non sipuò vedere nella sua intera bellezza ). Sto cercando di capire il senso della vita […].E così da qualche anno leggo e rileggo qual-che libro di argomento religioso, in particola-re sulla Madonna. Ripenso alle rivelazioni diFatima. ai segreti , al papa che è andato alsantuario , all'impero sovietico che sembravaindistruttibile e che si è dissolto. Ascoltotutti i giorni i telegiornali sperando invanoche non si parli più di attentati, uccisioni estragi. Leggo ogni mese i messaggi che laMadonna invierebbe da Medjougorje scon-giurandoci sempre - da venticinque anni - dipregare, di digiunare di fare penitenza ( pro-prio ora mentre scrivo, mi è giunto via e-mailil messaggio del 25/6/06, ecco le meravigliedella tecnica che però servono a poco).Ma ho tanti dubbi. Che se ne fa Dio dellenostre preghiere? E non ha altri mezzi permettere ordine tra di noi ? Possibile che laMadonna parli in modo così semplice? E perventicinque anni tutti i giorni ? e le sue lacri-

me di sangue? Eppure ho visto un vescovoalla TV piangere nel raccontare cosa gli erasuccesso! E se fossero tutti imbrogli per cre-duloni? O peggio ancora per interesse? e per-ché a Fatima come a Montenero o alleVertighe ci sono sempre dei mercatini, dellecose da comprare e vendere? Sono stato,’anno scorso a Fatima e sono rimasto com-mosso al Rosario in comune con tanta gentedi ogni nazione […], ma anche lì c'eranoaddirittura dei supermarket di ricordini […].Ma non è mica colpa della Madonna se l'uo-mo ha l'animo del commerciante!

Con la testa piena di questi pensieri sonovenuto all'incontro con gli ex del Rivaio.Forse speravo di trovare qualche risposta oqualche indizio, forse l'ho trovato o per lomeno sono sulla strada giusta. Tutti lì eranofelici di ritrovarsi e mi sono apparsi fortinella fede, lontani mille miglia dall'avere imiei dubbi. Ho chiesto alla Madonna didonarmi più fede, consapevole che con laragione non si va lontano […]. n

(Livorno, 29 giugno 2006)

ex alunni bresciani nella cappella della casa di vacanze di Malosco

AANNTTOONNIIEETTTTAA,, NNOONNNNAA SSPPRRIINNTTNella Pagina del Direttore parlavo di Rinnovamento. Un esempio clamo-roso? Ho un'alunna di quasi 70 anni. Ancora giovane, rimase vedova concinque figli. Seppure squassata dal dolore, non si perse d'animo.Rimboccatasi le maniche, con fatica immane e superando enormi difficol-tà, ha tirato su la nidiata di figli. Ora che sono tutti accasati e con prole,frequenta il liceo artistico. Sorretta da una forza di volontà ampiamentecollaudata, sta recuperando il tempo perduto e primeggia per profitto trai compagni. Si accontenterà del diploma? Nient'affatto. Intende iscriver-si all'Accademia di Belle Arti, per soddisfare - dice - l'amore per il Bello.Alcune sue riflessioni.

ex alunni del rivaio

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ALMASIO GIOVANNIALTIERI ANDREAAURILIO ANTONIO BADINI GIULIANABARDAZZI EDOBARRESI GIUSEPPEBAUDUCCO ANGELABELLI ANTONIO BERNARDINI CARLOBERRINO M. VITTORIABERTOLI ALFREDOBONCOMPAGNI-FRAPPI CARLABORRACCIA PIETROBRUNELLI RINABUCCI MARCOCAMMISULI MARIACANEDOLI GIULIANACAPPELLETTI ADACAVAGNINI TINACHIANALE LUCACHIAPPALONE PASQUALECIANCIA MELINACICALESE ANGELOCOMINI ENRICACORSI ADACURTA SALTETTI CLEMENTINADI CRISTOFORO DORETTADI MARZO ANTONIODI MAURO FRANCESCADUSNASCO STEFANOD’UVA FRANCESCO-GABRIELEFASSA -DE POLLOFORNARI ROLANDOFRAPPI PRIMOFRAPPI LANDI ASSUNTAFRIGERIO DON GIOVANNIGALLORINI VITI IDAGAUDIOSO MICHELAGAZZINA DON ANGELOGHELFI FRANCESCOCHETTI PIEROGIANNINI GASPAREGUARINONI CARLO GIOVANNIGUERINI ANGELAIANNUZIELLO M.FILOMENA

IMBRICI PARI GIACOMOINSOLA ANTONIOLAURETI LUISALUCONI KATIA-FABIOMAESTRI GABRIELLAMANCUSO M. VITTORIAMARCHETTO ELISABETTAMASSERDOTTI LILIANAMATTESINI EMILIOMENCI DARIOMENCI PRIMOMIGLIORE MASSA GEMMAMINOZZI PERIN M.TERESAMORETTI AMELIONOVO ROSINAOREFICE M.MADDALENAPAGANI ANNETTAPAGLIANO FRANCOPEDRINELLI ANTONIOPELLEGRINELLI PEZZOTTI IDILIAPENNAZIO LUCIA VITTORIAPIEPOLI FRANCESCOPIRRO MIRELLA ANNA MARIAPOLVANI LUCAPREGNO WALTERQUILICI LIDIAROMANISIO MARTINI GIOVANNAROMANO MARIOROSSI DOMENICOROSTAGNO VILLATA BRUNASABALICH GIUSEPPESANTANGELO GAETANOSARICA MAURILIA-RENATOSAVINI TERESASCARAMUZZA MARIASPARACCA GIORGIOTAINI CESARE-GRAZIELLATANGANELLI MARIOTORRETTA MARIATOSCANI MICHELEURSILLO ARIANNAVARGNANO RENATOVILLARI ERSILIAZANI LUIGI

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HHAANNNNOO RRIINNNNOOVVAATTOO LL’’AABBBBOONNAAMMEENNTTOO

Un sentito grazie a tutti con una preghiera:

fate conoscere la rivista agli amici.Grazie

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3 - 4 Marzo - Aprile

2 Iconografia MarianaGianni Colosio

4 La pagina del direttore

5 Meditazione

6 Casimiro Borelloassoc. Vinonuovo

10 Il Crocifisso di CimabueFabio

11 La mia Oceania Isuor Ivola

14 Alle sorgenti del mio sìLuigi Savoldelli

16 Africa MaristaDamien Diouf

22 IndonesiaBruno Spedalieri

25 I racconti del Rivaio IVEmilio Pizzoferrato

27 Il senso della vitaSergio Casi

29 Antonietta, nonna sprint

30 Abbonamenti 2007

MMAARRIIAA

Mensile sulle operee sulle missioni

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Redazione:Gianni Colosio

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Composizione e impaginazioneGianni Colosio

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Finito di stampare il20 Marzo 2007

In questo numero

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Il Risorto (mosaico), Monreale, Duomo