semplicità d’uso dei nuovi device diabete non è solo glicemia · le persone con diabete ......

24
Anno 13 Giugno 2011 ® Pubblicazione gratuita fuori commercio SEMESTRALE 24 24 Le persone con diabete tra diritti e... doveri Semplicità d’uso dei nuovi device Diabete non è solo glicemia Le persone con diabete tra diritti e... doveri Semplicità d’uso dei nuovi device Diabete non è solo glicemia

Upload: phungdat

Post on 17-Feb-2019

215 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Anno 13Giugno 2011

®

Pubblicazione gratuita fuori commercio

SEMESTRALE 2424n°

Le persone con diabete tra diritti e... doveri

Semplicità d’usodei nuovi device

Diabete non èsolo glicemia

Le persone con diabete tra diritti e... doveri

Semplicità d’usodei nuovi device

Diabete non èsolo glicemia

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:31 Pagina 1

Cha

ngin

g D

iabe

tes®

è un

mar

chio

regi

stra

to d

ella

Nov

o N

ordi

sk A

/S

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:31 Pagina 2

3

Se è profondamente vero che “pre-venire è meglio che curare” è altret-tanto vero che, una volta individuatala malattia, l’intervento medico deveessere il più precoce possibileÈ tuttavia non raro anche oggigiorno,che pazienti si presentino al medicodiabetologo con le complicanze giàconclamate della malattia.Si tratta quasi sempre del DiabeteMellito di tipo 2, il diabete che abi-tualmente si riscontra nell’età adultao avanzata, mentre il Diabete Mel-lito di tipo 1 raramente passa inos-servato per i sintomi eclatanti concui generalmente si presenta (seteintensa, eliminazione abbondantedi urine, dimagramento, ecc. ecc.),anche se tuttavia il fenomeno puòverificarsi anche in questo caso.

Come può accadere questo?Abitualmente, quando si indaga inquesti pazienti, si scopre che qual-che tempo prima era stato rilevatoun valore anomalo della glicemia,poi dimenticato e trascurato. Nella donna non è raro riscontrareun pregresso diabete gestazionalenon più valutato. Altre volte, e nonraramente, la malattia si instaurasubdolamente e progressivamente,senza alcun sintomo di sé.

Questo avviene in genere quando laglicemia aumenta molto lentamentenel tempo, per cui l’organismo si abi-tua allo stato patologico. Talora an-cora il paziente tarda a rivolgersialle strutture specializzate o il mediconon afferra questa necessità.Di qui l’importanza di un controlloperiodico dello stato di salute, indi-pendentemente dalla presenza omeno di una sintomatologia.

Questo principio è naturalmente va-lido non solo per il diabete, ma an-che per tutte quelle condizioni pato-logiche che più frequentemente simanifestano ad una certa età (au-mento dei grassi del sangue come

colesterolo e trigliceridi, patologiecardiovascolari, ipertensione neopla-sie, ecc. ecc.). Alla diagnosi precocedeve seguire un intervento medicoimmediato. Un vecchio adagio re-cita” il medico pietoso fa la piagacancrenosa” e questo è profonda-mente vero anche per la malattia dia-betica. Come è noto, l’iperglicemiacronica è causa di complicanze mi-cro e macrovascolari (retinopatia,neuropatia, nefropatia, malattie car-diovascolari, cerebrovascolari e va-sculopatie periferiche). Studi recentihanno dimostrato che l’iperglicemiainiziale, se non tempestivamente trat-tata e normalizzata, lascia molto pre-cocemente un’impronta sulle celluledegli organi bersaglio favorendo losviluppo futuro delle complicanze mi-cro e macrovascolari sopra ricordate. Al contrario è stato dimostrato chepazienti trattati in modo intensivo findalle prime fasi della malattia, pre-sentano nel futuro un rischio ridottodi infarto del miocardio, di morte pertutte le cause e di complicanze microe macrovascolari. In altri termini, un compenso seppureottimale della malattia in fase avan-zata, è meno utile nel prevenire lecomplicanze.A questo fenomeno è stato dato ilnome di “memoria metabolica”; l’or-ganismo cioè si” ricorda “dell’insultosubito dall’iperglicemia nel passatoe ne porta le conseguenze.Va ricordato inoltre che il diabete,anche in una fase iniziale, non è soloiperglicemia, ma che vanno attenta-mente valutati anche altri parametried in particolare l’assetto lipidico ela pressione arteriosa.Non raramente infatti il D.M. si as-socia a dislipidemia e ipertensionearteriosa, condizioni che aggravanonotevolmente il decorso futuro dellamalattia.

Cosa fare?Quando lo”stile di vita” non è suffi-ciente a raggiungere l’equilibrio me-

tabolico (attività fisica, alimentazioneadeguata, normalizzazione del pesocorporeo, abolizione del fumo, ecc.ecc.), si dovrà ricorrere necessaria-mente alla terapia farmacologica.Oggi possediamo un armamentarionotevole di farmaci di cui alcuni, spe-cie tra i più recenti, estremamentevalidi. Ma naturalmente in questocaso è il medico diabetologo a deci-dere.

Rimane come concetto fondamentalela necessità di raggiungere il più pre-cocemente possibile un adeguatoequilibrio metabolico (HbA1c < 7%)e il controllo degli altri parametri so-pra menzionati (pressione arteriosa,lipidi, peso corporeo, ecc.). L’intervento precoce e intensivo puòtrovare resistenza nella persona condiabete che può non comprendere ilsignificato dell’impegno apparente-mente eccessivo, specie quando sitratta di terapia insulinica, ma quantosopra detto lo giustifica ampiamente.

Paolo FumelliPrimario Emerito INRCA - Ancona

Trattare meglio il diabeteintervenire precocemente.

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:31 Pagina 3

4

Diabete non è solo glicemia 6Pantaleo Daniele

Quali sono i segnaliper riconoscere il diabete? 8Vito Giagulli

Il diabete è una patologia multifattoriale: come trattarlo? 14Valerio Gherardini

Il corretto rapporto tra carboidrati e attività fisica per lo svolgimento dell’attivitàsportiva non agonistica nel paziente diabetico 16Roberto Morea

In questo numero

Omaggio della Novo NordiskFarmaceutici S.p.A.

Dove trovarela rivista!Viene distribuitagratuitamente nei Centri di Diabetologia

Questo periodico è associatoalla Unione StampaPeriodica Italiana

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 4

5

Registrato presso il Tribunale di Roma n. 228/2000 del 2 giugno 2000Direttore Responsabile: Lorenzo MastromonacoDirettore Scientifico: Paolo FumelliVice Direttore Responsabile: Federico SerraCoordinamento editoriale: Arianna BaroniSegretaria di redazione: Teresa Tani

Editore: SEGNO&FORMA - MilanoArt Director: Ercole Lodi Rizzini, Daoud AdoumCoordinamento editoriale, elaborazione elettronica dei testi: SEGNO&FORMA - Milano - Tel. 02.89150005Stampa: Grafiche Mazzucchelli - MilanoDirezione, amministrazione: Via Elio Vittorini, 12900144 Roma. Tel. 06.50088326

Semplicità d’uso dei nuovi device 10Antonio Staglianò

La persona con diabetefra diritti e... doveri 12Maria Luigia Mottes

La cucina tradizionale uno strumento di gestionedella salute 20Giuseppe Fatati

I percorsi Changing DiabetesLa salute sui percorsi fitwalking 18a cura di Maurizio Damilano

Star benemangiando 21a cura di Giuseppe Fatati

Le ricette 22a cura di Giuseppe Fatati

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 5

Diabete non è solo glicemiaA volte al medico che si occupa dipatologie croniche capita di doman-darsi se lui ed il suo paziente ab-biano la stessa percezione circa lamalattia che stanno gestendo as-sieme. E questo, forse, è ancora piùvero nella gestione del diabete, ma-lattia multifattoriale.

Il medico è consapevole come nel-l’approccio attuale alla malattia cisia una serie di bisogni che nonvengono soddisfatti; bisogni chesono più rilevanti quanto maggioreè l’anzianità di malattia e che nonsono unicamente correlati in modostretto al solo parametro della gli-cemia.

Cerco di spiegarmi meglio. Allabase del diabete, si sa, ci sono duemeccanismi correlati all’insulina; daun lato un deficit nella secrezione diquesto ormone da parte dell’organi-smo, dall’altro una diminuzione dellasua attività. Dopo i fallimenti dei varitentativi di tenere sotto controllo ilcompenso glicemico con le modifi-che allo stile di vita, così come evi-denziato anche dagli Standard ita-liani per la cura per il diabetemellito, si passa ad un trattamentocon farmaci ipoglicemizzanti, tratta-mento che dopo un certo periodo ditempo porta il medico a doversi con-frontare con quelle necessità non piùsoddisfatte cui mi sto riferendo.

In particolare, dopo alcuni anni nonsi riesce più a raggiungere glicemieaccettabili; quella parte del pancreasche è preposta alla produzione diinsulina (la betacellula) si deteriorasempre di più; aumenta il rischio diipoglicemie, aumenta il peso (rasen-tando l’obesità) e spesso anche lapressione.

L’obiettivo del medico diventa,quindi, non solamente un obiettivoglicemico ma molto più complesso,e spesso il suo paziente non perce-pisce questa nuova situazione. Con l’obesità, soprattutto quella ad-dominale, aumenta notevolmente an-che il rischio cardiovascolare; questo

6

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 6

significa problemi al rene, alla retina,al sistema nervoso; ma anche ai vasiperiferici, al cuore, al cervello. I rischi sono altissimi: nell’85% deicasi le amputazione di arti inferiorisono precedute da ulcera e si stimache un diabetico ha il 15 % di pro-babilità di incorrere in una lesionedel piede nell’arco della propria vita.Non va dimenticato, poi, che l’obe-sità porta con se non solo una dimi-nuzione dell’efficacia dell’insulinama anche un notevole incremento delrischio cardiovascolare.

Nuovi scenari si aprono. Da un lato,sul fronte della collaborazione framedico e paziente. Come dicevoprima, si deve realizzare una piùstretta corrispondenza di intenti trail soggetto diabetico ed il suo teamdiabetologico, con nuove consape-volezze ed un impegno più precisocirca l’aderenza alla terapia farma-cologia ed alle modificazioni sullostile di vita che il team propone. Stra-tegico è il seguire con attenzione ilregime di alimentazione che vienecostruito con un taglio sartoriale sulsoggetto, ma anche il piano di atti-vità fisica che viene consigliato.Dall’altro lato, nuovi scenari vengonoaperti da nuove opportunità terapeu-tiche offerte dalla ricerca scientifica,opportunità che sono oramai dispo-nibili sul mercato.

Mi riferisco ad una nuova classe difarmaci ed in particolare ad una mo-lecola che, in mono somministra-zione giornaliera, è in grado di aiu-tare il medico a tenere sotto controllouna serie di parametri che sono stret-tamente correlati con la qualità divita futura del suo paziente.

È strategico avere a disposizione unfarmaco che riesce a gestire la glice-mia quando questa sale, ma che allostesso tempo è in grado di aumentail senso di sazietà e riduce l’introitocalorico. Queste caratteristiche fannosì che il rischio di ipoglicemie sia ve-ramente molto basso fatto che, asso-ciato ad una apprezzabile riduzionedi peso e ad una diminuzione dellacirconferenza vita, creano anche lecondizioni ideali per una corretta ac-cettazione da parte del paziente.

Sia gli studi scientifici che la praticaclinica quotidiana stanno inoltre con-fermando come questa molecola siain grado di intervenire sulla pressionesistolica: i pazienti in trattamento

mostrano valori pressori più fisiolo-gici. Collaborazione, obiettivi perce-piti dal paziente e condivisi con ilmedico. Che non sta solamente die-tro la sua scrivania, ma che è, persua formazione, fortemente orientatoad una visione del diabete che vedeil paziente in un ruolo attivo, infor-mato all’interno di un processo dieducazione terapeutica che è allabase del successo della terapia edella qualità di vita futura. Il diabete, non è solo glicemia!

Pantaleo DanieleAmbulatorio di endocrinologia

e diabetologiaDistretto Sociosanitario

di Campi Salentina-Martano

Gestione

Diabete è solo glicemia?

Il medico è consapevole come nell’approccio attuale alla malattia ci sia una serie di bisogni che non vengono soddisfatti; bisogni che sono più rilevanti quanto maggiore è l’anzianità di malattia e che non sono unicamente correlati in modo strettoal solo parametro della glicemia.

Una nuova classe di farmaci

Una molecola che, in mono somministrazione giornaliera, è in grado di aiutare il medico a tenere sotto controllo una serie di parametri che sono strettamente correlati con la qualità di vita futura del suo paziente.

7

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 7

Quali sonoi segnaliper riconoscereil diabete?

Quali sonoi segnaliper riconoscereil diabete?

Quali sono i soggetti a rischio e quali segnaliindividuare il più precocemente possibile.

La malattia diabetica sta prendendosempre più le connotazioni di unavera e propria pandemia, come ri-portato della Federazione Internazio-nale per il Diabete (IDF).

Si calcola, infatti, che nel 2030 ilnumero dei diabetici nel mondo pas-serà da 285 a 483 milioni.Pertanto, il ruolo chiave per combat-tere questa pandemia sarà la pre-venzione, intesa come diagnosi pre-coce della malattia. È dimostrato che scrinare i soggettia rischio comporta sia un vantaggiosulla evoluzione della malattia chesui costi sociali ed economici dellamalattia.

Ma quali sono i soggetti maggior-mente a rischio? In accordo con laSocietà Americana di Diabetologia(ADA) i soggetti a rischio sono quellicon “prediabete” cioè con una con-dizione “subclinica” che si caratte-rizza da “alterata glicemia a di-giuno” (IFG) cioè glicemia a digiunotra 100 e 125 mg/dl e/o “ridottatolleranza glucidica” (IGT) cioè gli-cemia dopo 120 minuti dal caricodi glucosio tra 140 e 199 mg/dl. È utile sottolineare come un’eventualealterata glicemia a digiuno sia di fa-cile identificazione con le indaginedi routine, mentre in caso di sospettodi alterata glicemia a digiuno si deveeseguire il test da carico di glucosio.

Ma quali sono i fattori di rischio per lo sviluppo di diabete? Come riassunto nella tabella 1,un’età superiore ai 45 anni, la man-canza di attività fisica regolare, lapresenza di familiarità per la malattianei parenti di primo grado (genitori,fratelli) sono fattori di rischio; inoltresono a rischio di malattia le donneche hanno partorito un neonato dipeso maggiore a 4 Kg o che hannosofferto di alterazioni glicemiche nelcorso della gravidanza (diabete ge-stazionale). Altro importante fattoredi rischio è il peso corporeo. L'indicedi massa corporea (BMI) che è unodei parametri più frequentemente uti-lizzati per ottenere una valutazione

8

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 8

complessiva del peso corporeo diun individuo. Viene calcolato comerapporto tra il peso, espresso in kg,di una persona e il quadrato dellasua altezza espressa in metri(BMI=Kg/m2). Difatti già con il solosovrappeso, cioè un indice di massacorporea uguale o superiore a 25,il rischio è aumentato, mentre lafranca obesità (BMI > 30) e, in par-ticolare quella che si localizza pre-valentemente all’addome, aumentain maniera importante il rischio diammalarsi di diabete. Infine, altri fattori di rischio di malat-tia diabetica sono anche fattori dirischio cardiovascolare: la pressionealta (ipertensione) o la dislipidemia(aumento dei trigliceridi e colesteroloLDL con riduzione di colesteroloHDL). Pertanto, va posta particolareattenzione a quei soggetti che pre-sentano questi fattori, potendo sof-frire di complicanze cardiovascolarigià all’inizio della loro malattia dia-betica.Numerosi studi recentemente con-dotti hanno evidenziato come la dia-gnosi clinica di diabete sia prece-duta da una fase asintomatica(subclinica) della malattia della du-rata di circa 7 anni durante la qualel’elevato livello di glucosio nel san-gue (iperglicemia) comincia ad eser-citare i suoi effetti deleteri a livellodei tessuti bersaglio (il rene, la re-tina, il cuore ed il sistema nervoso)Pertanto, all’esordio la malattia sipresenterà in modo particolare emolto “subdolo” (per es. piorrea, di-sfunzione sessuale nel maschio, in-fezioni cutanee ricorrenti, ecc), mase l’iperglicemia ha fatto dei dannia livello del cuore l’esordio potrà es-sere anche drammatico (infarto delcuore).Infatti, l’aumento progressivo dei va-lori di glucosio nel sangue è total-mente silente determinando undanno progressivo ed non avvertitodal paziente. Infatti, se è la retina la sede deldanno il soggetto, con il tempo, co-mincerà ad avvertire delle imperfe-zioni nella vista che probabilmenteattribuirà all’età. Quando avrà biso-

gno degli occhiali, effettuerà una vi-sita oculistica che evidenzierà unaretinopatia diabetica e quindi un dia-bete già in atto da molti anni. Ed è proprio questa mancanza di sin-tomi che rende difficile individuare ilmomento esatto dell’esordio dallamalattia.

Ma quali sintomi possono eventualmente essere avvertiti da un paziente in questa fase? Segni e sintomo di sospetta malattiadiabetica possono essere principal-mente una sensazione di stan-chezza o malessere, un frequentebisogno di urinare (soprattutto dinotte) e sete inusuale (soprattutto nei

più giovani) ma anche una visioneoffuscata, l’insorgenza di infezioniurinarie o cutanee frequenti, disfun-zione sessuale nel maschio e la lentaguarigione delle ferite.Quindi, emerge con prepotenza ilvalore della diagnosi precoce e lanecessità che la determinazione dellaglicemia a digiuno diventi una pra-tica sempre più di routine per la cit-tadinanza ed in particolare per queisoggetti a rischio di sviluppare la ma-lattia.

Vito GiagulliU.O.S. Malattie Metaboliche

Ospedale F. Jaia Conversano - Bari

9

Gestione

Soggetti ad alto rischio di diabete• età ≥45 anni• BMI ≥25 kg/m2

• inattività fisica• familiarità di primo grado per diabete tipo 2 (genitori, fratelli)• ipertensione arteriosa (≥140/90 mmHg)

o terapia antipertensiva in atto• bassi livelli di colesterolo HDL (≤35 mg/dl) e/o elevati livelli

di trigliceridi (≥250 mg/dl)• nella donna, parto di un neonato di peso >4 kg• basso peso alla nascita• pregresso diabete gestazionale• S. dell’ovaio policistico o altre condizioni di insulino-resistenza

Tabella 1

Alterata glicemia a digiuno (IFG)• glicemia a digiuno 100-125 mg/dl

Ridotta tolleranza al glucosio (IGT)• glicemia dopo 2 ore di carico orale di glucosio

compresa tra 140 e 199 mg/dl

Tabella 2

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 9

Semplicità d’uso dei nuovi device

Ovvero come effettuarela terapia insulinica con naturalezza!

Qualcuno ricorda i bollitori con cuisi sterilizzavano le siringhe di vetroed i relativi aghi (di calibro impropo-nibile per i nostri giorni) che si riuti-lizzavano per decine di volte, adispetto dell’igiene e della penetra-bilità della punta nella cute? E che dolore!

Il termine U30 evoca qualcosa? Chiricorda che a far data dal 1 Marzo2010 tutte le forme farmaceutichedelle insuline in commercio in Italiapassarono da una concentrazionedi 30UI/ml all’attuale 100UI/ml.L’apprensione di quei mesi fu dav-vero tanta, ci si aspettava che nel

passaggio si potesse fare confusioneperché, ovviamente, cambiavaanche la scala sulle siringhe da insu-lina: a parità di ml la concentrazioneera più che triplicata e qualche pa-ziente avrebbe potuto commetteredegli errori, correndo il rischio di in-correre in ipoglicemie severe. Ma, per fortuna, non si verificò alcunproblema.In effetti, la terapia insulinica è stataper parecchi decenni davvero di dif-ficile gestione; l’arrivo delle siringhemonouso ha migliorato la cura, nonfosse altro che per non dover più bol-lire la siringa prima dell’uso e perl’ago che manteneva la sua sterilità.

Altre problematiche però sono rima-ste inalterate. Basti pensare alla pre-parazione della siringa. Essendo i flaconcini da insulina sottovuoto, bisognava prima aspirarenella siringa tante unità di ariaquante le unità di insulina da intro-durre; la siringa veniva poi inseritanel tappino di gomma del flacone,l’aria veniva poi iniettata nel flaconestesso per poter quindi prelevare leeffettive unità di insulina necessarie.

Operazione macchinosa, resa an-cora più difficile dal passaggio aU100, in quanto la maggiore con-centrazione del farmaco ha reso

Semplicità d’uso dei nuovi device

10

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 10

11

Aggiornamento

La penna in uso, poi, non ha neces-sità di essere conservata in frigori-fero, anche se è buona normaconservarla lontano dalle fonti di ca-lore o tenerla al riparo dai raggi di-retti del sole. Questa caratteristicarende la terapia con i device prontaall’uso in qualsiasi momento sia ne-cessaria, al fine di assicurare unacorretta autogestione della malattia.

Secondo gli Standard Italiani per lacura del diabete mellito l’educazioneall’autogestione del diabete va rivoltaanche ai problemi psicosociali, in

quanto il benessere emotivo è forte-mente associato con gli esiti positiviper il diabete. L’educazione all’auto-gestione va garantita all’interno delteam diabetologico sulla base delleesperienze di vita della persona edella sua personale motivazione alcambiamento. La gestione della con-dizione diabete deve essere la piùnaturale possibile. Qualità di vita, anche grazie anchea questi dispositivi.

Antonio StaglianòAmbulatorio di Diabetologia

Ospedale di Corigliano CalabroCosenza

Benessere emotivo

L’educazione all’autogestione del diabete va rivolta anche ai problemi psicosociali, in quanto il benessere emotivo è fortemente associato con gli esiti positivi per il diabete. E la gestione del diabete deve essere la più naturale possibile.

ancora più corta la scala presentesulla siringa da insulina, e quindi dipiù difficile gestione da parte di unpaziente anziano, a volte con diffi-coltà di presa e con problemi di vista.

Certamente molto è cambiato conl’arrivo delle penne da somministra-zione; una volta inserita la cartuccianella penna e posto un nuovo agomonouso, era sufficiente regolarecon l’apposita ghiera il dosaggio esi era pronti ad effettuare la sommi-nistrazione. Questi dispositivi già assicuravanouna certa discrezione nell’uso fuoricasa, permettendo il trasporto di unasorta di penna stilografica (colorataper i bambini) che garantiva il ri-spetto della propria privacy.

Ma la vera rivoluzione sono state lepenne preriempite, dispositivi mo-nouso dalla grande versatilità. Questi dispositivi permettono unaserie di vantaggi, che rendono piùaccettata e naturale la gestione dellaterapia iniettiva da parte del pa-ziente diabetico.Intanto la discrezione.Anche rispetto alle penne ricarica-bili, l’ultima generazione ha dimen-sioni contenute e la caratteristica diavere il corpo di colori diversi, infunzione del farmaco contenutonella cartuccia.

La facilità di utilizzo, poi, assicurail paziente da qualsiasi tipo di er-rore. A partire dall’impostazionedella dose, grazie ad una scala fa-cilmente leggibile e ad una ghieraa scatti che segnala l’avanzamentoe che permette una facile corre-zione di un eventuale dosaggio noncorretto. L’azzeramento sul display della doseimpostata, visibile sull’apposita fine-strella presente sul corpo, permettela conferma della somministrazione;quest’ultima viene effettuata con na-turalezza, vista la leggerezza dellapressione da esercitare sul pulsantee la stabilità con cui si impugna il di-spositivo.

Bollitori

Qualcuno ricorda i bollitori con cui si sterilizzavano le siringhe di vetro ed i relativi aghi (di calibro improponibile per i nostri giorni)che si riutilizzavano per decine di volte, a dispetto dell’igiene e della penetrabilità della punta nella cute? E che dolore!

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 11

La persona con diabete fra diritti e... doveri

Conoscere per modificare.Vivere meglio e più a lungo nonostante il diabete

La persona con diabete fra diritti e... doveri

Oggi può essere considerato nor-male o banale parlare e rivendicareil diritto di vivere una vita adeguata,sia per le persone sane che per lepersone con malattia cronica qualeil diabete.Il diritto alla salute per le personecon diabete è sancito dalla costitu-zione e dalla legge 115 del 1987.Questa legge unica nel panoramaeuropeo è una Legge Quadro diprincipi generali attuata attraverso iPiani Sanitari Regionali. Inoltre aquesti importanti documenti nel luglio2009, si è affiancato Il ManifestoDei Diritti Della Persona Con Diabete,siglato dal presidente dell’Associa-zione Parlamentare per la tutela e lapromozione del diritto alla preven-zione e dal Presidente di Diabete Ita-

lia, il cui scopo è quello di promuo-vere il diritto alla prevenzione, curae trattamento del diabete.Il documento, frutto della collabora-zione, del lavoro e delle esperienzedi tutte le categorie di persone coin-volte nella patologia, indica, in un-dici capitoli, quali sono le principaliazioni che la persona con diabeteritiene prioritarie e quali obiettivi sidovrebbero perseguire.

È necessario però passareall’applicazione.

Qui iniziano i problemi! In una so-cietà poco propensa ad accettarepersone non “perfette”, la convi-venza con quell’amico-nemico inse-

parabile, che è il Diabete, determinamolteplici difficoltà e disuguaglianze.Il diritto ad una vita “completa” peril diabetico è la conseguenza di unattento lavoro di elaborazione delproblema, prima di tutto con sestesso, poi con i sanitari e, semprepiù spesso, con i volontari dell’Asso-ciazione Diabetici. Nelle persone con diabete, special-mente di tipo 2, le abitudini alimen-tari consolidate, la quotidianitàspesso monotona, la carenza di sti-moli, rendono la persona poco inte-rattiva con il curante. Inoltre, si tende a delegare al medicoed ai familiari la gestione della ma-lattia e, se i risultati della cura sonoscarsi o negativi, si tende a colpevo-lizzare gli altri.

12

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 12

Prendere coscienza del proprio stato di salute

è fondamentale

Solo la conoscenza rende consape-voli e coscienti delle proprie scelte.Il diabete infatti è una malattia che,se non gestita bene, non perdona!Le persone con diabete che convi-vono serenamente con questa condi-zione non hanno problemi ad affron-tare la quotidianità. Sanno risolvereegregiamente le complicanze acutedella malattia come ipo o iper glice-mie, conoscono il loro percorso cli-nico terapeutico e sanno program-mare la loro vita affinché siasovrapponibile per intensità e sere-nità alle persone non diabetiche.Quindi, il primo diritto del diabetico,

è quello di essere coinvolto in modoconsapevole nella gestione della pro-pria condizione.

È pertanto indispensabile investirenella formazione della persona condiabete, cosa che ancora oggi, nonviene fatta sufficientemente.Il dovere delle istituzioni, dei sanitari,delle associazioni, è: fare forma-zione, fornire le cure e l’assistenzasanitaria adeguata ai tempi.

L’Associazione Diabetici della Provin-cia di Milano da 29 anni perseguequesti obiettivi con le sue attività: for-mazione sanitaria del diabetico e deifamiliari, del personale scolastico. Si occupa di sensibilizzare la popo-lazione con campagne di screeningper la diagnosi precoce, realizzaprogetti innovativi nella scuola e fa-vorisce la diffusione dello sport oc-cupandosi di fornire supporto con-creto al diabetico ed ai servizi didiabetologia.

Il Manifesto dei diritti delle personecon diabete, il Comitato per i dirittidella persona con diabete, le Asso-ciazioni delle persone con diabetedel territorio, indirizzati dalle lineeguida delle Società Scientifiche de-vono rappresentare i cardini su cuilavorare per passare dall’ideazionead azione continua, capillare e omo-genea su tutto il territorio nazionale.Questi strumenti non devono essereadattati per esclusivi scopi di rispar-mio ma devono tenere conto del fu-turo. Oggi le spese altissime per la

cura delle complicanze sono il risul-tato di una gestione del diabete nonadeguata, retaggio del passato, maora, che le innovazioni e le cono-scenze mediche permettono di ipo-tizzare un futuro con meno compli-canze e una miglior qualità di vita,non dobbiamo esimerci dall’investirea 360 gradi, utilizzando tutte le ri-sorse possibili, comprese quelle delleAssociazioni delle Persone con Dia-bete, che hanno anche questoaspetto fra i loro fini statutari. Un grosso sforzo deve essere fattoanche dai sanitari per indirizzare lepersone con diabete e/o i loro fami-liari a rivolgersi alle Associazioni deiDiabetici. Infatti, oggi questo è an-cora una pratica poco diffusa. Cosìmolte persone con diabete ignoranol’esistenza delle associazioni e il sup-porto che ne potrebbero ricevere (in-dagine Rapporto DAWN™ Italia).

A fronte di un diritto alla salute si associano

sempre dei doveri.

Di fronte all’impegno delle istituzionie degli operatori sanitari la personacon diabete ha il dovere di concor-dare con il proprio medico la curapiù idonea per migliorare la propriaqualità di vita.

Maria Luigia MottesPresidente A.D.P.Mi. C.L.A.D.

Vicepresidente Diabete Forum Giovanie Adulti insieme per il diabete

13

Aggiornamento

Da 45 anni convive con il diabete e da 30 anni si dedica all’AssociazioneDiabetici della Provincia di Milano lavorando per il continuo miglioramentodell’assistenza al diabetico.

“Ho ricevuto da tutti più di quanto abbia dato. Aiutando gli altri, ho aiutato me stessa

a crescere culturalmente, professionalmente e a gestire consapevolmentediabete e vita quotidiana”

Maria Luigia Mottes

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 13

Ogni individuo è unico e questo valesia per le caratteristiche visibili cheper quelle “nascoste” dei nostri or-gani interni, come il gruppo sangui-gno.Tutte queste caratteristiche sono scrittenel codice genetico, un insieme diistruzioni molto dettagliate che rego-lano anche la nostra capacità di rea-gire agli agenti esterni: una speciedi manuali dettagliati sul funziona-mento dell’organismo. Un organismoquindi, con tutte le sue caratteristichegenetiche, reagisce continuamenteall’ambiente in cui vive: modifical’ambiente circostante ma è a suavolta da questo modificato.Possiamo quindi dire che una malat-tia può dipendere in modo variabiledal rapporto tra le istruzioni dateall’organismo dal nostro codice ge-netico e l’ambiente in cui viviamo. Ildiabete mellito tipo 2 è una malattiacronica in cui il nostro organismoperde la capacità di assorbire glizuccheri a livello cellulare con unconseguente aumento del loro livellonel sangue e conseguenti danni abreve o lungo termine.

Questo avviene per due meccanismiprincipali:4 L’insulina, l’ormone che fa entrare

il glucosio nelle cellule, funzionameno

4 Il pancreas dapprima produce unaquantità maggiore di insulina masuccessivamente tende ad “esau-rirsi”.

Il diabete tipo 2 è, appunto, una pa-tologia multifattoriale in quanto di-pende da alterazioni genetiche in

combinazione con fattori ambientali.È esperienza comune che i pazientidiabetici di tipo 2 abbiano qualcunoin famiglia con la stessa malattia eperciò diciamo comunemente che lamalattia è ereditaria. In realtà non sieredita la malattia in sé ma una certapredisposizione.Abbiamo visto i fattori congeniti. Veniamo ora a quelli ambientali oacquisiti. Chiamerei questa predispo-sizione con la parola "benzina" permeglio comprendere la metafora di

14

Il diabeteè una patologia multifattoriale: come trattarlo?

40 Incidenza cumulativa (%)

Programma prevenzione Diabete

Stile di vitaMetforminaPlacebo

Riduzione del rischio31% con metformina58% con stile di vita

Anni dalla randomizzazione

30

20

10

00 1 2 3 44

c de a cu u a va (%)

4

SMP

Il diabeteè una patologia multifattoriale: come trattarlo?

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 14

1990

1995

Andamento del diabetenegli Sati Uniti

No data< 4%4% - 6%

2001

6% - 8%8% - 10 %> 10 %

2000

Andamento obesitànegli Sati Uniti

Fig.1

Fig.2

No data< 10%10% - 14%

15% - 19%> 20 %

1995

1991

seguito riportata. Il diabete tipo 2 hauna diffusione mondiale ma solonell’ultima metà del secolo ha iniziatoa diventare sempre più frequente finoa coinvolgere oggi 280 milioni dipersone nel mondo e si prevede chene colpirà circa 440 milioni nel2030. Questo aumento di diffusionedella malattia è andato di pari passocon l’aumento del benessere sociale,e con il conseguente aumento delpeso corporeo.Come si vede dalle figure 1 e 2 infattic’è una relazione molto stretta fraobesità e sviluppo di diabete ed oggiiniziamo anche a conoscere i mec-canismi che fanno si che l’aumentodel grasso a livello addominale portiverso il diabete nei soggetti predi-sposti: questa condizione viene dettainsulino-resistenza (acquisita) che siaggiunge al già difficile il lavorodell’insulina per motivi genetici (insu-lino resistenza genetica). Io chiamereiquesti fattori acquisiti “fuoco”.Ecco quindi che solo dalla reazionetra la benzina (fattori genetici) e ilfuoco (fattori acquisiti) divampa l’in-cendio (diabete).

Ad oggi non possiamo intervenire suifattori genetici ma possiamo farlo suifattori acquisiti (fattori modificabili).Un esempio ci è dato da un grossostudio americano che ha dimostratocome nelle persone suscettibili di svi-luppare il diabete una attività fisicacome il camminare per 30-45 minutial giorno e il perdere il 5-10% delpeso corporeo determinava una ri-duzione di questo rischio del 60% inquattro anni (l’uso di farmaci checombattono l’insulino resistenzaaveva ridotto questo rischio del 30%risultando quindi meno efficace delladieta e dell’esercizio fisico). Se non possiamo sceglierci i genitori(per non ereditare la predisposizioneal diabete) possiamo scegliere di mo-dificare i fattori ambientali: sedenta-rietà, eccesso di alimentazione e diconseguenza aumento del peso cor-poreo. Possiamo altresì sceglierecome impiegare il nostro tempo li-bero.Una modesta ma efficace attività fi-sica può essere effettuata molto sem-

15

Gestione

plicemente camminando di buonpasso ogni giorno per 30-45 minuticercando poi di sfruttare ogni occa-sione per fare del movimento.

In un mondo sempre più tecnologicoche ci mette a disposizione mezzi te-rapeutici strabilianti e farmaci mira-colosi questi consigli sembrano pro-messe da venditori di fumo ma ilnumero dei pazienti diabetici e i costi

economici e sociali della malattia nonsarebbero tanto impressionanti se taliconsigli fossero davvero ascoltati.Dice un filosofo cinese: “Un viaggiodi 1000 miglia inizia sempre con unpasso. Nella direzione giusta”.

Valerio GherardiniResponsabile Sezione Diabetologia

U.O. Medicina Interna Osp. Piombino - USL 6

Livorno

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 15

Sia l’alimentazione che l’attività fi-sica sono due strumenti importantis-simi che un paziente diabetico ha asua disposizione per meglio gestireil proprio compenso glicemico. Senza considerare che l’assunzionedi cibo ed il consumo di glucosiosono strettamente correlati con unaapprezzabile riduzione dei fattoridi rischio cardiovascolare ed in que-sta ottica le società scientifiche ita-liane con gli Standard italiani perla cura del diabete mellito racco-mandano di evitare il sovrappesoe svolgere un’attività fisica regolare(20-30 minuti al giorno o 150 mi-nuti alla settimana).

Il mantenimento di valori normali diglicemia a riposo e durante l’attivitàfisica è assicurato da un meccani-smo molto particolare: l’eserciziomuscolare aumenta la ricezione diglucosio ematico, i cui livelli sonogarantiti da glucosio proveniente daaltri distretti come, per esempio, ilglucosio prodotto dal fegato. Questo complesso meccanismo ener-getico è strettamente correlato peròalla durata ed intensità dell’attivitàfisica che si svolge.

Ma questo processo rimane inva-riato nei soggetti diabetici che svol-gono un esercizio fisico moderato?

In realtà in questi pazienti la neces-sità di glucosio è maggiore rispettoalla quantità liberata dal fegato; diconseguenza la glicemia tende a ca-lare, mettendo il paziente a rischiodi sperimentare una ipoglicemia,fermo restando che questo rischio èpiù elevato in quei soggetti che as-

Il corretto rapportotra carboidratie attività fisicaper lo svolgimentodell’attività sportivanon agonistica nel paziente diabetico

16

Attività fisica ed ipoglicemia

I pazienti con diabete tipo 2 chenon usano insulina o farmaci secre-tagoghi non sono generalmente sog-getti al rischio di ipoglicemia.

Chi è in trattamento con questi far-maci deve assumere un supplementodi carboidrati per prevenire tale ri-schio durante e dopo l’attività fisica.

Il corretto rapportotra carboidratie attività fisicaper lo svolgimentodell’attività sportivanon agonistica nel paziente diabetico

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 16

sumono insulina o farmaci secreta-goghi. L’alimentazione, quindi, giocaun ruolo fondamentale nella correttapratica dell’attività sportiva non ago-nistica. Sorge quindi un’altra domanda:come rapportare in modo correttoassunzione di carboidrati ed eserciziofisico? Una risposta ci viene de undocumento redatto congiuntamentepochi mesi fa dalla Società Ameri-cana di Diabetologia (ADA) e dal-l’American College of Sports Medi-cine; si tratta di una dichiarazionecongiunta nella quale hanno affron-tato con chiarezza questo argomentoevidenziando, tra l’altro, la necessitàdi effettuare delle misurazioni dellaglicemia prima e dopo l’attività fisica,al fine di conoscere la risposta delproprio organismo a tale attività.Ogni paziente deve infatti impararea riconoscere la risposta individualealla ingestione di carboidrati, alla te-rapia in atto e all’esercizio fisico intermini di personale compenso gluci-dico raggiunto. Nei pazienti in trattamento con insu-lina o farmaci secretagoghi, le duesocietà americane pongono la rac-comandazione di assumere dei car-boidrati qualora, prima dell’iniziodell’attività, la glicemia sia più bassadi 100 mg/dl; in particolare con unaglicemia di 100 mg/dl i soggetti intrattamento insulinico dovrebbero as-sumere 15 grammi di carboidrati (adesempio 2 fette biscottate o un va-setto di yogurt) prima di iniziarel’esercizio, tenendo presente che taleimporto deve essere correlato alla

dose di insulina somministrata, alladurata ed intensità dell’attività ed aivalori di glicemia rilevati con l’auto-controllo. Esercizi intensi ma di brevedurata potrebbero richiedere minoreo nessuna necessità di assunzione dicarboidrati.Importante sottolineare che per i sog-getti in trattamento con sola dieta oaltre categorie di farmaci potrebbenon essere necessaria tale assun-zione glucidica per svolgere una at-tività della durata inferiore all’ora.La comparsa di una ipoglicemia tar-diva è possibile quando in seguitoad una attività fisica di alta intensitàsi verifica un importante consumodella riserva di glucosio come quellapresente, per esempio, nei muscoli.Nel periodo successivo allo svolgi-mento dell’attività fisica ancora unavolta tutto ciò si traduce, specie neisoggetti in trattamento con insulina ofarmaci secretagoghi in un elevatorischio di ipoglicemia.

Per prevenire questa evenienza nelcaso di una attività fisica particolar-mente intensa viene raccomandatal’assunzione di 5-30 grammi di car-boidrati durante l’esercizio e nei 30minuti successivi, quantità che assi-cura sia un calo del rischio di ipogli-cemia sia un più efficiente ripristinodel deposito muscolare di glicogeno.

L’attività sportiva è quindi un presidioessenziale nella gestione del propriocompenso metabolico, ma non solo.Studi hanno dimostrato l’azione po-sitiva che questa pratica ha sugliaspetti psicologici, non solo comesenso di benessere, ma anche comemotivazione ad intraprendere un se-rio programma di prevenzione dellecomplicanze del diabete.

Roberto MoreaU.O. di Diabetologia e Malattie Meta-

boliche – Ospedale Madonna delleGrazie - Matera

17

Gestione

Alimentazionesupplementare

Se la glicemia prima dell’inizio del-l’esercizio fisico è ≤100 mg/dl è ne-cessaria un’assunzione di carboi-drati; nei pazienti trattati con insulinao farmaci secretagoghi è corretto unapporto di 15g di carboidrati. Per evitare l’ipoglicemia dopo unesercizio intenso, l’apporto sarà in-vece di 5-30g da assumere durantel’esercizio e nei 30 minuti successivi.

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 17

F

18

Torino è una città che consente di vi-vere la storia immersi nella natura.Partendo dal centro città, da PiazzaVittorio, si può imboccare ai Mu-razzi il lungo Po, lasciandosi allespalle la Gran Madre, dopo pochipassi si entra nello scorcio più verdedella città, il Parco del Valentino.

Polmone verde della città è ormai trai simboli della prima capitale d’Italiaal pari della Mole Antonelliana lacui guglia, dal parco, si scorge inlontananza; terreno ideale per tuttigli appassionati di sport, è la piace-vole meta per fitwalkers, podisti, pat-tinatori, ciclisti nonché pescatori cheattendono pazienti un movimentodella canna da pesca e canottieriche solcano con vigore le acquetranquille del grande fiume che co-steggia il parco.

Per i fitwalkers è però una meta pri-vilegiata per i suoi sentieri pianeg-gianti, asfaltati o dal terrenoregolare privo di avvallamenti, checonsentono la regolarità del passo.

Entrando da Corso Cairoli si vieneaccolti da una folta vegetazione ecollinette erbose che ci ricordanoquanto sia piacevole camminare acontatto con la natura, proseguendolungo il sentiero asfaltato si incontrail Castello del Valentino, sede dellafacoltà di architettura, il Giardinoroccioso e il Giardino montano rea-lizzati in occasione del centenariodell’Unità d’Italia e il Borgo Medie-vale e la sua Rocca, creato perl’Esposizione Generale del 1884 edancora oggi apprezzata meta turi-stica. Dopo una visita tra le antiche

botteghe del borgo si può prose-guire verso la Fontana dei DodiciMesi e tornare al punto di partenzapercorrendo o i sentieri sterrati in-terni del parco, alla ricerca di un po’di tranquillità, o Viale Medaglied’Oro, percorso ampio ed asfaltato,per procedere a passo più svelto.Il circuito di Fitwalking descritto sisviluppa all’interno del Parco del Va-lentino per circa 4 Km (andata e ri-torno).Per chi volesse percorrere un trattodi strada più lungo è inoltre possibileseguire il lungo Po in direzione Mon-calieri e raggiungere le Vallere doveha sede l’ente di controllo del fiumePo. Il Parco delle Vallere permetteinoltre di estendere ulteriormente ilpercorso utilizzando i sentieri che sisnodano al suo interno.

18

I percorsi Changing Diabetes

La salute sui percorsi fitwalkingLa salute sui percorsi fitwalking

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 18

Fiume Po

Corso Moncalieri

Corso Massimo D’AzeglioParco del Valentino

Ponte

Umbe

rto I Corso Cairoli

Cor

so V

ittorio

Eman

uele

II

19

Rubriche

Torino è una città “riscoperta” di re-cente in occasione delle celebra-zione del 150° dell’Unità d’Italia enel recente passato quale sede delleOlimpiadi Invernali.Fondata dai romani, perla del ba-rocco e prima capitale d’Italia Torinoracchiude molte bellezze storico-ar-tistiche che meritano una visita dallePorte Palatine e l’Anfiteatro Romano,Palazzo Madama e Palazzo Realecon la vicina Cappella del Guarini,Palazzo Carignano, sede del primoparlamento italiano, che ora ospitail rinnovato Museo del Risorgimento,ed il teatro Carignano, la GranMadre e Villa della Regina sino adarrivare al simbolo della città laMole Antonelliana ora sede delMuseo del Cinema.

L’interland offre le famose regge sa-baude: la Venaria Reale e l’annessoParco de La Mandria, il Castello diRivoli sede de Museo di arte contem-poranea, la Palazzina di Caccia diStupinigi, il Castello di Moncalieried il Castello di Agliè.

Cosa fare, dove andare

CommentoTecnico

Il Parco del Valentino si presta moltobene alla pratica del Fitwalking invirtù della conformazione pianeg-giante dei vari percorsi e della pos-sibilità di utilizzare larghi tratti distrada asfaltata.

In un contesto come questo è vera-mente possibile utilizzare tutte le di-verse metodologie di training, cosìcome dedicarsi con soddisfazionead un più tranquillo Fitwalking chepermetta di accedere a tutti i beneficisalutistici che l’attività offre.

Non dimenticherei inoltre il grandevantaggio che l’ampio parco citta-dino offre per diversi aspetti:dall’accessibilità praticamente aqualsiasi orario in virtù anche delleampie zone coperte da illumina-zione pubblica, alla possibilità disvolgere l’attività in buona tranquil-lità vista l’ampia frequentazione, allabuona copertura ombrosa che con-sente anche nella stagione più caldadi praticare sport senza soffrire ec-cessivamente il calore, infine le fon-tanelle ed i locali pubblici che siincontrano lungo il percorso permet-tono di idratarsi adeguatamente.

A cura di Maurizio Damilano Ideatore del progetto fitwalking

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 19

A fronte di tanti input che agisconocome fattori di confusione siamodell’idea che sia necessario puntare,tutte le volte che si voglia fare un in-tervento nutrizionale, su elementi sta-bili, accettabili e condivisibili. Dalle diete a scambio ai gruppi dirinforzo molto è stato provato e conalterne fortune. Tentare di cambiarele abitudini alimentari degli adulti èimpegno arduo e gravato frequente-mente da insuccessi soprattutto se sicerca di incidere su alimenti cardinedell’identità alimentare. Per Dalì la paranoia che conducealla genialità deve per forza passareattraverso le proprie radici più fortiossia la lingua e la cucina. E in questo geniale payés catalano,in tutti i suoi scritti, in tante delle sueopere sono presenti gli alimenti diquella terra rossa dove il forte ventodi tramontana scolpisce le rocce e icuori. Per quanto ci riguarda, è veroche in una storia largamente oscuracom’è quella della cucina casalingaitaliana, il capitolo della nascita deisistemi gastronomici è uno dei piùmisteriosi. Comunque è innegabilel’esistenza di ricette regionali e/o

locali che si identificano con gruppidi popolazioni e più di altri elementine sono carattere distintivo.In Italia le varie regioni e le diversearee all’interno delle regioni hannoconservato una straordinaria ric-chezza e diversità di cibi e vini an-cora strettamente legati al territorio.Seguendo questo ragionamento,l’educazione alimentare andrebbeimpostata secondo percorsi che por-tano alla riscoperta ed all’utilizzo dipiatti e ricette della tradizione. A tal fine possono essere utili pub-blicazioni sotto forma di guida adun’alimentazione razionale, che ri-visitano ricette tipiche e, accanto aconsigli medici, raccontano, se purstringatamente, il significato ed ilpeso che la cucina regionale haavuto nella nostra società. Le Linee Guida Italiane sull'Obesità(LiGIO) ‘99 sottolineano come il ri-sultato di qualunque intervento siain diretta relazione con la possibilitàdi un contatto professionale conti-nuo; qualunque pubblicazione oguida si deve prefiggere il compitodi fare in modo che il rapporto nonsi interrompa per l’impossibilità di

accettare una prescrizione dieteticaa volte subita come frustrazione so-ciale. Dovrebbe consentire, poi, di non de-monizzare alcuni alimenti, o gruppidi alimenti, e di incidere positiva-mente e stabilmente sui comporta-menti alimentari che sono un aspettoimportante dello stile di vita. Per ottenere questo scopo qualsiasistrumento, manuale, rubrica o libroche sia, deve essere molto vicino aibisogni e soprattutto ai desideri delsingolo. L’omologazione consen-suale dei comportamenti che fa na-scere il senso di appartenenza aduna società si ritrova non solo nellareligione e nel misticismo ma anchenella simultaneità dei desideri con-sumistici e dei modi per soddisfarli. La cucina insieme alla lingua rap-presenta l’ultima cosa che resta achi migra, ma anche a chi subiscela migrazione, e può essere ele-mento di confronto di identità diversee di scontro di identità. Le poesiedialettali che spesso raccontanodi piatti dimenticati, riportate inmolte pubblicazioni, dimostranocome il senso di appartenenza ad

La cucina tradizionaleuno strumentodi gestione della salute

La cucina tradizionaleuno strumentodi gestione della salute

20

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 20

una società era legato, almeno inpassato, alle consuetudini alimentarial pari del dialetto.Lo stile e le abitudini alimentari si mo-dificano, si creolizzano, persistono eritornano anche sulla base delle si-tuazioni di contesto, ma i cambia-menti sono più facilmente accettati serispettano ed anzi rivalutano gli ali-menti primari dei singoli gruppi.Non mi stancherò di ripetere che inun periodo di grande riscoperta ditutto ciò che è modernariato, mediarei consigli dietetici con ricette tradizio-nali rinforza l’identità regionale delsingolo ed impedisce quella sperso-nalizzazione dell’intervento che portaspesso al fallimento. È opinione per-sonale che nei gruppi di rinforzovada inserito quello che è lo studiodel gesto nell’alimentazione al finedi arrivare ad una tipizzazione ac-curata dell’individuo, assumendo ilgesto stesso, automaticamente, un va-lore rituale al quale non pensiamo inmodo specifico. La sequenza di gestie movimenti che caratterizzano il no-stro modo di consumare i pasti e dibere sono espressione di un partico-lare vissuto e nascondono un rap-porto preciso tra causa ed effetto. Ad esempio, la bottiglia preziosa divino, degustata in occasioni partico-lari e con persone care al padronedi casa, racchiude in sé il percorsocompiuto del gesto. Lo stesso concettoè valido per i piatti della nostra tradi-zione conditi spesso di ricordi e sa-pori antichi, confezionati con materieprime di grande qualità e non di usocomune. Un prodotto prezioso nonpuò essere offerto a tutti e in tutte leoccasioni; questa è la causa. L’effettoè la gratificazione di chi lo riceveche si sente partecipe e attore del-l’evento. Per tale motivo quando siparla di atto alimentare, seppur al-l’interno di un percorso di preven-zione o addirittura di terapia, si devearrivare a rendere finito l’intero gestoche è il consumare un pasto, rispet-tando la ritualità dello stesso.

Giuseppe FatatiDirettore Struttura Complessa

Diabetologia e Dietologia Az. Osp. Terni

21

RubricheAggiornamento

Ho scritto sovente che tutte le volte che sivuole fare un intervento nutrizionale, è es-senziale puntare su elementi stabili, ac-cettabili e condivisibili. Se il razionale diuna sana alimentazione è ormai unani-memente accettato ed è comune perl’obeso, il diabetico o il paziente affettoda sindrome metabolica, diversi sono glistrumenti utilizzati per metterlo in pratica.Tentare di cambiare le abitudini è impe-gno gravato frequentemente da insuc-cessi soprattutto se si cerca di incidere sualimenti cardine dell’identità alimentare.I futuristi si accorsero di queste difficoltàquando lanciarono la rivoluzione culina-ria futurista che si proponeva di modifi-care l’alimentazione del nostro popolo,fortificandolo, dinamizzandolo e spiritua-lizzandolo con nuovissime vivande. La cu-cina futurista chiedeva di essere liberatadalla vecchia ossessione del volume e delpeso e… dalla pastasciutta definita vi-vanda passatista chè appesantisce, ab-brutisce, illude, rende scettici, lenti,pessimisti. Marinetti dimostrò una ecce-zionale coerenza perché i banchetti futu-risti ebbero realmente luogo ma lamaggior parte degli Italiani non capironoe considerarono il manifesto solamenteuna provocazione lontana dai gusti edalle necessità reali. D’altro canto l’antro-pologia da sempre, ha considerato l’ali-mentazione come il tratto distintivo di unacultura che apre un ventaglio di sentieriche conducono alla ecologia, alla tec-nica, alla vita familiare ed alla religione.In Italia, è innegabile l’esistenza di ricetteregionali che si identificano con gruppidi popolazione e più di altri elementi nesono carattere distintivo. William Black

definisce questa realtà come un patrimo-nio culturale legato ai sensi, contrarioall’appiattimento del mondo industrialeche nega il potere del gusto. Seguendoquesto ragionamento, l’educazione ali-mentare può essere impostata attraversopercorsi che portano alla riscoperta ed al-l’utilizzo di piatti e ricette della tradizione.Obiettivo è quello di creare un rapportostabile e collaborante tra equipe e sog-getto come superamento di quel rapportoduale curante-curato vissuto come impo-sizione necessaria, non bene accetta espesso rifiutata. I piatti della cucina tradi-zionale propri di quel patrimonio cultu-rale che si eredita al pari dei geni sonorassicuranti perché conosciuti e non pri-vativi e ora anche di moda. Dal punto divista nutrizionale sono poi salutari e ricchidi elementi della cosidetta filiera cortaoggi tanto rivalutata. In un periodo digrande riscoperta di tutto ciò che è mo-dernariato, mediare i consigli dieteticicon ricette tradizionali rinforza l’identitàregionale del singolo ed impedisce quellaspersonalizzazione dell’intervento cheporta spesso al fallimento. Questa rubricae la descrizione dei piatti nascono nonsolo da quanto sopra riportato, ma so-prattutto dalla osservazione che le rac-colte di ricette della tradizione culinariaregionale trovano sempre un’ottima acco-glienza e sono in grado di influenzare icomportamenti più di tante linee-guida diaustere società scientifiche.

Giuseppe FatatiDirettore Struttura Complessa

Diabetologia e Dietologia Az. Osp. Terni

mangiandoStar bene mangiandoStar bene

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 21

22

Pasta a' normaIngredienti (per 5 persone).- Maccheroni 400 g- Melanzane 200 g- Passata di pomodoro 800 g- Ricotta salata grattugiata 50 g- Cipolla 50 g- Aglio 1 spicchio- Basilico q.b.- Olio extravergine di oliva 60 g- Sale q.b.

Preparazione

Tagliate a tocchetti le melanzane, dispo-netele in uno scolapasta e salatele leg-germente.

Lasciatele colare per circa 30 minuti.Asciugatele e friggetele in olio abbon-dante. Soffriggete la cipolla e l'aglionell'olio di oliva e quando sono dorativersate il pomodoro, le foglie di basilico

e il sale. Fate restringere. Cuocete aldente i maccheroni, scolateli e conditelicon la salsa. Versateli sul piatto di por-tata e ricopriteli con le melanzane.Spolverate di ricotta salata e servite.

Valori nutrizionali: Proteine 15 g, Lipidi 17 g, Glicidi 65 g, Calorie 473

Le ricetteLe ricette

Si tratta di un piatto unico. Per raggiungere un quantitativo accettabile di nutrienti si puo completare il pastocon 40 g di pane e 30 g di prosciutto crudo magro.

Cus-cus di pesceIngredienti (per 8 persone).- Semola di grano duro 1 kg- Pesce (cernia, scorfano, calamari,

gamberi, cozze) 1 kg- Mandorle 30 g- Pomodori pelati 250 g- Aglio 1 spicchio- Cipolla 1- Cannella 1/2 stecca- Buccia di limone grattugiata 1/2- Peperoncino q.b.- Prezzemolo q.b.- Olio extravergine di oliva 90 g- Sale q.b.

coprendolo quindi con acqua. Cuoceteloa fuoco lento per circa 30 minuti, quindiscolate il brodetto, diliscate il pesce etenetelo in caldo separatamente. Pren-dete la cuscusiera, riempite il tegame in-feriore d'acqua per circa 2/3 e ricopritequello superiore bucherellato con un to-vagliolo, quindi versatevi la semola, spol-verata con la cannella e con la bucciadi limone grattugiata grossolanamente.Fate attenzione che i due attrezzi com-bacino perfettamente e cuocete il cus-cus a vapore per circa 1 ora. Mescolatedi tanto in tanto con un cucchiaio. Ap-pena il cus-cus e pronto,versatelo nellamafradda e bagnatelo con parte deibrodetto; portatelo in tavola accompa-gnato dal pesce e, separatamente, dal-l'altro brodetto, che può essere aggiuntoa piacere sui singoli piatti. Se non si di-spone della mafradda si può sopperirecon un grande piatto da portata con ibordi alti oppure con una teglia. Anchela cuscusiera può essere arrangiata: èun utensile tipico, composto da due te-gami di coccio, che si impilano; quellosuperiore, forato, si adagia sull'altro econsente il passaggio del vapore. Si puòsostituire con un tegame e un colapastadello stesso diametro, facendo atten-zione che i due utensili combacino bene,oppure con una vaporiera elettrica.

Valori nutrizionali: Proteine 34 g, Lipidi 16 g, Glicidi 99 g, Calorie 676

Si tratta di un piatto unico. La carne dei pesci presenta lo stesso contenuto di aminoacidi essenziali delle altre carnicon analogo valore biologico; ha però il vantaggio di essere molto tenera e facilmente digeribile. Queste caratteristichela rendono consigliabile, quindi, per gli anziani, i bambini o i malati. A parità di aminoacidi, inoltre, nessun altroalimento dl origine animale permette, come il pesce, di limitare il contemporaneo apporto di grassi saturi.

PreparazioneDisponete la semola in un grande piattodi terracotta, chiamato mafradda, e ri-petutamente, con le mani bagnate in ac-qua leggermente salata, con movimentirotatori dei polpastrelli, cucciati la se-mola, cioè inumiditela e riducetela ingranelli grossi come capocchie di spilli.Adagiate il cus-cus così ottenuto su unatovaglia e lasciate asciugare. Frattantopreparate il brodetto di pesce. Soffrig-gete l'aglio e la cipolla tritata nell'olio equando sarà dorata aggiungete i pomo-dori pelati a pezzetti, il prezzemolo, ilsale, il peperoncino e le mandorle. Fatecuocere i pomodori per qualche minutoe unite il pesce, facendolo insaporire e

SICILIA

SICILI

A

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 22

23

Rubriche

Frittelle valdostane

Ingredienti (per 6 persone).- Pane grattugiato 420 g- Fontina 360 g- Carne 120 g- Latte parzialmente scremato 24 g- Uova 3- Dragoncello 1 pizzico- Prezzemolo 1 ciuffo- Basilico 1 ciuffo- Rosmarino 1 rametto- Sale q.b.

PreparazioneVersate in una terrina il pane grattugiatodi fresco, la fontina tagliata a dadinimolto piccoli, la carne arrosto o bollitaavanzata e tritata fine, le uova, il lattee il trito di dragoncello, prezzemolo,basilico, <rosmarino e condite con salee pepe bianco macinato al momento.Amalgamate ben bene gli ingredienti(se il composto riuscisse troppo sodoammorbiditelo con un altro poco dilatte), Fatelo friggere a cucchiaiate inolio bollente, asciugate bene le frittellee servitele subito,molto calde.

Valori nutrizionali: Proteine 29,23 g, Lipidi 20,58 g, Glicidi 43,19 g, Calorie 474

Si tratta di un piatto unico. Per raggiungere un quantitativo accettabile di nutrienti si può completare il pasto con 300 g di frutta fresca di stagione.

Zuppa al formaggio

Ingredienti (per 6 persone).- Pane nero raffermo 540 g- Fontina 180 g- Toma della Valle D'Aosta 180 g- Parmigiano grattugiato 50 g- Brodo di carne q.b.

PreparazioneDisponete alcune fette, piuttosto spesse,di pane nero raffermo sul fondo di unaterrina resistente al fuoco; copritele conabbondante fontina e toma, preceden-temente tagliate a fettine, e cospargetedi parmigiano grattugiato. Procedete con un secondo strato dipane, ricopritelo ancora con i formaggi;fate un terzo strato.Ricoprite con abbondante brodo ap-pena levato dal fuoco. Mettete il recipiente in forno caldo e la-sciatevelo 20 minuti circa; servite, piùche caldo, bollente.

Valori nutrizionali: Proteine 25,55 g, Lipidi 18,68 g, Glicidi 55,05 g, Calorie 489

Si tratta di un piatto unico. Per raggiungere un quantitativo accettabiledi nutrienti si può completare il pasto con 300 g di frutta tresca di stagione.

VALLE D’AOSTA

VALLE D’AOSTA

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:32 Pagina 23

Io me la faccio con il twist!l’insulina! E tu?

®

Cha

ngin

g D

iabe

tes®

è un

mar

chio

regi

stra

to d

ella

Nov

o N

ordi

sk A

/S

...

L’ago NovoTwist® è compatibile solo con la penna specifica per insulina della Novo Nordisk

L’ago NovoTwist®

è un prodotto Novo Nordisk

È un dispositivo medico CELeggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’usoAutorizzazione del 15-06-2010

www.novotwist.it

Novo Diabete 24_Layout 1 07/07/11 14:31 Pagina 24