scarpino: un ecocidio genovese. "dal non-progetto al percolato"
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Presentazione a cura di Mauro Solari dell'Associazione Amici del Chiaravagna ONLUS sulla storia della discarica di Scarpino a Genova Sestri Ponente e della sua gestione. E' scorretto parlare oggi di "Emergenza Percolato" perchè è un problema che denunciamo da decine di anni e su cui poco o nulla è stato fatto per prevenire il disastro. Paghiamo oggi per le scelte sbagliate fatte in passato e per tutto quello che si sarebbe potuto fare ma che invece non è stato fatto.TRANSCRIPT
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Genova - febbraio 2014
Scarpino: dal non progetto al percolato
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L'inizio- La discarica di Scarpino nasce nel
1968 come discarica provvisoria.- Scarpino 1 sorge senza
impermeabilizzazione del fondo sopra alle sorgenti del rio Cassinelle
- Le sorgenti generano una portata media di 80 m3/h di percolato da Scarpino 1
- Nei primi anni di esercizio la discarica veniva incendiata
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Dove è Scarpino?
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La continuazione- Anni 80: realizzato dal gruppo
Acque un depuratore: non ha mai funzionato
- Dal 1995 coltivata Scarpino 2 con fondo impermeabilizzato
- Dal 2003 il percolato è inviato al depuratore di Cornigliano
- Dal 2006 esiste impianto di captazione del biogas che produce 54 M di kWh di E.E.
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Come è fatta Scarpino?
Scarpino 1
Entrata
Scarpino 2Vasche raccolta percolato
Scarpino 1: dal 1968 al 1995, 12 milioni di metri cubi
Scarpino 2: ad oggi circa 6 milioni di metri cubi
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Cos’è il percolato?
Si genera dall'infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla loro decomposizione.
Per legge, il percolato deve essere captato e trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi.
Si valuta tramite alcuni indicatori come il pH, il BOD, il COD e il contenuto di metalli. BOD e COD indicano la concentrazione di sostanza organica presente e possono assumere valori massimi addirittura pari a due ordini di grandezza rispetto alle concentrazioni presenti nelle acque reflue domestiche.
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Cos’è il percolato?
Nelle discariche controllate di RSU inizialmente si ha una produzione di percolato acido con pH compreso fra 4,5 e 7,5 che tende a portare in soluzione i metalli; in fase di vecchiaia invece il pH tende a risalire fino a 7,5 - 9 e la concentrazione di metalli ridiscende
(fonte: Wikipedia)
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Le alternative proposte dal Comune nel 2004:
Inceneritore per tal quale con tecnologia forno a griglia parzialmente raffreddato ad acqua e capacità di trattamento pari a 330.000 t/a con 3 linee previste (1 in stand-by) da 500 t/g cad;
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Le alternative proposte dal Comune nel 2008
Nel 2008 la nuova giunta decide di rivedere la precedente scelta per:
- R.D. al 65% dal 35%- Fine dei CIP6- Opposizione della popolazione al
grande inceneritore
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Gli input politici nel 2008
- L'impianto finale doveva avere una flessibilità tale da chiudere il ciclo dei rifiuti con una R.D. variabile dal 45 al 65%
- L'impianto finale doveva comprendere una sezione di termotrattamento perché così previsto dal Piano Regionale
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Polo di Scarpino attualmente approvato
L'impianto finale sarà composto da:• sezione di separazione secco-umido;• sezione di digestione anaerobica della frazione
umida con produzione biogas;• sezione di termotrattamento della frazione
secca e sezione depurazione fumi;• sezione per la produzione di energia mediante
ciclo ibrido a vapore (da combustione rifiuti e da combustione biogas);
• utilizzo del calore residuo per depurazione percolato e produzione di acqua industriale.
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Impianto separazione secco-umido per pressoestrusione
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Separazione secco-umido con vaglio rotante
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Separatore aeraulico
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Trattamento a freddo dei rifiuti non preselezionati
• Trattamento meccanico-biologico (TMB) • Digestione anaerobica• Trattamento aerobico• Selezione manuale e riutilizzo
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Trattamento meccanico biologico
• ottimizzazione delle rese energetiche tramite invio alla termovalorizzazione della sola frazione secca con alto potere calorifico (che quindi contribuisce al miglior recupero energetico mediante combustione);
• separazione della frazione umida, a basso potere calorifico, con conseguente possibilità di digestione anaerobica (processo d’elezione, rispetto alla combustione, per rifiuti di tale tipologia) per la produzione di biogas;
• riduzione dei rifiuti da avviare a termotrattamento con riduzione dei costi complessivi (il termotrattamento ha costi d'investimento di un ordine di grandezza superiori alla digestione anaerobica a parità di potenzialità) nonché delle emissioni in atmosfera;
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Digestione anaerobica
• processi wet (concentrazione di solidi sino al 10%)• processi semi-dry (concentrazione di solidi compresa tra 10-20%)• processi dry (concentrazioni di solidi compresa tra 20- 40%).
• La digestione anaerobica può essere condotta in condizione mesofile (circa 35°C) o termofile (circa 55°C). Mediamente in mesofilia si hanno tempi di residenza compresi nel range 14-30 giorni, mentre in termofilia il tempo di residenza è in genere inferiore ai 14-16 giorni.
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Confronto digestione anaerobica e trattamento aerobico
• la digestione anaerobica produce energia rinnovabile (biogas) a fronte del trattamento aerobico che consuma energia;
• gli impianti anaerobici sono in grado di trattare tutte le tipologie di rifiuti organici, il trattamento aerobico richiede un certo tenore di sostanza secca nella miscela di partenza;
• gli impianti anaerobici sono reattori chiusi e quindi non vi è rilascio di emissioni gassose, ciò avviene durante la prima fase termofila del trattamento aerobico;
• nella digestione anaerobica si produce acqua di esubero che necessita di uno specifico trattamento, nel trattamento aerobico le acque di percolazione possono essere ricircolate;
• gli impianti di digestione anaerobica richiedono investimenti iniziali maggiori (70-90 €/t) rispetto a quelli di pretrattamento aerobico (60-70 €/t;
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Priorità ciclo rifiuti0) analisi merceologica dei rifiuti
1) Realizzazione impianti di biodigestione / compostaggio per umido da RD
2) RD al 65-80%
3) Realizzazione sezione a freddo polo tecnologico finale (imp. sep. secco-umido, digestione anaerobica umido residuo e stabilizzazione)
4) eventuale abbancamento del residuo secco non riciclabile
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Impianto per trattamento umido da RD (biodigestione anaerobica+compostaggio aerobico+prod. E.E.)
Dimensione minima impianto per sostenibilità economica: 20.000 t/a
Superficie minima: 10.000 m2
Tempi di realizzazione: 22 mesi + 6 mesi progettazione
Personale: 70-75 persone su 2 turni/g x 6 gg/settimana
Costo investimento: 15 M€ IVA inclusa
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Flussi di materia
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Valorizzazione frazione secca da R.D.L'impianto di Vedelago
1° CAPANNONE: Selezione e Riduzione volumetrica (6 Ton/ora di RD):
• Ricevimento frazioni secche riciclabili da raccolta differenziata multimateriale o monomateriale;
• Selezione dei materiali in base alla composizione merceologica;• Selezione della plastica per colore e polimero;• Riduzione volumetrica (pressatura) dei vari materiali;• Gestione delle singole tipologie di materiali, consegnati a impianti
di seconda lavorazione
2° CAPANNONE: Produz. Sabbia sintetica (10.000–12.000 t/a), dal 2007 :
• Valorizzazione dello scarto di selezione degli imballaggi, della frazione secca RSU e degli scarti conferiti dalle aziende.
• Il granulato prodotto (“sabbia sintetica”) viene consegnato a specifiche aziende per l’impiego nei successivi cicli produttivi.
Potenzialità 22.000 t/a su 35.000 m2
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La RD del Consorzio Priula
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Era possibile gestire in modo diverso la discarica di Scarpino?
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Se si fosse ...
Se la discarica fosse stata gestita a blocchi di rifiuti compressi:
- minori costi di trasporto- maggiore durata della discarica- maggiore produzione di biogas- minore problema con i gabbiani- minore produzione di percolato
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Che fare per il percolato?
Abbiamo due tipo di percolato:- da Scarpino 1 molto diluito, grandi
quantità, alto COD (domanda chimica d'ossigeno), alta ammoniaca, pH basico
- da Scarpino 2 poco diluito, medie quantità, alto BOD (domanda biologica d'ossigeno), metalli pesanti, pH acido
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Che fare per il percolato?
I depuratori biologici come quello di Cornigliano non sono idonei a trattare il percolato, solo effetto di diluizione:
- i metalli pesanti passano indisturbati- l'ammoniaca riduce l'efficienza di
depurazione uccidendo i batteri- non è trattata la frazione non
biodegradabile del COD
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Che fare per il percolato?
Si potrebbe ipotizzare:- separare i due percolati aventi
problematiche diverse- ridurre l'ammoniaca tramite
degasazione (strippaggio) utilizzando il calore residuo dagli impianti di produzione E.E.
- ridurre i metalli pesanti con trattamenti chimico-fisici (chiariflocculazione)
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Che fare per il percolato?
Per Scarpino 1- Ridurre la quantità di percolato con
una corona di pozzi di emungimento delle acque sotterranee in modo da intercettare le sorgenti del rio Cassinelle
- trattare il percolato residuo con impianti di osmosi inversa
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Che fare per il percolato?
Quanto detto è una traccia di lavoro perchè la soluzione, ammesso che esista, è difficile da trovare e comunque costosa:
hanno creato un mostro difficilmente domabile!