valore simbolico delle forme in architettura · 2016. 1. 22. · dono il nome di metonimia e...
TRANSCRIPT
-
Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Ingegneria e Architettura
Corso di laurea in Scienze dell’Architettura A.A. 2013/2014
VALORE SIMBOLICO DELLE FORME IN ARCHITETTURA
Tesista: Paolo Cirina
Relatore: Vincenzo Bagnolo
-
Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Ingegneria e Architettura
Corso di laurea in Scienze dell’Architettura A.A. 2013/2014
VALORE SIMBOLICO DELLE FORME IN ARCHITETTURA
Tesista: Paolo CirinaRelatore: Vincenzo Bagnolo
-
INDICE Introduzione
. LaSe ioi a
. LaSe ioi aVisiva
. Ele e idell’Espressio eAr hiteto i a
. For aePer ezio e 4.1 Forma, Percezione e Condizionamento
4.2 Aività 4.3 Sensi e Comunicazione
. LoSpazioUr a o 5.1 Trame Urbane
5.2 Due Piazze Per Cagliari
Bi liograia
Foni I onograi he
7
11
19
31
49
55
63
71
83
93
97
-
INTRODUZIONE
-
Introduzione ~ 9
La tesi intende indagare breve-
mente alcuni aspetti riguardan-
ti l’espressione architettonica
da un punto di vista di attua-
zione di un’idea progettuale
che trova il suo vettore di co-
municazione nel segno e nel
valore simbolico delle forme.
Nella stessa comune deinizio-
ne, l’architettura viene descritta
come “L’arte di formare, attraver-
so mezzi tecnicocostruttivi, spazî
fruibili ai ini dei bisogni umani:
ediici, autostrade, ponti o al-
tre opere di ingegneria, giardini
e anche monumenti (obelischi,
colonne onorarie, ecc.), conside-
rati nella loro funzione spaziale”
o ancora “disciplina che ha per
oggetto la tutela e la struttura-
zione dell’ambiente urbano per
renderlo sempre più funzionale
e rispondente alla crescente con-
centrazione sociale nelle città”1.
Un’architettura quindi forma-
ta da segni signiicativi, che in
dai primi schizzi del progettista
sono l’elemento che dà forma e
conigura un’idea e un progetto
non solo nella sua essenza più
materiale e tangibile, ma anche
come strumento e interfaccia in
grado di smuovere determinate
sensazioni, in grado di comuni-
care un messaggio e un volere
che sebbene sia legato impre-
scindibilmente alla dimensione
materiale di questa disciplina,
si discosta per un istante e mo-
stra una diversa parte di sè in
ciascuno di noi condizionando
spesso azioni e comportamen-
ti. Nella trattazione si è scelto
di dare maggior peso agli spazi
di relazione in quanto le scelte
progettuali hanno un riverbero
non solo alla scala del singolo
ediicio ma anche all’interno
dello spazio urbano. Questa
scala di lettura ci consente, in-
fatti di “misurare” il successo e la
riuscita di un progetto.
Per portare avanti le rilessioni
che seguiranno la trattazione,
dobbiamo innanzitutto rivol-
gerci alla semiotica in quanto
dottrina dei segni e conoscenza
simbolica, che seppure abbia
molto da dire sull’architettura,
non è di frequente considerata,
almeno non in modo intenzio-
nale, sotto tale punto di vista e
in particolar modo nei proces-
si che deiniscono lo sviluppo
espressivo di un progetto, la
sua analisi e la deinizione degli
spazi “costruiti”.
Per avere una migliore com-
prensione delle successive ar-
gomentazioni sarà pertanto
necessario deinire suiciente-
mente tale disciplina, al ine di
capire per quale motivo risulta
realmente importante e relazio-
nata all’architettura. Com’è faci-
le intuire, la semiotica fornisce
numerosi strumenti che posso-
no costituire chiave di interpre-
tazione dei sistemi espressivi.
Essere in grado quindi di legge-
re questi sistemi può permet-
tere ovviamente un’analisi del
segno nel processo progettua-
le, i contributi, i principi creativi
stessi della progettazione e la
deinizione della spazio archi-
tettonico urbano.
Sarà inine valutato l’esposto
della tesi in relazione ad alcuni
casi di studio che costituisco-
no conferma e testimonianza
delle teorie espresse preceden-
temente, riguardanti non solo
la concezione e la fruibilità a li-
vello di intenzione da parte del
progettista, ma anche dal punto
di vista del feedback dell’utente
e quindi una valutazione dell’a-
dempimento delle intenzioni
iniziali da parte del progetto.
-
19
2.0LA SEMIOTICA VISIVA
-
~ La Semiotica Visiva24
o meno evidente di quelle che
chiamiamo caratteristiche e at-
tributi. Le caratteristiche ci per-
mettono fondamentalmente
di capire cosa ci troviamo da-
vanti a livello di categoria (ad
esempio un uomo, un cane, un
determinato ordine architet-
tonico), gli attributi invece ci
permettono di capire nel par-
ticolare chi abbiamo davanti
(San Pietro, un pastore tedesco,
il Partenone). Quando caratte-
ristiche e attributi sono parti-
colarmente consolidati all’in-
terno di una cultura, possiamo
parlare di connotazione. Essa si
basa su un codice stabile ma
su associazioni molto spesso
inconsapevoli che la rendono
ulteriormente interessante e
viva dal punto di vista comuni-
cativo. La connotazione risulta
una proprietà e una possibili-
tà molto importante proprio
perché permette di veicolare
dei signiicati più o meno evi-
denti che rendono più ricco
ed eicace il messaggio che si
cerca di comunicare. Altri mec-
canismi che invece giocano
più sull’accostamento o la so-
stituzione fra elementi che tra
loro hanno rapporti particolari,
vengono chiamati meccanismi
retorici e rispettivamente per
quanto riguarda la dipenden-
za reciproca e l’analogia, pren-
dono il nome di metonimia e
metafora. I meccanismi retorici
come la metonimia e la meta-
fora rendono possibile grazie
alla presenza di un elemento,
di suggerirne la presenza di un
altro ma anche e sopratutto
favorire un vero e proprio mes-
saggio di proprietà.
Altra faccia della semiotica i-
gurativa è quella che concerne
la cosiddetta struttura narra-
tiva delle immagini. Che si vo-
glia parlare di ilm, fotograia,
romanzi, immagini in generale
o architettura, ciascuna forma
di espressione è caratterizzata
da una struttura narrativa più
o meno evidente. Chiaramente
essendo abituati in da bambi-
ni ad associare la narrazione ad
un racconto che ha uno svilup-
po nel tempo, sarà sempre più
facile riuscire a percepire que-
sta struttura davanti ad un ilm
ad esempio piuttosto che ad
una fotograia o ancor peggio
un’architettura. Un testo visivo
Fig. 2.2 Fasi e spazi dello sche a arraivo canonico.
-
31
3.0ELEMENTI DELL’ESPRESSIONE ARCHITETTONICA
-
~ Elementi dell’Espressione Architettonica38
strazioni” potrebbero costituire
una minaccia da cui è bene ri-
pararsi).
Possiamo inalmente fare un
passo avanti poiché una volta
deciso quale debba essere il
piano di vita, l’operazione fon-
damentale da compiere al ine
di giungere ad un isolamento è
proprio quella di iniziare dan-
do una forma al volume inter-
no. Ciò avviene con quello che
è considerato fondamentale
nell’architettura e che si identi-
ica nel concetto di costruzione
per antonomasia: il muro. Sia-
mo giunti allora alla classe de-
gli elementi verticali.
Il muro nello speciico, che con
la sua verticalità si impone alla
nostra vista e prepotentemen-
te manifesta la propria presen-
za-ostacolo, è l’elemento che
meglio riesce a dare non solo
una sensazione, ma anche un
signiicato di isolamento. Ciò
però può essere in qualche
modo “attenuato” dall’espres-
sione e dall’individualità del
muro stesso in quanto sono
numerosi i fattori che inluisco-
no su questo suo aspetto (pen-
siamo ad esempio alla grana, al
colore, la reazione alla luce).
I muri, tra tutti gli elementi
verticali che possono compor-
re uno spazio architettonico,
risultano comunque partico-
lari perché oltre all’isolamento
dallo spazio esterno, possono
operare anche nel fraziona-
mento interno di questo stesso
spazio. Gli elementi apparte-
nenti a questa classe, oltre ad
essere importanti per i motivi
poco fa citati, sono quelli che
permettono di dare tridimen-
sionalità a quei discorsi già svi-
luppati in pianta creando dei
volumi (Fig. 3.12).
Esiste anche un sottotipo de-
gli elementi di questa classe
ed è costituito proprio dalle
porte e dalle inestre. Il senso
degli elementi appartenenti
a questo sottotipo, è quello di
permettere la comunicazione
sia con l’esterno sia tra i diversi
spazi interni, non rinunciando
tuttavia alla caratteristica di
poter essere in ogni caso de-
gli elementi di contenimento.
Questi segni possono esse-
re chiamati aperture e vanno
raggruppati secondo il punto
di vista funzionale (o della se-
Fig. 3.12 Sche a si teico rapprese ta -te il passaggio dall’architetura cosituita da u se plice pia o, all’architetura che divie e volu e tra ite l’addizio e degli ele e i vericali.
-
49
4.1FORMA, PERCEZIONE E CONDIZIONAMENTO
-
Forma, Percezione e Condizionamento ~ 53
Fig. 4.1/4.6 Se plici ese pi di co igurazio i seg iche i grado di suscitare ella aggior parte delle perso e la stessa i pressio e.
-
55
4.2ATTIVITÁ
-
Attività ~ 57
Anzitutto le tipologie di attività
caratterizzanti la vita dell’uo-
mo possono essere condizio-
nate dall’ambiente isico e di-
stinte in necessarie, volontarie
e sociali (rispettivamente Fig.
4.7-4.8-4.9).
Le attività necessarie sono
quelle che si svolgono indipen-
dente dalle condizioni climati-
che e dalla qualità dell’ambien-
te, il loro accadere infatti risulta
abbastanza indipendente dalle
condizioni circostanti. Esempi
di attività necessarie possono
essere l’andare a scuola o al la-
voro.
Per quanto riguarda invece le
attività volontarie il discorso è
diametralmente opposto, esse
infatti avvengono per scelta
volontaria da parte dei singoli
e tanto maggiore sarà la qua-
lità dell’ambiente in cui si do-
vrebbero tenere, tanto più alta
sarà la probabilità che esse si
veriichino. Basti pensare ad
esempio a chiunque abbia vo-
glia di fare una passeggiata:
evidentemente non c’è una co-
strizione dietro ma una sponta-
nea volontà che però può mu-
tare in condizioni di maltempo
Fig. 4.7 Svolgi e to di aività ecessaria.
Fig. 4.8 Svolgi e to di aività volo taria.
Fig. 4.9 Svolgi e to di aività sociale.
-
63
4.3SENSI E COMUNICAZIONE
-
Sensi e Comunicazione ~ 65
Reazioni, punti di vista e criti-
che costituiscono il punto di
partenza per il miglioramento
delle condizioni di vita negli
ambienti urbani e non, consen-
tendo l’esame delle strutture e
delle condizioni isico-ambien-
tali. Il concetto fondamentale
è che l’esistenza e le situazioni
quotidiane oltre che gli spazi
dove si vive ogni giorno, devo-
no rappresentare il vero centro
dell’attenzione e dell’impegno.
Potersi muovere liberamente
e in modo sicuro, passeggiare,
incontrare e stare insieme agli
altri sono condizioni fonda-
mentali per città e progetti a
misura d’uomo. Essendo que-
sto un discorso che abbiamo
già chiarito a suicienza, dob-
biamo capire però in che modo
le caratteristiche isico-am-
bientali possano agire più spe-
ciicamente sull’uomo. Occorre
ricollegarsi alla questione delle
relazioni sensoriali visto che la
dimestichezza con i sensi uma-
ni è un importante requisito
preliminare per la progettazio-
ne di qualsiasi tipo di spazio.
Poiché vista e udito riguardano
le attività sociali più comples-
se, il loro funzionamento rap-
presenta un fattore determi-
nante nella pianiicazione. Una
panoramica sull’apparato sen-
soriale umano mette subito in
evidenza il modo in cui l’uomo
sia adattato agli spostamen-
ti orizzontali (ad una velocità
media di 5 km/h) e come la vi-
sta, che per la nostra indagine
è il senso più signiicativo, sia
rivolta verso la parte frontale.
Essa si estende maggiormen-
te in direzione orizzontale per
il quale si riesce a coprire un
angolo di campo pari a quasi
180 gradi (Fig. 4.19). Diverso è
questo aspetto se consideria-
mo la direzione verticale in cui
la panoramica è molto più ri-
stretta, specialmente verso l’al-
to piuttosto che verso il basso
(Fig. 4.20). Ciò lascia intendere
che chi per esempio passeggia
per strada non veda altro che
il pianterreno degli ediici, il
marciapiede e ciò che comun-
que capita di fronte a lui sulla
strada. Si tratta di caratteristi-
che fondamentali che avran-
no numerose conseguenze sui
temi che andremo a trattare di
seguito. La vista inoltre come
Fig. 4.19 S he a se plii ato aigu a te il o o visivo i p oiezio e o izzo tale. La-ea più se si ile è uella o p esa all’i -
terno della sezione A.
Fig. 4.20 S he a aigu a te il o o visivo i p oiezio e late ale. L’a ea più se si ile A isulta legge e te o ie tata ve so il
basso.
-
71
5.1TRAME URBANE
-
~ Trame Urbane74
ne su singolo livello possiamo
considerare due esempi signii-
cativi e abbastanza palesi in cui
abbiamo troviamo città (o por-
zioni di essa) che divengono
piazze oppure città che diven-
gono strade. Riguardo al mo-
dello di città-piazza (Fig 4.28)
possiamo dire che esso viene
rintracciato lungo l’intero cor-
so della storia dell’uomo in
dai primi accampamenti triba-
li. L’istituzione spontanea dello
spazio pubblico a piazza è do-
vuta al fatto che unità minori
talvolta di altezza importante
circondino un’area e si guardi-
no a vicenda creando quindi
una situazione di “domesticità”,
appartenenza e rifugio. Due
casi che potremmo citare sono
quello di San Vittorino Romano
ad est di Roma (Fig. 4.26-4.27)
e Telc, una città della ex Ceco-
slovacchia (Fig.4.29-4.30).
Spostandoci invece sulla cit-
tà-strada (Fig. 4.32) vediamo
che la conigurazione è per
certi versi simile a quella della
città-piazza. Anche qui le abita-
zioni (spesso abbastanza bas-
se) sono dalla prima all’ultima
rivolte ad uno spazio comune
Fig. 4.26 Planimetria di Sa Vitori o.
Fig. 4.27 Veduta aerea della ità di Sa Vitori o 5 .
Fig. 4.28 S he aizza-zio e dello spazio ur-
a o di Sa Vitori o e Tel . La Cità dive ta piazza.
Fig. 4.29 Pla i etria della ità di Tel .
Fig. 4.30 Veduta della piazza e trale di Tel .
-
~ Trame Urbane76
liam H. Whyte dice “a meno che
non vi siano diicoltà insormon-
tabili, uno spazio non dovrebbe
mai essere ribassato”(Fig.4.35).
Provare a raggruppare delle
attività sovrapponendole l’una
all’altra senza integrarle oppor-
tunamente, come abbiamo già
visto non è una strategia vin-
cente se si vuole promuovere
l’interazione sociale (Fig. 4.36-
4.37-4.38).
Per ultimo quando parliamo
di riunire o disperdere su ele-
menti verticali possiamo par-
lare ad esempio dei prospetti
degli ediici che si afacciano
su uno spazio pubblico. Saran-
no maggiormente dispersivi i
prospetti che si mostrano mol-
to uniformati e dotati di pochi
e puntuali accessi. Essi infatti
non promuovono le interazio-
ni con i passanti e si mostrano
come segni di chiusura (Fig.
4.39-4.40). Diverso sarà il di-
scorso per quelle facciate che
invece si presentano ricche di
accessi e che comunque sono
caratterizzate da numerose di-
scontinuità (Fig. 4.41-4.42).
Come già accennato oltre a ri-
Fig. 4.35 Piazza Ma ia a Cagliari è u ese pio di o e le piazze soto il livello stradale risuli o po o gradevoli al pu li o, o a aso risulta disa itata per la aggior parte del te po.
Fig. 4.36 Correta i tegrazio e degli a essi alle a itazio i suoi due livelli.Fig. 4.37 L’u i o a esso alle a itazio i sul pia o superiore las ia orire la piazza.Fig. 4.38 Cove tr , il livello superiore vie e tras urato dalla ge te per hè al i tegrato.
-
Trame Urbane ~ 83
5.2DUE PIAZZE PER CAGLIARI
-
~ Due Piazze Per Cagliari88
munque un transito pedonale
in zona relativamente tranquil-
lo, torna alla memoria un altra
categoria di cui abbiamo già
parlato ossia quella riguardan-
te gli spazi urbani caratterizzati
da ediici grandi e distanti che
risultano dare un efetto di di-
spersione di spazio e attività.
In favore della tranquillità della
piazza abbiamo però un ab-
bassamento di livello progres-
siva verso la parte centrale che
permette di isolarsi almeno in
parte dal traico automobilisti-
co circostante. Se pensiamo in-
ine ad una piazza come spazio
pubblico di relazione, incontro
e temporanea permanenza
oltre che luogo di relax in cui
stare un po’ all’aria aperta (per
chi ad esempio volesse sostare
a godere del bel tempo), si fa
sentire anche se non necessa-
riamente con un certo peso, la
mancanza di una categoria di
cui abbiamo parlato nei capito-
li precedenti: gli elementi di ac-
centuazione con valore d’uso
che per una piazza potrebbero
essere delle semplici sedute.
Possiamo ora passare all’anali-
si di alcuni aspetti riguardanti
Fig.4.64 S he a app ese taivo: i due pe o si he at ave sa o l’edii io talvolta se -brano suggerire degli accessi allo stesso.
Fig.4.65 Se plii azio e volu et i a e app ese tazio e si oli a dei lussi di pe o -e za: uelli aggio i si t ova o lu go Viale A a do Diaz pe poi de es e e o ispo -
de te e te i Viale Bo a ia e sulla piazza.
-
Due Piazze Per Cagliari ~ 89
invece l’ambiente della Me-
diateca che di contro rispetto
alla piazza del CIS risulta me-
diamente più che popolata
nelle fasce orarie sia notturne
che diurne. La MEM sorge nelle
spoglie dell’ediicio un tempo
deputato a mercato comunale
della città di Cagliari e sostan-
zialmente la struttura risul-
ta abbastanza simile almeno
esternamente. Analogamente
a quanto succede nel CIS a det-
tare le scelte di progetto sono
sempre i percorsi (Fig. 4.66).
La peculiarità che determina il
successo e costituisce la vera
carta vincente di questo am-
biente consiste nel percorso
assiale che permette conte-
stualmente di proseguire e
pedonalizzare il percorso stra-
dale di Via Gofredo Mameli,
stavolta parallelamente e non
perpendicolarmente rispetto
all’ediicio (Fig. 4.67). In que-
sto modo quella che prima
dell’intervento era una sezione
stradale caratterizzata da una
biforcazione, diventa un per-
corso preferenziale centrato
che invita e accoglie il passante
già da una certa distanza. Pos-
GO
FFR
ED
O M
AM
ELI
VIA
LE
TR
IES
TE
VIA
LE
TR
EN
TO
CO
RS
O V
ITT
OR
IO E
MA
NU
EL
E II
VIA
Fig.4.66 Rapp ese tazio e se plii ata del volu e della MEM e s he aizzazio e dei lussi di pe o e za.
Fig.4.67 Pla i et ia della Mediate a i uad ata ell’i ediato o testo e s he aizza-zio e del pe o so e t ale he o giu ge i due t ai di Via Gof edo Ma eli.
-
93
BIBLIOGRAFIA
-
Bibliografia ~ 95
• Ali e Gia atrapa i, I troduzio e alla se ioi a dello spazio. Carocci editore, Roma, 2013.
• Renato De Fusco, Ar hitetura o e ass ediu . Note per u a se iologia ar hiteto i a, Edizioni Dedalo, 2005.
• Almo Farina, Il Paesaggio Cog iivo, U a uova e ità e ologi a. FrancoAngeli, 2006.
• Ja Gehl, Vita i ità, Spazio ur a o e relazio i so iali. Maggio li Editore, 2010.
• Umberto Eco, Philosophy, Se ioi s, a d the Work of Fi io . Wiley-Bla k ell.
• Antonella Tizzano, U odo della visio e tra passato e futuro: Rilievo, o os e za e rapprese tazio e dell’or atus i ar hitet tura. Torino, 2012.
• Piero Polidoro, Che os’è la se ioi a visiva. Carocci editore, Roma, 2013.
• Bru o Ze i, Saper vedere l’Ar hitetura, Einaudi, 2009.
• Charles Willia Morris, Sy olis a d Reality, Joh Be ja i s Pu lishi g Co, Ne York 9 .
• Paolo Ra a ioi, Struture e Siste i Del Messaggio Ar hitet to i o, Liguori editore, .
• Ro erto de Ru eris e Mateo Cle e te, Per ezio e e o u i azio e visiva dell’ar hitetura. Oi i a Edizio i, .
• Ke i Ly h, The I age of the City, The MIT Press, Massa husetes, 9 .