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Smart, stupid or aware people? «Tutto divenne più rapido, perché ci fosse più tempo. (ma) C’è sempre meno tempo» Elias Canetti DINO BERTOCCO - TIME TO NET 1

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Digital literacy for citizenship

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 1

Smart, stupid or aware people?«Tutto divenne più rapido, perché ci fosse più tempo. (ma) C’è sempre meno tempo»

Elias Canetti

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 2

Indice Premessa Google glass e dintorni Disruption digitale nel sistema economico Accelerazione digitale nel sistema politico Nuova partecipazione o effetto solitudini? Smart or stupid? Usare la tecnologia in giusta misura Rage against the machine? Ma che cos’è l’acqua? Rischi ed opportunità Agenda digitale Lo stato dell’arte tra decreto ed altre norme Lentezza digitale Digital divide Alfabetizzazione digitale Innovazione didattica #labuonascuola Innovazione sociale Metodologia operativa (1): Laboratorio Metodologia operativa (1): Laboratorio Le incomprensioni di Telemaco Cittadinanza responsabile (e digitale) Saggezza digitale Dalla stampa (1, 2, 3)

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 3

Premessa Su un tema come quello affidatomi solitamente si cimentano – in particolare negli eventi dedicati alle ICTs

ed alla multimedialità, come SMAU, Forum PA, Smart city Exibithion – o nei workshop organizzati da Imprese delsettore, giovani ingegneri o commerciali che ci svelano le funzioni più innovative degli ultimi prodotti-sistemi e gadget

Le illustrazioni e dimostrazioni si focalizzano prevalentemente sulle prestazioni che sono finalizzate a garantire la soddisfazione delle attese dei consumatori:- VELOCITA’- CONNETTIVITA’- ALWAYS ON

Ed in effetti hanno buon gioco a sorprenderci ed affascinarci non solo con gli effetti speciali, ma soprattutto disegnandoci un futuro in cui l’impatto delle innovazioni digitali sulla realtà conosciuta e sulle relazioni praticate, comporta una trasfigurazione in una dimensione virtuale, con uno scambio dei piani, online/offline che può diventare spiazzante

Il buon gioco non è dato dalla abilità da prestigiatori, bensì dai nuovi prodotti che incorporano quote crescenti di innovazioni tecnologiche che, promosse attraverso un marketing efficace, esercitano una seduzione che ci convince a non rinunciarvi, a prescindere dall’uso immediato o dall’utilità effettiva

Il messaggio è che pre-esiste una dimensione nella nostra professione, nell’ambiente di vita (smart living) e relazionale a cui si può, anzi si deve accedere con strumenti sempre più aggiornati….

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 4

Google glass e dintorni Naturalmente il posto di prima fila per il prodotto più trendy spetta a

Google glass…

Ancor prima andrebbe citata la moneta virtuale dei bitcoin

Stiamo assistendo (e saremo protagonisti) di un cambiamento ancor più radicale con l’Internet of things, che modificherà i concetti di spazio e di tempo (nel 2015 30 miliardi di oggetti collegati al web…)

Sensori, QR Code, NFC, RFID, videosorveglianza, ecc. costituiranno supporti con un’alta capacità di trattenere un numero maggiore di informazioni facilmente interpretabili da device mobili, grazie ai quali s’innesterà un tipo di apprendimento anywhere and anytime, dove il “discente domanda e la tecnologia risponde»

Le sue ricadute immediate e concrete le abbiamo avute su:- SMART CITY- DOMOTICA (smart living): efficienza energetica

- WEARABLE TECH (tecnologia da indossare)

DATA MINING : ricerca dell’anima gemella affidata agli algoritmi che realizzano il matching dei dati compilati dagli aspiranti : “Join the best free dating site on Earth. Start meeting people now!” è il banner che trovate su www.okcupid.com ….

I nuovi gingilli della APPLE (IPhone6, iWatch) ed i manager del Fashion promotori di un nuovo feticismo

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 5

Disruption digitale nel sistema economico

“Sia che tu stia comprando o vendendo beni di largo consumo, energia, cure mediche, istruzione o servizi finanziari, il potenziale effetto disruptive dei prodotti e servizi digitali mira esattamente al tuo business. (..) Nessun settore industriale rimarrà incolume, nessuna supply chain riuscirà a evitare stravolgimenti, nessun piano strategico rimarrà inalterato.

(..) Alcuni business avranno il tempo di reagire, altri molto meno. Ma ogni impresa dovrà confrontarsi con alternative migliori e meno costose delle tecnologie che sono attualmente core per il business, e che forse lo sono state sin dalla nascita della specifica attività. È per questo ogni business, oggi, deve essere considerato un business digitale”.

Nel loro libro “Big Bang Disruption: Strategy in the Age of Devastating Innovation”, in uscita a breve, Larry Downes e Paul Nunes offrono un affresco affascinante - ma anche terrificante - dei profondi cambiamenti in atto in molti comparti dell’economia a causa dell’effetto combinato di “dispositivi mobili (smartphone e tablet) + app + cloud computing + broadband”

Si può ben comprendere quindi la funzione vitale e strategica delle infrastrutture tecnologiche e della banda larga: il 69 % delle imprese ha collegamenti veloci, ma solo il 19 % può disporre di tecnologie ultraveloci

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 6

Accelerazione digitale nel sistema politico

Campagna elettorale OBAMASemplice l’idea di fondo: è più facile coinvolgere gli elettori se ne si conoscono le preferenze, le preoccupazioni, le priorità, le sensibilità

Il ciclone RENZI (dopo Grillo)

La sua «digitazione isterico-maniacale» (copright E.G.Della Loggia) ha stravolto il mercato politico-elettorale

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Nuova partecipazione o effetto solitudini?

Verificare, commisurare le potenzialità e le effettive conseguenze che la rivoluzione digitale ha sui processi partecipativi:

Nell’ambito della gestione delle imprese e nei rapporti tra imprese

Dentro i processi della governance locale e del coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni

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Smart or stupid? G. Sartori (con Homo videns) ci ha messo in

guardia dall’impigrimento della riflessività E. Morozov ha operato un (salutare)

ridimensionamento critico delle promesse messianiche della rivoluzione digitale

R. Harrison parla (addirittura) di «corrosione del centro della nostra umanità» (!?)

Il duo Grillo-Casaleggio ha «rivelato» che l’uso dissennato e senza regole dei Meet up (con la gestione autocratica) può creare un esercito di utonti o, secondo l’efficace rappresetazione di Crozza, di zoombie

In Veneto poi abbiamo sperimentato l’imbroglio informatico di indipendenza.eu (inizialmente bevuta da giornalisti e politologi…)

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Usare la tecnologia in giusta misura E non diventarne schiavi (saggezza digitale)

«La specie umana è a fine corsa, non è più in grado di adattarsi abbastanza velocemente a delle condizioni che mutano più velocemente che mai»

Herbert Georg Walls, Mind at the end of its tether, 1945

Il progetto Google Knowledge Vault: from strings to things, ovvero «L’intelligenza artificiale pigliatutto»: da 1984 di George Orwell a The Circle di Dave Eggers. Evitare le suggestioni e le manipolazioni degli algoritmi assunti a nuovi oracoli

«Effetto Flynn»: nel ventesimo secolo in Occidente abbiamo assistito a una progressiva crescita del quoziente intellettivo medio della popolazione legato allo sviluppodelle tecnologie di comunicazione

Il rischio nomofobia (Massimo Marchiori) dell’homo sapiens diventato homobile

Dieta mediatica e vademecum per navigatori che affrontano il nowness

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Rage against the machine?La sfida dell’interattività

Non dobbiamo creare una umanità asservita alle macchine, ma fare in modo che ci aiutino

Dobbiamo lasciare a loro gli ambiti più pericolosi, difficili (e ripetitivi), ma difendere quelle attività dove la progettazione e il pensiero sono centrali

Verso l’essere umano aumentato: vedi l’esoscheletro per paraplegici (ReWalk)

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Ma che cos’è l’acqua?Il rischio dell’anoressia socio-politica

In un appassionato discorso per il conferimento delle lauree tenuto al Kenyon College il 21 maggio 2005, David F. Wallace iniziò l’intervento con l’impiego di una storiella dal sapore parabolico: i protagonisti sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice: «Salve ragazzi. Com’è l’acqua?» I due pesci giovani nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: «Che cavolo è l’acqua?»

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Rischi ed opportunità Rischio che la nowness determini l’atrofizzazione

dell’argomentazione e della riflessività La despazializzazione e la decontestualizzazione

del socialnetworking si accompagnano all’inaridimento della vita comunitaria

M. Prensky e la mente aumentata: la cultura e il contesto umano stanno mutando in maniera esponenziale e per afferrare tutte le potenzialità di questo processo ciascuno di noi ha bisogno di ampliare le proprie abilità grazie ai mezzi offerti della tecnologia

P. Legrenzi (Il Gazzettino 9.9.2014) sostiene (giustamente) che la tecnologia rappresenta ormai una indispensabile estensione del’io (vedi la ricerca americana sui giovani disponibili a vivere senz’auto, ma non senza smartphone)

Le nuove frontiere della neuroscienza, ovvero della funzione del cervello nell’interazione con le ICTs, sono entrata nell’agenda delle questioni strategiche del G20

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Agenda digitale Siamo di fronte ad una sfida culturale che non ha nulla

da invidiare al processo di alfabetizzazione di massa che la TV ha contribuito a portare avanti nel dopoguerra

La metafora di Francesco Caio (ex «Mister Agenda Digitale»:Anni ’50 = l’Autostrada del Sole una sorta di spina dorsale del Paese ed il maestro Manzi che rappresenta il processo di alfabetizzazione del popolo italianoOggi abbiamo bisogno della Banda larga e dell’adozione dell’Agenda digitale a tutti i livelli per la promozione della cittadinanza digitale e combattere l’analfabetismo ed il crescente digital divide che determina delle conseguenze disastrose non solo sul piano civile, ma soprattutto (bisogna dirlo) sul piano economico con inerzie che rallentano lo sviluppo e la capacità competitiva

I tre progetti prioritari: Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), Identità digitale, Fatturazione elettronica

Il sistema pubblico di identità digitale (SPID): un meccanismo con cui a ogni cittadino verrà assegnata una password - una sorta di passaporto digitale – che gli consentirà di essere riconosciuto dai servizi della PA

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Lo stato dell’arte tra decreto ed altre normehttp://www.agendadigitale.eu/infrastrutture/17_agenda-digitale-italiana-lo-stato-dell-arte-tra-decreto-e-altre-norme.htm

Infrastrutture banda larga Smart Cities & Communities Razionalizzazione dell'informatica della PA Scuola, Sanità e pubblica ammistrazione (eGov) e-Commerce, moneta elettronica Ricerca e Innovazione/startup: Competenze digitali Agenzia per l'Italia digitale e la governance dell'Agenda I fondi disponibili Principali bandi 2013-2014 per progetti dell’agenda digitale

italiana

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Lentezza digitale

Coi nostri mediocri 8,51 megabyte mediamente scaricabili al secondo siamo ultimi tra i Paesi del G8 (penultimo è il Canada che svetta dal 23,09: il triplo), penultimi tra quelli europei davanti alla Croazia e ultimissimi tra i 34 dell’Ocse. Abissalmente lontani dalla velocità con cui scaricano dal Web i cinesi di Hong Kong, quasi undici volte la nostra, ma anche i sudcoreani, gli svedesi, gli svizzeri. C’è chi dirà: si tratta di realtà disomogenee e in qualche modo eccentriche rispetto alle realtà economiche, tanto da vedere ai primi posti per eccellenza della Rete la Romania, dove però i cittadini dialogano ancor peggio di noi con gli sportelli informatici pubblici.

Vero. Resta il fatto che in classifica siamo staccati di 58 gradini dalla Cina, 65 dalla Spagna, 69 dalla Germania, 71 dalla Gran Bretagna, 76 dalla Francia con la quale fino a una dozzina di anni fa eravamo sostanzialmente alla pari. Per non dire della velocità di upload, cioè del tempo che si impiega per caricare un documento in Rete: quattro anni fa eravamo ottantaseiesimi. Oggi siamo al 157º posto. Molto ma molto più distanti dalla Francia che dal Congo o dal Burkina Faso.

(da: Quei sorpassi subiti in rete, G. A. Stella - Corriere Della Sera, Martedì 2 Settembre 2014)

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Digital divide Il digital divide in Italia esiste e non stiamo parlando di quello

“interno” ma di quello che ci fa essere fanalini di coda rispetto all’Europa. Se, infatti, si analizzano i dati di Eurostat, relativi al terzo trimestre del 2013 si constata con sconforto che gli italiani che non hanno mai usato Internet sono più di un terzo. Inoltre è molto evidente la distanza che ci separa dall’Europa sia in termini di alfabetizzazione digitale che di banda larga. Eurostat segnala, infatti, che il 34% della popolazione italiana non ha mai navigato. Un dato che ci posiziona in fondo alla classifica europea, sotto al Portogallo (33%) e di poco sopra Grecia (36%) e Bulgaria (41%). La media dei “connessi” a Internet, le famiglie che hanno accesso alla rete, nei paesi dell’UE, è del 79%. E in particolare il 76% di loro dispone di un accesso a banda larga. E anche qui l’Italia si colloca al di sotto della media europea, registrando il 69% delle famiglie connesse (di cui il 68% con la banda larga). Analogo ragionamento vale per l’uso quotidiano del Web, solo il 54% degli italiani dichiara di usare Internet ogni giorno, a fronte di una media europea del 62%.

Male anche per quanto riguarda il rapporto tra pubblica amministrazione (e-government) e privati: solo il 21% dichiara di usare i servizi digitali offerti dalla Pubblica Amministrazione, a fronte di una media europea pari al 41%. Ci siamo più volte soffermati in questa sede sulle ragioni “recenti” della lontananza e a volte ostilità degli italiani alle tecnologie della comunicazione digitali, che vanno ricercate in alcune delle cause profonde della distanza dalle tecnologie digitali degli italiani e della loro classe dirigente

I vecchi paradigmi culturali, di matrice «crocio-gramsciana», che contrappongono l’“umano” alla “tecnica” alienante e quindi alla cultura scientifica e tecnologica che della tecnica è il motore

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Alfabetizzazione digitale Maturare competenze digitali di livello sufficiente sta emergendo

come un diritto dei cittadini, come effetto indiretto della trasformazione dello Stato tramite l’Agenda digitale. «L’alfabetizzazione informatica è innanzitutto un presupposto logico, ancora prima che giuridico affinché alcuni diritti dei cittadini, riconosciuti da norme di legge, siano esercitabili», dice infatti Giusella Finocchiaro, giurista esperta di diritto della rete e docente all’Università di Bologna. Secondo Finocchiaro, la prova ultima di questo diritto si trova nel Codice dell’amministrazione digitale. L’articolo 3 introduce il Diritto all’uso delle tecnologie: “I cittadini e le imprese hanno diritto a richiedere e ottenere l’uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con le pubbliche amministrazioni, con i soggetti di cui all’articolo 2, comma 2 , e con i gestori di pubblici servizi ai sensi di quanto previsto dal presente codice”. Ancora, nell’art. 3 bis c’è il domicilio digitale del cittadino.

«Ovviamente questi diritti non possono essere effettivi se il cittadino non ha “capacità” informatiche. Sotto il profilo logico, la previsione normativa non sarebbe applicabile. Finirebbe anzi con il produrre effetti negativi, perché aumenterebbe il digital divide. Cioè la diseguaglianza sociale fra chi è in grado di essere cittadino digitale e chi non è in grado». «Dunque- conclude Finocchiaro, l’alfabetizzazione digitale è un dovere dello Stato per rendere effettivi alcuni diritti dei cittadini riconosciuti da norme primarie». È poi possibile trovare riferimenti normativi anche nella stessa Costituzione. «La nostra Costituzione richiama il diritto all’istruzione, che però oggi ha un significato diverso. Inclusivo del digitale», dice Finocchiaro.

http://nova.ilsole24ore.com/tag/digitale#sthash.y1z9RlYM.dpuf

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Innovazione didattica

Un Laboratorio veneto per il rinnovamento della didattica e l’educazione (civica) alla cittadinanza attiva, attraverso le palestre dell’interatttività

Peeragogy.org (H. Rheingold): le forme dell’apprendimento rese possibili dalla disponibilità delle persone a condividere ciò che sanno sul web

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#labuonascuola Servirebbero 650 milioni all’anno (CENSIS) Oggi solo il 10 % delle scuole primarie e il 23 %

delle secondarie sono connesse a internet con rete veloce(sup. a 30 Mbps)

L’uso di Cloud è pionieristico I tablet per uso individuale sono 14.000 Il 90 % dei contenuti in classe viaggia ancora su

carta e solo il 16 % degli studenti può avvalersi di un setting didattico innovativo

Si sono attrezzate di tecnologia 1300 «Cl@ssi 2.0» , ma solo una trentina di scuole sono diventate «2.0»

L’OCSE ha stigmatizzato il gap infrastrutturale e il ritardo culturale, quantificando in 15 anni il ritardo dell’Italia rispetto a Paesi più convinti e determinati nell’innovazione didattico-tecnologica

Vedi anche: L’educazione per il 21° secolo. La chiave per il rilancio e la competitività dell’Italia (HP – The European House Ambrosetti)

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Innovazione sociale Una delle chiavi determinanti per il successo di un progetto politico

che si pone al servizio dei cittadini è la qualità del sistema relazionale, ossia il coinvolgimento di persone, gruppi sociali e gruppi d’interesse. Per qualità del sistema relazionale si intende la capacità di far sentire i soggetti coinvolti parte del progetto, protagonisti attivi.

Un ruolo sempre più centrale viene svolto in questo processo dalle tecnologie di rete. L’attuale utilizzo delle tecnologie di rete nella promozione di processi partecipativi ha messo però in evidenza alcuni aspetti a cui è necessario dedicare una certa attenzione:

la produzione dei contenuti, che deve superare la precarietà della risposta immediata e deve essere in grado di raggiungere un certo livello di profondità e di coerenza rispetto agli obiettivi del progetto;

la governance delle relazioni, che deve trovare un giusto equilibrio, nella chiarezza delle regole e nella trasparenza per la loro applicazione, tra possibilità di esprimere liberamente opinioni diverse, rispetto degli altri e coerenza con il progetto comune.

La motivazione, le persone che sono coinvolte in un progetto lo devono sentire come proprio; è necessario che venga favorito lo sviluppo di un ambiente empatico.

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Metodologia operativa (1): Laboratorio

La proposta di azione proattiva, per coinvolgere in un progetto comune le risorse personali, sociali, economiche e intellettuali del Veneto poggia su due obiettivi di comunicazione integrata:

Primo obiettivo è la creazione di un laboratorio progettuale che rappresenti il punto di riferimento per la produzione di contenuti, ossia la produzione delle proposte programmatiche elaborate dai gruppi che sostengono il progetto ma che, attraverso la forma del laboratorio aperto, possano essere condivise da tutti coloro che lo sostengono. Il laboratorio sarà condotto secondo le seguenti linee guida:

Il laboratorio ha come strumento di comunicazione e di confronto una pubblicazione su rete;

la pubblicazione su rete viene redatta con i contributi in forma di blog di alcune personalità significative e rappresentative delle molteplici voci (e tensioni vitali) della realtà regionale

la pubblicazione ha un coordinamento redazionale che è garante della qualità dei contenuti e della coerenza programmatica del soggetto politico ispiratore

la pubblicazione rappresenta la linea del progetto in modo aperto, tenendo conto sia degli obiettivi strategici che costituiscono la differenza nei confronti degli altri soggetti politici in campo (sia in competizione che collaborazione), sia dei temi in discussione per i quali il contributo attivo dei cittadini risulta determinante;

i cittadini possono esprimere commenti e aprire discussione in relazione ai temi e ai contenuti della pubblicazione.

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Metodologia operativa (2): sistema di rete

Secondo obiettivo è la creazione di un sistema di rete, all’interno del quale possono crearsi aggregazioni di persone, scambi di idee e di proposte, iniziative, ecc. Anche al sistema di rete è necessario applicare le attenzioni circa la qualità del sistema relazionale indicate ai punti 1,2,3 più sopra. Pertanto il sistema di rete si muoverà in modo agile, senza l’impiego di tecnologie complesse che richiedono apprendimento e la sua organizzazione sarà affidata alle seguenti linee operative: la struttura base sarà data da google con gli strumenti base

adeguatamente strutturati: organizzazione di cerchie, repository di materiali, streaming, agenda, connessioni con tutti i social, ecc.

il sistema relazionale sarà connesso dai diversi utenti con gli altri social (facebook, linkedin, twitter, flikr, youtube, ecc. per creare nuove relazioni e per diffondere messaggi e informazioni

il laboratorio progettuale sarà connesso al sistema di relazioni della rete in modo da ampliare la diffusione delle idee e delle iniziative;

il sistema di rete sarà promosso da una attività di web marketing con newsletter e feed sui siti di riferimento dei gruppi;

Il sistema di rete sarà gestito tenendo conto delle logiche della multicanalità.

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Le incomprensioni di Telemaco

La crisi rovinosa dei padri (leadership)

Le asimmetrie dei linguaggi

La cittadinanza impolitica

(non) è un Paese per giovani (!?)

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Cittadinanza responsabile (e digitale)

UNA PROPOSTA DI LEGGE REGIONALE PER IL VENETO

Capo I, ART. 1 – Principi per la cittadinanza responsabile (CITTADINARE)

«Il nostro progetto non è contro i partiti politici ma a favore della politica. La nostra idea si propone di mettere a disposizione della società civile alcuni strumenti per aggiornare le forme di partecipazione e le modalità di rappresentazione degli interessi. I principi elencati in questo capo hanno lo scopo di condividere un quadro di valori per un nuovo patto tra cittadini e istituzioni» ……..

https://sites.google.com/site/cittadinare/home

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Saggezza digitale

Ridare senso alle parole/coerenza ai comportamenti Evitare l’epocalismo e storicizzare la funzione

dell’innovazione digitale Coltivare l’amicizia civica e costruire la smart

community Il networking e le reti sociali hanno la funzione di

trasmettere fiducia per superare la frammentazione e l’isolamento sociale

Sostenere la discontinuità della governance urbana con la cittadinanza attiva

Contribuire a definire una metodologia condivisa nella costruzione della smart city attraverso il sapere cooperativo

Adottare un approccio processuale (step by step) e multidisciplinare nelle scelte programmatiche attraverso la diffusione della consapevolezza della complessità

Alimentare la lettura critica dell’impatto tecnologico sullo sviluppo della città interpretandone proattivamente (vedi il metodo della peeragogy) le enormi potenzialità sociali positive (utopia vs distopia)

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M9, il cuore tecnologico sarà made in Samsung

DI MAURIZIO DIANESE Cultura - Gazzettino Di Venezia

Samsung scommette sul museo di Mestre. Il colosso coreano della tecnologia sarà infatti il partner ufficiale e principale dell’M9, un museo che avrà cuore e cervello nel futuro, legato a doppio filo alle nuove tecnologie anche quando proporrà una rivisitazione del passato. Ieri sera nel corso del Festival della politica della Fondazione Pellicani Giuliano Segre ha presentato il nuovo Museo della città. Il presidente della Fondazione di Venezia, da sempre entusiasta sostenitore dell’idea che Mestre debba avere un museo come quello di Bilbao, che attira curiosità e folla sia per la qualità architettonica che per quello che propone al suo interno, è preoccupato solo di una cosa e cioè del ritardo accumulato finora nella realizzazione del Museo. Un ritardo di due anni, tutto imputabile alla caparbietà con la quale l’ex sindaco Giorgio Orsoni si è fin dall’inizio opposto all’idea di Mestre come polo museale. E il Comune alla fine ha creato talmente tanti intoppi che si sono persi 24 mesi. E non è ancora finita perchè la caduta della Giunta di fatto mette chi costruisce il Museo nelle peggiori condizioni visto che non ha un interlocutore con il quale rapportarsi. detto questo, il resto è affascinante perchè il nuovo museo avrà il massimo dei massimi per quanto riguarda le tecnologie. Qualcosa del futuro M9 ha fatto vedere l’ing. Valerio Zingarelli che per conto della Fondazione si occupa della parte tecnologica. Avremo schermi giganti interattivi, che reagiranno cioè ai nostri movimenti e che ci faranno entrare, grazie agli occhiali in 3D nella terza dimensione. Le foto del Novecento - la nascita e lo sviluppo di Porto Marghera, ad esempio - diventeranno vere e proprie immersioni nella realtà. Ma l’impatto tecnologico sarà fortissimo anche nella parte dell’ex Distretto di via Poerio, dove nascerà quel centro commerciale del futuro pensato dall’arch. Paolo Lucchetta il quale immagina ad esempio camerini nei quali ci si proverà i vestiti senza indossarli. Ma ci sarà spazio anche per il commercio via internet e per i nuovi artigiani, quelli che utilizzano il web per lanciare i loro prodotti. Insomma un posto in cui si comprerà e si produrrà, ci si divertirà e alla fine si vivrà. Tanta gente ha partecipato a questa presentazione dell’M9 - i lavori per la costruzione sono iniziati a giugno e finiranno tra due anni - segno evidente che c’è grande interesse per quello che Segre chiama l’ettaro dell’innovazione, quello che renderà i mestrini orgogliosi di vivere a Mestre, dove esiste un M9 che sarà il catalizzatore di nuove attività e di nuove "vite" dentro la città. Senza dimenticare il passato visto che l’M9 è dedicato al Novecento, come ha ricordato il prof. Guido Guerzoni. E Segre sintetizza: «Il mio sogno? Un padre con bambino che entra all’M9 e, appena usciti, decidono insieme di tornarci il prima possibile».

Giovedì 11 Settembre 2014

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DINO BERTOCCO - TIME TO NET 27

La solitudine al potere

DI MICHELE AINIS - Corriere Della Sera - Giovedì 11 Settembre 2014

La democrazia è un cantiere sempre aperto. Ogni giorno si forma e si trasforma, anche se per lo più non ci facciamo caso. La folla dei muratori nasconde l’opificio, la polvere di calcinacci ci impedisce di vedere. Eppure sta cambiando, qui, adesso. E la cifra della sua metamorfosi si riassume in una parola: solitudine. Dei leader, dei cittadini, delle istituzioni. Ne è prova il confronto tra l’uomo che ha segnato gli ultimi vent’anni e quello che forse dominerà il prossimo ventennio. Berlusconi inventò il partito personale, schiacciato e soggiogato dal suo capo. Ma un partito c’era, con i suoi gonfaloni, con i suoi colonnelli. Invece Renzi è un leader apartitico, senza partito. Ha successo nonostante il Pd, talvolta contro il Pd. Il suo colore è il bianco, come la camicia sfoggiata a Bologna insieme agli altri leader della sinistra europea. E il bianco è un non colore, non esprime alcuna appartenenza.D’altronde tutti i soggetti associativi sono in crisi, perciò sarebbe folle legarsi mani e piedi alle loro sventure. La fiducia nei partiti vola rasoterra dagli anni Novanta; adesso è sottoterra, al 6,5%. Nelle associazioni degli imprenditori credono ancora 3 italiani su 10, e appena 2 nei sindacati. È in difficoltà pure la Chiesa, ma papa Francesco riscuote il 91% delle simpatie popolari. Come peraltro Renzi, che surclassa la popolarità del suo governo (64%). Perché contano i singoli, non gli organismi collettivi. Contano i sindaci, non i consigli comunali. Conta il governatore, non l’assemblea della Regione: se il primo inciampa, cadono tutti i consiglieri. Mentre il Parlamento nazionale è già caduto, è un fantasma senza linfa: per Eurispes, se ne fida il 16% degli italiani. Invece il presidente della Repubblica, sia pure in calo, rispetto al Parlamento triplica i consensi.E allora viva le istituzioni monocratiche, abbasso la democrazia rappresentativa. Come sostituirla? Con un tweet , nuova fonte oracolare del diritto. O con una fonte orale: ne ha appena fatto uso il ministro Orlando, annunziando un emendamento al decreto sulla giustizia. Anche se quel testo nessuno lo conosce, anche se Napolitano non l’ha ancora timbrato, anche se la competenza ad emendarlo spetterebbe semmai all’intero Consiglio dei ministri. Ma quest’ultimo è l’ennesimo organismo collegiale caduto ormai in disgrazia, sicché ciascun ministro fa come gli pare. Sempre che sia d’accordo poi il primo ministro, dinanzi al quale tutti gli altri non sono che sottoministri.E lui, l’uomo solo al comando, come comanda? Berlusconi seguiva l’onda dei sondaggi, a costo di cambiare idea tre volte al giorno, se gli piovevano sul tavolo tre rilevazioni differenti; Renzi non sonda, consulta. Il 15 settembre s’aprirà la grande consultazione sulla scuola, dopo quella sullo sblocca Italia, sulla giustizia, sulla burocrazia, sul Terzo settore. Anche la riforma costituzionale (art. 71) fa spazio a nuove «forme di consultazione».Nel 1992 fu l’utopia di Ross Perot, outsider alle presidenziali americane: una società atomistica, in cui ciascuno potesse promuovere o bocciare qualunque decisione di governo, schiacciando un tasto sul computer mentre fa colazione. Non è l’utopia di Renzi, anche perché in Italia i consultati non decidono alcunché. Ma la consultazione è diventata lo strumento per stabilire un rapporto verticale con il leader, nel vuoto di rapporti che segue l’eclissi di ogni aggregazione collettiva. Il risultato? Parafrasando Gaber: l’incontro di due solitudini, in un Paese solo.

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E' ora che Renzi faccia i nomiDI ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA - Corriere Della SeraÈ giunta l’ora, mi sembra, che Matteo Renzi compia un gesto che in Italia è sempre rivoluzionario: e cioè faccia nomi e cognomi. Solo una tale novità, infatti, può rappresentare quel salto di qualità nella comunicazione del premier con il Paese che la gravità della crisi e l’urgenza dei suoi possibili rimedi richiedono.Non è più possibile e non ha più senso continuare a indicare gli avversari del governo e delle sempre annunciate riforme evocando genericamente «gufi e rosiconi». «Gufi e rosiconi» — ce lo consenta il presidente del Consiglio — insieme ai «selfie», al «cinque», ai «Twitter», agli hashtag , hanno fatto parte di un ambito comunicativo ormai oggettivamente superato: quello in cui egli si è impegnato a «farsi un’immagine» e costruire consenso intorno alla sua persona. Sono serviti a sottolinearne l’informalità, la giovinezza, la simpatia, la carica di rottura rispetto al passato. E l’hanno fatto egregiamente: il risultato si è visto sul piano elettorale così come si continua a vedere nei sondaggi. Sta bene; ora però serve un consenso diverso.Ora a Renzi serve un consenso non più sulla sua persona (che già ha), ma sulla sua politica. Politica che, lo sappiamo, può essere solo quella delle tanto attese e sempre rimandate riforme. Per citare alla rinfusa le principali: l’ammontare esorbitante della spesa pubblica, i costi e gli eccessivi poteri delle Regioni, l’eccessivo prelievo fiscale sul lavoro nelle sue varie forme e le norme sui contratti di lavoro, l’ordinamento giudiziario, la chiusura corporativa degli ordini professionali, lo strapotere paralizzante dell’alta burocrazia, la scarsa efficienza di tutte le pubbliche amministrazioni con la farraginosità spesso assurda delle procedure. È un elenco da far tremare le vene ai polsi: per la complessità di ognuna delle materie indicate, ma soprattutto per la forza e la determinazione delle categorie, degli interessi, dei gruppi di pressione, che — è fin troppo facile prevederlo — sentendosi ogni volta minacciati dal minimo cambiamento saranno pronti, come hanno già fatto mille volte, a scendere sul sentiero di guerra contro il governo servendosi di tutti i mezzi.È nell’aspra lotta contro questi avversari che si deciderà il futuro dell’Italia e, insieme, il destino del presidente del Consiglio: ed è dunque in vista di questa lotta che egli deve trovare d’ora in avanti il consenso senza il quale sarà sicuramente sconfitto. Ma un tale consenso — non superficiale, strutturato — egli riuscirà a trovarlo solo se cambierà il suo modo di comunicare con il Paese, solo se il suo rapporto con esso farà uno scatto in avanti decisivo. Non più fondato sulla «simpatia», su un gesto più o meno accattivante, su un sorriso o una battuta indovinata, bensì sulla capacità di creare nell’opinione pubblica un diffuso e ben radicato convincimento della necessità di fare le cose che vanno fatte. Proprio in vista di ciò d’ora in poi il presidente del Consiglio deve smettere d’intrattenere il Paese, deve parlargli: che è cosa diversa.L’Italia, se vuole cambiare, ha bisogno innanzi tutto di verità e di serietà. Di entrambe Renzi deve farsi carico: con interventi non estemporanei e con un discorso alto, e magari drammatico, come il momento richiede e come i leader democratici degni del nome hanno l’obbligo di saper fare.Egli deve spiegare bene ai cittadini le riforme che intende varare, illustrandone con accuratezza i modi e i vantaggi sperati, ma non nascondendone anche gli eventuali prezzi da pagare. Promettendo peraltro che tali prezzi saranno equamente ripartiti e facendo vedere che mantiene le promesse. Deve anche indicare con chiarezza, però, chi sono coloro che si oppongono a quei provvedimenti, e per quale motivo.Ripeto, facendo con coraggio i nomi e i cognomi: non già per darsi un’inutile aria da Rodomonte, ma perché in un momento difficile e nella prospettiva di pesanti sacrifici, in un momento in cui sono necessarie riforme radicali e spesso dolorose, le maggioranze parlamentari non bastano. È necessario che la volontà riformatrice dall’alto sia sostenuta dall’appoggio massiccio e convinto dell’opinione pubblica, in una battaglia in cui però risulti chiaro chi è l’avversario e quali i suoi interessi. È perciò che la posta e i giocatori devono essere ben evidenti: dal momento che proprio la pubblicità è la nemica mortale di tutte le lobby e di tutti i gruppi d’interesse particolari, abituati per loro natura ad agire per linee interne contro l’interesse generale. L’obiettivo di Renzi, invece, deve essere per l’appunto quello di far capire dove sia l’interesse generale spiegando e convincendo giorno per giorno e mobilitando intorno all’interesse generale l’opinione pubblica.A questo unico fine egli d’ora in poi dovrebbe ispirare il suo rapporto con il Paese e modellare la propria immagine. Altrimenti prima o poi gli si aprirà davanti la stessa via percorsa da Berlusconi: che era tanto simpatico, tanto accattivante, vinceva le elezioni, ma alla fine non ha combinato nulla che meriti di essere ricordato.Lunedì 15 Settembre 2014