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CAPITOLO 7 STRUTTURA Si illustra la genesi degli elementi costruttivi che assumono la duplice specificazione di espressione formale e soluzione tecnologica. Dimensioni modulo/strutturali, autonomia strutturale e relazioni con gli altri elementi; il telaio. Abstract PARTE II

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CAPITOLO

7STRUTTURA

Si illustra la genesi degli elementi costruttiviche assumono la duplice specificazione diespressione formale e soluzione tecnologica.Dimensioni modulo/strutturali, autonomiastrutturale e relazioni con gli altri elementi; iltelaio.

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PARTE II

Rimandando l’approfondimento dei fondamenti teoretici agli studi specifici in mate-ria, questa trattazione ci serve per evidenziare come l’apprendimento dell’arte delcomporre non possa fare a meno di riferirsi al problema del linguaggio e della

forma, per individuare le cellule elementari che lo compongono e per capire quali sono iprocessi logici che generalmente ne determinano l’accostamento e l’interazione.Senza che questa voglia essere un’esposizione esaustiva e definitiva, tuttavia si è cer-cato di mantenere una linea di chiarezza ed estrema sintesi, al fine di familiarizzare il let-tore con il metodo di analisi critica che ha portato ai risultati esposti nella presente opera.Si è cercato di delineare l’organismo architettonico come interazione complessa di ele-menti semplici; questi elementi costituiscono un insieme di parole che, combinate fra loro,generano un discorso.Le interazioni fra le parti non sono casuali, ma seguono delle regole che, se da un latonon sono stabilite a priori una volta per tutte, dall’altro sono condizionate da rapporti pre-esistenti determinati sia dalla specifica funzione (struttura portante, delimitazione dellospazio, percorsi, ecc.), sia dalla loro valenza formale (dimensioni prevalenti, forme geo-metriche e loro relazioni, rapporti dimensionali, ecc.).Nel contempo si è voluto sottolineare come il processo compositivo debba fin dall’iniziointeressare il progetto nella sua totalità e tridimensionalità, ragion per cui la rappresenta-zione grafica più idonea in questa fase è quella volumetrica, anche se piante, prospetti esezioni restano indispensabili strumenti di verifica.

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LE PAROLE DELL’ARCHITETTURA

Il linguaggio architettonico si articola attraverso l'interrelazione di elementi di baseche, per analogia, potremmo paragonare alle parole del linguaggio umano.Queste parole costituiscono dei nuclei elementari di significato, sintagmi che accostan-dosi fra loro e interagendo in vari modi vengono a costituire le frasi. Il tutto dunque è ca-ratterizzato da una struttura sintattica in cui ogni elemento ha una sua funzione.Gli elementi di base possono essere individuati attraverso l’analisi degli oggetti architet-tonici, grazie ad un’operazione di sintesi e di astrazione, che ci consentirà di individuarele “parole” che costituiscono il linguaggio.Lo studio dell’architettura storica nella sua millenaria vicenda, da un lato, e l’osserva-zione del panorama architettonico contemporaneo, dall’altro, ci mostrano come poi i ri-sultati compositivi si concretizzino in poetiche completamente differenti, essendo diversii contesti culturali, per collocazione cronologica e per dislocazione geografica, e la sen-sibilità degli architetti, nonché le disponibilità tecniche delle civiltà succedutesi lungo lastoria.

Questi elementi non sono mai isolati, ma si relazionano fra loro, andando a costituire i sin-tagmi elementari dell’architettura, che a loro volta si aggregano a formare delle entità piùvaste e complesse, che potremmo paragonare a delle frasi.Si tratta di insiemi di elementi dal significato in qualche modo autosufficiente dotati di unapropria identità. Così un organismo architettonico è costituito da parti che a loro volta for-mate da elementi di base. Abbiamo già inconsapevolmente manipolato le parti di un’ar-chitettura, quando abbiamo provato a far interagire le forme elementari, sia bidimensionaliche volumetriche. In quel caso però gli elementi non avevano ancora quella caratterizza-zione architettonica che fa di una forma una parte.

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I sintagmi dell’architettura

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La parte è costituita da elementi costruttivi che, pur non avendo ancora una specificazionetecnologica, hanno una loro propria vocazione ad acquisirne una; ciò che avverrà in unafase successiva del progetto.Per definire le parti e in definitiva l’organismo architettonico, dobbiamo ora focalizzare lanostra attenzione su quegli elementi di base che abbiamo definito in astratto, ma che oradevono essere analizzati in maniera più puntuale.A questi elementi di base noi diamo le denominazioni di setto e parete.

Il setto viene spesso definito come una parte strutturale dell’edificio venendo così a so-stituire così la funzione statica del pilastro. La sua idea si associa sempre a una tecno-logia fluida come il cemento e la muratura, richiama, quindi, a un effetto tradizionale,classico. La parete viene invece utilizzata per comprendere e organizzare la separazione deglispazi interni ed esterni.

Successivamente vedremo che questi due componenti, oltre a presentarsi in modi di ag-gregazione e conformazione estremamente vari, possono contrarsi fino a costituire ele-menti monodirezionali. In questo caso avremo degli elementi comunemente definibilicome pilastri o travi, ma che il più delle volte sono utilizzati in un’aggregazione più o menocomplessa, che ne determina il valore sintattico: il telaio.

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SETTO E PARETE

La mancanza di un termine specifico proveniente dalla tradizione architettonica, ha in-dotto a trovare nel linguaggio della tettonica i termini per definire i due elementi comesetto e parete.Ma in questo caso non ci si riferisce alle determinazioni statico-tecnologiche di questi,anche se spesso setto e parete costituiscono in effetti anche gli elementi portanti dellastruttura. Per comprendere la differenza semantica fra il setto e la parete, vale forse lapena di azzardare un'altra analogia, questa volta con il linguaggio musicale. Potremmodire che i setti scandiscono un “ritmo”, le pareti intonano una “melodia”.

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Setto e parete “orizzontali”

Se teniamo ben presente il significato che abbiamo attribuito ai termini “setto” e “parete”,possiamo capire come questi elementi del linguaggio architettonico possano essere decli-nati anche secondo una direzione orizzontale.Le stesse caratteristiche degli elementi verticali possono essere infatti attribuite agli orizzon-tamenti, anche se dal punto di vista costruttivo essi sarano realizzati con tecnologie e schemistatici differenti, ottenendo solai, rampe, falde di copertura.

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Il telaio e il pilastro “multidirezionale”

La diffusione delle strutture ad appoggio puntiforme e lo sviluppo delle tecnologie del ce-mento armato e dell’acciaio hanno consentito da un lato la riduzione degli ingombri dellestrutture portanti, dall’altro l’elaborazione di forme più libere, leggere, capaci di dominarelo spazio con ampie luci e nuove rese cromatiche. Il protagonista di queste poetiche èl’elemento costruttivo monodimensionale, l’asta, che nelle sue più comuni declinazioniassume le funzioni di pilastro e trave.A ben guardare, però, il pilastro e la trave si inseriscono nell’organismo edilizio non comeelementi autonomi, ma nel contesto di un linguaggio e dunque anch’essi sono compresiin quella struttura logico-sintattica che è stato l’oggetto della nostra attenzione, quandoabbiamo individuato gli elementi di base setto e parete. In particolare il sintagma fonda-mentale nel quale elemento costruttivo monodimensionale trova la sua espressione or-ganica è il telaio.

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URA GENESI DEL TTELAIO

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URACOLLEGAMENTI VERTICALI: LE SCALE

L'esigenza di aumentare la superficie utile e di costruire edifici su più livelli necessita diparticolari componenti architettoniche che assumono questa funzione particolare e cheda essa traggono specifiche conformazioni. Denominiamo queste componenti “collegamenti verticali”, costituiti in generale da pianiinclinati, rampe, scale.Il collegamento verticale per eccellenza è la scala, che costituisce spesso occasione, perl'architetto, di generare spazialità dinamiche di notevole impatto.Nella maggior parte dei casi, però, la scala ha un ruolo più modesto, anche se non mancadi partecipare all'articolazione volumetrica dell'edificio, anche quando questo non sia dimodeste dimensioni.Anzi, l'esperienza progettuale mostra come spesso sia più difficile collocare una sem-plice scala a due rampe per collegare i livelli di una casa in linea o a torre, che proget-tare una scala monumentale nella hall di un albergo.L’esempio dell’inserimento della scala nella Rokko Housing I di Ando è particolarmenteefficace sia dal punto di vista funzionale che compositivo.

Tadao AAndo, Rokko Housing I, Kobe, Hyogo, 1978-83

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URA MAGLIA STRUTTURALE E MODULO COMPOSITIVO

In effetti, pensare in questa maniera sarebbe un po' forviante, cioè tralasciando l'aspettodel dimensionamento strutturale, perché il passo strutturale dovrebbe essere dettato daun insieme di fattori che interagiscono tra loro.I diversi carichi trasmessi dai solai alle travi e quindi ai pilastri determinano sia la dimen-sione dei pilastri che la loro distanza. Il criterio quindi di stabilire il passo strutturale è det-tato da un insieme di fattori che legano sia l'aspetto distributivo che quello didimensionamento.

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Mimetizzare o evidenziare

Se ho un sistema strutturale puntiforme su una griglia regolare, l'immagine del pilastro al-l'interno della pianta mi detta alcune considerazioni che dovranno riflettersi nei prospetti.La scelta di optare quindi per un sistema costruttivo (in questo caso) che non rispecchiala scelta strutturale propria, ma la rinnega la nasconde attraverso l'uso dell'intonaco o diun sistema tecnologico che contiene il pilastro, non darà la possibilità di intuire l'orditurastrutturale scelta dal progettista.Questa scelta non rafforza l'idea della pianta ma la indebolisce ulteriormente, a parte al-cuni casi in cui si adotta una scelta strutturale non puntiforme ma continua.Mentre, al contrario, l'idea di avere pilastri a vista, solai al marcapiano, coperture estra-dossate e quindi la maglia dei pilastri a vista nel prospetto darà la sensazione di avereun impianto planimetrico riconoscibile nella sua immediatezza e semplicità. Viceversaquesto atteggiamento può essere tradito da un impianto volumetrico che non scandisceil ritmo della struttura ma lo rinnega dietro l'intonaco.

Nel caso di un’architettura piccola e di forma cubica si possono riscontrare a livello dipercezione visiva delle differenze.Da un lato sicuramente il rivestimento completo da un’altra forza all’architettura che saràmeno frammentaria ma più forte. Dall’altra il gioco delle articolazioni in superfici così ri-dotte genera un’immagine poco verificata e debole.Bisogna comunque capire rispetto alle funzioni come guadagnare spazio, distribuirequindi idoneamente la struttura, che in casi di superfici piccole preferisce l’acciaio peresiguità della sezione e facilità di montaggio.Un’altra scelta può essere quella di portare la struttura all’esterno come una gabbia trili-tica tenendo all’interno l’involucro e ottenendo così una maggiore distribuzione, una pu-lizia delle facciate incorniciate armonicamente dagli elementi strutturali.Un altro elemento fondamentale che può rendere la percezione visiva della struttura im-mediata e riconoscibile ad un fruitore è la scansione del ritmo.

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Qui di seguito riportiamo tre esempi particolarmente eloquenti di come l'espressione strut-turale diventi elemento caratterizzante dell'architettura.In queste opere la percezione dello spazio architettonico avviene attraverso la manipo-lazione di un suo elemento strutturale.Nei Richards Medical Kahn compone la struttura integrando al solaio una piastra orizzon-tale che accoglie un sistema di condotti d'aria. Modularmente questo è diviso in 9 sottoquadrati di travi principali e quattro quadrati intravi minori.Questa struttura è il risultato della ricerca di Kahn nell'ottimizzare e massimizzare il si-stema di prefabbricazione delle forme e dei vari giunti delle travi funzionanti ad incastro.Sicuramente il fruitore percepisce una grande forza nell'angolo d'accesso che rimarcacosì la programmaticità dell'intera struttura modulare.

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