sostieni anche tu le nostre missioni nel mondo! · con le ali ai piedi necrologio 31 ricordiamoli...

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SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione. COME AIUTARE LA CONGREGAZIONE E LE NOSTRE MISSIONI Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma • Conto Corrente Postale n° 919019 • Conto Corrente Bancario INTESA SANPAOLO - Roma 54 IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE Via Etruria 6 - 00183 Roma www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Poste Italiane Spa – Spedizione in Abbonamento Postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, BERGAMO n. 6 Giugno 2019 FONDAZIONE DON ORIONE ONLUS Via Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686 Codice Fiscale 97302630583

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SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTREMISSIONI NEL MONDO!La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo conattività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani...Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”,come gli ha insegnatoDon Orione.

COME AIUTARE LA CONGREGAZIONEE LE NOSTRE MISSIONICon l’invio di offerteIntestate a:OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente BancarioINTESA SANPAOLO - Roma 54IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749

Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere.In questo caso la formula da usare correttamente è laseguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la PiccolaOpera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede inRoma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali diassistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONEVia Etruria 6 - 00183 Roma

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n. 6 Giugno 2019

FONDAZIONE DON ORIONE ONLUSVia Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686

Codice Fiscale 9 7 3 0 2 6 3 0 5 8 3

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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EDITORIALE

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n. 6 Giugno 2019

FERITE O FERITOIE?

FLavIO PELOSO

Nel libro Va’ dove ti porta il cuore,di Susanna Tamaro, ritrovo se-

gnato con l’evidenziatore quantol’austero Padre Thomas dice alla pro-tagonista: “Solo il dolore fa crescere.Ma il dolore va preso di petto: chi svi-cola o si compiange è destinato aperdere” (p.147).Spesso nella vita sperimentiamo fe-rite profonde, che fanno male, chefaticano a guarire e che ci portano aperdere speranza. Sono ferite le piùdiverse: limiti e diminuzioni fisiche,difficoltà psicologiche e spirituali,tradimenti, delusioni, ingiustizie, ri-morsi per il male compiuto, rabbiaper il male subito.A volte le ferite induriscono per cer-

care di cicatrizzare il dolore e la sof-ferenza. A volte chiudono e bloc-cano le relazioni, perché umiliati odeboli. E tante possono essere leconseguenze: lo scoraggiamento, lachiusura nel rancore o nell’impo-tenza avvilita, la paura iperprotettivache imprigiona, la solitudine.

Effe come ferite

Le ferite sono un evento umano im-portante. Vanno prese sul serio, cu-rate e protette. Ognuno fa quelloche può. E beato chi ha qualcuno vi-cino. Vorrei però portare l’attenzione sulfatto che le nostre ferite sono anche

feritoie, cioè aperture, portano no-vità, crescita.Le ferite hanno un grande valore pe-dagogico, sia quelle frutto dei limitidella vita e sia quelle a volte infertecon cattiveria. Le ferite spingono asoluzione, aprono a nuovi sviluppi,per reazione o per compensazione;illuminano nuove possibilità e oriz-zonti; svegliano risorse di vita primasopite e sconosciute a sé stessi. Dalle feritoie delle ferite vediamomeglio e più realisticamente la vita,gli altri e anche il Cielo, Dio. Don Orione le chiamava semplice-mente “croci” e invitava non solo aportarle pazientemente, ma addirit-tura a chiederle, come una grazia e

Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 7726781Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneAngela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoAngela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELAR - Gorle (BG)www.velar.it

FotografieArchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:Flavio PelosoMichał SzweminPaolo Clerici - Gianluca ScarnicciFernando FornerodDaniela Niero - Mons. Vincenzo PagliaMaddalena TomassiniAntónio Andrade - Matteo GuerriniPierangelo Ondei

Spedito nel Giugno 2019

La rivista è inviata in omaggio abenefattori, simpatizzanti e amici e aquanti ne facciano richiesta, a nomedi tutti i nostri poveri e assistiti

Sommario

DON ORION

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NO 20

19,

3EDITORIALEFerite o feritoie?

6IN CAMMINO CON PAPA FRANCESCOL’Amoris Laetitia alla luce dell’ermeneutica biblica

15DOSSIER - AMO LA CHIESAProclamare la vita è la missione di oggiIl “seminario della vita”: accogliere i più fragili

12DAL MONDO ORIONINOGli “artigianelli” di Venezia“Il cuore d'Abruzzo per il Venezuela”

22PAGINA MISSIONARIAContinua l’emergenza in MozambicoNoviziato in Kenya

20DAL MONDO ORIONINOIn festa per S. Luigi Orione

27IN BREVENotizie flash dal mondo orionino

26DIARIO DI UN ORIONINOVita da cani!

5IL DIRETTORE RISPONDELa veste di Papa FrancescoTestimonianza da Selargius

30“SPLENDERANNO COME STELLE”Don Angelo Vallesi

8STUDI ORIONINIIng. Paolo Camillo Marengo

www . d o n o r i o n e . o r gDon Orione oggi

In copertina: 16 maggio 2019, Santuario Madonna della Guardia in Tortona.Il vescovo Mons. Vittorio Viola in preghiera davanti all’urna di San Luigi Orione. (Foto di Luigi Bloise)

10CON DON ORIONE OGGICon le ali ai piedi

31NECROLOGIORicordiamoli insieme

I santi le chiamavano croci. L’esperienza del dolore scolpisce e sviluppa la nostra esistenza.

24PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ“Che bello che siate venute!”

Incredulità di san Tommaso, 1600-1601,Michelangelo Merisi da Caravaggio.

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come una provvidenza, per il maggiorbene della propria vita. Egli parlavadei “sette effe”, cioè “fede, freddo,fame, fatica, fumo, fastidi, fiat volun-tas Dei”. E poi aggiungeva concreta-mente anche fiaschi, fischi, filze didebiti, facchinaggi, frustate, frecce,frizzi”. Insomma, effe come ferite.

Un discorsettodi Don Orione

Era il 15 ottobre 1939. Don Orione,con la saggezza della sua vita giuntaal termine, parlava ai confratelli.“Chi è che ha spinto il Centurione diCafarnao ad andare sino a Cana a cer-care Gesù, ad implorare la guarigionedel figlio morente? Il dolore, il dolore! Il dolore che provava per il figlio portail grande Ufficiale ad incontrare e adinvocare Gesù: è il dolore! Se nonavesse avuto il figlio malato, se nonavesse avuto il dolore, sarebbe an-dato quell’ufficiale a cercare Gesù? Attenti! Finché sulla terra si è felici,molto raramente si cerca Dio. Ecco lagrande lezione del dolore, la grandemissione del dolore, della tribola-zione, dell’umiliazione, della soffe-renza, della croce di questa vita. È lacroce che ci porta a cercare Gesù; èil dolore che ci fa levare la voce, il

grido, a chiamare l’aiuto di Dio; è ildolore che ci fa distaccare dalla terra.Ecco la grande missione del dolorenella vita dell’uomo. Se il figliuol prodigo, che abbandonòla casa paterna e dissipò le sostanzenei bagordi della vita libera e nei vizi,se avesse sempre avuto un filoned’oro da spendere con la compagniadei viziosi, il figliuol prodigo non sa-rebbe mai più ritornato alla casa delpadre... Venne la miseria, venne l’umi-liazione, il servaggio, la fame, il do-lore... il dolore lo riportò alla casapaterna! Ecco la missione del dolore!

Facevo la prima ginnasiale; eravamoin autunno e il nostro assistente, uncerto Luigi Chiavarino, ci condusse avisitare il cimitero di Torino. E nelcamminare tra le tombe, o lo sapesseo fosse un caso fortuito, siamo capi-tati davanti ad una croce sulla qualevi erano scritte queste parole: “Quigiace Silvio Pellico che sotto il pesodella croce imparò la via del Cielo”.La marchesa di Barolo scrisse quel-l’epigrafe: “Qui giace Silvio Pellicoche sotto il peso della croce imparòla via del Cielo”.Guai se, nella vita, non ci fosse il do-lore! Guai, guai!” (Parola XI, 174).

Il bene negativo

Le ferite alla nostra autosufficienzasono feritoie da cui guardare e incam-minarci nella vita. “Iddio non togliemai la gioia dei suoi figli se non perprepararne una più certa e piùgrande”: fu il pensiero che confortòLucia dei Promessi Sposi, ferita dapretese inique nei suoi confronti (cap.VIII).Va detto chiaramente che il male nonè mai un bene. Ma può diventare unbene... una grazia. Don Orione aveval’ardire e la lucidità di definire il male

“un bene negativo” proprio perchéaveva l’esperienza che attraverso ilmale può venire nuovo bene. Basta lasaggezza umana per renderseneconto. Ma certo tutto si fa più chiaroquando si ha la fiducia nella DivinaProvvidenza: “tutto concorre al benedi coloro che sono amati dal Signore”(Rm 8,28). Senza questa fede, chia-mare le ferite e il dolore “dono” o“grazia” sarebbe sciocchezza edanche insulto.

“Stordito!”

Un ferito dalla vita fu Cesare Pisano,che perse la vista a 12 anni, durantelo sciagurato gioco con un fucile.Quella ferita lo indurì e lo rese deso-lato e cinico. Nel 1920, Don Orione incontrò il gio-vane cieco Cesare Pisano in una gravecrisi di disperazione, fino alla bestem-mia, incancrenito dalla disgrazia dellacecità. “Don Orione, con grande pa-terno amore mi dette dello stor-dito”, ricordò poi avanti negli anniCesare divenuto Frate Ave Maria.“Oh, stordito - mi disse - tu desideri ibeni che poi dovresti abbandonare;di quello che avresti nelle tue mani,forse te ne serviresti per diventarecolpevole. Tu devi vedere la luce pernon correre il pericolo di andarti afracassare; tu devi avere la sapienzadell’uomo giusto, e sta certo chenon ti annoierai” (Si può essere felici,p. 7-8).

Sappiamo che, ferito negli occhi,Frate Ave Maria passò “dalle tenebrealla luce, alla fede” e non si annoiòpiù. Dopo 50 anni dalla “disgrazia”,celebrò le “nozze d’oro” della cecitàperché, attraverso quella ferita, glientrò Dio nell’anima, gli aperse gliocchi e “mi indusse a sperare neibeni eterni”. Le ferite fanno soffrire ma sono spessole aperture alla parte migliore e piùimprevista di noi. DO

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EDITORIALE IL DIRETTORE RISPONDE FLavIO PELOSO

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LA VESTE DI PAPA FRANCESCO

TESTIMONIANZA DA SELARGIUS

Grazie per l’Editoriale “Appunti di contatto e non di discordia” (maggio2019). Ma di che Papa Francesco parlano “progressisti” e“conservatori”? Ne fanno una caricatura a proprio uso e consumo.Gli uni dicono che ammette l’aborto. Gli altri dicono che non neparla, che stima l’abortista Emma Bonino, che non sostiene lecampagne popolari contro l’aborto.Ero in Piazza San Pietro quando, all’udienza generale del 10 ottobre2018, disse: «Ma come può essere terapeutico, civile, osemplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente einerme nel suo sbocciare?». Poi Francesco si fermò un attimo, lasciò iltesto scritto e disse: «Vi domando: è giusto far fuori una vita umana perrisolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere unproblema?». E tutti, in piazza, abbiamo gridato: «No». E lui insistette: «Nonsi può, non è giusto far fuori un essere umano, benché piccolo, per risolvereun problema. È come affittare un sicario».

Giulio Ottonello (Genova)

Èvero i duellanti di piazza e gli opinionisti stanno creando una grande confusioneattorno a Papa Francesco. La sua veste papale è stiracchiata, da una parte, dai “tifosi”

del relativismo morale e, dall’altra, dai tradizionalisti a caccia di eresie. Il Papa non ha mairisposto né alle strumentalizzazioni fuorvianti né alle accuse di eresia che gli vengono mosse.“Quando in queste persone, per quel che dicono o scrivono, non trovo bontà spirituale- ha confidato Francesco il 18 febbraio 2018 - io semplicemente prego per loro. Provodispiacere, ma non mi soffermo su questo sentimento per igiene mentale”. Può essere unaindicazione utile per tutti.

Lavoro al Centro Diurno Don Orionedi Selargius da quasi 15 anni e intutto questo tempo ho imparato chenon importa come ti chiamano, l’im-portante è che ti chiamino.Il nostro Centro “brulica” di persone;alcuni vengono chiamati “malati d’Al-zheimer”, altri definiti “disagiati psi-chici”, altri ancora si dice abbiano“deficit cognitivi”, ma a noi piace ve-dere Persone. Quando vedi le Personespariscono i malati, spariscono i pa-zienti, spariscono gli ospiti e riman-gono gli uomini e le donne, ognunocon le proprie caratteristiche, ele-menti ineguagliabili che ci rendonounici e inimitabili.Ho impiegato un po’ d’anni per ca-pire una cosa così semplice e ovvia,ma talvolta anche per assimilare deiconcetti basilari occorre del tempo,occorre uscire dagli schemi, uscire

dai ruoli, per comprendere infine chesono Utile. Sono Utile alla vita dellepersone, sono Utile e quindi Servo;servo a qualcosa e servo qualcuno.

La prima volta che lessi le parole di SanLuigi Orione “Dobbiamo essere servidi Cristo e dei poveri”, ammetto chestorsi il naso. Non intendevo essere lo“schiavo” di nessuno. Ma travisavocompletamente il suo messaggio.Ora, quando le persone mi ringra-ziano, ringrazio a mia volta, poichésenza di loro non avrei nessuno a cuirivolgere i miei servigi. Il mio è dive-nuto un eterno dare e ricevere. Fac-cio più o meno le stesse cose chefacevo anni addietro, ma con occhinuovi.Felice di essere Utile, lieto di servire,Servo per scelta, Servo per amore.

Anonimo

Non hai voluto firmarti. Grazie dellatestimonianza. Sei entrato nel cir-

colo vitale dell’amore.

Don Orione aveva l’ardire e lalucidità di definire il male “unbene negativo” proprio perchéaveva l’esperienza cheattraverso il male può venirenuovo bene.

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“È la croce che ci porta acercare Gesù; è il dolore che cifa levare la voce, il grido, achiamare l'aiuto di Dio; è ildolore che ci fa distaccare dallaterra. Ecco la grande missionedel dolore nella vita dell'uomo”.

Frate Ave Maria.

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che li lega in forza del sacramento nu-ziale. Papa Francesco ha posto la que-stione su che rapporto c’è tra l’amoreconiugale e familiare e la gioia. È al-lora naturale che l’Esortazione si inte-ressi senza ritrosie della situazionimatrimoniali naufragate o laceranti,come tante ce ne sono purtroppo intutte le società oggi.

La maggioranza dei cattolici puòleggerlo o è rivolto solo agli esperti?

È per tutti. Il suo linguaggio è chiaroe semplice anche se le questioni trat-tate sono profonde e affrontate senzasemplificazioni. Il Papa stesso si mo-stra consapevole della lunghezza e ciha invitato a leggerla “a pezzi”. Al nu-mero 7, egli si giustifica dicendo: «acausa della ricchezza dei due anni diriflessioni che ha apportato il cam-mino sinodale, la presente Esorta-zione affronta, con stili diversi, moltie svariati temi.Questo spiega la sua inevitabile esten-sione». In conseguenza di ciò: «nonconsiglio una lettura generale affret-tata. Potrà essere meglio valorizzata,sia dalle famiglie sia dagli operatori dipastorale familiare, se la approfondi-ranno pazientemente una parte dopol’altra, o se vi cercheranno quello dicui avranno bisogno in ogni circo-stanza concreta».

Un argomento controverso nel Si-nodo riguardava la comunione aicattolici divorziati e risposati civil-mente. L’Esortazione si pronunciain modo definitivo sulla questione?

Non so se le affermazioni in propositosiano definitive. Userei più volentierila parola irreversibili. Penso che neiprossimi anni non poche questioni di-venteranno più chiare e che la prassimaggiormente inclusiva verso i divor-ziati risposati potrà portare fruttianche di visione più profonda sulla ve-rità delle situazioni e sulla teologiache, di conseguenza, si dovranno ap-

plicare. È per questo che ho sceltocome sottotitolo del mio breve sag-gio «Un promettente cantiere erme-neutico». A me sembra che AmorisLaetitia abbia fatto un passo impor-tante aprendo un cammino su cui sidovrà pensare per non breve tempo.Ci ha tolto dall’immobilismo dottri-nale e ha accostato la dottrina biblicadel matrimonio e della famiglia da unisolamento specialistico eccessivo. Larealtà coniugale e familiare va acco-stata non solo all’etica della indissolu-bilità ma anche non meno ai temidella misericordia, dell’amore aga-pico, della coscienza, della tenerezza,del semper magis.

Che cosa dica la Bibbia?

Sul tema specifico della comunione aicattolici divorziati e risposati civil-mente ovviamente la bibbia non dicenulla di diretto. Ha insegnato peròche prima di comunicarsi occorre esa-minare bene se stessi. Nella Prima Let-tera ai Corinzi Paolo insegna: «Perciòchiunque mangia il pane o beve al ca-lice del Signore in modo indegno,sarà colpevole verso il corpo e il san-gue del Signore.Ciascuno, dunque, esamini se stessoe poi mangi del pane e beva dal ca-lice; perché chi mangia e beve senzariconoscere il corpo del Signore, man-gia e beve la propria condanna»(1Cor 11,27-29). Il punto decisivo èriconoscer il corpo del Signore, ossiail corpo eucaristico ma non meno ilcorpo di Cristo che è la Chiesa.Dunque occorre esaminare le relazioniche si vivono nella Chiesa e nelmondo. Se uno mangia il corpo euca-ristico senza riconoscere il corpo di Cri-sto di cui è parte allora la suacomunione non è gran che. Al limite:se un coniuge è fedele, ma non ama ilsuo partner adeguatamente, se non saamarlo in modo da sostenerlo real-mente e in modo da aumentare lagioia, allora la sua comunione al Corpodi Cristo non è un atto convincente.

Una parola importante in questodocumento è “discernimento”. Chesignifica discernimento per PapaFrancesco?

Penso che il discernimento, in senso

evangelico, non sia semplicementeoptare per l’opportunità migliore, mascegliere quello che il Signore cichiede nelle situazioni in cui ci tro-viamo e che lui ha pure, in qualchemodo, preparato per noi. Si tratta diriconoscere: che cosa vuole Dio perme e da me? Cosa devo fare per essernel piano di Dio, ossia non solo nellaconformità alle regole morali, ma neldesiderio e nel sogno di Dio?Certamente questa domanda non èsemplice quando le situazioni dellavita sono andate a ingarbugliarsi con-fusamente. Fare discernimento signi-fica non scoraggiarsi rassegandocialla confusione, ma vuol dire avere lasperanza che la voce del Signore saràalla fine udibile.

La Bibbia nell’Amoris Laetitia. Checosa è importante per i giovani?

Probabilmente l’insegnamento princi-pale è quello di considerare l’amoresponsale e famigliare come unaforma tra le più alte dell’amore obla-tivo. Papa Francesco parla di «amoredi amicizia» quando, per esempio, af-ferma: «L’amore di amicizia si chiama“carità” quando si coglie e si ap-prezza “l’alto valore” che ha l’altro.La bellezza – “l’alto valore” dell’altroche non coincide con le sue attrattivefisiche o psicologiche – ci permette digustare la sacralità della sua personasenza l’imperiosa necessità di posse-derla» (AL 127). «L’amore di amiciziaunifica tutti gli aspetti della vita matri-moniale e aiuta i membri della fami-glia ad andare avanti in tutte le suefasi» (AL 133).

Questo amore, che sa negarsi per ri-trovarsi nell’altro, certamente nonesclude l’erotismo e la gioia che ven-gono anche da questa dimensioneumana nel rapporto tra due personeche si amano. Ma l’affettività conducealla gioia più grande quando la per-sona umana sa rinunciar a qualcosa dise stessa per la gioia dell’altro.

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MICHał SzwEMIn IN CAMMINO CON PAPA FRANCESCO

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IN CAMMINO CON PAPA FRANCESCO

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L’AMORIS LAETITIANELL’ERMENEUTICA BIBLICA

Che necessità c’era di un nuovo do-cumento del Magistero sull’amore?

C’è la necessità di dire, ai fedeli e achi sia interessato al messaggio delVangelo, una parola che tenga contodelle situazioni di oggi anche dellespecifiche difficoltà che nuove situa-zioni culturali possono provocare. C’èsempre una crescita nel cammino difede personale, ma anche nella pro-fondità delle concezioni pastorali.Anche della Bibbia è stato detto giu-stamente che «cresce insieme concolui che la legge». Era dunque giustofare il punto sul messaggio biblico sul-l’amore e sulla gioia della coppiaumana e della famiglia, con la sensi-bilità maturata negli ultimi decenni dilettura biblica.

Quali sono gli elementi nuovi del-l’Esortazione Amoris Laetitia?

La comprensione che accanto allateologia del matrimonio e dei suoidoveri c’è sempre il kerygma fonda-menta del dono di Gesù e della mani-festazione della misericordia di Dio,che egli è venuto a rappresentare e aportare. Pensiamo a Gesù come trattal’adultera restituendole dignità, senzaminimizzare il suo peccato certis-simo. Nel dialogo con la Samaritana,Gesù non nega la complessa vita af-fettiva passata e neanche le ambi-guità del presente: «ne hai avuticinque e quello che adesso è con tenon è tuo marito!». Al tempo stesso,però, valorizza la sincerità delladonna – «Hai detto bene: “Io non ho

marito”» – e accetta anche le do-mande molto profonde, in questionidi teologia e di religione, che questadonna propone.

Perché è un documento così lungo?

Il documento è lungo perché non èuna semplice normativa per la cop-pia, ma vuole dispiegare la ricchezzadel messaggio cristiano sulla gioiadell’amore coniugale e familiare. Nonè un tema facile. Molto istruttivo è ilconfronto fra il titolo dell’esortazionedi Papa Francesco e quello di San Gio-vanni Paolo II. Essi mostrano un orien-tamento, direi, complementare.Giovanni Paolo II parlava di Familiarisconsortio, ossia del legame tra i co-niugi e della comunione di destino

Il professor Ermenegildo Manicardi, rettore dell’Almo Collegio Capranica e docente diTeologia alla Pontificia Università Gregoriana, ha pubblicato recentemente uninteressante studio su: “La Bibbia nell’Amoris Laetitia ”. Abbiamo approfittato diquesta occasione per fargli alcune domande su questo documento di Papa Francesco.

Fare discernimento significa nonscoraggiarsi rassegandoci allaconfusione, ma vuol dire avere lasperanza che la voce del Signoresarà alla fine udibile.

«L’amore di amicizia unifica tuttigli aspetti della vita matrimonialee aiuta i membri della famigliaad andare avanti in tuttele sue fasi».

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L’ingegnere Paolo Camillo Ma-rengo di Genova ha conservato

per tutta la vita la semplicità e il can-dore dei fanciulli, un’anima chiara,trasparente, sensibile alle attrattivedella santità ricercata senza posa sullascia degli uomini di Dio, pellegri-nando a Verona da Don Calabria, a S.Alberto di Butrio da Frate Ave Maria,a S. Giovanni Rotondo da Padre Pio: atutti chiedeva luce per vivere orien-tato alle cose del cielo dove avevacontinuamente fisso lo sguardoanche per quel singolare amore al-l’astrologia che poteva sembrare stra-nezza ed era invece riflesso della suaanima bella.

Don Orione se lo trovò sul sentierodella vita e benedisse la Provvidenza.Subito ne intuì la ricchezza interioree, attiratolo nell’orbita della PiccolaOpera, lo ebbe – fino alla morte – vi-cino a sé, fedele più che un figliuolo,pronto a qualunque sacrificio, devo-tissimo sempre.Da alcuni appunti dello stesso Inge-gnere, stesi a Tortona il 27 gennaio1945 è narrato il suo primo incontroavuto con Don Orione:” Conobbi ilRev.do Don Luigi Orione nel parlato-rio della Casa detta di S. Caterina, invia Bartolomeo Bosco a Genova, il 6luglio 1929, festa della Madonna delCarmine.La Madonna del Carmine ha unaparte abbastanza importante nellastoria della nostra famiglia e, per re-stringermi alle circostanze più recentiaggiungerò solo che l’anno prima,

alla stessa data era deceduto mioPadre, sicché sono anche indotto adascrivere a qualche sua particolarepreghiera la grazia di aver potuto co-noscere Don Orione proprio nell’anni-versario della sua morte.Infatti negli ultimi tempi di sua vita,sentendo parlare dellegrandi virtù del servodi Dio, aveva più diuna volta espresso ildesiderio che ci re-cassimo a visitarlo.Tornando a quantosopra ricordato cheeravamo nel pome-riggio fra le quindicie le sedici. Vi era puremia Madre e, quandoci vide, Don Orionedisse:” Ecco il figlio edecco la madre”.Ci ricevettequindi sepa-ratamenteed io perprimo. Non mirivolse molte pa-role in quel primocolloquio, anche per-ché, causa l’emozione chein quel momento mi dominava, scop-piai subito in un dirotto pianto, a cuiEgli mi incoraggiò, dicendo:” Questosfogo ti fa bene”. Poi aggiunse altrecose, che ancora ho fitte nell’animocome fosse ora, con riferimento allaconoscenza che avevo del Padre Pioda Petralcina, venerando Frate Cap-puccino del convento di San GiovanniRotondo (Foggia), cosa che umana-mente parlando Egli non poteva co-noscere, sia perché da me, chevedeva per la prima volta, non potevaaverle sapute e da Padre Pio neppure,

stante che vigeva in quell’epoca unaprecisa ordinanza della Chiesa, diffi-dente ( per motivi di prudenza) qual-siasi Ordine di Religiosi dall’avererapporti di qualunque genere col sud-detto Padre…Al termine del colloquio Don Orione

promise che mi avrebbe scritto(ciò che fece, realmente,sotto forma di qualche car-tolina) e si fece promettereda me qualche cosa chesembrava particolarmenteinteressargli e che man-tenni in seguito senza diffi-coltà”.Ad un mese circa daquest’incontro, il 26 ago-

sto 1929, così scriveva aDon Orione: “Posso vivere

ormai nella consolantecertezza d’aver in

fine trovato laguida sicura cuiobbedire cieca-mente”.

Da questo mo-mento questo gio-

vane laico iniziò avivere una familiarità

filiale con Don Orionenella casa Madre dell’Opera

di Tortona, nel decennio che va dal1930 al 1940.Faceva scuola ai chierici, alle PiccoleSuore Missionarie della carità, ai gio-vani del Collegio Dante Alighieri diTortona e San Giorgio di Novi Ligure,lavorava nell’economato della stessaCasa madre, disimpegnava incarichidi estrema fiducia affidatigli dal Fon-datore. Don Orione lo portava spessocon se, riconoscendolo fedele più diun figliuolo, capace di sacrifici, devo-tissimo sempre. In diverse circostanzescherzava con lui su quel suo singo-

lare amore alla astrologia, che a qual-cuno sembrava stranezza ed inveceera riflesso della sua anima candida esemplice.Senza essere religioso, né vincolatoda legami di sorta, l’“ingegnere”come era solitamente chiamato, vissecome “volontario”, il periodo ultimodel Fondatore, uno dei più eroici dellastessa Congregazione, che amòcome seconda famiglia. Fu al fiancodi Don Orione, accompagnandolocon Giuseppe Zambarbieri alla sta-zione ferroviaria la mattina del 9marzo 1940 quando questi lasciòTortona diretto a San Remo dove morìdopo tre giorni.

Ad un’anima come quella dell’ing.Marengo – ricercatore dei suoi inse-gnamenti e investigatore acuto delsuo spirito – Don Orione poteva addi-tare vette di alta perfezione cristiana,sapendolo capace di capirlo e di con-dividerne in pienezza gli ideali.Il 21 aprile 1936 così scrive da Bue-nos Aires al caro Paolino, come era so-lito affettuosamente chiamarlo: “Ma,sovra tutto, addestriamoci ad ascen-

dere verso Gesù, a Gesù, a salire inalto, sino a Lui, - che tutte le altre vo-late sono nulla! E si ascenderà alle piùalte altezze, quanto più ci getteremodal fondo profondo della umiltà.E perché la forma più eroica dellaumiltà è l’obbedienza, per questo vo-glio andare a Dio in ginocchio, e tucon me, caro Paolino…Voglio che ci

facciamo santi stando in ginocchio –lavorando e sacrificandoci nell’amoredi Dio e delle anime, - stando o cam-minando in ginocchio ai piedi delPapa, e nella più intera, umile, devotae dolcissima sottomissione e adesionedi mente e di opere alla S. Chiesa diRoma, unica e sola Madre e Maestradella fede e delle anime”.

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STUDI ORIONINI

“Questo povero prete, che Lescrive, non potrà mai dirLe lagratitudine profonda che senteverso di Lei, Signor Professore”.

STUDI ORIONINI

Anima ardente di Apostolo, sensibile alle attrattive della vera santità,laico vissuto in filiale sintonia con la spiritualità di Don Orione.

PaOLO CLERICI

ING. PAOLO CAMILLOMARENGO

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CARO PAOLINO…

Nato a Genova il 3.1.1900 da famiglia di media borghesia e molto religiosa. Si laurea nella sua città in Ingegnerianavale, coltivando per tutta la vita una grande passione per l’astrologia. Con la mamma incontra Don Orione nella

casa di Via Bartolomeo Bosco il 16 luglio del 1929 ad un anno dalla morte del papà. Sensibile alle attrattive dellasantità vera amava ricercare l’incontro con gli uomini di Dio pellegrinando a Verona da Don Calabria, a S. Alberto diButrio da Frate Ave Maria, a S. Giovanni Rotondo da Padre Pio da Pietralcina. Fece il militare come ufficiale nellacaserma di S. Remo, poi acquistata da Don Sterpi per fondare il Piccolo Cottolengo.Dal 1930 al 1940 visse nella Casa Madre della Congregazione in Tortona. Faceva scuola ai chierici, alle Piccole SuoreMissionarie della Carità, ai giovani del Collegio S. Giorgio di Novi Ligure e del Collegio Dante di Tortona, lavorava al-l’economato della stessa Casa Madre, disimpegnava incarichi di estrema fiducia. Fu al fianco di Don Orione, accom-pagnandolo al treno, anche il mattino del 9 marzo 1940, quando questi lasciò Tortona per andare a morire a SanRemo tre giorni dopo. Allo scoppio della guerra, per gravi doveri di pietà filiale ritornò a Genova accanto alla vecchiamamma che assistette amorevolmente durante l’imperversare delle incursioni, contribuendo poi in famiglia e nellasua parrocchia a quelle attività di bene che costituiva ormai una esigenza insopprimibile della sua anima sacerdotale.A mesi di febbrile lavoro seguirono le lunghe settimane della malattia, accettata dalle mani di Dio con edificante ras-segnazione. Fu vegliato dalla moglie, dalle sorelle e dal cognato Dott. Luigino Del Rosso, al suo capezzale si alternaronoanche i superiori della Piccola Opera, edificati di fronte alle estreme prove di una virtù davvero eccezionale.Morì nella sua casa a Genova sulla sera del 5 giugno 1950, confortato dalla luce che suole accompagnare il transitodelle anime privilegiate.

“Quando non ci sarò più, mi aiutia tornare tra quella gente per laquale ho vissuto e lavorato pertanti anni”.

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potranno aiutare molto di più se dicuore si sentono parte del «santo epaziente Popolo fedele di Dio, soste-nuto e vivificato dallo Spirito Santo»,perché «sarà proprio questo santo Po-polo di Dio a liberarci dalla piaga delclericalismo, che è il terreno fertileper tutti questi abomini» (CV 102).

Per questo, il Papa e tutta la Chiesa in-vitano i giovani a vivere queste tre espe-rienze che nascono dalla fede cristiana:che Dio ci ama, che Cristo ci salva, do-nandosi a ciascuno di noi, e che vive!

Il tempo dei grandi sogni

È vero: la strada verso la maturità, hail tempo della gioventù non solocome tappa di passaggio, ma comeperiodo privilegiato per i grandisogni. È il momento di cercare e ditrovare la propria strada, di volare coni piedi, di guardare il mondo e di

guardare l’orizzonte con gli occhipieni di speranza, pieni di futuro e il-lusioni. È il momento di creare gioia efelicità. E questi valori della gioventùnon dovrebbero perdersi nel tempodella maturità.I giovani possono quindi essere prota-gonisti del cambiamento, aiutando lacomunità ecclesiale affinché com-prenda che la vocazione dei laici nonè concepita solo come servizio all’in-terno della Chiesa (lettori, accoliti, ca-techisti, ecc.), ma occorre semprericordare che la vocazione laicale èvissuta anzitutto nella carità nella fa-miglia, nella carità sociale e nella ca-rità politica: è un impegno concretodella fede per la costruzione di unanuova società.

Giovani orionini “in corsa”

La Famiglia carismatica orionina vuolecamminare con entusiasmo e impegnosu questa strada proposta dal Papa.Tutti gli orionini celebreranno con que-sto spirito l’Anno dei Giovani orionini ela Giornata Mondiale della GioventùOrionina dal 1 al 5 luglio 2020 a Tor-

tona, in occasione del 125° anniversa-rio dell’ordinazione di Don Orione.Questo è un percorso che ci consentedi riconoscere nella figura del giovaneLuigi Orione il dinamismo della voca-zione; dall’esperienza lenta, e a voltedifficile, del discernimento e, infine,dall’affascinante esperienza della ca-rità attraverso la quale la propria vitaè donata al servizio dei più poveri.Tortona 2020, poi, sarà anche unmodo concreto per rispondere alPapa, che vuole vedere i giovani cor-rere più velocemente, attratti dal visocosì amato di Gesù, che noi adoriamonella Santa Eucaristia e riconosciamonella carne del fratello che soffre,come è stato testimoniato dalla vitae la missione del nostro FondatoreSan Luigi Orione.

L’impegno della Chiesa a favore deigiovani è stato rinnovato con

maggiore forza attorno al XIV Sinododei Vescovi. Molti frutti di questo per-corso di preparazione, sviluppo e ini-ziative sono stati espressi indocumenti, messaggi, ma soprattuttoin una proposta concreta rivolta ai gio-vani. Infatti, Papa Francesco nell’esor-tazione post-sinodale “Christus vivit”ha chiesto ai giovani di contribuire at-tivamente alla riforma ecclesiale.Il Papa in questo documento ha ricor-dato ai giovani di oggi, la testimo-nianza di fede di alcuni giovani di ieri,così come sono narrati nella Bibbia:molti giovani come Giuseppe, Sa-muele, David e, il giovane nella para-bola di Lc 15, manifestano il desideriodi partecipare attivamente alla propo-sta di Dio di vivere una nuova vita. Traquesti, uno si distingue in modo spe-ciale: Gesù, che ha provato il pro-cesso della sua crescita e maturitàgiovanile con il solo desiderio di com-piere la volontà di suo Padre. Gesùnon ha vissuto questo processo di ma-turità in modo isolato, ma lo ha fattocon la partecipazione di un’intera co-

munità sulla via, di cui la famiglia diNazareth faceva parte.Essere giovani non è solo una que-stione di età; è anche uno stato delcuore, se conserva la capacità di ritor-nare sempre a Gesù, l’eternamentegiovane. Pertanto, la Vergine Maria,madre di Gesù, vive questa giovinezzanel rinnovato ascolto della parola diDio e nella prontezza alla missione.

Giovani testimonie protagonistiLa Chiesa è piena della testimonianzadi tanti giovani che hanno parteci-pato attivamente all’avventura propo-sta dal Signore. Molti di loro sono noticome giovani santi: Francesco d’Assisi,il vietnamita beato Andrew di PhuYen, Teresa del Bambino Gesù, o ilbeato argentino Ceferino Namun-curá, ma ce ne sono molti altri chepure hanno vissuto con lo stesso en-tusiasmo e dedizione.Com’è il tempo della gioventù dioggi? Loro vivono realtà diverse, maci sono alcuni punti in comune. Adesempio, la cultura digitale, nella

quale essi stessi sentono la chiamataa superare il semplice contatto vir-tuale con un’autentica comunica-zione. Sperimentano il fenomeno deimigranti, che ritengono che non rap-presenti un’emergenza, ma piuttostoun fatto strutturale della comunità in-ternazionale.I giovani oggi conoscono storie se-gnate dalla violenza, dall’ingiustizia edal rifiuto, ma anche da molte altrestorie di incontri tra persone e cul-ture. E infine, l’intera comunità sta vi-vendo un fenomeno che ha mostratovari tipi di abuso: potere, economia,coscienza, sessuale.

A tutti, in questo contesto, potrebbevenire una sorta di delusione e sco-raggiamento. Ma il Papa ha invitato igiovani a cogliere questa opportunitàper essere protagonisti di una riformaecclesiale storica. Infatti, «i giovani

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La Chiesa è piena dellatestimonianza di tanti giovaniche hanno partecipatoattivamente all'avventuraproposta dal Signore.

La strada verso la maturità, nellagioventù non solo una tappa dipassaggio, ma un periodoprivilegiato per i grandi sogni.

Tutti gli orionini celebrerannol'Anno dei Giovani orionini e laGiornata Mondiale della GioventùOrionina dal 1 al 5 luglio 2020 aTortona, in occasione del 125°anniversario dell'ordinazione diDon Orione.

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CON LE ALIAI PIEDI«Il prezioso aiuto dei giovani, può esseredavvero un’opportunità per una riforma diportata epocale» (CV 102).

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Nel 1919, da cento anni dunque,gli “Artigianelli”, una delle più

importanti opere educative di Vene-zia, fu affidata all’Opera di DonOrione. Oggi si chiama Centro Cultu-rale Don Orione.È un vasto complesso architettonicocomposto da quattro chiostri e nu-merosi corpi di fabbrica diversi pertipologia ed epoca di costruzione(XV – XVIII sec.). Sorse nel 1423come convento dei Gesuati di SanGirolamo, con annessa la Chiesa diSanta Maria della Visitazione. Lungaè la storia architettonica e umana diquesto edificio. Dopo la confisca diNapoleone nel 1810, la strutturavenne gestita dalle autorità civili

della Città come orfanotrofio conscuole di arti e mestieri. Nel 1919, su indicazione del patriarcaPietro La Fontaine, la Congregazionedi Carità, un ente laico con scopoeducativo, affidò a Don Orione l’orfa-notrofio maschile. Dal 1923, il com-plesso divenne proprietà della PiccolaOpera della Divina Provvidenza.

Per decenni, l’Istituto ospitò migliaiadi orfani e di giovani offrendo loro for-mazione e un futuro nella vita con illavoro appreso nei suoi laboratori dimeccanica, falegnameria e tipografia.Una schiera di religiosi benemeriti sisusseguirono come educatori e padri:da Don Sterpi, Don Pensa, Don LuigiPiccardo fino a Don Antonio Melomo,Don Giuseppe Martini e Don NelluscoTombacco.All’inizio degli anni ottanta, furonochiusi gli “internati” e si iniziò a dareospitalità a studenti che da variezone, spesso lontane, frequentavanole facoltà universitarie della città.Dopo vent’anni, lo scenario cambiònuovamente con nuove sfide.

Con il Giubileo del 2000 sono giuntida ogni parte del mondo pellegrini efedeli. Fu l’occasione per rinnovare lamissione del grande complesso degliArtigianelli. Divenne luogo di acco-glienza, di incontro e confronto trapersone di diverse provenienze, di ri-poso e meditazione, di studio e ri-cerca sui temi scientifici ed etici piùattuali, di turismo consapevole, chenell’arte e nella bellezza permette discoprire il volto di Dio e dell’uomo.L’ampio edificio è stato trasformato inCasa religiosa di Ospitalità e CentroCongressi, avendo le potenzialità diun luogo privilegiato, crocevia per unturismo “dal volto umano”, che fascoprire il valore dell’incontro e dellarelazione con l’altro ed arricchire lapropria cultura.

La Casa è diventata anche centro pro-pulsore di un’intensa attività congres-suale con la quale si sono promossialcuni valori orionini fondanti: la cen-tralità dell’uomo e l’attenzione perl’altro. Si sono aperte le porte a mo-stre d’arte e a diversi convegni di im-portanza internazionale; sono statequi annunciate e discusse importantiscoperte mediche e scientifiche con

la partecipazione di alcuni PremiNobel che hanno condiviso con altricolleghi la loro esperienza ed i loro ri-sultati ed hanno potuto assaporare lospirito di una nuova accoglienza, con-notata dalla gentilezza, dalla cura perl’altro e dalla comunicazione positiva.Il Centro Culturale è aperto a tutti:uomini e donne di ogni età e condi-zione socio culturale, laici e religiosi,singole persone e gruppi organizzati;credenti e non credenti aperti al dia-logo e al confronto; approdati o incammino, desiderosi di comunicare,attratti dalla pace del luogo oltre chedalla fraterna accoglienza densa di si-gnificati, di contenuti e di valori.

L’opera degli Artigianelli non gestisceoggi un’attività caritativa evidente, marappresenta una “cassa di risonanza”,attraverso l’organizzazione di eventi el’offerta di ospitalità, all’evangelizza-zione fatta di testimonianza e di dia-logo. Inoltre, tutti coloro che sonopartecipi della vita della casa contri-buiscono al sostentamento delleopere di carità orionine nel mondo.

La Casa è diventata anchecentro propulsore di un’intensaattività congressuale con laquale si sono promossi alcunivalori orionini fondanti: lacentralità dell’uomo el’attenzione per l’altro..

L’opera degli Artigianelli nongestisce oggi un’attivitàcaritativa evidente, marappresenta una “cassa dirisonanza”, attraversol’organizzazione di eventi el’offerta di ospitalità,all’evangelizzazione fatta ditestimonianza e di dialogo.

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Per decenni, l’Istituto ospitòmigliaia di orfani e di giovanioffrendo loro formazione e unfuturo nella vita con il lavoroappreso nei suoi laboratori dimeccanica, falegnameria etipografia.

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GLI “ARTIGIANELLI”DI VENEZIANel 1919 Don Orione assunse la conduzione dell’importante complesso edilizio nellacittà lagunare. Oggi è Casa di ospitalità e Centro culturale.

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Grande successo dell’iniziativa “Ilcuore d’Abruzzo per il Venezuela.

La solidarietà non ha confini” che haavuto come obiettivo quella di racco-gliere medicinali a favore dei centridell’Opera Don Orione presenti nelpaese Latino-Americano a Barquisi-meto e a Caraballeda.Barquisimeto è una grande città dellacarità orionina con opere emblemati-che come quella del Honim e il Pic-colo Cottolengo che ospitano oltre100 ragazzi con disabilità, le scuolespeciali, la parrocchia che ha un cen-tro Caritas molto attivo.A Caraballeda, invece, il centro delleattività solidali è la parrocchia “NostraSignoria della Candelaria”. In questacittà è molto forte la presenza degliabruzzesi.Inoltre, grazie all’iniziativa “Cuoresenza confini” dal luglio del 2018 ènata una nuova missione nello Statobrasiliano di Roraima, più precisa-mente nell’area di Pacaraima, cittàdel Brasile nella diocesi di Roraima,che confina con il Venezuela: la vera

porta di accesso terreste per ilpopolo venezuelano in fuga.Dal 13 al 25 aprile nelle farma-cie comunali dell’Aquila e in al-cune di Castel di Sangro,Rivisondoli, Roccaraso e Sul-mona i cittadini hanno potutoacquistare medicinali e lattein polvere per sostenere leattività delle missioni orio-nine in Venezuela.L’iniziativa è stata promossa dal Co-mune dell’Aquila, dall’Azienda Farma-ceutica Municipalizzata L’Aquila edall’Associazione “Roccaraso Futura”in collaborazione con l’Associazione“Abruzzo Solidale”, con l’Associazione“Veneitalia Abruzzo”, con l’Agenzia“Comunicatio” e con la “FondazioneAbruzzo Solidale”.Sono state raccolte oltre 700 confe-zioni di medicinali tra antibiotici pe-diatrici e latte in polvere.Nel pomeriggio del 14 maggio aRoma, presso la Curia generale del-l’Opera Don Orione, si è tenuta laconsegna dei medicinali che presto

partiranno peril Venezuela viaSpagna, grazieanche alla colla-borazione del-l ’Assoc iaz ioneSev Orione ‘84.Erano presentiPadre Jorge Torti,presidente dellaFondazione Don

Orione, Alessandra Santangelo, Ammi-nistratore Unico dell’Azienda Farma-ceutica Municipalizzata del Comunedell’Aquila, Alessandro Amicone, presi-dente dell’associazione “Roccaraso Fu-tura”, Giuseppe Romano, dell’Associa-zione di Volontariato “Coppito nelcuore e nell’anima” e Gianfranco DiGiacomantonio, Abruzzo Solidale.Padre Torti, a nome del Direttore ge-nerale Padre Tarcisio Vieiria e dei con-fratelli del Venezuela, ha ringraziatoe benedetto l’iniziativa e «tutti coloroche sono stati presenti in questogesto di carità».

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La Chiesa è Madre e Maestra, cheabbraccia, sostiene e indica ilcammino dei propri figli. In questo

senso, oggi è chiamata – come dicePapa Francesco – a essere una “Chiesain uscita” e a proclamare il mistero dellavita che è il modo di Dio di abitare la storia.La vita, per essere davvero missionaria ecapace di annunciare la “buona notizia”,deve essere annuncio di “vita reale,amata e salvata”.È la riflessione che mons. Vincenzo Paglia,presidente della Pontificia accademia per la vita egran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II,ha voluto condividere con Don Orione Oggi.

La Chiesa èMadre eMaestra

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“IL CUORE D'ABRUZZOPER IL VENEZUELA”La raccolta di medicinali per le missioni dell'OperaDon Orione a Barquisimeto e a Carballeda.

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Una proclamazione della vita che voglia essere davveromissionaria, ovvero capace di annunciare la buonanotizia del Regno, non può che essere annuncio di

una vita reale, amata e salvata. Noi non proponiamo idee,neanche quelle belle e perfette, noi raccontiamo la storia,quella di Gesù e quella di ogni uomo da lui visitato eamato. Anche se tutto ciò è difficile, complesso, compli-cato, meno evidente e meno rassicurante.

Oggi i cristiani, annunciando il mistero della vita, sonochiamati a custodire la sua complessità. In troppi, vuoi percomodità o potere, vuoi per scarsa intelligenza, vuoi perfalsa carità nei confronti dei semplici, operano semplifica-zioni e riduzioni che non custodiscono la vita umana nellasua complessità. Credo che attraverso questa chiave pos-sano essere utilmente ricompresi alcuni temi che segnanooggi il dibattito occidentale sulla vita umana. Il senso del“mistero” della vita umana, attinto dal “mistero” del Figlioincarnato, morto e risorto, si deve tradurre anche nella pa-ziente tenacia di un invito alla riflessività e alla delicatezza,di fronte all’enigma – affascinante e difficile –  della vitaumana. La vita non sopporta di essere semplificata in unoslogan o in una formula.

L’ignoranza della complessità – voluta o subita – apre laporta alla logica dello scarto: che elimina tutti quelli chenon rientrano nella formula stabilita. Dobbiamo custodirela complessità della vita umana da ogni ingenua conce-zione del riduzionismo naturalistico. La fisica, la chimica,la biologia, sono certamente attinenti alla realtà della vitain cui viviamo e siamo: ma non è questa la “natura” chedefinisce il criterio normativo inappellabile di ciò che dob-biamo essere o fare, in quanto esseri umani che condivi-dono una natura “umana”.

La “natura”, di per sé, è incapace di rendere ragione dellastupefacente esperienza spirituale – libertà, intelligenza,volontà, amore, creatività, senso – che segna la storia irri-petibile e indeducibile di ogni uomo. La complessità dellavita umana decide il senso umano delle singole compo-

nenti della nostra esistenza effettiva: lavita effettiva non è riducibile all’assem-blaggio di elementi più semplici dellavita stessa, che ne determina la capa-cità di essere disponibili per la sua ir-riducibile qualità umana. Gli elementipiù semplici, in quanto tali, nondanno origine e niente e non spie-gano niente della vita in cui noi umanici troviamo a vivere. E prendono ri-lievo per la vita umana, proprio inquanto sono vissuti – agiti e anche pa-titi, certo – nel contesto della sua dif-ferenza irriducibile.

Oggi la Chiesa non può e non deve limi-tarsi a una difesa di alcuni valori e prin-cipi, per quanto corretti e doverosi. Noisiamo chiamati a proclamare, cioè a diread alta voce, il mistero della vita che è ilmodo di Dio di abitare la storia, ad aiutareogni donna e ogni uomo che abita questopianeta a riconoscere la presenza dello Spi-rito, che è Signore e – appunto – dà la vita. Ilpassaggio dalla mera difesa alla proclama-zione implica un significativo cambio di passoper la comunità dei credenti. Esso chiede an-zitutto, come spesso dice papa Francesco par-lando di “Chiesa in uscita”, di stare fuori e nondentro, di abitare la vita degli uomini e di nonpensare che le sacrestie siano il terreno decisivoper l’annuncio evangelico e la vita umana.Dobbiamo riportare il cristianesimo nei conte-sti vitali, evitando la tentazione dell’ar-rocco difensivo. Una riscopertasapiente e fe-conda delleq u e s t i o n idecisive per

l’umanità chiedenecessariamente il con-

tributo di tutti.

Se cogliamo le differenze solo nel loroaspetto problematico e divisivo e non nella

ricchezza che offrono, ci condanniamo a unasterilità certa; solo la differenza (a partire daquella uomo – donna) è feconda e generativaChiudo con un’ultima provocazione. Credo che laproclamazione della vita, della bellezza della vita, siaancora uno dei luoghi centrali in cui è possibile annun-ciare Dio nel nostro mondo contemporaneo, che, nonavendo più bisogno di Lui per spiegare molti fatti, ha re-legato Dio ai margini della storia.

Chi su questo punto ha molto riflettuto è stato DietrichBonhoeffer, questo grande pastore della Chiesa rifor-mata tedesca, ucciso nel campo di concentramento diTegel per essere stato coinvolto nell’attentato a Hitler.Termino con questa sua notazione, tratta dal suo episto-lario dei giorni di prigionia: “Dio non è un tappabuchi; Dionon deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle no-stre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere ri-conosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nellasalute e nella forza, e non solamente nella sofferenza;nell’agire, e non solamente nel peccato.

La ragione di tutto questo sta nella rivela-zione di Dio in Gesù Cristo - Egli è il centro

della vita, e non è affatto “ venuto apposta“ per rispondere a questioni irrisolte. Par-

tendo dal centro della vita, determinate que-stioni vengono semplicemente a cadere, e

parimenti viene a cadere la risposta ad esse(penso al giudizio sugli amici di Giobbe!).

Gesù rivendica per sé e per il Regno di Dio lavita umana tutta intera e in tutte le sue manife-stazioni. Gesù non chiama ad una nuova reli-gione, ma alla vita. La proclamazione della vitasi svela così esercizio ecclesiale di misericordiae non di condanna per la vita dell’uomo. Essagiunge al centro della vita dell’uomo – di ogniuomo – come una  promessa di vita che contrastaogni sentenza di morte pronunciata dai tribunalidella storia La loro legge non salva nessun dispe-rato e spesso condanna l’innocente. L’annuncio digrazia, che annuncia la giustizia dell’amore di Dio,ci libera dalla disperazione e rigenera la vita. È peressa che siamo impegnati a rendere

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Proclamare la vita è lamissione di oggi di Mons. vincenzo PagliaPresidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere delPontificio istituto Giovanni Paolo II

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Come nasce e cos’è il“Seminario della vita”?

La casa è stata inaugurata come “Se-minario della Vita” il 1° maggio del 2009.

Il “Seminario della Vita” è un’opera di carità,che risponde al mandato di Enti preposti, ad acco-

gliere giovani donne in gravidanza, madri sole o sepa-rate con figli a carico e nuclei familiari in situazioni di

disagio sociale e abitativo attraverso l’ospitalità in comunitào con un’accoglienza in semi-autonomia in minialloggi realiz-

zati in un’area della struttura. Oltre all’accoglienza delle famigliee dei loro bambini, vogliamo con loro recuperare il valore e la vi-

sione di vita umana sotto vari aspetti, con una particolare attenzioneal prendersi cura e all’educazione dei propri figli. Il grande obiettivoche ci poniamo è l’accompagnamento e la preparazione di questefamiglie a una nuova vita autonoma e a un’adeguata presenza nellavita sociale, anche orientandole, qualora fosse necessario, al conse-guimento di un titolo di studio e in seguito ad un impegno lavorativoe alla ricerca di una casa.

Come funziona il vostro lavoro, quante persone e volontaricoinvolge?La nostra Opera in questi anni di attività ha cercato di mantenereuna certa “flessibilità” scegliendo di non rientrare nelle categorieprestabilite di comunità o intraprendendo percorsi di riconoscimentiregionali. I dipendenti sono solo tre: io come responsabile e unacoppia di custodi, John e Tessy, la prima famiglia ospitata al “Semi-nario della vita”, che dopo essere stata famiglia accolta ora è dive-nuta famiglia che aiuta ad accogliere. Insieme, con l’aiuto preziosodei nostri volontari, circa venticinque, coinvolti con ruoli e dispo-nibilità di tempo diversi, riusciamo a offrire alle nostre famiglie oltreall’accoglienza, all’accompagnamento e all’educazione, una seriedi servizi o meglio di opportunità di crescita importante: l’aiuto

nei compiti, il corso di musica, le gite, le feste e i passatempi, l’ani-mazione del gioco, i laboratori manuali e quelli di cucina, tutto e

sempre in quello stile semplice ma accogliente e autentico difamiglia che i Comuni con cui collaboriamo rilevano come una

nostra caratteristica preziosa che ci indentifica.

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Il “seminario della vita”: accogliere i più fragiliKatia Landi, responsabile della casa d’accoglienza delDon Orione a Campocroce di Mirano (Venezia), inaugurata10 anni fa, racconta l'esperienza tutta orioninadell'accoglienza delle famiglie fragili.di Maddalena Tomassini

Cosa vi spinge a mettervi al servizio degli altri ognigiorno? Cosa significa in questo senso essere parte dellaChiesa, nel suo ruolo di “madre” protettiva?Desideriamo essere la dimora di chi è solo, sfiduciato, ab-bandonato, povero, sofferente, facendoci compagni di viag-gio e pellegrini sulla strada della conversione e dellarinascita a nuova vita. Una comunità che s’impegna a vivere

e organizzarsi secondo lo stile di famiglia estesa, nellaquale si creano e si vivono relazioni umane significa-tive, dove al centro è messa l’unicità e l’irripetibilità

della persona umana e dove ciascuno, singoli e famiglie,cristiani e musulmani, italiani e stranieri è chiamato a dareil proprio contributo donando qualcosa di sé e mettendosia servizio per il bene di tutti, sperimentando quotidiana-mente la provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa,come ci è stato chiesto di fare dal PadreGenerale il giorno dell’inaugurazione edell’avvio della nostra attività.In questi dieci anni di attività la casa haaccolto un centinaio di persone di na-zionalità e religione diverse, attual-

mente i nuclei familiari ospitati sono nove, quattro in comu-nità e cinque negli alloggi per un totale di ventidue per-sone, di cui 9 sono bambini, la più piccola ha appena duemesi, la più grande quattordici anni. Nelle prossime setti-mane ci prepareremo all’accoglienza di altri tre nuclei fa-miliari di nazionalità albanese, irachena e nigeriana.Per me, per i nostri custodi e per i nostri volontari, le famigliee i bambini, presenti in comunità, costituiscono un “dono”gratuito che il Signore ci fa, sono compagni di viaggio tro-vati, attraverso i quali Egli ci parla e ci fa riscoprire l’amore ela provvidenza divina nel nome di Don Orione che di giornoin giorno e di esperienza in esperienza fa risuonare in noi lesue parole “facciamo regnare la carità con la mitezza delcuore, col compatirci, con l’aiutarci vicendevolmente, coldarci la mano a camminare insieme” con la certezza che è

davvero la carità la strada giusta per salvare il mondo!”.

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ALBANIACon grande gioia e solennità è stato celebrato la festa delFondatore a Bardhaj – Oblike. Nel pomeriggio a Bardhaj,nel centro orionino è stata celebrata la messa solennedella comunità presieduta da Don Rolando con la pre-senza del custode dei francescani Padre Aurel Gerkaj, delpresidente nazionale del Kshel (Consiglio dei religiosi e re-ligiose d’Albania) padre Artan Seli, dei padri vincenzianinostri vicini e tutte le religiose che collaborano con noi neivari villaggi. Circa 300 giovani, un numeroso gruppo è ve-nuto anche da Oblike.

ARGENTINANotizie dalla Provincia argentina sono giunte da Mendozae da Córdoba. In particolare gli insegnanti dell’Istituto DonOrione di Córdoba hanno festeggiato il giorno di San LuigiOrione realizzando una campagna alimentare per lemense della zona.

CITTÀ DEL VATICANOLa festa di San Luigi Orione si è tenuta anche in Vaticano,presso la sede centrale delle Poste Vaticane, un momentodi preghiera presieduto dal Card. Walter Kasper, presi-dente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani e titolare della nostra parrocchia diOgnissanti. Erano presenti anche il Card. Giuseppe Ber-tello, presidente del Governatorato dello Stato della Cittàdel Vaticano; mons. Rafael García de la Serrana Villalobos,direttore dei servizi tecnici del Governatorato SCV; Don Al-berto Fusi, il dott. Sabatino Napolitano e la dott.ssa ElenaRestano.

FILIPPINEÈ stata una festa molto speciale e colorata a Gloria Vista,San Rafael, Montalban. È iniziata la mattina con la festa peri bambini con i nostri ragazzi del Cottolengo. Più di 300bambini e bambine, accompagnati dai loro genitori, hannopartecipato alla processione “Flores de Mayo” e alla SantaMessa concelebrata da Padre Julio e dai confratelli di Mon-talban. Nel pomeriggio, tutta la comunità, i seminaristi, i no-vizi, i religiosi ei fedeli delle diverse aree di apostolato deiFigli della Divina Provvidenza sono andati in processionecon l’immagine di Don Orione.

KENYAA Nairobi la comunità si è riunita per la celebrazione dellamessa ricordando Don Orione. P. Peter nella sua omelia hasottolineato che “c’è più gioia nel dare che ricevere”come dall’esempio di Don Orione”. Durante la celebra-zione si è tenuto il rito del rinnovo dei voti dei religiosi delTeologico con il conferimento del Ministero dell’accolitatoai seminaristi che frequentano il II° anno di teologia.

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IN FESTAPER S. LUIGIORIONECronaca di un giorno speciale

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ITALIA - TortonaSantuario “Madonna della Guardia”. La festa è stata precedutada un triduo in preparazione, predicato da Mons. AndreaGemma vescovo orionino emerito di Isernia e Venafro. Almattino della festa è stata celebrata una Santa Messa per leOpere di carità diocesane presieduta dal Direttore provin-ciale Don Aurelio Fusi che ha visto una numerosa parteci-pazione. La celebrazione principale è stata presieduta nelpomeriggio da Mons. Vittorio Francesco Viola, vescovo dio-cesano con una cinquanta sacerdoti orionini e molti dioce-sani. Al termine il rettore Don Renzo Vanoi ha donato aMons. Viola una mitria come segno di riconoscenza in oc-casione del XV° anniversario della Canonizzazione del Fon-datore. Presenti le autorità civili, militari e numerosi fedeli.

ITALIA - RomaParrocchia di Ognissanti. È stata presieduta da Mons. GuerinoDi Tora (Ausiliare di Roma) alle 19.00 la Messa solenne, a15 anni dalla canonizzazione di San Luigi Orione. Hannoconcelebrato venti sacerdoti; due diaconi, teologi e novizi,religiose orionine e altre consacrate si sono stretti attornoallo stesso altare, mentre i fedeli pian piano hanno riempitola chiesa. Al termine della Messa è partita la processione perle vie del quartiere, al suono della banda e delle voci dei fe-deli unite nel Rosario. La processione è terminata all’internodel cortile ove il Vescovo ha benedetto tutti e riproposto ilgesto orionino della campanella e lanciato generose man-ciate di caramelle ai bambini. Lo spettacolo pirotecnico haconcluso il giorno di festa.

ITALIA - RomaMonte Mario. Al Centro Don Orione di Roma - Monte Mario,la festa del santo Fondatore è iniziata con l'omaggio flo-reale nel piazzale centrale. Erano presenti i “ragazzi” dellariabilitazione residenziale e diurna, alcuni anziani della Re-sidenza Sanitaria, un gruppo di giovani delle Scuole pro-fessionali, operatori e amici vicini all’Opera e devoti di DonOrione. Ai piedi della statua di Don Orione è stato portatoun festone di rose rosse. Don Flavio Peloso ha presiedutola preghiera ricordando che “il monumento è un ammo-nimento a tutti che quelli che passano e danno unosguardo. L’ammonimento è espresso nella statua stessa edè scritto anche nel suo piedistallo: Sempre curvo sulle ne-cessità del prossimo”. La festa di Don Orione si è conclusa

nel pomeriggio del 23 maggio, con la rappresentazioneteatrale delle "Quattro Stagioni" inscenata dai giovani delCentro di Riabilitazione. La conclusione? A chi piace piùuna stagione e a chi un'altra, ma tutte sono belle e tuttesono diverse, ognuna ha qualcosa da dare. E poi c'è unastagione che non finisce mai: quella dell'amore.

MADAGASCARFesta grande ad Anatihazo per la Delegazione “Maria Re-gina del Madagascar”, in occasione della solennità liturgicadi San Luigi Orione. Alla celebrazione della S. Messa, presie-duta dal Superiore delegato Don Luciano Mariani, eranopresenti, oltre ai confratelli della casa, anche il Consigliereprovinciale Don Felice Bruno e Don Pierangelo Ondei, Di-rettore del Piccolo Cottolengo milanese e una delegazionedella comunità parrocchiale ed i ragazzi della nostra scuola.

PARAGUAYAl Piccolo Cottolengo paraguaiano di Mariano RoqueAlonso, l’omaggio al nostro Fondatore San Luigi Orione èiniziato martedì 14, con la Messa presieduta da Mons. Re-nato Kucic, Segretario del Nunzio Apostolico in Paraguay,e concelebrata dai religiosi della comunità. Al termine siè tenuta la condivisione di una merenda, con musica inonore di San Luigi Orione, la Patria e le Mamme. I festeg-giamenti si sono conclusi il 16 maggio con una proces-sione di residenti, studenti, funzionari e comunità religiosadel Piccolo Cottolengo.

POLONIAIl Direttore generale, Padre Tarcisio Vieira ha concelebratola Santa messa in occasione della festa liturgica di San LuigiOrione a Varsavia, nel centro orionino di Lindleya, dove sitrovava con il suo Consiglio per la visita canonica. “Oggi –ha detto il Direttore generale - è per tutta la Famiglia Orio-nina giorno di festa. È la festa del nostro Santo, LuigiOrione, che nato in Italia ha diffuso il suo carisma in tantenazioni del mondo e anche qui in Polonia. Sicuramentevoi conoscete le belle pagine di vita che Don Orione hascritto manifestando il suo amore per la terra polacca. Unamore diffuso oggi in 31 nazioni del mondo”. “La com-memorazione di Don Orione – ha sottolineato - è vera-mente un’occasione privilegiata per capire che dobbiamoconoscere e raccontare la sua storia. La nostra storia. Nonsolo i dati biografici della sua vita, il suo spirito, la sua vo-glia di servire il Signore, di fare del bene e la sua passioneper le anime. La sua passione per la fedeltà alla Chiesa”.

DAL MONDO ORIONINO DAL MONDO ORIONINO

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Il Noviziato ordinario della Delega-zione Missionaria di Lingua Inglese si

trova a Montalban nelle Filippine, eogni anno accoglie i postulanti filip-pini, indiani e kenyoti. Tuttavia, con ilnumero eccezionale di quest’anno lacasa non ha la disponibilità sufficienteper accoglierli e, inoltre, le spese diviaggio sarebbero molto elevate.Anche il Vescovo di Meru, Mons. Sale-sius Mugambi, che ha richiesto la pre-senza della Congregazione nella suadiocesi offrendo la cura pastoraledella parrocchia a Gaitu, situata a 14km di distanza dalla sede diocesana,ha approvato il progetto.

Come sede del noviziato è statoscelto l’antico postulato della Congre-gazione degli Oblati di Maria Imma-colata. La struttura, presa in affittodalla missione orionina in Kenya, puòospitare circa 15 persone.Maestro dei Novizi sarà Don Dome-nico Napoli che appartiene alla Provin-cia “Madre della Divina Provvidenza”(Italia) e che, attualmente, è il Diret-tore e Parroco della Comunità di Pa-lermo (Sicilia). Don “Mimmo” Napoliè nato il 6 maggio 1968, ha fatto laprima professione l’8 settembre 1988ed è stato ordinato sacerdote il 21settembre 1996. La sua esperienzacome tirocinante l’ha compiuta in In-

ghilterra. Di recente, per prepararsi aquesta missione, è stato nelle Filippinee ha vissuto un bel mese insieme aDon Fausto Franceschi, Maestro deiNovizi nelle Filippine.Don Mimmo, però, non sarà solo. Conlui, infatti, ci saranno i due sacerdotidestinati alla cura pastorale della Par-rocchia: P. Morris Gichia, P. PavlinPreka, un altro missionario della Pro-vincia italiana, e giovane sacerdotekeniano P. Gideon Ombwori.

Padre Tarcisio Vieira ha voluto ringra-ziare: la Provincia italiana e la comu-nità religiosa di Palermo per averaccettato di cedere, per 1 anno, unconfratello per il servizio missionario eformativo nella Congregazione; la dio-cesi di Palermo, nella persona del suoVescovo, Mons. Corrado Lorefice, cheha dato la Sua benedizione a questoprogetto di missione; la comunità par-rocchiale che sa di poter vivere questo

evento come una risposta alla paroladel Signore nel Vangelo, presa dallaParrocchia stessa come tema guidadell’anno pastorale, “Alzati e Va’!”.Don Napoli, invece, dopo aver parlatolo scorso novembre con il DirettoreGenerale, a seguito di una iniziale sor-presa ha accettato il compito, rispon-dendo con una lettera nella qualeafferma che «La proposta era inaspet-tata. Ma è stata preparata dal Signorecon la sua Parola, che mi ha dato tantoconforto.Il salmo: il Signore è il mio pastore nonmanco di nulla; è proprio vero, è così!Per questo: Eccomi! Per quello cheposso e che occorre sono a disposi-zione della mia famiglia. Grazie per lafiducia riposta in me. La Madonna con-tinua ad accompagnarmi».Rientrato dalle Filippine Don Mimmoaveva sintetizzato la sua esperienzadicendo: «È bello vedere e sperimen-tare la Congregazione che sogna!».Ora, nel noviziato in Kenya, toccheràa lui, preparare i “sognatori” orioninidel futuro.

Nel giro di quaranta giorni il Mozam-bico è stato attraversato da due de-

vastanti cicloni – prima Idai il 13 marzopoi Kenneth il 21 aprile – che hannocausato oltre 600 morti e decine di mi-gliaia di sfollati. La grave emergenzache le principali organizzazioni umani-tarie (Croce Rossa Internazionale, Cari-tas Internationalis e Medici senzaFrontiere) presenti nel Paese hanno do-vuto e fronteggiare è stata quella sani-taria, a causa dello scoppio diun’epidemia di colera e del rischio diuna recrudescenza della malaria.Da ricordare che il Mozambico, ex co-lonia portoghese, indipendente dal1975, afflitto da una sanguinosaguerra civile fino agli inizi degli anni’90, resta tra i Paesi più poveri almondo, con 28 milioni di abitanti, dicui oltre metà, il 54 %, sopravvive sottola soglia della povertà, con un’aspetta-tiva di vita di soli 55 anni, tanto chel’età media della popolazione è di ap-pena di 17 anni.A Beira, la zona più colpita da cicloneIdai, 4550 persone sono assistite con

aiuti alimentari e a oltre 2100 famigliesono stati forniti ripari d’urgenza. Neidiversi distretti e diocesi sono stati di-stribuiti a migliaia di persone teloni, kitigienico sanitari, utensili da cucina eaiuti alimentari e sementi. Oltre a quella sanitaria un’ulterioreemergenza che deve affrontare ilPaese e che desta grande preoccupa-zione è quella relativa all’allagamentodi questi territori, con la conseguentedistruzione dei campi che sono laprincipale risorsa di cibo delle popo-lazioni locali: anche questo è un pro-blema che nel futuro prossimo avràconseguenze importanti. Basta pen-sare che solo il passaggio del primociclone aveva causato la distruzionedi più di mezzo milione gli ettari dicampi coltivati.Anche la Provincia religiosa orionina“Nossa Senhora da Anunciaçao” (Bra-sile Sud) si è attivata per aiutare la po-polazione del Mozambico colpita daidue cicloni, attraverso una raccoltafondi. Sono due, infatti, le comunitàorionine presenti nel Paese africano

che dipendono dalla Provincia del Bra-sile Sud: una si trova nella periferiadella capitale Maputo, l’altra poco piùa nord a Xai-Xai. I missionari orionini inMozambico, Padre José Geraldo daSilva, insieme a Padre Dénis ZoungranaSomketta e al chierico mozambicanoLuis Bernardo, a distanza di qualchesettimana da passaggio del cicloneIdai, avevano fatto visita ai familiari deichierici e dei seminaristi orionini origi-nari della zona di Beira, maggiormentecolpita dal ciclone.Fortunatamente tra loro non ci sonostate vittime ma alcuni hanno persotutto, delle loro case è rimasto soloqualche cumulo di legno e pezzi di la-miera. “Raggiungerli non è stato facile- aveva spiegato Padre José Geraldo –soprattutto quelli che abitano nellezone più periferiche perché le vie dicomunicazione non esistono più, oc-corre spostarsi a piedi perché le stradesono impraticabili per via degli albericaduti durante la tempesta, inoltre,molte zone sono ancora prive di ener-gia elettrica”.DO

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CONTINUA L’EMERGENZAIN MOZAMBICO

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NOVIZIATO IN KENYASaranno 10 i novizi kenianiprevisti per il 2019, e perquesto motivo il Direttoregenerale dell’Opera DonOrione, Padre TarcisioVieira, ha autorizzato lacreazione di un Noviziatostraordinario in Kenya, aGaitu, nella diocesi di Meru.

Come sede del noviziato è statoscelto l’antico postulato dellaCongregazione degli Oblati diMaria Immacolata.

«È bello vedere e sperimentarela Congregazione che sogna!».

La Provincia “Nossa Senhora da Anunciaçao” (Brasile Sud) impegnata nell’aiutare lepopolazioni del Mozambico colpite da due devastanti cicloni.

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Filippine, il neo Mastro dei novizi in KenyaDon Mimmo Napoli, insieme a Don Fausto Franceschi,

Don Martin Mroz e un gruppo di novizi.

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sorta di riconoscente memoria collet-tiva che racconta... Maria Rodrigues,che ha vissuto e accompagnato fin dagiovane la presenza delle suore, midice: “Le Suore di Don Orione fin dalloro arrivo ci hanno aiutato molto.Appena arrivate; “Santo Antão” si aprìad una vita migliore. Al loro arrivo lesuore hanno avviato la formazioneper le giovani donne in diversi ambiti:cucito, ricamo, uncinetto, economiadomestica, quadri in tessuto, pizza emolte altre cose. Tutto è iniziato acambiare”.

E aggiunge: “Hanno iniziato a conqui-stare i giovani dando il via a molte atti-vità religiose e sociali. Si sono presecura dell’ornamentazione della chiesa;hanno organizzato il Segretariato dellaCatechesi e fatto catechesi per giovanie adulti; in seguito hanno stimolato lacomparsa di diversi gruppi di giovani emovimenti parrocchiali. Tra questic’era il gruppo “Don Orione”, doveparlavano della vita e dell’opera delSanto Fondatore. Alcune giovanidonne che hanno partecipato a questigruppi hanno poi deciso di entrarenella congregazione orionina”.

Anche Fatima che è di buona memo-ria racconta: “Con la venuta dellesuore orionine è iniziata una pro-fonda promozione della donna. Coni corsi di formazione hanno aperto atante giovani che volevano emigrareun nuovo orizzonte!E aggiunge: “Suor Ave Maria si presecura dei più indigenti con la distribu-zione di latte, farina e una zuppa quo-tidiana ai più poveri; si prese cura deilebbrosi nella sinagoga e anche deiprigionieri. Aiutò alcuni di loro ad in-serirsi nel lavoro”.

Uno sguardo versola realtà dell’apostolatoparrocchialeLe persone di questo paese vivevanoall’epoca una fede un pò spenta cheper lungo tempo non si era rinnovata.Con i nuovi sacerdoti Indiani, che nelfrattempo stavano cominciando adarrivare, le suore orionine, attraversola mano di Cristo, diedero un contri-buto significativo nel rompere glischemi noiosi e provocare il risvegliodella fede.Oggi capisco bene ciò a cui suor AveMaria ha sempre fatto riferimento, ilconsiglio iniziale che aveva ricevutodal vescovo della diocesi, Paulino Li-vramento, “Cerca di conoscere beneil terreno sul quale andrai e lavorerai”.Questo consiglio sarebbe stato fonda-

mentale per il successo della mis-sione.Le suore hanno saputo cogliere ilsenso di quelle parole facendosi pre-senti con generosa carità per tutti, elasciando nel popolo capoverdianoun ricordo riconoscente. Alle primesuore brasiliane ne succedetteromolte altre nel corso degli anni. Oggisono 13 le suore orionine originariedi Capo Verde.

Nel corso degli anni...Nel corso degli anni sono state apertealtre due comunità a Praia, nell’Isoladi Santiago, e oggi nelle tre comunitàsono presenti solo suore capover-diane. Svolgono lavori socio-sanitari,servizi infermieristici nell’ospedalestatale e lavori socio-educativi e dipromozione umana nelle scuolestatali.Con varie forme dinamiche di parte-cipazione, le suore continuano a coin-volgere i bambini, i giovani, gli adultie gli anziani nelle attività ecclesialiper conoscere sempre meglio GesùCristo, per amarlo e servirlo.Oltre al 40° anniversario della pre-senza della Congregazione orioninanella terra di Santo Antão, che ora ce-lebriamo, desideriamo continuare adavere in futuro tanti motivi, ancorapiù belli, per esprimere la nostra gioiae poter dire ancora una volta “Chebello che siate venute!”Oggi, dopo molti anni, le candele

sono accese per la celebrazionedel 40° anniversario della presenzadelle Piccole Suore Missionarie dellaCarità a Capo Verde e mi è stato chie-sto di scrivere alcune parole sull’espe-rienza dell’azione missionariaorionina tra di noi. Per questo mi per-metto di esprime un pensiero collet-tivo che è anche il mio, e nelcongratularmi con le suore dico loro:“Piccole Suore Missionarie della Ca-rità, che bello che siate venute!”Ero a quella messa domenicale delgennaio 1979 al termine della qualeil celebrante annunciò ai parrocchianil’arrivo a Ribeira Grande, Santo Antão,di alcune suore che venivano daRoma in missione e con l’intenzionedi stabilire dimora tra noi. Subitodopo, abbiamo saputo che erano bra-siliane. È stata una grande sorpresa.Storicamente le persone capover-

diane si sono sempre sentite in unanaturale affinità con il popolo brasi-liano. Una lingua portoghese e unacultura che ci unisce, in una storia in-trecciata attraverso i secoli.

Finalmente un giorno, arrivarono suuno degli autobus al nostro tranquillovillaggio di Ribeira Grande, Povoação,tre Piccole Suore Missionarie della Ca-rità: Ave Maria, Norma e Blanca, ac-colte da un gruppo di fedeli e dalParroco che le salutò e le accolse anome di tutti con una piccola cerimo-nia di benvenuto. Tra spavento e alle-gria, non capivo bene la serenità e ilsorriso di queste suore che avevanoappena lasciato il conforto della loro

patria per stabilirsi in un angolo delmondo in cui tutto sembrava man-care. Poi, col passare degli anni, hocapito che quel giorno si svolgeva laprima spedizione missionaria dellacongregazione femminile in Africa, inrisposta a un appello di Papa Paolo VI,che nel 1977 invitava le congrega-zioni religiose ad “aprirsi al conti-nente africano”. E loro, sempreattente allo spirito e al mandato mis-sionario del loro fondatore, DonOrione, avevano deciso di risponderequi, a Capo Verde, a questo appello.La storia della permanenza delleSuore di Don Orione tra di noi si fondetra passato e presente. Quanto piùora che compie i quarant’anni. Sono stato per qualche tempo lon-tano dall’isola di ‘Santo Antão’per stu-diare e non avrei potuto raccontarequesta storia senza l’aiuto della miagente i cui ricordi si intrecciano in una

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Le Piccole Suore Missionarie della Carità: 40 anni di missione a Capo Verde.

“CHE BELLOCHE SIATE VENUTE!”

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“Cerca di conoscere bene ilterreno sul quale andrai elavorerai”. Questo consigliosarebbe stato fondamentaleper il successo della missione.

La storia della permanenzadelle Suore di Don Orione tra dinoi si fonde tra passato epresente.

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ROMANIAL'ingresso in postulandatodi tre giovani

Quest'anno il Seminario Don Orionedi Iași, in Romania, ha scelto di dareai festeggiamenti del santo Fondatoreun taglio più familiare, celebrandoproprio nel pomeriggio del 16 mag-gio uno dei momenti più significatividella vita del seminario: l'ingresso inPostulandato di tre giovani seminari-sti. I tre giovani che hanno compiutoquesto primo passo sono Paul Blaj,Cornel Buzatu e Robert Buzatu.Tutti e tre, dopo aver frequentato iquattro anni del liceo inseriti nella Co-munità del seminario, hanno scelto diproseguire il cammino all'internodella Famiglia orionina e sono attual-mente studenti al primo anno di filo-sofia, presso la Facoltà di Teologiaromano-cattolica di Iași.

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NOTIZIE FLASH DAL MONDO ORIONINO

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POLONIAa Kalisz la giornata europea della dignità delle personecon disabilità mentale

“Siamo in mezzo a voi, accettateci”, con questo slogan l’8 maggio scorso èstata celebrata a Kalisz (Polonia) la Giornata Europea della Dignità delle Per-sone con Disabilità Mentale. Il Centro Don Orione, in quanto co-organizzatoredella Giornata, insieme con altre venti organizzazioni governative e non go-vernative è stato tra i più interessati a promuovere questa giornata, festeggiatagià da una ventina di anni nella città di Kalisz, grazie anche al presidente dellaFondazione di Don Orione “Facciamo del bene” Don Janusz Nowak.Erano presenti il sindaco di Kalisz Krystian Kinastowski, il presidente della Pro-vincia di Kalisz Krzysztof Nosal, il vice-presidente Matteo Podsadny, ed altrirappresentanti delle autorità territoriali, inclusi i responsabili del settore di-sabili. Quest’anno la festa è stata allargata anche alle autorità civili della cittàe della Provincia, coinvolgendo in questo modo tutti i centri che si dedicanoal servizio dei disabili nel territorio della zona di Kalisz. Il direttore del CentroDon Silvestro Sowizdrzal ha trasmesso un messaggio circa il senso di questagiornata e il vescovo Mons. Edward Janiak ha sottolineato il contenuto spiri-tuale della festa. Tra gli invitati alla festa c’è stato un rappresentante delleopere caritative orionine in Kenya, Richard Magana Manyara.La celebrazione ha come fine quello di sensibilizzare le persone alla presenzadei disabili ed aiutarli nel superamento di diversi tipi di barriere, come quellearchitettoniche, quelle sociali, culturali, ecc, ed è una vittoria ogni qualvoltasi riesce a fare anche un minimo passo avanti nel facilitare la vita dei disabili.

POLONIA“Comunichiamoci”, il III Laboratorio europeosulla comunicazione orionina.

Si svolto dal 2 al 4 maggio nella cittadina polacca di Brańszczyk il III Labora-torio “Comunichiamoci” dedicato al confronto con i segretariati europei del-l’Opera Don Orione sulla comunicazione. L’incontro, è stato guidato da DonŁukasz Mikołajczyk, Consigliere e responsabile della comunicazione per laProvincia religiosa “Madonna di Czestochowa” dell’Opera Don Orione in Po-lonia e da Don Fernando Fornerod, Consigliere generale responsabile del-l’Ufficio stampa dell’Opera Don Orione. Relatori di questo 3° Laboratoriosono stati tre professionisti operanti in tre diversi ambiti della comunicazione:il giornalista grzegorz Kiciński per la carta stampata; Kasia Supeł-zabo-klicka giornalista e conduttrice radiofonica; Monika Przybysz, docenteuniversitaria esperta di comunicazione e social media. Durante i tre giornid’incontro i partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi anche sulle di-verse tematiche proposte dai relatori, in base al proprio ambito d’interesse.

amminavo assorto nei

miei pensieri. Lo sguardo a

terra per evitare spiacevoli

sorprese. Ad un certo

punto vengo come risvegliato da

una voce squillante. “Come stai?”.

Il tempo di alzare gli occhi ed accor-

germi che la domanda non è rivolta

a me. Assisto alla scena. Un elegante

signore incontra casualmente una

conoscente. La domanda però non è

indirizzata neppure alla donna, ma al

cane che porta in braccio, al quale

l’uomo si affretta a fare una carezza

che l’animale mostra di gradire. “Non

troppo bene”, risponde; non il cane,

… ma la donna. “Ha un’ernia!”,

spiega subito. “Di nuovo!?”, dice

lui con voce preoccupata.

Intanto io continuo per la mia strada e, mentre il

marciapiede scorre veloce sotto i miei passi, le voci si perdono in lontananza, assorbite dal brusio

del traffico.

Ritorno ai miei pensieri che però non sono più quelli di prima. Penso che un tempo, per esprimere

la durezza della vita si era soliti usare l’espressione: “vita da cani!”. Oggi pare che non sia più così.

Queste care bestiole sembrano non mancare di nulla. Hanno cibo selezionato, l’affetto dei padroni,

un veterinario che si prende cura delle loro ernie, una cuccia al caldo e, ultima trovata, degli ele-

ganti passeggini sui quali stare seduti, comodi come bambini, mentre le gentili padrone, fiere di

sé, li portano a spasso evitando loro ogni fatica. La prima volta che vidi questa scena non nascondo

che provai un senso di disgusto. In seguito ho capito che dovevo rassegnarmi e farci l’abitudine.

Voglio precisare che non ho nulla contro i cani. Anzi, amo moltissimo questi animali che si sanno

relazionare con l’uomo in un modo straordinario e il loro attaccamento raggiunge a volte veri e

propri livelli di eroismo. Quindi, niente contro i cani e niente contro gli animali!

Ma non posso fare a meno di pensare a tutte le persone che non hanno casa, non hanno cibo, non

hanno veterinario (pardon: medico!) che si preoccupa della loro salute. Soprattutto non hanno at-

tenzione, accoglienza, affetto.

Cosa possiamo fare?

Credo che possiamo tutti fare due cose molto importanti.

La prima è quella di prenderci cura delle ernie dell

e persone che ci stanno vicine.

Sono molte le

sofferenze di chi ci vive accanto: dispiaceri familiari, difficoltà lavorative, problemi di salute, forme

di solitudine. Possiamo davvero fare molto se ci facciamo carico del dolore altrui.

La seconda cosa è quella di non rassegnarci ad un mondo c

he produce “scarti umani”, come de-

nuncia spesso Papa Francesco. È una colpa gravissima pensare che questa situazione sia inevitabile,

una specie di dazio necessario da pagare ai modelli economici del libero mercato. Essa è solo frutto

dell’egoismo e dell’ingiustizia.

La nostra coscienza non può tollerare a lungo che una persona, per avere un po’ di attenzione, sia

costretta ad implorare: “Trattatemi almeno come un ca

ne!”.

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DIARIO DI UN ORIONINOPIERangELO OnDEIDO

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POLONIAPolonia, Michał łos:orionino sacerdote persempre

Si è svolta il 24 maggio, presso lastanza dell’ospedale militare di Var-savia dove è ricoverato, l’ordina-zione sacerdotale del religiosoorionino Michał Łos. A presiedere lacelebrazione è stato Mons. MarekSolarczyk vescovo ausiliare di Varsa-via-Praga, che ha offerto al suo neoconsacrato sacerdote come donoper l'ordinazione, la casula che egliha indossato durante la Messa con-clusiva della Giornata Mondialedella Gioventù 2019 a Panama. Su-bito dopo la benedizione finale, ilvescovo Solarczyk si è inginocchiatoaccanto al letto di Don Michał, ba-ciandogli le mani e chiedendo unabenedizione. Don Michał viene dalladiocesi di Tarnów e ieri ha emesso laprofessione religiosa in perpetuonella Congregazione dei Figli dellaDivina Provvidenza e appartiene allaProvincia "Madonna di Czesto-chowa". Circa un mese fa, gli èstato diagnosticata una malattia in-curabile. È stato avviato un tratta-mento oncologico immediato, masfortunatamente la prognosi deimedici lascia poche speranze. L’in-tera Famiglia carismatica orioninasta pregando per Don Michał e lasua famiglia. Il Santo Padre France-sco ha concesso tutte le dispensenecessarie per questa celebrazionediaconale e sacerdotale, poichéDon Michał aveva un sogno moltogrande: celebrare la Santa Messa,per essere ancora più unito a Cristo.La notizia sarà ripresa più ampia-mente nel prossimo numero.

REGGIO CALABRIAIncontro annuale degliEx allievi

In una bella e solare giornata, gli ExAllievi di Reggio Calabria hanno ce-lebrato la loro annuale festa Dome-nica 25 aprile 2019 alla Santuario“Sant’Antonio”. Sono stati onoratidalla presenza del Presidente Nazio-nale ing. Mauro Sala di Tortona, ac-compagnato dal Vice PresidenteGilberto Sacchi di Macerata e dalSegretario centrale Bruno Schinardidi Borgonovo Val Tidone (PC.), chehanno avuto modo di conoscere larealtà associativa reggina. Nel corsodel raduno, si è anche provvedutoalla elezione del Consiglio Direttivodi Sezione che rimarrà in carica peril prossimo triennio.

PALERMOConvegno annualedegli Ex allievi

Al Villaggio del Fanciullo di Palermolo scorso 25 aprile si è svolto l’in-contro annuale degli Ex Allievi, datastorica per il loro raduno che daqualche anno non veniva più cele-brato. Grazie all’opera del Presi-dente Centrale, ing. Sala, e dellaGiunta di Presidenza, dall’assistenteSpirituale centrale Don LeonardoVerrilli ed a Don Mimmo Napoli Di-rettore della casa palermitana, con-clusasi con la loro venuta a Palermonel febbraio 2018, si sono gettatele basi per una ripresa delle attivitàdi Sezione. Nel corso dell’incontroguidato da Don Domenico Crucittisi è pertanto provveduto ancheall’elezione del Consiglio Direttivo.

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ITALIA - CampocroceL’Istituto Marco Soranzocompie 100 anni

1° Maggio 2019. Festa all’IstitutoMarco Soranzo di Campocroce di Mi-rano per i 100 anni dall’apertura.Erano presenti circa 150 Ex Allievi,una ventina di sacerdoti, e gli ospitidel “Seminario della vita” inauguratoesattamente 10 anni fa.La celebrazione è stata presieduta daDon Tarcisio Vieira, superiore generale.Assieme a lui hanno portato il salutodella Famiglia Orionina Mauro Sala,presidente centrale degli Ex Allievi, Ar-manda Sano, responsabile del Movi-mento Laicale Orionino in Italia e donGiovanni Carollo, consigliere della Pro-vincia religiosa Madre della Divina Prov-videnza e Gianni De Vivo, presidenteterritoriale degli Ex Allievi. Durante l’in-contro di rievocazione del Centenario,Don Flavio Peloso, superiore generaleemerito ed ex allievo, ha presentato illibro “Istituto Marco Soranzo - DonOrione nel veneto”. In 220 pagine, illibro raccoglie storia, sentimenti e fotodella lunga storia di questa casa che haavuto un ruolo importante nella vitadella Congregazione. Le pagine scrittesono state rese vive dalle testimo-nianze di alcuni allievi degli anni ’40(don Ivo Bortolato e Lidio Buttolo),degli anni ’50 (Bruno Matterazzo),degli anni ’60 (Giuseppe Bovo), deglianni ‘70 (Carlo Ceccarello) e degli anni’80 (Matteo Sarto). Poi hanno preso laparola Luca Muffato, nell'Orione Musi-cal Group, rappresentato per l'occa-sione dal Presidente Giuseppe Scalici eKatia Landi, responsabile del Seminariodella vita. Durante la Messa, celebratanella chiesa dell’Istituto sotto losguardo della statua dell’Immacolata,il Superiore generale ha collegato al-cuni aspetti della vita di San Giuseppelavoratore con la spiritualità degli Ex Al-lievi. Foto, ricordi, attualità si sono in-trecciati nei discorsi dei numerosicommensali. Verso le 17, il congedocon il ritornello “Bello! Arrivederci!”.

NOTIZIE FLASH DAL MONDO ORIONINO

MLOLa Scuola di formazioneOrionina in argentinae in Uruguay

Il Movimento Laicale Orionino di Bue-nos Aires (Argentina) ha iniziato ilprimo ciclo per il 2019 della Scuoladi Formazione Orionina (EFO). Quest’anno la linea tematica saràsulla “Santità”, poiché ricorrono i 15anni della canonizzazione di DonOrione. I partecipanti all’EFO hannolavorato in gruppi su alcuni testi diPapa Francesco, tratti dall’Esortazioneapostolica Gaudete et Exsultate. In se-guito, hanno rivissuto, con grandeemozione, il giorno della canonizza-zione di San Luigi Orione, attraversovideo, foto e testimonianze.Anche in Uruguay si è tenuto il primoincontro dell’EFO con il MovimentoLaicale Orionino, hanno partecipatolaici di Montevideo e Canelones, reli-giosi e religiosi e membri dell’ISO, perun totale di oltre 45 persone.Per la prima volta hanno partecipatomolti giovani laici che hanno incon-trato per la prima volta il carismaorionino. Ricordando i 15 anni dellacanonizzazione di San Luis Orione, ipartecipanti hanno condiviso diversetestimonianze, ricordando dove fos-sero quel giorno e quanto quel mo-mento significasse per loro.

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CILEIl “periodo motivazionale”nella comunità diLos Ángeles

A Los Ángeles, in Cile, si è svolta unanuova edizione del “Periodo Motiva-zionale” (PM) per le donne della co-munità orionina, al quale hannopartecipato 20 ragazze della parroc-chia del Perpetuo Soccorso di LosÁngeles e 5 provenienti invece daSantiago. Il “PM” è un ritiro per i gio-vani che si svolge ogni anno, primaper le donne e poi per gli uomini, du-rante il quale i partecipanti vivonouna giornata che li aiuta ad avere unincontro personale con la comunitàe con la figura di Cristo, con laChiesa e con l’unione familiare, mi-gliorando così la loro fede, la lorovita spirituale e il loro ruolo di laiciimpegnati.Da questa esperienza sono quindiuscite 25 nuove “sorelle di Cristo”,rinnovate, radiose, piene di speranzae disposte a impegnarsi nella mis-sione evangelizzatrice della Chiesa.Donne rinvigorite e caricate di unozaino pieno di nuovi strumenti chepotranno aiutarle da ora in avanti nelproprio cammino di vita, che avràalti e bassi e incontrerà diversi osta-coli, ma che potrà contare sull’aiutoincondizionato di Gesù, della Ma-donna e di Don Orione.

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COSTA D’AVORIOCelebrati i 10 anni delteologico Don Orionedi anyama-n’Dotre

Nella Provincia religiosa “Notre Damed’Afrique”, è stato commemorato ildecimo anniversario dell’apertura delTeologico Don Orione di Anyama-N’-dotre, in Costa D’Avorio. La messapresieduta da Don Jean-BaptisteDzankani, Direttore Provinciale, ha ra-dunato circa 400 persone fra glimembri del Consiglio provinciale, imembri della famiglia spirituale orio-nina in Africa, gli amici, collaboratorilaici e tanti bambini dell’oratorio,nonché i seminaristi di teologia.Questo evento è stato un’opportu-nità anche per valutare l’impegno deiconfratelli che sono passati lì comeformatori o come studenti. È stataanche l’opportunità per ricordare conaffetto Don Lorenzo Benzi, che èstato incaricato dei chierici in questacasa. Il Teologico Don Orioned’Anyama N’dotre è stato ufficial-mente aperto il 1 maggio 2009 e lasua costruzione ha richiesto il contri-buto di tutte le Province religioseorionine nel mondo e di tanti altri be-nefattori. Finora, questa casa di for-mazione ha dato circa 50 sacerdotiche stanno lavorando non soltantonelle opere della Provincia “NotreDame D’Afrique” ma anche nellealtre Province come missionari.

MADAGASCARInaugurata ad ambanja la chiesa dedicata a San Luigi Orione

Domenica 19 maggio, è stata inaugurata una nuova chiesa dedicata a SanLuigi Orione ad Ambanja, in Madagascar. A benedire l’edificio e a consacrarel’altare e il tabernacolo è stato il Vescovo salesiano della diocesi di Ambanja,Monsignor Rosario Vella, mentre ad assistere alla celebrazione all’interno dellanuova struttura erano presenti oltre 2000 fedeli, mentre tanti altri hanno se-guito le 4 ore e mezza di festosa cerimonia in piedi o sotto il porticato anti-stante. Nel corso dell’omelia, Mons. Vella ha sottolineato che ha voluto gliorionini nella sua diocesi perché facessero dono del loro carisma particolar-

mente attento ai poveri. Il parroco della nuova chiesa sarà Don Adriano Savegnago, che in un solo anno e mezzo di lavoro,assistito da alcuni confratelli, ha guidato una squadra di operai a realizzare il grande luogo di culto.

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affetto da parte della nostra famiglia,da parte di voi tutti, mi fa sentirecome in una gestazione nel grembodella madre-Congregazione”.

La sua presenza

Nel volto, sofferente e sereno, di DonAngelo abbiamo potuto contemplare,passo a passo, la passione del Signorecui egli coscientemente cercò di con-formarsi. “Sento che il desiderio dellasalute – scrisse - viene scavalcato daquello di una rassomiglianza più netta,più definita con Nostro Signore…È certo opera dello Spirito: sia Lui aportare a compimento il tutto!”.

Don Roberto Simionato, superiore ge-nerale, fu edificato dalla “serena con-sapevolezza che trasforma la suamorte in una vera Pasqua”, comescrisse. “Di fronte alla morte non sipuò recitare, ma si rivelano le certezzeper cui si è vissuti. Il suo senso di ami-

cizia vera con persone di diverse cate-gorie, credenti e non credenti, la suacapacità di dialogo profondo, interes-sato. Durante la sua malattia tantiamici sfilarono commossi al suo capez-zale; si vedeva che avevano tante cosedi cui ringraziarlo”.Nell’ultimo mese concelebrò la Messaquasi ogni giorno nella sua stanza diammalato. Don Roberto Simionato, alGiovedi Santo, fu a celebrare la Messain coena Domini” nella camera diDon Angelo, il quale si univa con qual-che parola sussurrata e soprattuttocon la sua offerta. Da lì in poi, c’èstato come l’inizio dell‘agonia che siè protratta il venerdì e fin verso lenove del sabato santo, 3 aprile 1999,quando spirò verso il Signore.La morte di Don Angelo Vallesi è statauna vera esperienza pasquale.Fui anch’io tra le persone a lui vicinein quest’ultimo anno. Ricordandoquel tempo, rilancio il suo augurio:“L’augurio che formulo, per tutti e cia-scuno, è che si realizzino, comeespressione permanente della nostracarità orionina, le parole di Paolo,espresse in questo contesto: «E’ belloessere circondati di premure nel benesempre» (Gal 4,18)”.

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“SPLENDERANNO COME STELLE”

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Enato a Civitanova Marche, unabella cittadina costiera in provincia

di Macerata, il 5 luglio 1937. Il Par-roco ne notò la bontà d’animo e isegni di vocazione religiosa per cui,nonostante qualche resistenza delpadre, lo indirizzò al probandato orio-nino di Villa Periaschi, a Sassello (Sa-vona). Il percorso di formazione videAngelo Vallesi volenteroso, vivace ericco di buoni frutti. Fece la prima professione il 12 set-tembre 1955 e divenne sacerdote il10 aprile 1965. Trascorse i primi annidi sacerdozio tra studio personale eformazione dei chierici. Nel 1976, fu

destinato alla Parrocchia del SS. Cro-cifisso in Borgo San Lorenzo (Firenze)ove spese le sue esuberanti energietra parrocchia e scuola al Liceo. I suoitalenti furono valorizzati anche comeconferenziere, animatore spirituale econsigliere provinciale.Passò poi all’Istituto Teologico di Romacome direttore ed insegnante, do-nando il meglio di se stesso come for-matore dei futuri sacerdoti per ben 12anni. Nel 1996, passò al Centro di spi-ritualità di Villa San Biagio a Fano (Pe-saro) come predicatore, consigliere eamico di ogni tipo di persone in cam-mino di ricerca e di crescita cristiana.

Le vie insolite

Nel 1998, fu eletto Consigliere gene-rale. Aveva da poco iniziato il nuovoservizio quando il Signore volle indi-cargli un’altra via. Don Angelo la rico-nobbe, accettò il nuovo “Vieni eseguimi” e si incamminò per la salitaverso di Lui, nella sofferenza.Fu la verifica della sua vocazione reli-giosa e sacerdotale. Morì il 3 aprile1999. Era il sabato santo.Don Angelo Vallesi, morto a 61 anni,ha lasciato sospese molte cose emolte persone. Significativamente, gliè stato dedicato un libro di memoriadal titolo “Molte cose ho ancora dadirvi”. Il suo ricordo è ancora pre-sente in coloro che lo hanno cono-sciuto, sia all’interno della Congrega-zione orionina come tra gli amici econoscenti. Tra noi confratelli, spessocapita di ricordare, e sempre con pia-cere, qualche episodio o qualcheespressione di Don Angelo. Ma di DonVallesi vorrei ricordare la morte piùche la vita, per quanto splendida. Negli ultimi mesi, Don Vallesi ha do-vuto convivere con la malattia, con lasofferenza fisica ed anche morale. Hapercorso un arduo pellegrinaggio, daiprimi giorni in cui resisteva all’ideadell’inattività e faceva ancora progettiper quando sarebbe guarito, passò adun graduale “piegarsi” alla realtà,man mano che si manifestava la gra-vità del suo male ed egli si sottomet-teva docilmente alle cure.

Era molto confortato dalla vicinanzae dalle premure di tante persone vi-cine e lontane. Ringraziando tutti,scrisse: “Quanto mi è giunto finora, disostegno, di comunione spirituale, di

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“Quanto mi è giunto finora, disostegno, di comunionespirituale, di affetto da partedella nostra famiglia, da partedi voi tutti, mi fa sentire comein una gestazione nel grembodella madre-Congregazione”.

“Sento che il desiderio dellasalute viene scavalcato daquello di una rassomiglianzapiù netta, più definita conNostro Signore…”.

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“SPLENDERANNO COME STELLE”

DON ANGELO VALLESI

RICORDIAMOLI INSIEME

Deceduto il 7 maggio 2019, nell’ospe-dale di Camposampiero (PD). Nato aCampocroce di Mirano (VE - Italia) il 20dicembre 1926, aveva 92 anni di età e66 di professione religiosa. Appartenevaalla Provincia “Madre della Divina Provvi-denza” (Roma).

FRaTEL LOREnzO PODavInI

Deceduto il 16 maggio 2019, nell’ospe-dale di Palmanova (PD - Italia). Nato aSalò (BS - Italia) il 16 settembre 1936,aveva 82 anni di età e 51 di professionereligiosa. Apparteneva alla Provincia“Madre della Divina Provvidenza” (Italia).

nILDa LóPEzCONSACRATA ISO

Deceduta il 19 maggio 2019 a Santiagodel Estero (Argentina). Era nata il 4 luglio1937 a Quitilipi, Chaco (Argentina), havissuto a Sáenz Peña, Chaco e, i suoi ul-timi giorni, nella città di Santiago delEstero. Quest'anno avrebbe celebrato 26anni di vita consacrata nell'Istituto Seco-lare Orionino.

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