segui il ritmo fin lassù… in “scima”ec149092-194e-49e5-8dd1... · oggi invece le sue canzoni...

2
92 93 conosciamo... Segui il ritmo fin lassù… in “Scima” Lo studio di registrazione di Peo Mazza “La scima” a Maglio di Colla Di Lisa Vittori e Lisa Lepori, 4A In questo articolo faremo un piccolo viaggio fino in cima o meglio in “Scima” alla Val Colla, perché è lì, nel piccolo nucleo di Certara, che Matteo Mazza, meglio conosciuto come Peo, ha deciso di fondare il suo piccolo studio di re- gistrazioni. Peo è un musicista che ha fatto della sua pas- sione il suo lavoro. Dal 2000 gestisce la Scima, un studio che è diventato punto d’incontro di molti dei migliori artisti musicali ticinesi e lombardi che si dedicano alla musica folk e popolare. Come mai ha deciso di fondare uno studio di registra- zione e perché proprio in Val Colla? L’idea di fondare uno studio di registrazione mi è venuta un po’ per caso. Come musicista sentivo la necessità di possedere un piccolo locale dedicato all’incisione della musica. All’inizio lavoravo nel bunker della scuola media di Tesserete, lì ho regi- strato 3 dischi, poi nel 2000 ho trasferito la mia attività in Val Colla, dove vivo attualmente con la mia famiglia. Inizialmente lo studio di registrazione era una vecchia stalla, ho deciso di buttarla giù e di costruire uno studio di registrazione. Dato che si trova nel mezzo di un paese, e non nei campi, ho dovuto insonorizzare tutto l’interno dell’edificio per poter avere il si- lenzio più assoluto durante le registrazioni. Qual è il significato del nome “La Sü in Scima”? Ovviamente significa “lassù in cima” ed è scritto in dialetto ti- cinese. Ho deciso di dargli questo nome poiché si trova a mille metri d’altitudine, nell’ultimo paesino in cima alla Val Colla. Certo è stato coraggioso a stabilirsi proprio lì, lontano dal centro… All’inizio ho avuto qualche problema a livello di macchinari: i primi computer con cui ho lavorato erano tutt’altro che pro- fessionali. Con il tempo ho acquistato strumenti sempre più all’avanguardia e oggi ho a disposizione del buon materiale con cui posso svolgere il mio lavoro al meglio. Come è fatta una sala d’incisione e quali strumenti vi sono presenti? Uno studio di registrazione è uno spazio ristretto, situato in un luogo silenzioso conforme ai principi dell’acustica, infatti serve un’ atmosfera tranquilla, priva di qualsiasi suono esterno che possa disturbare la registrazione. Solitamente comprende due locali separati: la sala di controllo detta anche regia, che contiene macchinari specifici per catturare il suono, mixarlo e modificarlo a piacere; c’è poi un’altra sala dove gli artisti possono registrare la loro musica, detta live room. In questa sala sono presenti vari strumenti musicali quali la batteria, la chitarra elettrica, la chitarra classica e il basso. In certi casi si trova anche un metronomo, un marchingegno che scandisce il tempo in battiti, utile per mantenere il ritmo. Come si incide una canzone? Ci sono due modi per registrare una canzone: si può sovrain- cidere, ovvero registrare ogni suono (voce, strumenti musicali) separatamente per poi mettere tutto insieme in un secondo momento e ottenere una canzone; oppure si può registrare in diretta, vale a dire tutti assieme come se fosse un concerto. In conosciamo... entrambi i casi è di norma indossare delle cuffie per mantene- re il tempo. Normalmente si registrano tre brani al giorno, ma questo dipende dagli artisti con cui si ha a che fare. Quali sono le professioni all’interno di una sala d’inci- sione? Quali abilità bisogna avere per fare un lavoro del genere? Generalmente in una sala d’incisione sono presenti i lavori le- gati all’elettrotecnica e all’ingegneria acustica, ovvero saper riprodurre, trasmettere e registrare musica usando macchi- nari appositi. C’è bisogno di qualcuno che sappia registrare il suono e catturarlo, mixarlo, modificarlo, qualcuno che aggiusti i macchinari se c’è un guasto. Una persona deve essere tec- nicamente preparata per questo lavoro, ciononostante l’abilità più importante è sicuramente avere orecchio per la musica e saper improvvisare. Sappiamo che molte band sono venute ad incidere da lei, vuole raccontarci qualche avvenimento particolare? Ho avuto la possibilità di lavorare con molti artisti popolari folk e rock, gli ABC, Nanni Svampa, Marchio Registrato, Dia- spro,… In particolare mi ricordo molto bene dei Vad Vuc e di quando, in mancanza di un luogo appartato per mangiare, ci sedevamo di fuori dallo studio nonostante fosse inverno e facesse un gran freddo. Una volta un membro della band, talmente era stanco per le ore passate ad incidere nello studio, si era ad- dormentato sotto la neve, senza neanche accorgersene! Che ruolo ha la musica all’interno della sua famiglia? Credo che la musica all’interno della mia famiglia abbia un ruo- lo altrettanto importante che in tutte le altre: ci piace ascoltar- la, tutto qui. Ovviamente un lavoro come il mio fa in modo che ci si ritrovi spesso in mezzo a musicisti. Io e mia moglie Michela siamo musicisti, io sono percussioni- sta e suono la batteria, e lei è cantautrice. Agli inizi della sua carriera, mia moglie faceva parte della band Diaspro e canta- va in inglese. Oggi invece le sue canzoni sono tutte in italiano. Per ora ha inciso quattro dischi. Mio figlio Pavel e mia figlia Lucia hanno studiato un po’ di musica. Possedere una sala d’incisione è sempre stato il suo sogno? Da piccolo desideravo suonare, fare musica, anche se un tem- po era visto come una perdita di tempo e i musicisti non erano ritenuti veri lavoratori. Ho dovuto studiare parecchio per poter raggiungere il mio obiettivo: ho viaggiato in giro per il mon- do e sono stato in molte sale di registrazione dove ho potuto imparare sul campo. In vent’anni ho accumulato abbastanza esperienza per poter aprire uno studio di registrazione mio. Qual è l’aspetto del suo lavoro che più le piace? Decisamente mi piacciono le novità. Per me è un piacere co- noscere gente nuova, e poter lavorare con artisti differenti, sperimentare nuovi generi musicali. La musica ha mille sfu- mature e mille sfaccettature, ogni artista ha il proprio modo di imbracciare una chitarra, di interpretare una canzone e quello che accade all’interno della sala d’incisione è sempre una sor- presa. Michela Domenici è una cantautrice e musicista (chitarra e fi- sarmonica) ticinese conosciuta e apprezzata, ha inciso 4 di- schi con il gruppo popolare-folk DIASPRO e ha collaborato con diversi artisti prima di avviarsi verso una carriera da solista. Quest’anno per il Mosaico ci ha gentilmente concesso un in- tervista nella quale ci spiega il suo legame con la musica, le sue esperienze e il percorso che ha intrapreso per poter svolgere questa professione. Quando hai iniziato a cantare? Ho cominciato all’età di 5 anni, sono entrata nel “Piccolo coro della Turrita” di Bellinzona. Ricordi com’è nata questa tua passione? La musica è sempre stata presente in casa, specialmente il cantare insieme. I tuoi genitori ti hanno sostenuta? Mia mamma mi ha sostenuta senz’altro: a 8 anni mi ha per- messo di studiare la fisarmonica, malgrado i soldi fossero dav- vero pochi riusciva a pagare le mie lezioni. Ora in tv spopolano varie trasmissioni che hanno l’o- biettivo di lanciare nuovi cantanti nel mercato disco- grafico… La tua esperienza qual è stata? Negli anni novanta non erano ancora così diffusi i talent show. Euro Song era la manifestazione più in vista e anch’io in un paio di occasioni ho partecipato, tuttavia non ho mai amato competere, preferisco condividere.

Upload: duongkhanh

Post on 16-Feb-2019

213 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Segui il ritmo fin lassù… in “Scima”ec149092-194e-49e5-8dd1... · Oggi invece le sue canzoni sono tutte in italiano. Per ora ha inciso quattro dischi. Mio figlio Pavel e mia

92 93conosciamo...

Segui il ritmo fin lassù… in “Scima”Lo studio di registrazione di Peo Mazza “La scima” a Maglio di CollaDi Lisa Vittori e Lisa Lepori, 4A

In questo articolo faremo un piccolo viaggio fino in cima o meglio in “Scima” alla Val Colla, perché è lì, nel piccolo nucleo di Certara, che Matteo Mazza, meglio conosciuto come Peo, ha deciso di fondare il suo piccolo studio di re-gistrazioni. Peo è un musicista che ha fatto della sua pas-sione il suo lavoro. Dal 2000 gestisce la Scima, un studio che è diventato punto d’incontro di molti dei migliori artisti musicali ticinesi e lombardi che si dedicano alla musica folk e popolare.

Come mai ha deciso di fondare uno studio di registra-zione e perché proprio in Val Colla?L’idea di fondare uno studio di registrazione mi è venuta un po’ per caso. Come musicista sentivo la necessità di possedere un piccolo locale dedicato all’incisione della musica. All’inizio lavoravo nel bunker della scuola media di Tesserete, lì ho regi-strato 3 dischi, poi nel 2000 ho trasferito la mia attività in Val Colla, dove vivo attualmente con la mia famiglia. Inizialmente lo studio di registrazione era una vecchia stalla, ho deciso di buttarla giù e di costruire uno studio di registrazione. Dato che si trova nel mezzo di un paese, e non nei campi, ho dovuto insonorizzare tutto l’interno dell’edificio per poter avere il si-lenzio più assoluto durante le registrazioni.

Qual è il significato del nome “La Sü in Scima”?Ovviamente significa “lassù in cima” ed è scritto in dialetto ti-cinese. Ho deciso di dargli questo nome poiché si trova a mille metri d’altitudine, nell’ultimo paesino in cima alla Val Colla.

Certo è stato coraggioso a stabilirsi proprio lì, lontano dal centro…All’inizio ho avuto qualche problema a livello di macchinari: i primi computer con cui ho lavorato erano tutt’altro che pro-fessionali. Con il tempo ho acquistato strumenti sempre più all’avanguardia e oggi ho a disposizione del buon materiale con cui posso svolgere il mio lavoro al meglio.

Come è fatta una sala d’incisione e quali strumenti vi sono presenti?Uno studio di registrazione è uno spazio ristretto, situato in un luogo silenzioso conforme ai principi dell’acustica, infatti serve un’ atmosfera tranquilla, priva di qualsiasi suono esterno che possa disturbare la registrazione. Solitamente comprende due locali separati: la sala di controllo detta anche regia, che contiene macchinari specifici per catturare il suono, mixarlo e modificarlo a piacere; c’è poi un’altra sala dove gli artisti possono registrare la loro musica, detta live room. In questa sala sono presenti vari strumenti musicali quali la batteria, la chitarra elettrica, la chitarra classica e il basso. In certi casi si trova anche un metronomo, un marchingegno che scandisce il tempo in battiti, utile per mantenere il ritmo.

Come si incide una canzone?Ci sono due modi per registrare una canzone: si può sovrain-cidere, ovvero registrare ogni suono (voce, strumenti musicali) separatamente per poi mettere tutto insieme in un secondo momento e ottenere una canzone; oppure si può registrare in diretta, vale a dire tutti assieme come se fosse un concerto. In

conosciamo...

entrambi i casi è di norma indossare delle cuffie per mantene-re il tempo. Normalmente si registrano tre brani al giorno, ma questo dipende dagli artisti con cui si ha a che fare.

Quali sono le professioni all’interno di una sala d’inci-sione? Quali abilità bisogna avere per fare un lavoro del genere?Generalmente in una sala d’incisione sono presenti i lavori le-gati all’elettrotecnica e all’ingegneria acustica, ovvero saper riprodurre, trasmettere e registrare musica usando macchi-nari appositi. C’è bisogno di qualcuno che sappia registrare il suono e catturarlo, mixarlo, modificarlo, qualcuno che aggiusti i macchinari se c’è un guasto. Una persona deve essere tec-nicamente preparata per questo lavoro, ciononostante l’abilità più importante è sicuramente avere orecchio per la musica e saper improvvisare.

Sappiamo che molte band sono venute ad incidere da lei, vuole raccontarci qualche avvenimento particolare?Ho avuto la possibilità di lavorare con molti artisti popolari folk e rock, gli ABC, Nanni Svampa, Marchio Registrato, Dia-spro,…In particolare mi ricordo molto bene dei Vad Vuc e di quando, in mancanza di un luogo appartato per mangiare, ci sedevamo di fuori dallo studio nonostante fosse inverno e facesse un gran freddo. Una volta un membro della band, talmente era stanco per le ore passate ad incidere nello studio, si era ad-dormentato sotto la neve, senza neanche accorgersene!

Che ruolo ha la musica all’interno della sua famiglia?Credo che la musica all’interno della mia famiglia abbia un ruo-lo altrettanto importante che in tutte le altre: ci piace ascoltar-la, tutto qui. Ovviamente un lavoro come il mio fa in modo che ci si ritrovi spesso in mezzo a musicisti.Io e mia moglie Michela siamo musicisti, io sono percussioni-sta e suono la batteria, e lei è cantautrice. Agli inizi della sua carriera, mia moglie faceva parte della band Diaspro e canta-va in inglese. Oggi invece le sue canzoni sono tutte in italiano. Per ora ha inciso quattro dischi. Mio figlio Pavel e mia figlia Lucia hanno studiato un po’ di musica.

Possedere una sala d’incisione è sempre stato il suo sogno?Da piccolo desideravo suonare, fare musica, anche se un tem-po era visto come una perdita di tempo e i musicisti non erano

ritenuti veri lavoratori. Ho dovuto studiare parecchio per poter raggiungere il mio obiettivo: ho viaggiato in giro per il mon-do e sono stato in molte sale di registrazione dove ho potuto imparare sul campo. In vent’anni ho accumulato abbastanza esperienza per poter aprire uno studio di registrazione mio.

Qual è l’aspetto del suo lavoro che più le piace?Decisamente mi piacciono le novità. Per me è un piacere co-noscere gente nuova, e poter lavorare con artisti differenti, sperimentare nuovi generi musicali. La musica ha mille sfu-mature e mille sfaccettature, ogni artista ha il proprio modo di imbracciare una chitarra, di interpretare una canzone e quello che accade all’interno della sala d’incisione è sempre una sor-presa.

Michela Domenici è una cantautrice e musicista (chitarra e fi-sarmonica) ticinese conosciuta e apprezzata, ha inciso 4 di-schi con il gruppo popolare-folk DIASPRO e ha collaborato con diversi artisti prima di avviarsi verso una carriera da solista. Quest’anno per il Mosaico ci ha gentilmente concesso un in-tervista nella quale ci spiega il suo legame con la musica, le sue esperienze e il percorso che ha intrapreso per poter svolgere questa professione.

Quando hai iniziato a cantare?Ho cominciato all’età di 5 anni, sono entrata nel “Piccolo coro della Turrita” di Bellinzona.

Ricordi com’è nata questa tua passione? La musica è sempre stata presente in casa, specialmente il cantare insieme.

I tuoi genitori ti hanno sostenuta?Mia mamma mi ha sostenuta senz’altro: a 8 anni mi ha per-messo di studiare la fisarmonica, malgrado i soldi fossero dav-vero pochi riusciva a pagare le mie lezioni.

Ora in tv spopolano varie trasmissioni che hanno l’o-biettivo di lanciare nuovi cantanti nel mercato disco-grafico… La tua esperienza qual è stata? Negli anni novanta non erano ancora così diffusi i talent show. Euro Song era la manifestazione più in vista e anch’io in un paio di occasioni ho partecipato, tuttavia non ho mai amato competere, preferisco condividere.

Page 2: Segui il ritmo fin lassù… in “Scima”ec149092-194e-49e5-8dd1... · Oggi invece le sue canzoni sono tutte in italiano. Per ora ha inciso quattro dischi. Mio figlio Pavel e mia

94 conosciamo...

Tu sei una cantautrice. Che differenza c’è tra cantare canzoni che hai composto tu, oppure che hanno scrit-to altri? Quando canto una mia canzone mi sento più esposta rispetto a quando interpreto quella di qualcun’ altro.

Come nasce il testo di una canzone?Dai fatti quotidiani, dalle esperienze che mettono in evidenza qualcosa di rilevante, da una verità appresa, da un sentimento da esprimere.

Chi ascolta una canzone spesso ne apprezza il risul-tato finale, ma non è facile immaginare che cosa ci sta dietro. Ci puoi fare capire meglio come si arriva ad una canzone di successo? Una bella canzone può nascere in un attimo, dipende tutto da cosa si decide di farne. Non sono interessata ai risultati in termini di successo come viene inteso di solito, o meglio non è il mio scopo principale. Quando una canzone mi soddisfa l’animo e poi tocca quello di qualcun’ altro sono completa-mente ripagata di tutto. Come per tante altre cose, a volte è facile e a volte è difficilissimo.

Tu canti da molti anni, come ci si evolve e come si con-serva il successo? L’evoluzione passa necessariamente attraverso le esperien-ze; c’è sempre da imparare ed è una continua scoperta di sé. I fallimenti sono altrettanto importanti che i successi, ciò che conta è come ci definiamo, come decidiamo di sentirci davan-ti ad essi.

Tra i nostri lettori, ce ne sono alcuni a cui piace canta-re, potresti dar loro qualche consiglio tecnico? Come si riconosce un buon cantante? Come si cura la voce e come la si valorizza?La voce è uno strumento, si possono imparare diverse tec-niche per utilizzarlo. Un buon cantante conosce il suo stru-mento e ha la capacità di adattarlo oltre al grado di coinvol-gimento emotivo che riesce a trasmettere. È paragonabile ad un atleta che si mantiene costantemente in allenamento, la preparazione è sempre la parte più importante e il segreto è sempre lo stesso: far sembrare facile qualcosa di difficile.

Hai cantato con vari artisti, hai qualche ricordo parti-colare?Alla prima dello spettacolo teatrale di Nanni Svampa “La mia morosa cara” all’insaputa di tutti ero andata in scena con un gerletto in spalla contenente un bambolotto vestito da spaz-zacamino riferendomi alla nota canzone. Ci facemmo un sac-co di risate.

Quali sensazioni provi durante un’esibizione? Sono molto concentrata e assorbita nell’attimo. Anche men-tre sto suonando e cantando una canzone che ho provato tante volte, ne scopro angoli nuovi e nel medesimo tempo scopro qualcosa su di me e sui musicisti che mi accompagna-no. È come se fossimo dei trapezisti, abbiamo lavorato mesi per coordinarci al millesimo. È nel momento della performan-ce che tutto il lavoro svolto acquista un senso, si realizza nella condivisione con il pubblico. Negli anni ho capito che non è possibile toccare il cuore di tutti, ma quando ne tocchiamo anche solo uno è la sensazione più bella del mondo.

Hai un pubblico particolare davanti a cui ti piace can-tare? Preferisco cantare per un pubblico meno numeroso ma at-tento.

Hai dei cantanti o cantautori a cui ti ispiri o a cui si parti-colarmente affezionata? Non particolarmente e mi piace scoprirne di nuovi.

Speri che i tuoi figli seguano le orme di voi genitori “mu-sicali”? Non m’importa cosa fanno purché siano soddisfatti. È certo che la musica per loro è una costante giornaliera, quasi una tradizione di famiglia. In casa c’è spesso qualcuno che sta can-tando e spesso la cosa è contagiosa.