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VGR - 2016 “LO STUDIO E LA RICERCA PER LA SICUREZZA ANTINCENDIO” UNA NUOVA DEFINIZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA “ALTEZZA DI RISCHIO INCENDIO” & “ALTEZZA ANTINCENDIO” Ingg. Agatino Carrolo et Angelo Lombardi 1 [email protected] [email protected]

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VGR - 2016

“LO STUDIO E LA RICERCA PER LA SICUREZZA ANTINCENDIO”

UNA NUOVA DEFINIZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA

“ALTEZZA DI RISCHIO INCENDIO” &

“ALTEZZAANTINCENDIO”Ingg. Agatino Carrolo et Angelo Lombardi1

[email protected] [email protected]

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LA GENERICITÀ NON PIÙ TOLLERABILE NELLE NORME REDATTE DAI NOI VIGILI DEL FUOCO

Di seguito un tentativo da approfondire per migliorarle

NECESSITÀ DI UNA NUOVA DEFINIZIONE AI FINI DELLA

SICUREZZA “ALTEZZA DI RISCHIO DA INCENDIO”

“ALTEZZA ANTINCENDIO”

PARTE DEL PIÙ COMPLETO LAVORO

“LINEA GUIDA PER IL PROGETTO DEGLI EDIFICI PUBBLICI E PRIVATI”

Ing. Agatino CARROLO et Ing. Angelo LOMBARDI

[email protected] et [email protected]

ABSTRACT Questo lavoro è un estratto del più completo studio di prevenzione incendi sugli edifici pubblici e civili. Il team antincendio deve progettare le opere e gli impianti impiegando i materiali e le tecnologie disponibili, fruendo, altresì, delle conoscenze che il momento storico in cui opera propone. Ciò, consente di realizzare opere sempre più all’avanguardia e sempre più sicure. Questa è la “Regola dell’Arte”, un concetto evolutivo che si adegua continuamente al momento storico e rifugge da definizioni puntuali per evitare proprio quella rigidità e datazione che la renderebbero anacronistica in breve tempo. Nessuna norma, per quanto accuratamente studiata, può garantire, in modo assoluto, l'immunità delle persone e la difesa delle cose dai pericoli dell'incendio e subirne le conseguenze, anche in luoghi poco vulnerabili. Perciò ogni idea, come il presente lavoro, può rappresentare una opportunità per stimolare i tecnici e gli studiosi della sicurezza ad approfondire, perfezionare e magari stravolgere questo lavoro allo scopo di migliorarci. L'applicazione del risultato del presente studio, illustrato solo di sfioro, perché si evidenzia solo la “ALTEZZA ANTINCENDIO”, può significativamente ridurre le occasioni di pericolo, ma non evitare che circostanze accidentali o comportamenti umani anomali possano determinare situazioni pericolose per le persone o per le cose.

INTRODUZIONEPer comprendere di cosa si parla quando si affronta il delicato e complesso discorso della sicurezza in caso di incendio è necessario conoscere, nel dettaglio, il significato di ogni definizione chiave; questo riguardo gli edifici pubblici e civili di qualsiasi altezza, senza escludere altri ambiti. È necessario, perciò, scrivere definizioni che “hanno” e “danno” una sensibilità “informativa” sulla situazione di pericolo e di rischio cui si riferiscono; rappresentino, cioè, una sorta di autodenuncia della stessa opera che ci parla delle sue pericolosità intrinseche altrimenti non evidenti. Una delle più importanti definizioni, ad esempio, è la “ALTEZZA ANTINCENDIO”. Questo termine, utilizzato oramai dalle norme tecniche verticali in vigore, non da quel senso compiuto alla effettiva situazione di pericolo e di rischio che si attendono team e funzionario antincendio pubblico, quest’ultimo, tra l’altro, dovrà assumersi l’onere di valutare i progetti di prevenzione incendi. La “ALTEZZA ANTNCENDIO”, in questo caso, è semplicemente una dimensione geometrica dell’edificio,

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ma solo in altezza. Anche nel nuovo “Codice di prevenzione Incendi” la definizione è rimasta una insignificante dimensione geometrica. Unica differenza che la distingue dalla storica prima definizione è una unità di lunghezza pari alla altezza del davanzale dell’ultimo piano abitabile; infatti, la nuova definizione è riferita alla quota del pavimento dell’ultimo piano abitabile, quindi, circa un metro di differenza. Qual è il senso di questa grandezza cui si attribuisce un significato determinante? Che idea danno, della situazione intrinseca di pericolo e di rischio dell’edificio in caso di incendio, definizioni semplicemente geometriche? Queste due definizioni, infatti, esprimono, di fatto, solo l’altezza percepita dell’edificio. Quali valutazioni dell’edificio possono fare, con questo dato, progettisti e funzionari, prima e dopo la progettazione? È parere dei due autori che la “Altezza Antincendio”, col suo valore numerico, deve illustrare, in maniera intelligibile, lo stato di complessiva sicurezza dell’edificio. Insomma, la “Altezza Antincendio” deve esprimere un indice di sicurezza dell’edificio e non una semplice altezza percepita che nulla dice sulla complessità geometrico-funzionale dell’edificio stesso. Infatti, si evidenziano di seguito le criticità e le conseguenti condizioni di pericolo e di rischio intrinseco di un edificio, non considerate nel concetto attuale di “Altezza Antincendio”. I più accostano alla “Altezza Antincendio” la possibilità di accedere ai vari piani dell’edificio per mezzo dell’autoscala. L’altezza antincendio è oggi, invece, e si rileva da tutte le norme verticali emanate dopo la sua introduzione, un “Indice di Rischio” d’incendio. In queste norme, infatti, le prescrizioni per contenere il rischio di incendio a valori accettabili sono direttamente conseguenti alla “Altezza Antincendio”. E i piani interrati? Sono esenti dal probabile accadimento di un incendio? Esistono edifici anche con diversi piani interrati.

E la loro più complessa gestione antincendio? E i devastanti effetti di un possibile incendio? Ai fini dell’attacco a un incendio e della evacuazione delle persone presenti e/o delle squadre dei vigili del fuoco in caso di perdita del controllo dell’evento, tre piani interrati si equivalgono a tre piani fuori terra? In due edifici con uguale altezza antincendio, ma uno con diversi piani interrati, lo scenario conseguente ad un identico incendio può essere considerato equivalente in questi due edifici? Due edifici di uguale altezza antincendio ma uno con tre piani interrati possono essere considerati intrinsecamente ugualmente pericolosi o di pari rischio? E quelli che per necessità commerciali e/o sociali hanno sviluppi orizzontali estesi e complessi oltre i quali si sviluppa l’edificio?

E quelli in cui esistono più attività a rischio specifico di incendio? Magari più attività di tipo “A” ai sensi del DPR 151/2011? Riflettiamo, se la probabilità di accadimento di un incendio in un edificio con un solo appartamento è “p” e gli effetti devastanti procurano un danno ”d”, sicuramente quella di un edificio più alto, in cui sono presenti più appartamenti, avrà una probabilità di accadimento più elevata e, a parità d’incendio, un danno più rilevante. Due edifici di uguale altezza antincendio, però, ma uno con estensione dei piani molto diversa, anche suddivisi in compartimenti, possono essere considerati di pari rischio? Un edificio con un piano interrato ha gli stessi rischi di uno con tre piani interrati? E l’evacuazione degli occupanti dalle diverse fragilità, a qualsiasi titolo presenti? E le lunghe distanze attraverso i vani scala, in discesa dagli edifici alti e in salita dai piani interrati? E lo “effetto milling” che potrebbe generare l’incontro di scale che salgono con quelle che scendono, quando queste sono parte di un unico vano scala?

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Le Altezze Antincendio più basse sono a Rischio più Elevato

Fig. 2 – a,b,c

A confronto edifici con uguale numero di piani e altezze antincendio diverse. In questi casi, una scrupolosa analisi di rischio configura a rischio maggiore

gli edifici con altezza antincendio minore.

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Lo studio ha focalizzato l’attenzione sugli incendi accaduti negli edifici alti, ma anche in quelli bassi (alberghi, case di cura, ospedali, case di riposo, ecc.), e alla possibilità che si sarebbe potuta avere per salvare le persone dalle diverse fragilità coinvolte e, purtroppo, decedute (esperienze realmente vissute qui a Taranto ma anche in ogni altro luogo del mondo).

La tipologia di un incendio in un edificio alto o basso è sostanzialmente la stessa, sono diverse, invece, le conseguenze per le persone, le strutture e i beni contenuti. Le problematiche che sorgono in fase di incidente riguardano il più complesso sistema di esodo e, ancor più, le lunghe distanze attraverso i vani scala che costituendo in questi casi la “via di esodo assoluta” o è praticabile, o si rimane intrappolati, con gravi conseguenze nel migliore dei casi. Tra l’altro, sempre in funzione dell’altezza, vi sono anche problemi conseguenti alla presenza di un elevato numero di persone da evacuare e soccorrere. Ciò obbliga il team di progetto ad analizzare tutto il know how che consente la realizzazione di un progetto conforme in termini di prevenzione e protezione e che sia indubbiamente efficace per la salvezza degli occupanti e la sicurezza dei soccorritori occasionali e dei Vigili del Fuoco. L’Altezza Antincendio, come noto, è stata introdotta nella prevenzione incendi con il DM 30 novembre 1983 (G.U. 339-1983) - Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi. Lo scopo del decreto è stato quello di dare definizioni generali relativamente ad espressioni specifiche della prevenzione incendi ai fini di una uniforme applicazione delle norme emanate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 29 luglio 1982, n. 577. La prima definizione del DM è proprio l’altezza ai fini antincendi degli edifici civili: “Altezza massima misurata dal livello inferiore dell'apertura più alta dell'ultimo piano abitabile e/o agibile, escluse quelle dei vani tecnici, al livello del piano esterno più basso”. Tenuto infine conto che, la caratteristica geometrica (non evidente nel decreto … ma ovvio per gli operatori del settore) che regola il tutto NON essendo l’altezza in gronda, bensì l’Altezza Antincendio, lascia presumere che detta altezza sia stata introdotta per valutare la possibilità di accostamento dell’autoscala agli edifici e l’allegato schema alla specifica norma tecnica degli edifici ne darebbe conferma. In seguito, con l’emanazione di norme verticali, come quelle per gli edifici, le scuole, gli ospedali, gli alberghi, e altro, l’altezza antincendio è diventata un valido riferimento per la progettazione antincendio, o meglio, un vero e proprio indice di rischio. Non pensata però per tale riferimento, presenta oggi delle evidenti incompletezze che andrebbero perfezionate.

E allora, senza trascurare ciò che è (Altezza Antincendio) per gli edifici civili, pubblici e privati, si ritiene necessario accostare a questa definizione quella, che non ignorandola, ne completi il senso, e diventi un riferimento progettuale più concreto ai fini del rischio di e da incendio.

Si propone, quindi, una nuova definizione di “Altezza Antincendio” che evidenzi col suo valore numerico, non la geometria dell’edificio ma, lo stato di sicurezza dell’edificio, ai fini antincendio, permettendo una valutazione più accurata che tenga conto dei seguenti aspetti intrinseci e funzionali opportunamente raggruppate in unità logiche (gruppi di aspetti affini concorrono alla definizione di una unità logica e quindi di un fattore di criticità) : • misure edilizie ed impiantistiche; • misure organizzative e gestionali; • mobilità negli spazi interni; • misure per facilitare la mobilità; • identificazione delle caratteristiche ambientali; • elementi inficianti la mobilità in caso di emergenza; • misure per facilitare l’orientamento onde evitare l’effetto “milling”;

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• wayfinding; • effetto arco (ampiezza delle uscite); • percezione dell’allarme e del pericolo; • misure per facilitare la percezione dell’allarme e del pericolo; • individuazione delle azioni da compiere in caso di emergenza; • misure per facilitare la determinazione delle azioni da compiere in caso di emergenza; • possibilità di mantenere un ambiente sostenibile all’interno per un tempo sufficiente per raggiungere

l’uscita o una zona rifugio; • difficoltà di accesso ai vari livelli; • presenza di un numero rilevante di piani; • salvataggio e lo spegnimento con autoscale o snorkel (possibili solo ai piani sotto i 30 m); • possibilità di accostamento dell’autoscala (impossibile in presenza di piani interrati che si estendono

oltre l’impronta dell’edificio); • possibilità di accostamento dell’autoscala (impossibile in presenza di piani superiori incendiati non

accessibili e dai quali potrebbero distaccarsi parti strutturali e/o infissi in caduta libera) ; • rischio di propagazione delle fiamme attraverso finestre e balconi; • reazione degli occupanti presi dal panico; • possibilità di rendere rapida l’esecuzione dei salvataggi; • possibilità di confinare la parte del palazzo in fiamme al fine di salvare le parti dell’edificio che sono

ancora intatte; • possibilità di installare ascensori antincendio; • possibilità di parzializzare i vani scala di edifici alti in diversi elementi singoli indipendenti e collegati

tra loro tramite filtri ridondanti; • proteggere i percorsi di esodo; • progettare aree rifugio; • mantenere l’interfaccia dello strato dei fumi ad una altezza prestabilita; • consentire l’intervento dei vigili del fuoco; • limitare l’aumento dello strato di fumo, della temperatura, della concentrazione dei gas tossici e della

visibilità; • limitare la diffusione dei fumi tra gli spazi collegati da soluzioni di continuità; • fornire un flusso d’aria opposto alla propagazione dei fumi. • prevedere la possibilità di esodi alternativi al fine di avere sempre la possibilità di voltare le spalle

all’incendio e riuscire a raggiungere una uscita di piano nella maggior parte delle situazioni possibili;• raggiungere dal locale incidentato un luogo di relativa sicurezza temporanea che può in ogni tempo

condurre ad una scala protetta o a prova di fumo e da qui all’esterno;• presenza di persone che non possono affrontare autonomamente l’esodo di emergenza (non

autosufficienti, permanentemente allettate o in carrozzina); • prevedere l'uso di rifugi antincendio opportunamente protetti dal fuoco e fumo e direttamente

comunicanti con scala di sicurezza esterna.

Al fine di perfezionare l’argomento si rendono necessarie alcune definizioni.

DEFINIZIONI Perimetro di attacco al suolo della costruzione È la linea chiusa che rappresenta la linea di contatto fra la parte affiorante della costruzione e la superficie del suolo.

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Impronta affiorante È la figura proiettata sul piano orizzontale racchiusa dalla proiezione del perimetro di attacco al suolo. Perimetro di attacco al suolo della parte interrata È linea chiusa che rappresenta la linea di contatto fra la parte interrata della costruzione tagliata dalla superficie del suolo. Impronta interrata È la figura piana proiettata sul piano orizzontale racchiusa dalla proiezione del perimetro di attacco al suolo della parte interrata. Altezza Antincendio del fronte di un edificio (HF) L’altezza del fronte dell’edificio è data, per ogni fronte, dalla differenza fra la quota del marciapiede, ovvero la quota della linea di stacco dell’edificio nella sua configurazione finale, e la più alta delle seguenti quote: • parte inferiore dell’apertura dell’ultimo piano abitabile, essa coincide col parapetto della finestra; • sommità del parapetto in muratura piena, per gli edifici con copertura piana dotati di terrazze abitabili

privi di pareti con finestre poste sul fronte dell’edificio. Dalla misura dell'altezza restano esclusi: • i piani ove sono installati vani tecnici; • i piani ove sono installate le componenti di impianti dell’edificio.

Altezza Percepita (HP) Si definisce Altezza Percepita di un edificio la più alta delle altezze dei suoi fronti. Indicheremo il tipo di edificio, riferendolo all’altezza antincendio percepita “HP”, con le lettere “a”, “b”, “c”, “d”, “e”, “f”, “g”. L’edificio sarà caratterizzato inizialmente secondo le indicazioni della Tabella “A1”. Altezza del Lato interrato di un edificio (HLI) È data, per ogni lato, dalla differenza fra la quota del marciapiede, ovvero la quota della linea di attacco dell’edificio nella sua configurazione finale, e l’estradosso del solaio calpestabile dell’ultimo piano interrato indipendentemente dalla sua destinazione d’uso. Altezza “Non Percepita” di un edificio (HI) Si definisce Altezza “Non Percepita” (HI) di un edificio, la più grande delle altezze dei suoi lati interrati. L’altezza interrata è definibile solo quando i fronti interrati sono più di due. Altezza di Rischio Incendio (HRI) L’Altezza di Rischio Intrinseco è una “Altezza Simulata” cui si riconduce l’edificio tramite l’identificazione delle situazioni di pericolo potenziale (criticità) esistente nel sistema in esame. L’HRI è una altezza maggiore di quella dell’edificio già classificato secondo l’Altezza Percepita. L’identificazione di pericolo potenziale esistente nel sistema in esame viene fatta con l’ausilio degli indici di criticità o “Indici di Rischio” riportati nella Tabella B. Questa è stata appositamente predisposta; in essa vengono riportati i pericoli potenziali tipici riferiti a situazioni generali di pericolo e a situazioni specifiche. Nella tabella sono fissate scale di giudizio per valutare le varie situazioni critiche. Alla valutazione delle criticità deriva l’altezza di rischio incendio -H.R.I.-.

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Ovvero, H.R.I. è la somma della parte più alta fuori terra, altezza percepita, e della parte più fonda interrata (altezza antincendio non percepita) maggiorate rispettivamente del fattore “Θ” e del valore “Ω” per il maggior rischio di incendio conseguente rispettivamente alla altezza della parte fuori terra e alla altezza della parte interrata del fabbricato. I due fattori derivano dalla estensione superficiale dei compartimenti, dalle attività svolte nei piani interrati, dal suo contenuto, dalla superficie di competenza per ciascuna scala, dal numero di piani totali, dal carico di incendio e dalla capacità di propagazione dell’incendio.

I valori “L”, “S”, “U”, “c”, “q” ed “i” sono gli indici di rischio intrinseco e forniscono l’elemento riassuntivo di tutte le criticità presenti nell’edificio prima della progettazione antincendio.

L’H.R.I., nella sua dimensione, ingloba tutte le penalità, compresi i piani interrati, che possono influenzare negativamente frequenza, esposizione e danno; infatti, una elevata “Altezza di Rischio Intrinseco” rivela uno scenario quotidiano a elevato potenziale di rischio incendio in termini di probabilità di accadimento, esposizione e gravità delle conseguenze. A parità di “Altezza Antincendio”, definita secondo l’attuale definizione normativa, è maggiore il rischio in quell’edificio per cui è computata una maggiore “H.R.I.”. Una siffatta configurazione edilizia necessita perciò di un’attenta analisi progettuale mirata a suddividere gli ambienti in compartimenti sempre meno estesi e di adottare scale con sicurezza antincendio sempre più spinta e in numero sempre più elevato, rapportandole non solo alla superficie di competenza e all’affollamento massimo ipotizzabile ma anche alla loro altezza e possibilità di essere terse dal fumo che può invaderle, ipotesi di “Scala segmentata”, non oggetto del presente studio. Il concetto che sta alla base della definizione di “Altezza di Rischio Intrinseco” è legato, perciò, a penalità che conducono a un’altezza virtuale “H.R.I.” il cui valore è certamente maggiore rispetto all’altezza percepita dalla strada.

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DEFINIZIONE DI “ALTEZZA ANTINCENDIO”.

Verosimilmente la proponiamo con la seguente formula:

H.A. = H.P./ H.R.I. Con: H.A. → Altezza Antincendio; H.P. → Altezza Percepita (massima altezza vista dalla strada riferita al davanzale del piano più alto abitabile); H.R.I. → Altezza da Rischio Intrinseco (H.R.I. = Θ • H.P. + Ω • H.I.)

I. Θ = L • S • U • c • q • i II. Ω = L • S • U • e • q • i III. I valori “L”, “S”, “U”, “c”, “q” ed “i” sono gli indici di rischio intrinseco e forniscono

l’elemento riassuntivo di tutte le criticità presenti nell’edificio prima della progettazione antincendio.

L’H.A., come è possibile verificare, è un indice adimensionale e può assumere i seguenti valori:

0 < H.A. ≤ 1 I valori prossimi allo zero indicano “Sicurezza Non Garantita” (elevato rischio), quelli prossimi a uno “Sicurezza Garantita”. I valori di “Sicurezza Non accettabile” sono:

0 < HA < 0,85 I valori che esprimono la bontà del progetto antincendio e quindi “Sicurezza Garantita” sono:

HA ≥ 0,85 Questi valori esprimono l’equivalenza:

“Sicurezza Garantita” = “Rischio Residuo Accettabile”1

Il valore HA = 1 esprime il massimo valore di sicurezza ottenibile con un progetto perfetto anche con riguardo alla sostenibilità economica.

Il valore di HA può anche essere maggiore di 1.

I valori HA>1 esprimono ridondanza dei provvedimenti e delle misure antincendio adottati; pur esprimendo un impegno economico non giustificato, garantiscono maggiore sicurezza.

1Cosa è il Rischio Residuo Accettabile? Un rischio d’incendio, a fronte di un beneficio certo, è accettabile quando le conseguenze sono reversibili, di breve durata o riparabili, e quando si pensa di avere il controllo delle cause che possono determinarlo e in caso di accadimento, controllarlo. Il Rischio Residuo Accettabile deve essere scisso e, quindi, distinto in rischio per le opere di costruzione, per le persone presenti a qualsiasi titolo (frequentatori con conoscenza dei luoghi e occasionali che non conoscono l’edificio, persone dalle diverse fragilità, ecc.), per i beni ivi contenuti (merci, macchinari, opere d’arte, libri di interesse storico, archivi storici, ecc.) e per i soccorritori professionisti (vigili del fuoco). In generale il rischio residuo accettabile deve conseguire allo scenario dell’incendio massimo prevedibile analizzato nelle sue tre caratteristiche fondamentali, in altre parole, durata, propagazione e consistenza, non trascurando le difficoltà conseguenti alla configurazione dell’edificio, alla sua complessità e alla sua altezza. In quest’ultimo caso le difficoltà insite agli edifici che si elevano in altezza rendono difficoltoso il soccorso e addirittura, in certi casi, impossibile. Un rischio residuo è accettabile quando l’esercizio dell’attività, in quelle condizioni di rischio residuo, soddisfa le prescrizioni del requisito essenziale in caso d’incendio. Appunto dal requisito essenziale sicurezza in caso di incendio possiamo definire le tre tipologie di rischio residuo accettabile.

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Il valore della ALTEZZA ANTINCENDIO (H.A.) “parla” al progettista antincendio suggerendo, relativamente ai problemi della sicurezza, la necessità di opportuni correttivi.

“HA” guiderà il progettista antincendio, e funzionario, a valutare più adeguatamente gli aspetti della sicurezza compensando con opportune misure di prevenzione e protezione il grado di sicurezza dell’edificio.

A tal proposito si è introdotto il concetto di “ALTEZZA ANTINCENDIO COMPENSATA” (H.A.C.) che analiticamente è espresso dalla seguente formula:

H.A.C. = H.P./ [H.R.I. • ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

H.A.C. = H.A. / [ ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

Con: HA → Altezza Antincendio; HP → Altezza Percepita; HRI → Altezza da Rischio Intrinseco (HRI = Θ • HP + Ω • HI) ∏Pi(passiva) → Fattore compensativo conseguito alle misure di protezione passiva adottate (vedi Tab. C); ∏Ai(attiva) → Fattore compensativo conseguito alle misure di protezione attiva installate (vedi Tab.C).

Anche la HAC può assumere i seguenti valori:

0 < H.A.C. ≤ 1

I valori prossimi allo zero indicano “EDIFICIO NON SICURO” (elevato rischio), quelli prossimi a uno “EDIFICO SICURO” per persone1 strutture2 e beni3.

1. Rischio per le Persone. Le persone sono tanto più a rischio quanto più è lungo il tempo di permanenza all’interno dell’edificio interessato dallo

incendio. In caso d’incendio, il rischio residuo per gli occupanti di un edificio è accettabile quando possono permanervi, senza subire danno, per tutto il tempo necessario acché, autonomamente o aiutati, possono raggiungere un luogo sicuro esterno o anche interno se trattasi di “Rifugio Antincendio”. Le condizioni di accettabilità per gli occupanti non dotati di specifici D.P.I. antincendio, terminano quando una ulteriore prolungata esposizione agli effetti dell’incendio non è più sostenibile. La perdita di sostenibilità di esposizione alle conseguenze dell’incendio definisce il rischio residuo massimo accettabile. Ulteriori prolungate esposizioni aumentano il grado di rischio; ciò accade per i vigili del fuoco che potranno aumentare la loro permanenza in queste condizioni solo perché adeguatamente protetti con gli specifici D.P.I.. Se l’esposizione al rischio è frequente in termini di occasioni di incendio o prolungata per la consistenza dell’opera e/o dell’attività incidentata, si rende necessaria una protezione di elevata affidabilità.

2. Rischio per le Strutture In caso d’incendio le strutture devono poter continuare ad assolvere il compito statico per cui sono state progettate anche se ulteriormente sollecitate dalle azioni dell’incendio. Il rischio residuo è, pertanto, accettabile per le strutture se il danno conseguito per tutta la durata dell’incendio consente il salvataggio degli occupanti e l’attacco all’incendio da parte delle squadre dei vigili del fuoco. In altri casi, invece, non potrà essere considerato sufficientemente accettabile un rischio residuo che consente quanto detto. Esistono, infatti, opere di costruzione che per la loro importanza economica e sociale devono assolvere a livelli di prestazioni significativamente superiori, come: • Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell'incendio, un limitato danneg-giamento della costruzione. • Requisiti di resistenza al fuoco tali da garantire, dopo la fine dell'incendio, il mantenimento della totale funzionalità della

costruzione stessa. 2. Rischio per i beni Il rischio residuo per i beni è accettabile quando l’ammontare dei danni subiti dopo una situazione di incendio non supera la

perdita attesa.

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12

I valori di “Sicurezza Non accettabile” sono:

0 < H.A.C. < 0,85

I valori che esprimono la bontà del progetto antincendio e quindi “Sicurezza Garantita” sono:

H.A.C. ≥ 0,85

Anche in questo caso i valori esprimono l’equivalenza:

“Sicurezza Garantita” = “Rischio Residuo Accettabile”

Il valore H.A.C. = 1 esprime il massimo valore di sicurezza ottenibile con un progetto perfetto anche con riguardo alla sostenibilità economica.

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13

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14

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15

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Vani Scala Protetti

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Vani Scala a Prova di Fumo Interno

Vani Scala a Prova di Fumo Interno del tipo segmentato

Vani Scala a Prova di Fumo

Vani Scala a Prova di Fumo del tipo segmentato

Corridoi dotati di Camini Caldi e Camini Freddi

Scala di Emergenza Esterna costruita con materiali ad alta capacità termica

Scala di Emergenza Esterna costruita con materiali a bassa capacità termica

Aggiunta di un Vano Scala

Adozione di scale che servono i piani interrati diverse da quelle che servono i piani fuori terra

Realizzazione di Rifugio Antincendio interposto

Vani Scala ventilati naturalmente

Barriere mobili al Fumo e alle fiamme che riducono la superficie del compartimento a metà della minima consentita.

(Compartimento al fumo con estrazione)

Barriere mobili al Fumo e alle fiamme che impediscono la propagazione dell’incendio attraverso le finestre.

Idranti/Naspi con alimentazioni da UNI 12845 e numero bocche contemporaneamente in funzione maggiorate di un ordine (vedi tab “A”)

Rivelazione e Allarme Incendio Compreso Vani Scala

Estrazione Forzata Fumi nelle attività a rischio medio e alto

Vani Scala Ventilati Meccanicamente

Spegnimento Automatico in tutti i locali a rischio medio e alto

Ascensore di Soccorso

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EDIFICIO “1” EDIFICIO “2”

ESEMPIO 1

Trattiamo due edifici con uguale numero di piani totali -12 piani ciascuno- ma caratterizzati da una diversa “altezza antincendio” (vecchia definizione).

L’Edificio 1 ha altezza antincendio pari a 25 m (12 piani di cui tre interrati e nove fuori terra).

L’Edificio 2 ha altezza antincendio pari a 34 m (12 piani fuori terra).

L’Altezza di Rischio Intrinseco è sicuramente diversa vista l’esistenza, nell’Edificio 1, di tre piani interrati e la loro diversa destinazione nelle due ipotesi illustrate di seguito.

L’Altezza di Rischio Intrinseco è:

HRI = Θ • HP + Ω • HI

Con Θ = L • S • U • c • q • i

Ω = L • S • U • e • q • i

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COMPARAZIONE DUE EDIFICI CON NUMERO DI PIANI UGUALE E DIVERSA ALTEZZA ANTINCENDIO

EDIFICIO 1

EDIFICIO 2

Numero Piani Altezza Antincendio Edificio Tipo Numero

Piani Altezza

Antincendio Edificio Tipo

12 25 c 12 34 c

Prima Ipotesi

Un Piano interrato Autorimessa u1 = 1,2; - -

Due piani int. Attività a rischio basso Cat. A u2/3 = 1,0; - -

Livello di Prestazione III L = 1,0; Livello di Prestazione III L = 1,0;

Superficie di competenza di ciascun Vano Scala S = 1,1; Superficie di competenza di

ciascun Vano Scala S = 1,1;

Numero di Piani E++E- c = 1,8 Numero di Piani E++E- c = 1,8

Carico di Incendio ≤ 600 MJ/mq q = 1,2; Carico di Incendio ≤ 600 MJ/mq q = 1,2;

Fattore di Propagazione dell’incendio (α Medio) i = 1,0; Fattore di Propagazione

dell’incendio (α Medio) i = 1,0;

Seconda Ipotesi

Tre piani interrati destinati ad Autorimessa

u1 = 1,2

u2 = 1,2

u3= 1,2

EDIFICIO 1

Prima Ipotesi

H.P. = 25 m (Inizialmente configurabile di Tipo c) H.I. = 9 Θ = 1,0 • 1,1 • (1,2 •1,0 • 1,0) • 1,0 • 1,2• 1,0 = 1,584 Ω = 1,0 • 1,1 • (1,2 •1,0 • 1,0) • 1,8 • 1,2• 1,0 = 2,851 H.R.I. = Θ • H.P. + Ω • H.I. = 1,584 • 25 + 2,851 • 9 = 65,26 m ⇔ (configurabile di Tipo F)

Seconda Ipotesi Tutti e tre i piani interrati destinati ad Autorimessa Ω* = 1,0 • 1,1 • (1,2•1,2•1,2) • 1,8 • 1,2• 1,0 = 4,106

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H.R.I. = Θ • H.P. + Ω • H.I. = 1,584 • 25 + 4,106 • 9 = 76,55 m ⇔ (configurabile di Tipo F)

Riepilogando:

Ia IPOTESI H.P. = 25 m H.R.I. = 65,26 m

IIa IPOTESI H.P. = 25 m H.R.I. = 76,55 m

EDIFICIO 2 (Inizialmente configurabile di Tipo c)

H.P. = 34 m H.I. = 0 H.R.I. = 44,88 m Si calcola solo Θ:

Θ = 1,0 • 1,1 • (1,0) • 1,0 • 1,2• 1,0 = 1,320

H.R.I. = Θ • H.P. + Ω • H.I. = 1,320 • 34 + 0 = 44,88 m ⇔ (configurabile di Tipo D)

I risultati ottenuti definiscono per l’edificio con minore altezza antincendio, quello con i tre piani interrati, caratteristiche intrinseche e funzionali con Altezza di Rischio Incendi (altezza virtuale) maggiore di quella dell’edificio con altezza antincendio maggiore.

Perciò, l’edificio con i piani interrati, più basso dell’altro, e con altezza antincendio (definizione da norma), necessiterà di maggiori misure antincendio, proprio il contrario di quello che scaturisce dalla applicazione della attuale definizione di altezza antincendio, infatti, definiamo ora la “Altezza Antincendio” (H.A.) secondo il presente studio:

EDIFICO 1 - Prima Ipotesi

H.A. = H.P./ H.R.I. H.A. = 25/ 65,26 = 0,3831 Altezza antincendio non accettabile

H.A. = 0,3831 EDIFICO 1 - Seconda Ipotesi

H.A. = H.P./ H.R.I. HA = 25/ 76,55 = 0,3826 Altezza antincendio non accettabile

H.A. = 0,3826

EDIFICO 2

H.A. = H.P./ H.R.I. H.A. = 34/ 44,88 = 0,7589 Altezza antincendio non accettabile

H.A. = 0,7589

CONCLUSIONI

Le tre altezze antincendio calcolate sono rispettivamente:

• EDIFICIO 1 (Prima Ipotesi) H.A. = 0,3831 • EDIFICIO 1 (Seconda Ipotesi) H.A. = 0,3826 • EDIFICIO 2 H.A. = 0,7589

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ComesideducelaNuovaDefinizionediAltezzaAntincendiodaunaideadelrischioinsitonell’edificioedella diversità del rischio in uno stesso edificio in dipendenza dei piani interrati e delle attività in essiinseriti.

Dallaletturadiquesti indici, ilprogettistapercepiscelaeffettivanecessitàdimisureantincendioedellaloroconsistenza.

Nota la “ALTEZZA ANTINCENDIO” H.A. (Indice di Sicurezza) si passa alla compensazione dei rischimediante l’adozione di misure antincendio la cui adeguatezza sarà attestata dalla “ALTEZZAANTINCENDIOCOMPENSATA”H.A.C.chedeverisultare:H.A.C.≥0,85.

In sostanza, tutto ciò, equivale a ricondurre, con le opportune scelte progettuali, la Classificazione Virtuale a quella Percepita (da tipo F a tipo c per l’Edificio 1 e da tipo D a tipo c per l’Edificio 2).

MISURE COMPENSATIVE -TAB. C-

EDIFICIO 1 H.A. 0,3826 Impianto di Spegnimento a Idranti 0,90 Impianto di Spegnimento Automatico 0,75 Scala a Prova di Fumo 0,85 Vano Scala Ventilato Naturalmente 0,85 Rivelazione e Allarme Incendio 0,85

H.A.C. = H.A. / [ ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

H.A.C. = 0,3826/[0,90 • 0,75 • 0,85 • 0,85 • 0,85] = 0,923 H.A.C > 0,85

Lo stesso risultato può ottenersi in altro modo e cioè riducendo i compartimenti delle autorimesse con Barriere Mobili al Fumo + Aggiungendo Estrazione Forzata dei Fumi; si ottiene:

Barriere mobili 0,90 Estrazione Forzata 0,90

EDIFICIO 2

H.A. 0.7589 Impianto di Spegnimento a Idranti 0,90 Vano Scala a Prova di Fumo Interno 0,90 Vano Scala Ventilato Naturalmente 0,85

H.A.C. = H.A. / [ ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

H.A.C. = 0,7589/[0,90 • 0,90 • 0,85] = 1,102 m > 0,85 Sicurezza Garantita. Il valore di HA è di poco superiore a 1 a significare che la sicurezza può considerarsi ridondante.

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ESEMPIO 2

Trattiamo due edifici aventi lo stesso numero di piani totali e uguale “altezza antincendio percepita” (definizione da norma) ma distinti da una diversa estensione di piano e attività.

Nell’esempio si considera una ”Altezza Antincendio Percepita” coincidente con l’altezza antincendio della definizione attuale:

H = 32 m -Tipo c-;

Ipotesi:

A. EDIFICIO 1:

Il piano terra dell’Edificio “1” è adibito a unità commerciali non soggette a prevenzione incendi, ha superficie in pianta di 400 m2 ed ha n.1 vano scala.

B. EDIFICIO 2

Il piano terra dell’Edificio “2” è adibito a Supermercato con superficie di 1600 mq e qf > 600 MJm-2, ha superficie in pianta di 1600 m2 ed ha n.4 vani scala (superficie per vano scala = 400 m2)

In entrambe le ipotesi non esistono piani interrati ⇒ U = 1,0;

EDIFICIO “1” EDIFICIO “2”

H1/

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5

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9

10

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EDIFICIO “1” EDIFICIO “2”

Il Livello di Prestazione per entrambi gli edifici è III ⇒ L = 1,0; L = 1,0;

Superficie di competenza di ciascun Vano Scala ⇒ S = 1,1; S = 1,1;

Superficie del Compartimento massimo Edificio 1 ⇒ c = 1,0; c = 1,16;

Numero di Piani E+ ⇒ e = 1,8; e = 1,8

Carico di Incendio qf ≤ 300 MJm-2 Edificio 1 ⇒ q = 1,0;

Carico di Incendio qf > 600 MJm-2 Edificio 2 ⇒ q = 1,4;

Fattore di Propagazione dell’incendio (αVel.=1,3) ⇒ i = 1,3; i = 1,3;

H.R.I. = Θ • H.P. + Ω • H.I.

Con Θ = L • S • U • c • q • i

Ω = L • S • U • e • q • i

Poiché è H.I. = 0 (assenza di piani interrati) si omette il calcolo di Ω , quindi:

Θ = L • S • U • c • q • i EDIFICIO 1: -H.A. = 0,699- Θ EDIFICIO 1 = 1,0 • 1,1 • 1,0 • 1,00 • 1,0 • 1,3 = 1,430 ⇒ H.R.I. = 45,76 m

H.A. = H.P./ H.R.I.

H.A. = 32/ 45,76 = 0,699 Altezza antincendio non accettabile

EDIFICIO 2: -H.A. = 0,431- Θ EDIFICIO 2 = 1,0 • 1,1 • 1,0 • 1,16 • 1,4 • 1,3 = 2,322 ⇒ H.R.I. = 74,31 m

H.A. = H.P./ H.R.I.

H.A. = 32/ 74,31 = 0,431 Altezza antincendio non accettabile

Page 22: UNA NUOVA DEFINIZIONE AI FINI DELLA …conference.ing.unipi.it/vgr2016/images/papers/145.pdfIl team antincendio deve progettare le opere e gli impianti impiegando i materiali e le

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CALCOLO ALTEZZA ANTINCENDIO COMPENSATA

MISURE COMPENSATIVE -TAB. C-

EDIFICIO 1:

H.A. 0,699

Impianto di Spegnimento a Idranti di un ordine superiore 0,90

Scala a Prova di Fumo Interna Segmentata 0,85

H.A.C. = H.A. / [ ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

H.A.C. = 0,699/[0,90 • 0,85] = 0,914 H.A.C > 0,85 → Accettabile

EDIFICIO 2:

H.A. 0,431

Impianto di Spegnimento a Idranti di un ordine superiore 0,90

Impianto di Spegnimento Automatico ad acqua 0,75

Scala a Prova di Fumo Interna Segmentata 0,85

Rivelazione e Allarme Incendio 0,85

Tutti i corridoi sono dotati di camini caldi e camini freddi 0,85

H.A.C. = H.A. / [ ∏Pi(passiva) • ∏Ai(attiva)]

H.A.C. = 0,431/[0,90 • 0,75 • 0,85 • 0,85 • 0,85] = 1,039 H.A.C > 0,85 → Accettabile

Con le Protezioni adottate la garanzia di sicurezza dei due edifici è stata assicurata. Si può notare che le misure compensative e, pertanto, le economie investite per rendere conformi i due edifici di uguale Altezza Antincendio sono sostanzialmente diverse.