sciamensimo tantra e dzogchen

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Introduzione Secondo l’insegnamento Dzogchen per ciascuno di noi tutto inizia con lo spazio, la Grande Madre, da cui tutte le cose traggono origine, dove tutte le cose esistono e in cui tutte le cose si dissolvono. In questo spazio c'è movimento, che cosa lo provochi, nessuno lo sa. Gli insegnamenti dicono soltanto: “Si sono alzati i venti del karma". È il movimento del livello più sottile del lung o prana l’energia che pervade lo spazio infinito senza caratteristiche né divisioni. Inseparabilmente unito con il flusso del prana è il flusso della consapevolezza primordiale, pura e senza identità. In questa pura consapevolezza si manifestano le cinque luci. Le cinque luci sono aspetti della luminosità primordiale. Sono le cinque pure luci, il livello più sottile degli elementi. Parliamo della luce e del colore delle cinque pure luci, ma è un discorso simbolico. Le cinque pure luci sono più sottili della luce visibile, più sottili di qualsiasi cosa percepita dall'occhio, più sottili di qualsiasi energia misurata o percepita con mezzo, Sono le energie da cui hanno origine tutte le altre energie compresa la luce visibile, La luce bianca o priva di colore è lo spazio, la luce verde è l'aria, la luce rossa è il fuoco, la luce blu è l'acqua e la luce gialla è la terra. Questi sono i cinque aspetti della pura luminosità le energie simili a un arcobaleno dell’unica sfera dell'esistenza (tigle nyag chìk). Se le cinque luci vengono vissute in maniera dualistica, come oggetti di un soggetto che li percepisce sembrano acquistare più sostanza. Non diventano più grossolane, ma attraverso le distorsioni della visione dualistica, l'individuo le percepisce come tali. Man mano che gli elementi sembrano acquistare una maggiore sostanzialità, vengono ulteriormente discriminati e attraverso le interazioni manifestano tutti i fenomeni, compresi il soggetto e gli oggetti che costituiscono tutta l’esperienza dualistica. Alla fine, le cinque luci diventano gli elementi grezzi, naturali, fisici e le cinque categorie che comprendono le qualità appartenenti alla realtà esterna. Diventano le diverse dimensioni dell'esistenza che sono i diversi regni dove vivono gli esseri con e senza forma. Internamente sembrano ispessirsi e formare gli organi le cinque ramificazioni del corpo, le cinque dita, di ogni mano le cinque dita di ogni piede, i cinque e i cinque campi degli organi sensoriali. Le cinque luci diventano le cinque emozioni negative se rimaniamo illusi, oppure le cinque saggezze e le cinque famiglie di buddha. se ne riconosciamo la purezza. Questo non è il racconto di una creazione avvenuta in un lontano passato ma la nostra condizione attuale. Se riconosciamo che le cinque luci pure hanno la natura non duale e sono manifestazione incessante della pura base (kunzhi) inizia il nirvana. Se le cinque luci vengono percepite in maniera dualistica e considerate esterne come oggetti dì un soggetto, inizia il samsara, La consapevolezza non diventa illusoria né diventa illuminata, rimane non duale e pura, ma le qualità che in essa si manifestano possono essere positive o negative. Se la consapevolezza si integra e si identifica con le qualità pure, dalla base nasce un buddha; se si identifica con le qualità impure, nasce un essere proprio ora, in questo preciso momento, il processo è in corso, A seconda che integriamo la nostra esperienza immediata con la consapevolezza non duale, o che ci aggrappiamo alla falsa separazione del nostro sé come soggetto che fa esperienza di oggetti e di entità esterni, ci troveremo nello stato naturale non duale o nella mente illusa. Lo Stato della mente illusa viene chiamata Samara. Nel Samsara esistono infiniti universi un migliaio di piccoli universi costituiscono un piccolo chiliocosmo. Un migliaio di chiliocosmi costituiscono un chiliocosmo intermedio.

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Introduzione Secondo l’insegnamento Dzogchen per ciascuno di noi tutto inizia con lo spazio, la Grande Madre, da cui tutte le cose traggono origine, dove tutte le cose esistono e in cui tutte le cose si dissolvono. In questo spazio c'è movimento, che cosa lo provochi, nessuno lo sa. Gli insegnamenti dicono soltanto: “Si sono alzati i venti del karma". È il movimento del livello più sottile del lung o prana l’energia che pervade lo spazio infinito senza caratteristiche né divisioni. Inseparabilmente unito con il flusso del prana è il flusso della consapevolezza primordiale, pura e senza identità. In questa pura consapevolezza si manifestano le cinque luci. Le cinque luci sono aspetti della luminosità primordiale. Sono le cinque pure luci, il livello più sottile degli elementi. Parliamo della luce e del colore delle cinque pure luci, ma è un discorso simbolico. Le cinque pure luci sono più sottili della luce visibile, più sottili di qualsiasi cosa percepita dall'occhio, più sottili di qualsiasi energia misurata o percepita con mezzo, Sono le energie da cui hanno origine tutte le altre energie compresa la luce visibile, La luce bianca o priva di colore è lo spazio, la luce verde è l'aria, la luce rossa è il fuoco, la luce blu è l'acqua e la luce gialla è la terra. Questi sono i cinque aspetti della pura luminosità le energie simili a un arcobaleno dell’unica sfera dell'esistenza (tigle nyag chìk). Se le cinque luci vengono vissute in maniera dualistica, come oggetti di un soggetto che li percepisce sembrano acquistare più sostanza. Non diventano più grossolane, ma attraverso le distorsioni della visione dualistica, l'individuo le percepisce come tali. Man mano che gli elementi sembrano acquistare una maggiore sostanzialità, vengono ulteriormente discriminati e attraverso le interazioni manifestano tutti i fenomeni, compresi il soggetto e gli oggetti che costituiscono tutta l’esperienza dualistica. Alla fine, le cinque luci diventano gli elementi grezzi, naturali, fisici e le cinque categorie che comprendono le qualità appartenenti alla realtà esterna. Diventano le diverse dimensioni dell'esistenza che sono i diversi regni dove vivono gli esseri con e senza forma. Internamente sembrano ispessirsi e formare gli organi le cinque ramificazioni del corpo, le cinque dita, di ogni mano le cinque dita di ogni piede, i cinque e i cinque campi degli organi sensoriali. Le cinque luci diventano le cinque emozioni negative se rimaniamo illusi, oppure le cinque saggezze e le cinque famiglie di buddha. se ne riconosciamo la purezza. Questo non è il racconto di una creazione avvenuta in un lontano passato ma la nostra condizione attuale. Se riconosciamo che le cinque luci pure hanno la natura non duale e sono manifestazione incessante della pura base (kunzhi) inizia il nirvana. Se le cinque luci vengono percepite in maniera dualistica e considerate esterne come oggetti dì un soggetto, inizia il samsara, La consapevolezza non diventa illusoria né diventa illuminata, rimane non duale e pura, ma le qualità che in essa si manifestano possono essere positive o negative. Se la consapevolezza si integra e si identifica con le qualità pure, dalla base nasce un buddha; se si identifica con le qualità impure, nasce un essere proprio ora, in questo preciso momento, il processo è in corso, A seconda che integriamo la nostra esperienza immediata con la consapevolezza non duale, o che ci aggrappiamo alla falsa separazione del nostro sé come soggetto che fa esperienza di oggetti e di entità esterni, ci troveremo nello stato naturale non duale o nella mente illusa. Lo Stato della mente illusa viene chiamata Samara. Nel Samsara esistono infiniti universi un migliaio di piccoli universi costituiscono un piccolo chiliocosmo. Un migliaio di chiliocosmi costituiscono un chiliocosmo intermedio.

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Un migliaio di quest’ultimi un costituiscono un trichiliocosmo o grande Universo. Ogni Trichiliocosmo è il campo di conversione di un Buddha specifico. Secondo La cosmologia Buddista e Bon , l’universo in cui noi abitiamo è costituito da un insieme di montagne, oceani e continenti al cui centro si trova il monte Meru abitato dagli esseri senzienti dei sei Loka o le sei classi di esseri. Spesso chiamati i sei regni perché hanno comunque una sorta di localizzazione fisica. Abbiamo gli esseri nati negli inferi. Si distinguono circa diciotto tipi d’inferni. Le cause essenziali per rinascere in questo regno sono la collera, l’odio, l’assassinio e la violenza. Abbiamo il regno dei Preta o spiriti famelici. Si nasce in questo regno a causa dell’avarazia e dell’avidità. In questo regno si conduce un’esistenza caratterizzata da privazioni diverse. Il regno Animale Caratterizzata dalla ottusità. Gli esseri di questo reame conducono un’ esistenza inquieta tra la necessità di mangiare e riprodursi e la paura di essere divorati. Regno Umano Dominato dal desiderio è la condizione più auspicabile all’interno del Samsara per suscitare il desiderio della liberazione senza che essa obnubili la mente al punto di impedire qualsiasi riflessione o decisione. Regno degli Asura Sebbene la loro vita sia gradevole sono rosi dalla gelosia sono sempre in lotta con gli Dei per ottenere tutto ciò di cui godono questi ultimi. Tutte queste categorie elencate appartengono alla sfera o regno del desiderio. Gli Dei Sono gli esseri che godono dell’esistenza più piacevole e si distinguono Negli Dei del regno del desiderio che devono tale rinascita a un Karma favorevole ma macchiato dall’attaccamento alla beatitudine e ai piaceri dei sensi. Vi sono Gli Dei della forma che devono un tale tipo di rinascita grazie al potere accumulato tramite un certo successo nelle pratiche meditative. Gli Dei senza forma che devono la loro rinascita grazie al completo successo delle pratiche meditative. Questi dei sono immateriali ma solo pure coscienze. Il fatto molto importante è che le pratiche meditative di per sè portano a stati superiori dell’essere ma non alla completa illuminazione. Oltre ai sei esseri I Tibetani parlano di "otto classi di esseri : srin pò, ma mo, 'dre, rak sha, btsan, rgyalpo, bud e klu. Gli esseri appartenenti a ciascuna classe hanno caratteristiche diverse per quanto riguarda l'aspetto, il temperamento e i rapporti che intrattengono con gli uomini. Per esempio, i klu so¬no spiriti sotterranei associati all'elemento acqua. Possono

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essere molto intelligenti e interagiscono spesso con il mondo umano. La tradizione bòn vuole che i klu siano spesso responsabili di malattie e altri ostacoli nella vita. Si crede inoltre che lo dzogchen e altri insegnamenti siano stati diffusi in tutto il mondo dagli dei klu e che possono essere ricevuti tramite loro. Gli spiriti associati alle rocce si chiamano Btsan. In genere vengono rappresentati come esseri rossi che cavalcano cavalli rossi, a volte con bandiere rosse. Spesso, nei luoghi rocciosi ci sono cavità, tunnel, passaggi che collegano una zona a un'altra. I Tibetani credono che si tratti delle vie di comunicazione dei Btsan e che quindi non vadano bloccate da edifici o da strade. Questo perché gli spiriti possono vendicarsi su coloro che bloccano i loro percorsi e provocare dolori nella zona del cuore e a volte addirittura la morte per attacco cardiaco, I Gyalpo sono una classe di spiriti che una volta furono esseri umani po¬tenti, morti e rinati come spiriti di questa specie. Gyalpo significa 're', a volte assumono forme umane o animali a noi familiari e a volte, invece, forme che ci sono del tutto sconosciute. Si trovano soprattutto nei castelli dove furono assassinati sovrani e personaggi di stirpe reale. La tradizione tibetana è molto attenta come vedremo di seguito agli spiriti. Ci sono spiriti negli alberi e nei campi, come pure nelle zone dove converge una forte energia, ad esempio al centro di luoghi vasti e pianeggianti. Ci sono spiriti ai crocevia delle strade. Ci sono spiriti dello spazio, che qui non sono inclusi in una delle otto classi chiamati Namthel. Non di rado, gli spiriti diventano i protettori di villaggi e di individui, in un rapporto che dura per molte vite. Spesso appaiono in sogno e recano messaggi a coloro che proteggono. Anche il Nirvana viene suddiviso in dieci terre che portano alla completa liberazione. Per raggiungere il Nirvana e percorrere tutte le dieci terre si pratica con gli elementi. L'uso degli elementi nella pratica spirituale varia a seconda che l'approccio sia quello dello Sciamanesimo, del Tantra o dello Dzogchen: vale a dire, a seconda che il livello sia esterno, interno o segreto, Il livello esterno. A livello esterno gli elementi non sono soltanto quelli grossolani della nostra esperienza sensoriale (la terra su cui viviamo l'acqua che beviamo il fuoco che ci scalda, l'aria che respiriamo, lo spazio nel quale ci muoviamo, ma sono anche gli spiriti delle otto classi collegati con gli elementi. Il livello interno Gli elementi interni sono le energie elementari, più che le loro forme. Nel corpo sono le energie fisiche che pompano il sangue, che digeriscono il cibo, che attivano i neuroni, e anche le energie più sottili su cui si basano e da cui dipendono la nostra salute e le nostre capacità. Esistono anche energie molto più sottili che non possono essere individuate con i metodi di misurazione fisica, ma che sono accessibili all'esperienza diretta attraverso le discipline yoga e contemplative. Questo livello più sottile di energia elementare non solo è presente nel corpo ma rappresenta anche la dimensione dell'energia che i praticanti esperti avvertono nell'ambiente. Sono inoltre le energie che creano fe¬nomeni di gruppo come il comportamento delle masse, il patriottismo, e così via,. II tantra lavora con queste energie orientandole nel corpo per fini specifici, usando mezzi come lo yoga diretti che implicano la postura fisica, il respiro, la visualizzazione e il mantra. Il tantra riconosce le energie come forze divine. Il livello segreto La dimensione segreta degli elementi si trova oltre il dualismo e dunque è difficile descriverla a parole, che necessariamente frammentano l'esperienza in oggetti distinti.

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Questa dimensione estremamente sottile degli elementi è la luminosità dell'essere, le cinque pure luci, aspetti della luminosità che, inseparabilmente unita alla vacuità, è la base di tutto. Le pratiche e gli insegnamenti relativi a questo livello degli elementi appartengono allo Dzogchen, la Grande Perfezione. Molti occidentali parlano dello Sciamanesimo tibetano ma, nella lìngua tibetana questo termine non esiste. Invece, la tradizione Bon parla di 'veicoli della causa, i primi quattro dei nove livelli degli insegnamenti Bon nella tradizione del Tesoro Meridionale. Queste quattro raccolte di insegnamenti e di pratiche si chiamano Chashen (la via dello shen della divinazione), Nangshen (la via del mondo visibile), Trulshen (la via dello shen del potere magico), Trishen (la via dello shen dell'esistenza). Chashen, la prima via, insegna le pratiche della diagnosi medica, della guarigione, della divinazione, dell’astrologia della predizione e dell'astrologia della diagnosi. La seconda vìa, Nangshen include insegnamenti e pratiche inerenti ai rituali dì purificazione, ai rituali per richiamare l'energia e per accrescere prosperità e benessere ai rituali per sopprimere o liberare le forze negative e per invocare le divinità e fare loro offerte e ai rituali per li¬berare coloro che sono posseduti o attaccati dagli spiriti demoniaci. I praticanti della terza via si recano in luoghi selvaggi ed eseguono pratiche per sottomettere i demoni e gli spiriti che vi dimorano. Gli spiriti sottomessi sono costretti per voto a proteggere gli insegnamenti spirituali e chi li pratica, Srishen, la quarta via, lavora con gli spiriti dei vivi e dei morti. Per i vivi i rituali vengono eseguiti per recuperare la forza vitale o le qualità dell'anima andate perdute o danneggiate, come spiegheremo più dettagliatamente. Quanto ai morti, i riti vengono praticati per liberarli dalle influenze negative e per guidarli e sostenerli attraverso le esperienze dello stato intermedio fra questa vita e la vita successiva. Tutte queste pratiche sono volte ad armonizzare il rapporto fra l'individuo e l'ambiente attraverso il lavoro con esseri incorporei e con le energie sacre che sono alla base della natura. In linea generale, lo sciamano opera con forze ed entità che si intendono esterne al praticante, per rimuovere gli ostacoli e potenziare le qualità positive. Questi veicoli sono conosciuti come veicoli della causa perché creano le cause e le basi per poter seguire alle vie del frutto: Sutra, Tantra e Dzogchen. Nei veicoli sciamanici esistono vari modi dì pensare alla salute e al benessere, tutti basati sulla conoscenza degli elementi. Come ho già detto, più gli elementi sono in equilibrio migliore è la salute; meno gli elementi sono in equilibrio, peggiore è la salute. Questo vale a tutti i livelli; fisico, emotivo, psicologico, energetico e spirituale. Alcuni testi ne scrivono in termini di Lha (bla), yid (yid), e sem (sems). Non esiste una traduzione esatta di queste parole che, oltretutto, possono avere significati diversi a seconda del livello degli insegnamenti. Lha viene in genere tradotto come anima ma più precisamente indica chi noi siamo nel profondo. A livello più profondo è l'equilibrio delle cinque pure luci e le pure energie elementari. A livello della vita ordinaria è la capacità di fare esperienza delle cinque qualità elementari: stabilità, serenità, ispirazione, flessibilità, adattamento. Il Lha è associato alle tracce karmiche che fanno di noi ciò che siamo; esseri umani anziché qualcos'altro, per esempio tartarughe o Dei. Il nostro Lha è un Lha umano. Il Lha della tigre è un Lha da tigre. Il Lha determina che tipo di esseri saremo e anche gran parte della nostra identità e delle nostre capacità individuali. Il Lha è alla base della nostra vitalità, della nostra forza interiore come individui. Può essere danneggiato o potenziato, rubato e riscattato. Se veniamo umiliati, risulta indebolito, Se riusciamo in ciò che è importante per noi, risulta irrobustito. Se agiamo con integrità, diventa più forte. Se tradiamo noi stessi, perde vigore.

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Spesso si traduce il Lha come bontà, umana fondamentale perché il Lha è la base della nostra capacità di esprimere qualità positive. Nasciamo con la capacità di fidarci di nostra madre, dì sviluppare amore e affetto, di essere gentili. Questo è bontà umana fondamentale: amore fondamentale, fiducia fondamentale, affetto fondamentale, e così via. La bontà umana fondamentale. può svilupparsi attraverso una guida e tradizioni morali, spirituali e religiose, ma è fondamentalmente innata, vìa via che viene sviluppato, il Lha può diventare più forte e può essere guarito se necessario, Ci imbatteremo sempre in situazioni ed eventi che disturbano il Lha: problemi familiari, regimi politici oppressivi, malattie e incidenti. Anche le entità incorporee possono influire negativamente su di noi. Quale che ne sia l'origine se il Lha viene ferito da una qualsiasi di queste cause e manca la forza per superare quella ferita la bontà umana fondamentale può risultarne danneggiata. Le capacità di fiducia, di amore di dare e di ricevere possono venire inibite. Così si manifesta sul piano psicologico il danno ricevuto dal Lha. Ma si manifesta anche sul piano fisico ed energetico. Gli aspetti positivi delle qualità possono andare perduti, Nell'astrologia tibetana si dice che il Lha è la madre della forza vitale; se il Lha viene danneggiato, la forza vitale ne risulta ridotta. Il danneggiamento può essere lento, avvenire nell'arco di un lungo periodo di tempo, oppure tutto in una sola volta, Dopo un incidente, per esempio, il deterioramento può perdurare a lungo: una paura che non si placa, un cambiamento negativo di prospettiva, e così via. Questo tipo di danno o di disturbo nella bontà umana fondamentale viene definito 'perdita dell'anima'. Mentre il Lha determina le qualità e le capacità dell'individuo, lo yid è il movimento dell'esperienza definito dal Lha. Il Lha è la capacità di provare gioia o tristezza, fiducia o sfiducia. Lo yid è l'aspetto riflessivo della mente in cui le capacità e le qualità contenute nel la si manifestano come esperienza, II sem è la mente attiva e concettuale, Ha la capacità dì capire, di giudicare, di sapere, di decidere, Che riesca a farlo più o meno bene dipende. dalia condizione del la e dello yid, La condizione del la si manifesta come capacità e qualità della mente dell'individuo, Quando il la si trova in equilibrio, anche le immagini e i pensieri che sì manifestano nella mente sono sani ed equilibrati, Quando il la è danneggiato, i pensieri e le immagini nella mente sono altrettanto negativi e insani, La, yid e sem non possono essere separati, Nella pratica sciamanica devono essere considerati insieme perché la salute dell'uno dipende dalla salute di tutti e tre e la salute di tutti e tre è in relazione con l'equilibrio degli elementi. LHA, SOK, TSE Nei veicoli della causa, per parlare della salute dell'individuo, viene usata anche un'altra serie dì tre termini: Lha, Sok (srog), Tse (tshe). Il Lha come già parlato della capacità karmica di esprimere qualità umane fondamentali positive. Lo Tse (o lunghezza della vita) è la potenziale durata della no¬stra vita che, nella nostra ottica, è qualcosa che può essere danneggiato o potenziato. II Sok è la forza vitale, è la vitalità ed è strettamente collegata con il Rigpa, la consapevolezza innata. Come il Rigpa, la forza vitale non è perso¬nale, ma illimitata e priva di identità. A differenza del Rigpa, la forza vitale possiamo perderla o accumularla. Quando sentiamo avversione a fare esperienza, significa che la forza vitale è ridotta. Quando vediamo la bellezza anche nella situazione peggiore, significa che la forza vitale è potenziata. La bellezza relativa può vivificare l'intelletto e aprirci in qualche modo ma vedere la bellezza della purezza dell'essere alimenta la forza vitale a un livello più profondo,.

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Per entrare in contatto con gli esseri incorporei si utilizzano dei rituali dove si invitano quattro tipi di esseri. Con ogni tipo di ospite abbiamo un rapporto diverso. I primi ospiti I primi ospiti sono gli esseri pienamente illuminati, i Buddha, i Bodhisattva e i Maestri illuminati. Di questo gruppo fanno parte le divinità tutelari (yidam), le dee pienamente realizzate (khandro) e tutti gli esseri liberi dall'ignoranza che hanno perfezionato le cinque saggezze. Non controlliamo questi ospiti, né diciamo loro cosa fare; chiediamo semplicemente la loro benedizione. I primi ospiti vengono invitati nella pratica della meditazione, Sono gli esseri a cui ci inchiniamo quando facciamo le prostrazioni o a cui ci rivolgiamo per chiedere rifugio. Per guarire occorre energia ed è importante collegarsi con la giusta fonte di quell'energia e avere il giusto rapporto con essa. La fonte migliore è il primo ospite. I secondi ospiti Gli ospiti del secondo livello non sono in genere, pienamente illuminati e tuttavia sono potenti. Sono esseri che vengono dai regni degli dèi, esseri che fanno parte del seguito delle divinità maggiori, guardiani e protettori del Dharma. Tra i secondi ospiti sono compresi esseri potenti che vengono da qualsiasi regno dell'esistenza. Nella tradizione occidentale, gli angeli sono considerati esseri potenti, spesso spaventosi da incontrare; gli angeli potrebbero essere considerati secondi ospiti, A questo gruppo possono appartenere anche spiriti associati ai pianeti. In Occidente non consideriamo i pianeti degli esseri, e invece lo sono: la luna impersona un essere e così anche il sole e gli altri pianeti. Molte pratiche di guarigione vengono eseguite con l'aiuto dei secondi ospiti e noi li trattiamo con rispetto e devozione, I terzi ospiti Gli ospiti del terzo livello sono tutti quegli esseri con i quali abbiamo legami karmici e gli esseri delle otto classi di cui si è già fatto cenno. Ciò significa qualsiasi persona con cui abbiamo avuto rapporto e con cui abbiamo ancora legami karmici: amici e nemici di questa vita e di tutte le vite precedenti. Quel che ci lega non deve essere necessariamente un fatto negativo; può essere semplicemente qualcosa che deve essere completato. Tuttavia, dal momento che queste pratiche riguardano la guarigione e l’armonia, è molto importante invitare gli esseri con cui abbiamo un legame che deve essere risanato. Debito karmico significa legame karmico: per esempio, due persone legate per questioni di affari che non hanno un buon rapporto fra di loro ma che a causa delle circostanze, non possono interrompere il rapporto; oppure persone che sembrano decise a renderci le cose difficili o che ci irritano per qualche motivo. Tali situazioni indicano un debito karmico. Molti dei fastidi e degli ostacoli che incontriamo nella vita dipendono dall'interferenza degli ospiti karmici, Come un vicino di casa o un collega con cui non andiamo d'accordo possono crearci dei fastidi, lo stesso accade con alcuni esseri incorporei. Quando si presenta un problema, non serve pensare che è colpa dell'altro, sia esso un essere umano o uno spirito. meglio rendersi conto che c'è qualcosa da fare, qualcosa che spetta a noi fare. Come noi anche lo spirito preferisce non avere problemi. La pratica rituale è un modo per mettere fine al disturbo. Attraverso di essa, è possibile pagare i debiti. Questo è il principio su cui si fondano le pratiche sciamane. Possiamo

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risanare questi legami officiando cerimonie, facendo offerte, bruciando cibo e offrendo fumo, come spiegheremo meglio più avanti, I quarti ospiti I quarti ospiti sono gli ospiti della compassione. Sono esseri più deboli dì noi, che possono beneficiare del nostro aiuto. Nella tradizione sciamanica bòn è importante sviluppare la compassione come, fondamento della pratica.

Il Tantra

Nel Tantra, gli elementi sono considerati soprattutto in termini del lo¬ro manifestarsi come energie vitali nel corpo. Non vengono ridotti a energie biologiche o psichiche, anche se queste ne sono entrambe una manifestazione. Gli elementi vengono considerati energie sacre e fondamentali dell'esistenza che si incontrano nella dimensione energetica dell'individuo. Le energie elementari non sono accessibili attraverso gli elementi naturali grossolani o attraverso il rapporto con esseri incorporei, come nella tradizione sciamanica, ma nel corpo stesso del praticante come canali, energie praniche, essenze seminali e sacre sillabe seme del corpo di energia. Nel tantra, queste pratiche portano infine ala realizzazione del corpo della divinità il che non rientra fra gli scopi dello sciamanesimo. L'ottica sciamanica, tuttavia, non è estranea al tantra. Per esempio, dice che se una persona appare posseduta abitualmente da una forte emozione è probabile che sia attaccata da forze demoniache. Se invece vive l'esperienza negativa solo occasionalmente, ciò è probabilmente dovuto a uno squilibrio energetico. Se non soffre di emozioni negative, significa che le diverse energie sono in equilibrio. Nelle tradizioni tibetane, le pratiche e gli insegnamenti sciamanici e tantrici sono ben integrati gli uni con gli altri, II tantra è la via della trasformazione. Le cinque, emozioni negative, collegate ai cinque elementi, vengono trasformate nelle cinque qualità positive: la rabbia in amore, l'avidità in generosità, la gelosia in apertura, l'orgoglio in pacificazione, l'ignoranza in saggezza. L'essere che soffre viene trasformato nel buddha illuminato, Anche il corpo fisico è trasformato in un corpo di luce, La pratica tantrica è grosso divisa in due livelli di pratica; lo stadio delle pratiche di generazione, e lo stadio delle pratiche di completamento. Le pratiche di cui intendo parlare appartengono a questo secondo stadio a)Il corpo sottile II corpo umano viene considerato nel Tantra il miglior veicolo per l'ottenimento della liberazione, dunque viene posta molta enfasi sulla sua preziosità ed i suoi aspetti sottili sono descritti con grande minuziosità.

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Le energie incontrollate sono, secondo il Tantra, la causa principale del condizionamento dell'essere nel Samsàra e di ogni sua sofferenza; questa visione si differenzia da quella del Sutrayàna in cui l'origine del Samsàra viene fatta risalire alla concezione del sé. Nel Tantra mente ed energia sono legate indissolubilmente e possiedono un'unica natura, perciò l'energia che sostiene la concezione della reale esistenza di sé e dei fenomeni è la responsabile dello stato di sofferenza del Samsàra. Le tecniche di meditazione della fase di completamento del Tantra vertono sull'uso delle energie interne, sui canali e sulle gocce di costituente essenziale che formano il corpo sottile o corpo Vajra. Lo scopo di tali tecniche meditative e quello di convogliare le energie all'interno del canale centrale (Avadhuti), evento che ordinariamente si verifica esclusivamente al momento della morte, al fine di sperimentare la Luce Chiara simultaneamente allo stato di Grande Beatitudine. La Struttura Sottile del Corpo Mandala Interno La descrizione del Mandala interno cambia da Tantra a Tantra ma si possono riscontrare questi elementi. • I Canali Sottili • I Chakra • I Venti sottili • Le Gocce essenziali I Canali Sottili per i Tantra sono settantaduemila e percorrono tutto il corpo. Otto di essi si formano dal cuore, gli “otto canali” ciascuno dei quali presenta tre diramazioni che costituiscono i canali dei ventiquattro luoghi sacri scindendosi ulteriormente in tre gruppi si formano settantadue Canali da ognuno dei quali si dipartano mille piccoli canali. I Tantra ne utilizzano essenzialmente tre: il Canale Centrale Avadhuti che attraversa verticalmente il centro del Corpo dal luogo segreto alla sommità del Capo e i due canali il Lalana a sinistra di colore bianco che veicola le gocce di Bodhicitta Bianca che scorrono lungo il canale Bianco e il Rasana a destra rosso che veicola Bodhicitta Rosso. I Cinque Venti sottili interni La parola tibetana per energia vitale è Lung, ma la più nota pa¬rola sanscrita Prana. Il Prana è l'energia che muove tutte le cose, materiali e immateriali. È la sostanza, l'energia fondamentale da cui tutte le cose si formano, l'energia del kunzhi, la base dell'esistenza. Al livello più sottile è indifferenziata, non localizzata e non duale. La sua prima diversificazione avviene nelle cinque pure luci degli elementi, troppo sottili perché possiamo percepirle con la nostra mente ordinaria. Tuttavia, possiamo sentire diretta¬mente il prana ai livelli più grossolani nell'aria che respiriamo, Possiamo anche sentirlo scorrere nel nostro corpo-, È a questo livello, dove il Prana può essere avvertito sia nel suo movimento sia negli effetti che produce , che lavora il Tantra. Diventiamo sensibili al suo flusso e lo sviluppiamo usando la mente, l'immaginazione, il respiro, la postura e il movimento. Orientandone le manifestazioni più grossolane» possiamo influenzare livelli più sottili, Con l'accrescersi della sensibilità» possiamo fare esperienza di¬retta del Prana nelle dimensioni più sottili. II Prana, in generale, è collegato con l'elemento aria. Questo è l'elemento più vicino allo spazio, il primo che nasce dallo spazio e l'ultimo che si dissolve nella base al momento della morte. Pervade tutto e si trova dappertutto. Quando parliamo dei cinque elementi come dei cinque Prana, intendiamo gli aspetti fuoco e aria presenti in ciascun elemento. Come ho già detto, una formulazione degli elementi presenti nel corpo considera la carne come ter¬ra, il sangue come acqua, il calore metabolico come fuoco, il respiro come aria e la coscienza come spazio. Ciò significa pensare gli elementi nel loro aspetto più terreno:

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l'aspetto più sostanziale, più fisico della manifestazione degli elementi nel corpo. Le cinque energie praniche sono le manifestazioni eteree, meno sostanziali, delle energie elementari nel corpo. I cinque venti o pneuma sono energie mobili che circolano nei canali sottili. 1. Il Prana Ascendente 2. Il Prana della forza vitale 3. Il Prana simile al fuoco 4. Il Prana Pervadente 5. Il Prana Discendente Le Gocce Essenziali (I Bindu) Sono la quintessenza dell’energia. Rappresenta l’essenza dello sperma e del sangue accompagnate dal vento e dalla mente sottilissima impregnano l’insieme del Corpo. Nei Tantra ce ne sono di due tipi chiamati Bodhicitta Rossa e Bianca che una volta purificate permettano di conseguire l’illuminazione e il corpo Vajra. Inizialmente durante il Concepimento la goccia bianca proveniente dal Padre e la goccia rossa proveniente dalla madre intrappolano il principio cosciente che viene allora a trovarsi come rinchiuso da un reliquiario. Da questo nucleo nascono le strutture del futuro neonato. Una volta che il corpo si è formato le gocce bianche sono localizzate nella parte superiore del corpo quelle rosse nel tronco. Nel Corpo ci sono molte gocce costituite da una parte bianca e una rossa. Ad esempio la goccia che provoca il sonno situato nel cuore e nel centro del gioiello, la goccia che produce i sogni situata nella gola e nel luogo segreto. La goccia che produce lo Stato di Veglia situata all’ ombellico e al Chakra del capo. La goccia che produce l’equanime contemplazione situata nel luogo segreto e alla sommità del capo. È la goccia indistruttibile al livello del cuore che contiene la mente e il vento estremamente sottili. Le gocce sono connesse alla mente e alla vitalità e si rinnovano durante l’infanzia e la giovinezza. Le gocce cessano poco a poco di riprodursi e incominciano a degradarsi dopo i trentacinque anni. Con certe pratiche come le Sadhane di Lunga Vita e i Chulen hanno il potere di restaurale anche se parzialmente. Le gocce in molte pratiche vengono visualizzate come Divinità. La goccia più importante è la goccia indistruttibile. La Goccia Indistruttibile Nel Canale Centrale vi è un nodo e una piccola cavità all’interno della quale risiede un piccolo Tigle, chiamato la Goccia indistruttibile, la cui metà superiore è bianca e la metà inferiore rossa. Secondo il Tantra questo piccolo Tigle è l’origine di tutte le gocce presenti nel corpo . E’ chiamata Goccia indistruttibile perché le due metà non si separano mai se non al momento della morte. Al momento della morte infatti i venti interni si dissolvono nella goccia indistruttibile e questo porta la goccia ad aprirsi. All’interno della goccia indistruttibile risiedono il vento indistruttibile e la mente indistruttibile. Il vento indistruttibile è chiamato il corpo che risiede continuamente perché questo è il reale corpo della persona che si trasferisce di vita in vita. Il vento indistruttibile e la mente indistruttibile diventano manifesti al termine delle otto dissoluzioni. l’essere

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ordinario non riesce a percepirli ma è possibile farne esperienza grazie e attraverso lo stadio del completamento ne diventiamo consapevoli e trasformiamo questo corpo indistruttibile nel Corpo illusorio della Divinità. Il Corpo Illusorio è il corpo di Saggezza adorno dei 32 segni maggiori e degli ottanta segni minori di un essere illuminato e avrà l’apparenza della deità di meditazione. Attraverso la pratica dello Dzogrim si impara a dirigere i venti karmici dai canali laterali al canale centrale per dissolverli nei venti di saggezza. In questo modo potrà causare l’apertura dei nodi dei Canali e fondere le gocce rossa e bianca generando l’esperienza della grande Beatitudine unita a quella della vacuità che si conclude con l’esperienza della chiara Luce. Attraverso queste fasi pratiche noi abbandoniamo i reami dell’esistenza Samsarica ed entriamo nei Bhumi del Nirvana nel corso di questa vita . Queste pratiche sono cinque 1) L’isolamento del Corpo Questa è la famosa pratica del Tummo o della canali. Lo Yogi Accende il fuoco dell’ardente situato sotto l’ombellico: la fiamma si innalza nel centro del corpo e fa fondere la goccia di Bodhicitta bianca situata alla sommità del capo. La goccia bianca è ciò che generalmente i tibetani identificano come la Kundalini. Questa cola giù gradualmente attraversando i seguenti chakra della gola , del cuore, dell’ombellico, e il Chakra segreto provocando l’esperienza di beatitudine e vacuità crescente delle quattro gioie: 1. Gioia 2. Gioia Immensa 3. Gioia Eminente 4. Gioia innata o simultanea 2) L’Isolamento della Parola Consiste nell’unire venti sottili e mantra allo scopo di dissociarsi dal flusso ordinario della parola e sciogliere i nodi al Chakra del cuore. La pratica utilizza la recitazione del vajra unendo i venti sottili e il respiro alla vibrazione delle tre sillabe Om A Hum le sillabe seme dei tre vajra che includono il potere di tutti i Mantra . In questa pratica si utilizza la respirazione detta del vaso. Quando il miste ottiene l’isolamento della mente con l’esperienza successiva delle quattro vacuità 1. Vacuità (discesa della goccia Bianca, luminosità Bianca) 2. Vacuità estrema (risalita della goccia rossa luminosità rossa) 3. Grande Vacuità (unione delle gocce nel cuore) 4. Vacuità Totale (chiara luce analogia con l’alba pura luminosissima) 3 )L’isolamento dell’autoconsacrazione Utilizza la condizione interna del processo di dissoluzione -condensazione e la condizione esterna rappresentata dalla Karma Mudra una partner alla quale lo Yogi si unisce. Questa pratica che utilizza la sessualità come metodo richiede purezza di visione e di Samaya da parte dei due partner; conduce agli otto Stadi di dissoluzione alle quattro gioie, alle quattro vacuità dapprima nell’ordine progressivo e poi nell’ordine inverso. I cinque venti sottili, simili adesso alle radianze dell’arcobaleno delle cinque saggezze servono da cavalcatura alla coscienza di chiara luce e si costituiscono in corpo illusorio ma ancora impuro.

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Le ultime due fasi che qui menzioniamo sono la chiara Luce dell’unione

Dzogchen Questa breve trattazione non sarebbe completa senza aver dedicato qualche pagina allo dzogchen. Prima di cominciare la trattazione è bene sottolineare che La pratica essenziale dello dzogchen non può cominciare fino a che il praticante non abbia riconosciuto la natura della mente, È facile sbagliare, pensando erroneamente che questa o quell'esperienza siano la natura della mente. E’ di vitale importanza nello Dzogchen lavorare con un insegnante che conosca la natura della mente e che sappia indicarla agli altri. Nella tradizione bon, l'insegnamento più alto è lo dzogchen, la 'grande perfezione' o il 'grande completamento. Lo dzogchen insegna che la base dell'individuo e di tutti i fenomeni consiste nell’inseparabilità di vacuità e luminosità Ciò significa che la verità di fondo delle cose e degli esseri è che essi non possiedono un'identità sostanziale. Le entità esistono convenzionalmente come designazioni concettuali, ma non hanno identità intrinseca;. la loro identità è legata alle situazioni ed è transitoria. Se le condizioni che sostengono un'identità svaniscono e ne sorgono di nuove, anche quell'Identità cambia. Un albero viene dato alle fiamme, quell'albero diventa fuoco, poi cenere; alla fine, è Impossibile trovare traccia dell'albero. Dov'è andato? Anche il nostro senso soggettivo del sé è condizionato, definito concettualmente, modificabile e impermanente. Tale vacuità non è semplicemente una mancanza nichilista di esistenza o un'assenza di significato, Ovviamente, ciascuno di noi continua a fare esperienza. La consapevolezza(Rigpa in tibetano) , insieme al manifestarsi senza fine dei fenomeni nell'esperienza, è l'altro aspetto della realtà fondamentale; questa viene indicata come luminosità o chiarezza. La luminosità è sia il concetto sia l'esperienza sensoriale che meglio rappresenta la consapevolezza, spesso simbolizzata dalla luce. E la luminosità rappresenta anche la nostra esperienza dei fenomeni quando questi 'si accendono' nella nostra esperienza. Vacuità e luminosità sono inseparabili. La vacuità è luminosa e la luminosità è vuota. Nello dzogchen si dice che questa realtà fondamentale ha una capacità, o energia tsal che si esprime come la manifestazione ininterrotta dei fenomeni, il sorgere e lo scomparire incessante di infiniti mondi ed esseri luminosi, tutti essenzialmente vuoti, ma la cui esistenza è come un gioco di luce passeggero. I fenomeni sorgono come una manifestazione della base di tutto ciò che è (kunzhì), come la manifestazione non duale della vuota luminosità Nel contesto di questo passaggio , vacuità e luminosità possono essere rappresentate dallo spazio e dalla luce. Lo dzogchen è la grande conoscenza dello spazio e della luce, Lo spazio è la Grande Madre vuota da cui tutte le cose nascono come una manifestazione luminosa, in cui tutte le cose trovano la propria esistenza e in cui tutte le cose si dissolvono. La manifestazione luminosa è il gioco delle cinque pure luci, l'essenza dei cinque elementi. La manifestazione è tutte le cose e tutti gli esseri e tutti gli elementi dell'esperienza. Questo è il fondamento della visione dello dzogchen. La vera natura di tutti gli esseri senzienti è la natura di buddha e tutti i fenomeni sono fondamentalmente puri. Le identificazioni soggettive e le apparenze esterne sono

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fenomeni vuoti, che nascono spontaneamente come gioco delle energie degli elementi . Sporcizia malattia e anche gli esseri evi-dentemente malvagi, tutti sono puri per natura. Bisogna però non fraintendere l’insegnamento. Benchè tutto sia vacuità e luminosità per noi le cose sono concrete . Anche se tutto è vacuità e chiarezza noi soffriamo, a meno che non dimoriamo davvero nella natura della mente , altrimenti parlare di presenza non duale e di purezza primordiale rimane soltanto un discorso teorico scollegato dall'esperienza. È facile che Io dzogchen rimanga soltanto una teoria e che non venga messo in pratica. Il mio, Lopon Tenzin Namdak Rinpoche, spesso sottolinea che è un errore confondere la visione non duale dello Dzogchen con il praticante dzogchen che lotta, immerso nei dualismi del samsara. La visione dzogchen è non duale, ma nella vita comune esistono il puro e l'impuro, il positivo e il negativo, l'utile e il dannoso, e noi dobbiamo conoscerne le differenze e agire in conseguenza. In un precedenza ho parlato delle cinque pure luci, del processo attraverso cui la purezza delle energie degli elementi arriva a essere percepita nella forma del mondo concreto, duale che ci circonda e di cui facciamo esperienza. Poiché non riconosciamo la natura della nostra stessa mente, arriviamo a identificarci con un 'io' contrapposto a tutto ciò che è 'non io , La nostra identità è limitata e viviamo i fenomeni come qualcosa di separato da noi. Questo processo affonda le radici nell'errata visione secondo cui cose ed esseri hanno esistenza indipendente, La nostra confusione interna diventa manifestazione esterna, Al contrario, quando viviamo il mondo esterno e noi stessi come vuota luminosità, cominciamo a ridurre la primordiale ignoranza che ci tiene prigionieri nei cicli della sofferenza. Non esiste conflitto con nessuna cosa che faccia parte dell'esperienza. Gli elementi si dispongono naturalmente in un rapporto di equilibrio. Riconoscendo e dimorando nella natura della mente, dissolviamo l'esperienza duale nella vuota radiosità che ne è la base; Correggete la visione non significa modificare le proprie convinzioni, anche se questo è un punto di partenza. Significa cambiare i processi dell'esperienza e annullare il dualismo di soggetto e oggetto. Dobbiamo riconoscere direttamente la nostra natura ,la natura dì buddha. In un testo intitolato i Sei lumi ci si domanda : In. che modo sono separati il Samsara e il nirvana? In che modo Samantabhadia è il Buddha primordiale? In che modo gli esseri senzienti vagano nel Samsara con il loro karma? Il testo si risponde in questo modo Samamabhadra è il buddha per via della realizzazione, Samsara e Nirvana, ignoranza e realizzazione, esseri illusi e Buddha, tutto nasce dalla stessa base, il kunzhi, che è al di là di qualsiasi dualismo di puro o impuro, di esistente o non esistente. La mente che si muove nasce dal kunzhi ed è una conseguenza del karma. Samantabhadra è il buddha primordiale perché non è mai stato illuso, mai distolto dallo stato naturale, Non ha mai considerato i fenomeni altro che vuota luminosità. Noi esseri comuni ci lasciamo distogliere, Ci identifichiamo con la mente che si muove e aggettiviamo i fenomeni. Illusi e prigionieri della visione dualistica dell'io e del non io, vaghiamo nel samsara, Come ho già detto, gli insegnamenti Dzogchen dicono che la vacuità e la luminosità inseparabili sono la vera natura di tutti i fenomeni. Negli insegnamenti Dzogehen, questa realtà fondamentale viene a volte simbolizzata come un'unica sfera di pura luce, È unica

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perché è non duale. Non è unica in opposizione a qualcos'altro. Non conosce confini o divisioni, non ha interno o esterno. Benché non duale, in essa le energie degli elementi si manifestano incessantemente. Ecco perché spesso viene raffigurata come una sfera dì luce dì arcobaleno dei cinque colori degli elementi. La luce viene usata come simbolo perché è la meno concreta fra tutte le cose che possiamo percepire con i sensi. Inoltre, al pari della luce, la natura della mente è radiosa e chiara. Come la luce di una candela, la consapevolezza illumina se stessa e tutto ciò su cui sì posa,. La parola nang wa, che troviamo negli insegnamenti tibetani spesso viene tradotta come 'visione' o 'apparenza'. Ma non si riferisce soltanto ai fenomeni visivi, In questo caso, 'visione' significa, in realtà esperienza e include ciò che viene visto attraverso gli occhi fisici e attraverso l'occhio della mente; ciò che viene udito, odorato, gustato, toccato; ciò che nasce nell'esperienza mentale; ciò che è immaginato. Queste sono tutte visioni perché nascono alla luce della consapevolezza, la luce della pura presenza. Sono soltanto parole, ma descrivono abbastanza bene l'esperienza reale. Luminosità significa luce' della consapevolezza, e anche tutti i fenomeni che nascono nella consapevolezza e che, senza eccezione, sono anch'essi luminosi. In sostanza l’insegnamento Dzogchen insegna che tutte le visioni grossolane e sottili,sia che si tratti di cose che si vedono nel mondo esterno,come montagne e edifici o delle visioni interne che si manifestano durante la meditazione o la pratica spirituale provengono dalle cinque puri luci. E’ quindi necessario fare l’esperienza delle cinque pure luci. Per fare esperienza interiore delle cinque pure luci occorre un aiuto,l’aiuto della pratica e degli insegnamenti i quali attraverso le visioni esterne più grossolane si cerca di fare esperienza della dimensione sottile .Attraverso l’esperienza della dimensione sottile si cerca di riconoscere la pura luminosità in tutte le visioni esterne . La luce di cui tanto si parla nello Dzogchen non è altro che l'inseparabilità di vacuità e luminosità della base e della sua onnipervadente compassione cioè della sua l'energia del Rigpa .che si manifesta all'esterno Di questa Luce possiamo fare esperienza in modi diversi.Nello Dzogchen si parla perciò si fanno varie classificazioni della luce e molti insegnamenti sono dedicati a questo. Nella tradizione Bonpo si usa una classificazione di sei luci .Il testo più importante sono i sei lumi . Il testo dei sei lumi paria della base di tutto, come pure dei cinque livelli dell'esperienza manifesta, Le sei visioni sono dette lumi perché ciascuna sì riferisce alla stessa luce in uno dei sei diversi contesti, II primo lume II primo lume è la luminosità della base fondamentale, la presenza primordiale non duale. Non è personale, non è individualizzata, non è localizzata, non è duale. È l'aspetto luminoso che in unità inseparabile con la vacuità, è alla base di tutta l'esperienza. Se il praticante riconosce il primo lume, non a livello intellettuale ma dimorando nella consapevolezza innata non duale, allora la base di tutto viene riconosciuta in ogni esperienza e condizione e negli altri cinque lumi il punto, nel primo lume, sta nel riconoscere la luce del Kunzhi Il secondo lume

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lì secondo lume è il lume del ‘cuore di carne’, il lume della consapevolezza innata autoriginata, rigpa, nella dimensione dell'individuo, È personale soltanto nel senso che è la pura consapevolezza sottostante alla mente che si muove e al senso della soggettività, E collegata al dharmakaya.È consapevolezza localizzata come un individuo che fa esperienza. Ma non è vincolata di nessuna identità limitata sebbene attraverso l'illusione della mente dualistica noi siamo arrivati a viverla come tale. Sebbene il rigpa non sia in realtà localizzato da nessuna parte, molti praticanti possono facilmente riconoscerlo mettendosi in comunicazione con il centro del cuore. Nei Sei lumi questo viene spiegato in maniera specifica in termini di spazio dentro il cuore fisico, Spesso noi occidentali lo troviamo strano ma è molto simile a ciò che intendiamo dicendo che in ogni essere c'è la natura della mente. La natura della mente non è né individuale né localizzata, È più esatto dire che noi esistiamo nella natura della mente che non dire che la natura della mente è in noi. Ma nella nostra esperienza è più facile riconoscere la natura della mente se scendiamo 'nel luogo più profondo di noi stessi, il cuore. Ecco perché diciamo che il rìgpa risiede nel cuore; perché il cuore è il centro del prana della forza vitale; perché l'amore viene sempre messo in relazione con il cuore. Così, parliamo di luce del cuore . II punto, nel secondo lume, sta nel riconoscere la luce della consapevolezza innata dentro di noi. Il terzo lume II terzo lume è il lume del soffice canale bianco . È il rigpa e il prana del rigpa quando scorre nei canali del corpo, specialmente il canale che collega il cuore agli occhi, È associato al sambhogakaya. Il quarto lume II quarto lume è 'il lume d'acqua che illumina in lontananza'. Ci riferisce agli occhi che sono la porta attraverso cui la luce interna dell'individuo si manifesta nello spazio esterno È la consapevolezza innata di cui facciamo esperienza attraverso i sensi, in particolare l'occhio (il lume d'acqua). L'insegnamento collega il quarto lume al nirmanakaya. Per il praticante, questo lume si trova nel primo momento dell'esperienza sensoriale, prima che la mente razionale configuri i dati sensoriali grezzi come entità e cose apparenti. Per la maggior parte degli esseri identificati con la mente che si muove, questo primo momento di esperienza è come un brevissimo attimo di vuoto. Ma per il praticante già introdotto alla natura della mente, il primo momento di qualsiasi esperienza permette di riconoscere direttamente l'innata consapevolezza non duale del rigpa. Il punto, nel quarto lume, sta nel vedere la luce della nuda consapevolezza prima che l'esperienza venga frantumata in forme o entità particolari Il quinto lume

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II quinto lume è 'il lume che introduce alla pura terra'. È la luce del rigpa che si manifesta come visioni e oggetti luminosi, apparentemente esterni. Quando il praticante dimora nella consapevolezza primordiale del primo lume, gli oggetti che si presentano ai sensi rimangono puri e non duali. Questa esperienza è nota come 'eliminare il dubbio nei tre corpi (kaya)’ Uno dei simboli usati nell'insegnamento dzogchen è la bambola vuota, un involucro vuoto con alcuni buchi in corrispondenza degli organi di senso: occhi, orecchie, bocca e naso. In una stanza buia, all'interno della bambola viene introdotta una candela accesa. Al centro della bambola c'è una luce, una luce che illumina l'interno della bambola, e anche ciò che si trova all'esterno: sempre la stessa luce. Come la spiegazione data nei Sei lumi, ciò sta a indicare la luminosità della consapevolezza primordiale così come viene riconosciuta nei diversi contesti. La luce che proviene dall'interno della bambola illumina ciò che sta all'esterno di essa. È il contrario di ciò che pensiamo in occidente, dove crediamo che il mondo entri dentro di noi attraverso i sensi. Nella tradizione tibetana, si crede che la consapevolezza faccia esperienza attraverso i sensi. È importante ricordare che quelli che ci appaiono come fenomeni esterni, in realtà sono fenomeni che nascono nella consapevolezza. L'esperienza è non duale; soggetto e oggetto nascono insieme. Solo da un punto di vista teorico sono divisi in sé interno e oggetto esterno: la luce non si divide in dentro e fuori. In realtà, entrambi i poli della dualità sono fenomeni vuoti Il sesto lume II sesto lume è il lume del bardo, lo stato intermedio fra la morte e la rinascita .Ricordiamo che nello Stato intermedio la base si manifesta come i campi dei Buddha pacifici e irati. Le visioni e le esperienze che sorgono nel bardo sono manifestazioni della nostra mente, determinate dal karma, così come lo sono le esperienze che facciamo nella vita. Per il praticante che ne riconosce la vera natura, c'è la liberazione. Per colui che non riconosce le visioni come autoriginate, una visione risulterà infine predominante, e lo porterà nel regno e nella situazione specifica della sua successiva rinascita nel ciclo delle esistenze. Il punto, nel sesto lume, sta nel riconoscere la luce del samsara e del nirvana. In Relazione con i sei Lumi abbiamo le tre fasi ,ricorrenti in tutto lo Dzogchen, della base della via e del frutto, le Prime quattro rappresentano la base ,il quinto lume la via ,e il sesto il frutto Anche se la suddivisioni in sei Lumi è la più esaustiva in termini intellettuali la suddivisione più comune e quella in quattro lumi che tiene conto dell’epifanie luminose esperite durante la pratica avanzata dello Dzogchen ma questo argomento va oltre le mia capacità