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Scocca l'ora del «Migradon compact» Renzi: più solidarietà . Merkel: ora piano per l'Africa. L'Italia ha 6 progetti in corso VINCENZO R. SPAGNOLO RorvMA 'impasse di Bratislava è superata, ci sono diver- si passi in avanti positivi». E una fonte qualifica- ta della delegazione italiana amanifestare adAv- venire la possibilità che a Bruxelles si prendano impegni seri ri- spetto alle azioni sull'emergenzamigratoria sollecitate dall'Ita- lia, che continua a far fronte agli sbarchi (solo ieri, altri 1.400 ar- rivi), con costi eccezionali stimati dal Mef (insieme a quelli per il sisma) sullo 0,4% del Pil. Matteo Renzi è determinato: «L'Ita- lia sta facendo la propria parte - ha detto -, ma in termini di so- lidarietà da parte di troppi Paesi non ho visto altrettanto impe- gno», specie sui ricollocamenti. Nella bozza di conclusioni, è sta- to riconosciuto il «considerevole contributo, anche di natura fi- nanziaria» italiano. Ma il governo punta a ottenere dal Consi- glio europeo un impegno, che superi il desolante stallo finora registrato. La richiesta è di rafforzare l'approccio di partenariato con Pae- si terzi ispirato al Migration compactproposto dall'Italia. A giu- gno, la Commissione europea aveva proposto di sbloccare 8 miliardi di euro entro il 2020, in accordi coi Paesi terzi, a parti- re da 5 Stati africani (Niger, Nigeria, Senegal, Etiopia e Mali) e da Giordania e Libano (dove si trovano complessivamente più di 2 milioni di rifugiati), ma senza dimenticare Tunisia e Libia. Nel testo finale, c'è scritto che «occorrono maggiori sforzi per ridurre il numero di migran ti irregolari, in particolare dall'Afri- ca, e migliorare i tassi di rimpatrio», ma si parlerebbe pure del "mantenimento" dell'impegno a procedere verso una riforma del sistema comune di asilo europeo. Il successivo momento di confronto sarà il Consiglio di dicembre, nel quale ci sarà anche una verifica dei progetti già avviati nei 5 Paesi africani. Sul Compact, l'Italia ha un alleato di peso come la Germania: «Serve un piano di sviluppo per l'Africa, dobbiamo migliorare la vita dei suoi abitanti, dare loro speranza - avverte la cancel- liera Angela Merkel -. Ho accolto con favore il piano del presi- dente della Commissione Jean-Claude Juncker e di Federica Mogherini. I miei viaggi in Mali e Niger evidenziano che gli Sta- ti membri devono aumentare i loro sforzi». E anche il Pse so- stiene Renzi: «Diamo il benvenuto al mignation compacte non vediamo l'ora di avere la prima valutazione entro Fine anno», afferma il presidente del Pse, Serguei Stanichev». Oltre all'importanza della cooperazione con l'Africa, Renzi ri- marca diversi punti: lo sblocco di 500 milioni di fondi Ue; il piano Ue di investimenti esteri, compresa laT'urchia (dove si trovano altri milioni di rifugiati); il ruolo vitale dell'Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera (attiva da ottobre in sostituzione di Frontex), anche rispetto alla possibilità di ef- fettuare rimpatri. Poi c'è la nota dolente della fallimentare re- location: varata un anno fa (finora ha prodotto la redistribu- zione di soli 4mila richiedenti asilo giunti in Italia, il 2,5% del totale previsto). Un egoismo che irrita Renzi, che mercoledì ha invocato una «procedura di infrazione per i Paesi che non Nel «Trust fund » istituito a M alta nel 2015 , 2 miliardi e mezzo i euro La Farnesina : al governo italiano 51 milioni per interventi in più Paesi hanno fatto la relocation». Sul piano della cooperazione, il ministero degli Esteri si è mos- so da tempo, utilizzando il Trust.fund istituito nel 2015 a Malta dallaUe per finanziare progetti di sviluppo. Il fondo è partito da 1,8 miliardi di euro della Commissione, ai quali dovevano ag- giungersi altrettante risorse dei Paesi membri. Ma finora dai singoli Stati (compresi piccoli contributi extra Ue da Svizzera e Norvegia) risultano giunti solo 81 milioni, di cui 10 dell'Italia, secondo Paese contributore. Di recente, spiegano fonti della Farnesina, laUe ha «caricato altri 100 milioni per interventi spe- ciali sul Sudan». E infine, «la settimana scorsa, su forte impul- so italiano, sono stati aggiunti ancora 500 milioni di fondi Ue» peri 5 Paesi africani individuati dal Migration Compact. Tirate le somme (e nonostante l'avarizia della maggior parte dei sin- goli Stati) l'ammontare del Trust fund ora è cospicuo: 2 miliar- di e 481 milioni. E i progetti? «Quasi un miliardo di euro è stato già allocato e l'Italia è in prima fila- dicono agli Esteri -. Un me- se dopo il vertice dellaValletta, l'Italia ha avuto l'assegnazione del primo progetto in assoluto, da 20 milioni, per la creazione di impiego per giovani donne, in 5 aree ad alto rischio migrato- rio dell'Etiopia» e presto ci sarà un bando per le ong. In segui- to, l'Italia ha avuto via libera su altri 5 progetti (totale 31 milio- ni): in Senegal (10 milioni per sviluppo rurale, insieme alla Spa- gna); Burkina Faso (5 milioni, aiuto alle donne); Sudan (12 e 2 milioni), Egitto (2 milioni). E gli altri Stati? Fra i primi ci sareb- bero pure la Germania, con 7 progetti presentati, e la Francia con altri 8 in Africa occidentale. a Nella bozza finale del Consiglio Ue si auspicano « maggiori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari dall'Africa» Ma resta il nodo dei pochi ricollocamenti nella Ue dei profughi approdati in Italia

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Scocca l'ora del «Migradon compact»Renzi: più solidarietà . Merkel: ora piano per l'Africa. L'Italia ha 6 progetti in corso

VINCENZO R. SPAGNOLO

RorvMA

'impasse di Bratislava è superata, ci sono diver-si passi in avanti positivi». E una fonte qualifica-ta della delegazione italiana amanifestare adAv-

venire la possibilità che a Bruxelles si prendano impegni seri ri-spetto alle azioni sull'emergenzamigratoria sollecitate dall'Ita-lia, che continua a far fronte agli sbarchi (solo ieri, altri 1.400 ar-rivi), con costi eccezionali stimati dal Mef (insieme a quelli peril sisma) sullo 0,4% del Pil. Matteo Renzi è determinato: «L'Ita-lia sta facendo la propria parte - ha detto -, ma in termini di so-lidarietà da parte di troppi Paesi non ho visto altrettanto impe-gno», specie sui ricollocamenti. Nella bozza di conclusioni, è sta-to riconosciuto il «considerevole contributo, anche di natura fi-nanziaria» italiano. Ma il governo punta a ottenere dal Consi-glio europeo un impegno, che superi il desolante stallo finoraregistrato.La richiesta è di rafforzare l'approccio di partenariato con Pae-si terzi ispirato al Migration compactproposto dall'Italia. A giu-gno, la Commissione europea aveva proposto di sbloccare 8miliardi di euro entro il 2020, in accordi coi Paesi terzi, a parti-re da 5 Stati africani (Niger, Nigeria, Senegal, Etiopia e Mali) eda Giordania e Libano (dove si trovano complessivamente piùdi 2 milioni di rifugiati), ma senza dimenticare Tunisia e Libia.Nel testo finale, c'è scritto che «occorrono maggiori sforzi perridurre il numero di migran ti irregolari, in particolare dall'Afri-ca, e migliorare i tassi di rimpatrio», ma si parlerebbe pure del"mantenimento" dell'impegno a procedere verso una riformadel sistema comune di asilo europeo. Il successivo momento diconfronto sarà il Consiglio di dicembre, nel quale ci sarà ancheuna verifica dei progetti già avviati nei 5 Paesi africani.Sul Compact, l'Italia ha un alleato di peso come la Germania:«Serve un piano di sviluppo per l'Africa, dobbiamo migliorarela vita dei suoi abitanti, dare loro speranza - avverte la cancel-liera Angela Merkel -. Ho accolto con favore il piano del presi-dente della Commissione Jean-Claude Juncker e di FedericaMogherini. I miei viaggi in Mali e Niger evidenziano che gli Sta-ti membri devono aumentare i loro sforzi». E anche il Pse so-stiene Renzi: «Diamo il benvenuto al mignation compacte nonvediamo l'ora di avere la prima valutazione entro Fine anno»,afferma il presidente del Pse, Serguei Stanichev».Oltre all'importanza della cooperazione con l'Africa, Renzi ri-marca diversi punti: lo sblocco di 500 milioni di fondi Ue; ilpiano Ue di investimenti esteri, compresa laT'urchia (dove sitrovano altri milioni di rifugiati); il ruolo vitale dell'Agenziaeuropea della guardia costiera e di frontiera (attiva da ottobrein sostituzione di Frontex), anche rispetto alla possibilità di ef-fettuare rimpatri. Poi c'è la nota dolente della fallimentare re-location: varata un anno fa (finora ha prodotto la redistribu-zione di soli 4mila richiedenti asilo giunti in Italia, il 2,5% deltotale previsto). Un egoismo che irrita Renzi, che mercoledìha invocato una «procedura di infrazione per i Paesi che non

Nel «Trust fund » istituito a M altanel 2015 , 2 miliardi e mezzo i euro

La Farnesina : al governo italiano51 milioni per interventi in più Paesi

hanno fatto la relocation».Sul piano della cooperazione, il ministero degli Esteri si è mos-so da tempo, utilizzando il Trust.fund istituito nel 2015 a MaltadallaUe per finanziare progetti di sviluppo. Il fondo è partito da1,8 miliardi di euro della Commissione, ai quali dovevano ag-giungersi altrettante risorse dei Paesi membri. Ma finora daisingoli Stati (compresi piccoli contributi extra Ue da Svizzera eNorvegia) risultano giunti solo 81 milioni, di cui 10 dell'Italia,secondo Paese contributore. Di recente, spiegano fonti dellaFarnesina, laUe ha «caricato altri 100 milioni per interventi spe-ciali sul Sudan». E infine, «la settimana scorsa, su forte impul-so italiano, sono stati aggiunti ancora 500 milioni di fondi Ue»peri 5 Paesi africani individuati dal Migration Compact. Tiratele somme (e nonostante l'avarizia della maggior parte dei sin-goli Stati) l'ammontare del Trust fund ora è cospicuo: 2 miliar-di e 481 milioni. E i progetti? «Quasi un miliardo di euro è statogià allocato e l'Italia è in prima fila- dicono agli Esteri -. Un me-se dopo il vertice dellaValletta, l'Italia ha avuto l'assegnazionedel primo progetto in assoluto, da 20 milioni, per la creazionedi impiego per giovani donne, in 5 aree ad alto rischio migrato-rio dell'Etiopia» e presto ci sarà un bando per le ong. In segui-to, l'Italia ha avuto via libera su altri 5 progetti (totale 31 milio-ni): in Senegal (10 milioni per sviluppo rurale, insieme alla Spa-gna); Burkina Faso (5 milioni, aiuto alle donne); Sudan (12 e 2milioni), Egitto (2 milioni). E gli altri Stati? Fra i primi ci sareb-bero pure la Germania, con 7 progetti presentati, e la Franciacon altri 8 in Africa occidentale.

a

Nella bozza finaledel Consiglio Ue siauspicano «maggiorisforzi per ridurreil numero di migrantiirregolari dall'Africa»Ma resta il nodo deipochi ricollocamentinella Ue dei profughiapprodati in Italia

IL CASO SCOZIAnOnfine ia bozza di ie ge

per referendum indipendenza

Il governo autonomo della Scozia ha pubblicato ie-ri la bozza di un disegno di legge, che sarà sotto-posta alla consultazione popolare, in cui si chiedeun altro referendum per ottenere l'indipendenza dalRegno Unito, dopo quello respinto nel 2014. Lo haannunciato la premier della Scozia, Nicola Sturgeon,spiegando che gli scozzesi devono avere la possi-bilità di riconsiderare il loro futuro in seguito alla vit-toria della Brexit nel referendum del 23 giugno, incui il 62% dei suoi concittadini avevano votato perrestare all'interno dell'Unione europea.

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L'Irzps aggiorrza le 1 ac szrl riccometro agg-iornarulo le indicazioni alla legge 89/2016

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Isee senza i rimborsiDisabili,

Non 7"llev yt assegni dì C r , voucher e bonns energiaDI DANIELE CIRIOLI

uori dall'Isee indennitàe contributi percepiti dasoggetti con disabilità enon autosufficienza. A

titolo di esempio non vanno piùdichiarati il bonus gas ed elet-tricità, la pensione di guerra, ibuoni per l'acquisto di beni eservizi, i contributi per abbatti-mento di barriere architettoni-che. A precisarlo è l'Inps nellenuove Faq sull'Isee.

Disabili e non autosuffi-cienti. Molte delle nuove Faqfanno riferimento alle novitàdel dl n. 42/2016 (convertitodalla legge n. 89/2016) che hacorretto la disciplina Isee per lefamiglie con disabili, dichiarataillegittima (Tar e Consiglio distato). Una prima Faq chiedeconferma del non obbligo del-la dichiarazione di: contributoper abbattimento di barrierearchitettoniche; voucher perservizi all'infanzia; assegni dicura; bonus gas ed elettrico;altre forme di compartecipa-zione al costo di beni o servizidel disabile. L'Inps conferma,spiegando che «non vanno indi-

cati, a prescindere dalla rendi-contazione, i contributi erogatia titolo di rimborso per speseche la persona disabile e%o nonautosufficiente ha necessità disostenere per svolgere le atti-vità quotidiane».

Gli assegni erogati daicomuni . Altra Faq chiedechiarimenti sulle modalità discorporo dell'assegno familia-re (Anf) e/o di maternità (Mat)erogati dal comune: 1) se perl'importo percepito nel secon-

do anno precedente la presen-tazione di Dsu (dichiarazionesostitutiva unica, cioè la «do-manda» di Isee) sia correttonon rilevare l'anno di compe-tenza ma individuare solo ilcriterio di cassa; 2) che cosas'intende per «effettivamentepercepito» e, in particolare, sevoglia significare che si appli-ca il criterio di cassa verifican-do l'effettiva data d'incasso delbonifico o se va verificato soloche il bonifico è stato emesso.

L'Inps conferma che «bisognaseguire il principio di cassa».Per cui, va scorporato dal co-mune l'importo percepito dalbeneficiario nel secondo annoprecedente la presentazionedella Dsu rapportato al pa-rametro della scala di equi-valenza.

Genitori lontani. AltraFaq riguarda la compilazionedella Dsu nel caso di minoreche vive con la madre (un geni-tore in senso generale), men-

tre il padre (l'altro genitore)con diversa residenza, pur inmancanza di provvedimentogiudiziario, versa gli assegniper il figlio. L'Inps spiega che«la madre dovrà considerareil genitore esterno al nucleoo come componente attrattao come componente aggiunti-va, se risposato o se ha avu-to figli con altra persona. Inentrambe le situazioni, allaluce della mancanza di unprovvedimento giudiziario,vanno indicati gli importidegli assegni (sia nel quadrodel padre che li versa, sia nelquadro della madre che li per-cepisce)».

La partita Iva e la renditaInail . Altra Faq chiede di sa-pere se è possibile presentareil modulo sostitutivo ai fini delcalcolo dell'Iseo corrente peruna persona che ha cessato unrapporto di lavoro dipendentea tempo indeterminato ed è,contemporaneamente, titolaredi partita Iva. Affermativa larisposta Inps, con calcolo cheverrà rilasciato in presenza divariazione dell'indicatore red-dituale superiore al 25%.

• Pensione di guerraEsclusa dall'isee se «diretta»; se «indiretta» o di «reversibilità», non ri-ferendosi alla condizione di disabilità ma al rapporto di parentela con ildanneggiato, va indicata in Dsu

* Contributo Home Care Premium (assistenza domiciliare erogata da Inps)Non va indicato in Dsu

• Assegno di cura ( non erogato da Inps)Se erogato in relazione all'invalidità non va indicato in Dsu

• Contributi per spese per collaboratoriSe erogati in relazione alla disabilità non vanno indicati in Dsu

SUL PIATTO 4 MLN

Ife in campocontro la violenzasulle donne

Scadrà il 28 ottobre 2016 il bando co-munitario che concede sovvenzioni persostenere le attività di informazione na-zionali, di sensibilizzazione e di educazionevolte a prevenire e combattere la violenzacontro le donne. Lo prevede un bando chestanzia 4 milioni di giuro a valere sul Pro-gramma comunitario «Diritti, uguaglianzae cittadinanza» 2014-2020. Gli enti pub-blici possono partecipare alle proposte difinanziamento che devono essere presen-tate dall'Autorità nazionale in tema di pariopportunità. Il contributo a fondo perdutocopre fino all'80% delle spese ammissibili.L'invito ha lo scopo di cofinanziare pro-getti di informazione, sensibilizzazione eattività di educazione volte a prevenire ecombattere la violenza contro le donne, inlinea con l'obiettivo specifico di promuo-vere la parità tra nomini e donne e per farprogredire l'integrazione della dimensionedi genere. Le proposte dovrebbero mirare aprodurre risultati con un valore aggiunto dilivello europeo . Le attività dovrebbero dif-fondere un chiaro messaggio di tolleranzazero per la violenza contro le donne e unasfida agli stereotipi di genere. Devono mi-rare a far parte di un approccio coordinatoe integrato alla lotta contro la violenza neiconfronti delle donne. Le attività possonocoprire molteplici forme di violenza, con-

dosi su gruppi vulnerabili di donnee ragazze, come ad esempio le donne e leragazze disabili, donne migranti e rifugiate,le donne e le ragazze senza casa, le donneRom e appartenenti a minoranze nazionali,

!che o le minoranze religiose, le donneanziane, le donne e le ragazze Lgbt.

La ginecologa Kustermann"Solo un'iniezione di fiduciatornerà a riempire le culle"

MILANO, «Di certo il potenziamen-to del welfare è un punto di par-tenza necessario. Ma non basta.Per contrastare il calo delle nasci-te in Italia serve ottimismo. Dareai giovani quella fiducia necessa-ria a scommettere sul futuro e fa-re dei figli». Alessandra Kuster-mann, ginecologa della Mangia-galli, non ha dubbi: «Se non si in-fonde speranza e fiducia negli an-ni a venire, difficilmente le culletorneranno a riempirsi».

I giovani che sono insorti con-tro il Fertility day, però, han-no puntato il dito soprattuttosulla mancanza di politiche diwelfare a sostegno della ma-ternità.«Sicuramente quelle sono ne-

cessarie: la precarietà lavorativae la solitudine delle giovani cop-pie, spesso lontane dalle fami-glie di origine, scoraggiano dal fa-re figli. Ma non credo sia l'unicomotivo: se si guarda agli altri Pae-si europei, si nota un calo della na-talità anche in quelli dove le poli-tiche di welfare sono più avanza-te. Questo perché in tutta Euro-pa vige un clima di poca fiducia,di mancanza di ottimismo».

Quel é l'età media in cui si met-te al mondo il primo figlio?«Circa 32 anni: le mamme stra-

niere partoriscono un po' primadelle italiane, ma non di molto.Perché anche sugli immigrati in-cide la mancanza di ottimismo:una volta arrivati in Italia, ancheloro ritardano la maternità easpettano a fare figli, proprio co-me gli italiani. Non dimentichia-mo poi che, per una donna, la fer-tilità diminuisce progressiva-mente dopo i 35 anni: anche que-sto contribuisce alle culle vuote».

Quindi cosa si può fare?«Servono politiche di welfare

favorevoli: asili nido meno cari,assegno di maternità per le don-ne, politiche nelle aziende a favo-re delle mamme. Ma non solo:serve un'iniezione di fiducia nelfuturo, solo casi la situazione po-trà migliorare».

3 RICftO[JULONE NIíHNATA

Alessandra Kustermann

Lastoria

Dopo l'inchiesta di "Repubblica" sul calo delle nasciteuna coppia spiega la scelta di non diventare genitori«Lo sognavamo. Ma non ce lo possiamo permettere

"Vite precarie e troppe rinunceper quecto non avremo figli"MARIA NOVELLA DE LUCA ro al mese e il mio compagno po- mettiamo». biamo pensato di emigrare

«All'inizio ci credevamo

davvero: avremo un bambino.Sarà bello crescerlo, amarlo, lasola idea ci metteva allegria.Passavamo ore a immaginarela famiglia che avremmo co-

struito. Poi, invece, abbiamofatto i conti, e abbiamo capitoche con i nostri lavori precari, lefamiglie lontane e gli affitti di

Roma, quel figlio purtropponon ce lo saremmo potuti per-mettere...». Non oggi. Forsemai.

Bisogna parlare con Bruna eValerio per capire. Per dare vol-ti e significati ai numeri che rac-

contano l'Italia delle culle vuo-te. Ascoltare le loro storie ditrentenni plurilaureati, colti ebrillanti, eppure con le vite pri-gioniere dell'incertezza. Ma de-cisi, anche, a non rinunciare atutto pur di avere un figlio. Bru-na ha 36 anni, è laureata inScienze della comunicazione,ed è project manager in una pic-cola società. Valerio De Camil-lis, il suo compagno, è di due an-ni più giovane, è programmato-re all'Istat e membro del "Men-sa", il club degli intelligenti.«L'unica cosa certa è il nostrorapporto - dice Valerio - Il re-

sto è precario come l'Italia».Siete giovani e innamorati.Avete due lavori. Perché unfiglio sarebbe un costo inso-stenibile?Bruna: «Io faccio un mestiere

che mi appassiona, ma sono fuo-ri dalle otto del mattino alle ot-to di sera. Guadagno 1.200 eu-

co di più. Duemilacinquecento Ad esempio? all'estero. E forse lo faremo»,euro in due. Paghiamo un affit- Valerio: «I viaggi low cost, le Non vi spaventa la prospetti-to di 850 euro al mese. Se avessi- nostre camminate, il poter par- va di un'Italia senza piúbam-mo un bambino avremmo biso- tire con la macchina senza me- bini? Non vi sentite anchegno di metterlo al nido, ma per ta, da un momento all'altro . Pe- un p& responsabili della cre-un nido pubblico noi siamo pa- rò lo ammetto: se avessimo avu- scita zero?radossalmente troppo ricchi. E to le famiglie vicine, e un con- Valerio: «No, proprio no. C'èdovremmo pagare, oltre alla tratto stabile almeno per uno un saldo migratorio che assicu-retta, anche una baby sitter dei due, forse avremo tentato», rerà la sopravvivenza del Pae-che lo va a prendere. E poi c'è il Non avete paura deirimpian- se. Semplicemente sarà un Pae-dato più amaro: se vado in ma- ti? se diverso. Del resto, la nostraternità ritrovo il mio posto di la- Bruna: «Si, sono sincera, ab- generazione è stata depredata:voro?», biamo tanti amici con figli e ve- come ci si può chiedere di crede-

Perché? La maternità èun di- diamo la loro gioia. E forse arri- re nel futuro?»,ritto. verà il tempo in cui, da anziani,

Bruna: «Forse per altre gene- sentiremo un vuoto. Anche per-razioni e per chi oggi ha un im- ché sia Valerio che io con i bam-piego sicuro. Ho visto molte bini stiamo benissimo. E ripeto,mie amiche, in diversi ambien- all'inizio della nostra storia, liti, costrette ad andare via dopo volevamo davvero,.,»,essere diventate mamme». Non ci sarà anche molta pau-

E le nonne , i nonni? ra dietro questa rinuncia?Valerio: «Siamo entrambi Bruna: «Quello che fa paura è

meridionali, Bruna è siciliana, la precarietà delle nostre vite,io vengo da Campobasso. Qui a Cosa potremmo offrire a unRoma, dove siamo emigrati per bambino? Ho sempre pensatostudiare, non abbiamo nessun che a mio figlio avrei voluto da-parente, e quindi nessuna rete re il meglio».di sicurezza per crescere un fi- Con un welfare diverso?glio. Il mio contratto all'Istat è Valerio: «Chissà. Questo èprecario, scade nel 2017. Come uno dei motivi per cui spesso ab-posso progettare un bambinose rischio di restare disoccupa-to?».

Tutto saggio e razionale. Évero però che forse, ad oggi,con i vostri due lavori, unbimbo potrebbe rientrarci...Bruna: «Sì, ma a costo di ri-

nunciare a tutto. Stretti in un bi-locale con la piccola o il piccoloin salotto. Dovendo tagliare an-che quelle poche cose che ci per-

@RICROOUZIONE RISERVATO

1 DATI DELL'ISTATDalla crisi al welfare che non c'è, su"Repubblica" viaggio alle radici delcalo delle nascite: negli ultimi seimesi un'ulteriore battuta d'arresto

r w l ---

Siamo conscidel rimpianto

che forseda anziani

ci farà sentirepiù soli

Valerio De Camillis e Bruna Brancato

ILCROLLONei primi sei mesi del 2016

le nascite sono calatedel 6% rispetto al 2015

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IL MINIMO STORICOL'anno scorso per la primavolta le nascite sono scese

sotto il mezzo milione

IL TASSO DI FERTILITÀNel 2015 il numero mediodi figli per donna in Italia

si è attestato a 1,35

IL RUOLO DEI MIGRANTINegli ultimi anni, almenoun bambino su 5 nasce inItalia da genitori stranieri

LA POPOLAZIONEAfine 2016 è previsto unsaldo negativo, perlopiùper il calo delle nascite

C'è il timoredì perdereil lavoroma anchela voglia direstare liberi

Diritti negati e abusi, il dramma dei profughi nella fortezza UeUmberto De Giovannangeli

Vademecum per leader europei distrat-ti, smemorati o impegnati nella costru-zione di muri e blindature di frontiere.Un dettagliato report che documenta,con dati e testimonianze dal campo,che «Fortezza Europa schiacciai più de-boli». È il titolo-j'accuse del rapportoche Oxfam, una delle più importantiOng internazionali, ha reso pubblico inoccasione del Consiglio europeo di Bru-xelles. La risposta della Ue all'arrivo deimigranti sul proprio territorio sta pro-vocando troppe sofferenze inutili allemigliaia di persone bloccate lungo larotta balcanica o in fuga attraverso ilMediterraneo alla ricerca di un rifugiosicuro. Per questo motivo, è prioritarioche i leader europei cambino radical-mente il loro approccio alla gestione diquesto fenomeno, sostituendo l'attualemodello incentrato sulla difesa dellaFortezza Europa con una politica basa-ta prima di tutto sul rispetto del dirittointernazionale e dei diritti umani.

Il documento di Oxfam rende contodelle condizioni di vita degradanti a cuisono costrette migliaia di uomini, don-ne e bambini, a cui oggi è negata anchela solasperanzadi un futuro libero dallapaura. «La chiusura dei confini europeidi fronte alle migliaia di persone in fugada guerre e persecuzioni, le costringe apercorrere le rotte più pericolose e spes-so a cadere nelle mani dei trafficanti diesseri umani - rimarca Elisa Bacciotti,direttrice delle campagne di Oxfam Ita-lia -. L'Europa deve intervenire al piùpresto non solo pergarantire vie sicure elegali, ma anche per costruire un siste-ma di asilo degno di questo nome». Maal momento il tratto distintivo dell'azio-ne della «Fortezza Europa» non è quell odei diritti e dell'accoglienza ma quellodella brutalità e dei respingimenti. Sul-la rotta balcanica, dove gli abusi sulledonne sono prassi quotidiana. I partnerdi Oxfam in Serbia e Macedonia - rilevail rapporto - incontrano ogni giorno da100 a 300 migranti che fuggono dallaGrecia attraverso la «rotta balcanica»cercando di raggiungere il nordEuropa,perché hanno perso la speranza che il

sistema d'asilo greco possa dare una ri-sposta alla loro situazione.

La reazione degli Statibalcanici è pe-rò durissima: lo scorso aprile, 1.579 mi-granti sono stati arrestati dalla poliziamacedone e respinti in Grecia senza lapossibilità di fare richiesta d'asilo, men-tre a maggio sono state rimandate in-dietro 3.763 persone. E anche se il nu-mero di arresti ed espulsioni è calatonell'ultimo periodo, centinaia di casidel genere si ripropongono ogni mese.Questi uomini, donne e bambini, difronte alla chiusura delle frontiere diMacedonia e Serbia, spesso si trovanocostretti a rivolgersi ai trafficanti di es-seri umani per raggiungere l'Europacontinentale. Ad oggi, oltre 5 mila per-sonesono bloccate in Serbia, allaricercadi un modo per proseguire il loro viag-gio. In questo contesto sono inevitabil-mente le donne e i bambini ad esserepiù esposti al rischio di abusi e violenze.Oxfam e i suoi partner sul campo hannoraccolto testimonianze di abusi subiti.Una ragazza diciassettenne arrivatadall a Siria ha descritto così il trattamen-to riservato alle donne che viaggiavanocon lei: «In Macedonia, abbiamo prova-to a entrare in contatto con dei traffi-canti, ma non avevamo abbastanza de-naro. Allora hanno proposto di portarciin Serbia in cambio di sesso con le don-ne del nostro gruppo. Eravamo terroriz-zate, perché erano armati». Altro puntocaldo è, per l'appunto, la Grecia, dovenessuno crede più nel diritto d'asilo. Leprocedure d'asilo e di ricongiungimen-to familiare in Greciasono spesso ineffi-cienti e molto lente. Sono migliaia i ri-chiedenti asilo che, senza indicazionichiare sui passaggi da seguire, attendo-no per mesi di ricevere risposte riguar-danti il loro status legale, trovandosispesso costretti a sopravvivere in condi-zioni terribili. L'assistenza legale è pres-soché inesistente, i ricongiungimentifamiliari spesso impossibili.

Nei campi sempre più spesso scop-piano tensioni tra migranti bloccati atempo indeterminato, che perdono lasperanza di veder migliorare le propriecondizioni. Da qui la necessità di inter-venire quanto prima per garantire ai

60.000 profughi presenti nel Paese as-sistenza sanitaria, istruzione per i mi-nori e sostegno psicologico soprattuttoverso le donne, più a rischio di violenzee abusi. Per quanto concerne poi le di-namiche interne all'Unione, la proce-dura di ricollocamento ("relocation"),messa a punto per condividere la re-sponsabilità dell'accoglienza e allegge-rire il peso dei Paesi frontalieri, e l'Italiaè tra questi, non è mai realmente parti-ta, denuncia Oxfam. A settembre diquest'anno soltanto una minima partedei ricollocamenti promessi erano stateattuati: su un totale di 66.400 personeda ricollocare, soltanto 4.455 personedalla Grecia e 1.196 dall'Italia sono statetrasferite verso altri Paesi europei.

c-aae-P,i"m i.iHeiIA:-P.

Le cause diradicalizzazioneMatteo Pugliese@MATTEOPUGLIESE

14 ottobre a Vienna, nell'ambito dellaMediterraneanConference dell'Organizzazione perla Sicurezza e laCooperazione in Europa, si é tenuto il primo incontrosulla radicalizzazione giovanile. Le raccomandazioni

prodotte saranno presentante alla Conferenzaantiterrorismo di Vienna nel maggio 2017. Un tema cheseguo dal 2015 come Osce Youth Ambassador per l'Italia. Lalegislazione antiterrorismo italiana è all'avanguardia inEuropa, tuttavia manca ancora una strategia nazionale anti-radicalizzazione. Il governo ha perciò costituito unacommissione di esperti presieduta da Lorenzo Vidino. Esisteanche una proposta di legge a firma Dambruoso-Manciulli,che rappresenta un pri mo passo nell a giusta direzione.Certamente Roma ha un vantaggio numerico rispetto aParigi e Bruxelles. Se i foreign fighters partiti dalla Franciasono circa 1700, dall'Italia sono solo 98, di cui appena 12cittadini italiani. In Italia i radicali sono spesso stranieri,perciò al minimo sospetto comprovato da propagandaonline o messaggi inequivocabili, pur in assenza di un reato,ilministero degli Interni dispone l'espulsione del soggetto.Questa procedura è impraticabile in paesi come il Belgio,dove i terroristi sono cittadini. ll Dipartimentodell'Amministrazione Penitenziaria ha sviluppato un ampioprotocollo di monitoraggio nell e carceri. È stato an chesiglato un accordo con l'Ucoii, per fornire imam qualificati,che sostituiscano i predicatori improvvisati trai detenutistessi. È un progetto che deve ancora decollare, mafondamentale per controllare le carceri, definite grandiincubatori di radicalizzazione dal coordinatoreantiterrorismo Ue De Kerchove. I condannati perterrorismoislamico nelle carceri italiane sono 32, la maggior parte nellasezione Alta Sicurezza2del carcere di Rossano. I detenuticomuni monitorati dal Nucleo investigativo centrale dellapolizia penitenziaria sono invece più di trecento, suddivisi intre livelli. È proprio tra costoro, spesso giovanissimi, il rischiopiù alto di radicalizzazione. Occorre perciò formarepersonale specializzato nei costumi e nella lingua deidetenuti stranieri, in modo da osservarne i comportamenti,ma anche percorsi di de -radical izzazione. L'Italia può faremolto, anche in previsione della nostra presidenza Osce nel2018. Le esperienze che ho ascoltato dalle Ong di RegnoUnito, Danimarca, Belgio e Francia sono preziose. Laprevenzione della radicalizzazione deve partire dal pianoculturale, dai piccoli segnali a scuola, negli ambienti sociali,

comportamenti che vanno corretti senza esserecriminalizzati. Le cause di radicalizzazione sono più di una.Dall'ali enazione al risentimento verso unasocietà che lirifiuta, dalla giustificazione del proprio passato criminalealla «nobilitazione» della propria esistenza, dall a povertà el'ignoranza alla malattia mentale, c'è un ampio ventaglio diragioni che portai giovani europei a diventare radicali.Quello della man cara integrazione è invece un falsoproblema. Come osserva Federico Rampini, in Ital ia esistonocomunità straniere per null a integrate, come i cinesi, chetuttavia non producono terroristi. Il problema è piuttostol'ideologia politico-religiosa che animale comunità. Si faticaancora a riconoscere un legame diretto tra il terrorismo ecerte correnti dell'Islam sunnitachegiustificanol'intolleranza o laviolenza. Mi riferisco al salafismo, dottrinapraticata da svariati milioni di musulmani, che esprime unavisione spesso incompatibile con i valori di pluralismo. llsalafismo si suddivide in tre branche, quella quietista,largamente maggioritaria che si astiene dall'attività politicaperché considerata impura, quella politica, minoritaria einterventista, e quella jihadista, ultra minoritaria ispiratricedel terrorismo. Naturalmente in una presa di distanze acatena i quietisti sostengono che gli jihadisti non siano verisalafiti, bensì kharigiti etakfiri sti, termini che indicanoorientamenti oltranzisti. I: Islam è tuttavia una religionepoli centrica, perciò nessuno è nella posizione di«scomunicare» altre correnti benché violente, è soloquestione di interpretazione. C'è anche il wahhabismo,dottrina ufficiale dell'Arabia Saudita, dove si praticanodecapitazione e lapidazione secondo l'interpretazione dellaShari'ah, proprio come nel Califfato. Ebbene quando Daeshlanciò la sua nuova rivista dedicata ai musulmani inOccidente, Rumiyah (Roma), gli articoli che giustificavanol'uccisione dei kuffar, i miscredenti, citavanoabbondantemente lagiurisprudenzahanbalita, lamedesima invigore in Arabia Saudita. Ciro Sbailò ricordache il mondo musulmano si dimena ancora trastatalizzazione dell'Islam e islamizzazione della società. Se ilcristianesimo è passato attraverso Lutero e l'illuminismo,l'islam aspetta ancora una riforma, come sostiene l'attivistasomala peri diritti delle donne musulmane Ayaan Hirsi Ali.Laradicalizzazione di molti giovani è anche figlia di questoritardo. Il mondo sunnita non ha un'autorità centrale,dunque il Grande Imam di al-Azhar al Cairo non puòimporre la propria visione agli ulema sauditi e viceversa.Tuttavia qualcosa, almeno in Occidente, si può fare. Invitareal confronto quella ampia parte di musulmani secolari zzatidi seconda o terza generazione, proporre la laicità comevalore positivo, lavorare sodo nelle realtà a rischio e dialogarecon l'associazione dei Giovani musulmani d'Italia. In questopercorso organizzazioni come l'Osce, che hanno deciso didare la priorità alla de-radicalizzazione giovanile e allasicurezza, possono giocare un ruolo decisivo nel frenarel'estremismo e sconfiggere il terrorismo islamico, comel'Italia sconfisse il terrorismo interno anni fa. Sarà una stradalunga e faticosa, ma ce la faremo di nuovo.

SCIENZE

rima la cattiva notizia: gli

adolescenti italiani fumano,

bevono e si drogano oltre la

media europea. Ma per con-

solarci, ecco la buona: l'uso di molte so-

stanze psicoattive fra i nostri giovani è in

costante calo. Questo, in estrema sintesi,

è quanto dice il rapporto Espad (Europe-

an School Survey Project on Alcohol and

Other Drugs), la rilevazione quadriennale

fra gli studenti di 15-16 anni di 35 Paesi

europei su uso di sostanze psicoattive e

comportamenti a rischio dipendenza,

come il gioco d'azzardo.

«Espad è una rilevazione particolar-

mente attendibile, sia per il numero di

studenti coinvolti, 96 mila in Europa, che

per il suo metodo: questionari anonimi

distribuiti nelle classi, che aumentano la

sincerità delle risposte» spiega Sabrina

Molinaro, dell'Istituto di fisiologia clinica

del Cnr e coordinatrice di Espad Italia.

«Da noi, poi, la ricerca viene ripetuta ogni

anno su 30 mila studenti dai 15 ai 19 anni,

fornendo così un quadro ancora più det-

tagliato». E che induce a un certo ottimi-

smo: per il tabacco, per esempio, nel 2015

lo consumava frequentemente il 25,2 per

cento dei giovani di 15-19 anni, contro il

28,3 del 2008. Analogo calo per l'uso fre-

quente di alcol: picco nel 2008 con il 6,6

per cento, sceso a 4,2 nel 2015.

Più o meno costante da molti anni, in-

vece, l'uso frequente di sostanze illegali,

intorno ala per cento perla cannabis,così

come, su numeri molto inferiori, quello di

droghe più pesanti. «A preoccupare, però,

sono due fattori relativamente nuovi» di-

ce Molinaro. «La tendenza a provare "dro-

ghe nuove" senza sapere neanche cosa

sono (ormai dichiara di farlo il 2 per cento

dei giovani) e il ritorno delle sostanze ad

uso iniettivo, eroina in testa, risalito all' 1

per cento dallo 0,1 del 2002: la paura di

overdose e malattie, evidentemente, sta

sfumando».

E preoccupante è anche lo scarto fra

Italia e medie europee. Nel sondaggio ha

dichiarato di aver fumato sigarette

nell'ultimo mese il 21 per cento dei sedi-

cenni europei, contro il 37 per cento dei

coetanei italiani, per l'alcol i valori sono

48 e 57 rispettivamente e 18 contro 28 per

l'uso «almeno una volta» di droghe illega-

li. E vero che siamo sui livelli di Francia e

-3 a

IL CALO NEL CONSUMODI TABACCO DEI 15-19ENNIITALIANI TRA 2008 E 2015

37 I l7'd

1 15-19ENNI CHE FUMANO (MEDIA I GIOVANI TRA 1 15 E 1 19 ANNIEUROPEA 21%) IL 57% BEVE CHE CONSUMANO EROINA: NEILALCOL (CONTRO IL48% EUROPEO) 2002 ERANO LO 0.1 PER CENTO

FUMO E ALCOLTRA I RAQAZZI:L'ITALIA E OLTRELA MEDIA UE

di Alex Saragosa

Un rapporto rivela che l'uso di questesostanze tra i nostri adolescenti restaalto, ma è in calo rispetto al passato.Risale invece quello di eroina

Spagna, ma lontani da Paesi come la Sve-

zia, dove solo l'8 per cento dei giovani ha

provato droghe illegali.

Se però si estende lo sguardo alla po-

polazione di tutte le età, allora l'Italia di-

venta virtuosa: per esempio, secondo

l'Oms, se da noi fuma il 21 per cento della

popolazione adulta, la media europea è

del 28, e se in Europa c'è un 4 per cento di

alcolisti, in Italia sono appena lo 0,5 per

cento. Come si spiegano questi risultati

contraddittori?«Per l'alcolismo la spiega-

zione è nota: nei Paesi mediterranei non

c'è la cultura della sbronza» dice lo psico-

logo Riccardo De Facci, direttore del Co-

ordinamento nazionale comunità di acco-

glienza e grande esperto di dipendenze

giovanili. «Da noi tradizionalmente si co-

mincia a bere presto in famiglia e si con-tinua a farlo , ma nei momenti di socializ-

zazione, abituandosi a un uso controllato,perché l'ubriaco non èvisto positivamen-

te. Anche il tabacco è molto usato in con-

testi sociali , come segno di essere "diven-tati grandi". In Italia questa tendenza a"socializzare" l'uso di sostanze , che aiuta

a contenere gli eccessi, riguarda anche la

cannabis e persino la cocaina , tanto che èun segnale d'allarme scoprire che il gio-

vane comincia a bere o a farsi canne dasolo». Quindi si beve e si fuma soprattutto

quando questo aiuta a essere accettati dalgruppo, ma poi , se si evitano le dipenden-za, il consumo tende a scendere.

Interessante anche il calo nell'uso dimolte sostanze . «Il lavoro fatto da noi eda altre associazioni nei luoghi di radu-

no giovanili e nelle scuole , per informa-re sui rischi , sta portando dei risultati.

Ma certo conta anche la crisi economi-

ca, che ha inciso sulle possibilità dispesa. Per fortuna in Italia non sono

arrivate in massa le droghe "da poveri',molto dannose , che imperversano inGrecia o Europa orientale». Di certo i

giovani vanno seguiti con attenzione.«Calibrando i messaggi : in genere si

punta sugli effetti sulla salute o si fannodenunce morali . Ma da quell 'orecchiogli adolescenti non ci sentono , meglio

far ribadire da giovani visti come "mo-delli" che fumare, ubriacarsi o drogarsinon è cool e ti rende meno sexy». D

Diritti dei migranti, 35mi a sìPetizione di scout e FocsivANTONIO MARIA M IRARomA

rentacinquemila firme «perpassare dall'emozione all'azio-ne. Sono quelle a sostegno di

una petizione popolare promossa dalMasci (Movimento adulti scout cat-tolici italiana) col sostegno della Foc-siv, "Volontari nel mondo", per il ri-conoscimento dei diritti umani degliimmigrati. Sono state consegnate ie-ri alla Camera, nelle mani della vice-presidente Marina Sereni. Un segnoforte nel nome «dei valori di fraternitàscout e cristiana» e «contro i populi-smi che vogliono costruire muri estaccati», ha spiegato la presidente delMasci, Sonia Mondin. «Limmaginedel piccoloAylan morto sulla spiaggiaha commosso il mondo intero ma perpoco- ha aggiunto -. La commozio-ne svanisce nell'indifferenza. E si cam-bia canale. No - ha affermato con for-za -, noi non vogliamo cambiare ca-nale, ma soffermarci di più su questocanale. I1 Paese può contare sudi noi».Questo il senso delle sei proposte con-tenute nella petizione rivolta al Parla-mento. «Individuare corridoi umani-tari sicuri per il transito dei migranti;garantire un'accoglienza degna e ri-spettosa dei diritti della persona; ac-celerare le procedure diidentificazio-ne e definizione delle richieste di asi-lo; superare, a livello europeo, i vin-coli del Regolamento di Dublino; pro-gettare e realizzare veri percorsi di in-tegrazione; realizzare interventi poli-tici/economici nelle Nazioni di par-tenza dei migranti».«Abbiamo voluto provocare e ancheprovocarci. E molti hanno risposto po-sitivamente - rivendica la presidentedel Masci -, ma non è stato facile». Ericorda come «in alcune occasioni ibanchetti per la raccolta delle formesono stai presidiati dalla polizia». Pro-prio per questo «serve un'informazio-ne verificata per sconfiggere le chiac-chiere da "bar sport"». Dunque gli a-dulti scout sono più che convinti «apromuovere un ampio dibattito sulle-

Consegnate le firme allaCamera . Un segno forte nel

nome `dei valori di fraternitàscout e cristiana»

e «contro i populismiche vogliono costruire

muri e staccati»

nomeno migrazioni, che non sono u-na gita di piacere, ma un dramma peri Paesi da cui si parte ma anche un te-ma difficile per quelli che accolgono».Il nostro Paese, come ha sottolineatoil presidente della Focsiv, GianfrancoCattai, ha delle buone leggi, «ma noichiediamo di essere coerenti con que-ste norme. Noi ne siamo fieri, il pro-blema è dare gambe a queste leggi».Dalla vicepresidente della Camera,Marina Sereni, è venuto un ringrazia-mento per l'iniziativa. «Abbiamo bi-sogno di parlare coi cittadini, conte-stando chi gli strumentalizza. C'è unapolitica che cavalca paure e inquietu-dini, alle quali dobbiamo risponderein altro modo. Il fenomeno migratorio

non ci abbandonerà per molto tempoe proprio per questo richiede capacitàdi gestione evitando una guerra tra po-veri». E dunque alla richieste della pe-tizione «noi come Parlamento dob-biamo dare delle risposte, ma lo devefare anche l'Europa». Una riflessioneche fa anche Edoardo Patriarca, vice-presidente della Commissione parla-mentare di inchiesta sul sistema di ac-coglienza, di identificazione ed espul-sione, e anche lui scout. «Quello deimigranti è un tema su cui si fa fatica aparlare oggi nel Paese. Ma è propriosu questo che giochiamo la nostra ca-pacità di futuro e di accoglienza, se es-sere "umani", perché è in gioco la sof-ferenza di tante persone». Ma, ag-giunge Patriarca, «abbiamo bisognodi sostenere che il valore del dono èalla base della nostra Repubblica», an-che se «i problemi ci sono, non vanno

nascosti, neanche le paure, ma vannotrovati luoghi di discernimento, ritro-vare i valori e anche le soluzioni». Unmessaggio che il Masci vuole portareanche fuori dall'Italia. Così, spiegaMondin, «porteremo le nostre firmeanche al Parlamento europeo, perchél'Europa superi gli egoismi per unacultura della solidarietà e della tolle-ranza».

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II core, xcriiv

La forzadi una piazzaancora capacedi indignarsidi Dacia Maraini

a anni che non sivedevano tantedonne in piazza,

soprattutto giovani donne,motivate, arrabbiate,determinate. Possiamoparlare di un femminismoresuscitato? Se perfemminismo si intende unsistema ideologico, direiproprio di no. Non ci sonoideologie, e nemmenoutopie dietro a una grandemanifestazione comequella di oggi. Ma una cosasi può dire: che forse statornando il sentimentodell'indignazionecollettiva, che si era persanelle nebbie di unindividualismo scettico esconsolato. Da una resascoraggiata, qualcosa cidice che sta nascendo unanuova volontà di farsisentire, di dire la propria,di protestare contro letroppe violenze che stannocolpendo il mondofemminile.

Ma perché questaviolenza? si chiedono inmolti se le donne oggi sisentono pari, studiano,entrano in tutte leprofessioni, dirigono,pianificano, comunicano?La risposta potrebbeessere: ma proprio perquesto: l'emancipazionefemminile è sentita, damolti uomini (i piu debolie impauriti), in modo piùmeno consapevole eoscuro, come una perditadi potere, di autorità e diprivilegi. E per chiidentifica la propria virilitàcol possesso e il comando,le nuove libertà femminilipossono suscitare dellevere tempeste di paura,odio e rivolta che portanoperfino all'omicidio.

Corrrrrrissiorze tr°ibutaria p•or'iuiciale di Per io Emilia sulle attiritá con parti correlate

-M1,2k lit pa^ -MI-ILprofitN, •

11110 u -e á-%aie_r_rdeOperazioni con soci . Cori corrispettivo di mercato

DI FABRIZIO G. POGGIAMI

er gli enti non com-merciali non è assolu-tamente vietato porrein essere operazioni,

come un affitto di azienda,anche con parti correlate(soci), purché il corrispettivoconcordato non risulti infe-riore al prezzo «normale» dimercato. E anche in materiatributaria, se la norma suc-cessiva è più favorevole alcontribuente, la stessa devetrovare applicazione.

Questi i principi dettati daigiudici aditi della Ctp di Reg-gio Emilia che, con la sentenzan. 259/16 dello scorso 26 set-tembre, sono intervenuti sulladisciplina agevolativa dellalegge 398/1991 e sulla relativadecadenza per omissione dellatracciabilità dei pagamenti.

La sentenza si riferisce a unasocietà sportiva dilettantisticaa responsabilità limitata cheaveva subito un accertamentodelle Entrate per l'imposizionediretta (Ires e Irap) nonché perl'Iva, per il periodo d'imposta2012 e per un importo con-

sistente, in quanto ritenutadecaduta dall'applicazionedel regime agevolato indicato,destinato alle società sportivedilettantistiche, per effetto delmancato rispetto della discipli-na sulla tracciabilità dei paga-menti, di cui all'art. 25, dellalegge 133/1999.

I detti versamenti erano diammontare superiore a 516euro ed erano stati eseguiti,dai frequentatori della pale-stra gestita dalla società, incontanti e non mediante boni-fico, assegno o altre modalitàritenute tracciabili.

In aggiunta, la società utiliz-zava la struttura per effetto diun contratto di affitto di azien-da stipulato con l'unico socio,titolare di licenze e autorizza-zioni commerciali, e l'agenziariteneva che la quantificazionedel corrispettivo, in parte inquota fissa e in parte in quo-ta variabile, non fosse altroche una mera distribuzioneindiretta di utili, vietata aglienti non commerciali e in net-to contrasto con le disposizio-ni contenute nell'art. 148, dpr917/1986 (Tuir).

I giudici aditi con la sen-tenza in commento, al con-trario di quanto sostenutodalle Entrate, hanno accoltoil ricorso e annullato l'atto diaccertamento sul primo pun-to per effetto del favor rei, aisensi del comma 3, dell'art. 3,dlgs 472/1997 secondo cui sele leggi posteriori stabilisconosanzioni di entità diversa dalleprecedenti, «si applica la leggepiù favorevole» e, sul secondopunto, in quanto, ancorché siavietata la distribuzione direttadegli utili, si deve valutare se idetti corrispettivi eccedono lacosiddetta «normalità» ovverose il prezzo pagato per l'affittod'azienda stipulato con unaparte correlata (socio) rispettaquantomeno il valore di merca-to che, in prima battuta, deveessere eccepito necessariamen-te da parte dell'Amministra-zione finanziaria.

O Riproduzione

Ricette a confronto sul finanziamento allo sviluppo

«Per ridurre i flussi investirenei Paesi d'origine dei migranti»

Trasformare ilMediterran eoda problema in opportunità. Epassare dalla prassi degli aiuti, indoni o denaro, agli investimentiper lo sviluppo nei Paesi d'origi-ne dei migranti. È l'auspicioemerso ieri all'incontro "Medi-terraneo e Africa. Finanziamentiallo sviluppo e Migration Com-pact", nell'ambito del Festivaldella diplomazia, che si è tenutoal Senato aPalazzo Giustiniani.

Al centro dei lavori il piano de-gli investimenti esteri per Africa,Europa dell'Est e Balcani occiden-tali, approvato il4 settembre dal-la Commissione Ue, derivazionedella proposta italiana del Migra-tion C ompact: ingiocouna dote di

3,35 miliardi (tra strumenti di fi-nanziamento combinato esisten-ti e una nuova garanzia Ue), chesecondo Bruxelles grazie all'ef-fetto leva consentirà di attrarre in-vestimenti privati pergq miliardi,chepotrebberoraddoppiaresegliStati membri contribuiranno.

Per Roberto Ridolfi, direttoreCrescita sostenibile e sviluppopresso la Dg sviluppo aBruxelles,l'obiettivo è creare benessere e«posti di lavoro dignitosi e soste-nibii» nei Paesi partner. «t l'em-brione di un Piano Africa».

Scettico sull'efficacia delle ci-fre in ballo LuigiAbete, presiden-te della Bnl e della FederazioneBanche Assicurazioni e Finanza(Febaf): «Non ci possiamo ac-contentare». Del nuovo pianoper gli investimenti esteri comedel piano Junker, che «ha un ef-fetto macroeconomico ancora

Casini: l'Europa èsenza unastrategia perlEMediterraneo»Abete: «Gli investimentiunica vera variabiledipendentedellosviluppo»............................................................................

del tutto insufficiente». La do-manda internazionale è in asse-stamento, la domanda interna «èdifficile da aggredire». Restanosoltanto gli investimenti, «l'uni-cavera variabile dipendente del-lo sviluppo». L'impresa va aiuta-ta a muoversi in settori e mercatiche non conosce. Questo è il mes-saggio da consegnare alla politi-ca, italiana ed europea, e al livelloamministrativo: «Se puntiamosugli investimenti il tema è risol-to amonte e avalle, intermini di

qualità della vita, ambiente, mi-grazioni. Se restiamo così, pur-troppo galleggeremo».

Duro Pier Ferdinando Casini,presidente della commissioneEsteri di Palazzo Madama: «L'Eu-ropahapersotempoinchiacchie-re: non è riuscita ad avere unastrategia per il Mediterraneo cheandasse oltre i convegni e i Consi-gli europei.Hacostruito lasuapo-liticadi vicinatoguardandoaEstenon all'Africa, un'opportunitàche invece deve diventare priori-tà».SeilvicepresidentelspiPao-loMagni ha sintetizzato in tre do-mande le sue perplessità sul nuo-vo piano europeo («Saremo ca-paci? I soldi basteranno? Ilrisultato sarà quello che voglia-mo oinvece,alievimiglioramentidi reddito, corrisponderà un au-mento del flusso dei migranti?»),l'ambasciatore del Marocco,Hassan Abouyoub, ha invitatol'Ue all'autocritica: «Per l'Africanon servono altri soldi, bisognacambiare prospettiva. Prendia-mo esempio dal Piano Marshall:si è creato il mercato comuneusando lo sforzo di ricostruzioneper dare energia alla crescita».

M.Per.C) RIPRODUZIONE RISE RVATA

Quei giovani italianisempre più manimoniTre su 4 sono maschi

Italia seconda nella classifica europea con 1167%Record per i parti over 5Q in calo le mamme ventenni

Di metter su famiglia,neanche a parlarne.D'altra parte il lavoro,

quando c'è, è precario. Vive-re soli? Il mutuo è un lussod'altri tempi. Tra spesa, affit-ti e bollette si rischia di arri-vare a fine mese senza un giu-ro in tasca. E allora che si fa?Meglio restare a casa, conmamma e papà. Ancora unavolta i giovani italiani hannoconquistato il poco edificanteprimato dei più «mammoni»d'Europa. Secondo gli ultimidati pubblicati da Eurostat,oltre due terzi di chi ha tra i18 e i 34 anni vive ancora conun genitore: la media euro-pea sfiora il 48%, quella ita-liana la supera di ben ventipunti. Peggio di noi, solo laRepubblica Slovacca. Al ter-zo posto del podio c'è la Gre-cia, seguono Polonia, Porto-gallo, Spagna. Un abisso cidivide non solo dai paesi delNord Europa - in Norvegia,Svezia e Finlandia appenadue giovani su dieci rimanda-no la tanto sospirata indipen-denza -, ma anche da PaesiBassi (36%) e dalla vicinaFrancia, dove solo il 34% re-sta a casa con mamma e pa-pà. Al primo posto per giova-nile intraprendenza, si piaz-za la Danimarca.

1 giovani , i nuovi poveriSi parla di sette milioni digiovani: difficile sapere se lacolpa è della scarsa intra-prendenza dei figli o dell'in-vadenza dei genitori. Certo èche negli ultimi dieci anni inItalia i cosiddetti «mammo-ni» sono in costante aumen-to, così come il tasso di disoc-cupazione giovanile, che sfio-ra il 40%, contro il 22% del-l'Eurozona. Non tutti quelliche restano lo fanno in assen-za di un'occupazione stabile:il 40% ha un lavoro a tempopieno. Ma per mantenersi,può non bastare. Ed ecco chein molti casi rinunciare all'in-dipendenza non è più unascelta, ma la logica conse-guenza dei conti che non tor-nano. Secondo l'ultimo rap-porto della Caritas, il 10% dichi vive in una condizione dipovertà assoluta ha meno di34 anni: nel 2007 era appena1'1,9 per cento. La tendenza anon lasciare la casa dei geni-tori è ancora più evidente ellafascia tra i 25 e i 34 anni: lapercentuale ha raggiunto il50% - era il 48% nel 2014 - conquasi 22 punti in più rispettoalla media europea.

Tre su quattro gli uominiA non voler lasciare il nidosono, da sempre, più gli uo-mini delle donne. Sono il73,6% del totale, quasi tre suquattro. Con le dovute pro-porzioni, è un rapporto che siripete in tutti i paesi. Diversele possibili letture, anche seun dato è certo: nella stra-grande maggioranza dei casi

il peso delle faccende domesti-che è ancora sulle spalle delledonne. E questo può contribui-re a far sentire i ragazzi ancorpiù coccolati.

Sempre più parti over 50Si pensa alla famiglia ben oltrei trent'anni, e le donne italianesono tra le mamme più anzia-ne in Europa. Quelle tra i 25 e i29 anni sono meno della metàdelle francesi, mentre abbia-mo il primato per le mamme«agée». In Europa sono nati1.019 bambini da madri overcinquanta, tra questi 303 sonoitaliani. Oltre 2.800 bambini,poi, sono nati da mamme tra i45 e i 49 anni (13.382 in tuttaEuropa), mentre 36.654 sono

nati da mamme tra i 40 e i 44anni (214.706 in tutta Europa).

I bambini nati da donne tra i20 e i 24 anni in Italia nello stes- ili iso periodo sono stati 46.029, in i ragazzicalo dagli oltre 52mila del 2007. tra i 18Pochini, se paragonati ai e i 34 anni125.377 nel Regno Unito, che vivono109.500 in Francia e gli oltre a casa80mila in Germania. Nel 2016 conperla prima volta in novant'an- un genitoreni, le morti sono state più dellenascite. E alla luce degli ultimidati Eurostat, il dato non puòche stupire. Se sette giovani ita-liani su dieci non possono, o nonvogliono, smettere di essere fi-gli, difficile che riescano ad ave-re la possibilità, o anche solo lafantasia, di diventare genitori.

O SV NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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ertiRoma . Minon ` le, .e per protçAarriva in aula alla Camera domani, lu-nedì 24 ottobre, il progetto di legge suiminorenni stranieri. La commissioneAffari costituzionali ha votato il man-dato alla relatrice, Barbara Pollastrini(Pd), per il nuovo testo base della leggesui minori stranieri non accompagnati,a prima firma Sandra Zampa (Pd). Ilprovvedimento sarà in aula domani perla discussione generale e dovrebbe con-cludere il suo iter nei giorni successivi.«Sono fiduciosa che in settimana si vo-

ti la proposta -spiega la relatrice Polla-strini - frutto dell'impegno di partiti egruppi di maggioranza e opposizione.Si tratta di un provvedimento molto at-teso da associazioni, agenzie umanita-rie e da molti sindaci e amministratori».Il testo si pone l'obiettivo di contrasta-re la diaspora - e spesso la scomparsa -dei tanti bambini e ragazzi senza geni-tori fuggiti da guerre, povertà e violen-ze: «Sono circa 16 mila in Italia - dice larelatrice - e riconoscere i loro diritti è

Arriva alla Camera

il progetto di leggeper contrastarele sparizionidei ragazzininon accompagnati

anche il modo per contrastare mafie, il-legalità e investire nella sicurezza per ilnostro paese. È il primo provvedimen-to che affronta in maniera complessivaquesto tema urgente e difficile alla lucedelle norme nazionali e internazionali,delle problematiche della sicurezza, deitrattati e delle carte dei diritti e doverisottoscritte dai paesi europei. In questomodo l'Italia contribuisce anche, of-frendo una proposta legislativa impor-tante, al dibattito in corso nell'Unione».

® 11 e volontaríatoConvegno . Venti anni delle "banche e tempo", .91Roma . Sono 253 le banche del tem-po in Italia che raccolgono, gestisco-no e smistano la disponibilità di de-cine e decine di migliaia di volontari."Correntisti" che depositano le loroore da donare e ne chiedono in cam-bio, quando hanno bisogno di altriservizi. Solo a Roma i volontari deltempo sono circa 9 mila, raggruppa-ti in 15 banche. Una realtà diffusaquasi in tutte le regioni, ma più pre-sente al Settentrione (97 al Nordove-st, 52 al Nordest, 82 al Centro e 23 alSud) coordinate dal 2007 dall'Asso-ciazione nazionale Banche del tem-po (Bdt), che assiste le Bdt locali, lecoordina e organizza corsi di forma-zione per aprirne e gestirne di nuove.«Una realtà - spiega la presidente o-noraria dell'Associazione, Maria Lui-sa Petrucci - che ha molto in comu-ne con altre esperienze sociali: è vo-lontariato, è donazione, è autorga-nizzazione, ma il suo carattere di-stintivo sta nello scambio pariteticodel tempo: un' ora vale un' ora per tut-

te le attività scambiate».A vent'anni dalla nascita delle primebanche del tempo - la prima in asso-luto a Sant'Arcangelo di Romagna nel1995, l'anno dopo a Roma - un con-vegno domani a Montecitorio saràoccasione per fare il punto e rilan-ciare questa realtà. Titolo: «Banca deltempo come orologio della città con-nettiva», promosso dall'Associazionenazionale delle Bdt, cui partecipe-ranno banche del tempo di tutta Ita-lia. L'incontro, dalle 16 nell'aula dei

Gruppi parlamentari invia di CampoMarzio 74. Dopo il saluto della presi-dente della camera Laura Boldrini, tragli altri sono previsti interventi del-l'onorevole Donata Lenzi della com-missione Affari sociali, poi di socio-logi, filosofi, urbanisti, gli assessoridella Regione Lazio Michele Civita, edi Roma Paolo Berdini, assieme a pro-motori di banche del tempo catalanee portoghesi.Nella Capitale sono 15. Il profilo tipodel correntista è di una donna, oltre

il 60%, con titolo di studio medio-al-to, età tra i 30 e 55 anni. In crescita idisoccupati, ma anche i giovani. I cor-rentisti hanno un libretto di assegni.L'unità di misura è l'ora, a prescinde-re dal prezzo di mercato della presta-zione. Un'ora a pulire le verdure valecome un'ora di lezione di musica. Leattività più diffuse? Accompagnatori,autisti, cucito, lingua, computer, cu-cina, idraulica, eletricità, consulenzelegali, baby-sitting. (L.Liv.)

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I dati Eurostat

Fra 18 e 34 anniil 70% sta in casaSolo gli slovacchipeggio di noi

Uno dei luoghi comuni (italiani) narra chenon sia facile per un giovane diciotto- trenten-ne essere indipendente economicamente. Eche questo alimenti il bisogno di stare conmamma e papà il più a lungo possibile. Tutta-via è altamente improbabile che sette milionidi giovani che in Italia vivono con almeno ungenitore, come recita l'ultimo rapporto Euro-stat, siano tutti disoccupati e privi di mezzieconomici. Qualunque sia la causa, l'Italia con-tinua ad essere il Paese in Europa con il piùalto numero di adulti (18-34 anni) che non nevoglio sapere di lasciare il focolare domestico(solo la Slovacchia fa leggermente peggio). Sidirà che non è una novità. Infatti l'elementoche farà discutere dell'ultimo rapporto Euro-stat è nella formidabile crescita del fenomeno.Oltre il 67 per cento di tutti i giovani italiani(7,4 milioni) vivono con almeno un genitore:erano il 59,2 per cento solo cinque anni fa. Laclassifica, in sostanza, dice che l'Italia è moltolontana - circa venti punti di differenza -dalla media europea (47%): in Francia è il34 96,in Germania il 43,1%, nel Regno Unito il 34,3%,in Danimarca il 19,7. Un esempio aiuta a capi-re meglio. Se una ragazza finlandese, in media,va via di casa all'età di 21 anni, nel nostro Paesela sua coetanea se la prende con calma e salutai genitori verso i 3o anni. A fare l'esegesi delrapporto se ne ricava una linea di tendenza: ildivario con il resto d'Europa è crescente. Nellafascia di età tra 25 e 34 anni i giovani italianiche non mollano i genitori sono quasi il 51%(erano il 44% nel 2011) contro il 16% del RegnoUnito, il 19,19. della Germania, il 10,1 della

Francia. E confronto con i Paesi del Nord euro-peo è ancora più penalizzante: in Danimarca lamedia è del3,996- Il rapporto dice che una per-centuale consistente di coloro che rimangonoa casa lavora (il 40,3%). A livello sociale, è comese da noi si fossero spostate le lancette deltempo più in avanti rispetto al resto d'Europa.Il cosiddetto progetto famiglia (o di vita) sivara dai 3o anni in su. Si spiega così un altrodato molto nostrano: abbiamo le mamme piùanziane d'Europa, con il record di parti over 5o.Oltre 40 mila bambini nascono infatti da don-ne che hanno più di 4o anni. Quelli nati dagiovani ventenni (20-24) nel 2014 sono staticirca 46 mila (erano 52 mila nel 2007) contro i125 mila nel Regno Unito e log mila della Fran-cia (le mamme tra i 25 e 29 anni sono la metàdelle francesi). In Italia fanno sempre discute-re le sentenze che obbligano il genitore a so-stenere il figlio maggiorenne. La legislazionedel resto lo prevede anche in un Paese menomammone come la Germania. Ma con diffe-renze. In Italia, per esempio, si è costretti amantenere uno studente universitario di 24anni a prescindere dai risultati. E anche unfiglio trentenne che rifiuta un lavoro perchéritenuto non idoneo alle proprie aspettative. InGermania una volta completata la formazioneil figlio ha tre mesi di tempo per cercarsi unlavoro, qualunque esso sia. Dopodiché il geni-tore si «libera». E il figlio si trasforma in adul-to, andandosene di casa.

Agostino GramignaJ RIPRODUZIONE RISERVATA

J.:a Ii()rrOGRAP I A PI UNA GENERAZIONE

I genitori e la felicitàLe scelte dei ragazzi

n epoca di incertezze sulgrandi orizzonti , quando imodelli di riferimentosulla scena pubblica di-

ventano sempre più fragili eintercambiabili , i ragazzi ita-liani tornano a guardare allafamiglia : sono i parenti piùstretti a rappresentare la fonteprimaria di ispirazione e valo-ri. E sempre più spesso i giova-ni desiderano un futuro in cuipiù che il successo nella car-riera o i riconoscimenti eco-nomici contino la qualità dellavita e il tempo da dedicare aipropri interessi e alla famiglia.

E quanto emerge dalla ricer-ca «Teen's voice : miti e valoridei giovani tra scuola , societàe lavoro», che verrà presentatail 26 ottobre al Senato , realiz-zato dalla Sapienza di Roma eCampus Orienta/Il Salone del-lo Studente , ed effettuata suoltre duemila studenti degliultimi due anni delle superioriche hanno partecipato ai Salo-ni dello Studente per l'orienta-mento universitario a Torino,Bari, Lamezia Terme , Pescara,Roma, Catania , Monza, Napo-li, Milano , Firenze e Rimini.

Dalle loro risposte risultache le ragazze e i ragazzi italia-ni hanno scarsissima fiducianelle istituzioni : poco o perniente nel governo (89,9%), inun partito politico (84,8%),nella televisione (75,3%), nella

Chiesa (65,20, nei giornali(64,10, nella politica europea(61%), negli esperti di econo-mia (46 ,40. Per cercare unadirezione guardano invecemolto più vicino, all'esempioconcreto di chi sta loro accan-to: il 31% (il dato complessiva-mente più alto) quando deveindicare una persona che con-sidera un modello di riferi-mento sceglie un familiare, inparticolare la madre (6,6%), ilpadre (5,5%), il nonno (3%), igenitori in generale (1,8%) epoi la nonna (1,2%), il fratello(0,7%) e la sorella (0,69ó). Diconverso nessuno dei princi-pali personaggi famosi a cui igiovani fanno riferimento è vi-vente: vengono tutti da un pas-sato più o meno recente. Sononell'ordine Nelson Mandela(2%), Rita Levi Montalcini(1,6%), Martin Luther King(1,4%), il Mahatma Gandhi(1,2%), Albert Einstein (0,9%),Leonardo da Vinci (0,8%), Gio-vanni Falcone (0,89,.) e SteveJobs (0,89,.).

«Questi ragazzi hanno valo-ri molto forti: credono nellademocrazia, nella partecipa-zione e sono contrari al razzi-smo, ma hanno una "mitolo-gia" frammentata - dice Do-menico loppolo, responsabiledel Salone dello Studente -.Hanno cioè punti di riferi-mento individuali, non gene-

razionali: ognuno si cerca ilproprio. Dipende dalla situa-zione di crisi generale che stia-mo attraversando (1'81,9% de-gli studenti del Sud e il 70% delCentro Nord dicono che il la-voro non si trova), ma anchedalla società liquida in cui vi-viamo. In questo contesto peròle loro madri e i loro padri, chepure in un certo senso sonostati sconfitti dalla storia,emergono come gli assi por-tanti».

Per gli adulti di domaniconta inoltre moltissimo la di-mensione extralavorativa: se il64%6 cerca un lavoro che per-metta di essere autonomi, il61% vuole che sia stabile e sisvolga in un ambiente confor-tevole, mentre il 62% desiderache lasci tempo libero, in par-ticolare per la famiglia. «In ge-nerale dalle loro risposteemerge la tendenza a dare piùimportanza ai valori e alleesperienze vere invece che alsuccesso e al possesso - con-ferma loppolo -. In questosono davvero moderni, figli diquell'era dell'accesso di cuiparlava Jeremy Rifkin: menointeressati ai beni tangibili chea relazioni positive con l'am-biente e le persone con cui vi-vono».

A sorpresa la scuola, spessoaccusata di essere lontana daibisogni e dal linguaggio deiragazzi, rimane un agente for-mativo importante. Non soloperché i professori compaiononell'elenco dei modelli, ma an-che perché quando si tratta discegliere un libro o un filmpreferiti gli studenti indicano

ai primi posti titoli che hannospesso conosciuto in classe:come 1984 di George Orwell oSe questo è un uomo di PrimoLevi (al secondo e al terzo po-sto dopo Il piccolo principe diAntoine de Saint-Exupéry) ecome La vita è bella di RobertoBenigni. Tra i dati più impor-tanti c'è la sostanziale unifor-mità delle scelte tra i ragazzi ele ragazze delle diverse regio-ni: «Sono molto simili, a ripro-va che abbiamo fatto gli italia-ni - dice loppolo -. Le diffe-renze, paradossalmente, lecrea l'Italia: gli studenti delSud dicono di abitare in unambiente più degradato conmeno strutture sportive, cul-turali e chance di lavoro. Tutti,però, da ovunque provengano,pensano che per avere succes-so nella vita si debba lavorare,studiare, impegnarsi».

Elena Tebanoalelenatebano

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rs---- i .' siDa Mandela a Gandhi,da Falcone a Rita LeviMontalcini, citano solopersonalità scomparse

II dossieri giovani e i valori (positivi e negativi)

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Hanno poca fiducia nelle istituzioni,pensano alla vita fuori dal lavoroe non danno valore al possessoNell'elenco dei modelli (a sorpresa)compaiono anche i professori

Il piccoloprincipeÈ l'operadi Antoine deSaint-Exupéry

1984È uno dei piùcelebri romanzidi GeorgeOrwell

vr Se questoè un uomoL'operadi Primo Levisu Auschwitz

HarryPotterLa saga di ro-manzi fantasydi J. K. Rowling

Il cacciatoredi aquiloniIl romanzodi KhaledHosseini

La vitaè bellaPellicola dei1997, ha vintotre premi Oscar

La ricercadella felicitàCon Will Smith,regia di Gabrie-le Muccino

L'attimofuggenteCon RobinWilliams, è unfilm del 1989

Quasi amiciPellicolafranceserealizzatacinque anni fa

t The wolfof Wall StreetDi Martin Scor-sese, con Leo-nardo DiCaprio

Cosa fanno online(prime cinque attività)

informaíSì e imparafem- -'ove

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i ertety

G'o<

Ile letture

La classifica

dei libri?I

E influenzatadalla scuola

di Cristina Taglietti

J 1 Piccolo principe batteHarry Potter, mentregrandi classici come la

distopia sull'(in)uguaglian-za di George Orwell, 1984, ola testimonianza dal lagerdi Primo Levi (Se questo èun uomo) stanno accanto aibestseller generazionalidegli anni Duemila: Io nonho paura di NiccolòAmmaniti, La solitudinedei numeri primi di PaoloGiordano, Bianca come illatte rossa come il sanguedel prof scrittoreAlessandro D'Avenia. Aparte il mago di J. K.Rowling, ormai allaseconda generazione dilettori (la prima va per itrenta), le letture dichiaratedei giovani licealisembrano generate dallascuola più che dal mercato,a dispetto delle classifichedei libri più venduti chevedono sempre ai primiposti le grandi saghe youngadult, come Hunger Games,After, Divergent, per faresolo alcuni esempi recenti.Fenomeni effimeri,verrebbe da dire, buoni pergrandi exploitmomentanei, ma incapacidi radicarsi in un canone,anche di intrattenimentogiovanile. Resiste la favoladi Antoine de Saint-Exupéry, bestseller da oltresettant'anni che, nel 2014,

con la scadenza dei diritti,ha invaso le librerie indecine di edizioni diverse.Tra i titoli preferiti ci sonoancora, per fortuna, Verga,Pirandello, Hemingwaymentre il bestseller newage di Paulo Coelho,L'alchimista, convive con ilpoema indiano dimeditazione ed elevazioneSiddharta. Si sonosedimentati nelle letturedei ragazzi (o forse dei loroinsegnanti) anche Fai beisogni di MassimoGramellini e, questo è forseil dato più inspiegabile, Lepagine della nostra vita,storia di un amoreattempato, di NicholasSparks, che si piazza alventiquattresimo posto,dietro la Divina Commediae la Bibbia.

0 RtPRODUZ!ONE R;SERVATA

Al cinema e in tv

Ì gusti curiosie la memoriadei nostriadolescentidi Paolo Mereghetti

C

ariosi i gusti degliadolescenti italiani.Ma forse sarebbe

meglio dire «curiosa lamemoria degli adolescen-ti» e insieme «l'influenzadella scuola sugli ado-lescenti» perché certi titoli,a cominciare dal primo -La vita è bella - hannoscalato i gusti dei ragazzinon certo a partire dalsuccesso cinematografico(tra l'altro il film di Benigniè di 21 anni fa: se nonhanno sentito degli ultra-ripetenti nessuno degliintervistati era neppure na-to quando il film arrivavasugli schermi e vinceval'Oscar). Probabilmente aformare i loro gusti concor-rono insieme la televisione(e le varie forme divisione,anche pirata) e la scuola.Così si può capire la presen-za di L'attimo fuggente (ter-

zo in classifica) e Il bambi-no col pigiama a righe (set-timo), oltre che natural-mente La vita è bella e pro-babilmente La ricerca dellafelicità (rispettivamenteprimo e secondo). Frutto,invece di un passaparolagiovanilistico possono es-sere film come Quasi amici(quarto), Forrest Gump(nono), Into the Wild (deci-mo). Che Harry Potter siaall'ottavo posto non stupi-sce, di più che all'undicesi-mo ci sia Bloiv (storia di untrafficante interpretata daJohnny Depp) o al dodice-simo Le pagine della nostravita (melodramma lacri-moso, molto amato dallesignore. Ma evidentementenon solo da quelle). Di«maestri» del cinema c'època traccia (Spielberg conSchindler's List è dicianno-vesimo), di cartoon soloInside Out (ventiseiesimo).Di italiani c'è solo Benignie, al ventisettesimo posto,Io non ho paura di Salvato-res (forse anche per meritodel libro di Ammaniti,molto gettonato dalle pro-fessoresse). E curiosamentemanca Checco Zalone, aconferma che i percorsi delcinema e dei giovanis'incontrano in modi moltostrani. E imprevedibili.

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1 01«Ma la famíglia e un parcheggn*o, H monao e n web»Lo psichiatra Andreoli: mamma e papa sono distratti, la conflittualità andrebbe vissuta

MILANO Davvero lo dice sem-pre ai ragazzi?

«Sì, sempre: ricordatevi chela famiglia è l'unico posto dovec'è l'affetto, magari conflittua-le, però c'è. Lì davvero si puòsperimentare il volersi bene».

Vittorino Andreoli, psi-chiatra: dalle risposte ai ri-cercatori della Sapienza diRoma e Campus Orientasembrerebbe che gli studentiabbiano accolto la sua lezio-ne. Scelgono i loro modellinei genitori o nei parenti piùstretti.

«Più che altro, nella miaesperienza, è vero che la fami-glia viene identificata sempredi più nel luogo di sicurezzaper eccellenza. Questa identi-ficazione è persino compatibi-le con una grande conflittuali-tà».

Cosa intende?«Che la famiglia è una sorta

di parcheggio, in cui la mam-ma è tollerante, il papà anche,e il figlio ha uno spazio suo peraprirsi ad altri mondi, soprat-tutto grazie a Internet».

Più che un parcheggio, agiudicare dalle risposte diduemila studenti degli ulti-mi due anni delle superiori,la famiglia sembra un nido.

«E lo è infatti, è un rifugio.Ma perché la conflittualità èpoco vissuta, i genitori lavora-no tanto, sono distratti. L'atti-

vità più rilevante, per quellaseconda adolescenza che èl'età tra i sedici e i diciannoveanni, è di stabilire rapporticon i coetanei attraverso il te-lefono e i social network. Ascuola non si può fare, mentrea casa, in camera propria, sì».

Il nonno , dopo la madre eil padre, è il modello di riferi-mento principale.

Chi è

Lo psichiatraVittorinoAndreoli, giàdirettore delDipartimento diPsichiatria diVerona-Soave,è membrodella New YorkAcademyof Sciences

«Non mi sorprende, io sonoun nonno e lo capisco bene: iragazzi stanno meglio con inonni che con i padri, per viadel nostro atteggiamento digrande comprensione e tolle-ranza».

Un'altra ricerca, questavolta Eurostat con giovaniadulti sotto i 34 anni, diceche sette su dieci vivono an-cora con i genitori . Un po' co-me succedeva ai nostri padri,che lasciavano la famigliasoltanto nel momento in cuicominciavano a costruirseneuna propria.

«Oggi la convivenza sarebbepositiva se la società non fossecosì accelerata: il mondo dei

I rapporti«Stanno meglio con inonni che con i genitoriper via della nostragrande comprensione»

giovani adesso è lontanissimoda quello di una madre. La di-namica sociale ci sta dicendoche la vita in famiglia è più dif-ficile, gli appartamenti sonoda cinquanta metri quadrati, inonni vivono da un'altra parte.È molto difficile che si creinocondizioni di comprensionereciproca».

Che cosa potrebbe rendereaccettabile questa situazio-ne?

«La comunicazione inter-personale: tolleranza e com-prensione reciproca creanounità. A un certo punto, però,bisogna andar via».

Elvira Serra© RIPRODUZIONE RISERVATA

oggilaconvivenzasarebbepositivase la societànon fossecosìaccelerata

#Terremoto

Coldiretti: «A due mesi dal sisma 3 italiani su 4 hanno fatto una donazione»

di Lorenzo Maria Alvaro

24 Ottobre Ott

Il 42% degli italiani ha donato con SMS o su conto corrente, il 19% tramite associazioni e il 13% mangiando l’amatriciana. Sono i dati del monitoraggio condotto dall’associazione insieme a Ixé circa le donazioni nei due mesi dalla tragedia. In molti hanno partecipato anche dall'estero

2016

Nei 2 mesi trascorsi quasi tre italiani su quattro (74%) hanno partecipato ad iniziative di solidarietà per il terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti e Istituto Ixé divulgata a 2 mesi dal drammatico sisma che testimonia la grande partecipazione degli italiani al dolore, ma anche l’impegno per la ricostruzione e la ripresa economica dei territori colpiti. Ben il 42% degli italiani ha donato con SMS o su conto corrente, il 19% tramite associazioni e ben il 13% mangiando l’amatriciana nei luoghi che – sottolinea la Coldiretti – hanno aderito all’iniziativa di sostegno che si è estesa anche all’estero come dimostra la maxi donazione effettuata dalla Saizeriya Co. Ltd., una catena giapponese di cucina italiana, in stile “Family-restaurant”, che dispone di circa 800 locali in tutto il mondo che ha consegnato ad Amatrice ben 900 mila euro raccolti per la ricostruzione della cittadina.

«Tra coloro che hanno donato», continua la Coldiretti, «il 76% ritiene che acquistare prodotti alimentari del territorio colpito dal sisma possa aiutare la ripresa. Lo dimostra la corsa all’acquisto nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica delle cosiddette caciotte solidali ottenute con il latte proveniente dalle stalle delle aree terremotate, da Amatrice a Norcia, che», precisa la Coldiretti, «ha coinvolto quasi 15mila cittadini ed è stata effettuata con successo anche a New York nel farmer market tra 47th e 2nd avenue in Dag Hammarskjold Plaza frequentato da diplomatici di tutto il mondo. Oggi nelle aree terremotate nessuna goccia di latte viene più gettata grazie ad una mobilitazione straordinaria per garantire ogni giorno la mungitura e l’alimentazione delle mucche sopravvissute, raccogliere quotidianamente il latte su strade dissestate o chiuse, organizzare la trasformazione», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel

sottolineare che «molto resta ancora da fare in un territorio con un’elevata densità di aziende agricole che sono oltre 7 ogni 100 abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,7%».

«Sono infatti 3.300 i posti di lavoro a rischio nelle campagne terremotate con una significativa presenza di allevamenti di pecore e bovini che», ha continuato Moncalvo, «occorre ora sostenere concretamente per non rassegnarsi all’abbandono e allo spopolamento. È necessario – ha concluso Moncalvo – che la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo».

Alta formazione

Inclusione: sempre più disabili frequentano l'università di Gabriella Meroni 24 Ottobre Ott 2016

Nell'anno accademico trascorso, gli studenti con disabilità o disturbi dell'apprendimento iscritti nei soli atenei lombardi erano aumentati del 10% rispetto all'anno precedente. Le università riunite in un coordinamento per facilitare l'integrazione e l'accessibilità, hanno firmato una convenzione con l'Ufficio Scolastico Regionale

La laurea non è più un sogno anche per gli studenti con disabilità o difficoltà di apprendimento: lo testimonia il dato diffuso dal CALD (Coordinamento Atenei Lombardi per la Disabilità), che ha segnalato, nell’anno accademico 2015-2016, un aumento del 10% degli studenti con disabilità e DSA iscritti alle università lombarde rispetto all’anno precedente. Il coordinamento canta vittoria, visto che è sorto proprio per costruire una cultura dell’inclusione che permetta una sempre maggiore accessibilità all’università per tutti gli studenti, e festeggia cui le tre neo-firmatarie (LIUC - Università Cattaneo, Università Vita-Salute San Raffaele e Humanitas University) che hanno portato a 13 gli atenei aderenti. Ma non solo: per la prima volta gli Atenei del CALD hanno firmato una convenzione con l’Ufficio Scolastico Regionale (USR). Un accordo che estende il raggio d’azione dall’Università alle scuole superiori di II grado, prevedendo la formazione ai docenti per accompagnare gli studenti con disabilità/DSA verso un percorso universitario più consapevole e una corretta informazione riguardo i servizi offerti dagli Atenei lombardi e che offre una risposta immediata al numero crescente di studenti con disabilità/DSA iscritti alla scuola secondaria di II grado, che dal 2008/2009 al 2014/2015 è aumentato del 30% (dati Istat).

I passi avanti sul fronte dell’accessibilità universitaria – informa il CALD – sono stati tanti: nel corso dei cinque anni di attività è stata infatti realizzata la mappatura dei servizi offerti dai singoli Atenei, quali l’abbattimento delle barriere architettoniche, la presenza di risorse bibliotecarie accessibili, l’utilizzo di soluzioni informatiche a sostegno dello studio, lo sviluppo di strategie di supporto all’apprendimento personalizzate e il supporto per l’inserimento lavorativo delle categorie protette. Progetti che non hanno portato non solo all’aumento del numero degli studenti con disabilità/DSA nelle Università lombarde, ma anche ad una maggior soddisfazione, come testimonia un’analisi qualitativa del CENSIS condotta su 40 Atenei italiani. In base alla ricerca, in Lombardia si segnala un livello di soddisfazione in termini di collaborazione tra servizi disabilità/DSA e altri servizi universitari superiore alla media nazionale dello 0,1-0,3% su un dato italiano che oscilla tra il 3,9 e il4,3 (in una scala da 1 a 5).

Migrazioni

Migranti: 2016 un anno record di Redazione 24 Ottobre Ott 2016

Con 153.450 si registra infatti il 10% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e si supera di 1.300 persone il totale segnato nel 2014, che alla fine, con 170mila sbarcati, diventò l'anno con il maggior numero di arrivi, record anche per i minori non accompagnati, che hanno superato quota 20mila, contro i 12mila dell'intero 2015. Moltissimi i dipsersi

L'impennata degli sbarchi di migranti degli ultimi giorni fa diventare il 2016 l'anno record, finora, per numero di arrivi: con 153.450 si registra infatti il 10% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e si supera di 1.300 persone il totale segnato nel 2014, che alla fine, con 170mila sbarcati, diventò l'anno con il maggior numero di arrivi. Ed i numeri sono ancora più imponenti se si contano i 4.300 soccorsi che ancora non hanno toccato terra. Negli ultimi 3 giorni sono circa 12mila le persone recuperate nel Canale di Sicilia. Un flusso che allarma e che - allo stato - lascia prevedere che il record dei 170mila a fine anno verrà superato. Il sistema d'accoglienza è continuamente messo sotto pressione dai nuovi sbarchi: ad oggi sono ben 167mila gli stranieri ospitati nei centri e nelle strutture temporanee. Tra le regioni, in testa c'è la Lombardia (13%, pari a 22mila persone), seguita da Sicilia, Piemonte, Lazio, Veneto e Campania, tutte con l'8% (circa 13mila ospitati per ognuna). Tra le nazionalità dichiarate al momento dello sbarco prevalgono i nigeriani (20%), seguiti da eritrei (12%), guineani (7%) e gambiani (6%). Ingente, infine, anche il fenomeno dei minori non accompagnati, che hanno superato quota 20mila, contro i 12mila dell'intero 2015.

educativa

Nei bandi per la povertà educativa entra la valutazione di impatto

di Sara De Carli

24 Ottobre Ott

Dal 7 novembre sarà possibile presentare i progetti per i due bandi di contrasto alla povertà educativa. Il Terzo settore dovrà allearsi con le scuole e con un soggetto accademico che faccia valutazione d'impatto. Obiettivo: arrivare alla fine dei tre anni della sperimentazione con un disegno di politiche efficaci, che possano diventare stabili

2016

L’Italia inizia la sua lotta alla povertà minorile. Lo fa con i 115 milioni di euro dei primi due bandi nazionali legati al “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, nato da un accordo tra Fondazioni di origine bancaria e Governo. Al Fondo hanno aderito 72 fondazioni, che hanno versato circa 30 milioni di euro, mentre il resto delle risorse deriva dal credito di imposta concordato con il Governo, arrivando complessivamente un poco più sui dei 120 milioni attesi: 120,2 milioni di euro. Il soggetto attuatore del Fondo è l’impresa sociale “Con i Bambini”, interamente partecipata dalla Fondazione con il Sud. «Dentro questo esperimento c’è un fatto molto importante, un pubblico che è frutto di un accordo tra privati e Stato, nel nostro Paese questa è una conquista», sottolinea Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud. Due i target di intervento individuati, i piccolissimi (0-5 anni) e gli adolescenti (14-17 anni): 69 milioni di euro sono destinati al bando per la prima infanzia e 46 milioni di euro all’altro. Il 50% delle risorse andrà a progetti di rilevanza nazionale, l’altra metà sarà conferita su base regionale. Le proposte progettuali dovranno essere presentate da partnership costituite da minimo due soggetti, di cui almeno un ente del terzo settore: potranno essere coinvolti scuole, istituzioni, università. Fin qui i contenuti dei due bandi (disponibili su www.conibambini.org), con scadenza il 16 gennaio 2017 e l’8 febbraio 2017, con un servizio di assistenza telefonica attivo dal 7 novembre. In più cosa possiamo dire?

Intanto che il Comitato Strategico ha ben presente che con questi bandi la fascia d’età 7-11 resti esclusa e quindi c’è in atto un ragionamento su come dare attenzione, in futuro, anche a questa fascia d’età. Poi che questa è l’occasione per tentare «esperimenti di un certo peso», come li definisce Carlo Borgomeo, pur

senza perdere di vista le iniziative piccole e vicine al territorio: da qui i due filoni, con «una graduatoria per regione» per quel 50% di fondi destinati ai progetti regionali, «anche se aver previsto quote regionali minime non significa che una regione comunque prenderà una parte delle risorse, devono essere raggiunti nella valutazione i 60/100, le risorse eventualmente non erogate vengono accantonate per quella stessa regione per il prossimo bando», continua Borgomeo.

Ma soprattutto per la prima volta in Italia, bandi di questa portata vanno a dettagliare il tema della valutazione di impatto. «Nel partenariato è previsto che ci sia un soggetto che faccia valutazione d’impatto. Questo soggetto sarà remunerato in maniera molto limitata, non più del 2% dell’importo del progetto, sul sito www.conibambini.org ci sarà elenco di strutture disponibili e selezionate, per loro è un’attività di ricerca», spiega ancora Borgomeo.

«È una delle grandi novità di questi bandi, la collaborazione fra terzo settore, fondazioni, Stato e accademia», sottolinea Pietro Vittorio Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore. «In tema di valutazione ci sono due esigenze: la prima è riuscire a dare una misurazione della validità della progettualità e di tutto il fondo, per testare delle politiche che potrebbero diventare stabili, questo è il concetto di sperimentazione, che vuole arrivare ad avere una prova scientificamente validata della misura. L’altra esigenze è monitorare il reale impatto degli interventi. Sono due cose che si contemperano ma hanno bisogno di sviluppare modelli diversificati di valutazione». Che si farà quindi? Spiega ancora Barbieri: «La soluzione adottata è costruire indicatori e modalità di valutazione d’impatto insieme ai centri di ricerca e livelli accademici. Il tema più delicato in termini metodologici è che bisognerà contemperare le due esigenze, starà molto al centro di ricerca e al soggetto proponente farlo, quel che è certo è che l’approccio del “controfattuale” rischia di non essere sufficiente».

Intanto accanto al Comitato Strategico e d’Indirizzo è nato un Comitato di ascolto, che accompagnerà i passi futuri del Fondo e ha già tenuto il suo primo incontro. Ci siedono rappresentanti del Governo e delle Fondazioni, ma anche delle associazioni ed esperti. Fra loro c’è Marco Rossi Doria. Non ha compiti di orientamento strategico, né gestionali né di valutazione delle proposte progettuali: Borgomeo lo definisce un «brainstorming permanente», Barbieri spiega che servirà ad «approfondire gli aspetti più tecnici della tematica, più qualitativi, per mirare dritto all’obiettivo che il fondo ha».

Al Fondo per il momento hanno aderito 72 Fondazioni, che hanno dimostrato profonda sensibilità riguardo a un problema che nel nostro Paese coinvolge milioni di bambini e ragazzi. «È un risultato importante – commenta il presidente di Acri Giuseppe Guzzetti – che dimostra, come sempre, la capacità delle nostre associate di essere coese e fare squadra. Anche le Fondazioni che quest’anno non hanno contribuito materialmente all’iniziativa, per difficoltà contingenti, hanno, infatti, confermato il loro pieno appoggio alla realizzazione del progetto». Se è vero che i casi di situazioni “win win” sono rari, è altrettanto vero che la realizzazione, e poi l’utilizzo, di questo Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile è uno di questi.

Migrazioni

Save the children: 20mila minori stranieri arrivati in Italia nel 2016, finalmente il ddl in aula di Redazione 24 Ottobre Ott 2016

Dopo tre anni di stallo, la Camera sta discutendo in queste ore il disegno di legge Zampa, provvedimento che per la prima volta disciplina in modo organico l'arrivo dei minorenni non accompagnati nel nostro Paese

È in discussione in queste ore, alla Camera dei deputati, il disegno di legge C 1658 sul riordino del sistema di accoglienza e protezione dei minori stranieri non accompagnati. Nella sua prima formulazione il ddl è stato elaborato dall’Organizzazione il 25 luglio 2013, alla luce di una costante e numerosa presenza dei minori non accompagnati tra i migranti arrivati in Italia via mare, e da allora Save the Children si è fortemente battuta per la sua approvazione. Secondo le stime, sono almeno 20.160 i minori soli arrivati sulle coste del nostro Paese dal 1 gennaio al 20 ottobre 2016, rappresentano il 14% del totale degli arrivi e sono circa il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

“Ci sono voluti tre anni perché si arrivasse finalmente alla discussione di questo ddl fondamentale, mentre dal 2014 a oggi sono arrivati almeno altri 45.500 minori soli vulnerabili, che spesso non hanno potuto avere accoglienza e protezione adeguata e molti dei quali si sono resi irreperibili, anche a causa di questo, rischiando di essere vittime di violenze e sfruttamento nel nostro Paese. Se la legge verrà approvata, come ci auguriamo fortemente, sarà un traguardo importantissimo perché l’Italia avrà finalmente un sistema nazionale strutturato di accoglienza e protezione, lasciandosi alle spalle anni in cui si è continuato a seguire un approccio emergenziale, con le istituzioni nazionali e locali spesso costrette a rimpallarsi competenze e responsabilità, esponendo così bambini e adolescenti vulnerabili a ulteriori gravissimi rischi. I minori che giungono in Italia soli, senza alcun familiare o adulto di riferimento al proprio fianco, dopo viaggi lunghi e pericolosi attraverso il Mediterraneo, devono infatti poter contare su un sistema di accoglienza che li tuteli e al quale possano rivolgersi con fiducia e con la certezza di essere protetti”, afferma Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione

internazionale dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuoverne i diritti, in prima fila nella promozione del ddl fin dalle prime battute.

“Prima ancora di essere migranti o rifugiati, i bambini sono soprattutto bambini. Con l’approvazione del disegno di legge, il nostro Parlamento ha ora finalmente la possibilità di garantire loro tutta la protezione di cui hanno bisogno, grazie anche al sostegno fondamentale della prima firmataria e relatrice del disegno di legge, Sandra Zampa, e di tutti i parlamentari delle principali forze politiche di maggioranza e opposizione, oltre a quello di tante organizzazioni e associazioni che in questi anni hanno supportato la nostra battaglia per le politiche sull’accoglienza”, continua Milano. Il disegno di legge “Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” prevede il divieto di respingimento per i minori non accompagnati e disciplina in modo organico il loro percorso una volta arrivati in Italia, dall’identificazione alla prima accoglienza ai percorsi di integrazione.

Tra gli istituti che il ddl mira a rafforzare vi sono quelli dell’affido familiare e del tutore. Ad oggi, infatti, la garanzia della tutela per i minorenni che arrivano da soli in Italia è una delle maggiori criticità che si riscontrano nella prassi, con la conseguenza che, mancando una persona di riferimento che curi gli interessi di questi ragazzi, è impossibile attivare le procedure a loro protezione, tra cui quella del ricollocamento in altri Paesi europei. Un altro traguardo fondamentale della legge è quello di armonizzare, finalmente, le procedure di accertamento dell’età, in modo che i minori non vengano più sottoposti inutilmente a esami medici invasivi, e soprattutto che ovunque si trovino vengano loro garantiti i diritti, tra cui quello a un’assistenza adeguata, con la presenza di mediatori culturali, anche durante l’accertamento dell’età.

Infine, il ddl garantisce ai minori non accompagnati il diritto all’ascolto in tutti i procedimenti giudiziari e amministrativi e quello all’assistenza legale, mentre sono rafforzate le tutele del diritto all’istruzione e alla salute. “Auspichiamo che ora, senza ulteriori ritardi, la Camera approvi questo testo così importante per i tanti minori vulnerabili già presenti sul nostro territorio e per quelli che continueranno ad arrivare in cerca di un futuro sicuro”, conclude Milano.

IL MODELLO DI - ® LIEi

CHE POSSIAMO ESPORTdi Goffredo Buccina

llusione e realtà, panico eragione: ci sono almenodue modi di essere Euro-pa di fronte ai migranti, eancora ieri ne abbiamo

visto la dimostrazione plasti-ca. Il primo inganno sta, comesempre, sulla punta della lin-gua: parlare di «emergenza»significa fingere di non vedereche le migrazioni sono un datostrutturale di questo secolo edunque non si può risponderecon soluzioni straordinarie ediktat prefettizi a flussi per iquali dobbiamo attrezzare for-me di integrazione stabile. Ilsecondo inganno è politico,sta nel bluff dell'Unione, nellabugia della relocation, la redi-stribuzione dei rifugiati su tut-to il territorio europeo. «L'Ita-lia è oggi ancora più sola diprima», ha detto, a Torino,Stephane Jaquemet, il delega-to dell'Alto commissariatoOnu: «L'Europa fa un passoavanti e uno indietro, è para-lizzata». Con questi due gri-maldelli, emergenza e separa-zione, destre radicali ed estre-mismi identitari stanno pro-vando a far saltare il bancodelle liberaldemocrazie euro-pee e dell'Europa stessa. Tutta-via negli avvenimenti di ieri sipuò cercare un sentiero di ra-zionalità, per stretto che sia.

All'alba, un pezzo dell'Euro-pa paralizzata ha mostrato lasua faccia nello sgombero diCalais. S'è lasciato per mesi, inbarba agli allarmi della stampae delle organizzazioni umani-tarie, che la Giungla al confinefranco-inglese s'ingolfasse di«emergenze» diventando una

città dell'orrore per ottomilaanime in cerca di futuro: ora losbocco è lo svuotamento for-zato, accompagnato da scon-tri, umiliazioni (ieri sulle file,in attesa per ore, il cibo venivalanciato), nuova disperazione,fughe più o meno di massa.

Con ben altro spirito (il soc-corso in mare resta, a nostroavviso, fonte d'orgoglio nazio-nale) i marinai italiani hannoraccolto al largo più di quat-tromila profughi, salvandolidalla morte tra le coste norda-fricane e la Sicilia. Ma, lo sap-piamo, il percorso di questepersone in terraferma saràquasi di certo destinato ad ali-mentare tante piccole «giun-gle», slogan d'impatto (MatteoSalvini ha ripreso a battere sul-l'«invasione») o incauti appel-li (difficile definire altrimentil'invito alla disobbedienza ri-volto da un vicepresidente delSenato, Maurizio Gasparri, allenostre forze armate impegnatenel salvataggio dei migranti).La tanto sbandierata invasioneci porterà al massimo agli stes-si arrivi del 2014 ma sarebbemiope ridurne la percezioneall'uso strumentale che ne fan-no leghisti e xenofobi. Centogiovani profughi collocati, perordine di un prefetto e magariall'insaputa del sindaco, nel-l'albergo di un paesino di milleabitanti e lì mantenuti senzafar nulla a tempo indetermina-to, con un consistente lucroper la cooperativa che li ospi-ta, sono, oltre che un erroreorganizzativo, un chiaro invitoal razzismo. Il problema stadavanti a noi. I centri d'acco-glienza sono intasati, i vecchiCara agonizzano eppure resta-no in vita, i tempi per deciderelo status dei migranti e il loro

diritto a rimanere in Italia so-no troppo lunghi (inaccettabi-li le attese tra il verdetto dellecommissioni e l'appello). In-somma, le risposte di un siste-ma malato come in ogni setto-re dell'amministrazione, quifanno più danni: perché scon-certano e spaventano la gente.

Proprio in queste ore, daFiumicino, viene tuttavia unapiccola luce, una diversa pro-spettiva. Stanno sbarcando traieri e oggi centotrenta siriani,da un volo di linea e non da unbarcone, attraverso il corrido-io umanitario creato da San-t'Egidio e dalle Chiese prote-stanti italiane in accordo con ilnostro governo: sono così 400da febbraio, diventeranno piùdi mille in un anno. Questo da-to è paradossale perché, da so-li (e a loro spese), Sant'Egidio,valdesi e evangelici avrannoportato qui un numero di rifu-giati quasi pari a quello chel'intera Unione Europea è riu-scita sinora a ricollocare tra fe-roci polemiche. I profughi del-la prima ondata sono già inte-grati e aiuteranno gli ultimi:accolti non solo da parrocchiema da privati cittadini e istitu-zioni locali. Questa piccola !in-

NonLa risposta diSant'Egidio alle falledi un sistema malatodi burocrazia

magine nel giorno di Calaisparrebbe dirci che la questio-ne dell 'accoglienza (altro dallasicurezza , naturalmente) vaspostata su un piano diverso;che gli Stati devono essere an-che capaci di farsi volano d'ini-ziative simili a questa di San-t'Egidio, creando rete, contat-ti. Come in Italia l'accoglienzadiffusa del sistema Sprar devediventare norma e non ecce-zione, facendo emergere ilbuono che c'è nei nostri picco-li comuni senza ordinanzeprefettizie , così in Europa èforse tempo di capire che ilcuore dei cittadini è oppressopiù che dalla xenofobia dallaburocrazia . Buonismo? Maga-ri. Ma soprattutto convenien-za, per un Continente che stainvecchiando troppo in frettaper rinunciare all'integrazionedi chi arriva . In questa biblicanarrazione delle migrazionidel Terzo millennio , spessonon siamo capaci di fare in-contrare domanda e offerta:ma a volte l'offerta è assai mi-gliore di quanto pensiamo,storditi come siamo dagli altilai di chi ossessivo ci ripete«lasciamoli in mare».

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L 'ACCOGLIENZA.

A1 Comuni

500 euro

per rifugiatoMilano in cimaalla classifica

ROMA Il governo fa i conti per ildecreto sui migranti e stila laclassifica dei Comuni da pre-miare per l'accoglienza. E il Vi-minale a fornire i dati e in ci-ma alla classifica c'è Milanoche otterrà un milione e mez-zo di euro, mentre la Lombar-dia si conferma la Regione cheassiste il maggior numero distranieri. Ieri è stato uno deigiorni più drammatici con mi-gliaia di persone sbarcate e di-verse vittime, tra cui due bam-bini. Ormai è stata superata laquota totale di arrivi del 2015,il sistema è in affanno vistoche nell'ultima settimana so-no giunte sulle coste meridio-nali ben 12.000 persone, por-tando il totale a 153.450. Altre4.000 sono attese nelle prossi-me ore e di fronte all'immobi-lismo dell'Ue l'Italia ha deciso

di inserire nella manovra pro-prio le spese per la gestionedei profughi , aprendo così ilcontenzioso con Bruxelles. Loconferma il presidente delConsiglio Matteo Renzi: «Ognianno diamo all'Europa 20 mi-liardi e ne riceviamo soltanto12, io mi sono stancato, in Eu-ropa andiamo a testa alta a di-re basta». Il provvedimentoprevede uno stanziamento diZoo milioni di euro una tan-tum per incentivare l'assisten-za che si aggiungono al miliar-do di euro speso ogni arano.

Allarme rIn Italia sono assistiticirca 20mila minoriche vanno inseritiin progetti educativi

Stanziati 500 europer ogni migrante

Il meccanismo prevede che iComuni più virtuosi ottenga-no 5oo euro per ogni richie-dente asilo accolto fino alladata del 15 ottobre. In Lombar-dia sono 503 le amministra-zioni che hanno dato il via li-bera al trasferimento deglistranieri sul proprio territorioe complessivamente avranno1o milioni e 556 mila giuro. Alsecondo posto c'è la Sicilia con122 Comuni e 7 milioni e 164mila euro. Al terzo il Lazio con1o8 città o paesi che hannomesso strutture a disposizionee un "premio" pari a 6 milionie 588 mila euro, di cui circa unmilione a Roma.

I soldi erogati possono esse-re utilizzati per fini anche di-versi da quelli legati all'emer-genza migranti, dunque perl'illuminazione delle strade, lamanutenzione e ogni altro ser-vizio per i cittadini che il sin-daco ritenga necessario. Loprevede l'accordo che il mini-stro dell'Interno Angelino Al-fano ha siglato con l'Anci, l'as-sociazione dei Comuni, pro-prio per avere a disposizione ilmaggior numero di posti pos-sibili e cercare di aggirare le"resistenze" di quegli ammini-stratori che rifiutano l'acco-glienza nonostante le richiestedel Dipartimento guidato dalprefetto Mario Morcone.

Assistiti oltre165mila stranieri

Sono ormai 166.9211 profu-ghi assistiti in tutta Italia, aiquali si aggiungono circa2omila minori. Quello dei ra-gazzi giunti senza genitori oaltri parenti è un problemache diventa ogni giorno piùserio e drammatico, visto cheil numero continua ad aumen-tare e bisogna inserirli in pro-getti educativi per sottrarli allacriminalità organizzata. Glisbarchi sono ormai continui.In previsione dell'inverno edunque del peggioramentodelle condizioni del mare itrafficanti hanno intensificatole partenze, ma le imbarcazio-ni utilizzate sono inadeguate enel tratto del Mediterraneoche separa l'Italia dall'Africa sisusseguono i naufragi.

Ieri sono stati recuperati 17corpi, i sopravvissuti racconta-no di altre decine di personeannegate. Ormai è stata supe-rata la quota di 153.842 arrivatinel 2015 e si prevede anche ilsuperamento della cifra del2014, anno record con ben170.100 stranieri approdati nelnostro Paese. Una situazionein cui l'Italia lamenta di esserestata lasciata sola «nonostantele promesse di Bruxelles» sulricollocamento dei migranti.

Fiorenza Sarzaninifsarzanini a@. corriere.it

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I datiTotale migranti in Italia dal1 gennaio al 24 ottobre 2016

I contributi ricevutida ogni regionedati in milioni di euroLombardia

10,6Sicilia

7,2

Il numero dei comuniche accolgono i profughiLombardia

Sicilia122

Lazio 108

Piemonte

Veneto286

231Care ¡pa n158

Toscana223

Puglia108

Emilia-Romagna201

Calabria122

Liguria63

Sardegna61

Marche85

Friuli-Venezia Giulia86

Abruzzo51

Umbria44

Molise47

Trentino-Alto Adige50

Basilicata46

Valle d'Aosta10

503

Lazio6,6

Piemonteiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii16,21Veneto

6,2Campania

6,Toscana111111111111111111111111 5,9Puglia

5,3Emilia-Romagna

5,3Calabria

3,6Liguria

111111111111111111 2,9Sardegna

2,6Marche

111111111111111 2,4Friuli-Venezia Giulia

2,4Abruzzo

1,9Umbria111110 1,5Molise1111111 1,5Trentino-Alto Adige11111 1,3Basilicata

1,2Valle d'Aosta10,15

Corriere della Sera

L'URGENZADI AIUTARE1 POVERIdi Ferruccio de Bortoli

no dei meriti delgoverno Renzi èquello di averavviato, già con laprecedente legge

di Stabilità e con una delegaapprovata per ora dalla solaCamera, una seria lotta allapovertà in Italia. Non era maiaccaduto prima in manieracosì organica . Le diverseesperienze della cosiddettasocial card, introdotta per laprima volta nel 2008 daBerlusconi, hanno avutodiffusione e importi limitati.Negli annunci relativi allabozza di bilancio per il 2017c'è però una certadisattenzione al tema, forseindotta da altre urgenze.L'impegno del ministro delLavoro e delle politichesociali, Giuliano Poletti, diaumentare già dall'annoprossimo lo stanziamento,da 1 a 1, 5 miliardi, per avviareun piano nazionale control'indigenza assoluta, èslittato al 2oi Osservatorimaligni (non mancano mai)sostengono che i poveri nonhanno lobby. E forse si pensache votino poco, anche alreferendum. Interpellato, ilministro replica : non vi ènessun rinvio, si libererannoaltre risorse, in particolare150 milioni derivanti dalriordino di vecchie misure.

L'idea di un pianonazionale contro la povertàandrebbe perseguitanonostante i vincoli dibilancio. Specie quando sipensa a misure (opportune)per attrarre i ricchi stranierio gli italiani espatriatiscontando loro le tasse e ci sibatte , altrettantogiustamente, affinchél'Europa riconosca le nostrespese per accoglieremigranti e profughi . Non si èvista nessuna forza politicaitaliana gridare,parafrasando quello che èaccaduto in altri Paesi,«Prima i nostri poveri».

continua a pag i na 24

Ferita. sociale Per e(-)mba,t[ere lindi

l'Alleanza C'(.)llt r(:) la povertà pr(:)pone una, misurauniversale a favore dei residenti al di s(.Ato dì un certo

rcddrt:(:). Potrebbe essere finanzia-tal anche dai priva-ti

L'URGENZA DI AIUTARE FSIA IL PIANO SLITTA AL 2018di Ferruccio de Bortoli

logan discutibile nel-l'Italia cattolica con ilcuore in mano che vor-rebbe aiutare tutti,senza distinzione, pur

sapendo di non poterlo fare.Ma invocazione d'indubbia ef-ficacia perché, purtroppo, ba-sata su una realtà drammatica.

i residenti in Italia, in condi-zione di povertà assoluta, sottolo standard di vita minima-mente accettabile, sono piùche raddoppiati negli annidella crisi. Erano, secondol'Istat, ïl 3,1 per cento della po-polazione nel 2007. Hannotoccato il 7,6 per cento nel2015. Se prima la povertà asso-luta colpiva soprattutto anzia-ni, famiglie numerose, di bas-sa istruzione, in particolare alSud, oggi il fenomeno ha na-tura ed estensione diverse. Ri-guarda anche giovani coppiecon più figli, i cinquantenniche hanno perso il lavoro, i pa-dri e le madri separati, anche esoprattutto al Nord. SecondoSave the Children, un milionedi minori vive in condizioniprecarie, al di sotto dei livelliminimi di assistenza e di edu-cazione. I nostri poveri finisco-no per essere, in non pochi ca-si, discriminati rispetto agliimmigrati indigenti. Questiultimi sono aiutati da una retesolidale di straordinaria gene-rosità e sensibilità umana chenon ha pari altrove. Molti no-stri connazionali, invece, sivergognano della loro nuovacondizione. Sentono su di sé

un giudizio morale ingiusto einsopportabile. Stentano achiedere aiuto, non si mettonoin fila alle mense dei poveri. Itanti che hanno perso la casa eil lavoro scivolano drammati-camente nella condizione in-visibile del disonore sociale.Evitano finché possono lestrutture dell'accoglienza. Ed èdifficile non solo dar loro unamano, ma rendersi persinoconto dei bisogni reali.

Le misure transitorie finoravarate per contrastare la po-vertà hanno incontrato nonpoche difficoltà di realizzazio-ne, in particolare nel Mezzo-giorno, sia per la scarsità diservizi sia per la quantità di di-chiarazioni mendaci. Il Soste-gno per l'inclusione attiva(Sia) è concesso a cittadini ita-liani o comunitari o stranieriresidenti da almeno due anni.Nel nucleo familiare è neces-sario che vi sia almeno un mi-nore o un figlio disabile o unadonna in stato di gravidanzaaccertata. L'Isee (l'Indicatoredella situazione economicaequivalente) non può esseresuperiore a 3 mila euro l'anno.Consiste in 8o euro a compo-nente, per un massimo di 400euro, con l'obbligo di seguirecorsi di reinserimento. L'Asdi,l'Assegno di disoccupazione, èriservato invece a chi, dopoaver ricevuto ed esaurito il di-ritto ad un'indennità, non tro-va lavoro, non ha i requisiti perla pensione anticipata o di vec-chiaia, e dichiara un Isee infe-riore a, mila euro. L'Asdi è as-segnato se si fa parte di un nu-

-

Invisi b iliGli italiani in difficoltàspesso non si dicono,evitando anche lestrutture di accoglienza

E _e.--jenzaOccuparsi di chi habisogno restituiscevalore alla cittadinanzae al rispetto delle regole

cleo familiare con almeno unminore o un membro con piùdi 55 anni senza requisiti pen-sionistici. L'importo è del 75per cento dell'ultima indenni-tà di disoccupazione percepi-ta, e modulato in base al cari-chi familiari.

Quando verrà approvata de-finitivamente la legge delegasulla povertà al Senato, questistrumenti transitori sarannoassorbiti dal Reddito di inclu-sione (Rei) calcolato nella dif-ferenza fra il reddito disponi-bile delle famiglie assistite e lasoglia di povertà fissata dal-l'Istat. E, ovviamente, con l'ob-bligo di seguire corsi di reinse-rimento socio-lavorativo. Co-sterebbe 1,5 miliardi l'anno.«Ma anche così si raggiunge-rebbe solo un povero su tre -

spiega l'esperto di politichesociali Cristiano Gori, dell'Uni-versità di Trento - e l'Italia ri-marrebbe ancora, insieme allaGrecia, il solo Paese in Europaa non avere una misura univer-sale». L'Alleanza contro la po-vertà, che raggruppa 37 sog-getti sociali e del volontariato,promossa da Gori, proponeinvece una misura universale afavore di tutti i residenti incondizione di indigenza asso-luta per allineare il loro reddi-to alla soglia di povertà. L'am-montare medio mensile varie-rebbe, nella proposta dell'Alle-anza, da 316 euro (nucleo conun componente) a 454 (quat-tro persone). Il costo a regimesarebbe molto elevato: 7 mi-liardi da raggiungere, però, indiversi anni. L'onere del finan-ziamento potrebbe essere alle-viato, per i conti pubblici, ri-correndo alla solidarietà priva-ta.

Occuparsi di più e megliodei poveri che vivono nel no-stro Paese, facendo anche unpiccolo passo in più ogni annoe combattendo con severità gliabusi, non risponde solo a undovere di misericordia civile,irrinunciabile in un Paese mo-derno, ma restituisce valore al-la cittadinanza e rinsalda lega-mi e rispetto delle regole. I po-veri non sono una parte socia-le. Non contano. Sono unaminoranza invisibile che, inqualche caso, non vuoi farsinemmeno vedere. La ferita so-ciale interroga la coscienza ditutti.

Italia suicida L VIMINALE Il ministro Alfano si affida al tempo:«Speriamo che il flusso cali con l 'inverno». La Lombardiaè la regione che accoglie di più : 22mila persone

È record di immigratiNel 2016 siamo a l53milaIl ritmo degli sbarchi aumenta: solo ieri 4.300 arrivi e a fine anno supereremoi 170mila del 2015. A Ferrara barricate per bloccare il pullman dei profughi::: ALBERTO SAMONÀ

1011110 I12016 sarà ricordato co-me l'anno nel quale l'Italia hatoccato il record per numerodi migranti sbarcati sulle no-stre coste. I dati forniti dal Vi-minale parlano di 153.450 arri-vi dall'inizio dell'anno. Un nu-mero esorbitante, se si tieneconto che nello stesso perio-do del 2015 erano arrivati139.712 e 152.100 nel 2014. Larealtà che viene fuori dalle ci-fre diffuse dal ministero del-l'Interno è che mancano piùdi due mesi alla fine dell'annoe il trend degli sbarchi è in pre-occupante crescita: la previsio-ne, infatti, è che il tetto di170mila arrivi registrato nel-l'anno solare 2014 venga supe-rato. L'andamento, poi, è ulte-riormen te in aumento se si tie-ne conto del numero dei mi-nori stranieri non accompa-

gnati, che ammontano a qua-si 20mila dall'inizio dell'anno,contro i 12.360 del 2015 e i13.026 di due anni fa.

Cifre da capogiro anchequelle relative al sistema del-l'accoglienza, che vede nel no-stro Paese un esercito di ben167mila extracomunitari ospi-tati nei centri e nelle strutturetemporanee. Contrariamentea quel che si potrebbe immagi-nare, il maggior numero deimigranti accolti non provienedalla Siria, dall'Iraq, ma dall'A-frica sub sahariana: il numeropiù cospicuo è quello dei nige-riani (20%), seguito da eritrei(12%), guineani (7%) e gam-biani (6%). In testa alle regionipiù accoglienti c'è la Lombar-dia con circa 22mila personeospitate, seguita da Sicilia, Pie-monte, Lazio, Veneto e Cam-pania, con circa 13mila extra-comunitari. Ma crescono le

tensioni. Ieri il prefetto di Fer-rara ha requisito l'ostello diGorino per ospitare profughi,ma i cittadini di Goro e Gorinohanno eretto barricate bloc-cando le strade per impedireil passaggio del pullman scor-tato dalle forze dell'ordine.

Che l'emergenza sia benlontana dal cessare lo dimo-stra il trend degli arrivi di que-sti ultimi giorni: in 36 ore sonostate salvate nel Canale di Sici-lia circa 12mila persone, 4.300solo ieri. Il numero più alto diarrivi è stato registrato a Paler-mo. Qui, a bordo della naveSiem Pilot sono arrivati 1.117migranti e a terra sono statiportati purtroppo anche 17 ca-daveri. Numeri meno elevati,ma pur sempre altissimi, an-

che negli altri porti italiani: adAugusta sono giunti 758 mi-granti; a Trapani 552, a Messi-na 857, a Pozzallo 650, a Croto-ne 358 e a Taranto 520.

La speranza, per il ministrodell'Interno Angelino Alfano,è che il flusso «cali con l'arrivodell'inverno». Da Napoli haspiegato che «con l'Anci è sta-to realizzato un accordo cheprevede che i migranti sianodistribuiti in tutti i comuni ita-liani» e ha ringraziato gli stu-denti napoletani che hannoaiutato le operazioni di soccor-so: «Lo hanno fatto con gran -de spirito umanitario», ha det-to, «è il cuore di Napoli».

E con l'emergenza riaffiora-no le polemiche. A lamentareuno scarso impegno del gover-

no verso i comuni messi a du-

ra prova dagli sbarchi è il sin-daco di Pozzallo Luigi Amma-tuna: «Sono molto amareggia-to», ha affermato al quotidia-no online BlogSicilia, «perchéogni giorno siamo impegnatinell'accoglienza, ma non rice-viamo nessuna gratificazione.Non dico risorse, ma nemme-no siamo citati quando si plau-de ai siciliani. Pozzallo non èmai presente. C'è sempre

Lampedusa o altre eccellenzecome Taormina, ma Renzinon viene mai a Pozzallo».

Sempre i numeri racconta-no un'altra realtà impietosa ecioè, il flop del ricollocamentodei migranti dall'Italia agli al-tri Paesi europei. Il dato parladi appena 1.318 unita, sancen-do in pratica il fallimento delpiano concordato con l'Ue,che prevedeva cifre ben più al-te. Le stime, infatti, erano di

Oltre 100 immigrati sono stati recuperati a bordo di uncaicco a vela di 15 metri (nella foto) ancorato sottouna scogliera nei pressi di Santa Maria di Leuca, nelSalento. L'imbarcazione notata da alcuni pescatori,rischiava di affondare per le troppe persone caricate abordo

un ricollocamento di circa40mila richiedenti asilo in se-dici nazioni europee. E invecene sono stati mandati appena322 in Finlandia , 231 in Fran-cia, 226 in Olanda, 183 in Por-togallo, 112 in Svizzera, 50 inSpagna, 39 in Svezia , 32 a Mal-ta, 29 in Belgio, 20 in Germa-nia e Lussemburgo , 15 in Slo-venia,12 in Romania, 10 a Ci-pro, 9 in Croazia e 8 in Letto-nia. Dei 1.318 redistribuiti, gliadulti sono 1.230 e i restanti88 sono bambini . Restano at-tualmente in attesa di ricollo-cazione appena 367 migranti,mentre per altri 1.115 non si èancora ottenuto l'ok al trasferi-mento da parte degli Stati chedovrebbero accoglierli.

Dati da inizio anno a124 ottobre1 MIG RANTI SBARCATI

Da gennaio a131 agosto

2015 139.7122016

TREND DELL'ACCOGLIEN

153.450

2014 66.0662015 103.792

2016 166.921

DISTRIBUZIONE PER REGIONE IN 1`Lombardia 73

Sicilia a 13.643

22.172

Piemonte 8 3»7

Lazio a 14.Ob66

Veneto a 3.181

Campania a 12.974

Toscana

tmiií3 R.

Puglia

Calabria

7

7

7

4 .375

Sardegna 4 5.955

Liguria 3 5.243

Marche 3 4.978

Friuli V.G. 3 4.906

Abruzzo 2 3.346

Umbria 2 3.309

Molise 2 3.396

Basilicata a 2.398

Prov. Bolzano a 1x.489

Proa. Trento a 1.478

Valle d'Aosta 0,2 291

11.838

11.842

11.034

P&GJL Fante : men lsterc deS !n*,erne

L'etàdellagrande

reclusione

TONINO TERNA

a cacciata dei migrantidalla cosiddetta «giun-gla di Calais» è l'ennesi-

mo, odioso, atto di repres-sione di un governodell'Unione Europea chepensa di guadagnare con-sensi usandole maniereforti con i deboli, i dispera-ti, i profughi che scappanodalle guerre che noi abbia-mo provocato e gestito. Pur-troppo, anche i governi dicentrosinistra inseguono ladestra estrema sul pianodella durezza della repres-sione verso i migranti, ac-cettando lo slogan diventa-to un luogo comune: ci stan-no invadendo!Ma, chi invade chi? Quantimigranti entrano in Italiain un anno, quanti sono irifugiati nella Ue? Non lo sanemmeno F i per mille del-la popolazione. La stragran-de maggioranza della gentenon conosce i numeri deiflussi migratori, e vienebombardata ogni giornodal telegiornale che quanti-fica gli sbarchi giornalieri,con un ritmo incalzante,ma non fornisce dati sulfenomeno nel suo comples-so, sia a livello nazionaleche nel bacino del Mediter-raneo. In tal modo è statocostruito lentamente, macostantemente, un immagi-nario collettivo assoluta-mente falso e deviante.Pochissimi sanno, o nonvogliono sapere, che su qua-si sei milioni di profughisiriani l'Ue ne accoglie soloil 15%, con i suoi 400 milio-ni di abitanti, per lo più con-centrati in Serbia e in Ger-mania, mentre un paesecome la Giordania ne acco-glie 700mila su una popola-zione di 7,5 milioni.

-segue a pagina 15 -

- segue datta prima -

1mmiqrazíone

Una spietataguerra ai poveri

TONINO PERNA

Eaddirittura il Libano neaccoglie 1,3 milioni conuna popolazione di 4,5

milioni di abitanti!In proporzione è come se inItalia fossero arrivati 18 milio-ni di profughi ! Provate a im-maginare cosa sarebbesuccesso...Su questa emergenza inventa-ta si stanno costruendo le for-tune politiche di partiti e lea-der razzisti e carichi di odio,si sta portando tutta l'Europaverso un processo di autodi-struzione, strappando la tra-ma istituzionale e culturaleche in decenni era stata lavo-rata. L'Europa dei diritti, delwelfare per tutti, del «sogno»che dieci anni fa ci ha raccon-tato Jeremy Rifkin, si sta scio-gliendo velocemente come laneve sull'Etna dopo una gior-nata di scirocco. Come ci ricor-da una famosa poesia di Ber-tol Brecht, prima è toccatoagli ebrei, ai Rom, ai «neri»,ora tocca ai profughi edomani... domani toccherà anoi, ai nostri poveri, esclusi,marginalizzati.Infatti, in tutto l'Occidente, enon solo, si alzano muri perchilometri e chilometri, bar-

riere di filo spinato, controllispietati alle frontiere perre-spingere non lo straniero, mai poveri che scappano dalleguerre e dalla fame. I ricchi, itrafficanti di armi e droga, diqualunque nazionalità, colo-re della pelle, hanno invecediritto a entrare in qualunquepaese del mondo. Per loronon ci sono muri e barriereche siano siriani o afgani, pa-lestinesi o libici: sono i danna-ti della terra che devono resta-re fuori.

È la «nuova guerra ai poveri»che è scoppiata in tutto ilmondo e che ci riporta al XVIIsecolo, il secolo della GrandeReclusione come è stato defi-nito dal grande Fernand Brau-del : «Questa ferocia borghesesi aggraverà smisuratamenteverso la fine del Cinquecento,e ancor più del Seicento. Ilproblema consisteva nel met-tere i poveri in condizione dinon nuocere (...) A poco a po-co, attraverso tutto l'Occiden-te si moltiplicano le case per i

poveri e indesiderabili, in cuil'internato è condannato allavoro forzato: le Workhousescome le Zuchthauser , o le Mai-son de force, sorta di prigioniriunite sotto l'ammini strazio-ne del Grande Ospedale di Pa-rigi fondato nel 1656. Questa"grande reclusione " dei pove-ri, dei pazzi , dei delinquenti,e anche dei minori , è uno de-gli aspetti psicologici dellasocietà razionale , implacabi-le nella sua ragione , del seco-lo XVII».

Dodicimila partiti dalla Libia in tre giorni,fra i corpi senza vita anche quelli di tre bambiniL'allarme del Viminale: "Siamo al collasso"

L'onda non si ferma, altre 17 VittimeBarricate a Coro contro i migranti

ROMA, «Da soli non ce la possia-mo fare. Non bastano neppure lecaserme. La macchina dell'acco-glienza è al collasso. Gli sbarchihanno superato ogni record, an-che quello del 2014. I minori sen-za genitori sono già 20mila. Ogniprefetto dovrà fare di più».

Al Viminale non nascondonol'allarme. Tutte le prefetture ven-gono messe sotto pressione.Obiettivo: trovare nuovi posti.Navi tedesche, irlandesi, italia-ne, spagnole, norvegesi, mercan-tili e velieri raggiungono i portiitaliani cariche di migranti. Ben1.093 sono sbarcati ieri a Paler-mo, a bordo della nave norvege-se' Siem Pilot": tra loro 17 salme,anche di tre bambini, forse vitti-me di pestaggi da parte dei mili-ziani libici e su cui la procura diPalermo ha aperto un'inchiesta.Proprio nel giorno in cui a Goro,in provincia di Ferrara, un grup-po di residenti ha fatto le barrica-te contro la decisione del prefet-to di requisire un ostello per ospi-tare una ventina di profughi.

Non si ferma dunque l'ondagrossa degli sbarchi: ben 4.270 imigranti arrivati ieri in Sicilia(più di 3.900) e Calabria. Circa12mila le persone recuperate ne-gli ultimi 3 giorni. A preoccupareil Viminale non è solo il caos in Li-bia, ma anche le partenze dall'E-gitto e la possibile chiusura turca

ai profughi siriani. Il risultato? Emigrantisbarca?iNumeri da record. Sono 153.450i migranti già sbarcati in Italianel 2016: il 10% in più rispettoall'anno scorso, ma anche 1.350persone in più rispetto al 2014,anno che segnò 170mila arrivi.Numeri impressionanti, se si con-tano gli oltre 4mila soccorsi anco-ra non conteggiati.

Esauritala macchina dell'acco-glienza: 167mila i migranti ospi-tati nei centri governativi e nellestrutture temporanee. Nel 2015non avevano superato i 103mila.Il nuovo Piano nazionale d'acco-glienza prevede ora la loro distri-buzione in tutti i comuni italiani(2,5 migranti ogni mille abitan-ti). Una crisi, questa, in cui l'Ita-lia rischia di restare isolata. Ba-sta guardare al flop dei ricolloca-menti. Ii piano: 40mila profughiprovenienti da Italia (24mila) eGrecia (16mila) da ricollocare indue anni. Com'è andata? Finoral'Italia è riuscita a trasferire solo1,318 migranti. I tecnici del Vimi-nale indicano due criticità: «Laprima è riuscire a controllare iflussi all'origine. L'Italia già hafatto le prime mosse, come il fi-nanziamento del campo d'acco-glienza in Niger, ma c'è bisogno

dell'impegno europeo. La secon-da è passare dal Piano nazionaled'accoglienza a quello d'integra-zione per uscire dall'emergenzaperenne».

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Trend dell'accoglienza

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Sono già ventimila, il doppio rispetto al 2015Arrivano soli e restano in Sicilia perché non possonoessere ricollocati in altre regioni. Ecco le loro storie

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PALERMO, Sono già più di 20 mila, quasi il doppio diquelli arrivati in tutto il 2015. Sempre di più, sem-pre più piccoli e sempre più soli. Solo ieri in Sicilia,di minori non accompagnati, ne sono sbarcati qua-si 500, un numero che fa riesplodere un'emergen-za che nell'Isola non è mai cessata, vista l'assolutasaturazione di tutte le strutture di prima e secon-da accoglienza in cui ospitarli. A differenza degliadulti, infatti, i piccoli migranti che arrivano in Si-cilia non possono essere subito ricollocati in altreregioni, ma devono ri-

manere affidati al Co-mune su cui insiste ilporto di sbarco.

E proprio questo èuno dei punti principalidel disegno di legge diriordino del sistema diaccoglienza e protezio-ne dei minori non ac-compagnati che doma-ni arriva finalmente alvoto della Camera. Lalegge, che ha già una co-pertura economica di460.000 euro in tre an-ni, prevede la realizza-zione di hotspot dedica-

ti esclusivamente a minori, strumenti per stabili-re con certezza l'età e la loro immediata ricolloca-zione secondo la ricettività del territorio ma an-che l'istituzione di tutor iscritti ad un albo istituitodai tribunali di minori e l'apertura agli affidi fami-liari. E soprattutto prevede che i minori non ac-compagnati abbiano tutti lo status di richiedentiasilo e il diritto di entrare nel sistema Sprar al qua-le i Comuni dovranno aderire. Le competenzedell'accoglienza verranno affidate al ministerodell'Interno. «E una legge urgentissima che abbia-mo redatto con l'aiuto delle Ong, dell'Anci e dei

Minori stranieri non accompagnati sbarcati

Tribunali dei minoriche purtroppo arrivacon un colpevole ritar-do di anni - dice la pri-ma firmataria e relatri-

ce Sandra Zampa, delPd - ma l'Italia è an-

che il primo paese d'Eu-ropa a dotarsi di unostrumento del genereche dovrebbe fare dellabuona accoglienza nonsolo un dovere moralema anche un investi-

mento per la formazio-ne di nuovi cittadini

consapevoli».

3 RICftODULIGNE RISENVAIA

lunga odisseadi quattro fratellini"Qui c'è mamma il

L più grande 10 anni, la piùpiccola 2, in mezzo altri due

bambini, un maschietto e unafemminuccia di 4 e 6 anni,Quattro fratellini della GuineaBissau hanno affrontato da soliil viaggio su un barcone strettitra 200 persone partite dallecoste libiche. Quando glioperatori di Save the childrense li sono trovati davanti sullanave che li portava versoCatania si sono commossi allavista del "capofamiglia", ilbimbo di 10 anni che badava aitre fratellini più piccoli come unpadre e distribuiva loro il cibo,le bevande e i primi vestitiofferti loro dai soccorritori.«Siamo venuti in Italia perraggiungere nostra madre -ha detto -lei è partita sei mesifa, aiutateci a trovarli». Adessosono in una comunità nellasperanza che le ricerche dellamamma vadano a buon fine.

favola di Hayat Fuggito a 11 annila sopravvissuta "Imparo l'italianotornata a casa e poi trovo lavoro"HAYAT è tornata a casa.

Dopo quasi un anno emezzo da quando,sopravvissuta al naufragio nelquale persero la vita i suoigenitori e il fratello maggiore,sbarcò nel porto di Augusta inbraccio a uno dei superstiti. Lafoto del gigante e la bambinafece il giro del mondo, Hayatvenne prima portata in unacomunità e poi affidata ad unafamiglia siciliana. Ma nelfrattempo il difficilissimolavoro fatto insieme da Savethe children e dalle autoritàitaliane ha portatoall'identificazione certa deifamiliari più prossimi, la nonnae uno zio rimasti in Sudan da

dove la famiglia era partita incerca di un futuro naufragatonel Canale di Sicilia. Nellescorse settimane i familiarisono arrivati in Italia e la bimbaè stata loro affidata.

E arrivato insieme a un

gruppo di connazionali,tutti egiziani, tutti messi su un

barcone dalle famiglie con lamissione di imparare l'italiano,trovare un lavoro e mandare isoldi a casa. A 11 anni èscappato dopo pochi giornidalla struttura alla quale erastato affidato, ma la polizia loha ritrovato per caso allastazione mentre cercava disalire su un treno per Roma.

«Non posso restare qui a nonfare niente. Devo andare aRoma a cercare un lavoro. Lamia famiglia mi ha pagato ilbiglietto per l'Italia perquesto», ha detto.

Dall'Egitto sono moltissimi iminori, anche di 10-13 anni,che partono per l'Italia ingruppo. «Hanno urgenza dilavorare e sono i più esposti allosfruttamento», dicono glioperatori di Save the children.

Mano nella manolo zio e il nipotinoscampati alla guerra

1 MIEI genitori sono morti,(( ma non sono solo. Sonocon lui, è mio zio». Sono scesidalla nave che li ha salvatitenendosi per mano, il bimbodi 4 anni e lo zio di 17.Entrambi rimasti soli al

mondo dopo che i rispettivigenitori, stando al raccontofatto dal ragazzo agli operatoridelle Ong che li hanno presi incarico domenica allo sbarco aCatania, sono stati uccisi nelloro paese d'origine, la SierraLeone. I due minori stavanoper essere divisi al loro arrivoin Sicilia e avviati in strutturediverse adeguate allarispettiva età, ma hannoraccontato la loro terribilestoria e sono riusciti arimanere insieme. «Voglio

studiare e trovare un lavoro,adesso ho anche lui dacrescere», ha detto ildiciassettenne.

Con un aumento del 10% rispetto all'anno scorso, ci si avvia a superare il record del 2014

In Italia già l53mila sbarchi nel,2u16Manuela Pemone

ROMA

Mentre la Francia procede al-lo sgombero della giungla di Ca-lais, l'Italia si avvia a chiudere il2016 superando il record di17omila migranti sbarcati rag-giunto due anni fa. Secondo i datidel Viminale, a ieri gli stranieri ar-rivati nel nostro Paese sono153.450, il 9,83%, in più rispetto allostesso periodo del 2015. Un maci-gno per un sistema di accoglienzasenzaossigeno, perché iricolloca-menti sono al palo: appena 1.318 imigrati spostati fin qui dall'Italianegli altri Stati Ue, a fronte dei39milaindue anni previsti dal pia-no europeo varato nel 2015. Unflop, che Il ministero dell'Internocontinua a deprecare.

Complice il clima mite, gli arrivisi sono impennati con i 4.270 soc-corsi avvenuti tra domenica e lu-nedì. Migliaia le operazioni in ma-re coordinate dalla centrale opera-

riva di Roma della Guardia costie-

ra. Al largo della Libia ieri sono

state salvate 2.200 persone e recu-

perati altri 16 cadaveri, che si ag-

giungono ai 26 della scorsa setti-

mana. A Palermo ha attraccato la

nave norvegese Siem Pilot con a

bordo 1.150 persone e 17 saline, tra

cui alcuni bambini. La procura ha

aperto un'indagine. Altre 857 per-

sone sono sbarcate a Messina, 65o

aPozzallo,358aCrotone,548 aTra-

pani, 95 sono stati soccorsivicino a

Santa Maria di Leuca (Lecce). Al-

tre due navi sono attese a Coriglia-

no Calabro e Taranto.

Il ministroAngelinoAlfano, che

Proteste e barricate in stradaa Gorino Ferraresedopo che il prefettoha requisito un ostelloper accogliere 20 profughi

ieri a Napoli ha presieduto unariu-nione tecnica in prefettura, si è au-gurato che il flusso «cali conl'arri-vo dell'inverno». Ma è l'accoglien-za che preoccupa: si è passati dai22.118 migranti accolti nel 2o13 ai166.921 presenti ieri. Quasi 13onlilasono nelle strutture temporanee,22.971 nei posti Sprar (il Sistema diprotezione per richiedenti asilo erifugiati), 13.441 nei centri di primaaccoglienza e 647 negli hotspot.

Alfano ha ricordato l'accordocon l'Anci «che prevede che i mi-granti siano distribuiti in tutti i co-muni». L'intesa, che sarà ultimatanelle pro s s im e s ettimane dop o me-si di tiraemolla, è allo snodo decisi-vo: quello delle risorse. Nella leggedi bilancio si prevede un'una tan-tum di 5 oo eur o p er ogni immigratoospitato ai comuni impegnati nel-l'accoglienza.Mane12o17potrebbegiungere un ulteriore fondo dausa-re come incentivo nei centri piùriottosi, alimentato con fondi Ue.

Dall'Anci la dichiarazione di Alfa-no è letta come u n p as s o avanti nel-la direzione di unaripartizione piùequa, che fail paio conla necessità,riconosciuta dal capo dipartimen-to Immigrazione delViminale, Ma-rio Morcone, di coordinare le ana-grafi delle questure con quelle co-munali dei migranti residenti.

Intanto il cardinale Angelo Ba-gnasco, presidente Cei, ha avverti-to: «Nonsirisolve niente costruen-do reticolati o muri o interromp en-do delle traversate». L'Europa do-vrebbe agire «con realismo eonestàintellettuale».

Daregistrareinfinelaprotestadidecine di abitanti di Gorino Ferra-rese, che nella notte sono scesi inpiazza costruendo barricate perprotestare contro la decisione delprefetto di Ferrara, Michele Tor-tora, di requisire l'ostello-bar`Amore-Natura' per alloggiare 20profughi (12 donne e 8 bambini).

(J RIPRODD ION RISERVA FA

«La nostra accoglienza diffusa contro l'Europa dei muri»Massimo Solani

Il sistema dell'accoglienza italiano ri-schia ciclicamente il coll asso ma l'espe-rienza toscana ha dimostrato che esisteun'altra via ai grandi centri e alle tendo-poli. Una via che passa per l'accoglienzadiffusa. «Le persone non sono merci dasdoganare, l'accoglienza non è solo unproblema di logistica. E il tema delle mi-grazioni non può essere trattato costan-temente come un'emergenza», spiega ilpresidente della Toscana Enrico Rossi.

Eppure , Presidente , l'opinione pub-blicaeuropea e di conseguenza l'azio-ne dei governi sembrano sempre più«spaventate» dalla questione immi-grazione.«Vedo tanta confusione in giro. Bene hafatto Renzi a sollevare il tema, ponendo-lo con forza all'attenzione dell'Europa.Anche se avolte fatico acomprendere fi-no in fondo il suo europeismo: daun latoaccusa l'Unione di "frenetico immobili-smo" ma dall'altro vota sempre a favorein sede di Consiglio europeo. Ancoranon ci rendiamo conto, nemmeno difronte alle immagini deprimenti dellosgombero di Calais o a quelle tragiche deimorti nel Mediterraneo, che non stiamorispondendo a una delle più grandi sfideche si è posta sul nostro fronte interno.Un tassello fondamentale sono le politi-che di governo dell'accoglienza che nonpossono essere più improntate a logichedi emergenza né possono lisciare il peloa chi soffia sul fuoco della paura. In que-sto quadro ho sempre espresso la miacontrarietà alle grandi concentrazioni,che poi provocano tensioni e generanopaure. La Toscana, come altre esperien-ze, dimostra che la strada da percorrere èquella dell'accoglienza diffusa».

Il sistema toscana nasce nel 2011 aitempi della grande migrazione segui-ta alle primavere arabe. A distanza dicinque anni qualè il bilancio di questaesperienza?

«Oggi in Toscana ci sono 11mila richie-denti asilo su 3,75 milioni di residenti. Ilrapporto è di un migrante ogni 350 abi-tanti. Esiamo una delle regioni che acco-glie di più in rapporto alla popolazione.Nonostante le difficoltà, in questi anni ilsistema ha tenuto, soprattutto grazie al-l'impegno quotidiano di Regione, co-muni e terzo settore».

E sul fronte della percezione da partedei cittadini?«In Toscana non abbiamo la bacchettamagica, problemi e conflitti ci sono statianche qui. Ma siamo sempre riusciti asuperarli grazie al nostro modello di ac-coglienza. Modello che, peraltro, pro-prio perché imperniato su piccoli grup-pi, evita di fare ricorso a grandi appalti,rendendo il sistema molto più traspa-rente e verificabile».

Accoglienza diffusa significa ancheaccoglienza partecipata in una ge-stione del fenomeno condivisa con i

Comuni.«Il coinvolgimento dei Comuni e dellecomunità locali è fondamentale, non sipuò lasciare tutto in mano alle gare deiprefetti. Ci sono comuni, anche moltopiccoli, che stanno facendo cose egregie.Penso all'amministrazione comunale diRiace o ad alcuni centri della Basilicata.Queste esperienze vanno sostenute e in-coraggiate. Questa è l'Europa che ri-sponde alla grande sfida delle migrazio-

ni. Non quelladeimuri, degli Orbane deisuoi cloni italiani, degli imprenditoridella paura».

Come combattere allora il cinismo e-lettorale diquegliamministratori, so -pratutto alNord , che vanno a caccia divoti respingendo chi chiede aiuto?«A chi si rifiuta di accogliere i profughi, lasinistra dovrebbe opporre una nuovacultura egemonica della solidarietà. Ser-ve un nuovo umanesimo socialista equindi una nuova Europa, altrimenti ledestre e i populisti vinceranno ovunque,travolgendo l'idea stessa del progetto eu-ropeo. Chiè contrario ad accogliere qua] -che famiglia di profughi, per mero torna-conto elettorale, dovrebbe invece pensa-re a quello che stanno facendo i curdi ira-cheni: mentre impazza la battaglia diMosul, loro accolgono quell'umanità infuga carica di dolore e di speranza».

In Toscana si è sempre detto che, su-perata l'emergenza, è arrivato il mo-mento di passare alla fase «struttura-le» della gestione dell'accoglienza.Qual è il modello che avete in mente?«Sappiamo che ogni anno decine di mi-gliaia di persone provano a entrare inEuropa e nel nostro Paese. Governo, Re-gioni e Comuni dovrebbero mettersi at-torno a un tavolo per programmare l'ac-coglienza per Il prossimo anno. Solo cosìsi sconfigge l'emergenza».

In estate è stato firmato il protocollod'intesa che disciplina l'ospitalità deirichiedenti protezione internaziona-le nelle abitazioni private. Come fun-ziona il sistema e, ad oggi , che tipo dirisposta c 'è stata?«La risposta è straordinaria. Dal 28 luglioad oggi sono arrivate 150 offerte di acco-glienza, metà in famiglia e metà in ap-partamenti privati. Fino a questo mo-mento sono stati messi a disposizionecirca 800 posti, un dato assolutamenteincoraggiante. E proprio in questi giornistanno partendo i primi inserimenti».

Le dieci leggende più diffuse sui profughi sfatate una a una

Migranti

di Lorenzo Maria Alvaro

25 Ottobre Ott

Medici Senza Frontiere lancia l’iniziativa “L'Anti-slogan”. Un portale online per un’informazione corretta e senza preconcetti

2016

“Portano le malattie”, “hanno tutti lo smartphone”, “sono trattati meglio degli italiani”. Le bufale sugli

immigrati sono dure a morire, ma per sfatarne alcune Medici senza frontiere ha pensato a un’iniziativa online

“anti-slogan”. Una provocatoria pagina web di false notizie a cui corrispondono 10 verità che si scoprono con un clic e

verranno diffuse una a una, nelle prossime settimane. Partendo dalle tante domande raccolte dopo il lancio della

campagna #Milionidipassi – e sulla base di fonti ufficiali e della propria esperienza lungo le rotte della migrazione –

Medici senza frontiere ha formulato risposte specifiche e alla portata di tutti, per facilitare la comprensione di questa

gravissima crisi globale e contribuire a un’informazione corretta, priva di preconcetti, strumentalizzazioni e luoghi

comuni.

«Il drammatico fallimento dell’accoglienza in Europa è spesso accompagnato da facili slogan, che vengono

sfruttati per giustificare le politiche della paura o fare audience sui media», ha detto Loris De Filippi, presidente di

Msf. «La crisi in atto – di cui le persone in fuga e non le nostre società sono la parte vulnerabile e minacciata – va

affrontata attraverso risposte corrette, basate sulla realtà dei fatti. L’Anti-slogan è la nostra proposta per dare a tutti

l’opportunità di capire e per restituire umanità all’approccio comune verso persone in drammatiche difficoltà».

Ecco una sintesi le bufale smentite:

1. Ci portano le malattie! In realtà, migranti non rappresentano un rischio per la salute pubblica. Nel corso di

oltre dieci anni di attività mediche in Italia, Msf non ha memoria di un solo caso in cui la presenza di migranti

sul territorio sia stato causa di un’emergenza di salute pubblica. È anzi il loro stato di salute a peggiorare a

causa delle difficili condizioni in cui si trovano a vivere una volta arrivati in Italia.

2. Li trattiamo meglio degli italiani! Il sistema d’accoglienza italiano è largamente insufficiente: più del 70 per

cento dei richiedenti asilo sono in strutture straordinarie, spesso con personale e servizi insufficienti, mentre

10.000 vivono in siti di fortuna al di fuori del sistema. Riguardo ai 35 euro al giorno, vanno agli enti che

gestiscono i centri, mentre solo 2,5 euro vengono corrisposti al richiedente asilo. Questi fondi vengono peraltro

stanziati in parte rilevante dall’Ue.

3. Aiutiamoli a casa loro! La comunità internazionale da decenni si pone come obiettivo di eliminare la fame e

la povertà estrema ma, nonostante sforzi e investimenti, i risultati sono ancora insufficienti. Gli aiuti

internazionali da soli non bastano a consentire il rientro a casa in sicurezza di chi fugge da conflitti,

persecuzioni e violenza, e in alcuni contesti l’instabilità è tale che non esistono le garanzie minime di sicurezza

per mantenere programmi di assistenza.

4. Ci rubano il lavoro! Non esistono studi che portino dimostrazioni inconfutabili al proposito. Al contrario, le

analisi esistenti mettono in evidenza la scarsa “concorrenzialità” tra lavoro straniero e autoctono. Secondo il

Ministero del Lavoro solo l’1,3 per cento dei lavoratori italiani con laurea svolge un lavoro manuale non

qualificato, mentre questa percentuale si alza all’8,4% nei lavoratori extra-comunitari. Inoltre, secondo l’Inps

ogni anno gli “immigrati” versano 8 miliardi di euro di contributi e ne ricevono 3 in pensioni e altre

prestazioni, con un saldo netto di circa 5 miliardi.

5. Vengono tutti in Italia! La maggior parte dei migranti non si “imbarca” per l’Europa. Degli oltre 65 milioni di

persone costrette alla fuga nel 2015, l’86% è rimasto nelle aree più povere del mondo: il 39 per cento in Medio

Oriente e Nord Africa, 29 per cento in Africa, 14 per cento in Asia e Pacifico, 12 per cento nelle Americhe,

solo il 6% in Europa. In Italia si trovano 118.000 rifugiati (ovvero 1,9 ogni 1000 italiani) e 60.000 richiedenti

asilo. L’Italia è agli ultimi posti in Europa per incidenza dei rifugiati sulla popolazione totale.

6. Sbarcano i terroristi! La maggior parte degli affiliati ai gruppi terroristici coinvolti negli attentati in Europa

erano già presente sul territorio e cittadini europei. Ci sono stati isolati episodi di richiedenti asilo coinvolti in

attentati, ma nella stragrande maggioranza dei casi a bussare alle nostre porte sono persone vulnerabili che

fuggono da guerre e violenza. I rifugiati non sono terroristi, ma vittime del terrore. Il vero rischio è la

strumentalizzazione di queste paure.

7. Sono pericolosi! Sono più vulnerabili che pericolosi. Studi internazionali negano una corrispondenza diretta

tra l’aumento della popolazione immigrata e le denunce per reati penali. Se sono molti i detenuti stranieri nelle

carceri italiane (34%), è dovuto a fattori precisi. Per es. a parità di reato gli stranieri sono sottoposti a misure di

carcerazione preventiva o controlli molto più spesso degli italiani.

8. Non scappano dalla guerra! La distinzione tra rifugiati e migranti economici è una semplificazione. I motivi

che spingono le persone a fuggire sono diversi e spesso correlati: guerre, instabilità politica e militare, regimi

oppressivi, violenze, povertà estrema. Il diritto di ogni persona a chiedere protezione internazionale prescinde

dalla nazionalità e dal paese di origine. A contare sono le cause della fuga, le persecuzioni subite o minacciate,

la vulnerabilità e i bisogni di assistenza e cure mediche.

9. Sono tutti uomini giovani e forti! La maggioranza delle persone che arrivano in Europa è rappresentata da

giovani uomini perché hanno una condizione fisica migliore per poter affrontare un viaggio così duro, ma il

numero di famiglie, donne e minori non accompagnati è in aumento. Secondo l’UNHCR, su circa un milione

di persone arrivate in Grecia, Italia o Spagna via mare nel 2015, il 17% è costituto da donne e il 25% da

bambini.

10. Hanno pure lo smartphone! Per chi fugge ed è costretto a intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, i

cellulari sono beni di prima necessità: sono il mezzo più economico per stare in contatto con i propri familiari;

permettono di capire dove ci si trova, attraverso la geolocalizzazione; servono a condividere informazioni

fondamentali su rotte, mappe, pericoli alle frontiere, blocchi.

Da quando fu introdotto nel 2003 lo strumento è stato rivisitato e modificato molte volte. Facciamo il punto

Cosa è diventato il lavoro accessorioPATRIZIA CLEMENTI ELORENZO SIMONELLI

Dal 2003 - quando fu introdottodalla Legge Biagi - ad oggi il "la-voro accessorio", caratterizzatodal pagamento attraverso i vou-cher, è stato molte volte rivisitatoeprofondamente modificato, maha sempre conservato (e/ o preci-sato) alcune caratteristiche chehanno determinato la sua buonaaccoglienza; in particolare: lasemplicità di utilizzo e l'assenzadegli adempimenti burocraticipropri dei rapporti lavorativi, l'e-senzione dalle imposte sul reddi-to dei compensi percepiti e la lo-ro irrilevanza nel calcolo dell'ISEEe 1a non computabilità ai fini delmantenimento della qualifica difamiliare a carico, la cumulabilitàcon i trattamenti pensionistici econ le forme di sostegno al red-dito per lavoratori in cassa inte-grazione e mobilità, l'ininfluenzasullo stato di disoccupazione e i-noccupazione.

Per questo motivo, nel corsodegli anni anche gli enti non pro-fit, comprese le parrocchie e glialtri enti ecclesiastici, hanno uti-lizzato sempre di più i buoni la-vori, non solo per inquadrare al-cune prestazioni lavorative, maanche come strumento che con-sente di prestare un aiuto econo-

mico a persone in difficoltà nonlimitandosi a fare beneficienza,ma potendo offrire opportunitàdi lavoro che, per quanto margi-nali, aiutano le persone assistite anon sentirsi destinatari di elemo-sine e a conservare la propria di-gnità nonostante la situazione dicriticità (transitoria o di lunga du-rata) nella quale versano. Ë la stra-da scelta da molte parrocchie eanche da alcuni enti pubblici (inparticolare i comuni) che spessooperano in collaborazione con igruppi Caritas delle parrocchie, lecooperative sociali e altri enti delmondo del non profit realizzan-do percorsi lavorativi per sogget-ti svantaggiati.

I. Il sistema dei buoni lavoro(o voucher). La principale pecu-liarità del lavoro accessorio con-siste nella modalità di pagamen-to del corrispettivo che avvieneattraverso "buoni lavoro" che icommittenti consegnano (o ac-creditano, nel caso dei vouchertelematici) ai lavoratori per il pa-gamento delle prestazioni effet-tuate.

I buoni lavoro possono esserecartacei o telematici: ciascuno diessi prevede una particolare pro-cedura per l'acquisto, l'attribu-zione al lavoratore e la riscossio-ne (perle diverse caratteristichee modalità di utilizzo si ved ano lespiegazioni riportate nel sito IN-PS nella sezione "buoni lavoro").Il valore nominale è comprensi-vo della contribuzione (pari al13%) a favore della Gestione Se-parata INPS, che viene accredi-tata sulla posizione individualecontributiva del lavoratore; diquella in favore dell'INAIL perl'assicurazione contro gli infor-tuni (7%) e di un compenso alconcessionario per la gestionedel servizio (5%). Come accen-nato sopra i compensi derivantidal lavoro accessorio sono esen-ti da qualsiasi imposizione fisca-le e non incidono sullo stato di di-soccupato o inoccupato del la-voratore.

2. Il valore orario dei buoni la-voro. Il decreto legislativo 81/2015all'articolo 49 stabilisce che i com-pensi per le prestazioni di lavoroaccessorio avvengono attraverso«buoni orari, numerati progressi-vamente e datati» il cui valore no-minale dovrà essere fissato «condecreto le Ministero del lavoro edelle politiche sociali, tenendoconto della media delle retribu-zioni rilevate perle diverse attivitàlavorative e delle risultanze i-struttorie del confronto con le par-ti sociali» (c. 1); in attesa dell'e-manazione del provvedimento «ilvalore del buono orario è fissato in10 euro» (c. 2).

In pratica, per contrastare l'in-staurazione di rapporti formal-mente corretti ma con compen-si non congrui rispetto alle orelavorate, la legge prevede che ilcorrispettivo per un'ora di lavo-ro non può essere inferiore a 10euro (lordi).

3. II perimetro del lavoro ac-cessorio. La legge definisce lavo-ro accessorio le «attività lavorati-ve che non danno luogo, con rife-rimento alla totalità dei commit-tenti, a compensi superiori a 7.000euro nel corso di un anno civile» estabilisce che possono riceverecompensi per prestazioni di la-voro accessorio anche «percetto-ri diprestazioni integrative delsa-lario odi sostegno al reddito» , ma«nel limite complessivo di 3.000euro di compenso per anno civile».Se il committente è un professio-nista o un'impresa la norma re-stringe la possibilità di ricorrere aprestazioni di lavoro accessoriostabilendo che «fermo restando illimite complessivo di 7.000 euro,neiconfronti deicornmittenti im-prenditori o professionisti, le atti-vità lavorative possono esseresvol-tea favoredi ciascun singolo coin-mittente per compensi non supe-riori a2.000 euro» (D.Lgs. 81 /2015,

art. 48, cc. 1 e 2).Va precisato che gli importi si ri-

feriscono ai compensi netti, quin-di: curo 7.000 corrispondono aeuro 9.330 lordi, curo 3.000 corri-spondono a euro 4.000 lordi edeuro 2.020 corrispondono a euro2.690 lordi (cfr. Circolare INPS12.8/2015, n. 149).

In linea generale il perimetrodel lavoro accessorio, quindi, èdeterminato solo da un limite dicarattere economico, essendo deltutto ininfluente la sua durata,cioè la occasionalità o la periodi-cità delle prestazioni lavorative.Per essere più precisi, i limiti so-no due, uno che riguarda il lavo-ratore, l'altro che prende in con-siderazione il committente (vi so-no, inoltre, dell e eccezioni che ri-guardano solo il settore agricolo,di cuinon si tratta in questa sede).Con riferimento al lavoratore èprevisto, come già anticipato, chei compensi complessivamentepercepiti nel periodo che va dal1° gennaio al 31 dicembre di cia-scun anno, non possono supera-re la somma di 7.000 o, se si trat-ta di un soggetto che riceve pre-stazioni integrative del salario odi sostegno al reddito, l'importo di3.000 euro senza perdere il dirit-to alle prestazioni.

continua a pagina

Con riferimento al committen-te è stabilito che i compensi corri-sposti a ciascun prestatore da im-prenditori commerciali e liberiprofessionisti non possono supe-rare l'importo di euro 2.000 nel-l'anno civile; più precisamente lasomma è di euro 2.020, cioè l'im-porto come risultante dalla rivalu-tazione di cui alla Circolare INPS77/2015.4. La denuncia della prestazioneall'INPS. Un elemento sicura-mente apprezzato della disciplinadel lavoro accessorio è che i com-mittenti sono sollevati dagli a-dempimenti di carattere burocra-tico legati alla gestione dei rapportidi lavoro subordinato (o autono-mo): infatti non sono tenuti a pre-sentare dichiarazioni di assunzio-ni, ad operare versamenti contri-butivi e fiscali, a provvedere allacompilazione di librie registri, ari-lasciare la documentazione atte-stante il reddito e le trattenute, apresentare la dichiarazione del so-stituto d'imposta (Modello 770).

Di contro è necessario che pri-ma dell'inizio della prestazione icommittenti comunichino all'IN-PS l'attivazione della prestazionelavorativa, il periodo all'interno delquale la prestazione lavorativa saràresa (per periodi non superiori a30 giorni consecutivi; se la presta-zione dura oltre 30 giorni occorrefare più denunce) il luogo di lavo-ro, i dati del lavoratore e quelli delcommittente. Le comunicazioni diinizio attività devono essere resecon modalità differenziate a se-condadel canale utilizzato per l'ac-quisto dei vouchers (cartacei o te-lematici) e sono condizione indi-spensabile per poter utilizzare ibuoni lavoro per effettuare i paga-menti del lavoro svolto: ciò signi-fica che se la dichiarazione inizia-le non è correttamente adempiu-ta non sarà possibile pagare lapre-stazione consegnando o accredi-tando i vouchers!

5. La comunicazione alla DTL.Al fine di prevenire gli abusi, e po-ter così salvaguardare questo isti-tuto, il legislatore è recentementeintervenuto. In particolare, e limi-tatamente ai rapporti di lavoro re-si a favore di professionisti o im-prenditori, oltre ad introdurre il li-mite di 2.020 euro per collabora-tore, ha anche previsto l'obbligo diprovvedere ad una nuova comu-nicazione alla Direzione territo-riale del lavoro (DTL) che si ag-giunge alla denuncia della presta-zione comunque dovuta all'INPS(cfr. art. 49, c. 3).

Con la Circolare n. 1 dello scor-so 17 ottobre l'Ispettorato Nazio-nale del Lavoro (INL) ha fornito in-dicazioni circa le modalità di talecomunicazione, stabilendo cheper gli imprenditori non agricoli eper i professionisti la comunica-zione in questione andrà effettua-ta almeno 60 minuti prima dell'i-nizio della prestazione, dovrà ri-guardare ogni singolo lavoratoreche sarà impegnato in prestazionidi lavoro accessorio e dovrà indi-care:

1) i dati anagrafici o il codice fi-scale del lavoratore;

2) il luogo della prestazione;3) il giorno di inizio della pre-

stazione;4) l'ora di inizio e di fine della

prestazione.Una diversa modalità viene fis-

sata per gli imprenditori agricoli:la comunicazione andrà effettua-ta entro lo stesso termine di 60 mi-nuti prima della prestazione macon contenuti parzialmente di-versi. In questo caso, infatti, si pre-vede che la comunicazione indi-chi:

1) i dati anagrafici o il codice fi-scale del lavoratore;

2) il luogo della prestazione;3) la durata della prestazione

con riferimento ad un arco tem-porale non superiore a 3 giorni.

La trasmissione di queste co-municazioni deve avvenire solo u-tilizzando la posta elettronica uti-lizzando i nuovi indirizzi indicatinella Circolare.

Va ricordato, infine, che l'artico-lo 49, comma 3 del D.Lgs 81/2015ha previsto che, in caso di viola-zione di questo adempimento siapplicala sanzione amministrati-va da euro 400 ad euro 2.400 in re-lazione a ciascun lavoratore per cui

è s tata omessa la comunicazione.

6. La comunicazione alla DTLegli enti non profit. Per quanto ri-guarda il nuovo obbligo di comu-nicazione alla DTL si pone la que-stione di comprendere quali sianoi soggetti committenti tenuti ata-le adempimento.

La norma così si esprime:«Ieomrnittentiimprenditorinon

agricoli o professionisti che ricor-rono a prestazioni di lavoro acces-sorio sono tenuti, almeno 60 mi-nuti prima dell'inizio della presta-zione, a comunicare alla sede ter-ritorialeeompeten.tedell'Ispettora-to nazionale del lavoro, mediantesms o posta elettronica, i dati ana-gra fici o il codice fiscale del lavora-tore, indicando, altresì, il luogo, ilgiorno e l'ora di inizio e di fine del-la prestazione.

I committenti imprenditori a-gricoli sono tenuti a comunicare,nello stesso termine e con le stessemodalità di cui al primo periodo, idati anagrafici o il codice fiscaledellavoratore, il luogo e la durata del-

la prestazione con riferimento adun arco temporale non superiore atre giorni».

La norma, come detto, non ri-guarda tutti i committenti, ma so-lo gli "imprenditori" (agricoli enon) e i "professionisti". Certa-mente non possono essere quali-ficati imprenditori i committentiche non esercitano alcuna attivitàd'impresa o di lavoro autonomo(dunque, tutti i soggetti che nonpossiedono Partita IVA).

Altrettanto deve dirsi dei sog-getti che, analogamente alle per-sone fisiche, possono avere unasfera commerciale e una sferanoncommerciale ed impiegano il la-voratore all'interno delle attivitàappartenenti alla sfera non com-merciale (ad es. perla parrocchia:colui che provvede alla cura dellachiesa, alla pulizia degli ambientiparrocchiali, l'educatore retribui-to in oratorio ...).

Per quanto riguardai lavoratoriimpiegati nella sfera commercialesi dovrebbe ritenere che siano sog-getti alla nuova disposizione delcomma 3. Tuttavia la soluzione a-dottata dall'INPS per una prece-dente analoga questione induce aconclusioni diverse. Si tratta diquanto precisato dall'Istituto in ri-ferimento al comma 1 dell'artico-lo 48 due, in riferimento al limitedel compenso erogabil e a ciascunlavoratore, distingue tra commit-tenti imprenditori o professionistie gli altri committenti: «i. Per pre-stazioni di lavoro accessorio si in-tendonoattivitàlavorativechenondanno luogo, con riferimento allatotalità dei committenti, a eom-pensisuperioria 7.000 euro nel cor-so di un anno civile, annualmenterivalutati sulla base della varia-zionedell'indieelSTATdeiprezzi alconsumo per le famiglie degli ope-

rai edegli impiegati. Fermo restan-do il limitecomplessivodi 7000eu-ro, nei confronti dei committentiimprenditori o professionisti, le at-tività lavorativepossono esseresvol-te a favore di ciascun singolo com-mittente per compensi non supe-riori a 2.000 euro, rivalutati an-nualmente ai sensi del presentecomma>.

Per impedire che il committen-te imprenditore o professionista e-roghi ai lavoratori un importo an-nuo netto superiore ad euro 2.020l'INPS chiede al committente disottoscrivere in via telematicaun'autocertificazione (ai sensi del-l'articolo 46, DPR 445/2000).

Come precisato nel Messaggio8628 de12 febbraio 20161'INPS nonconsidera imprenditore - limitata-mente alla normativa del lavoroaccessorio - chi, pur essendo tito-lare di partita IVA, rientra tra le se-guenti tipologie di soggetti:

Committente pubblicoAmbasciatePartiti e movimenti politici

- Gruppi parlamentari- Associazioni sindacali- Associazioni senza scopo di lu-

cro- Fondazioni che non svolgono

attività d'impresa- Condomini- Associazioni e società sportive

dilettantistiche- Associazioni di volontariato e

i Corpi volontari- Chiese ed associazioni religio-

se- Comitati provinciali e locali

della Croce Rossa, Gialla, Verde, A-VIS, ecc.

- Altro.Pertanto si deve ritenere che ad

oggi e limitatamente alle questio-ni relative al lavoro accessorio,considerato che la Circolare 1 del17 ottobre 2016 nonmodifical'am-bito dei soggetti che devono esse-re considerati imprenditori le par-rocchie (e gli altri enti ecclesiasti-ci) e le associazioni civili senza sco-po di lucro che gestiscono, per e-sempio, una scuola, il bar, il cine-teatro, la casa per ferie (ed ogni al-tra attività economica) sono espli-citamente considerati "non im-prenditori " e, per coerenza, ad es-si non si applica la nuova disposi-zione circa la comunicazione pre-ventiva dell'attivazione di un rap-porto di lavoro accessorio di cui alcomma 3, articolo 49, del D.Lgs. n.81/2015. Qualora dovessero esse-re modificate le disposizioni legi-slative o amministrative, questaconclusione potrà essere rivista.

Patrizia Clementie Lorenzo Simonelli

RIPRODUZIONE RISERJRTA

Istituto Nazionale Previdenza Sociale - Messaggio 2 febbraio 2016 , n. 8628

Lavoro accessorio : chiarimenti su committenti imprenditori e liberi professionisti D.Lgs.8112015

Lavoro accessorio - Voucher - Utilizzo voucher - D.Lgs 81/2015 - Committenti imprenditori eliberi professionisti - Chiarimenti

Oggetto: Lavoro accessorio : chiarimenti su committenti imprenditori e liberi professionisti D.Lgs.8112015

Il D.Lgs. in argomento pone due importanti limitazioni all'utilizzo dei voucher per ì committentiimprenditori e professionisti:

il limite di 2.000 euro erogabili al singolo prestatore, di cui al comma 1 dell'art. 48;l'obbligo di acquisto dei voucher in modalità esclusivamente telematica, di cui al

comma 1 dell'art. 49.Innanzitutto va precisato che l'eliminazione dell'aggettivo "commerciale" rispetto a quantoprevisto dal vecchio impianto normativo non è significativo ai fini dell'individuazione dei soggettiimprenditori.La Circolare del Ministero del Lavoro n. 18/2012, chiarisce che "l'espressione "imprenditorecommerciale" vuole in realtà intendere qualsiasi soggetto, persona fisica o giuridica, che operasu un determinato mercato, senza che l'aggettivo "commerciale" possa in qualche modocircoscrivere l'ambito settoriale dell'attività d'impresa alle attività di intermediazione nellacircolazione dei beni".In linea generale, dunque, l'espressione "imprenditori" risulta comprensiva di tutte le categoriedisciplinate dall'art. 2082 e segg. del codice civile, dalla cui lettura congiunta è possibileIndividuare una serie di soggetti che, pur operando con Partita IVA e/o codice fiscale numerico,non sono da considerare imprenditori e, dunque, non sono soggetti alle limitazioni suddette.A titolo non esaustivo si indicano i seguenti soggetti:

Committenti pubblici[1] (nel rispetto dei vincoli previsti dalla normativa in materia dicontenimento della spesa e, ove previsto, dal patto di stabilità interno);Ambasciate;Partiti e movimenti politici;Gruppi parlamentari;Associazioni sindacali;Associazioni senza scopo di lucro;Chiese o associazioni religiose;Fondazioni che non svolgono attività d'impresa;CondominiAssociazioni e società sportive dilettantistiche;Associazioni di volontariato e i Corpi volontari (Protezione civile, Vigili del Fuoco ecc.)Comitati provinciali e locali della Croce Rossa, Gialla, Verde e Azzurra, AVIS, ecc..

Nulla è cambiato in merito alla categoria dei professionisti per i quali fare occorre fare

riferimento integrale alla Circolare n. 49 del 29 marzo 2013.Per eventuali soggetti non contemplati nella presente PEI e per i quali possa sussistere un

dubbio sull'imprenditorialità dell'attività svolta deve essere inoltrato un quesito alla casella diposta istituzionale LavoroOccasionale.DG.

[1] La nozione di committente pubblico comprende i soggetti indicati all'art. 1, comma 2 , delD.Igs. n° 165/2001 nonché i soggetti indicati nel Conto Economico Consolidato (L. 196 del31/12/2009) di cui all'elenco ISTAT pubblicato nella lista UTILITA dell'home page del sitointranet Lavoro Accessorio.

La presentazione della dichiarazione per gli enti associativi serve ad usufruire di agevolazioni fiscali

Modello Eas, termini non perentoriVERONICA TOMELLERi

Vi siete accorti che lamaggiorpar-te delle informazioni che si devo-no indicare nel Modello EAS so-no dati già a disposizione dell'A-genzia dell e Entrate? Partendo daquesto presupposto, coninterro-gazione parlamentare 29.9.2016,n. 5-09617 è stato chiesto se fossenecessario mantenere tutte leinformazioni ivi indicate e se sipotesse spostare iltermine eli pre-sentazione dalla costituzione del-l'ente all'avvio delle attività de-commercializzate.

L'Agenzia delle Entrate, in ri-sposta all'interrogazione, ha riba-dito la necessità di fornire le infor-mazioni richieste dal Modello, maha anche precisato che il terminefissato per la sua presentazionenon ha carattere perentorio.

Ricordiamo che presentare ilModello EAS è importante per-ché a questo adempimento è su-bordinata la possibilità di usu-fruire delle agevolazioni fiscalicontenute nell'articolo 4 delD.P.R. 633/1972 e nell'articolo148 del D.P.R. 917/1986 (TUIR)che permettono di "decommer-cializzare" le entrate derivanti daattività rese in conformità degliscopi istituzionali nei confrontidegli associati, anche se sono ri-chiesti specifici corrispettivi,contributi o quote associative in-tegrative. Infatti coloro che nonadempiono all'obbligo di pre-sentazione del Modello in que-stione non possono fruire delle a-gevolazioni fiscali.

A proposito dei termini di pre-sentazione l'Agenzia ha afferma-to che l'invio del Modello oltre itermini fissati non preclude defi-nitivamente all'ente di avvalersidel regime agevolativo, ma ne e-sclude l'applicazione per le soleattività precedenti la data di pre-sentazione del Modello stesso.

In tal caso, se ricorrono i requi-siti qualificanti previsti dalla nor-mativa tributaria, l'associazionepuò applicare il predetto regimeagevolativo alle operazioni com-piute successivamente alla pre-sentazione del Modello, mentrene restano escluse quelle com-piute in precedenza.

L'Agenzia ha evidenziato, inol-tre, che è consentita la remissio-ne in bonis ex articolo 2 del D.L.16/2012 al fine di fruire del regi-me agevolativo fin dalla data dicostituzione dell'ente.

Approfittiamo dell'occasioneper richiamare le disposizioni cheriguardano questo importante a-dempimento che risulta a tutt'og-gi scarsamente rispettato, nono-stante le gravi conseguenze chel'inosservanza comporta

1. Modalità e termini di pre-sentazione. Il Modello può esse-re presentato esclusivamente conmodalità telematica dire ttamen-te dall'ente associativo o tramiteintermediari abilitati. I termini ditrasmissione variano a secondadel soggetto che deve comunica-re i dati:

a) soggetti di nuova costi tuzio-ne: entro 60 giorni dalla data dicostituzione (anche se in base alchiarimento emerso con l'inter-rogazione parlamentare tale ter-mine non è perentorio);

b) soggetti che registrano dellevariazioni dei dati precedente-mente comunicati: entro il 31marzo dell'anno successivo aquello in cui si è verificata la va-riazione. In questo caso bisognaindicare nuovamente tutti i datirichiesti nel Modello benché nonvariati. Non è obbligatorio pre-sentare un nuovo Modello se lavariazione riguarda esclusiva-mente la sezione Dichiarazionidel rappresentante legale ed inparticolare: i dati relativi agli im-porti di cui ai punti 20 (attività disponsorizzazione e pubblicità) e21 (messaggi pubblicitari per ladiffusione dei propri beni e servi-zi); il numero e dei giorni dellemanifestazioni per la raccolta difondi di cui al punto 33; i dati dicui ai punti 23 (media degli ulti-mi tre esercizi delle entrate del-l'ente), 24 (numero degli associa-ti), 30 (ammontare delle eroga-zioni liberali ricevute) e 31 (am-montare dei contributi pubbliciricevuti). La Risoluzione125/E/2010 ha inoltre precisatoche qualora le informazioni o i da-ti variati siano giàin possesso del-l'Amministrazione finanziaria,non è necessario presentare nuo-vamente il Modello EAS;

c) soggetti che perdono i re-quisiti qualificanti previsti dallanormativa fiscale: presentazio-ne entro 60 giorni dalla data incui si verifica tale circostanza,compilando la sezione Perditadei requisiti.

2. Tardiva presentazione delModello: remissione in bonis. Perchi non ottempera all'obbligo dipresentazione del Modello FAS

nei termini sopra indicati, essen-done obbligato, vi è la possibilitàdi fare ricorso all'istituito dettare-missione in bonis introdotto dal-

l'articolo 2, comma 1 del D.L.16/2012 al fine di evitare che me-re dimenticanze relative a comu-nicazioni ovvero, ingenerale, ad a-dempimenti formali non esegui-ti tempestivamente, precludanoal contribuente la possibilità difruire di benefici fiscali o di regi-mi opzionali.

Con la Circolare 38/E del28.9.2012 e con la Risoluzione110/E del 12.12.2012, l'Agenziadelle Entrate ha evidenziato cheanche l'omesso invio del Model-lo FAS può beneficiare dell'istitu-to della remissione in bonis ma acondizione che "non sia stataconstatata o non siano iniziati ac-cessi, ispezioni, verifiche o altreattività amministrative di accer-tamento delle quali l'autore del-l'inadempimento abbia avuto for-male conoscenza".

Per effettuare la regolarizza-zione l'ente deve effettuare la co-municazione telematica "entroil termine di presentazione del-la prima dichiarazione utile", daintendersi come la prima di-chiarazione dei redditi il cui ter-mine di presentazione scadesuccessivamente al termine pre-visto per effettuare la comunica-zione e versare contestualmen-te una sanzione di 250 euro tra-mite modello F24.

Coloro che abbiano provve-duto a trasmettere il ModelloEAS tardivamente non devononuovamente ripresentarlo, (sal-vo il caso di variazione dei dati i-vi comunicati) ma devono ver-sare unicamente la sanzione pa-ri ad giuro 250 entro i termini so-pra indicati.

3. Soggetti obbligati . I:oneredella presentazione del ModelloEAS è previsto per tutti gli enti ditipo associativo che fruiscono del-la detassazione delle quote asso-ciative ovvero dei contributi o deicorrispettivi.

Quindi l'adempimento inte-ressa anche gli enti associativi chesi limitano a riscuotete le quoteassociative oppure i contributiversati dagli associati o parteci-panti a fronte dell'attività istitu-zionale svolta dai medesimi.

I: obbligo riguarda:- gli enti associativi di natura

privata, con o senza personalitàgiuridica;

- le società sportive dilettanti-stiche di cui all'articolo 90 della L.289/2002;

- le organizzazioni di volonta-riato, ad eccezione di quelle e-spressamente escluse dal comma1 dell'articolo 30 del D.L.18520/08;

- i soggetti associativi con au-tonomia giuridica tributaria e per-tanto anche le articolazioni terri-toriali o funzionali di un ente na-zionale, qualora questi si confi-gurino come autonomi soggettid'imposta ai sensi dell'articolo 73del TUIR.

4. Soggetti che possono pre-sentare il Modello semplificato.Possono presentare il Modello informa "semplificata", ovvero li-mitandosi a compilare la sezionededicata ai dati dell'ente e del suorappresentante legale ed indica-re le informazioni contenute neipunti 3, 4, 5, 6, 25, 26, 20 (solo perle società e associazioni sportivedilettantistiche):

- associazioni e società sporti-ve dilettantistiche riconosciutedal Coni (diverse da quelle eso-nerate);

- associazioni di promozionesociale iscritte nei registri di cuialla L. 383/2000;

- organizzazioni di volontaria-to iscritte nei registri di cui alla L.266/1991, diverse da quelle eso-nerate;

- associazioni iscritte nel regi-stro delle persone giuridiche te-nuto dalle prefetture, dalle regio-ni o dalle provincie autonome aisensi del D.P.R. 361/2000;

- associazioni religiose ricono-sciute dal Ministero dell'internocome enti che svolgono in viapre-minente attività di religione e diculto, nonché le associazioni ri-conosciute dalle confessioni reli-giose con le quali lo Stato ha sti-pulato patti o accordi o intese;

- movimenti e partiti politici te-noti alla presentazione del rendi-conto di esercizio per la parteci-pazione al piano di riparto deirimborsi per le spese elettorali aisensi della L. 2/1997 o che hannocomunque presentato proprie li-ste nelle ultime elezioni del Par-lamento nazionale o del Parla-mento Europeo;

segue da pagina 6 - associa-zioni sinda-

cali e di categoria rappresentate nel CNEL nonché as-sociazioni per le quali la funzione di tutela e rappre-sentanza degli interessi della categoria risulti da dispo-sizioni normative o dalla partecipazione presso ammi-nistrazioni e organismi pubblici di livello nazionale oregionale, le loro articolazioni territoriali e/o funziona-li gli enti bilaterali costituiti dalle anzidette associazio-ni gli istituti di patronato che svolgono, in luogo delle as-sociazioni sindacali promotrici, le attività istituzionaliproprie di queste ultime;

ANCI, comprese le articolazioni territoriali;associazioni riconosciute aventi per scopo statuta-

rio lo svolgimento o la promozione della ricerca scien-tifica individuate con decreto del Presidente del Consi-glio dei Ministri (per esempio, l'Associazione italianaper la ricerca sul cancro);

- associazioni combattentistiche e d'arma iscritte nel-l'albo tenuto dal Ministero della difesa;

- federazioni sportive nazionale riconosciute dal Co-ni.

Per completezza di precisa che le informazioni con-tenute nei punti 3, 4, 5 e 6 riguardano aspetti "struttu-rali" del soggetto, in quanto sono relative al fatto chel'ente abbia o meno personalità giuridica, che abbia omeno articolazioni territoriali o funzionali o che a suavolta sia o meno un'articolazione territoriale o funzio-nale di un altro ente e che sia o meno affiliato a federa-zioni o gruppi. Anche le informazioni contenute neipunti 25 e 26 (settore di intervento e tipologie di attivitàsvolte) sono strettamente collegate alla essenza stessadel soggetto. Il punto 20 riguarda le informazioni rela-tive alle sponsorizzazioni e pubblicità.

5. Soggetti esonerati ed esclusi. Sono esonerati dall'ob-bligo di presentazione:

- associazioni pro-loco che hanno esercitato l'opzio-ne per il regime agevolato di cui alla L. 39811991;

- enti associativi dilettantistici iscritti nel registro delConi che non svolgono attività commerciale;

- organizzazioni di volontariato iscritte nei registri re-gionali che non svolgono attività commerciali diverse daquelle marginali individuate dal D.M. 25/05/95

Sono ESCLUSI dall'obbligo di presentazione:- le onlus;- gli enti che non hanno natura associativa (ad esem-

pio le fondazioni);- i patronati che non svolgono al posto delle associa-

zioni sindacali promotrici le loro proprie attività istitu-zionali;

- gli enti destinatari di una specifica disciplina fisca-le (ad esempio fondi pensione);

le cooperative sociali di cui alla L. 38111991;gli enti di diritto pubblico.

Veronica TomelleriO RIPRODUZIONE RISERVATA

IL REPORT

Dramma minori, su 20mila ragazzioltre seimila risultano scomparsiSono 19.982 i bambini stranieri non accompagnati arrivati nelnostro Paese fino ad oggi. Di questi sono 6.110 i minori (di etàintorno ai 17 anni) che risultano irreperibili, la grande maggioran-za dei quali di cittadinanza egiziana (25,5%), eritrea (20,2%) esomala (19,8%). Sono accolti in numero maggiore in strutture, laSicilia è al primo posto per accoglienza. Ê quanto emerge dall'ana-lisi del Report di monitoraggio relativo ai minori stranieri nonaccompagnati presenti sul territorio nazionale.Come ricorda anche il senatore Roberto Calderoli, vicepresidentedel Senato «nell'ultima settimana sono arrivati dall'Africa oltre12mila immigrati che al termine dell'iter burocratico, dopo cheper due anni li avremo mantenuti qui a spese dei cittadini, risulte-ranno clandestini, mentre tra ieri e oggi sono arrivati 120 profu-ghi siriani, dal Libano, attraverso un corridoio umanitario. Eccocome dovrebbero funzionare le cose: l'Italia dovrebbe accoglieresolo questi 120 profughi, non gli altri 12mila. Del resto i datiforniti dal Viminale confermano che su 145mila immigrati sbarca-ti a fine settembre quelli che hanno fatto richiesta di asilo sonostati appena 85mila, dunque 60mila di loro non hanno neppurefatto la domanda, e su -70mila richieste finora esaminate quelleche hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati sono solo 3.590,ovvero il 5%. Questa è la verità: nelle nostre strutture ospitiamo150mila clandestini e poche centinaia di aventi diritto allo statusdi profugo».

Welfare

Bistecca addio: il 50% delle famiglie povere rinuncia alla carne

di Gabriella Meroni

26 Ottobre Ott 2016 1016

Sempre meno italiani mangiano carne e pesce, ma anche frutta e verdura. Sono 16,6 milioni gli italiani che nell’ultimo anno hanno ridotto il consumo di carne, secondo una indagine del

Uno studio del Censis certifica il ritorno all'Italia spaccata in due anche a tavola: nell’ultimo anno, hanno ridotto il consumo di carne il 45,8% delle famiglie a basso reddito, un dato che sale al 52% per la carne bovina, contro il 32% di quelle benestanti. Crollano anche i consumi di frutta e verdura da parte delle famiglie meno abbienti. Mentre l'obesità vola

Censis, mentre 10,6 milioni hanno diminuito il consumo di pesce, 3,6 milioni la frutta e 3,5 milioni la verdura. Un effetto della crisi, che fa pensare a un ritorno alla tavola «per ceto sociale»: nell’ultimo anno, infatti, hanno ridotto il consumo di carne il 45,8% delle famiglie a basso reddito (un dato che sale al 52% per la carne bovina) contro il 32% di quelle benestanti. Per il pesce, il 35,8% delle meno abbienti e il 12,6% delle più ricche. Per la verdura, riducono il consumo il 15,9% delle famiglie a basso reddito e il 4,4% delle più abbienti. Per la frutta, il 16,3% delle meno abbienti e solo il 2,6% delle più ricche. Dunque se nell’Italia del ceto medio – nota il Censis - vinceva la dieta equilibrata dal punto di vista nutrizionale disponibile per tutti, nell’Italia delle disuguaglianze il buon cibo lo acquista solo chi può permetterselo.

In generale, è la spesa alimentare delle famiglie meno abbienti a essere andata in picchiata negli ultimi anni:

nel periodo 2007-2015 è diminuita in media del 12,2% in termini reali, ma nelle famiglie operaie è crollata del 19,4% e in quelle con a capo un disoccupato del 28,9%. Nello stesso periodo, la spesa per la carne è scesa del 16,1%; quanto alla carne bovina, in Europa solo i greci (-24%) hanno tagliato di più degli italiani (-23%). Queste riduzioni intaccano consumi di carne che in Italia erano già inferiori agli altri Paesi europei. Infatti, gli italiani si collocano al terz’ultimo posto in Europa per consumo «apparente» (cioè al lordo delle parti non edibili) delle diverse tipologie di carne (pollo, suino, bovino, ovino) con 79 kg pro-

capite annui, distanti da danesi (109,8 kg), portoghesi (101 kg), spagnoli (99,5 kg) e anche francesi (85,8 kg) e tedeschi (86 kg).

La riduzione del consumo di alimenti come carne, pesce, frutta e verdura – è la conclusione dello studio - «minaccia l’equilibrio nutrizionale della dieta delle famiglie italiane, a lungo considerata nel mondo un modello a cui ispirarsi perché fondamento del mangiare equilibrato. E aumenta così il rischio di patologie». I tassi di obesità sono più alti nelle regioni con redditi inferiori e con una spesa alimentare in picchiata. Nel Sud, dove il reddito è inferiore del 24,2% rispetto al valore medio nazionale e la spesa alimentare è diminuita del 16,6% nel periodo 2007-2015, gli obesi e le persone in sovrappeso sono il 49,3% della popolazione, molto più che al Nord (42,1%) e al Centro (45%), dove i redditi medi sono più alti e la spesa alimentare ha registrato nella crisi una riduzione minore.

«Sui migranti pronti a bloccare il bilancio Ue»Renzi e la ricollocazione dei profughi: se l'Europa conl.inua coni veli non daremo più soldi. Recuperali 13 cadaveri

ROMA «È una vicenda moltodifficile da giudicare, da un la-to c'è un atteggiamento dicomprensione, anche se nondi condivisione, verso una par-te della popolazione che è mol-to stanca. Dall'altro parliamo di1l donne e 8 bambini, che sonostati comunque sistemati. For-se è mancato qualcosa sia daparte nostra, dello Stato, maanche di dialogo nel merito».

Matteo Renzi - nel giornoin cui vengono recuperati altri13 cadaveri al largo delle costelibiche (sono 55 negli ultimi iogiorni) - ammette che la vi-cenda di Gorino poteva esseregestita meglio dalla prefettura,che da entrambe le parti ci so-no quote di ragione, che certa-mente lo Stato, in questo caso,come depositario di alcune re-sponsabilità, poteva fare unafigura migliore. Lo dice a Portaa porta, nel corso della tra-smissione, mentre parla più ingenerale di migranti e di rap-porti con la Ue.

Il premier annuncia che

l'Italia è pronta anche a mette-re il veto sul bilancio Ue, nel2017, se i Paesi che resistonoalla ricollocazione dei profu-ghi non cambieranno atteggia-mento. «Se l'Ungheria, se laRepubblica Ceca, se la Slovac-chia ci fanno la morale sui no-stri migranti e poi non ci dan-no una mano e vogliono i no-stri soldi, nel 2017 tutta l'Italiadeve stare a fianco del governoper dire che non ce n'è. Noi isoldi li mettiamo se contem-poraneamente ci sono anche

gli oneri da parte degli altri. Isoldi non passano dai muri. Setiri su un muro, i soldi degliitaliani te li scordi».

Renzi ha ricordato per l'en-nesima volta che l'Italia è tra iprimi contributori dell'UnioneEuropea, versando 20 miliardiall'anno a fronte di contributiper 12 miliardi. E in questa cor-nice se la Commissione doves-se chiedere all'Italia di diminu-ire le spese per i migranti pre-viste nella legge di Bilancio,dovrebbe darci più soldi: «L'Ue

vuole abbassare le spese per imigranti in Italia: aprano leporte e noi abbassiamo le spe-se, invece della bocca aprano ilportafoglio».

C'è anche un grido di allar-me, sul problema della gestio-ne dell'immigrazione: «Possia-mo arrivare a marzo, oppurel'Italia non riesce a passare unanno come quello che ha pas-sato». Anche se siamo «ancorain grado di reggere».

Marco Galluzzo

35 VEuroII costopro capitegiornalieroper ciascunmigrantein Italia(dati Ocse)

MilaIl numerodegli immigratisbarcatiin Italiae ospitatinelle strutturetemporanee

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La corresponsione di somme di denaro anche esigue genera conseguenze spesso sottovalutate

Volontari, il rimborso spese è tassatoPAOLO PESTICCIO

Con due recenti e speculari ordi-nanze (Cass. 23.11.2015 n. 23890 e25.011.2015 n. 24090) i Giudici diPiazza Cavour hanno soffermatol'attenzione sulla nota e contro-versa questione dei rimborsi spe-se ai volontari che prestano atti-vità nelle organizzazioni di volon-tariato (OdV).

La questione . Il ricorso dell'A-genzia delle Entrate ai SupremiGiudici è finalizzato alla cassazio-ne della sentenza con cui la CTRLombardia, riformando la senten-za di primo grado, annullava l'av-viso di accertamento con il qualel'Ufficio - previa riqualificazionedelle somme erogate dall 'Associa-zione ai propri associati coanecompensi invece che come rim-borsi spese - recuperava a tassa-zione la relativa ritenuta alla fon-te. Secondo la Commissione Tri-butaria Regionale , infatti, le som-me erano da considerarsi un rim-borso delle spese effettivamentesostenute dai volontari, e noncompensi «sia per l'esiguità dellasomma annua corrisposta sia perle modalità di pagamento».

I ricorsi, identici per entrambele cause , si fondano ostanzial-mente su tre motivi . Con il primomotivo (art. 360 , comma 1, n. 5c.p.c.) l'amministrazione finan-ziaria denuncia il difetto di moti-vazione della sentenza e lamental'omesso esame delle circostanze,valorizzate invece dal primo giu-dice, per il quale non solo «l'effet-tivo sostenimento delle spese per ilcui rimborso l'Associazioneavreb-be erogato ai volontari le sommede quibus non era stato documen-tato» ma «tali somme erano di im-porto superiore alla previsione con-tenuta nel bilancio preventivo del-l'Associazione».

Conil secondo motivo, (art. 360,comma 10 , n. 5 c.p.c. ) si lamental'illogicità e la contraddittorietàdella motivazione della sentenzagravata, precisando che l'esiguitàdelle somme corrisposte aivolon-tari e le modalità di tale corre-sponsione non dimostrano «af-fatto che le stesse siano state neces-sarie a rimborsare spese effettiva-mente sostenute» ma, al contrario,«proprio la misura forfettaria didette sorrimefarebbe deporre perlaloro natura di cornhensi».

Con il terzo motivo, (art. 360,comma 1, n. 3 c.p.c.),1'ammini-strazione, infine, contestala viola-zione e la falsa applicazione del-l'articolo 2 della L. 266/91 e del-l'articolo 23 del D.P.R. 600/ 1973 incui sarebbero incorsi i Giudici re-gionali qualificando le somme e-rogate dall'Associazione ai volon-tari coane rimborsi, senza alcunaccertamento in ordine alla sussi-stenza dei requisiti contemplati datale disposizione.

Il volontario nella L. 2661199 1.Prima di entrare nel merito diquanto espresso dalla SupremaCorte, è certamente utile delinea-re il perimetro della disposizionecontenuta nell'articolo 2 della L.266/1991 ed il suo significato. Ear-ticolo 2 appena citato dispone cheper attività di volontariato debbaintendersi «quella prestata in mo-do personale, spontaneo e gratui-to, tramite l'organizzazione di cuiil volontario fa parte, senza fini dilucro anche indiretto ed esclusiva-mente perini di solidarietà». Ilsuccessivo co. 2 precisa che «l'at-tività del volontario non può esse-re retribuita in alcun modo nern-rneno dal beneficiario. Al volonta-rio possono esseresoltanto rirnbor-satedall'organizzazione di appar-tenenza le spese effettivamente so-stenute per l'attività prestata, en-tro limiti preventivamente stabili-ti dalle organizzazioni stesse».

Infine, il comma 3 precisa che«la qualità di volontario è incom-patibile con qualsiasi formali rap-porto di lavoro subordinato o au-tonomo e con ogni altro rapportodi con tenuto patrimoniale con l'or-ganizzazione di cui fa parte».

La disposizione appena richia-mata prevede, dunque, espressa-mente la sola possibilità che l'or-ganizzazione di volontariato ero-ghi ai propri volontari somme a ti-tolo di rimborso spese, apatto chesiano rispettati i seguenti specificirequisiti:

- che le somme siano state effet-tivamente sostenute dal volontario;

- che le somme siano relative al-l'attività prestata per conto del-l'OdV;

- che il rimborso sia quantifica-to entro limiti predefiniti dall'OdV.

La L. 266/1991 non offre ulte-riori elementi né vi sono indica-zioni di cifre. Anche il successivoD.Lgs. 460/ 1997 (Riordino della di-sciplina tributaria degli enti noncommerciali e delle organizzazio-ni non lucrative di utilità sociale)non ha affrontato la questione, no-nostante un espresso richiamo daparte della Commissione Parla-mentare evidenziasse come lafor-mulazione del citato articolo 2 nonassicurasse «dal lato fiscale, nean-che la non imponibilità del rim-borso de lle spese effettivamente so-stenute, in quanto non c'è alcunaspecificazionefiscale, néalcun rin-vio a norme frseali di favore». Lare-lazione continuava con un vero eproprio monito, sentenziando: «Inogni caso occorre che il Governo,con provvedimenti adeguati, con-tribuisca a sollevare il velo di ipo-crisia che copre la situazione esi-stente, che facilita il sommerso edil lavoro nero e che, senza procura-re una lira alle eassedelloStato, po-ne il volontariato, da un punto divista. fiscale, in una situazione diquasi clandestinità» (cfr. Pareredella Commissione Parlamentaredei trenta del15 ottobre 1998 sul-lo schema di decreto legislativo -DLG 19/11/1998, n. 422).

Ne deriva che, in assenza di do-cumentazione che giustifichi ilrimborso al volontario per unaspesa sostenuta per l'OdV ed inmancanza di una delibera che pe-rimetri i limiti del rimborso, indi-pendentemente dall'importo ero-gato e dallamodalità di pagamen-to utilizzata, esso si viene a quali-ficare come un compenso, con laconseguenza di venire tassato. Laquestione sottende, tra l'altro, unpericolo ben maggiore e cioè chele somme recuperate - quindil'ammontare delle ritenute nonversate - introducano lavalutazio-ne che gli importi erogati siano, difatto, configurabili come coni-pensi pagati a lavoratori dipen-denti, con tutte le conseguenze

che tale considerazione può fard(rivare in materia giuslavoristica.

La decisione della SupremaCorte. Operata una breve disami-na dell'articolo 2 - già sopra ri-chiamato - della L. 266/ 1991 i Giu-dici delineano con chiarezza il pe-rimetro di ciò che può essere con-figurato quale rimborso spese e-videnziando come «in assenza deirequisiti contenuti nel citato arti-colo non possono essere considera-ti rimborsi di spese - e vanno quin-di qualificati come compensi e co-me tali soggetti a tassazione - gli e-sborsi erogati dalle associazioni divolontariato ai propri associati atitolo di rimborso forfettario, ossiasenza specifico collegamento conspese, singolarmente individuate,effettivamente sostenute dai per-cettori». Grava, pertanto, sull'As-sociazione e sull 'associato (rispet-tivamente, da un lato, per quantoalla ritenuta alla fonte e, dall'altero,per quanto riguarda il prelievo Ir-pef) «d'onere di documentare il so-stenimentodellespesedicui lesom-meerogatedall'Associazionecosti-tuirebbero specifico rimborso».

Ma vi è di più, in quanto è altre-sì onere dell'Associazione quan ti -ficare previamente dei limiti a talirimborsi, atteso che la parte ecce-dente degli stessi si configura qua-le compenso. Considerazioni le-gate alla ratio legis lasciano rite-nere - proseguono i Supremi Giu-dici - che essa sia «orientata a ga-rantire la genuinità della naturavolontaristicadell'attivitàdegli as-sociati e non a disciplinare le mo-dalità di tenuta della contabilitàdelle associazioni» lasciando per-tanto intendere che i suddetti li-miti siano riferibili aprevisionire-lative a massimali di rimborso persingolo associato, complessivi ofrazionati in tipologie di spese (tra-sporti o indumenti o telefonia).

In vero, ciò non deve meravi-gliare, tenuto conto che l'articolo2 citato definisce - nel contesto del-la L. 266/1991 - l'attività di volon-tariato anche con la finalità preci-pua di garantire che i rimborsi spe-se non mascherino l'erogazione dicompensi e dunque che il rappor-to associativo non nasconda, di

fatto, un rapporto di lavoro (in part.cfr. Cass. Sez. Lav ori. 12964/2008,1097412010,9468/2013). In tale di-rezione devono intendersi anche:

a) l'obbligo di dimostrare che irimborsi a ciascun singolo volon-tario, siano connessi a «spese effet-tivamente sostenute», rendendociò evidentemente incompatibilecon una detenninazione forfetta-ri a dell ' entità del rimborso;

b) la previsione di "limiti pre-ventivamente stabiliti " che, nellavisione finalistica delineata dallalegge , non può che leggersi nelsenso che al singolo volontarionon possono erogarsi rimborsi il -limitati, ma solo rimborsi conte-nuti in limiti individuali quantita-tivi e/o qualitativi (per tipologia dispesa) individuati preventiva-mente da parte degli organi deli-berativi dell 'Associazione, fermol'obbligo della documentabilitàdelle spese perle quali viene ero-gato il rimborso.

Esposto il nucleo del ragiona-mento , i Supremi Giudici con rife-rimento ai primi due motivi di im-pugnazione ritengono anrrnissibi-le la solo censura legata all 'omessoesame difatti decisivi svolta nel pri-mo mezzo e, dunque , la doglianzarelativa all'omesso esame della cir-costanza «che i rimborsi erano sta-ti erogati in misuraforfettaria, sen-za documentazione delle spese perle quali venivano erogati».

continua a pagina 4Ed, invero, la sentenza della

CTR si fonda esclusivamente sui) l'esiguità delle somme eroga-te e ii) le relative modalità di pa-gamento, elementi tuttavia irri-levanti, a mente dell'articolo 2,L. 26611991, per la qualificazio-ne come rimborsi spese, inveceche come compensi, delle som-me erogate dall'Associazione aivolontari. Vanna invece disatte-se le censure relative all'omessoesame della circostanza che lesomme erogate ai volontari nel-l'anno di imposta in esame era-no di importo superiore alla pre-visione contenuta nel bilanciopreventivo dell'Associazione,trattandosi di circostanza priva,per quan lo sopra precisato, delcarattere della decisività.

Non accolto, in toto, invece, il

terzo mezzo di ricorso, giacchéla sentenza gravata non incorrenel denunciato vizio diviolazio-ne di legge . In definitiva , l'ordi-nanza conferma definitivamen-te la pretesa dell'amministra-zione finanziaria lasciandoci trefondamentali nozioni:

1) sono qualificabili comecompensi , da assoggettare dun-que a tassazione , gli esborsi e-rogati dalle associazioni di vo-lontariato ai propri associati cor-risposti con criteri forfettari,perché, an-che ove lespese sianostate effetti-vamente so-stenute dalvolontario, lanorma di-spone chesia sempre

documentato l'effettivo esbor-so, l'entità dello stesso e la ri-conducibilità ad esigenze del-l'Associazione (requisiti quali-quantitativi);

2) non è possibile qualifica-re un esborso forfettario comerimborso spese nemmenoquando l'importo sia esiguo,indipendentemente dalle mo-dalità di pagamento utilizzate,essendo elemento imprescin-dibile la documentazione del-le spese;

3) ai fini fiscali , non è deter-minante che le somme eroga-te ai volontari siano di importosuperiore a quello stanziato nelbilancio preventivo dell'Asso-ciazione.

Conclusioni . Si conceda di ag-giungere un ultimo tassello al-l'ammonimento di pratiche di-sinvolte di rimborso . La Cassa-zione (in part. cfr. sent. n.9468/2013) ha, in altri casi, evi-denziato come non sia configu-

rabile un'attivitàdi volontariato,rna un'attività la-vorativa, ogni qualvolta vengano cor-risposte per essadelle somme didenaro. In tali ca-si, diviene oneredella parte alla

Sono qualificabili come compensigli esborsi erogati dalle associazionidi volontariato ai propri associaticorrisposti con criteri forfettari

quale sia contestata l'esistenzadi un rapporto di lavoro subor-dinato, dover dimostrare che lacorresponsione sia avvenuta atitolo di rimborso spese.

La corresponsione di sommedi denaro è, in genere, un indi-zio della natura non volontariae non gratuita della prestazionee non di rado nasconde - a vol-te anche inconsapevolmente -un rapporto corrispettivo dove,pertanto , a fronte di una presta-zione viene erogato un paga-mento . Tale pratica , anche inpresenza di somme esigue èconfigurabile come rapporto dilavoro , generando ciò conse-guenze assai spesso sottovalu-tate che vanno oltre la riclassifi-cazione di tali somme comecompensi.

Paolo Pesticcio© RIPRODUZIONE RISERJATA

Appelli

Minori stranieri, la Camera approvi subito la legge

di Redazione

26 Ottobre Ott

A breve i lavori dell'Aula saranno occupati dall'esame della legge finanziaria: approvare subito la legge per le associazioni della società civile sarebbe «un segnale forte di responsabilità verso le migliaia di minorenni che arrivano via mare e che hanno il diritto ad una adeguata accoglienza e protezione, perché prima di essere migranti sono bambini e bambine».

2016

Amnesty International Italia, Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, il Centro Astalli, Comitato italiano per l'UNICEF, il CNCA, Emergency, Oxfam Italia, Save the Children e Terre des Hommes Italia Onlus chiedono alla Camera di approvare entro la settimana la legge che ridisegna il sistema di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati.

Dopo oltre tre anni è finalmente approdata in Aula la proposta C. 1658 a prima firma Zampa, che mira a definire un sistema organico di accoglienza e protezione per i minori non accompagnati. La proposta di legge è stata sottoscritta da deputati dei principali partiti di maggioranza e opposizione e presentata alla Camera il 4 ottobre 2013. Nonostante il generale consenso, tuttavia è poi rimasta bloccata per oltre due anni.

I minori stranieri non accompagnati sono minorenni che più di ogni altro sono vittime dell'assenza di un sistema di accoglienza nazionale uniforme che dia loro tutela, protezione e diritti. Questi ragazzi e ragazze di origine straniera sono esposti a diversi rischi che possono riguardare tanto la salute e l'integrità psicofisica, quanto le reali opportunità di sviluppo ed educazione, il possibile coinvolgimento in situazioni di sfruttamento in attività illegali e di assoggettamento da parte di organizzazioni criminali. L'assenza di una legislazione organica in materia aggrava ancor di più la gestione dell'accoglienza di questi minori.

È fondamentale che entro questa settimana si concludano i lavori dell'Aula e che non si debba aspettare ulteriormente una legge tanto attesa, che va nella direzione di mettere un punto ad una gestione dell'accoglienza a tutt'oggi di carattere emergenziale. A breve i lavori dell'Aula saranno infatti occupati dalla

legge finanziaria, aspettiamo dunque un segnale forte di responsabilità verso le migliaia di minorenni che arrivano via mare e che hanno il diritto ad una adeguata accoglienza e protezione, perché prima di essere migranti sono bambini e bambine.

Dopo una lunga attesa e un continuo lavoro di pressione da parte delle Organizzazioni, che non hanno mai smesso di credere che questa legge fosse necessaria per garantire i diritti ai minori stranieri non accompagnati, la proposta di legge ha ripreso l'iter con un nuovo testo aggiornato alle ultime novità normative in materia (D. Lgs. 142/2015), depositato dalla relatrice on. Pollastrini (PD) e migliorato in sede di Commissione anche attraverso i contributi delle Organizzazioni.

Tra le misure principali contenute nel testo, una modifica al testo unico sull'immigrazione che disciplina il divieto di respingimento dei minori stranieri non accompagnati alla frontiera; si prevede per la prima volta un sistema organico di accoglienza in Italia, in cui procedere all'identificazione ed a un successivo passaggio nel sistema di protezione per richiedenti asilo e minori non accompagnati (SPRAR) con strutture diffuse su tutto il territorio nazionale; vengono armonizzate le procedure di accertamento dell'età, evitando così accertamenti medici invasivi, quando inutili, e si garantisce maggiore assistenza, prevedendo mediatori culturali, anche durante l'accertamento; si rafforzano gli istituti della tutela e dell'affido familiare e sono previste maggiori tutele per il diritto all'istruzione e alla salute, nonché i diritti del minore durante i procedimenti amministrativi e giudiziari.

Tutti (o quasi) contro l 'ultimo muroRenzi: l'Italia che conosco io si farebbe in quattroGalantino: intorno al tema c'è ignoranza colpevoleLUCA LIVERANI

ROMA

hi -a le barricate contro donne e bambini` non rappresental'Italia. Matteo Renzi non

ha dubbi: «L'Italia checonosco io, quando ci sono 12donne, si fa in quattro per ri-solvere il problema». Peri] pre-sidente del consiglio le mani-festazioni xenofobe di Goro eGorino sono «una vicenda dif-ficile da giudicare», parla di«comprensione, ma non dicondivisione, per unasituazio-ne difficile, verso unaparte del-la popolazione molto stanca epreoccupata. Ma stiamo par-

minaccia di mettere il veto sul bilancio dell'Unio-ne.Dopo la nottata di proteste contro l'accoglienza dialcune profughe, istituzioni, partiti e associazio-nismo esprimono amarezza, sdegno, vergogna.

Dal ministro dell'Interno Al-fano al segretario generaledella Cei Galantino. Ma è ilpremier a spostare sul pianopolitico il caso di intolleranza.«Se Ungheria, Repubblica Ce-ca, Slovacchia ci fanno lamo-rale sui migranti e poi non cidanno una mano e voglionoi nostri soldi - avverte - nel2017 tuttal'llaliadeve stare alfianco del governo per direche non ce n'è». L'Italia, ri-

Perego ( igrantes):un episodio preoccupante

in una terra dovela solidarietà è sempre

stata fondamentale

lando di donne. Probabilmente - aggiunge - an-dava gestita meglio da parte dello Stato». Le diffi-coltà dell'Italia comunque sono causate anchedalla chiusura degli altri partner dell'Ue e l'Italia

corda infatti, è trai primi contributori con 20 mi-liardi l'anno, a fronte di contributi per 12 miliar-di. Poi tratteggia un futuro a tinte fosche: «Il pun-to centrale è bloccare i migranti in partenza. Il 2017

I N TR , .La partecipazione della gente al presidio anti-migranti

è l'anno cruciale per le due date di marzo a Ramae amaggio del G7 aTaormina: due grandi appun-tamenti per l'Ue. O blocchiamo il flusso entro il2017 o l'Italia non riesce a reggere un altro annocome quello passato».Nettoil giudizio delministro dell'Interno. PerAn-gelino Alfano «di fronte a 12 donne organizzareblocchi stradali non fa onore al nostro Paese. Poicerto tutto può essere gestito meglio, ma quellanon è Italia», rappresentata invece «dal medicoPietro Bartolo di Lampedusa che soccorre senzaguardare orari». Ancora più esplicito il prefettoMario Morcone, capo del dipartimento immigra-zione del Viminale: «Credo si debbano vergogna-re quelle persone che hanno impedito la siste-mazione di donne». Parole che spingono Rober-to Calderoli (Lega) e Fabio Rampelli (Fdi) a chie-derne le dimissioni.Netta la condanna nel Pd. Per Khalid Chaouki ilcaso «inquieta e addolora» e «ci riporta agli annipiù bui della nostra storia». «Gravissime e ridico-le poi - dice - le parole del leghista Alan Fabbriche parla di Resistenza». Più problematico PierLuigi Bersani: «Non credo che tutta Coro ragionicori». E chiede «un tagliando sui meccanismi del-l'accoglienza» perché «quel circuito tra Prefetturee chi assegna stanze bypassa le comunità».«Il muro contro mtu•o non serve a nessuno», diceil segretario generale della Cei. Per monsignor Ga-lantino «bisogna lavorare molto nella formazionee nell'informazione perché intorno al tenia del-l'immigrazione c'è un'ignoranza colpevole». Ma icredenti hanno «l'obbligo dell'accoglienza e del-l'integrazione». «È un episodio preoccupante inuna terra dove la solidarietà era sempre stata unelemento fondamentale», dice il direttore di Mi-grantes don Giancarlo Perego. «Dimostrauna cat-tiva informazione e l'incapacità delle istituzionidi preparare una comunità all'accoglienza». Inquelle famiglie in cammino «ritroviamo in modidiversi la storia di fuga della famiglia di Nazareth».

0 RmROouaONE RISERVATA

Un'ipotesi di distribuzione prevede che i centri interessati passino da 2.600 a 5.200

Il piano Anci: 200mila in accoglienzadi Marco Ludovico

a soluzione all'emergenza immigrati è inundocumento ancoranonufficiale ma at-teso ormai con ansia. È il piano dell'Anci

(Associazione nazionale comuni d'Italia): sta-bilisce i criteri di distribuzione dei migranti neicomuni d'Italia Tutti, senza eccezioni o zonefranche, visto che al comitato Schengen, mer-coledì scorso,ilcapodipartimentoLibertàcivilidell'Interno, Mario Morcone, aveva detto che«sono 2mila6oo su 8milai C omoni che accolgo-no i migranti: questo ha creato grandi disomo-geneità».Il piano Anci ha, perora, haunsolo da-to noto agli addetti ai lavori: prevede di acco-gliere in un anno 2oomila migranti. Cifra non

poco superiore al record di 17omilaioo immi-grati sbarcati nel 2014. Ieri il consuntivo dal 1°gennaio eradi154.776 e sono attesi in queste orealtri 2mila migranti. Nel documento un'ipotesidi distribuzione prevede che i centri comunaliimpegnati nell'accoglienza passino da2mila6oo a 5mila2oo. Facendo una divisionespannometrica, con una platea di centri urbanicosì allargata ogni municipio avrebbe al massi-mo 38 migranti da ospitare, nel caso dell a cifrarecord di 2oomila s barchi in un anno.I criteri inrealtà sono più complessi perchè tengono con-to delle dimensioni variegate dei centri in Italia:le aree metropolitane, i grandi comuni, i medima anche ipiccoli e ipiccolis simi. Le p ercentua-licircolate finorasullarip artizi one, come quell a

di 2,5 migranti ogni mille abitanti, non sono an-corauffi ciali.Inumeri degli arrivi e soprattuttodegli stranieri accolti in ospitalità sono comun-que molto alti. I dati del ministero dell'Internoparlano aieri di 168.026 migranti- anche questarecord assoluto - ospitati nel sistemanazionale,più altri 2omila minori «non accompagnati».Alle cifre ipotizzate dal piano Anci, dunque, siarrivainun attimo. E al Viminalenonc'èunpia-no «B». Il ministrodell'Interno,AngelinoAlfa-no, già l'8 settembre ha riunito i suoi tecnici in-sieme all'Anci e poi ha annunciato: «Abbiamodisegnato unnuovo modello digovernance delfenomeno migratorio attraverso un piano na-zionale diprogrammazione deiflussi e diripar-tizione dei richiedenti asilo e rifugiati in tutti i

Comuniitabani».Alfanopoil'nottobrehaema-natoladirettiva««Regole per l'avvio di unsiste-madi ripartizione graduale e sostenibile dei ri-chiedenti asilo c rifugiati sul territorio naziona-le». Il ministro così ha sollecitato i prefetti sulterritorio a prevedere l'assegnazione dei nuoviarrivi dei migranti nei comuni che non aderi-scono allo Sprar (sistema di protezione per ri-chiedenti asilo e rifugiati). Ier Alfano ha det-to: «Sono fiducioso che l'accordo con l'Ancipossafunzionare al meglio e al piùpresto».Ilti-more, tuttavia, è che scatti la rivolta nei centridove finoragli stranieri non si sonovisti.Il dise-gno tattico è di investire ogni prefetto a capo diciascunadellelo7provinced'Italia dovràriuni-reisindacidel territorio, contare inumeriin attoe quelli previsti dal piano Anci, procedere alladistribuzione. Un esercizio difficile di equili-brio e un'operazioneirta diinsidie politiche.Larivolta di Goro e Gorino è una spia minacciosa

Associazioni e S1sindacatidal presidente Grasso:

rapida calendarizzazione

LUCA LIVERANI

RONI k

ul disegno di legge di riforma della cittadinan-za arriva l'impegno del presidente del SenatoPiero Grasso per una rapida calendarizzazio-

ne. Approvato in prima lettura dalla Camera dei De-putati ormai un anno fa, nell'ottobre 2015, il proget-to è fermo da tempo. L'intenzione della maggioranzaè quella di rinviare a dopo il 4 dicembre l'esame deldisegno di legget quanto emerge dall'incontro col presidente del Se-nato avuto ieri mattina da una delegazione delleorganizzazioni sociali e sindacali promotrici dellaCampagna «Lltalia sono anch'io», assieme a rap-presentanti giovani di "Italiani senza cittadinanza".Tra le oltre venti sigle del cartello ci sono anche A-cli, Arci, Caritas, Centro Astalli, Cgil, Cnca, Sant'E-gidio, Emmaus, Fcei, Legambiente, Libera, Mi-grantes, Tavola Della Pa-ce, Ugl, Uil, Uisp. ltalíaníPietro Grasso ha garanti-to il proprio impegno asostenere una rapida ca-lendarizzazione del ddl Riforma attesadi riforma della legge da 800mila ragazzin.91/92. Grasso ha assi-curato il suo personale la relatrice: dopoimpegno affinché laleg- il referendumge venga approvata en-tro la legislatura, sottoli-neando come senta il te-ma vicino alle sue convinzioni, tanto da conside-ralo alla stregua di una «battaglia personale».Ma l'approvazione non sembra un obiettivo a porta-ta di mano. La senatrice Doris Lo Moro, relatrice delddl in commissione Affari Costituzionali, ha ribaditoche al momento non ci sono le condizioni per una ra-pida calendarizzazione della discussione e che l'in-tenzione della maggioranza è quella di rinviare tuttoa dopo il referendum.Preoccupate le organizzazioni della campagna Llta-fia sono anch'io: «A più di un anno dal primo sì dellaCamera, non solo la legge non è stata approvata, manon è neanche iniziatala discussione. La nostra preoc-cupazione per il destino di questa legge e delle centi-naia di migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bam-bine di origine straniera, è fortissima. Sono circa 800mila gli italiani, in gran parte ragazzi, che aspettanol'approvazione della legge per sentirsi cittadini senzase e senza ma. Facciamo appello al Presidente delConsiglio Matteo Renzi affinché dia seguito all'impe-gno che ha preso più volte di introdurre lo Ius Soli».

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M ínorí rr rt. 1 della Camera ledi Cl ®`»

è una legge, finalmente, a tutela dei minoristranieri che arrivano in Italia. Centinaia,che ogni giorno affrontano il mare, da me-

si. Quasi ventimila soltanto quest'anno. Venticinque-mila tra il 2014 e il 2015. E la legge italiana è anche laprima in Europa di questo genere: uno strumento cheoffre regole, che scandisce principi, in un Continentedove ancora non ne esistono. Come se quei bambini,quei ragazzi, non esistessero.Il testo, approvata in prima lettura dalla Camera- con333 voti a favore, 11 contrari e 16 astenuti - prevede mi-sure concrete per intervenire in quella che è diventa-taunavera emergenza. Si parte dall'identificazione deipiccoli: tutta l a procedura deve avvenire entro 10 gior-ni. Gli stessi minori non possono essere trattenutinel-le strutture di prima accoglienza oltre i 30 giorni (oggise ne prevedono 60) e, ciò che è più importante, de-vono essere inseriti in strutture dedicate, non insiemeagli altri migranti. Nella fase di seconda accoglienza,poi, si sancisce che tutti i minori non accompagnatipossano accedere al Sistema di protezione per i ri-chiedenti asilo e rifugiati (Sprar).Altro punto chiave della legge è il principio che ogniminore non accompagnato debba avere un tutor per-sonale che lo prenda in carico e lo segua passo passo.Un ruolo che finora è stato svolto dal sindaco dellacittà, dove i minorenni sono ospitati, oppure dall'as-sessore ai servizi sociali. Per questo motivo verrà isti-tuito un albo per i tutor volontari a cui potranno iscri-versi privati cittadini, selezionati e adeguatamente for-mati, da parte dei garanti regionali per l'infanzia e l'a-dolescenza. La legge prevede anche un incentivo al-l'affidamento familiare di questi ragazzi, che dovrà es-sere una scelta prioritaria rispetto all'accoglienza incomunità.Infine, la copertura economica. O meglio, l'istituzionedi un Fondo ad hoc che per quest'anno prevede lostanziamento di 170 milioni di euro, per l'anno pros-simo idem, per il 2018 di 120 milioni. E la creazione delprimo Sistema informativo nazionale dei minori nonaccompagnati presso il ministero del Lavoro: un regi-stro delle presenze, senza il quale finora è stato im-possibile gestire il flusso e le situazioni dei più piccoli.«Oggi la Camera ha scritto una bellissima pagina del-

la sua storia - è il commento della relatrice della leg-ge, Barbara Pollastrini -, che dà speranza a ragazze eragazzi, bambine e bambini che hanno coree unico tor-to quello di dover fuggire da violenze, fame e guerre. Euna legge che riconosce i diritti umani e insieme im-rnette regole e risorse che lasceranno meno soli i sin-daci e gli amrninistratoripiù sensibili e impegnati nel-l'accoglienza». Commossa la prima firmataria del te-sto, Sandra Zampa (Pd), vicepresidente della Com-missione bicamerale Infanzia e Adolescenza: «,Attor-no a questa legge si è raccolto, nei tre anni che sonostati necessari per arrivare fino a qui, il più ampio con-senso e il sostegno delle associazioni e delle organiz-zazioni per la tutela dell'infanzia e dei diritti uman i, acominciare da Save the Children che è all'origine del-l'iniziativa legislativa, per proseguire con Unicef, Ter-re des Hommes, Caritas, Unhcr, Sant'Egidio. Oggi fi-nalrnente diamo una risposta umanitaria a questi mi-nori: è un atto di civiltà». Soddisfatta anche MilenaSanterini (Demos): «Ê una legge utile, ora non acco-gliarno più soltanto questi minori, mapossiamo pren-dercene cura». (V. D.)

Consensotrasversale per iltesto, che incassa333 voti favorevolie solo 11 contrari.La relatricePollastri i: unabellissima pagina

Quel Si ai diri

l

i dei minori stranieri non accompagnati

Proviamo almeno aimmaginarlo perché, perfortuna, a nessuno tra noipotrebbe accadere. Proviamo a

immaginare che un figlio, un nipote,appena adolescenti o ancora bambini sitrovino all'improvviso catapultati in unPaese che non è il loro, con una linguache non conoscono e senza nessuno aproteggerli o anche solo rassicurarli. Percirca ventimila ragazze e ragazzi senzafamiglia - il titolo esatto è «minoristranieri non accompagnati» -quell'incubo è una realtàvissuta appenaentrati nel nostro Paese. Arrivano viaterra oppure, secondo le stagioni,traversando il mare. Partono da Egitto,Siria, Nigeri a. Ma anche Afghanistan,Eritrea, Somalia e decine di altri luoghicondannati da guerre, fame, violenze.Più di seimila risultano irreperibili.Sappiamo che sono entrati in Italia masubito dopo sono scomparsi e per moltisi è aperta la strada dello sfruttamento edel ri catto di una cri mi nalità senzascrupoli. Ragazzine di pochi annicostrette a mentire sull'età e spinte aprostituirsi. «Fuggivo da un Egitto. Hotrovato un nuovo Egitto» ha detto una diloro. Eppure sui diritti umani e la lorotutelavi sono principi scolpiti nellapietra. La nostra Costituzione, laDichiarazione universale dei Dirittidell'Uomo, la Convenzione sui dirittidell'infanzia, la Carta europea dei dirittidella Persona. È a quelle Carte che cisiamo ispirati ieri alla Camera quandoabbiamo approvato quella legge sui

minori stranieri non accompagnati chel'Italia attendeva da anni. Lo abbiamofatto dopo un lavoro intenso, ascoltandola voce dei sindaci che il dramma logestiscono ogni giorno, i volontari e leassociazioni che trasformano la parolasolidarietà in azione, gli operatori e leforze dell'ordine. Ma soprattutto loabbiamo fatto - e lo dico da relatrice dellalegge a prima firma Sandra Zampa e altri- cercando dentro il Parlamento unamaggioranza più larga di quella chesostiene oggi il governo. Non è undettaglio. È il nostro modo di cercare unaresponsabilità comune, qui e in Europa,verso un esodo drammatico. 50 milioni.Tanti secondo l'Unicef sono nel mondo iminori costretti a fuggire dal proprioPaese. Un numero impressionante,sarebbe uno dei Paesi più popolosid'Europa. Oggi l'Italia può mettersi allatesta delle nazioni più consapevoli graziea una norma voluta e votata dal Pd, dallamaggioranza, e insieme da SinistraItaliana e dal Movimento 5 Stelle. ForzaItalia ha deciso di astenersi mentre Legae Fratelli d'Italia hanno votato contro.Ora la parola passa al Senato e sodi potercontare sulla volontà di quelle colleghe ecolleghi avoler tagliare presto iltraguardo. Perché anche il tempo inquesta vicenda peserà, e molto. È solodell'altro ieri l'immagine di due piccolicomuni sul delta del Po ferrarese dove iresidenti sono scesi in strada perdirottare altrove dodici donne profugheche un'ordinanza del prefetto avevaassegnato in via provvisoria a unastruttura di accoglienza. È un fatto chemi scuote anche perché conosco lagenerosità della nostra gente. Ma è anchequalcosa che interroga su comeri spondere alle paure che da tempo sonoil terreno di coltura per la destra peggiore

e per chi specula sul conflitto trai piùpoveri. Questo vuol dire che lapoliticaele istituzioni per prime, assieme aiprincipi sacri del diritto alla vitaeall'accoglienza, devono rasserenare sulfatto che quei principi non sottraggononulla mentre possono arricchirecomunità e sicurezza. Insomma servonoistruzione, legalità, esempi positivi.Servono corridoi umanitari per donne ebambini e un ventaglio di azioni e misure- quelle che chiediamo anche all'Europa- perché solo così reggeremo la prova deiprossimi anni senza rinunciare aicapisaldi della nostra civiltà. Ecco perchéieri abbiamo scritto una pagina buonadel Parlamento. Lo abbiamo fattocercando un equilibrio, e quasiun'armonia, nella sfera dei diritti. Perchéè giusto ripeterlo, quella sfera non vive diuna gerarchia ma ha un carattere unicoperché indivisibile è la di gnità diciascuno. Anni fa il cardinale Martiniriassunse il tutto in una formulaprofonda. Disse «chi è orfano della casadei diritti difficilmente sarà figlio dellacasa dei doveri». Voglio pensare che, nelnostro piccolo, abbiamo provato atradurre quel monito in unaresponsabilità condivisa. So bene cheuna legge da sola non basta. Sono semprecultura e società afare la differenza. Maanche per questo vedere chi sono "loro"dentro questo mondo "guasto", ericordarci sempre di chi siamo noi e qualestoria abbiamo alle spalle, penso sia laforma più umana e utile di comprensionedel tempo che ci è dato da vivere.

Bandi

Povertà educativa, cercasi enti di ricerca per fare valutazione di impatto

di Sara De Carli

27 Ottobre Ott

La valutazione di impatto è un tema fondamentale per i due bandi del nuovissimo Fondo di contrasto della povertà educativa minorile. Al gruppo di ricerca potranno essere riconosciuti soltanto rimborsi spesa per viaggio, vitto e alloggio, fino ad un massimo del 2% del contributo assegnato al progetto. L'appello di Con i bambini

2016

AAA cercasi enti e istituti di ricerca che vogliano proporsi per accompagnare nella valutazione di impatto i progetti che ambiscono ad essere finanziati dal nuovissimo Fondo di contrasto della povertà educativa minorile. Le manifestazioni di interesse vanno inviate entro il 30 novembre. Suona più o meno così l’appello che Con i bambini, l’impresa sociale interamente partecipata da Fondazione con il Sud, che è soggetto attuatore del Fondo.

«Ciò che vogliamo, per poter decidere dell’efficacia di un intervento, è stabilire se esso sia stato effettivamente la causa della modifica osservata nei comportamenti», si legge nel Vademecum sulla valutazione di impatto dei programmi per il contrasto alla povertà educativa che accompagna i bandi.

L’elaborazione di una strategia di valutazione d’impatto delle azioni che saranno proposte attraverso i Bandi è infatti una priorità individuata dal Comitato di Indirizzo Strategico del Fondo, sia per la natura sperimentale dell’iniziativa sia perché con i progetti del Fondo si opererà in contesti diversificati e multiformi. Così i due bandi – quello Prima Infanzia e quello Adolescenza, prevedono che ciascun “soggetto proponente” metta a punto una strategia di valutazione già nella primissima fase della progettazione e che nel partenariato sia compreso un soggetto di comprovata esperienza che si faccia carico di valutare l’andamento del progetto, i risultati conseguiti al termine delle attività e gli impatti raggiunti a due anni dalla conclusione del progetto.

Spiega infatti ancora il vademecum che «per ricostruire in maniera credibile il risultato controfattuale servono dati e metodi appropriati, che spesso devono essere raccolti sin da una fase precedente l’avvio dell’intervento stesso. Questo fa sì che occorra progettare il disegno di valutazione e di raccolta dei dati necessari a questa di pari passo con il disegno degli interventi. L’obiettivo è fornire strumenti conoscitivi per imparare dall’esperienza e migliorare, in una fase successiva, il disegno degli interventi, dopo aver capito se questi hanno funzionato e nei confronti di chi».

Gli enti e gli istituti di ricerca che volessero proporsi devono manifestare il proprio interesse entro il 30 novembre 2016: i gruppi di ricerca selezionati entreranno in un apposito elenco in via di definizione che verrà pubblicato sul sito di “Con i Bambini” e che sarà messo a disposizione dei soggetti attuatori. Come esplicitamente dettagliato nei Bandi, al gruppo di ricerca potranno essere riconosciuti soltanto rimborsi spesa documentati per viaggio, vitto e alloggio, fino ad un massimo del 2% del contributo assegnato complessivamente al progetto.