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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II” SCUOLA POLITECNICA E DELLE SCIENZE DI BASE AREA DIDATTICA DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN SCIENZE DELLA NATURA TESI SPERIMENTALE IN BOTANICA ETNOLOGICA ETNOBOTANICA INFORMATIZZATA CON METODO QR CODE DELL’ALTA VIA DEI MONTI LATTARI (CAMPANIA) RELATORE CANDIDATO Prof. Bruno Menale Antonio Pignalosa Matr. M05000109 CORRELATORE Dott. Paolo Sbragia

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI

“FEDERICO II”

SCUOLA POLITECNICA E DELLE SCIENZE DI BASE

AREA DIDATTICA DI SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI

CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN SCIENZE DELLA NATURA

TESI SPERIMENTALE IN BOTANICA ETNOLOGICA

ETNOBOTANICA INFORMATIZZATA CON METODO QR CODE

DELL’ALTA VIA DEI MONTI LATTARI (CAMPANIA)

RELATORE CANDIDATOProf. Bruno Menale Antonio Pignalosa

Matr. M05000109CORRELATOREDott. Paolo Sbragia

ANNO ACCADEMICO 2013/2014

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Sommario

CAP. 1 INTRODUZIONE.................................................................................................................3

1.1 ARGOMENTO DELLA TESI E SCOPO DEL LAVORO.........................................................3

1.2 CONSIDERAZIONI SULLA BOTANICA ETNOLOGICA.............................................................4

1.3 IL PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI...................................................................6

1.3.1 Il Parco..................................................................................................................6

1.3.2 L’Alta Via dei Monti Lattari.................................................................................16

1.4 LA TECNOLOGIA Qrcode...................................................................................................18

1.4.1 Introduzione alla tecnologia QR Code.......................................................................18

1.4.2 Evoluzione del Codice a barre bidimensionale..........................................................19

1.4.3 Struttura di un QR Code.............................................................................................22

CAP 2. MATERIALI E METODI......................................................................................................27

2.1 IMPLEMENTAZIONE DELLA TECNOLOGIA QR CODE PER LA FRUIZIONE DELLA VEGETAZIONE.........................................................................................................................27

2.1.1 Alcuni esempi d’implementazione............................................................................27

2. 2 AREA DI STUDIO..............................................................................................................30

2. 3 PIANIFICAZIONE DEL LAVORO.........................................................................................31

2.3.1 Geo-referenziazione e determinazione delle specie..................................................31

2.3.2 Interviste Etnobotaniche...........................................................................................48

2.3.3 Confronto con i dati in bibliografia............................................................................85

2.3.4 Allestimento del sito web........................................................................................108

2.3.5 Creazione codici Qr Code.........................................................................................112

2.3.6 Materiali utilizzati....................................................................................................113

2.3.7 Spese effettuate......................................................................................................115

2.3.8 Alcune considerazioni..............................................................................................115

CAP 3. RISULTATI......................................................................................................................118

3.1 Risultati etnobotanici.....................................................................................................118

3.2 Risultati botanici.............................................................................................................122

3.3 Risultati cartografici........................................................................................................123

3.4 Risultati informatici........................................................................................................123

3.5 Risultati tecnici...........................................................................................................123

CAP 4. CONCLUSIONI................................................................................................................124

CAP 5. BIBLIOGRAFIA................................................................................................................127

CAP 6. SITOGRAFIA...................................................................................................................1322

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CAP. 1 INTRODUZIONE

1.1ARGOMENTO DELLA TESI E SCOPO DEL LAVORO

“Le piante e i fiori sono come i nostri progetti: alcuni non si sviluppano,

altri crescono quando meno ce lo aspettiamo.

Romano Battaglia, Silenzio, 2005”

Questo lavoro di tesi ha lo scopo di sperimentare, nell’ambito della

Botanica etnologica, il nuovo approccio diffuso in tutto il globo delle

tecnologie informatiche applicate alle Scienze della Natura. L’inerzia della

civiltà odierna nell’utilizzare nuove tecnologie informatiche a rapido input

è il mezzo sia per aggiornare la didattica delle Scienze Naturali, sia per

trovare nuovi metodi di trasmissione di messaggi visivi semplici agli utenti

delle nuove generazioni. La tesi si occupa di esperienze di campo fatte con

l’utilizzo della tecnologia QR code, che ha lo scopo di permettere un

rapido accesso alle informazioni del territorio in esame; l’applicazione di

tale tecnologia in un campo ristretto come la Botanica etnologica non

esclude in futuro il suo esercizio in altre discipline quali la Geologia, la

Botanica sistematica, la Cartografia ecc. Un ampio spettro di dati riguardo

agli usi delle piante utili dei luoghi in esame permetterà all’utente di

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mettere in relazione a livello informatico le sue conoscenze sugli utilizzi

delle piante nei territori toccati dall’Alta via dei Monti Lattari.

- Oggetto: costruzione di un sentiero con tecnologia QR code sull’Alta Via

dei Monti Lattari.

- Scopo: sviluppo delle nuove tecnologie informatiche prima in ambito

etnobotanico e in futuro nel resto delle discipline incluse nelle Scienze

della Natura.

1.2 CONSIDERAZIONI SULLA BOTANICA ETNOLOGICA

La Botanica etnologica o Etnobotanica è lo studio del rapporto tra uomo e

piante, incluso in un sistema dinamico comprendente fattori sociali e

naturali. Inoltre, gli usi delle specie vegetali e le relazioni uomo-pianta

sono modellati dalla storia, dall’ambiente sociale e fisico e dalle

caratteristiche intrinseche delle stesse piante (Alcorn, 1995). Alcuni luoghi

si dimostrano particolarmente adatti per lo svolgimento d’indagini

etnobotaniche, nel caso essi siano per esempio caratterizzati da una lunga

tradizione storica e da un ambiente naturale preservato (Savo, 2010).

Le piante officinali sono utilizzate nel trattamento di varie malattie umane.

Il regno vegetale ha sempre rappresentato una fonte di cibo e medicine.

Con la tendenza della medicina moderna ad adoperare rimedi naturali

sotto varie forme, il potenziale della flora regionale diventa importante

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(Senatore, 1991). Fin dagli albori della storia, gli uomini si sono avvicinati

al mondo vegetale per instaurare un rapporto le cui regole erano dettate

dalle necessità di sussistenza, e nel tempo, con l’evolversi delle strutture

sociali e della civiltà, tale legame si è sempre più articolato in quasi tutti gli

ambiti delle attività, da quelle agricolo-pastorali, igienico-cosmetiche o

religioso-rituale. Il rapporto piante-uomo, elemento base

dell’etnobotanica, è soggetto all’incidenza dei modelli culturali specifici

delle varie civiltà e così, soprattutto con l’avvio di modelli economici resi

possibili dallo sviluppo industriale, si è assistito a un progressivo

allontanamento dell’uomo dal mondo della natura. Ciò ha comportato un

impoverimento delle conoscenze causato dal ritmo sempre più incalzante

con cui i processi tecnologici sostituiscono le attività tradizionali, frutto di

esperienze consolidatesi nel tempo, e quindi dalla perdita del loro uso

quotidiano, fatto che determina a sua volta una minore trasmissione

generazionale. I culti popolari che si sono originati dalle tradizioni agricole

e pastorali sono particolarmente soggetti a scomparire a fronte dei

processi di globalizzazione in atto e l’urgenza di studiare e conservare tali

attività tradizionali è stata segnalata anche da organismi internazionali

quali l’Unesco (2003), che ha incluso le conoscenze etnobotaniche nel

patrimonio culturale intangibile dell’umanità. Tale conoscenza

rappresenta un fattore fondamentale in quello che oggi è definito

”modello di sviluppo sostenibile”, indispensabile nell’economia mondiale

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attuale che è doveroso indirizzare verso il recupero delle tradizioni

culturali specifiche dei vari popoli, come elemento identitario non solo del

loro passato, ma anche come guida del loro futuro.

Per quanto concerne le modalità d’uso delle specie vegetali, molte piante

sono utilizzate per più di uno scopo, alcune sono adoperate fresche,

mentre altre sono essiccate e conservate in vario modo per essere usate

tutto l’anno. Parlando di usi delle piante selvatiche è inoltre importante

considerare alcuni fattori legati alla loro raccolta. Il corretto

riconoscimento della specie è di vitale importanza per non correre rischi:

alcune piante eduli o officinali possono somigliare molto ad altre piante

potenzialmente pericolose, specialmente se non sono fiorite. È importante

poi considerare che una parte della pianta non sia equivalente a un’altra,

specialmente per gli usi medicinali (Savo, 2011).

1.3 IL PARCO REGIONALE DEI MONTI LATTARI

1.3.1 Il Parco

Il Parco Regionale dei Monti Lattari copre una

superficie di circa 160 Km2 e abbraccia l’intera

penisola sorrentino-amalfitana con le sue vette più

alte di Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi e Monte Faito.

Fig. 1: Veduta dal Monte Comune (Antonio Pignalosa)

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L’area è fisicamente delimitata dal mare del Golfo di Salerno, dal piano

Nocerino-Sarnese e dal mare del Golfo di Napoli e comprende alcune

località turistiche della regione, come Positano, Amalfi e Ravello.

Morfologia e clima, associati alla variabilità dei suoli e alla loro

esposizione, determinano una grande varietà di biotipi che spesso distano

poco l’uno dall’altro, proprio in virtù della repentinità con cui cambia il

paesaggio, soprattutto in senso altimetrico. Oltre all’area compresa nei

confini del Parco Regionale dei Monti Lattari, la penisola sorrentino-

amalfitana è tutelata anche da Altre aree protette: la Riserva naturale

statale Valle delle Ferriere, tra Scala e Amalfi; l’area marina protetta di

Punta Campanella; l’area naturale Baia di Jeranto.

1.3.1.1 Il paesaggio vegetale dei Monti Lattari

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese

vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra

c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950”

Il paesaggio vegetale dei Monti Lattari si può suddividere

schematicamente in tre aspetti fondamentali: sul mare e sui versanti

meglio esposti predominano il carrubo (Ceratonia siliqua L.) e l’olivastro

(Olea oleaster Hoffmanns & Link); nella fascia intermedia prevale il leccio

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(Quercus ilex L.), l’orniello (Fraxinus ornus L.), la roverella (Quercus

pubescens Willd.) e arbusti come il corbezzolo (Arbutus unedo L.) e l’erica

(Erica arborea L.); alle quote maggiori abbondano il castagno (Castanea

sativa Miller) e l’ontano (Alnus cordata Loisel.), ma sono presenti anche il

carpino nero (Ostrya carpinifolia L.), il frassino (Fraxinus sp.) e il faggio

(Fagus sylvatica L.). In ambienti circoscritti si rinvengono associazioni

vegetali particolarmente interessanti, come le felci pantropicali del

Vallone delle Ferriere, dove vivono Woodwardia radicans L. e Pteris

cretica L. Nel settore orientale del parco è presente anche una pianta

carnivora endemica: Pinguicola hirtiflora Ten.

(www.parcoregionaledeimontilattari.it).

1.3.1.2 Ente Parco Regionale dei Monti Lattari

L’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari è l’organismo di

gestione del Parco, preposto alla tutela istituzionale attiva

del patrimonio dei valori e delle vocazioni dei Monti

Lattari.

Fig. 2: www.naturasottosopra.it

Istituito il 13 novembre del 2003 con Decreto del Presidente della Giunta

Regionale della Campania n. 781 - in ossequio alla Legge Regionale n. 33

del 1 settembre 1993 e s.m.i. e in conformità ai principi della Costituzione

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Italiana e alle disposizioni generali della Legge n. 394/1991, l’Ente riveste

un ruolo cerniera tra i due versanti della Penisola sorrentino-amalfitana.

Esso si fa garante di una governance concertata e partecipativa, tesa da un

lato a rilevare le istanze delle popolazioni locali, vere protagoniste dei

processi di pianificazione territoriale e di sviluppo socio-economico e

culturale, dall’altro a promuovere il confronto e la collaborazione con gli

Enti Istituzionali del territorio, così da favorire forme associative e

consortili tra gli attori locali, in grado di perseguire una più efficace opera

di salvaguardia, gestione e valorizzazione di un patrimonio naturalistico,

antropologico e culturale d’eccellenza. In un’ottica integrata e sistemica,

l’Ente Parco si fa promotore della costruzione di una rete ecologica

regionale e provinciale, capace di tutelare e valorizzare l’intero paesaggio,

inteso come inestimabile bene culturale e di migliorare la qualità della

vita. La difesa e la valorizzazione della biodiversità animale e vegetale

autoctona diventano, dunque, obiettivi prioritari dell’Ente, ai quali si

unisce l’attivazione di politiche tese a perseguire uno sviluppo

territorialmente sostenibile ed economicamente competitivo delle

popolazioni residenti (www.parcoregionaledeimontilattari.it).

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1.3.1.3 Geologia

“L'abitudine è, fra tutte le piante umane, quella che ha meno bisogno di

un suolo nutritivo per vivere e la prima a spuntare sulla roccia

apparentemente più desolata.

Marcel Proust, I Guermantes, 1920”

I Monti Lattari costituiscono in un

certo senso il prolungamento

occidentale del massiccio dei Monti

Picentini e si allungano in direzione

Fig. 3: Solco di battente sulla Conocchia (Antonio Pignalosa)

nordest-sudovest a dividere il Golfo di Napoli a nord da quello di Salerno a

sud. La porzione centrale del massiccio è segnata dalle cime del M.

Finestra (1,145 m), del M. Cerreto (1,316 m), del M. San Michele (1,444 m)

e, degradando verso ovest, del M. San Costanzo (497 m), quasi a Punta

Campanella. A livello amministrativo il territorio del Parco è a cavallo tra le

province di Napoli e Salerno. La porzione settentrionale di queste

montagne è affacciata sulla piana Nocerino-Sarnese. I versanti sono in

buona parte caratterizzati da acclività elevate, con dirupi che scendono

fino alla piana a nord e che raggiungono direttamente il mare a sud.

Queste montagne sono costituite quasi esclusivamente da rocce calcaree,

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formatesi nel Mesozoico in ambiente di piattaforma carbonatica. Tali

rocce hanno subito forti compressioni durante il Miocene (tra 24 e 5

milioni di anni fa) e infine durante il Quaternario (ultimi 2 milioni di anni).

Le evidenze di queste ultime dislocazioni verticali si leggono ancora

chiaramente nelle pareti verticali, soprattutto sul versante amalfitano,

dove esse corrispondono ai piani di faglia quaternari. I potenti

sollevamenti espongono l’intera sequenza deposizionale che, sebbene

smembrata, raggiunge i 4,500 m di spessore: alla base dominano le

dolomie, mentre nelle porzioni sommitali prevalgono i calcari. L’elevata

fratturazione rende queste rocce molto permeabili, agevolando

l’instaurarsi di processi carsici che danno luogo a fenomeni magnifici.

Specialmente sul versante meridionale, infatti, abbondano le grotte. Il

complesso idrogeologico è unico e assicura un buon serbatoio, come

dimostrato dalle innumerevoli sorgenti presenti un po’ ovunque e

dall’abbondanza di acque termali presso Castellammare di Stabia.

Localmente i calcari sono ricoperti da terreni quaternari come alluvioni,

detriti di falda, depositi di spiaggia e, specie sui versanti settentrionali, da

depositi vulcanici provenienti dall’area vesuviana e flegrea

(www.parcoregionaledeimontilattari.it)

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1.3.1.4 Il clima

“Il clima è quello che ci aspettiamo, il tempo è quello che ci ritroviamo ad

avere.

Robert Anson Heinlein, Lazarus Long l'Immortale, 1973”

La varietà morfologica e altimetrica di queste montagne fa sì che anche il

loro clima sia piuttosto vario e che s’instaurino condizioni microclimatiche

particolari. La presenza del mare addolcisce le escursioni termiche, mentre

la montagna assicura inverni piovosi: le medie annue registrano valori

superiori ai 1,500 mm in montagna e medie comunque superiori ai 1.000

mm sul mare. Le precipitazioni si concentrano in circa un terzo dell’anno:

soprattutto nella bella stagione, quindi, è piuttosto raro che piova. In

particolare le piogge estive costituiscono il 5-10% del totale. Le

temperature medie annue sono comprese tra i 16 e i 20 °C sulla costa, e

tra i 12 e il 16 °C nelle zone intermedie, con picchi freddi compresi tra gli 8

e i 12 °C in montagna. Quanto ai venti, prevalgono quelli da sud-est

(libeccio), ma non sono rare le giornate di calma

(www.parcoregionaledeimontilattari.it).

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1.3.1.5 I Comuni del Parco

“Nei piccoli paesi la gente perde metà del suo tempo a spiare le cose degli

altri e l'altra metà a riferire quello che ha scoperto o inventato.

Aristide Gabelli, Pensieri, 1886”

Il territorio del Parco Regionale dei Monti Lattari comprende 27 comuni

della Penisola sorrentino-amalfitana, distribuiti tra le province di Salerno e

Napoli.

Fig. 4: Zonazione del Parco (www.parcoregionaledeimontilattari.it)

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1.3.2 L’Alta Via dei Monti Lattari

“I sentieri si costruiscono viaggiando.

Franz Kafka (Fonte

sconosciuta)”

Fig. 5: Sentieristica AVML (Antonio

Pignalosa)

I Monti Lattari rappresentano una catena montuosa di natura calcarea che

si estende lungo tutta la Penisola Sorrentina. L’Alta Via dei Lattari

(segnavia 00) rappresenta un percorso che si snoda lungo tutta la catena,

sempre in quota e sospesa fra il versante sorrentino e quello amalfitano

della penisola. Il sentiero percorso, salendo attraverso terrazzamenti

coltivati, castagneti e qualche tratto roccioso, permette una visuale a picco

su Positano, e dal M. Comune, punto di vista in cresta, è visibile Capri con i

Faraglioni, in uno scorcio dal quale l’isola appare tutt’uno con la penisola

sorrentina, come in realtà è dal punto di vista geologico, per le bianche

rocce carbonatiche di cui è costituita. È anche visibile M.S. Angelo a Tre

Pizzi, rilievo più alto dei Lattari, con altissime pareti rocciose, mentre lo

sguardo spazia sul versante sorrentino e sul Vesuvio (Alessio et al., 2008). I

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Monti Lattari, che i Romani chiamarono Lactarius Mons per l’abbondanza

di latte fornito dal bestiame locale, sono attraversati da ovest a est da un

lungo percorso escursionistico denominato Alta Via. Al di là del Monte

Comune questo trekking arriva a Punta Campanella, estremo limite della

Penisola sorrentina. L’Alta Via ha una lunghezza di 90 km, tocca l’apice

della catena con il Monte Sant’Angelo a Tre Pizzi, alt.1443 m., ha per

segnavia tacche di colore biancorosso e la dicitura ‘00’. Le tappe sono sei:

Badia di Cava dei Tirreni (partenza), Valico di Chiunzi, Colle Sant’Angelo

(Agerola), Santa Maria del Castello, Torca, Punta Campanella. L’Alta Via si

completa con tre varianti (il circuito della Valle delle Ferriere, il Sentiero

degli Dei, Il circuito di Monte Cerasuolo) e con numerose bretelle che

servono da via d’accesso (Marcarin, 2010).

Fig. 6: Alta via dei Monti Lattari completamente geo-referenziata (Antonio Pignalosa con

Google Earth)

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1.4 LA TECNOLOGIA Qrcode

1.4.1 Introduzione alla tecnologia QR Code

Un codice QR (in inglese Qr Code) è un codice a barre bidimensionale (o

codice 2D), ossia a matrice, composto da moduli neri disposti all'interno di

uno schema di forma quadrata. È impiegato per memorizzare informazioni

generalmente destinate a essere lette tramite un telefono cellulare o uno

smartphone. In un solo crittogramma sono contenuti 7.089 caratteri

numerici o 4.296 alfanumerici.

Il mercato globale delle telecomunicazioni ha subito, nell’ultimo decennio,

un’importantissima crescita nel settore web-mobile. Secondo recenti

statistiche elaborate dall’ITU (International Telecommunication Union) si

stima che nel 2013 gli utenti web-mobile supereranno gli utenti Pc

raggiungendo quota 1,83 miliardi.

Lo smartphone sta diventando uno strumento per l'utenza di massa e

sono sempre maggiori le applicazioni e gli strumenti che permettono agli

utenti una navigazione user-friendly anche da dispositivi mobile.

In questo contesto, alla fine degli anni 90, nasce nelle industrie nipponiche

una nuova generazione di codici a barre: i Qr-code, dall’inglese quick

response code (codici a risposta rapida). I Qr-code sono codici a barre

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bidimensionali che permettono la memorizzazione di una quantità

d’informazioni maggiore rispetto al codice a barre tradizionale.

Possono essere letti sia dal

classico lettore laser sia da una

semplice fotocamera, come

quella di un moderno

smartphone, pc, tablet. Infatti, è

possibile memorizzare nel

codice un URL, ossia l’indirizzo

di una pagina web, e leggerlo utilizzando la fotocamera del proprio

smartphone avendo così accesso diretto alla pagina senza bisogno di

dover inserire dati da schermo o tastiera (BSI, 2006).

1.4.2 Evoluzione del Codice a barre bidimensionale

Il codice QR fu sviluppato nel 1994 dalla compagnia giapponese Denso

Wave, allo scopo di tracciare i pezzi di automobili nelle fabbriche di

Toyota. Vista la capacità del codice di contenere più dati di un codice a

barre, venne in seguito utilizzato per la gestione delle scorte da diverse

industrie. Nel corso degli anni 2000 alcune di queste funzioni furono

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Fig. 7 : Qr code (www.visionsmarts.com)

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progressivamente assolte dalle etichette RFID. Nel 1999 Denso Wave ha

rilasciato i codici QR sotto licenza libera, favorendone così la diffusione in

Giappone. Nello stesso anno NTT Docomo, la principale compagnia di

telefonia mobile del paese, ha lanciato i-mode, sistema per l'utilizzo del

web dal telefono cellulare. In poco tempo i-mode divenne molto popolare

tra i Giapponesi, e già all'inizio del XXI secolo cominciavano a essere

sviluppate applicazioni per cellulari orientate verso la comodità. In questo

contesto di sviluppo pervasivo del web mobile nella vita quotidiana dei

Giapponesi, i codici QR si rivelarono utili per sollevare le persone dal

noioso compito di inserire dati nel proprio telefonino. Così, dalla seconda

metà degli anni 2000, divennero sempre più comuni le pubblicità che

ricorrevano all'uso dei codici QR stampati sulle pagine di giornali e riviste,

o sui cartelloni pubblicitari, per trasmettere facilmente indirizzi e URL. Per

qualche tempo in Giappone si diffuse anche l'utilizzo dei codici QR sui

biglietti da visita per semplificare l'inserimento dei dati nella rubrica del

cellulare. Quest’usanza subì però un notevole rallentamento con lo

sviluppo dei sistemi di trasmissione dati via infrarossi.

- Nel settembre 2005, negli Stati Uniti, è nato il progetto Semapedia

che permette di collegare, tramite codice QR, i luoghi fisici alle

relative descrizioni su Wikipedia. In Europa e negli Stati Uniti la

diffusione dei codici QR è stata lenta, ma dalla fine degli anni 2000,

favorita anche dallo sviluppo del mercato degli smartphone, la 20

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tecnologia ha acquistato maggiore notorietà, anche in Italia.

Accanto alla definizione Qr Code prende piede una definizione più

esplicita: mobtag. Sono, infatti, molte le applicazioni gratuite di

lettura dei QR distribuite sia dall'Android Market, che da App Store

o da altri siti web. Inoltre diversi siti, tra cui l'open source ZXing

Project, offrono l'opportunità di generare i codici gratuitamente.

- Nel 1999 Denso Wave, pur conservando i diritti di brevetto, ha

rilasciato l'uso del codice QR con licenza libera, definito e pubblicato

come standard ISO.

- Nell'ottobre 1997 è stato rilasciato lo standard AIM, rinnovato nel

1999.

- Nel gennaio 1999 è stato rilasciato lo standard JIS (X 0510).

- Nel giugno 2000 è stato approvato lo Standard Internazionale ISO

(ISO/IEC 18004).

- Nel novembre 2004 Micro Qr Code è stato approvato come JIS (X

0510:2004.)

- Il primo settembre 2006 è stato approvato un nuovo standard ISO

(ISO/IEC 18004:2006.)

Sul versante applicazione, vi è qualche variazione tra implementazioni,

NTT Docomo ha stabilito standard de facto per la codifica degli URL, le

informazioni di contatto, e molti altri tipi di dati. Il progetto open source

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Zxing pubblica una guida agli standard di codifica delle informazioni nei

codici a barre (ISO/IEC, 2000.).

1.4.3 Struttura di un QR Code

Il codice a barre 2D (bidimensionali) sono codici a barre formati da

un’immagine grafica che immagazzina delle informazioni in modo

matriciale, quindi sia in senso orizzontale, come i più classici codici a barre,

ma anche in senso verticale. Nei codici bidimensionali le informazioni

sono rappresentate, negli esempi più diffusi, da un insieme di moduli

quadrati bianchi e neri o triangoli colorati, posti su righe e colonne

verticali. L’utilizzo del codice a barre 2D coinvolge diversi operatori:

- I content provider, in altre parole chi fornisce il contenuto

immagazzinato;

- I generatori, coloro che li creano;

- Gli operatori mobili;

- Le agenzie pubblicitarie.

Nei codici a barre si possono inserire informazioni, come contatti, url, e-

mail. La correzione degli errori è molto importante perché permette una

resa più duratura. Se il codice a barre si è leggermente deteriorato, danneggiato o

coperto in parte, esso è ancora funzionante e si può decodificare, mentre per i vecchi codici a

barre questo non è possibile.22

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Fig. 8: Possibili danneggiamenti di un QR code (www.robimobi.it)

Nei codici QR è utilizzata una codifica Reed-Solomon per la rilevazione e

correzione d’errore; questa particolare codifica permette di ricostruire i

dati persi nel caso in cui codice QR sia in parte danneggiato o non leggibile

(causa abrasioni, graffi o macchie presenti sul supporto cartaceo)

ripristinando fino al 30% delle informazioni originarie.

Un codice QR può essere creato scegliendo uno dei diversi livelli di

correzione di errore; ogni livello stabilisce la percentuale delle

informazioni originarie dal codice che è ripristinabile:

Livello L: 7%

Livello M: 15%

Livello Q: 25 %

Livello H: 30%

Per quanto riguarda la decodifica, sono stati creati numerosi client in

grado di sfruttare le API della fotocamera degli smartphone e le API per

lettori appositi, così da acquisire il codice a barre e le sue relative

23

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informazioni. Per leggerlo, l’utente deve solamente inquadrarlo con la

fotocamera, il client mostrerà il contenuto e se ad esempio è un’url,

l’utente può realizzare una ricerca, evitando errori nella digitazione

dell’indirizzo. Aiuta anche nel caso di un collegamento ipertestuale

particolarmente lungo e complesso.

A livello di architettura generale, per decodificare il codice a barre ci sono

due possibili strade: metodo diretto e metodo indiretto.

Nel metodo diretto abbiamo un client (smartphone) che acquisisce

l’immagine del codice a barre, la analizza in maniera stand-alone, in altre

parole all’interno del client stesso, e in fine ottiene l’URI, che è la stringa

che identifica in maniera univoca una risorsa, e la visualizza.

Il metodo indiretto richiede un passaggio in più. In altre parole quando il

codice a barre è letto dal client, esso riceve un identificativo associato al

codice a barre. L’identificativo è risolto lato-server da un service platform.

Esso restituisce il contenuto del codice a barre al client che può utilizzarlo

a piacimento. Questo metodo è molto utile, se si ha bisogno di aggiornare

il contenuto dei codici nel tempo. L’identificativo rimane lo stesso, cambia

solamente il contenuto cui `e associato, così da poter riutilizzare lo stesso

codice a barre più volte.

Il QR-Code è anche in grado di utilizzare la correzione degli errori. I dati

possono essere ripristinati anche quando parti significative del codice, 24

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sono distorte o danneggiate. Essi sviluppano il codice Reed-Solomon che

permette di ricostruire i dati persi, ripristinando, durante la decodifica,

fino al 30% delle informazioni.

I codici QR possono contenere: indirizzi internet, testi, numeri di telefono,

sms ed e-mail. La struttura interna dei QR-Code è la seguente: una regione

da codificare è una serie di pattern che permettono di stabilire tutti i

parametri per il riconoscimento del codice a barre.

I pattern principali sono:

- Finder Pattern, che

permette di orientare e

localizzare il codice a

barre. Il QR-Code può

essere rilevato anche se

ruotato di 360◦.

- Timing Pattern, che

permette d’identificare la coordinata centrale di ogni cella del QR-

Code e aiuta a rendere lineare il simbolo.

- Alignment Pattern, che permette anch’esso di rendere lineari e

quindi leggibili anche immagini che sono state lette in maniera

inclinata dal reader.

Il processo di codifica dei dati avviene in due macro fasi:

25

Fig. 9: Patterns di un codice QR (bp.blogspot.com)

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- L’high level encoding, in cui i dati sono convertiti in piccole unità da

8 bits;

- La low level encoding, in cui le unità sono convertite in quadratini

bianchi o neri.

Per quanto riguarda la decodifica, il processo è facilitato perché ogni

insieme di celle forma una regione, organizzata in righe e colonne, con

bordi ben delimitati per facilitarne al client l’acquisizione. Il

riconoscimento del contenuto di questi barcode può essere svolto in 5

fasi:

- Scansione iniziale in scala di grigi;

- Primo riconoscimento approssimativo dei tre angoli grazie

all’utilizzo del finder pattern;

- Riconoscimento definitivo dei tre angoli principali;

- Riconoscimento del quarto angolo non segnato;

- Decodifica del contenuto.

Figura 10: Riconoscimento del contenuto (market.android.com)

Senza un opportuno lettore, è impossibile per un essere umano decifrare i

codici QR, ma questi ultimi sono facilmente trattabili da apparecchiature

26

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come gli smartphone. In Giappone, molti telefoni cellulari sono ora dotati

in modo nativo di uno scanner adatto. Secondo il tipo di dati contenuti, le

applicazioni possono eseguire azioni differenti: un numero di telefono può

essere composto automaticamente, un breve messaggio di testo può

essere inviato, un link decodificato può essere visualizzato direttamente in

un browser (BSI, 2006).

CAP 2. MATERIALI E METODI

2.1 IMPLEMENTAZIONE DELLA TECNOLOGIA QR CODE PER LA

FRUIZIONE DELLA VEGETAZIONE

2.1.1 Alcuni esempi d’implementazione

“Riportare il sole, il vento, la terra, il mondo della vita nella tecnologia, tra

i mezzi necessari all'uomo per la sua sopravvivenza, significa restaurare,

in senso rivoluzionario, il legame tra l'uomo e la natura.

Murray Bookchin, Verso una tecnologia liberatoria, 1965”

L’idea di implementare la tecnologia Qr Code nasce dall’osservazione di

quanto fatto in alcune città, quali Venezia, Benevento e Pontinia (LT), che

hanno realizzato una guida turistica virtuale per un museo all’aperto, in

modo da informare i cittadini sulla storia ed il valore dei centri storici,

integrando le “comuni” tabelle informative dei monumenti con Qr Code

informativo. Un altro esempio è il Museo Archeologico delle Marche che

27

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ha implementato i Qr Code utilizzando tale tecnologia in diversi modi, ad

esempio associata ad un’opera e permettendo così di accedere a diverse

informazioni riguardanti l’opera stessa, rendendo la visita ancora più

coinvolgente. Inoltre, offrire la didascalia dell’opera sul dispositivo

portatile del visitatore significa poterla tradurre in diverse lingue secondo

l’esigenza. I Qr Code inoltre sono utili per aiutare l’utente a orientarsi nel

museo. I visitatori possono ottenere indicazioni personalizzate su come

muoversi nel museo in base ai propri interessi (Russo, 2013).

Un esempio economico e di facile realizzazione è la distribuzione lungo un

sentiero di targhette metalliche riportanti un codice QR (Quick Read code).

Sempre più spesso si trovano quindi QR code applicati a pannelli

informativi di promozione turistica, nei musei, sulle riviste e sulle

confezioni dei prodotti: i QR code stanno quindi diventando un efficace

strumento di marketing e comunicazione. L’utilizzo dei QR code permette

di “raccontare” il territorio dando vita ad una comunicazione completa e

multimediale molto economica. Per i turisti e i visitatori diventerà più

semplice accedere e condividere le informazioni in ogni luogo e in ogni

momento, giacché le connessioni di internet mobile saranno sempre più

efficienti e copriranno maggiori porzioni di territorio. Questo tipo di

approccio si rivelerà particolarmente efficace per diffondere contributi

multimediali: il visitatore, inquadrando con il proprio smartphone uno dei

QR code potrà accedere automaticamente agli approfondimenti sulla 28

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pagina web con immagini, testi ed eventualmente anche contributi audio

e video (Bera, 2013).

Fig 11: implementazione in orti botanici (Rosanna Tramutoli)

Recentemente l'OBG (Ökologisch-Botanischer Garten) di Bayreuth in

Germania invita le persone a un viaggio alla

scoperta della botanica. Su diversi impianti in

campo aperto e in serra recentemente sono stati

immessi codici QR (rappresentazioni grafiche

d’indirizzi Internet) per ottenere informazioni sulle

piante invece di tabelle. L’orto botanico offre un

giro con lo smartphone nel giardino botanico

attraverso le serre e campo aperto; è stato creato questo tour,

prenotabile come guida per le classi scolastiche, gruppi con giovani da

circa 12 anni. I giovani ottengono, facendo le foto stampate e utilizzando

autonomamente i propri smartphone sul sentiero attraverso il giardino,

informazioni botaniche (www.obg.uni-bayreuth.de).

2. 2 AREA DI STUDIO

29

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La tesi è concentrata sull’Alta via dei Monti Lattari (AVML), sentiero che

tocca i seguenti comuni della provincia di Napoli e Salerno con i relativi

centri abitati e quartieri:

Vietri Cetara Maiori Corbara Agerola

Tramonti Ravello Positano

Vico Equense: Santa Maria del Castello, Arola, Preazzano

Piano di Sorrento: San Pietro, Colli delle Fontanelle

Massa Lubrense: Sant’Agata dei due Golfi, Arenaccia, Schiazzano,

Capo d’Arco, Coppetelle, Nerano

Inoltre l’Alta Via dei Monti Lattari passa per le seguenti vette:

30

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Vetta Quota Comune

Monte Finestra1.138 m s.l.m.

Cava dei Tirreni

Monte Cerreto1.316 m s.l.m.

Agerola

La Conocchia1.314 m s.l.m.

Vico Equense

Monte Comune642 m s.l.m.

Vivo Equense

Tab.1: Vette toccate dall’AVML

Il sentiero è segnato con la dicitura CAI “00” oppure “300”.

2. 3 PIANIFICAZIONE DEL LAVORO

2.3.1 Geo-referenziazione e determinazione delle specie

Dal 30/07/2013 al 28/06/2014 sono state geo-referenziate specie vegetali

nel numero riportato in tabella:

Specie geo-referenziate 27+18+16+15+13+12+21+16+13+13+12:

176

Specie determinate 16+13+8+14+7+9+20+16+6+12+7: 128

Specie ad interesse 26

31

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etnobotanico con dati

aggiornati al 2014.

Tab.2: Numero di specie

Gli addendi rispecchiano le piante determinate in uno specifico giorno,

con un totale di 11 giorni di rilevamento, o dette “Tappe”. La geo-

referenziazione è avvenuta con il metodo dei Waypoint, e a ogni pianta

corrisponde un punto esportato su Google Earth.

In campo, a casa con riferimenti fotografici, mediante

conservazione dei campioni e laboratorio sono state

determinate le 128 specie, la cui posizione è

visualizzabile sul portale Earth.

Fig. 12 Guida alla Flora Mediterranea, Banfi & Consolino (2003.)

Sono state utilizzate svariate guide in campo, tra cui Guida alla Flora

Mediterranea di Banfi e Consolino (2003) e l’identificazione è stata fatta in

laboratorio e in biblioteca mediante la Flora d’Italia di Pignatti S. (1982),

dopo prelievo di materiale vegetale in campo. I punti sono stati segnati

con il Gps Keymaze 300 della Geonaute. Le specie sono state fotografate

mediante una Nikon D1000 con obiettivo 18:55 VR nei mesi primaverili del

2013 e del 1014.

32

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Nella seguente tabella è riportata la lista delle 128 specie sistemate in ordine di

determinazione:

Nome

Scientifico

Nome Comune Località Posizione GPS al

momento

Centranthus

ruber L.

Valeriana rossa Corpo di Cava 40° 40.922'N,

14° 41.505'E

Cyclamen

repandum Sibth.

& Sm.

Ciclamino

primaverile

Corpo di Cava 40° 40.656'N,

14° 41.724'E

Ilex aquifolium L. Agrifoglio Dragonea 40° 40.520'N,

14° 41.700'E

Alnus cordata

Loisel.

Ontano

napoletano

Albori 40° 40.184'N,

14° 41.566'E

Asparagus

officinalis L.

Asparago Corpo di Cava 40° 40.475'N,

14° 41.623'E

Bituminaria

bituminosa L.

Corpo di Cava 40° 40.912'N,

14° 41.488'E

Castanea sativa

Miller

Castagno

europeo

Corpo di Cava 40° 40.874'N,

14° 41.454'E

Clematis

flammula L.

Vitalba

fiammella

Corpo di Cava 40° 40.906'N

14° 41.462'E

Corylus avellana Nocciòlo Corpo di Cava

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L.

Helleborus

foetidus L.

Elleboro

puzzolente

Corpo di Cava 40° 40.704'N,

14° 41.598'E

Quercus ilex L. Leccio Corpo di Cava 40° 40.481'N,

14° 41.637'E

Quercus

pubescens Willd.

Roverella

Ruscus aculeatus

L.

Pungitopo Corpo di Cava 40° 40.911'N

14° 41.389'E

Spartium

junceum L.

Ginestra

odorosa

Sorgente

dell’Avvocata

40° 40.998'N,

14° 41.964'E

Urospermum

dalechampii L.

Boccione

maggiore

Corpo di Cava 40° 40.917'N,

14° 41.505'E

Verbascum

sinuatum L.

Verbasco

sinuoso

Corpo di Cava 40° 40.913'N,

14° 41.492'E

Cistus incanus L. Cisto villoso Ponteprimario 40° 39.895'N,

14° 40.600'E

Erica arborea L. Erica da ciocco Ponteprimario 40° 39.842'N,

14° 40.499'E

Eringium Calcatreppola Corpo di Cava 40° 40.427'N,

34

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amethystinum L. ametistina 14° 40.360'E

Fagus sylvatica

L.

Faggio Ponteprimario 40° 39.769'N,

14° 40.400'E

Hedera helix L. Edera Corpo di Cava 40° 40.016'N,

14° 40.672'E

Hypericum

hircinum L.

Erba di San

Giovanni

Albori 40° 40.206'N,

14° 40.629'E

Lathyrus

odoratus L.

Cicerchia

odorosa

Corpo di Cava 40° 40.267'N,

14° 40.563'E

Oenanthe

crocata L.

Prezzemolino Ponteprimario 40° 39.848'N,

14° 40.502'E

Ostrya

carpinifolia L.

Carpino nero Cetara 40° 39.601'N,

14° 40.387'E

Pteridium

aquilinum L.

Felce aquilina Cetara 40° 39.617'N,

14° 40.571'E

Rubus ulmifolius

Schott

Rovo Albori 40° 39.636'N,

14° 40.474'E

Santolina

neapolitana

Jord. & Fourr.

Lemon Queen Cetara 40° 39.629'N,

14° 40.433'E

Thymelaea Timelea Cetara 40° 39.595'N,

35

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tartonraira L. tartonraira 14° 40.388'E

Adiantum

capillus-veneris

L.

Capelvenere Pietrapiana 40° 41.828'N,

14° 39.833'E

Allium flavum L. Aglio giallo Monte Finestra 40° 40.998'N,

14° 40.222'E

Ceterach

officinarum

Willd.

Cedracca Monte Finestra 40° 41.452'N,

14° 40.216'E

Astragalus

boeticus L.

Astragalo Sant’Antuono 40° 41.771'N,

14° 39.893'E

Malva sylvestris

L.

Malva selvatica Pietrapiana 40° 41.851'N,

14° 39.820'E

Saxifraga

marginata

Sternb.

Sassifraga

marginata

Monte Finestra 40° 41.240'N,

14° 40.244'E

Verbascum

thapsus L.

Tasso barbasso Passetiello 40° 41.458'N,

14° 40.169'E

Crataegus Biancospino Pietrapiana 40° 41.914'N,

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monogyna Jacq. comune 14° 39.812'E

Fraxinus ornus L. Orniello Pietrapiana 40° 41.914'N,

14° 39.812'E

Asphodelus

ramosus L.

Asfodelo Tramonti 40° 42.080'N,

14° 39.571'E

Carlina

corymbosa L.

Carlina raggio

d'oro

Campinola 40° 42.547'N,

14° 39.428'E

Digitalis

micrantha Roth

Digitale

appenninica

Campinola 40° 42.293'N,

14° 39.476'E

Prunus spinosa

L.

Prugnolo

selvatico

Tramonti 40° 41.963'N,

14° 39.763'E

Silybum

marianum L.

Centaurea

dalmatica

Campinola 40° 42.727'N,

14° 39.254'E

Smilax aspera L. Salsapariglia

nostrana

Campinola 40° 42.734'N,

14° 39.236'E

Thymus

spinulosus Ten.

Timo spinosetto Tramonti 40° 41.915'N,

14° 39.812'E

Foeniculum

vulgare Miller

Finocchio Corbara 40° 43.094'N,

14° 36.328'E

Fumaria

flabellata

Gasparr.

Fumaria a

ventaglio

Breccelle 40° 42.773'N,

14° 36.392'E

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Notobasis

syriaca L.

Cardo siriano Monte Cerreto 40° 41.723'N,

14° 35.494'E

Ononis reclinata

L.

Ononide

reclinata

Monte Cerreto 40° 41.569'N,

14° 35.412'E

Salvia glutinosa

L.

Salvia vischiosa Breccelle 40° 42.639'N,

14° 36.380'E

Solanum nigrum

L.

Morella comune Corbara 40° 43.184'N,

14° 36.269'E

Thymus

longicaulis L.

Timo con fascetti Monte Cerreto 40° 41.716'N,

14° 35.486'E

Vicia hybrida L. Veccia pelosa Corbara 40° 42.882'N,

14° 36.470'E

Asplenium

trichomanes L.

subsp.

quadrivalens

D.E. Mey.

Asplenio Oliveto 40° 40.426'N,

14° 34.453'E

Crocus

autumnalis L.

Oliveto 40° 40.956'N,

14° 34.987'E

Daphne laureola Dafne laurella Pietre 40° 41.325'N,

38

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L. 14° 35.349'E

Euphorbia

barrelieri Savi

Euforbia di

Barrelier

Corbara 40° 41.297'N,

14° 35.339'E

Globularia

neapolitana O.

Schwarz

Vedovelle

napoletane

Monte Cerreto 40° 41.482'N,

14° 35.419'E

Helichrysum

stoechas L.

Stocade Oliveto 40° 39.568'N,

14° 33.461'E

Linaria repens L.

Lotus biflorus

Desr.

Ginestrino

aranciato

Monte Cerreto 40° 41.511'N,

14° 35.417'E

Populus ilicifolia

Rouleau

Monte Cerreto 40° 41.460'N,

14° 35.422'E

Potentilla

reptans L.

Cinquefoglia

comune

Oliveto 40° 40.582'N,

14° 34.462'E

Quercus cerris L. Cerro

Quercus petraea

Liebl.

Rovere Oliveto 40° 40.739'N,

14° 34.471'E

Rosa canina L. Rosa canina Oliveto 40° 40.943'N,

14° 35.032'E

Sambucus nigra Sambuco nero Oliveto 40° 40.711'N,

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L. 14° 34.658'E

Trifolium

pratense L

Trifoglio dei

prati

Urtica dioica L. Ortica comune Monte Cerreto 40° 41.165'N,

14° 35.278'E

Pinguicula

hirtiflora Ten.

Pinguicola Monte Faito 40° 39.091'N,

14° 30.060'E

Allium

commutatum

Guss.

Aglio delle isole Monte Faito 40° 39.159'N,

14° 30.190'E

Carlina

acanthifolia All.

Carlina zolfina Resicco 40° 38.986'N,

14° 31.935'E

Dryopteris filix-

mas L.

Felce maschio Monte Faito 40° 38.995'N,

14° 30.491'E

Phyllitis

scolopendrium L.

Lingua di cervo

Trachelium

caeruleum L.

Trachelio

coltivato

40° 39.060'N,

14° 30.396'E

Pinus nigra

J.F.Arnold

Pino nero Conocchia 40° 38.686'N,

14° 29.575'E

Ampelodesmos Saracchio Santa Maria del 40° 38.563'N,

40

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mauritanicus

Poir.

Castello 14° 29.017'E

Anthyllis

vulneraria L.

Vulneraria

Borago

officinalis L.

Borragine Moiano 40° 38.626'N,

14° 28.802'E

Brassica

oleracea L.

subsp. oleracea

Broccolo Conocchia 40° 38.662'N,

14° 29.559'E

Euphorbia

spinosa L.

Euforbia spinosa Conocchia 40° 38.517'N,

14° 29.678'E

Fumana

thymifolia L.

Fumana

vischiosa

Conocchia 40° 38.663'N,

14° 29.542'E

Iberis pruitii

Tineo

Iberide di Pruiti Conocchia 40° 38.704'N,

14° 29.698'E

Orchis

papilionacea L.

Orchide a

farfalla

Santa Maria del

Castello

40° 38.530'N,

14° 28.677'E

Orchis pauciflora

Ten.

Orchidea gialla Santa Maria del

Castello

40° 38.426'N,

14° 29.650'E

Reseda alba L. Reseda

suffruticosa

Santa Maria del

Castello

40° 38.455'N,

14° 29.377'E

Rosmarinus Rosmarino Santa Maria del 40° 38.375'N,

41

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officinalis L. Castello 14° 29.651'E

Viola

pseudogracilis

Strobl.

Viola salernitana Conocchia 40° 38.725'N,

14° 29.737'E

Plantago

lanceolata L.

Lingua di cane San Pietro 40° 37.312'N,

14° 26.740'E

Arbutus unedo L. Corbezzolo San Pietro 40° 37.159'N,

14° 26.208'E

Polygonum

aviculare L.

Corregiola Santa Maria del

Castello

40° 38.305'N,

14° 28.711'E

Cistus salvifolius

L

Cisto femmina San Pietro 40° 37.349'N,

14° 26.230'E

Cupressus

sempervirens L.

Cipresso

mediterraneo

Dactylorhiza

maculata L.

Concordia Positano 40° 37.948'N,

14° 27.868'E

Ferula communis

L.

Finocchiaccio Arola 40° 37.556'N,

14° 26.911'E

Lagurus ovatus

L.

Coda di lepre San Pietro 40° 37.119'N,

14° 26.098'E

Lonicera Caprifoglio

42

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caprifolium L. comune

Lupinus

angustifolius L.

Lupino selvatico San Pietro 40° 37.230'N,

14° 26.299'E

Papaver rhoeas

L.

Papavero

comune

Santa Maria del

Castello

40° 38.300'N,

14° 28.708'E

Micromeria

graeca L.

Colicosa Arola 40° 37.312'N,

14° 26.740'E

Pinus halepensis

Mill.

Pino d'Aleppo San Pietro 40° 37.126'N,

14° 26.078'E

Pistacia lentiscus

L.

Lentisco Santa Maria del

Castello

40° 38.133'N,

14° 28.371'E

Populus tremula

L.

Pioppo tremulo

Prunus avium L. Ciliegio Santa Maria del

Castello

40° 38.336'N,

14° 28.727'E

Rhamnus

alaternus L.

Alaterno San Pietro 40° 37.158'N,

14° 26.212'E

Silene alba

Miller

Silene bianca Santa Maria del

Castello

40° 38.305'N,

14° 28.711'E

Ailanthus

altissima Mill.

Alianto Torca 40° 36.151'N,

14° 24.124'E

Anthyllis barba- Barba di Giove Colli Fontanelle 40° 36.343'N,

43

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jovis L. 14° 24.422'E

Artemisia annua

L.

Artemisia

Arum italicum

Mill.

Pan di serpe Colli Fontanelle 40° 36.556'N,

14° 24.400'E

Campanula

fragilis Ten.

Campanula

napoletana

Sirenuse 40° 35.448'N,

14° 22.223'E

Clathrus ruber P.

Micheli

Clatro rosso Colli fontanelle 40° 36.523'N,

14° 24.471'E

Echium vulgare

L.

Viperina azzurra

Euphorbia

dendroides L.

Euforbia arborea Torca 40° 35.558'N,

14° 22.384'E

Opuntia ficus-

indica Mill.

Fico d’India Torca 40° 36.019'N,

14° 23.621'E

Parietaria

officinalis L.

Erba vetriola Coppetelle 40° 35.647'N,

14° 21.278'E

Agave

americana L.

Agave

americana

Punta

Campanella

40° 34.258'N,

14° 19.474'E

Crithmum

maritimum L.

Finocchio

marino

Punta

Campanella

40° 34.149'N,

14° 19.482'E

Linum bienne Lino selvatico Monte San 40° 34.916'N,

44

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Mill. Costanzo 14° 20.536'E

Olea europea L. Ulivo Nerano 40° 35.056'N,

14° 20.821'E

Pallenis spinosa

L.

Asterisco

spinoso

Punta

Campanella

40° 34.243'N,

14° 19.593'E

Tab.3: Le specie determinate

La lista presenta qualche dato mancante, per l’impossibilità di recuperarlo

in campo oppure in laboratorio, alcune piante sono nominate

volgarmente in campo internazionale con lo stesso nome dell’epiteto

generico o specifico, e alcuni dati Gps non sono stati rilevati per problemi

di connessione con i satelliti.

I nomi in rosso rappresentano le specie che hanno un forte valore a livello

fitosociologico, oppure stranamente si trovano in alcuni punti del

territorio in esame per la presenza di microclimi particolari:

- Fagus sylvatica L., ritrovata a una quota di 800 m solo nelle

vicinanze del Monte Finestra, mentre nel resto dell’Alta via cresce

numerosa sul Monte Faito a quote più elevate, grazie ai sistemi di

gestione forestale;

- Verbascum thapsus L., che cresce normalmente in ambienti

planiziali di alta quota, oltre la linea del bosco del Faggio, invece nel

territorio in esame è presente solo nella forra che costituisce il

45

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Passetiello, una zona di valico sotto il Monte Finestra, molto

protetta;

- Asphodelus ramosus L., di solito si ritrova in ambienti montani di

alta quota, mentre sull’Alta via è stato ritrovato solo sulle creste

dopo le grotte di Pietrapiana verso il Valico di Chiunzi, quindi a

quote più basse;

- Notobasis syriaca L., la cui presenza sul Monte Cerreto è alquanto

strana;

- Quercus cerris L., raro da trovare su tutta l’alta via rispetto a

Quercus pubescens Willd. anche a bassissime quote e vicino al mare;

- Quercus petraea Liebl., trovato solo nella località Oliveto, nel

Comune di Agerola, in grandi gruppi;

- Pinguicula hirtiflora Ten., la cui rarità coincide con gli studi fatti da

Paolo Sbragia nel 2012 in Approccio multidisciplinare alla

conservazione di Pinguicula hirtiflora Ten. In Campania (Sud Italia)

(Sbragia,2012) e lo studio fatto da Michele Innangi e Antonio Izzo

nel 2014 con Pinguicola lavalvae (lentibulariaceae), a new endemic

butterwort from southern Italy diagnosed with the aid of geometric

morphometrics (Innangi, 2014)

46

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- Lagurus ovatus L., trovata anche in ambienti non troppo vicini al

mare a 300 m di quota, solitamente questa specie è diffusa nelle

zone retrodunali.

Tener presente l’esistenza dei nomi comuni è stato necessario per poi

metterli in relazione con i nomi dialettali del territorio in esame. I valori

GPS sono stati presi anche per piante annuali per aggiungere altri dati

importanti di presenza/assenza delle specie al portale informatico. Le

località sono rappresentate dal punto geo-referenziato e conosciuto più

vicino alla specie per chi usa Google Earth, anche se non tocca l’AVML.

Dopo la georeferenziazione, la registrazione sia dei Trackpoint (percorso) e

dei Waypoint (Punti singoli) si è ottenuto questo risultato:

Fig. 13: AVML Geo-referenziata con tutte le specie rilevate (Antonio Pignalosa, Google Earth.)

47

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2.3.2 Interviste Etnobotaniche

“Intervista. Così si definisce in campo giornalistico una forma di

confessione in cui la volgare impudenza presta orecchio alla vanità e

all'ambizione.

Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo, 1911”

Scelta del metodo:

La scelta del metodo di reperimento dati è stata un procedimento lungo

sia per la difficoltà di raggiungimento di alcune zone del territorio in

esame, sia per la mancata disponibilità di alcune persone nel trasmettere

dati. Quindi sono state divise le classiche “interviste etnobotaniche” in 2

tipi di approcci:

- Approccio diretto: Raccolta dei dati direttamente in campo tramite

registrazione e fotografia;

Fig. 14: Sig. Gennaro (Antonio Pignalosa)

48

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- Approccio indiretto: Tramite appuntamento per un’intervista

programmata.

Poiché il lavoro è stato fatto sull’Alta Via dei Monti Lattari, la maggior

parte delle interviste sono state svolte sul sentiero e si è trattato per lo più

di interviste con approccio “diretto”, mentre alcune interviste sono state

svolte in alcune località comprese nel Parco Regionale dei Monti Lattari,

con dati reperiti a casa delle persone indagate.

Per l’intervista classica sono state utilizzate delle schede standard, che si

rifanno al modello di Di Sanzo et al. (2013):

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta:

Nome scientifico:

Parti usate:

Collezione realizzata da (nome dell’intervistato/i):

Donne;

Uomini;

Modalità di raccolta:

Località del questionario e della raccolta:

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie):

Preparazione preliminare:

49

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Nome volgare di preparazioni culinarie:

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

1 più volte in una settimana;

2 una volta in una settimana;

3 una volta in un mese;

4 due volte in un anno;

5 una volta in un anno o meno

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta, un tempo (fino a 60):

1 più volte in una settimana;

2 una volta in una settimana;

3 una volta in un mese;

4 due volte in un anno;

5 una volta in un anno o meno

Valutazione di apprezzamento della pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

6-7: equa;

5-6: appena commestibile;

3 (o 2) -6: in sostanza inutilizzabile

Altri usi della pianta:

Effetti:

Tipologia d’uso:

50

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Usi magici e / o religiosi potenziali:

Leggende e credenze sulla pianta:

Trasmissione:

Data intervista:

Di Sanzo et al. Journal of Ethnobiology e Etnomedicina 2013 9:19 doe :

10.1186/1746-4269-9-19

Tab 4: Forma del questionario

A ogni intervista è stata allegata una registrazione, sempre sotto consenso

dell’intervistato. Una delle svariate difficoltà di reperimento dati è stata

quella del “consenso” obbligatorio nello svolgimento dell’intervista

etnobotanica, con risultati sia positivi, come ad esempio riuscire ad

ottenere una foto dell’intervistato, e sia negativi, come l’inaccessibilità di

ogni forma di comunicazione. Le registrazioni sono state fondamentali per

comprendere i nomi dialettali delle piante, alcune volte al momento

incomprensibili. Ogni intervista è stata regolarmente geo-referenziata solo

con lo scopo di comprendere la sua località precisa.

51

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Fig. 15: Madre di Margherita (Antonio Pignalosa)

Interviste e compilazione schede:

Dal 30/07/2013 al 28/06/2014 sono state svolte svariate interviste sul

territorio in esame di cui 10 “complete” con le relative specie:

- Sig.ra Maria e Sig. Antonino di Arola: 5 schede;

- Sig. Antonio di Colli delle Fontanelle: 2 schede;

- Sig. Gennaro a Torca: 4 schede;

- Sig. Mario di Coppetelle: 3 Schede;

- Sig.ra Paola di Torca: 2 schede;

- Sig.ra Rosa di Torca: 1 scheda;

- Sig. ra Margherita di Furore: 7 Schede;

- Sig. ra Luigia di Vico Equense: 6 Schede;

Sono state realizzate 30 schede compilate, ognuna riferita ad una specie in

esame.

- Sig.ra Maria e Sig. Antonino di Airola:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: rughetta

Nome scientifico: Diplotaxis tenuifolia L.

52

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Parti usate: foglie

Collezione realizzato da: Sig.ra Maria

Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Fig. 16

Località del questionario e della raccolta : Arola - Preazzano

Preparazione preliminare: per l’insalata

Nome volgare di preparazioni culinarie: rughetta

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi: più volte in

una settimana

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta: più volte in una

settimana

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci ): 8-10: molto

buona

Tipologia d’uso: alimentare

Data intervista: 21-06-2014

Tab. 5

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o’ nascienz

Nome scientifico: Santolina neapolitana Jord. & Fourr.

53

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Collezione realizzata da: Sig.ra Maria

Fig. 17

Località del questionario e della raccolta: Arola -

Preazzano

Effetti: calmante

Tipologia d’uso: medicinale

Data intervista: 21-06-2014

Tab. 6

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o’

pepperell

Fig. 18 (Antonio Pignalosa)

Nome scientifico: Micromeria graeca

Bentham subsp. graeca

Parti usate: Fusto e foglie

Collezione realizzata da: Sig.ra Maria

Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Arola - Preazzano

54

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Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Vitis vinifera L.,

Foeniculum vulgare Mill.

Preparazione preliminare: “Si usa nel periodo della vendemmia per

pulire le botti di rovere. La pianta si essicca e si raccoglie in fasci legati

stesso tra loro con il fusto della pianta e si bolle intera nelle botti.

Le piante sono disposte secche nella stessa direzione ma in versi

opposti insieme al finocchio (Foeniculum vulgare Mill.), l’aroma

permette di pulire le botti nella bollitura”.

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi: una volta in

un mese

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta: una volta in un mese

Effetti: detergente

Tipologia d’uso: detergente

Data intervista: 21-06-2014

Tab. 7

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o pucchiacchin

Nome scientifico: Portulaca oleracea L.

Fig. 19

Parti usate: foglia

Collezione realizzato da: Sig.ra Maria

55

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Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Arola - Preazzano

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Diplotaxis

tenuifolia L.

Nome volgare di preparazioni culinarie: o pucchiacchell

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

Più volte in una settimana;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Più volte in una settimana;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Tipologia d’uso: alimentare

Data intervista: 21-06-2014

Tab. 8

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: cinque nervi

Nome scientifico: Plantago lanceolata L.

Fig. 20 (Antonio Pignalosa)

Collezione realizzata da: Sig.ra Maria56

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Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Arola - Preazzano

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Hypericum

perforatum L.

Preparazione preliminare: decotto per la tosse

Effetti: rinfrescante

Data intervista: 21-06-2014

Tab. 9

- Sig. Antonio di colli delle Fontanelle:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: mirto

Nome scientifico: Myrtus communis L.

Fig. 21

Parti usate: fusti

Collezione realizzato da: Sig. Antonio e moglie.

Donne;

Stabilimento del questionario e della raccolta: Colli delle Fontanelle

Utilizzo con altre piante, in questo caso, che piante: olivo (Olea europea

L.)

Preparazione preliminare: ceste

57

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Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): si fanno

le ceste insieme ai fusti di olivo

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 10

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: lentisco

Nome scientifico: Pistacia lentiscus L.

Fig. 22 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: pianta intera

Collezione realizzato da: Sig. Antonio

Uomini;

Località del questionario e della raccolta: Colli delle Fontanelle

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): borragine (Borago

officinalis L.)

Effetti: antiparassitario

Tipologia d’uso: veterinario

58

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Trasmissione: nonna

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 11

- Sig. Gennaro a Torca:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: arancio

Nome scientifico: Citrus sinensis L.

Parti usate: frutto, buccia

Fig. 23

Collezione realizzato da: Sig. Gennaro

Uomini;

Modalità di raccolta: raccolta dei frutti

Località del questionario e della raccolta: Torca

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): mandarino

59

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(Citrus reticulata Blanco)

Preparazione preliminare: si estrae il succo.

Nome volgare di preparazioni culinarie: arancio

Effetti: Idratante per la pelle

Tipologia d’uso: detergente, idratante cutaneo

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 12

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: corbezzolo

Nome scientifico: Arbutus unedo L.

Fig. 24 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: frutto

Collezione realizzato da: Sig. Gennaro

Uomini;

Modalità di raccolta: raccolta frutti

Località del questionario e della raccolta: Torca

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

medicinale

Effetti: “è ottimo per il fegato”, proprietà epatoprotettrici

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Tipologia d’uso: Viene utilizzata per il fegato.

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 13

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: gramigna

Nome scientifico: Cynodon dactylon L.

Parti usate: tutta la pianta

Collezione realizzato da: Sig. Gennaro

Uomini;

Fig. 25

Località del questionario e della raccolta: Torca

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi: più volte in una

settimana

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Più volte in una settimana

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): “viene

61

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utilizzata per pulire lo stomaco dei conigli dai parassiti”

Effetti: antiparassitaria

Tipologia d’uso: veterinaria

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 14

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: ulivo

Nome scientifico: Olea europaea L.

Parti usate: frutto

Fig. 26 (Antonio Pignalosa)

Collezione realizzato da: Sig. Gennaro

Uomini;

Località del questionario e della raccolta: Torca

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Laurus nobilis L.

Preparazione preliminare: decotto con Laurus nobilis L., “per dieci minuti

si bolle”.

Effetti: “è ottimo per la pelle”

Tipologia d’uso: detergente, idratante cutaneo

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 15

62

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- Sig. Mario di Coppetelle:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o scupon, a janest’

Nome scientifico: Spartium junceum L.

Fig. 27 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: fusto e foglie

Collezione realizzato da: Sig. Mario

Uomini;

Località del questionario e della raccolta: Schiazzano (Arenaccia)

Preparazione preliminare: si fanno scope

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

Tipologia d’uso: artigianale

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 16

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o ppaddar

Nome scientifico: Parietaria officinalis L.

Fig. 28 (Antonio Pignalosa)

64

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Collezione realizzato da: Sig. Mario

Uomini;

Località del questionario e della raccolta: Schiazzano (Arenaccia)

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Petroselinum

crispum (Mill.) Fuss e Olea europaea L.

Preparazione preliminare: “Macinazione insieme con olio e

prezzemolo, si mette da parte e si fa nero, si fa l’impacco con la garza”

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

“cicatrizzante”. anti ecchimotico (Viegi,2002)

Effetti: coagulante

Tipologia d’uso: impacco coagulante

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 17

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: scupone

Nome scientifico: Calluna vulgaris L.

Parti usate: Base del fusto

Fig. 29

Collezione realizzato da: Sig. Mario

Uomini;

Modalità di raccolta: si stacca da terra

65

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Località del questionario e della raccolta: Schiazzano

Preparazione preliminare: “Si forma del bianco alla base dopo

l’eradicazione, si leva la scorza ed esce lo zucchero, si macina e si mette in

un barattolo”.

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

Effetti: antidolorifico

Tipologia d’uso: antidolorifico

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 18

- Sig.ra Paola di Torca:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: 100 nervi

Nome scientifico: Plantago lanceolata L.

Collezione realizzato da: Sig.ra Paola

Donne;

Fig. 30 (Antonio Pignalosa)

Località del questionario e della raccolta: Torca

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Cichorium intybus

L., radice di Cynodon dactylon L., infruttescenze secche di Ficus carica L.,

radici di Daucus carota L., Laurus nobilis L., Matricaria camomilla L.

66

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Altri usi della pianta (cibo, medicinali,

veterinari, fatta a mano): “buono per la tosse

dei bambini”. trattamento della tosse indicato

in pediatria (Careddu, 2012)

Effetti: contro sintomatologia tossiva.

Tipologia d’uso: decotto

Trasmissione: nonna

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 19

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: l’evr ra

tosse

Nome scientifico: Micromeria

graeca Bhentam subsp. graeca

Fig. 31 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: radice

Collezione realizzato da: Sig. ra Paola

Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Torca

Effetti: allevia la sintomatologia tossiva

67

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Tipologia d’uso: decotto tosse

Leggende e credenze sulla pianta: “Pianta della tosse che non doveva

vedere il mare, se la pianta vedeva il mare non funzionava se invece non

lo vedeva funzionava”

Trasmissione: nonna

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 20

- Sig.ra Rosa di Torca:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: timo

Nome scientifico: Thymus Longicaulis L.

Parti usate: pianta intera

Fig. 32 (Antonio Pignalosa)

Collezione realizzato da: Sig. ra Rosa

Donne;

Località del questionario e della raccolta: Schiazzano

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): infruttescenze

secche di Ficus carica L., Foeniculum vulgare Mill., Ceratonia siliqua L.

Preparazione preliminare: far bollire tutto insieme.

Data intervista: 22-06-2014

Tab. 21

68

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- Sig. ra Margherita di Furore:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: finocchietto

selvatico

Nome scientifico: Foeniculum vulgare

Mill.

Fig. 33 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: semi

Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: Si estraggono i semi.

Località del questionario e della raccolta: Furore

Preparazione preliminare: “Si mettono nel pane con l’impasto e nella

salsiccia”.

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

una volta in una settimana;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in una settimana;

69

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Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Effetti: “digestivo e alimentare”

Tipologia d’uso: è usato in pane, alcool e carne.

Trasmissione: genitori e nonni

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 22

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: Lavr

Nome scientifico: Laurus nobilis L.

Fig. 34 (Antonio Pignalosa)

Parti usate: foglia

Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

donne;

Modalità di raccolta: sola foglia;

Località del questionario e della raccolta: Furore

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Ceratonia siliqua

L., Matricaria camomilla L., Citrus limon(L.) Burm. fil., Borago officinalis L.,

Reichardia picroides L., Cichorium intybus L., Diplotaxis tenuifolia L.,

Cichorium endivia L., Rosmarinus officinalis L.

Preparazione preliminare: infusione e bollitura;

70

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Nome volgare di preparazioni culinarie: minestra marinata (periodo

invernale) con alloro (Laurus nobilis L.)

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

Due volte in un anno;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Due volte in un anno;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

“antiinfiammatorio”. calmante e digestivo (Maccioni, 2001)

Effetti: anti tosse, digestivo e allevia i dolori di stomaco

Tipologia d’uso: medicinale come decotto e culinario come alcolico, “si fa

scaricare in alcool al 35% e si zucchera con il miele (produzione propria)”.

Trasmissione: Genitori e nonni

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 23

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: lavanda

Nome scientifico: Lavandula angustifolia Mill.

Parti usate: fiore

Fig. 35

71

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Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: in campo con eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Furore

Preparazione preliminare: “In sacchettini di stoffa si fa seccare”.

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

una volta in un mese;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in un mese;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

6-7: equo;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

medicinale, estetico

Effetti: profumo, antitarli e calmante

Tipologia d’uso: messa in sacchettini sotto il letto, sotto al cuscino

Leggende e credenze sulla pianta: “Allevia il sonno sotto il cuscino”.

Trasmissione: credenza locale

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 24

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: ortica

72

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Nome scientifico: Urtica urens L.

Fig. 36

Parti usate: foglie

Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione con guanti

Località del questionario e della raccolta: Furore

Preparazione preliminare: si mette a macerare nell’acqua.

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

veterinaria, rituale, antiparassitaria, agricola

Effetti: anti-afidi nei coltivi

Tipologia d’uso: mangime per animali (tacchini)

Leggende e credenze sulla pianta: “Si crede che a Pedata Girone, piccola

frazione di Furore, il diavolo passando fece un bisogno e da esso nacque

una pianta di ortica con cui si pulì ed esso diede una pedata dal dolore

sulla roccia, un dolore Furente, quindi dal nome Furore”, “a Furore le

Janare volavano cosparse di un olio particolare”.

“Furore furente

Mal acqua malagent

Pure a gente è malament”

Trasmissione: credenze di Paese

Data intervista: 06-05-2014

73

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Tab. 25

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: spaccapietre

Nome scientifico: Phyllanthus niruri L.

Fig. 37

Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: Raccolta sui muri a secco

Località del questionario e della raccolta: Furore

Preparazione preliminare: bollitura

Effetti: “contro i calcoli renali”. Diuretiche (Guarrera, 2009)

Tipologia d’uso: antiinfiammatorio

Trasmissione: Genitori

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 26

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: Ruta

Nome scientifico: Ruta chalepensis L.

Fig. 38

74

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Collezione realizzato da: Sig.ra Luisa, sotto intervista a Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Conca dei Marini

Preparazione preliminare: si mette in sacchettini e in infusione, si usa per

i massaggi, decotti.

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

una volta in una settimana;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in una settimana;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): “Contro

i dolori”. Antireumatico (Poddis, 2006)

Effetti: allevia il dolore dopo i massaggi ed è anche usata per la bronchite;

Tipologia d’uso: fisioterapeutico applicata con sugna e sale, decotto.

Usi magici e / o religiosi potenziali: “La utilizzavano le Janare contro i

dolori”.

Leggende e credenze sulla pianta: “A Rut ogni male stuta”, specialmente

utilizzata dalle Janare di Conca dei Marini, associate all’utilizzo di un libro

di magia nera.

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 27

75

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Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: o subburg’

Nome scientifico: Triticum aestivum L.

Fig. 39

Parti usate: spiga

Collezione realizzato da: Sig. ra Margherita.

Donne;

Modalità di raccolta: classica raccolta del grano

Località del questionario e della raccolta: Furore

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Hordeum vulgare

L., cereali in genere

Preparazione preliminare: Stennecchiarlo nel subburgo e lasciarlo

seccare.

Nome volgare di preparazioni culinarie: o’ subburg

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

una volta in un anno o meno

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in un anno o meno

Tipologia d’uso: religioso

Usi magici e / o religiosi potenziali: “O subburg’ è il grano o in generale

76

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un altro tipo di cereale messo al buio in una stanza con una piccola

finestra, struttura chiamata subburg’, esso si “stenneccha” (si allunga)

prendendo la luce per un fatto naturale, si lascia per un po’ in questa

stanza e si usa sull’altare delle chiese come decorativo di Pasqua.

Trasmissione: paese

Data intervista: 06-05-2014

Tab. 28

- Sig.ra Luigia di Vico Equense:

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: Carrubo,

carrube, carato, sciuscell, carruba; i

semi stanno al vento e quindi scioscia-

scioscella.

Fig. 40

Nome scientifico: Ceratonia siliqua L.

Parti usate: frutti

Tempo di raccolta: 1 giorno

Questionario realizzato da: Sig. ra Luigia.

Modalità raccolta: si raccolgono i baccelli con una scala.

Località del questionario: Vico Equense

Preparazione: “10 carrube si spezzettano, si mettono in mezzo litro di

77

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alcool 90° e si fa stare per 15 giorni, si bollono 700 g di zucchero in 700

g di acqua, si fa raffreddare e si butta nel carrubo con l’alcool, si

aspettano altri 10 giorni, si filtra e si serve. Si produce anche una farina

macinata, essiccata (a Ponte Borgo dalla Signora Immacolata) “.

Nome volgare di preparazioni culinarie: O’ carrubbin, carruba

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Malvone (Alcea

rosea L.), infruttescenze secche di Ficus carica L., Hordeum vulgare L. e

uva passa.

Frequenza di utilizzo oggi: due volte in un anno;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta: due volte in un anno;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci): 8-10 molto

buona;

Effetti: contro la tosse secca con il malvone, digestivo

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

alcool, decotto intero, farina per dolci; I semi (carati) erano utilizzati

come unità di misura; decotti per la tosse.

Data intervista: 18/11/2013

Tab. 29

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: Murtell, mirto

bianco, mirto o scupl

Fig. 41

78

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Nome scientifico: Myrtus communis L.

Parti usate: frutti

Collezione realizzato da: Sig. ra Luigia.

Donne;

Modalità di raccolta: in ceste, “sul colle dell’eremita si trova raramente”.

Località del questionario e della raccolta: Vico Equense

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Citrus limon (L.)

Burm fil. E chiodi di garofano (Eugenia cayophyllata Thunb.)

Preparazione preliminare: “Alcool, zucchero, buccia di limone e 3 chiodi

di garofano, 40 giorni al sole in boccetta e si unisce alle bacche

snocciolate”.

Nome volgare di preparazioni culinarie: Murtell

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

Due volte in un anno;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Due volte in un anno;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano):

sciroppo, alcool, bevande, scopa (o scupl)

Tipologia d’uso: alimentare, artigianale

79

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Data intervista: 18/11/2013

Tab. 30

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: mirto nero,

mirtillino; a murtell’ (Vico Equense)

Fig. 42

Nome scientifico: Myrtus communis L.

Parti usate: Frutti e fusto

Collezione realizzato da: Sig. ra Luigia;

Donne;

Modalità di raccolta: ceste

Stabilimento del questionario e della raccolta: Vico Equense

Nome volgare di preparazioni culinarie: a Murtell

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

Due volte in un anno;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Due volte in un anno;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): liquore

Effetti: “migliora la circolazione del sangue”

80

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Tipologia d’uso: alimentare, medicinale

Trasmissione: madre

Data intervista: 18/11/2013

Tab. 31

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: rucola

Nome scientifico: Eruca vesicaria L.

Fig. 43

Parti usate: foglie e radici

Collezione realizzato da: Sig. ra Luigia;

Modalità di raccolta: eradicazione

Località del questionario e della raccolta: Vico Equense

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie: Ocimum basilicum

L., Mentha spp., Laurus nobilis L.

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

Più volte in una settimana;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

Più volte in una settimana;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

8-10: molto buona;

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): “si

81

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fanno pomate”

Effetti: antinfiammatorio

Tipologia d’uso: alimentare, medico

Trasmissione: madre

Data intervista: 18/11/2013

Tab. 32

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: O malvon,

malvo

Nome scientifico: Alcea rosea L.

Fig. 44

Parti usate: radice

Raccolta realizzato da: Sig. ra Luigia.

donne;

Modalità di raccolta: eradicazione.

Località del questionario e della raccolta: Vico Equense

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Ceratonia siliqua

L., infruttescenze secche di Ficus carica L. e Hordeum vulgare L.

Preparazione preliminare: bollito con fico secco, orzo a chicchi e carrubo.

Nome volgare di preparazioni culinarie: O malvon

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

82

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Due volte in un anno;

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in un mese;

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

6-7: equo;

Data intervista: 18/11/2013

Tab. 33

Questionario per la ricerca etnobotanica

Nome volgare della pianta: O’ rai, artiglio del diavolo

Nome scientifico: Smilax aspera L.

Parti usate: radice, frutto

Fig. 45 (Antonio Pignalosa)

Tempo di raccolta: periodo di Pasqua

Raccolta realizzata da: Sig. ra Luigia;

Donne;

Modalità di raccolta: con guanti dalla radice

Località del questionario e della raccolta: Vico Equense (usanza presente

anche a Furore)

Utilizzo con altre piante (in questo caso, quali specie): Ocimum basilicum

L., Eruca vesicaria L. e Mentha spp.

83

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Nome volgare di preparazioni culinarie: O’ rai

Valutazione della frequenza d'utilizzo della pianta oggi:

una volta in un anno o meno

Stima della frequenza d'utilizzo della pianta:

una volta in un anno o meno

Valutazione di apprezzamento pianta (da due a dieci):

5-6: appena commestibile;

Tipo di uso: medico, religioso

Altri usi della pianta (cibo, medicinali, veterinari, fatta a mano): è usata

per i dolori, pastiglie e creme per fermare il dolore, (la cima a Furore si

frigge e si mangia con gli asparagi).

Usi magici e / o religiosi potenziali: è usata nel periodo di Pasqua la

domenica delle Palme come pianta decorativa.

Leggende e credenze sulla pianta: Scaccia il malocchio se utilizzata come

ornamento di ceste la domenica delle palme, viene portata in chiesa, e si

indora mettendolo come centrotavola

Trasmissione: madre

Data intervista: 18/11/2013

Tab. 34

Non tutte le interviste hanno soddisfatto per intero il questionario; ci sono

anche alcune ripetizioni per far notare il differente utilizzo e nome

84

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dialettale della specie nei diversi luoghi d’intervista. Ogni scheda riporta il

suo codice Qr code associato al Pannello Forex prodotto per il sentiero.

2.3.3 Confronto con i dati in bibliografia

Nella Tabella riassuntiva delle piante citate con i relativi usi in Usi delle

piante in costiera amalfitana, esplorando il rapporto tra le piante e l’uomo

(Savo, 2010), si elencano le specie studiate nelle interviste svolte

specificamente in Costiera Amalfitana. In questo lavoro di tesi sono state

prese in considerazione solo le specie citate nelle interviste e correlate a

quelle nel testo di Savo.

Specie Status Nome

dialettale

Uso Par.

Diplotaxis

tenuifolia L.

S/W-

C/C

“rucola”

“arucola”

A/F 3.2;3.3.

Santolina

neapolitana

Jordan et

Fourr.

S/W “nervi

bianchi”

M/M 2.1

Micromeria

graeca

S/W “spinga M/M 2.1

85

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Bhentam

subsp. graeca

dosso”

“erba di

tosse”

Portulaca

oleracea L.

subsp.

oleracea

S/W “erva

vasciolella”

“purchia

cchella”

M/

M-

A/F

2.2; 3.2

Plantago

lanceolata L.

S/W “cinque

nervi”

M/M 2.4; 2.5

Myrtus

communis L.

subsp.commu

nis

S/W “mortella”

“mirtillo”

A/F

D/D

3.5; 4.2; 4.3; 4.4

Pistacia

lentiscus L.

S/W “lentisco” D/D 4.3

Citrus sinensis

(L.) Osbeck

C/C “arancia”

“portugallo”

M/

M-

A/F-

D/D

(1.1)2.1;2.2;2.3;3.5;4.3

Arbutus

unedo L.

S/W “sovero

peloso”

“sorvo

A/F-

D/D

3.4;4.2

86

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peloso”

Cynodon

dactylon L.

S/W “ramegna”

“gramegna”

M/M 2.3

Olea

europaea L.

S/W-

C/C

“olivo”

“aulivo”

M/

M-

A/F-

D/D

2.5;4.3;4.4 (Olive oil is

commonly used for

cooking)

Spartium

junceum L.

S/W “ginestra” D/D 4.4

Parietaria

officinalis L.

S/W “pardale”

“pardana”

M/M 2.1;2.2;2.3;2.4;2.5

Thymus

Longicaulis C.

Presl subsp.

Longicaulis

S/W-

C/C

“timo” A/F 3

Foeniculum

vulgare Miller

S/W “finocchi

etto”

”finocchio

selvatico”

”finucchiu”

M/

M-

A/F-

D/D

2.1;2.2;2.3;3;3.1;3.2;3.4;3.

5;4.1

Laurus nobilis S/W- “lauro” M/ 2.1;2.2;2.5;3;3.4;3.5;4;4.1;

87

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L. C/C M-

A/F-

D/D

4.4

Lavandula

angustifolia

Mill. subsp.

angustifolia

C/C “spinga

dosso”

D/D 4.4

Urtica urens L. S/W “l’ardica”

“urtica”

M/M 2.1; 2.5

Ruta

chalepensis L.

S/W “ruta” “u

fetente”

M/

M-

A/F

2.3;2.4;2.5;3.5

Ceratonia

siliqua L.

S/W –

C/C

“sciuscella” M/M

A/F

D/D

(1.1) 2.1; 2.2; 2.4; 3.4; 3.5;

4.3

Tab.35: tabella estratta dal lavoro di Valentina Savo.

Note per lo status-Notes for the status S/W Selvatica/Wild ;C/C:

coltivata/Cultivated.

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Note per l’uso – Notes for the use: A/F: Usi alimentari/ Food uses; D/D: usi

domestici/Domestic uses; M/M: usi medicinali/ Medicinal uses (Savo,

2010);

“Par.” Sta per paragrafi del testo, dove le piante sono citate.

Se si mette in confronto il contenuto delle schede etnobotaniche generate

in questo lavoro di tesi con la parte della tabella di V. Savo, inquadrata

solo per le specie studiate, si notano 2 tipi di differenze:

- Differenze dialettali:

Nome

Scientifico

Nome/i (V.

Savo)

Nome/i

indagato/i

(2013-

2014)

Nome

intervistato/a

(2013-2014)

Località

indagata

(2013-

2014)

Diplotaxis

tenuifolia L.

“rucola”

“arucola”

rughetta Sig. ra Maria Arola-

Preazzano

Santolina

neapolitana

Jordan et Fourr.

“nervi

bianchi”

O’

nascienz

Sig. ra Maria Arola-

Preazzano

89

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Micromeria

graeca Bentham

subsp. graeca

“spingadosso”

“erba di

tosse”

O’

pepperell,

L’evr ra

tosse

Sig. ra Maria,

Sig. ra Paola

Arola-

Preazzano,

Torca

Portulaca

oleracea L.

subsp. oleracea

“erva

vasciolella”

“purchia

cchella”

O pucchia

cchin

Sig. ra Maria Arola-

Preazzano

Plantago

lanceolata L

“cinquenervi” 100 nervi Sig. ra Paola Torca

Myrtus

communis L.

subsp.communis

“mortella”

“mirtillo”

O scupl,

mirtillino

Sig. ra Luigia Vico

Equense

Cynodon

dactylon L.

“ramegna”

“gramegna”

gramignia Sig. Gennaro Torca

Spartium

junceum L.

“ginestra” O scupon,

a janest’

Sig. Mario Schiazzano

Parietaria

officinalis L.

“pardale”

“pardana”

O ppaddar Sig. Mario Schiazzano

Laurus nobilis L. “lauro” lavr Sig.ra

Margherita

Furore

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Ceratonia

siliqua L.“sciuscella” carrubo,

carrube,

carato,

sciuscell,

carruba

Sig. ra Luigia Vico

Equense

Tab. 36: Tabella di confronto tra i nomi dialettali di V. Savo e quelli reperiti tramite le interviste

nel periodo dal 2013 al 2014.

Il motivo principale delle differenze dialettali è la distanza dei paesi

studiati; alcune persone intervistate in questo lavoro provengono anche

da paesi che non appartengono solo alla Costiera Amalfitana, ma anche a

quella Sorrentina, considerando anche i paesi e le frazioni incluse nelle

comunità montane sui Monti Lattari. La cosa interessante è anche la

differenza dialettale delle specie in esame, già nota dalle svariate

interviste svolte in campo nelle diverse comunità, come si desume dagli

esempi riportati nella tabella seguente.

Nome

scientifico

Nome 1 Località 1 Nome 2 Località 2

Micromeria

graeca

O’ pepperell Arola-

Preazzano

L’evr ra Torca

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Bentham

subsp. graeca

Tosse

Plantago

lanceolata L

5 nervi Arola-

Preazzano

100 Nervi Torca

Tab. 37: differenze dialettali tra i vari paesi studiati

Nel territorio studiato ci si è imbattuti spesso in differenze dialettali, anche

in paesi geograficamente vicini come Torca e Arola, la cui distanza è solo

di 6.46 Km in linea d’aria.

Fig. 46: Distanza tra Arola e Torca, Geo-referenziazione di Antonio Pignalosa

Alcune volte uno stesso nome dialettale comprende 2 specie totalmente

differenti, come nel caso dello “scupone”, nome con cui si identificano

Spartium junceum L. e Calluna vulgaris L.

92

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- Differenze sugli utilizzi:

Le piante analizzate dalle interviste presentano diversi utilizzi In campo

medicinale, veterinario, alimentare e religioso; alcuni di questi usi sono già

stati descritti in Usi delle piante in costiera amalfitana, esplorando il

rapporto tra le piante e l’uomo di Valentina Savo, ed anche i testi di

riferimento per la stesura del testo:

Decotti e rimedi per la tosse (Savo, 2010):

- Decotto semplice ai “nervi bianchi”. Si preparava un decotto, detto

“fiumento” con i “nervi bianchi” (Santolina neapolitana Jord. &

Fourr. ) per respirarne i vapori e sedare la tosse.

- Decotto con 3 specie (“finocchietto”, “lauro” e camomilla). Si

mettevano a bollire in una pentola d’acqua dei frutti (i cosiddetti

semi) di “finocchietto” (Foeniculum vulgare Mill.), un paio di foglie

di “lauro” (Laurus nobilis L.) e dei capolini di camomilla (Matricaria

chamomilla L.). Questa pentola si metteva poi su un ripiano, ci si

copriva la testa con una coperta e se ne respiravano i vapori.

93

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- Decotto semplice allo “spigandosso”. Si prepara un decotto con

rametti essiccati di “spingadosso” (Micromeria graeca (L.) Benth.

subsp. graeca) per la tosse convulsa e la pertosse.

- Decotto con 3 specie (fichi, “teglio” e “sciuscella”). Si prepara un

decotto con alcuni fichi secchi (Ficus carica L.), alcuni fiori di “teglio”

(Tilia platyphyllos Scop.) e frutti secchi di “sciuscella” (Ceratonia

siliqua L.); Si zucchera a piacere e si beve per sedare la tosse.

- Decotto con 4 specie (“teglio”, “lauro”, “finochietto” e

“sciuscella”). Si prepara un decotto con alcuni fiori secchi di “teglio”

(Tilia platyphyllos Scop.), 1 foglia di “lauro” (Laurus nobilis L.), un po’

di frutti di “finocchietto” (Foeniculum vulgare Mill.) e un pezzetto di

frutto di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.). Il decotto si lascia

riposare per circa 10 minuti e gli informatori riferiscono che si può

bere per calmare la tosse anche due volte al giorno, meglio se di

sera, ed è considerato un rimedio piuttosto sicuro.

- Decotto con 4 (8) specie (“teglio”, “finochietto”, “ceraso”, “mavro”

e altre). In una pentola si mettono 2 litri di acqua con 2 fiori di

“teglio” (Tilia platyphyllos Scop.), un pizzico di frutti di “finocchietto”

(Foeniculum vulgare Mill.), 3-4 piccioli di “ceraso” (Prunus avium L.)

e 1 radice di “mavro” (Malva spp.); Gli informatori riportano la

possibilità di aggiungere 1 fiore di “figurina” (Opuntia ficus-indica

(L.) Mill.), un pezzettino di frutto di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.),

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1 fico secco (Ficus carica L.) e alcuni capolini di camomilla

(Matricaria chamomilla L.); Se si mettono anche questi tre

ingredienti, va aumentata la quantità di acqua (altrimenti diventa

“pesante”); Si beve per la tosse e per alleviare i sintomi del

raffreddore.

- Decotto con 4 (10) specie (“mavro”, “finocchietto”, “pardale”,

“lardica” e altre). Si prepara un decotto in una pentola (circa un

litro d’acqua) con foglie di “mavro” (Malva spp.), frutti e radici di

“finocchietto” (Foeniculum vulgare Mill.), 1 radice di “pardale”

(Parietaria spp.) 1 radice di “lardica” (Urtica spp.); A volte si

aggiungono altri ingredienti come alcuni pezzetti di frutto di

“sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), 1 fico secco (Ficus carica L.),

alcune foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.), delle fronde di

“spaccaprete” (Ceterach officinarum Willd. subsp. officinarum), 1

radice di “cardone” (Sonchus asper (L.) Hill subsp. asper) e alcuni

rametti di “erba della tosse” (Micromeria graeca (L.) Benth. subsp.

graeca); Si lascia bollire fino a che non diventa la metà; Si aggiunge

infine zucchero o miele a piacere e si beve per sedare la tosse.

- Decotto con 6 specie (Fichi, “cardillo”, “cirilli di San Giuseppe”,

“sciuscella”, “mavro”, “verraccia”). Si prepara un decotto con 1 fico

secco (Ficus carica L.), 1 radice di “cardillo” (Sonchus oleracerus L.),

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15 cime di “cirilli di San Giuseppe” (Lobularia maritima (L.) Desv.

subsp. maritima), 1 frutto spezzettato di “sciuscella” (Ceratonia

siliqua L.), 1 radice di “mavro” (Malva spp.), 1 radice di “verraccia”

(Borago officinalis L.) per un litro d’acqua; Si fa bollire fino a che non

diventa metà, si filtra, si aggiungono 2 cucchiaini e mezzo di miele e

si beve per la tosse.

- Decotto con 6 specie (“sciuscella”, fichi, “finocchietto”, noce,

prugna e camomilla). Si mettono a bollire in un litro d’acqua 1

frutto di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), 1 fico secco (Ficus carica

L.), un po’ di frutti di “finocchietto” (Foeniculum vulgare Mill.), la

parte legnosa che si trova tra i gherigli della noce (Juglans regia L.),

1 prugna secca (Prunus domestica L.) e un po’ di capolini di

camomilla (Matricaria chamomilla L.); Si fa bollire fino a che non

resta un quarto; Si dolcifica con miele o zucchero a piacere e si beve

per la tosse.

- Decotto con 6 specie (Fichi, “lauro”, “sciuscella”, camomilla,

“finocchietto” e limone). Si prepara un decotto con 1 fico secco

(Ficus carica L.), alcune foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.), 1 frutto di

“sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), dei capolini di camomilla

(Matricaria chamomilla L.), un po’ di frutti di “finocchietto”

(Foeniculum vulgare Mill.) e una buccia di limone (Citrus limon (L.)

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Burm. f.). Si beve per la tosse ed è considerato un rimedio piuttosto

sicuro, non nocivo.

- Decotto a 7 specie (orzo, “sciuscella”, fichi, “lauro”, “mavro”,

mandarino e camomilla). Si mettono a bollire dei chicchi d’orzo

(Hordeum vulgare L.) nell’acqua e si fa bollire fino a che non

“scaricano” (quando si aprono); Dopo che si sono aperti i chicchi,

questi si mettono a bollire in acqua pulita con 1 frutto secco di

“sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), 1 fico secco (Ficus carica L.),

alcune foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.), 1 radice di “mavro”

(Malva spp.) alcune bucce di mandarino (Citrus nobilis Lour.) e un

po’ di capolini di camomilla (Matricaria chamomilla L.); Quando

diventa del colore del tè, è pronto; Gli informatori riportano che si

può conservare così e prima di berlo si filtra e si scalda con un po’ di

zucchero e si beve come sciroppo per la tosse.

- Decotto con molte specie (1). Si prepara un decotto con 1 litro

d’acqua cui si aggiunge 1 radice di “lardica” (Urtica spp.), 1 radice di

“marmolo” (Malva spp.), 1 pizzico di foglie secche di “lauro” (Laurus

nobilis L.), 1 picciolo di “ceraso” (Prunus avium L.), 1 cima fiorita di

“cirilli di San Giuseppe” (Lobularia maritima (L.) Desv. subsp.

maritima), 1 fiore di “teglio” (Tilia platyphyllos Scop.), 1 radice di

“cardillo” (Sonchus oleraceus L.), 1 pezzetto di frutto di “sciuscella”

(Ceratonia siliqua L.), 1 radice di “pardale” (Parietaria spp.). Il tutto

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deve bollire per 15 minuti; Alla fine si aggiunge un pizzico di capolini

di camomilla (Matricaria chamomilla L.), del miele e una scorza di

limone (Citrus limon (L.) Burm.f.). Si beve per la tosse e per il mal di

pancia.

- Decotto con molte specie (2): Si mettono a bollire per una mezz’ora

in tanta acqua dei frutti di “finocchietto” (Foeniculum vulgare L.), 1

radice di “verraccia” (Borago officinalis L.), alcuni piccioli di frutto di

“ceraso” (Prunus avium L.), 2 fichi secchi (Ficus carica L.), 2 frutti

secchi di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), alcuni fiori e foglie

secche di “teglio” (Tilia platyphyllos Scop.), 1 radice fresca di

“marmolo” (Malva spp.) che prima di essere aggiunta deve essere

pestata, una buccia di mela (Malus pumila Mill.), 1 radice pestata di

“cardillo” (Sonchus oleraceus L.), 1 radice pestata di “lattarola”

(Reichardia picroides (L.) Roth) e alcune foglie secche di “lauro”

(Laurus nobilis L.); Quando è pronto, si filtra il decotto e si beve con

un po’ di zucchero o miele a piacere; È considerato utile per tosse,

mal di pancia con effetti benefici sul fegato.

Decotti per il “mal di pancia” (Amalfi, 1890):

- Decotto semplice con il “finocchietto”. Si prende una manciata di

frutti di “finocchietto” (Foeniculum vulgare L.) e si mettono a bollire

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in un pentolino d’acqua per 3-4 minuti; Questo decotto si assume

contro il meteorismo; I rametti teneri di questa pianta sono usati

invece per fare un decotto digestivo e per il mal di pancia.

- Rimedio semplice con la “sciuscella”. Nel passato ai bambini affetti

da diarrea si davano da mangiare alcuni frutti di “sciuscella”

(Ceratonia siliqua L.).

- Rimedio semplice con il “lauro”. Si mettono in infusione 3 mezze

foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.) private della nervatura centrale in

acqua calda; Il preparato si assume contro il mal di pancia.

- Decotto con 2 specie (“lauro” e “finocchietto”). Si prepara un

decotto con 1-2 foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.) private del nervo

centrale e 5-6 apici fiorali di “finocchietto” (Foeniculum vulgare L.).

Si fa bollire il tutto per 5 minuti e si beve per facilitare la digestione.

- Decotto con 2 specie (mela e “sciuscella”). Si prepara un decotto

con le bucce di mela (Malus pumila Mill.) e i frutti secchi di

“sciuscella” (Ceratonia siliqua L.). Gli informatori riportano che

questo decotto ha proprietà astringenti.

- Decotto con 3 (4) specie (“finocchietto”, “lauro”, camomilla e

limone). Si prepara un decotto ponendo in mezzo litro di acqua

alcuni frutti di “finocchietto” (Foeniculum vulgare L.), alcune foglie

di “lauro” (Laurus nobilis L.) e capolini di camomilla (Matricaria

chamomilla L.); Si può aggiungere una buccia di limone (Citrus limon

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(L.) Burm.f.); Si assume per problemi digestivi e mal di pancia;

Questa è la ricetta base per molti decotti contro il mal di pancia: si

possono aggiungere o togliere alcuni ingredienti. Elementi opzionali

sono per esempio fichi secchi (Ficus carica L.), frutti secchi di

“sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), 1 radice di “marmolo” (Malva

spp.), piccioli di “ceraso” (Prunus avium L.), bucce d’arancia (Citrus

sinensis (L.) Osbeck); Il decotto base è chiamato talvolta “canarino”.

- Decotto con 4 specie (“lauro”, salvia, camomilla e limone). Si

prepara un decotto con 3 foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.), 3 foglie

di salvia (Salvia officinalis L.), un pugnetto di capolini di camomilla

(Matricaria chamomilla L.) e alcune bucce di limone (Citrus limon

(L.) Burm. f.). Si mettono tutti gli ingredienti insieme e appena

l’acqua bolle si toglie la pentola dal fuoco e si filtra il decotto; Si

beve preferibilmente di mattina per il mal di stomaco.

- Decotto con 6 specie (“cardillo”, “rosamarina”, fichi, “sciuscella”,

camomilla e limone). Si prepara un decotto con 1 radice secca di

“cardillo” (Sonchus oleraceus), delle foglie secche di “rosamarina”

(Rosmarinus officinalis L.), alcuni fichi secchi (Ficus carica L.), 1

frutto secco di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.), alcuni capolini di

camomilla (Matricaria chamomilla L.), una buccia di limone (Citrus

limon (L.) Burm. f.), una bustina di tè commerciale; Si fa bollire il

100

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tutto per 10 minuti e poi si filtra; Si può aggiungere dello zucchero;

Si beve per il mal di pancia.

- Decotto con specie diverse. Si prepara un decotto con 1 radice di

“cardillo” (Sonchus oleraceus L.), 1 radice di “lattarola” (Reichardia

picroides (L.) Roth), alcuni fiori di “teglio” (Tilia platyphylos Scop.), 1

radice di “marmolo” (Malva spp.), alcuni capolini di camomilla

(Matricaria chamomilla L.), 1 radice di “centinorichi” (Polygonum

aviculare L.), alcuni fiori secchi di “figurina” (Opuntia ficus-indica (L.)

Mill.) e alcuni piccioli di “ceraso” (Prunus avium L.); Alcuni indicano

la possibilità di aggiungere uno spicchio di mela (Malus pumila Mill.)

con la buccia e un pezzetto di frutto di “sciuscella” (Ceratonia siliqua

L.). Si fa bollire il tutto per mezz’ora, poi si tolgono le piante

dall’acqua e si rimettono a bollire con acqua pulita e zucchero; Si fa

bollire ancora per 45 minuti per ottenere uno sciroppo che va

filtrato; Si beve per dolori di stomaco ma anche per la tosse ed è

ritenuto benefico per i reni; È considerato dagli informatori un

rimedio piuttosto sicuro, non nocivo.

Alcuni rimedi sono invece considerati depurativi, rinfrescanti, diuretici

oppure utili per eliminare i calcoli renali (Amos P., 1976):

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- Il decotto di piccioli essiccati di “ceraso” (Prunus avium L.), foglie di

“mavro” (Malva spp.) e foglie di “pardale” (Parietaria spp.) è

ritenuto diuretico.

- Il decotto di radice di “ramegna” (Cynodon dactylon (L.) Pers.) è

depurativo, mentre quello della pianta intera, essiccata al buio, è

considerato utile per eliminare i calcoli renali.

- Il decotto di piccioli essiccati di “ceraso” (Prunus avium L.), foglie di

“mavro” (Malva spp.) e foglie di “pardale” (Parietaria spp.) è

ritenuto diuretico.

Alcuni rimedi particolari, generalmente riferibili al passato, sono quelli

contro i parassiti intestinali. Si diceva che i vermi venissero ai bambini

quando questi “prendevano uno spavento”, e quindi i vermi dovevano a

loro volta essere “spaventati”. A tal scopo si usavano (Savo, 2010):

- Rametti di ruta (Ruta chalepensis L.) schiacciati insieme all’aglio

(Allium sativum L.) oppure solo foglie di “nepeta” (Calamintha

nepeta (L.) Savi) che si facevano odorare ai bambini;

- Un decotto fatto con cime fiorite di “finocchietto” (Foeniculum

vulgare L.), “erba tronela” (Achillea ligustica All.) e “nepeta”

(Calamintha nepeta (L.) Savi) che era assunto oralmente.

Sono citati infine altri rimedi vari o curiosi (Savo, 2010):

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- La pianta di “pardale” (Parietaria spp.) si usa per le ragadi; Si cuoce

nel latte e poi si applica sulla parte.

- L’oleolito di cime di ruta (Ruta chalepensis L.) si adopera per le otiti

e si ottiene friggendo 3 cime di ruta nell’olio d’oliva; Quando l’olio è

tiepido, è messo a gocce, o con l’ovatta, nell’orecchio.

Diverse piante sono impiegate per curare alcuni problemi della pelle come

foruncoli, porri, eczemi ma anche lesioni alla pelle come scottature o

ferite. A tal scopo (Savo, 2010):

- Alcuni suggeriscono di bollire il succo e aggiungere foglie pestate di

“pardale” (Parietaria spp.) e sale (specialmente per ferite ai piedi);

Queste ultime, con l’olio di oliva al posto del succo di limone, sono

usate per le ferite aperte e per gli ematomi; Anche la muffa che

cresce sui frutti di limone è talvolta usata per le ferite.

- La pianta di ruta (Ruta chalepensis L.) è bollita in acqua, pestata e

poi applicata sulle ferite.

- La pianta di ruta (Ruta chalepensis L.) è macerata in olio d’oliva che

è poi applicato su scottature ed eritemi.

- Le foglie di “cinquenervi” (Plantago spp.) sono scaldate e unte con

olio d’oliva per essere applicate sui foruncoli.

Per i porri (Savo, 2010):

103

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- Il frutto acerbo di “sciuscella” (Ceratonia siliqua L.) è tagliato e

strofinato sull’escrescenza.

Per quanto concerne la cura di contusioni, reumatismi, ecc. (Savo, 2010):

Per le storte è stato citato l’impiego di:

- Foglie di “mavro” (Malva spp.) si usano per preparare un decotto,

applicato poi con un tessuto sulla parte dolente.

- L’olio di oliva (olea europaea L.) o l’oleolito di ruta (Ruta chalepensis

L.) è utilizzato per massaggiare le distorsioni.

- La pianta pestata di “pardale” (Parietaria spp.) con olio d’oliva si

applica localmente.

Per massaggi utili ad alleviare i dolori muscolari si usano:

- Olio di oliva (Olea europaea L.) o oleolito di ruta (Ruta chalepensis

L.);

- La pianta intera di “pardale” (Parietaria spp.) pestata.

Per curare i reumatismi è citato l’impiego di (Savo, 2010):

- Foglie di nepeta (Calamintha nepeta (L.) Savi) e di “lauro” (Laurus

nobilis L.) scaldate e strofinate sulle giunture per alleviare il dolore.

- La pianta fresca schiacciata (ma anche bollita) di ruta (Ruta

chalepensis L.) strofinata su parti del corpo doloranti.

104

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Molte piante selvatiche sono raccolte per aromatizzare i tanti piatti della

cucina locale. Sono raccolte in natura ed essiccate oppure sono piantate

negli orti, per averle sempre a disposizione. Tra esse si possono citare

(Savo, 2010):

- Il “finocchietto” (Foeniculum vulgare Mill.), soprattutto i frutti, per

aromatizzare la carne di maiale e gli insaccati, ma anche taralli,

ricotta, fichi secchi (Ficus carica L.) e diversi piatti.

- Le foglie di “lauro” (Laurus nobilis L.), per aromatizzare il pesce e le

zucchine (Cucurbita pepo L.) “alla scapece”.

- I rametti di timo (Thymus longicaulis C. Presl subsp. longicaulis.), per

condire la carne.

Per preparare insalate sono utilizzate diverse parti. Tra le piante che sono

raccolte per le loro foglie, e che rappresentano il gruppo più numeroso, si

ricordano (Savo, 2010):

- La “rucola” (Diplotaxis tenuifolia L.), ampiamente utilizzata per

preparare insalate da sola o con i pomodori;

- Il “finocchietto” (Foeniculum vulgare L.), utilizzato per arricchire

insalate, anche con una funzione aromatizzante;

- Giovani germogli di “pardale” (Parietaria spp.) che nel passato

erano consumati crudi.

105

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- Foglie e giovani getti di “erva vasciolella” (Portulaca oleracea L.

subsp. oleracea), che sono consumati crudi.

Anche le marmellate sono un altro modo per conservare la frutta per

l’inverno (Savo, 2010):

- Tipica della zona di Agerola è la marmellata di frutti di “sovero

peloso” (Arbutus unedo L.)

Tra i liquori, la maggior parte è preparata macerando in alcool fiori, frutti,

foglie o semi, mentre per quanto riguarda la ruta (Ruta chalepensis L.) i

suoi rametti sono usati per aromatizzare la grappa che poi è utilizzata

come digestivo. Di seguito sono riportati alcuni esempi di liquori con

relativa preparazione (Poiana, 2006):

- “Laurino”. Si mettono a macerare nell’alcool 40-50 foglie di “lauro”

(Laurus nobilis L.) per circa 10 giorni (alcuni riportano periodi più

lunghi).

- “Finocchietto”. Si mettono 13 sommità fiorali di “finocchietto”

(Foeniculum vulgare Mill) nell’alcool per 10 giorni (alcuni riportano

periodi più lunghi). Questa specie è anche uno degli ingredienti del

“concerto”, liquore digestivo speziato originario della zona di

Tramonti.

106

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- “Mirto”. Si mette 1 kg di bacche di “mortella” (Myrtus communis L.

subsp. communis) in un litro di alcool e queste si lasciano a

macerare per 40 giorni (alcuni riportano periodi più brevi.)

In Costiera Amalfitana sono ancora prodotti diversi manufatti

artigianali o sono praticati usi derivanti dalla tradizione, anche se molti

stanno scomparendo o sono già scomparsi (come per esempio l’uso del

“lauro” (Laurus nobilis L.) per profumare l’acqua del bucato). Per fare le

falanghe, che sono dei pezzi di legno coperti di grasso, usati per

facilitare la messa a riva delle barche, si può utilizzare il legno di alberi

diversi come l’arancio (Citrus sinensis (L.) Osbeck). Le nasse erano fatte

utilizzando diverse specie vegetali. I rami di “mortella” (Myrtus

communis L. subsp. communis) erano intrecciati con rami o giovani

polloni di olivo (Olea europaea L.) e talvolta con rami di “lentisco”

(Pistacia lentiscus L.). Per profumare la biancheria si usavano foglie di

“lauro” (Laurus nobilis L.), spighe di “spingadosso” (Lavandula

angustifolia Mill. subsp. angustifolia). Le scope si potevano fare con

diversi tipi di piante. Si usavano a questo scopo i rami di “ginestra”

(Spartium junceum L.). Per intrecciare cesti si usavano, e si usano

ancora, anche se sporadicamente, i polloni di “aulivo” (Olea europaea

L.) e i rami di “mortella” (Myrtus communis L. subsp. communis) ”.

107

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Da questi riferimenti bibliografici sono state solo estratte e messe a

confronto le specie interessate da interviste di campo fatte in questo

lavoro dal 2013 al 2014.

2.3.4 Allestimento del sito web

2.3.4.1 Perché Altervista

“Il blog è la dimostrazione moderna che l'elemento più importante di un

giornale è l'editore.

Giordano Bruno Guerri, Pensieri scorretti, 2007”

Fig. 47

108

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Come modello esempio di sito web per ospitare i dati del lavoro svolto è

stato scelto il portale Altervista (etnoqr.altervista.org), questo blog

provvisorio è stato scelto per diversi motivi:

- È una delle poche risorse per avere un gran sito e si ha la possibilità

di espanderlo quanto si vuole;

- Word Press e altri applicativi possono essere utilizzati per gestire

facilmente il sito;

- È gratis;

- Si ha una Piena gestione dei file.

- I contenuti sono condivisi sui maggiori social.

- È possibile attivare chat, newsletter, contatore visite e visibilità

editoriale.

2.3.4.2 Creazione Articoli e immissione file

È stato possibile creare articoli velocemente visualizzabili tramite un

semplice link su Altervista, quindi facilmente raggiungibili da un codice QR

code; L’applicazione “nuovo articolo” permette di scrivere nel formato

“Word press” ed immettere i seguenti media:

- Immagini PGN/JPEG

- File KMZ zippati con WinRar o WinZip109

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- File di testo preferibilmente in Docx.

Sono stati creati 11 articoli contenenti informazioni sul lavoro svolto

sull’AVML, qui sono riportati con un piccolo riassunto:

- Legenda per una corretta navigazione. Sono riportati qui i segnalini

presenti su Google Earth e il loro relativo significato.

- Foto delle specie determinate nell’anno 2013/2014 sull’AVML. Qui

sono riportate le foto fatte alle specie determinate sull’Alta via dei

Monti Lattari dal 2013 al 2014; per visualizzare il nome scientifico

delle specie basta scorrere con il cursore sopra l’immagine, e

apparirà il nome ai bordi della pagina web.

- Navigazione. Su questa pagina è possibile navigare sull’Alta via dei

Monti Lattari e le relative specie geo-referenziate, utilizzando

Google Earth: i seguenti link si dividono in tappe di rilevamento con

i nomi delle località di partenza e di arrivo, per questioni di sicurezza

i file Kmz. sono stati zippati.

- L’Alta via dei Monti Lattari. Una breve descrizione del territorio in

esame.

- Lista delle specie geo-referenziate sull’Alta Via dei Monti Lattari.

Qui sono riportate tutte le specie geo-referenziate dal 2013 al 2014

sull'Alta via dei Monti Lattari con le relative posizioni.

110

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- Istruzioni per un corretta visualizzazione dei codici QR code.

Arrivati al cartello informativo Qr code ci sono pochi e semplici

passaggi per visualizzare correttamente i dati riferiti al codice.

- Specie utilizzate nei territori toccati dall’AVML. Dal 2013 al 2014

sono state geo referenziate 128 specie di cui 29 con valore

etnobotanico nelle località studiate del Parco Regionale dei Monti

Lattari.

- Questionario per la ricerca etnobotanica. Il codice vi porterà a

visualizzare le Schede etnobotaniche delle specie presenti nei

territori toccati dall'Alta Via.

- Abstract.

- Pannelli informativi: Su questo articolo sono presenti le stampe dei

cartelli da installare sull’Alta Via dei Monti Lattari, possono essere

regolarmente visualizzate in formato Pdf.

- Progetto: In questo articolo è allegato in Zip. l’inizio del Progetto

Qrcode sull’ AVML.

Inoltre, su Altervista ogni articolo, pagina o media è collegato a un

riferimento URL in modo tale da imprimerlo facilmente su un codice QR

code. È possibile visualizzare il sito con il proprio sistema Android, in un

assetto di visualizzazione semplice e dinamico.

111

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Fig. 48: Estratto da Altervista

La possibilità inoltre di ogni utente di commentare gli articoli permetterà

di migliorare in futuro sia il sito, che confermare e modificare i dati,

possibilità che è concessa solo all’amministratore del sito dato che si tratta

sempre di una pagina web statica.

2.3.5 Creazione codici Qr Code

112

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Fig. 49

La creazione dei codici Qr code ha lo scopo di permettere all’utente di

raggiungere in poco tempo informazioni utili in campo, con un semplice

click sul proprio sistema Android, oppure un classico Qrcode scanner.

I codici Qr sono stati creati grazie al sito http://goqr.me/ che permette di

digitare il “Website andress”, in questo caso l’articolo o il media caricato

su Altervista, e salvarlo in formato PGN o JPEG.

Sono stati creati i codici riportati di seguito:

- 28 codici di specie a interesse etnobotanico, 11 (acronimo ETNO) di

piante rilevate sull’AVML con dati riguardanti le interviste svolte dal

2013 al 2014, e 17 (acronimo INFO) solo con dati riguardanti le

interviste svolte dal 2013 al 2014; In tutti i 28 codici è possibile

visualizzare le schede etnobotaniche.

113

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- 11 codici di navigazione, codici che alla lettura rilevano dei file

zippati KMZ. (Google Earth) che permettono la visualizzazione del

territorio e tutte le specie riferite al lavoro (acronimo TAPPA).

Le istruzioni per una corretta visualizzazione dei codici con il sistema

Android sono indicate sul sito http://etnoqr.altervista.org/istruzioni-

per-corretta-visualizzazione-dei-codici-qr-code/.

2.3.6 Materiali utilizzati

- Pannelli Forex: Sono stati utilizzati per l’installazione del sentiero 41

pannelli in Forex 3 mm; Il PVC espanso o semi-espanso, noto anche come

Forex, Simona, Vekaplan, è ideale per

Fig. 50 Pannelli Forex (Antonio Pignalosa)

l'utilizzo in pubblicità nel campo

delle costruzioni sia per interni sia

per esterni e nell'industria.

L'elevato livello qualitativo di

questo materiale a differenza di

numerosi altri prodotti molto più

poveri presenti sul mercato, fa si

114

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che il loro principale campo d’impiego sia però nella creazione di pannelli

pubblicitari. La superficie particolarmente piana e la struttura cellulare

omogenea, evitano la dispersione dell'inchiostro e allo stesso tempo

permettono un'alta definizione di stampa. Per questo le lastre in PVC

espanso riscuotono sempre più successo nel settore della stampa

serigrafica e digitale. L'elevato livello di brillantezza (colore bianco) elimina

poi la necessità di una stampa in bianco dello sfondo. La rigidità delle

lastre e la durezza superficiale garantiscono infine ottime qualità

meccaniche.

Le lastre in PVC espanso sono facilmente lavorabili e sono autoestinguenti

(www.pilm.com);

- T30: 41 Pali di 1,5 m di ferro verniciato plastificato per l’installazione dei

pannelli;

- Lamerino in alluminio: 41 lastre da 3mm 150x30 mm, per appoggio del

leggio, il leggio è 20-30 cm Zincato da 1 mm;

- viti zincate: 160 viti 5x16 mm;

-Pali in legno: 41 pali di legno di castagno, obbligatori per la cartellonistica

secondo legge regionale (B.U 1993).

2.3.7 Spese effettuate

115

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Materiale Spesa

40 Forex 3mm 20x30 100 euro + I.V.A.

40 Pali T 30 per l’installazione 120 euro

Tab38: Spese effettuate

2.3.8 Alcune considerazioni

Questo lavoro svolto dal 2013 al 2014 nei territori toccati dall’Alta Via dei

Monti Lattari, ha permesso di individuare e considerare una serie di

criticità, mancanze e impressioni, mirate al futuro miglioramento del

territorio in esame.

Obbiettivi raggiunti:

- Creazione di 41 Pannelli informativi con metodo Qr code

- Creazione di un sito web direttamente collegato ai pannelli Forex

- Aggiornamento di dati etnobotanici, botanici e cartografici al 2014

Obbiettivi da raggiungere:

- Installazione, in seguito a concessione dell’Ente Parco Regionale dei

Monti Lattari, dei 41 cartelli in Forex;

- Incremento del flusso turistico sull’Alta Via Dei Monti Lattari;

116

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- Miglioramento della Sentieristica dell’AVML;

- Aggiornamento continuo da parte degli utenti dei dati presenti sul

sito web.

Criticità riscontrate:

- Alcuni tratti dell’Alta Via dei Monti Lattari sono in completo

abbandono o degrado; la cartellonistica e la sentieristica sono in

pessimo stato.

Fig.51 e 52: Stato della cartellonistica sull’ AVML (Antonio Pignalosa)

Questo è un punto di estrema criticità dato che il sentiero, lungo circa 94

Km (www.tripadvisor.it) non è omogeneo nel suo stato; Gli enti

responsabili del territorio, come comunità montane, associazioni, club e lo

stesso Ente Parco non hanno lo stesso potere di manutenzione in tutti i

comuni toccati dal sentiero. Le difficoltà sono molteplici nel percorrere

tutto il sentiero dato che la cartellonistica e la tracciatura CAI (Rosso e

Bianco) alcune volte nel tragitto è completamente assente.

Qui, si elencano punti e tratti del sentiero di estrema criticità:

117

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Punto o tratto Località Tipo di criticità

Bivio sentiero

dell’Avvocata con

prosecuzione dello

“00”

Ponteprimario Pessima tracciatura per

proseguire lo “00”

Tratto dal bivio per

l’Avvocata all’incrocio

con il Sentiero Giustino

Fortunato

Tramonti Abbandono totale

(frane, smottamenti,

folta vegetazione

impenetrabile)

Tratto tra il Monte

Cerreto e l’ingresso

”Area A” Valle delle

Ferriere

Oliveto Pessima tracciatura

Tratto da Santa Maria

del Castello al Monte

Comune

Santa Maria del

Castello

Tracciatura quasi

assente e passaggio in

coltivi privati

Alta Via a San Pietro San Pietro Passaggio in una

proprietà privata

Tratto da Sant’Agata

dei due Golfi a

Recommone

Sant’Agata dei due

Golfi

Cartellonistica pessima,

entrata in coltivi

privati, quasi assenza di

118

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tracciatura

Punta Campanella Termini Nessuna indicazione

della terminazione

dell’Alta Via

Tab. 39: Tabella delle criticità

CAP 3. RISULTATI

3.1 Risultati etnobotanici

Grazie alle interviste svolte dal 2013 al 2014, si sono ottenuti i

seguenti nuovi dati:

- 13 nuovi nomi dialettali delle specie, essenziali per la conservazione

antropologico-dialettale delle aree studiate;

- 11 nuovi utilizzi delle specie studiate;

Relazionando i dati raccolti con quelli di bibliografia, sugli utilizzi delle

specie, si sono ottenuti i seguenti risultati:

Nome scientifico Utilizzi: Dati raccolti in

campo (nuovi.)

Utilizzi: bibliografia

Santolina neapolitana. Calmante Sedare la tosse

119

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Jordan et Fourr.

Micromeria graeca

Bentham subsp.

graeca

Detergente per lavaggio

delle botti di rovere per

la vendemmia

Per la tosse convulsa e

la pertosse

Myrtus communis L. “Ottimo per la

circolazione”

Altri utilizzi

Pistacia Lentiscus L. Antiparassitario,

veterinario

Costruzione di nasse

Citrus sinensis (L.)

Osbeck

Detergente cutaneo Altri utilizzi

Arbutus unedo L. “Utilizzata per il fegato” Marmellata

Cynodon dactylon L. Veterinario, “è utilizzata

per pulire lo stomaco

dei conigli dai parassiti”

Depurativo e utile per i

calcoli renali

Olea europaea L. Decotto per la pelle, “ci

si lava il viso”

Altri utilizzi

Lavandula angustifolia

Mill.

Antitarli e calmante Profumo

120

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Ruta chalepensis L. “Utile per la bronchite” Altri utilizzi

Ceratonia siliqua L. Farina per dolci. I semi

(carati) erano utilizzati

come unità di misura.

Altri utilizzi

Tab. 40: relazione dati nuovi con dati bibliografici

In alcuni casi, si notano delle differenze sugli utilizzi anche tra le stesse

specie studiate in campo, in diverse località, come si evince dalla seguente

tabella:

Nome

Scientifico

Utilizzo 1 Località 1 Utilizzo 2 Località 2

Micromeria

graeca

Bentham

subsp.

graeca

Detergente Arola -

Preazzano

Decotto

tosse

Torca

Plantago

lanceolata L.

Rinfrescante

con

Hypericum sp.

Arola-

Preazzano

Decotto

tosse

Torca

Myrtus

communis L.

“Ottimo per la

circolazione”

Vico

Equense

Si fanno le

ceste

Colli

Fontanelle

121

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insieme ai

fusti di

olivo.

Tab. 41: Differenze negli utilizzi delle piante studiate

Nella tipologia di utilizzo di alcune specie si riscontrano delle differenze; si

ripresentano delle differenze su come utilizzare le specie tra la località

Torca e Arola-Preazzano, ma anche differenze tra Colli Fontanelle e Vico

Equense, che distano tra loro solo 5,64 km.

Fig. 53: distanza tra Vico Equense e Colli di Fontanelle (Antonio Pignalosa, Google

Earth)

122

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Per quanto riguarda Smilax aspera L. detta “O’ rai” a Vico Equense, è

utilizzata per le cerimonie pasquali e come medicinale, mentre a Furore

alcune sue parti sono utilizzate nell’alimentazione.

È curioso vedere che alcune località prendono il nome dalle specie

presenti, ad esempio Sambuco, che è una piccola frazione di Ravello,

prende il nome dalla cospicua presenza della specie Sambucus nigra L.

3.2 Risultati botanici

Dati di presenza/assenza delle specie trovate e determinate sull’ Alta Via

dei Monti Lattari.

3.3 Risultati cartografici

- Geo-referenziazione dell’ Alta Via dei Monti Lattari;

- Geo-referenziazione delle specie presenti al momento della

determinazione nel periodo dal 2013 al 2014 sull’ Alta Via dei Monti

Lattari.

3.4 Risultati informatici

123

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- Creazione di un sito internet provvisorio http://etnoqr.altervista.org/ per

la consultazione e la visualizzazione dei codici Qr Code presenti sul

sentiero. Gli utenti inoltre hanno la possibilità di commentare i propri

sviluppi, le proprie impressioni e aggiornamenti sul sentiero grazie ad uno

spazio presente su ogni articolo.

3.5 Risultati tecnici

- Stampa del contenuto digitale Qr code su 40 pannelli Forex;

CAP 4. CONCLUSIONI

Secondo Legge Regionale n. 33 del 1 settembre 1993 e s.m.i. e in

conformità ai principi della Costituzione Italiana e alle disposizioni generali

della Legge n. 394/1991 (B.U 1993), ogni installazione e modifica del

territorio, quindi anche riguardo la cartellonistica, deve essere concessa

dalle amministrazioni comunali dei comuni toccati dall’opera; esse hanno

il compito di deviare la proposta di progetto alle istituzioni della regione in

124

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cui si effettua l’opera e successivamente quest’ultima ha il compito di

mandare il Nulla Osta all’Ente Parco per l’inizio dei lavori.

Per lo svolgimento di questo lavoro di tesi la fase di impianto dei cartelli è

stata considerata come “Progetto” da spedire agli enti responsabili delle

operazioni all’interno del Parco Regionale dei Monti Lattari, in attesa di un

permesso scritto.

Il progetto:

Un estratto:

“Proponente: Dott. Antonio Pignalosa

Destinatario: Amministrazioni Comunali di (Vietri sul Mare, Cetara, Maiori,

Tramonti, Corbara, Ravello, Agerola, Positano, Vico Equense, Piano di

Sorrento, Sant' Agnello, Massa Lubrense).

È stata regolarmente stilata una richiesta da parte della Federico II di

Napoli nell’utilizzare il logo dell’ Ateneo sui cartelli informativi:

“Si richiede che il Dott. Antonio Pignalosa, laureato al Corso di Studi di

Scienze della Natura possa curare l’impianto di 41 pannelli a carattere

didattico-espositivo, lungo un itinerario denominato “00” (Alta Via dei

Monti Lattari) che si sviluppa all’interno dei Comuni di Vietri sul Mare,

Cetara, Maiori, Tramonti, Corbara, Ravello, Agerola, Positano, Vico

Equense, Piano di Sorrento, Sant' Agnello e Massa Lubrense, e quindi in

125

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parte nel territorio del Parco Regionale dei Monti Lattari. Tale impianto è

parte del lavoro di Tesi in Botanica Etnologica svolto”.

Obiettivi da raggiungere:

- Incremento del flusso turistico sull’Alta via Dei Monti Lattari

- Miglioramento della Sentieristica dell’AVML

- Aggiornamento continuo da parte degli utenti dei dati presenti sul

sito web

- Valorizzazione didattica e turistica del sentiero”

Gli obiettivi proposti nel progetto hanno lo scopo di far capire al

destinatario che non si può raggiungere uno sviluppo turistico se prima

non è migliorata la fruibilità e viabilità di alcuni tratti dell’Alta Via dei

Monti Lattari.

Il progetto potrebbe essere solo l’inizio di un nuovo approccio

informatico per rielaborare, aggiornare e promuovere la Botanica

etnologica, disciplina che rispecchia, in parte, l’origine delle tradizioni

di un territorio, quindi un ottimo strumento di valorizzazione turistica

di un area.

Lo scopo di questo lavoro, incluso quello che intimamente ci si è sentiti

a realizzarlo, è anche quello di far rientrare la Botanica etnologica nel

contesto del turismo sostenibile, rendendola non solo interfacciata con 126

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le nuove generazioni, ma anche utilizzarla come cardine del valore

antropologico-naturalistico di un area, così da permettere con le nuove

tecnologie proposte di avvicinare questa disciplina a un numero più

elevato di utenti, interessati sia alle origini delle proprie abitudini nel

campo dell’utilizzo delle specie vegetali, ereditate alcune volte in modo

ignoto e automatico, sia alla possibilità di metterle in confronto con gli

utilizzi delle piante in altre aree, al di fuori del contesto di

emancipazione.

CAP 5. BIBLIOGRAFIA

- Amalfi G., 1890, Tradizioni ed usi nella Penisola Sorrentina, Arnaldo

Forni Ed., Bologna.

- Amos P., Gambardella A., 1976, Il paesaggio naturale-agrario della

Costiera amalfitana, Promemoria, 4 “Magazzino” Cooperativa

Editrice, Salerno.

- Alcorn J.B., 1995, The Scope and Aims of Ethnobotany in a

Developing World. In: Schultes R.E. and Von Reis S. (Eds.)

127

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Ethnobotany, Evolution of a discipline, Timber Press, Portland,

Cambridge, pp. 23-39.

- Alessio G., Nappi R., Augusti V., 2008, L’uso della cartografia digitale

come base per la realizzazione di un SIT dedicato alle reti

sentieristiche in Campania: esempi ed applicazioni, Istituto

Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Napoli

’Osservatorio Vesuviano’ , pag. 91.

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italia in medicina veterinaria popolare, edizioni plus , Università di

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CAP 6. SITOGRAFIA

Riferimenti e Immagini da internet:

http://www.parcoregionaledeimontilattari.it.

http://3.bp.blogspot.com

http://www.wikimedia.org

www.giorgioventurini.net

www.rogerstreesandshrubs.com

http://www.ciboecibo.it

http://doctorschar.com

http://www.inerboristeria.com

www.indiamart.com

www.rosmarinonews.it

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http://www.aforismario.it

Data di Accesso: Le fonti sono state consultate nell’ Agosto 2014.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio per il corretto svolgimento di questo lavoro:

- Il Prof. Bruno Menale, il mio relatore di tesi nonché

professore che mi ha visto crescere ed appassionarmi

alla botanica etnologica, che con tutte le difficoltà è

riuscito ad aiutarmi nel mio secondo traguardo

universitario.

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- Rosanna, Che specialmente con la sua pazienza e

dolcezza è riuscita a sopportarmi durante lo

svolgimento del lavoro, anche a distanza

- I miei genitori, specialmente mio padre, che mi ha

aiutato a completare il lato tecnico della tesi

- Paolo Sbragia, il mio correlatore, amico di scalate e

appassionato botanico, che mi ha aiutato negli stadi

iniziali del lavoro in campo

- Patrizia Russo, che mi ha aiutato per quanto riguarda

la bibliografia e il lato informatico riferito al Qr code

Infine ringrazio tutte le persone che si sono rese

disponibili per le interviste etnobotaniche, nello

specifico:

La Signora Margherita, Luigia, Paola e Maria, e il Signor

Gennaro, Antonino e Mario

Napoli 09-10-2014

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