spagyrica maggio 2018 n. 31 - giorgini dr. martino · 2018. 5. 3. · ci parlano degli anunnaki...

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N. 31 MENSILE GRATUITO news dal mondo naturale ANGOLAZIONI INSOLITE COS’È IL CIBO IRRADIATO? L’ASSISTENZA LA FIGURA DELL’OSTETRICA IL SOSTEGNO CHI È LA DOULA? AGOPUNTURA IL SUO IMPIEGO DURANTE L’ALLATTAMENTO SPAGYRIA MAMI DEL DR. GIORGINI ALLATTAMENTO I GALATTOGENI NATURALI OLI ESSENZIALI PER LA “CURA” DEL BAMBINO REMISE EN FORME AFFRONTARE I PROBLEMI DI SILHOUETTE SHIATSU DAL NULLA ALLA VITA NUTRITIVI IN GRAVIDANZA PERCHÉ SONO IMPORTANTI ALIMENTAZIONE VOGLIA DI FRAGOLE SPAGYRICA IN CUCINA MENÙ LIGHT IN GRAVIDANZA SPAGYRICA MAGGIO 2018 SPECIALE MAMMA

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Page 1: SPAGYRICA MAGGIO 2018 N. 31 - Giorgini Dr. Martino · 2018. 5. 3. · Ci parlano degli Anunnaki (“figli del cielo e della terra”), dei Dingir (“superiori”), degli Igigi (“coloro

N. 31M

ENSI

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TO

news dal mondo naturale

ANGOLAZIONIINSOLITECOS’È IL CIBO IRRADIATO?

L’ASSISTENZALA FIGURA DELL’OSTETRICA

IL SOSTEGNOCHI È LA DOULA?

AGOPUNTURAIL SUO IMPIEGODURANTE L’ALLATTAMENTO

SPAGYRIAMAMIDEL DR. GIORGINI

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editoriale

4 SPAGYRIAMamiGiorgini Dr. Martino

8 ALLATTAMENTOStimolare naturalmente la produzione di latte

12 OLI ESSENZIALIBuone abitudini per la “cura” naturale del bambino

16 REMISE EN FORMECome affrontare naturalmente i problemi di silhouette

22 NUTRITIVI IN GRAVIDANZATrasformazioni consapevoliDr. Matteo Menetti Cobellini

24 L’ASSISTENZALa figura dell’ostetricaDr. Matteo Menetti Cobellini

Giacomo Leopardi nel descrivere la figura dell’abate Francesco Girolamo Cancellieri,

lo presenta come una persona che disserta «di cose assurdamente frivole col massimo

interesse, di cose somme colla maggior freddezza possibile». Lontano dall’emulazione

dell’erudito romano, questo numero di Spagyrica desidera discutere, con chiarezza,

coinvolgimento e semplicità, della figura materna, della gravidanza e della maternità,

“sommi” temi che caratterizzano la festa della mamma.

Per celebrare in modo adeguato questo evento che – come noto – cade ogni anno nella

seconda domenica di maggio, era opportuno proporre ai lettori un numero monografico

che riflettesse certamente sulle diverse fasi della maternità, ma che desse spazio anche

a quelle tematiche meno conosciute – si pensi alla figura della doula – comunque facenti

parte dell’universo materno.

Una celebrazione della festa della mamma per così dire “alternativa” che oltre a ricordare

il culto della Dea Madre protettrice della fertilità, desidera scorgere nella figura materna

l’incarnazione dell’idea di nutrizione: sensibile alla generosità della terra che nutre, la

donna sceglie di emularne l’azione, attraverso la sua forza generatrice e la sua capacità

di proteggere la continuità della vita.

Si tratta di prerogative femminili non di poco conto: straordinarie nella loro apparente

ordinarietà, queste si manifestano durante e dopo la gravidanza operando quella

trasformazione con cui la donna diviene madre, parola – quest’ultima – che vede

un’etimologia remota, risalente alla radice sanscrita Ma che, a sua volta, rimanda alle

azioni del “misurare” e del “preparare”. E tra questi due termini si sviluppa il concetto

di maternità, poiché la madre conosce la misura delle cose, delle relazioni, dei ruoli,

preparando il bambino a venire al mondo.

Per questi motivi (ma ve ne sarebbero un’infinità da citare) occorreva rimarcare tale ruolo

con un numero monografico, dove al centro – ma anche ai limiti estremi – fosse collocata

la maternità, proprio come al “parco della mamma”, giardino sconosciuto ai più, situato a

Tordibetto, in provincia di Assisi, dove nel mezzo sorge una statua a essa dedicata.

L’auspicio è che sfogliando le pagine di questa rivista, oltre a prepararsi in mondo

naturale alla maternità, si potrà procedere idealmente verso il centro della vita o,

meglio, verso il punto da cui si genera il cerchio, proprio come i meravigliosi mandala

di Amy Haderer Swagman, una doula statunitense che vede in queste opere d’arte

la forma stessa della gravidanza, perché oltre a contenere l’energia femminile e la

perfezione senza fine, rappresentano anche la continuazione e il ciclo di una nuova vita.

LBM

La maternità al centro

SCARICA L'APP DI SPAGYRICA

26 IL SOSTEGNOLa figura della doulaElisabetta Balia

28 SHIATSUIl concepimento e la gravidanzaArianna Cioverchia

30 AGOPUNTURAIl suo impiego durante l'allattamentoDr. Giovanni Di Luccio

32 ANGOLAZIONI INSOLITECibo irradiato, di cosa si tratta?Giorgini Dr. Martino

SPAGYRICA news dal mondo naturale ~ Periodico mensile N. 31 Maggio ~ [email protected]

EDITORE: Elitto Edizioni ~ Via Val della Meta, 4 - 50034 Marradi (FI)

DIRETTORE RESPONSABILE: Lorenzo Bellei Mussini ~ e-mail: [email protected]

REDAZIONE: Federica Stefanini

DIREZIONE, PROGETTO GRAFICO, REDAZIONE, IMPAGINAZIONE E STAMPA (in proprio):© Ser-Vis Srl ~ Via Nanni Costa 30 - 40133 Bologna

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 8414 in data 07/04/2016

Ufficio consumatori

Puoi contattarci in questi orari: dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 18.00; dal lunedì al venerdì. e-mail: [email protected] - www.drgiorgini.it

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Sommario

34 ALIMENTAZIONEVoglia di fragole

36 SPAGYRICA IN CUCINAMenù light in gravidanzaPaola Balducchi

39 PER SAPERNE DI PIÙLa bromelina

seguici su:

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Spagyria

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MAMIOggi non è impossibile pensare che una civiltà di un altro pianeta, più avanzata tecnologicamente della nostra, abbia potuto far scendere degli astronauti sulla Terra nei tempi passati. I documenti scritti più antichi, le tavo-lette di argilla sumeriche, scambiati per fantasiosi racconti mitologici, ci raccontano che questo è proprio av-venuto! Ci parlano degli Anunnaki (“figli del cielo e della terra”), dei Dingir (“superiori”), degli Igigi (“coloro che vedono e osservano”), degli Elohim (“signori”), dei Nephilim (“quelli gettati sulla terra”), di Ilu (“colui che è in alto”), di Baal (“signore”)… Gli antichi Sumeri non li chiamavano dei, saranno i greci, migliaia di anni dopo, a divinizzarli e a definirli tali. Evemero, filosofo greco del III a.C., dice che gli esseri superiori non sono veri dei, ma dei grandi capi vissuti in luoghi lontani nel passato che sono stati divinizzati.Le tavolette antiche sumeriche descrivono anche la genesi del nostro sistema solare, compresi Plutone, Urano e Nettuno, non visibili senza telescopi (e “scoperti” solo recentemente) e in particolare della Terra, della Luna e della fascia degli asteroidi tra Marte e Giove. Il fatto che questi racconti siano stati scritti in forma poetica e teatrale (venivano letti e rappresentati una volta all’anno, durante una festa che durava alcuni giorni), non sono stati considerati, all’inizio della loro scoperta e decifrazione della scrittura, come fatti storici realmente accaduti, ma come pure mitologie.I testi mesopotamici (sumerici e akkadici e poi babilonesi…) descrivono quando gli “dei” vennero sulla Terra, da dove e perché, ma qui mi limito ad accennare quanto è riportato sulla nostra origine, cioè sulla manipola-zione genetica che ha trasformato (o fatto evolvere) l’Homo erectus (comparso come evoluzione dell’Homo abilis, circa 1.500.000 anni fa) in Homo sapiens comparso 250.000 anni fa, che gli antropologi hanno fatto conoscere come “uomo di Neanderthal” e, successivamente, in Homo sapiens sapiens comparso 35.000 anni fa, noto come “uomo di Cro-Magnon” (l’uomo moderno). D’altronde, l’antropologia ricerca da tempo, invano, l’anello mancante tra l’Homo erectus e quello sapiens, nonché la ragione dell’inspiegabile improvvisa compar-sa della civiltà, con l’uomo di Cro-Magnon.La tavolette sumeriche ci dicono che “quelli che dal cielo scesero sulla terra” provenivano da un pianeta di nome Nibiru (simboleggiato con una croce), che fa parte del nostro sistema solare, ma che impiega 3.600 anni per compiere un’orbita attorno al sole. Ci dicono anche che, ricercavano oro, non per il valore che oggi si dà a questo metallo, ma per nebulizzarlo nella stratosfera del loro pianeta per compensare lo strato di ozono assot-tigliato e filtrare così gran parte dei raggi ultravioletti e cosmici, che ne stavano distruggendo la vita. In un pri-mo tempo fu estratto dall’acqua del mare, ma la resa era scarsa e così cominciarono ad estrarlo dal sottosuolo dell’Africa sud-orientale (Rhodesia, Sud Africa…), una regione che chiamavano AB.ZU, il cui pittogramma era un profondo scavo nella terra, sovrastato da un pozzo (fig.1).

Il minerale aurifero veniva trasportato via mare fino a Sumer, nella fertile pianura del Tigri e dell’Eufrate, per-ché lì c’era il petrolio necessario alla fusione! Questa attività, cominciata 450.000 anni fa, entrò in crisi dopo 200.000 anni: i lavoratori Annunaki si ammutinarono e incrociarono le braccia. «Quando i signori, come gli uomini, facevano il lavoro e sopportavano la fatica… la fatica dei signori era grande, il lavoro era pesante… essi si lagnavano, rispondevano male, borbottavano negli scavi…».La descrizione dell’ammutinamento è vivida, si temette il peggio, ma EN.KI (“Signore della Terra”) ebbe un’idea: «Dacché la Signora della Nascita, la saggia Mami, è presente, creò un lulu amelu, [un “lavoratore primitivo”], egli porterà il giogo… svolgerà la fatica… uomo sarà il suo nome…». Il termine lulu significa letteralmente «uno che è stato mescolato».La “Dea Madre”/“Dea della Nascita”/Ninhursag/Ninki/Ninti, la sapiente Mami, chiamata a foggiare l’uomo, «si lavò le mani, prese un pizzico di argilla, la mescolò al sangue degli Annunaki e modellata nella forma di un nocciolo…».Quando nel libro della Genesi, Mosè chiamò l’Adamo, impiegò un tipico gioco di parole sumerico: Adamo può voler dire “quello della terra”, “terrestre”, “quello fatto di argilla rosso-scuro” e “quello fatto di sangue”!La «casa» simile a un ospedale dove EN.KI e la “Dea Madre” si recarono era chiamata la Casa di Shimti, dal sumerico SHI.IM.TI, letteralmente «respiro – vento – vita», la «casa dove la vita viene alitata» o «il vento della vita». Le fonti sumeriche ci informano che dopo aver «mescolato» gli uomini-scimmia (Homo erectus) con gli animali, gli Annunaki conclusero che l’unica mescolanza in grado di funzionare sarebbe stata quella tra uomi-ni-scimmia e gli stessi Nefilim. Dopo diversi tentativi falliti, fu fatto un modello, l’Adapa-Adam, da un ovulo di donna-scimmia fecondato con l’«essenza» di un “dio” (quello stesso che aveva guidato l’ammutinamento), impiantato nell’utero di Mami! Quando si constatò che Adam era quello che ci voleva, sempre secondo i testi mesopotamici, furono duplicati sette maschi e sette femmine, da quattordici “dee della nascita”, «nel loro grembo la “Dea Madre” depositò l’argilla mescolata».«Le “dee della nascita” furono tenute insieme. Ninki sedette contando i mesi. Il fatidico decimo mese si stava avvicinando; il decimo mese arrivò; il periodo dell’apertura del grembo era trascorso… ciò che era nel grembo uscì». Sopraffatta dalla gioia la “Dea madre” gridò: «Io l’ho creato! Le mie mani l’hanno fatto» (fig. 2).

fig. 2

«Nell’argilla, Nefilim e uomo siano legati, accostati in un’unità; così che fino alla fine dei giorni la Carne e l’Anima siano legati in una parentela di sangue». Queste parole sono state mal comprese, questo mescolare l’argilla al sangue in modo da legare geneticamente «sino alla fine dei giorni», gli Annunaki e l’uomo. Affinché sia la carne, «immagine», che l’anima, «somiglianza» degli “dei”, venissero impresse nell’uomo! Dunque geni di un “dio” e quelli dell’Homo erectus. Geni maschili come elemento “divino” e geni femminili come elemento terrestre. Il termine accadico per «argilla» è tit, originariamente scritto TI.IT, “ciò che è nella vita”. In ebraico tit significa “fango”, che ha la stessa origine di bisa (palude) e besa “uovo” (ovulo). fig.1

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SpagyriaLa Storia della Creazione è piena di giochi di parole. L’epiteto della “Dea Madre”, NIN.TI, significava sia «signora della vita», quanto «signora della costola»! Il suo simbolo era lo strumento che serve a tagliare l’om-belico (fig. 4)1.«Le sagge e dotte “Dee della nascita”, due volte sette, s’erano radunate; sette partorirono maschi, sette parto-rirono femmine. La “Dea della nascita” portò il Vento del Soffio di Vita. In coppia essi furono completati. Gli esseri erano umani… creature della “Dea Madre”». Era stato creato l’Homo sapiens. L’Adamo fu creato in Africa e successivamente portato anche verso Est, a lavorare nel “Giardino dell’Eden”, in Mesopotamia.Un particolare importante ho dimenticato: gli Annunaki avevano (hanno) una vita lunghissima, decine di mi-gliaia di anni! Ciò veniva spiegato ai “terrestri” col fatto che il loro pianeta impiega 3.600 anni per compiere un’orbita completa attorno al sole e quindi equivalevano a 1 anno terrestre! Tuttavia nei testi sumerici si parla di un’«acqua di vita» e di un «pane di vita» e l’«albero della vita» compare spesso accanto agli Annunaki, sulle tavolette (fig. 3). Corrisponde all’«Albero della Vita» dell’Eden, ovvero del Paradiso Terrestre della Genesi.Ma i terrestri non dovevano “mangiare” nemmeno dall’«Albero della Conoscenza»! I “Signori” erano ossessionati dal pensiero che il lulu progredisse, tanto da ingannarlo circa le conseguenze della conoscenza: la morte!I “Superiori” avevano modellato il lulu per farne un lavoratore che li sostituisse nei lavori pesanti, nonché ser-vo incondizionato, ignorante e inconsapevole, che non alzasse la testa! Il “mescolato”, l’uomo di Neanderthal, aveva una capacità di apprendimento e di sviluppo superiori all’Homo erectus, ma proprio questo rappresen-tava una minaccia per gli Annunaki: che diventasse consapevole del proprio stato, che conoscesse la propria origine e intraprendesse azioni di ribellione. I “Signori” trattavano i lulu come oggi l’uomo fa con gli animali domesticiti. Come teniamo cani e gatti senza vestiti. Così, i dingir consideravano la loro creatura un animale che serviva il suo padrone e lavorava in tenuta naturista (nudi), come testimoniano i numerosi reperti archeologici (fig. 5 e 6).

fig. 3

fig. 4

fig. 5

Si trova una conferma in un apocrifo dell’Antico Testamento, il Libro dei Giubilei, in cui si fa rife-rimento ad Adamo (Cap. III, versetto 16): «Ed egli se ne stava a coltivare, era nudo e non lo sapeva, non se ne vergognava…». Era questo lo stato so-ciale dell’uomo che i “Superiori” volevano man-tenere, questo era il comandamento. Vennero, a questo scopo, istituiti degli “osservatori” deputati al controllo. Sono definiti nella Genesi, i figli degli Elohim, si tratta degli IGI.GI o IGI.GU, proprio quei “Signori lavoratori” che si erano ribellati e a seguito dei quali era stato modellato il lulu. IGI vuol dire “occhio”, “vedere”, “testimone”, “guar-dare”; GU indica “terra”, “regione”, “distretto”.“Vigilanti”, “Guardiani”, “Osservatori”, “Angeli”, comunque li si voglia chiamare, hanno tutti la stes-sa identità, celata con l’icona del… serpente!

1La costola biblica dalla quale fu creata Eva, è un gioco di parole dal sumerico TI che vuol significare sia «costola» che «vita»!

fig. 6

I primi estensori dell’Antico testamento, in luogo di serpente scriveranno שחנ n-h-sh, una sequenza di tre let-tere dai molteplici significati, ma tutti convergenti nel primario serpente, termine che l’etimologia ebraica fa risalire, fra gli altri, al significato di «colui che diligentemente osserva»!Nella Genesi (6; 4) si legge: «Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro fi-glie, i figli degli Elohim videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. C’erano sulla terra i Nephilim a quei tempi [tradotto male col termine di “giganti”] – e anche dopo – quando i figli degli Elohim si univano alle figlie degli uomini e queste partorirono loro dei figli: sono questi gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi e chiamati eroi».Nel Libro dei Vigilanti, ricompreso nel Libro di Enoc, arrivato a noi all’interno dei Rotoli di Qumran, redatto in aramaico dagli Esseni, si può leggere lo stesso episodio. «Ed accadde, da che aumentarono i figli degli uomini, che in quei tempi nacquero, ad essi, ragazze belle di aspetto. E gli Angeli, figli del cielo, li videro, se ne innamo-rarono, e dissero fra loro: “venite, scegliamoci delle donne fra i figli degli uomini e generiamoci dei figli». Ed ecco (in pieno periodo glaciale) fa la sua comparsa l’uomo di Cro-Magnon, ovvero l’Homo sapiens sapiens!

Bibliografia:Zacharia Sitchin, Il pianeta degli Dei, Pickwick, Casale Monferrato 2000.Biagio Russo, Schiavi degli Dei, Edizioni del Poggio, Poggio Imperiale 2009.

Le frasi riportate tra «» sono traduzioni di tavolette mesopotamiche archeologiche.

Figg. 1, 2, 3 e 4 da: Il pianeta degli Dei.Figg. 5 e 6 da: Schiavi degli Dei.

Salve!

Giorgini Dr. Martino

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L’allattamento del neonato si distingue in naturale (il latte viene direttamente succhiato dal seno della madre); artificiale (si utilizzano prodotti derivati dal latte vaccino); misto (poppate al seno integrate da allattamento artificiale). Nell’ultimo periodo, la cultura pediatrica ha eviden-ziato l’alta valenza nutritiva e immunizzante del latte materno, rimarcando anche le implicazioni emotive dell’esperienza dell’al-lattamento al seno per la cop-pia madre-bambino.

II latte umano contiene, in giuste proporzioni, tutti gli elementi ne-cessari all’organismo cui è naturalmente de-stinato. Non solo, ma tali componenti (protei-ne, lipidi, zuccheri, sali minerali, vitamine) si adatta-no in qualità e in quantità alle mutevoli esigenze del bambino: ciò significa che il latte materno subisce modificazioni nella struttu-ra durante la crescita del neonato. Ma allora, qual è la com-posizione del latte umano?

Il livello degli elementi che lo compongono, oltre a variare – come visto – in base al periodo di lattazione, sono differenti da persona a persona; in media, tut-tavia, il latte materno è composto per l’1-2% da proteine, il 3,5% da grassi, il 6,5-7% da carboidrati e per il 0,5% da sali minerali; la re-stante percentuale è rappresentata da acqua.

Ogni ghiandola mammaria è dotata degli elementi necessari

per produrre il latte: quest’ulti-mo viene prodotto negli alveoli e, tramite i dotti, si accumula nei seni galattofori, piccoli serba-toi sotto l’areola e il capezzolo da dove, tramite i pori, passa al neonato. Il bambino, succhiando, favorisce la fuoriuscita del latte poiché comprime i seni galatto-fori.

La prolattina e l’ossitocina sono due ormoni fondamentali nell’al-

lattamento. Al termine della gravidanza vengono pro-

dotti automaticamente, poi, nei giorni seguenti, in risposta alle pop-pate del neonato. La prolattina, come sug-gerisce il nome stesso, stimola le cellule delle

ghiandole mammarie alla produzione del lat-

te; sintetizzata dall’ipofisi (piccola ghiandola collocata

nel cervello), la sua produzione è stimolata soprattutto da un mec-canismo riflesso, legato alla su-zione (riflesso prolattinico). In sintesi, più il bambino succhia, specie in modo corretto, più pro-

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STIMOLARE NATURALMENTELA PRODUZIONE DI LATTE

lattina si produce. L’ossitocina è un ormone che le puerpere ben conoscono, giacché è lo stesso ormone che provoca le contrazioni uterine durante il travaglio. Anche in questo caso, è il bambino che, succhiando, provoca un impulso nervoso che giunge al cervello della madre, stimolando così la produzione di ossitocina; questo fa contrarre le cellule che circondano gli al-veoli, favorendo la raccolta del latte nei seni galattofori da dove il neonato può estrarlo (riflesso ossitocinico).

Si è visto come la prolattina entri in circolo dopo ogni poppata per predisporre la mammella alla successiva; va da sé che, per ave-re un’adeguata produzione di lat-te, i livelli del sopracitato ormone devono essere mantenuti elevati; perciò, soprattutto all’inizio, è necessario che il bambino sia at-taccato spesso e in modo corret-to, che la durata della poppata sia regolata dal bambino stesso e che la mamma lo allatti anche di notte, quando la produzione di prolattina aumenta.

La produzione di latte (lattazio-ne) è scandita da quattro momenti fondamentali: la mammogenesi (sviluppo e preparazione della ghiandola mammaria); la lattoge-nesi (o montata lattea), preceduta dalla produzione di colostro che si avvia dopo il parto, in segui-

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to all’espulsione della placenta; la galattopoiesi (mantenimento della secrezione lattea); l’eiezio-ne del latte, dipendente, come la galattopoiesi, dallo stimolo del-la suzione che mette in circolo l’ossitocina. Trascorsa la prima settimana dal parto, il latte è det-to “di transizione” e può essere definito “maturo” solo dopo 10 giorni dalla nascita. Va detto che la composizione di questo fonda-mentale alimento può essere in-fluenzata anche dalla dieta della madre, tuttavia il latte materno è raccomandato per tutti i neona-ti anche quando l’alimentazione materna non è particolarmente adeguata.

Quando la neomamma allatta il proprio figlio, è importante segui-re un’alimentazione equilibrata e soprattutto varia per garantire all’organismo tutte quelle so-stanze nutritive che favoriscono la secrezione del latte, un vero e proprio lavoro che comporta un notevole dispendio di energie. Di contro, una dieta inadeguata, ansia e stress possono rallentare tale processo. Certo, come detto, per aumentare la produzione di questo alimento è indispensa-bile una stimolazione maggiore del seno, tuttavia l’incremento può essere supportato anche da alcune erbe dalle proprietà ga-lattagoghe (stimolanti la secre-zione di latte), spesso presenti nelle formulazioni di integratori,

tisane ecc. evitando così il ricor-so all’integrazione di latte artifi-ciale. Decisamente famosa, in tal senso, è la galega (Galega offi-cinalis), pianta che «secondo la tradizione manifesta un’azione favorevole alla secrezione lat-tea, molto probabilmente per un miglioramento dello stato circo-latorio della ghiandola mamma-ria e quindi del suo trofismo» (E. Campanini, Dizionario di fitote-rapia e piante medicinali, Milano 2012). Accanto a questa, possono essere ricordate l’anice verde (Pimpinella anisum), che trova un «tradizionale impiego come galattogogo» (F. Perugini Billi, Manuale di fitoterapia, Azzano San Paolo 2004), il finocchio che «stimola la secrezione del latte e l’aumento delle dimensioni della mammella» (Ibidem) e l’anice stellato «usato anche come galat-togogo» (Scienze naturali, a cura di M. Tozzi, Milano 2005).È vero, l’allattamento è un mo-mento di grande importanza nella vita di una madre e del suo bambino: durante questa fase si sviluppa parte del rapporto che lega queste due figure; anche per questo, va affrontato con serietà e giudizio. Evitare le “cure fai da te”, rivolgendosi allo specialista di riferimento è un primo passo fondamentale in questo comples-so percorso dove ogni elemento può avere, direttamente o indi-rettamente, un’influenza, Natu-ra compresa.

CURIOSITÀ:Il nome Alfrevis è stato scelto per omaggiare una donna che oltre a nutrire i suoi figli con il proprio latte, allattava anche qualche neona-to della zona in cui abitava.

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BUONE ABITUDINI PER LA “CURA” NATURALE DEL BAMBINODALL’APPLICAZIONE LOCALE AL BAGNO TONIFICANTE FINO ALLA DIFFUSIONE AMBIENTALE:LA VERSATILITÀ DEGLI OLI ESSENZIALI

Negli ultimi tempi, con sem-pre maggior frequenza vengono utilizzati gli oli essenziali per profumare attraverso diffusori l’ambiente, per insaporire interes-santi piatti e, diluiti in oli vettori (argan, mandorla, karité, jojoba ecc.), per effettuare massaggi. Questi rappresentano i principali impieghi di tali sostanze. Recen-temente, però, gli oli essenziali vengono adoperati anche dalle neomamme per le necessità dei propri bambini.

Com’è noto, la pelle dei neonati è molto delicata, per cui i prodotti utilizzati per la sua cura e prote-zione dovrebbero rispettarla sen-za essere aggressivi. Il cambio del pannolino è decisamente un mo-mento delicato perché possono svilupparsi piccole ma fastidiose irritazioni alla pelle del bambi-no. Spesso, le salviette umidifi-cate che si trovano in commercio contengono sostanze o profumi di sintesi che possono provocare re-azioni allergiche. Un interessante articolo su La Stampa – Mamme (versione online) conforta quanto

appena detto: «Di questi prodot-ti assolutamente geniali non si possono però celebrare esclusiva-mente le virtù. Se è vero che uti-lizzare le salviette umidificate per la pulizia dei bebè, specialmente fuori casa, è ormai diventata una consuetudine a cui poche mamme intendono rinunciare, è pur vero che diversi studi di laboratorio hanno dimostrato come molte salviette attualmente in commer-cio contengano delle sostanze potenzialmente nocive per la salute del bambino. Si tratta principalmente degli allergeni del profumo e dei conservanti, i primi utilizzati per mantenere la persistenza del profumo, i secon-di indispensabili affinché questo prodotto non sviluppi batteri e muffe. Molti dermatologi ed al-tri specialisti sono concordi nel ritenere che queste sostanze pos-sano risultare tossiche e nocive, specialmente se a contatto con una pelle delicata come quella dei bambini molto piccoli». Va tuttavia detto che non tutte le salviette umidificate presentano queste problematiche.

Una buona alternativa, peraltro decisamente ecologica, può es-sere quella di utilizzare salviette di cotone lavabile – analogo a quello impiegato per i fazzoletti da naso – su cui spruzzare un po’ di acqua per inumidirle, aggiun-gendovi un paio di gocce di olio essenziale, già disciolte in un un-guento vettore, come potrebbe essere quello di mandorle dol-ci. In questo caso, l’olio ideale è quello di lavanda, indubbiamen-te un «formidabile alleato per la pelle» (Gli oli essenziali indi-spensabili, a cura di G. Maffeis, Milano 2014). Così, sarà possi-bile detergere delicatamente e idratare in maniera naturale, senza sprechi, la cute del proprio bambino, eventualmente anche fuori casa, portando con sé tale miscela di acqua e oli essenziali dentro un barattolo, dove im-mergere le salviette. È chiaro che queste andranno utilizzate nel breve tempo per poi essere lava-te e, quindi, riadoperate.

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L’olio di Mandorle dolci, ottenuto per spremitura a freddo dei semi, possiede benefiche proprietà rigeneranti, elasticizzanti, antiossi-danti, emollienti e nutrienti per la cute e i capelli. Idrata la pelle di viso e corpo aiutando a combattere gli inestetismi cutanei (pelle secca, rughe, piccole cicatrici e smagliature) e dona brillantezza ai capelli secchi e sciupati. L’olio di Mandorle dolci viene assorbito rapidamente e assicura alla cute una piacevole sensazione di levi-gatezza e morbidezza.

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Oli essenziali

Ancora, l’olio essenziale di la-vanda può essere utile anche in presenza di quel frequente distur-bo che può affliggere i bambini, ossia la dermatite da pannolino – arrossamento cutaneo localiz-zato su natiche e genitali; qualche goccia infatti può, unitamente a un prodotto untuoso, lenire l’irri-tazione.

Ma gli oli essenziali possono ave-re anche altre destinazioni: per esempio, quello di camomilla (Matricaria chamomilla), erba nota per promuovere il rilassa-mento e il benessere mentale, nonché per favorire la digestio-ne, viene impiegato – sempre diluito in un olio vettore – per aromatizzare l’acqua in cui vie-ne fatto il bagnetto serale. Così, l’essenza dissolta potrà indurre un piacevole effetto sull’addormen-tamento. Non solo, ma entrambi gli oli essenziali menzionati (la-vanda e camomilla) possono ave-re un effetto positivo anche sulle

coliche del bambino: un delica-to massaggio sulla pancia (quin-di un uso topico) di questi potrà rivelarsi un ottimo strumento da usare al bisogno. La raccoman-dazione, tuttavia, è sempre quella di non versare direttamente gli oli essenziali sulla pelle, essendo prodotti estremamente concentrati.

È chiaro che, comunque, uno dei metodi più noti per “trasferire” all’organismo le proprietà be-nefiche degli oli essenziali ri-mane sempre la loro diffusione nell’ambiente. Potrà essere per-tanto un’ottima idea collocare, in prossimità della cameretta del bambino, un profumatore conte-nente acqua calda in cui saranno state diluite un paio di gocce di olio essenziale, magari sempre di camomilla.

L’aromaterapia può quindi rive-stire un ruolo importante nei mo-menti che caratterizzano i primi anni di vita dei bambini, ma c’è

di più. Nell’utilizzare questi pro-dotti interamente naturali si tra-smette a questi una sorta di eredi-tà: la consapevolezza che si possa crescere in piena sintonia con la Natura, quindi senza necessaria-mente piegarla ai propri bisogni, ma progredendo e sviluppandosi in totale concerto con essa.

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COME AFFRONTARENATURALMENTE I PROBLEMI DI SILHOUETTE

LA GRAVIDANZA SOTTOPONE MENTE E CORPOA UN IMPORTANTE CAMBIAMENTO

Neo mamme felici, impegnate con i propri figli, ma allo stesso tempo desiderose di recuperare la forma fisica precedente alla gravidanza. Eppure, pensare che tutto possa tornare esattamente come prima non è il pensiero che deve caratterizzare chi desidera intraprendere un programma di remise en forme. La gestazione rappresenta un momento deli-cato per la donna e si conclude con il parto, sforzo fisico inde-scrivibile. Durante i nove mesi, ogni parte del corpo è interessata al cambiamento: se la schiena deve trovare un nuovo equilibrio per sostenere il pancione, i mu-scoli della parete addominale vengono dilatati dalla crescita del bambino; infine, quelli del pavimento pelvico (coinvolti sia durante il periodo dilatante del travaglio sia durante il periodo espulsivo), dopo una gravidanza e un parto perdono la loro tonicità e necessitano quindi di una riedu-cazione specifica per recuperare

pito. La ginnastica da eseguire a partire dalla terza settimana del puerperio non ha controindica-zioni particolari: chiaramente, vanno evitati allenamenti trop-po intensi che possono provo-care eccessiva stanchezza ed è indispensabile rivolgersi a uno specialista prima di iniziare. Una volta avuta l’approvazione per la ginnastica si potranno effettua-re esercizi mirati per rassodare gli addominali, i fianchi, i glu-tei e la schiena. Particolarmente importanti sono gli esercizi che

danza, peraltro poco amata dalle neo mamme – ma non solo, è la cellulite (anche sulle braccia), accompagnata da senso di pe-santezza alle gambe. Essendo una patologia multifattoriale, le donne che hanno da sempre avuto problemi di ritenzione idrica o di sovrappeso, vedranno aumentare questa infiammazione durante i nove mesi di gravidanza. Tutta-via, possono verificarsi fenomeni di cellulite anche in donne che prima non presentavano il proble-ma. Infatti, l’azione degli ormoni, l’aumento di volume dell’utero, che ostacola il corretto flusso del sangue e, quindi, peggiora la sta-si linfatica, ma soprattutto l’au-mento di peso, che determina un incremento di volume degli adi-pociti (le cellule in cui vengono

la loro funzione di sostegno e di contenimento.

Nel controllo post parto che vie-ne fatto dopo 3/4 settimane spes-so si riscontra un’alterazione a livello anatomico; per questo motivo viene suggerito di pratica-re una ginnastica per riattivare il proprio fisico in maniera graduale e dolce, cominciando magari da una passeggiata all’aria aperta con il passeggino. Comunque, proprio per l’impegno che richie-de la gestione del bambino picco-lo, la mamma torna subito attiva, il che implica una riattivazione del metabolismo che, nei mesi precedenti, poteva essersi asso-

vanno a rinforzare il pavimento pelvico, quell’insieme di musco-li, legamenti, tessuti e nervi che vanno dal pube al coccige e che circondano l’apertura della vagi-na, dell’uretra e del retto. Infatti, più questo complesso è resisten-te, migliore sarà il controllo della vescica e dell’intestino, più bas-so sarà il rischio di prolasso ute-rino, più rapido sarà il recupero dopo il parto o dopo un intervento di chirurgia ginecologica.Un’altra conseguenza della gravi-

immagazzinati i grassi) sono fat-tori che non fanno altro che fa-vorire la comparsa ulteriore della cellulite.

Per recuperare un buon livello di tonicità, occorre agire su più fronti. Prima di tutto evitare di indossare per troppo tempo sia vestiti stretti che comprimono e schiacciano i vasi sanguigni, sia scarpe con tacchi troppo alti che ostacolano il ritorno venoso e linfatico nei condotti che scor-rono lungo gli arti inferiori. In secondo luogo è bene cammina-re (di nuovo passeggiando con la carrozzina) e idratarsi corretta-mente. Utile può anche essere un massaggio linfodrenante, magari aiutandosi con creme elasticiz-zanti a base di rusco (o pungi-topo), ginkgo biloba, centella asiatica, piante che favoriscono

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APPROFONDISCI"RITENZIONE IDRICA"

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Ananas e centella risultano utili per contrastare gli ine-stetismi della cellulite. Inoltre, l’ananas favorisce il drenag-gio dei liquidi corporei e, in-sieme alla centella, promuove la funzionalità del microcirco-lo alleviando la sensazione di pesantezza delle gambe. Vi-tamine B1, B3, B5, B6, B12 e biotina contribuiscono al nor-male metabolismo energetico.

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la funzionalità del microcircolo. Nei momenti di relax, infine, può essere utile fare alcuni semplici esercizi per ridurre il ristagno dei liquidi: flessione del piede, rota-zione della caviglia, abbassare e alzare il tallone; piccoli mo-vimenti che si possono effettuare pressoché ovunque.

Procedendo in questo modo, la remise en forme non sarà più un miraggio, iniziando così a pren-dere una forma sempre più de-finita, come del resto la propria silhouette. Per dare ulteriore slancio a questo “programma”, sarà possibile farsi accompagnare da alcuni prodotti naturali che, senza essere invasivi, potranno

contrastare gli inestetismi della cellulite. Ormai sempre più co-nosciuta e utilizzata, l’ananas – grazie alla presenza nel suo gam-bo della bromelina – favorisce il drenaggio dei liquidi corporei e riduce la sensazione di pesantezza alle gambe dando così una “scos-sa” per il microcircolo. Utiliz-zabile sotto forma di integratore alimentare – è bene ricordare che occorrerebbe mangiare un’in-finità di frutto e, soprattutto, del suo gambo interno, per assumere un’adeguata dose di bromelina – l’ananas viene impiegata insieme alla centella, altra pianta ideale per combattere la cellulite e che può essere assunta anche durante il periodo post parto.

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Nutritivi in gravidanza

TRASFORMAZIONI CONSAPEVOLILA GRAVIDANZA È FATTA DI MOLTEPLICI TAPPE.È DUNQUE BENE AFFRONTARE QUESTO MOMENTO CON IL GIUSTO SPIRITO E CON L’AIUTODEI NUTRITIVI PIÙ FUNZIONALI

UNA DONNA CHE HA APPENA SCOPERTO DI ESSERE INCINTA DEVE CAMBIARE IMMEDIATAMENTE IL PROPRIO STILE DI VITA?

«Naturalmente dipende dallo sti-le di vita. Se questo è sano e or-dinario e la gravidanza procede normalmente, non ci sono proble-mi. Se sussistono dolori pelvici e sanguinamenti oppure minacce d’aborto, che sono possibili so-

prattutto nelle prime otto setti-mane, occorre prestare grande at-tenzione. Infatti, se la gravidanza è a rischio, è necessario seguire una terapia a base di progesterone (ormone sintetizzato dalle ovaie e dal surrene che permette la crea-

zione delle condizioni adatte alla fecondazione Ndr) e di miorilas-santi (in grado di rilassare la mu-scolatura dell’organismo), ma si tratta di casi non ordinari».

«Una madre è contenta di essere niente altro che una madre; ma dove troveresti un’altra persona che è soddi-sfatta con questo solo ruolo?».Con questa eleganza Elias Canetti, Premio Nobel per la letteratura nel 1981, sintetizzava la straordinaria magia dell’essere mamma. O di approssimarsi a diventarlo. Già, perché sebbene la maternità nasca prima dell’uomo stesso, oggi è meglio arrivare preparate al fatidico giorno, quello in cui figlio o la figlia nasceranno. Non è que-stione di lana caprina. C’è forse qualcosa di più importante di questo? Certamente sì. Non è forse più opportuno diventare una madre consapevole che divenire una madre e basta? Consapevole del fatto, per esempio, che la dieta cui siamo abituati è inadeguata e che mai, come oggi e come in questo caso, è necessaria una giusta in-tegrazione. Consapevole del fatto che si potrà continuare a nuotare tanto, ma anche a fare lunghe passeggiate. Consapevole del fatto che se nei primi tre mesi di gravidanza si avranno voglie insolite o momenti di grande ner-vosismo, non si dovrà aver paura di alcunché, una volta appurato che il “problema” ha un nome: progesterone.Spagyrica ha intervistato la Dott.ssa Carmela Amore, ginecologa, per capire come arrivare preparate al parto.

COME INCIDE SULLA GRAVI-DANZA IL PROGESTERONE PRODOTTO DALLA DONNA?

«Nel ciclo naturale di vita, esso si origina con l’ovulazione per quindici giorni; la sintesi del pro-gesterone si azzera se arriva la mestruazione, ma in caso di gravi-danza l’ormone continua a essere costruito dall’organismo; ha una funzione importante: rilassa l’ute-ro, dà sonnolenza e provoca i tipi-ci e normalissimi sbalzi d’umore».

SBALZI D’UMORE PERMETTEN-DO, LA DONNA CHE ASPETTA UN BAMBINO, SE IL TONO EMOTIVO LO CONCEDE, PUÒ FARE SPORT?

«Certamente, ma con attenzione. Le lunghe passeggiate, ma soprat-tutto tanto nuoto, ottimo per i do-lori alla schiena, sono tra le attività consigliate. Nel primo trimestre, va detto, la persona deve stare a riposo perché è proprio in questo periodo che iniziano la nausea e le prime, grandi, trasformazioni».

DI QUALI TRASFORMAZIONI SI TRATTA?

«Del corpo e, come dicevamo, dell’umore. Le donne incinta pos-

Dr. Matteo Menetti CobelliniGiornalista professionista

L’INTERVISTATA:Dott.ssa Carmela AmoreSpecialista in ginecologia e ostetricia www.amorecarmela.com

sono sviluppare voglie alimenta-ri, ma anche repellenza agli odori. Il corpo si prepara a ospitare un feto che poi crescerà e diventerà un bambino. È una trasformazio-ne “creazionale”».

QUALI SONO LE INTEGRAZIONI ALIMENTARI PIÙ PERTINENTI?

«Certamente il ferro, da prende-re anche i tre mesi che precedo-no una gravidanza programmata, ma anche successivamente. Fon-damentale è l’acido folico, cioè la vitamina B9. In gravidanza il corpo della donna ne richiede in quantità doppia rispetto al norma-le. Celiachia e il morbo di Crohn, l’abitudine al fumo e l’assunzio-ne di alcolici, ne ostacolano for-temente l’assimilazione. Anche integrazioni di vitamina B12, D, K e gli Omega3 sono consigliate perché la dieta alimentare è spes-so carente di questi elementi».

QUALI TIPI DI TECNICHE DI RILASSAMENTO, DI COPPIA O MENO, SUGGERISCE DI IN-TRAPRENDERE PER ARRIVARE PRONTE AL PARTO?

«Per la coppia personalmente ri-tengo molto importante frequen-

tare gruppi di supporto. I futuri padre e madre si avvicinano tra loro e si generano numerose e nuove amicizie».

CI SONO INTEGRATORI ADAT-TI PER AUMENTARE LA PRO-DUZIONE DI LATTE E A QUALE MESE LA DONNA INIZIA A SVI-LUPPARLO?

«Certamente gli Omega3. Allo stesso tempo, il ritmo di produ-zione del latte della mamma, in aumento dopo circa 15 giorni dal parto nella sua completezza nutri-zionale, è data dalla suzione del bambino. Più il bimbo si nutre, più latte viene prodotto».

APPROFONDISCI“FERRO”

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Il termine levatrice è stato codifi-cato nel XVI secolo (A. Nocenti-ni, Etimologico: vocabolario del-la lingua italiana, Milano 2010). Si fa riferimento a una figura femminile, più o meno esperta e ormai desueta, che assisteva le partorienti durante la gravidanza. Oggi quella professione “fai da te”, spesso tramandata di genera-zione in generazione, fiorita nella cultura rinascimentale e mutuata dal Medioevo, è stato sostituita dall’ostetrica, una professionista non solo del parto, ma anche una vera e propria guida pre e post gravidanza, il cui titolo è rigoro-samente riconosciuto dopo una laurea triennale in Ostetricia.

A esami di anatomia, fisiologia e chimica, vengono associate mate-rie propedeutiche al counselling (dall’inglese, letteralmente, “con-sigliare e consolare”) e di assi-stenza alla gravidanza. L’ostetri-ca di oggi si occupa di sostenere la puerpera, ma anche di aiutarla nel parto vero e proprio, laddove non sussistano complicanze gra-vose che prevedano l’intervento di un medico ginecologo.Se uno studio inglese (R. Plumb, Midwives attitude to research ba-sed practice, «Midirs Midwifery digest», XII, 2002, pp. 171-3) ci-tato nel volume di Vera Schmid, Salute e nascita. La salutogenesi in gravidanza, si occupò dell’ef-

ficacia dell’ostetricia e del lavoro delle operatrici del settore, sot-tolineando che a esse, per man-canza di formazione, si preferiva ancora il ginecologo, la dotto-ressa Monica Padovan, ostetrica e fondatrice della Casa mater-nità il nido, ha le idee molto più chiare sul ruolo fondamentale del suo lavoro rispetto alla relazione Plum: «Oggi l’ostetrica si occu-pa di molte cose: dall’assistenza al parto al diffonderne la consa-pevolezza nei giovani; dalla con-traccezione alla prevenzione on-cologica del collo dell’utero fino ai corsi preparatori per le coppie “in attesa”».

Non sempre, solo quelle a basso rischio. Quando accade “qual-cosa di non ordinario”, usando un eufemismo, siamo costretti a rivolgerci al ginecologo, natural-mente. Ma nei parti ordinari, la-voriamo in autonomia.

DOTT.SSA PADOVAN L’OSTE-TRICA SI OCCUPA DI OGNI TIPO DI GRAVIDANZA?

Sono strutture gestite interamente da ostetriche e sono esterne a un contesto ospedaliero ma seguo-no un protocollo: devono distare non meno di trenta minuti da un ospedale. Sono vere e proprie abitazioni nelle quali partorire, in cui ci sono diverse profes-sioniste unitamente formate sul piano scientifico che però, per inclinazioni personali, possono essere propense a diverse forme di assistenza: chi al parto vero e proprio; chi alle puerpere affette da problemi oncologici. Esistono anche master specialistici.

COSA S’INTENDE PER CASE MATERNITÀ?

Considerevolmente, anche se molto spesso le puerpere preferi-scono affidarsi ai ginecologi.

LA LEGGE REGIONALE DELL’E-MILIA ROMAGNA NUMERO 26 DEL 1998 PREVEDE ALL’AR-TICOLO 4 UN RIMBORSO DELL’80% PIÙ UN CONTRIBU-TO PER CHI PARTORISCE IN CASA. SONO AUMENTATI I CASI DI PARTO PRESSO IL PRO-PRIO DOMICILIO OPPURE NEL-LE CASE MATERNITÀ?

Noi collaboriamo con i medici, ci mancherebbe, ma “la costan-za” che hanno le puerpere italiane nell’affidarsi ai medici è un caso tutto italiano: solo l’1% delle don-ne partorisce in casa. In Germania le cose vanno diversamente e le donne sono più fiduciose nei con-fronti delle Case maternità, tant’è vero che prima si recano dall’oste-trica e solo successivamente dal gi-necologo. Il parto non è un evento medico, lo diventa solo se a rischio.

PER QUALE MOTIVO?

Io consiglio dei prodotti specifici: un integratore come l’Acciaiovis, che contiene ferro e vitamina B6 e B12, soprattutto nei mesi prece-denti al parto, perché la perdita di tale elemento è una conseguenza naturale della gravidanza. Queste due vitamine, poi, promuovono la formazione dei globuli rossi e insieme al ferro garantiscono il trasporto dell’ossigeno nei tessu-ti. Poi è utile anche l’acido folico, soprattutto per evitare malforma-zioni come la schiena bifida.

DATE QUALCHE SUGGERIMEN-TO SUGLI INTEGRATORI DA ADOTTARE ALLE NEO MAMME?

Dr. Matteo Menetti CobelliniGiornalista professionista

L’INTERVISTATA:Dr.ssa Monica PadovanOstetricaPresidente e fondatrice della casa maternità Il Nido

Io dico sempre alle donne che da che mondo è mondo, noi partoriamo ed è certo è dolorosissimo. Ma esistono sistemi anche non farmacologici per aiutare le donne che stanno per partorire, come i massaggi, i bagni in acqua, il supporto emo-tivo. Il parto si può affrontare senza l’ausilio di farmaci. In altri casi la donna viene considerata come un utero e “sbattuta da sola in una sala d’ospedale”. Nelle Case maternità le cose sono diverse, cerchiamo di rendere tranquilla la “paziente”: una partoriente in stato di agitazione produce adrenalina, una donna serena genera endorfine, che tendono a rilassare. Il nostro è un supporto assistenziale, ma soprattutto emotivo, che perdura anche fino a dieci giorni dopo il parto, seguendo madre e fi-glio e organizzando, per quanto riguarda il centro che ho fondato, anche corsi post partum. Bisogna dedicare tempo alle persone.

PARTORIRE, COM’È NOTO, È DOLOROSO. VOI OSTETRICHE PO-TETE SOMMINISTRARE FARMACI PER ALLEVIARE LE SOFFERENZE?

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LA FIGURA DELL'OSTETRICA

L’ANGELO CUSTODE DELL’ASSISTENZA AL PARTO

L'assistenza

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LA FIGURADELLA DOULAL’ARTE ANTICA DI AIUTARE LE MAMME

egli ultimi tempi la parola “doula” si sta ritagliando

uno spazio di visibilità sempre maggiore nei media, complice anche la scelta di avvalersene fat-ta da alcune donne dello spettaco-lo e influencer nel mondo social.Ma esattamente, cos’è una doula? Il termine doula (si pronuncia dùla) viene dal greco antico, e in-dicava la donna al servizio della famiglia e soprattutto della madre nel momento delicato del parto e del puerperio. Negli anni ‘70 il neonatologo Marshall Klaus, sua moglie Phyllis, psicoterapeuta, e il pediatra John Kennel hanno scelto questo termine per indicare quella figura, generalmente fem-minile, che accompagnando la donna con un sostegno continua-tivo durante travaglio, parto e puerperio, offriva la possibilità concreta di rendere l’esperienza nel suo complesso più facile, e quindi più sicura.Ed è esattamente quello che la doula fa.

In una società in cui spesso le re-lazioni umane sono schiacciate da ritmi frenetici e distanze im-portanti, le donne e i nuclei fami-liari affrontano frequentemente l’arrivo di un bambino senza una

rete di sostegno in grado di sup-portare, confortare e proteggere. La doula, donna formata e in con-tinua formazione, ricca di espe-rienza e capacità empatica, si prende cura della madre e del nu-cleo familiare in uno dei momenti più delicati, faticosi e meraviglio-si della vita. Perché quando nasce un bambino, nasce anche una ma-dre, e mentre del bambino si oc-cupa la mamma, della mamma si occupa la doula.I servizi della doula si articolano nelle tre fasi dell’esperienza della nascita: gravidanza, travaglio e parto, puerperio, e in ognuno di questi momenti cruciali le com-petenze pratiche che la doula esplica sono differenti.

Durante la gravidanza la doula accompagna la madre alle visite qualora lo desideri, aiuta a prepa-rare la casa all’arrivo del nuovo nato e a compilare il piano del parto, insieme alla madre cerca le informazioni necessarie, attra-verso lunghe chiacchierate em-patiche e attente indaga insieme alla futura famiglia alla ricerca di risposte adeguate, focalizzan-do eventuali paure e aspettative e cercando i modi per affrontarle. La doula sta accanto alla ma-

dre e al padre durante il trava-glio, allevia il dolore con tocchi sapienti, offre da bere e man-giare, sostiene con abbracci e carezze o assiste con discrezio-ne e premura a tutto il proces-so sia in ospedale che in casa.

La doula aiuta la madre nei primi giorni dopo la nascita, momenti delicatissimi e intensi. Se la don-na lo desidera, la doula sostiene l’avvio dell’allattamento, è in grado di individuare situazioni che richiedano l'intervento di una consulente professionale, aiuta con i primi bagnetti, prepara pa-sti caldi e sta insieme ai fratellini più grandi, sbrigando se richiesto piccole faccende domestiche per permettere alla madre di stare in-sieme al suo bambino.

Soprattutto, la doula c’è. È pre-sente, attenta e accogliente, di-screta ma solida, offre quello spa-zio di protezione dove la donna può manifestare il proprio smar-rimento, la propria fragilità, la stanchezza che spesso le madri non si permettono di provare di fronte a un contesto sociale che le vorrebbe sempre felici e perfette. Perché tutto questo non lo può fare una nonna, una sorella o la vicina di casa? Per quanto la rete delle figure di riferimento sia pre-ziosissima e imprescindibile in un momento così complesso (si pen-si al detto africano “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”), la differenza tra la doula e le altre donne dell’entou-rage materno, è la totale assenza di giudizio. Una doula non dà consi-

gli, non esprime il proprio parere personale, non spinge la donna a fare ciò che ritiene “giusto”, non giudica. La doula è un foglio bian-co che si riscrive in modo nuovo a ogni incontro, nel rispetto della peculiarità di ogni donna e di ogni famiglia, con lo scopo di nutrire l’empowerment personale del-le madri e la comprensione pro-fonda del modello di maternage che si vuole esprimere e vivere. Un aspetto che è fondamentale sottolineare è che la doula non ha competenze mediche, non si so-stituisce in alcun modo alle figure sanitarie (ostetrica, ginecologa, pediatra, psicologa) ma anzi colla-bora con esse in una sinergia vin-cente che mette al centro la donna, la sua salute e la sua serenità. La doula è in sostanza “la madre della madre”, un sostegno emoti-vo e pratico che rende l’esperienza del divenire genitore più comoda, armoniosa e semplice. Le evidenze scientifiche a tal proposito parlano chiaro: quan-do il travaglio è stato supportato continuativamente da una doula si è rilevata una diminuzione del 40% nell'uso di ossitocina sinte-tica, il 12% in più di probabilità

di parto spontaneo vaginale, una diminuzione del 28% di rischio di cesareo e il 34% in meno di in-soddisfazione dell’esperienza di parto. Inoltre la presenza di una doula nel post parto fa crollare sensibilmente la possibilità di una depressione, o nel caso in cui questa sopraggiunga, la doula può aiutare il padre e gli altri mem-bri della famiglia a riconoscerla tempestivamente e rivolgersi agli specialisti di competenza.La stessa Organizzazione Mon-diale della Sanità, nelle recen-ti Linee Guida per il Parto, ha sottolineato l’importanza di una presenza continuativa accanto alla donna durante il travaglio, presenza di fiducia che la madre deve poter scegliere liberamente e che possibilmente abbia cono-sciuto durante la gravidanza e che possa continuare il percorso an-che dopo la nascita.Nonostante ciò, in Italia attual-mente la doula è una figura non riconosciuta. Mentre negli Stati Uniti e nel nord Europa è stata assorbita dal sistema sanitario, nel Belpaese mancano ancora un riconoscimento e una regolamen-tazione effettivi, complice anche l’incomprensione rispetto a una

eventuale sovrapposizione con il ruolo dell’ostetrica (sovrappo-sizione che non avviene, avendo campi di competenza affini ma estremamente diversi). Fortunatamente, sempre più donne scelgono di avere una doula ac-canto in una delle fasi o in tutto il percorso della nascita di un figlio, assicurandosi così un sostegno personalizzato e costante, com-petente e preparato, dedicato al benessere pratico, emotivo e spiri-tuale dell’intero nucleo famigliare. Perché, come dice l’ostetrica americana Robin Lim, la pace si costruisce un bambino alla volta. Per ogni madre curata, serena e sicura di sé, ci sarà un futuro adulto più equilibrato, amore-vole ed empatico.

Elisabetta Balia Presidentessa Associazione

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Il sostegno

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28 I prodotti del Dr. Giorgini sono disponibili nelle migliori erboristerie, farmacie e parafarmacie 29Scopri la vasta gamma dei prodotti del Dr. Giorgini sul sito internet www.drgiorgini.it

IL CONCEPIMENTOE LA GRAVIDANZAIL MOMENTO DAL NULLA ALLA VITA

Shiatsu

L’arrivo di una nuova vita nel mondo manifesto, quello in cui vi-viamo, porta ad alcune riflessioni.Una grande gioia per i futuri ge-nitori, i parenti e gli amici, un grande impegno, un deciso cam-biamento, un nuovo equilibrio di coppia da trovare...Questi sono gli argomenti trattati solitamente, ma come operatrice shiatsu vorrei portare l’attenzione su un altro aspetto, quello ener-getico, nel periodo dal concepi-mento alla gestazione. Come noto, la crescita del nuovo essere umano avviene all’interno del corpo della donna, in seguito all’unione del seme maschile con l’ovulo femminile.L’incipit dell’impronta energetica avviene prima della fecondazio-ne, a livello delle gonadi maschili e femminili, e viene definita dal-la Medicina Tradizionale Cine-se “energia ereditaria”, o anche “energie innate”. Esse rappresen-tano la potenzialità della realizza-zione di una nuova creatura, non ancora manifestatasi.Dopo la fecondazione, quando dal-la potenzialità si va verso lo svi-luppo e la costruzione dell’essere, queste energie diventano in grado di produrre, di creare, prendendo il nome di “energie acquisite”.Il Cielo Anteriore (un modo poe-tico usato dagli Antichi Cinesi per

chiamare le “energie innate”) vie-ne rappresentato come il materiale che farà parte di un nuovo essere vivente che, assieme al Cielo Po-steriore (le “energie acquisite”), svilupperanno il seme ereditario in compartecipazione con le altre energie del mondo manifesto ne-cessarie al nutrimento del corpo, cioè gli alimenti e la respirazione.Alcuni testi di Medicina Tradi-zionale Cinese identificano, con il Cielo Anteriore, tutte le energie, i Soffi, appartenenti al materia-le ereditario, mentre vedono nel Cielo Posteriore tutto il “produci-bile” dal momento della feconda-zione in poi. E la Medicina Occidentale come si pone, in questo?«Un marcatore del DNA vie-ne trasmesso dai genitori ai figli ed è essenziale per lo sviluppo dell’embrione […] Il DNA non è l’unica informazione genetica tra-mandata dai genitori ai figli. Un nuovo studio pubblicato su Scien-ce dai ricercatori del “Max-Plan-ck Institut” per l’immunobiologia e l’epigenetica di Frisburgo (Ger-mania) ha raccolto prove rigorose del fatto che anche le istruzioni epigenetiche*, che all’interno delle cellule regolano l’espressio-ne dei geni senza che sia alterata la sequenza, sono trasmesse alla prole. Il risultato mostra in parti-

Arianna CioverchiaOperatrice e Insegnante ShiatsuCollaboratrice presso Asili [email protected]

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*Epigenetica: branca della biologia molecolare che studia le mutazioni genetiche e la trasmissione di caratteri ereditari non attribuibili direttamente alla sequenza del DNA.

colare che la memoria epigenetica è essenziale per lo sviluppo e per la sopravvivenza delle nuove ge-nerazioni» (Le Scienze, Edizione Italiana di Scientific American, 18 luglio 2017).È molto interessante scoprire come un sistema medico-filosofico plu-rimillenario, la Medicina Tradizio-nale Cinese, esprima concetti del tutto similari alle conclusioni cui sono giunti recenti studi condotti secondo il “metro” della medicina allopatica, ovvero comprovati da rigorose prove scientifiche.Partendo da questa analoga visio-ne, possiamo comprendere come, dopo il concepimento, la gesta-zione sia la naturale continua-zione della crescita embrionale che ha già un suo specifico im-printing.Compresa l’importanza del bino-mio Cielo Anteriore/Cielo Poste-riore (cioè energie innate ed ener-gia acquisite), possiamo intuire quanto sia fondamentale lo stato di salute e di benessere della ma-dre, il “contenitore” dove avviene la crescita, le numerose alchimie a livello chimico, fisico, mentale, emozionale, ovvero un insieme di energie — parlando nella termi-nologia dell’operatore shiatsu — dalle più grossolane alle più sottili che interagiscono fra loro per cre-are il nuovo essere umano.Afferma Peter Nathanielsz: «re-centi ricerche forniscono convin-centi prove che la salute di cui godiamo durante tutta la nostra vita è determinata in buona par-te dalle condizione del nostro sviluppo in utero. Il modo in cui siamo entrati nella vita rappre-senta il fattore principale di come

viviamo» (P.W. Nathanielsz, Life in the Womb: the origin of Health and Disease, Promethean Press, Ithaca, New York 1999).La futura madre, durante la gra-vidanza, oltre a nutrirsi nel modo migliore, completo e ricco di nu-trienti utili e necessari, farà at-tenzione a mantenersi in salute, a respirare, a muoversi, a vivere le relazioni personali in serenità (in qualsiasi modalità si presenti-no durante i nove mesi), consape-vole della sua funzione: la crescita di una nuova creatura all’interno di sé che vive, nel termine più am-pio possibile, completamente con lei e si “nutre” di lei.Il termine “consapevole” viene spesso affiancato allo shiatsu e durante la gravidanza la con-sapevolezza, appunto, ha una notevole importanza, peraltro in fase di continuo cambiamento.È deducibile, quindi, avendo par-lato di energia, consapevolezza, nutrimento, benessere, salute, che

lo shiatsu durante la gravidanza è un possibile e valido strumento per mantenere, sostenere e mi-gliorare lo stato energetico, far fluire l’energia (Ki o Qi) della futura mamma e, insieme, della nuova creatura.Con il trattamento shiatsu, il toc-co dell’operatore sull’uomo cor-po-mente, portato tramite speci-fiche pressioni e precise modalità operative, riarmonizza il “flus-so vitale”, intendendo per esso «quell’insieme di energie che, al di là di qualsiasi altro attributo gli si possa dare, permea l’essere vivente, facendo sì che il corpo si rigeneri continuamente» (dal Trattato Professionale di Shiatsu - Teoria e Pratica” di Fabio Zagato, Ed. Red).Desidero concludere con una cita-zione ricca di Shen, armonia e bel-lezza, caratteristica dei testi anti-chi della Medicina Tradizionale Cinese che, nella difficile sem-plicità ed essenzialità espositiva,

concettuale e narrativa con cui si propongono, innalza l’Uomo verso la sua grandezza e immense possibilità, assieme alla Natura e alle forme di vita che condividono con lui questo mondo manifesto.

«L’acqua e il fuoco hanno i Soffi ma non hanno la vita. Le erbe e gli alberi hanno la vita ma non la coscienza.Gli uccelli e i quadrupedi hanno la conoscenza ma non la giusta relazione.L’uomo ha i Soffi, la vita, la cono-scenza e anche la giusta relazione.Ecco perché è ciò che vi è di più prezioso nell’Universo» Xun zi, vol.5, cap.9.

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Agopuntura

L’Agopuntura può essere utilizzata con assoluta sicurezza nella donna durante l’allattamento per intervenire sia nel caso della mancanza di latte, (agalattia), sia nel caso dell’ingorgo mammario che porta alle fastidiosis-sime e dolorose mastiti.Numerosi sono i protocolli utilizzati, cerchiamo di vederne alcuni, e quali tra punti sono i più utilizzati.La mammella è circondata dai Meridiani Principali (MP) di stomaco, milza, rene e vescica biliare.Sono anche interessati il Grande Luo dello stomaco, che emerge nel punto stomaco (ST) 38, il Luo della mil-za, del polmone e del pericardio. Anche i Meridiani Distinti di stomaco, grosso intestino, pericardio, cuore e piccolo intestino interessano la mammella.Da un punto di vista funzionale due sono i meridiani principalmente interessati nella lattazione: il Meridiano Distinto del grosso intestino e il Chong Mai. Il Meridiano Distinto del grosso intestino inizia alle spalle nel punto Large Intestine (LI) 15 va al Vaso Governatore (VG) 14 si porta in avanti a ST 12 dove si divide in due rami, un ramo sale a LI 18, uno scende verso il petto. La funzione di questo meridiano è trasportare il Jing verso l’esterno e ai capelli e, appunto, favorire la lattazione. Il Chong Mai origina dai reni, infatti i punti del meridiano Chong Mai sono principalmente punti del Meridiano Principale di rene. Nella donna, il Chong Mai nasce anche dall’utero, un ramo si porta al perineo, luogo di origine di due altri meridiani straordinari il Ren Mai e il Du Mai. L’altro ramo emerge all’inguine nel punto ST 30 e da qui si porta verso l’alto seguendo il meridiano di rene fino a Kidney (KID) 21 da qui prosegue verso l’alto distribuendosi al petto e nella donna alla mammella, per portarsi lungo il collo e poi ai lati della bocca e terminare sotto agli occhi. Il ramo discendente da ST 30 scende sulla faccia mediale della coscia e della gamba e si porta alla pianta del piede. Il Chong Mai è detto Mare del Sangue, ed è proprio il sangue all’origine della formazione del latte. Il sangue durante la gra-vidanza nutre l’utero e il feto e dopo il parto risale alla ghiandola mammaria per formare il latte. La mancanza di latte nel puerperio spesso è proprio dovuta al deficit di sangue che si realizza nella donna nel periodo del Post Partum.In entrambe le condizioni cliniche che possono interessare la mammella durante l’allattamento, l’ipogalattia e l’ingorgo mammario, va sempre punto Bladder (BL) 51, detto Cancello Vitale, posto ai lati della prima verte-bra lombare.Nell’ipogalattia bisogna aggiungere sempre due punti del MP del piccolo intestino, Small Intestine (SI) 1 e SI 3, inoltre è utile trattare sempre il Vaso Concezione (VC) 17, punto Mare del Qi, posto sullo sterno a livello dei capezzoli e il punto ST 37 punto Mare del sangue.Nella stasi mammaria invece i sintomi regrediscono trattando principalmente il Meridiano Distinto del grosso intestino, tra cui possiamo trattare i punti Jing distali controlaterali Lung (LU) 11 e LI 1, il punto He LI 11, il Punto di Riunione LI 15, il Punto di Riunione Vaso Governatore (VG) 14, il punto Finestra del Cielo LI 18.

Dr. Giovanni Di LuccioMedico Agopuntore di Firenze — www.medicinavibrazionale.it — [email protected]

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CIBO IRRADIATO, DI COSA SI TRATTA?

1 Marco Pizzuti, Scelte alimentari non autorizzate, Edizioni il Punto d’incontro, Vicenza 2015.2 Ibidem.3 Studio del 2009 svolto da ricercatori dell’Università del Wisconsin sotto la direzione di Ian Duncan (docente di Scienze mediche alla UW-Madison School of Veterinary Medicine.4 Dichiarazione ufficiale EFSA, 6 aprile 2011.5 Dichiarazione ufficiale dell’FDA americana, novembre 2014.

L’irradiazione (una tecnica contro-versa) è stata inventata per la conser-vazione e la sterilizzazione del cibo. È stata inventata nel 1943 in Ameri-ca per sterilizzare gli hamburger e si è diffusa nell’industria alimentare, all’inizio per eliminare la germinabi-lità di patate, aglio e cipolla e poi via via come tecnica di conservazione per tutti gli alimenti freschi. Benefici commerciali tanti, ma per la salute del consumatore c’è da temere? Di cosa si tratta?Consiste nel far passare gli alimenti attraverso dei fasci di raggi gamma (prodotti da generatori al cobalto 60 e al Cesio 137), di raggi X e di elettroni che penetrano il cibo in pro-fondità col totale abbattimento dei microbi estendendo la durata del pe-riodo di conservazione.Le radiazioni ionizzanti non vengono applicate a tutti i prodotti, perché in alcuni casi producono cambiamenti al sapore e al colore. La normativa europea UE ammette l’irradiazione per 60 prodotti: erbe aromatiche es-siccate, spezie, condimenti vegeta-li, cacao, caffè, uova, frutti di mare freschi e prodotti ittici, carne, patate, cipolle, aglio, frutta, ortaggi, cereali, carni di pollo e altro.«Tra gli effetti indesiderati e nocivi dell’irradiazione desta particolare preoccupazione la distruzione del-le vitamine e di molti nutrienti, in-sieme alla formazione di sostanze tossiche. Quando il cibo viene ir-radiato, infatti, le radiazioni ioniz-zanti reagiscono con le molecole dell’acqua, naturalmente contenute all’interno degli alimenti, causando il rilascio di elettroni, insieme alla formazione di dannosi radicali li-beri. Questo ultimi reagiscono con

le vitamine alternandone e degra-dandone la struttura chimica»1.Le reazioni innescate all’interno del cibo continuano anche dopo che l’ir-radiazione è terminata e la perdita di nutrienti nel tempo aumenta.«Anche la cottura del cibo irradiato comporta una distruzione dei nu-trienti in misura molto superiore a quando accade negli alimenti non irradiati. L’irradiazione a bassa potenza (da 0,3 a 0,75 KGy) della frutta e dei vegetali confezionati è sufficiente a distruggere il 79% del-le vitamine nel giro di tre settimane. La bassa potenza dei raggi gamma utilizzata in questa tecnologia parte da 1 KGy (KiloGray), l’equivalente di 16.700.000 raggi X al torace, e arriva fino a 30 KGy, 500.000.000 raggi X al torace o 10.000 volte la dose letale per l’uomo»2.Per chi crede nell’energia vitale degli alimenti, non può sperare che questa rimanga.Nel cibo irradiato si formano dai trigliceridi delle sostanze tossiche (formaldeide, benzene, acido formi-co, 2-dodecylcyclobutanone e 2-al-chilciclobutanoni) in grado di passa-re la barriera intestinale, arrivare al sangue e depositarsi nel grasso. Si tratta di sostanze che danneggiano le cellule e il DNA e sono cancerogene. Animali nutriti per quattro mesi con cibo irradiato presentano un danneg-giamento della guaina mielinica con conseguente paralisi, perdita della vista e sviluppo della sclerosi mul-tipla. Queste patologie sono scom-parse quando gli animali sono stati nutriti con cibo non irradiato3.Gli effetti collaterali degli alimenti irradiati sono già stati ben docu-mentati sulla sperimentazione con-

dotta a partire dagli anni 50.L’irradiazione permette anche di bo-nificare cibi già infetti o in fase di deterioramento, che non si potranno distinguere dai prodotti normali!L’unica difesa per il consumatore è l’etichetta, in quanto è obbliga-torio per i produttori indicare con indicazione chiara e con un logo di riconoscimento, un fiore verde sti-lizzato (fig.1)!Si deve concludere, allora, che frutta e verdura confezionata in Italia non è irradiata, dato che non si è mai visto applicato questo logo.

Fig. 1: Il logo internazionale “Radu-ra” apposto dai produttori sul cibo irradiato.

P.S. «Gli esperti dell’EFSA conclu-dono che per i consumatori non vi sono rischi microbiologici collegati all’utilizzo di alimenti irradiati»4.«L’irradiazione non rende il cibo radioattivo, non ne compromette le qualità nutrizionali e non apporta cambiamenti apprezzabili del sapo-re della consistenza o dell’aspetto. Infatti, ogni cambiamento provocato dall’irradiazione è talmente minimo che non è semplice distinguerlo dal cibo non irradiato»5.

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Capaci di catturare, grazie al loro colore rosso accesso, l’attenzione dei camminatori durante le pas-seggiate nei boschi, le fragole sono piante originariamente sponta-nee, appartenenti alla famiglia del-le Rosacee e al genere Fragaria, che oggi vengono ampiamente coltivate.

Se le varietà vesca (fragolina di bosco), moschata e viridis, sono le tipologie che crescono spontane-amente, come specie coltivata, la pianta della fragola nasce circa tre-cento anni fa, grazie all’introdu-zione nel Vecchio Continente della Fragaria chilonensis, proveniente dal Cile e caratterizzata da notevoli dimensioni dei frutti, tratto che la differenzia dalle tre varietà sponta-nee. Oggi, le fragole coltivate ap-partengono all’ibrido Fragaria x

ananassa che, in base al periodo di fruttificazione, si distingue in due tipologie: le unifere, che fruttifica-no una sola volta all’anno (da aprile a maggio), e le rifiorenti, che di-stribuiscono la fruttificazione in più mesi (da giugno a novembre). Dal punto di vista botanico, la pian-ta si presenta con sottili fusti stri-scianti lungo i quali, all’altezza dei nodi, si sviluppano radici, foglie, poi fiori e frutti. Questi ultimi, in realtà, sono falsi frutti, poiché costituiti dall’ingrossamento del ricettacolo; i veri frutti sono gli acheni di colore verde brunastro (quelli che generalmente vengono chiamati semi) e che si trovano in-seriti in numero variabile sulla su-perficie del falso frutto. Quest’ultimo si presenta con una forma non sempre regolare (co-nica, conico-allungata, conico-ap-

piattita, trapezoidale ecc.), con dimensioni differenti e con un co-lore che può variare dall’aranciato al rosso vivo o scuro; allo stesso tempo, la fragola può anche avere consistenza e sapore diversi. Al di là delle varie considerazioni su forme, colori e dimensioni, esiste una sorta di classifica che stabilisce quali sono le migliori varietà di fragole, sia unifere sia rifiorenti. Nel primo caso si hanno l’Alba, la Gemma, la Maya e la Roxana; nel secondo, l’Anabelle, l’Anais e la Diamante.Dal punto di vista nutrizionale, le fragole – così ben coltivate dal vescovo di Ely, secondo quanto scrive Shakespeare nel Riccardo III – sono caratterizzate da un’eleva-ta quantità di acqua, aspetto che le rende certamente rinfrescanti e diuretiche, ma anche facilmen-

te deteriorabili una volta raccolte dalla pianta. Altre sostanze presen-ti in questi frutti sono carboidrati solubili, fibre (benché in quantità minime) e, soprattutto, minerali quali calcio e potassio, e vitamina C. Per questo, possono essere con-siderate dei buoni remineraliz-zanti, anche se la loro peculiarità è quella di avere poche calorie e, conseguentemente, essere conside-rate un frutto ipocalorico, perfetto per spuntini giornalieri, ma anche per pasti leggeri, consumati durante la stagione primaverile. Tuttavia, come molti frutti, an-che le fragole possono avere delle “controindicazioni”: esse, infatti, tendono a favorire la liberazione di istamina dalle cellule, creando così delle reazioni allergiche, quali orticaria con prurito. Al di là di questo aspetto, le fragole

vengono sovente impiegate come dessert fresco, con l’aggiunta di zucchero o di panna montata, op-pure con vino e liquori; ma sono utilizzate anche per preparare mar-mellate, gelati, dolci e molti altri cibi trattati. A differenza di quelle selvatiche, le fragole coltivate sono alquanto apprezzate, oltre che dagli uomi-

ni, anche dai piccoli uccelli che le divorano con voracità prima che queste possano giungere a ornare le tavole nei pranzi e nelle cene: per questo motivo, dagli orti delle sin-gole famiglie alle colture effettuate su scala estensiva in campi di pro-duzione di tutta Europa, le fragole vengono “protette” con reti, come se fossero piccoli berilli rossi.

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Alimentazione

VOGLIA DI FRAGOLE TABELLA NUTRIZIONALE DELLA FRAGOLAComponenti principali in 100g di prodotto commestibile

ACQUA 89,5 g FIBRE 1,6 gCARBOIDRATI 5,5 g LIPIDI 0,4 gPROTEINE 0,8 g MINERALI 0,5 g

VITAMINEQuantità contenute

in 100g di parte commestibile

Apporti giornalieri ammessi dal Ministero

della SaluteVitamina A 3 mcg 1200 mcgβ-carotene 16 mg 7,5 mgVitamina D 0 mcg 50 mcgVitamina E 0,12 mg 60 mgVitamina K 6 mcg 180 mcgVitamina C 65 mg 1000 mgVitamina B1 (tiamina) 0,03 mg 25 mgVitamina B2 (riboflavina) 0,055 mg 25 mgVitamina B3 (niacina) 0,51 mg 54 mgVitamina B6 0,06 mg 9,5 mgVitamina B12 0 mcg 1000 mcgAcido folico 0,045 mcg 400 mcgBiotina 0,004 mg 0,450 mgAcido pantotenico 0,3 mg 18 mg

MINERALIQuantità contenute

in 100g di parte commestibile

Apporti giornalieri ammessi dal Ministero

della SaluteCalcio 20 mg 1200 mgFosforo 25 mg 1200 mgMagnesio 13 mg 450 mgFerro 0,64 mg 30 mgZinco 0,265 mg 15 mgRame 0,045 mg 2 mgManganese 0,39 mg 10 mgFluoro 0,015 mg 4 mgSelenio 1 mcg 83 mcgCromo 1 mcg 200 mcgMolibdeno 0 mcg 100 mcgIodio 3 mcg 225 mcgBoro 0 mg 3,6 mgPotassio 160 mg 2000 mgCloro 9 mg non definitoSodio 1 mg non definitoSilicio 0 mg non definito

S. W. Souci, W. Fachmann, H. Kraut, Tabelle Complete degli Alimenti, edizio-ne italiana a cura di M. Carruba, Fidenza 2009.

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MENÙ LIGHT IN GRAVIDANZA

PREPARAZIONE (10 minuti) Lavate le fragole, toglietene il peduncolo, tagliatele in quattro parti e mettetele in una ciotola, versan-dovi sopra lo zucchero, quindi mettetele in frigorifero per 10 minuti. Prima di servirle, versatevi sopra alcune gocce di aceto balsamico tradizionale di Modena.

Le ricette di: Paola Balducchi Appassionata di cucina e autrice di libri sull’argomento

Spagyrica in cucina

4 cestini di fragole4 cucchiai di zucchero3 cucchiaini di aceto balsamico tradizionale di Modena

Fragole al balsamicoDessert

PREPARAZIONE (20 minuti)Mettete nel mixer i ceci, unitamente ai capperi e alle acciughe, aggiungendo un po’ di olio, frullando il tutto fino all’ottenimento di una crema. Lavate i pomodori, tagliateli a metà, scolateli dall’acqua di vegetazione e togliete la polpa interna. Quindi riempiteli con la farcia e serviteli.

4 pomodori ramati250 grammi di ceci lessati2 cucchiai di capperi sottaceto

5 acciughe sott’olioolio extravergine d’oliva

Pomodori ripieni alla crema di ceci

Antipasto

DIFFICOLTÀ FACILE

(PER 4 PERSONE)

DIFFICOLTÀ FACILE

(PER 4 PERSONE)

PREPARAZIONE (15 minuti) COTTURA (15 minuti)Lavate e asciugate le fette di tonno, quindi disponetele su un quadrato di carta da forno, salate e pepate. Sopra mettete i pomodorini tagliati a dadini, i capperi e il prezzemolo tritati, infine una spruzzata di aceto di mele. Irrorate con l’olio e richiudete i cartocci e mettendoli sulla placca del forno. Cuoceteli per circa 15 minuti nello stesso (preriscaldato a 200 gradi), infine serviteli con il cartoccio.

4 fette di tonno fresco8 pomodorini2 cucchiai di capperi4 cucchiaini di olio extra vergine di oliva

2 cucchiai di prezzemolo tritatoaceto di mele q.b.salepepe

Tonno al cartoccioPiatto unico

DIFFICOLTÀ FACILE

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Bromelina è un termine collettivo che identifica un insieme di enzimi digestivi a prevalente attività proteolitica (cioè in grado di digerire le proteine in aminoacidi liberi), estratti dai frutti, dalle foglie, dal fusto e dal gambo dell’ananas (Ananas sativus).Da oltre 50 anni, si è scoperto che gli enzimi digestivi, assunti per via orale a stomaco vuoto, vengono assorbiti intatti nel circolo sanguigno! Qui idrolizzano (digeriscono) proteine e altre parti alimentari non digerite che sono entrate in circolo, come antigeni alimentari, a causa dell’aumentata permeabilità intestinale. Questi antigeni, se non vengono digeriti dagli enzimi, innescano la risposta del sistema immunitario e quindi le allergie, le intolleranze alimentari e le malattie autoimmuniLa bromelina viene usata in campo terapeutico dal 1957 e da allora sono stati effettuati innumerevoli studi sui suoi effetti che hanno permesso di dimostrare le sue proprietà digestive, antinfiammatorie, anti-trombotiche, antibatteriche, antinfettive.

PROPRIETÀ DIGESTIVESe assunta durante i pasti, può sostituire sia la pepsina (enzima proteolitico del succo gastrico) sia tripsina (enzima proteolitico prodotto dal pancreas) e, grazie all’ampio spettro di pH in cui resta attiva, può digerire le proteine sia nello stomaco sia nell’in-testino tenue. Ha dimostrato la sua efficacia nel trattare l’insufficienza pancreatica.

PROPRIETÀ ANTINFIAMMATORIELa fibrina1 forma una matrice che isola la zona dell’infiammazione ostruendo la circolazione e ostacolando il drenaggio dei tessuti, portando quindi all’edema. La bromelina attiva la fibrinolisi, provocando la digestione della fibrina e prevenendo la stasi venosa (causata dai coaguli di fibrina e dall’edema locale). Una diminuita capacità di distruggere la fibrina indurisce la pelle dandole l’aspetto a “buccia d’arancia” (a causa di fibrina e grassi). La capacità della bromelina di ridurre le infiammazioni è stata provata da decine di test clinici e vari modelli sperimentali. Anche malattie infiammatorie, come artrite e cellulite, rispondono bene alla somministrazione di bromelina. La capacità della bromelina di ridurre l’edema, le ecchimosi, il dolore conseguente (anche post interventi chirurgici), è stata dimostrata clinicamente. La bromelina è impiegata in tutti i tipi di infortuni sportivi: contusioni, stiramenti muscolari e strappi dei legamenti migliorano in poco tempo.

PROPRIETÀ ANTI-TROMBOTICHEGli enzimi proteolitici (bromelina, papaina, proteasi), attaccano direttamente i trombi aprendo i vasi ostruiti e, ristabilen-do la circolazione sanguigna, prevengono trombo-flebiti, infarto del miocardio, embolia polmonare, ictus. Ristabilendo il flusso normale, il dolore e l’edema sono ridotti più rapidamente, il processo fisiologico di riparazione è accelerato. È stato dimostrato che la bromelina è efficace nei casi di: trombo-flebite acuta, trombosi delle vene profonde, ecchimosi, edema.

PROPRIETÀ ANTIBATTERICHE E ANTINFETTIVE«La bromelina ha curato con successo una varietà di infezioni quali polmonite, ascesso peri-rettale, infezioni cutanee da stafi-lococco, pielonefrite e bronchite»2.

1 La fibrina è una proteina coinvolta nella coagulazione del sangue per formare una “maglia” sopra le ferite (assieme alle piastrine). La fibrina si forma anche durante le infiammazioni, collocandosi nella zona esterna del focolaio infiammatorio e nel lume dei capillari e delle venule. Grazie all’azione coagulante blocca l’agente infiammatorio isolando la zona dell’infiammazione, ma ostruisce la circo-lazione e ostacola il drenaggio dei tessuti, portando quindi all’edema.2 E. Pizzorno jr., M. T. Murray, Trattato di Medicina Naturale, II, Novara 2001.

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