tempo d'arcicaccia 2012

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È tempo d’ ArciCaccia n° 5/2012 di REPORT - Settimanale di informazione varia. Anno XXV “Poste Italiane S.P.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Po” - Tassa pagata - Dir. Resp. Luigi Nidito - Ed. Ass. “L’Incontro” V.le Galilei, 13/f - 59100 Prato Reg. Trib. Prato n° 127 del 24/2/88 - Stampa: Nuova Cesat Grafica: CB Graphic sas REPORT E ra il 1961. La crescita si chiamava Boom e non era il miraggio del prossimo anno. La guerra, per me, era soltanto un brutto e lontano ricordo dei miei genitori e non aveva niente a che fare con la caccia, la grande passio- ne dell’altro mio nonno di cui portavo il nome e del cui Treanelli si erano perse purtrop- po le tracce. Alla prima apertura, l’anno dopo, c’era anche mio padre, con la li- cenza di caccia rinnovata. C elebrare un Congresso significa per una associazione come l’Ar- cicaccia far vivere al suo corpo sociale uno dei momenti più importanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiamati a compiere e sui grup- pi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routine né tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono stati alla base delle tante occasioni con- gressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza asso- ciativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centralità della coerenza ad ogni li- vello nel farla vivere anche quando essa si scontra con la popolarità, con gli egoi- smi e con gli opportunismi locali. a pagina 4 È simbolo dell’unità, della sicurez- za, della caccia più. Quest’anno è più che mai importante scegliere la tessera giusta. Le menzogne ascoltate sulle migliorie alla legge sulla caccia non sono rimaste tali ma hanno la- sciato in eredità quella “maledetta” restrizione dei tempi di caccia, per al- cune specie migratrici che ha portato, a farci rimpiangere le certezze della “chiusura” del 31 gennaio. Oggi siamo costretti a resistere a tentativi antivenatori di “approfitta- re” della debolezza in cui sono state cacciate le Regioni dalla “Comunita- ria”. Gli animalisti sono all’opera per sforbiciare oltre misura tempi e spe- cie. Avevamo proposto di trovare nel tavolo organizzato dalla Conferenza delle Regioni un punto di equilibrio che coniugasse interessi dei cacciato- ri e pressioni ambientaliste portate ad estremizzare le indicazioni previste nelle linee guida prodotte dall’ISPRA. I “soliti noti” del mondo venatorio hanno fatto “saltare il Tavolo” e ades- so leggiamo e ascoltiamo “lacrime di coccodrillo” mentre una parte del mondo ambientalista si “lecca i baffi”. Per gli ungulati il problema più imme- diato è il contenimento dei danni, per l’agricoltura. Occorre passare da una diffusa con- dizione di ritardo gestionale a trasfor- mare in risorse questi selvatici. Occor- re ripensare e realizzare la gestione di cinghiali e anche dei caprioli in modo più efficace, anche nelle aree interes- sate senza i limiti di tabelle e confini di aree protette. Se le azioni di contenimento “tutte” dentro e fuori le aree protette non sono coordinate, non ne usciamo. Pensare che le “carabine” non deb- bano essere tra i “ferri del mestiere” è una pregiudiziale ideologica figlia di ignoranza o disonestà, così come quella di chi vorrebbe la caccia nei parchi. In attesa dell’apertura c’è da chiedersi anche cosa ci aspetta per fagiani e lepri. Anche qui le speranze non dipendono dagli dei e neppure dagli “sghei” dilapidati per arricchire mercanti di selvaggina prontacaccia. I setters, i bracchi ed i segugi italiani o francesi residenti in Friuli, Toscana, in Emilia Romagna, Sardegna, Um- bria, Piemonte o quelli che saliranno in zone Alpi hanno buone speranze di incontrare di più dei colleghi qua- drupedi di altre Regioni. Citiamo que- ste regioni perché per tradizione più avanti delle altre. Occorre dire però che nel resto d’Italia non bisogna get- Arcicaccia, la tessera della caccia italiana Si torna a caccia (in bocca al lupo!) ma serve la svolta Editoriale a pagina 12-14 assicurazioni Ufficio Tesseramento POLIZZE SICURE E AFFIDABILI a pagina 2 piemonte Mauro Vaccamorta TROPPE INCERTEZZE NEL DOPO REFERENDUM a pagina 2 campania Sergio Sorrentino BASTA CON LE GRAVIDANZE ISTERICHE Michele Chialvo Massimo Logi Osvaldo Veneziano Con la licenza arrivarono il primo cane e il primo fucile Le emozioni vere non si dimenticano. Quella fu una delle più importanti della mia vita. Non c’era ancora il cane, che arrivò l’anno dopo ancora, ma mi senti- vo ‘cacciatore’ e mi sembrava addirittu- ra di contribuire a tenere alto l’onore di famiglia. Le cartucce le avevamo caricate con Silvestro, con il suo mischietto se- greto, quello per le gior- nate asciutte dell’estate, ed io ero stato ammesso nella stanza delle polveri. a pagina 3

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Il giornale annaule dell'Arcicaccia

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Page 1: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccian° 5/2012 di REPORT - Settimanale di informazione varia. Anno XXV“Poste Italiane S.P.A. - Sped. Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Po” - Tassa pagata - Dir. Resp.Luigi Nidito - Ed. Ass. “L’Incontro” V.le Galilei, 13/f - 59100 PratoReg. Trib. Prato n° 127 del 24/2/88 - Stampa: Nuova Cesat

Grafica: CB Graphic sas

REPO

RT

E ra il 1961. La crescita si chiamava Boom e non era il miraggio del

prossimo anno. La guerra, per me, era soltanto un brutto e lontano ricordo dei miei genitori e non aveva niente a che fare con la caccia, la grande passio-ne dell’altro mio nonno di cui portavo il nome e del cui Treanelli si erano perse purtrop-po le tracce. Alla prima apertura, l’anno dopo, c’era anche mio padre, con la li-cenza di caccia rinnovata.

C elebrare un Congresso significa per una associazione come l’Ar-

cicaccia far vivere al suo corpo sociale uno dei momenti più importanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiamati a compiere e sui grup-pi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routine né tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono

stati alla base delle tante occasioni con-gressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza asso-ciativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centralità della coerenza ad ogni li-vello nel farla vivere anche quando essa si scontra con la popolarità, con gli egoi-smi e con gli opportunismi locali.

a pagina 4

È simbolo dell’unità, della sicurez-za, della caccia più. Quest’anno

è più che mai importante scegliere la tessera giusta. Le menzogne ascoltate sulle migliorie alla legge sulla caccia non sono rimaste tali ma hanno la-sciato in eredità quella “maledetta” restrizione dei tempi di caccia, per al-cune specie migratrici che ha portato, a farci rimpiangere le certezze della “chiusura” del 31 gennaio.Oggi siamo costretti a resistere a tentativi antivenatori di “approfitta-re” della debolezza in cui sono state cacciate le Regioni dalla “Comunita-ria”. Gli animalisti sono all’opera per sforbiciare oltre misura tempi e spe-cie. Avevamo proposto di trovare nel tavolo organizzato dalla Conferenza delle Regioni un punto di equilibrio che coniugasse interessi dei cacciato-ri e pressioni ambientaliste portate ad estremizzare le indicazioni previste nelle linee guida prodotte dall’ISPRA. I “soliti noti” del mondo venatorio hanno fatto “saltare il Tavolo” e ades-so leggiamo e ascoltiamo “lacrime di coccodrillo” mentre una parte del mondo ambientalista si “lecca i baffi”. Per gli ungulati il problema più imme-diato è il contenimento dei danni, per l’agricoltura. Occorre passare da una diffusa con-dizione di ritardo gestionale a trasfor-mare in risorse questi selvatici. Occor-re ripensare e realizzare la gestione di cinghiali e anche dei caprioli in modo più efficace, anche nelle aree interes-sate senza i limiti di tabelle e confini di aree protette. Se le azioni di contenimento “tutte” dentro e fuori le aree protette non sono coordinate, non ne usciamo. Pensare che le “carabine” non deb-bano essere tra i “ferri del mestiere” è una pregiudiziale ideologica figlia di ignoranza o disonestà, così come quella di chi vorrebbe la caccia nei parchi. In attesa dell’apertura c’è da chiedersi anche cosa ci aspetta per fagiani e lepri. Anche qui le speranze non dipendono dagli dei e neppure dagli “sghei” dilapidati per arricchire mercanti di selvaggina prontacaccia. I setters, i bracchi ed i segugi italiani o francesi residenti in Friuli, Toscana, in Emilia Romagna, Sardegna, Um-bria, Piemonte o quelli che saliranno in zone Alpi hanno buone speranze di incontrare di più dei colleghi qua-drupedi di altre Regioni. Citiamo que-ste regioni perché per tradizione più avanti delle altre. Occorre dire però che nel resto d’Italia non bisogna get-

Arcicaccia, la tessera della caccia italiana

Si torna a caccia(in bocca al lupo!)ma serve la svolta

Editoriale

a pagina 12-14

assicurazioni

Ufficio Tesseramento

Polizze sicuree affidabili

a pagina 2

piemonte

Mauro Vaccamorta

TroPPe incerTezze nel doPo referendum

a pagina 2

campania

Sergio Sorrentino

basTa con le gravidanze isTeriche

Michele ChialvoMassimo Logi

Osvaldo Veneziano

Con la licenza arrivarono

il primo cane e il primo fucile

Le emozioni vere non si dimenticano. Quella fu una delle più importanti della mia vita. Non c’era ancora il cane, che arrivò l’anno dopo ancora, ma mi senti-vo ‘cacciatore’ e mi sembrava addirittu-

ra di contribuire a tenere alto l’onore di famiglia. Le cartucce le avevamo caricate con Silvestro, con il suo mischietto se-greto, quello per le gior-nate asciutte dell’estate,

ed io ero stato ammesso nella stanza delle polveri.

a pagina 3

Page 2: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia2 attualità

I n Piemonte l’attività venato-ria per gli anni a venire resta

incerta e irta di difficoltà forse più che in altre Regioni. Infatti, come in molti sanno, nella primavera scorsa doveva essere celebrato un referendum che, se avesse ottenuto il quorum avrebbe obbligato la Regione a ridurre la caccia a sole 4 specie (lepre, fagiano, cinghiale e mini lepre) a chiudere l’attività vena-toria la domenica e a vietare la caccia alla tipica “alpina” sulla neve. Questa ri-chiesta referendaria era vecchia di ben 25 anni, infatti le firme, 60.000, furono raccolte nel 1987 dalle Associazioni ambientaliste per “mutilare” la caccia già ben regolamentata. Una riflessio-ne che, prima di noi, dovrebbero porsi i partiti è quella di chiedersi se sia de-mocraticamente corretto che 60.000 persone, pari all’ 1,45%, di una popo-lazione di 4 milioni possano obbligare l’intera comunità regionale a celebrare un referendum abrogativo. Noi cre-diamo che un Referendum (nazionale o regionale) per essere ammesso al giudizio degli elettori dovrebbe avere un consenso, dimostrato con le firme raccolte, molto più ampio di quello fissato dalla attuale legge. Il compito principale delle istituzioni regionali dovrebbe essere quello di promulgare nuove leggi o di modificarle per risol-vere i problemi della comunità. Il Re-ferendum è l’ultima delle possibilità in capo al popolo sovrano e, quando ci si ricorre, è perché la politica degli “eletti” ha fallito. La maggioranza che governa la Regione Piemonte è venuta meno al suo compito principale, in 16 mesi non è riuscita a costruire una nuova legge, di contro, ha semplicemente abolito la L.R. 70/96 che disciplinava l’attività venatoria. La soluzione adottata dalla Regione sembra permettere, ad oggi di andare a caccia nella stagione venatoria 2012/2013. Lo speriamo. Il rischio è che vengano riproposti i quesiti referenda-ri in una nuova norma di recepimento della L. 157/92 e non sappiamo quanto, in questo momento, siano impugnabili gli atti di Province, Regioni, ATC e CA in

R ispetto alla situazione crea-tasi in Campania sulla modi-

fica alla Legge Regionale sulla caccia, non vogliamo limitarci a dire che noi dell’Arcicaccia l’avevamo già detto che sarebbe finita così. Purtroppo di “gra-vidanze isteriche”, il mondo venatorio italiano, ne ha vissute a iosa: dalla Legge Orsi, alla caccia nei parchi, dalle dero-ghe alla modifica della Legge regionale della Campania. Per non parlare dell’a-borto della modifica dell’art. 18 della L. 157/92 apportato dalla Comunitaria che ha “fottuto” i cacciatori per “tempi e specie”. Le altre Associazioni venatorie hanno la grande responsabilità di esse-re state corree di questa “persecuzione venatoria”. Non abbiamo intenzione di attardarci sugli errori commessi da altri nel passato per i quali oggi, tutti i caccia-tori, “pagano pegno”. Guardare al futuro con speranza ha come premessa cam-biare oggi e imboccare una strada con decisione: quella dell’unità onesta plu-rale e paritaria, quella della verità e tra-sparenza dei cacciatori per incontrare le altre categorie interessate alla gestione faunistica, in primis gli agricoltori. I ten-tennamenti, le ambizioni egocentriche hanno fallito e fatto male ai cacciatori. Per essere forti nel cammino occorrerà dotarsi di autorevoli e credibili presup-posti scientifici per il confronto con l’opi-nione pubblica e le istituzioni. Seconda

materia di caccia, in assenza di una leg-ge regionale organica. Il calendario venatorio è stato emanato, mancano ancora gli allegati compren-denti le delibere dei vari ATC e CA dove si proporrebbe, tra l’altro, la pre-apertu-ra al cinghiale al 16 settembre.La Giunta con la Legge 40, inserita nella Legge finanziaria 2012, sospendendo di fatto il Referendum, ha reso possi-bile ai cacciatori di andare a caccia – si dice - applicando la 157/92 supportata dalle delibere collegate alla superata legge regionale. Ad oggi però non si sa ancora quali sono le delibere in vigore e quelle che dovrebbero essere rinno-vate. Nella legge 40 l’unica cosa certa è che dal 2013 il costo del tesserino regionale passerà dagli attuali € 77,13 a € 100,00. L’Arcicaccia sta lavorando perchè tutte le Associazioni Venatorie si oppongano unitariamente ad un au-mento del 30%. È un aumento troppo elevato che dovrebbe risolvere solo i problemi di una Regione incapace di gestire il patrimonio faunistico.Di fronte a una realtà così complessa, c’è solo una strada percorribile, quella dell’unità delle Associazioni Venatorie, che compatte aprano un dialogo col mondo agricolo, con l’ambientalismo moderato e con gli enti locali per co-struire insieme una legge che recepisca le Normative Europee ispirate alle Linee Guida dell’ ISPRA e che permetta ai cac-ciatori piemontesi di svolgere una atti-vità venatoria compatibile con la pro-duzione naturale della fauna selvatica e la conservazione della stessa. Le Associazioni Venatorie, sul futuro della caccia in Italia, a volte ragionano e riflettono con un occhio rivolto più a salvaguardia dell’Associazione che alle difficoltà vere che i cacciatori hanno. Questo limite impedisce, da un lato, di accelerare il processo unitario e, dall’al-tro, permette alla parte più intransi-gente dei propri iscritti di impedire, all’Associazione di appartenenza, di aprirsi ad un dialogo costruttivo e uni-tario con le altre Associazioni e la Socie-tà. Gli ATC e i CA devono salvaguardare e incrementare il patrimonio faunistico presente sui loro territori attraverso una corretta gestione degli stessi, delle

Zone Ripopolamento e Cattura e ope-rando in sintonia anche con le Aree Pro-tette in particolare per il governo delle popolazioni di ungulati. Per raggiunge-re l’obiettivo occorre che le Associazio-ni Venatorie costruiscano un accordo su un progetto che parta dalla gestio-ne delle risorse economiche e umane. Non è più sostenibile che la quasi tota-lità delle risorse economiche degli ATC e CA siano assorbite dalle voci “danni all’agricoltura” e “costo del personale”. Noi non vogliamo licenziare nessuno, ma utilizzare le risorse umane trasfor-mandole da costi a risorse produttive, utilizzando le stesse, nella gestione del-la fauna anche con attività sul territorio. I danni creati dalla fauna alle produzio-ni agricole devono e possono essere contenuti ad un livello compatibile col lavoro e gli investimenti delle imprese agricole. Per esempio, il contenimento del cinghiale, deve essere attuato con il solo obiettivo di ridurre i danni, sen-za inutili battute, anche nel periodo riproduttivo della piccola fauna. Se le Associazioni Venatorie ritornassero a svolgere il loro vero compito, indirizza-re gli iscritti all’applicazione produttiva della Legge e delle Normative Europee molto probabilmente non ci sarebbero inutili discussioni tra cacciatori di diver-se Associazioni e forse si riuscirebbe a gettare le basi per una rinnovata unità che è la linfa vera del futuro della cac-cia. In Regione Piemonte la gestione del territorio non è ispirata da un pro-gramma unitario delle Associazioni, ma lasciata al libero arbitrio delle capacità gestionali dei singoli Presidenti degli ATC o CA. Questo è sicuramente un grande limite del mondo venatorio per ottenere risultati positivi dalla gestio-ne. La quasi totalità dei Presidenti degli ATC o CA hanno come Presidenti uo-mini della F.I.d.C. Questa soluzione non dimostra certo la capacità governativa di quell’Associazione anzi, ne mette a nudo talvolta la sua arroganza e ne fa oggettivamente, per i posti che occu-pa, la maggiore responsabile dell’im-possibilità di una gestione partecipata e democratica e della insufficiente redditività faunistica-ambientale degli ambiti. L’Arcicaccia ha spesso richia-

Mauro Vaccamorta

Sergio Sorrentino

Campania: “Basta con le gravidanze isteriche”

Piemonte. Troppe incertezze nel dopo referendum

qualità indispensabile da conquistare al comportamento di tutti è la piena autonomia ed indipendenza del mon-do venatorio dalla politica; una cosa è discuterci, altra essere acriticamente al servizio e portaborse della propagan-da elettorale come accaduto anche in Campania e nelle ultime elezioni regio-nali laddove si sosteneva un centrode-stra che avrebbe dato “di tutto e di più” e che invece ha trovato nella Brambilla la sua icona che di cacciatori si alimen-ta anche nei mesi nei quali il “solleone” lo sconsiglierebbe. Occorre al più pre-sto riorganizzare le Associazioni vena-torie per non dare spazio all’ennesimo “parto immaginario” di marginali ed inesistenti partitini dei cacciatori che isolano la categoria rappresentandola minoritaria e perdente così come è sta-ta la storia ventennale dei “politicanti venatori” in Italia ed in Europa. Si sono fatti gli affari loro. Basta “sig-zag” riprendiamo insieme e rilanciamo una proposta per calendari omogenei delle Regioni meridionali, per migliorare la mobilità program-mata dentro e tra le Regioni e valoriz-ziamo le nostre tradizioni venatorie, almeno per qualità. Facciamo degli ATC sempre più una risorsa economi-ca delle nostre campagne. Facciamo presto per dare, anche con la caccia, un contributo a risolvere la difficile crisi economica che pagano gli italiani, e i cacciatori tra questi. Tutto il resto è no-stalgia ed irreversibile declino.

mato alcuni ATC a un comportamento rispettoso di tutte le forme di caccia. Per gli ATC CN3, CN4, CN5, siamo do-vuti ricorrere fino al Consiglio di Stato per permettere ai cacciatori stanzialisti e migratoristi, iscritti a quegli ambiti, di esercitare il loro diritto di andare a caccia 3 volte la settimana (impedito da norme che permettevano la sola caccia al cinghiale). Le difficoltà sono tante ma

la pazienza e la tolleranza presente in ogni essere umano sono l’antidoto, al-le emozioni distruttive di cui abbiamo più urgente e immediata necessità, per non dare sfogo alle reazioni negative suscitate istintivamente dalle difficoltà e per trasformare le giuste speranze dei cacciatori ad una “caccia” certa e quali-tativamente valida. Che il 2012 sia l’ulti-mo anno con tante preoccupazioni.

tare bambino e acqua sporca, non è vero che siamo al deserto.Rispetto al passato, qualche speranza in più c’è anche in ATC e CA di altre regioni. Da Nord al Sud laddove i gruppi dirigenti degli ATC hanno dato segnali di abban-donare il ripopolamento pronta caccia e hanno cominciato a credere nei ripristi-ni ambientali, i cacciatori hanno avuto qualche “carniere” più interessante. Cer-to di più e meglio si poteva fare anche laddove si era più avanti. Ci sono stati tentennamenti nella gestione e peggio ancora è stato il comportamento di que-gli amministratori che hanno pensato di smantellare le “zone di ripopolamen-to” d’intesa con associazioni venatorie. Chi pensa di ritornare ad allevamenti in voliera ed a comprare lepri e fagiani,

peste lo colga! Mentre ci prepariamo a goderci il ritorno in campagna ad agosto per addestrare i cani come prevedono i primi calendari venatori approvati che speriamo “reggano” ai TAR e poi a segui-re attendiamo le “aperture anticipate” come da “vulgata” popolare a “tortore e a colombacci” per poi arrivare al “top” con la terza domenica di settembre, non dimentichiamo di ricordare agli ammi-nistratori, ai politici, alle associazioni che il loro compito è di attivare fin d’ora una svolta nella gestione faunistica per un 2013 ancora migliore. In vista di una modifica importante che deriverà da un profondo ripensamento dell’Istituzione Provincia che tanto poteva fare per la caccia ma che sparirà in qualche regio-ne senza lasciare ombra di un risultato, il

nuovo sia altro. In questi giorni è tempo di pensare ai “versamenti” delle tasse per la nuova stagione venatoria. Quest’anno è un pensare sempre più difficile. La crisi arriva talvolta ad imporci scelte dolorose: “rinnovo” la licenza o pago una rata di mutuo? Cercheremo di resistere alla “crisi”: anda-re a caccia è troppo importante per noi e voi, per la nostra cultura, per il nostro stato d’animo per la capacità di essere forti nell’affrontare i problemi ed essere di aiuto agli altri, agli amici e ai familiari in questi momenti difficili. Ci siamo anche noi tra i costi di famiglia, c’è l’assicurazione per la “caccia” che quest’anno costa qualche euro in più. Noi ti offriamo le “Generali” la più grande assicurazione, con l’intento di mandarti a

caccia sicuro senza crearti ulteriori “pen-sieri”. I rischi della caccia li conosci bene e siamo certi della tua attenzione affinché siano giornate di caccia sicure. A maggior ragione hai diritto ad una “po-lizza” sicura, certificata, trasparente, che non rischi di saltare dopo il primo inci-dente che non ti paghi l’infortunio se l’in-cidente è per responsabilità di un parente o un amico con la stessa compagnia co-me previste invece da altre compagnie. Come nella storia dell’Arcicaccia ab-biamo scelto il meglio. Ti aspettiamo se ancora non lo hai fatto per “rinnovare” i documenti nelle nostre sedi, per darti le informazioni sugli ATC, i calendari vena-tori, consigliarti le coperture assicurative più adatte alla tua caccia. Per l’Arcicaccia questo è anno di congres-

si; gli organi dirigenti hanno approvato lo statuto, il documento con l’obiettivo di darti altri mille anni di caccia in Italia. Senti tua l’associazione insieme a tanti amici, chi da molti anni chi più giovane, che tengono alte le bandiere dell’Arcicac-cia che si sono dimostrate le bandiere del-la “caccia vera”. Siamo indispensabili per unire i cacciato-ri. Lo scorso anno ho “saltato” la stagione venatoria; la crisi di “astinenza” è forte ma moltiplica in me la voglia di praticare. Ad un amico che ci ha lasciato in un ma-ledetto incidente d’auto dopo una gior-nata di volontariato per la caccia dedico questa apertura. Non importa il nome è un cacciatore, un umile militante dell’Ar-cicaccia che è entrato meritatamente nella storia.

dalla prima pagina

Page 3: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 3apertura

A casa non potevano circolare nemmeno le armi giocattolo.

Da grande ho scoperto che non era una fissazione solo di mio padre, ma anche di molti altri padri contenti di essere usciti vivi dall’inferno della guerra. Qualsiasi arma gliela faceva tornare in mente, la guerra, e mio padre non ne voleva sapere. La passione per la cac-cia era rimasta ferita gravemente nei bombardamenti; nei rastrellamenti dei Tedeschi per le vie di Roma, evitati per miracolo; nella feroce, cru-dele e incivile guerra civi-le; nel timore postbellico che la fine della guerra fosse solo un bel sogno. Il fucile che suo padre aveva comprato in una famosa armeria romana vicino alla Piramide, giaceva nel suo bel fo-dero a casa di Silvestro, l’unico amico rimasto cacciatore, che glielo custodiva con cura nella speranza di poterglielo restituire per tornare a caccia insieme. La battaglia per le armi giocattolo la vinsi un giorno che tornò a casa e mia madre gli fece vedere un biscotto che a morsi avevo sagomato a forma di pi-stola. Il giorno dopo mi regalò la pistola di Pecos Bill. Ce l’ho ancora. Quella per la caccia passò attraverso alti e bassi durati parecchi anni, l’aria compressa da 7 mm, quella da 4,5, le fionde fatte con le camere d’aria delle biciclette e la complice cecità del ciclista vicino casa, qualche tortora e qualche quaglia ‘fatta’ rocambolescamente nelle colline dietro Santa Marinella, senza nemmeno sape-re se la caccia fosse aperta o chiusa. Ma alla fine cedette, lo Smith di nonno Gui-do tornò a casa e l’amico cacciatore mi arruolò come assistente nella sua pas-sione per le allodole, le civette, gli spec-chietti e, soprattutto l’arte dei fischietti. A 14 anni si poteva seguire un adulto cacciatore e io lo facevo ogni volta che me lo permettevano. Era il 1961. La crescita si chiamava Bo-om e non era il miraggio del prossimo anno. La guerra, per me, era soltanto un brutto e lontano ricordo dei miei geni-tori e non aveva niente a che fare con la caccia, la grande passione dell’altro mio nonno di cui portavo il nome e del cui Treanelli si erano perse purtroppo le tracce. Alla prima apertura, l’anno dopo, c’era anche mio padre, con la li-cenza di caccia rinnovata. Le emozioni vere non si dimenticano. Quella fu una delle più importanti della mia vita. Non c’era ancora il cane, che arrivò l’anno dopo ancora, ma mi sentivo ‘cacciatorè e mi sembrava addirittura di contribuire a tenere alto l’onore di famiglia. Le car-

tucce le avevamo caricate con Silvestro, con il suo mischietto segreto, quello per le giornate asciutte dell’estate, ed io ero stato ammesso nella stanza delle pol-veri. E così, le emozioni vissute in pro-prio cominciarono ad avere la meglio su quelle provate ascoltando i racconti di mia madre, la figlia di un cacciatore, nonno Michele, che era stato punto di riferimento per un’ intera generazione. I suoi sistematici censimenti alle starne nella piana sotto Ronciglione, l’educa-zione dei cani che sapevano distingue-re la giornata di caccia da quella della sola preparazione, la sua mitica capaci-

tà di tirare, ricaricare e ti-rare di nuovo alla brigata di starne che aveva levato il superbo Ebano. Il frutto dell’insana passione di

una setter gordon per un pastore ma-remmano, salvato appena nato dalla sicura morte e che lo aveva ripagato divenendo forse il suo cane migliore, di lui che pure era famoso per i suoi imbat-tibili bracchi pointer. E il suo Treanelli che Ettore Stacchini, in-contrato in un maggio ancora legittimo alla quaglie di Maccarese, mi raccontò fosse conosciuto tra i cacciatori romani come il fucile che non sbagliava mai. E le sue fotografie, che mamma ci raccon-tava una per una, le sue lastre fotografi-che (in cantina ce ne dev’essere ancora qualcuna), il suo socialismo integerrimo che gli impediva di possedere beni al sole, come si diceva allora. E le sgridate del bisnonno, quando, ancora in Molise, rubava il fucile dalla rastrelliera e scap-pava a caccia, con la complicità del fat-tore di quelle terre di cui poi si disfece per aprire una maglieria e dare lavoro alle ragazze di un istituto di suore. Ma, soprattutto, sempre, i suoi racconti di caccia, la sua passione per una caccia corretta e rispettosa. Di tutto... di ambiente non si parlava, siamo ai primi decenni del secolo... Costruita meticolosamente settimana dopo settimana, per tutto l’anno, con l’addestramento dei cani, la conoscen-za del territorio, la sapienza della tra-dizione venatoria acquisita con studio e passione. Quando arrivai alla prima licenza mi sembrò di essere diventato il degno erede di un patrimonio inesti-mabile di scienze naturali e di adempie-re, in qualche modo, anche ad un mio dovere... genetico. Con la licenza arrivarono il primo cane e il primo fucile, una doppietta spagno-la con le batterie Holland, ovviamente usata; e il primo fagiano, partito da sot-to una quercia, sempre sulle colline di Santa Marinella. Non riuscii nemmeno a sparare per l’emozione, ma mio padre sì; e non sbagliò. L’orgoglio provato per

la sua bravura fu un’emozione nell’emo-zione, di cui sento ancora la dolcezza. Quando arrivammo a casa e papà lasciò il fagiano sul tavolo fuori della cucina, ci fu un lungo giuoco di sguardi con mia madre e poche parole: “è come tirare il collo a una gallina; se la vuoi mangiare o lo fai tu o accetti che un altro lo faccia per te”. Le disse mio padre, quelle paro-le, più a se stesso che alla figlia del gran-de cacciatore. E io aggiunsi, fiero di lui:” con un colpo solo...”. Credo che tutto ciò che penso della caccia e del mio essere cacciatore ap-partenga a quegli anni. La certezza dell’ eticità della cultura venatoria, la sua di-stanza incommensurabile dalla violen-za vera, quella dietro la quale si nascon-dono sempre o malvagità o interessi, la sua pertinenza con gli equilibri della natura, con la necessità di uccidere per nutrirsi che è seguita alla fine del para-diso terrestre. La caccia, la passione per la caccia, che non è uno sport ma una scelta di vita, è anche memoria. È quasi sempre legata alla tradizione famigliare, al “pane e racconti” che si è mangiato da piccoli. La sapienza vena-toria è fondamentalmente tradizione

orale trasmessa di generazione in ge-nerazione. È ‘cultura di appartenenza’. Bisogno di sentirsi parte di una catena cominciata chissà quando e che si spe-ra non finisca mai. Se un giorno l’uomo dovesse smettere di essere cacciatore non per l’improbabile avvio di un mon-

do nuovo dove regni l’amore universa-le, ma per la vittoria dell’irrazionale ani-malismo metropolitano sulle razionali leggi delle natura, poco praticate nelle metropoli, il nostro DNA ne uscirebbe impoverito. Avremmo solo qualcosa di meno; niente di più.

Michele Chialvo

“Un colpo solo...”La sapienza venatoria è fondamentalmente tradizione orale. È cultura di appartenenza, è scelta di vita ed anche memoria

“È vero che il caldo, in particola-re a Roma, è insopportabile

e può fare brutti scherzi tanto che i medici sconsigliano di uscire nelle ore calde e che il solleone può giustificare di tutto, però ci permettiamo alcune considerazioni sulle richieste dell’ex ministro che, guarda caso coincidono con le idee degli estremisti del mon-do venatorio suoi colleghi di partito. Parliamo, ad esempio, di politici che chiedono deroghe per sparare ai mi-cro-uccelli, di quelli che hanno in odio le associazioni venatorie anche quelle più responsabili e con le quali anche la “BirdLife” firma gli accordi per la cac-cia». Con queste parole Osvaldo Ve-neziano, presidente nazionale dell’Arci Caccia, risponde alla proposta del de-putato del Pdl Michela Brambilla che ha annunciato un’interrogazione per eliminare i contributi pubblici che lo Stato eroga alle associazioni venato-rie. «In sintesi - continua Veneziano - ci sentiamo di rispondere alle accuse ribadendo che è falso affermare che le associazioni ricevono i soldi dei con-

Arcicaccia all’ex ministro Brambilla:soldi pubblici? Caldo fa scherzi

U. S. tribuenti italiani, anzi sono gli stessi cacciatori a versare le tasse di conces-sione governativa, quelle regionali e di iscrizione agli Ambiti territoriali e a finanziare le associazioni venatorie con una ‹addizionalè (peraltro corri-sposta soltanto dai cacciatori) che lo Stato incassa e che, talvolta e secondo noi impropriamente, trattiene così co-me fanno molte Regioni che, a causa della crisi, destinano i Fondi delle tasse regionali ad altre finalità di interesse comune come la sanità». Lo stanziamento in essere quest’anno “credo sia di circa un milione e 600mila euro per tutte le associazioni e riguar-da competenze relative all’anno 2010”, dice Osvaldo Veneziano, presidente nazionale dell’Arci Caccia. Tale finanziamento “viene ripartito in base agli iscritti che, per essere con-teggiati ai fini delle erogazioni, devo-no essere necessariamente comunica-ti al ministero delle Politiche agricole”. A proposito di controlli, sottolinea Veneziano, “la documentazione, il bi-lancio, il contratto assicurativo, la cer-tificazione degli iscritti sono ufficial-mente depositati presso il ministero stesso e disponibili presso le sedi delle

associazioni venatorie per le ispezioni”. Le erogazioni avvengono “soltanto do-po accurati controlli- prosegue- sono infatti previste altre ‘sospensivè oltre a quella che la stessa Brambilla richiama nell’interrogazione. Infatti quando sono stati stanziati fon-di ad associazioni che non avevano i requisiti, sono intervenuti i controlli della magistratura e le erogazioni sono state bloccate”. Per quanto riguarda la situazione de-roghe poi, Brambilla “non si rivolga a noi- dice il presidente Arcicaccia- se non è stata fatta una nuova legge nel-la notte, a legiferare in materia non siamo noi ma Lei ed i suoi colleghi par-lamentari, pagati dai cittadini, se bravi, dovrebbero elaborare norme che non vengano sanzionate”. La deputata Pdl, conclude Veneziano, “utilizza la caccia per ‘mimetizzarsi’, per sfuggire alle cri-tiche diffuse ad un certo modo di fare politica? Non la seguiamo in una polemica ste-rile. Crediamo nell’intelligenza dei cit-tadini che ieri come oggi hanno sapu-to discernere l’animalismo sincero per respingere l’altro sempre e comunque bocciato”.

Non riuscii a sparare per

l’emozione

Page 4: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia4 congresso

Un nuovo statutoL’Arcicaccia ha bisogno di tutti per rafforzare la presenza diffusa sul territorio e per far vivere un’idea alternativa di caccia

C elebrare un Congresso si-gnifica per una associazione

come l’Arcicaccia far vivere al suo cor-po sociale uno dei momenti più im-portanti: quello della partecipazione democratica. Vuoi per affrontare, in chiave di prospettiva, i temi di politica venatoria ma anche per discutere su noi stessi, sulle sfide che siamo chiama-ti a compiere e sui gruppi dirigenti che dovranno interpretarle. Nessuna routi-ne nè tantomeno formali espletamenti di ordine statutario sono stati alla base delle tante occasioni congressuali che hanno scandito le pagine di questa nostra straordinaria quanto unica ed affascinante esperienza associativa. Siamo rimasti, probabilmente, in pochi anche nel mondo venatorio a dare così ampio valore alla cultura dell’interesse generale, all’elaborazione collettiva di un pensiero e di una linea, alla centra-lità della coerenza ad ogni livello nel farla vivere anche quando essa si scon-tra con la popolarità, con gli egoismi e con gli opportunismi locali. Spesso tutto ciò impone fatiche immense; essere portatori di un pensiero, avere un forte carattere distintivo, proporre argomenti con la voglia di verificarli nel confronto rispettoso delle opinio-ni degli altri, fa apparire la nostra as-sociazione soggetto scomodo perché infrange una realtà dove sembra ormai patrimonio di tutti la rassegnazione al peloso galleggiamento. Un equilibri-smo pericoloso quanto pernicioso per i cacciatori italiani e per la migliore cul-tura venatoria che spesso sotto la falsa cortina fumogena di una altrettanto falsa cultura unitaria, ha spinto larga parte del mondo venatorio sul binario morto dell’autoreferenzialità e della incapacità di poter esprimere una cre-dibile alternativa ad un nuovo scontro culturale alle porte; uno scontro nel quale animalismo, cultura urbana e in-teressi consumistici e di espropriazione dei beni comuni, dei quali la caccia e la fauna fanno parte, rischiano di avere la meglio. La sfida culturale non è certa-mente tra le più semplici soprattutto se ad essa si accompagnano i tanti limiti che la gestione sociale ha registrato per la sua affermazione nel territorio, le tante occasioni perse dalle istituzio-ni regionali che non hanno saputo sin qui raccogliere la grande speranza che gli ATC e la cultura della caccia conser-vativa portavano in dote, soprattutto in mancanza di una nuova piattafor-ma programmatica e di nuovi quanto

necessari accordi programmatici con il mondo agricolo. Il nostro Congresso nazionale e il ciclo congressuale che si è aperto in questi mesi e settimane sul territorio, dovranno pertanto affronta-re nodi ineludibili, mettere in campo la massima qualità nei gruppi dirigenti, farsi carico di riaprire tra i cacciatori ed i vari portatori d’interesse, le porte ad un vento nuovo; il vento del cambiamen-to, della qualità, della preparazione per una nuova stagione di alleanze esterne al mondo venatorio, per favorire una intesa unitaria solidamente ancorata sui contenuti. Forse questa è l’ultima “cartuccia” che possiamo sparare per salvare la caccia democratica e con es-sa garantire una prospettiva sociale alla nostra passione. Una cartuccia a difesa del futuro dei tanti di noi che non vo-gliono e possono permettersi la pro-spettiva consumistica, socialmente fal-cidiante di una caccia di tipo europeo.Per fare tutto ciò, è giunto il momento però di cambiare profondamente an-che noi stessi, la nostra struttura orga-nizzativa interna. Il futuro non può tro-varci impreparati; i ritardi, le lentezze decisionali, gli schemi organizzativi tra-dizionali, la sovrapposizione dei livelli di rappresentanza accompagnati da un uso spesso dispersivo delle risorse a di-scapito di servizi e buone politiche, do-vranno necessariamente essere lasciati alle nostre spalle pur senza disperdere la parte migliore di quell’esperienza. Dobbiamo porci anche noi il problema di dimostrare che l’Arcicaccia vive al di fuori delle logiche di “casta” e che pa-role come trasparenza, cambiamento, partecipazione, democrazia la rendo-no oggi come ieri la casa aperta a tutti i cacciatori e patrimonio inalienabile di ognuno dei suoi iscritti. Un proces-so ineludibile che riguarda ogni livello organizzato che si ponga l’obiettivo di valorizzare al massimo tutte le com-petenze e metterle a disposizione del grande lavoro volontario al grande e generoso patrimonio spontaneamente sprigionato dai nostri attivisti.Una prospettiva da strutturare e com-porre attraverso un nuovo Statuto. Nell’ultimo Consiglio Nazionale è sta-ta presentata una prima traccia che racchiude contenuti molto importan-ti frutto di un lavoro approfondito e collegiale al quale alcuni di noi hanno potuto dare il loro contributo. Quella base di proposta ora è patrimonio di tutti anche se migliorabile. Una propo-sta aperta che dovrà nei prossimi mesi dover meglio interpretare alcune no-vità come quella della nuova geogra-fia istituzionale, a partire dal possibile

superamento del ruolo e funzioni delle provincie, al possibile riaccorpamento delle deleghe in materia di caccia da parte delle regioni. Un quadro che por-terà a profondi mutamenti che apriran-no problemi e sfide nuove; ruolo delle Unioni dei Comuni, rafforzamento delle funzioni delegate agli ATC, istitu-zione delle Aree metropolitane. Tutto questo si riverbererà sui trasferimenti pubblici, sugli investimenti destinati al territorio, su modalità, tempi e qualità progettuale tutte da interpretare ed ancora da definire. Si aprirà a nostro giudizio anche una nuova stagione per le regioni e per i compiti che ad esse spettano anche nel comparto fauni-stico venatorio. La centralizzazione di competenze e la centralizzazione di molte deleghe appare armai certa. Sono queste alcune riflessioni che ci hanno portato verso la necessità di un maggiore rafforzamento dei Comita-ti Regionali quale fulcro di una nuova dimensione dell’organizzazione terri-toriale, ma anche dell’interlocuzione e della rappresentanza delle politiche associative. A loro spetterà l’onere ed il compito di dotarsi di una struttura dimensionata alle loro peculiarità terri-toriali, di definire l’organizzazione terri-toriale, di riformare e rilanciare il ruolo

dei nostri Circoli in termini qualitativi e nei servizi verso l’associato. Una qualità che passa anche attraverso nuove ag-gregazioni comunali e di ATC favoren-do forme di coordinamento leggere e maggiormente operative. Dobbiamo quindi porci l’obbiettivo di consolidare e rafforzare la nostra presenza diffusa sul territorio articolandola in taluni casi anche con il supporto prezioso dei va-ri punti tesseramento e di una rete di attivisti, soprattutto in quelle aree dove l’associazione può ancora crescere ed affermare la sua proposta. Dobbiamo favorire nel contempo una riduzione dei tempi e delle informazioni supe-rando alcune incrostazioni e rendendo tutto ciò che viene prodotto a tutti i li-velli elemento di conoscenza collettiva. Occorrerà inoltre riscoprire il valore del-le nostre iniziative, favorire una diversa formazione dei nostri rappresentanti a partire dalle competenze svolte all’in-terno dei comitati di gestione dell’ATC.Trasformare la macchina organizzativa sul territorio e dare una nuova funzione ai comitati regionali ed alla conferenza dei Presidenti significa anche rimodel-lare l’attuale struttura della direzio-ne nazionale. Anche a questo livello si pone la necessità di garantire una maggiore dinamicità degli organismi e

soprattutto di affiancare la conferenza dei Presidenti regionali ad un esecuti-vo al quale affidare precise deleghe da sottoporre a verifica, ferma restando la peculiarità del Consiglio nazionale al quale spetta garantire il massimo rife-rimento di orientamento e direzione politica.Il lavoro che si sta producendo in questi giorni fa ben sperare. Nelle varie assem-blee congressuali appaiono volti nuovi, giovani e donne preparati e motivati. Si respira la voglia di stare insieme, di dibattere e di impegnarsi in un proget-to comune. Occorre dare spazio a tutto ciò e superare l’idea che dopo di noi c’è sempre il vuoto. I processi di avvicen-damento e di ricambio la dove possibili non devono essere vissuti come forme di esclusione verso nessuno ma al con-trario il nuovo germe per mantenere alto il nome dell’Arcicaccia. L’Arcicaccia ha bisogno di tutti soprattutto perché oggi, nel mondo venatorio e nel paese c’è bisogno di far vivere un’idea alterna-tiva della caccia e con essa di un modo originale quanto bello di fare associa-zione. Ad ognuno di noi spetta il com-pito di non tradire mai questo spirito e di avere sempre sulle spalle e nel cuore il valore della nostra storia e della no-stra originalità.

Massimo Logi

Page 5: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 5congresso

volontariato e del numero dei cacciatori. La comunicazione ha successivamen-te evidenziato il danno provocato dalla modifica della L.Q. 157/92 con l’appro-vazione della “Comunitaria”, la quale ha determinato condizioni per nuove limita-zioni sui periodi di caccia e numero delle specie cacciabili nonché una consistente restrizione del numero di capi prelevabili per le specie che spesso subiscono l’ag-gravante di un prelievo indiscriminato at-traverso il turismo venatorio. Il business economico di queste attività è spesso in contrasto con le modifiche ambientali, climatiche, ecc. che segnalano, se anco-ra ce ne fosse bisogno, che l’allarme sui temi ecologici non è stato raccolto dalla politica. Il drammatico Terremoto che ha sconvolto la Regione, le sofferenze dei cittadini, i lutti, siano presi in seria consi-derazione da Governo e Parlamento per cambiare rotta affinchè, nei fatti, si affer-mi un modello di sviluppo eco-compa-tibile nel nostro Paese. A seguire, nell’e-same delle problematiche, il relatore ha sottolineato la diminuzione del numero dei cacciatori e la conseguente necessità di ripensare, in Emilia Romagna, l’aspet-to strutturale e la relativa gestione. La naturale diminuzione del volontariato

partecipante è sottovalutata dai Comi-tati di Gestione degli Ambiti che, più che preoccuparsi dei problemi dei danni, am-biente e bio-diversità, pensano a come soddisfare gli appetiti ed il consumismo dei cacciatori meno sensibili alla caccia sociale e sostenibile. La Direzione regio-nale nel corso del nuovo mandato con-gressuale si impegnerà affinchè si realizzi compiutamente una caccia compatibile con la consistenza delle specie fauni-stiche, sostenibile socialmente e impe-gnata nella gestione ambientale con un occhio di particolare riguardo alla tutela delle produzioni agricole. L’Arcicaccia la-vorerà, inoltre, per la pari dignità dell’As-sociazionismo venatorio ed anche per proposte che vadano verso la sua unità, su basi condivise, rispettose delle varie opzioni venatorie e per allargare le alle-anze sulla gestione ambientale a tutte le componenti coinvolte. Ai lavori del Con-gresso hanno partecipato le rappresen-tanze regionali di Cia e Confagricoltura le quali hanno espresso apprezzamento e condivisione sui temi affrontati non-ché disponibilità a perseguire nel lavoro di confronto e concertazione che buoni frutti ha portato nella gestione fauni-stica regionale. Hanno partecipato al-

tresì, ospiti graditi, le rappresentanze venatorie Enalcaccia e Libera Caccia con contributi interessanti sulle dinamiche unitarie nonché la Presidente regionale dell’URCA che ha espresso interesse, nel-lo specifico, sulle tematiche inerenti gli ungulati. Molto applaudito è stato anche l’intervento della Regione rappresenta-ta dall’Architetto Maria Luisa Bargossi che ha portato il saluto dell’Assessore Tiberio Rabboni e, entrando nel merito, ha evidenziato le peculiarità del lavoro prodotto nella definizione del calendario venatorio regionale dopo i “guai” prodot-ti dalla “Comunitaria” e dopo le sentenze della Corte Costituzionale sul calendario venatorio dell’Abruzzo e della Liguria che ha chiesto i “calendari venatori” per leg-ge. Difficoltà sono state annunciate, e già prevedibili, per l’attuazione delle “dero-ghe” per l’assenza delle tanto annunciato “Linee Guida” previste dalla legge e mai emanate dal Governo. Le considerazioni del Consigliere regionale Mario Mazzotti hanno messo in risalto le difficoltà che in-vestono l’Assemblea Legislativa e la Giun-ta regionale nella definizione di leggi e regolamenti in un quadro di riferimento normativo incerto e spesso suscettibile di tendenze non sempre obiettive; ha

evidenziato il lavoro che l’Arcicaccia ha svolto per il mantenimento di un quadro di riferimento intercategoriale importan-te. L’Assemblea, dopo le solenni verifiche di rito previste dallo Statuto, dopo il di-battito aperto e partecipato; ha svolto i suoi compiti istituzionali: ha approvato la Relazione del Presidente, ha eletto il nuo-vo Direttivo Regionale con l’inserimento di nuove energie e la conferma dei bravi e generosi dirigenti provinciali e di circo-lo impegnati, senza risparmio di energie, nell’attività culturale, sportiva e di vigi-lanza (un Grazie sentito dal Congresso ai volontari della vigilanza). Poi con voto unanime è stato eletto il Presidente re-gionale dell’Arcicaccia nella persona del Signor Danilo Treossi. L’Assemblea del CSAA ha confermato Roberto Riva Pre-sidente regionale. I lavori sono stati con-clusi dal Presidente nazionale Osvaldo Veneziano, che si è complimentato per la relazione e gli interventi e ha espresso soddisfazione per la capacità dimostrata dai Gruppi dirigenti dell’Emilia Romagna e per essere protagonisti di una politica venatoria riconosciuta dal mondo vena-torio, agricolo, dalle istituzioni, dalla so-cietà e dal mondo ambientalista non ide-ologicamente pregiudiziale alla caccia.

Danilo Treossi confermato presidente regionale

S abato 12 maggio 2012 a San Lazzaro di Savena (Bo) si è

svolto il X Congresso Regionale Arcicac-cia dell’Emilia Romagna. L’Assise regiona-le è stata l’ultimo appuntamento dopo una capillare campagna di Congressi di circolo e provinciali. Tema all’ordine del giorno è stata l’analisi dell’attuale situa-zione socio-economica in relazione all’at-tività venatoria con il fine di individuare orientamenti e proposte risolutive per l’immediato futuro e per una prospettiva di certezza di diritto per l’attività venato-ria in Regione e nel Paese. La relazione del Presidente Regionale ha evidenzia-to le difficoltà del mondo del lavoro e dell’occupazione, la diminuzione delle disponibilità economiche personali e famigliari e le conseguenti ripercussioni anche sulla caccia. Il documento intro-duttivo illustrato dal Presidente regiona-le, Danilo Treossi, ha insistito sulle diverse opzioni che interesseranno la gestione degli A.T.C. ed ha indicato le opportunità risolutive, ad avviso dell’Arcicaccia, della crisi dell’attività venatoria che tra l’altro si è caratterizzata per la diminuzione del

Jagor Valci

Emilia Romagna,ripensare la gestione

C ome accade spesso in questo periodo scorrendo i dati delle

manifestazioni svolte dalla nostra associazione, a circa metà del cam-mino, risalta agli occhi l’importan-tissimo numero di partecipanti che hanno dato vita fino ad ora alle no-stre mostre canine. Infatti tra Lazio, Toscana, Marche ed Umbria sono già più di 2500 i cani giudicati. Un ve-ro record. Come sempre la Toscana

Esposizioni canine Csaa: mai così in alto

Paolo Ingoglia guida la fila con già 15 gare svolte. A seguire il Lazio con 10, le Marche con 4 e infine l’Umbria con una. Siamo soddisfatti evidentemente. Lo è Ro-berto Sciorilli, responsabile naziona-le della nostra lega cinofila e insieme a lui Angiolino Grossi della toscana, Domenico Verdecchia delle Marche, Paolo Zandrini dell’Umbria ed an-che Mauro Annovazzi, Claudia Sodo e Roberto Trillò che collaborano nel Lazio con lo stesso Sciorilli. Il Csaa e l’Arcicaccia nazionale vedo-no realizzarsi il progetto nato alla fi-ne dello scorso secolo che sembrava un’utopia ed invece si sta rivelando un vero successo. Nota molto lieta, tra l’altro, è la mi-grazione dei concorrenti da una regione all’altra con la speranza di ottenere i famosi i.c.a.b. che permet-tono di diventare campioni assoluti di bellezza. Se si pensa che ancora devono entrare in ballo le regioni Emilia-romagna, Piemonte, Molise e Trentino Alto Adige e che ancora si devono svolgere circa 30 esposizio-ni, le proiezioni sono quelle di supe-rare le 5000 presenze. Comunque vi aspettiamo a tutte le nostre gare che troverete sul sito www.csaa.it e alla finale nazionale che si terrà a Roma presso il centro sportivo Moon River il 14 ottobre.

A ndrea Severi, 39 anni, respon-sabile ufficio post lauream

della Facoltà di Economia di Roma Tre, è il nuovo presidente provincia-le dell’Arcicaccia. Raccoglie il testi-mone da Claudio Terribili al quale il gruppo dirigente dell’associazione ha chiesto di impegnarsi, con il pros-simo congresso, sul fronte regionale. L’elezione di Andrea Severi è il frutto di una scelta collettiva maturata nel direttivo dell’associazione nel cor-so dello svolgimento del congresso provinciale, presieduto da Benedetto Valente, e al quale hanno partecipa-to Osvaldo Veneziano, presidente dell’Arcicaccia e Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale dell’Arcicaccia.Durante il dibattito i delegati al con-gresso, a cominciare dalla relazione di Claudio Terribili, hanno sottoline-ato la necessità di una svolta per la caccia italiana tale da farne riemer-gere il profilo culturale e la sua utilità sociale dal punto di vista della tutela ambientale e della ricostruzione del patrimonio faunistico. La strada della demagogia ha portato la caccia verso lidi corporativi e sonore sconfitte tali da pregiudicare la caccia popolare e

Caccia: a Roma, nel Lazio e in Italia serve la svolta

U. S. sostenibile quale peculiarità del no-stro Paese nel contesto europeo. Ser-ve, dunque, una marcia diversa, che partendo dalle buone leggi esistenti e dalla loro concreta applicazione, consenta alla caccia di essere attivi-tà responsabile e in armonia con gli interessi collettivi e, al tempo stesso, gratificante per chi la esercita.Al congresso ha partecipato anche Aurelio Lo Fazio, assessore provincia-le all’agricoltura e alla caccia, che ha rivendicato il lavoro di un quadrien-nio che porterà prima della chiusura della legislatura all’insediamento dei due Atc della provincia di Roma.“È difficile nascondere, in questi mo-menti un pizzico di emozione – di-chiara il neo presidente Andrea Severi – ho la consapevolezza che l’incarico che mi è stato conferito dovrà essere degnamente onorato dal lavoro quotidiano sottoponendomi periodicamente ad un confronto con i circoli soprattutto sulla necessità di invertire la rotta e ri-portare la caccia sostenibile all’inter-no delle scuole , delle famiglie e dei momenti aggregativi. Emanciparsi per emancipare poiché ci ritroviamo nuovamente in una

stagione delicatissima in cui i mas-simalismi di ogni luogo stanno mi-nando alla base la straordinaria sin-tesi ottenuta con la legge nazionale e quella regionale. Tengo a precisare infine che la scelta di porre tra l’altro le scuole al centro del nostro sforzo associativo non è casuale; l’inevitabi-le invecchiamento della popolazione venatoria e l’abbandono prematuro di molti ci impone di tornare a parlare con i giovanissimi; non è la doppiet-ta l’unico simbolo che semplicistica-mente ci può rappresentare agli oc-chi della società deve esserlo anche il cane, il buon governo del territorio, un appostamento ben curato, il su-dore e gli occhi di chi fin da ragazzo,

guardando le gesta o accompagnando “i grandi”, possa imparare ad amare e rispettare la natura al di là degli sciocchi stereotipi che molti cercano di far pas-

sare nella nostra società”. Nei prossimi giorni sarà convocato il consiglio direttivo provinciale per completare la squadra di governo dell’associazione dando forza e rico-noscimento a quell’attività che gior-nalmente si svolge su tutto il territo-rio provinciale.

Andrea Severi eletto nuovo

Presidente Provinciale

di Roma

Page 6: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia6 congresso

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agli ungulati

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Bimestrale - Anno 4 - Numero 4 - Agosto 2012

ISSN 2036-3060

9772036306005

20004

Veterinaria• Il cimurro

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Tradizioni• Corni

da caccia• Heimat!

Gestione• Gestire

lo stambecco

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Professional• Bock Kranj 7x64

Caccia in Europa• Macho Montes

Cani da traccia• Il recupero

del cinghiale

Personaggi• Herbert Strasser

e il suo RS 05

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Bimestrale - Anno 4 - Numero 4 - Agosto 2012

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non perdere il nuovo numeroC laudio Terribili, è il nuovo presi-

dente dell’Arcicaccia del Lazio. Lo ha eletto il consiglio direttivo re-gionale al termine dell’Assemblea congressuale. Una giornata intensa di lavoro alla quale hanno partecipa-to i delegati provenienti dalle cinque provincie della Regione. Il dibattito è stato introdotto da Benedetto Va-lente, coordinatore regionale che si è soffermato sui temi generali metten-doli in relazione con le difficoltà che si registrano nel Lazio a far decolla-re la legge e gli ambiti territoriali di caccia. Il protagonismo dell’Asso-

Lazio. Voltare paginaciazione, che è ora potrà contare su un nuovo e più robusto modello or-ganizzativo, è decisivo, è stato detto per voltare pagina e per puntare, su un progetto condiviso, a ritrovare le condizioni per l’unità del mondo ve-natorio. È intervenuto al congresso, tra gli altri, Marco Ciarafoni, presidente del consiglio nazionale dell’Arcicaccia e Antonino Morabito, responsabile biodiversità di Legambiente. Le con-clusioni del Congresso sono state svolte da Osvaldo Veneziano, presi-dente dell’Associazione.

D iscutere del futuro partendo dalla realtà”: è il messaggio

che arriva dall’assemblea organizzata dall’Arcicaccia del Veneto a Recoaro Terme, in provincia di Vicenza. L’incontro, molto partecipato, è sta-to coordinato da Giuliano Ezzelini Storti e introdotto da una relazione di Gianemilio Coltro, vice presidente vicario dell’associazione che in particolare si è soffer-mato sul prossimo ca-lendario. I partecipanti all’as-semblea hanno inoltre potuto ascoltare dalla voce di Paolo Dalla Via, segretario regionale, e di Ruggero Dal Campo, consigliere regionale, lo “stato dell’ar-te” sui temi relativi al piano faunistico venatorio e sull’applicazione delle deroghe. Un incontro molto apprezzato dai cacciatori presenti che hanno potuto conoscere i termini reali delle varie problematiche senza che il filtro della demagogia e del populismo, spes-

Veneto, stop alla demagogiaso imperante nel mondo venatorio veneto, omettesse o nascondesse la verità. L’Arcicaccia, è stato detto a più ripre-se, anche nell’intervento conclusivo di Marco Ciarafoni, presidente del Consiglio nazionale dell’Arcicaccia, si batte per far riconquistare alla caccia

dignità e rispetto nella società e per farlo ha un progetto che vuole rafforzare il profilo po-polare e sostenibile del sistema venatorio ita-liano. Non serve il con-flitto, agitato da chi ha spesso ha da rivendi-

care interessi personali, ma un fronte largo nella società che porti a consi-derare la caccia, per la sua vocazione legata alla gestione del territorio, un bene primario e collettivo. In questo contesto le proposte dell’Arcicaccia, a difesa di tutte le ti-pologie venatorie, hanno l’obiettivo di restituire ai cacciatori quella cer-tezza di diritto che in Veneto manca da molto tempo.

Arcicaccia Umbria a Congresso: continuità e rinnovamento A Passignano si è svolto il Con-

gresso Regionale dell’Arci-caccia Umbria.L’Assemblea è stata introdotta da una relazione di Emanuele Bennati che ha affrontato tutti i temi più attuali relativi all’attività venatoria e alle conseguen-ze della pesante crisi economica sulla caccia. Gli interventi dei delegati han-no riproposto in modo specifico i temi della gestione, dell’ambiente, della cac-cia al cinghiale già da questa stagione venatoria e del nuovo assetto territo-riale alla luce delle proposte di legge di modifica delle Istituzioni e che, in particolare interesseranno le Provincie

U. S. nei tempi più prossimi. “Ripartire dalle cose semplici, riallacciare i rapporti con il mondo agricolo, con quello ambien-talista e con tutti coloro che nel 1992 portarono alla legge 157; tornare a parlare ai cacciatori facendo proposte serie, realizzabili e mai più demagogi-che”. Questo il tema principale che ha attraversato la relazione, gli interventi, le stesse conclusioni. Impegnarsi per-ché i cacciatori diventino protagonisti di una gestione integrata che vada da quella ambientalista più in generale a quella specifica della fauna selvatica. Priorità per tutti è un’azione di preven-zione dei danni alle colture agricole e di contenimento delle specie invasive e opportunistiche. È questa la caccia vera che porterà le nostre tradizioni venato-

rie nel Terzo Millennio. È la proposta dell’Arcicaccia che prefigura un ruolo importante dei cacciatori e degli enti gestori, in particolare degli ATC. Una prospettiva forte per dare selvaciti veri, certezza di diritto e cultura duratura ai seguaci di Diana. Il dibattito ha posto anche molta attenzione ad una nuova struttura dell’Associazione ridefinendo una filiera più diretta tra circoli, com-prensori per Perugia e consolidando un ruolo di raccordo della Federazione provinciale di Terni tra i Comprensori Orvietano e dell’Amerino. Il progetto organizzativo permetterà di ampliare così la capacità di rappresentanza a tutti i livelli per intercettare al meglio gli interessi degli associati. Il Comitato regionale avrà il compito di dare una

sintesi unitaria delle proposte politiche culturali dell’intera Regione. Il Comita-to regionale dovrà essere in grado di garantire una diffusione dell’informa-zione, la più capillare possibile, a tutti i livelli con nuove tecnologie e con quel-le tradizionali per parlare al cuore e alla mente di cittadini e cacciatori. L’Assemblea ha eletto Giancarlo Co-mastri Presidente Onorario, Emanuele Bennati Presidente, Giampiero Amici Presidente Vicario tra gli applausi e il nuovo Consiglio Direttivo Regionale composto da quaranta membri rap-presentativo delle realtà locali ove l’Arcicaccia è insediata. Al termine dell’Assemblea il neo Presidente ha di-chiarato: “Abbiamo molto da lavorare, dovremo saper ascoltare la voce dei

territori al fine di poterli rappresentare al meglio. Abbiamo bisogno di rilancia-re la gestione sia ambientale che fau-nistica, in modo che la caccia diventi sempre più gratificante e sostenibile e trovi un posto stabile nella società mo-derna senza essere strumentalizzata continuamente.” I lavori dell’Assemblea sono stati conclusi da Osvaldo Vene-ziano, Presidente nazionale dell’Asso-ciazione, tracciando le linee guida per i prossimi anni. Nei prossimi giorni è convocato il Consiglio Direttivo regio-nale per completare la squadra di go-verno dell’Associazione. Intanto tutti al lavoro per la campagna di tesseramento fermamente convinti che, per i cacciatori, non ci sarà conqui-sta senza l’Arcicaccia protagonista.

L’Arcicaccia si batte per far riconquistare

alla caccia dignità e rispetto nella

società

Page 7: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 7congresso

F ar vivere un’Associazione, tenerla il più possibile “sulla

palla”, stimolarne il dibattito e la parte-cipazione è un compito che richiede un grande impegno e pressoché una totale dedizione. Pur cercando di corrisponde-re a questi obiettivi di fondo, alcune volte gli errori e le manchevolezze condiziona-no la qualità del prodotto finale, e quello che riusciamo a produrre non sempre corrisponde esattamente a quello che in origine avevamo preventivato. L’Arci-caccia Toscana è impegnata a costruire un’Associazione che tenga insieme il pensiero con l’azione e il progetto con l’operatività, pur operando in un quadro complesso, nel quale un nuovo model-lo organizzativo e la ricerca di rinnovate compatibilità economiche condiziona-no inevitabilmente il profilo innovativo dell’Arcicaccia del futuro. Sapevamo sin dall’inizio che il compito con il qua-le dovevamo misurarci non fosse una “passeggiata”. Il gruppo dirigente attuale, quello eletto all’indomani del Congresso regionale nel settembre dello scorso an-no, ha dalla sua una grande coesione di fondo, una spiccata solidarietà interna ed è caratterizzato da un’analisi politica delle vicende venatorie, regionali e na-zionali, assolutamente coincidenti. Que-sti elementi ci consentono di affrontare i tanti problemi che si addensano sullo scenario venatorio toscano con serenità e determinazione, consapevoli che le dif-ficoltà attuali e quelle che emergeranno in futuro saranno affrontate mettendo in campo il nostro autonomo giudizio e la nostra disinteressata passione. Sono

diversi i fronti sui quali siamo impegna-ti, ma il primo dato di rilievo che inten-diamo sottolineare è di ordine politico. L’Arcicaccia Toscana ha saputo resistere all’inerzia culturale dell’unità a tutti i costi, dopo aver invece ricercato, con scrupolo e serietà, un’unità vera e profonda, fatta di contenuti e di una visione di prospet-tiva. Per un’Associazione come la nostra, che da sempre ha concepito l’unità del mondo venatorio come il più importante obiettivo da raggiungere, respingere il ri-chiamo suadente dell’abbraccio fraterno è stato un atto di responsabilità e di co-raggio. È vero, con questa scelta ci siamo complicati la vita, nel senso che siamo costretti a sfidare il senso comune che reclama a gran voce il ricompattamento di tutte le organizzazioni venatorie pre-senti. Noi siamo tuttavia persuasi che questa scelta ci consentirà, quando la parola passerà ai fatti (che notoriamente hanno la testa dura), di non finire sepolti sotto le macerie indistinte ed omologan-ti della mancanza delle responsabilità, dove tutto si ammorba in una melassa incomprensibile dalla quale è impossi-bile risalire alla genesi delle vicende. In attesa di capire meglio quel che avverrà di qui a poco, con particolare riferimento all’esito conclusivo che riguarda il Calen-dario Venatorio Regionale, atteso al va-glio della Corte Costituzionale, possiamo tranquillamente affermare, senza tema di smentita, che i risultati prodotti fino ad ora da quando è invalsa la cultura “dei più tempi, più spazi e più specie”, parola d’or-dine di tutto il resto dell’associazionismo venatorio, e da quando si è deciso delibe-ratamente di infliggere un colpo all’equi-librio rappresentato dalla 157, costitui-scono il punto più basso e pericoloso che

la caccia italiana ha raggiunto. L’Arcicac-cia, non già perché si avvalga della sfera di cristallo né perché si appassioni ad una visione apocalittica, aveva ampiamente avvertito che i risultati sarebbero stati esattamente quelli che oggi abbiamo sotto gli occhi: calendari venatori ridotti, una girandola infinita di contenziosi giu-ridici, la fine violenta di una pace sociale che perdurava da due decenni, una ferita profonda alla credibilità sociale della cac-cia e la fine improvvisa della certezza del diritto per i praticanti l’attività venatoria. La Toscana avrebbe potuto rappresen-tare l’alternativa virtuosa a tutto questo. Avrebbe potuto se solo lo avesse volu-to, ovviamente. C’è stata una fase nella quale abbiamo sinceramente pensato che questa traiettoria potesse compiersi concretamente, quando, in particolare, le due maggiori Associazioni venatorie toscane, incontrandosi nell’ormai celebre iniziativa dell’Hotel “Baglioni” di Firenze, chiesero all’unisono di azzerare le pro-poste di riforma della Legge depositate in Parlamento e di sterilizzare gli effetti nefasti del tristemente noto art. 42 della Legge Comunitaria.In quel momento, davvero, avrebbe potuto affermarsi un’altra storia, avreb-be potuto avviarsi una fase realmente nuova, dove, oltre ad impostare una piattaforma programmatica innovativa ed equilibrata per la caccia del futuro, avrebbe potuto prendere piede la speri-mentazione di una stagione che faceva dell’unità del mondo venatorio, almeno toscano, il suo approdo finale.Purtroppo, anziché far tesoro degli errori commessi in passato ed evitare accura-tamente tutti gli elementi che avevano inficiato questo ambizioso tentativo, si è nuovamente affermata una visione che ha fatto centro sulle rivendicazioni cor-porative e velleitarie. Non può valere, del resto, l’etichetta che a qualcuno fa comodo affibbiarci di Asso-ciazione isolazionista ed antiunitaria. In tutti i passaggi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, dai Regolamenti attuati-vi della Legge regionale alla definizione del P.R.A.F. , l’Arcicaccia Toscana non ha mai fatto mancare il proprio contribu-to di analisi e di proposte che abbiamo messo a disposizione della Regione e di tutte le categorie interessate. Ci siamo mossi dalla ferma intenzione di rilancia-re il modello sociale dell’attività venato-ria, che mai come in questa fase rischia gravi contraccolpi per effetto dell’azione corrosiva della cultura privatistica, che ha pienamente investito anche il mon-do venatorio. Ci siamo soffermati, con particolare attenzione, sulla riqualifica-zione della piccola selvaggina stanziale, lepre e fagiano in primo luogo. Rivedere gli Istituti pubblici, a partire da una loro riperimetrazione che, a parità di super-ficie coperta, aumenti la possibilità di irradiamento naturale. Avviare forme di

sperimentazione innovative di gestione che abbiano la capacità di coniugare la razionalità del prelievo, il rafforzamento del legame cacciatore-territorio e un’im-plementazione di risorse per l’azienda agricola multifunzionale. Puntare tutto sul governo complessivo del territorio per quanto riguarda le popolazioni selva-tiche degli ungulati. Basta con gli “spez-zatini gestionali” che, oltre a non risolvere i problemi, alimentano un fronte polemi-co che è subdolamente indirizzato verso forme di privatizzazione della fauna e del diritto di caccia. Affrontare con lucidità e determinazione, volendo salvaguardare la centralità pub-blica della fauna selvatica, alla costruzio-ne di un nuovo rapporto con il mondo agricolo che preveda la possibilità di far gestire loro porzioni di territorio a fronte di una remunerazione proveniente dalla risorse dei cacciatori. on la possibilità di garantire un reddito integrativo agli agri-coltori, la caccia sociale italiana, che noi vogliamo migliorare ma senza tramutar-ne la natura, può continuare a tenere uni-ti i due mondi, quello agricolo e quello venatorio, sul piano del diritto di accesso

al fondo e dunque salvaguardando l’art. 842 del Codice civile. Smettere di pensa-re alla fauna migratoria alla stregua di un “dono”; approcciarsi a questa tematica con maggiore responsabilità, ad esem-pio cominciando a pensare di limitare forme di caccia a “rastrello”, talvolta molto impattanti anche per quanto riguarda la fauna stanziale, ed investire molto, vice-versa, sulla necessità di contribuire, come mondo venatorio, ad una seria raccolta dati per sviluppare una più approfondita conoscenza delle dinamiche della migra-zione in modo da poter disporre elemen-ti incontrovertibili per controbattere alle tesi animaliste. Insomma, l’Arcicaccia To-scana sta cercando di portare avanti un lavoro serio e responsabile. Per continuare a farlo, cercando di mi-gliorarlo sempre più, è necessario l’ap-porto libero e consapevole di tutti i nostri soci, ai quali non chiediamo un sostegno incondizionato e al buio (ci manchereb-be!), quanto piuttosto un’attenzione ed un coinvolgimento che sia figlio dell’one-stà e della passione. Con questo approc-cio e con questi intendimenti potremmo dire la nostra per molto tempo ancora.

Fabio Lupi

Coraggio e responsabilitàcriteri antichi, validi anche per il futuro

“I cacciatori sono prima di tutto cittadini e in un momento di

gravi crisi per il paese devono colloca-re la loro specificità agli interessi gene-rali. È dovere morale prima ancora che civico”: con queste parole Giampiero Amici riconfermato alla guida dell’as-sociazione ha esordito aprendo i lavori del X Congresso Provinciale dell’Arci-caccia di Terni. “Il nostro contributo è legato innanzitutto - ha proseguito Amici - all’impegno per una corretta gestione del territorio ai fini della tu-tela ambientale e della conservazione faunistica. Ambiente e fauna sono i te-sori sui quali si costruisce la bellezza e l’identità culturale e paesaggistica dei nostri territori, fulcro fondamentale di quello sviluppo di qualità sostenibile e socialmente equo e che può scon-figgere la crisi e può far ripartire il pa-ese”. “In questo contesto - ha concluso Giampiero Amici - va ulteriormente rafforzata la caccia popolare e com-patibile contro ipotesi mercantili e privatistiche che in questi anni hanno avanzato coloro che dentro e fuori il parlamento volevano annientare la le-gislazione Venatoria anche con l’aval-lo propagandistico di una buona par-te del mondo venatorio. Peraltro tali atteggiamenti hanno prodotto gravi

Terni. Più identità e più cultura per la caccia del futuro

U. S. sconfitte per gli stessi cacciatori; serve dunque una ripartenza fatta di proget-ti e di coerenza e servirebbe una nuova unità dei cacciatori sgombrando però il campo dalla demagogia”. Ampio il di-battito che è seguito alla relazione e la voce è stata pressoché unanime nel so-stenere la linea della caccia sostenibile rispettosa delle norme nazionali ed eu-ropee e delle indicazioni della scienza. Nel corso del dibattito è intervenuto il presidente dell’ATC, Avv. Giovanni Ero-li e l’Assessore Provinciale Filippo Beco che hanno dato conto del lavoro isti-tuzionale, ringraziando l’Arcicaccia per l’impegno profuso. Il congresso è stato concluso da Marco Ciarafoni, presiden-te del Consiglio Nazionale dell’Arcicac-cia, che tornando sui temi affrontati ha rimarcato la necessità di ricostruire un profilo identitario e culturale per la caccia italiana. “La vera forza della cac-cia - ha sostenuto Ciarafoni - è nella ca-pacità di avere piena cittadinanza nella società e di essere riconosciuta come attività responsabile. Se sarà cosi - ha concluso Ciarafoni - sarà possibile dare forza a quegli aspetti tecnici e regola-mentari che potranno rendere ancora più gratificante l’attività venatoria”. Al-la fine dell’assemblea sono stati eletti i gruppi dirigenti. Giampiero Amici è stato confermato all’unanimità presi-dente prov.le e Farinelli Andrea è stato eletto vicepresidente.

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È tempo d’ArciCaccia8 vita dell’associazione

Toscani, emiliani e umbri sul gradino più alto del podio

I l caldo torrido di luglio non ferma l’Arcicaccia Csaa e tan-

to meno i cinofili da ogni parte d’Italia si sono dati appuntamento, in provin-cia di Viterbo, a Borghetto di Civita Ca-stellana, nell’azienda faunistico venato-ria di Tirio Profili, per contendersi i titoli tricolore di caccia su quaglie liberate con abbattimento del selvatico. Oltre 100 finalisti divisi dagli organizzatori in nove batterie di specialità: non è stato facile, come poi hanno raccontato in sede di relazione, per i giudici stabilire

le classifiche viste le molte prestazioni di eccellenza messe in atto da diverse coppie di cacciatori e cani. Veniamo al dettaglio iniziando dai cani da cerca dove sono previste due batterie. Rego-la la prima batteria, con l’eccellente, lo springer Leo condotto da Simoni Leo. Subito dietro il cocker Lilla (eccellente) di Federico Franchi e lo springer Chic-ca (molto buono) di Vittorio Pesi. Di contro nell’altra batteria Fortini, sem-pre con l’eccellente, non lascia spazio a nessuno con la sua springer Sara. Al secondo e al terzo posto posto due co-cker con l’eccellente: Jack di Franchi e Amir di Camilletti. Nel barrage Fortini

non si distrae e viene laureato cam-pione italiano. Nei continentali italia-ni la vittoria e scudetto tricolore sono andati allo spinone Iso del Buonsanto (eccellente) di Zuccheri. Alle sue spalle ancora due spinoni con l’eccellente: Ve-ron di Farneti ed Edo di Zamponi. Più articolata e combattuta la categoria dei continentali esteri. Tre le batterie in programma. Nella prima batteria sei cani in classifica ma il più bravo, con l’eccellente, è l’epagneul breton Baro-ne di Bettini. Seguono con l’eccellente Peter, epagneul breton, di Mugellesi e Nero, kurzhaar, di Picchiarelli. Nella se-conda batteria un solo eccellente per l’epagneul breton, Zara, di Boanini. Die-tro il vincitore , Bingo, epagneul bre-ton, di Tacchini e Indios Dero, epagneul breton, di Manenti. Nella terza batteria primo eccellente per Crol di Mugellesi, davanti a Nero di Antoni e Stellina di Cappellini. Barrage vinto da Bettini che si cuce sul petto lo scudetto tricolore.Quattro le batterie negli inglesi. Vedia-mole in ordine. Il setter inglese Red di Camilletti, con l’eccellente, vince la pri-ma davanti ad un altro setter, Asia, di Bosi e al pointer Cassandra di Pistolesi, entrambi con l’eccellente. Primo posto ed eccellente anche per pinto, setter inglese di Ledderucci davanti a due

setter inglesi, entrambi con l’eccellen-te: Desy di Togni e Dem di Cipriano.Si chiama Red anche il setter inglese di Mugellesi che vince, con l’eccellente, la terza batteria . Seguono sul podio due setter inglesi: Principe (eccellente) di Cristofani e Dash (Molto Buono) di Ru-bino. Infine tre setter inglesi nel podio dell’ultima batteria: primo eccellente per Arno di Travelli, secondo eccellente per Arno di Vico e terzo molto buono Evair di Picchialli. Nel barragge è Red di Mugellesi a convincere la giuria di me-ritarsi il titolo di campione italiano.Nella classifica a squadre l’Umbria vin-ce nei cani da cerca e negli inglesi. L’E-milia Romagna nei continentali italiani e nei continentali esteri.

Infine l’assegnazione del Trofeo dedica-to a Giancarlo Pagin, appassionato cac-ciatore e cinofilo scomparso, a causa di un infarto fatale, in occasione del cam-pionato di tre anni fa. Nutrita la presen-za di lady e giovani ai quali era riservata la speciale classifica. Una donna e una giovanissima ragazza impongono la loro classe. Si tratta di Fiorella Ricci con Roy nelle Lady davanti a Natalia Losca-riova con Gloria e di Sara Bocchini con Rasty davanti a Bocchini con Faro e Tac-chini con Ally.Giorgio Filippucci, Peppino Pilli e Mar-co Ciarafoni hanno fatto gli onori di ca-sa durante le premiazioni ringraziando concorrenti e giudici per sportività e competenza.

Nestore Branco

Grande successo del campionato di caccia su quaglie liberate

T olleranza zero verso qualsiasi at-to di bracconaggio: ferma presa

di posizione dell’Arcicaccia dopo la notizia del ferimento a fucilate di un raro esemplare di aquila reale sull’al-topiano di Macereto, nel cuore del parco dei Sibillini. “Occorre fermare la mano di questi banditi della natura - dichiara Marco Ciarafoni, presidente del Consiglio nazionale dell’Arcicaccia. Su quei ter-

Arcicaccia, tolleranza zero verso il bracconaggioU. S. ritori insistono quattro o cinque cop-

pie di aquila reale. Il ferimento dell’aquila reale rischia di intaccare la difficile opera di conser-vazione in atto e il delicato equilibrio raggiunto. Questi crimini vanno colpiti in ma-niera esemplare e d’accordo con la nostra federazione provinciale e il nostro comitato regionale offriamo piena disponibilità per coordinarci nelle iniziative che saranno assunte in termini di prevenzione e repres-

sione e prenderemo contatto con la direzione del Parco per affrontare la problematica”. “Il bracconaggio - conclude Marco Ciarafoni - getta fango sull’intera co-munità dei cacciatori e, come a volte avviene, può essere utilizzato stru-mentalmente contro la caccia. Anche per questo la reazione delle associazioni venatorie e del popolo onesto dei cacciatori deve essere de-terminata e foriera di qualsiasi atteg-giamento distaccato o ambiguo”.

L’ Arcicaccia di Lentini, in provin-cia di Siracusa, anche nel 2011,

ha organizzato, con risultati positivi, a partire da marzo e per tutto il mese di aprile il censimento delle coppie di coturnice. I territori interessati so-no stati Carlentini e Pedagaggi nella Contrada Ceusa che si presta benis-simo come habitat naturale per la coturnice. L’Arcicaccia è poi tornata a censire le brigate, con la presenza delle guardie venatorie e i nostri soci cinofili, con altrettanto ottimo risul-tato. L’Arcicaccia di Siracusa e Lentini, continueranno a esercitare il massi-mo sforzo nell’attività di censimento poiché propedeutica alla buona con-servazione della specie: dalla buona gestione ne possono scaturire mag-giori soddisfazioni per i cinofili e per tutti coloro che vanno nelle zone montane con i cani da ferma.L’Arcicaccia ringrazia il direttore del-le Ripartizione Faunistica Venatoria di Siracura, Dott. Giovanni Galante, per la competenza che più volte

Gestione: a Lentini censimento della coturnice

U. S. abbiamo potuto apprezzare e per la disponibilità e la collaborazione che ci è stata data durante tutte le fasi del censimento. Per noi è motivo di gran-de soddisfazione.Siamo un’Associazione attenta e or-gogliosa e ci battiamo per dare fu-turo all’attività venatoria ma l’attività dei censimenti ci sta particolarmente a cuore e continueremo a tutelare, insieme alla ripartizione faunistica di Siracusa. Nella foto di gruppo da sinistra a destra: Di Mari Alfio, GV Di Falco Salvatore, GV Scala Giuseppe, GV Miceli Alfio socio cinofilo Veroni-ca Angelo, GV Commendatore Gio-vanni, socio cinofilo Bosco Cirino, GV Di Carro Alfio; accasciati da sinistra socio cinofilo Siracusano Filadelfo, il dinamico presidente provinciale Ar-cicaccia di Siracusa Vacante Rosario e infine la GV e Segretario particolare del Presidente Insolia Gaspare. Sem-pre nella foto si può notare i cani di razza Setter che hanno fatto la diffe-renza per il censimento alla coturni-ce, con risultato positivo e soddisfa-cente.

N elle scorse settimane, a Firenze, si sono incontrati gli organismi

dirigenti regionali di ARCI TOSCANA e di Arcicaccia TOSCANA.Le due delegazioni, guidate dai ri-spettivi Presidenti Regionali, Gian-luca Mengozzi e Fabio Lupi, hanno dato vita ad una animata discussione

Rinnovato a Firenze il patto tra Arci e ArcicacciaU. S. che ha posto al centro un confron-

to sui valori comuni di riferimento e sulla necessità di tornare a praticarli congiuntamente, contribuendo a fare promozione sociale dal basso ancora più necessaria in un clima generale di crisi economica. Le due Associazio-ni, apparentate da uno storico patto federativo, hanno convenuto che sia giunto il momento di rafforzare e ri-

lanciare la loro reciproca collabora-zione. Investire di più sulle tematiche della solidarietà, dei diritti per tutti, della giustizia sociale ed ambientale, servirà a migliorare anche le occasio-ni ricreative, culturali e ludiche dei so-ci. È in questo quadro che anche le te-matiche venatorie potranno svolgere una funzione positiva nella società del futuro.

Page 9: Tempo d'Arcicaccia 2012

Caccia, serve la svolta

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Convocato dal Consiglio Nazionale il X Congresso dell’Arcicaccia. A febbraio si terrà l’Assemblea dei delegati eletti dai congressi regionali. Approvato il documento programmatico che sarà al centro della discussione e della valutazione degli iscritti insieme alle proposte di modifica dello statuto.

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II caccia, serve la svolta1. La Caccia e la società che cambiaDa questa crisi planetaria non uscire-mo bene, se la “speranza” collettiva sarà rivolta per lo più a far “rivivere” il passa-to. Questa crisi ci trasformerà. Non sia-mo solo nella fase negativa di un ciclo ma di fronte ad una vera rivoluzione di modelli e di paradigma.Non è un caso che il tema dell’inno-vazione sociale sia sempre più citato tra le azioni suggerite come risolutive delle emergenze che stiamo affrontan-do, quasi come la Soluzione ai bisogni della società, una volta persa la fede nel Mercato o nello Stato.Ma è di una nuova forma di innova-zione che abbiamo bisogno, capace di valorizzare, mantenere, coltivare il bene comune; e, quindi, di esprimere maggiore e più concreta solidarietà, indispensabile alla sopravvivenza di donne e uomini, dei giovani e delle lo-ro famiglie.Se da una parte esiste - e deve esistere - il mercato, non si può prescindere dalla centralità del Pubblico, del bene comu-ne, con la sua dinamica innovativa e la sua capacità di servizio nei confronti della comunità.L’autentica innovazione forse la pos-siamo trovare proprio nella combina-zione di elementi mai mescolati prima: il convergere di obiettivi economici, ambientali e sociali potrebbe essere la Politica. Ma bisogna agire presto. Non ci illudiamo... la crisi non è “mediatica”. Il sentire comune non è solo “spread” video virtuale. Attorno a noi, accanto a noi, ci sono fame, povertà, solitudini

vere, reali; e drammaticamente anche vittime. Si sta facendo l’abitudine an-che ai lutti.La crisi è crisi prima di tutto di valori etici ed umani, la politica sembra sem-pre meno attenta nel cercare soluzioni efficaci a migliorare la vita dei popoli, a dare nuove speranze alle società che rappresenta. È passato il tempo del “benessere” uguale “consumismo” e sembra quasi scontato che chi governa la “cosa pubblica” offra solo un “futuro” di sofferenza, di precarietà. Sembra tornare d’attualità, il famoso “sudore lacrime e sangue” di churchilliana me-moria. Contestualmente scomparsi i blocchi e crollati i muri, oggi saltano anche i punti di riferimento fino a ieri più solidi dell’economia e della politica mondiale. Quali saranno le prossime “potenze”: America, Cina, India? Quale sarà la qualità della vita dei popoli i cui governi siano o non siano rappresenta-ti nei “grandi vertici”?Gente, tanta gente, che moriva di fa-me, c’era anche prima della crisi attua-le, ma forse, molti di loro, hanno visto nell’espandersi della globalizzazione la “speranza” anche di un’alimentazio-ne minima globalizzata. Oggi la con-sapevolezza della “limitatezza” delle risorse è a pieno titolo nel patrimonio della coscienza critica collettiva. Noi crediamo che più economia e meno finanza, più produzione di qualità, più sviluppo sostenibile, più occupazio-ne e più lavoro potranno concorrere a “politiche solidali senza dogane” anche per costruire una società dove piacere

e gusto siano all’interno di una cultura più ricca; donne e uomini che compre-ranno e spenderanno, sì, ma vorranno anche vedersi, ascoltarsi, stare insieme, passeggiare, giocare, dialogare, curarsi ed assistersi, vivere all’aria aperta in co-munità che non sentano il bisogno di vincoli di etnia, colore, provenienza.La sensazione è quella di essere parte di un’ umanità che non crede più nella forza dello “stare insieme”, ma in quella del “si salvi chi può”, cresce il degrado dei rapporti umani, soprattutto di ge-nere, come la statistica dimostra ad ogni appuntamento, a discapito della solidarietà che rischia di essere sempre più “parola” che “pratica” quotidiana.Grazie alla storia e alla cultura demo-cratica, grazie alla Resistenza, alle lotte di popolo, gli anticorpi ancora presenti nella società contro egoismo e indivi-dualismo sono sempre attivi nonché patrimonio trasmesso alle nuove ge-nerazioni (guardiamo con passione e plauso ai tanti impegnati nel volon-tariato) ma è forte la tendenza ad abi-tuarsi alla violenza, alle tragedie na-turali, alle prevaricazioni razziste che troppi giustificano come una forma di “legittima difesa” dell’IO sugli ALTRI co-munque diversi.È dalle solide, intoccabili, radici della Costituzione, dal progredire del pro-cesso di Pace, dall’ affermazione di po-litiche sovranazionali sociali, ambien-tali, di lavoro che occorre ripartire; è al “bene comune”, cui tutti, nel Pianeta, abbiano diritto, che dobbiamo ambire affinché “politica” sia sinonimo di “qua-

lità della vita. Di qui la nostra scelta di rinnovare il Patto con l’ARCI assumen-done le finalità che in sintesi vogliamo ricordare: L’ARCI ...“È impegnata nella promozione della difesa dell’ambiente, nell’attività di protezione civile e difesa della salute, nella promozione e realiz-zazione del servizio civile per i giovani italiani e stranieri residenti e nel ricono-scimento delle differenti espressioni della sessualità, nonché di promozione di una cultura di pari opportunità, contribuisce alla diffusione del pluralismo dei soggetti sociali che operano per gli interessi della collettività; promuove il valore della soli-darietà come affermazione dei diritti dei cittadini; promuove la crescita di una de-mocrazia partecipata...” Ma non ci basta assumere le finalità dell’ARCI. Avvertiamo troppo spes-so che ci si avvicina a questi temi per formalità. Occorrerà riflettere su come questi valori vivano nella quotidianità della nostra struttura e restino all’atten-zione di donne e uomini dell’Arcicaccia. Affiancare il “logo” ad iniziative cui par-tecipiamo con Legambiente, quali: Non scherzate col Fuoco, Operazione Fiumi, Piccola Grande Italia, Nave dei Veleni, In Marcia per il Clima, la Marcia della Pace non può e non deve essere solo “scrivere una dichiarazione, un comuni-cato stampa”. Le attività di Volontariato e di Protezione Civile troppo spesso sono rimaste affidate esclusivamente al meritorio lavoro delle nostre Guardie Venatorie Volontarie, cui va il plauso dell’intera Associazione, così come la nostra gratitudine va a quanti, volonta-

ri Arcicaccia e Csaa, si sono impegnati per l’emergenza neve, nelle alluvioni e i terremoti. Non è più accettabile che ci si interessi al “volontariato”, all’attività di protezione civile di parte del mondo venatorio, solo per tentare di superare il “complesso di colpa” nei confronti di un’opinione pubblica cui non si pos-sono far digerire posizioni arroganti e non credibili sulla caccia. Si ottiene solo di arroccarsi su posizioni minoritarie e alla lunga sicuramente perdenti. E arriviamo alla vera domanda dei no-stri giorni: possono i cacciatori essere protagonisti di tanta ambizione? Han-no una speranza realistica di non ave-re soltanto un grande passato e delle grandi tradizioni da difendere, ma di essere vivi e vitalisticamente proposi-tivi oggi, domani, dopodomani e nel prossimo futuro? Non abbiamo mai bussato alla porta del potente di turno; la storia migliore di questa Associazione si è espressa quando, consapevolmente e con tena-cia, abbiamo fatto emergere una politi-ca connotata da un forte profilo identi-tario e quando non ci si è posti, come elemento prioritario, quello dell’inter-locuzione ossequiosa con la politica e le Istituzioni.Non c’è nulla di forzatamente anta-gonistico in questa posizione, quanto semmai la volontà di produrre un cul-tura egemonica della Venazione senza la quale la caccia, da tempo remoto, non avrebbe più le caratteristiche di attività sociale e democratica.Siamo particolarmente orgogliosi, da Associazione libera ed indipendente, nella quale ciascun socio e dirigente ha coltivato con altrettanta libertà le proprie scelte politiche in assoluta au-tonomia, di aver resistito, in questi anni di dilagante pensiero unico, all’unifor-mità culturale dominante di coloro che teorizzavano, anche in campo venato-rio, vetustà e anacronismo di un punto di vista autonomo ed indipendente. Autonomamente non neutrali: è il co-stume mentale che abbiamo “indossa-to” sin dalla prima infanzia...L’Arcicaccia ritiene che solo la Politica, la buona Politica, sarà in grado di aiuta-re il Paese ad uscire dalla crisi economi-co-finanziaria, di rigenerare la fiducia nel rapporto con i cittadini, di evitare lo sgretolamento in chiave populista della rappresentanza. Ed è questo mo-dello di Politica che può garantire un rinnovato patto tra caccia e società. È nel dialogo vero, autentico, esercitato su di un piano di pari dignità, salva-guardando come ovvio che sia, i ruoli e le responsabilità di ciascuno, che deve ripartire il rapporto tra caccia, istituzio-ni e politica.L’Arcicaccia lavorerà, con spirito unita-rio e senza alcun retro pensiero, per av-viare una fase che abbia questo profilo, superata la pochezza e il becerume del Grande Fratello, delle televendite, dei

Arcicaccia è un’associazione libera e indipendente.

Autonomi ma non neutrali

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IIIcaccia, serve la svolta

sondaggi televisivi, dell’antipolitica, dei ladri, dei furbetti. Per non parlare degli eterni drammi del nostro amato Paese, degli attentati senza colpevoli, della corruzione, delle ingiustizie, dei suicidi...Solo le idee, i progetti e gli orientamen-ti ideali, possono essere alla base di un vero, sostanziale cambiamento. E tutto questo non può non valere anche per il mondo venatorio.È “velleitario”, è fuori misura, in un mo-mento così difficile, interrogarsi su un’attività quale la caccia che molti già sentono in estinzione, e proporsi “am-bizioni” e non “pronunciamenti” per una rinnovata, condivisa legittimazio-ne dell’attività venatoria?Ha senso parlare nel nostro X Congres-so di queste cose quando i cacciatori diminuiscono significativamente e i giovani non sembrano più attratti dall’attività venatoria? Noi ne siamo convinti. Ad alta voce: sì; ha senso parlarne proprio per invertire il trend negativo. Se non ci si lascia intrappo-lare dal massimalismo fondamentalista contrapposto all’ abolizionismo ideolo-gico, ci sono tutte le condizioni perché la caccia viva quanto il Mondo.Già nell’antica Grecia si “discuteva” di “animalismo”. In tutte le Grandi Reli-gioni il dibattito sugli animali ed il loro rapporto con l’uomo è stato millenaria-mente articolato e complesso: non si è esaurito e continuerà ad evolversi in positivo per noi, se e in quanto sapre-mo dimostrare, non con le “prediche” ma con le “pratiche”, di volerci assu-mere la nostra parte di responsabilità nella salvaguardia del creato. Con l’av-vento della comunicazione globale dei grandi media, della rete, l’argomento è stato sempre più impattante anche perché la comunicazione è prodotto, in

primis, della cultura urbana metropoli-tana con cui oggi ci si (tra)veste anche in campagna.Ma qualità della vita ed economia del territorio avranno prospettiva nella va-lorizzazione anche della ruralità, nella qualità ambientale, nella ricchezza di biodiversità, nella conservazione del nostro incredibile patrimonio paesag-gistico. Il “locale”, l’Ambito, non è un te-ma cui facciamo ricorso solo per “gior-naliera invocazione”, ma per segnalarne la centralità in qualsiasi ragionamento voglia dare ruolo a noi cacciatori e cre-are consenso attorno alla caccia.Il primo Protocollo d’intesa con Le-gambiente è del 2002. La costituzione dell’Osservatorio Faunistico Nazionale con Legambiente aperto ad altre Asso-ciazioni - e tra queste la Confederazio-ne Italiana Agricoltori -, l’investimento per il monitoraggio del lavoro di ATC, CA, Province, Parchi è stato un segnale forte per riportare l’attenzione alle pro-blematiche, alle luci ed alle ombre della gestione, in un momento nel quale le altre Associazioni venatorie fuggivano dalle loro responsabilità, magari immo-landosi per proposte di legge, ieri ed oggi, del ”di là da venire”.Le riflessioni avviate dalla Federcaccia, oggi, sugli errori commessi, ed il ripen-samento, anche talvolta strumentale, con il quale propone di ripartire dalla “conoscenza” dei dati degli ATC e dei CA non possono che spingerci a con-tinuare sulla nostra strada; aprendoci, d’intesa con Legambiente, alla possi-bilità di contributi e collaborazioni di quanti, questa strada, vogliano percor-rere. Il questionario sugli ATC oggi è sui monitor dei loro computer (Mutatis mutandis). Per quanto riguarda il parlar di Scienza, c’è un punto fermo che non si può eludere, pena la non credibilità

in Italia e all’estero delle ricerche, dei dati raccolti. Questo punto è il ricono-scimento dell’autorità preposta dallo Stato a questo compito: l’ISPRA (ex INFS).Abbiamo discusso e si può discutere sul chi e il come si deve gestire questo Ente (Presidente del Consiglio, Ministe-ro dell’Ambiente, ruolo delle Regioni e loro riconoscibilità), si può e si deve discutere del ruolo degli Osservatori Faunistici Regionali, e del loro rappor-to strutturato con l’ISPRA. Si può e si deve discutere, degli investimenti e delle competenze, ma non può essere contestata la titolarità che, peraltro, le stesse istituzioni europee riconoscono all’ISPRA.La “scienza” riconosciuta è indispensa-bile per uscire dall’angolo della caccia SI o caccia NO, del vietare e dello stra-permettere, del doppio estremismo: abolire e deregolamentare. Lottare contro “l’obesità” non comporta l’obbli-go di diventare “vegani”, ma cercare di assumere carne in quantità equilibrata e di qualità. Grande parte della discus-sione seria è oggi più sulla qualità del pascolo e la riduzione degli allevamen-ti intensivi, che non sulla cancellazione dell’allevamento. Perché non si riesce a portare la discussione sulla caccia all’in-terno di parametri simili?L’indirizzo delle Direttive Europee è per il “benessere animale” che è altro dall’animalismo, talvolta irrazionale e salottiero. Qualità del territorio e delle produzioni, questo è “piccolo e bello”, è “green economy”. Non pretendiamo comunque di credere che la caccia in Italia e anche in Europa sia sempre e comunque indicatore di valore di un territorio. La strada da fare è veramente molta e la maggior parte dei praticanti “l’ ars venandi”, vanno ancora convinti.

2. Caccia, legislazione e futuroChe questo obiettivo se lo fosse già posto il legislatore quando scrisse la 157/92, è sicuro. Il modello di gestione della legge attuale fu disegnato, già al-lora, sul presupposto che le risorse del pianeta non sono tutte infinite e ripro-ducibili. La richiesta di austerità e gli effetti economici del “boom” del con-sumismo, in esaurimento già negli anni ’80, ne erano le premesse. Una legge di grande spessore progettuale nor-mativo che avrebbe avuto bisogno di un’applicazione più coerente, rigorosa e concreta. Sulla base delle esperienze attuative, concertando le proposte, il legislatore avrebbe potuto migliora-re e ulteriormente qualificare la legge 157/92, invece di peggiorarla com’è successo e come è stato proposto in questi anni da chi ne voleva offuscare le finalità più attente alla contempo-raneità. Oggi intravediamo gravi rischi per la caccia italiana, quella costruita nel corso di decenni, a fronte anche di dure lotte referendarie; quella che collega l’attività venatoria alla grande questione della gestione del territorio e della tutela ambientale; quella popo-lare praticata per passione e non de-terminata dalle risorse economiche a disposizione; quella basata sul prelievo programmato e non sull’uso indiscri-minato del territorio; quella fondata sulle indicazioni della scienza; quella che sia anche valore aggiunto e risor-sa integrativa della ruralità; quella che non volge lo sguardo da un’altra parte quando occorre contrastare e reprime-re il bracconaggio; quella che vuole l’applicazione corretta delle deroghe, in funzione di controllo gestionale, con interventi eccezionali e rispondenti alle prescrizioni comunitarie ed alle indica-zioni del mondo scientifico. Sul tema fondamentale di “fauna be-ne comune” occorre trovare le giuste alleanze e la necessaria condivisione per rilanciare anche il modello di cac-cia sociale, sempre più legato ad una buona gestione che ruoti attorno alla programmazione pubblica ed al lavoro degli ATC e CA.Il tema delle risorse deve passare ne-cessariamente attraverso una revisione della tassazione sulla caccia. Le tasse pagate dai cacciatori devono essere reimpiegate tutte sul territorio, par-tendo proprio da una rimodulazione della Tassa di Concessione Governativa che, dall’attuale balzello tanto oneroso quanto inutile, si trasformi in una fonte di entrata diretta per gli Enti preposti alla gestione. Purtroppo, da allora, da quella stagio-ne densa di progettualità riformatri-ce, politica ed istituzioni, associazioni venatorie e ambientaliste e gli stessi imprenditori agricoli, hanno cavalcato sempre più spesso il “contingente”, il rendiconto quotidiano del faccendie-re, dal punto di vista sia economico sia elettorale. Qualche cassetta di fagiani, o qualche chilo in più di cinghiale, sono

diventati più importanti della raziona-lità scientifica o della sopravvivenza di intere comunità rurali. Meglio insegui-re gli estremismi abolizionisti da una parte, o venatori dall’altra, che impe-gnarsi nel “governare la cosa pubblica”. Abitudine con cui abbiamo dovuto fare i conti troppo spesso nel lavoro delle e nelle Regioni, e a cui non possiamo che guardare con giudizio critico quando non severo.In questi anni si sono avvicendate esperienze di movimenti e partiti po-litici che hanno usato la “caccia” per essere sugli scudi della “cronaca” ma con approccio politico sterile, se non dannoso. I problemi di ieri, e di sempre, i danni all’agricoltura, alla zootecnia, i morti per incidenti stradali, sono irri-solti e peggiorati. Sul “palcoscenico” si sono alternate posizioni che vanno dai Verdi al Partito dei Cacciatori. ”Attori” che hanno recitato a soggetto in tutti gli schieramenti politici financo a coin-volgere le massime istituzioni, quali il Governo del Paese; e che hanno trova-to l’acme del dramma con gli spetta-coli della compagnia “Berlusconi”, con Brambilla, Alemanno e decine di parti secondarie, in numerose repliche della commedia sulle modifiche alle leggi sulla caccia che non ha titolo neppure di essere citata.Di fronte alla perdurante incapacità di affrontare le vere questioni da cui di-pende la qualità della vita per uomini, donne e animali, il “paravento” per mol-ti, a destra come a sinistra, nei vecchi come nuovi, e già antichi politicanti, è sempre, il fumo negli occhi di una lotta radicale quanto cieca contro la caccia.Emblematico e dimostrativo l’atteggia-mento anche della politica regionale su vicende “onerose” per i cittadini co-me quello che è accaduto in Piemonte per un Referendum contro la caccia, promosso già nel 1987, e su cui, le va-rie maggioranze, non hanno voluto ri-cercare soluzioni adeguate, che è stato affrontato a pochi giorni dal voto, e che ha ottenuto il risultato di abolire la leg-ge regionale sulla caccia e aprire uno scenario di precarietà e, probabilmen-te, di ingovernabilità per la prossima stagione venatoria. Non volendo soffermarci sulle giravolte - in questo caso, della Lega Nord, “frin-guellara” e secessionista nel parlamento nazionale (salvo votare contro il ristor-no delle tasse alle Regioni!) che cancel-la la legge in Piemonte -, c’è da riflette-re, però, sul fallimento del federalismo di facciata di “politicanti”superficiali, e sull’opportunità di appropriarci noi del valore dei territorio per costruire un si-stema più solido, che comporti anche migliori prospettive per la “caccia. E forse vale la pena mettere il dito su al-cune contraddizioni interessanti, come quella che ha visto i “grillini” piemontesi osannare al livello regionale il Referen-dum ed i suoi quesiti abrogativi, men-tre il Comitato NO TAV, dove gli stessi militano, non aderiva allo stesso Refe-

Sul tema “fauna bene comune” occorre trovare le giuste alleanze per rilanciare

il modello di caccia sociale

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IV caccia, serve la svoltarendum perché consapevole del ruolo e della funzione positiva dei cacciatori nella difesa dell’integrità delle valli. I fatti dicono che, in molte Regioni, non si è voluta vedere la funzione di impresa sociale degli ATC e dei CA, si è disatteso il compito di gestire il pa-trimonio faunistico dello Stato, si è ri-fiutato di essere parte di un percorso sociale ed economico di valorizzazione di quell’ambiente rurale e oggi, in pie-na crisi, e in ritardo, si comprende l’im-portanza di quanto un po’ di risorse e un po’ di lavoro, anche poco, avrebbero potuto fare per ripristinare ambienti e produrre fauna; e che forse sarebbe stato meglio di niente.L’immagine che in questo modo si è concorso a costruire è quella di una caccia ludico-predatoria, non in grado di produrre economia con arricchi-menti di fauna e tutela degli ambienti. Sterile, se non controproducente, per gli agricoltori, priva di interesse e fasci-no per quanti non la praticano e per le future generazioni. La prima necessità di modifica della legge attuale, ove mai si aprisse un percorso condiviso, deriverebbe dall’esigenza di impedi-re che la stagnazione della “caccia” sia nel “pronta caccia”, che è il più grande regalo alle argomentazioni abrogative: se caccia è spettacolo, è gioco, talvolta un po’ “cruento”, troppo secondo alcu-ni; allora non ce ne è molto bisogno in un mondo che, di violenza, anche nello spettacolo, ne ha a volontà. Se non ci impegniamo per realizzare concrete attività che producano valorizzazio-ne ambientale, “la caccia” sarà sempre rappresentata, dal tritacarne mediati-co, in modo più o meno strumentale, a vantaggio di un animalismo ipocrita e superficiale. Ma la caccia invece è im-presa sociale, è controllo ed equilibrio tra le specie, è economia ambientale

positiva di cui non si può e non si potrà fare a meno, se non affrontando gravi rischi per la cura del territorio.Una Ricerca dell’Università di Urbino documenta che rappresentiamo lo 0,5% del PIL, senza le sempre citate commistioni con la produzione delle armi da guerra.Siamo orgogliosi di essere cacciatori. Esseri umani che hanno reiterato, per millenni, dalla preistoria alla storia, la capacità di vivere le più naturali e più radicate emozioni della propria specie nel rapporto con il loro “habitat”, nel rapporto con i loro ausiliari a quattro zampe, selezionati e addestrati con sapienza, nel rispetto delle tradizioni e della cultura dell’ “homo sapiens” che, nell’interesse stesso della salvaguardia della specie, potrebbe essere delittuo-so cancellare.Troppi ritardi nel concretizzare la ge-stione faunistica, troppe risorse, eco-nomiche ed umane, sono state distorte da questi obiettivi.

3. Caccia e governance La stagione di riflessione che la crisi impone alle Istituzioni offre comunque anche un’occasione di ripensamento per affermare gli ATC e i CA e riposizio-nare le competenze delle Province. Le scelte fin qui fatte dal Governo e dal Parlamento, con il Decreto “Salva Italia” sembrano più volte a soddisfare la “pancia” dei cittadini attratti dall’im-perante antipolitica che ad una reale e funzionale riorganizzazione dell’asset-to amministrativo del Paese. Tuttavia il processo è avviato e sicuramente toccherà in pieno anche la governance della caccia e della gestione faunistica. Una loro soppressione o comunque il ridimensionamento delle competenze che potrebbero essere ridotte a mero strumento operativo farebbe venire

meno il loro potere programmatorio in materia faunistico-venatoria: a chi sa-ranno attribuite queste fondamentali competenze? Alle Regioni con il rischio di una moltiplicazione di forme di cen-tralismo certo non in grado di gover-nare processi molto legati alla territo-rialità locale? Alle Unioni dei Comuni, sprovviste di competenze, di personale qualificato e di una rappresentatività politica definita? Ed in questa probabi-le scomposizione e ricomposizione, gli ATC ed i CA che ruolo avranno? Siamo sicuri che un Ente intermedio politica-mente rappresentativo tra Comuni e Regioni non sia necessario per gestire materie come la caccia ma anche ad esempio il trasporto pubblico, i rifiuti, la gestione dell’edilizia scolastica, ecc.?Il mondo venatorio italiano, unitaria-mente, ha deciso di affidare ad alcuni costituzionalisti uno studio in proposi-to. Si riuscirà a costruire una proposta unitaria e credibile da offrire alle Regio-ni? L’Arcicaccia sicuramente lavorerà in questo senso.Con la “Comunitaria” e la modifica dell’art. 18 nella discussione su “tempi e specie” ai cacciatori si sono date solo legnate e per l’ennesima volta si è sba-gliato. Se su queste questioni, legate fondamentalmente ai calendari ve-natori, non ci si inserisce nel dibattito forti di supporti scientifici e pensando anche alle esigenze di valorizzazione e salvaguardia delle colture agricole, si continuerà ad uscire con le “ossa rotte” dai confronti istituzionali: si tratti degli “ungulati” o dello “storno”, da inserire nell’elenco delle specie cacciabili.Non aver scelto con responsabilità, es-sersi affidati alla demagogia del “chie-dere tutto e di più” ha dato non solo i risultati nefasti della “Comunitaria” ma ha causato anche una notevole insta-bilità gestionale ed una spinta ulteriore

alla restrizione dei calendari che si as-sesterà solo, ormai, con gli interventi della magistratura amministrativa, le cui sentenze sono state in maggioran-za, restrittive per i cacciatori. Purtrop-po ci aspettano mesi, per i calendari venatori, che si proporranno in termini molto conflittuali con gli ambientalisti. Le sentenze dell’Abruzzo, della Liguria e delle Marche, chiedono alle Regioni di fare calendari venatori annuali e per atto amministrativo. Per queste nuove ed evitabili difficoltà potremmo van-tarci di dire che, non solo l’Arcicaccia non ha alcuna responsabilità, ma che ne aveva, per tempo, denunciato i pe-ricoli. Pur essendo altri i colpevoli, ma avendo a cuore prima di tutto una mi-gliore e più gratificante attività venato-ria per i cacciatori - non ci beiamo della nostra lungimiranza, tanto i “guasti” li paghiamo tutti - siamo consapevoli che è indispensabile mettere insieme tutte le energie interessate a costruire la “caccia” di domani, quella vera, e non faremo mancare le nostre energie.L’affossamento del Tavolo di confron-to presso la Conferenza delle Regioni, cui tutti hanno plaudito e che noi ab-biamo chiesto di convocare insieme a CIA e Legambiente, è la dimostrazione delle “miserie” figlie della falsa unità di sigle. FACE è un tappo di un contenito-re inesistente che serve solo alle classi dirigenti che di caccia vogliono vivere e alimentarsi e, di contro, non serve a nulla nel tentativo far vivere meglio la “caccia” delle nostre campagne. Di qua-li interessi e di quali ‘luoghi terreni’ sia

rappresentante FACE non è dato sape-re. La rappresentanza della Federazio-ne dei cacciatori europei, a quelli italia-ni, non ha portato né vantaggi, né un euro. Gli ATC e i CA invece di divenire sempre più valore aggiunto della eco-nomia rurale, sono stati trascurati non solo dalle istituzioni ma anche da parti significative di agricoltori, ambientali-sti e del mondo venatorio. Chi doveva trarne “linfa” vitale li ha spesso consi-derati invece come “zavorra”. Questi atteggiamenti sono emblematici per individuare chi nega, coi fatti, giornal-mente, l’unità dei cacciatori nella più importante sede operativa della caccia: l’ATC e il CA.Per questo le “Associazioni venatorie altre” hanno paura della Federazione degli ATC e dei CA che proponiamo di costruire insieme agli enti di gestione e alle Aziende faunistiche venatorie. Una specie di complesso di “Peter Pan” li porta ad avere paura di diventare più forti e uniti anche con la più ampia rap-presentanza degli interessi portati da soggetti diversi, ma legati all’attività venatoria. Anche al di là dei valori rap-presentati dalla Federazione degli Am-biti, migliorare la Legge 157/92 - così come le Direttive Europee che non so-no tabù - anche laddove si verifichino esigenze urgenti, se non ci faremo cari-co di ricostruire un sistema più maturo di relazioni sulla caccia, non sarà mai possibile. La “pratica” e la “storia” hanno dimostrato che anche in Europa si sono avuti miglioramenti dove e quando so-no stati valorizzati i punti d’intesa tra i

La caccia è impresa sociale, è controllo ed equilibrio tra le

specie, è economia ambientale

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Vcaccia, serve la svoltadiversi portatori d’interesse. L’ipocrisia, la finzione, nascondere le responsabi-lità ed i problemi per raggiungere l’u-nità organizzata dei territori di caccia e anche dei cacciatori, “buttare il cuore oltre l’ostacolo”, non avere chiarezza e certezza di prospettiva, non accordarci per la sicurezza e le assicurazioni, per il pluralismo della rappresentanza, non dare regole per autonomia, risorse, rapporti con il mondo scientifico, agri-coltori, ambientalisti, istituzioni ... tutto questo è solo suicida. Il male minore per l’Italia sarà che non riusciremo, per la velocità e la gravi-tà della crisi, a dotarci di contenuti e strumenti unitari utili; il peggiore che, fallite le associazioni venatorie, il Paese avrà bisogno dei cacciatori. Chi li orga-nizzerà allora: gli agricoltori, divenuti imprenditori della nostra passione?

4. Caccia e unità del mondo venatorio

Oggi più che mai dobbiamo trovare il coraggio di rilanciare con forza il tema dell’unità del mondo venatorio proprio nel momento in cui l’attività venatoria deve lottare contro le continue misti-ficazioni anticaccia quando il numero dei cacciatori è in forte calo anche per il concorso della crisi economica, delle restrizioni, delle forzature conseguen-ti all’autoreferenzialità delle proposte (solo oggi ci siamo decisi a difendere insieme la chiusura al il 31 gennaio). Crediamo sia giunto il momento di ripensare una nuova strategia ed un nuovo modello democratico e rappre-sentativo di unità del mondo venato-rio non esaustivo ma propedeutico ad alleanze di sistema. Unità non formale, ma sostanziale: unità nelle scelte, unità nell’azione, unità nell’organizzazione. Ancor meglio sarebbe, unità negli in-tenti. Alle nostre spalle c’è un cumulo di macerie fumanti causato da accor-ciamenti di calendari, difficoltà ad ap-plicare le deroghe, tribunali e ricorsi, in-certezza del diritto, incomprensione ed avversione da parte della società... Di tutto ciò c’è chi ha la responsabilità sto-rica, con nomi e cognomi: Fidc e Face. È grazie a Federcaccia che l’estremismo venatorio trova voce ed attenzione un una parte della classe politica incline più al populismo lobbysta ed al “brac-conaggio elettorale” che al buon gover-no di una materia così complessa. È alla Federcaccia, protagonista a suo tempo con noi della sconfitta referendaria e del varo della ‘157’, che va l’onere di riconoscere che la strada intrapresa in questi ultimi anni si è dimostrata sba-gliata e controproducente. Solo così sarà possibile riavviare un confronto su basi culturali nuove e saremo in grado di riprendere il percorso di una caccia che vive nella Società, di una caccia so-ciale e sostenibile nel nostro Paese. Bisogna liberarsi delle emotività, smet-terla di essere superficiali e corporativi ed essere invece capaci di analisi reali della società nella quale viviamo per poter fare concretamente una politi-ca venatoria ed ambientale. Ricercare l’unità solo nei momenti di “grande pericolo”, solo nell’emergenza viene recepito giustamente come messag-gio di opportunismo e di debolezza. Dobbiamo prendere coscienza che so-lo se riusciremo a superare le barriere dell’appartenenza all’una od all’altra

delle associazioni venatorie, solo se po-niamo fine alla stupida lotta tra poveri, che si configura nella caccia alla tesse-ra a tutti i costi, anche con l’arma della denigrazione nei confronti delle altre associazioni venatorie, solo se ci con-sidereremo un’unica grande famiglia, all’interno della quale ci posso essere anche modi di pensare diversi, ma con gli stessi ed identici problemi da affron-tare e risolvere. Solo così, coniugando merito e rappresentanza possiamo acquisire maggiore capacità contrat-tuale e dare risposte adeguate a quanti ci considerano già una specie in via di estinzione. Sono argomentazioni che ripetiamo da anni e siamo consapevo-li che questo obiettivo non è facile da raggiungere anche perché poco comu-nicato ai cacciatori e manipolato dalle altre Associazioni venatorie per i ben noti interessi di bottega.È la storia, anche quella del mondo ve-natorio italiano, che ci insegna che è l’unione attorno ad un interesse comu-ne a fare la forza, a dare credibilità agli obiettivi comuni e condivisi.Da soli non si va da nessuna parte co-me dimostra il fallimento di altre Asso-ciazioni.Sarebbe tempo, tanto per fare un esempio, di pensare ad una struttura “federata” che abbia un’unica polizza assicurativa che, tra l’altro, ne abbasse-rebbe il costo e consentirebbe di con-trollare le “furbizie”.Unità del mondo venatorio italiano ma anche analisi puntuale e approfondita valutazione della necessità di ricalibra-re tutta la nostra organizzazione nel

quadro delle profonde trasformazioni della società, dell’assetto istituziona-le del Paese. Della caccia è necessario riformare quello che ne è il fondamen-to sociale, partendo da noi stessi per favorire la necessaria contaminazione esterna. Serve quindi una nuova di-mensione della caccia e con essa una nuova Arcicaccia, moderna, rappresen-tativa, essenziale, meglio organizzata e più vitale sul territorio, in presa diretta con i suoi associati e con i cacciatori, democratica e totalmente trasparente. E questo è lo scopo vogliono cercare di raggiungere le migliorie che abbiamo proposto nello Statuto.Il tempo a nostra disposizione non è infatti molto. Mantenere questa situa-zione sarebbe un atto di profonda ir-responsabilità di cui non intendiamo macchiarci. La svolta culturale della quale abbiamo bisogno sta nel ridise-gnare il profilo della caccia moderna. Dobbiamo farlo al più presto, parten-do da alcuni punti fondamentali sui quali almeno noi lavoriamo da tempo. La caccia del domani deve riuscire a portarsi dentro, senza nostalgia però, i cromosomi del suo patrimonio di sto-ria e conoscenza. Passione e sentimen-

Ripensare una nuova strategia ed un nuovo modello democratico e rappresentativo

di unità del mondo venatorio

to sono il collante della ragione per non rassegnarci alla testimonianza. La strada è dunque segnata ed è davanti a noi. Basta percorrerla rivitalizzando concetti basilari sui quali si è discusso troppo astrattamente e in parte si sono negati con proposte e scelte legislative sbagliate e comportamenti ondivaghi.

5. La Caccia responsabileL’idea della caccia conservativa si fonda su alcuni principi irrinunciabili:• Fauna patrimonio indisponibile della

Comunità nazionale e quindi bene collettivo. Un valore da difendere ad ogni costo mantenendo l’art 842 del codice civile.

• Rapporto tra cacciatore e territo-rio. Solo così si possono garantire le necessarie azioni gestionali, un uso consapevole della risorsa insieme agli indispensabili elementi di responsa-bilità nel prelievo controllato e nelle opere di volontariato

• Mobilità programmata e sostenibile e reciprocità tra Regioni facilitata dalla definizione di calendari venatori omo-genei per grandi aree.

• Leggi, regolamenti e Calendari vena-tori armonici e rispettosi delle Diretti-

ve e degli obblighi europei quale base essenziale per un nuovo patto con il mondo ambientalista e scientifico, au-torevolmente supportato, che metta fine alla fase dei contenziosi

• Un nuovo e più equilibrato rapporto tra ATC e CA, territorio a caccia pro-grammata e sistema delle aree protet-te attraverso una pianificazione terri-toriale ed una programmazione che sappia affrontare e coniugare il pro-blema della protezione, della caccia e, nei parchi e non solo, della gestio-ne di alcune popolazioni faunistiche e del loro impatto anche ai fini della prevenzione dei danni alle coltivazio-ni agricole

• Un nuovo patto con il mondo agri-colo che sprigioni se possibile risorse anche per la gestione diretta da parte degli agricoltori di parte del territorio ai fini faunistici, per la realizzazione di miglioramenti ambientali per la pro-duzione di fauna allo stato naturale come occasione di reddito integrativo per l’impresa di qualità e multifunzio-nale e per il turismo rurale. Tutto ciò dovrà avvenire garantendo alla Pub-blica Amministrazione un ruolo cen-trale nella pianificazione e program-

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VI caccia, serve la svoltaadeguatamente) e della mala gestione (diffusa) in molti campi del vivere quo-tidiano, le aree protette non sfuggono a questa dura legge. Ne è riprova l’e-splosione del problema degli ungulati, con il cinghiale in testa, e i conseguenti danni alle coltivazioni, gli incidenti stra-dali... per cui le aree protette, prive di una reale gestione attiva, fungono da serbatoi sconfinati che neutralizzano qualsiasi buona azione realizzata nel circostante territorio. Diventa insom-ma imprescindibile la necessità di una gestione complessiva del territorio, quale strumento con cui approcciarsi ai problemi, come quello degli ungulati, e dar loro uno sbocco operativo dove è necessario con la riforma delle nor-me che regolano sia la vita delle aree protette e sia la prevenzione e il con-trollo dei danni da fauna selvatica sul territorio agro-silvo pastorale. Gestione unitaria del territorio che non significa certamente “caccia nei parchi”. Significa compartecipazione dei vari soggetti alla risoluzione dei problemi attraver-so una programmazione comune, nel

mazione per non scivolare nella logica di una produzione interamente fina-lizzata al consumo ed al commercio faunistico. Un patto con gli agricoltori, quindi, non soltanto sull’allevamento e sui danni ma sulla comune ricerca di utilità anche economica per creare fauna nelle ZRC, nelle ZRV, nelle AFV di qualità, nei distretti per la piccola selvaggina stanziale etc.

• La ricerca da parte di tutti gli interes-sati per fare in modo che il consumo alimentare, nella fattispecie delle car-ni degli ungulati, possa divenire “cul-tura” di quel territorio “viva ma anche cucinata”; e, quindi, risorsa della ge-stione faunistica da utilizzare nel rap-porto tra ATC, CA e agricoltori.

• La realizzazione, senza ipocrisie, di un patto che mantenga fermi i capisaldi della caccia popolare e sostenibile, ma sia anche reddito possibile per le imprese agricole, se non vogliamo di-sperdere quel poco di unità tra i nostri due mondi che abbiamo raggiunto sul piano del diritto all’accesso al fon-do. Per questo occorre approfondire

una soluzione che veda l’ATC quale or-ganismo di partecipazione in stretto rapporto sia con la programmazione pubblica e con l’iniziativa privata.

Questa è la sfida del futuro ed ora serve dotarla di un’anima, di un respiro più ampio sapendo che i tempi ci impon-gono di affrontare alla radice problemi nuovi e profondi.

6. Caccia e Aree ProtetteNon possiamo sottacere, al contempo, i guasti che un certo ambientalismo fon-damentalista e inconcludente ha pro-dotto sul versante delle aree protette. Chiunque può constatare che ci sono aree del Paese rinchiuse in Parchi e Ri-serve Naturali che non hanno risposto alle loro reali finalità. Ma d’altra parte si deve anche riconoscere che accanto a queste, esistono anche eccellenze che hanno contribuito alla salvaguardia di risorse ambientali importantissime per la biodiversità. Tuttavia nel Paese delle eccellenze (ne abbiamo molte, anche in potenza, e quelle che abbiamo non siamo quasi mai in grado di valorizzarle

rispetto delle diverse competenze e finalità. Una cooperazione stretta che contribuirebbe senz’altro a mitigare le conflittualità diffuse tra aree protette, agricoltura e gestione venatoria.

7. Caccia e AgricolturaPer come continuiamo a vederlo noi di Arcicaccia, il rapporto tra  caccia, fauna e agricoltura deve  essere improntato prima di tutto alla consapevolezza che si interviene su beni che appartengono alla collettività e non a singoli individui.Negli ultimi anni però la fauna selvatica per molte aziende agricole è divenuta un problema per i danni che provoca alle colture. È parte degli scopi che ci proponiamo, fare invece in modo che la fauna e la sua gestione diventino un’ opportunità di crescita. L’emergenza danni va finalmente ricondotta ad un alveo di eccezionalità e non di ordina-rietà come, in certe realtà, avviene og-gi. Su questo tema il mondo venatorio si è assunto importanti responsabilità e in diversi casi alcuni risultati positivi sono stati ottenuti. Purtroppo molte situazioni di non gestione degli ungu-lati, come ad esempio il sistema delle aree protette, porta ad inficiare quei risultati positivi che sono stati raggiun-ti nel territorio a caccia programmata. Da qui la necessità di un fronte comune che porti a gestire gli ungulati in modo omogeneo in ogni territorio indipen-dentemente dai confini amministrativi in cui gli animali si trovino a gravitare. Le risorse destinate alla gestione ve-natoria devono poter entrare in modo massiccio nel ciclo virtuoso di un’ agri-coltura che abbia come fine non solo la produzione alimentare ma anche beni immateriali e servizi per la collettività. Occorrerà ripensare il rapporto tra Isti-tuti deputati alla gestione faunistica e le aziende agricole territorialmente interessate. Tali aziende potrebbero as-sumere la gestione diretta di detti Isti-tuti riconoscendone i risultati faunistici raggiunti, in un quadro di programma-zione pubblica. Il comparto dei miglio-ramenti ambientali a fini faunistici può divenire una pratica agronomica dif-fusa e remunerativa. È da considerarsi valore aggiunto per le Aziende Agritu-ristiche la presenza della fauna sul ter-ritorio. È un dato incontrovertibile che la possibilità di avvistare in modo sem-plice animali selvatici è un “bene” assai richiesto da fette sempre  più ampie di turisti. In questo quadro rientra anche il tema di Istituti faunistici ben gestiti. Anche gli ungulati, pur nell’inderogabi-le necessità di risolvere il problema dei danni alle colture, possono rientrare in quest’ ottica. In sostanza, l’azienda agri-cola, che pure deve avere una legittima propensione ad esercitare un interesse specifico per il 20% del territorio agro-silvo-pastorale destinato dalle norme nazionali all’iniziativa privata, può en-trare più complessivamente nel ciclo

dell’offerta della cultura venatoria, non tanto e non solo per singolo capo da abbattere o per la carne da vendere. Il vero valore della caccia sta nelle sue radici profonde, nel suo antico legame con ogni territorio che deve essere va-lorizzato anche economicamente al fine di sostenere l’agricoltura soprat-tutto in zone svantaggiate per le col-tivazione ma potenzialmente ricche in termini faunistici. Su questi presuppo-sti culturali ma anche pratici dobbiamo necessariamente ricostruire un percor-so comune di tutti, affinché il dibattito su temi come fauna e caccia e colture non sia destinato ad essere sempre di-laniato dalle contrapposizioni tra sensi-bilità diverse. La fauna è un bene comune e come tale deve essere pensato, gestito ed anche utilizzato da chi ne abbia un legittimo interesse. Su questo punto agricoltori e cacciatori non possono prescindere da un’ unità di intenti che va costruita su contenuti culturali prima di tutto e poi declinata in azioni ed interven-ti specifici che riescano a migliorare e conservare il bene comune ‘fauna’, pro-prio perché è la società stessa nel suo complesso che  ha un interesse diretto alla sua conservazione.

8. Arcicaccia e la riforma organizzativa

Se questo è il futuro da costruire il cambiamento non può trovare impre-parata ed inadeguata sotto il profilo organizzativo interno la nostra associa-zione. Nel dibattito congressuale è fon-damentale mettere al centro l’impor-tanza di rinnovare e adeguare al futuro l’Arcicaccia. Ciò dovrà avvenire ad ogni livello ed in ogni luogo, e la nostra as-sociazione nazionale dovrà fungere da stimolo permanente affinché ciascun livello organizzativo territoriale possa attrezzarsi culturalmente ed  operati-vamente per rispondere al meglio alle sfide del domani.La nuova organizzazione dell’Associa-zione prevede un rafforzamento del ruolo dei Comitati Regionali in virtù delle sempre maggiori competenze ed autonomie che le passate riforme costi-tuzionali hanno attribuito alle Regioni. Il Comitato Regionale deve essere quin-di l’interlocutore diretto della Regione di riferimento, con il compito di espri-mere l’indirizzo dell’Associazione per la politica venatoria regionale, nonché di verificare la messa in atto sul territorio degli impegni programmatici, tenendo conto delle peculiarità locali. Il Comitato Regionale diviene quindi l’espressione di tutte le realtà associa-tive presenti sul territorio regionale aderenti all’Arcicaccia e degli iscritti. In questo nuovo quadro organizzativo dovrà pertanto assumere il ruolo e la funzione di strumento costante di re-lazione con i livelli interni, dal Circolo sino alla Direzione Nazionale, e di rap-presentanza dell’associazione nei con-fronti del mondo politico, istituzionale, associativo e di categoria. Il Comitato Regionale dovrà inoltre assumersi il compito di promuovere la condivisio-ne ed il rispetto dei principi fondanti la nostra Associazione, avendo facoltà di controllo anche sull’attuazione dei principi democratici interni ai Circoli ed alle Federazioni Provinciali. La propo-sta del nuovo Statuto intende costruire

Caccia popolare e sostenibile ma anche fonte di reddito

per l’agricoltura

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VIIcaccia, serve la svoltaun impianto organizzativo dell’associa-zione che sappia assicurare il massimo della democrazia interna, faccia un dogma della trasparenza e valorizzi la partecipazione degli iscritti. Una rior-ganizzazione dei gruppi dirigenti a par-tire dal livello centrale che dia supporto e servizio al lavoro gratuito e prezioso dei nostri tantissimi volontari impegna-ti. Il nuovo Statuto raccoglie l’esigenza di una trasformazione della Direzione Nazionale dotandola di maggiore dina-micità dei suoi organismi, a partire dal suo Esecutivo, garantendo maggiore rispondenza tra funzione e rappresen-tanza in chiave operativa, mediante l’attribuzione di deleghe specifiche e di mansioni sulle quali possa essere ricon-dotta una puntuale verifica. Ferme restando alcune, necessarie prerogative di natura politica che però devono anche garantire un agile eser-cizio della rappresentanza collegiale individuato nelle funzioni dell’Esecuti-vo, nel nuovo assetto organizzativo, si afferma il completamento del processo federalistico, con la formale istituzione del Consiglio dei Presidenti Regionali; organismo che assume ulteriore auto-revolezza e maggiori capacità gestio-nali nel sostegno e nella collaborazio-ne all’attività dei Comitati Regionali,

in particolare di quelli che hanno una limitata struttura operativa, lasciando ad un Consiglio Nazionale rappresen-tativo, il ruolo di orientamento e dire-zione politica.Il nuovo Statuto si propone di rafforza-re ulteriormente anche il ruolo dei Re-gionali, per incrementare la possibilità di sinergie tra i diversi livelli di direzio-ne, per realizzare più efficacia e funzio-nalità e per qualificare la rappresen-tanza verso le Istituzioni, al centro e sul territorio, anche con l’ausilio di nuove figure operative e di esperti sulle singo-le tematiche provenienti direttamente dal gruppo dirigente nazionale, dove si vedrà un Esecutivo organizzato,e Vi-ce Presidenti nazionali impegnati per grandi aree interregionali.Il Congresso Nazionale dovrà essere il centro del dibattito su come riorganiz-zare l’Associazione a partire dai livelli di rappresentanza territoriale e locale, affinché gli stessi riacquistino moti-vazione e capacità operativa senza le quali l’Arcicaccia rischia di diventare un centro di elaborazione dati senza il ne-cessario radicamento territoriale.D’altra parte, però, analizzando la no-stra rete organizzativa e di presenza sul territorio, possiamo notare una frammentazione molto diffusa che

favorisce la presenza tra i cacciatori, ma non sempre garantisce la dovuta qualità e capacità operativa in termini di elaborazione politica, di servizi, di coordinamento. Possiamo constatare che, in alcune Regioni, sono i Circoli più grandi e strutturati che riescono an-cora a crescere o mantenersi su livelli accettabili di soci. Dobbiamo riflettere sulla possibilità di creare una rete di-retta con queste strutture più grandi, laddove esistenti, che, assieme ai pro-vinciali, svolgano anche loro un ruolo di servizio e di elaborazione politica sul territorio. Dovremo quindi prevedere ed organizzare un contatto diretto tra il centro e queste strutture, anche bypas-sando la struttura piramidale con cui è costruita l’Associazione, in modo da diminuire la distanza tra il Nazionale, il Regionale ed il territorio. Il rispetto della democrazia interna dovrà essere coniugato  con un serio ripensamento, anche per la loro diminuzione, sull’uso delle risorse interne sia economiche che umane a tutti i livelli. Ogni realtà regionale, anche attraverso le sedi organizzative, avrà il compito di costruire al meglio il sistema interno della rappresentanza e la conseguen-te ottimizzazione dell’uso e destina-zione delle risorse in relazione, sia alle strutture provinciali, sia ai servizi e alla assistenza della Direzione Nazionale. Il superamento del sistema piramidale dovrà favorire un nuovo  spirito di ser-vizio  ma anche di intervento tra i grup-pi dirigenti costituiti. Le migliori ener-gie dovranno, pertanto, essere messe a disposizione ed impegnate più effi-cacemente possibile nell’Associazione, in modo meno schematico e con forti

elementi di sussidiarietà tra i vari  livelli organizzati. Anche il Circolo e le nostre strutture di rappresentanza locale (i Fiduciari) non dovranno essere considerati una realtà a se stante ma parte di un “blocco” più grande e capace di mettere in campo maggiori risorse umane e organizza-tive. Il Tesseramento è la principale, quando non esclusiva, forma di finan-ziamento dell’Associazione a tutti i li-velli e la ripartizione delle quote di ade-sione deve necessariamente passare per una verifica delle forme di aggrega-zione da definire territorialmente in ba-se alle diverse situazioni regionali, ma comunque in quelle con strutture cir-colistiche riferibili ai seguenti modelli:• Circoli già esistenti o regolarizzati;• Circoli comunali costituiti dalla riag-

gregazione dei punti di tesseramento;• Circoli sovra-comunali: riaggregazio-

ne degli iscritti attorno al circolo più numeroso e strutturato di un’area omogenea;

• Aggregazioni di zona o Comprensori dei Fiduciari e attivisti, anche in rela-zione al coinvolgimento e alla parte-cipazione alla vita e alle scelte degli ATC.

Queste forme aggregative dovranno rispondere alle varie prescrizioni nor-

mative e civilistiche ed avere la funzio-ne di:1. Consolidare e allargare la presenza

diffusa sul territorio di rappresentan-ti e responsabili del tesseramento dell’associazione.

2. Favorire una riduzione delle distanze tra centro e periferia migliorando gli scambi di idee, informazioni, assi-stenza ai soci.

3. Promuovere eventi, iniziative, ma-nifestazioni, convegni, feste, attività sportive ludico ricreative anche ai fini del finanziamento dell’Associa-zione.

4. Migliorare la gestione amministrati-va dell’intera associazione.

5. Favorire una maggiore preparazione e motivazione dei nostri volontari e dirigenti per esprimere un adeguato sostegno alle politiche associative ed ai rapporti con gli ATC.

La creazione di forme unitarie, finan-co a livello interprovinciale, non deve quindi essere intesa come una riduzio-ne di autonomia, anzi deve essere con-siderata uno strumento di sostegno alle attività dei singoli soggetti che an-dranno a costituirle. Infatti unendo ri-sorse umane ed anche economiche sa-rà, in alcuni casi, possibile creare punti di riferimento anche fisici (es. una sede

Rafforzare il ruolo dei Comitati Regionali

per rendere l’associazione più efficace e funzionale

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VIII caccia, serve la svoltacon un minimo di strumentazione) che fungano da supporto al lavoro associa-tivo e sviluppare nel contempo un suf-ficiente grado di elaborazione politica e di proposta operativa sul territorio. In particolare, laddove la consistenza as-sociativa non consente stabili presenze organizzate, e magari nemmeno una sede, il livello provinciale può assorbir-ne le funzioni.Questa impostazione potrebbe essere applicata anche alle Federazioni Pro-vinciali, sia in previsione del riassetto istituzionale in corso ma non ancora definito, sia per una migliore funziona-lità interna.Per alcune aree omogenee dove, a fronte di  realtà organizzate e funzio-nali ne esistano altre che scontano difficoltà di vario genere, è possibile progettare forme di coordinamento o di unificazione anche su singoli aspetti, che siano in grado di promuovere un salto di qualità politico-operativo per le nostre strutture provinciali. Un nuo-vo assetto che colga anche l’esigenza di accorpamenti per le aree metropo-litane e favorisca comunque una serie di sinergie per le province con grandi dimensioni territoriali tenendo conto anche delle nuove e possibili riperi-metrazioni degli ATC, nel quadro del superamento di alcune funzioni oggi affidate alle Province.

9. Arcicaccia e CsaaMa dobbiamo essere anche capaci di guardare oltre la caccia per dare mag-giore forza proprio alla caccia respon-sabile e sostenibile. È in questo quadro che si inquadra il lavoro fin qui svolto dal Csaa, luogo di aggregazione di tut-ti coloro - associazioni, circoli, donne e uomini - che vivono le attività spor-tive e ludiche in stretto rapporto con la natura. Ed è nella dimensione di un progetto associativo direttamente col-legato all’esigenza di più coerenti atti di conservazione dell’ambiente e delle sue risorse, nonché alla compatibilità delle attività proposte, che occorre ave-re quale riferimento dell’azione orga-nizzativa. E diventa quindi imprescindi-bile la creazione di un nuovo modello di sviluppo per una economia a misura d’uomo accompagnata da una diversa e moderna concezione del benessere individuale e collettivo. La crisi che investe il nostro Paese e non solo, è probabilmente dovuta ad una lunga egemonia del pensiero neolibe-rista fondato su una presunta, quanto infondata illimitatezza dello sviluppo e sull’esasperazione ricercata di derive consumistiche.Scrive l’Ocse nel suo rapporto per i 50 anni di vita: “La crescita economica è importante ma il cuore dell’azione po-litica deve essere il benessere dei citta-dini. E il benessere si misura in tre pila-stri: condizioni di vita materiali, qualità della vita, sostenibilità”.Queste priorità evocano un nuovo mo-dello economico, fondato sulla soste-nibilità ambientale e sociale, capace di ridurre le diseguaglianze, promuovere la legalità e l’unità del Paese. È in que-sta prospettiva di economia verde e di ricerca della qualità che deve collocarsi l’attività di quanti avvertono i “beni co-muni” quale segno di appartenenza ad una comunità. Il Csaa del futuro deve saper declinare il protagonismo attivo

di un’ associazione di volontariato che partecipa a pieno titolo alla fase di ri-costruzione del Paese. Lo può fare sia quando assume il profilo di associazio-ne sportiva impegnata nella migliore organizzazione delle attività cinofile e all’aria aperta, sia quando è impegnata nelle attività ambientali e di protezione civile. Il filo conduttore per tutti è lo stesso: mettere in rete quanti, a diverso titolo, vivono consapevolmente la na-tura viva rifuggendo da impostazioni oltranziste, di tipo predatorio, o mum-mificatrici. In questo contesto il Csaa ha saputo assumere rilievo organizzativo e associativo allorché ha affrontato il tema del rapporto uomo/cane con un suo particolare profilo lontano da un’ “ufficialità” fin troppo burocratica e da atteggiamenti umanizzanti e fonda-mentalisti. Una strada da perseguire con maggiore risolutezza, affrontando con più coraggio il mare aperto ed in-

Il Csaa, in stretto rapporto con l’Arcicaccia, deve saper esplorare strade innovative

nalzando la bandiera del vero benesse-re animale, che non necessariamente coincide con quello del cittadino me-tropolitano.Di più e meglio invece si può fare con le altre attività sportive e ludiche alle qua-li non sempre, in maniera omogenea sul territorio, è stato dato riscontro, non sfruttando, come nel caso della mico-logia e della ricerca dei tartufi, nonché della protezione civile, il servizio assi-curativo predisposto dall’Arcicaccia. Il Csaa nell’esplorare strade innovative, pur nella sua autonomia, deve sentirsi parte integrante del progetto Arcicac-cia ovvero parte integrante della capa-cità di saper collegare i temi specifici agli interessi generali.Sarà il congresso del Csaa, del prossi-mo autunno, a meglio definire la rotta da perseguire e le strade nuove da in-traprendere per rafforzare l’originalità dello spaccato associativo rappresen-

tato dall’Arcicaccia. Ci proponiamo in conclusione obiettivi importanti ma non impossibili.Ci proponiamo come la migliore casa per il popolo dei cacciatori.Il convincimento forte è che, giusta-mente, siamo giudicati e criticati per l’immagine che diamo di noi, ma ci sono energie e, proposte; c’è un’idea di “caccia” affascinante, gratificante e utile al Paese. È la proposta del nostro Documento Congressuale: auspichiamo divenga patrimonio dei cacciatori, a partire dai nostri iscritti. Se è vero, come è vero,    che gli italiani preferiscono le soluzioni alle polemiche, se saremo capaci di in-formarli, comprenderanno l’importan-za del contributo che una “buona cac-cia” può fornire al patrimonio pubblico del Bel Paese.“Conoscere per decidere” è il presup-posto della democrazia e noi vogliamo

farci conoscere e non nasconderci all’o-pinione pubblica, ai giovani. Basta con i vecchi “complessi”; ci tro-veranno nelle sedi, sui giornali ma, soprattutto, nelle Zone Ripopolamen-to e Cattura, nei territori degli Ambiti Venatori, con gli operatori, i tecnici, la vigilanza volontaria, nei distretti per la piccola selvaggina, tra i selecontrollori, a decidere e a fare gli abbattimenti. È in questi luoghi che ci troveranno i cittadini.Qui ci sono  e ci saranno le bandiere dell’Arcicaccia. I soci protagonisti, co-struttori del futuro. È di queste ban-diere e di questi uomini che parleremo in famiglia e nelle scuole, sui giornali e nella rete perché la loro passione, il loro impegno ci fornisce il più solido e convincente argomento per parlare al cuore e alla mente delle persone ed es-sere compresi.

Roma, 25 maggio 2012

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È tempo d’ArciCaccia 9vita dell’associazione

che la legge affida alle Province. Ipotiz-zare un corretto governo della materia centralizzando i poteri alla Regione e trasferendo la gestione ai Comuni e al-le Unioni dei Comuni, porterebbe alla dispersione delle risorse, alla mancan-za di coordinamento sugli investimenti e provocherebbe una serie di difficoltà nelle azioni gestionali sulle popolazio-ni di fauna selvatica che notoriamente non rispondono ai confini amministra-tivi e interessano in molti casi vasti are-ali e Istituti Faunistici comprese le Aree Protette. La nostra associazione – prosegue Fer-retti – ha più volte sollecitato queste riflessioni anche sui tavoli regionali. Ad oggi nessu-na risposta è arrivata in tal senso; la stessa Leg-ge Regionale approvata a fine anno sul riordino amministrativo, appare lacunosa e animata da un forte spirito centralista.

Francamente, siamo sorpresi e amareg-giati, dal silenzio che regna su questi importanti aspetti, nel mondo vena-torio senese e non solo. Il modello di gestione locale, tanto sbandierato ed esaltato in questi anni e che ha rappre-sentato un riferimento a livello nazio-nale, rischia di subire un colpo mortale e nessuno sembra accorgersene. Occorrerebbe da subito reimpostare una strategia e un forte sistema di al-leanze per difenderlo, tutelarlo e rilan-ciarlo. Per quanto ci riguarda – conclude il presidente di Arcicaccia Siena -, siamo pronti a fare la nostra parte a patto che

si avvii una discussione seria con i vari portatori d’interesse e si abbando-nino nel mondo venato-rio, posizioni velleitarie, corporative e che, soven-te, prescindono dai temi

veramente importanti e determinanti per i cacciatori e i cittadini».

C on lo spirito di far conoscere il proprio impegno e le sue atti-

vità, il C.S.A.A. di Siena, anche quest’ anno ha organizzato la propria Festa Provinciale realizzata, come sempre, negli ospitali ambienti del Circolo ARCI di Fontebecci. Una Festa aperta a tutti gli appassionati del settore ve-natorio, ma anche a tutti coloro che amano la natura e che si interessano alle tematiche ambientali insieme ai loro amici, ai loro parenti, ai loro figli.In quella circostanza, il C.S.A.A. Pro-vinciale, ha offerto la cena e premia-

Grande partecipazione alla Festa Csaa di Siena

U. S. to con il “PREMIO DI MERITO SPORT E AMBIENTE”, creato per l’occasione, i Responsabili e/o i Referenti delle Zo-ne Addestramento Cani, delle Zone di Ripopolamento e Cattura e delle Zone di Rispetto Venatorio di tutta la Provincia di Siena, un gesto che non ha certo ripagato delle fatiche pro-fuse dagli addetti ai lavori di questo settore, ma che ha voluto rappresen-tare – ha ricordato il presidente Paolo Guazzini - un riconoscimento morale dovuto per l’impegno e l’attacca-mento all’Associazione e all’obiettivo di un sempre più stretto rapporto tra caccia e cinofilia.

È Marco Talluri, trentenne perito agrario, il nuovo presidente del

Circolo Arcicaccia di Poggibonsi. Lo scorso venerdì 22 giugno, presso il Centro Anziani di Poggibonsi, i nu-merosi associati cacciatori presenti all’Assemblea Congressuale, hanno eletto il nuovo Presidente per accla-mazione. Marco Talluri sostituisce nel

Un trentenne alla guida dell’Arcicaccia di Poggibonsi

U. S. mandato Dante Valeri, recentemente nominato nel Comitato di Gestione dell’ATC Siena 17 con la carica di Vice-presidente.Nell’incontro, che ha visto la parte-cipazione di Massimo Logi, Segreta-rio Generale dell’Arcicaccia Toscana, sono stati affrontati numerosi temi legati al particolare momento che l’attività venatoria sta vivendo. Le incertezze sul Calendario Venatorio,

frutto in larga parte degli errori com-messi dalla restante parte del mondo venatorio, e che hanno compromes-so l’unità e la necessità di mettere in campo nuove strategie con gli agri-coltori sono stati alcuni degli elemen-ti centrali della discussione.È emersa la necessità di difendere e ri-lanciare il ruolo degli Istituti Faunistici pubblici con particolare riferimento alle Zone Ripopolamento e Cattura.

C on la recente approvazione del Piano Faunistico Regionale To-

scano anche per gli ATC è iniziata la fase di rinnovo dei Comitati di Ge-stione e l’Arcicaccia Toscana ha pen-sato di organizzare, nella splendida cornice dell’Azienda agro-forestale “I Lagoni” di Pistoia, un corso di forma-zione di aggiornamento per i propri rappresentanti con la partecipazione degli studenti del corso di laurea in “scienze Faunistiche” dell’Università di Firenze.

Toscana. Corso di formazione per i rappresentati negli ATC

U. S. La numerosa pattuglia targata Arci-caccia negli ATC (l’associazione è pre-sente con almeno un rappresentante in tutti e 19 gli Ambiti) è composta da alcune importanti conferme, in par-ticolare per quanto riguarda le presi-denze e tanti nuovi e giovani compo-nenti dei Comitati di Gestione. Indipendentemente dalle maggiori o minori esperienze l’Arcicaccia Tosca-na ha organizzato un corso al fine di trattare le diverse tematiche gestio-nali ed amministrative avvalendosi della collaborazione di esperti dei vari settori. Così sono stati affrontati i temi

della pianificazione generale, della gestione della piccola fauna stanzia-le e degli istituti faunistici, degli un-gulati e dei danni alle colture ma si è parlato anche di avifauna migratoria, aspetti amministrativi, rapporto con il mondo agricolo ecc.Il corso si è svolto nei giorni 7 e 21 maggio e 4 e 20 giugno partendo con la prima lezione nella splendida cornice dell’Azienda Agro-Forestale de “I Lagoni” a Pistoia, di proprietà dell’associazione per concludersi nel-le giornate successive presso la sede regionale di Firenze.

Si avvii la discussione a livello istituzionale per salvaguardare un modello di gestione

L’ abolizione delle Province ri-schia di produrre un vero e

proprio caos per la gestione dell’attivi-tà faunistico-venatoria. A lanciare l’allarme Alessandro Ferretti, presidente di Arcicaccia Siena che sot-tolinea: «L’intera normativa di settore affida alle Province ruoli precisi di pia-nificazione, gestione e controllo. La maggior parte delle risorse econo-miche, quasi interamente provenienti dalle tasche dei cacciatori, vengono trasferite a Province e ATC per investi-menti sulla gestione del territorio ai fini faunistici ed ambientali, per il conteni-mento e risarcimento danni provocati dalla fauna selvatica alle coltivazioni o per la vigilanza. Il Piano Faunistico Venatorio che è lo strumento fondamentale di program-mazione in materia di caccia, rappre-senta una delle prerogative centrali

U. S.

Abolizione delle province? Un problema serio, da affrontare

Il mondo venatorio

abbandoni posizioni

corporative

Page 18: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia10 vita dell’associazione

indispensabile per la gestione del ter-ritorio ai fini faunistici, il bracconaggio che danneggia i cacciatori onesti, il rapporto tra le associazioni chiedendo loro di aprire una fase nuova nei rap-porti unitari superando l’attuale dibat-tito tutto imperniato su battaglie di re-troguardia e che non discute del futuro possibile della caccia nel rapporto con l’insieme della società.Davvero ampio e articolato è stato il dibattito con oltre una decina di in-terventi che hanno apprezzato la rela-zione del presidente approfondendo alcune tematiche ed incoraggiandolo ad essere protagonista dell’indispen-

sabile rinnovamento del quadro diri-gente provinciale dell’associazione al fine di poter diventare sempre di più interpreti dei tanti cacciatori e sono la maggioranza, che intendono praticare la loro passione nel rispetto delle leggi sviluppando sempre di più un positi-vo rapporto col mondo agricolo e co-struendo un rapporto non conflittuale con l’insieme della società.Alla fine sono stati eletti i delegati ef-fettivi e supplenti che parteciperanno al congresso provinciale dell’Arcicaccia e tutti si sono intrattenuti per un gradi-to rinfresco con prodotti della francia-corta.

N ella serata di venerdì 13 lu-glio al Centro Civico di Ca-

stegnato si è tenuto il congresso del circolo Arcicaccia Franciacorta: una ri-unione davvero riuscita e di fronte ad una cinquantina di iscritti ed amici del Circolo oltre a cacciatori aderenti ad al-tre associazioni. il Presidente Giuseppe Serlini ha intrattenuto i presenti con una relazione forte e precisa sui compi-ti che attendono l’Arcicaccia sia a livel-lo nazionale che locale e sulla necessità del rinnovamento del gruppo dirigen-te Provinciale. I punti salienti toccati sono il rapporto con il mondo agricolo

Silvio Parzanini

Arcicaccia Franciacorta:protagonisti del cambiamento

P oco prima della stagione vena-toria appena conclusa, l’Arci Cac-

cia di Lentini (Siracusa) ha festeggia-to, alla presenza di circa novanta soci, accompagnati dalle rispettive mogli e fidanzate, durante una cena apposita-

A Lentini premiati due soci ottantenniU. S. mente organizzata, due soci cacciato-

ri ottantenni. E’ stata consegnata una targa ricordo a testimonianza dell’atti-va presenza all’interno l’Associazione.I soci ottantenni sono Luciano Conte, che è fondatore dell’Arci Caccia a Len-tini dal 1973 e Salvatore Puglisi detto baffo, arzillo e pimpante, che oltre ad

essere un vecchio cacciatore è anche un ottimo ballerino, compresi quelli latino americani. La loro avventura venatoria non finisce certo alla soglia degli ottant’anni. Anzi, Conte e Pugli-si hanno tanta voglia di proseguire le loro avventure venatorie e da tutti noi il più grande degli “in bocca al lupo!”

C on l’approvazione in II Commis-sione del Consiglio Regionale

del Piano Regionale l’Arci Caccia esprime la sua preoccupazione circa alcune norme in esso contenuto ed in particolare quella che permette-rebbe agli agricoltori di sparare agli ungulati sui loro terreni se, entro 48 dalla richiesta di abbattimento, Provincia ed ATC non avessero prov-veduto. La preoccupazione nasce dal rischio che si determini una de-regulation pericolosa in quanto con una semplice segnalazione, priva di qualsiasi riscontro tecnico circa la sussistenza o meno di reali danni,

gli agricoltori possano di fatto pro-cedere all’abbattimento di qualsiasi ungulato si trovi semplicemente a transitare nei campi, invitando a tale abbattimento altri cacciatori a loro discrezione.Questo provvedimento, oltre a la-sciare seri dubbi sulla reale efficacia, rischia di mortificare l’impegno che i cacciatori in questi anni hanno mes-so per il rispetto dei piani di prelievo, nei contenimenti, nella prevenzione danni, ecc. Un impegno che vede i cacciatori in prima linea in quanto coscienti che solo con la soluzione del problema dei danni si può rico-struire un patto con gli agricoltori per la gestione faunistica.

Abbattimenti di ungulati “fai da te”: la preoccupazione dell’Arcicaccia

U. S.

S i è tenuta presso le strutture del-la zona addestramento cani di

Campitello, nella splendida cornice del Valdarno Aretino, la premiazione del campionato provinciale di arezzo Arcicaccia CSAA per cani da ferma e da cerca con selvatico abbattuto 2012. Ovviamente, nelle migliori tra-dizioni toscane, ma non solo, il tutto si è svolto durante una magnifica cena, molto partecipata, organizzata dai gestori della ZAC Alessandro e Nada che hanno ospitato anche l’in-tera programmazione del Campio-nato Provinciale, svoltasi in tre gare, che hanno visto complessivamente la partecipazione di oltre centoventi cani e dove l’ultima del 15 aprile e il barrage del 5 maggio stesso, sono stati decisivi per stilare le classifiche definitive nelle tre categorie, Inglesi, Continentali e Cerca. La premiazione è stata svolta dal pre-sidente provinciale Arcicaccia Luca Giusti e dai suoi collaboratori che

Zac Campitello a Bucine, gare cinofile e tanto altro ancora

U. S. hanno reso possibile l’intera manife-stazione e alla fine dei conti si sono laureati campioni provinciali per que-sta disciplina, il setter inglese diego di Rossano Travelli per gli inglesi, l’e-pagneul breton iago di Valter Piccioli per i continentali e la springer spaniel

skinn di Saverio Marini per la cerca. vLa zona di Campitello non è solo un’area per i soli appassionati di ca-ni da ferma o da cerca ma anche un importante punto di ritrovo per tutti coloro a cui piace stare immersi nella natura e a contatto con gli animali.

Una nuova stagione unitaria lontana dalle battaglie di retroguardia per dare forza alla caccia nella società

Page 19: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 11vita dell’associazione

Coppa Campioni su lepreA Reggio Emilia si è festeggiato il decennale

ringraziare in ordine Gianferrari Angelo, di Scandiano, Guidetti Antonello di Ca-stellarano, Comastri Vincenzo, di Baiso: a questi preziosi collaboratori, si aggiun-gono lo storico delegato ENCI Boiardi Rino, e il segretario delle prove Nelson Tammasia sopranominato l’ammiraglio. La coppa in numeri ha visto la parteci-pazione di 24 mute, 28 coppie e 8 singo-li. Parallelamente alla Coppa si è svolto in prova unica il trofeo del parmigiano reggiano Trofeo Lusoli valida per l’asse-gnazione del titolo di campione Italiano Arcicaccia 2012. Alla conclusione delle prove durante le premiazioni Marco Cia-rafoni a nome della Direzione Nazionale e Demos Morellini per la Federazione Provinciale Arcicaccia, hanno rivolto sinceri ringraziamenti agli organizzatori, ai Giudici, agli agricoltori, all’Atc Collina,

agli accompagnatori, ai concorrenti che numerosi hanno contribuito ad un otti-ma riuscita di questo decennale.Finalisti singoli Giuria Mora, Cristofolini, BaldoniMattei, Ferrari, Gennarini, FerrariCampione 2012 Ferrari con KellyFinalisti coppie Giuria Incerti, Sassara, TaraschiGilioli, Magnani - Ginardi, Ghirotto, Rampini, MacchioniCampione 2012 Ghirotto con Giulio e Moira; 2° Macchioni con Barone e Arena; 3° Rampini con Dina e MoraFinalisti mute Giuria Monti, Ghidelli, MorelliniMontersino, Ronconi, Pedretti, Brambillaschi-Petruccioli, GiglioliCampione 2012 Montersino con Isa, Alice, Sara, Sonia.

D ieci anni fa è iniziata nel co-mune di Busana, in provincia

di Reggio Emilia, l’avventura cinofila che ha preso il nome di Coppa dei Campioni per cani da seguita su lepre per le classi singolo, coppie e mute. Dopo alcune mi-grazioni in diverse parti d’Italia, la Coppa Campioni è tornata a Reggio Emilia: le prove svolte nei giorni dal 19 al 22 Aprile, hanno visto il loro epicentro a Levizzano di Baiso presso il circolo sportivo della Pro Loco la Piola. Un circolo che con ge-nerosità da alcuni anni mette a disposi-zione tutta la logistica, a partire dal Bar al ristorante, gestiti in modo magistrale dai dirigenti dei circoli di Scandiano, Ca-stellarano e Baiso. Colgo l’occasione per

Demos Morellini

Coppa delle Regioni, Coppa dei Campioniprove speciali, raduni, Oscar della Cinofilia

24 agosto: coppa regioni, tutte le razze da ferma e da cerca CAC; 25 agosto: coppa campioni inglesi cac cacit; coppa campioni spaniel cac; speciali spinone,

bracco italiano, epagneul breton e weimaraner (cac cacit); raduno spinone cac; 26 agosto: coppa campioni continentali italiani e continentali

ZONE RIPOPOLAMENTO E CATTURA PROVINCE SIENA, PISA E FIRENZEATTENZIONE MODIFICA LUOGO RADUNO: Azienda IL COLLE - LAJATICO (PI)

24/25/26 agosto 2012 - prove doc

Prove di caccia su selvaggina naturale

I MASTER DELLA CINOFILIA

www.csaa.it www.arcicaccia.it infoline: 06 4067413 fax 06 40800345 [email protected]

I l campionato di caccia su beccacce è in assoluto nel ricco programma

di attività cinofila uno degli eventi più importanti organizzati dall’Arcicaccia Csaa. Organizzazione perfetta gui-data sul lato operativo da Giampao-lo Zandrini e per quello logistico da Alberto Alunni. Accompagnatori di grande capacità: Guerrini Franco, Bo-ni Walter, Maestri Mario, Falleri Luigi, Faloci Gabriele, Mirco Fiorucci, Bian-coni Romano, Marioli Valerio, Alberto Alunni, Primavera Bruno, Giusti Luca, Ceccagnoli Marcello, Biagioli Egidio, Stoppini Roberto, Ciribilli Leonardo, Bucarini Andrea. I cani inglesi sono i più numerosi, ben 44, e hanno avu-to i favori della dea bendata poiché ben tre di loro sono entrati in classi-fica. Nella batteria di Fabio Lascialfari primo eccellente per il setter Jhon di Omero: soggetto nella nota del con-corso, sempre in mano senza alcun richiamo del conduttore, azione con-tinua. Nel turno non ha l’occasione dell’incontro. Richiamato si rimette bene sul terreno ferma beccaccia molto nervosa che s’invola quasi su-bito. Al secondo eccellente il setter in-glese zuma di Claudio Cipriani: parte con azione continua, dopo lo sgancio ferma beccaccia che si invola quasi subito. La cerca è un po’ indipenden-

Tricolori su beccacce, il più bravo è setter Jhon di Omero Tontini

Giorgio Filippucci te, riferma beccaccia, al frullo qualche passo in parte dovuto alla giovane età. Nella batteria giudicata da Salvatore Piedepalumbo il primo eccellente va al setter Rey di Alipio Tomassacci: sog-getto che dimostra subito buone qua-lità per portamento e metodo di cerca e molta esperienza per questo tipo di selvatico. Ferma beccaccia in cima ad una collina con ottima conclusione, rilanciato conferma la prestazione. Il barrage tra i vincitori se lo aggiudica Jhon di Omero Tontini che vince così il Campionato Italiano 2012. Buona la presenza dei cani Continentali che di-visi in due batterie hanno dimostrato non solo di saperci fare ma anche di avere grande esperienza del selvatico; purtroppo sul loro percorso le regine non sono apparse. Presenti anche due bracchi italiani. Tanti ma proprio tanti, ben 21 i cani da cerca, ma anche per questi soggetti nessun cane in classifi-ca. La classifica a squadre è stata vinta dalle Marche. Le relazioni dei giudici son state molto condivise e quindi va riconosciuto grande merito alle loro competenze e alla loro grande pas-sione e quindi un meritato applauso a Paolo Fegatoli, Fabio Lascialfari, Mas-simo Marini, Flavio Marioli, Giancarlo Massari, Salvatore Piedepalumbo, Ugo Pucciatti, Francesco Rossi, Fede-rico Tosti, Domenico Verdecchia e a tutta l’organizzazione.

A Firenzuola, nella splendida azienda venatoria “Il Palasac-

cio”, si è svolta la quinta edizione del campionato italiano con armi ad avancarica. La location, la formu-la del campionato, la sportività dei concorrenti hanno reso davvero pia-cevole la partecipazione all’iniziativa, voluta e sostenuta in partnership da Arcicaccia Csaa e dall’azienda Davi-de Pedersoli. Tre le prove alle quali i concorrenti sono stati chiamati a ci-mentarsi: il tiro alla sagoma, il tiro al piattello e la prova di caccia pratica. Con la regia impeccabile di Giuliano Masetti (anche nella sua veste di di-rettore di tiro alla sagoma) ben so-stenuto in questo cimento da Ales-sandro Baroncelli (giudice di caccia

Tricolori “avancarica” al PalasaccioU. S. pratica), Nevio Pulcino (direttore di

tiro al piattello), da Massimo Freschi, da Fabrizio Melani e da Stefano Papa-relli tutto si è svolto con grande rego-larità. I momenti di maggiore agoni-smo si sono avuti nel tiro al piattello dove Enrico Siclari, pluricampione di specialità ha dovuto sudare le sette camicie per superare, dopo barrage, in graduatoria la verve di Massimo Freschi. Alla fine però la classe di Si-clari riusciva a mettere in riga, nell’or-dine, Freschi e Aleandro Moretti. Non c’è stata storia, di contro, nella pro-va di tiro alla sagoma poiché Paolo Biffoli è stato autore di un en plein spettacolare. Dietro di lui, a qualche lunghezza, Enrico Siclari e Massimo Freschi (dopo spareggio con Fabrizio Melani e Aleandro Moretti). Discorso diverso nella prova di caccia. E’ stato

presentato un lotto di cani di assoluto pregio venatorio. La classifica è il frutto di “qualche imprecisione” dei concor-renti. Chi non ha sbagliato è stata Luisa Albertin con il setter inglese Gaia che ha regolato (e ne siamo davvero felici) un drappello di uomini a cominciare da Valter Moretti con il setter inglese Stak e Aleandro Moretti con il bracco italia-no Atena.Nella classifica finale, infine, il campio-ne dei campioni è Enrico Siclari (con il bracco italiano Atena) seguito da Mas-simo freschi e Aleandro Moretti.Parole di apprezzamento per concor-renti, organizzatori e per l’Azienda venatoria, rappresentata dai fratelli Gabriele e Giacomo Naldoni, è stata espressa durante la premiazione da Stefano Pedersoli e da Marco Ciarafoni, presidente del Csaa.

Page 20: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia12 tesseramento

AffidabilitàPOLIZZA A/2012 - BASECaso Morte € 52.000,00Caso I. P. € 52.000,00 franchigia asso-luta 5% fino al 12%. Per I.P. superiore nessuna deduzione Diaria ricovero € 10,00 max 40 gg franchigia 10 gg

A posto con la legge e non solo(escluso soci Sicilia e Sardegna)R. C. T. - € 900.000,00 per sinistro con il limite di € 400.000,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 130.000,00 per danni a cose ed animali.

RCT Cani da caccia esclusivamente riferita alle attività previste dalla Leg-ge n. 157/92 e dalle Leggi regionali e provinciali di disciplina. Rapina del fucile in presenza di mi-naccia o violenza: indennizzo annuo € 250,00.

POLIZZA B/2012 - SUPERCaso Morte € 85.000,00Caso I. P. € 85.000,00 Franchigia assoluta 5% fino al 12% sui primi € 52.000,00. Sulla somma eccedente € 52.000,00 per I.P. pari o inferiore al 5% nulla è dovuto, per I.P. superiore al 5%, si applica percentuale accertata, dedotti 5 punti. Riduzione 20% massimali Morte e I.P. per ultrasettantacinquenni.Diaria ricovero € 20,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.)Diaria gesso € 16,00 max 60 gg. (fran-chigia 10 gg)R.C.T. - € 1.500.000,00 per ogni si-nistro, con limite di € 750.000,00 per ciascuna persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima prin-cipale e € 500.000,00 per danni a cose e/o animali.R.C.T. Cani da caccia: € 1.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Legge 157/92 e Leggi regionali e provinciali ed € 250.000,00 unico per un solo sinistro per annualità derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni pe-riodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vigenti. TUTELA LEGALE: € 5.000,00 per sinistro e per anno as-sicurativo. Furto e rapina del fucile: indennizzo annuo € 250,00

Molte opportunità per cacciatore e cane

Infortunio e Morte Cane di proprietà

Coperture per: morsi di vipere, lesioni prodotte da cinghiali, investimento da veicoli, massimo risarcimento annuo € 700,00 con i seguenti sottolimiti:• € 700,00 in caso di morte del cane

iscritto ai registri genealogici dell’EN-CI con qualifica di almeno Eccellente ENCI o CSAA - ARCICACCIA.

• € 350,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano otte-nuto una qualifica di almeno Molto Buono in una fase del campionato italiano CSAA - Arcicaccia

• € 150,00 per tutti gli altri cani

• Spese veterinarie € 100,00 per an-nualità e un solo evento. In caso di morte del cane non sono rimborsate.

N.B. In caso di morte di cani di età infe-riore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l’indennizzo è dovuto per un solo cane per annualità. In caso di morte derivante da collisio-ne con veicoli e lesioni prodotte da cinghiale verrà applicato uno scoper-to del 20%.

Massime garanzie per cacciatore e cane

C/2012 - SUPER MAGGIORATACaso Morte € 100.000,00Caso I. P. € 100.000,00 Franchigia assoluta 5% fino al 12% sui primi € 52.000,00. Sulla somma eccedente € 52.000,00 per I.P. pari o inferiore al 5% nulla è dovuto, per I.P. superiore al 5%, si applica percentuale accertata, de-dotti 5 punti. Riduzione 20% massimali Morte e I.P. per ultrasettantacinquenni. Diaria ricovero € 20,00 max 110 gg. (franchigia 10 gg.)Diaria gesso € 20,00 max 60 gg. (franchigia 10 gg)R. C. T. - € 1.500.000,00 per ogni si-nistro, con limite di € 1.000.000,00 per ciascuna persona danneggiata comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima prin-cipale e € 500.000,00 per danni a co-se e/o animali.RCT Cani da caccia: € 1.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Leg-

ge 157/92 e Leggi regionali e provin-ciali ed € 300.000,00 derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni periodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vigenti. TUTELA LEGALE: € 10.000,00 per si-nistro e per anno assicurativoFurto e rapina del fucile: indennizzo annuo € 450,00

Infortunio e Morte Cane di proprietàCoperture per: morsi di vipere e shock anafilattico da punture di in-setti escluse le malattie trasmissibili dagli stessi, annegamento, avvelena-mento, lesioni prodotte da cinghiali, investimento da veicoli, scatti di lac-ci e tagliole. Massimo risarcimento € 1.300,00 con i seguenti sottolimiti:• € 1.300,00 in caso di morte del ca-

ne iscritto ai registri genealogici dell’ENCI con qualifica di almeno Eccellente ENCI o CSAA - Arcicaccia.

• € 600,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano ot-tenuto una qualifica di almeno Mol-to Buono in una fase del campionato italiano CSAA - Arcicaccia

• € 300,00 per tutti gli altri cani

• Spese veterinarie € 150,00 per an-nualità e per un solo evento. Si pre-cisa che in caso di liquidazione del massimale morte del cane le spese veterinarie non verranno rimborsate.

N.B. In caso di morte di cani di età inferiore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l’indennizzo è dovuto per un solo cane per annualità. In caso di morte derivante da collisione con veicoli e lesioni prodotte da cin-ghiale verrà applicato uno scoperto del 10%.

Con l’Arcicaccia il prestigio e l’eccellenzadella più grande Compagnia

Page 21: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 13tesseramento

e sicurezzaD/2012 - EXTRA SICURACaso Morte € 200.000,00Caso I. P. € 180.000,00 Franchigia as-soluta 9%. Riduzione 30% massimale Morte e I.P.. per ultrasettantacinquenni. Diaria ricovero € 45,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.)Diaria gesso € 30,00 max 80 gg. (franchigia 10 gg)R. C. T. - € 2.500.000,00 per ogni si-nistro, con limite di € 1.500.000,00

per ciascuna persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima prin-cipale e € 900.000,00 per danni a co-se e/o animali.

R.C.T. Cani da caccia: € 2.500.000,00 (con i limiti sopra elencati) per danni riferiti alle attività previste dalla Leg-ge 157/92 e Leggi regionali e provin-ciali ed € 300.000,00 per annualità

derivante dalla proprietà dei cani da caccia in ogni periodo dell’anno nel rispetto delle leggi e ordinanze vi-genti.

TUTELA LEGALE: € 5.000,00 per sinistro e per anno assicurativoFurto e Rapina del fucile: indennizzo annuo € 250,00

Il top delle tutele per il cacciatoree la sua famiglia

SMARRIMENTOIn caso di smarrimento del c/c postale rivolgetevi alla Direzione Nazionale (tel. 06/4067413) che provvederà ad inviarvi un certificato sostitutivo o il duplicato. Vi ricordiamo inoltre che qualora le poste italiane abbiano innovato il servizio conto correnti vi saranno riconsegnate entrambe le matrici. Ciò consentirà, e ve lo consigliamo, di conservare una matrice a casa.

GIUSTA COMPILAZIONEAl fine della regolarità delle tessere

È IMPORTANTEche siano riportati sulle stesse e sul c.c.p. ilCODICE FISCALEed il numero e la data di rilascio dellaLICENZA DI CACCIA

Per espletare le pratiche di rinnovo della licenza di caccia ci si può rivolgere tutto l’anno ai circoli e alle sedi provinciali, regionali e nazionale dell’Associazione.

Il riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo.La copia integrale della polizza

è disponibile per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e sul sito internet: www.arcicaccia.itLe coperture assicurative Arcicaccia decorrono dalle ore 24,00 della data del timbro postale ed hanno validità per i 365 giorni successivi (366 in caso di anno bisestile).

LE POLIZZE PER L’ATTIvITà vENATORIA SONO vALIDE IN TUTTO IL MONDO

Ricorda che la licenza è valida per sei anni

Notizie utili

Per avere conformità e certezza nell’assistenza

assicurativa si ricorda che i modelli di bollettino

di conto corrente postale/tessera sono due:

1) Esclusivamente valido per

le coperture di tipo A-B-C

2) Modulistica tipo “D- EXTRA SICURA”.

EVITATE DI CONFONDERLI

Attenzione novità 2012

A, B, C e Dtiro a volo, tiro a segno e con l’arco; incon-tro accidentale con viperidi; piani di con-trollo, prelievo, cattura e gestione faunisti-ca (anche con l’ausilio dei cani da caccia, da tana e da traccia) autorizzati dagli Enti competenti anche in occasione di inter-venti di recupero.

Garanzie operanti Tessera B e C Pesca sportiva (esclusa pesca subacquea); ricerca funghi e tartufi. Garanzie operanti Tessera B, C e DOpere di preparazione del sito dei selecon-trollori, caccia fotografica, salvaguardia ambientale e servizio di protezione civile. Funzioni GG.VV. dell’Associazione Tesse-

ra B e C, per gli infortuni aumento 20% dei capitali assicurati. Per la Tessera D l’aumento dei capitali as-sicurati è del 10%. Si precisa che le diarie previste non sono cumulabili e che l’immobilizzazione è ri-conosciuta solo con gesso o apparecchio di contenzione.

Garanzie comuni Tessera

Page 22: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia14 tesseramento

Sono assicurate esclusivamente le attività previste nello Statuto Sociale CSAA.: tiro sportivo con l’arco, caccia foto-grafica, escursionismo a piedi, micologia e trekking. Sono escluse: l’attività venatoria, l’uso e il maneggio di ar-mi da fuoco e munizioni, la speleologia, l’escursionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezione Civile.

Lesioni / Morte€ 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P.Franchigia assoluta 10%

Responsabilità Civile Terzi€ 26.000,00 per sinistro con il limite di€ 15.500,00 per persona danneggiata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima princi-pale e € 5.200,00 per danni a cose ed animaliFranchigia cose ed animali € 1.033,00

Tessera CSAA

TESSERA CSAA PROTEZIONE CIVILE(valida per il territorio nazionale)La garanzia è operativa per gli associa-ti con età compresa tra 16 (previa auto-rizzazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci) e 75 anni compiuti ed ha va-lidità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Polizza è disponibile, per la con-sultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realiz-zato a scopo illustrativo

Tessera speciale per la protezione civileLesioni / Morte€ 85.000,00 Caso Morte € 85.000,00 Caso I. P. (Franchigia assoluta 10%)

Diaria ricovero € 20,00 max 100 gg. (franchigia 10 gg.)Diaria gesso € 16,00 max 60 gg. (franchigia 10 gg.)

Responsabilità Civile Terzi€ 26.000,00 per sinistro con il limite di € 15.500,00 per persona danneg-giata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della

vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00

www.csaa.it - [email protected]

Assicurati gli amici di FidoTESSERA CSAA AMICI DI FIDO (valida per il territorio nazionale)La garanzia è operativa per gli associati con età compresa tra 18 e 75 anni compiuti ed ha validità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Poliz-za è disponibile, per la consultazione presso la Sede Nazionale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it

Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a sco-po illustrativo.Sono assicurate esclusivamente le attività previste nello Statuto Socia-le CSAA. Escluse: l’attività venatoria, l’uso e il maneggio di armi da fuoco e munizioni, la speleologia, l’escur-sionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezione Civile.

Lesioni / Morte€ 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P.Franchigia assoluta 10% Responsabilità Civile Terzi€ 26.000,00 per sinistro con il limite di € 15.500,00 per persona danneg-giata, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 5.200,00 per danni a cose ed animali Franchigia cose ed animali € 1.033,00

ASSICURAZIONE R.C.T. per danni causati dai cani di proprietà. Non sono assicurati i danni causati dal cane durante l’attività venatoria o la ricerca di tartufi. Sono escluse le razze pericolose sottoindicate. I cani devo-no essere tenuti e custoditi nel rispet-to di ordinanze, decreti e leggi emessi dalle Istituzioni competenti. La coper-tura assicurativa è estesa per tutto l’anno e in ogni occasione, operante anche in caso di affidamento del cane dal padre al figlio e viceversa, dal ma-rito alla moglie e viceversa e, da fra-tello a fratello, purché maggiorenne e iscritto al CSAA: € 250.000,00 per ogni sinistro, qualunque sia il numero delle persone decedute o che abbia-no riportato lesioni personali o abbia-no sofferto danni a cose od animali di loro proprietà, ma con il limite di:€ 250.000,00 per ciascuna persona deceduta o che abbia subito lesioni personali e di:€ 250.000,00 per danni a cose e/o animali, anche se appartenenti a più persone.

Razze canine e incroci esclusi: American Bulldog - Cane da pasto-re di Ciarplanina - Cane da pastore dell’Anatolia - Cane da pastore dell’A-sia centrale - Cane da pastore del Cau-caso - Cane da Serra da Estreilla - Do-go Argentino - Fila brasileiro - Perro de canapo majoero - Perro da presa canario - Perro da presa Mallorquin - Pit bull - Pit bull mastiff - Pit bull ter-rier - Rafeiro do alentejo - Rottweiler - Tosa inu.

TESSERA CSAA RICERCA TARTUFI E CINOTECNICA(valida per il territorio nazionale)La garanzia è operativa per gli associati con età compresa tra 18 e 75 anni com-piuti (per la cinotecnica età minima ri-dotta a 14 anni, previa Autorizzazione scritta dei genitori o di chi ne fa le veci) ed ha validità 365 gg dalle ore 24,00 della data del timbro postale. La copia integrale della Polizza è disponibile, per la consultazione presso la Sede Nazio-nale, i Comitati Regionali e/o sul sito internet www.csaa.it

Il presente riepilogo delle condizioni assicurative è stato realizzato a scopo illustrativo. Sono assicurate esclu-sivamente le attività previste nello Statuto Sociale CSAA. Escluse: l’atti-vità venatoria, l’uso e il maneggio di armi da fuoco e munizioni, la speleo-logia, l’escursionismo a cavallo e con mezzi di locomozione e la Protezio-ne Civile.

Lesioni / Morte€ 40.000,00 Caso Morte € 40.000,00 Caso I. P.Franchigia assoluta 10%

Responsabilità Civile Terzi€ 26.000,00 per sinistro con il limite di

Garanzie esclusive per tartufai e cinofili€ 15.500,00 per persona danneggia-ta, comprese in tale limite le azioni jure proprio dei parenti della vittima principale e € 5.200,00 per danni a co-se ed animaliFranchigia cose ed animali € 1.033,00 Infortunio e morte del cane di pro-prietà: Coperture per: morsi di vipere e shock anafilattico da punture di insetti esclu-se le malattie trasmissibili dagli stessi, annegamento, avvelenamento, lesio-ni prodotte da cinghiali, investimen-to da veicoli, scatti di lacci e tagliole. Massimo risarcimento annuo € 1.300,00 con i seguenti sottolimiti: € 1.300,00 in caso di morte del cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI con qualifica di almeno Eccellente EN-CI o CSAA - Arcicaccia.€ 600,00 per cane iscritto ai registri genealogici dell’ENCI e per cani non iscritti all’ENCI ma che abbiano otte-nuto una qualifica di almeno Molto Buono in una fase del campionato ita-liano CSAA - Arcicaccia.€ 300,00 per tutti gli altri cani.€ 150,00 massimo esborso annuo per rimborsi spese relativi a cure veterina-rie. Si precisa che in caso di liquidazio-ne del massimale Morte del cane, le

spese veterinarie non verranno rim-borsate. N.B. In caso di morte di cani di età inferiore ai 2 anni e superiore a 8 le somme si intendono ridotte del 50%, niente è dovuto sopra i 12 anni. Si precisa che l‘indennizzo è per un solo cane per annualità ed in caso di morte derivante da collisione con vei-coli e lesioni da cinghiale verrà appli-cata franchigia del 10%

R.C.T. cani di proprietà: estesa per tutto l’ anno alle condizioni previste in Polizza € 300.000,00 uni-co. Razze canine e incroci esclusi: American Bulldog - Cane da pastore di Ciarplanina - Cane da pastore dell’A-natolia - Cane da pastore dell’Asia cen-trale - Cane da pastore del Caucaso - Cane da Serra da Estreilla - Dogo Ar-gentino - Fila brasileiro - Perro de ca-napo majoero - Perro da presa canario - Perro da presa Mallorquin - Pit bull - Pit bull mastiff - Pit bull terrier - Rafeiro do alentejo - Rottweiler - Tosa inu.

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Page 23: Tempo d'Arcicaccia 2012

È tempo d’ArciCaccia 15indirizzi Arcicaccia

DIREZIONE NAZIONALELargo Nino Franchellucci, 65 - 00155 RomaTel. 06/40.67.413 - Fax 06/40.800.345E_mail: [email protected]: www.arcicaccia.itTotale nazionale iscritti - Polizza Tipo A 24.533Polizza Tipo B 26.151 - Opzione Cane 12.248

PIEMONTEArcicaccia Comitato regionalee Federazione Provinciale Piazza Torriani, 21 - 15100 AlessandriaTel. 0131/22.53.98 - Fax 0131/22.53.98E_mail: [email protected]_mail: [email protected] Tipo A 735 - Tipo B 1.241Opzione Cane 409

Arcicaccia TORINOVia dei Platani, 11 - 10156 Falchera TOTel. 011/26.20.552 - Fax 011/26.20.552E_mail: [email protected]

Arcicaccia ASTIVia Roma, 1/B - 14051 Bubbio AT - Tel. 0144/83543Capra Giuseppe cell. 328/32.84.546

Arcicaccia NOVARA C.da Comunità 1 - 28064 Carpignano Sesia NOTel. 0321/824241 - Fax 0321/824241Raimondi Giancarlo cell. 340/95.78.002

Arcicaccia VERCELLIc/o Tosi Rinaldo - Fraz. Prati di Cervarolo, 413019 Varallo Sesia VCCell. 329/25.05.039 - Fax 0163/56.07.74

Arcicaccia BIELLA c/o Giorsa Elvio - Via Provinciale, 1 - 13867 Pray BL

Arcicaccia CUNEO c/o Ezio Cardinale Corso Michele Coppino, 40/f - 12051 Alba CNE_mail: [email protected]

Arcicaccia VERBANIO CUSIO OSSOLAVia Verdi, 5 - 28844 Pallanzeno VBE_mail: [email protected] Manfrin cell. 339/433.88.66Ettore Onori cell. 347/04.25.843

VALLE D’AOSTAArcicaccia Comitato regionalee Federazione Provinciale c/o CRAL CogneCorso Battaglione Aosta, 18 - 11100 AostaTel. 0165/26.23.19 - Fax 0165/40.432E_mail: [email protected] Tipo A 60 - Tipo B 89Opzione Cane 12

LIGURIAArcicaccia Comitato Regionalee Federazione provincialeVia Cerusa, 29/Rosso -16158 Genova Voltri GETel. 010/69.03.65 - Fax 010/69.03.65 E_mail: [email protected] Tipo A 404 - Tipo B 575Opzione Cane 162

Arcicaccia IMPERIA Via S.Lucia, 55 - 18100 Oneglia IMTel. 0183/29.96.83 - Fax 0183/29.96.83E_mail: [email protected]

Arcicaccia LA SPEZIAVia XXIV Maggio, 351 - 19125 La Spezia Tel. 0187/50.10.56 - Fax 0187/50.17.70E_mail: [email protected]

Arcicaccia SAVONAVia F. Baracca 1/R - 5° Piano - Uff. E (Palazzina Uffici Ipercoop IL GABBIANO)17100 Savona Tel. 019/77.01.603 - Fax 019/77.01.603E_mail: [email protected]

LOMBARDIAArcicaccia Comitato regionalee Federazione provincialeVia Veronese, 37/E - 25124 BresciaTel. 030/23.10.936 - Fax 030/23.12.708 E_mail: [email protected]: www.arcicaccialombardia.itIscritti Tipo A 1.900 - Tipo B 1.509Opzione Cane 1.053

Arcicaccia COMOVia Magni, 23 - 22100 ComoTel. 031/59.21.36 - Fax 031/59.21.36Emidio Violetti Perri cell. 338/20.95.499

Arcicaccia CREMONAc/o Circolo ARCI “Signorini” Via Castelleone, 7 - 26100 Cremona CRTel. 0372/80.30.80 - Fax 0372/80.30.80E_mail: [email protected]

Arcicaccia MANTOVAStrada Chiesanuova, 1/F - 46100 MantovaTel. 0375/78.08.54 - Fax 0375/67.06.08E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

Arcicaccia MILANOc/o Edoardo Viganò Via Pontaccio, 2 - 20121 Milano Tel. 02/80.54.832E_mail: [email protected]

Arcicaccia PAVIAVia Ponte Vecchio, 1 - 27100 PaviaTel. 0382/30.47.10 - Fax 0382/30.47.10E_mail: [email protected]

Arcicaccia VARESE Via Madonna in Campagna, 10/a 21013 Gallarate VA Tel. 0331/79.81.00 E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

Arcicaccia LODI c/o Parmoli Alberto Via dello Zocco 23 - 20073 Codogno LOTel. 0377/30.309 - Fax 0377/76.70.95

Arcicaccia LECCOc/o Lindo Colombo Via delle Rose, 5 - 22067 Missaglia LCTel. 0362/23.00.80 - Fax 0362/32.86.98

Arcicaccia BERGAMOc/o Rossi Giuseppe Via Rimembranze, 281 - 24059 Urgnano BGTel. 035/89.80.11 - Fax 035/89.14.84

VENETOArcicaccia Comitato regionalee Federazione provincialeStadio Euganeo - Tribuna Ovest Viale Nereo Rocco, 60 - 35131 PadovaTel. 049/61.80.58 - Fax 049/864.17.56E_mail: [email protected] Tipo A 759 - Tipo B 803Opzione Cane 554

Arcicaccia VICENZAc/o Coltro GianemilioVia Palladio 15 - 36030 Villaverla VITel. 0445/35.02.68 - Fax 0445/35.02.68E_mail: [email protected]

Arcicaccia BELLUNO c/o Battorti Elio Via G. Dassi, 7 - 32100 Belluno Cell. 333/32.26.082 E_mail: [email protected]

Arcicaccia ROVIGO c/o Zanella FerdinandoVia Argine Valle, 2088 - 45039 Stienta RO Tel. 0425/75.33.16 - Cell. 349/73.93.301

Arcicaccia TREVISOVia Colonna, 87 - 31010 Mareno di Piave TV Tel. 0438/28.611 - Fax 0438/28.611E_mail: [email protected]

Arcicaccia VERONA c/o Foresti GiuseppeVia Olivè, 61 - 37141 Montorio VRCell. 347/22.95.022 E_mail: [email protected]

Arcicaccia VENEZIAc/o Sandro Niero Via Porara, 166 - 35035 Mirano VECell. 340/49.65.393 - Fax 041/43.47.11 E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIAArcicaccia Comitato regionale e Federazione provincialeVia San Martino, 8/2 - 33010 Osoppo UDTel. 0432/97.59.27 - Fax 0432/98.93.63E_mail: [email protected]_mail: [email protected] Tipo A 40 - Tipo B 41Opzione Cane 12

EMILIA ROMAGNAArcicaccia Comitato regionalee Federazione provincialeVia di Corticella, 145 - 40129 BolognaTel. 051/35.79.13 - Fax 051/35.57.32 E_mail: [email protected]_mail: [email protected] Tipo A 1.320 - Tipo B 2.484Opzione Cane 1.835

Arcicaccia FERRARA Via Giovanni Verga, 4 - 44100 Ferrara Tel. 0532/90.76.25 - Fax 0532/90.76.01 E_mail: [email protected]

Arcicaccia FORLÌVia P. Maroncelli, 24 - 47100 Forlì Tel. 0543/30.861 - Fax 0543/30.861 E_mail: [email protected]

Arcicaccia MODENAVia IV Novembre, 40/L - 41100 Modena Tel. 059/29.24.767 - Fax 059/29.24.770E_mail: [email protected]

Arcicaccia PARMAStrada Baganzola, 7 - 43100 ParmaTel. 0521/94.10.62 - Fax 0521/94.10.62E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

Arcicaccia PIACENZAVia Serravalle Libarna, 5 - 29100 PiacenzaTel. 0523/49.91.99 - Fax 0523/49.96.01E_mail: [email protected]

Arcicaccia RAVENNAVia Rasponi, 5 - 48100 RavennaTel. 0544/21.97.21 - Fax 0544/21.97.22E_mail: [email protected]

Arcicaccia REGGIO EMILIAVia Martiri della Bettola, 45 - 42100 Reggio EmiliaTel. 0522/32.65.02 - Fax 0522/32.63.42Morellini Demos cell. 335/81.50.310 E_mail: [email protected]

Arcicaccia RIMINIVia dei Forzieri, 6 - 47037 RiminiTel. 0541/54.570 - Fax: 0541/54.570 E_mail: [email protected]

Arcicaccia CESENAVia Cavalcavia, 709 - 47023 Cesena FC Tel. 0547/61.18.18 - Fax 0547/61.18.18E_mail: [email protected]

MARCHEArcicaccia Comitato regionaleVia Marina, 52 - 63018 Porto S. Elpidio FMTel. 0734/90.19.79 - Fax 0734/90.19.79E_mail reg.le: [email protected] Tipo A 1.264 - Tipo B 1.707Opzione Cane 694

Arcicaccia ASCOLI PICENO c/o Giudici Dario - Via San Lazzaro, 130 63035 Offida AP - Cell. 336/32.21.27E_mail: [email protected]

Arcicaccia ANCONA Via Garibaldi, 15 - 60030 Belvedere Ostrense ANTel. 0731/62.906 - Fax 0731/62.906E_mail: [email protected]

Arcicaccia FERMOVia Marina, 52 -63019 Porto S. Elpidio FMTel. 0734/90.19.79 - Fax 0734/90.19.79E_mail: [email protected]

Arcicaccia MACERATA c/o Di Giulio Tonino C.da Macchia San Genesio - 62026 Macerata Cell. 338/48.48.567 - Fax 0733/66.34.81/2E_mail: [email protected]

Arcicaccia PESAROVia Diaz, 23 - 61100 PesaroTel. 0721/68.593 - Fax 0721/37.58.04E_mail: [email protected]

TOSCANAArcicaccia Comitato regionaleVia G. S. Mercadante, 28 - 50144 FirenzeTel. 055/36.88.13-36.84.87 - Fax 055/52.700.84E_mail: [email protected]: www.arcicacciatoscana.itIscritti Tipo A 5.192 - Tipo B 13.796Opzione Cane 5.766

Arcicaccia FIRENZEVia Campofiore, int.106 - 50100 FirenzeTel. 055/65.50.841 - Fax 055/65.50.841 E_mail: [email protected]

Arcicaccia AREZZOCorso Italia, 205 - 52100 ArezzoTel. 0575/35.15.30 - Fax 0575/40.97.83 E_mail: [email protected]

Arcicaccia GROSSETOVia Ravel, 19 - 58100 GrossetoTel. 0564/29.205 - 41.54.97 Fax 0564/29.205 E_mail: [email protected]_mail: [email protected]: www.arcicacciagr.com

Arcicaccia LIVORNOVia Provinciale Pisana, 417 - 57121 LivornoTel. 0586/40.92.72 - Fax 050/40.92.72 E_mail: [email protected]

Arcicaccia MASSA CARRARAc/o Ratti AlbertoVia Provinciale Avenza Sarzana, 56 54031 Avenza di Carrara MSFax 0585/55.716E_mail: [email protected]

Arcicaccia PISAVia Galimberti, 1/a - 56025 Pontedera PITel. 0587/68.92.61 - Fax 0587/47.49.23 E_mail: [email protected]

Arcicaccia PISTOIAVia Giovanni da Verrazzano, 1 - 51032 Bottegone PTTel. 0573/94.64.82 - Fax 0573/94.64.82E_mail: [email protected]

Arcicaccia SIENASt. Massetana Romana, 18 - Lotto 3 53100 SienaTel. 0577/27.15.71 - Fax 0577/27.11.51 E_mail: [email protected]

Arcicaccia PRATO Via Galeotti, 67 - 59100 Prato POTel. 0574/69.24.37 - Fax 0574/69.24.37 E_mail: [email protected] E_mail: [email protected]

Arcicaccia LUCCA c/o Circolo ARCI Via Solaio, 64/a 55040 Loc. Vallecchia Pietrasanta LUTel. 0583/58.30.09 - Fax 0583/39.88.28E_mail: [email protected]

UMBRIAArcicaccia Comitato regionalee Federazione ProvincialeVia P. Conti, 22 - 06049 Spoleto PGTel. 0743/22.09.90 - Fax 0743/44.722E_mail: [email protected] E_mail: [email protected] Tipo A 880 - Tipo B 2.126Opzione Cane 1.136

Arcicaccia PERUGIAc/o Clementi Giampaolo Cell. 336/53.15.49Via delle Cornacchie, 29 - 06063 Magione PGTel. 075/84.38.56 - Fax 075/84.78.406E_mail: [email protected]

Arcicaccia TERNIVia Curio Dentato, 16/A - 05100 Terni Tel. 0744/58.384 - Fax 0744/58.384E_mail: [email protected]

Arcicaccia CITTÀ DI CASTELLOParco dei Cigni Rignaldello 06012 Città di Castello PGTel. 075/85.21.558 - Fax 075/85.21.558E_mail: [email protected]

Arcicaccia FOLIGNOVia Gramsci, 58 - 06034 Foligno PGTel. 0742/35.47.38 - Fax 0742/35.47.38E_mail: [email protected]

Arcicaccia ORVIETOVia I Maggio, 95 - 05019 Orvieto Scalo TRTel. 0763/61.65.12 - Fax 0763/34.15.68E_mail: [email protected]

LAZIOArcicaccia Comitato regionale Largo Nino Franchellucci, 65 - 00155 RomaTel. 06/40.63.258 - Fax 06/40.800.345E_mail: [email protected] Tipo A 2.555 - Tipo B 762Opzione Cane 291

Arcicaccia ROMALargo Nino Franchellucci, 65 - 00155 RomaTel. 06/40.63.258 - Fax 06/40.800.345E_mail: [email protected]

Arcicaccia FROSINONEc/o Gesuale Giuseppe Via Carpine, 36 - 03027 Ripi FR - Cell. 328/82.69.238E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

Arcicaccia LATINAVia Valle Viola, 28 - 04020 Monte S. Biagio LTElio Trani cell. 393/68.26.511E_mail: [email protected]

Arcicaccia RIETIVia Mameli, 45 - 02040 Poggio Mirteto RITel. 0765/41.12.43 - Fax 0765/44.60.02

Arcicaccia VITERBO Via della Pettinara, 4 - 01100 ViterboTel. 0761/22.34.89 - Fax 0761/22.34.89 E_mail: [email protected]

CAMPANIAArcicaccia Comitato Regionale e Federazione ProvincialeVia Rossi, 194 - 1° piano - 80040 Volla NATel. 081/77.46.813 - Fax 081/77.46.813E_mail: [email protected]_mail: [email protected] Tipo A 2.304 - Tipo B 25 - Opzione Cane 11

Arcicaccia BENEVENTOViale Libertà, 10 - 82020 Paduli BNTel. 0824/92.80.09 - Fax 0824/92.76.28Luongo Luigi cell. 333/19.26.836E_mail: [email protected]

Arcicaccia AVELLINOc/o Caseificio Antico CasaroStrada Statale Ofantina Km. 5.500 - 83050 Parolise AVSarno Gerardo Cell. 348/37.40.585E_mail: [email protected]

Arcicaccia CASERTAVia Matteotti, 31 - 81031 Cesa CEOliva Salvatore Cell. 335/57.70.632E_mail: [email protected]

Arcicaccia SALERNOVia F. Spinelli, 90 - 84088 Siano SATel. 081/51.44.919 - Fax 081/51.44.919 E_mail: [email protected]

ABRUZZOArcicaccia Comitato regionalee Federazione provincialeCasella Postale 174 - 66054 Vasto CHCell. 338/35.08.980 - Fax 0873/37.24.70E_mail: [email protected] Tipo A 580 - Tipo B 303Opzione Cane 132

Arcicaccia PESCARAVia Piano della Cona, 13665013 - Città Sant’angelo PECardone Gabriele Cell. 334/31.74.978E_mail: [email protected]

Arcicaccia TERAMOVia Vico dell’Ariete, 1 - 64100 TeramoTel. 0861/24.32.39 - Fax 0861/24.32.39E_mail: [email protected]

Arcicaccia L’AQUILAc/o Di Giorgio Gabriele- Colli di BareteFaz. Basanello - 67100 Barete AQCell. 348/66.61.170E_mail: [email protected]

MOLISEArcicaccia Comitato Regionale Via Monte San Gabriele, 9 - 86100 CampobassoTel. 0874/64.085 - Fax 0874/64.085E_mail: [email protected] Tipo A 175 - Tipo B 30 - Opzione Cane 14

Arcicaccia CAMPOBASSOVia Achille Grandi, 7 - 86100 CampobassoMelone Giovanni Cell. 330/31.13.87E_mail: [email protected]

Arcicaccia ISERNIAc/o Leva Dante Cell. 328/61.11.078Via Leonardo da Vinci, 7 - 86170 IserniaE_mail: [email protected]

PUGLIAArcicaccia Comitato Regionale e Federazione ProvincialeVia Leverano, 86 - 73010 Veglie LE Tel. 0832/96.68.26 - Fax 0832/96.72.43E_mail: [email protected]_mail: [email protected] Tipo A 1.137 - Tipo B 121Opzione Cane 9

Arcicaccia BRINDISIVia Martina, 73 - 72013 Ceglie Messapica BRTel. 0831/30.26.66 - Fax 0831/30.26.66E_mail: [email protected]

Arcicaccia FOGGIAc/o Mastrodonato Giuseppe Via Febo, 17/B - 71016 S.Severo FGCell. 328/83.54.392E_mail: [email protected]

Arcicaccia TARANTOViale Magna Grecia, 285 - 74100 TarantoSgobio Michele cell. 393/42.69.374

Arcicaccia BATViale Trentino, 32 - 70031 Andria BTCagnetti Vincenzo cell. 333/44.71.480E_mail: [email protected]

BASILICATAArcicaccia Comitato regionale e Federazione provincialeVia Tirreno, 52 - 85100 PotenzaTel. 0971/57.356 - Fax 0971/57.356E_mail: [email protected] Tipo A 1.166 - Tipo B 78Opzione Cane 21

Arcicaccia MATERAc/o Nino NotaVia Vincenzo Caropreso, 7/B75100 MateraCell. 339/72.87.965 - Tel. 0835/31.25.50

CALABRIAArcicaccia Comitato regionale e Federazione ProvincialeVia Matarazzo, 2 88046 Lamezia Terme/Sambiase CZTel. 0968/43.73.71 - Fax 0968/43.73.71E_mail: [email protected] Tipo A 1.509 - Tipo B 87Opzione Cane 21

Arcicaccia/Assicurazioni Generali: sicurezza e trasparenza nei numeriArcicaccia COSENZAVia Popilia 13 - 87100 COSENZA Tel. 0984/41.34.88 - Fax 0984/41.34.88Iannuzzi Vincenzo cell. 339/42.44.428E_mail: [email protected]

Arcicaccia REGGIO CALABRIAStrada Statale 112 - Pellegrina 89011 Bagnara Calabra RCTel. 0966/33.73.64 - Fax 0966/33.73.64 Spoleti Giuseppe Cell. 338/81.63.747E_mail: [email protected]

Arcicaccia VIBO VALENTIAVia Tiro a Segno - Coop. Daila 89900 Vibo Valentia VV Pitimada Domenico cell. 338/99.69.187 E_mail: [email protected]

Arcicaccia CROTONEVia Capo Rizzuto - 88841 Isola Capo Rizzuto KRCalabretta Antonio - cell. 328/87.33.585E_mail: [email protected]

SICILIAArcicaccia Comitato regionale e Federazione provincialeVia Vittorio Emanuele, 78 - 90030 Altofonte PA Tel. 091/61.24.128 - Fax 091/61.24.128E_mail: [email protected]: www.arcicacciasicilia.itIscritti Tipo A 1.976 - Tipo B 284Opzione Cane 91

Arcicaccia AGRIGENTOc/o Tornambè Mario Via Cairoli 23/25 - 92025 Ravanusa AGCell. 320/89.84.298E_mail: [email protected]

Arcicaccia CALTANISSETTAPiazza Pirandello, 5 - 93100 Caltanissetta Tel. 0934/22.721 - Fax 0934/56.59.62E_mail: [email protected]

Arcicaccia CATANIAPiazza Agostino Pennisi, 24 - 95024 AcirealeTel. 095/76.36.105 - Fax 095/76.36.105E_mail: [email protected]

Arcicaccia ENNAc/o Puzzo Filippo Via Riva, 49 - 94016 Pietrapersia ENCell. 320.89.85.033E_mail: [email protected]

Arcicaccia RAGUSAVia Giudice Salvatore, 35 - 97010 Scoglitti RGAmarù Giuseppe cell. 331/74.51.878E_mail: [email protected]

Arcicaccia SIRACUSAc/o Vacante Rosario Via A. Da Messina, 4 PALAZ. 2 R5 96016 LENTINI SRVacante Rosario cell. 320/89.84.185E_mail: [email protected]

Arcicaccia TRAPANIVia C/da F. Michele Rifugio, 236/a 91025 - Marsala TPMilazzo Nicolò cell. 328/68.63.756E_mail: [email protected]

SARDEGNAArcicaccia Comitato Regionale e Federazione Provincialec/o Columbano Giovanni Maria Via Caniga, 41 - 07100 SassariCell. 335/54.56.984E_mail: [email protected] Tipo A 577 - Tipo B 90Opzione Cane 25

Arcicaccia CAGLIARIc/o Soligo Giancarlo Cell. 347/57.39.367Via Mario Aramu, 4/b - 09030 Elmas CA Tel. 070/24.32.96 - Fax 070/24.32.96E_mail: [email protected]

Arcicaccia NUOROPiazza Vittorio Emanuele, 25 - 08100 Nuoro NUTel. 0784/36.902 - Fax 0784/20.83.45Giovanni Chessa cell. 347/18.96.620E_mail: [email protected]_mail: [email protected]

Arcicaccia ORISTANOc/o Olia GianfrancoVia Marche snc - 09077 Solarussa ORCell. 345/44.43.007E_mail: [email protected]

I dati soprarichiamati sono relativi agli iscritti 2011 pervenuti alla Direzione Nazionale con bollettino di conto corrente postale nel rigoroso rispetto dell’Ordinanza ISVAP (G.U. n°256 del 31/10/2008) e certificati al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Le Arcicaccia sono organizzate in Comitati regionali, provinciali (i cui riferimenti sono anche sul sito www.arcicaccia.it) e circoli con presidi operativi per la vigilanza venatoria e la protezione civile. Lega Tartufai, Work: assistenza cinofila per tutte le razze

canine. Centinaia le manifestazioni sportive sotto la bandiera dell’Associazione Federata, Centro Sportivo e delle Attività per l’Ambiente (CSAA), che impegna oltre 25.000 partecipanti in attività cinofile, sportive, espositive, di tiro, di volontariato ambientale, escursionismo, ma anche attività ricreative e culturali per ex cacciatori e non, centinaia di feste organizzate per le comunità locali. Il tesseramento Arcicaccia-Csaa è la fonte principale di finanziamento dell’Associazione: dal Circolo, alla Federazione, dal Comitato

regionale alla Direzione Nazionale. Per fornire migliore sicurezza e assistenza ai soci, ai parenti, ai cittadini il servizio è affidato alle Generali Assicurazioni, il cui solo nome è una garanzia, contrariamente ad altri che affidano i rischi ai “signor nessuno”. Oltre il 60% del-la quota d’iscrizione è valore assicurativo. E’ garantito con l’iscrizione l’accesso ai campi di tiro e alle strutture cinofile gestite da Arcicaccia e CSAA, nonché quanto previsto dalle convenzioni FITAV e FIDASC.

Page 24: Tempo d'Arcicaccia 2012

www.arcicaccia.it infoline 06 4067413 [email protected]

Affidabilità e sicurezza con Assicurazioni Generali

CACCIAFACCIAMOLA INSIEMEserve la svolta