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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973 Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XL - AGOSTO 2012 - Direttore Nicola Conforti [email protected] http://www.youtube.com/periodicolasorgente facebook La Sorgente Caposele 84 L ’anno quarantesimo de “La Sor- gente” non poteva avere un esor- dio più importante e significativo dal punto di vista storico: due eventi, entrambi verificatisi ad inizio estate, rap- presentano traguardi di grande interesse per lo sviluppo economico e sociale del nostro piccolo Paese. L’accordo con l’Acquedotto Pugliese e l’inaugurazione della mostra perman- ente delle macchine di Leonardo, hanno La Sorgente anno XL aperto nuovi orizzonti in prospettiva eco- nomica e turistica di un territorio, povero di risorse economiche ma molto ricco di attrat- tive naturali e ambientali. Oltre cinquemila persone in poco più di tre mesi hanno visitato la Mostra di Leonardo, le Sorgenti del Sele e la Chiesa di San Lorenzo: è solo l’inizio di un percorso che dovrà portarci sicuramente verso cime molto alte di popolarità e di suc- cesso. Le notevoli risorse maturate a seguito dell’accordo con l’Acquedotto Pugliese ci mettono in grado di progredire sul piano delle conquiste sociali e del lavoro. Abbiamo tanto insistito, sulle colonne di questo giornale, sui punti di forza del nostro turismo, ed i risultati si incominciano ad intravvedere in maniera tangibile ed incontestabile. E’ il caso di dire “tanto tuonò che piovve” e che sempre si vince quando non ci si arrende. La Sorgente, come una goccia d’acqua che scava la pietra, da quarant’anni batte il chiodo del turismo e di altri problemi sociali e finalmente gli effetti positivi sono a portata di mano, ad onta di chi, da sempre, cerca di frenare il naturale sviluppo di queste iniziative. Chi ha sete venga” dice il manifesto dell’Amministrazione: L’acqua che un tempo muoveva l’intera economia del nostro piccolo Paese, adesso può restituire un futuro prospero a tutti i Caposelesi. anni ARCHIVIO CONFORTI

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Il numero di agosto 2012

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Page 1: SORGENTE N. 84

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XL - AGOSTO 2012 - Direttore Nicola Conforti

[email protected]://www.youtube.com/periodicolasorgente facebook La Sorgente Caposele84

L’anno quarantesimo de “La Sor-gente” non poteva avere un esor-dio più importante e significativo

dal punto di vista storico: due eventi, entrambi verificatisi ad inizio estate, rap-presentano traguardi di grande interesse per lo sviluppo economico e sociale del nostro piccolo Paese.

L’accordo con l’Acquedotto Pugliese e l’inaugurazione della mostra perman-ente delle macchine di Leonardo, hanno

La Sorgente anno XLaperto nuovi orizzonti in prospettiva eco-nomica e turistica di un territorio, povero di risorse economiche ma molto ricco di attrat-tive naturali e ambientali. Oltre cinquemila persone in poco più di tre mesi hanno visitato la Mostra di Leonardo, le Sorgenti del Sele e la Chiesa di San Lorenzo: è solo l’inizio di un percorso che dovrà portarci sicuramente verso cime molto alte di popolarità e di suc-cesso. Le notevoli risorse maturate a seguito dell’accordo con l’Acquedotto Pugliese ci

mettono in grado di progredire sul piano delle conquiste sociali e del lavoro.

Abbiamo tanto insistito, sulle colonne di questo giornale, sui punti di forza del nostro turismo, ed i risultati si incominciano ad intravvedere in maniera tangibile ed incontestabile.

E’ il caso di dire “tanto tuonò che piovve” e che sempre si vince quando non ci si arrende. La Sorgente, come una goccia d’acqua che scava la pietra, da

quarant’anni batte il chiodo del turismo e di altri problemi sociali e finalmente gli effetti positivi sono a portata di mano, ad onta di chi, da sempre, cerca di frenare il naturale sviluppo di queste iniziative.

“Chi ha sete venga” dice il manifesto dell’Amministrazione: L’acqua che un tempo muoveva l’intera economia del nostro piccolo Paese, adesso può restituire un futuro prospero a tutti i Caposelesi.

anni

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Page 2: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.842

Lettere in redazione

Da Caposele Ludovico Albano

Mi chiedo come mai questo splendido spettacolo d’acqua, che vi invito a visitare, debba essere associato a 4 graffi fatti su una roccia che dovrebbero raffigurare un idolo, una divinità alla quale neanche le Sacre Scritture fanno riferimento in alcun modo come tale. Un po’ più di “fantasia” nello scegliere i nomi da associare alle nostre preziose risorse naturali e turistiche, che abbiamo il privilegio di avere ed amministrare. Scusate il mio sfogo ma questa è la mia posizione. Diamoci una svegliata.

Da Caselle Torinese ing. Paolo Ribaltone

Egr. Direttore de “La Sorgente” di Caposele, mi hanno girato la sua segnalazione circa la mancata ricezione del numero di aprile di “Cose Nostre”, contenente la cronaca del convegno in oggetto.

Ci dispiace per l’inconveniente. Copia del giornale è stata inviata al solito indirizzario, fra cui anche la Vs Pro Loco. Tutti i numeri del giornale sono comunque consultabili e scaricabili su www.merlo.org/caselle/cosenostre.htm . I servizi di cronaca sul convegno nel numero di aprile li trova in copertina più pag.16-17. Pensando di farLe cosa gradita, le allego un pezzo col resoconto dell’evento, più la foto di uno dei tavoli della mostra dei giornali in esposizione, ove può notare sulla sinistra anche “La Sorgente”.

Se r i t iene, può ut i l izzare i l materiale per dare notizia del convegno sulla vostra testata. Le posso anche dire che ho letto i due numeri del Vs giornale che ci ha inviato, ed ho trovato di particolare interesse la trattazione della vicenda del rinnovo del contratto per le sorgenti del Sele con l’Acquedotto Pugliese. Auguri anche per i 40 anni del vs giornale: altra cosa che ci accomuna. Cordiali saluti, anche a nome degli altri componenti del Direttivo della Pro Loco di Caselle T.se.

Da Bologna Cettina Ciccone

Caro Direttore,Ho rivolto la mia attenzione alle iniziative in programma, per la valorizzazione turistica del territorio di Caposele.Considero prioritario il corso di formazione per guida turistica-storica-culturale che arricchisca prima di tutto le conoscenze dei cittadini di Caposele.Ritengo prevalente la creazione di infrastrutture, che agevolino i visitatori nei trasferimenti in ambito locale, in particolare l’interesse che potrà suscitare il Museo delle macchine di Leonardo, le chiese artistiche e le Sorgenti del Sele.Proprio per queste ultime auspico un ampio accordo con l’A.Q.P.,per consentire di apprezzare quanto fatto per il rifornimento idrico della Puglia.Questa Regione senza le numerose opere idrauliche, non avrebbe possibilità di possedere risorse sul suo territorio con relativo vantaggio economico per Caposele.Ribadisco inoltre la necessità di realizzare infrastrutture quali “mini tour turistico”che consentirà di esplorare tutte le peculiarità della zona,senza tralasciare l’importanza dei pellegrinaggi al Santuraio di San Gerardo Maiella.Cordiali saluti

Da Roma Domenico Patrone

Caro direttore,ho aspettato un po’ per scriverti,

perché ancora non riesco a capacitarmi per la serata del 23 Aprile (presentazione del libro “con gli occhi del ricordo” n.d.r.).

E’ stato un sogno!Ed io non voglio svegliarmi !Ho scritto questi miei “pensieri” in

circostanze e tempi diversi.Sono sentimenti che avevo riposto

nel cassetto ed ecco che voi, come per magia, avete fatto rivivere.

La serata che i miei amici, i miei parenti, le autorità hanno organizzato è e sarà viatico benefico per i miei ricordi per gli anni che mi restano.

Dopo tanto tempo ho ritrovato, come ho scritto, il mio paese, i miei amici, la mia infanzia.

Questo lo devo a tutti voi!Grazie, grazie di vero cuore!Caro Nicola, direttore e anima della

“SORGENTE” , ho una proposta da farti:

P r i m a c o n c u r i o s i t à , p o i con commozione ho visto il tuo “DOCUMENTARIO” su Caposele e mi è venuta un’idea: perché non organizzare una serata, dedicata al connubio tra parole e immagini, unendo la recita delle poesie su Caposele e la visione del tuo “DOCUMENTARIO”, tutto questo sotto l’egida della “Sorgente” (naturalmente) e la partecipazione di tutte le Associazioni culturali e umanitarie caposelesi.

Sarebbe molto bello e, penso, gradito ai nostri paesani ed amici.

Pensaci!Ancora un forte abbraccio

Da Sturno il Dirigente Scolastico Franco Di cecilia

Egregio Sig. Sindaco, anche a nome dei docenti e di tutta la scolaresca, intendo esprimerLe gratitudine ed apprezzamento per le belle iniziative poste in essere dall’ Amministrazione, alle quali il nostro Istituto ha partecipato con entusiasmo e con profitto.

Tutto ciò fa di Caposele un’eccellenza Irpinia, da promuovere ed esportare, quale emblema di una comunità che non si arrende alla desertificazione dei centri minori. Saremmo lieti di poter ricambiare l’ospitalità.

Nel frattempo Le rivolgo cordiali saluti da estendere cortesemente all’ottimo Assessore Conforti, alla Sig.ra Gerarda ed agli altri gentili accompagnatori di una delle nostre giornate più belle. Grazie.

Dal PiemonteMarco Zarra

Caro Direttore, la disturbo per farle i miei Complimenti per il vostro giornale “La Sorgente” che mi ha permesso di conoscere il paese di mio Padre.

Sono Nato e cresciuto in Piemonte e purtroppo non ho mai visitato Caposele, da dove mio Padre è partito in cerca di fortuna circa 50 anni fa.

Mio Padre “Lorenzo” non ha mai dimenticato le sue origini, mi ha dato tutto nelle sue possibilità cosa che non è successa a lui cresciuto in una famiglia povera e numerosa

Oggi grazie ad Internet posso dare a mio Padre la possibilità di ringraziare quei suoi compaesani che lo hanno aiutato in gioventù, come Salvatore e Fiorenzo Conforti che gli diedero la sua prima possibilità di lavoro.

La grande stima che ho per mio Padre mi ha portato a documentarmi sempre di più su Caposele: ho pubblicato alcune sue foto di gioventù sulla pagina Facebook della Sorgente .. e ora sto scrivendo a Lei,con la speranza di fare cosa gradita.

- LA FIRMA DELLA CONVENZIONE - I MOMENTI PIU' SIGNIFICATIVI

84 DirettoreNicola Conforti

in copertina

Da Orentano (Pisa) Giovanni Chiaravallo

Caro Direttore de La Sorgente, un fine aprile 2012 fantastico.

Lo scrivente e parte della famiglia si trovano a Caposele, come avviene abbastanza spesso, oppure quando si presentano fatt i e necessità ai quali non si può dire di no.

Così, per caso, mi trovo coinvolto in un magnifico evento a dir poco importantissimo per Caposele e per i Caposelesi, quelli veri, quelli per i quali più il tempo passa e più si solidifica l'attaccamento alle radici.

Fin dalle prime luci dell'alba del 28 aprile 2012 c'è del movimento su e giù per la Cittadina: mi chiedo e chiedo in giro cosa c'è in vista; mi informano che accade qualcosa di importante:si inaugura la mostra de l l e macch ine d i Leonardo .

Dott. Nicola quella mattina ci siamo scambiati un saluto molto significativo nelle immediate vicinanze della Mostra, luogo importante per i Caposelesi: guarda caso, noi con il nostro vivere siamo a pochi passi da Vinci, terra di Leonardo.

Mi permetto di inviarti qualche notizia di me e che tratterai sicuramente nel modo più opportuno possibile.

S a l u t i c o r d i a l i a t u t t i i C a p o s e l e s i d e l m o n d o .

(V. “Gente di Caposele” a pag. 33)

Gerardo CeresConcetta MattiaMaristella MarroccoliRaffaele RussomannoGiuseppe MalangaMario prof. SistaMario Sista - (romano)Antonio RuglioGiuseppe PalmieriMichele CeresRodolfo CozzarelliManuel PatroneGiuseppe PetruccianiPietro CetruloDon Vincenzo MalgieriAlfonso Del FornoCesarina AlagiaAlfonso MerolaDora GarofaloGiuseppe CeresMilena SorianoGiuseppe CasaleEmidio AlagiaAntimo PirozziCettina CasaleVito MalangaGiovanni ChiaravalloTania RussomannoGiuseppe RosaniaNino ChiaravalloGelsomino GrassoRoberto NotaroAlfonso SturchioUmberto MalangaConcita MeoSalvatore Conforti

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Anno XL - Agosto 2012 N. 84

Cultura

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di Gerardo CeresLa gara d’appalto

Non so come ascrivere l’episodio che seguirà. Col passare del tempo abbiamo ass is t i to a

vicende ben più ridondanti e rumorose. Ma per quell’epoca, sul finire degli anni cinquanta, in un’Italia bacchettona e ancora viziata dagli incensi delle sagrestie, di spose lasciate sole sull’altare se ne vedevano poche. A Caposele capitò.

Capitò che la mattina del matrimonio, Ciccio si vestì di tutto punto, accompagnato dallo sguardo rapito delle due sorelle, perché il grande giorno era finalmente per tutti arrivato. Nessuno però fu sfiorato dal minimo sospetto sui tempi un po’ troppo anticipati del rito della vestizione. Bisognava stare in chiesa, ch’era a quaranta metri dalla casa dello sposo, per le undici ed, invece, erano ancora le otto del mattino.

Nannina, presa da un calore di emozione, stava ancora in désabillè a preparare la casa, aiutata dalle amiche e dalle cugine, per accogliere al meglio gli invitati che sarebbero giunti più tardi. Per vestirsi, infatti, c’era ancora del tempo.

Ciccio, che insieme al fratello gestiva un’impresa edile impegnata prevalentemente in lavori pubblici, passava il tempo sempre tra scartoffie, libri mastro della contabilità, documenti e bandi. Anche quella mattina dopo essersi vestito, si ritirò nel suo studiolo, dove mise mano tra vari documenti ammucchiati sulla scrivania.

Per casa si respirava un’agitazione insolita e nell’aria vibrava come uno xilofono la tensione delle sorelle, mentre Arturo, il fratello minore, era uscito già a prendere il caffè e il solito giornale del mattino. Ecco che, tutto ad un tratto, dallo studio si sentirono levare voci imprecanti. Era Ciccio. Che uscì tutto trafelato, arrabbiato con sé stesso. Diceva e non diceva, si capiva e non si capiva cosa stesse dicendo.

Le si parò dinnanzi, Richetta, la sorella più intraprendente. Con lo sguardo gli chiese cosa stesse succedendo. Ciccio si fermò davanti alla porta d’ingresso e voltandosi, con tono perentorio disse: “m’aggiu scurdatu ca’ hoy s’avienna pr’s’ntà ‘r bust p’ la gara a Castelfranci, mo’ vau e tornu sub’tu”. Senza lasciare il diritto di replica, chiuse la porta alle sue spalle e andò.

Richetta, sbarrò gli occhi e dentro di sé si disse: “maronna mia, ma accussì si trica p’ la ghiesia”. Per ciò che accadrà più tardi, c’è da ritenere che Richetta avesse mantenuto il suo proverbiale ottimismo. Sarebbe tornato, Ciccio, anche se con un poco di ritardo.

Trascorsero i minuti, senza particolari patemi. Solo che verso le dieci e mezza, quando Girardu lu sacrastanu cominciò a suonare le campane a gloria, la febbre a casa delo sposo s’impennò decisamente.

A casa di Nannina, invece, serenamente il crono-programma seguiva il corso stabilito. C’erano già diversi invitati che avrebbero seguito in corteo la sposa, accompagnata dal padre Vicienzu, lungo la via nova, ra lu cantiere fino a n’miezza ‘a lu chianu, cioè alla Chiesa Madre. Così

fu che dieci minuti prima delle undici il corteo nuziale si mosse. Tutti in fila per due. Nannina, avvolta nel suo bianco vestito, sorrideva a chi la osservava dai lati della strada. Quando giunsero all’altezza della posta vecchia, si trovarono dinnanzi un ansimante Arturo che, più a gesti che con la voce, invitava tutti a rallentare.

“Ma p’ché , ch ’è succ ie s su?” , chiese Nannina al futuro cognato.

“Ciccio è jutu stammatina a Castelfranci, a lu municipio, p’ na cosa urgent, e angora nun è turnatu”, fece Arturo, preso più dalla stanchezza che dall’imbarazzo.

“E camma fa?” f ece Nannina “ a v e s s ’ m a t u r n à a d d u r e t u ? ”

“No, ma jati chianu – chianu”.“Mica simu lumache” aggiunse un

contrariato Vicienzu, padre di Nannina.Per quanto rallentata fosse stata

l’andatura del corteo, dopo pochi minuti si ritrovarono sulla piazza della Chiesa Madre. I curiosi non mancavano, come per ogni atteso matrimonio, e questo lo era. Bambini a volontà che avrebbero atteso pazientemente l’uscita degli sposi per raggranellare confetti e monetine che sarebbero state lanciate insieme al riso.

Nella Chiesa i parenti di Ciccio erano ammutoli t i dal l’ imbarazzo.

La sposa era arrivata e di Ciccio neppure l’addor. Don Donato, dentro la sagrestia, imprecava tutti i diavoli dell’inferno. Mai in quarant’anni di sacerdozio gli era successo un contrattempo del genere. Nannina e il corteo dei suoi parenti ed invitati resta come ibernato all’ombra della piazza in attesa di un gesto che rassicurasse loro e certificasse l’arrivo di Ciccio.

Ma che arrivo ed arrivo! Passavano i minuti e l’attesa diventava una lancia conficcata nel costato di ciascuno di loro. Dopo circa trenta minuti, in assenza di una speranza che si era definitivamente

affievolita, Vicienzu, in maniera risoluta, da vecchio combattente della guerra del ’15-18, decise che quell’affronto non poteva e non doveva consumarsi oltre.

Trascinandosi per mano la figlia oramai lacrimante, prese la direzione del ritorno a casa., senza risparmiarsi l’avvertimento ultimo, quello che lanciò a memoria degli astanti: “l’aggiu semp’ p’nzat’ ch’era nu f’tent, ma mo’ l’ha fatta grossa, troppu grossa. E’ megliu p’ iddu ca si piglia la prima nav p’ l’America…”.

In un sol attimo, come se il sagrestano avesse con le campane lanciato un messaggio con il linguaggio morse, tutto il paese apprese del mancato matrimonio. Dai vicoli e dalle piazze tutti corsero per capire meglio, per essere testimoni di un evento raro, del tutto inimmaginabile.

I parenti e gli invitati di Ciccio, senza proferir parole, uscirono dalla chiesa e si diressero nella casa a pochi metri di distanza. Una giornata di festa si trasformò, contro la loro volontà, in un funerale inatteso. Ciccio, non arrivò né per quel giorno, né per i giorni a seguire. E quando tornò, pare una notte di due settimane dopo, non si fece vedere in giro per lungo tempo. Paura per la vergogna e per la temuta – per tutti certa - irosa reazione di Vicienzu.

Nannina, passò i giorni più neri della sua vita, fino a quando altri giorni neri non le sarebbero stati risparmiati, dopo una sera di luna piena, nel novembre di molti anni dopo. Ma comunque visse sempre nell’attesa di un giorno particolare.

Ne aveva immaginato e progettato tutti i risvolti. Si trattava solo di saper aspettare.

Aspettò molti anni, è vero. Ma giunse il giorno, quello che sarebbe stato il suo giorno. Verso le nove di un mattino sul finire degli anni settanta, ai rintocchi a gloria delle campane (sempre quelle

campane del s u o g i o r n o m a n c a t o ) s e g u i r o n o quelli a morte. Si affacciò al balcone della casa su corso E u r o p a e chiese, come s e m p r e s i fa in queste occasioni, ad un ragazzo che passava

“chi è muortu?”. Questo giovincello ignaro della storia, con immacolato candore, rispose: “lu fratu r’ Arturu”.

Nannina, trasì dentro casa, si avvicinò con cura al suo giradischi della Rider’s digest, acquistato insieme all’omonima enciclopedia che regalò a suo nipote Enzo, tolse il sarcofago protettivo, sfilò dalla libreria un Lp a 33 giri, lo pose sul piatto, ci poggiò sopra la puntina e alzò il volume al massimo. Spalancò tutte le finestre della casa. Per la strada si diffusero le note dell’Inno alla Gioia, tratte dalla Nona sinfonia di Beethoven.

Così, in modo apparentemente cinico, Nannina consumò la sua vendetta. In modo freddo come tutte le migliori vendette. Col freddo che il suo cuore aveva conosciuto per lunghi anni, da quel maledetto giorno in cui Ciccio andò, se ci andò davvero, a Castelfranci e non tornò.

Inciampare nel vuoto

I bar sono i prosceni in cui si consuma lenta l’attesa. Nei piccoli paesi poi sono il solo luogo in cui si calamitano gli accadimenti. Generalmente piccoli accadimenti, nulla di ché.

S’era a metà di un pomeriggio qualunque davanti al bar di Faluccio. Chi seduto sul gradino, chi in piedi. Regnava la conversazione vacua e leggera. Ma tutto poteva, all’improvviso, succedere. E quel giorno successe.

Infatti, dalla direzione di piazza D’Auria vedemmo scendere Angelo Meo, meglio conosciuto come N’giulino papusciu , che , col suo modo di camminare, solo all’apparenza gradasso, fischiettava un’aria da hit-parade.

Quando si rese conto di essere osservato il suo fare si fece più baldanzoso e il fischiettio più tonante e deciso. Con sguardo fiero e alto nella prospettiva continuò a scendere fino ad avvicinarsi a pochi metri. Tutti ci aspettavamo la soli ta sua battuta di giornata.

Cose sempre amene e leggere su cui ridere.Come fu e come non fu, in un batter

di palpebre, N’giulino sfigurò per terra, rovinandosi il viso sull’asfalto ruvido di via Roma. Molti ebbero un moto istintivo di pronto intervento e soccorso. Ma N’giulino fu più veloce e lesto di tutti. Si alzò, si scotolò la maglietta e il pantalone e, col viso scorticato e sanguinante, guardandoci con la fierezza del guerriero che da ragazzo era stato, aggiunse semplicemente, con

CONTINUIAMO LA SERIE DI RACCONTI BREVI, STORIE DI UN PASSATO PIù O MENO RECENTE, PER ARRICCHIRE QUEL PATRIMONIO DI ANEDDOTI DI CUI è RICCA LA STORIA ORALE DI CAPOSELE. DUE DEI TRE RACCONTI SI BASANO SULLA TESTIMONIANZA DIRETTA DELL’AUTORE. SU UNO DEI TRE RESTANO LE IMPRECISIONI TIPICHE DELLE RICOSTRUZIONI RACCOLTE, DOPO QUALCHE DECENNIO, SULLE PANCHINE DI PIAZZA XXIII NOVEMBRE.

TERZA PARTEIL CORSO DELLE COSE

Angelo Meo

calma seraf ica: “aggiu ntrupp’catu inta ‘ru vacant” (sono inciampato nel vuoto).

E se andò in direzione dalla quale era venuto.

Così, semplicemente.

La vecchia Chiesa Madre in un'immagine di un matrimonio

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Anno XL - Agosto 2012 N.844

eventi e... ..non solo

A CAPOSELE LE MACCHINE DI LEONARDO

E’ con vivo, sentito e orgoglioso compiacimento che oggi prendo la parola per i saluti e i dovuti e legittimi ringraziamenti.Saluto le autorità civili, religiose, politiche e militari intervenute, che con la loro presenza danno lustro e prestigio a questa manifestazione.Saluto tutti gli amici presenti che ancora una volta dimostrano il loro attaccamento e il loro amore per questa nostra terra.Se questo sogno è diventato realtà, se il Museo permanente delle Macchine di Leonardo Da Vinci, oggi si inaugura a Caposele, tutta la comunità, tutto il territorio deve ringraziare la Confederazione Dei Cavalieri Crociati Di Malta Guardiani Di Pace, e cioè il Gran Cancelliere Prof. Giorgio Cegna, il responsabile regionale dott. Giovanni Manzo e il responsabile di zona l’amico maresciallo Eliseo Damiano.Non è stato facile, abbiamo dovuto vincere la concorrenza di pretendenti più titolati, quali Avellino e Vico Equenze. L’abbiamo spuntata, forse perché con la Confederazione Dei Cavalieri Crociati Di Malta Guardiani Di Pace, fin dal primo incontro, che risale a due anni fa, c’è stato una specie di innamoramento reciproco, dovuto probabilmente alla solidarietà che dimostrano e danno ai più deboli e ai bisognosi, e che noi con la nostra acqua abbiamo dato e diamo materialmente alla popolazione pugliese, evitando che tanti bambini morissero e muoiano per le epidemie, endemiche agli inizi del ‘900.Un grazie part icolare al l ’OMPSI che da subito ha accolto e promosso questo progetto. Mi sia consentito e mi perdonerete se ringrazio tutti i consiglieri e assessori comunali ed in particolare l’assessore Salvatore Conforti, il quale si è caricato sulle spalle tutto il peso

organizzativo e realizzativo di questa manifestazione…. penso che non dorma minimo da dieci giorni…!!! Le idee e il progetto per l’allestimento del Museo sono state partorite insieme al Prof. Cegna, ma tutto il resto, inclusa la formazione delle guide locali, lo ha curato in prima persona l’assessore Conforti con i suoi validi collaboratori Niki, Pasquale Pallante, … Un ringraziamento ancora a tutti quelli che ci sono stati vicini e hanno collaborato, come ad esempio gli operai e il titolare, Pasquale, della ditta che ha allestito il Museo, sempre disponibili e pronti a qualsiasi ora ad accogliere i suggerimenti e le più svariate richieste; Gli operai della Comunità Montana… etc… spero di non aver dimenticato nessuno, se così fosse chiedo scusa.Il giornale “la Repubblica” ha dedicato il settimanale Venerdì del 3 febbraio a Leonardo Da Vinci intitolando: “Leonardo superstar”… per l’esposizione delle sue opere entusiasmo senza precedenti a Londra, Berlino, Torino, Parigi; il mistero di un’intelligenza superiore che è tuttora più “avanti” della nostra. E a sostegno di quanti affermano che Leonardo Da Vinci sia un precursore del nostro tempo, vi leggo un passaggio dell’articolo. … Sembra prefigurare uno scenario del nostro tempo, l’avvento del web che permette con i suoi videogame di visualizzare ogni fantasia e di rendere reale il virtuale. E’ quello che fa Leonardo, che tocca il foglio di carta con i suoi disegni come lo schermo di un palmare su cui far scorrere i sogni delle proprie invenzioni: aereo, sottomarino, anatomie di uomini e animali, progetti di fortificazioni, nuovi canali idrici. E’ arrivato il Turismo anche a Caposele centro. Queste furono le parole con le quali fui accolto al Museo in allestimento giovedì pomeriggio. Erano arrivati la mattina cinque pulmann delle scuole di Bari, Avellino e Caserta. Si, con il

Museo delle Macchine di Leonardo Da Vinci, insieme alla visita alle Sorgenti, al Parco Fluviale, al Museo delle Acque, al Museo Etnografico, al Tempio Artistico di S. Lorenzo, e se riusciamo a firmare la convenzione, insieme al Museo della Pavoncelli allestito nella Palazzina dell’AQP, al Parco Saure e alla Piazza Sanità … Si, possiamo affermare, è arrivato il Turismo anche a Caposele centro. Tutto questo, insieme ancora al Santuario di San Gerardo Maiella, al Museo Gerardino e alle bellezze artistico-culturali e ai posti da visitare dei paesi vicini, potrà costituire un “pacchetto” da proporre alle agenzie turistiche per poter con certezza e concretamente rilanciare il Turismo nelle nostre zone, “UN TURISMO TRA FEDE, AMBIENTE E CULTURA”.Quando andremo a l Museo , g i à l’allestimento esterno con le gigantografie dei dipinti di Leonardo Da Vinci vi emozionerà … poi l’interno è … semplicemente straordinario … !!!Grazie Cavalieri, Grazie Prof. Cegna, grazie dott. Manzo per le emozioni che con questo dono avete dato ai Caposelesi, e che darete a tutti coloro che visiteranno il “Vostro e il Nostro” Museo delle Macchine di Leonardo Da Vinci.

L'INTRODUZIONE E IL SALUTO DEL SINDACO PER L'INAUGURAZIONE DEL MUSEO - 28 APRILE 2012

L’inaugurazione della Mostra di Leonardo

Linda Russomanno fotografa l’interno della mostra

I Cavalieri Crociati di Malta con al centro il Gran Cancelliere prof. Cegna in una foto ricordo con il Sindaco, con Don Vincenzo e con altri Amministratori di Caposele

Pasquale Rezza vero motore delle "macchine di Leonardo" e Pasquale Pallante instancabile collaboratore delle iniziative del Comune

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Page 5: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 84

La pagina del Presidente

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di Concetta Mattia

PRO-LOCO: PER IL TERRITORIO E PER LA COMUNITA’

Il patrimonio di un luogo: r iconoscer lo , preservar lo , curarlo, difenderlo, valorizzarlo in tutte le sue forme: le

emergenze architettoniche, le tradizioni culturali e costruttive, ambientali, enogastronomiche, questo lo scopo e la funzione primaria delle associazioni Pro-Loco in Italia. Anche a Caposele, e sin dal 1973 la proloco è stata operativa e a diretto contatto con la sua comunità di riferimento. Da allora si sono succedute tantissime personalità che a diverso titolo hanno tutte ideato, realizzato, collaborato, si sono preoccupate e a volte hanno anche fallito e poi recuperato ricominciando daccapo, avendo in comune l’unico obiettivo di far emergere le particolarità di Caposele. Ora tocca a noi, a me quale nuovo presidente, ai nuovi consiglieri quali componenti il Direttivo e in modo chiaro, mi preme innanzitutto sottolineare che questo è solo il nostro turno di impegno diretto, che preesisteva quando l’associazione aveva altri dirigenti e che continuerà a fine mandato, quando passeremo la mano agli altri che verranno. Così è sempre stato e così sarà correttamente e responsabilmente.

Abbiamo accettato i nostri nuovi ruoli per diversi motivi, anche affettivi, ma principalmente per verificare se riusciremo a promuovere strumenti nuovi, normativi, economici, creativi utili alla valorizzazione territoriale. Ecco la sfida che vorremmo provare a raccogliere in questa fase nella quale sempre da più parti, si coglie e viene testimoniato un’interesse per l’Irpinia in generale (un generale che non possiamo non contemplare, soprattutto quando parliamo di attivita' di valorizzazione anche turistica) e per Caposele in particolare.

Sempre più spesso arrivano feed-back (articoli, lettere, reportage televisivi e altro) che ci fanno capire che anche queste terre hanno qualcosa che piace, che incuriosisce, che attrae. Sta a noi oggi, convincere in questo senso e far capire quanto sia vero ad esempio, quello che da anni teorizza “l’anche nostro paesologo” Franco Arminio quando sentenzia che “anche in un piccolo paese è possibile una grande vita”

Una possibilità che verrà concretizzata solo attraverso la realizzazione di sinergie vere coi cittadini e con le altre associazioni socio-culutrali , ambientali e del volontariato che come la Pro-loco, operano da anni sul e per il nostro territorio. Penso seriamente che come comunità non possiamo permetterci il lusso di farci mancare energia,

esperienza e sensibilità di ognuno. In questo senso vanno le iniziative

realizzate di recente, che ci hanno reso (e non uso il plurale a sproposito) in modo diverso ma davvero sempre, molto orgogliosi e soddisfatti anche se certo non ancora paghi.

Il primo corso realizzato in collaborazione con l’amministrazione comunale e la società Irpinia turismo, per le guide turistiche locali (a scanso di altri equivoci, puntualizzo anche in questa sede che la definizione non lede alcun diritto di terzi e che non è vietata dalla normativa vigente: la guida turistica locale NON è una guida turistica che può o vuole sostituirsi a quelle ufficiali che la legge definisce e tutela appositamente, e che fanno un percorso professionale ben diverso. Il corso realizzato è stato solo uno strumento per migliorare la consapevolezza di quanti interessati, verso i beni culturali, naturali ed enogastronomici locali, fatto anche per supportare e incentivare le attività della Pro-loco) e le attività del minitour, un percorso “ tra Fede, Ambiente e Cultura”che si snoda attraverso le nostre migliori emergenze da far visitare;

Il concorso dei falò di S.Antonio che allarga i suoi confini sempre più, e coinvolge finalmente anche contrade periferiche e riesce addirittura, come nel caso della contrada Serra castagno, che ha ottenuto il premio, a cambiare il volto e a far rinascere,tutti gli abitanti insieme, una zona di Caposele un po’ abbandonata (anche se abbiamo dovuto registrare la “pseudo defezione” di alcuni abitanti del quartiere Portella per una non ben dichiarata non disponibilità al giudizio della commissione popolare);

La collaborazione per la I° Festa europea della Musica realizzata a Caposele , un ottimo esempio di sinergia concreta e positiva tra associazioni locali che ha anche dato risultati apprezzabilissimi, facendo assurgere, una volta di più agli onori della cronaca (positiva, tanto per cambiare) tutto il paese e le sue potenzialità, musicali e logistiche.

La futura partecipazione al Project village, un progetto europeo, già avviato in irpinia dall’associazione FeelLand che ha voluto coinvolgere, sulla scia delle novità turistiche pubblicizzate (museo Leonardiano, minitour, ma anche S. Lorenzo, il parco fluviale ecc.) anche il nostro comune nel PROJECT VILLAGE, un progetto di promozione territoriale che rivaluta piccoli centri storici in un’ottica europea di turismo

giovanile. Mirato a sostenere mobilità verso piccoli centri estranei dai percorsi turistici tradizionali, questo progetto punta su peculiarità e caratteristiche uniche (storia, cultura, tradizione folklore) e sulle moderne tecnologie del web 2.0 ed è destinato particolarmente a ragazzi universitari inseriti nel progetto di scambi culturali Erasmus.

I Laboratori della tradizione, pensati per valorizzare - praticamente, seguendo lo slogan “impara l’arte e…mettila in pratica!”- innanzitutto i nostri PAT (prodotti agroalimentari tradizionali) infatti abbiamo iniziato con “la scuola di Matasse” che grazie sempre al supporto di tanti, sta andando benissimo, è partecipata, ha ricevuto recensioni positive sulla stampa, ma soprattutto sta avvicinando persone che in modo divertente (e gustoso, visto che si assaggia quello che si è imparato a cucinare!) svolgono un’azione sociale fondamentale quale quella di tramandare tecniche, metodologie e ricette della nostra storica tradizione culinaria. I laboratori, con questo stesso spirito, si estenderanno a tutte le lavorazioni artigianali locali che, col tempo, si stanno perdendo (lavorazione del vimini, del legno, del ferro battuto, arte bottaia).

Il palinsesto per il Ferragosto e per il resto del 2012 che, per quanto migliorabile in futuro, oggi riesce ad offrire diverse alternative di svago sia ai residenti che ai turisti.

Ma tutto è ancora molto - come è giusto che sia - un “work in progress”

Come sarà la Pro-loco Caposele? Cosa farà? A questa domanda dovremo rispondere insieme, tutti siamo o dovremo

sentirci parte in causa…io, ma credo di poterlo dichiarare a nome di tutto il direttivo, posso solo sperare che prevalga, sull’individualismo, il senso della comunità. La proloco ha scelto di provare ad operare in tal senso perché crede fortemente che l’impegno per il proprio territorio, le proprie tradizioni, la propria storia e il proprio futuro debbano essere una corrispondenza biunivoca, non una situazione sbilanciata che vede solo uno che dà e tutti gli altri che prendono, ma uno scambio e un confronto continuo, diretto e non mediato (con il massimo rispetto per i social network che tutti adoperiamo, non può nemmeno essere che diventino l’unica forma di discussione – che sempre più spesso è solo critica fine a se stessa, visto che non realizza alternative concrete ma solo filosofiche e speculative sulle questioni e il più delle volte senza contraddittorio). C’è bisogno di maggiore dialogo e minore monologo, di maggiore confronto critico e costruttivo, di più concreti operatori e di meno sterili commentatori.

Credo che mai come oggi ci sia necessità di dedicarsi alla propria realtà territoriale, per capire come la si potrebbe o vorrebbe migliorare, per capire se e come può essere una risorsa.

Per questo motivo ci sto e ci stiamo provando, serenamente, senza assilli verso il risultato che si otterrà, senza ansie dal dover dimostrate subito o in modo eclatante, quanto siamo bravi, innovatori, giovani o altro (come se un’etichetta del genere abbia mai dato garanzie di successo alcuno!) aperti al contributo di tutti e in attesa

della collaborazione paritaria di ognuno, convinti, come siamo, che i direttivi, le persone, vanno e vengono...il paese resta, e nel paese, devono restare attivi i presidi che lo difendono e lo valorizzano, deve rimanere alta la tensione e l'attenzione verso le peculiarieta' che ci rendono unici e particolari...altrimenti c’è solo l’abbrutimento e l’appiattimento socioculturale che non credo che ci meritiamo.

Franz Kafka, in un mirabile passo sull’importanza delle esperienze da fare, tempo fa scrisse:“ I Sentieri si costruiscono viaggiando.”

Questa la responsabilità' maggiore che ci sentiamo di avere ereditato, di dover avere e di dover tramandare. Per noi stessi e per Caposele che, volente o nolente, è parte di tutti noi.

UN NUOVO DIRETTIVO PER LA PRO-LOCO CAPOSELE

Lo scorso 29 aprile, a chiusura dei lavori dell’assemblea dei soci, è stato eletto un nuovo Comitato Direttivo per l’associazione. Una compagine scelta per rinvigorire quella precedente e per continuare con lo spirito che da sempre contraddistingue questa istituzione, volto a promuovere le valenze socioculturali , le eccellenze enogastronomiche e le emergenze ambientali del nostro territorio che sempre di più possono rappresentare una concreta opportunità di sviluppo, anche economico, per la nostra realtà.Una realtà che si sta affermando sempre più nel panorama turistico e che ha discrete potenzialità che vanno però incentivate e sostenute a tutti i livelli. Questo il percorso da continuare a tracciare. Questa la sfida.

La carica di nuovo presidente è stata affidata a Concetta Mattia, a cui si affiancheranno i consiglieri: Giuseppe Casale, Alfonso Ceres, Angelo Ceres, Michele Cuozzo, Antonella Di Vincenzo, Paola Majorana, Pasquale Pallante, Eugenio Russomanno, Raffaele Russomanno e Tania Russomanno.

Un doveroso e sentito ringraziamento va da questo, al precedente comitato direttivo, che ha portato avanti con impegno costante e perseveranza le diverse attività e rimane un valido esempio da cui partire.Questo gruppo è convinto che dalla condivisione e dal confronto scaturiscano i migliori risultati, e ci tiene ad evidenziare che sono tante le possibilità a disposizione di ogni cittadino per sostenere la Pro-loco: il supporto diretto col tesseramento, la collaborazione per la realizzazione e la divulgazione delle attività e dei programmi, le proposte progettuali , le consulenze tecniche, i partenariati e altro ancora. Questo invito a partecipare è, e sarà sempre rivolto a tutta la nostra comunità. La Pro-loco è per tutti e con tutti i caposelesi, ed è di tutti coloro che ne vogliono far parte, che contribuendo costruttivamente a realizzarne gli scopi, vogliono migliorarla quale strumento utile alla crescita del nostro paese. Dal canto suo, il comitato direttivo, spera solo che in tanti raccolgano quest’invito e l’aiutino a tradurlo in concrete attività di valorizzazione e di promozione, per Caposele.

Cordialmente. Il Presidente e il Comitato Direttivo della Pro-loco Caposele

Per contatti, o [email protected] (in allestimento)Referente per il tesseramento: Eugenio Russomanno cell. 328.6319466

Pro LocoCAPOSELEAssociazione

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Page 6: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.846

di Salvatore Conforti e Concetta Mattia

ATTESTATI GUIDE: lo scorso I giugno, si è concluso, presso la

nostra sala polifunzionale, il percorso formativo di 30 ore del gruppo di 25 ragazzi che hanno risposto al bando pubblico per “guida turistica locale” realizzato quale primo tentativo di direzionare verso una migliore organizzazione i servizi turistici del nostro Comune. Una meritata festa per questi nostri primi “sperimentatori” ai quali vanno tutti i nostri migliori auspici…ad majora!

Visita lampo ma molto istruttiva a Caposele per il vice presidente della Regione Campania on. Giuseppe De Mita. Un’attività questa, relativa a diversi sopralluoghi

sul territorio in vista della formulazione del nuovo piano regionale per il turismo. Una delegazione composta da Amministrazione e Proloco col supporto delle guide locali, ha accompagnato lui e il gruppo di esperti e consulenti tecnici che lo seguiva, lungo il percorso del nostro minitour. In questa foto, un attimo di relax sotto la cascata della Madonnina a fine percorso. Noi, logicamente…speriamo bene!

Maxi schermo in piazza XXIII novembre per i campionati europei

di calcio : è stato bello partecipare all’evento aggregandosi qui, come pure in altre postazioni lungo tutto il paese: fare Comunità è anche questo!

Un grande successo per il Museo delle Macchine di Leonardo. Anche se

con un po' di ritardo nella promozione dell'evento (infatti l'inaugurazione del museo è avvenuta il 28 aprile), decine di scuole della Campania e dell'Italia Meridionale, hanno potuto ammirare dal vivo le riproduzioni delle macchine di Leonardo e tutto il Mini Tour intorno alle sorgenti del Sele. Una bellissima emozione vedere vivo il Paese da piazza Sanità a piazza Di Masi.

Davvero di dimensioni straordinarie, la nevicata di quest’anno! Oltre una

settimana di maltempo con neve, ghiaccio e i relativi problemi logistici anche a Caposele. Tra l’organizzazione amministrativa (pur non dotata di mezzi speciali) e i gruppi di volontariato, siamo usciti abbastanza bene dalla crisi, riportando pochi danni. Grazie a tutti per la collaborazione!

Pino Aprile torna a Caposele a presentare il suo nuovo libro "Giù al Sud" nel

quale, come riportato nel n. 83 dedica un capitolo a Caposele e alla questione storica dell'Acqua. Grande accoglienza per l'autore che si intrattiene con gli studenti nella mattinata e con la cittadinanza la sera presso la sala polifunzionale. Un grande ringraziamento a Pino per essere sempre così disponibile nei confronti di Caposele

Un’ottima iniziativa ambientale a Caposele! Un progetto realizzato

dai volontari del gruppo attivo “Luciano Grasso”: Laboratori sulle tecniche di riciclo e riuso dei materiali. Una bella esperienza, molto partecipata grazie alla quale, è stato dimostrato che gli oggetti possono avere molte vite utili, che il riciclo e il riuso sono buone pratiche che limitano lo spreco e la produzione ingiustificata di rifiuti. Da cosa rinasce cosa…bene!

Il nuovo sito del Comune di Caposele dedicato esclusivamente al TURISMO.

E' la prima volta che ci si occupa della materia utilizzando tutti i canali disponibili moderni. E Pare che tutto questo possa veramente portare grandi benefici al Paese.

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Page 7: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 847

Piccola cronaca

Rocco Baldi riceve in America, il premio “uomo dell'Anno” dalla società di Maria SS Della Neve di Calabritto.

L’associazione di Maria S.S. Della Neve di Calabritto sezione di Newark, New Jersey, nata e operativa dal 1920, ha onorato il caposelese Rocco Baldi con il distinto titolo di “Uomo dell’anno 2012” . Lo scorso 17 Marzo, Pasquale Marcantuono, maestro della cerimonia, ha conferito al nostro concittadino il premio “quale riconoscimento per i molti anni di continuo supporto alla comunità italoamericana attraverso l’organizzazione di eventi, progetti e attività sociali e culturali ” Da sinistra a destra, il comitato direttivo dell’associazione: Marco Parisi , Dora Mattia, Lina Raimato , Raffaella D’Amato, Pasquale Marcantuono, Rocco Baldi, Anthony Raimato, Maria Battista, Giusto Raimato, Gerardo Ficetola, Giuseppe Spatola, Ottavio Mattia, Tonino D’Amato.

6 Luglio 2012: da Conza a Caposele…..si può esser angeli nel silenzio.

di Maristella Marroccoli

Una giornata che certamente la mia memoria non archivierà. E non ho alcuna difficoltà a confessare

che descriverla o meglio “scriverla” non mi risulta affatto facile. La complessità della giornata, caratterizzata da un insieme di grandi eventi, ha scandito per noi organizzatori ogni attimo del nostro operato. Approvazione di bilancio 2011 – Inaugurazione dell’impianto di potabilizzazione d i C o n z a d e l l a C a m p a n i a e Sottoscrizione del Protocollo d’intesa a Caposele con la partecipazione del presidente Vendola….vertice AQP….autorità istituzionali….giornalisti...rappresentanti di imprese ……dirigenti e colleghi che hanno lavorato per la realizzazione del potabilizzatore…..Il peso delle tensioni è stato notevole, anzi notevolissimo, al fine di gestire al meglio gli aspetti organizzativi. Ma non è su questo che voglio soffermarmi.

E’ la figura della vedova Cuozzo. Una donna anziana, magrolina, dolcissima nei lineamenti, ma soprattutto nello sguardo ….vestita di nero…che con tanta compostezza ed umiltà ha atteso il presidente Vendola per scoprire la targa, che tutti noi abbiamo voluto dedicare al marito. Poco prima mi sono avvicinata per conoscerla e spiegarle che avrebbe dovuto pazientare ancora un po’ e le ho chiesto se fosse contenta …mi ha risposto: “lo meritava era un grande uomo” con gli occhi lucidi come due perle…..

La storia del ns collega Cuozzo la conosciamo ormai tutti …. ha continuato ad operare per mettere in sicurezza la Galleria Pavoncelli, quando in paese il terremoto dell’’80 in Ipinia gli aveva portato via i tre figli. Ritornato non ha retto al dolore e si è tolto la vita….. un grande eroe e lei ? Lei un angelo silenzioso, che ha dovuto accettare di continuare questa esistenza terrena senza i suoi tre figli e senza lui …sola.

Una fede ed una forza senza pari, dietro le quali comunque si è celato un dolore dalle dimensioni abissali...

Falò di S. Antonio: anche quest’anno, in occasione delle festività di S.Antonio,

si è rinnovata la tradizionale “sfida” tra quartieri di Caposele per aggiudicarsi la fascia di “quartiere del fuoco 2012”. La commissione approntata dalla Proloco, ci ha confessato che è stato particolarmente duro giudicare quest’anno: tanti i falò di ginestre, bellissimi e partecipati e ad alto livello gastronomico! Tutti i particolari sono stati raccolti in un video che verrà consegnato in copia ad ogni referente di quartiere partecipante e proiettato in piazza durante il Ferragosto. Complimenti particolari al quartiere di Serra Castagno, il nostro quartiere del fuoco 2012!

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eppure composta mi ha sorriso, ringraziato …ha atteso….

Vendola è arrivato e quando le si è avvicinato ha sussurrato “signora è un grande onore per me …” io mi sentivo di un piccolo e avevo il cuore che forse non era neanche in gola …chissà dove….

Dopo aver scoperto la targa e assistito alla breve cerimonia, la vedova Cuozzo, Raffaella Malanga , non ha vo lu to partecipare alla manifestazione a Caposele, è ritornata nel suo angelico silenzio.

A Capose le una fo l l a straordinaria, gioiosa, onorata di averci e soprattutto semplice ci ha accolti con un fragorosissimo applauso….mi sembrava di essere in un paesello delle fiabe, cullato dalle montagne, surreale…..che porterò sempre nel cuore, come la sagoma della dolcissima signora Cuozzo….

Il Liceo di Caposele esprime da tempo il suo attaccamento alla

comunità attraverso un giornale che esce saltuariamente, ma che ha all'interno tutta la freschezza e la qualità degli studenti che frequentano quella scuola."FortApasc" dedicato allo scomparso giornalista Siani, si riempie di contenuti lasciati allo sfogo neo giornalistico dei collaboratori. Una lunga serie di ragazzi che speriamo, possano trasmettere la voglia di contunuare a scrivere su quel foglio scolastico anche nei prossimi anni. Complimenti!

La tenacia di Gelsomino Grasso e la sua organizzazione raggiunge il risultato di avere a Caposele l'olio dell'Irpinia. Tanti sacrifici dei produttori ed agricoltori per arrivare a definire "IRPINIA" un olio dalle caratteristiche straordinarie. Non è la prima volta che l'A.I.P.O. promoziona e lotta per il suo marchio D.O.P. e attraverso il convegno ha voluto comunicare che con l'impegno e la costanza si riescono ad ottenere traguardi importanti anche nel campo dell'agricoltura e delle produzioni locali. Dopo i lavori gli organizzatori hanno voluto intrattenere gli ospiti con un buffet di grande livello qualitativo.

I l P re s i d e n t e Vendola durante la commemorazione di Leuccio a Conza della Campania

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Anno XL - Agosto 2012 N.84

PRO LOCO

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Attualità

La nostra vita è costellata da eventi che come tappe, a volte obbligate, altre volte scelte, ne segnano

il percorso.Sei anni fa, nell’accettare la carica

di Presidente della Pro Loco, iniziava per me un’avventura entusiasmante da condividere con vecchi e nuovi amici, intrapresa, sinceramente, fra mille incognite e doverosi dubbi, ma tutti sicuramente inferiori alla passione che mi animava.

Non mi aspettavo di incamminarmi per una strada in discesa, ma francamente non sarei mai stato in grado di immaginarla così impervia, come si è rivelata in alcuni momenti. Ma sono proprio le asperità della vita a farci da stimolo e a non farci demordere dal realizzare le cose in cui più crediamo.

Il mio primo obiettivo, come Presidente, è stato quello di avviare nella Pro Loco un cambio generazionale, sperando in una transizione graduale basata su un comune intento: la crescita della nostra Associazione e con essa del nostro Paese.

Ho creduto in questo e ho lavorato affinché tutto ciò si realizzasse: tanta gioia nel vedere arrivare i giovani nella Pro Loco, ma indicibile amarezza nel vederli andare via senza che si riuscisse ad arrivare ad una soluzione di comuni intenti.

Questo è il passato. La vita della Pro Loco è continuata con le forze e le energie di quelli di sempre ma anche con la linfa vitale di pochi giovani. Fortunatamente lo scorrere del tempo e gli eventi che si susseguono ci obbligano ad andare avanti e guardare oltre. Durante quest’inverno, dopo un periodo di calma, ho cercato di riprovare a dare una nuova svolta alla nostra Pro Loco proponendo al consiglio direttivo di rimettere il mandato per facilitare e agevolare il cammino del rinnovamento e riprendere, così, il dialogo con i giovani.

Questo era il mio obiettivo quando ho incominciato, lo stesso rimane attualmente per me e la Pro Loco tutta.

Tutte le esperienze della vita, analizzate nella loro interezza, riservano sempre delle positività. L’esperienza “presidenza della Pro Loco” ha rappresentato per me una grande palestra di vita che mi ha permesso di capire a fondo gli animi umani.

Quante de lus ion i per aver s o p r a v v a l u t a t o a l c u n i n o n comprendendone da subito l’animosità, solo perché ben celata, ma anche tante soddisfazioni nel toccare con mano il sostegno materiale e la condivisione di idee di tanti.

Non pot rò r ingraz iare mai abbastanza quei soci che, all’indomani delle infinite polemiche con i giovani, mi aspettavano di buon mattino vicino alla sede della Pro Loco pronti per lavorare, come d’altronde avevano

La Pro Loco, una tappa della mia vita.

UN NUOVO DIRETTIVO PER LA PRO-LOCO CAPOSELE

Lo scorso 29 aprile, a chiusura dei lavori dell’assemblea dei soci, è stato eletto un nuovo Comitato Direttivo per l’associazione. Una compagine scelta per rinvigorire quella precedente e per continuare con lo spirito che da sempre contraddistingue questa istituzione, volto a promuovere le valenze socioculturali , le eccellenze enogastronomiche e le emergenze ambientali del nostro territorio che sempre di più possono rappresentare una concreta opportunità di sviluppo, anche economico, per la nostra realtà.Una realtà che si sta affermando sempre più nel panorama turistico e che ha discrete potenzialità che vanno però incentivate e sostenute a tutti i livelli. Questo il percorso da continuare a tracciare. Questa la sfida.

La carica di nuovo presidente è stata affidata a Concetta Mattia, a cui si affiancheranno i consiglieri: Giuseppe Casale, Alfonso Ceres, Angelo Ceres, Michele Cuozzo, Antonella Di Vincenzo, Paola Majorana, Pasquale Pallante, Eugenio Russomanno, Raffaele Russomanno e Tania Russomanno.

Un doveroso e sentito ringraziamento va da questo, al precedente comitato direttivo, che ha portato avanti con impegno costante e perseveranza le diverse attività e rimane un valido esempio da cui partire.Questo gruppo è convinto che dalla condivisione e dal confronto scaturiscano i migliori risultati, e ci tiene ad evidenziare che sono tante le possibilità a disposizione di ogni cittadino per sostenere la Pro-loco: il supporto diretto col tesseramento, la collaborazione per la realizzazione e la divulgazione delle attività e dei programmi, le proposte progettuali , le consulenze tecniche, i partenariati e altro ancora. Questo invito a partecipare è, e sarà sempre rivolto a tutta la nostra comunità. La Pro-loco è per tutti e con tutti i caposelesi, ed è di tutti coloro che ne vogliono far parte, che contribuendo costruttivamente a realizzarne gli scopi, vogliono migliorarla quale strumento utile alla crescita del nostro paese. Dal canto suo, il comitato direttivo, spera solo che in tanti raccolgano quest’invito e l’aiutino a tradurlo in concrete attività di valorizzazione e di promozione, per Caposele.

Cordialmente. Il Presidente e il Comitato Direttivo della Pro-loco Caposele

Per contatti, o [email protected] (in allestimento)Referente per il tesseramento: Eugenio Russomanno cell. 328.6319466

Pro LocoCAPOSELEAssociazione

di Raffaele Russomanno

sempre fatto per l’allestimento della sagra, non rivendicando per questo titoli e posizioni in consiglio.

Mi sembra doveroso ringraziare Emidio Alagia, che sin dall’inizio del mio mandato mi ha incoraggiato con affetto, dimostrandomi stima e sostegno in ogni momento difficile, ma sopratutto per avermi insegnato, insieme a tutti quei soci armati di chiodi, martello e tavoloni, che non si è giovani per età anagrafica ma che si è giovani quando lo spirito d’iniziativa e la passione animano la nostra vita.

E come non ringraziare tutte le donne, che sotto la sapiente guida di Anna Casale ed Agnese Malanga, senza richiedere onori e glorie hanno sempre permesso, e spero sempre permetteranno, alla Pro Loco di portare avanti la tradizione della cucina caposelese.

Ringrazio, inoltre, quanti in questi anni hanno condiviso con me nel consiglio direttivo i momenti di gioia, sostenendomi in quelli di difficoltà .

Al nuovo Presidente, l’arch. Concetta Mattia, a cui so di lasciare un compito gravoso, va il mio augurio affinché con la vitalità, la capacità organizzativa e la professionalità che la contraddistinguono possa traghettare l’associazione verso quel passaggio generazionale in cui avevo riposto tutte le mie aspettative e di andare oltre.

A noi tutti il lavoro di portare a compimento quanto appena iniziato: il museo leonardiano, le visite alle Sorgenti del Sele ed al parco fluviale, l’arricchimento e l’approfondimento della formazione dei giovani che hanno partecipato al primo corso di guide turistiche locali, ragazzi a cui va tutto il nostro ringraziamento per l’impegno e la passione che hanno profuso per far partire il museo stesso. Se oggi gruppi di turisti attraversano Caposele centro lo dobbiamo anche all’opera di questi giovani.

Mi permetto di suggerire a voi, giovani guide locali, di non dare ascolto a quanti, con insulsi e velenosi commenti, cercano di delegittimare il vostro impegno: vi ricordo che offrire il proprio tempo al servizio della collettività è il più alto gesto di civiltà per l’uomo.

Al neo Presidente ed al nuovo Direttivo attendono, come sempre, nuove e più avvincenti sfide, che sicuramente verranno affrontate con impegno, ben consci che la crescita della nostra Pro Loco viaggia di

pari passo con la crescita civile e sociale del nostro paese, cosa, mai come ora, necessaria per superare tutte le difficoltà del momento.

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Page 9: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 849

Attualità

Era l’estate 2009 quando scrivevo su queste pagine che il modo di fare politica a livello nazionale e locale era

estremamente arretrato, improduttivo, poco attento a proposte costruttive e fondato soprattutto sulla polemica distruttiva finalizzata a denigrazione politica e personale dei singoli soggetti.

Era l’estate 2010 quando scrivevo su queste pagine che in un difficile momento di crisi come questo, c’era bisogno di unità nel nostro Comune, per sopravvivere alle numerose difficoltà economiche e sociali e per non distruggere quanto di buono ci era stato donato in termini di ricchezze naturali e spirituali.

Speravo di non dover ritornare su certe questioni che io reputo importanti, ma mi rendo conto della poca autorevolezza che il mio monito poteva avere, e non potevo sperare che le mie parole potessero essere positivamente colte da tutti i caposelesi, del resto nemmeno il presidente della repubblica (sulla cui autorevolezza penso non ci siano dubbi) riesce, con i suoi numerosi inviti al dialogo e alla pace tra i partiti, a imprimere sulla classe politica attuale quel senso civico, di responsabilità e di dovere che sempre più spesso viene meno in chi ci rappresenta in parlamento.

Tuttavia, devo ammettere che non immaginavo si potessero ancora verificare i ripetuti atteggiamenti autolesionisti avutisi negli ultimi tempi, atteggiamenti che tanto hanno fatto male in passato e tanto stanno facendo male ora a tutti noi.

La mia convinzione che s i potesse crescere come Comune e come Collettività era legata alla consapevolezza che in molti di noi ci fosse la voglia di non uccidere questo paese e di non abbatterlo moralmente a livello sociale ed economico.

A sostenere questa mia convinzione ci sono state e ci sono ancora tante persone, tanti eventi, tante situazioni che mi fanno ben sperare e che sono sicuro potranno prevalere sulla critica a prescindere, sulla denigrazione a priori e sulla polemica infondata fatta tanto per farla o per semplici interessi personali.

Voglio continuare a credere che lo spirito propositivo di tanti caposelesi (esempio più recente ne sono gli organizzatori della “festa della musica”, verso i quali non posso che spendere parole di lode) possa aver la meglio su chi da anni (qualcuno persino da decenni) si cimenta nell’alimentare tensioni continue in ogni luogo (fino alle aule di tribunale), o nel creare

di Giuseppe Palmieridi Giuseppe Malanga

 

UN FORTE BISOGNO DI PACE E COESIONE SOCIALE

agitazioni per banali questioni di principio o nel vivere di mere illazioni e speculazioni politiche che tanto fanno male a questa collettività. Troppo facile dire che c’è del dolo ovunque, incapacità in ogni scelta o azione, interesse privato in ogni situazione, quando poi non si riesce a esprimere una valida proposta alternativa, che non sia semplicemente frutto di fantasie, o quando non si riesce mai a trovare adeguato seguito alle proprie idee.

Nel 2012 ormai si vive di internet e di social network, le informazioni circolano con una velocità enorme e raggiungono sempre più persone, ma allo stesso tempo ogni singolo spunto o opinione personale viene divulgata con la stessa facilità e se non si ha capacità critica, spesso non si riesce a cogliere il vero da ciò che si legge o si ascolta.

Ed è su questo che voglio basarmi, perché, vivendo fuori da Caposele, non posso che seguire con attenzione le vicende del paese soprattutto tramite internet e i social network, talvolta anche tramite la stampa locale o qualche chiacchierata con amici e parenti del posto.

Queste sono le fonti dei miei spunti, anche se cerco di documentarmi sempre su quel che sento o leggo, prima di farmi un’opinione per non cadere nell’errore frequente di associarsi a banali e facili slogan di facciata e/o di parte.

Ciò che noto con maggior frequenza è un innato desiderio di polemica, di critica non costruttiva, di attacchi strumentali gratuiti fatti a livello personale. Altrettanto frequente è il sentenziare per sentito dire, ascoltando semplici discorsi da bar privi di fondamento, e senza conoscenza reale dei fatti. Certamente è bello anche questo modo di fare e di divulgare informazioni, visto che contribuisce a rendere colorite tante situazioni che perderebbero altrimenti interesse.

Ma perché non farlo con maggior entusiasmo propositivo, come i tanti concittadini dell’una o dell’altra parte politica riescono a fare, me compreso. Va bene il confronto, va benissimo lo scontro, ma poi non è possibile veder nascere accuse ovunque, da siti internet creati ad hoc a volantinaggi accusatori, da denunce per qualsiasi atto (tra privati e verso pubblici ufficiali) a offese su manifesti; non è possibile rendere polemico persino un discorso fatto sul museo di Leonardo, sull’affissione di un manifesto, sulla presenza del wi-fi, sulle feste d’estate, sulla pro loco, sulla gestione della piscina, sul parco fluviale, sul ponte

“r’ la T’rroci”. Dicendo questo non voglio certo dire che questi argomenti non possano meritare critiche, anzi, ma agendo sempre in questo modo accusatorio e polemico, mi sembra naturale che quando si va a parlare di Pavoncelli o di Acqua e Convenzione si raggiungano toni talmente elevati da render necessaria la presenza di forze dell’ordine a scortare gli amministratori uscenti dal consiglio comunale. Scusatemi se torno su questo spiacevole episodio che ha visto come protagonista la nostra comunità, ma le foto e i video che ho visto, i commenti che ho letto e sentito, mi hanno fatto troppo male e non riesco a non essere profondamente duro con gli artefici di quegli episodi.

Non commento sulle motivazioni alla base di una simile contestazione perché ciascuno è libero di pensarla come crede sulla bontà o meno di una Convenzione, sull’operato di un’amministrazione, sulle qualità di un Sindaco, su qualsiasi altra cosa, ma le offese e le calunnie di cotanta portata, anche a livello personale, tali da mettere a rischio l’incolumità di alcuni rappresentanti del popolo caposelese, democraticamente eletti, sono un qualcosa che fa male all’intera collettività, non solo a chi le riceve. Anche ai contestatori, molti dei quali sono amici con cui spesso condivido chiacchierate nei bar o partite di calcio o tanto altro, mi rivolgo per un’ennesima richiesta di utilizzo di toni e atteggiamenti più pacati, al fine di non compromettere ulteriormente la vivibilità di tutti i concittadini.

Contestare è giusto, scioperare lecito, ma inveire e calunniare diviene penalmente perseguibile in termini di legge, pertanto sbagliato.

Tornando a internet e ai social network, voglio complimentarmi con i gestori di alcune pagine che seguo sempre con profondo interesse perché ne condivido i toni e i presupposti, di cronaca, di promozione, di pro positività, di condivisione, di scherzo, anche di critica, ma mai di polemica o di denigrazione personale.

Insomma l’aria che si respira su queste pagine virtuali, anche se talvolta non ne condivido qualche contenuto, si differenzia notevolmente da altri forum o siti in cui la critica è all’ordine del giorno, le illazioni pure e le offese e le calunnie anche.

Prendiamo tutti spunto da chi pensa al bene del paese perché in questi ragazzi è palese l’amore per Caposele e il voler fare di tutto per non lasciarlo cadere nel buio dell’odio, dell’invidia e della crisi sociale.

Spero che sempre più persone possano seguire questo atteggiamento propositivo, criticando anche quando non si concorda, ma senza mai intaccare e perdere di vista l’interesse per il bene comune, che viene sempre e comunque prima dell’interesse del singolo.

E’ di pace e coesione sociale che c’è bisogno, non di guerra tra fazioni politicizzate o meno; è di valorizzazione comune del nostro paese che bisogna parlare non di accusa continua a chi è chiamato ad amministrare e decidere; è la coesione collettiva che bisogna sostenere non solo l’interesse del singoli, che comunque ognuno di noi giustamente deve tutelarsi.

In conclusione mi preme chiarire che questo mio monito, come al solito, seppur duro verso certi atteggiamenti e critico verso certi modi di fare, rispecchia semplicemente il mio modo schietto e diretto di esprimere le cose, come sempre faccio anche quando ci si ritrova a parlarne avanti al bar.

Non vuole assolutamente essere un giudizio o un’accusa, ma vuole far riflettere su quanto si possano vivere le stesse esperienze con minore aggressività.

Non ho volutamente espresso opinioni personali sui contenuti dei fatti in se, a partire dal giudizio sulla convenzione, perché mi piace pensare alla diversità di opinioni come base per un confronto costruttivo, e ho sempre positivamente commentato sul diritto alla critica, ma da questo non si deve passare a guerra sociale, spesso politicizzata.

Il futuro del nostro Comune siamo noi, in quanto comunità fatta di tanti singoli che devono obbligatoriamente convivere nello stesso Comune e possono solo scegliere in che modo farlo. Gli amministratori passano, le fazioni politiche si stravolgono e mutano, come spesso accade anche a livello nazionale, i singoli episodi si dimenticano, ma i modi di fare restano e i rapporti ne vengono fortemente influenzati.

Non roviniamo la grande ricchezza naturale e spirituale che abbiamo.

Buona estate a tutti.

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Anno XL - Agosto 2012 N.8410

Speciale Convenzione

Buona sera a conclusione di questa giornata che noi tutti Caposelesi ri-corderemo.

Intanto, un saluto e un sincero ben-venuto al dott. Massimiliano Bianco direttore generale dell’Acquedotto Pugliese, all’ing. Ivo Monteforte am-ministratore unico dell’Acquedotto Pugliese, all’avv. on. Fabiano Amati assessore opere pubbliche, lavori pub-blici della Regione Puglia, all’avv. on. Giuseppe De Mita vicepresidente della Regione Campania e, ovviamente al Presidente della regione Puglia l’on. Nichi Vendola. Un saluto e un sincero benvenuto ancora, alle autorità a vario titolo presenti, ai cittadini irpini e pugliesi che ci hanno voluto onorare, partecipando da testimoni ad un evento significativo per i Caposelesi, evento che suggella un antico legame, ormai secolare, tra il Comune di Caposele e la Regione Puglia, stretto in nome della solidarietà, di quella solidarietà, per capirci, che si esterna con atti concreti e non semplicemente con parole o con impegni vaghi.

Noi innanzitutto apprezziamo che per la prima volta, nelle consolidate relazioni con l’EAAP di ieri e l’AQP di oggi, la sottoscrizione della Nuova Convenzione avvenga a Caposele e di questa sensibilità istituzionale noi ringraziamo l’ass. Fabiano Amati e il presidente Nichi Vendola, che hanno autonomamente saputo cogliere il va-lore simbolico di un atto, la cui forma è anche sostanza. Non ci saremmo doluti se la firma di questa convenzione con l’AQP e quella non meno importante dell’Accordo Morale con la Regione Puglia, fosse stata apposta a Bari; di certo questa opzione ci è gradita per due ordini di motivi.Trattandosi di acqua, cioè di un bene comune dell’Umanità, da amministrare in

FIRMA DELLA CONVENZIONE (MANIFESTAZIONE del 06/07/2012)

INTERVENTO DEL SINDACO Pasquale Farina

nome e per conto delle generazioni at-tuali e future; rifuggire dai palazzi per privilegiare i luoghi “alla luce del sole” consegna un messaggio inequivocabile di chiarezza e di coraggio sugli usi di questa risorsa naturale, refrattaria, ribadisco refrattaria intimamente alla nozione di proprietà e di padronanza. In secondo luogo, la presenza dell’on. Vendola, presidente dei pugliesi oltre che della Regione Puglia, testimonia un elemento di discontinuità col passato, in quanto, dà un valore al dialogo con i territori, riconoscendo ad essi una dig-nità ed un ruolo da esaltare, proprio nel momento in cui avanza con incertezza la stagione politica del federalismo regionale. Questa discontinuità, vorrei dire a tutti gli Irpini, è una traccia utile a tutti, quando sono in ballo “Risorse Territoriali” intimamente legate a “comunità di destino”, ormai in caduta demografica, comunità che in ogni caso sono un presidio umano necessario alla tutela degli stessi interessi delle città.

Un euro speso ed investito qui, è un euro speso ed investito bene, è un contributo al risparmio di tanti euro necessari alla complessa gestione di un Servizio Idrico Integrato pia-nificato altrove. Ecco perché c’è bisogno che la politica rinnovi i suoi approcci, riscoprendo le funzioni ed i ruoli dei territori che non vanno mai frettolosamente sacrificati in nome di emergenze altrove, anche se vere ed incontestabili a nessuno venga in mente che a Caposele oggi si sottoscrive un atto di vendita delle acque. L’acqua non è, e non sarà mai una merce, essa resta un valore, e se ha un valore, questo resta implicito nei costi di gestione e nei doveri di investimento e di comportamenti a tutela, che ne derivano.

- L’idea di un acquedotto che trasportasse l’acqua dalle Sorgenti Sanità di Caposele, nell’alta Irpinia, fino alla Puglia nasce nella seconda metà del 1800 dalla feliceintuizione di un ingegnere del Genio Civile di Bari, Camillo Rosalba: un progetto rivoluzionario che, per la prima volta, “parla” di un unico acquedotto regionale.

- Qualcosa di suggestivo e visionario al tempo stesso che viene poi ripreso nei decenni successivi dagli ingegneri De Vincentiis e Zampari e che costituisce la base di ricerca per i lavori della Commissione Reale nominata - con D. M. del 27 maggio 1896 - per lo studio delle questioni attinenti alle acque potabili e, in particolare, all'Acquedotto Pugliese.Il 26 giugno 1902 il Parlamento Italiano approva la legge per la costruzionedell’Acquedotto Pugliese che sarà gestita da un Consorzio istituito tra lo Statoe le Province di Bari, Foggia e Lecce, grazie al forte impulso profuso dall’allora Ministro per i Lavori Pubblici, Nicola Balenzano.

- Il primo bando di gara a livello europeo dà inizio, nel 1906, ai lavori per la costruzione del canale che attraversa l’Appennino campano dalle sorgenti del fiume Sele a Caposele e porta l’acqua in Puglia.

- Il rapporto di amicizia e collaborazione tra l’Acquedotto Pugliese e il Comune diCaposele si consolida nel 1942, quando, sempre con Decreto Reale, viene concessaall’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese la possibilità di derivare 3,63 moduli medi di acqua di competenza del Comune dalla Sorgente Sanità. La derivazione, così regolata, sarebbe stata valida per 70 anni, fino al 2012.

- Il 6 luglio 2012 l’Acquedotto Pugliese e il Comune di Caposele rinnovano lo storico accordo con la firma della nuova convenzione.

Comune di CaposeleCittà di Sorgente

CONVENZIONE E SUOI ALLEGATI TRA IL COMUNE DI CAPOSELE ED ACQUEDOTTO PUGLIESE SPA BARI.

6 luglio 2012

Il Sindaco e il V i c e c i n s a c o Alfonsina Rosania a c c o l g o n o i l P r e s i d e n t e Vendola al suoarrivo a Caposele

La targa donata dalla Regione Puglia ai Caposelesi

Da sinistra: l’assessore Amati, il Presidente Vendola ed il Sindaco Farina

Vendola e Farina al tavolo per la firma della convenzione

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Page 11: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8411

Speciale Convenzione

Questa Convenzione, che ci ha im-pegnati per alcuni anni in un confronto leale con l’AQP, mediato dalle energie profuse dall’ass. Regionale Fabiano Amati, cui va il mio ringraziamento, unitamente al dott. Massimiliano Bi-anco, dicevo questa Convenzione ha dovuto correre sui binari stretti concessi a noi dalla complicata e spesso esube-rante legislazione di settore, del tutto assente negli anni ’70 quando l’EAAP riparò, con un’altra convenzione, ad un’ingiustizia perpetrata dal Fascismo, ingiustizia che aveva provocato rivolte, arresti e lacerazioni tra Caposele e la Puglia.

Oggi, questa Convenzione raccoglie una sfida in cui le parti stipulanti, si dichiarano reciproco impegno, da on-orare sulla base della riformulazione di comportamenti, prima verso l’Acqua, e poi verso le legittime attese dei relativi amministrati.

Sapere che l’acqua sarà disponi-bile al criteriato uso delle famiglie di Caposele e a sostegno del nostro sviluppo con l’aggiunta di entrate da investire nella salvaguardia delle aree di protezione delle sorgenti, il che significa, per la conformazione urbana, Caposele centro e dintorni, non può che far piacere ai Caposelesi. Prendere atto, inoltre che AQP si apre con concessioni in comodato d’uso di suoi beni patrimoniali a sostegno del

Progetto Turistico in un Comune che è già una realtà col suo Santuario, al quale aggiungeremmo le potenzialità Ambientali, nonché la realizzazione di un’area museale-laboratoriale di cui l’acqua è il genius loci, va oltre le nostre aspettative ed anche in questo caso traccia il solco di un futuro da costruire, magari in sinergia con la Regione Puglia e la Regione Campania.Strappare, infine, un impegno comune della Regione Puglia e della Regione Campania, il cui vicepresidente on. Giuseppe De Mita saluto affettuosa-mente, e ringrazio per la presenza, un impegno, dicevo, affinchè la fragilità di questo territorio che nelle sue viscere protegge il più strategico accumulo idrico dell’intero bacino Mediterraneo, sia attenzionata con mirati interventi di riforestazione e di risanamenti idrogeo-logici, di più non potremmo sperare. In quest’ottica, e proprio a tal proposito, l’Accordo Morale di cui si rende oggi garante la più alta carica della Regione Puglia con la sottoscrizione, rappresenta non solo l’impegno della Regione Puglia alla tutela del nostro territorio, ma anche l’adesione ad un comune progetto a difesa dell’acqua, sia che scorra nell’alveo, sia che venga

cenzo Caruso, definirono Caposele “il più generoso paese d’Italia”; di ciò andava fiero anche un compianto sindaco di Caposele, Francesco Caprio.

E noi ci rallegriamo ancora di più quando Caposele è visitata dai Pugliesi che numerosi accorrono al Santuario di S. Gerardo, lucano di nascita e irpino d’adozione e fre-quente visitatore della Capitanata. Per così dire, i Pugliesi sia che siano chiamati qui per realizzare le loro opere acquedottistiche, sia che vengano da turisti, si devono sentire a casa, perché l’Irpinia è terra di ac-coglienza e di autentica solidarietà.

Da questo punto di vista, ci augu-riamo che l’evento di cui è protago-nista in prima persona, oggi, l’on. Nichi Vendola, sia accolto nella sua terra eccezionale, come un invito ai suoi conterranei a conoscere questi luoghi di sorgente che cent’anni fa ed oltre, vincendo le asperità delle dorsali appenniniche, contribuirono con l’acqua al riscatto, alla rinascita e allo sviluppo della Puglia.

Ancora grazie … a tutti … a nome dei cittadini di Caposele per questa giornata.

destinata a dissetare comunità pugliesi che riteniamo sorelle.

Noi siamo convinti, e lo sono tutti i Caposelesi da sempre, che solo l’ascolto e il dialogo sono in grado di risolvere problemi che a prima vista, sembrano insormontabili, perché con l’ascolto

cresce la fiducia e si vince la diffidenza, perché con il dialogo si costruisce la condi-visione e l’empatia, senza le quali nessuno potrà mai fare troppa strada.

Noi ci siamo sempre inorgogliti quando i pugliesi attraverso le parole di un vecchio avvocato di Trani, l’indimenticabile Vin-

Nichi vendola e Pasquale Farina

L’assessore Amati durante il suo intervento

Il Presidente Vendola

L’Amministratore unico dell’Acquedotto Pugliese ing. Ivo Monteforte

l Vicepresidente della Regione Campania on. Giuseppe De Mita

Il Presidente vendola, accompagnato dagli Amministratori, visita le bellezze artistiche di Caposele

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Page 12: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8412

Recensioni

Finalmente, dopo tre lunghi anni di intenso lavoro sta per essere pubblicato il libro dei proverbi e dei detti di Caposele. I proverbi

sono un patrimonio condiviso da tutta l’umanità. Da sempre, infatti, ogni popolo ha sentito la spontanea esigenza di condensare in brevi massime la sapienza che, man mano, andava acquisendo grazie alle esperienze della vita. Basti pensare alla saggezza orientale, spesso espressa in proverbi o, ancora, al Libro dei Proverbi della Bibbia. La brevità, il denso messaggio chiaro e contestualizzato, espresso con paragoni e metafore aventi per lo più come base di partenza il mondo agricolo-pastorale, ha fatto dei proverbi un mezzo formidabile, nell’ambito della comunicazione tradizionale, per esprimere non solo consigli ma anche e soprattutto per analizzare molte situazioni di vita.

Anche Caposele ha i suoi proverbi che tuttora si usano nel linguaggio parlato della gente. Già, perché i proverbi, lungi dall’essere reliquie morte di un passato che non c’è più, sono elementi vivi e vivificanti del dire, nonostante - e questo nella stragrande maggioranza dei casi - facciano riferimento ad un mondo agricolo che non permea più la realtà del paese come nel passato.

A breve, quasi duemila perle di saggezza saranno offerte alla lettura di tutti. Volendo dare una indicazione temporale più precisa il libro, il cui titolo ci si riserva di comunicarlo ufficialmente più in là, dovrebbe veder la luce entro la fine dell’anno in corso.

L’idea di curare un libro che contenesse tutti i proverbi del paese nacque nel corso dell’estate del 2009. Una sera, in compagnia della dott. Cettina Casale e dell’ing. Nicola Conforti, parlando della rubrica “Statti cittu ca mò tu lu contu” della rivista “La Sorgente” che, com’è noto, pubblica da molti anni i proverbi di Caposele, ci si chiese se tale rubrica, adeguatamente commentata, arricchita e sviluppata, potesse dar origine, in futuro, ad un libro vero e proprio che fissasse una volta per tutte in un compendio ben strutturato tutti i proverbi del paese. L’idea entusiasmò i presenti: in particolar modo la curatrice della rubrica, Cettina, si mise subito a disposizione offrendo la più totale disponibilità fornendomi in breve tempo tutti i detti faticosamente raccolti per il paese in anni di assidua e costante ricerca. Se non ci fosse stato il lavoro di Cettina e la sua preziosissima rubrica, oggi questo libro semplicemente non esisterebbe. A questi suoi proverbi nel corso del tempo ne sono stati aggiunti quasi altri ottocento raccolti da me. La redazione del libro non è stata facile: trovare un modo per esprimere al meglio il caposelese nella sua forma scritta, cercare di capire tutte le situazioni in cui i proverbi vengono usati, spiegarli uno per uno: insomma, una vera e propria fatica intellettuale

IL LIBRO DEI PROVERBI DI CAPOSELE: UN LIBRO PER TUTTI I CAPOSELESI.

che, si spera, porti buoni frutti in termini di appropriazione e riscoperta delle proprie radici.

I proverbi che i lettori avranno l’occasione di leggere e meditare riguardano le più disparate situazioni: raccomandano, ad esempio, la necessità di avere una casa sempre piena di ogni ben di Dio oppure incitano ad essere operosi nel lavoro o, ancora, sono critici ed invitano a girare alla larga da determinate cose, situazioni o persone. Accanto a questi, tanti altri analizzano la situazione matrimoniale, altri il comportamento umano, altri le diverse circostanze della vita, altri ancora si ispirano a fatti storici o a personaggi che, purtroppo, non ci è dato più di conoscere. Non mancano nemmeno detti che muovono le mosse da filastrocche o da antiche canzoni d’amore il cui testo, purtroppo, è andato perduto. Insomma, sono tanti e tali gli argomenti trattati e molteplici le situazioni in cui essi possono essere usati che è veramente difficile classificarli in categorie ben definite. Ce n’è davvero per tutti!

La struttura del libro che ci si accinge a pubblicare è molto semplice e sarà la seguente: dopo una breve introduzione ci sarà una semplice parte grammaticale di guida alla scrittura e alla lettura del caposelese. Si è cercato, infatti, di trovare quegli espedienti grafici tali da poter riprodurre anche nello scritto le pause e le pronunce tipiche della lingua parlata. Questa parte sarà di fondamentale importanza per comprendere i segni grafici usati nel testo e si mostra utile per tutti, sia Caposelesi che non. Dopo tale parentesi introduttiva ci sarà il corpo vero e proprio del testo, ovvero i proverbi disposti in ordine alfabetico, dalla lettera A alla lettera Z. Ogni proverbio sarà riportato in dialetto caposelese. Sotto di esso, però, vi sarà tra parentesi la traduzione letterale in italiano che però, nella maggioranza dei casi, non rende il significato del proverbio. Dopo la traduzione letterale seguirà, perciò, il commento volto a spiegare il significato profondo nonché le situazioni in cui tale proverbio o detto si usi. Nel testo saranno presenti anche proverbi che traggono origine da racconti più ampi nei quali essi sono contestualizzati e dai quali poi sono stati estrapolati per l’uso comune. In tal caso si è pensato di riportare anche questi fatti antichi in caposelese, dandone poi la dovuta traduzione in italiano e il commento.

Ormai mancano solo dei piccoli ritocchi finali quali la rilettura per la correzione di eventuali errori e l’impaginazione: fatto ciò il testo,

di proporzioni alquanto voluminose e stampato su carta pregiata, potrà essere se non presentato, almeno annunciato come disponibile alla presentazione natalizia de “La Sorgente”. Si spera che nessun impedimento comprometta tale tempistica: pertanto, facìmu corn!

Doveroso è ricordare anche coloro che han reso possibile la stesura del libro: innanzitutto un doveroso grazie va alla già citata Cettina Casale: dalla sua pianta originaria germogliata vigorosamente su “La Sorgente” ora è sorto un albero rigoglioso la cui linfa vitale entrerà nelle case dei caposelesi. Merito tutto suo, lo ripeto, se a breve si potrà sfogliare il libro che ci si accinge a pubblicare. Grazie alla rivista “La Sorgente”, in particolare al suo direttore Nicola Conforti, per il suo notevole contributo in termini di lavoro, interessamento, fiducia e stima costanti. Oltre a queste due pietre miliari, molte altre sono le persone cui va il mio ringraziamento, in particolar modo quelle che nel corso degli anni hanno fornito e che ancora oggi forniscono sia a Cettina che a me i proverbi.

Un grazie particolarmente affettuoso va a mia madre, la signora Angiolina Ventre che, da sola e penna alla mano, ne ha scritti diverse centinaia e ancora adesso continua a scriverne ogni giorno rivelandosi, così, una sorgente inesauribile di notizie: grazie di cuore, cara mamma! Grazie ancora alla signora Agnese Malanga, instancabile collaboratrice de “La Sorgente”, vera e propria biblioteca vivente in termini di proverbi e fatti di Caposele. Grazie anche alla signora Gerardina Cione, a mia zia, la signora Nicolina Ventre e a mia cugina, la signora Pia Caruso, anch’esse fonti preziose ampiamente consultate.

Che dire ulteriormente? Mi auguro soltanto che le prenotazioni per il libro (il cui costo, si spera contenuto, ancora deve essere comunicato dalla casa editrice) siano numerose, in modo che, nel corso dei mesi a venire, sulla base delle domande pervenute, si possano ordinare le copie da stampare. Le prenotazioni possono essere fatte rivolgendosi al Direttore de “La Sorgente” ing. Nicola Conforti, oppure scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]

Aspettando che questo nostro lavoro veda finalmente la luce, auguro a tutti una bella estate, in attesa di ritrovarci insieme, in inverno, a sfogliare, leggere e meditare il libro dei proverbi di Caposele. Un libro che nasce dai caposelesi, è scritto da caposelesi ed è davvero per tutti i caposelesi.

Mario Sista

IL LIBRO CONTIENE CONTRIBUTI FOTO

E AUDIO SU DVD

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Page 13: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8413

Attualità

di Antonio Ruglio

LA CREATIVITA' AL SERVIZIO DEL PAESE

Dunque parliamo del Paese, non dell’Italia intendo ma di Capose-le e dei Caposelesi. Al momento in cui scrivo questo articolo (fine

maggio 2012) la situazione è difficile, le casse comunali sono vuote e la situazione finanziaria per niente rassicurante.

Sperare in qualcosa di miracoloso a breve, medio o lungo termine è fuori dalla grazia di Dio a meno che non si arrivi alla firma della Convenzione con l’Acquedotto Pugliese secondo alcuni una vera iattura secondo altri la soluzione a ogni problema; la verità è che siamo riusciti a dividerci anche sull’acqua l’unica possibile fonte di ricchezza nell’im-mediato futuro.

Quello che è successo è a dir poco sconcer-tante, non solo ci siamo ritrovati divisi senza nemmeno sapere il perché ma nello stesso tempo abbiamo dato fiato a chi dall’esterno scommetteva sulla scarsa coesione della nostra comunità. Inoltre, abbiamo indebolito la nostra posizione al cospetto degli inter-locutori con i quali trattare una questione di vitale importanza per il nostro futuro.

Credo di poter dire che anche questa volta sia stato reso un pessimo servizio ai cittadini. In nome dell’interesse collettivo e della sua supposta prevalenza su qualsiasi altra cosa si è giocata invece una triste battaglia di retroguardia con le armi del rancore reci-proco, delle antipatie personali e dei conti mai definitivamente chiusi. La conseguenza è stata la paralisi e l’immobilismo che conti-nuano ancora oggi in un contesto generale di crisi economica e di recessione. Tuttavia, se tutto ciò è avvenuto non lo è stato per caso ma anche per colpa degli stessi danneggia-ti, cioè i caposelesi che non hanno saputo, attraverso l’utilizzo degli strumenti demo-cratici, trovare la forza, la determinazione e il coraggio di costringere i contendenti a una sintesi costruttiva e a una posizione unitaria nell’interesse di tutti.

Che cosa succederà nei prossimi mesi? Chi può dirlo, per la parte che dipende da noi direttamente dovremmo riuscire a fare

un passo indietro e ricominciare da capo creando all’interno della nostra comunità uno spirito di reale collaborazione ma si sa, queste sono cose scontate che tutti pensia-mo salvo poi a prendere atto supinamente di una divisione latente che ci condiziona tutti. Per la parte che invece non dipende solo da noi si pone il problema di fare cassa e l’unica possibilità concreta che al momento abbiamo è quella di firmare la convenzione con l’Acquedotto Pugliese. Badate bene, la questione non si limita al raggiungimento di un accordo che possa portare alla firma ma per noi si tratta di cominciare a pensare come utilizzare le risorse che potrebbero arrivare perché sarebbe davvero tutto inutile se non riuscissimo a trasformarle in ulteriore ricchezza. Sarebbe terribile per il nostro futuro se non riuscissimo ad innestare un circuito virtuoso nei settori strategici quali, turismo, cultura, agricoltura, ambiente, servizi, piccola e piccolissima impresa.

Qual è il rischio, se c’è un rischio, nell’evoluzione dei prossimi mesi?. Se-condo me, il rischio vero è quello che la Convenzione tra Comune di Caposele e AQP possa essere in qualche modo avidamente ingurgitata dai due colossi istituzionali che corrispondono al nome di Regione Puglia e Regione Campania nel quadro di un fantomatico accordo di programma in cui diventa possibile tutto e il contrario di tutto soprattutto se il metodo è quello dell’inciucio politico.

Del resto, perché dubitarne. Non è forse vero che già oggi la Regione Campania, per iniziativa diretta del Governatore Caldoro e delle forze politiche che lo sostengono (vale a dire il centro-destra), discrimina in maniera vergognosa le aree interne tagliando loro risorse dimenticandosi di favorirne la progettualità e di incentivarne la voglia di fare?.

La domanda che mi pongo è questa. Se nonostante tutto il Comune di Caposele riuscisse alla fine a firmare l’accordo con

AQP che valenza avrebbe di fatto un atto del genere in un quadro generale che ha le forme e le regole di un Accordo di programma concepito altrove con i metodi dell’inciucio?.

Mi auguro che per una volta questi metodi vergognosi restino fuori dalla porta per il bene di tutti, a noi il compito di vi-gilare perché quello che esce dalla porta non rientri dalla finestra il che sarebbe anche peggio.

Se tutto questo è vero ed è doloroso ammetterlo non è meno triste dover con-statare la mancata percezione di quanto dannoso sia per la nostra Comunità l’idea di bastare a noi stessi nei tradizionali ristretti ambiti territoriali.

E’profondamente sbagliato continuare a pensare di riuscire a far fronte alla crisi da soli ciascuno rivendicando veri o presunti primati che non hanno più senso al di fuori di un Consorzio di Comuni.

Ci sono settori, materie, servizi che non possono essere concepiti al di fuori di una stretta collaborazione tra Enti. Provate a immaginare che cosa significherebbe per noi la gestione allargata dell’intero ciclo dei rifiuti, non solo ci sarebbe un notevole abbattimento dei costi ma anche una maggiore qualità del servizio che con-sentirebbe tra l’altro di ottenere cospicui vantaggi anche in termini di nuova occupa-zione. Stesso discorso vale per il turismo, l’agricoltura, l’artigianato, l’ambiente in generale, pur conservando le proprie peculiarità ciascuna realtà potrebbe dare un serio contributo alla costruzione di un percorso comune di crescita e di sviluppo.

Tra un anno ci recheremo alle urne per compiere con senso di responsabilità il rito solenne del voto e ancora una volta ci troveremo a fare i conti con la nostra coscienza, tracceremo un bilancio e trar-remo le conclusioni ma forse tutto questo stavolta non basta.

Credo che dovremmo fare qualcosa di più, arrivarci con uno spirito nuovo, una consapevolezza maggiore, una proposta, un’idea, una speranza.

Questa volta non si tratta di dare le solite pagelle per sancire i promossi e i bocciati ma di indicare una prospettiva.

Sarebbe un errore pensare che una lista di neofiti completamente estranei alla po-

litica e alle vicende amministrative possa rappresentare in assoluto una valida via d’uscita ai problemi che ci angustiano, meglio sarebbe piuttosto arrivare alla competizione elettorale con un program-ma anche minimo ma ben strutturato da sostenere fino in fondo indipendentemente da chi sia chiamato dal voto a gestire la cosa pubblica.

Mi piace pensare a un movimento di opinione, un gruppo di pressione, chiama-telo come volete, che fin da subito possa imporre all’attenzione generale una serie di temi concreti da affrontare e risolvere in breve tempo.

Questo movimento di opinione do-vrebbe essere soprattutto un laboratorio di idee, un contenitore che possa acco-gliere ogni suggerimento liberamente espresso dai cittadini e farne una sintesi, trasformarli in un progetto compiuto con i crismi della concretezza. In proposito, sarebbe indispensabile utilizzare gli strumenti tecnologici a disposizione, da subito creare una pagina facebook e un blog dove chiunque possa scrivere e proporre un’idea, presentare un progetto che possa spaziare in ogni campo,in ogni materia, in ogni settore della vita sociale, culturale, economica e amministrativa della nostra comunità.

La sintesi dovrà poi diventare lo stru-mento attraverso il quale imporre l’agenda concreta delle cose da fare e le scelte da compiere.

Da qualche parte ho sentito dire che quando non ci sono i soldi sono le idee che possono fare la differenza, rendere la vita il grande prodigio che è e innestare la marcia giusta per costruire un futuro migliore. Inutile aspettare che qualcuno dall’alto da qualche parte si ricordi di noi, meglio provare con le nostre forze a fare qualcosa di utile per tutti, le forze di un territorio provinciale ricco di risorse e potenzialità.

La creatività al servizio di Caposele, è questa la scommessa che ci aspetta.

Se i giovani decidessero di scommet-tere davvero sarebbe la prima volta che non verrebbero citati a sproposito alla vigilia di ogni consultazione elettorale ed eviterebbero che nel loro nome continuino ad essere compiute ignobili speculazioni.

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Artigiani di Caposele all'opera per la realizzazione della struttura a sostegno della lapide di commemorazione per il 6 luglio Progetto per la realizzazione della panca musicale in piazza Sanità

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Page 14: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8414

Con una mail del 15 giugno, il nostro direttore ci ha comunicato il “taglio” di questo numero del giornale e ci ha consigliato alcuni temi (beninteso, ha ribadito, e non ce n’era bisogno, che avremmo potuto scegliere autonomamente a n c h e u n d i v e r s o a rg o m e n t o ) .

Ma come i lettori sanno (cfr. numero precedente), sono un redattore rispettoso delle gerarchie e, pertanto, seguo le indicazioni del direttore. Questa volta, tra gli altri, venivano consigliati questi due argomenti: 1) Una giornata da dimenticare: il consiglio comunale del 19.02.2012; 2) Il Paese ha bisogno d i u n a p a c i f i c az io n e g en e r a l e .

Anche gli altri argomenti erano interessanti ma la mia attenzione è caduta su questi due che io credo siano strettamente legati tra loro e pertanto ne parlo congiuntamente.

Ovviamente, questo mio breve scritto (tutti i giornali hanno problemi di spazio) non ha la pretesa della esaustività e completezza. Per questo, mi riservo di tornare sull’argomento, se sarà necessario, o attraverso le colonne di questo giornale o in altro modo. Per l’intanto, alcune considerazioni preliminari.

Il nostro è un Paese sostanzialmente tranquillo; raramente la gente scende in piazza a manifestare. Durante questa consiliatura, se non sbaglio, a fronte di un immobilismo raccapricciante, il popolo ha fatto sentire la sua voce una sola volta (il 19 febbraio, per l’appunto). In passato, invece, si è assistito a manifestazioni molto determinate, decise e “rumorose”. Sicuramente più di quella del 19 febbraio (e su problematiche di minore importanza rispetto alla convenzione) senza che si gridasse allo scandalo.

Di poi, la spontaneità della protesta, in una alla sua sostanziale compostezza, avrebbe dovuto (e dovrebbe) suggerire, piuttosto, una seria riflessione in ordine alla causa che l’ha generata e non una “conveniente” e “partigiana” censura nei confronti dei manifestanti. L’arroganza e la protervia dei politici (soprattutto quando è del tutto fuori luogo ed ingiustificata) provocano questi effetti. Tutti ricordiamo come sono stati trattati Craxi e Berlusconi quando la gente non ne ha potuto più della loro arroganza. Ma veniamo ai fatti. In occasione del consiglio comunale del 19 febbraio c.a., indetto, tra l’altro, per l’approvazione della bozza di convenzione con l’AQP, le minoranze consiliari, dopo aver presentato osservazioni scritte, chiesero di rinviare l’approvazione della bozza di convenzione ad altra seduta, onde consentire alla maggioranza di discutere le modifiche suggerite. C’è da dire, ad amor del vero, che le minoranze durante l’intero periodo di gestazione della bozza di convenzione avevano già presentato osservazioni e rilievi scritti. Solo dopo l’ennesimo rifiuto da parte della maggioranza, la minoranza abbandonava l’aula (oggi quel rifiuto appare ancora più inspiegabile ed immotivato dal momento che si ha notizia che la convenzione dovrebbe essere sottoscritta solo il sei luglio c.a.). A quel punto anche i cittadini (o gran parte di loro) abbandonavano l’aula e pacificamente manifestavano il loro disappunto nei confronti della maggioranza consiliare per il comportamento irriguardoso e

UNA GIORNATA DA DIMENTICARE!?!?di Giuseppe Palmieri

irrispettoso nei confronti di larga parte della popolazione. E che la richiesta delle minoranze avesse una propria ragion d’essere è confermata dalla circostanza che alcuni consiglieri di maggioranza si mostrarono propensi allo slittamento, salvo poi, ancora una volta (per mancanza di coraggio, forse) ripiegare sulle decisioni prese dai soliti noti.

Q u a s i s c o n t a t a , q u i n d i , l a disapprovazione dell’operato della maggioranza da parte del pubblico occorso numeroso alla seduta consiliare. Tutto qui. Non mi risulta, infatti, che sia stato aggredito o solo spintonato alcuno dei consiglieri della maggioranza, nè che le forze dell’ordine abbiano dovuto sedare o bloccare rivoltosi.

E veniamo al secondo argomento consigliato dal direttore: la pacificazione. La cultura contadina ci ha consegnato la figura del padre di famiglia come mediatore e “pacificatore” delle piccole realtà rurali.

E’ lui, la massima autorità familiare (insieme alla madre – per carità di Dio, lungi da me intenti discriminatori nei confronti del gentil sesso) ed il naturale riferimento per la composizione amichevole delle piccole e grandi controversie.

Oggi , (soprat tu t to nei p iccol i paesi , come i l nostro) colui che ricopre cariche istituzionali è il primo responsabile della pacificazione della comunità. E’ a lui che ci si rivolge (se ne ha l’autorevolezza) per dirimere contrasti familiari, trovare soluzioni ad insorgende vertenze giudiziarie.

E l’autorevolezza, di certo non la si acquista con atteggiamenti irriguardosi ed arroganti nei confronti dei delusi o di chi contesta. Non certamente soffocando il dissenso si costruisce la pace. Non violando i più elementari principi e canoni della legalità, si persegue questo obiettivo. Chi altri, se non chi rappresenta l’intera comunità è tenuto a svolgere questa funzione? La “novità” della compagine amministrativa, il cui mandato sta mestamente scadendo, e la giovane età dei candidati, avrebbero potuto favorire ed agevolare la “ricomposizione” del tessuto sociale del Paese. E però, contrariamente a quanto era lecito attendersi (per gran parte dei candidati era la prima campagna elettorale), quelli che fino a qualche giorno prima delle elezioni facevano professione di pacificazione, vinte le elezioni, gasati dal successo, hanno preso ad atteggiarsi ad esperti e navigati amministratori, incattivendosi nei confronti degli avversari politici e di quanti osavano mettere in discussione il loro operato. E tanto, sul cattivo esempio del massimo rappresentante istituzionale.

Chi non ricorda gli attacchi gratuiti e spropositati sferrati in consiglio comunale, ad ogni piè sospinto, nei confronti del capogruppo d’opposizione, il compianto Ing. Gerardo Monteverde? Uomo di pace, sempre pacato, incapace di portare rancore a chicchessia, con l’unico torto di osare sostenere (ma sempre con garbo e senza alterigia) opinioni diverse.

Ma c’è un dato che più di ogni altro deve far riflettere. Per la prima volta nella storia politica di questo Paese, un sindaco perde per dimissioni, nell’ordine: un assessore; poco dopo, due consiglieri comunali abbandonano il gruppo di maggioranza e ne costituiscono uno autonomo; poi si

dimette un altro consigliere di maggioranza; poi, chi dovrebbe subentrare, vi rinuncia. Senza contare il balletto delle deleghe date e poi ritirate (e chissà che non le restituisca di nuovo); gli aventiniani che salgono e poi frettolosamente scendono (salvo minacciare ciclicamente nuove risalite). Ora, se una maggioranza non è riuscita ad essere coesa al suo interno; se chi aveva la responsabilità di mantenere unita la propria compagine ha fallito anche questo obiettivo minimo, era (ed è) lecito attendersi che riuscisse a pacificare il Paese? E’ come chiedere ad un armatore di portare la pace nei luoghi di guerra.

Questi, pubblicamente si sperticherà nel sostenere propositi di pace, ma poi di nascosto foraggerà guerriglia e terroristi per vendere loro le armi ed incrementare gli affari.

19 febbraio 2012Attualità

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8415

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Indagini di mercato, interessanti la provincia di Avellino, hanno messo in luce che molte potenzialità

del territorio, legate al turismo, non sono state finora sufficientemente valorizzate. Un esempio è offerto dal nostro Paese, che è già meta di un considerevole flusso turistico di ordine religioso. Le risorse naturali, artistiche e culturali del nostro territorio, se fossero adeguatamente valorizzate con un’efficace politica di marketing territoriale, potrebbero costituire un significativo fattore di crescita economica.

Un ruolo di rilievo, in un discorso di sviluppo del turismo locale, potrebbe essere svolto dalle nostre montagne. Prima del terremoto del 1980, avevo l’abitudine di percorrere, spesso, con l’intera famiglia in auto, un lungo e suggestivo itinerario montano, che si snodava tra gli incantevoli paesaggi delle nostre montagne. Avevo, allora, una SIMCA 1000, un’utilitaria che non era, certo, un robusto fuoristrada, che non era dotata, nemmeno, di trazione integrale, ma con la quale riuscivo, agevolmente, senza sottoporla a sforzi eccessivi, a percorrere i sentieri che collegavano il centro urbano alle nostre ubertose località di montagna.

In quel tempo, le strade montane erano ben tenute, in virtù della continua manutenzione effettuata dagli operatori idraulico- forestali della Comunità Montana.

Non c’era bisogno di potenti SUV per raggiungere comodamente le località delle nostre montagne. Ne traevano grande beneficio anche i contadini per le coltivazioni di altura. Allora, ancora non era stato realizzato il breve tratto di strada in località "Sturtucaturo” che conduce alla

di Michele Ceres

La montagna, fattore di crescita e di sviluppo turistico

“Mauta”, ove giungevo, imboccando un sentiero sterrato di lieve difficoltà che, superati i "Gavitoni", iniziava sulla sinistra dopo circa due chilometri. Una sosta era d’obbligo presso la fontana e sul pianoro su cui sorge il capannone, da sempre meta di escursioni da parte dei giovani caposelesi.

Superato il crinale della montagna, attraversavo un breve altopiano, detto “Piano di Santa Maria”, per poi scendere verso il “Vallo Antico”, da cui, volendo, potevo deviare, a sinistra, per “Arialunga o, a destra, per “Pollaro”. Dal “Vallo Antico” scendevo, quindi, verso Canale, percorrendo un tatto di strada a mezza costa con ai lati un rigoglioso paesaggio alberato, alternato da coltivazioni di montagna. A “Canale” mi fermavo, di nuovo, per bere la fresca e limpida acqua ivi sorgente.

Ad Avigliano sostavo, nuovamente, per ammirare l ’ incomparabi le sottostante veduta del centro urbano e della Basilica di San Gerardo. Una visione da cartolina, che non può non rimanere impressa nel ricordo indelebile di chi, per la prima volta, si affaccia a quel balcone naturale. Dopo Avigliano tornavo a casa. Ho voluto ricordare un percorso a cui sono particolarmente legato. Ma, naturalmente, le nostre montagne sono attraversate da altri suggestivi sentieri, che portano ad altrettante zone di impareggiabile bellezza. Alcuni, anche se non agevolmente, sono, in parte, transitabili con l’auto, altri sono percorribili solo a piedi o a cavallo, che ben si prestano, tuttavia, per un salutare trekking.

Tutti, comunque, necessitano di interventi di ripristino e manutenzione. Essi si articolano, per tutta la loro

lunghezza, all’interno del Parco dei Monti Picentini e nell’ambito del territorio della Comunità Montana Terminio Cervialto, che possiede le risorse, quanto meno umane, per la loro sistemazione.

Non è, quindi, un problema di risorse finanziarie. I lavori di ripristino di tutti i sentieri potrebbero essere realizzati dagli operai della Comunità Montana, qualora si decidesse, finalmente, così com' era una volta, di utilizzarli per gli scopi per quali furono assunti. Come al solito, non è tanto la carenza di mezzi a determinare il deperimento o il cattivo stato di strutture e infrastrutture pubbliche, quanto il non appropriato uso dei mezzi medesimi.

Si preferisce, infatti, nel caso specifico, destinare gli operai idraulico-forestali alla cura del verde urbano più che utilizzarli in montagna per lavori di viabilità e pulizia del sottobosco, lavori che costituirebbero anche un efficace e valido strumento per contrastare gli incendi. Le nostre montagne hanno poco da invidiare ai tanto celebrati paesaggi alpini.

La loro straordinaria bellezza potrebbe rappresentare un importante volano di sviluppo del turismo e, quindi, di crescita economica. Altrove, come ad esempio in Toscana, in Umbria o nel Trentino, il turismo di montagna è da tempo una realtà consolidata. Se in Umbria si è riusciti felicemente a coniugare il turismo culturale e quello ambientale con la spiritualità francescana, perché lo stesso non può avvenire da noi, ove non dovrebbe essere opera ardua integrare il turismo religioso con quello ambientale delle sorgenti del Se l e , con que l lo culturale del museo di Leonardo e con quello di montagna?

Non sono molti i paesi, come Caposele, in grado di sviluppare un’offerta turistica così diversificata. Occorre, però, saper indirizzare le tante potenzialità in maniera corretta con la realizzazione, per esempio, di strutture ricettive di qualità, capaci di soddisfare u n a c l i e n t e l a e s t r e m a m e n t e

esigente, che ricerca, attraverso una f ru i z ione sp icca t amen te individualistica, un’esperienza dello spirito e della cultura che Caposele è in grado di offrire. Utili, in tal senso, potrebbero rilevarsi, anche, i fondi europei gestiti dai “GAL (Gruppo di Azione Locale)” attraverso i programmi comunitari “Leader+”. Occorrono, tuttavia, capacità decisionali da parte delle amministrazioni pubbliche e spirito imprenditoriale da parte degli operatori economici che, il più delle volte, dalle nostre parti, sono latitanti.

www.comune.caposele.av.it

COMUNE DI CAPOSELE Provincia di Avellino

WWW.CAPOSELE.INFO

FEDEAMBIENTE

CULTURARELAZIONE SUL TURISMO POSSIBILE DI CAPOSELE

CAPOSELE 25 GIUGNO 2012

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Osservatorio per il monitoraggio della pacee della Sicurezza territorialeComune di Caposele

Il MUSEO DELLE MACCHINE DI LEONARDO A CAPOSELE

Le macchine in esposizione sono le riproduzioni fedelissime di alcune delle vere macchine tratte dai codici vinciani.

Un’esperienza straordinaria da trascorrere nella pace e nella tranquillità di un posto incantevole che associa la cultura alla fede e alla natura.

Con l’accompagnamento di guide locali, si possono ammirare anche le sorgenti del Sele, il Museo dell’acqua, il Parco fluviale, la Chiesa Madre a e il museo Gerardino della basilica di san Gerardo.

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Page 16: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8416

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Pe r f a r s e n e u n ’ i d e a grossolana, partiamo da alcuni numeri. Artisti che si sono esibiti su due

differenti palchi: 20 Sponsor che in varie forme hanno dato il loro contributo: 23 Operatori economici che hanno partecipato con stand e chioschi: 14 Partner che hanno dato un contributo sul versante della comunicazione: 10 Persone impegnate, in forme varie, oltre 50 Magliette vendute con il logo: 150 Sul piano strettamente numerico, questa è stata la Festa della Musica 2012 che si è svolta a Caposele il 21 giugno.

Promossa dal profilo FaceBook “RadioLonTra”, patrocinata dal Comune di Caposele, ha visto la collaborazione delle diverse associazioni presenti nella comunità locale. Quella di Caposele era tra le quattro città di tutta la Campania che hanno aderito alla giornata europea della musica (una rete che coinvolge tutte le capitali europee e le grandi città di tutto continente).

Ma lontani dalle emozioni immediate del dopo, dobbiamo

QUALCOSA SULLA FESTA DELLA MUSICA E SU RADIOLONTRA

necessariamente aggiungere dell’altro. La Festa della Musica è stato un eccezionale momento di coesione tra persone diverse, che si sono riconosciute in un progetto comune, dimostrando le enormi potenzia l i tà che s i pos sono sp r i g iona re i n una p i cco l a r ea l t à l oca l e . La Festa della Musica ha dimostrato in modo evidente che si possono costruire iniziative impegnative se uniti da un’idea disinteressata, un progetto che valorizzi singole competenze (ciascuno da quello che meglio sa fare). E così è stato. Scoprendo talenti eccezionali che, per molti versi, restano solitamente compressi nella lenta e racchiusa solitudine della dimensione locale. La Festa della Musica, lanciata l’idea, si è costruita giorno dopo giorno e, come per effetto domino, ha trascinato con sé soluzioni nuove, adattamenti inattesi , ha coinvolto persone. Sempre con quello spirito di fare cose che piacciono e che, sotto – sotto, qualificassero Caposele. RadioLontra è stata solo una cornice, un spazio che ha favorito la costruzione in progress della Festa. Potremmo, volendo, dar conto del numero di visite quotidiane avute, di quello delle visualizzazioni che abbiamo registrato durante la diretta video-streaming che ha accompagnato le dieci ore di musica. Potremmo dar conto delle emozioni che si potevano leggere negli occhi dei musicisti, dei tecnici, degli spettatori. Potremmo dire delle oltre

duemila persone che agli ingressi, ritirando il gadget, hanno dato il loro contributo economico per la copertura delle spese. Potremmo raccontare molto altro, tanto altro. Ma resta la soddisfazione di aver raccolto tante manifestazioni di soddisfazione.

Che saranno da sprone per il prossimo anno. Per fare di più e meglio. Ora, resta tuttavia il fatto che quando un profilo Face Book riesce a mobilitare tante energie deve essere colto un segnale: c’è voglia di partecipare a una dimensione collettiva; c’è voglia di impegnarsi a rompere il guscio dell’apatia e della solitudine; c’è voglia di riconoscersi in qualcosa che unisca e non separi, di qualcosa che vada oltre la politica in senso tradizionale, che sia non apolitico, ma pre-politico.

Radio LonTra, almeno nella volontà dei suoi animatori (che non sono redattori di niente), in questo solco muove il suo spirito. Cosa di certo complicatissima. Perché ci sono taluni che sperano di cogliere in un respiro, in una frase, in un gesto, in una notizia data, come qualcosa che sia di parte. Peggio, taluni sperano che diventi l’ennesimo strumento da confondere (fino a farne disperdere le iniziali ambizioni) nella quotidiana contesa della politica locale. Ma questo tentativo di tirare per la giacchetta RadioLonTra si rivelerà vano.

Questo profilo e questa pagina nasce non come strumento di propaganda. Se volete - e forse è più detestabile - è più frutto di una vanità. Ma che ci possiamo fare?

Tra tanti peccati, questo è il più lieve. Radio LonTra vuole essere la piazza in cui si registrano gli accadimenti collettivi di Caposele. Vogliamo giocare al quizzone. Vogliamo offrire l’angolo delle opportunità. Vogliamo stimolare energie e talenti. Vogliamo far uscire allo scoperto i creativi e chi ha qualcosa da dire con le parole, con le fotografie, con i disegni, con la musica. Vogliamo seguire le vicende della politica locale.

Vogliamo fotografare gli sposi sui sagrati delle chiese. Vogliamo fare tante altre cose, consci dei tanti limiti di chi vi dedica il tempo residuo strappato al lavoro, alla famiglia e alle necessarie incombenze della vita. Ci siamo esaltati a realizzare la Festa della Musica, con lo spirito e l’impegno che ci viene riconosciuto ancora oggi a distanza di qualche settimana. Questo ci piace fare. E questo continueremo a fare. Pensare invece che RadioLonTra debba essere (scusate l’utilizzo strumentale del paragone, ma serve solo per dare l’idea) il piccolo “corriere della sera”, scalabile dalle correnti della politica caposelese, è solo un esercizio “onanistico”.

La politica è solo un accidente che pure attraversa la piazza, determinandone umori e reazioni. E noi ne stiamo, come continueremo a darne, conto. E ciascuno di noi, rispetto alle cose che accadono, ha -viva Iddio- una sua opinione.

Ma queste personali opinioni non le troverete su questo profilo ma, semmai, su quelli personali. La credibilità di RadioLonTra, ci sia perdonata la presunzione, è data anche da quella personale dei suoi animatori, dalle cose che si stanno facendo, da come le stiamo facendo e dallo spirito che le accompagna. Solo questo e niente di più.

Ma di questi tempi non ci pare sia poca cosa.

di Gerardo Ceres

Uno dei due palchi di esibizione dei complessi

Gli organizzatori delle Festa della Musica

Radio MPA ha trasmesso in diretta tutta la serata musicale

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8417

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Fin dal 1970, quando fui n o m i n a t o p a r r o c o i n sostituzione dell’anziano Don Achille Pizza, attratto

dalla bellezza della natura del luogo in cui venivo a risiedere, cominciai a coltivare un sogno dentro di me.

Percorrendo la strada interpoderale che da Lioni porta a Caposele, all’uscita dal bosco, mi soffermavo ad ammirare, in lontananza, la collina di Materdomini su cui si erge la basilica di San Gerardo e poi , giù, la valle con i suoi campì rigogliosi, poiché allora l’agricoltura era la principale fonte economica di buona parte degli abitanti. In quelle occasioni mi dicevo che il paese che, per elezione, era già diventato il mio non aveva niente da invidiare alle lontane località turistiche dell’Umbria e del Trentino dove l’amenità del paesaggio è ricchezza per quelle popolazioni. Bisognava solo imparare a valorizzare le potenzialità del territorio e per farlo ritenevo che fossero indispensabili elevare il livello culturale della comunità e dare una vocazione turistica al luogo.

di Don Vincenzo Malgieri

La mancanza di scuole superiori in Caposele costringeva i giovani a recarsi altrove a studiare e non tutte le famiglie erano in grado di sostenere le spese, da qui derivò il mio impegno per riuscire ad ottenere in loco una scuola secondaria. Fu, così , che venne istituito il Liceo Scientifico che, nel tempo, ha permesso a tanti studenti, provenienti anche dal circondario, di proseguire il cammino scolastico e di divenire affermati professionisti.

Quando, poi, si cominciò a pensare alla costituzione di una Pro Loco, partecipai alle riunioni organizzative e fui anche membro del primo consiglio di amministrazione, ben felice di poter dare il mio contributo che non mancò neanche quando si dovette procedere all’intitolazione del giornale che nasceva accanto all’ Associazione turistica.

Il titolo “La Sorgente “ mi appariva il migliore, data la peculiarità del posto che deriva il suo nome proprio dalle sorgenti del Sele.

La Pro Loco nasceva, quindi, con lo scopo di avviare, come da Statuto,

e sostenere tutte le attività volte ad incrementare il flusso turistico che era essenzialmente di natura religiosa, perché diretto solo verso il santuario di san Gerardo. In questi lunghi anni si è sempre parlato di sviluppo del turismo, ma poco è stato realizzato. In questi ultimi tempi, però, qualcosa sta cambiando ed il mio sogno si sta concretizzando.

La migliore fruizione delle visite programmate alle sorgenti del Sele , che per essere veramente ammirate dovrebbero essere visibili e le moderne tecnologie possono permetterlo, il museo delle macchine di Leonardo, da poco aperto e l’artistica Chiesa parrocchiale di san Lorenzo che incanta con la sua bellezza architettonica e scultorea quanti vi entrano portano , finalmente, a Caposele più autobus, con alunni e turisti.

Buona è stata l’idea di aver formato giovani guide turistiche, capaci di accompagnare i visitatori ad apprezzare i nostri luoghi più caratteristici.

Auspico che non si rinunci a guardare

con interesse ai giovani che sono la linfa vitale della nostra comunità. Per la loro apertura mentale e capacità decisionale, essi posseggono una visione ampia e futuristica della realtà e sono in grado di elaborare progetti a lungo termine.

Spetta a noi adulti, facendo un passo indietro, riconoscere con umiltà e coraggio, gli errori del passato e dare loro fiducia e spazio.

Oggi non abbiamo più una economia agricola; tanti sono i giovani laureati che, con le loro ricchezze di idee, possono dare impulso ad una migliore crescita sociale e turistica; dobbiamo solo ascoltarli e farli divenire protagonisti.

Un sogno che si sta realizzando

Un gruppo di visitatori del Mini Tour vengono accolti in Chiesa da Don Vincenzo e dagli Amministratori

Don Vincenzo accoglie insieme al Sindaco il Presidente Vendola a Caposele

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Anno XL - Agosto 2012 N.8418

Storia

Ancora oggi diverse contrade di Caposele nel loro nome fanno riferimento ad un albero che nelle nostre zone cresce superbo: la

quercia, che difatti si riscontra con molta facilità in queste zone dell’alta valle silerina. La quercia, in caposelese cèrza, per secoli è stata una cospicua fonte di reddito per la gente povera la quale da essa traeva legname di ottima qualità e ghiande per i maiali.

Essendo stata, in passato, importantissima per l’economia locale, non è un caso che sia i feudatari che la Chiesa da sempre mettessero restrizioni sulla fruizione dei boschi di querce di loro proprietà. Vietata era la raccolta sia della legna che delle ghiande e laddove era permessa era sottoposta al pagamento di un dazio ai proprietari.

I caposelesi erano, nei secoli addietro, liberi soltanto di poter avvalersi dei diritti civici nelle montagne demaniali, in quelle terre, cioè, appartenenti al Comune di Caposele non soggette ad eccessive restrizioni di sorta.

Ma anche qui ben presto la libertà venne limitata: già a partire dal Settecento, infatti, il Comune affidava queste terre ad un appaltatore il quale, dopo aver pagato una bella somma di denaro al Comune stesso poteva, come facevano il Principe o la Chiesa nei propri territori, prelevare tasse dai cittadini che si recavano a raccogliere legname o ghiande su per la montagna. Il legname da raccolta era solo quello che spontaneamente cadeva dagli alberi: in nessun caso, tranne che per la potatura, era permesso il taglio di rami o di interi alberi senza esplicito permesso.

Tra tutti gli alberi che formavano il manto boschivo comunale e privato, la quercia era di gran lunga l’albero più tutelato e protetto.

Non è un caso che il divieto assoluto di abbattere questi alberi li rendeva un elemento costante e stabile del territorio, tanto da passare ad indicare addirittura delle località.

Ancora oggi almeno due toponimi a Caposele si riferiscono alle querce. Esistono, infatti, due zone (se ce ne fossero altre il lettore avrà cura di segnalarmele) chiamate rispettivamente “r cèrz r la Cunciziona” e “r cèrz r la Maronna r la Grazia” e tutte e due queste zone si trovano in linea di massima verso Vairano.

Ma come mai in questi toponimi c’è il riferimento all’Immacolata Concezione e alla Madonna delle Grazie? Semplice: in passato queste due zone appartenevano alla Chiesa di Caposele e l’antico donatore, volendo fare cosa gradita a Dio, nel momento in cui lasciava le sue terre alla Chiesa le legava ad un altare della chiesa madre intitolato a qualche santo particolare affinchè le rendite di queste terre potessero permettere il culto del santo suddetto in termini di decoro, candele, tovaglie, celebrazione delle Messe, sostentamento del clero ecc.

Nell’antica chiesa madre di Caposele sita al Ponte, vivo era il culto all’Immacolata Concezione e, di certo, c’era un altare dedicato alla Madonna delle Grazie, l’unico che poi rimarrà in piedi dopo il forte terremoto che distrusse la vetusta chiesa il 9 Aprile 1853. Altare che i caposelesi, sgomberate le macerie della chiesa madre, trasformarono in cappella, anch’essa al giorno d’oggi non più esistente se non nella memoria degli anziani.

Bene, questi territori con le relative querce appartenevano alla Chiesa e, in particolar modo, erano legate all’Immacolata e all’altare delle Grazie.

Ma la Chiesa Arcipretale di Caposele non possedeva certo solo questi territori piantumati a querce.

di Mario Sista

R' CÈRZ R' LA GHIÉSIA: QUERCE E CLERO NELL’OTTOCENTO A Caposele

Sfogliando il libro delle “Deliberazioni del clero di Caposele anni 1840-1920” troviamo che numerose querce erano site nelle contrade «Fiano e Valle di Gorgia, Minuto di Sopra, Casalini a Piani grandi, Valle di Porco, Conforti, Scordelle, Pasano, Lecina a Pasano, Pietra Tamburro, Limitoni, Macchie le Canne, Bairano, Serra Longa e Fondanelle» (Deliberazione del 2-10-1844), querce puntualmente danneggiate dalla povera gente locale la quale non solo rubava le ghiande ma di notte ne tagliava anche i rami, tant’è che il povero clero dovette giungere, in alcuni casi, ad assoldare un guardiano nella persona di un tale Emiddio Cervone che, facendosi costantemente il giro di tutti i fondi della Chiesa (e ne erano tanti) vigilasse, dietro compenso di dieci carlini al mese, a che le querce non venissero più sfregiate o addirittura «recise a mano franca da gente senza coscienza» (3-12-1844). Tale guardiano talvolta riuscì a cogliere sul fatto i “malfattori” che, più che essere gente malvivente e senza coscienza, come diceva il Clero, era gente poverissima, costretta dalla necessità a tagliare dalle querce qualche ramo per riscaldarsi.

Fu il caso di un certo Lorenzo Rossomanno del quondam Francesco il quale in località Valle di Porco, per riscaldare sè e la sua poverissima famiglia, tagliò dei rami alle querce di proprietà della Chiesa, arrecando un danno agli alberi stimato in sette carlini e mezzo. Il poveretto, però, fu beccato e subito denunciato al clero.

Si sarebbe dovuta iniziare una causa penale contro il sig. Rossomanno ma «il Clero, considerando che agendo in linea penale contro il suddetto Rossomanno pel danno arrecato alle proprietà della Chiesa si andrebbe a rifondere delle spese, essendo povero», non prese in considerazione questa soluzione, accontentandosi di esigere dal malcapitato «il solo importo arrecato in carlini sette e mezzo» (11-01-1845).

Le querce erano un grattacapo non solo per il clero secolare, ma anche per quello regolare.

I Padri Redentoristi che al momento della fondazione del convento presso la chiesetta di S. Maria Materdomini avevano avuto in cessione dal clero di Caposele diverse terre, nell’Ottocento dovevano ancora, per poter recidere «dieci ceppi inutili di quercia» chiedere il permesso al clero di Caposele e questi a sua volta ottenere la necessaria licenza dalla Curia Arcivescovile di Conza. Inutile dire che il Rettore di Materdomini Padre Raffaele Fusco C.SS.R., amato dalla gente, amico personale di re Ferdinando II delle Due Sicilie dal quale otteneva tutto ciò che voleva, rimase di stucco quando vide la sua richiesta prima corretta, perchè secondo i preti di Caposele le querce suddette erano «ancorchè in frutto» e non inutili come aveva sostenuto il Rettore, e poi se non bocciata, girata come prassi voleva all’Arcivescovo di Conza perchè da lui ottenesse la licenza sperata (12-05-1845). P. Fusco - che comunque avrebbe rimesso l’intero importo del taglio nelle mani del prete Procuratore del clero, ovvero di colui che curava tutte le rendite della Chiesa di Caposele - non si arrese e, alla fine di Maggio, ritornò alla carica facendo notare ai preti di Caposele come

di fatto le querce che voleva far tagliare erano davvero infruttifere e non, come aveva sostenuto il clero, ancora vigorose.

Il clero, accertatosi della veridicità di quanto il Rettore di Materdomini sosteneva, rispose al Fusco dicendo che come collegio sacerdotale non aveva «la facoltà di far recidere ne’ fondi appartenenti alla Chiesa albero qualunque, ancorché infruttifero come lo sono realmente i suddetti», pertanto incaricava il Procuratore don Pietro Santorelli di scrivere a Conza per ottenere dalla Curia Arcivescovile «l’analogo permesso onde potere senza scrupolosità di coscienza e responsabilità alcuna aderire ai desideri del prelodato Rettore» (30-05-1845). P. Fusco dovette comunque aspettare la risposta da Conza che manco sappiamo se arrivò.

Non mancavano casi in cui le quasi sacre ed intoccabili querce venissero tagliate, previa licenza dell’Arcivescovo. Ciò accadde nel Maggio 1845 quando il fondo più ricco di querce in assoluto della Chiesa di Caposele, sito in località Fiano, nel Comune di Calabritto, fu deliberatamente dal clero rasato a zero.

Fatta l’asta, chi si aggiudicò il lauto taglio fu un certo sig. Raffaele Trillo, il quale sborsò al clero la bella somma di trecento ducati. Purtroppo chi non ne trasse nessun giovamento fu il guardiano Cervone il quale, in seguito a questa decisione così drastica, perse il posto di lavoro.

Questi fu licenziato anche perchè il clero, iniziando a percepire sempre meno rendite dagli altri suoi fondi, dovette tagliare alcune sue spese (27-05-1845).

Fu sempre il taglio di alberi, questa volta però di tre noci legati alla cappella di San Vito, che permise al clero, nel Giugno 1845, di aggiustare la detta cappella bisognosa di restauri (1-06-1845).

Ad ogni modo, taglia oggi, taglia domani, si arrivò al 1847 in una situazione tale che le querce della Chiesa erano quasi tutte tagliate. Non potendone più, il Primicerio della Chiesa caposelese, don Tommaso Cozzarelli, si lamentò con i posteri di tutto quanto i suoi confratelli avevano deliberato in quegli anni: «Si noti per memoria dei posteri come il sottoscritto è stato sempre di contrario parere tanto per la ideata ampliazione della chiesa madre, quanto per la distruzione delle querce, e l’esito comprova la sua ripugnanza. La chiesa è irrimediabilmente crollante. L’organo, il coro, il quadro maggiore di molto prezzo e valuta disfatti. Le querce finite e il sottoposto terreno inutile perché non adatto a coltura. Il ritratto sciupato. Le antiche regole della logica non sono più in uso» (21-04-1847). Le querce, secondo il Cozzarelli, erano una rendita preziosa, e pertanto andavano tutelate e protette e non tagliate.

Ma così non fu. Tagli ancora ci furono per l’equivalente di sessanta ducati nel 1852; appaltatore sempre Raffaele Trillo (Deliberazione del 1852 senza mese e giorno).

Saccheggi ai rimanenti alberi ed appropriazioni indebite di territorio si ebbero in località Fiano di Calabritto da parte di un certo Luigi Napoliello e di altri calabrittani nel 1857, tanto da costringere in pieno inverno il procuratore del clero don Pietro Santorelli a mettersi in viaggio alla volta di Calabritto per verificare i danni arrecati, esigere il pagamento degli stessi, far sì che si procedesse alla «restituzione del fondo usurpato» ed agire penalmente «a tutto rigore di legge, a quale effetto sarà munito di procura speciale» (17-01-1856).

Insomma, i calabrittani non se la passarono liscia come il già citato Lorenzo Rossomanno di Caposele undici anni prima. In tal caso i preti adottarono, giustamente, il pugno di ferro.

Nell’estate del 1856 alcuni ignoti di Caposele procedettreo al taglio, di notte, di cinque alberi secchi di querce, siti a Pasano.

Vuoi perchè i ladri sentissero delle voci, vuoi perché avessero timore nel proseguire il loro lavoro, sta di fatto che, tagliati gli alberi, gambe in spalla fuggirono, lasciandoli sul ciglio della strada.

Tra il lasciarli lì a terra, rischiando che qualcun altro li rubasse, e il venderli a un certo D. Leonardo Giordano, il quale aveva vinto l’appalto per la costruzione della Regia strada rotabile che doveva passare nella zona, i preti caposelesi optarono per la seconda soluzione (3-08-1856).

Sempre al Giordano furono venduti altre due querce secche, totalmente prive di rami e altre tre a D. Carlo Corona di Caposele, sempre site a Pasano, dopo essere state valutate dal perito Vincenzo Cientanni (18-09-1856). Sei ducati provenienti dalla vendita di questi «sterponi di quercia» furono utilizzati per aggiustare alcune case di proprietà del clero site a S. Elia e distrutte dal sisma tre anni prima (16-12-1856). Sempre nel 1856 altri settanta ducati furono ricavati dal taglio di querce in diverse contrade di Caposele, alberi che furono «venduti alla spicciolata»(17-12-1856).

Dopo tre anni dal terremoto del 1853 Caposele era ancora tutta un cantiere edile. Il clero possedeva molte case che affittava a terzi ma che però erano state o distrutte o gravemente danneggiate dal sisma: servivano i fondi per poter procedere alla loro ricostruzione o riparazione.

Per tale motivo nel Dicembre del 1856 i preti chiesero all’Arcivescovo Gregorio De Luca il permesso di poter far piazza pulita di tutte le querce secche esistenti in tutte le proprietà della Chiesa di Caposele site per le diverse contrade del Comune.

Così facendo, il clero avrebbe guadagnato una bella somma di danaro, stimata almeno in 239,80 ducati che avrebbe potuto impiegare «nella ricostruzione di molte case dirute dall’orribile tremuoto avvenuto ai 9 di Aprile 1853» (8-01-1857).

L’Arcivescovo approvò quanto il clero aveva chiesto e così si potè procedere alle aste che riguardarono diversi settori comprendenti un certo numero di contrade; aste che ebbero tutte ottimo esito.

La vendita terminò un anno dopo e fruttò al clero ben 359,35 ducati, una cifra di molto superiore a quanto stimato precedentemente (12-05-1859).

Il clero oltre al legname vendeva anche le ghiande e per l’anno 1859 solo le querce site nelle contrade Pantanella e Valle di Porco ne produssero rispettivamente tomoli quattordici e quattro, venduti per sei carlini al tomolo a Nicola Pallante e Donato Colatrella (1-11-1859).

L’unità d’Italia sembrò risparmiare le querce della Chiesa di Caposele.

Difatti, dopo tale data nelle delibere del clero non si menzionano più le querce.

Ben altri argomenti figurano, però, al loro posto, quali la soppressione del Convento di Materdomini, l’organizzazione ecclesiastica interna, le processioni ed altro ancora. Ma tutte queste cose sono altre storie da raccontare...

Mario Sista

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8419

Attualità

Nella ricerca di prodotti artigianali senza glutine, qualche mese fa mi sono imbattuto in un dolcetto secco

molto invitante, il Pasticcetto, conosciuto anche col nome di Amaretto di Caposele.

Quando ho saputo che questa delizia è prodotta a pochi chilometri da Salerno, mi sono ripromesso di fare una visita al laboratorio dove viene lavorato per conoscere da vicino i segreti di questo dolcetto davvero molto interessante.

Sabato scorso, sono andato dunque a Caposele (Av), un piccolo centro raso a suolo dal terremoto che ha colpito queste zone della Campania il 23 novembre 1980. All’ingresso del paese mi attende Massimo Chiaravallo, 36enne proprietario dell’azienda artigianale che produce questo dolcetto. Lo seguo fino al parcheggio del centro di Caposele e poi proseguiamo con una sola auto il percorso per il laboratorio. Strada facendo mi mostra la parte del paese ricostruta dopo il sisma del 1980 e di tanto in tanto si vedono ancora le casette in legno utilizzate nei primi tempi da coloro che avevano perso la casa.

Arriviamo al laboratorio, posto sotto casa di Massimo, dove trovo, appena entrati, degli scaffali pieni di dolcetti (che tentazione vederli tutti lì) e al di là di una parete vetrata, la zona lavorazione dove domina con la sua imponenza il forno di cottura.

Questo Pasticcetto, inserito nel 2011 nell’elenco nazionale dei prodotti tipici (PAT), è realizzato usando dei prodotti naturalmente senza glutine: nocciole, zucchero e uova. Non contento di poter dichiarare l’assoluta mancanza di glutine in origine, Massimo mi mostra un certificato di analisi del prodotto effettuato presso un laboratorio specializzato, proprio a dimostrazione di quanto detto in

precedenza. In effetti non sarebbe possibile neppure la contaminazione, visto che il laboratorio è usato esclusivamente per la produzione di questo dolce. Mi faccio raccontare come nasce questo dolcetto e che ciclo produttivo viene utilizzato.

La sorpresa è che le nocciole provengono in gran parte dai terreni di proprietà della famiglia di Massimo e, dopo l’eliminazione del guscio in una azienda specializzata, vengono tostate e triturate all’interno del laboratorio, prendendo come tempi, due giorni della settimana.

Il terzo giorno viene effettuata la cottura dei pasticcetti, mentre gli altri due giorni di lavorazione vengono impiegati per l’impacchettamento e la preparazione delle scatole che vengono poi distribuite ai punti vendita.

Quindi il ciclo completo della lavorazione, che dura 5 giorni, avviene tutto all’interno del piccolo laboratorio e nessun passaggio viene effettuato all’esterno.

Questa impostazione non permette di avere grandi volumi di produzione, ma di certo fa sì che questa sia completamente artigianale e direttamente controllata da Massino e i suoi dipendenti. Il successo di questo dolce croccante è stato riscontrato anche al recente Cibus, tenutosi poche settimane fa a Parma, dove l’Amaretto di Caposele era presente.

Mentre assaggiamo qualche pasticcetto, chiedo a Massimo se il nome del paese è legato in qualche modo al fiume Sele, che ha la foce nella zona sud di Salerno, nei pressi di Paestum e Capaccio.

Effettivamente scopro che il fiume Sele ha origine in questo paese, ma non è il solo a nascere qui. Infatti a Caposele prende corpo qualcosa importante almeno quanto un fiume: infatti in questo centro irpino nasce uno degli acquedotti italiani più importanti, l’Acquedotto Pugliese, che

serve l’intera regione da cui prende il nome. Questa notizia deve aver dato luce ai miei occhi, perchè Massimo mi chiede immediatamente se mi va di vedere dove si trova il bacino idrico da cui parte questo enorme impianto. Non me lo faccio dire due volte e, lasciato il laboratorio, ci dirigiamo in auto verso la sorgente.

Arriviamo alla struttura, dove facciamo giusto in tempo per entrare e farci guidare attraverso i locali dove ci sono gli organi di controllo del flusso d’acqua e dove, attraverso delle pareti vetrate, è possibile osservare l’enorme flusso d’acqua da cui parte questa magnifica opera di ingegneria idraulica che distribuisce acqua potabile all’intera regione pugliese. Sono estrerrefatto dalla bellezza di quello che ho difronte e mi chiedo quanto lavoro deve esserci stato per la realizzazione di un’opera così imponente.

Il personale dell’acquedotto, che con tanta pazienza ha tenuto aperto la struttura per farmela visitare anche dopo il normale orario di lavoro, ci invita a visitare l’invaso da cui nasce tutto, che in questo momento è completamente ricoperto da un manto erboso sotto al quale si trova una struttura a protezione delle acque.

C’è anche una piccola fontana a cui non posso resistere visto che si tratta di acqua bevuta effettivamente alla fonte. Il buio incombe e facciamo ritorno al parcheggio, ma proprio mentre stavo per entrare in auto, noto nel piazzale lì vicino un enorme gigantografia della Gioconda di Leonardo da Vinci.

Chiedo a Massimo il perchè di quella immagine e mi racconta una cosa che le mie orecchie stentano a credere: a Caposele dal 28 aprile è stata installata una mostra delle macchine progettate e costruite dal genio toscano, tutte provenienti da Perugia, e

rimarranno nel centro irpino addirittura per due anni. Naturalmente non entro più in auto e mi dirigo con Massimo verso l’ingresso del padiglione che ospita questa mostra. Chiedo se è possibile visitarla nonostante l’orario, riuscendo ad ottenere uno un si da Giusy Meo, una delle volontarie che aiuta i visitatori ad avvicinarsi alle bellezze delle opere di Leonardo.

Resto all’interno dell’area espositiva per circa un’ora ad ammirare le opere esposte e ad ascoltare la descrizione che ne viene fatta, anche se in parte era di mia conoscenza, visto che sono stato da sempre attratto dal Genio toscano e proprio per questo mi sono sempre molto documentato sui suoi lavori.

La cosa bella è scoprire che una mostra del genere è stata allestita in un paese che ha un forte legame con l’acqua, una delle materie più studiate da Leonardo da Vinci.

Finita la visita, mi rendo conto che ormai è sera inoltrata e quello che doveva essere un salto al laboratorio dove nasce il Pasticcetto si è trasformato in un viaggio incredibile in una realtà affascinante attraverso le acque e il genio di Leonardo da Vinci.

Invito coloro che leggono a fare un giro sul sito caposele.info in cui è descritta la mostra di Leonardo e programmare una giornata dedicata alle bellezze che offre Caposele.

Che bello essere alla ricerca del gusto senza glutine e scoprire le realtà che la nostra Italia ci offre a pochi passi da casa.

da Nonsologlutine .it

Pasticcetto senza glutine, acqua e Leonardo da Vincidi Alfonso del Forno

Il Pasticcetto (Amaretto) prodotto da Massimo Chiaravallo inserito nei P.A.T. Prodotti Agroalimentari Tipici

Massimo Chiaravallo e Alfonso del Forno

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Anno XL - Agosto 2012 N.8420

Attualità

Da qualche mese nel nostro paese va di moda uno slogan "Lo conosci Leonardo", slogan

figlio di una campagna pubblicitaria che ha avuto l'intento di pubblicizzare l'arrivo, anche a Caposele, del Museo delle Macchine di Leonardo. Infatti dallo scorso 28 aprile il nostro Comune ha l'onore di ospitare, in una struttura allestita apposta, una serie di riproduzioni fedeli delle "macchine di Leonardo" che rappresentano ciò che erano i Codici che il maestro Leonardo Da Vinci ci ha lasciato in eredità. La mostra permanente, dedicata al genio vinciano, è stata fortemente voluta e realizzata a Caposele dall'OMPSI e dall'ordine dei Cavalieri Crociati di Malta in collaborazione con l'Assessorato al Turismo e Cultura del Comune di Caposele.

La selezione delle macchine in mostra è fortemente collegata agli studi di Leonardo sull'idraulica per un motivo fondamentale, il legame tra queste e la storia del nostro paese che in passato fu una forza economica trainante, per l'Irpinia e non solo. L'acqua era il vero e proprio motore delle nostre industrie: mulini, gualchiere, frantoi e tintorie che facevano di Caposele un importante centro di sviluppo economico. E così, è stato scelto il nostro paese e, in un'area recuperata nella zona del cantiere dell'aquedotto, è stato ricavato il nostro museo che contiene 22 riproduzioni delle macchine leonardiane.

Quella che vogliamo descrivere in questa sede però è la nostra esperienza in relazione a questo museo, quella di un gruppo di ragazzi che si sono ritrovati a condividere un'idea e si stanno occupando, seguendo un progetto che è ancora in evoluzione, di promuovere alcune attività turistiche del nostro paese.

Il nostro percorso è iniziato quando lo scorso mese di febbraio abbiamo risposto ad un bando promosso da Comune di Caposele, Proloco e dalla società Irpinia Turismo, con il quale si cercavano delle figure da istruire circa la conoscenza della storia e delle emergenze culturali e naturalistiche del nostro paese. Era prevista una selezione ma alla fine, per venire incontro alle esigenze di tutti, fu deciso di evitarla e di accettare tutte le domande pervenute. Eravamo 25 persone diverse, per età, percorso di studi, esperienze, ma questo non ci aveva impedito di avere le stesse aspirazioni rispetto alle possibilità offerte dalla promozione turistica del nostro paese. Iniziammo così, presentandoci alla prima lezione del corso, a confrontarci.

Una particolarità delle attività formative è stata sicuramente quella che i docenti sono stati tutti caposelesi, un misto di conoscenze tecnico-professionali e di esperienze di vita messo a nostra disposizione.

Le lezioni sono state molto interessanti, all'inizio forse troppo teoriche, ma si è spaziato a 360° sul tema del bene culturale e ambientale e del turismo visto come forma e strumento di sviluppo sociale,

culturale ed economico soprattutto per Caposele, un paese che nessuno di noi, ha scoperto al corso, conosceva poi così tanto, ma che ci piaceva e ci stupiva positivamente, particolare dopo particolare che assimilavamo.

E nel frattempo, si sta definendo un gruppo, il nostro, ancora per molti versi labile, ma che si compatta grazie all'obiettivo comune che abbiamo.

Un giorno poi, verso la fine del corso, venimmo avvisati della imminente inaugurazione del museo e dell’idea di fare una sperimentazione “sul campo”, dato che, dopo il lancio pubblicitario, iniziavano a giungere sia al comune che alla pro loco, richieste di visite.

Dalla teoria, ci veniva offerto di passare alla pratica, una pratica che, vogliamo ribadirlo, al momento è ancora fatta quale attività di volontariato, prestata fino a che non si consoliderà il sistema museale locale (cosa che, non lo nascondiamo, vorremmo accadesse quanto prima). Abbiamo così iniziato a studiare e a prepararci in modo funzionale per riuscire al meglio in questa piccola impresa e, dopo un primo periodo di logica problematicità, abbiamo iniziato a notare come, con questa esperienza, oltre ad aver aumentato il nostro bagaglio culturale, per molti di noi è migliorata la fiducia in se stessi e la padronanza delle attività.

Molto probabilmente anche perché l'esperimento diretto ci ha portato a dover affrontare senza mediazioni il nostro rapportarci a persone sconosciute che peraltro si aspettavano da noi cordialità e competenza. Senza contare la responsabilità rispetto all'immagine che si trasmette del paese, che comunque implica questa nostra attività.

Dal giorno dell'inaugurazione del Museo delle Macchine di Leonardo ad oggi, infatti, nel nostro piccolo paese sono arrivate già oltre 5000 persone, molte delle quali non erano neppure a conoscenza della nostra realtà, ma solo di quella molto più nota, del Santuario di San Gerardo Maiella.

Grazie poi al richiamo del museo delle macchine di Leonardo, molte persone hanno potuto apprezzare anche il resto, infatti, il Museo delle Macchine di Leonardo è solo l'ultimo tassello di un mosaico territoriale fatto di numerose attrazioni turistiche che vanno dal

Santuario di San Gerardo Maiella al Tempio Artistico di San Lorenzo, dal Museo delle Acque alle famose Sorgenti del Sele, dal Parco Fluviale all'oasi della Madonnina con la sua bella cascata; emergenze queste, che insieme ai nostri prodotti enogastronomici, ci hanno fatto entrare a pieno titolo nel panorama dell'offerta turistica di qualità in Irpinia.

Un viaggio fra Fede, Ambiente e Cultura, il nostro mini-tour, che è a disposizione di tutti coloro che ne fanno richiesta, infatti il Comune di Caposele, ha creato un sito web www.caposele.info dal quale è possibile prenotare, indicando nome, cognome, indirizzo e-mail e numero di telefono, la visita ad uno o a più siti turistici presenti sul territorio con la possibilità di avere durante il percorso, in sinergia con la Proloco, il supporto di noi guide locali, o se si preferisce, di noi nuovi esperti della storia e delle emergenze culturali e ambientali di Caposele.

Ma sempre noi siamo, che abbiamo scelto di provare a scommettere su questa terra, impegnandoci in prima persona e con l'obiettivo primario che si crei un indotto, nel quale poi, una volta consolidato, pensare anche ad attività imprenditoriali.

Il museo segue, per ora (che ancora si è in una fase pianificatoria) i seguenti orari di apertura : Sabato, Domenica e Festivi dalle ore 09:00 alle 13:00 e dalle ore 15:00 alle 20:00, mentre durante la settimana bisogna prenotare sul sito.

Caposele è un'esperienza da fare!...Vi aspettiamo!

Lo conosci Leonardo? L’ESPERIENZA DEL GRUPPO DELLE GUIDE LOCALI DI CAPOSELE

Il gruppo degli accompagnatori locali volontari in una foto ricordo nei pressi del Museo delle Macchine di Leonardo (AREA SORGENTI)

A CURA DEL GRUPPO DELLE GUIDE LOCALI

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8421

Attualità

Forse, per l’abuso giornalistico che se ne è fatto a Caposele negli scorsi mesi, alla stampa locale è sfuggito un appuntamento di tutto rispetto e di grande richiamo che, tirate le somme a conclusione della mani-festazione, può definirsi senza timore di essere smentiti, un vero e proprio evento memorabile.

Il 21 giugno scorso, infatti, si è ce-lebrata la Festa Europea della Musica; grazie alla pervicacia di “Radio Lontra” e all’impegno di decine e decine di giovani, Caposele si è simbolicamente unita a tantissime piazze del Vecchio Continente, per salutare il solstizio d’Estate, ricalcando inconsapevolmente le antiche orme di remoti riti sacri in cui era, appunto, la musica, il nume tutelare propiziatorio.

Si potrebbe, quindi, affermare che, in un’Europa che fatica a ritrovarsi politica-mente unita, i suoi giovani, seppure in un campo culturale non esaustivo, la musica, hanno saputo fare meglio e di più rispetto ad adulti ed anziani che si impaludano nelle sabbie mobili dello scontro fine a se stesso.

Qualche volta accade che una situazione ti induca a cozzare contro una realtà che cercavi di tenere sopita

perché il pigliarne consapevolezza ti avrebbe segnata con il marchio indelebile della disillusione.

Una sera di qualche mese fa, precisamente il 23 aprile, in occasione della Giornata mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, ci siamo ritrovati nell’aula polifunzionale per un incontro con Domenico Patrone (zio Mincuccio), durante il quale è stata presentata una sua raccolta di poesie titolata “Con gli occhi del ricordo”. Alcune di queste poesie, dedicate a Caposele, mi hanno riconsegnato per un breve lasso di tempo il paese di un volta; un paese intatto nelle sue voci, nei suoi antichi sapori, nella sua umanità. Era il paese visto dall’Osservatorio di una persona partita troppo presto ed alla quale è stata risparmiata la visione di una realtà diversa, una realtà che quotidianamente e inesorabilmente ci impone la fine di un tessuto sociale chiamato Comunità; una realtà nella quale le vicinanze, le condivisioni sono talmente precarie che basta un colpo di vento per farle saltare, per farle esplodere……….

A ricordare il paese di una volta, è rimasto qualche vicoletto dove prima i balconi, che quasi si toccavano l’un l’altro, stavano a indicare una prossimità non solo fisica ma intessuta

CAPOSELE UN PAESE SENZA COMUNITÀCesarina Alagia

di relazioni autentiche. Oggi, invece, il vicolo è solo uno spazio angusto dove troppe macchine turbano la sacralità del Silenzio, dell’intimità del quartiere (così come recita Vincenzo Malanga nella sua poesia “Chi ven’ a stu paiesu”).

I nostri paesi che rischiano di non avere più niente da offrire, sono divenuti i paesi ricordati solo in occasione di grandi eventi o di grandi tragedie, come il terremoto dell’80, che ha segnato lo “spartiacque” tra il paese che viveva fasciato dai racconti dei quali, come in un grande telaio, ognuno forniva il proprio filo per tessere un unico vestito di voci, di persone che stavano autenticamente insieme e formavano Comunità, ed il paese che incarna la visione di una persona cara che si sta spegnendo lentamente ed inesorabilmente.

Il terremoto ci ha consegnato un paese sfilacciato nelle relazioni e che va perdendo i suoi valori autentici, che giace sopito in una quotidiana e rassegnata apatia intellettuale, sociale e politica; un paese che si veste da “Villaggio Turistico” per alcuni giorni all’anno più per esibire a chi viene dalla città che per essere (veramente) e poi ripiomba nel suo letargo, nel suo impressionante “Autismo Corale”. Si potrebbe obiettare che a Caposele vi sono diversi gruppi operativi in svariati ambiti (culturale, sportivo, sociale, religioso, etc). E’ vero vi sono questi gruppi ognuno dei quali, persegue

un Obiettivo, ma a tutti questi gruppi manca la condivisione di un Fine Unico, che dovrebbe essere il perseguimento di quel Senso di Appartenenza, intorno al quale si dovrebbero sviluppare positive dinamiche relazionali di Ascolto e di dialettico confronto e non sterile Contrapposizione, che certo non giova al nostro paese, alla nostra gente.

Le mie sembreranno considerazioni troppo pessimistiche, ma sono fatte in maniera volutamente disincantata e realistica, né d’altra parte, sono dettate da un’ostinata e anacronistica nostalgia per il Passato dal quale bisogna comunque saper attingere per riuscire ad avere un Presente migliore.

Per ritrovare spaccati di quello che una volta era il patrimonio valoriale e culturale di Caposele, mi immergo, spesso, nella lettura di poesie che parlano del nostro paese o sfoglio le pagine della “Sorgente” che

rappresentano un prezioso spaccato storico e umano di Caposele e che, in quanto tale, andrebbero rivisitate dalle nuove generazioni affinché non si perda la conoscenza delle origini e della storia del proprio paese.

Per concludere, ritengo necessario che noi tutti si debba fare un “percorso catartico”, fatto di Umiltà e di senso di Responsabilità, attraverso il quale saperci riappropriare del vero senso di appartenenza alla nostra Comunità, una Comunità fatta di persone che cominciano a scambiarsi Parole Autentiche e che condividono, insieme, un’UTOPIA che prima o poi riusciranno a tradurre in realtà. Solo in questo modo potremmo restituire alle poesie di Cenzino, di zio Mincuccio e ai pensieri di quanti vivono lontani da Caposele, l’IMMAGINE di un paese che non rivive solo sulle ali della Nostalgia e del Ricordo.

LA FESTA DELLA MUSICA di Alfonso Merola

A partire dal tardo pomeriggio e fino alle prime luci dell’alba, grati alla tregua con-cessaci da Scipione l’Africano e da Caronte, si è riversato in Piazza Sanità qualche mi-gliaio di cittadini di ogni età, prima per ac-calcarsi lungo i viali dell’EAAP e dell’area museale dell’Acqua e poi per conquistare un posto nell’anfiteatro naturale del Parco Fluviale. Quella sera abbiamo scoperto che questi luoghi, progettati e piegati ad un valore d’uso ambientale rispettoso della Natura, sono in grado di ospitare un buon numero di presenze e di servizi all’utenza, lì richiamata dall’alternarsi , su due palchi, di una trentina di gruppi musicali di notevole spessore artistico e di gradimento per ogni tipo di uditorio.

Abbiamo anche registrato la potenza di reti quali Facebook che , se non caricati di solipsismo e di esasperazioni autoreferenti, sanno fare veri miracoli.

Chi poteva immaginare all’inizio che, assente la divulgazione informativa clas-sica, si sarebbe stati in grado di richiamare a Caposele tanti gruppi musicali sperimen-

tali, molto noti ai giovani e, tra l’altro, provenienti da varie regioni limitrofe e a “costo zero”?

Chi poteva pensare, infine, che questi gruppi musicali avrebbero attratto mol-tissimi consumatori di musica da ogni angolo della Campania?

Caposele è stata in passato, maestra di tanti appuntamenti “di massa”, si pensi alle sue feste dell’Unità o ai suoi Ferragosti, ma il valore d’inclusività e di apertura trasmesso da questo evento non ha paragoni.

Vedere, per esempio, mobilitati eser-centi locali ed operatori forestieri al servizio di tanti visitatori è stato, esso stesso, un unicum mai registrato prima.

E poi, si leggeva la soddisfazione una-nime sul volto di tantissime persone, quasi a riconfermare un antico modello caposelese che si fonda sul principio che ci si può divertire senza svenarsi finanziariamente senza, inoltre, pagare pedaggi strumentali ai costi impliciti della politica, quando si cela o si trasforma in spettacolo.

Resta l’auspicio che questo evento si ripeta negli anni a venire, diventando un appuntamento fisso equivalente ad una “mission” e conservando la freschezza, l’originalità e l’autonomia culturale che “Radio Lontra” ci ha saputo regalare in una bella giornata di giugno.

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Anno XL - Agosto 2012 N.8422

Quanti sono i giovani di origine irpina nel mondo?

Precisarne il numero, con i dati che abbiamo a disposizione, è praticamente impossibile. Ma sicuramente sono moltissimi e, quasi certamente, della terra di provenienza dei loro nonni e bisnonni sanno poco o nulla. Probabilmente, la gran parte di essi non parla italiano e anche se qualcuno ne mastica un po’ ha più familiarità con i vari dialetti delle nostre località che con la lingua madre italiana.

Sarebbe bello ed opportuno far riscoprire a questi giovani irpini nel mondo le loro radici attraverso la conoscenza dei tanti luoghi di cultura e di fede dell’Alta Irpinia. Protagonisti di questa operazione cul turale potrebbero essere gli stessi ragazzi del nostro territorio coinvolti in una produzione di un lavoro da destinare a coetanei, di origine irpina, residenti in un qualsiasi angolo della Terra, da loro stessi individuati. Riteniamo che questa iniziativa possa contribuire a far recuperare a chi è lontano da noi l’identità delle proprie origini e l’orgoglio di essere i discendenti di un popolo onesto e lavoratore.

E, allo stesso tempo, possa anche contribuire a valorizzare la presenza dell’italianità nel mondo. L’iniziativa interessa soprattutto l’Alta Irpinia, in particolare quei comuni in cui sono operanti Istituti Scolastici di istruzione superiore: Lioni, Caposele, Sant’Angelo dei Lombardi, Nusco, Montella, Vallata, Bisaccia, Calitri e Lacedonia.

Il territorio dell’Alta Irpinia ha una grande ricchezza paesaggistica, culturale e di opere ingegneristiche relative alle sue copiose sorgenti di grande portata, ricchezza che si deve promuovere e sviluppare perché può costituire una potente attrazione d’interesse turistico ed economico. Degni di particolare attenzione sono i borghi e le numerose chiese ricche di storia e di opere d’arte: l’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi, il Convento di S. Francesco a Folloni a Montella, il Santuario di San Gerardo Maiella a Materdomini (Caposele), il Castello Candriano a Torella dei Lombardi, il borgo medioevale di Rocca S. Felice. Non si possono, infine, trascurare le bellezze paesaggistiche dei Monti Picentini con i luoghi più significativi di Laceno e dell’oasi della caccia di Senerchia.

Altrettanto importanti sono le opere di ingegneria civile che riguardano le opere di captazione delle sorgenti del Sele a Caposele e quelle del Calore a Cassano Irpino.

L’economia dell’Alta Irpinia è storicamente costituita, in prevalenza, da imprese di piccola e media dimensione, operanti nel settore agricolo ed

Cultura

UN RITORNO ALLE RADICII LUOGHI DELLA CULTURA IN ALTA IRPINIA

artigianale, rafforzata negli anni ’80 dagli investimenti industriali, realizzati ex L. 219/81. In fase di espansione sono da segnalare i servizi connessi al settore terziario. È, comunque, l’agricoltura che si configura come il settore prevalente. Infatti, secondo i dati forniti dalla CCIAA di Avellino, nei soli comuni appartenenti alla Comunità Montana Alta Irpinia sono 2770 le aziende agricole.

Il limite maggiore delle imprese agricole è, comunque, in tutta l’Irpinia, l’eccessiva polverizzazione e la mancanza di un reale approccio imprenditoriale nella gestione, soprattutto rispetto al mercato. Sicuramente si tratta di un settore che presenta potenzialità interessanti, ma la strada verso una gestione più competitiva sembra lunga.

Per quanto riguarda, invece, il settore secondario, il territorio si caratterizza per la presenza di nove nuclei industriali realizzati con l’attuazione della Legge 219/81. La rete dei servizi non ancora esaurientemente efficiente e l’assunzione di modi comportamentali non proprio corretti da parte di imprenditori con pochi scrupoli hanno determinato la crisi di molte aziende.

Tuttavia, il problema cardine del settore industriale resta la formazione e la presenza in loco di personale tecnico che sappia padroneggiare le nuove tecnologie. Le attività terziarie di servizio alle imprese ( ricerca, gestione, consulenza, ecc.) risultano scarsamente diffuse, nonostante le necessità delle aziende industriali. In fase di espansione sono, però, le attività connesse al turismo, il quale interessa per la gran parte i beni storico – culturali come l’Abbazia del Goleto fondata da San Guglielmo da Vercelli intorno al 1132.

E’ questo un vasto complesso di edifici, comprendenti due corpi distinti di fabbriche, l’una medievale, l’altra secentesca, opera del Vaccaro. Nel 1807 il sovrano di Napoli, Giuseppe Bonaparte, soppresse l’Abbazia. Dal 1807 al 1973 il monastero restò abbandonato e gli appelli per il recupero del venerato monumento risultarono vani. Così chiunque poté trafugare portali e pietre, i tetti e le mura crollarono, i rovi diventarono padroni incontrastati insieme ad animali di ogni tipo. Solo il casale dei contadini continuò la sua vita secolare.

Il periodo d’oro abbraccia circa due secoli, poi dal 1348, anno della peste nera, la lenta inesorabile decadenza.

Oggi, dopo i recenti lavori di restauro, possiamo ammirare alcuni tesori artistici che resero famoso il Goleto. A Rocca S. Felice si può ammirare il Castello medioevale. La fortificazione venne edificata in epoca longobarda. Essa è ricordata soprattutto perché nelle sue segrete fu rinchiuso dall’imperatore Federico II suo figlio Enrico nel 1236. I resti sono stati restaurati dopo il

terremoto del 1980, quando fu anche rifatto il borgo sottostante. Suggestivo e mistico si erge il Santuario di San Gerardo Maiella che sorge sulla collina di Materdomini.

La fama di questo luogo si deve al Santo che giunse nel 1754 al convento dei frati Redentoristi, fondato da Sant’Alfonso Maria De’ Liguori.

Dopo la sua morte avvenuta il 16 ottobre 1755, la fama di santità si diffuse celermente. Il 29 gennaio 1893 Gerardo Maiella fu beatificato a Roma da Papa Leone XIII. Con la beatificazione i pellegrini accorsero alla sua tomba e i Redentoristi pensarono di ampliare il piccolo tempio dedicato alla Vergine. Il Beato è divenuto poi San Gerardo Maiella dopo la canonizzazione avvenuta l’11 dicembre 1904 ad opera del Papa Pio X. Nel 1974 venne eretto un nuovo e più ampio Santuario con ampi locali per accogliere degnamente i pellegrini.

Il santuario era in stile neoclassico a croce latina e a tre navate, oggi del tutto inesistente perché distrutto a causa dell’ultimo terribile terremoto. Il nuovo Santuario è stato riaperto al culto nel 2000.

Il Convento di San Francesco a Folloni di Montella, altro prezioso bene storico-artistico, vanta una storia plurisecolare che ha inizio nel XIII secolo. Il monastero ospita un museo di arte sacra e di oggetti legati alla storia locale, di varia cronologia. Tra questi, particolare rilievo occupano i reperti relativi alla sepoltura del conte Diego Cavaniglia, vissuto nel 1400, scoperti sotto il monumento sepolcrale a lui dedicato.

La biblioteca del convento è stata ultimamente sistemata nell’antico dormitorio cinquecentesco e vanta un patrimonio bibliografico di circa 20.000 volumi, dei quali 5000 coprono l’arco cronologico che va dal 1500 al 1800. Degno, altresì, di considerazione è il Castello Candriano di Torella dei Lombardi. Fu costruito nel XII-XIII secolo, dalla famiglia dei Saraceno, su strutture preesistenti d’epoca longobarda. Dopo il sisma del 1466, fu munito di due torri cilindriche tuttora visitabili, una con funzione difensiva che accoglieva le postazioni di tiro, l’altra con funzione di servizio. Verso la metà del 1500 divenne proprietà dei Caracciolo, i quali tennero il possesso dell’edificio fino al 1959, quando divenne proprietà comunale. All’interno del castello, ricostruito a seguito del terremoto dell’80, è possibile apprezzare gli ambienti con scene graffite, realizzate nel XIV secolo, le torri e i locali sotterranei dove, in 12 vetrine distribuite in cinque sale, sono esposti circa 30.000 reperti rinvenuti nel corso degli scavi archeologici.

L’Irpinia sin dai tempi antichi è stata attraversata da numerosi popoli: Etruschi, Greci, Sanniti, Romani, Goti, Longobardi, Bizantini che l’hanno arricchita di un patrimonio culturale di notevole importanza.

E’ una terra ricca di storia, cultura e tradizioni, terra antica, nasconde infiniti percorsi tutti da scoprire.

Ai monumenti e ai reperti archeologici si affiancano le antiche tradizioni enogastronomiche che costituiscono un validissimo strumento di conoscenza della nostra storia e della nostra cultura. Numerose sono le iniziative che sono state adottate da parte di Enti istituzionali per valorizzare le tipiche produzioni irpine, che sempre di più si stanno affermando per la loro genuinità.

L’Alta Irpinia è terra di vini, la cui generosità è riconosciuta da marchi DOC, IGP, DOP e DOCG; Fiano di Avellino e Aglianico di Taurasi sono gli esempi più significativi.

Ma non si può non accennare all’olio extravergine di oliva, ai funghi, ai fichi, ai tartufi, al miele, al peperoncino piccante, alle noci e nocciole, alla castagna DOC e IGP di Montella, ai formaggi freschi e stagionati, ai latticini e ai salumi.

La genuinità di tali prodotti si associa alla bontà della pasta fresca fatta a mano (lagane, gnocchi, ravioli, cavatielli, fusilli, orecchiette, matasse e cecatielli) e al gusto prelibato e antico della “menestra con la pizza di mais, dei mogliatielli, delle salsicce e delle soppressate”. Tutti questi prodotti costituiscono una importante fonte di lettura del nostro territorio che la classe dirigente non dovrebbe ignorare, così come dovrebbe suscitare la giusta attenzione l’artigianato locale.

Da sempre si tramandano in Alta Irpinia, di generazione in generazione, i segreti e le tecniche di lavorazione di materiali diversi. Tali attività, oggi, sono ancora vive e rappresentano un esempio dell’abilità e della perizia di lavorazione dei nostri artigiani.

La lavorazione della pietra a Fontanarosa e a S. Andrea di Conza, le terracotte di Calitri e le botti per il vino di Caposele costituiscono solo le punte di diamante dell’artigianato locale. Le bellezze e le risorse dei nostri paesi sono enormi, penetrano nelle pieghe più profonde del nostro essere infondendo e rivitalizzando il senso di appartenenza che predispongono ad una percezione di pace, di armonia, di solidarietà e di autosufficienza, sentimenti che, in un momento di profonda crisi morale ed economica, costituiscono il tappeto su cui si poggiano la nostra salute, la nostra realizzazione personale, il futuro dei nostri giovani, il recupero della propria identità etnica e culturale per i discendenti dei nostri emigrati.

di Dora Garofalo

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8423

Storie

Appena possibile, singoli o sposati, gli Italiani emigrati in Australia, con figli o senza, per non

morire di denutrimento, fuggivano via per andare ad abitare in affitto anche in angusti garage adattati ad abitazioni. Dato il rapido aumento della popolazione, le case spaziose e comode scarseggiavano e il costo del fitto di quelle disponibili non erano economicamente convenienti per gli emigranti appena giunti in Australia. Tanti emigranti mi hanno confessato che sia per la dieta tradizionale australiana sia e soprattutto per il tipo di vita angusto e disagiato incontrato in Australia e per la grande nostalgia, per un paio d’anni non disfecero la valigia di cartone per tenersi sempre pronti a tornarsene in Italia.

La Latrina. Per mancanza della rete fognaria, la latrina veniva costruita all’esterno, a pochi passi dalla casa. Consisteva e consiste ancor oggi, sebbene migliorato nel suo aspetto esterno, in uno sgabuzzino di forma quadrata di cm.91 di lato e m.2,50 alto, senza finestre, coperto con lamiere. L’interno è munito di un posto a sedere con un foro al centro di circa cm. 40 e immediatamente sotto il sedile un secchio mobile di circa 15 litri di capacità, in cui finivano gli escrementi umani e simili. Il secchio, chiuso, di primo mattino,veniva scambiato con uno vuoto tutti i giorni e portato via a spalla e caricato su un apposito mezzo di trasporto dal personale del Servizio Nettezza Urbana del Comune.

Lo sgabuzz ino dopo un certo numero di anni, un po’ sarcasticamente, venne definito dai giornali come ‘Un Pezzo di Grande Opera d’Arte Australiana ( The Great Australian Master Piece ).

Il POZZO NERO. Negli anni settanta le nuove case delle aree dello sviluppo urbano furono dotate del pozzo nero, meglio, di due pozzi neri in serie esterni e di un altro vano per la latrina interna. IL pozzo nero era collegato alla

strada comunale con appropriata tubatura e vuotato da apposite autobotti periodicamente o dietro chiamata, il quale, però, se non vuotato in tempo il luridume finiva in mezzo alla strada o nel giardino intorno all’abitazione o nel giardino del vicino di casa .

E che giardini e che strade! Dove mosche ed insetti simili trovavano abbondante sostentamento. In quei tempi le strade dei paesi o delle città e anche della campagna australiana erano invase dalle mosche ed insetti simili. Gli australiani per ripararsi dal gran caldo e dalle mosche, si coprivano il capo con caratteristico cappello; all’estremità della sua falda vi erano attaccati tanti piccoli cilindri di sughero pendolanti, i quali erano uniti alla falda stessa con fili speciali.

Nonostante ciò, di tanto in tanto le persone usavano le mani, compiendo larghi movimenti che spesso gli stranieri interpretavano erroneamente come un cortese saluto.

Uno dei tanti libretti umoristici, giunto in libreria negli anni 80, fu scritto da una giovane Australiana dal titolo ( The ugly Australians ) I Laidi australiani, oggi chiamati barboni australiani. In quel libretto vi era riportata la seguente curiosa storiella.

Un Gentiluomo inglese ritornato in patria dopo una breve permanenza in Australia, richiesto circa le sue impressioni sull’Australia, così rispose: “ L’Australia è molto bella; eccetto il clima, le mosche e gli australiani laidi.

Poi ar r ivò nei negozi la bomboletta aerosol nebulizzatrice, detta anche bomboletta aerozona per la casa e per le aree circoscritte, comode durante le scampagnate. Le quali permisero agli australiani di poter rilassare le proprie braccia, stanche per il costante lavorio a cui esse erano sottoposte per evitare le irritanti punture e il ronzio assordante delle mosche e simili insetti.

Tutti o quasi tutti gli australiani approfittarono per farsene una giusta provvista; ne avevano sempre una in tasca o nella borsetta

a portata di mano con la quale di tanto in tanto spruzzavano aerosol sul viso, coprendosi gli occhi, e sulla pelle delle braccia nude. Erano molto usate anche le bombolette aerozona.

Dal 1980 in poi la rete fognaria fu estesa, dove fu possibile, a tutto il Continente Australiano; e tanti di questi problemi furono risolti.

Gli Emigranti Italiani dopo tanti anni di vita australiana, ricordano ancora l ’Epoca della latrina, Capolavoro Australiano e dei pozzi neri, ecc, che ancora sono in uso nelle fattorie, nei piccoli vecchi paesi senza sistema fognario e nei cantieri di costruzioni edili, stradali, ecc. Gli Emigranti Italiani, come tutti gli emigranti in generale giunti in Australia, di lavoro ne trovarono subito e tanto.

Dopo qualche settimana, però, gran parte di loro notò che la paga non era quella che avevano sognato. Era la paga minima sindacale senza incentivi. L’unico modo per aumentare l’entrata di danaro sarebbe stato quello di fare lo straordinario quando c’era. Cioè fare ‘ LA DOPPIA ‘ o ‘LA TRIPLA.

Lavorare continuamente, eccetto il tempo per la colazione; sedici ore o ventiquattro ore su ventiquattro con un giorno di riposo pagato. Soltanto nelle Acciaierie la paga del sabato era una volta e mezza; la domenica era doppia.

Questi lavori straordinari, però, non capitavano tutti i giorni e non capitavano a tutti. Così alcuni cercarono e molto spesso ci riuscirono, di corrompere i supervisori con regalie varie.

Presso le Acciaierie di Port Kembla negli Anni 1960 – 1980 si fecero molti simili straordinari. La

gran parte degli emigranti non erano abituati a fare questi massacranti straordinari; specialmente LA TRIPLA.

Duran te ques to spec ia l e straordinario la capacità di tenere gli occhi aperti per 24 ore di fila, si riduceva a zero o quasi.

Era debilitante lavorare senza sosta così tante ore. Nelle ultime ore del turno di lavoro, le probabilità di fare errori, o infortunarsi era altissima e il rendimento scendeva sotto il dieci percento.

L’espressione facciale di un lavoratore al termine della tripla faceva paura.

Occhi continuamente spalancati, pupille dilatate ed immobili, viso sporco e sbiancato, andatura un po’ barcollante, barba lunga, capelli arruffati, concentrazione quasi zero. Ma nel viso di quell’operaio vi si poteva anche leggere lo stato d’animo di una persona contenta, con una punta d’orgoglio, perché la prossima busta paga sarebbe stata molto più gonfia di dollari australiani.

Per gli Italiani Emigrati in Australia significò un sogno divenuto realtà. Peró, dopo un certo tempo, usando una espressione medica, non mancarono gli effetti collaterali dannosi per il cuore e per le altre membra del corpo umano con conseguenti problemi in famiglia.

( Continua nel prossimo num. )

di Giuseppe CeresGli Italiani emigrati in Australia

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Anno XL - Agosto 2012 N.8424

DAL NOSTRO ARCHIVIO

LA SORGENTE40 ANNI

DI STORIAI QUARANTA ANNI DE

“LA SORGENTE”

To r n a r e i n d i e t r o n e l tempo,quando si sono passati gli "anta" ... è malinconicamente piacevole! Il ricordo assume le sembianze di una persona amata che ci accarezza dopo averci detto addio. Attimi magnifici, momenti luminosi, situazioni meravigliose si rincorrono. Anche gli spaccati bui fanno la loro apparizione, ma vengono subito allontanati perchè, ognuno di noi è il regista, il produttore, lo spettatore del proprio passato.Oggi il gioco della memoria si snoda nelle strade e tra la gente della Caposele di circa 40 anni fa."La Sorgente" emise il suo primo vagito. Il mitico giornale, nato con l’impegno, la disponibilità l’amore dell’ingegnere Nicola Confort i s i affacciò sul palcoscenico dell'editoria e, con semplicità e con modestia, quasi in punta di piedi, occupò il posto che, ancora oggi, egregiamente conserva.Già il nome era un trionfo. Caposele è un paese in cui le acque genuine abbondano e si offrono.Bast i pensare al grande Acquedotto che di Pugliese ha solo il nome, ma che in realtà è l’Acquedotto del Sele, l’Acquedotto di Caposele.

Anno 1975 – Piccolo Conservatorio Musicale a Caposele: il prof. Basilio Muto in una foto ricordo con le piccole allieve e con Nicola Conforti, Amedeo Pariante e Fernando Cozzarelli Anno 1948 – Inaugurazione della Fontanina del Piano.

Anno 1947 – I pionieri del calcio caposelese: un omaggio a Leuccio Cuozzo (ultimo a destra in prima fila)

Una foto degli anni '50 :è tempo di elezioni amministrative

Graziuccia La Manna e Salvatore Corona in una foto del 1970

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8425

Ricordo di Antonio Maresca. Nella foto con Amerigo Conforti e Salvatore Caruso

Anno 1976 : allestimento di un numero de “La Sorgente”. Da sinistra: Angelo Sturchio, Salvatore Testa, Nicola Conforti, Emidio Alagia e Emidio Vetromile.

N a t a l e 1 9 8 0 : raggruppati intorno ad un falò allestito per l’occasione gli sfollati del terremoto. Ci troviamo in uno dei campi messi a disposizione a Paestum dal dott. Salvatore Bosco di Montella.

Felicetta Alagia, Salvatore Corona ed altri inservienti della Casa del Pellegrino in una foto del 1970 con alcuni prelati.

I l g ioco de l le pignatte in piazza Dante. Correva l’anno 1978.

In ricordo della “tre giorni studentesca” organizzata dal Preside Altieri del Liceo di Caposele

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Anno XL - Agosto 2012 N.8426

Usi, costumi, tradizioni, racconti e leggende

In quegli anni, una ragazzetta “per bene” che, entrata in pubertà, avvertiva per la prima volta un’attrazione dichiaratamente

“strana” per un coetaneo, non aveva per niente le idee chiare sulle faccende di amore, ma una cosa la conosceva bene: non doveva in nessun caso “far parlare di sé”! Per questa ragione, era prassi pensare che il solo farsi scoprire nell’atto di confabulare con l’altro sesso costituisse un pericolo, anzi due.

Il secondo di questi era costituito dal castigo inferto dal genitore di turno per l’aver contravvenuto alle regole.

Ma il primo era speciale: trovarsi in quelle circostanze era dichiarato “un pericolo” in se stesso, anche se non appariva chiaro il perché, a causa di mancate spiegazioni sull’argomento. Per cui, alla paura si aggiungeva un senso di avventura, comune al commettere un qualsiasi atto proibito, misto a sensazioni sconosciute.

IN QUESTA RUBRICA INTENDIAMO FAR RIVIVERE VECChI TEMI DELLA VITA DEL PAESE, RICChI DI FASCINO E SUGGESTIONE. RACCONTEREMO FATTI, LEGGENDE, USANZE, COSTUMI POPOLARI, CANTI PAESANI E POPOLARI, COMUNI A TANTI PAESI DEL NOSTRO CIRCONDARIO.IN QUESTO ARTICOLO MILENA SORIANO RACCONTA EPISODI ChE RICORDANO MOLTO DA VICINO LE NOSTRE SCAMPAGNATE MATTUTINE A MATERDOMINI IN OCCASIONE DELLE NOVENE A SAN GERARDO.

SANTA MARIA DEL PIANO di Milena Soriano

Di conseguenza, tutto ciò aveva un effetto tale sulla ragione, che pur di sentire battere più forte il cuore, il nodo in gola, lo stomaco in subbuglio e confusione nella mente, anche la ragazzina più timida era attratta dal contravvenire.

Quindi diventò imperante un tacito accordo tra compagne: coprirsi a vicenda nel compiere scorribande “fuori Paese”. Così, come baccanti danzanti, con occhi lucidi, le gote in fiamme, belle più che mai, perché solo la giovinezza e la purezza danno certe espressioni, si poteva vederle in gruppi di 2 o 3, sottobraccio, sorridenti, scendere per la curva che portava fuori al paese.

Festanti, furtive, con passo lento, prendevano la via verso il passaggio a livello che portava alla cappella di S. Maria del Piano.

Appena fuori, in mezzo al verde, e prima che la strada iniziasse a salire, improvvisamente sbucavano dal nulla

i “giovanotti”, che per non essere da meno, in gruppo, iniziavano a seguirle poco discosti, allegri e ciarlieri. Non so quali pensieri abbiano potuto confluire nella mente di un osservatore di quella strana processione. Sta di fatto che la maggior parte delle volte, tali scorribande si riducevano solo a quanto detto.

Ovvero: dopo qualche minuto di cammino il caldo, unito allo sforzo per percorrere il tratto in salita, rallentava il passo, la distanza tra i gruppi diminuiva, qualche temerario, acceso in volto, affiancava le fanciulle, che ancora più rosse in viso, ridacchiavano sgomitando.

Qualcuno tra i ragazzi iniziava a chiamarle per nome, a farle complimenti. Qualche coraggioso più “esperto” dopo 5 o 6 di queste siffatte passeggiate, riusciva anche a dichiararsi.

Per la maggior parte delle volte, i discorsi tra i due gruppi avvenivano

a distanza e, quasi sempre, il ragazzo si rivolgeva all’amica della giovane che lo interessava. Cosicché tra risate, fermate, richiami e discorsi tra interposte persone, giungevano alla chiesetta, entravano se era aperta, per fare una preghiera. Poi, dopo un breve riposo seduti su di un muretto, i due gruppi, sempre separati, prendevano la via del ritorno.

Per la discesa erano ripetuti i rituali dell’andata, ma con voci più stridenti, con fare più eccitato perché la passeggiata volgeva al termine e bisognava carpire quante più sensazioni possibili! Giunti di nuovo al passaggio a livello i ragazzi sparivano nello stesso misterioso modo con cui erano comparsi.

Le ragazze, accaldate eccitate, riprendevano la salita verso il paese, scambiandosi confidenze, pensieri e sensazioni. Tutte con l’espressione in viso del vincitore o di chi ha compiuto un atto memorabile.

Cari giovani,so che in questi giorni fervono i preparat iv i

del grande evento del 6 luglio. Certamente, salute permettendo, ci sarò anch’io insieme a molti di voi.

So che in questi giorni è in allestimento anche La Sorgente, per cui approfitto per inviarvi un mio pensiero .

Cari giovani, molti di voi che saranno in futuro i naturali amministratori, vi esorto a fare esperienza di questo caso; ci vorrà pazienza e fiducia nella giustizia e nelle istituzioni perché prima o poi, quando si è nel giusto tutta la verità emerge.

Salutandovi caramente, mi viene da ricordare una vecchia massima:”Chi lotta con giustizia e lealtà, alla fine vince sempre”.

Questa volta non ha vinto né perso nessuno, ha vinto Caposele grazie al costante lavoro, onesto e serio, di tutta l’amministrazione.

Con affetto

APPELLO AI GIOVANI

di Emidio Alagia

SANTUARIO DI SAN GERARDO

TEMPIO ARTISTICO DI SAN LORENZO

MUSEO MACCHINE DI LEONARDO

MUSEO GERARDINO MUSEO DELLE ACQUE PARCO FLUVIALE SORGENTI DEL SELE

Città di SorgenteMinitourDa Visitare

Comune di Caposele

BENVENUTI A

CAPOSELEBENVENUTI A

CAPOSELEC

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SALVATORECONFORTI.pdf 1 03/07/12 14.53

La nuova cartellonistica turistica di Caposele

MinitourDa Visitare

Comune di Caposele

PARCO FLUVIALEOASI DELLA MADONINNA

SANTUARIO DI SAN GERARDO

TEMPIO ARTISTICO DI SAN LORENZO

MUSEO MACCHINE DI LEONARDO

MUSEO GERARDINO MUSEO DELLE ACQUE

PARCO FLUVIALE SORGENTI DEL SELE

info e prenotazioni su: www.caposele.info

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Page 27: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8427

I rapporti tra il Comune di Caposele e la Comunità Redentorista del Collegio di Materdomini, in genere, sono stati collaborativi e di reciproca

comprensione. Talvolta, però, sono stati segnati da scambievole diffidenza, se non da palese ostilità, come la vicenda che stiamo per narrare.

Il 19 dicembre 1820, al tempo del Governo costituzionale del Regno delle Due Sicilie, gli amministratori comunali di Caposele inoltrarono alla “Commissione di esame e tutela della Costituzione” un ricorso contro l’arcivescovo della diocesi di Conza, di cui faceva parte Caposele, nel quale accusavano il presule, Michele Arcangelo Lupoli, di atteggiamenti e comportamenti anticostituzionali e di agire di concerto con i Padri Redentoristi del Collegio di Materdomini per “distogliere i popoli dal nuovo regime costituzionale”. Gli amministratori di Caposele chiedevano che l’arcivescovo Lupoli fosse richiamato a Napoli per essere sottoposto a giudizio, che fosse abolito l’Ordine dei Padri Redentoristi e soppresso il Collegio di Materdomini “con erigersi in quel locale un Liceo Marziale, essendo un’ottima posizione nel centro del Regno, sopra i due valli dell’Ofanto e del Sele, lontano da altri luoghi di pubblica educazione”.

Cosa aveva spinto gli amministratori di Caposele ad assumere una posizione così dura ed intransigente contro la comunità Redentorista di Materdomini?

Eppure, i Padri, tramite le missioni, predicando una devozione semplice e lontana dal groviglio dei barocchismi, dalle pratiche magiche e dalla superstizione, avevano svolto e svolgevano un’importante opera di evangelizzazione e di recupero sociale delle popolazioni della zona. Per individuare le cause della strana proposta dell’amministrazione laica di Caposele occorre, necessariamente, risalire al contesto sociale e politico del tempo. L’attività prevalente degli abitanti della zona era quella agricolo-pastorale, che veniva esercitata dalla famiglia dell’affittuario o del colono, mentre il bracciantato agricolo trovava sbocco, per pochi mesi all’anno, nelle terre di Puglia, ove si recava per la mietitura.

Tutta la zona era chiusa, isolata e senza sbocco per il commercio dei suoi prodotti, che in prevalenza erano il grano e soprattutto l’olio. Le Valli del Sele e dell’Ofanto erano troppo lontane sia dal grande centro di consumo che era Napoli, sia dal grande centro di esportazione che era Barletta. Mancavano le strade e le pochissime che c’erano divenivano d’inverno pressoché impraticabili per la neve e le frane.

Diffuso era in una situazione così degradata il brigantaggio. Qui lo Stato con le sue leggi, con la sua burocrazia e con i suoi eserciti non arrivava. I boschi erano il regno incontrastato del banditismo. Anche l’organizzazione del clero non

di Michele Ceres

Quando gli amministratori comunali di Caposele proposero la soppressione della Congregazione dei Padri Redentoristi

favoriva l’evolversi e il miglioramento delle condizioni di vita della gente. Contrariamente a quanto avveniva nell’Italia del nord, ove l’ordinamento ecclesiastico si reggeva sulla parrocchia, che costituiva il principale punto di aggregazione sociale per le popolazioni e, allo stesso tempo, uno dei grandi motori dello sviluppo agricolo, nel Regno delle Due Sicilie l’ordinamento ecclesiastico si basava, invece, sulla cosiddetta “chiesa ricettizia”. Una corporazione religiosa, un’opera pia, un laico facoltoso o anche una università, cioè un comune, potevano erigere un beneficio presso una chiesa, riservandosi il diritto di indicare al vescovo il nome dei preti titolari, che dovevano essere nativi del luogo.

Questi godevano della rendita della chiesa ed eleggevano, nel proprio ambito, un “preposito” o “vicario curato” o “arciprete”, che aveva la responsabilità diretta della cura delle anime. L’interesse prevalente dei preti “partecipanti” o “porzionari”, così come venivano chiamati i preti che partecipavano alla spartizione della rendita della chiesa,non era, quindi, la cura della anime, bensì l’espansione della massa patrimoniale della loro chiesa.

Come facilmente si può dedurre, far parte di una “ricettizia” non era, nella maggior parte dei casi, il frutto di una sincera vocazione, ma una concreta scelta professionale e politica.

Non era facile, comunque, entrarne a far parte e ciò alimentava il risentimento dei preti che venivano esclusi, cioè dei preti detti“non partecipanti”. Le “chiese ricettizie” erano, per loro natura, diffuse nelle zone rurali del Regno e non nelle città, ove non vi erano fondi agricoli da gestire. Nelle Valli del Sele e dell’Ofanto tutte le chiese dei vari paesi erano “ricettizie”. Un preoccupante malcontento serpeggiava tra il clero “non partecipante”, che, per questo, mostrava simpatia non dissimulata verso la setta insurrezionale della “Carboneria”, entrandone, spesso, a far parte. Il clero secolare era, perciò, diviso, tra i fedeli ai Borbone e gli insurrezionalisti della “Carboneria”. Filogovernativa era, invece, la Comunità dei Redentoristi fondata da Sant’Alfonso dei Liquori, che il 5 dicembre 1747, con atto rogato in Caposele dal notaio Gerardo Ilaria, aveva ottenuto dall’arcivescovo di

fu offerta dalla lettera dell’arcivescovo di Conza, datata 29 novembre 1820, indirizzata “Ai deputati al parlamento nazionale del Regno delle Due Sicilie”, con la quale il prelato manifestava il suo risentimento verso il progetto di modif ica cost i tuzionale che concerneva “ la tolleranza del privato esercizio di altra religione”, ovvero il riconoscimento dell’esercizio da parte di privati cittadini di qualsiasi altra religione, diversa da quella cattolica.

Era inevitabile che una simile posizione, condivisa e sostenuta dai Redentoristi, pur dettata da zelo pastorale, assumesse colorazioni polit iche e venisse considerata reazionaria e anticostituzionale in quell’agitato clima politico coevo ai moti rivoluzionari del 1820-21.

L’istanza degli amministratori comunali di Caposele, non condivisa ed osteggiata da altre amministrazioni comunali della diocesi, difficilmente avrebbe avuto un esito positivo.

In realtà, mancò il tempo per discuterla.

Il 23 marzo 1821 le truppe austriache entravano a Napoli e ripristinavano il vecchio regime.

Conza Giuseppe Nicolai, in concessione, la chiesetta di S. Maria di Materdomini, insieme ad una dotazione di duemila ducati all’anno. Tale donazione rese da occasionale a stabile la presenza a Caposele dei Padri Missionari di Sant’Alfonso.

Da allora l’opera missionaria dei Padri Liquorini divenne instancabile e penetrante tra le misere popolazioni della zona, bisognose di cure per la depravazione dei costumi e la decadenza delle pratiche religiose. Ma non sempre le missioni erano ben accette.

I vescovi le volevano per ovviare alla negligenza del clero locale, pletorico, corrotto ed ignorante, che mal sopportava di essere messo da parte per tutto il tempo delle missioni.

Non le volevano gli amministratori e i maggiorenti locali per tre ordini di motivi. Primo, perché a loro carico era il costo della missione; secondo, perché i missionari predicavano la restituzione alla Chiesa dei suoi beni che, nel decennio francese, erano stati confiscati dallo Stato e venduti a privati cittadini; terzo, perché i Redentoristi, fedeli alla persona del Re, erano con le loro missioni un efficace strumento del governo borbonico per il mantenimento dell’ordine e della conservazione sociale.

D’altro canto, nella zona era molto diffusa la “Carboneria” e Caposele, secondo la polizia, era “Il comune più infetto della provincia”. L’avversione del clero diocesano di Caposele e degli amministratori comunali per la Comunità dei Padri Liquorini traeva origine da un tale stato di cose. L’occasione della richiesta della soppressione della loro Comunità

Storia

Una suggestiva immagine del santuario

Panorama di Caposele e San Gerardo

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Page 28: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8428

Ritagli

Il “clan del Ponte” è costituito da un gruppo di ragazzi, amici di infanzia di mio padre. Abitavano al ponte, una zona

a ridosso del paese, lungo il fiume Sele, alla periferia di Caposele. Mio nonno Giuseppe Casale era nato a la “Purtedda”così come mio padre e i suoi fratelli e sorelle. Dopo qualche anno decisero di trasferirsi al ponte, dove i miei nonni Peppe e Teresa facevano i barilai (“li Varl’lari”) e poi con l’asino portavano a vendere i loro prodotti nei paesi vicini. Al ponte mio nonno acquisì nuovi amici tra cui Eugenio Manganese e la moglie Carmela. Questi abitarono di fronte casa fino al terremoto del 1980.

Con gli stessi siamo stati legati da un grande vincolo di amicizia forse superiore ad un vincolo di parentela. Ricordo in par-ticolare l’affetto che mi legava a Carmela: la chiamavo affettuosamente nonna Chec-chela: Si passavano intere giornate insieme e in questo rapporto amichevole erano coinvolti i figli Basilio, Geradina e Gaeta-nina, amici ancora oggi. Il clan del ponte, di cui voglio parlare, risale alla giovinezza di mio padre Pietro ed agli amici fraterni Basilio, Michele e Domenico Patrone e Emidio Farina. Questi ragazzi, coetanei, si sono cresciuti insieme trascorrendo intere giornate inventandosi giochi, passatempi vari, ma soprattutto condividendo il poco o il quasi niente di allora. Sono andati insieme

Il Clan del Pontedi Giuseppe Casale

di affetto, quando si aveva poco, ma si era capaci di costruire rapporti di amicizia VERI da durare una vita intera.

Dopo di loro, molti anni dopo, nasce un nuovo gruppo di amici, tutti della mia generazione nati negli anni '70: sono i “Ragazzi del Ponte”.

Ma questa è tutta un’altra storia.

a scuola rimanendo amici anche quando le diverse scelte di vita li hanno obbligati a vivere lontano dal loro “ponte”. Ritrovarsi a Caposele è stato sempre un momento di grande emozione. Tanti i ricordi: una ado-lescenza vissuta con le ristrettezze della guerra e poi con il fascismo ed infine con gli anni della rinascita dell’Italia.

Quelli del “Clan” sono cresciuti nella povertà e hanno conosciuto la fame, la guerra e la miseria. I loro genitori facevano mestieri diversi: c’era chi faceva il barilaio, chi aveva il mulino che macinava grano dalla mattina alla sera, chi lavorava il ferro e chi col ferro ci costruiva le pentole. Dopo la guerra le cose cambiarono profondamente per tutti; ognuno prese la sua strada: i fratelli Patrone si trasferirono a Roma, mio padre dopo una breve permanenza nella stessa città, emigrò in Venezuela.

Quando ascolto queste storie resto in silenzio per ore, affascinato da fatti così avvincenti.

Amato Patrone, capo famiglia, origi-nario di Bagnoli Irpino, si trasferì a Caposele i primi anni del secolo scorso per lavorare nella costruzione della prima galleria Pavoncelli.

Sposò Cesaria Morzia,una donna di Caposele che abitava al Ponte, discendente da una famiglia che possedeva mulini e olifici. Dal matrimonio nacquero: Nunzia-

tina, Concetta, Michele, Rosa, Gerardina , Lorenzo, Antonio, Maria e Domenico. Tutti, specialmente i maschi, erano grandi amici di mio padre.

Tempi difficili: si viveva in povertà ed in grandi ristrettezze.

Dopo la guerra, come ho già detto, ognuno prese la sua strada in città e luoghi diversi.

Ma, nonostante la loro lontananza, l’amicizia e l’affetto è rimasto immutato ed ancora oggi si trasmette attraverso i figli di Michele e Sisina Baldi e di Domenico (Mincuccio).

Riportare i racconti di mio padre e l’emozione che si prova nel ripercorrere quel periodo della sua gioventù è, per me, una impresa ardua. Spero di avere reso in parte l’idea di come erano stretti i rapporti

Rèlega

Vola non fermarti… ancora

non voltarti.Voi giovani siete tantinon avete attenuanti

volate, ancora incuranti.Voi siete tanti irati, frustati.

Pronunciati manoscrittihanno creato solo conflitti.La risposta dei vari ministri

è … come dirti,“cosa cercate derelitti?”

Tutti quanti misti e afflittinon accettate la soffitta.

Voi, tutti quanti,giovani aitanti

immolate i momenti.Voi, giovani siete tanti

Insieme unitiandate … AVANTI

Gerardo Porreca

Era il 12 febbraio del 1941, quando Rocco Renna, l’allora macellaio del paese altirpino, con la sua doppietta in spalla si recava nella parte alta del comune, meglio conosciuto come “Cresta del Gallo”.

Durante quella sua battuta di caccia, all’improvviso si trovò dinanzi a un plotone di militari inglesi, che si erano paracadutati la notte prima e si erano rifugiati in una caverna naturale.

Avevano l’ordine di minare i piloni dell’acquedotto pugliese in Caposele, ma durante la loro discesa il vento li aveva spinti fuori dal punto stabilito.

Quindi la missione per loro era iniziata male perché avrebbero dovuto raggiungere, solo dopo aver percorso diversi chilometri a piedi , il punto esatto da minare. Nel prendere terra uno o due di loro si erano infortunati; un contrattempo che rendeva ancora più difficile una missione già complessa: nel mirino i piloni che reggevano le grosse condutture per la distribuzione dell’acqua in centinaia di comuni del Sud.

A distanza di settanta anni, la cosa che più inquieta e che gli stessi storici inglesi, gli alti Ufficiali dello Stato Maggiore

La Storia. Settanta anni fa un commando inglese venne paracadutato a Caposele

QUANDO VOLEVANO FAR SALTARE L’ACQUEDOTTO

di Vincenzo CicconePer decenni in Gran Bretagna sono stati convinti che l’attentato era andato a buon fine

ed i responsabili dei Servizi Segreti di Sua Maestà, sono convinti di aver fatto saltare, nel febbraio del 1941 l’Acquedotto Pugliese; lo dicono a chiare lettere nei rapporti ufficiali, e in diversi libri da loro scritti dopo la fine delle ostilità. Ma rovistando tra le teche dei vari Uffici Storici abbiamo trovato cose che già avevamo immaginato, ne citiamo alcune:”Return Tcket”, “By air battle”, “The story of the parachute regiment”, “Operations combined 1940-1941”; peccato che questi testi non sono più reperibili in commercio, ma solo attraverso biblioteche storiche ben fornite; questo pezzo di storia, un pezzo di storia dell’Irpinia, andrebbe rivisitata e riscritta, per il semplice fatto che le grosse condutture sorrette da piloni incassonati tra le pareti di roccia viva in Caposele, non sono mai saltate in aria. Del resto proprio la particolare posizione della struttura escluse i bombardamenti dall’alto; si decise invece di operare sul posto con un commando di uomini fatti giungere appositamente da Sua Maestà.

Questo fatto storico per diversi anni

passò quasi come un atto compiuto, un fatto storico accertato.

Difatti il 17 febbraio del 1966, l’avvocato Armando Calise, patrocinante in Cassazione fece fare a Rocco Renna una dichiarazione spontanea di come avvennero i fatti. Non ebbe mai un riconoscimento dalle istituzioni, eppure una TV inglese nel 2000 è arrivata a Teora per realizzare un documentario, proprio su quella mancata operazione di guerra.

Rocco Renna

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Page 29: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8429

di Cettina Casale

DETTI

I proverbI costItuIscono un bene culturale legato alla storIa

delle tradIzIonI popolarI.neI proverbI tuttI possono IdentIfIcarsI,

scoprendo qualcosa dI sé e rIvIsItare così, I proprI pensIerI e la proprIa

esperIenza dI vIta

Chi tiembu tarmènd’nun semm’na sumènd’

*****

Chi tras’ senza fa pattièss’ senza fa cùndi

*****

Jàmu a la fèraca lu pàcciu è gghiùtu

*****

Jànna r' li v’tiéddi, la nott' a tàuri e lu juòrnusi m’ttìa paura r li v’tiéddi

*****

Jat’a chi cār’ e mōr’

*****

Jèmmu p’ làrdu e farinae truvàmmu putturìna

*****Nisciùnu fatìaP’ la gloria.

*****

Nisciùna catenafaci bbuonu lu canu

*****

Ràu a luòngutiémbu a curtu

*****

Vòtta r’acìtu, nu malu maritue lèuna r’ ficu nun faci mai juòrnu

*****

La addina si spenna morta, no viva

*****

Lu putiaru queru ca ten’, queru ti venn’

*****

Addù nu ‘ngi so camban’, nu ‘ngi so puttan’

*****Criccu croccu e manucu r’ ‘nginu

La nott’ r’ San Giuvannu li 24 r’ giugnu

R’bandier’Si usava e si usa ca la nott’ prima r’ san Giuvannu si vai a la mundagna a v’rè r’ bandier’ r’ lu sandu annandi a lu solu. Si vai finu a Calavieddu e si guarda lu sol’ mend’ nasci. A nu certu puntu annandi a lu solu si ver’ nu velu ca si mov’ par’n’ bandier’ ca’ s’ventulan’, so r’bandier’ r’ san Giuvannu.

Lu carduLa stessa nott’ r’ la vigilia si vai a cogli lu cardu (marianu) e si la nott’ li ess’ lu fior’ porta furtuna tuttu l’annu.

Ru ‘gghiangu r’ l’uovuLi vindiquattu a nott’ ‘ngè chi crer’ ca m’ttenn’ ru ‘ggiangu r’ l’uovu indu a nu bicchier’ r’acqua, a sicondu r’ r’ figur’ ca ess’n’ è nu signalu r queru c’adda succer’.

Lu nucillu (nocino)Lu iòrnu r’ san Giuvannu si cogl’n’ li paddi (malli) r’ r’ noci p’ fa lu liquor’.P’ la precision’ si pigl’n’ quinnici paddi e si spacc’n’ a quattu piezzi. Si mett’n’ inda nu litru r’ spiritu p’ quaranda iuorni a la luci r’ lu iuornu, cu ottu chiovi r’ garof’nu e cannella. Passati li iuorni, si squagl’n’ treciendu grammi r’ zucc’ro e si filtra tuttu e si ‘mmescha. Quannu tuttu è r’fr’ddatu si mett’ indu a r’ buttigl’. E’ nu liquoru p’ alligg’risc’.

Dalli, zi piè !!

*****R’ monache r’ sant’Austinu, tre cap’ ‘ngimma a nu cuscinu

*****

Li tre r’ la chiazzaNinì, cocò e cachimi lu cazzu

******

Femm’n e carvuni,stutati teng’n e appicciat’ coc’n

*****Lu gelosu mor’ curnutu

*****

Trova cchiù veloci la femm’na la scusaCa lu sor’ciu lu purtusu

*****

Li cundi a ‘lluongu Ruvend’n sierpi

*****

La briscula si jooca cu’ li soldi

*****

La capu r’ sotta faci perd’ la capu a la capu r’ coppa

*****

La capu ca’ nun fa prucchi è na capu r’ f’nucchi

FATTIA chi nun fa per’t’Nu li guardà lu culu

*****

Gaità, scioscimi ‘mmocca Ca’ la patana coci

*****

A’ nu parmu ra lu culu miuFuttess’ chi vol’

*****

T’eia aiutà a cauci e a muzz’chi

Viat’ a chi ten’ la cacarella senza frev’

*****

Chi ciucciu si corca, ciucciu si sceta

*****

Chi nasci, mor’

*****

Ra la faccia si ver’ lu coru

*****

Nun car’cà troppu l’archibugiuca schiatta

*****

T’è piaciutu lu caprettu,mò ros’chiti l’uossu

*****

val’ ‘cchiù n’àcina r’ pep’ca’ nu strunzu r’ ciucciu

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Page 30: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8430

Eventi

Finalmente, dopo tante vicissitudini e dopo aver superato tanti ostacoli, nella giornata di venerdì sei luglio u.s. sono stati

sottoscritti la nuova convenzione con AQP e l’accordo di programma con la Regione Puglia. In presenza di una folla immensa e di numerosi cittadini pugliesi, la manifestazione si è svolta con la partecipazione del Governatore della regione puglia Nicola (Nichi) Vendola, il vicepresidente della regione Campania Giuseppe de Mita, l’ass.re ai LL.PP. della Regione Puglia Fabiano Amati, i vertici AQP dal D.G. Bianco all’Amm.re Delegato Ing. Monteforte.

Belle ed emozionanti le parole usate dal governatore Vendola che ha ricor-dato il servizio e l’abnegazione di un nostro concittadino “Leone Cuozzo”, il quale, nonostante la perdita dei figli a causa degli eventi sismici del 23.11.80, ha pensato prima di tutto a mettere in minima sicurezza la galleria Pavoncelli per evitare che i cittadini pugliesi rimanessero senz’acqua e solo successivamente alla ricerca dei corpi dei propri figli (a Leone Cuozzo, nella stessa giornata, è stato intitolato il potabilizzatore realizzato a Conza). Hanno toccato molto anche le altre parole introduttive del Governatore Vendola che si è scusato per il ritardo di un secolo nel riconoscere a Caposele quanto dovuto e ha doverosamente ringraziato la popolazione caposelese per la generosità dimostrata nei decenni passati. Questo non deve far pensare ad una presa in giro, ma alla consape-volezza che, pur non essendo possibile recuperare agli errori del passato, da ora in poi Caposele finalmente ha quello che merita per la fornitura d’acqua alla Regione Puglia.

Grande è la soddisfazione di tutta l’Amministrazione comunale che, pur essendo stata ostacolata fortemente dai tanti pseudo ricercatori del bene del paese, ha sostenuto con convinzione e durezza la necessità di sottoscrivere questo documento con le condizioni in-discutibilmente migliorative che siamo riusciti a ottenere. Purtroppo queste forti contestazioni e tutto il clamore che hanno dato alcuni personaggi, hanno fatto temere a noi tutti ad un certo punto che Caposele e i Caposelesi non avrebbero avuto nulla . Tutto ciò fortunatamente non è accaduto ed oggi siamo certi di aver dato una grossa mano ai cittadini con queste nuove

L’Assessore Vito Malanga sulla convenzione con l’AQP

risorse nelle casse comunali, mai viste ne immaginate negli anni precedenti.

Voglio un po’ ripercorre quello che è successo negli ultimi mesi però perché, in particolare a Caposele ma non solo, la convenzione con l’AQP è stato un argomento sulla bocca di tutti, sia per l’enorme valore che ha per il nostro comune, sia per le vicende più o meno colorite che ha generato.

Ho dovuto constatare che tutti han-no avuto qualcosa da dire in merito, e questo è estremamente positivo perché è bello vedere elevato coinvolgimento su questioni di interesse pubblico, ma mio malgrado ho dovuto constatare anche che tutti avevano la soluzione ideale per il bene comune, e questo invece è frutto dell’inconsapevolezza del fatto che qui si stava negoziando con delle condizioni di partenza deficitarie per noi, dettate da decenni di silenzi da parte delle amministrazioni precedenti, ma soprattutto che si aveva di fronte un soggetto terzo con tutto il diritto di dettare le sue condizioni (l’accordo si trova solo quando entrambe le parti convergono sugli stessi contenuti). Sembrava che tutti, ad eccezione di questa amministrazione comunale, fos-sero stati in grado di vedere vantaggi e svantaggi nella bozza discussa e poi ap-provata dal consiglio comunale oppure che tutti si sentissero depositari della verità e della strada da dover seguire per il benessere comune; tuttavia, per quello che ho potuto leggere in giro o sentito dire, spesso non si aveva cognizione delle tesi sostenute, nè tantomeno la reale conoscenza dei fatti.

In tutto ciò però ho visto che solo in pochi si sono soffermati a commentare gli episodi di inverosimile ferocia ac-caduti durante il Consiglio comunale che ha approvato la Convenzione, non so se per passiva accettazione, per abitudine a certi gesti esasperati da parte di qualcuno o per il semplice voler accantonare episodi spiacevoli come quelli.

Non so trovare le parole giuste per esprimere l’amarezza e il disgusto nel vedere alcune decine di scalmanati, opportunamente caricati e invogliati perché autoelettisi rappresentanti (senza titolo) dei cittadini di Caposele, dar vita ad una protesta senza eguali con ingiurie e calunnie a livello personale sul Sindaco e sui consiglieri comunali, costretti ad uscire scortati dalle forze dell’ordine.

Fortunatamente solo una parte della nostra collettività vive queste frustra-zioni e si pone in questo modo al limite della legalità e della correttezza ed è per questo motivo che, personalmente, voglio e devo far prevalere il rispetto verso la gran parte della popolazione civile del nostro paese, sulla rasseg-nazione per tutto quello che ho visto e sentito domenica 19 febbraio 2012.

Sembrava già di essere in campagna elettorale, anzi mi son venute in mente le accese esasperazioni che la stessa parte politica ha messo in piedi durante la precedente campagna elettorale, accusando questa amministrazione, allora candidata al consiglio comunale, di esserne la causa. Mi auguravo non accadesse di nuovo, ma purtroppo il tempo ci ha dimostrato ancora una volta quali fossero le fonti anche 4 anni fa di questi modi assurdi di concepire la democrazia da parte di pochi.

In democrazia si può ed è giusto dis-sentire perché il diritto allo sciopero è

un caposaldo della nostra civiltà, e sono il primo a volerlo sempre tutelare, ma ogni protesta va fatta in modo civile.

Voglio fare un passo indietro nel tempo per ricordare ancora una volta a tutti che quando l’Amm.ne Corona / Chiaravallo approvò lo schema di con-venzione nel 1997, l’allora minoranza consiliare della quale faceva parte anche il Consigliere Zanca (attuale capogruppo di minoranza), presentò un documento e abbandonò i lavori consiliari insieme a tutta la minoranza

FINALMENTE....LA CONVENZIONE

La riproduzionedella stelededicata a Dio Silvanoe donata agli ospiti illustriprotagonisti dellafirma della convenzione

Una folla attenta è presente alla firma della convenzione in piazza 23 novembre

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Page 31: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8431

PoliticaEventi

dell’epoca ma senza alimentare in-sulti e senza “caciara”. Mi rifaccio a questo ricordo per dire che in quello schema di convenzione, approvato da un’amministrazione che ora appoggia la minoranza e da persone che oggi si erigono a paladini della giustizia e del benessere comune, molti meno diritti per i caposelesi erano tutelati e molto meno benessere per il paese era garantito. Tuttavia, non si è fatta nessuna pubblicità sulla cosa voluta-mente, e quindi ogni opposizione è stata impossibile a causa della mancata informazione. Lo schema fu approvato, con tanti svantaggi per il paese, e che si sono rivelati anche un handicap per l’ inizio di queste negoziazioni con AQP.

Mi chiedo pertanto, come mai al-lora nessuno degli attuali protestanti ha mosso un dito o detto qualcosa per tutelare i diritti di questo paese? Come mai nessuno ha manifestato contro l’amministrazione di allora o quella successiva che ha permesso senza opposizione alle regioni Puglia e Basilicata di avere il 100% delle azioni dell’AQP, pur avendone tutto il diritto (e vi assicuro che il possesso anche solo di una piccola percentuale azion-aria avrebbe garantito benefici e diritti inviolabili per sempre). Il governatore Vendola nel suo intervento ha parlato di un utile netto di 41 milioni di euro nell’ultimo esercizio, e da azionisti ne avremmo potuto beneficiare anche solo in quota minima.

La mia risposta a questi interrogativi è semplice: in quel caso si è fatto tutto senza informare la popolazione, cosa che invece è stato fatto oggi da questa amministrazione, in svariati modi e forme; in quel caso la minoranza non ha sfruttato politicamente la vicenda come invece accade ora. Oggi purtroppo si è

utilizzato il fattore acqua per gettare le basi per il prossimo confronto elettorale e il successo che questa convenzione potrebbe portare al nostro comune è palese, quindi sarebbe politicamente difficile da sostenere il contrario quando si parla di cifre mai viste nel nostro bilancio comunale ne sognate da questa popolazione o da precedenti amministrazioni.

Chi bacchetta questa Amminist-razione adesso sono proprio coloro che hanno sottoscritto le precedenti convenzioni e che pur avendone diritto per qualsiasi titolo ai tempi non hanno mai chiesto spiegazioni o preteso nulla dall' AQP per eventuali inadempienze passate. Però oggi queste persone accusano il Sindaco Farina e i suoi consiglieri di svendere l’acqua. Credo ci voglia coraggio a far ciò, per questo si gioca sulla diffusione di falsi slogan.

Dicevo in premessa che tutti erano in grado di stabilire dov’era la convenienza, tranne questa ammi-nistrazione; ci sono stati avvocati che scambiando gli incontri pubblici per aule di tribunale, hanno dimenticato che il problema è prevalentemente politico, ci sono stati consiglieri che quando hanno avuto la possibilità di parlare e di confrontarsi sui contenuti e non sulle chiacchiere, hanno pensato di abbandonare l’aula e poi hanno dichiarato che l’Amministrazione non voleva confrontarsi.

Da queste cose, quindi, mi chiedo: siamo certi che questo clamore intorno alla materia da parte di molti sia solo ed esclusivamente per gli interessi di Caposele e dei suoi abitanti? Siamo certi che non sia una strategia politica di medio e lungo termine? Siamo certi che l’obiettivo non siano le elezioni del 2013 o che qualcuno realmente non

voglia sedersi al tavolo delle trattative per altri scopi?

Lascio a voi le risposte…….Sulla convenzione voglio affermare

ancora una volta con trasparenza e forza che rispetto alla pochezza che ci è stata erogata da AQP dal 1970 ad oggi, l’attuale convenzione, è molto più van-taggiosa sia in termini economici, sia per le scadenze e la certezza dell’avere, ma principalmente con l’attuale bozza si avrà un ritorno immediato in termini occupazionali per i nostri concittadini.

Ancora una volta ribadisco che nessuno pagherà l’acqua come, in modo fasullo, hanno voluto far credere alcuni. Sempre si potrà affermare che si poteva ottenere di più (anche se dall’importo iniziale offerto da AQP di €uro 650/750.000 oggi è passato a 1.350.000 uro), ma vi assicuro che con-siderando la difficile base di partenza, è da sconsiderati sostenere o far credere che si poteva fare molto meglio o che questa convenzione non garantisce gli interessi della collettività.

Noi singoli amministratori siamo parte di questa collettività, quindi siamo i primi che hanno voluto il meglio per noi stessi e per i nostri figli.

Su tutto faccio l’esempio di Piaz-za Sanità. Ne ho sentito parlare da decenni senza mai aver visto una lira, mentre nell’attuale convenzione il 50% dell’importo del progetto pari a 500.00 euro deve essere erogato im-mediatamente.

Nei prossimi mesi il mio Ufficio si concentrerà sugli adempimenti neces-sari per addivenire in tempi brevissimi alla gara.

La manutenzione della rete idrica sarà seguita dal Comune e vi posso garantire che le lungaggini per gli in-terventi di manutenzione non saranno più ammesse e gli interventi saranno eseguiti immediatamente. Sarà rifatta la rete fatiscente e si garantirà a tutti l’acqua.

Ecco altri immediati benefici che dalla stipula della convenzione si pos-sono avere:

- la manutenzi-one della rete idrica

potrà essere affidata a ditte locali e a manodopera locale con conseguente nascita di posti di lavoro;

- la ristrutturazione di Piazza Sanità partirà a breve;

- le tasse comunali potranno essere eliminate e/o ridotte con molti servizi gratuiti per i caposelesi che potranno essere immediatamente erogati grazie al maggior introito nelle casse comu-nali.

- la visita continua alle sorgenti sarà possibile con semplice richiesta all’Amministrazione comunale;

Non voglio dilungarmi ulterior-mente ma lascio a voi cari concittadini ogni ulteriore considerazione, fidu-cioso che possiate trarre le opportune conclusioni in modo sereno, sia pure in disaccordo con questa amministra-zione, ma tenendo conto che la stessa è stata comunque la prima a volere un confronto pubblico sulla materia (mai accaduto in passato), trovandosi di fronte sempre il muro di alcune as-sociazioni con pretese spesso assurde e sempre in aumento: questo rallentava solo i lavori, e noi avevamo il dovere di definire la vicenda, non di insabbi-arla per una serie di pretese assurde e inaccettabili per la controparte, al fine di poter garantite tutti quei vantaggi economici ed occupazionali di cui vi ho detto sopra.

In conclusione voglio soffermarmi proprio sulla manifestazione di venerdì 6 luglio ed evidenziare con orgoglio e soddisfazione di tutta l’Amm.ne che come per le conferenze finali sulla Pavoncelli Bis anche la sottoscrizione della convenzione e dell’accordo mo-rale è avvenuta nel nostro paese. Mai in passato ciò è stato minimamente paventato o poteva essere auspicato. Caposele e i caposelesi hanno avuto il rispetto e il riconoscimento che meritano.

Ass.re Vito MALANGA

La processione dei tantissimi cittadini che accompagnano il Presidente Vendola e tutta la delegazione dell'A.Q.P da piazza Sanità a piazza 23 novembre, luogo della firma delle convenzioni

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Page 32: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8432

Sport

Minitour

Benvenuti

Da Visitare

Comune di Caposele Caposele

SANTUARIO DI SAN GERARDO

TEMPIO ARTISTICO DI SAN LORENZO

MUSEO MACCHINE DI LEONARDO

MUSEO GERARDINO MUSEO DELLE ACQUE PARCO FLUVIALE SORGENTI DEL SELE

info e prenotazioni su: www.caposele.info

In molte persone la filosofia del "DIRE" viene sostituita con quella del "FARE" e anche in politica, fortunatamente,

avviene questa specie di miracolo.Le difficoltà alle quali stiamo assistendo

da un punto di vista finanziario, forse ci hanno dato lo stimolo giusto per puntare alla realizzazione anche di operazioni politiche su progetti rivolti alla comunità, che potessero essere anche un investimento per le prossime generazioni politiche. E nell'ottica del FARE questo percorso, per fortuna, si sta compiendo!

Parlo, per esempio, del PUC e dei PUA che, nonostante il blocco imposto dall'Autorità di Bacino con il suo P.A.I. ben presto, daranno lo sviluppo che Caposele merita.

O ancora del piano dell'arredo urbano che vedrà la luce fra pochi mesi;

O ancora di tutto il lavoro per la nuova toponomastica cittadina che porterà uno stravolgimento sull'individuazione delle strade e piazze attraverso lo studio dei toponimi che è già avvenuto e attraverso l'applicazione di tabelle descrittive dei luoghi,con relativi numeri civici omogenei e studiati per le località specifiche.

O ancora di tutto il lavoro progettuale già pronto in manera esecutiva per la realizzazione di piccoli interventi di restyling di luoghi dell'abitato che seguendo le indicazioni del P.A.U. (piano di arredo urbano) rendono al Paese il giusto ruolo di Zona turistica.

A questo, che potrebbe sembrare poca cosa, si aggiungono le grandi realizzazioni pubbliche che stiamo mettendo in essere e che (anche qui le difficoltà non sono mancate) porteranno al Paese grandi benefici.

Mi riferisco alla realizzazione dei parcheggi cittadini, di via San Gerardo e di via Europa i quali potranno finalmente liberare il centro cittadino dall'assilante "parcheggio selvaggio" e farci mettere in pratica le indicazioni del Piano del traffico pronto già da anni.

O ancora alla realizzazione di piazza Sanità che dopo la firma della convenzione potrà essere, finalmente, un

LO SVINCOLO PER SAN GERARDO

PONTE TREDOGGE - NUOVO LOOK

fiore all'occhiello dell'ingresso al Paese e all'attrattore principale del turismo ambientale: le sorgenti.

O ancora alla sistemazione di via Aldo Moro con l'allargamento della carreggiata e realizzazione della fascia di marciapiede.

In questa pagina, vengono riportati solo alcuni esempi, a testimonianza di quanto detto, dei progetti che cambieranno il volto di Caposele, al fine di poter trasformare, e rendere giustizia a un Paese, che negli anni ha cambiato connotazione passando da un luogo industriale (primi del '900) a un luogo turistico con grandi potenzialità, ma mai completamente utilizzate.

Un turismo che se incanalato nella giusta direzione, può dare la svolta economica che ci aspettiamo, senza scomodare finanziamenti europei e regionali che, da anni, sono legati più a giochi politici con strategie non decodificanti, che a veri e propri disegni di sviluppo delle zone interne.

Alla luce di ciò ,con grande sacrificio, e mettendoci dentro passione e amore per il proprio Paese, possiamo farcela e compiere finalmente la svolta che porterà i benefici sperati.

Vi racconteremo sulle pagine di questo giornale, ma anche attraverso i mezzi di comunicazione più tecnologicamente avanzati, il percorso che stiamo compiendo, con la speranza, che si possa, intorno a ciò, lavorare insieme senza remore o voglie autolesioniste, che spesso non portano da nessuna parte e ci fanno affondare, tutti, in un momento in cui è necessario, invece, che tutti debbano portare un contributo di "remata" alla nostra piccola barca.

ass. Salvatore Conforti

La nuova cartellonistica turistica, già in una fase di realizzazione prevede anche disegni originali di tabelle ed insegne specificatamente progettate per Caposele e San Gerardo. Lo sforzo è quello di restituire al territorio una identificazione caratteriale anche riferita all'arredo urbano.

I PROGETTI PER CAPOSELE

PROGETTO DI SISTEMAZIONE FACCIATE DI VIA SANTUARIO Gruppo di Progettazione “Conforti-Pecoraro”

Prospetto generale

6Bando di concorso - Comune di Caposele

Sistemazione di via Santuario PUA n.1

La vecchia fontana del Vanvitelli è stata ripristinata in tutte le sue parti e fra poco avremo anche il piacere di vederla installata

IDEE GIA' PRONTE PER ESSERE REALIZZATE

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Page 33: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8433

Gente di Caposele

da Orentano Giovanni Chiaravallo

Un fine aprile 2012 fantastico!Lo scrivente e parte della

famiglia si trovano a Caposele come avviene abbastanza spesso quando si presentano fatti e necessità alle quali non si può dire di no.

Così, per caso, mi trovo coinvolto in un magnifico evento a dir poco importantissimo per Caposele e per i Caposelesi, quelli veri, quelli che più il tempo passa e più si solidifica l’attaccamento alle radici.

Fin dalle prime luci dell’alba del 28 Aprile scorso c’è del movimento su e giù per la Cittadina: mi chiedo e chiedo cosa c’è in vista.

Mi informano che sta per accadere qualcosa di importante: l’inaugurazione della mostra delle macchine di Leonardo.

Dott. Nicola, quella mattina ci siamo scambiati un saluto molto significativo nelle immediate vicinanze della Mostra, luogo significativo per i Caposelesi:

GENTE DI CAPOSELEguarda caso, noi con il nostro vivere siamo a pochi passi da Vinci, terra di Leonardo.

Mi permetto di inviarti qualche notizia di me.

Saluti cordiali a Caposele ed a tutti i Caposelesi del mondo

Giovanni Chiaravallo

Sono onorato ed orgogliosissimo di essere un figlio di Caposele: nonostante le difficoltà che il quotidiano ci offre, un filo invisibile ci lega alla nostra meravigliosa terra natia; non si può sopravvivere a lungo senza ritornarci (chi può)a ossigenarsi anche per tempi molto limitati. “Amato Caposele”! località bellissima; ecco perché e non per caso, le tue colline diedero i Natali allo scrivente ed a gran parte dei suoi familiari, in tempi e circostanze molto difficili, da tutti affrontati con spirito di rassegnazione, ma in certe situazioni bisogna affrontare i problemi facendo prevalere la forza, il coraggio, il rischio.

Non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi ad aver tentato

la sorte dell’emigrazione; ma non per arricchirsi ma per sopravvivere dignitosamente. Il tempo scorre; a volte sembra fermarsi; a volte va veloce oltre l’immaginario. Abbiamo vissuto il periodo della guerra: le piaghe da essa provocate furono ampie, dolorose, profonde.

All’alba del 27 giugno 1957 affrontai un viaggio che mi portò a lasciare la mia stupenda valle per la Svizzera tedesca.

Quivi ho vissuto una esperienza unica che mi ha insegnato tonto sia nella gioia sia nel dolore. In Svizzera mi sono formato come uomo, acquisendo una esperienza unica ed irripetibile; ho fatto proprio un modo di comportarsi: dare per ottenere, rispettare per essere rispettato, lavorare perché ti venga concesso il diritto al lavoro e tante altre cose che qui non è il caso di elencare.

Avevo vent’anni, malgrado le cose positive e le esperienze maturate, decido di rientrare.

Si affaccia la possibilità di ricongiungere la famiglia in terra toscana. Siamo alla fine dell’anno 1958: da Caposele, con tante speranze nel cassetto,i miei non

si fecero intimidire dagli ostacoli, ma con decisione ferrea caricano tutto sull’autocarro di Alfonso (di Murieta) e via verso Orentano.

Quivi si aprono nuovi orizzonti, nuove speranze, nuove prospettive.

Sembra che i problemi siano finiti, ma sono solo all’inizio: in un tessuto sociale completamente diverso dove tutti ti vogliono insegnare qualcosa ma che, spesso, hanno bisogno che qualcosa sia insegnata a loro. L’incomprensione fa lievitare i problemi a vista d’occhio.

Tante le vicissitudini in oltre mezzo secolo di vita vissuta: giorni felici, giorni meno felici Quanti avvenimenti! Tanti ne ho vissuto da solo, tanti con le nostre famiglie. Mio padre ha raggiunto il magnifico traguardo di quinta generazione alla bellissima età di novantacinque anni. Tanti altri avvenimenti mi ritornano in mente: un filo invisibile ci lega l’un l’altro amici e parenti. Non c’è cesoia che possa separare Caposele dai figli Caposelesi.

Anche per questo motivo ci troviamo a Caposele in questi giorni, sia pure per poche ore: siamo onorati di partecipare alle nozze dei nostri pronipoti Lina e Umberto Sista e vedere le loro famiglie, i paesani e parenti tutti.

E’ un vero disagio incontrarsi per strada e non riconoscersi reciprocamente.

Nonos tan te tu t to , esse re diventato cittadino del mondo sono e siamo figli di Caposele e viviamo le medesime difficoltà dei Caposelesi.

Un sincero ed affet tuoso abbraccio a tutti gli amici che con grandi sforzi onorano e diffondono con tutti i mezzi a far conoscere il proprio Paese.

Viva La Sorgente, viva la buona volontà.

Alcune delle macchine di Leonardo in esposizione permanente a Caposele

“GENTE DI CAPOSELE” è UNA RUBRICA APERTA A TUTTI I CAPOSELESI SPARSI IN OGNI PARTE DEL MONDO.TRATTASI DI BIOGRAFIE SPONTANEE, SENZA ALCUNA PRETESA GIORNALISTICA, MA AL SOLO SCOPO DI FAR CONOSCERE LA VITA, L’ATTIVITà E QUANT’ALTRO RITENUTO UTILE E INTERESSANTE PER LA NOSTRA COMUNITà.INVITIAMO TUTTI COLORO ChE hANNO QUALCOSA DA RACCONTARE DI INVIARE LE LORO LETTERE, CORREDATE DI UNA O PIù FOTOGRAFIE, AL SEGUENTE INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA: [email protected] OPPURE ALL’INDIRIZZO POSTALE “LA SORGENTE VIA ROMA N. 10 - 83040 CAPOSELE”.

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Page 34: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.84

ZI TORE

Rassegna

34

Continuando ad evidenziare le attività di ristorazione di Materdomini, dopo il

Ristorante Testa ed il Ristorante Settebello, è la volta della Trattoria "ZI TORE".

E' una trattoria che ha tradizioni antiche. Infatti l'attività ebbe inizio nel lontano 1930 ad opera di Salvatore Malanga classe 1896 e della moglie Maria Malanga detta 'ZI Mariuccia - classe 1989, nel locale di proprietà posto all'incrocio tra via Santuario e corso S.Alfonso. Locale piccolo ma caratteristico, rimasto tale nel tempo e, perciò, ricco di un fascino antico, e rinomato per la genuinità dei suoi prodotti.

Detta attività, originariamente veniva esercitata solo nel periodo maggio-ottobre di notevole afflusso di pellegrini e si limitava ad ospitare i devoti di San Gerardo che consumavano i cibi che gli stessi portavano a seguito.

I proprietari erano considerati "possidenti" perché proprietari terrieri con alle dipendenze i cosiddetti “coloni”.

CONTINUA LA RASSEGNA SULLE ATTREZZATURE RICETTIVE DI MATERDOMINI: è LA VOLTA DELLA TRATTORIA "DA ZI TORE", UN'ATTIVITà ANTICA CHE SI è AFFERMATA PER LA GENUINITà DEI PRODOTTI OFFERTI ALLA CLIENTELA IN UN LOCALE PICCOLO MA CARATTERISTICO CHE NEL TEMPO HA CONSERVATO LA SUA PECULIARE ATTRATTIVA.

Trattoria “da Zi Tore”Dal matrimonio di Zi Tore con

Mariuccia nacquero:- Gerardo, già vice preside

della Scuola Media di Caposele. Deceduto nel 1986.

- Angiolina, coniugata con Vincenzo Nisivoccia, emigrati negli U.S.A ed ivi entrambi deceduti.

- Lorenzino, già Preside dell'Istituto Geometri di Avellino, pensionato residente in Avellino.

- Nicola, coniugato con Clelia Conforti, entrambi deceduti nel 2008. L'attività negli anni 60 venne gestita da Nicola e Clelia. Gli stessi caratterizzarono il loro locale con uno slogan che si rivelò molto appropriato: "Da Zi Tore, gnocchi e fusilli a tutte l'ore". I coniugi Nicola e Clelia dopo alcuni anni lasciarono l'attività per emigrare negli Stati Uniti. Fecero ritorno nel 1968 con due figli, Nancy e Sevy.

La terza figlia, Cinzia nacque a Caposele nel 1970.

Con il decesso di Zi Tore e Mariuccia avvenuto nel 1981, il locale, per successione ereditaria passò al primogenito Gerardo. La

gestione del locale è tutt'ora portata avanti dalla moglie F i lomena Lal lo detta "Memena".La stessa, in modo molto energico, p o r t a a v a n t i l'attività, nonostante la sua bella età e p u r a v e n d o allevato la bellezza d i d i e c i f i g l i : Maruzzella, Carla, Lucia,Angelina, Salvatore, Nicola, Gino, Lorenzo, Tonino e Enzo.

Questa attività di Trattoria in prevalenza casereccia, è frequentata da una consistente clientela che torna volentieri per degustare un’ampia scelta di prodotti tradizionali: Fusilli, matasse, gnocchi e salumi paesani.

La presenza costante di Memena riempie il locale di simpatia per e i suo modo di fare, dovuto anche simpaticamente al suo marcato accento avellinese che conserva intatto e custodisce gelosamente.

Violenza, terrorismo e odio religioso sono diffusi, in molte nazioni e il passato recente e lontano raccontano di un mondo ingiusto,

governato da una logica di scontro bestiale e senza senso.

Menti perverse prevalgono ed usano l’astuzia e la forza contro i propri simili per affermare idee di dominio e di potere.

Guerre ed aggressioni si sono susseguite nel tempo procurando sofferenze e il sacrificio di tante vite umane spesso spezzate nel fiore della loro età.

Il cristianesimo predica l’amore verso il prossimo da duemila anni ma non è ancora riuscito a convincere l’uomo a ripudiare la violenza che pervade, ancora oggi, troppa parte della nostra società e a cercare nel dialogo e nella tolleranza la risoluzione dei nostri problemi.

di Rodolfo Cozzarelli

Ispiriamoci ai veri valori umani, alla pace e alla comprensione per reagire alle prepotenze ed agli egoismi che affliggono il mondo e contribuiamo così al progressivo miglioramento delle nostre comunità.

Ogni uomo, nel suo piccolo,può dare una mano a cambiare le cose in meglio ed a perseguire con grande impegno questo fine poiché l’alternativa al miglioramento è un mondo ingiusto e brutale in cui prevale solo la legge del più forte.

E’ sempre più urgente e necessario cambiare la cultura dell’egoismo e della sopraffazione in cultura di pace e altruismo.

Il compito di questa “rivoluzione culturale”è affidato a tutti ma in particolare alle istituzioni e ai loro rappresentanti.

Purtroppo un vento di follia sta

travolgendo il nostro già fragile sistema politico dove ogni uomo politico crea il proprio partito personale.

Non si sa quanti siano i partiti personali esistenti in Italia, resta il fatto che il partito tagliato su misura sta diventando una regola. Il passaggio dalla prima alla seconda repubblica aveva lasciato sperare in un cambiamento radicale del sistema corrotto precedente e nella creazione di un bipartitismo fondato sull’alternanza tra due forze politiche opposte come avviene nelle normali democrazie .

E’ accaduto esattamente il contrario. Le ideologie sono state sostituite del

tutto dalla ricerca del facile arricchimento e i partiti si sono moltiplicati portando alla ribalta uomini pronti a voltare a destra o a sinistra secondo il vento che tira infischiandosi di chi li ha eletti.

La svolta vi è stata ma non nel senso sperato in quanto l’interesse di tutti è

stato trascurato per lasciare spazio al solo interesse di pochi.

La crisi economica che oggi attanaglia il ceto popolare e medio, nasce certamente da una crisi mondiale ma è stata aggravata da sprechi, ruberie e illegalità avvenuti nel mondo economico e politico.

Le speranze di molti sono andate deluse e tanti si sono allontanati dal voto formando un partito di astenuti che in percentuale supera tutti gli altri.

Un futuro diverso ci sarà quando la cultura umana e sociale sarà fondata sulla ricerca del bene comune e della legalità sia nel mondo che nella nostra piccola comunità.

FUTUROUN FUTURO DIVERSO

di Antimo Pirozzi

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Page 35: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8435

Attualità

Lo scorso 8 marzo presso l’aula polifunzionale del comune di Caposele si è svolto il convegno “Il passato ed il futuro delle

donne tra libertà e discriminazione” organizzato dalla prof.ssa Cesara Maria Alagia, Presidente della Pubblica Assistenza di Caposele, in collaborazione con le avvocate di Caposele componenti del la Commissione Pari Opportunità del Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi, di cui sono membra da qualche anno.

La nostra Commissione – in linea con quella nazionale – è nata con lo scopo di diffondere la cultura della parità e delle pari opportunità fra avvocati e avvocate ed opera con diverse modalità che tendono a rimuovere tutti quei comportamenti discriminatori per sesso ed ogni altro ostacolo che limita, di fatto, l’uguaglianza delle donne nella professione forense.

L’idea di organizzare un evento in cui si parlasse della condizione femminile e del ruolo che le donne occupano nell’ambito delle piccole realtà sociali è venuta fuori da una serie di incontri tra le avvocate di Caposele ed il presidente dell’ANPAS. In queste riunioni ognuna di noi ha avuto modo di rappresentare alcuni dei casi di cui ci siamo occupate nel corso della professione.

Dalle varie discussioni è emerso un dato molto preoccupante rappresentato dalla certezza che sono in aumento, nei piccoli comuni come il nostro, le richieste di aiuto da parte di donne che subiscono violenze, fuori e dentro le mura della propria casa.

Con molta amarezza abbiamo riscontrato che nei piccoli paesi le donne vittime dei reati sono tante rispetto al numero degli abitanti. Sono le donne della porta accanto, donne di ogni età, giovani, mogli, madri e amiche che – il più delle volte – per la paura di essere giudicate o trattate male, a causa della vergogna e dell’autocolpevolizzazione o solo per proteggere i propri figli, si chiudono in silenzio senza denunciare la violenza subita.

Alla luce di questa realtà ci è sembrato simbolico organizzare il convegno proprio nel giorno in cui tutto il mondo festeggia la donna. L’intento è stato quello di sostituire ai soliti festeggiamenti serali, che per consuetudine si svolgono nei locali e nei ristoranti, un evento che rappresentasse un momento di incontro e di informazione non solo per le donne, ma per tutti i

di Tania Russomanno

cittadini di Caposele e dei paesi limitrofi. Un’occasione necessaria per sensibilizzare la coscienza collettiva verso argomenti che – soprattutto l’8 marzo – vengono proposti con maggior intensità e frequenza dai servizi dei Tg e dai giornali, ma che in realtà dovrebbero attirare l’attenzione pubblica durante tutto l’anno.

I vari interventi della serata hanno trattato i diversi aspetti della condizione femminile passata e presente e il ruolo che attualmente occupa la donna nell’ambito sociale, lavorativo e familiare.

Il mio intervento ha voluto fornire una conoscenza generica su quelle che sono le condotte antigiuridiche che, più di altre, hanno come vittima la donna: la violenza sessuale, più comunemente chiamata “stupro”, i maltrattamenti in famiglia, e lo “stalking”, il delitto più recente inserito nel Codice Penale solo con il dl n. 11/ 2009 e previsto dall’art. 612 bis c.p. Purtroppo le statistiche ci dicono che in Italia solo il 7,4 % delle donne che subiscono una violenza sessuale dichiara di aver denunciato l’accaduto. Le principali motivazioni addotte dalle vittime sono la modalità di denuncia ed una totale sfiducia nelle istituzione.

A Caposele o nei piccoli centri le difficoltà di sporgere denuncia aumentano in considerazione del fatto che conservare l’anonimato risulta più difficile e di conseguenza la vergogna prevale sulla volontà di far perseguire penalmente l’autore della violenza, che di solito si identifica con il proprio marito, padre o compagno.

Analizzando gli aspetti e la modalità della denuncia abbiamo rilevato che per la vittima queste fasi rappresentano momenti molto delicati perché caratterizzate soprattutto dalla vergogna di ammettere la violenza subita, ma anche da uno stato confusionale, di paura e di sconforto. Il problema più grande che si presenta per la donna che ha appena subito una forma di violenza nell’ambito familiare è quello di non sapere dove andare e a chi rivolgersi. Per tali motivi abbiamo pensato di dare vita ad un progetto chiamato “Sportello antiviolenza”, ossia di creare una struttura di sostegno, ben individuata ed organizzata in grado di rispondere alle esigenze ed alle richieste della persona offesa, dove si potrà fare affidamento sulla presenza di professionisti in grado di intervenire sull’aspetto psicologico e sull’aspetto legale.

Come dovrebbe funzionare nella pratica? Verrà istituito un numero verde attivo 24 ore su 24, che metterà subito in contatto la vittima con una

delle avvocate, componenti della Commissione Pari Opportunità e con uno psicologo.

Lo sportello oltre ad essere un primo rifugio dovrà rappresentare, altresì, un mezzo per fornire informazioni sulla tutela che l’ordinamento giuridico italiano presta anche in via preventiva nei confronti delle donne oggetto di molestie e di minacce. Si individueranno, pertanto, dei giorni in cui la donna che subisce atti persecutori potrà usufruire di una consulenza legale e psicologica, al fine di prevenire un delitto più grave .

Per l’attuazione di questo progetto non basta purtroppo metterci l’anima e la passione che ci spingono ad aiutare tutte le donne in difficoltà,

Uno Sportello di ascolto antiviolenza a Caposele, un progetto importante per tutto il comprensorio nato dalla collaborazione t ra la Commiss ione Pari Opportunità del Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi (che farà consulenza gratuita), la Pubblica Assistenza Caposele (che terrà aperto lo sportello) e il Comune di Caposele (che metterà a disposizione uno spazio idoneo). Insieme a psicologi e operatori sociali, si darà consulenza e supporto alle donne vittime di stalking che si rivolgeranno allo sportello.E’stato celebrato con u n c o n v e g n o m o l t o partecipato, organizzato in occasione dell’8 marzo, nel quale, oltre al resto, è stato illustrato l’obiettivo più ambizioso del progetto, che è quello di fare rete, con

di fondamentale importanza sono i finanziamenti economici. In un contesto attuale di crisi economica è difficile essere ottimisti e pensare di creare lo sportello in tempi brevi, ma io oggi lo sono perché la sera dell’8 marzo alcuni sindaci presenti ed in primis il sindaco del Comune di Caposele hanno preso un impegno morale a sostenerci ed aiutarci nella realizzazione dello Sportello Antiviolenza.

Per non far svanire questa idea – che sarà un’ulteriore pregio per Caposele –abbiamo bisogno che al nostro fianco ci sia tanto l’impegno delle istituzioni che di qualsiasi cittadino che crede nell’importanza e nel valore del volontariato.

tutte le donne dell’Ordine degli avvocati, delle amministrazioni comunali e delle associazioni di volontariato presenti nel circondario per garantire un appoggio concreto a tutte le donne della provincia altirpinia vittime di stalking.

L'intervento del Sindaco presso la sala polifunzionale durante la manifestazione

DONNEIl passato ed il futuro delle donne tra libertà e discriminazione

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Anno XL - Agosto 2012 N.84

Attualità

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Secondo la società odierna è definito povero un individuo che non possiede beni a sufficienza per soddisfare i propri bisogni primari.A sostegno di ciò vi sono numerosi argomenti portati avanti da tesi del mondo occidentale. Nella nostra cultura il denaro, ottenuto per lo più in cambio di lavoro, ci permette di acquistare tutte le cose che reputiamo come necessarie ed è esso stesso a discriminare l’individuo povero da quello che non lo è.Tuttavia non è la produttività che noi reputiamo ricchezza, ma solo ciò che ne deriva. Per il mondo globalizzato è il semplice “potere d’acquisto” che la caratterizza.In seguito s’innescherà una reazione a catena per la quale chi non ha denaro, non può comprare i beni necessari a se stesso e cade in miseria. Povero non

Nelle ore in cui l’Emilia piange i suo i mor t i ed un’ in te ra

Comunità si appresta a vivere la stagione dell’emergenza, che noi tutti ci auguriamo breve, Caposele non può e non deve far mancare il suo afflato di solidarietà alle migliaia di senzatetto colpite da un tragico terremoto.

Mai come in questa terribile circostanza, il nostro sostegno

è un atto dovuto, memori di quel commovente fiume di soccorso spirituale e materiale che si riversò, da ogni parte d'Italia e del Mondo, in ogni angolo dell' Irpinia nel 1980.

Chi ha seguito le cronache di questi giorni, noterà che le scene

di paura, terrore e rassegnazione, si ripetono con una triste monotonia, al punto che non è azzardato affermare che l'Irpinia rivive un dramma in cui Natura ed Uomo ingaggiano una lotta impari, dove a soccombere è sempre l'Uomo, anche per sue colpe.

Oggi l'Emilia è più povera di ieri, e lo sarà ancora di più se

i cittadini italiani e lo Stato non faranno avvertire, da oggi e per lungo tempo, la loro volontà di società solidale e i loro doveri nazionali.

Di qui l'appello dell' Amministrazione Comunale di Caposele, affinché

la cittadinanza sia all'altezza del suo compito che, nelle ore presenti, si concretizzi nel sostegno materiale a

Che cos’è la povertà ? di Manuel Patrone

è una persona che non possiede una casa, ma lo è colei che non se la può permettere. La povertà non è definita da quello che si ha, ma da quello che si può acquistare.In realtà in altre parti del mondo, il povero è colui che è solo, non ha amici e non ha famiglia. Una povertà sociale facilmente spiegabile: per culture non globalizzate e non tecnologiche, l’unione è il punto di forza per la sopravvivenza. Mancando essa, si creerebbe un vuoto incolmabile che porterebbe alla disgregazione del popolo stesso e alla perdita delle conoscenze. Noi occidentali abbiamo perso questo concetto da molto tempo perché abbiamo sostituito al rapporto diretto fra lavoro e beni di consumo una serie di infrastrutture mediatrici che hanno fatto perdere l’unione tra gli individui: basti pensare che noi,

con il nostro lavoro, non ci procuriamo direttamente il cibo, ma questo lo acquistiamo da terzi. Non c’è più bisogno di unirci per cacciare una belva poiché qualcuno lo fa al nostro posto e noi relazioneremo con una terza persona (o struttura commerciale) che non ha partecipato alla “caccia” iniziale.La parola povertà deriva dal latino “pauper” composto di pau = poco e di per/par (dal verbo parere) = produrre. Secondo l’etimologia della parola, essa è la scarsa produttività dell’individuo.Credo che la povertà non sia un concetto astratto e fisso, ma che muti a seconda del contesto sociale in cui consideriamo il soggetto della nostra analisi. La definizione più corretta di povertà è la seguente: essa risulta essere presente quando la persona non risponde alle richieste della società.

Quest’ultima lo vede come un parassita e, involontariamente, lo penalizza di questa sua condotta privandolo dei beni primari. Se la vediamo da questo punto di vista, essa non esisterebbe se non ci fosse la società, e questo è vero; non potremmo mai discriminare un individuo senza un termine di paragone.Concludendo, non bisogna dimenticare che la povertà è la mancanza di qualcosa, che sia materiale o spirituale, ed essa rende diverso l’individuo dal contesto e ne causa un’inferiorità sociale. Ritengo in ultimo che i poveri siano anche quelle persone che non essendo dotate di una forza interiore che permette loro di distinguersi, emulano gli altri e non soddisfano uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano: la libertà.

tutte le Organizzazioni riconosciute, religiose e volontaristiche impegnate nell'emergenza, diffidando di singole persone che chiedono denaro od altro in nome di quella regione martoriata.

Noi Irpini, però, proprio perché abbiamo vissuto sulla nostra

pelle le troppe altisonanti promesse date sotto i riflettori mediatici accesi dall'emozione, dobbiamo tangibilmente essere a fianco dei terremotati, anche nei giorni della ricostruzione affinché essa sia rapida, sostanziale ed essenziale al tempo stesso, utile ai bisogni e alle aspettative di Comunità umili ed operose le quali, ci auguriamo, possano risorgere e rinascere come abbiamo fatto, anche se con grande sacrificio, noi.

CAPOSELE PER L’EMILIA ROMAGNA

Alcune immagini del terremoto di Caposele entrate, oramai tristemente nella memoria di tutti

le foto sono di Dino Del Guercio

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8437

Punti di vista

Carissimo Direttore, caro Nicola, non vedo l’ora che arrivi il mese di Agosto per passare i miei soliti quindici giorni a Caposele.

Tu lo sai con quanto amore ogni anno torno al mio Paese, per ritrovare gli amici di sempre.

Quando mi hai telefonato e mi hai detto che al Museo di Leonardo stanno affluendo numerosi visitatori, sono rimasto molto contento, perchè i nostri discorsi di puntare sul turismo per migliorare le sorti del paese incominciano a dare i primi frutti.

Quando arrivo sarà la prima cosa che farò, la visita al Museo di Leonardo. Parlo spesso con i miei amici di Roma delle bellezze di Caposele, la Bomboniera dell’Irpinia, è così che la chiamo io e i miei amici romani che l’ hanno visitato mi danno ragione: spero di portarne altri.

Adesso permettimi di rivolgermi ad un ipotetico turista che non conosce il nostro paese e fargli un po’ da Cicerone. Io vivo a Roma da oltre cinquant’anni e ho avuto modo di visitare molte città e paesi d’Arte, grandi e piccoli ma ti posso assicurare che sono pochi i paesi che con soli cinquemila abitanti vantano così numerosi luoghi degni da essere visitati.

Se tu, turista vuoi passare un week end oppure un’intera settimana a Caposele e Materdomini hai solo l’imbarazzo della scelta: oltre le bellezze naturali, l’aria buona, la calma, il verde, l’acqua fresca e pura, ottimi alberghi, dal più grande a quello a conduzione familiare, e ristoranti, agriturismi, pub dove potrai gustare alcune prelibatezze culinarie del luogo ancora fatte a mano.

Se sei un turista religioso, la prima cosa da fare appena arrivi a Materdomini-San Gerardo è una passeggiata lungo la strada che porta

Mario Sista romano

alla vecchia entrata della Basilica di San Gerardo Maiella. Un milione di visitatori circa all' anno.

Vedrai tutta la strada piena di bancarelle con immagini del Santo ed altro genere di cose. Soffermati cinque minuti

Dalla terrazza ammira il panorama

una vasta vallata sempre verde,la fantasia un quadro ci ricama

la vista in lungo e in largo si disperde.

Come un gabbiano pronto per volare

che accompagna il Sele verso il mare.

Pochi metri ancora e arrivi alla piazzetta dove c’è la vecchia scalinata che porta all’originale portale d’ingresso della Basilica scampato al terremoto dell’Ottanta. A proposito, fino agli anni Cinquanta e oltre alcuni fedeli salivano quella scalinata in ginocchio. Aspetta ancora un pò, sulla sinistra vedrai un altro panorama, le case in collina che arrivano fino al paese. Quello è Caposele, contornato da montagne sempre verdi, una fitta vegetazione verde scuro che si avvicina al blu, un polmone di ossigeno che ti vien voglia di saziarti d’aria pura. Dopo che hai visitato la Basilica, decidi tu se scendere subito giù al paese o riposarti e farlo più tardi. Sono solo due chilometri di strada, si possono fare anche a piedi per godere di più del panorama. Appena finita la discesa, pochi metri prima di arrivare al fiume, potrai visitare l’Oasi della Madonnina, così chiamata perché, durante dei lavori, venne trovata un’immagine somigliante la sagoma della Madonna sulla faccia di una grande pietra scavata. Un itinerario di tre quattrocento metri e

rimarrai affascinato dalla vista, già da lontano, di una cascata d’acqua fresca e cristallina che esce da una roccia, scroscia rimbalza e scende a precipizio nel fiume Sele

Dal monte Paflagone va alla focecalando giù dai monti alla

pianura, ti pare di sentire qualche voce

che ti accarezza e poi ti rassicura.Sorgenti e ruscelletti fanno a garache simili a vederne è cosa rara.

Non puoi fare a meno di notare una fitta vegetazione di piante fluviali con foglie larghe e numerose trote che risalgono le acque. Una volta entrato al paese avrai ancora molti luoghi importanti da visitare, a partire dalla Chiesa di San Lorenzo, patrono del paese, ricostruita solo pochi anni fa dalla distruzione del terremoto del 1980, con un’architettura modernissima e avveniristica. Alla Proloco ti daranno tutte le indicazioni per visitare il Museo delle acque e il nuovo Museo Leonardo, aperto ad aprile 2012, che in pochi mesi ha avuto già cinquemila visitatori, mica male.

Durante il tragitto per il paese vedrai molte fontane, ad ognuna fermati a sorseggiare l’ acqua fresca, ti si gelano i denti, è buonissima, io lo faccio sempre! A proposito di acqua, dall’anno scorso hai la possibilità di visitare, accompagnato da una guida, il grande Acquedotto Pugliese, il più lungo d’Europa, con i suoi 243 km, un’opera colossale che ha la capacità di dissetare tutta la Puglia.

Oltre le cose già citate di notevole importanza potrai fare una scappatina al bosco a quattro chilometri di distanza attrezzato coi barbecue per una scampagnata con gli amici. In più se capiti d’estate potrai godere di numerosi giorni di feste con sagre paesane folkloristiche, con cibo di

tradizione paesana fatto a mano come si faceva una volta. Fermati a parlare con i paesani, sono persone schiette semplici e sincere con il senso dell’ospitalità, c’è stato sempre un buon rapporto con il forestiero, lo ricordo da quando ero ragazzo. Ti accorgerai che Caposele non è solo un paese per vecchi, ci sono molti giovani che ci vivono, studiano e hanno tanta voglia di dar vita al paese. Non posso prolungarmi molto per questione di spazio però penso che dopo aver visitato quanto sopra descritto tornerai a casa soddisfatto per il cibo, l’acqua, l’aria buona e tutto il resto e porterai con te un po’ di cultura in più, il che non guasta, ed un buon ricordo per tutto il resto della tua vita, augurandoti di passare parola e perchè no di ritornarci.

Caro Nicola, spero che questo invito a visitare Caposele lo leggeranno molte persone e che possa servire ad incrementare il flusso turistico al nostro tanto amato paese.

Un ringraziamento lo voglio fare al Sindaco Pasquale Farina, perché, dopo tanti Sindaci che nel corso degli anni si sono succeduti, è stato il primo a capire ed a iniziare a dare un volto nuovo a Caposele. Alla Proloco e a te in particolare che attraverso la “Sorgente” fai avere a tutti i paesani sparsi nel mondo le notizie e gli avvenimenti di tutto il paese, un caloroso abbraccio e un arrivederci a presto.

Cordialmente

Una visita a Caposele, la Bomboniera dell’Irpinia.

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Anno XL - Agosto 2012 N.8438

Politica

Mi domando e dico: “Ma è possibile che a Caposele non c’è mai pace?”

L a c a m p a g n a e l e t t o r a l e in iz ia qua lche mese p r ima della competizione e finisce immediatamente il giorno dopo ed a seguito della quale i rappresentanti del popolo (maggioranza e minoranza) che insieme sono stati eletti, hanno il dovere di esercitare le loro funzioni per dare risposta alle esigenze della popolazione e per mettere in atto il programma presentato in occasione della campagna stessa. Le recenti vicende politiche hanno provocato nel paese una frattura insanabile e non so quando sarà possibile ripristinare un rapporto che possa ricreare una unità di intenti ai fini occupazionali e sociali nel nostro piccolo paese.

La vicenda dell’Acqua ha innalzato un dibattito di forte contrasto che ha coinvolto non soltanto la nostra comunità ma anche altri Enti e Istituzioni, alimentando una guerra di tutti contro tutti. Ricorsi di ogni genere: Procura, Tribunale delle Acque, richieste di

di Gelsomino Grasso

referendum di Associazioni nate ad uso e appannaggio di qualche “ illustre” prossimo candidato a Sindaco.

Candidati che non hanno interesse a far progredire il paese ma solo ad arricchire il proprio curriculum, non si sa per fare cosa.

Ritornando alla questione acqua, pare che l’obiettivo di un riconoscimento del ristoro sui 363 litri al secondo ci sia stato.

Chi parla di legittimità e chi di illegittimità:la cosa certa è che la Puglia ha riconosciuto un nostro sacrosanto e indiscutibile diritto d’uso dei 363 lt/s è che nessuno potrà toglierceli; peccato che è fino al 2018. Peccato anche che le proposte del Partito Democratico, ricche di contenuti politici e occupazionali, presentate con un documento in data 26 Novembre 2010 non siano state del tutto recepite.

O r a è n e c e s s a r i o c h e l’Amministrazione metta subito in atto tutte le procedure per recuperare il tempo perduto a causa delle divisioni, mettendo in cantiere le cose che sono state dichiarate e

Sono al mio secondo viaggio nello Sri Lanka con ii progetto missionario di cui è presidente

Rosa Albano.Siamo presenti da quando è accaduto

lo Tsunami: ci sono tanti orfani e regna un'enorme povertà, che se non si vede non si crede.

Siamo presenti in vari periodi: ci alterniamo a gruppi di volontari per aiutare bambini bisognosi e ragazze madri.

Oltre allo Tsunami c'è stata anche la guerra e di conseguenza tanti orfani. Il progetto missionario , con i suoi soci, ha adottato 80 bambini (adozione a distanza). Li visitiamo e li sosteniamo in ogni loro problema.

In questo viaggio abbiamo portato loro penne, quaderni, gomme, sapone, medicine, vestiti, cibo, olio. Tutto questo si può realizzare grazie alle offerte di quelle persone disposte a donare. Un grazie va a tutti i Caposelesi

Da Caposele parte il progetto missionariodi Iolanda Ciccone

Associazione MLK

per le loro offerte.Abbiamo comprato un grande locale

per ospitare ragazze madri e orfani. In questo viaggio abbiamo incontrato delle persone che sono state in Italia e che ci hanno aiutato in tutto il tempo che siamo stati lì, sia come interpreti e sia accompagnandoci con le macchine nei vari spostamenti.

Nel ringraziare tutti vogliamo ricordare le parole di Gesù' che dicono: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25 v.40)

Penso che i motivi sono altri, recuperare altri litri di acqua affinché la Puglia raggiunga altri traguardi, quelli industriali eliminando, ad esempio, anche le industrie manufattiere del pomodoro esistenti in Campania.

Altra domanda che un semplice cittadino si pone: la vecchia galleria (l’attuale Pavoncelli) che fine farà?

Non sarebbe stato più produttivo ripristinare, con la manovalanza locale, il vecchio tratto Caposele-Conza?

Non sarebbe stato opportuno ripristinare la località Buoninventre eliminando i fatiscenti corsi di lamiera oramai arrugginiti, con grossi pericoli di inquinamento e ripristinando le zone rimaste ancora, dopo trent’anni, senza coltivazioni. Gli abitanti di Buoninventre sono uguali o no ad altri cittadini cui spettano gli stessi diritti ?.

Io credo di sì.

E’ POSSIBILE ChE NON C’E’ MAI PACE ?firmate nella convenzione.

Ad esempio il progetto di Piazza Sanità, il ripristino dell’area “Saure”, la palazzina dell’EAAP, il Parco Fluviale e tutto ciò che riguarda il rifacimento della zona a monte del Paese (Sanità-Tredogge) per una migliore ricezione del turismo.

Sulla questione acqua esistono altri aspetti: il minimo deflusso vitale, la Pavoncelli-bis.

Credo che sul deflusso minimo vitale l’Amministrazione debba vigilare con la dovuta attenzione e far applicare le leggi che regolano il sistema per garantire la vivibilità degli esseri viventi, la riproducibilità delle acque per non alterare l’ecosistema, garantire la biodiversità e tutto ciò che attiene alla sicurezza del territorio .

Sulla Pavoncelli-bis bisogna analizzare una molteplicità di aspetti quali, per esempio, l’impatto ambientale, e bloccare l’eventuale flusso di acqua sorgiva verso la Puglia. Apro e chiudo una parentesi: il terremoto ha devastato la galleria fino a Conza; dopo Conza è tutto regolare ?).

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8439

Sport

Approfitto di questo spazio che il direttore de “La Sorgente” ci mette come sempre a disposizione, e per

questo non posso che ringraziarlo, per fare un resoconto della stagione trascorsa e il punto della situazione con gli opportuni ringraziamenti.

Quest’anno l’Olimpia Caposele si è occupata delle seguenti categorie: PICCOLI AMICI, PULCINI ed ESORDIENTI, ovvero tutta l’attività di base, l’attività che precede la fase agonistica dei “Giovanissimi” e degli “Allievi”.

PICCOLI AMICI (nati dal 2003 al 2006): questa categoria, caratterizzata da corsi principalmente ludici, ha visto la suddivisione in due mini-gruppi (2003 e 2004/2006), per lavorare al meglio; la loro attività si è svolta soprattutto nella palestra comunale ed al campo Palmenta quando il tempo lo ha permesso.

PULCINI (nati dal 2001 al 2002): questo gruppo, il cui obiettivo principale è stato quello dello sviluppo delle capacità tecniche, ha svolto il proprio primo Campionato Provinciale di Categoria; i Pulcini si sono confrontati in diverse gare contro i pari età di diversi paesi irpini ben figurando. Le loro gare si svolgono in mini-campi con arbitri dirigenti.

ESORDIENTI (nati dal 1999 al 2000): questa categoria che si prefigge la “ruolizzazione” come aspetto basilare, con i giovani che prendono i primi contatti col calcio a 11, ha partecipato ad un Campionato Provinciale molto impegnativo. Ad inizio anno la F.I.G.C. ha individuato le sole società che avevano i requisiti per essere classificate come SCUOLA CALCIO, sole 8 organizzazioni tra le quali la nostra (le altre sono state LEONARDO SURRO ARIANO, HERMES SAN TOMMASO, MONTEFORTE, FUTURE BOYS NOLA, INTERMONTORO, ECLANESE e VENTICANO); ovvero quelle che avevano superato lo status di partenza di CENTRO CALCISTICO DI BASE (63 società) per approdare a quello di SCUOLE CALCIO vere e proprie. Bene, i nostri ragazzi (rigorosamente tutti locali come da tradizione) non solo hanno superato i timori della vigilia di chi temeva tante sconfitte, ma addirittura hanno raggiunto il Secondo Posto Generale alle spalle dell’Hermes (a soli 5 punti), staccando la terza classificata la Future Boys Nola di 25 punti!

Ora un poco di pausa, poi torneo locale e programmazione della prossima stagione nella quale cercheremo di consolidare quanto fatto in questi anni e stabilizzare la Scuola Calcio. Il mio obiettivo sarà quello di rinforzare l’organizzazione, affinché, anche qualora questa parentesi di vita personale legata al Calcio Giovanile dovesse finire per dar posto ad altro, ci sia un gruppo che possa continuare con il Presidente e con l’Olimpia Caposele questo stupendo percorso che sotto la mia gestione ha visto continuare il lavoro di una vita di mio padre Generoso, la cui passione ed amore disinteressato per questo sport non hanno e non potranno avere eguali.

L’aver proseguito tutto ciò, arricchendolo coi due trionfi provinciali al Partenio in 2 categorie differenti in soli 13 mesi (unica

di Roberto NotaroSCUOLA CALCIO OLIMPIA Caposele

squadra ed esserci mai riuscita nella storia del calcio provinciale giovanile irpino), aver stabilito il record di risultati utili di una squadra di tale settore (34 partite, con 30 vittorie e 4 pareggi!), aver disputato per la Prima volta nella storia di Caposele un Campionato Regionale con grandi risultati (Vittoria Coppa Disciplina Generale primi su 130 squadre e 5° posto in classifica) con soli ragazzi locali (unici a farlo) ci ha dato un grande orgoglio.

Ora, grazie al raggiungimento dello status di SCUOLA CALCIO, credo di poter dire che è stato aggiunto anche l’ultimo tassello che mancava all’Olimpia per dire che ha fatto veramente tutto!

A settembre ripartiranno i corsi con una categoria in più rispetto a quest’anno (Giovanissimi 1998-1999) e cercheremo di migliorarci ancora.

Un ringraziamento agli istruttori Massimo e Salvatore che hanno gestito con competenza e passione le rispettiva categorie (il primo con i Piccoli Amici oltre a preparare i portieri, il secondo allenando i Pulcini); un caloroso ringraziamento va ai collaboratori che menzionerò alla fine, ovvero ai ragazzi che hanno giocato e vinto con l’Olimpia fino a pochi anni fa, e che quest’anno hanno collaborato ai corsi con grande impegno: mi auguro che qualcuno di loro possa prendere quanto prima il tesserino da Istruttore per poter gestire direttamente una categoria. Un grazie agli sponsor che ci hanno sostenuto e soprattutto ai familiari che hanno appoggiato il nostro progetto.

Per concludere, voglio ribadire che la società non ha alcuno scopo di lucro: parte con zero euro a settembre e chiude a zero euro a giugno! I contributi associativi volontari dei genitori vengono totalmente spesi per la gestione e l’organizzazione della stagione (minimo rimborso spese agli istruttori, trasferte, pulizia degli impianti loro manutenzione ordinaria, acquisto del materiale d’allenamento, palloni, casacche, birilli, aste e quant’altro).

Ciliegine, poi, sulla torta di questa bella stagione sono state la FESTA DELLA SCUOLA CALCIO il 2 giugno presso l’Aula Polifunzionale a Caposele e la FESTA DEL CALCIO DELLA F.I.G.C. svoltasi ad Ariano Irpino.

Nella prima i bambini sono stati premiati dalla società alla presenza del Sindaco e delle altre istituzioni locali, con i genitori e gli sponsor che hanno contribuito alla realizzazione di un bellissimo buffet, coordinato dall’amico Angelo Cetrulo; nel corso della serata sono stati esposti gli oltre venti trofei conquistati dalla società nella sua storia ed è stata allestita una mostra fotografica.

Alla festa del calcio ad Ariano Irpino, invece, i nostri bambini sono stati protagonisti di una bella giornata, sotto un sole cocente, con la Federazione che ci ha premiati come società più organizzata e che ha portato più tesserati, consegnandoci un attestato quale miglior Scuola Calcio della stagione.

Rinnovo i miei ringraziamenti e do l’arrivederci alla prossima stagione sportiva, chiudendo con l’organigramma societario.

ORGANIGRAMMA

Presidente: Notaro GenerosoVice-Presidente: Caruso Angelo

Dirigenti: Sista Donato, Cetrulo Angelo, Chiaravallo Massimo, Cifrodelli Antonio

Responsabile Scuola Calcio: Notaro Roberto

Allenatore Piccoli Amici Cetrulo Massimo:Allenatore Pulcini: Malanga SalvatoreAllenatore “Esordienti-Giovanissimi”: Notaro Roberto

Collaboratori: Grasso Gerardo, Merola Vito, Liloia Donato, Monteverde Rocco, Ciccone Piero, Patrone Rocco, Rosania Italo, Russomanno Salvatore, Aiello Gerardo

 CATEGORIA “ESORDIENTI” nati 1999/2000

 

CATEGORIA “PULCINI” nati 2001/2002  

CATEGORIA “PICCOLI AMICI” nati 2003/2004

 

CATEGORIA “PICCOLI AMICI” nati 2005/2006

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Page 40: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N.8440

Scuola

Premiata la Classe IV A della Scuola Primaria del De Sanctis di Caposele. Ha vinto, nella Sezione Letteraria, il Primo

Premio per la Ricerca Storica “Salvatore Boniello” del 12esimo Concorso “PAESE MIO”, indetto a livello provinciale dall’ Istituto Comprensivo De Simone di Guardia Lombardi.

Anche quest’ anno la tematica del Concorso affrontava un argomento molto importante: “Emigrazione Ieri e Oggi”.

E numerose sono state le Scuole di ogni ordine e grado della Provincia di Avellino che hanno partecipato a questa manifestazione.

L' intento è stato quello di andare alla scoperta dei beni ambientali e culturali dell' Irpinia, per rivalutare le caratteristiche storiche dei nostri paesi, nel rispetto delle regole, del territorio e della civile convivenza.

Nella classe IV A della Scuola Primaria di Caposele, il docente Giuseppe Rosania ha centrato l' attenzione su una frase di Jean Renoir: "Il mio Paese è quello che mi fa mangiare" e con gli alunni ha realizzato il Giornalino "I Movimenti Migratori ieri ed oggi"; così essi hanno potuto acquisire una conoscenza più ampia e approfondita del territorio di appartenenza, hanno compreso gli aspetti economici, sociali e culturali che hanno fatto sorgere il movimento dei flussi migratori dagli albori dell' emigrazione all' immigrazione.

Per sfuggire a una condizione esistenziale fatta di privazioni e di miseria, "allora come oggi", si parte con la speranza e la consapevolezza di dover superare tante difficoltà in terra straniera.

Si fa questo con spirito di sacrificio e volontà per cercare delle opportunità di lavoro in un contesto di vita sociale migliore.

Gli alunni hanno capito perché l' emigrazione dell' Irpinia, pur avendo avuto alcuni momenti di grande intensità, non è mai terminata, anche se oggi le caratteristiche sono totalmente diverse.

Pensiamo che da molto tempo la nostra provincia non cresce in termini di offerta formativa, anzi si può dire che alcuni nostri paesi stanno invecchiando perché non sono in grado di creare nuove opportunità.

Noi vogliamo costruire un futuro dove l' individuo non si senta escluso, ma sia parte integrante di un sistema che sviluppi crescita sia per il territorio

di Giuseppe Rosania

sia per se stesso, per sentirsi cittadino europeo con pari opportunità nel mondo.

Ciò che è stato fatto è solo un "piccolo passo", un viaggio di studio dove sono stati letti brani di lettura e articoli di giornali, sui quali gli alunni hanno scritto considerazioni e riflessioni importanti, poi hanno raffigurando gli argomenti con molte rappresentazioni grafico- pittoriche.

Per noi la Scuola è sempre stata e continua ad essere un luogo di costruzione di Cultura perché è il sapere che realizza l' identità dei futuri cittadini, accanto ad ogni forma d' esperienza di vita.

Caposele, 31/05/2012

LA VALENZA FORMATIVA DELLA SCUOLA

La scuola contribuisce alla formazione del ragazzo, getta le basi per la costruzione di una propria forma mentis,

tramite la quale ognuno diventa l’ artefice del proprio destino.

Essa inizia a riempire quel cassetto chiamato Cultura, senza il quale nessuno di noi sarebbe libero di agire e pensare.

Al giorno d' oggi bisogna abbattere e sconfiggere quell ' idea che il "mondo" ci preferisce ignoranti, così da poterci manovrare a suo piacimento, sostituendo i valori importanti della vita con altri di poco conto del tutto effimeri e superficiali, dettati da una parte di società non certo irreprensibile, ostile anche per i suoi modelli televisivi.

è importante che i governi sappiano sempre valorizzare la scuola senza reprimerla con delle riforme a costi zero. Oggi non ci si può sottrarre da un utilizzo qualitativo delle poche risorse a disposizione in un contesto di società che deve richiedere equità di spesa in ogni settore.

Spronare i nostri ragazzi a vivere con positività questa istituzione significa costruire un Paese migliore, basato su una libertà reale e non apparente.

La scuola dove io ho lavorato per 39 anni è quella "ELEMENTARE", un luogo di pacificazione sociale e di comunità , dove bisogna sapersi relazionare e collaborare nel rispetto di una corretta convivenza democratica.

Qui si impara la difficile arte di essere genitori e insegnanti, soprattutto nello stare insieme.

LE ESCURSIONI CULTURALI A CAPOSELE

Vivere con positività la scuola significa anche "apprendere e s p e r i m e n t a r e " l e conoscenze del territorio

che arricchiscono notevolmente gli aspetti del curriculum. Ed è per queste ragioni che con la classe IV A della scuola primaria di Caposele ho voluto organizzare delle escursioni nel territorio, anche grazie alla disponibilità di alcuni genitori, che ci hanno consentito di vivere delle esperienze pratiche di conoscenza davvero indimenticabili. Come non ricordare il lavoro della vendemmia, la raccolta delle olive o quello della preparazione e cottura del pane, svolti tutti nel rispetto di antiche tradizioni secolari con le tecniche di oggi.

I lavori scelti ci hanno permesso di riscoprire l' attaccamento alla terra e ai suoi prodotti all' interno di un' operosità scolastica straordinaria.

La v is i ta a l le Sorgent i de l Sele e al Museo delle Acque, con l’ accompagnamento delle guide turistiche volontarie, ci ha consentito di sviluppare degli aspetti di ricerca storica sul nostro paese fin dalle sue origini.

Abbiamo capito che è anche importante proteggere e salvaguardare il nostro territorio per la straordinaria ricchezza che possiede.

"L' acqua che tocchi de' fiumi è l' ultima di quella che andò e la prima di quella che viene". Così il tempo presente. Leonardo Da Vinci

Abbiamo letto con soggezione questa frase e poi abbiamo visitato il Museo Leonardiano per ammirare la

genialità di questo artista. I modelli in esposizione sono delle riproduzioni precise di alcune delle vere macchine tratte dai codici di Leonardo. Alcune loro caratteristiche sono ancora presenti nelle macchine di oggi

Abbiamo osservato anche la sua scrittura, dei disegni, alcuni schizzi e anche delle pitture, tra cui la riproduzione della Gioconda, che sembra seguirti con il suo sguardo.

Abbiamo svolto un incontro culturale con il Gruppo Attivo Luciano Grasso per imparare a riciclare e a riutilizzare dei prodotti commerciali in un’ ottica di educazione ambientale.

La visita alla Chiesa Madre di San Lorenzo ci ha permesso di osservare le bellezze di quello che possiamo definire il monumento religioso per eccellenza di Caposele.

La Chiesa presenta delle linee architettoniche particolari, tali da farne una delle più belle d' Italia, i suoi colori si riferiscono all' acqua nel suo fluire ed è piena di luminosità attraverso i vortici del soffitto.

Il richiamo dell' acqua ha un duplice significato: le acque del Sele donano linfa vitale alle terre della Puglia, così come la grazia dello Spirito Santo dona la vita eterna.

Nell' ambiente di paese possiamo visitare altre cose monumentali e paesaggistiche per poter effettuare delle altre esperienze didattiche, così come esistono sul nostro territorio alcune agenzie culturali come La Pro Loco, la Pubblica Assistenza, la Piscina , il Gruppo Attivo Luciano Grasso e tante altre agenzie, che possono apportare alla scuola pratiche di formazione in un connubio culturale di educazione permanente.

Premiata la Scuola “De Sanctis”

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8441

Politica

Credo che ognuno di noi sappia ricordare le date più significative

della propria vita, quelle che lo hanno riguardato più strettamente, ma mi chiedo se davvero esistano delle persone che siano in grado di rammentare eventi significativi del nostro paese, cioè delle situazioni positive che hanno apportato del benessere a tutta la nostra comunità dal 1900 in poi ?

Forse si potrebbe pensare alla costruzione dell’ Acquedotto Pugliese, per l’ importanza che esso rappresenta, per il contributo fornito alla vita e al benessere di una popolazione “sitibonda”.

Forse si potrebbero considerare importanti le rendite versate al Comune di Caposele nelle trascorse Convenzioni? E queste hanno davvero contribuito al benessere del nostro paese?

Nel tempo le risposte sono sempre state alquanto negative, se si esclude la sottoscrizione del 10 maggio 1970, che portò ai Caposelesi un ritorno economico molto rilevante per quell’ epoca.

Oggi finalmente con la stipula dell’ Accordo Morale del 6 luglio 2012 possiamo pensare ad un evento che apporterà del Benessere alla nostra comunità per almeno sei anni , fino al 2018.

In tempi di default, di spending review, cioè di austerità in tutti i sensi, dalla mancanza di lavoro alle prospettive verso il futuro, è stato importante aver trovato dei fondi che apporteranno dei notevoli vantaggi economici alla nostra comunità. E sapremo da qui a qualche anno chi avrà avuto ragione, se davvero saremo capaci di costruire veramente del benessere in un contesto di sviluppo, di crescita reale e di tutela del nostro ambiente. Verificheremo se sarebbe stato meglio non far niente, chieder di più per non ottenere nulla, oppure essere riusciti a sottoscrivere una Convenzione con la quale finalmente la regione Puglia riconosce, dopo oltre un secolo di ritardi, la straordinaria generosità dei Caposelesi e per la prima volta lo viene a fare a Caposele per chiudere una storica

UNA GIORNATA SPECIALELE OPPORTUNITÀ NON CAPITE di Giuseppe Rosania

e dolorosa ferita. E lo viene a fare con la presenza

di Nichi Vendola, presidente della giunta regionale pugliese, che parla di difesa e protezione dell’ acqua che implica il diritto alla vita, usa delle parole stupende e coinvolgenti con anche una citazione di don Tonino Bello: “…dicono che gli uomini sono angeli con una sola ala, dobbiamo stare abbracciati per poter volare…”. Prima di lui ha parlato Fabiano Amati, assessore regionale alle opere pubbliche della Puglia che ha detto che … bisogna evitare gli sprechi, tutelare e salvaguardare le Sorgenti, garantirne il diritto e non dimenticare mai il rapporto con Caposele che è straordinario perché è fatto da una profonda stima e gratitudine che mai nessuno potrà dimenticare. Poi è intervenuto Ivo Monteforte, l’ amministratore unico dell’ Acquedotto Pugliese, che ha ricordato la figura coraggiosa di Leone Cuozzo (Leuccio), un eroe che durante il terremoto dell’ 1980 resto nei pressi della Galleria Pavoncelli per cercare di limitare i danni e garantirne il funzionamento. Il nuovo potabilizzatore di Conza della Campania è stato intitolato alla sua memoria.

Ha parlato anche Giuseppe De Mita, il vicepresidente della giunta della Campania, che ha affermato che … è necessario tutelare una risorsa fondamentale come quella idrica in un territorio, quello irpino, che rappresenta uno dei bacini idrici più rilevanti di tutto il Paese …

(io aggiungerei che non si possono creare discariche come quella del Formicoso).

Naturalmente l’ incontro è stato aperto dal sindaco di Caposele, Pasquale Farina che ha detto che i Caposelesi ricorderanno questo evento che suggella un legame secolare fatto in nome della solidarietà che si estende con atti concreti. Le parti sono contente perché hanno raggiunto i loro risultati, nel rispetto dei loro diritti … in favore della nostra Comunità.

Io come testimone dei fatti mi sento arricchito dalla valenza delle parole ascoltate.

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Anno XL - Agosto 2012 N.84

2013

CAPOSELE!

42

Le elezioni amministrative in un piccolo centro come Caposele segnano gli anni e li imprimono nella memoria collettiva come i

Mondiali e le Olimpiadi. Il 2013 sarà già, nuovamente, anno di elezioni comunali. Alla fine di questa estate, l’intera popolazione sarà contagiata da un fervore crescente che toccherà le punte massime nella prossima primavera durante la campagna elettorale. Tuttavia una grossa novità caratterizzerà le prossime elezioni e le renderà del tutto originali rispetto alle precedenti. In virtù della riforma apportata dalla legge finanzia-ria per l’anno 2010, solo sette consiglieri, oltre al sindaco, siederanno nel consiglio comunale. Di questi, cinque saranno eletti nella lista di maggioranza e due in quella di minoranza. Anche le liste elettorali, infatti, saranno composte da soli sette candidati, oltre al sindaco.

Si tratta, a ben vedere, di una vera e pro-pria rivoluzione se solo si considera che fino a pochi anni fa i rappresentanti nel consiglio erano più del doppio. Quali conseguenze avrà questa riforma nella composizione delle liste a Caposele e, soprattutto, nel risultato finale? Si possono serenamente svolgere alcune considerazioni.

E’ palese che i voti necessari per essere eletti quali consiglieri nella lista vincente dovranno essere molti - e sottolineo - molti di più che in passato. Se fino alla scorsa tornata elettorale la soglia di tranquillità, il

di Alfonso Sturchio

Finquando un pò di salute ancora c’è, è salutare fare qualcosa, mai stazionare.Viaggiare, ad esempio, è una gran bella idea, ma bisogna

farlo frequente, prima che il tempo non porti via, anche, la memoria. La lontananza mi consuma, allora, d’accordo con Sidigna, la madre dei miei figli, decidiamo realizzare un accalorato sogno di modi emotivi, ma con motivi giusti: trascorrere le vacanze in Italia, a Materdomini di Caposele, dove son nato, per visitare i parenti, tanti amici, contemplare i fiori in memoriam dei miei Genitori e di coloro che già partirono, accarezzare il mio Villaggio poetico, cordiale, che ricorda la mia giovinezza, calare, pedoni, a Caposele, per la vecchia strada e dar uno sguardo all’antica scuola di quei lontani tempi, fare nuove amicizie, scoprire nuovi luoghi ricchi di arte, di storia, quindi, ammirare le bellezze naturali

Il Consiglio Comunale del 2013numero di voti che ti garantiva un sicuro accesso al consiglio comunale, poteva essere individuata intorno alle 70 prefe-renze, ebbene alle prossime consultazioni questo onorevole risultato sarà largamente insufficiente per l’elezione a consigliere. A conti fatti, pur considerando una larga fetta di elettori che opteranno per il co-siddetto “colpo in testa”, ovvero un voto secco alla lista prescelta senza indicazione del candidato consigliere, sembrerebbe che, per aspirare a sedere nel consiglio comunale, i candidati dovranno superare l’immane traguardo delle 150 preferenze. Un numero decisamente alto, se solo si considera che pochissimi in passato hanno superato le cento.

Quali ripercussioni avrà questo dato nella scelta degli uomini da candidare? Sicuramente se ne possono individuare due, decisive.

E’ evidente che la scelta dell’elemento da inserire nella lista sarà dettata da con-siderazioni sensibilmente diverse rispetto al passato. Per molti anni il “quoziente familiare”, ovvero la possibilità che un candidato potesse disporre di una rete familiare abbastanza estesa da garantirgli una consistente base di partenza, è risultato determinante nell’inserimento in squadra. Poter disporre di una sessantina di voti di partenza, grazie al consenso della propria famiglia allargata, rendeva questo tipo di candidato assolutamente ambito. Da do-mani potrebbe non essere più così. Visto il limitato numero di elementi in lista, solo sette, e l’altissimo numero di preferenze

da ottenere, un soggetto che si caratteriz-zasse solamente per la sua appartenenza ad una determinata famiglia potrebbe essere persino penalizzante. Se al bottino di voti parentali non si prevede che se ne aggiungano altrettanti per la stima sociale goduta dal candidato, la sua scelta potrebbe rivelarsi sterile.

Al contrario, molto più che in passato, potrebbe rivelarsi vincente una squadra composta da individui che – pur non avendo una grossa famiglia alle spalle – singolar-mente godano di una diffusa stima in paese, conquistata per le proprie capacità di am-ministratori, per le proprie qualità umane, per l’impegno svolto nell’associazionismo o semplicemente nello svolgimento del proprio lavoro.

Una seconda considerazione risulta a mio avviso ancora più evidente.

La riduzione a sette del numero di candidati nelle liste elettorali dimezza bruscamente il numero delle persone “di riferimento” dei singoli elettori. Molti elettori non avranno più un candidato “vicino” da votare e quindi, non avendo particolari legami di amicizia, parentela o umana simpatia, decideranno chi votare guardando alla lista nel suo complesso, ma soprattutto in base al candidato sindaco.

Il dimezzamento del numero dei candi-dati e dei consiglieri, a mio parere, rafforza ancora di più la figura del capolista. In altre parole, più che in passato, questa riforma chiede agli elettori soprattutto di sceglie-re il proprio sindaco e la considerazione che gode il capolista nei confronti della

cittadinanza sarà più che mai decisiva per l’elezione dell’intero consiglio comunale.

Una ulteriore riflessione va fatta con riferimento al numero delle liste. La ri-duzione del numero dei candidati a sette, con la conseguente maggiore facilità nel “chiudere” una lista, potrebbe stuzzicare le aspirazioni di chi non si riconosce negli attuali schieramenti di maggioranza e minoranza e intende costituire una com-pagine alternativa.

La presentazione di una terza lista (ma anche di una quarta ad usum Calabricti) – eventualità occorsa una sola volta negli ultimi quarant’anni a Caposele – vanifiche-rebbe parte delle considerazioni svolte in precedenza. Nel senso che, abbassandosi l’asticella delle preferenze necessarie a conseguire la vittoria elettorale, torneran-no ad essere utili i candidati espressione di più o meno consistenti gruppi familiari o partitici.

Non si trascuri, infine, che la stessa riforma ha ridotto il numero di assessori a due. Un numero così basso di consiglieri ed assessori, senza alcun dubbio, consi-glierebbe gli architetti delle future liste di non trascurare la coesione e l’unione di intenti tra gli elementi in squadra.

Il dissenso (o mal di pancia, come si suole dire) di soli due componenti, evento tutt’altro che raro nelle precedenti legislature a Caposele, provocherebbe

Vacanze a ‘CAPUT SILARIS’: che tanto mi affascinano e mi logorano... pensando nell’età che, irrazionale, mi trascina.

Però, prima di realizzarlo devi preparare, efficienti, l’umore, il fisico... e un discreto portafogli, perchè oggi si pensa solo all’affarismo e in cambio ricevi infinite delusioni...ma, nonostante questo, ne vale la pena. è 16 agosto 2011, ore locali 18, Aeroporto Internazionale di San Paolo (Brasile), l’aereo decolla con destino Italia, via Madrid. La compagnia aerea scelta è di un nome conosciuto, che tante volte ne abbiamo fatto uso, ma stà vota é stata pessima l’attenzione data a noi passeggeri, anche, con problemi di overbooking (biglietti in più).Un personale talmente mal umorato che, a malavoglia, attendevono chi chiedesse, insistente, un bicchiere d’acqua! Quattro erano le auxiliares del vuelo (hostess), attempatucce, ungite di superbia, non davano nemmeno un finto sorriso, forse per non lasciare affiorare le impertinenti rughe, insomma un acido comportamento.Voliamo a oltre diecimila metri di altitudine, al di sopra delle nuvole e l’aeronave, un Airbus A330, serena, prosegue la sua rotta. Guardo fuori dal finestrino e vedo un cielo illuminato, cosparso di stelle: è stupendo,

sembra fluttuare nell’infinito! Allaccio più sicure, le cinture, mi stendo

sulla poltrona, augurandomi che Iddio ce la mandi buona, rilasso e penso ai nostri cari rimasti a San Paolo, a quella confusione d’un tsunami di gente, che corre fremente e fiera, d’un lavoro incessante, giustificando lo slogan della pulsante capitale paulista: “NON DVCOR, DVCO!” (non son condotto, conduco). Il viaggio è pesante, perchè da San Paolo a Madrid sono, quasi, undici ore senza scalo, poi di quì a Napoli circa altre tre, abbiamo un fuso orario di cinque, quindi restare altre tre in attesa della coincidenza per Capodichino... è un itinerario da dimanticare! Finalmente, l’aereo inizia l’atterraggio all’aeropoto partenopeo, offrendoci un panorama fantastico, nel contornare i monti della bella Napoli. è la Madre Terra che, entusiasti, salutiamo: Salve, Italia!

Una piccola confusione partenope, nella ricezione dei bagagli, ma poi tutto fu risolto ottimamente.

Ci attendono il nipote Lorenzo Sozio e il nostro caro amico Gaetano Nisivoccia, ai quali ne siamo grati. Alle 13:30, di 17 agosto, dopo un’ora, la macchina spunta alle Fornaci, da dove avvistiamo la splendida Materdomini e, laggiù, è Caput

Silaris, cioè: Caposele! Una emozione esplode in noi e, riverenti, esclamiamo: Ciao,Mamma!

Ci assestiamo all’hotel San Gerardo Majella, un ottimo, quasi, 5 stelle se comparato ad altri, in altre città dell’Italia. Lussuoso, marmorizzato internamente, uno dei più belli e di aspetto solenne dell’Irpinia.

Il prezzo è contenuto, solo alcuni inconvenienti, ma passabili, come la mancanza dell’aria condizionata, con un caldo così tremendo e la lentezza dell’acqua, per raggiungere normale al terzo piano.

Domandiamo ad un attendente il perchè e lui, parsimonioso, pensando che fossimo abitanti del paese di Obama, risponde: “...in the morning, at five ‘o clock...”, poi s’ingolfa e completa col salutare dialetto, “...arriva bbòna l’acqua e p’ r’frisc’cà la stanza, apriti la f’nestra, p’cchè quà, a Matriddomini, nun’n’gi so zanzar!”

Pratico costui, hein! Dovuto alle circostanze, dobbiamo adeguarci:“...e ch’ bbò fà”, faremo una doccia

a contagocce!” Sono le 14 e dopodicchè andiamo in casa di mia sorella Concetta, che ci attende con tanti membri della

di Umberto Malanga

conseguenze fatali per l’Amministrazione in carica.

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Page 43: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8443

Turismo Viaggi

sua famiglia ed altri parenti. Ci rattrista l’assenza della cognata Antonietta, perchè, inferma, stava ospitalizzata.

Auguriamogli una presto guarigione.Una forte emozione stà presente in tutti noi, nessuno può nascondere una lacrima, piccola che sia. Dopo un’estesa prosa e un appropriato rifocillare, ritorniamo all’hotel, perchè siamo sfatti, bisogna riposare, son 22 ore senza chiudere occhio e domani la nostra agenda sarà chena! 18 agosto, alle 5:50 spunta l’aurora ed io già son sveglio.Apro la finestra ed ecco che m’appare la bellissima Valsele, con le sue campagne verdeggianti di oliveti, vigneti e altre colture che, bagnate da piccole gocce di rugiada, riflettono ai primi raggi del sole. In seguito, lo squillo solenne delle campane del Santuario, con un armonioso picchiettare, svegliano la Contrada e dintorni... e il termometro, mamma mia, marca 32º!

Vacanze a ‘CAPUT SILARIS’:

Pronti per affrontare la giornata, entriamo nel ristorante per consumare

la prima colazione. È una colazione variata, fastosa e, ancora, quel croissant (cornetto) ripieno di creme, che delizia! Veramente, è una specialità così differenziata, che non l’abbiamo incontrata in nessun posto dell’Italia. è pura verità!

Allora, completiamo la visita a tutti coloro che tanto stimiamo e, siccome che i nostri parenti più stretti, abitano in corso Sant’Alfonso, è naturale che bazzichiamo questo carino spazio, arborizzato dai, quasi, centenari alberi, voluto dalla cara Mamma Antonella, nell’anno 1919, quando, col Babbo Lorenzo, iniziarono la costruzione della nostra casa. Per riconoscenza, la Mamma offrì, per un buon tempo, un litro di vino al giorno, al cantoniere, perchè desse un tratto speciale alle piante.

Il caldo è tremendo già alle nove, allora ci accomodiamo su un banco del suddetto corso, all’ombra di quei platani, dove di costume, giornalmente vi approda un signore con un libro di preghiere in mano. Ricordo che nel 2008, io stavo lì e lui, mesto, meditava la prima pagina. Adesso, 2011, lui stà completando la terza.

Ammiro la persistenza, la sua amabilità, è una persona di anima buona, è un Malanga, è un mio cugino, è ‘N’Giulinu! Lo saluto e lui, sfregandosi gli occhi, dice:”...ma chi si tu?”. Allora, gli risposi: “ma come, non ti ricordi di me? sono Umberto, il figlio di Antonella, ch’era sposata con Lorenzo r’ la Rossa!”

“U, Maronna mia, nun’ t’avia canusciutu, cum’ stai?” Grazie, dissi, e

tu, la tua moglie e famiglia,tutto bene? Lui, contento, rispose:

“’N’graziamu a Diu e a San Gilardu, fino a mò, t’ramu annanzi!”

Ecco che dopo ulcune piccole prose, appare un anziano di cappello panamà bianco e s’accomoda all’altro

lato, (la mia mente trasalì d’emozione, immaginando che fosse quel distinto Parente, ma, ahimè, non era) e vocifera con ‘N’Giulinu: “Guagliò, tu, nun’ ti stà troppu a lu sol’, p’cchè, oi, coci veramend’!”

Noi, per non perturbarli nel loro dialogo, ci alziamo e continuiamo la nostra camminata, ma il cugino ha il piacere di presentarci il suo amico, dicendo: “Tu nu lu canusci a quistu? è nu parend’ r’ Capussela, abita là, adduretu a lu furnu viecchiu”. Veramente non lo conosco e qual’è il suo nome? “Funzicchiu!?”.

Sì, però questo nome non mi dice niente, potresti darmi un’altro indizio? “è r’ na famiglia c’abitava p’ Matriddomini a mond’, racimma a lu casinu russu”. Vabbene,‘N’Giulì, lascia stare, nui jamu a Capussela, a l’appieri, p’ la via vecchia, prima ca lu sol’ spacca r’ pret’. Lui, aggiunge: “Quistu, pur’ là vai, vi putiti fa cumpagnia, però stat’vi attied’ ca la scesa è brutta e la via è chena r’ spin’. La Cumunità Muntana s’è scurdatu r’ taglià li ruviti!” Non fa niente,‘N’Giulì, io sono nato quì, conosco la strada e, forse, non è ben conservata dovuto alla poco frequenza. Ciao, cugino, ‘n’gi v’rimu crai!”

Vi prego, un minuto di meditazione: da un ingrato messaggio, ricevo la notizia che il cugino,‘N’Giulinu,ci ha lasciati! Lamentiamo tanto! Un sincero e affettuoso sentimento a tutta la sua cara Famiglia.

Dopo molteplici scivolate e alcune graffiature, arriviamo n’gimma a lu pondu e lì stavano i parenti dell’amico ad attenderlo, ansiosi per la sua avanzata età. Un ciao e ci inoltriamo in quelle strette stradette, graziosi vicoli che conservono, in una serena nostalgia, un pò del mio passato, tanti ricordi degli anni primi...

Seguiamo l’irte ascesa. Fontane tintillano, vasi di fiori sui

balconi, finestre e, poggiate ai ruderi del castello,

due cummar’ gesticolano e, quasi, ‘n’dr’cher’, desiderose di sapere, ciarlano tra di loro rispetto a noi:

“Puppinè, chi so quisti, sembr’n’ gend’ strania?” Giuseppina:“’N’Dunè, quissi sò r’ Matriddomini, apparten’n’ a la famiglia r’ la Rossa, ab’t’n a la Mérica Grande. Antonella risponde: “Ah, mò mi ricordu, ma ch’fann’ indà st’ strett’l’ cu nu solu accussì cucend’! Maronna mia, ch’ callu chi faci oi!”

Di questi pettegoli, Sidigna non ci ha azzeccato niente ma, a me, m’hanno riportato al passato, alle radici, in quel mondo antico che si rivelava in ogni loro espressione, parola per parola, frase per frase. Io, procuro controllare il mio emozionale. Tiro gli occhiali da sole, alzo la visiera del mio berretto e noto che non l’ho dimenticate. Per loro, un sorriso, un affettuoso salve, perchè codeste sono una preziosità, serbono il tipico favellare del mio grazioso paesetto. Io mi identifico, è il mio mondo! Ecco che memoro una frase

d’una canzonetta napoletana, che dice:

“Tiempu, stù tiempu ch’è vulatu e numm’n’ so addunatu!”

E, d’improvviso, io, mi vedo nella gioventù, quando sotto pioggia, neve, vento e sotto un sole scaldante, di qui bazzicavo, tra questi nobili vicoli, panoramiche stradette, carine piazzette, preparandomi per il futuro.

Il pomeriggio è da abbronzarsi. Un gelato al bar, nata vepp’ta r’acqua fresc’ca in piazza della Verdura e, proseguendo via Roma,davanti ad alcuni locali, il marciapiedi è affollato di bonvivants, gareggiando in contare i passi di chi, lì, passa. Sono personaggi tipici che si confondono con l’ilare mondo Felliniano!

Siamo in piazza Sanità, il sole non perdona, allora, un’ombra amica c’invita a fermarsi, sono le piante di licine, affianco ad una fontanina che, continua, spruzza un’acqua cristallina, freschissima, ineguagliabile.

Noi, previdenti, avevamo acquistato nelle varie botteghe, a Materdomini, due sobressate, 500g di prosciutto crudo, 1kg di mozzarella (trezze), 250g di caciocavallo piccante e sei panini di farina integrale,

quindi, il più che necessario per fare un bel spuntino, tipo turistico, nella nostra emotiva scampagnata.

Nel frattempo, con molti amici di passaggio, scambiamo quattro

chiacchiere, si ricorda del passato, ma il tempo passa, è ora di andare ad assistere l’inaugurazione del parco fluviale, a monte di Santa Lucia, sotto la Preta r’ Cola, che sarà battezzato con un nome profetico: “Oasi della Madonnina”.

È un luogo di straordinaria bellezza... e voi, compaesani, frequentate questa meraviglia della natura, è una ricchezza incalcolabile che altri paesetti non posseggono, valorizzate i vostri beni, è un’Oasi meravigliosa, salutare!

è un sito spettacolare e non fate dell’età un pretesto, drogatevi di gioventù, assorbitelo, è un inno alla vita, un invito di far presenza, quì, crai, p’scrai... e, spiritualmente, sempre!

La cer imonia fu dis t inta , una confraternizzazione con vecchi colleghi, tanta gente locale e innumeri nuovi amici

di paesetti circostanti. Una orchestrina e voci melodiose,

vibranti, cantano fantasie partenopee, al magico mormorio delle Sorgenti del bel fiume Silaris (Sele), mentre si stuzzica e umidifica l’appetito con afrodisiache delizie locali.

Complimenti alle Autorità ed agli Esecutori di questo angolo di paradiso. Cin cin!

Ritorniamo al Colle, di autostop evidente, perchè la salita è troppo inclemente, per noi giovani anziani.

Lo splendore del luogo, l’affettuosità della gente, ci hanno sedotti.

Nella vita, come miracolo, tutto accadenel momento giusto. Le nostre vacanze proseguono, tanti

amici e bellissimi luoghi da visitare, e noi siam venuti per tale proposito.

Il nostro arrivo è stato come da veri adolescenti, ma sento che ritorneremo, a casa, bastantemente saggi.

è fantastico!Obrigado e tchau a todos! Grazie e ciao a tutti!

Umberto Malanga

Caposele in una condizione invernale che attribuisce al paesaggio un fascino straordinario

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Anno XL - Agosto 2012 N.8444

“Occorre non confondere il problema convenzione con il parere di conformità da rendere sul progetto di raddoppio della galleria Pavoncelli”.

Anche con questa dichiarazione nella seduta del 15.06.1996 la minoranza consiliare dell’epoca motivò il voto contrario all’approvazione dello schema di integrazione della convenzione con l’AQP, che fu poi sottoscritta nel 1997 dal sindaco Corona.

Ed invece, proprio il parere di conformità sul raddoppio della Pavoncelli bis aveva costituito una insperata, quanto efficace, occasione che l’amministrazione Corona utilizzò per instaurare un complesso negoziato al fine di ottenere una sorta di ristoro ambientale per la realizzazione del raddoppio della Pavoncelli.

Finalmente, dopo vari incontri con i partiti e con consiglio comunale aperto veniva così approvato nel 1996 lo schema di convenzione integrativa con l’AQP che, a quanto già pattuito dal sindaco Caprio nel 1970 per l’affitto dell’utenza dei 363 l/s, aggiungeva nuovi ed importanti vantaggi per Caposele (un ambizioso progetto di salvaguardia e sviluppo del nostro territorio che prevedeva la visibilità delle opere di presa, la sistemazione e riqualificazione dell'intera area circostante le sorgenti del Sele, il ridisegno e sistemazione della Piazza della Sanità, dell'area ex-lavatoio e del primo tratto del corso del Sele (ora canale di scarico) fino alla confluenza; l'apertura al pubblico del viale del "cantiere" fino al ponte; sistemazione a parco della zona "Saure"; valorizzazione della "palazzina"; sistemazione degli scavi effettuati in zona "Diomartino"; ricaptazione delle sorgenti di "S. Lucia", fornitura gratuita energia dalla costruenda centrale idroelettrica, manutenzione gratuita della rete comunale, ect.).

La convenzione del 1997 fu, pertanto, la contropartita ottenuta dal Comune per la realizzazione della Pavoncelli bis nel proprio territorio. E va ricordato che la sola gestione gratuita della manutenzione della rete idrica e fognaria, introdotta con tale accordo, ha generato un risparmio di spesa per le casse comunali di oltre un milione di euro.

Viceversa, la conformità urbanistica al progetto di completamento della Pavoncelli bis del 2010 è stata rilasciata dal sindaco Farina senza alcuna discussione consiliare e con la sola richiesta di realizzare la famosa centrale idroelettrica, già prevista da tutte le precedenti convenzioni ed accordi sottoscritti tra le parti.

°°°Come è noto, a Caposele, Città di

Sorgente, vi sono numerosi fontanini pubblici sempre aperti e l’acqua potabile nelle case è sempre stata fornita, per antico uso civico, senza contatore ed in modo pressoché gratuito.

A seguito del terremoto, nel 1982, la distribuzione gratuita fu estesa anche a

di Nino Chiaravallo

PAVONCELLI BIS E CANONE DELL’ACQUA POTABILE(ovvero perché la convenzione Farina ci porterà i contatori)

Materdomini, ai cui abitanti l’Acquedotto Pugliese aveva fino a quel tempo fornito l’acqua a pagamento e con obbligo di contatore.

Nel 1990 venne fissato il corrispettivo per l’uso dell’acqua potabile in una quota fissa di 30.000 lire l’anno per utenza e fu previsto (e però mai applicato) il pagamento della eccedenza del quantitativo gratuito, stabilito in 400 litri procapite per componente del nucleo familiare.

Nel 1994 fu istituito il canone acque reflue che fu fissato nell’80% della quota fissa dell’acqua potabile.

Nel 1995, poiché il Comune versava in condizioni di deficità strutturale e doveva far fronte alle aumentate spese manutentive della rete che all’epoca gestiva in proprio, fu portata a 40.000 lire la quota fissa per le abitazioni, stabilita in 200.000 lire quella per gli usi commerciali ed in 30.000 per gli altri casi, con il parallelo aumento del corrispettivo dovuto per le acque reflue.

Come abbiamo ricordato, per effetto della convenzione Corona, dal 1997 l’AQP assunse gratuitamente tutto il costo della manutenzione ordinaria di tutto l’impianto della rete e delle acque reflue. Da tale data, il Comune ricavava quindi dai canoni che gli versavano i suoi cittadini un gettito superiore al 100% della spesa che in effetti sosteneva, dato che questa era oramai costituita dal solo ammortamento di alcuni mutui pregressi.

E poiché questo non era corretto, nei primi mesi del 1999, chi scrive ed altri consiglieri, proposero al Consiglio comunale di dimezzare la tariffa dell’acqua potabile.

E’ noto, poi, che la proposta ottenne 8 voti su 16 e, quindi, non fu mai approvata.

Nel 2003 il Comune, pur continuando a non sostenere più spese per la gestione del servizio idrico, ritenne di poter considerare il relativo canone come una imposta e decise di aumentarlo del 50% . Nel 2004 lo raddoppiò addirittura.

A seguito, poi, della sentenza n. 54/2005 del Giudice di Pace di Calabritto tutti detti aumenti furono annullati.

Dopo tale data non sono state disposte altre modifiche sicché oggi usufruiamo della nostra acqua senza contatori, pagando il canone fisso e relativamente basso del 1995, con particolare beneficio per gli agricoltori e per le attività alberghiere e commerciali che usufruiscono di tutta l’acqua di cui hanno bisogno corrispondendo solo un’agevole quota fissa.Ho ricordato questi brevi passaggi sulla convenzione del 1997 e sulla tariffa idrica che oggi ancora paghiamo per evidenziare due cose.

La prima.Per il rilascio del parere sulla Pavoncelli

bis, mentre l’amministrazione Farina si è, di fatto, limitata a chiedere la realizzazione di una bretella di collegamento tra il cantiere e l’uscita della superstrada (salvo poi a rinunziarvi), l’amministrazione

Corona negoziò ed ottenne la convenzione integrativa del 1997.

Pertanto, i l parere definitivo (incondizionato) rilasciato da Farina in data 21.10.2010 va rapportato alla convenzione Corona del 1997, come la nuova convenzione Farina del 2012 va rapportata alla convenzione Caprio del 1970.

L’atto del 1997 fu preceduto da incontri e, comunque, fu approvato in consiglio comunale aperto, come risulta dalla delibera 45/96 sulla quale è possibile leggere le varie dichiarazioni fatte anche da semplici cittadini presenti.

Viceversa, il parere definitivo 21.10.2010 al progetto di completamento della Pavoncelli bis è stato rilasciato, autonomamente, quanto frettolosamente, dal solo sindaco con una semplice lettera, senza alcuna doverosa approvazione consiliare ed addirittura eliminando l’unica nuova contropartita che era stata già formulata in conferenza di servizi dal suo assessore e, cioè, l’obbligo della costruzione della importante strada di collegamento tra il cantiere dei lavori e lo svincolo della superstrada.

Resta ancora da capire, poi, come sia stato possibile per Farina rilasciare il parere urbanistico favorevole nonostante l’opera interessi aree normate dalla tavola 18P1b del vigente PUC come EO (agricole) senza l’approvazione del consiglio comunale, non potendo sul punto certo considerarsi appagante la risposta che ha dato all’interrogazione consiliare proposta dal consigliere Spatola sulla vicenda.

Invero, la convenzione del 1997 ha posto le basi per lo sviluppo turistico delle sorgenti del Sele. Dalla lettura del resoconto consiliare non risulta, peraltro, il mancato accoglimento di proposte o di richieste di miglioramenti. Tale atto non ha comunque inciso, né poteva, sulla disciplina pattizia fissata da quella del 1970.

Ciò, per confrontare con i fatti storici l’affermazione del prof. Ceres secondo la quale “con la convenzione del 1997, stipulata tenendo completamente all’oscuro la popolazione (altro che dittatura del Sindaco Farina) Sindaco e Amministratori del tempo .. adottavano una decisione capestro per la nostra Comunità”.

La seconda.L’abbandono dell’impostazione della

convenzione Caprio del 1970 e la cessione che, di fatto, Farina ha operato di tutti i 363 l/s di nostra pertinenza, comporterà per le famiglie di Caposele la necessaria conseguenza della installazione dei contatori per il pagamento dell’acqua consumata.

Va, infatti, considerato che il 1.350.000,00 euro annui dell’AQP, una volta entrati nella previsione di bilancio comunale, dovrà esser speso nel rispetto delle norme di contabilità e queste non

consentono il prelievo generale di risorse pubbliche per dare un servizio pubblico a domanda individuale.

I servizi pubblici a domanda individuale sono tutte quelle attività gestite dall’Ente, poste in essere ed utilizzate a richiesta dell’utente, che non siano state dichiarate gratuite per legge nazionale o regionale e per le quali gli enti sono tenuti alla presentazione della certificazione dimostrativa del tasso di copertura del costo.

E’ stata, infatti, ritenuta illegittima l’erogazione gratuita di servizi che possano essere considerati a domanda individuale di parte e che, pertanto, devono essere per legge parzialmente coperti (nella misura dell’80% del costo per quello idrico) con contribuzioni da richiedere agli utenti.

Costituirebbe, perciò, evidente ‘danno erariale’ l’assunzione da parte del Comune di un costo per il quale l’utente è tenuto a contribuire in misura del suo utilizzo.

E alla spesa dell’acqua utilizzata, dovrà, inoltre, essere aggiunta quella per la manutenzione del servizio idrico integrato, che finora era a totale carico dell’AQP.

Ma al di là dell’obbligo normativo, è fin troppo evidente l’impossibilità di coprire con soldi pubblici il costo indiscriminato di situazioni notevolmente differenziate, mettendo sullo stesso piano chi acqua ne consuma in maniera industriale, come agricoltori, allevatori, alberghi od altre attività che ne fanno molto uso, e chi ne fa uno solo minimo, magari perché occupa in maniera saltuaria la casa servita dall’utenza.

E, d’altra parte, se non si limiterà il consumo dell’acqua potabile che il Comune si è obbligato a pagare all’AQP in misura del prelievo operato, quanto del 1.350.000,00 euro resterà nelle casse comunali ?

Per poter intascare qualcosa dal conguaglio che il Comune dovrà effettuare con l’AQP a fine anno, saremo quindi costretti a limitare al massimo l’uso della nostra acqua e questo non sarà possibile senza controlli (contatori).

I l 1 . 3 5 0 . 0 0 0 , 0 0 d o v r e m o guadagnarcelo, dandoci da fare per consumare quanto meno acqua possibile e, quindi, installando i contatori nelle case.

Quello che ci avanzerà, dopo aver pagato l’acqua consumata e le spese per la manutenzione delle rete, lo dovremo, però, spendere nel modo vincolato accettato con la nuova convenzione.

Di certo, la convenzione Farina ci imporrà una svolta epocale dell’uso della nostra acqua, che dovrà essere totalmente diverso a quello che sinora ci ha consentito, soprattutto nelle campagne, l’illimitata riserva prevista dall’art. 1 della convenzione Caprio.

Nella ‘Città di Sorgente’ dovremo abituarci a vedere le nostre secolari fontane pubbliche con i rubinetti comandati.

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Page 45: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8445

Tradizioni culinariePUBBLICA

ASSISTENZA

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Ecco la lEttEra apErta chE la pubblica assistEnza ha affisso ai muri dEl paEsE pEr rivolgErsi a tutta la cittadinanza. E’ un richiamo vErso la raccolta fondi pEr supportarE l’associazionE chE pEr potEr corrEttamEntE affrontarE l’EmErgEnza sanitaria (118) ha acquistato una nuova ambulanza. una grossa, ma quanto mai utilE spEsa, alla qualE è giusto partEciparE, ognuno con quEllo chE può…un sErvizio utilE davvEro a tutta la nostra comunità, pEr la sicurEzza E la salutE.

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TI

La nuova ambulanza dell'ANPAS CAposele

Recuperare le affinità tra comunità è un compito essenziale per ogni operatore pubblico, ancor più se queste emergono da vincoli

religiosi e devozionali.Tra Caposele e Muro Lucano, tra cui nel

2000 con delibera del Consiglio Comunale n. 33 del 19 luglio si è sancito un rapporto di gemellaggio, vi è alla base la comunanza religiosa su S. Gerardo Maiella.

Se Muro ha dato i natali e conserva i luoghi della sua infanzia, Materdomini di Caposele ospita il suo santo corpo con profonda venerazione, diffondendo, altresì, la sua devozione nel mondo.

Questo intenso legame spirituale, che si manifesta da parte della popolazione murese anche attraverso pellegrinaggi a piedi e il rispetto più assoluto del ruolo di Materdomini, cui si conferma gratitudine per l’accorta attenzione, deve indurre le autorità religiose e gli organi politici a progettare un cammino convergente e promozionale.

è questo un percorso che, nel mentre consolida la condivisione devozionale per un Santo, che conserva la sua freschezza di testimone di profonda umanità e di autentica fede, apre prospettive di scambi non solo religiosi, ma anche socio-culturali.

In questo processo non possono non sorgere occasioni di crescita di nuove esperienze di fede popolare e di solidarietà umana, di riscoperta del patrimonio storico e ambientale dei luoghi «gerardini», di coinvolgimento delle nuove generazioni come quelle scolastiche per incontri culturali, di programmazione di iniziative complementari, finalizzate alla conoscenza sempre più profonda del Santo.

Ora dagli intenti si deve passare alla progettualità e, quindi, all’attuazione di progetti nel tessuti religiosi, culturali ed economici delle due nostre comunità, cominciando con la costituzione di un gruppo

operativo, deputato ad elaborare interventi a breve e e medio termine.

Può essere un avvio, ma molto dipende dalla volontà di procedere, avendo come volano la devozione verso un Santo, il nostro San Gerardo, che, anche per la sua umanità, riesce ad attualizzare la sua testimonianza in un mondo secolarizzato e teso a perdere gli autentici valori di una convivenza di pace, di rispetto dei più indifesi e di giustizia. Antonio Mennonnaassessore alla cultura e turismo del Comune di Muro Lucano

Riprendere il cammino…

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Anno XL - Agosto 2012 N.8446

Pa r t i a m o d a l l a f i n e . L a realizzazione della prima Festa della Musica Europea a Caposele

tenutasi il 21 giugno 2012, giorno più lungo dell’anno, e’ stata una corsa frenetica all’ultimo spazio utile. Tanti i gruppi musicali da inserire in un arco di tempo ristretto, in uno spazio fisico nuovo e da esplorare e con musica in contemporanea. Davvero tanto, ma con poco tempo a disposizione. L’organizzazione è stata da subito complicata da tante problematiche: il gran numero di adesioni all’evento hanno costretto a stringere di molto sui tempi per ogni gruppo e il rifiuto dell’AQP a concedere lo spazio antistante il Museo di Leonardo si e’ trasformato da rischio ad opportunità.L’organizzazione di RadioLonTra ha saputo però immediatamente reagire. In alternativa è stata individuata, insieme al Sindaco, e rivalutata immediatamente (grazie al pregevole apporto degli operai della Comunità Montana) un’altra area dimenticata da tutti, riportandola per la prima volta alla ribalta a livello regionale: il Parco Fluviale. Alla fine tutto è andato per il meglio. Sul palco si sono dati battaglia a suon di note più di venti gruppi del genere più svariato, in una cornice nuova che tanti giovani e non giovani caposelesi non avevano mai vissuto. Caposele ha conosciuto un nuovo format mai sperimentato prima e il risultato si e’ visto immediatamente con 12 ore di musica che nessuno aveva pensato potessero essere così, nemmeno RadioLonTra. Questa organizzazione virtuale, che ora non lo è più, che si prefigge di informare sorridendo in una piazza virtuale fatta di tweet, post, foto e video. Tutto sul web, solo sul web. Promozione, articoli, tam tam mediatico che grazie alle potenzialità dei canali attivati per la Festa ha raggiunto in poche ore tanti utenti virtuali che poi si sono trasformati in utenti reali quella sera. Un sito web dedicato alla festa che contava in media 1000 visite giornaliere.Un sito che aggiornava continuamente

Una festa lunga un giorno nel giorno più lungo dell’anno:la Festa della Musica Europea a Caposele.

sull’evolversi della situazione, pubblicava foto direttamente dal posto, che ha seguito in diretta streaming tutto l’evento, senza far perdere nemmeno un minuto a chi era lontano da Caposele. Senza dimenticare la lunga diretta radiofonica di MPA. Ora è per questo che si conosce anche il parco Fluviale di Caposele, cosa che prima nemmeno i caposelesi sapevano: un obiettivo inaspettato raggiunto.Merito della Festa dicevamo. Senza dubbio. Un’idea nata fin da subito sotto un cornice europea. Sintomo di una visione diversa delle cose, di una cosa diversa da proporre, con un obiettivo di condivisione come lo spirito web di RadioLonTra vuole. Un azzardo il periodo, una difficoltà in più il luogo. L’Associazione di Promozione della Musica Europea ci ha subito accolto, ci ha regalato magliette, loghi, visibilità sul sito web, ci ha inserito nel network che comprende più di 100 paesi in cinque continenti e a cui aderivano solo 4 città Campane.L’idea dell’utilizzo primario della rete come mezzo di comunicazione ha funzionato, l’allestimento ha avuto le sue classiche difficoltà logistiche, ma alla fine in un tripudio di giovani e non la Festa della Musica si è fatta.Tan t i g l i s t and co mmer c i a l i di imprenditori locali che hanno aderito entusiasti e hanno espresso soddisfazione per la serata.Ma è l’arte giovanile in se che è stata al centro, oltre alla musica anche le arti creative con i disegni di Pino Cuozzo e Giuseppina Russo, o la danza dei ragazzi di Calabritto che hanno incuriosito. L’offerta musicale svariata ha attirato tutti in uno spirito di collaborazione europeo che in questo paese si dovrebbe vedere più spesso. Il LontraPark (così battezzato per quella serata) non poteva che essere gioioso e faticoso per l’organizzazione, ma il risultato raggiunto ha evidenziato come anche di fronte a grosse perplessità, a volte nelle cose basta solo crederci.

La Redazione di R.L.

In una sala gremita all’inverosimile il giorno 23 Aprile scorso è stato presentato il libro di poesie di Domenico Patrone intitolato “Con gli occhi del ricordo”.“Alcune di queste poesie, dedicate a Caposele,(dice Cesarina Alagia in un suo articolo) mi hanno riconsegnato per un breve lasso di tempo il paese di un volta; un paese intatto nelle sue voci, nei suoi antichi sapori, nella sua umanità. Era il paese visto dall’Osservatorio di una persona partita troppo presto ed alla quale è stata risparmiata la visione di una realtà diversa, una realtà che quotidianamente e inesorabilmente ci impone la fine di un tessuto sociale chiamato Comunità; una realtà nella quale le vicinanze, le condivisioni sono talmente precarie che basta un colpo di vento per farle saltare, per farle esplodere”. Dalle poesie di Domenico, lette magistralmente da Manuel Patrone, traspare un grande amore per il paese di origine, una grande nostalgia per gli amici di un tempo, per le stradine del paese, il ricordo per l’incanto dolce delle serate estive, il gioioso ritrovarsi dei giorni di festa all’uscita della messa, gli anni belli della dolce età.

Abbiamo rivissuto uno spaccato di vita “antica”, piena di ricordi nostalgici di un passato mai dimenticato.Accogliendo i l suggerimento dell’autore del libro, dedicheremo un’altra serata alla “poesia”, alternando la lettura dei brani poetici alla visione di scene tratte dal filmato “Caposele, città di sorgente”.Ed a proposito di ricordi nostalgici riportiamo una delle più belle poesie tratte dal libro “Con gli occhi del ricordo”

NOSTALGIA

Viene così all’improvvisocon dolce carezza, con fremiti d’ali:

immagini care, dolci sospiri,strette furtive di mani, desideri

appagati.Corre il pensiero in una nube dorata:tutto è presente e … il cuore muore

CON GLI OCChI DEL RICORDO

CON GLI OCChI DEL RICORDODomenico Patrone

Domenico Patrone con la presentatrice del libro Antonietta Gnerre

Nicola Conforti e Domenico Patrone

Domenico Patrone e Antonio Ruglio

Recensioni

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Page 47: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8447

Sport

caposelesi. E di questo ne siamo forte-mente orgogliosi.

L’esordio in ottobre a Bagnoli Irpino, in uno stadio gremito di tifosi nostri ed avversari, terminava con una sconfitta. Immeritata, ma pur sempre sconfitta. Ed a quella ne sarebbero seguite altre, intervallate da qualche pareggio, ma sempre di misura. Eppure il nostro gioco era sempre pari o supe-riore a quello degli avversari e nessuna squadra riusciva a metterci veramente sotto. A fine dicembre eravamo tra gli ultimi in classifica. Tuttavia non era-vamo demoralizzati perché sentivamo che c’era una componente di sfortuna ed inesperienza in quelle sconfitte e bi-sognava superare soprattutto una specie di blocco psicologico.

Dopo tutto avevamo vinto due partite su due nel primo turno di Coppa Campania!

Ed infatti con l’anno nuovo c’è stata la svolta. Dapprima una vittoria fuori casa per 3 a 1 sul campo di Monteverde e poi ben quattro vittorie di fila ci porta-vano da soli al terzo posto in classifica ed i quotidiani irpini cominciavano ad interessarsi di questa debuttante compo-sta da soli caposelesi che ormai faceva paura a tutti.

I tifosi hanno cominciato a seguire la squadra con grande passione e, quan-do abbiamo affrontato la nostra diretta rivale, il Chiusano, che ci precedeva al

secondo posto in classifica, la tribuna dello stadio Palmenta era gremita di caposelesi come non avevamo mai visto. L’entusiasmo era al massimo se consideriamo che venivamo da due belle vittorie per 3 a 0 fuori casa a Calitri e 5 a 0 in casa contro l’Atletico San Potito. La partita contro il Chiusano, dominata fin dai primi minuti dal Caposele, finiva con un secco 3 a 0 in nostro favore e quello è stato senza dubbio il momento più esaltante di tutta la stagione.

I caposelesi hanno continuato a seguirci fino all’ultima partita di mag-gio e, al taglio della torta sull’erba del nostro campo, eravamo in tantissimi a festeggiare una stagione molto bella ed avvincente.

Possiamo certamente dire che intorno alla nostra squadra di calcio si è creato un movimento di energie e passioni di centinaia di persone. Il campionato, dalla sua preparazione fino all’ultima partita, ha coinvolto emotiva-mente e fisicamente oltre 25 giocatori che si sono impegnati e divertiti fino all’ultimo. E poi tecnici, dirigenti, fi-danzate e mogli dei componenti della squadra sempre vicine nei momenti delle sconfitte e dei festeggiamenti, i numerosi tifosi che hanno assistito alle partite dalla tribuna ed i tantissimi che ci hanno seguito su Facebook.

Insomma, l’esistenza di una bella squadra di giovani puliti che ben figu-

rano nell’intera provincia indossando la casacca del Caposele è motivo di orgoglio per il nostro paese e dovrebbe essere sempre supportata. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di molte persone alle quali va il nostro ringraziamento. Per cominciare gli sponsor: Ristorante 7Bello, Hotel San Gerardo, Ristorante Di Masi, Crystal Bar, Agenzia Allianz Casillo, Stazio-ne Q8 Rosania, Alimentari Rocchina Cibellis, Fandango Wine Bar, Ford Di Vincenzo, Bar Roma, Officina DN Auto, Pizzeria Chaplin, Ingrosso Antonio Zarra, Concessionaria Opel Gonnella, Over Drink Bar, Caseificio Antonio Nigro, Ristorante Testa, Vitale Viaggi e Tinteggiature Nicola Liloia.

Un ringraziamento va fatto anche all’amministrazione comunale che ci ha consentito l’utilizzo gratuito degli impianti sportivi e rilasciato tempestiva-mente tutte le autorizzazioni necessarie.

Quanto a me, ho la fortuna di avere a disposizione una squadra ed una diri-genza composte da giovani eccezionali, che alle capacità atletiche aggiungono tante altre qualità umane che raramente si riscontrano.

Questo rende estremamente agevo-le ed appagante il ruolo del presidente e pertanto ripeterei senza alcun dubbio tutti i sacrifici, gli impegni e le trasfer-te sotto la pioggia nei vari stadi della provincia in cambio di un’altra stagione come quella trascorsa.

Si è conclusa, con una bella festa sul manto erboso dello Stadio Palmenta, un’altra entusiasmante stagione del-la nostra squadra di calcio:

l’A.C.D. Caposele. La novità importante di quest’anno è stata il debutto della società nel più impegnativo Campio-nato Regionale di II Categoria, dopo avere ben figurato, l’anno precedente, in quello di terza. L’altra novità, meno rilevante, è stata la mia elezione a pre-sidente dell’Associazione sportiva al posto di Tommaso Cibellis, che aveva svolto un lavoro egregio nella stagione precedente.

La gestione di una squadra di categoria e la preparazione di un cam-pionato regionale di calcio necessitano di un lavoro che, dall’esterno, non avrei immaginato. Abbiamo cominciato a pensare al campionato da affrontare – ed alle spese da sostenere – sin dall’estate, coinvolgendo atleti ed amici nell’or-ganizzazione della Festa dello Sport, una serata di musica e gastronomia in piazza, e del Quadrangolare del Tifoso allo Stadio Palmenta. Devo dire che si è sviluppata immediatamente una bella partecipazione dei caposelesi intorno alla loro squadra e le due iniziative ci hanno permesso di guardare al progetto di un campionato di Seconda Categoria con più fiducia.

A settembre ed ottobre i nostri giocatori erano in piena preparazione e nessuno poteva prevedere quale po-sizione avremmo occupato in classifica. In altre parole, non conoscevamo le nostre potenzialità e, in un campionato più impegnativo di quello precedente, non sapevamo come avremmo figurato.

Devo aggiungere – e la riprova di quanto affermo l’ho avuta dopo avere visto gli atleti di tutte le altre squadre – che la nostra era l’unica squadra ad essere composta da soli giocatori del proprio paese. L’A.C.D. Caposele, il cui acronimo significa Associazione Calcistica Dilettantistica, per consuetu-dine – a differenza di quanti si rinforzano con giocatori “esterni” ed a pagamento – schiera solamente calciatori dilettanti

L’A.C.D. Caposele: la nostra squadra

Iniziano i festeggiamenti a fine campionato Le squadre femminili del mini torneo

di Alfonso Sturchio

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Anno XL - Agosto 2012 N.8448

I primi mesi del 2012 sono stati quasi epocali per Caposele, il dibattito politico è stato molto forte e acceso, a tratti anche di più della

normale dialettica politica, ma si sa, che quando si tocca il problema acqua, scatta la sensibilità dei Caposelesi.

I problemi che hanno contrapposto maggioranza e minoranza sono stati “La Convenzione con l’AQP” e “La Galleria Pavoncelli-bis”, affrontati in modo diametralmente opposti. Personalmente, e insieme al movimento politico “Caposele Futuro” ho più volte ribadito la mia posizione e quella di molti cittadini, favorevoli a che si arrivasse a una definizione dei due problemi. Come ho scritto in un paio di manifesti, questo non è il momento dei “se e dei ma”, “dei sempre contro”, “delle tattiche politiche” o “della salvaguardia di qualche interesse privato”, la crisi economica non ce lo permette (ma chi ha la pancia piena questo non lo sa).

Per quanto riguarda la Convenzione con l’AQP, ritengo che quella sottoscritta non sia la migliore o più vantaggiosa, ma

SULLA PAVONCELLI BISsicuramente quella fattibile in questo momento (ve lo dice uno che per anni ha seguito politicamente il problema), che sicuramente i tanti benefici che avranno oggi i Caposelesi sono un punto di partenza e non di arrivo per eventuali future rivendicazioni. Per quanto riguarda la Galleria Pavoncelli-bis (che a breve inizierà i lavori), sono stato sempre favorevole alla sua costruzione per rimediare alla pericolosità di rottura della vecchia Pavoncelli, e quantomeno per mettere la parole fine allo spreco di denaro fin qui avuto, ma anche consapevole che non arreca danni ambientali così come da più parti paventato, che non potrà esserci un maggior prelievo idrico visto i controlli con i previsti accordi bilaterali Campania – Puglia, oppure un deflusso minimo vitale incontrollato, senza scordare la prevista costruzione della centrale elettrica che fornirà energia elettrica per uso pubblico “Gratis”, ed infine un ritorno occupazionale in un momento di forte crisi economica,

che darà sicuramente un po’ di ossigeno all’economia del nostro Paese.

Chiudo citando l’ultimo manifestino: Caposele e i Caposelesi sono stufiiiiiii, dei cavilli, della demagogia e delle fesserie.

Ancora una volta gridano BASTA ai giochetti della politica, alle motivazioni private e ai ricorsi ad oltranza. Ricordate: “CHI SEMINA VENTO, RACCOGLIE TEMPESTA”. FINITELA!!!!, fate lavorare la gente,

Consigliere Comunale Pietro Cetrulo

fate girare l’economia, non aggraviamo la situazione.

Il benessere di Caposele, passa e pesa sulla coscienza della Maggioranza, della Minoranza e di chi fa politica.

ing. Roberto Sabatelli Dott. Prof. Ing. Roberto Sabatelli:

Le funzioni di Commissario Delegato per far fronte allo stato di emergenza nel territorio delle Regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli dichiarata con D.P.C.M. in data 6.11.2009 e successivo D.P.C.M. del 17.12.2010 di proroga gli sono state conferite con O.P.C.M. del 12.03.2010 n°3858 Con precedente D.P.C.M. del 29.10.2005 gli erano state conferite le funzioni di Commissario Straordinario ai sensi dell'Art. 13 della legge 135/97 Tra i compiti affidati al Commissario Delegato rientrano quelli di provvedere all'approvazione della progettazione delle opere di Completamento della Galleria Pavoncelli Bis,all'appalto dei lavori ed all'esecuzione degli stessi. A tale scopo gli è stata conferita la funzione di stazione appaltante sino al collaudo delle opere ed al trasferimento delle stesse all'Ente gestore che sarà stato all'epoca individuato.

Politica

La Galleria, sin dall'atto della sua realizzazione, vuoi per le caratteristiche costruttive, in muratura, d'altro canto usuali nel periodo di realizzazione, vuoi per le caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati, è stata sin dall'inizio soggetta a fenomeni di dissesto solo tamponati mediante quegli interventi manutentivi consentiti da una durata dei lavori limitata a soli due o tre giorni, data l'impossibilità di effettuare sospensioni dell'esercizio della galleria per tempi più lunghi, rappresentando la stessa l'unica fonte di approvvigionamento per molti cittadini pugliesi e lucani.

Durante gli eventi sismici del novembre 1980 la galleria Pavoncelli ha subito danni gravissimi richiedendo interventi di durata ben maggiore (circa cinque mesi) rispetto ai soliti. Tali interventi furono resi possibili solo con l’attuazione di interventi sussidiari che richiesero una spesa considerevole da parte dello Stato ammontante all'epoca a circa 1.300 miliardi di lire consentendo l'interruzione per tale durata del flusso idrico in galleria seppure con gravi disagi per le popolazione che sopportarono la sostanziale riduzione della disponibilità idrica provocata da una così lunga interruzione nel funzionamento della galleria, ancora oggi ricordati.

I dissesti statici in galleria sono proseguiti nel tempo aggravandosi a seguito dell’impossibilità di adottare interventi risolutivi e nonostante nel tempo fossero

attuati limitati consolidamenti puntuali, pur di notevole difficoltà, attesi i tempi a disposizione, per le parti centrali della galleria (basti pensare solo ai tempi necessari per raggiungere le zone di gallerie interessate). Ad oggi lo stato di degrado statico della galleria si concretizza con l’aggravio delle lesioni orizzontali riscontrabili lungo gran parte del suo sviluppo, causa di frequenti sollevamenti dell'arco rovescio che determinano deformazioni anche dei sovrastanti binari ad ulteriore ostacolo degli interventi da attuarsi, nonché con l’incremento delle possibilità di apertura di “fornelli” in calotta che, al pari di quelli verificatasi nel 1999, ove si verificassero, avrebbero effetti disastrosi sulla struttura in muratura della galleria già pesantemente compromessa.

LE CONDIZIONI DELLA GALLERIA

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Page 49: SORGENTE N. 84

Anno XL - Agosto 2012 N. 8449

Un’altra generazione di docenti “Caposelesi", non incappati, per fortuna, nei rigori della

Riforma Fornero, dà l'addio alla scuola.

Questa generazione di insegnanti è stata testimone dei decenni più significativi dell'evoluzione in senso democratico della scuola pubblica, distinguendosi come protagonista nell 'espansione culturale di anni talvolta duri ma spesso esaltanti.

Innanz i tu t to e s s i hanno accettato in umiltà ed essendone all'altezza, l'eredità di tanti colleghi che avevano costruito l'ossatura della scuola negli anni della ricostruzione post-bellica.

Lucia Russomanno, Cesarina Alagia, Amina Ilaria e Giuseppe Rosania si erano affacciati all’insegnamento negli anni 70, epoca in bilico tra l’alfabetizzazione di base e quella culturale, eredi in positivo del “68”, anni di transizione tra il vecchio che andava in soffitta (pluriclasse) ed il nuovo che avanzava con decisione (tempo pieno, democratizzazione, sostegno ai diversamente abili etc).

Quest i insegnant i hanno rappresentato la discontinuità rispettosa e mai esasperata, in un'ottica che potremmo definire di "rinnovamento nella continuità" il cui "apogeo" fu raggiunto negli anni post-sismici quando la scuola elementare fu ristrutturata "per

NUOVI CONGEDI DALLA SCUOLA CAPOSELESE Di Alfonso Merola

ambiti disciplinari" con notevole vantaggio per la qualità educativa e formativa.

H a n n o , p e r ò , a s s i s t i t o , correndo spesso ai ripari, alla fase di autonomia scolastica che se non caricata di eccessiva burocratizzazione, avrebbe meglio motivato tutti gli operatori di settore: tutti in quegli anni abbiamo perduto lo status speciale di docenti per essere annegati nella genericità del pubblico impiego senza tra l'altro, essere stati posti in condizione di esaltare e far valere ruoli di responsabilità e di competenza.

Degli anni recenti non so dire nulla per non dire male, eccetto che le riforme "a grappolo"piovute dal cielo, più per esigenze economiche che didattiche, hanno finito per scombussolare modelli organizzat iv i , demot ivando e depotenziando la missione educativa.

Non di meno, chi, come loro, era nato, per convinzione, a educare istruendo e ad istruire educando, ha saputo muoversi bene in un mare agitato e tra scogli pericolosi, supplendo con l’impegno personale a carenze oggettive e ad una parabola che riporta, oggi, il “maestro unico” da cui si era partiti negli anni 50.

Lucia Russomanno, ad esempio, è stata la nostra ambasciatrice presso la Scuola Media, sapendo ben interpretare le esigenze di una robusta continuità didattica

tra ciclo e grado di istruzione. Avendo vissuto da maestra competente le fatiche operative della scuola primaria, non s'è mai concessa scaricabarili, convinta che "studium" è interesse ma anche desiderio e fatica a qualsiasi livello ci si riferisca, soprattutto in una società liquida, in cui rischio e pericolo sono sempre in agguato per i meno corazzati, se i valori si sciolgono, appunto, in comunità ormai atomizzate.

Cesarina Alagia, anche lei rigorosa ed esigente, ha anticipato una nozione, che ancora fatica a farsi strada, e che concerne una scuola intesa come terreno d’incontro tra famiglie ed operatori scolastici, in cui non si apprende solo tra banchi e libri, ma anche in attività extracurriculari.

E' stata, per così dire, fedele interprete di una scuola-laboratorio formativa del carattere, dei comportamenti, della multi-espressività comunicativa e delle emozioni.

Amina Ilaria, cultrice della positività, ha saputo perseguire modelli di dialogo e di coesione interoperativa, sempre schiva nell’esaltare le sue indiscusse doti umane e professionali, ma estremamente sicura nel costruire percorsi didattico-formativi con i suoi alunni i quali l’hanno sempre apprezzata in termini di riconoscenza.

Ed, infine, Giuseppe Rosania, “ i l C a p o s e l e s e v e n u t o d a Milano", non si è mai stancato di trasmettere a tutti noi le sue esperienze “metropolitane” di una scuola aperta e dialogante col territorio e con l’ambiente, una scuola, per intenderci, che privilegi il fare ed il costruire insieme, partendo dalle cose, dalla loro ricerca, dall’esplorazione e dall’osservazione.

Come si può ben notare, siamo di fronte ad educatori partiti 40 anni fa da un comune punto rigoroso e sono approdati a modelli didattici tutt’altro che rigidi, grazie ad un’istituzione nata e pensata per anticipare il futuro, per educare al dubbio piuttosto che alla certezza: una scuola di democrazia e di libertà, rispettosa del diritto all' eguaglianza ed attenta ai doveri da accordare alle "diversità".

Non è certamente la scuola che hanno in testa gli estimatori degli INVALSI.

E’, al contrario, una scuola che tra la caserma dei "quiz" e la giungla del "Grande Fratello" ha scelto criticamente una terza via: contribuire a crescere personalità solide, competenti e critiche che sappiano muoversi con correttezza sia nelle giungle che nelle caserme ; a prescindere dai messaggi ambigui od accattivanti che di tanto in tanto confondono le nuove generazioni.

Scuola

Lucia Russomanno, Giuseppe Rosania, Cesarina Alagia e Amina Ilaria in una foto ricordo con il Preside Salvatore Di Napoli e l’ex Direttore didattico Carlo Di Lauro

Lucia, Giuseppe, Cesarina e Amina festeggiati da colleghi e amici

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Anno XL - Agosto 2012 N.8450

Un ringraziamento di cuore a tutti i componenti della famiglia di Rocchino Competiello per la bellissima vacanza offertami in Canada. La foto ci ritrae all’Aeroporto di Toronto.Grazie ancora Lellina

Luca di Masi in visita al Museo di LeonardoLuigi Fungaroli legge le poesie

di Domenico Patrone

Lellina Cibellis col nipotino Antony

Lorenzo Corona con il figlio Raffaele ed il nipotino Lorenzo

Il Prof. Cegna ammira gli allestimenti del Museo di Leonardo

Studenti in visita alle sorgenti del Sele A scuola di matasse:quattro generazioni a confronto

Gerardo Cere, Tommaso Moroso e Antonio Ceres

La piccola Miriam, Mascotte della scuola di matasse

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Anno XL - Agosto 2012 N. 84

Avvenimenti

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Il 30 dicembre 2011, circa 150 figuranti hanno dato vita al Presepe Vivente di Caposele nella sua seconda edizione a cura della Parrocchia S. Lorenzo

Martire e del Comune di Caposele.Anche per quest’anno la location scelta

è stata quella delle delle “Saure”.Qui il tempo sembra essersi fermato

in un tempo lontano, dove le lancette dell’orologio si sono bloccate, dove le atmosfere che puoi respirare ti trascinano lontano, facendoti dimenticare la moder-nità, la sua fretta e i suoi problemi. In questi luoghi la mente comincia a volare per do narti una quiete interiore, dove il silenzio, la pace, ti aprono il cuore ad emozioni sopite, a sensazioni dimenticate; puoi camminare tra i vicoli dove le luci sono basse, soffuse, dove le costruzioni,scavate nella roccia, fiere ed orgogliose, affrontano l’incessante scorrere del tempo. Questo è un anfiteatro naturale, ricco di storia e saggezza, una perla fatta di cantine addossate l’una alle altre a costruire una sorta di paesino in miniatura immerso nella pace e nel verde della nostra valle. Qui puoi sentire ancora i rumori della natura incontaminata,la sug-gestione dell’antico e amato campanile e i profumi che pervadono l’animo di ricordi ed emozioni che hanno scritto una pagina di storia di ogni caposelese.

E’ in questo meraviglioso “borgo” che abbiamo voluto rievocare il senso più pro-fondo della Fede cristiana, sperando che il vero spirito del Natale scendesse come un manto e avvolgesse i cuori di tutti quelli che amano e sperano. Armati di pochi mezzi, ma tanto, tanto entusiasmo e buona volontà,

ci siamo adoperati affinché si potesse realiz-zare qualcosa di bello ed emozionante in una rievocazione sacra e magica, un salto nel tempo di circa 2000 anni.

Volendo offrire al visitatore un percorso sia storico che spirituale, sono state rico-struite scene di vita quotidiana dell’epoca relative alla vita dei più umili che accolsero il Salvatore. Sono stati rappresentati i loro antichi mestieri, si sono incontrati artigiani che adoperano arcaici attrezzi, i pastori nei loro villaggi e nelle loro attività tra veri animali, i mercanti nei mercatini di ogni bene. Ci hanno accolto anche i più nobili, presso l’accampamento dei re Magi in viaggio per adorare il Cristo appena nato.

Il nostro ospite ha potuto visitare uno scenario illuminato da fiaccole e falò, passeggiare tra i personaggi vestiti con i tradizionali vestiti d’epoca (realizzati arti-gianalmente dalle operose signore capose-lesi) che si cimentavano in attività legate al nostro artigianato, alle nostre usanze locali, alla preparazione di antichi e semplici piatti della nostra tradizione culinaria.

Ha potuto sostare nelle osterie, nelle locande allestite ad accogliere tutti, luoghi che un tempo manifestarono indifferenza nei confronti di due viandanti, costretti a trovare rifugio e riparo per la notte, in una povera capanna. Per l’occasione si sono potute ammirare e visitare le “grotte” , scendere nei loro anfratti, e respirare la loro antica storia.

Abbiamo cercato di rendere protago-nista in questo progetto, tutta la comunità caposelese, coinvolgendo i giovani, piccoli ed anziani, ponendoci un unico obbiettivo:

IL PRESEPE VIVENTE DI CAPOSELE 2° EDIZIONE

operare senza strumentalizzazioni di nessun genere, senza pregiudizi, restando uniti per dimostrare che a volte basta veramente poco da parte di ognuno, per realizzare un grande e importante progetto per il nostro paese. Tante le associazioni che hanno dato il loro contributo, come la corale di Caposele, che ha realizzato il canto del Gloria alla nascita del Bambino, e la corale di Materdomini che ha fatto rivivere un angolo tutto suo “via Santuario”.

I risultati non si son certamente fatti attendere, la risposta delle presenze è stata positiva rispetto alle più rosee previsioni. Nonostante il freddo intensissimo, tantis-sima gente è accorsa a vedere la Sacra rap-presentazione anche dai limitrofi comuni.

Anche il Vescovo don Franco Alfano ha rimandato un suo precedente impegno per poter essere in mezzo a noi.

Un ringraziamento sentito va a tutti coloro che hanno sostenuto ed hanno creduto in questo progetto, a chi ne ha preso parte, e chi sfidando le intemperie ci ha visitati, nominare tutti sarebbe veramente impossibile e si correrebbe il rischio di dimenticare qualcuno, quindi con il cuore dico davvero grazie a TUTTI!

L’augurio ora è rivolto ai giovani caposelesi, affinché siano loro a portare avanti queste tradizioni con la passione e l’amore che li lega a questa meravigliosa terra, ai suoi valori, alla sua fede: Caposele ha bisogno di nuova linfa giovanile, siete voi che avete in mano le redini del futuro, sta a voi unirvi per sperare in un domani sereno, ricco di iniziative e soddisfazioni.

Lo scorso dicembre 2011, si ufficialmente e legalmente costituita l’associazione culturale S.I.L.A.R.I.S. il cui acronimo è Sogni, Ideali, Lavoro, Amicizia, Rispetto, Idee, Solidarietà.Per quanto mi sforzi di ricordare la data dell'origine dell'idea, la mia mente non riesce ad individuarne una.. praticamente ci conosciamo da sempre e l’amicizia che ci lega, si è consolidata giorno dopo giorno, attraversando le varie vicissitudini delle vite di ognuno di noi.Quello che ci ha uniti dal primo momento, è sicuramente stato l’amore incondizionato per il nostro paese, il rispetto reciproco delle altrui idee,e l’applicare e diffondere la cultura della solidarietà.Le nostre iniziative, svolte nel corso degli anni, sono state rivolte a favore di persone in condizioni svantaggiate, a popolazioni colpite da eventi drammatici, enti nazionali come l’A.I.L. , la Pubblica Assistenza, ecc.Per il nostro gruppo lo spirito di iniziativa, di intraprendenza, sono alla base di un impegno attivo e, grazie all’aiuto di tantissimi caposelesi, abbiamo dimostrato che, grazie ad uno sforzo comune, si possono raggiungere grandi risultati ed obbiettivi evitando faziose barriere, senza cadere mai nella critica vuota e sterile, nella polemica fine a se stessa.Possiamo essere fieri di dire che la generosità del nostro paese non ci ha mai delusi. Certo, sono solo piccole azioni quelle fin ora svolte, ma, non siamo mai ricorsi a sponsor o preteso finanziamenti da nessuno (altro motivo d’orgoglio), per cui possiamo senz’altro affermare che a volte senza soldi si possono cantare anche le Messe!Le nostre manifestazioni,non si sono svolte solo nel periodo di calca del ricco ferragosto caposelese, anzi, lo sforzo è sempre stato quello di animare anche i “bui” e freddi periodi invernali, riscaldando il clima con le varie serate danzanti (festa anni 60/70/80), le tombolate, la tombola musicale, la collaborazione alle 2 edizioni del Presepe Vivente, la partecipazione di molti di noi all’organizzazione della prima “Quadriglia”in piazza Sanità,i viaggi organizzati nei luoghi più belli d’Italia, ecc.Adesso vogliamo continuare ad incrementare il nostro lavoro, entrando in contatto con la sana voglia di socialità che ci dimostra Caposele, perché crediamo nella nostra terra, nelle sue potenzialità e ne vediamo la grandezza, dietro l’apparente apatia.Per questo Ferragosto, ci impegneremo in due date: il 12 e probabilmente il 16.La prima serata sarà all’insegna della spensieratezza e del divertimento (di questi tempi..!!), grazie ad un “clone” di una famosissima trasmissione televisiva, ma rivisitata e adattata tutta alla “caposelese”.La seconda serata sarà dedicata all’innata creatività caposelese con la “Mostra Mercato della CreAttività”.Una spettacolare vetrina su tantissimi partecipanti (tutti locali ed hobbisti) che metteranno in piazza il loro talento e uno straordinario potenziale creativo. Lo scopo è di scoprire e promuovere opere rappresentative di tutte le forme artistiche manu-ali: pittura, scultura, intaglio, incisione, decoupage, ricamo, uncinetto, artigianato artistico, ecc..Questa è l’occasione giusta per invitare tutti a prendere parte alle nostre iniziative augurandovi buone vacanze nella nostra magnifica terra. Concita Meo

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di Concita Meo

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Anno XL - Agosto 2012 N.8452

Auguri alla neo dottoressa Gelsomina Monteverde che il 10.7.2012 ha conseguito la laurea in Scienze dell'educazione e della formazione, discutendo una tesi sperimentale in Ludoteconomia dal titolo "Le ludoteche del Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia".

Linda Russomanno in data 28/03/2012 si è laureata in Lettere Moderne " curriculum letterario giornalistico"- discutendo la tesi "Arte e Comunicazione: la fotografia di moda"

Giorni Lieti di Antimo Pirozzi

Pasquale e Dina Marcantuono

Valentino Mazzariello di Gerardo e Fabiola Russomanno

Angelo Carmine Zarra di Maurizio e Rocchina Cibellis - 16-07-2011

Rocco Notaro di Michele e Giovanna Maroso - 15-12-2011

Ennio Marcantuono e helen Zallahalbran - 29 aprile 2012

Giuseppe Malanga festeggiato dalla sua famiglia

Genny Sista - Da Giuseppe e Marialorenza una sorpresa speciale....Auguri!

l 19 luglio 2012 Teodolinda Del Guercio ha conseguito con 100/110 la laurea magistrale in Scienze della Moda e del Costume presso l'Università La Sapienza in Roma, discutendo la tesi "Sviluppo e trasformazione dei distretti industriali del pellame:il caso Campano" . I genitori Dinuccio e Rosetta orgogliosi del traguardo raggiunto vogliono farle giungere, anche attraverso le pagine di questo giornale, i migliori auguri e le loro congratulazioni.

Elena Malanga e Salvatore Malanga Sposi 09.06.2012

Francesco Caprio e Lilli D'Aniello SPOSI 09.06.2012

UmbertoSista e Lina lardieriSposi 30.04.2012

Annachiara Casillo e Fabrizio Ciccone -SPOSI

Raffaele Malanga e Tiziana Guarino

Salvatore Russomanno e Maria Freda

Gualfardo Montanari e Barbara Betti

Giuseppe e Rosanna Martino

Luciano Lenza e Maria Filomena Cuozzo

Marco Rosamilia e Antonella Pace

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Anno XL - Agosto 2012 N. 84

Recensioni

53"A scuola di Matsse" 1° laboratorio di matasse organizzato dalla Pro Loco Caposele luglio 2012

Paola Martino Raffaele Castagno

Raffaele Corona

Gerardo Rosamilia

Massimo Zanca

Salvatore Russomanno

Gerarda Russomanno

Giovanna Ilaria e Pierpaolo Sturchio

Salvatore Corona con il nipote Giuseppe

Rocco d’Alessio

Donato Curcio

Laura Guarino

Antonella Malanga

Valentina Borriello e Gessi Casale

Giovanni Battista

Lorenzo D’Alessio

Rosa Russomanno

Raffaele Malanga

Nicole e Elodia Guerrera

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Anno XL - Agosto 2012 N.84

Attualità

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In un’a tmosfe ra densa d i commozione sincera e silenziosa si è svolta sabato 21 gennaio 2012 alle ore 10 presso la

sede IPSIA di Via Torino a Lioni la cerimonia commemorativa a ricordo del Prof. Gerardo Monteverde, nel trigesimo della sua prematura e dolorosa scomparsa.

L'intera Comunità Scolastica del Vanvitelli, su proposta del Consiglio di Istituto, ha voluto dedicargli a perenne memoria l'intitolazione del Laboratorio di Elettronica dove il prof. Ing. Monteverde ha svolto, con competenza, passione ed assoluta discrezione, la sua apprezzata attività per circa un ventennio.

Presenti alla celebrazione la moglie Maria, i figli, il fratello Ing. Raffaele Monteverde, anch’egli docente dell’IPSIA, alcuni familiari più stretti, Monsignor Tarcisio Gambalonga, il Dirigente Scolastico del Vanvitelli, Prof. Vincenzo Lucido, la Collaboratrice del Dirigente, Professoressa Nicla Popoli, il Presidente del Consiglio di Istituto, Sig. Emilio Cozzolino, molti docenti dei vari plessi e tutti gli alunni dell’IPSIA.

Dopo la benedizione di Don Tarcisio, la Sig.ra Monteverde ha scoperto la targa all’ingresso del laboratorio di elettronica dove suo marito era solito far esercitare gli alunni e che ora porterà il suo nome.

I l Di r igen te , P ro f . Luc ido , visibilmente commosso, ha speso parole sentite di riconoscimento umano e professionale per il Prof. Monteverde, descrivendolo così: - “una persona discreta, mite, dal sorriso appena abbozzato, dai toni sempre garbati, rispettosa nei confronti di tutti, capace come poche di ascoltare l’interlocutore, seria e allo stesso tempo vicina alle esigenze formative dei ragazzi, i suoi tanti alunni. In un mondo così devoto all’apparire, lui aveva scelto invece di essere. Semplicemente.” E proprio alcuni dei “suoi” ragazzi hanno voluto, Il VanvitelliPERIODICO DELL'IISS "VANVITELLI" E DELL'ASSOCIAZIONE DEGLI "EX"

RICORDI DI SCUOLA .... e NON SOLO

IERI, OGGI E DOMANI

NUMERO

1

I l nostro “Vanvitelli” compie c inquan t ’ann i e , come s i usa nel le buone famigl ie , l ’ e v e n t o v a f e s t e g g i a t o e c e l e b r a t o a d e g u a t a m e n t e .In verità, stante la condizione della scuola ed il momento che sta vivendo l’Italia, ci sarebbe ben poco da festeggiare. Ma l’occasione per noi, per la

n o s t r a p i cc o l a g r a n d e s t o r i a locale, è troppo importante per l a sc i a r l a passa re inosse rva ta .Abbiamo per l’occasione appron-

tato, d’intesa con il Collegio dei Docenti ed il Consiglio d’Istituto una serie di iniziative e di appuntamenti che avranno inizio l’8 giugno e ci accompagneranno anche per l ’ anno pross imo .Le iniziative prenderanno avvio pro-

prio venerdi 8 giugno con la presentazione ufficiale dell’Associazione di ex alunni, docenti, presidi del Vanvitelli, alla quale hanno risposto entusiasticamente la Preside Dora Garofalo, il prof. Ceres, Conforti, Dell’Api, Marinaro, che hanno fatto la storia del Vanvitelli, ed alcuni alunni oggi apprezzati professionisti, la pubblicazione di un giornale di Scuola e dell’Associazione, un incontro di tutti (quelli che risponderanno) gli ex per farne un appuntamento fisso.Sono previste , inol tre , a l t r i

appuntamenti con il Collegio dei Geometri, con Amministratori e politici rappresentanti istituzionali per fare il punto sulla professione del geometra e le sue prospettive.Non mancheranno momenti ludico

ricreativi che culmineranno, almeno per quest’anno, all’Anfiteatro Comunale con la rappresentazione di un musical “ 50….. siamo noi” da parte dei nostri ragazzi che, preparati e diretti con competenza da una nostra docente, ripercorreranno la storia dell’Istituto attraverso la musica degli ultimi cinquanta anni.

www.istitutovanvitelli.it

...continua in Ultima

Il VanvitelliPERIODICO SEMESTRALE A CURA DEGLI EX DEL VANVITELLI

RICORDI DI SCUOLA .... e NON SOLO

50I 50 anni del Vanvitelli

EDITORIALE

Iiss Luigi Vanvitelli Lioni

di Nicola Conforti

Il Dirigente scolasticoProf. Vincenzo Lucido

S ono tornato a scuola; che emozione! Ho scoperto un edificio grande, bello

e funzionale, ma non lo stesso che lasciai sedici anni fa. Ricordavo una scuola modesta, con aule misere, ambienti scarni e poco adatti

alla funzione scolastica, ma ricca di sole, di amicizie e soprattutto di tanti

insegnanti non più presenti: Porciello. Persico, Di Mattia, Di Nicola, Sangermano, i

fratelli Silvis. In tanti anni di lavoro, insieme abbiamo costruito quella che è la scuola

di oggi. La grande tristezza per tante significative assenze, è mitigata solo dalla gioia

di poter incontrare tanti ex allievi che con il loro impegno e la loro serietà negli studi,

hanno dato onore e prestigio all’istituto Vanvitelli. Quivi ho insegnato costruzioni

per oltre trenta anni, portando al diploma di geometra più di cinquecento ragazzi.

Mi accoglie una persona straordinaria: il dirigente scolastico prof. Lucido; mi mette

subito a mio agio e, finalmente, mi sento di nuovo come a casa. Si discute di mille

iniziative e di problemi di varia natura.Nasce l’idea del giornale scolastico: un desiderio coltivato da sempre che riuscii a

realizzare solo l’ultimo anno di permanenza nell’Istituto, con un numero unico dal

titolo “Lioni scuola”. Mi auguro vivamente che questa volta l’esperimento possa durare

a lungo: l’idea di poter dialogare con tanti ex allievi dislocati in ogni parte d’Italia, mi

procura una grande gioia e la speranza di poterci incontrare periodicamente, scambiarci

le nostre esperienze, comunicarci i nostri problemi, raccontarci le nostre emozioni.

E’ con questa speranza che mi accingo ad accogliere tanti cari amici di un tempo, e

con loro riannodare i fili della memoria di un passato ricco di eventi a volte lieti e

spesso tristi, ma mai dimenticati.

GIUGNO 2012

IL VANVITELLI RENDE OMAGGIO AL PROF. GERARDO MONTEVERDE

a nome di tutti, leggere pensieri e ricordi a testimonianza del rammarico per aver perso il loro “maestro” così presto: Se insegnare è lasciare il segno, tu hai lasciato un segno in tutti noi. Grazie Professore” hanno concluso, emozionati.

La famiglia ha voluto condividere con la scuola un aspetto molto personale, che pochi conoscevano: la sua profonda fede cristiana, che lo ha guidato con serenità nel lungo e difficile percorso della malattia e che lo ha spinto a scrivere brevi preghiere, pensieri, riflessioni, raccolte ora insieme e intitolate Semplici Pensieri di un uomo in cerca di Dio.

E’ stato uno dei suoi colleghi di sempre dell’IPSIA, il Prof. Di Popolo, con voce rotta, a leggerne uno:

Fermati, nel silenzio

ascolta la voce dell’eternità. Non farti sballottare

dal vento ingannevole dell’apparenza.

A concludere la commossa e partecipata cerimonia, il Preside, Prof. Lucido, che ha ringraziato la famiglia, sottolineando che il testamento spirituale che Gerardo Monteverde ha lasciato a tutti quelli che lo hanno incontrato nel loro percorso di vita resterà sempre nella scuola attraverso la testimonianza del suo valore umano e pedagogico.

Tra i suoi scritti, molti i passi veramente toccanti e che ne tracciano un profilo di grande rilievo:

Il mio inverno m’imprigiona

la freschezza dei sentimenti gli slanci d’amore

sono là li vedo

ma non riesco più a raggiungerli Prego, incessantemente,

il Signore di concedermi

un altro giorno di primavera.

Nel corso dei festeggiamenti per l’evento dei 50 anni dell’IISS “Luigi Vanvitelli“ – indirizzo geometri -, organizzato, in maniera impeccabile, dal dirigente scolastico prof. Vincenzo Lucido, con il contributo del prof. Agostino Montanari per la realizzazione delle iniziative e della prof.ssa Catia Multari, per la comunicazione è stato presentato il periodico scolastico dell’IISS “ Vanvitelli “ e dell’Associazione degli Ex : Il Vanvitelli – Ieri, Oggi e Domani. Ideatore, l’Ing. Nicola Conforti. Nel suo editoriale sottolinea che “era un suo desiderio da sempre quello che è riuscito a realizzare solo nell’ultimo anno di permanenza, con un numero unico dal titolo “ Lioni scuola.”. L’apertura è del prof. Vincenzo Lucido, che tratta del grande ruolo svolto dal Vanvitelli nella formazione di cittadini e professionisti, protagonisti anche silenziosi, nella vita economica ed istituzionale non solo della nostra provincia. Diversi giovani, spesso provenienti anche da famiglie modeste di Lioni e dell’Alta Irpinia sarebbero stati destinati ai campi, ai mestieri o all’emigrazione senza l’opportunità dell’Istituto per geometri di Lioni. Negli anni 60, rappresentava l’unica alternativa per chi non aveva particolari inclinazioni per gli istituti umanistici, rappresentati dal Liceo “ De Sanctis “ di Sant’Angelo dei Lombardi, unica scuola secondaria per buona parte dell’Alta Irpinia.Indi, significativa la lettera aperta agli studenti del Vanvitelli della prof.ssa Dora Garofalo, ex-dirigente scolastico in cui menziona, tra l’altro, il suo periodo di lavoro dal 1996 al 2007, svolto con persone qualificate con le quali ha dato

Il Vanvitelli - Ieri, Oggi e Domani

risposte esaustive ai numerosi quesiti di un Istituto che è stato ed è protagonista di importanti attività formative e di notevoli eventi culturali che hanno traghettato il nome della scuola e della comunità locale in giro per il mondo. Altre e preziose testimonianze di prof. (Michele Ceres , Rocco Marinaro, Vincenzo Della Vecchia, Maria Malanga e di ex-alunni Angelo Verderosa, Antonella Ferrara, Concetta Mastrogiacomo , Michele Frino ,Concetta Mattia, Francesco Giorgio, Michele Carluccio e Guido Cianculli ) arricchiscono il giornale.Consegnati dal dirigente scolastico Vincenzo Lucido attestati di ringraziamento agli ex dell’Istituto. Toccante è stata la consegna alla figlia dell’indimenticabile DSGA Ettore Chirico di Teora. Anche il comm. Giuseppe Petrucciani, revisore MEF per oltre tre lustri all’Istituto, nella foto con Michele Ceres, Sofia Mirella Poto, Vincenzo Lucido, Dora Garofalo,Nicola Conforti Carmela Poto ha ricevuto l’attestato .

di Catia Multari

Maria Malanga scopre la targa di intitolazione

di Giuseppe Petrucciani

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Anno XL - Agosto 2012 N. 8455

AlmanaccoGiorni Tristi

Ricordo di Ignazio Russomannon.12-11-1969 m. 22-04-2012

di Alfonso MerolaHo conosciuto Ignazio negli anni della sua giovinezza: era appena laureato, orgoglio di nonno Eugenio, e davvero prometteva bene da originale ricercatore e studioso di economia meridionale ed apprezzato frequentatore di quei circoli culturali che andavano componendosi negli “anni 90” attorno a Nando Dalla Chiesa ed Isaia Sales.I suoi scritti dati alla stampa che ho riletto qualche giorno fa, si distinguevano per solidità e lucidità di analisi, fedeli, tra l’altro, ad una tradizione meridionalistica, sempre evocata dalla Politica, ma mai veramente percorsa con convinzione.Ignazio non si imprigionava nel fatalismo pruriginoso sui mali del Sud; egli muoveva da critiche documentate, ma per invocare l’urgenza di un Progetto al riparo da travisamenti e strumentalizzazioni di regime (inteso in senso lato).Avremmo potuto ritrovarcelo, avendo la stoffa, anche da professore universitario , se solo quest’Italia non fosse refrattaria e timida verso i doveri da tributare all’ascensione sociale in una democrazia repubblicana. Oggi, a ragione, le giovani promesse italiane sono in fuga verso l’Europa e la cosa non preoccupa classi dirigenti che un giorno sì e l’altro pure “declamano” crescita e sviluppo.Ieri non era così: prevaleva un certo sentimento di fedeltà alla propria terra.Forse Ignazio avrebbe preso il volo verso lidi più dinamici, se non fosse stato inchiodato da queste parti dagli obblighi filiali di chi non abbandona colei che ti ha dato la vita e soffre indicibilmente.Questa “pietas moderna”, però, si è rivelata come una trappola.Non sempre, infatti, è facile ridefinire un modello di vita, quando scompare il riferimento umano percepito come “ragione di una missione”.Accade, così, di accorgersi di volare senza meta e senza ali, di navigare a mare aperto senza vascello e senza bussola … e più si è menti libere ed indomite, maggiori sono le esposizioni ai pericoli.Nella morte naturale non c’è nulla di dirompente; recidere se stessi, invece, implica una dimensione eroica e catartica che consegna a chi resta un disperato messaggio di altruismo.Altro che fallimento ed egoismo!Pietro ed Eugenio che l’hanno amato e quanti lo hanno apprezzato, sono eredi di un pensiero tranquillo e trasparente, ancorché consegnatoci da un vulcano che non avremmo mai voluto che esplodesse.La modernità è un’emergenza permanente in cui l’antagonismo è radicale ed il senso di paralisi è quotidiano.Per evitare di andare in crisi o mettere in crisi i propri simili, l’uomo ha una sola via d’uscita: armarsi di empatia e solidarietà, convincendosi che solo attraverso un costante mutuo sostegno ci si può confrontare con la modernità che , come tutte le cose, è una medaglia a due facce.

Antonio Pallante 15.01.1925 - 27.06.2012

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Caterina D'Elia 03.09.36 - 04.01.12

Cesare Gervasio 1932 - 2012

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Gerardo Cibellis - 07.07.41 - 14.12.2011 Gerardo Cifrodelli 16.10.1927 -

07.06.2012

Giuseppe Melillo - 13.09.1925 - 02.03.2012

Maria Vitale - 08.02.1923 - 15.03.2012

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