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SOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI CONSIGLIO NAZIONALE ITALIANO “Abbiamo creduto all’amore di Dio” (1 Gv 4,16) I parte Aspetto teologico dell’enciclica “Deus caritas est” 2006 2007 SUSSIDIO FORMATIVO nuovo

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SOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLICONSIGLIO NAZIONALE ITALIANO

“Abbiamo credutoall’amore di Dio”

(1 Gv 4,16)

I parteAspetto teologico dell’enciclica

“Deus caritas est”

2 0 0 62 0 0 7SU

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INDICE

INTRODUZIONE 3

I SCHEDA: DIO È AMORE 5

II SCHEDA: L’EROS CHE CERCA DIO E L’AGAPE CHE

TRASMETTE IL DONO 7

III SCHEDA: LA NOVITÀ DELLA FEDE BIBLICA 10

IV SCHEDA: CRISTO DÀ CARNE E SANGUE AI CONCETTI 12

V SCHEDA: L’EUCARISTIA CI ATTIRA ALLA DIMENSIONE

DELL’AMORE DI GESÙ 14

VI SCHEDA: NON POSSO AVERE CRISTO SOLO PER ME 16

CONCLUSIONE 19

Supplemento aLA SAN VINCENZO IN ITALIA n. 7/2006

Proprietà e EditoreSocietà di San Vincenzo De Paoli Consiglio Nazionale Italiano

Via della Pigna, 13/a - 00186 Roma

Direttore responsabileMarco F. Bersani

Redazione di RomaVia della Pigna, 13/a - 00186 RomaTel. 066796989- Fax 066789309

www.sanvincenzoitalia.ite-mail: [email protected]

Grafica fotocomposizione e fotolitoAdel Grafica s.r.l. - Vicolo dei Granari, 10a - 00186 Roma

Tel. 066823225 - Fax 0668136016

StampaNuova Editrice Grafica s.n.c. - Via F. Donati, 180 - 00126 Roma

Roma, 14 settembre 2006

INTRODUZIONE

Credo che la prima reazione di tutti i Vin-cenziani, nell’aprire l’enciclica di BenedettoXVI, sia stata di grande compiacimento.Compiacimento perché il più alto magisterodella Chiesa ha affrontato esplicitamenteun tema che per noi Vincenziani è il pa-ne che sostanzia quotidianamente la no-stra riflessione e la nostra attività. Com-piacimento perché – tra i pochissimi santi che il Papa cita– ci sono due figure eminentemente rappresentative dellaFamiglia Vincenziana: san Vincenzo De Paoli e santa Lui-sa de Marillac. Compiacimento ancora perché la data dipubblicazione dell’enciclica (25 Gennaio) coincide con ladata di fondazione della Congregazione della Missione disan Vincenzo De Paoli!

La gratitudine al Papa per questo primo, grande attodel suo Magistero, deve necessariamente tradursi in unaseria riflessione sul documento. Per questo al ConsiglioNazionale della Società è sembrato ovvio che il sussidioformativo per l’anno 2006/07 avesse come tema l’encicli-ca.

C’è una novità nella stesura del sussidio. Il tempo èsempre tiranno, ma lo è particolarmente nel periodo esti-vo: per ragioni di puntualità (ben poche volte siamo ri-usciti a rispettarla negli anni precedenti…) abbiamo per-ciò pensato di preparare e di inviare tempestivamente alleConferenze la prima parte del sussidio; esse potranno cosìlavorarci sopra nei primi mesi del nuovo anno sociale. Nelfrattempo verrà preparata e inviata la seconda parte per imesi successivi.

Questa disgiunzione non produrrà alcuna frattura delsussidio, perché l’enciclica stessa è chiaramente divisa indiverse parti. L’aspetto trattato nella prima parte è quelloteologico, mentre nella seconda parte è affrontato il pro-blema della organizzazione della carità.

L’impianto del sussidio è molto semplice: è costituitoda sei schede, ognuna delle quali comprende tratti dell’en-ciclica, una riflessione e alcune domande per il confrontoe la condivisione tra i confratelli.

3“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

Le riflessioni sono tratte soprattutto da una relazionedel P. Erminio Antonello – Visitatore di Torino – che rin-graziamo di cuore. Come ogni proposta, anche quella delsussidio, può essere discussa. Ma un cosa è certa: questavolta il tema è certamente importante e attuale. Per tutti:adulti e giovani.

Scrive il P. Turati, Consigliere nazionale dei giovani: «Che cosa ha da dire ai giovani questa enciclica? Lo

sappiamo che, in genere, un’enciclica non è lo strumentopiù adatto per parlare ai giovani. Però, alcuni punti a suofavore, questa enciclica li ha. Sono soprattutto i contenutiad essere interessanti per i giovani: amore, giustizia, bel-lezza… sono temi che non possono non attirare l’atten-zione del mondo giovanile. E, in particolare, dei giovanivincenziani! Prendiamo anche solo alcuni passaggi sul rap-porto tra “giustizia e carità”: “I poveri, si dice, non avrebbe-ro bisogno di opere di carità, bensì di giustizia. Le opere dicarità – le elemosine – in realtà sarebbero, per i ricchi, unmodo di sottrarsi all’instaurazione della giustizia e di acquie-tare la coscienza, conservando le proprie posizioni e frodandoi poveri nei loro diritti” (n. 26). Perbacco, e se ciò fosse ve-ro? Vorrebbe dire che i giovani che si impegnano nelleopere di carità sostengono l’ingiustizia “frodando i poverinei loro diritti”. Di ancora maggior attualità è poi quantol’enciclica benedettina dice a proposito dell’amore: un te-ma sul quale troppi luoghi comuni finiscono per diventa-re il pensiero dominante, impedendo ai giovani di impe-gnarsi per grandi ideali, come sarebbe giusto alla loro età.Su questo tema i giovani hanno bisogno di chiarezza e ditestimonianze forti, non di luoghi comuni o talkshows te-levisivi».

Mi rimane da formulare un augurio: che il sussidiovenga utilizzato nelle Conferenze; che, soprattutto, l’enci-

clica diventi motivo di unanuova passione per la caritàe per i poveri; che i Vincen-ziani siano – come Vincenzoe Federico – “portatori di lu-ce all’interno della storia,perché sono uomini e donnedi fede, di speranza e diamore”.

P. G. B. BergesioConsigliere spirituale nazionale

4 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

I SCHEDA

DIO È AMORE

“«Dio è amore; chi sta nell’amoredimora in Dio e Dio dimora in lui»(1 Gv 4, 16). Queste parole dellaPrima Lettera di Giovanni esprimonocon singolare chiarezza il centro della fe-de cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conse-guente immagine dell’uomo e del suo cammino. Inoltre,in questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così direuna formula sintetica dell’esistenza cristiana: «Noi abbia-mo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamocreduto»”.

“Abbiamo creduto all’amore di Dio – così il cristianopuò esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’i-nizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica ouna grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento,con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte econ ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Giovanniaveva espresso quest’avvenimento con le seguenti parole:«Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unige-nito, perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna»(3, 16). Con la centralità dell’amore, la fede cristiana haaccolto quello che era il nucleo della fede d’Israele e alcontempo ha dato a questo nucleo una nuova profonditàe ampiezza. L’Israelita credente, infatti, prega ogni giornocon le parole del Libro del Deuteronomio, nelle quali eglisa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta,Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tuamerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’a-nima e con tutte le forze» (6, 4-5). Gesù ha unito, facen-done un unico precetto, il comandamento dell’amore diDio con quello dell’amore del prossimo, contenuto nelLibro del Levitico: « Amerai il tuo prossimo come te stes-so» (19, 18; cfr Mc 12, 29-31). Siccome Dio ci ha amatiper primo (cfr 1 Gv 4, 10), l’amore adesso non è più soloun «comandamento», ma è la risposta al dono dell’amore,col quale Dio ci viene incontro”. (Deus caritas est - Intro-duzione)

5“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

Riflettiamo insieme

Sviluppando il suo discorso,Benedetto XVI dimostra che ladefinizione “Dio è amore” è l’e-spressione di un “evento di rela-zione”, di un coinvolgimento di Dio con l’uomo portatoin evidenza nella storia della rivelazione biblica, e nellaquale l’uomo è implicato fin dalle sue radici.

L’amore di Dio anticipa l’uomo, lo sorprende, si faavanti per primo. E così pone in stato di decisione la li-bertà umana, la quale è chiamata a prendere posizione difronte al suo rivelarsi. All’uomo non è più chiesto di cer-care Dio, poiché Dio ha già accorciato la distanza che losepara da lui.

Nella rivelazione cristiana è rovesciata la prospettivadel problema religioso, poiché Dio si è messo, in presa di-retta, a disposizione di tutti come un fatto della storia: unevento di fronte al quale non c’è da fare un difficile cam-mino di ricerca, ma semplicemente da porsi in una dispo-sizione interiore di contemplazione di una Bellezza che simostra ed è pronta a concedersi.

Con la rivelazione l’uomo è posto di fronte alla neces-sità di una scelta e decisione: pro o contro questa Presenzache si manifesta in modo storico, nella storia di Gesù diNazareth.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Come avverti e senti che Dio ti ama per primo?2) Come accogli la gratuità di questo amore? Come cerchi

di imitarla?3) In che modo cerchi di “dirottare”

l’amore di Dio verso chi ti è ac-canto, rispettandone in ogni ca-so la libertà?

4) Dio ama tutti (anche gli assassi-ni, gli stupratori, i pedofili…):come accogli concretamentequesta realtà nella tua vita?

6 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

7“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

II SCHEDA

L’EROS CHE CERCA DIO

E L’AGAPE CHE TRASMETTE

IL DONO

“Il cristianesimo, secondo Frie-drich Nietzsche, avrebbe dato da beredel veleno all’eros, che, pur non morendo-ne, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio.

Con ciò il filosofo tedesco esprimeva una percezionemolto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divie-ti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita?Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove lagioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicitàche ci fa pregustare qualcosa del Divino”? (cfr Deus caritasest, 3)

“Oggi non di rado si rimprovera al cristianesimo delpassato di esser stato avversario della corporeità; di fatto,tendenze in questo senso ci sono sempre state. Ma il mo-do di esaltare il corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingan-nevole. L’eros degradato a puro «sesso» diventa merce, unasemplice «cosa» che si può comprare e vendere, anzi, l’uo-mo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio ilgrande sì dell’uomo al suo corpo. Al contrario, egli oraconsidera il corpo e la sessualità come la parte soltantomateriale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo. Unaparte, peraltro, che egli non vede come un ambito dellasua libertà, bensì come un qualcosa che, a modo suo, ten-ta di rendere insieme piacevole ed innocuo. In realtà, citroviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano,che non è più integrato nel tutto della libertà della nostraesistenza, non è più espressione viva della totalità del no-stro essere, ma viene come respinto nel campo puramentebiologico. L’apparente esaltazione del corpo può ben pre-sto convertirsi in odio verso la corporeità. La fede cristia-na, al contrario, ha considerato l’uomo sempre come esse-re uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano avicenda sperimentando proprio così ambedue una nuovanobiltà. Sì, l’eros vuole sollevarci « in estasi » verso il Divi-

no, condurci al di là di noistessi, ma proprio per questorichiede un cammino di asce-sa, di rinunce, di purificazionie di guarigioni”. (Deus caritasest, 5)

“Eros e agape – amoreascendente e amore discenden-te – non si lasciano mai sepa-rare completamente l’uno dal-l’altro. Quanto più ambedue,pur in dimensioni diverse, tro-vano la giusta unità nell’unicarealtà dell’amore, tanto più si

realizza la vera natura dell’amore in genere. Anche se l’e-ros inizialmente è soprattutto bramoso, ascendente – fa-scinazione per la grande promessa di felicità – nell’avvici-narsi poi all’altro si porrà sempre meno domande su di sé,cercherà sempre di più la felicità dell’altro, si preoccuperàsempre di più di lui, si donerà e desidererà «esserci per»l’altro. Così il momento dell’agape si inserisce in esso; al-trimenti l’eros decade e perde anche la sua stessa natura.D’altra parte, l’uomo non può neanche vivere esclusiva-mente nell’amore oblativo, discendente. Non può sempresoltanto donare, deve anche ricevere. Chi vuol donareamore, deve egli stesso riceverlo in dono. Certo, l’uomopuò – come ci dice il Signore – diventare sorgente dallaquale sgorgano fiumi di acqua viva (cfr Gv 7, 37-38). Maper divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere, sem-pre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che èGesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l’amore diDio (cfr Gv 19, 34)”. (Deus caritas est, 7)

Riflettiamo insieme

Eros e agape, essendo condi-zioni primarie dell’essere, nonvanno considerati contrapposti,ma situati nella dinamicità unitaria del disegno di Dio, alcui centro sta la libertà di Dio e la libertà dell’uomo.

La figura dell’amore è unitario: eros e agape stanno aidue fuochi dell’unica ellisse disegnata dalla loro dinamica.Eros esprime la dimensione del desiderio, della ricerca ap-

8 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

passionata e tenace, della gioia del possesso, dell’estasi edell’effusione emotiva. Esso nasce da una mancanza che ilcuore umano patisce e lo porta a cercare fuori di sé ciòche gli manca. È interessante la valutazione positiva che ilPapa dà dell’eros, per molto tempo visto nella Chiesa intermini negativi.

Agape esprime la gratitudine amante dell’amore ricevu-to, la dolce gioia di poterne fare dono senza la dolorosasensazione di dover perdere qualcosa, la gratuità dell’offer-ta di sé, la rinuncia al voler trattenere la felicità unicamen-te per sé, la lieta scoperta di una reciprocità gratuita e libe-ra.

L’uomo per vivere umanamente ha bisogno di entram-bi. Non si può intraprendere la via del sacrificio se non si èrimasti affascinati dalla bellezza dell’essere che ci ha attratti.

La bellezza rende il cuore attento e bramoso, è il moto-re che porta a sacrificarsi volentieri. E d’altra parte, volersemplicemente impossessarsi della gioia dell’amore, tenta-re di fermarla soltanto all’ebbrezza dell’istante illudendosidi renderla eterna, senza accettarne la responsabilità, si-gnifica distruggerla ed esporsi all’assuefazione e alla noia,o alla banalità del sesso.

Entrambe le libertà sono imprevedibili: l’amore-eros èciò che le muove verso l’amore-agape, che è il compimentodel tragitto dell’amore in cui le due libertà, quella di Dioe quella dell’uomo, gioiscono nell’abbraccio della recipro-ca consegna nella gratuità.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Come si può evitare il rischio di ridurre il rapporto conil prossimo (famiglia, conferenza, lavoro, scuola…) allaricerca di sé e del proprio interesse, servendosi dell’al-tro?

2) Come concretizzare nel quoti-diano il dono dell’ agape, cioè ildono dello Spirito Santo cheDio continua a effondere neinostri cuori?

3) Che cosa fare per realizzare i dueaspetti dell’amore nei rapporticoi confratelli e con i poveri?

9“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

III SCHEDA

LA NOVITÀDELLA FEDE BIBLICALa novità della fede biblica si manife-sta soprattutto in due punti, che meri-tano di essere sottolineati: l’immaginedi Dio e l’immagine dell’uomo

“La potenza divina che Aristotele, al culmine della fi-losofia greca, cercò di cogliere mediante la riflessione, nonha bisogno di niente e non ama, soltanto viene amata.L’unico Dio in cui Israele crede, invece, ama personal-mente. Il suo amore, inoltre, è un amore elettivo: tra tuttii popoli Egli sceglie Israele e lo ama – con lo scopo peròdi guarire, proprio in tal modo, l’intera umanità. Egliama, e questo suo amore può essere qualificato senz’altrocome eros, che tuttavia è anche e totalmente agape”. (Deuscaritas est, 9)

“La seconda immagine, con essa essenzialmente con-nessa, è l’immagine dell’uomo.

Il racconto biblico della creazione parla della solitudinedel primo uomo, Adamo, al quale Dio vuole affiancare unaiuto. Fra tutte le creature, nessuna può essere per l’uomoquell’aiuto di cui ha bisogno, sebbene a tutte le bestie sel-vatiche e a tutti gli uccelli egli abbia dato un nome, inte-grandoli così nel contesto della sua vita. Allora, da una co-stola dell’uomo, Dio plasma la donna. Ora Adamo troval’aiuto di cui ha bisogno: «Questa volta essa è carne dallamia carne e osso dalle mie ossa» (Gn 2, 23). È possibilevedere sullo sfondo di questo racconto concezioni qualiappaiono, per esempio, anche nel mito riferito da Platone,secondo cui l’uomo originariamente era sferico, perchécompleto in se stesso ed autosufficiente. Ma, come puni-zione per la sua superbia, venne da Zeus dimezzato, cosìche ora sempre anela all’altra sua metà ed è in camminoverso di essa per ritrovare la sua. Nel racconto biblico nonsi parla di punizione; l’idea però che l’uomo sia in qualchemodo incompleto, costituzionalmente in cammino pertrovare nell’altro la parte integrante per la sua interezza,l’idea cioè che egli solo nella comunione con l’altro sesso

10 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

possa diventare «completo», è senz’altro presente. E così ilracconto biblico si conclude con una profezia su Adamo:«Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre esi unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gn2, 24). (Deus caritas est, 11)

Riflettiamo insieme

Soffermati un attimo sulle se-guenti affermazioni/provocazioni:

a) si ama nel modo in cui si èstati amati;

b) amare non è facile! è un po’ come andare in monta-gna: costa fatica e sacrifici, ma la gioia che si riceve lungoil percorso ed arrivati in vetta è incommensurabile;

c) a volte si “fa volontariato” solo per sentirsi gratifica-ti, per soddisfare il proprio bisogno di “sentirsi necessari”,di autostima, di amare e sentirsi amati a “basso prezzo”;

d) prima di amare e donarti agli altri, devi capire qualesia il tuo Bene. Non devi rinunciare al tuo Bene per quel-lo degli altri;

e) quando ci si sposa non si sposano solo i lati positividell’altro, ma anche le sue debolezze, i suoi difetti, con cuibisognerà sempre convivere;

f ) molte relazioni finiscono perché “lui/lei non mi ren-de più felice come un tempo”…ma allora lo/la usavi solocome OGGETTO per la tua felicità?;

g) in amore bisogna saper rischiare, lanciarsi e prende-re batoste;

h) non puoi cercare una donna/un uomo come fonted’amore perché le/gli chiederesti di sostituirsi a Dio.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Come ti ha guidato ed influenzato la Chie-sa nel vivere l’eros e la tua sessualità?

2) Ti è piaciuto quanto scritto nell’enci-clica sull’amore, sul rapporto fra eros eagape, sull’amore fra Dio e l’uomo? So-no stati per te concetti nuovi?

3) Come vivi il rapporto eros-agape nellatua vita? Quali sono i mezzi per ri-uscirci?

11“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

IV SCHEDA

CRISTO DÀ CARNE E SANGUEAI CONCETTI

“La vera novità del Nuovo Testa-mento non sta in nuove idee, manella figura stessa di Cristo, che dàcarne e sangue ai concetti – un realismoinaudito. Già nell’Antico Testamento la novità biblicanon consiste semplicemente in nozioni astratte, ma nell’a-gire imprevedibile e in certo senso inaudito di Dio. Que-sto agire di Dio acquista ora la sua forma drammatica nelfatto che, in Gesù Cristo, Dio stesso insegue la «pecorellasmarrita», l’umanità sofferente e perduta. Quando Gesùnelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pe-corella smarrita, della donna che cerca la dracma, del pa-dre che va incontro al figliol prodigo e lo abbraccia, que-ste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiega-zione del suo stesso essere ed operare. Nella sua morte incroce si compie quel volgersi di Dio contro se stesso nelquale Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo – amore,questo, nella sua forma più radicale. Lo sguardo rivolto al

fianco squarciato diCristo, di cui parlaGiovanni (cfr 19, 37),comprende ciò che èstato il punto di parten-za di questa Lettera en-ciclica: «Dio è amore»(1 Gv 4, 8). È lì chequesta verità può esserecontemplata. E parten-do da lì deve ora defi-nirsi che cosa sia l’amo-re. A partire da questosguardo il cristiano tro-va la strada del suo vi-vere e del suo amare”.(Deus caritas est, 12)

12 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

Riflettiamo insieme

L’eros-agape di Dio espressonell’AT trova la sua forma piena-mente trasparente nella storiaumana di Gesù. Egli è colui cherende visibile, accettando la Croce per amore, il cuore diDio.

Dio patisce che le sue creature si siano allontanate dalrapporto con Lui: e allora, di fronte al sospetto che esse

nutrono che egli sia ilcustode geloso dei suoiprivilegi divini, Egli si fadebole e si lascia umilia-re per mostrare che nonha privilegi da nasconde-re: poiché ciò che ne co-stituisce l’anima è soltan-to la dedizione assolutadi sé all’altro nell’amore.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Ti senti in soggezione e ti stupisci sentendo dire cheDio ti ama e ti amerà sempre anche se cerchi di allon-tanarlo?

2) La fede Cristiana “promuove” il perdono come formapiù alta d’amore. Tu e il perdono…?

3) Oggi una persona che perdona, si lascia umiliare, amaindistintamente tutti, non è un perdente?!? Accetti que-sta situazione? O credi sia meglio cercare ilsuccesso, l’amicizia incondiziona-ta, la stima degli altri?

4) Se Cristo ha salvato il mondocon la sofferenza della croce, co-me puoi pretendere di collabo-rare con Lui nell’opera della re-denzione senza accettare il sacri-ficio?

13“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

V SCHEDA

L’EUCARISTIA CI ATTIRANELLA DIMENSIONEDELL’AMORE DI GESÙ

“A questo atto di offerta Gesù hadato una presenza duratura attraver-so l’istituzione dell’Eucaristia, durantel’Ultima Cena. Egli anticipa la sua morte e resurrezionedonando già in quell’ora ai suoi discepoli nel pane e nelvino se stesso, il suo corpo e il suo sangue come nuovamanna (cfr Gv 6, 31-33). Se il mondo antico aveva sogna-to che, in fondo, vero cibo dell’uomo – ciò di cui egli co-me uomo vive – fosse il Logos, la sapienza eterna, adessoquesto Logos è diventato veramente per noi nutrimento –come amore. L’Eucaristia ci attira nell’atto oblativo di Ge-sù. Noi non riceviamo soltanto in modo statico il Logosincarnato, ma veniamo coinvolti nella dinamica della suadonazione. L’immagine del matrimonio tra Dio e Israelediventa realtà in un modo prima inconcepibile: ciò che

era lo stare di frontea Dio diventa ora,attraverso la parteci-pazione alla donazio-ne di Gesù, parteci-pazione al suo corpoe al suo sangue, di-venta unione. La«mistica» del Sacra-mento che si fondanell’abbassamento diDio verso di noi è diben altra portata econduce ben più inalto di quanto qual-siasi mistico innalza-mento dell’uomopotrebbe realizzare”.(Deus caritas est, 13)

14 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

Riflettiamo insieme

L’azione con la quale Cristocontinua in maniera duratura adattrarre gli uomini nel vorticedell’amore trinitario, è l’Eucaristia: atto permanente dellasua donazione al mondo.

In tal modo Egli non si ponesolo come esempio da ammirare oda imitare, ma propriamente coin-volge il discepolo “nella dinamicadella sua donazione”. Sicché il cre-dente, cibandosi dell’Eucaristia,diventa capace di donarsi agli altri.E poiché l’Eucaristia è dinamicacomunionale dell’amore, coinvol-ge socialmente tra loro tutti coloroche si cibano di Lui.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Durante la consacrazione Gesù dice innanzitutto: “que-sto è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Poi ag-giunge: “fate questo in memoria di me”…Non si riferi-sce solo al gesto della Comunione, ma al donarsi gra-tuitamente, all’offrirsi completamente agli altri! Pri-ma di chiederci ciò, però, lui ci do-na la forza per farlo. Dio non cichiede mai nulla di impossibilealla nostre forze… Sei d’accordo?

2) Quanto e come vivi l’Eucaristia?3) Vivi l’Eucaristia solo durante il

rito, o tutta la tua giornata è Eu-caristia?

15“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

VI SCHEDA

NON POSSO AVERE CRISTOSOLO PER ME

“L’unione con Cristo è allo stessotempo unione con tutti gli altri aiquali Egli si dona. Io non posso avereCristo solo per me; posso appartenergli sol-tanto in unione con tutti quelli che sono diventati o di-venteranno suoi. La comunione mi tira fuori di me stessoverso di Lui, e così anche verso l’unità con tutti i cristiani.Diventiamo «un solo corpo», fusi insieme in un’unica esi-stenza. Amore per Dio e amore per il prossimo sono oraveramente uniti: il Dio incarnato ci attrae tutti a sé. Daciò si comprende come agape sia ora diventata anche unnome dell’Eucaristia: in essa l’agape di Dio viene a noicorporalmente per continuare il suo operare in noi e attra-verso di noi”. (Deus caritas est, 14)

“Nella liturgia della Chiesa, nella sua preghiera, nellacomunità viva dei credenti, noi sperimentiamo l’amore diDio, percepiamo la sua presenza e impariamo in questomodo anche a riconoscerla nel nostro quotidiano. Egli per

primo ci ha amati e con-tinua ad amarci per pri-mo; per questo anchenoi possiamo risponderecon l’amore. Dio non ciordina un sentimentoche non possiamo susci-tare in noi stessi. Egli ciama, ci fa vedere e speri-mentare il suo amore e,da questo «prima» diDio, può come rispostaspuntare l’amore anchein noi.

Nello sviluppo diquesto incontro si rivelacon chiarezza che l’amo-

16 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

re non è soltanto un sentimento. I sentimenti vanno evengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scin-tilla iniziale, ma non è la totalità dell’amore.

L’incontro con le manifestazioni visibili dell’amore diDio può suscitare in noi il sentimento della gioia, che na-sce dall’esperienza dell’essere amati. Ma tale incontrochiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intel-letto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via versol’amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intellet-to, volontà e sentimento nell’atto totalizzante dell’amore.Questo però è un processo che rimane continuamente incammino: l’amore non è mai «concluso» e completato; sitrasforma nel corso della vita, matura e proprio per questorimane fedele a se stesso. Idem velle atque idem nolle[9] –volere la stessa cosa e rifiutare la stessa cosa, è quanto gliantichi hanno riconosciuto come autentico contenutodell’amore: il diventare l’uno simile all’altro, che conducealla comunanza del volere e del pensare. La storia d’amoretra Dio e l’uomo consiste appunto nel fatto che questa co-munione di volontà cresce in comunione di pensiero e disentimento e, così, il nostro volere e la volontà di Dio co-incidono sempre di più: la volontà di Dio non è più perme una volontà estranea, che i comandamenti mi impon-gono dall’esterno, ma è la mia stessa volontà, in base all’e-sperienza che, di fatto, Dio è più intimo a me di quantolo sia io stesso. Allora cresce l’abbandono in Dio e Dio di-venta la nostra gioia”. (Deus caritas est, 17)

Riflettiamo insieme

L’amore del prossimo enun-ciato da Gesù è possibile, poichénon ha come sorgente se stessima l’amore stesso di Dio: e cosìl’atto di carità è come il travasare nell’altro l’amore ricevu-to nell’esperienza di rapporto con Cristo.

L’amore del prossimo avviene per il fatto che io amo,in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco oneanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partiredall’intimo incontro con Dio, un incontro che è diventatocomunione di volontà arrivando fino a toccare il senti-mento.

Allora imparo a guardare l’altra persona non più soltanto

17“Abbiamo creduto all’amore di Dio”

con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la pro-spettiva di Gesù Cristo. Il suo amico è mio amico. … Io ve-do con gli occhi di Cristo e posso dare all’altro ben piùche le cose esternamente necessarie: posso donargli losguardo di amore di cui egli ha bisogno.

Se il contatto con Dio manca del tutto nella mia vita,posso vedere nell’altro sempre soltanto l’altro e non riesco ariconoscere in lui l’immagine divina. Se però nella mia vitatralascio completamente l’attenzione per l’altro, volendo esseresolamente «pio» e compiere i miei «doveri religiosi», s’inaridi-sce anche il rapporto con Dio. Allora questo rapporto è sol-tanto « corretto », ma senza amore. Solo la mia disponibi-lità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore,mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Solo il servizio alprossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me esu come Egli mi ama.

Domande per il dialogo e il confronto in Conferenza

1) Nei tuoi rapporti con gli altri, quanto influisce la tuaesperienza di incontro con Gesù?

2) Può illuminarti la parola del Vangelo: “Gesù scelse idodici perché stessero con lui; li mandò poi a predica-re”… Ti preoccupi di vivere l’amicizia con Lui prima dipensare al rapporto amicale coi poveri?

3) Rimpiangere i tempi passati o piangere sui mali attualipuò diventare un alibi per non rimboccarsi le manichee disgiungere l’amore affettivo daquello effettivo. Come può laConferenza essere portatrice disperanza?

4) Ti senti più gioioso e sereno rela-zionandoti con Dio attraverso lapreghiera e la meditazione, o at-traverso l’incontro con chi ti staaccanto?

18 “Abbiamo creduto all’amore di Dio”

CONCLUSIONE

L’amore non può es-sere finalizzato ad altrifini che non siano quellidi comunicare amoreperché la persona ne habisogno, anzi perché lapersona è figlio amato daDio e Dio si serve del-l’uomo per toglierlo dalbisogno.

Chiamati a compor-tarci come il buon sama-ritano che non chiede al-l’uomo chi è, e non sichiede cosa possa ricava-re dal suo intervento, masi china sul ferito e locura unicamente perchéè un fratello che ne habisogno.

Non può essere unito a Cristo chi non è unito al fratel-lo; non può amare Dio che non vede chi non ama il suoprossimo che vede.

La carità verso il prossimo annunciata nell’Eucaristianon è soltanto un precetto, un dovere morale importante,ma è un elemento “ontologico” della stessa carità versoDio.

Come concretamente si realizzi questa carità (argo-mento tanto caro e tanto importante per i Vincenziani!)l’enciclica lo illustra nella seconda parte. E noi ci riflette-remo nella seconda parte del sussidio.

Il Direttore responsabile ringrazia gli autori e quanti hannocollaborato al nuovo “Sussidio formativo” allo scopo di

renderlo agile strumento di approfondimento e di crescitaspirituale, umana e sociale.