salute 10 più nr. 11 anno 2012

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MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 11 - NOVEMBRE 2012 RAVENNA IN QUESTO NUMERO Gianezio Paribelli - Pag. 9 SERVIZIO 24H SU 24 DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA con PERSONALE ALTAMENTE QUALIFICATO CUCINA PROPRIA RIVOLTA ALLE ESIGENZE DI CIASCUN OSPITE VILLA GAIA VILLA GAIA Casa Famiglia - Residenza per anziani Posizionata entro le mura della città, in edificio signorile con ampio giardino interno alberato e giardino d’inverno. La Residenza Villa Gaia si propone per il sostegno di persone anziane autosufficienti o con lievi insufficienze che per i più svariati motivi hanno difficoltà a vivere sole nelle loro abitazioni - Contattateci per un consulto. VILLA GAIA - Ravenna - Via Trento, 22 - Tel. 0544.402053 - Cell. 331.2522255 Gianezio Paribelli - Pag. 9 - I disturbi dell’apprendimento - L’acqua del rubinetto - Le unghie - I disturbi dell’apprendimento - L’acqua del rubinetto - Le unghie SALUTE_10piu_cover_CASA NOTIZIE cesena n1.2007 30/10/12 15:28 Pagina 1

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Salute 10 più è il mensile gratuito dedicato alla salute, al benessere e molto altro ancora. È disponibile nelle più importanti farmacie e negli studi medici di Ravenna e dintorni.

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Page 1: Salute 10 più Nr. 11 Anno 2012

MENSILE DI INFORMAZIONE SU SALUTE E BENESSERE » N. 11 - NOVEMBRE 2012

RAVENNA

IN QUESTO NUMERO

Gianezio Paribelli - Pag. 9

SERVIZIO 24H SU 24DI ASSISTENZA INFERMIERISTICA conPERSONALE ALTAMENTE QUALIFICATO

CUCINA PROPRIARIVOLTA ALLE ESIGENZEDI CIASCUN OSPITE

VILLA GAIAVILLA GAIA Casa Famiglia - Residenza per anzianiPosizionata entro le mura della città, in edificio signorile

con ampio giardino interno alberato e giardino d’inverno.

La Residenza Villa Gaia si propone per il sostegno di persone anziane autosufficienti o con lievi insufficienzeche per i più svariati motivi hanno difficoltà a vivere sole nelle loro abitazioni - Contattateci per un consulto.

VILLA GAIA - Ravenna - Via Trento, 22 - Tel. 0544.402053 - Cell. 331.2522255

Gianezio Paribelli - Pag. 9

- I disturbi dell’apprendimento- L’acqua del rubinetto- Le unghie

- I disturbi dell’apprendimento- L’acqua del rubinetto- Le unghie

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STUDIO DI PSICOLOGIAPSICOTERAPIA e SESSUOLOGIASTUDIO DI PSICOLOGIAPSICOTERAPIA e SESSUOLOGIA

Dott. Angelo Lofino - Psicologo - Sessuologo - PsicoterapeutaSpecialista in Sessuologia clinica - Terapia cognitiva e cognitivo-comportamentale

Via S. Valitutti 88 - 48124 RavennaTel. 0544.402019 - Cell. 347.7222321www.psicologia-studio-sessuologia.it - [email protected]

Se le persone non sono soddisfatte del motto di vita che si sonocostruite nel tempo, possono sempre cambiarlo, a loro la scelta. Dott. Angelo Lofino

Una sofferenza psicologica si manifesta con una seriedi sintomi non sempre facilmente riconoscibili ma,spesso, molto dolorosi, tristezza, angoscia, ansia,depressione, il nulla come conforto.

Scegliere di andare dallo psicologo e/o dallo psicoterapeu-ta significa essere responsabili, voler prendersi cura dellapropria salute per migliorare la propria qualità della vita.

Uno specialista si occupa anche di tutte le problema-tiche relative alla sfera della sessualità, aiutando asuperare i blocchi che creano difficoltà a se stessi ealla coppia. Calo del desiderio, disturbi della ses-sualità maschile come la disfunzione erettile e l’eia-culazione precoce, disturbi della sessualità femmini-le come il vaginismo e l’ anorgasmia, disturbi affetti-vi e relazionali. Le problematiche sessuali o di cop-pia possono essere sia nella sfera eterosessuale,sia omosessuale, bisessuale o transessuale.

SOSTEGNO, COMPETENZA E PROFESSIONALITÀ

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Tiziano Zaccaria

ALIMENTAZIONE

2 LATTE CRUDO - I distributori self-service in provincia

Dott. Andrea Baldisserri

SALUTE

4 LE ADENOIDI

Dott. Giuseppe Ballardini

SALUTE

12 LA MALATTIA MANI-PIEDI-BOCCA

Dott.ssa Serena Bagli

INFANZIA

13 I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO

Dott. Flaviano Jacopi

CARDIOLOGIA

16 ANGIOPLASTICA CORONARICA

SALUTE E AMBIENTE

18 L’ACQUA DEL RUBINETTO

Prof. Carlo Tagariello

SALUTE

20 ELIMINARE IL PROBLEMA EMORROIDI

Umberto Parani

BELLEZZA

23 UNGHIE SANE E BELLE

APPROFONDIMENTO

25 IL GIOCO D’AZZARDO IN EMILIA ROMAGNA

Dott.ssa Monica Negosanti

ALIMENTAZIONE

26 LE SOSTANZE DELLA NUTRACEUTICA

Tiziano Zaccaria

SALUTE

28 LA CAMPAGNA ANTIFUMO IN EMILIA R.

I NOSTRI AMICI ANIMALI

30 FEDELI PER SEMPRE - I War-Dogs all’Isola di Guam

Dott. Pierpaolo Casalini

SANITÀ

6 LE INFEZIONI OSPEDALIERE

Tiziano Zaccaria

L’INTERVISTA

9 GIANEZIO PARIBELLI

SOMMARIO » Nr. 11 - Novembre 2012

Proprietà, redazione e realizzazioneMultiservice sas: via A. Gnani, 4 - 48100 Ravenna - Tel. 0544.501950 - [email protected]

SALUTE 10+ N. 11.2012 - Aut. Trib. Ravenna n. 1381 del 23/11/2011.

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E’ tornato sulle nostre tavole il latte crudo, fresco di gior-nata, come una volta. Per ottenerlo non occorre cercare unallevamento bovino: basta recarsi in uno dei tredici distri-butori self-service di latte crudo “alla spina”, atti-vi 24 ore su 24, sparsi in provincia di Ravenna.Sei anni fa l’idea è venuta a due giovani allevatori lughesi,Mirco e Fabio Baroncini, titolari di un’azienda agricola diSan Bernardino di Lugo. «La nostra famiglia alleva muccheda oltre sessant’anni: tutto nacque dalla passione delnonno Luigi, che tramandò questa passione a nostro padreSauro - racconta Mirco - Oggi abbiamo 180 mucche dirazza frisona, alimentate a foraggio e cereali, che produco-no mediamente duemila litri di latte al giorno».

ALIMENTAZIONE

L’azienda di San Bernardino produce latte di “alta qualità”dal 1997, ma è dal 2006, grazie alla nuova legislazionein materia di vendita diretta dei produttori agricoli eall’autorizzazione dell’Ausl di Ravenna, che utilizza unaparte della propria produzione per la vendita diretta alpubblico. «Uniamo la tecnologia del distributore self-ser-vice con la genuinità di un prodotto sano e naturale,andando incontro all’esigenza dei tanti consumatori chevogliono riscoprire i sapori di un tempo - prosegue Mirco- Nel 2006 instal-lammo a Lugo ilprimo distributoreautomatico stabiledi latte crudo,aprendone altriquattro nei mesisuccessivi: uno adAlfonsine, uno aCastel Bolognese edue a Faenza. Dopodiché abbiamo “messo le ruote” allanostra idea e nel 2007 siamo partiti col primo distributo-re ambulante, che garantisce la conservazione del latteappena munto, mantiene inalterate le sue caratteristichenutrizionali e ci permette di portarlo nei mercati settima-nali di Ravenna, Voltana, Mezzano, Argenta,Bagnacavallo, Massa Lombarda, Fusignano, Faenza, Lugoe Castrocaro Terme».Oggi altre aziende hanno installato in provincia diRavenna dei distributori automatici stabili, che funziona-no con tutte le monete dai 10 centesimi ai 2 euro, ero-gando quantità a scelta del cliente, anche soltanto un bic-chiere.

Tecnologia, tradizione e genuinità...di Tiziano Zaccaria

In provincia di Ravenna esistono diversi distributori self-servicedi latte appena munto, “alla spina”, attivi 24 ore su 24.

LATTECRUDOAlla riscoperta del sapore edella genuinità di un tempo.

IL «CHIOSCHETTO» DI LUGO

MIRCO E FABIO BARONCINI

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ALIMENTAZIONE

Domande e risposte

A proposito di risparmio, il latte crudocosta fino al 30 per cento in meno dellatte “fresco” venduto nei negozi.

a costruire i globuli rossi) e soprattutto D(indispensabile per fissare il calcio).Perchè berlo?Perchè è buono e sano. Munto tutte lemattine, non ha subito trattamentiindustriali, non è pastorizzato, ma è con-trollato sotto l’aspetto sanitario e bio-logico.Ma fa bene sul serio?Da solo garantisce il fabbisogno nutriti-vo necessario al primo e più delicatoperiodo di vita. L’importanza del lattecontinua in età adulta, sopratutto perchi pratica sport, e specialmente nellaterza età, perché mantiene la strutturaossea e dentaria in buono stato, preve-nendo fenomeni di osteoporosi. Come si conserva?Va messo nel frigorifero ad una temper-atura compressa tra 1 e 4 gradi. Occorrefarlo bollire subito, così lo si può con-servare fino a tre giorni,. Quando vienebollito, produce un’ottima panna.Possono berlo tutti?In linea di massima sì. Chiedetecomunque al vostro medico o pediatrase si hanno dei problemi di allergie allatte o ai suoi derivati.E’ conveniente?Sì, costa mediamente solo 1 euro allitro, circa il trenta per cento in menodal latte “fresco”.Può essere utilizzato per lapreparazione di altri prodotti?Certo, è ideale per la preparazione digelati, yogurt, ricotte e formaggi.

Presso i distributori si possonotrovare bottiglie pronte per l’uso,ma c’è chi preferisce portarle dacasa, risparmiando denaro e man-tenendo l’ambiente pulito.

I distributori sono in comunicazionecon l’allevatore, per avvisare se il pro-dotto si sta esaurendo o se si è verifi-cata un’anomalia, garantendo in que-sto modo anche la catena del freddodal produttore al consumatore. Tutto ilprocesso produttivo è in filiera sotto ilcontrollo sanitario dell’Ausl diRavenna. Quotidianamente il latteappena munto viene filtrato e caricatoall’alba nei distributori, che sono poieventualmente ricaricati in giornata inrelazione all’andamento delle vendite.Il trasporto dall’allevamento al puntovendita è assicurato da contenitori inacciaio inox alimentare, isolati termica-mente, della capacità di 250/300 litri.

Le caratteristiche organolettiche?E’ un alimento di grande valore nutriti-vo, completo ed equilibrato. È compos-to da acqua (87,3%), lattosio (4,8%),grassi (3,6), proteine (3,5%), sali miner-ali (0,8%), in particolare calcio e fos-foro, ma anche da vitamine B2 (cheentra nel metabolismo), B12 (che serve

I 12 i distributori di latte crudo,a Ravenna e provincia.

RAVENNA - Via A. Cesari, 73

RAVENNA - Via Faentina, 8

RAVENNA - Via Lago di Como

ALFONSINE - Via Reale, 160BAGNACAVALLO - Via G. MazziniBRISIGHELLA - Via Baccarini CASTEL BOLOGNESE - Via Contoli, 50FAENZA - Corso EuropaFAENZA - Via IV Novembre, 29LUGO - Via Provinciale Felisio, 78MASSA LOMBARDAPiazza Giuseppe MazziniSAN BERNARDINO DI LUGOVia Sottofiume, 28FINE

Aperto tutte le seredalle 19 alle 24.

Aperto la domenicae i festivi anche a pranzo.

Ristorante - Pizzeria napoletanaCUCINA ROMAGNOLA TRADIZIONALE DI CARNE E PESCE

RUSSI - RA - Piazza Baccarini, 11/1 - Tel. 0544.583348

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Le adenoidi sono un filtro protettivo controvirus e batteri, risalente all’infanzia, che inetà adulta può diventare un problema.

Dott. Andrea BaldisserriMedico-Chirurgo specialistain otorinolaringoiatriaE-mail: [email protected]

SALUTE

ADENOIDIeccessivo aumento volumetrico delleadenoidi può facilmente causare fasti-diose otiti. L’andamento delle otiti ed idanni all’orecchio conseguenti sonouno dei motivi più importanti da valu-tare per prendere una decisione farma-cologica o chirurgica.

Se cure mediche appropriate (antibiotici,gocce nasali o altro) non riescono a risol-vere i disturbi dell’orecchio, ci sono i pre-supposti per effettuare un intervento diadenoidectomia, per ottimizzare la fun-zionalità tubarica e permettere all’orec-chio di avere una normale attività. Unesame audiometrico è importante perquantificare il danno auricolare, in gene-re recuperabile pienamente. Altro moti-vo di intervento di adenoidectomia è unprocesso infiammatorio recidivante delle

adenoidi, anche con6/7 ricadute nell’an-no. Spesso cure ter-mali appropriate(inalatorie con insuf-flazioni/politzer tubotimpaniche, le cosi-dette cure per la sor-dità rinogena) per-

mettono al bambino disuperare gli anni critici edi risparmiarsi un inter-vento chirurgico (poi leadenoidi tendono ad

atrofizzarsi da sole con ilpassare degli anni).

Cosa possono causare?

Quando toglierle

Ugola

Specolo

Coana Ugola

ADENOIDI VISTA LATERALE

VISTA DALL’ALTO

VIERESPIRATORIE

ADENOIDI

Si tratta di piccole masse di tessuto lin-fatico situate nella rinofaringe, ovverodove le vie nasali sboccano nella gola.Le adenoidi svolgono complesse fun-zioni di difesa per l’organismo del bam-bino, soprattutto fra la nascita e l’ado-lescenza. Sono dello stesso tessuto checostituisce le tonsille palatine (quelleche ci vediamo allo specchio se ci guar-diamo in gola) e della tonsilla linguale,tessuto che è presente alla base dellalingua. Questo insieme di tessuto lin-fatico viene considerato di estremaimportanza, perché partecipa allalotta contro gli agenti morbosi, viruse batteri, che cercano di entrare nel-l’apparato respiratorio attraverso ilnaso e la bocca. E’ come un filtro pro-tettivo di difesa. Qui avviene il primocontatto fra le nostre difese e gli agentiesterni. Le adenoidi in genere sui 10anni di età iniziano ad atrofizzarsi.

Consiste in un’ostruzione che le adenoi-di voluminose possono creare alla respi-razione nasale, per cui il bambino tendea respirare con la bocca aperta, e dinotte tende a russare.

Se le adenoidi si infiammano, invece,possono dare febbre, dolore, scolonasale. Essendo posizionate nella rinofa-ringe, vicino allo sbocco delle tube diEustachio, dalla cui funzione dipendel’orecchio, un’infiammazione o un

IL PROBLEMA MECCANICO

Sostanzialmente queste piccolemasse di tessuto linfatico possonodare due tipi di problemi: meccanicie infiammatori.

L’INFIAMMAZIONE

ADENOIDI

Sono piccole masse di tessuto enfatico, situate dietro al naso

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L’adenoidectomiaè l’asportazionedelle adenoidiattraversoil cavo oralemediante unostrumento alama libera.

SALUTE

Altro motivo da considerare per effet-tuare l’intervento chirurgico è la sindro-me delle apnee ostruttive da sonno,cioè quando il bambino durante ilsonno presenta una riduzione o lacessazione temporanea della respira-zione, di grado elevato, dovuta all’o-struzione meccanica delle vie aereedata dalle adenoidi. Questo problemava studiato con appositi esami come lapolisonnografia e dosaggi di ossigenonel sangue. Anche problemi odontoiatri-ci come palato ogivale, affollamentodentale e mala occlusione, se favoriti darespirazione nasale insufficiente, posso-no portare all’intervento chirurgico.

L’intervento classico di adenoidectomiaviene effettuato in anestesia generale. Siutilizza uno strumento detto adenoto-mo, che viene introdotto in bocca e por-tato ad avvolgere le adenoidi, poi“strappate” dal rinofaringe. Oggi sonostate introdotte tecniche anche menoinvasive per via endoscopica. Si trattacomunque di un intervento di routine;la degenza è al massimo di un paio digiorni, salvo complicazioni.

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LINGUA

ADENOIDI

L’asportazionedelle adenoidi

FINE

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ECCO ALCUNE BUONE REGOLE UTILI ALLA PREVENZIONE.ECCO ALCUNE BUONE REGOLE UTILI ALLA PREVENZIONE.

SANITÀ

Il rischio infezioninegli ospedaliIl rischio infezioninegli ospedali

Le infezioni ospedaliere sono malattieprovocate da microbi contratti durante ilricovero: comunemente e per motivipratici si definisce “ospedaliera”un’infezione che si manifesta dopo48 ore dall’inizio del ricovero. Anchele infezioni che un paziente porta con séalla dimissione, come quelle chirurgi-che, sono ospedaliere. In Italia si stimache il 5% dei pazienti che si ricoveranoin ospedale o in strutture sanitarie, con-trarranno un’infezione ospedaliera, cosìcome in altri paesi europei o negli Stati

OGNI ANNO IN EUROPA LE INFEZIONI OSPEDALIERECOLPISCONO QUATTRO MILIONI DI PAZIENTI.OGNI ANNO IN EUROPA LE INFEZIONI OSPEDALIERECOLPISCONO QUATTRO MILIONI DI PAZIENTI.

Uniti: è un fenomeno mondiale, cor-relato paradossalmente alla moder-nità della medicina.

Proprio nelle Terapie Intensive si puòosservare che il 30% dei pazienti vaincontro a questo fenomeno. Le più fre-quenti riguardano le ferite chirurgiche, leinfezioni polmonari, le infezioni urinarie,ma possono interessare tutti gli apparati.Fra le infezioni chirurgiche, le più comunisono quelle associate agli interventi perprotesi d’anca e di ginocchio, alla chirur-gia del colon, il taglio cesareo, la coleci-stectomia (asportazione della cistifellea).

Essi sono presenti in tre famiglie: bat-teri, virus e funghi. Per virus e funghi,agenti ritenuti meno comuni comecausa di infezione ospedaliera, anchese in crescita, oggi le terapie sonoancora scarse e in alcuni casi è diffici-le perfino riconoscere l’agente infet-tante. Per i batteri, agenti molto piùdiffusi, anche perché più facili da rico-noscere e da diagnosticare, si è assisti-to dagli anni Ottanta, dapprima negliUsa e poi in tutto il mondo occidenta-le, ad un aumento della loro frequen-za e una maggiore resistenza allaterapia antibiotica.

Dott. Pierpaolo CasaliniMedico-Chirurgo U.O.Anestesia e Rianimazionedell’Ospedale di FaenzaE-mail: [email protected]

“Le condizioni generali si sonoaggravate: il paziente ha contrat-to un’infezione”. E’ questa una fraseabbastanza frequente oggi nei nostriospedali. I dati ufficiali dalle agenziesanitarie stimano che quattro milionidi pazienti ogni anno ricoverati negliospedali europei si ammalano diinfezioni ospedaliere e si possonocontare in Europa circa 37mila deces-si l’anno collegati direttamente aqueste infezioni.

Infettarsi in ospedale

Le tre principali causedi infezione ospedaliera

I reparti più interessati al fenomenosono le Terapie Intensive, le Medicina, leLungodegenze, alcuni reparti Chirurgici,le Unità di Trapianto, le Ematologie.

1A CAUSA: i microbi

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3A CAUSA: AMBIENTEE PERSONALE SANITARIO STESSO

La seconda causa riguarda il pazientestesso che la contrae. I pazienti,soprattutto quelli ricoverati in TerapiaIntensiva, sono sempre più anziani eportatori di patologie croniche, con lequali convivono spesso da anni.L’acuirsi di una malattia li rende fragi-li e vulnerabili, soggetti a complica-zioni, comprese quelle infettive. Inquesti casi i microbi sono spesso pro-venienti dall’organismo del pazientestesso e non dall’esterno. Il nostrocorpo è infatti “abitato” da una quan-tità enorme di microbi, nella nostrapelle e all’interno del nostro corpo,intestino in particolare. Questa convi-venza è normalmente priva di danni,anzi è caratterizzata da benefici. Adesempio molti microbi intestinali faci-litano l’assunzione di alcune sostanze,come le vitamine, o aiutano l’intestinoa svolgere in maniera più efficace lapropria funzione.

Convivenza e infezione non sonoinfatti la stessa cosa: l’infezione èuno stato di malattia, mentre laconvivenza con una popolazionenormale di microbi è un fattonaturale.

Può accadere però che la debolezzadell’organismo induca uno squilibrioin questa convivenza e porti alla “colo-nizzazione”, cioè alla crescita esagera-ta in numero e qualità di microbi peri-colosi. Anche l’uso protratto degliantibiotici può avere un effetto nega-tivo, in quanto uccide i microbi inmaniera non selezionata ma “colpiscenel mucchio”, uccidendo anche quelli“buoni”. Queste condizioni predispon-gono il terreno allo sviluppo di infe-zioni “endogene”, cioè provenientidall’interno del nostro corpo. Vaaggiunto che alcuni pazienti sonoallettati (mantenuti a letto) anche perlunghi periodi, spesso sottoposti astrumentazioni diagnostiche e tera-peutiche invasive, come cateteri vesci-cali, sonde nasogastriche, tubi perrespirare, cateteri per effettuare tera-pie endovenose, drenaggi chirurgici,strumenti insostituibili per respirare,urinare e nutrirsi, ma che realizzanouna comunicazione fra superfici inter-ne ed esterne, superando le barrierenaturali del nostro organismo. Questofenomeno mette in contatto microbi,

anche buoni in questo caso, con zoneabitualmente disabitate da questi,cosiddette sterili, realizzando il rischiodell’infezione.

Il letto del paziente, i suoi oggetti perso-nali, gli strumenti e le macchine a luistesso collegati o che vengono usati sudi lui possono contaminarsi in misurapiù o meno grave, se il paziente o unsuo vicino di letto si infettassero. Questipazienti vanno trattati con riguardo,fino, nei casi più gravi, all’isolamento.Le mani, le braccia, l’abito stesso deglioperatori sanitari possono diventare ilmezzo di trasmissione delle infezioniverso altro malati o verso sé stessi inalcuni casi. Anche i parenti possonoessere coinvolti in questa condizione.Molte di queste infezioni sono senzaeffetto per gli operatori e i parenti, madeleteri per i pazienti delicati.

Pur essendo un fenomeno in crescita,legato in parte allo sviluppo stessodella medicina, si ritiene che il 30%delle infezioni ospedaliere sia preveni-bile. Per realizzare questo obiettivo daanni sono attivi negli ospedali deigruppi di lavoro che sorvegliano l’an-damento del fenomeno e mettono inpratica gli interventi correttivi. Essiriguardano tutti gli aspetti del proble-

ma, dal comportamento dei singolisanitari all’uso più corretto degli anti-biotici, fino alla struttura architettonicadell’ospedale con specifiche indicazio-ni sulla grandezza e sull’entità delricambio d’aria delle stanze di ricove-ro, sulla loro dimensione, sull’affolla-mento dei pazienti stessi, per non par-lare di tutti gli interventi sulla pulizia esterilizzazione dei materiali usati nelpaziente, dell’uso del materialemonouso etc. Ma di tutte queste indi-cazioni, una particolarmente segnalatadall’Organizzazione Mondiale dellaSanità come progetto di informazioneriguarda la semplicissima e importantis-sima manovra del lavaggio delle manida parte degli operatori sanitari edei parenti visitatori. All’interno dimolti ospedali vi sono collocati manife-sti che richiamano questo gesto e nedescrivonoil correttomodo difare, conl’uso diappositiprodottidete rgenti edi sinfettanti.Un semplicegesto che richiamagli albori della lottaalle infezioni, iniziata 150anni fa ma non ancora fini-ta. FINE

2A CAUSA: IL PAZIENTE

Cosa si può fare?

Ricevi un indennizzo per interventi dovuti a malattia, infortuni e parto cesareo ed

una rata mensile in caso di non autosufficienza.

“Allarme del Censis: “Nove milionidi italiani senza i soldi per curarsi.”“Allarme del Censis: “Nove milionidi italiani senza i soldi per curarsi.”

“PROTEGGI LA TUA SALUTE (E RICEVI UN SOSTEGNO ECONOMICO)”

Lorenzo Cadoppi - Mediatore creditizio - Iscriz. Albo UIF nr. 139240 - ISVAP sez. E.

(Cit. Quotidiano la Stampa del 5 giugno 2012)

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Il dottor Gianezio Paribelli è nato a Milano il 9 ottobre1948. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università diPadova nel 1974, si è specializzato in Ortopedia eTraumatologia all’Università di Bologna nel 1979. Dopoaver frequentato per alcuni anni l’Istituto Ortopedico Rizzolidi Bologna, dove si era specializzato, Paribelli ha semprelavorato in strutture private convenzionate, dedicandosisoprattutto alle nuove tecniche chirurgiche delle quali hariconosciuta esperienza anche a livello internazionale. E’membro di varie società scientifiche ortopediche, nazionalied internazionali, per le quali organizza corsi di perfeziona-mento. Responsabile di un’unità funzionale ortopedica dal1993, la sua équipe tratta una media di 900 pazienti all’an-no, soprattutto con patologie ortopediche curate per viaendoscopica. Attualmente opera alla Casa di Cura DomusNova di Ravenna, al Maria Cecilia Hospital di Cotignola, alSan Pier Damiano Hospital di Faenza e alla Casa di CuraMalatesta Novello di Cesena.

L’INTERVISTA

«Molto casualmente. Negli anni Sessanta giocavo a calcio adun certo livello e, durante una partita, mi fratturai una cavi-glia. Venni operato all’Ospedale Rizzoli di Bologna dal pro-

di Tiziano Zaccaria

Milanese d’origine ma romagno-lo d’adozione, è tra i maggioriesperti di chirurgia artroscopicadella spalla e del ginocchio.

GIANEZIOPARIBELLIGIANEZIOPARIBELLI

fessor Leonardo Gui, che mi affascinò, condizionando la miasuccessiva strada professionale: già pensavo alla medicina,ma ancora dovevo scegliere la specializzazione di ortopedia».

«Avevo iniziato nelle giovanili del Milan, dove per unanno, nel 1964-65, fui aggregato alla prima squadra alle-nata da Niels Liedholm.

Dottor Paribelli, come è iniziatala sua storia professionale? Con quale squadra giocava?

»SEGUE

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«Assieme ad un gruppo di giovani colleghicreammo un gruppo di studio non ricono-sciuto dalle istituzioni, quasi una sorta di“carboneria”. Ci trovavamo spesso a casamia, a parlare e discutere delle innovazio-ni tecniche, tecnologiche e scientifiche nelcampo della chirurgia e dell’artroscopiadella spalla. Tutti coloro che facevano partedi quel gruppo, oggi sono all’avanguardianei vari settori della chirurgia. Il collega acui devo di più è comunque il compiantodottor Godoli, ravennate, che fu il mioprimo primario, nonché amico, quandoandai via dal Rizzoli: mi ha fatto crescereprofessionalmente, pur nel suo carattereviscerale di puro romagnolo».

«Sono conosciuto in particolare per la spalla, però mi occupoanche di ginocchio, anca e caviglia. E proseguo nella ricercadi nuove tecniche operatorie, l’ultima delle quali, relativa-mente alla spalla, è il “trasferimento del gran dorsaleartroscopicamente assistito” tecnica utile nella patologiadella cuffia dei rotatori in caso di irreparabilità.

«L’accorciamento dei tempi è il frutto dell’esperienza accu-mulata negli anni. E poi sono un ambidestro, caratteristica

10

In seguito ho giocato da mezzala o ala sinistra nelPordenone, nel Padova, nel Minerbio e infine nel BaraccaLugo, dove sono stato allenato dall’ex giocatore romanistaValerio Spadoni, prima di dedicarmi esclusivamente alla miaprofessione medica».

«Sì, all’inizio degli anni Settanta feci due anni da specializzan-do come allievo dello stesso professore Gui, dopodiché intra-presi un’attività libera professionale, anche se sempre in strut-ture convenzionate con il servizio pubblico, facendo allo stes-so tempo pratica all’estero, in vari Paei Europei e negli StatiUniti, dove ho avuto modo di concentrarmi sulle pratiche chi-rurgiche superspecialistiche. Il mio interesse si è spostato inparticolare sulla chirurgia artroscopica e protesica».

LA RAPPRESENTATIVA NAZIONALE JUNIORES DELL’ITALIA,VINCITRICE DEL TORNEO DELL’ATLANTICO A LAS PALMAS NEL ‘66:PARIBELLI (IN BASSO A DESTRA) SEGNÒ UN GOL NELLA FINALEVINTA CONTRO LA SPAGNA.

Iniziando al Rizzoli,dove era stato operato…

Erano tempi pionieristiciper queste tipologiedi chirurgia

Attualmente lei è rinomato soprattuttoper le operazioni alla spalla

Dicono che una sua operazioneabbia una durata molto inferiorerispetto ai suoi colleghi

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11

L’INTERVISTA

FINE

che facilita la manualità durante gliinterventi. Ma ritengo sia necessarioper un chirurgo l’essenzialità e la deci-sionalità che derivano dall’esperienzama anche da fattori caratteriali.»

«Sono oggi il vice presidente dellaSocietà Italiana Artroscopia (che rac-chiude circa 1500 professionisti delsettore) e nel novembre 2013 nediventerò il presidente per un bien-nio. Spero che quella carica nondebba togliere troppo spazio allamia attività professionale. Ad ognimodo, la nostra categoria sente l’esi-genza di dover affrontare alcune pro-blematiche, in primo luogo la que-stione della copertura assicurativa deimedici. Oggi sono aumentate adismisura le denunce per “risarcimen-to danni” da parte dei pazienti, inparticolare in ortopedia, ginecologiae chirurgia plastica.

Lei divide il suo lavorocon gli impegni associatividella categoria

Un altro aspetto sul quale vogliamospingere è quello di poter dare la pos-sibilità ai giovani chirurghi italiani dipoter partecipare a laboratori anato-mici su cadavere per perfezionare tec-

niche e manualità. Fino a pochi annifa non era possibile se non in settoriuniversitari e con molte limitazioni adifferenza di quello che avviene neglialtri Paesi europei».

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SALUTE

MALATTIAMALATTIAMANI PIEDI BOCCASi tratta di una malattia sostanzialmente innocua che sirisolve spontaneamente nell’arco di pochi giorni senzanecessità di particolari provvedimenti terapeutici.

Ha un periodo di incubazione di 3-7giorni ed è caratterizzata dalla presen-za di vescicole sulle labbra e all’interno della bocca, sui palmi dellemani e sulle piante dei piedi (di qui ilsuo nome). La febbre, quando presenta,è modesta. Talora è presente mal di golae, raramente, mal di testa e vomito.Talora le vescicole possono compari-re anche su braccia e gambe.

La diagnosi è basata esclusivamente sullatipica distribuzione delle vescicole inquanto non esistono tests diagnosticispecifici.Spesso comunque la distribuzione dellevescicole non è così caratteristica e la dia-gnosi si basa sulla presenza di analoghi epiù tipici casi all’ interno della comunitàfrequentata dal bambino.

Non esiste cura specifica, è possibilesomministrare, meglio se dietro consi-glio del pediatra, paracetamolo(Tachipirina, Efferalgan, Sanipirina, ecc.)per la febbre ed eventualmente rimedilocali per attenuare il dolore in bocca efacilitare l’ingestione di cibo e liquidi.

È difficile consigliare azioni specificheper prevenire l’insorgenza della manipiedi bocca, generalmente si consigliasemplicemente di lavarsi accuratamen-te le mani ed osservare con scrupolo lecomuni norme igieniche. Evitare dirompere le bolle limita la diffusionedel virus.

In genere il bambino può tornare ascuola in seguito alla scomparsa dellafebbre mentre, nei casi degli asili nido,talvolta vi sono norme un pochino piùrestrittive.

Sintomi

Diagnosi

Cura

Prevenzione

Riammissione a scuola

Dott. Giuseppe BallardiniMedico Specialista Reparto Infettivic/o Ospedale di Ravenna.E-mail: [email protected]

È causata da virus intestinali(Enterovirus) che si trasmettono dauna persona all’ altra (quindi nonda animali). Il contagio avviene percontatto diretto con secrezioninasali, saliva (quindi anche starnutio colpi di tosse) di pazienti nellaprima settimana di malattia o percontatto orale di feci di personeammalate in forma evidente o inapparente. È più frequente a cavallofra estate ed autunno. Essendo cau-sata da diversi ceppi virali, può esse-re contratta più volte nella vita.

FINE.

“ “

MANI PIEDI

BOCCA

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» SEGUE

DISLESSIA, DISGRAFIA, DISCALCULIA, DISORTOGRAFIA, DISTURBI DEL LINGUAGGIO… ECCO COSA SONO E COME VANNO AFFRONTATI.

Dott.ssa Serena BagliPsicologa - LugoEmail: [email protected]

IDISTURBIDELL’APPRENDIMENTO

DISLESSIASi riferisce a una difficoltà che riguar-da la capacità di leggere e scrivere inmodo corretto e fluente. Leggere escrivere sono considerati atti così sempli-ci e automatici che risulta difficile com-prendere la fatica di un bambino disles-sico. Il bambino dislessico può leggere escrivere, ma lo fa solo sforzando le suecapacità e le sue energie, proprio perchénon gli riesce immediato. Si stanca rapi-damente, commette errori, rimane indie-tro, non impara. Si manifesta con unalettura scorretta e/o lenta, e può manife-starsi anche con una difficoltà di com-prensione del testo scritto.

DISGRAFIASi riferisce ad una difficoltà grafo-motoria che può rallentare fino adimpedire l’apprendimento, il suoconsolidamento ed il fatto che il gestografico diventi più fluido. L’incapacitàdi tracciare correttamente lettere enumeri ha conseguenze rilevanti sulrendimento scolastico. Per avere unabuona scrittura occorre attivare ognigiorno quelle capacità mentali che favo-riscono nel bambino agilità, fluidità,attenzione, concentrazione e memoria.Anche nel caso della disgrafia, si scam-bia spesso questa difficoltà per negli-genza, poco impegno o scarsa motiva-zione allo studio. Il ragazzino affetto daquesto disturbo può essere consideratopoco volenteroso, disorganizzato, disor-dinato, non motivato e tale valutazionegenera un pregiudizio pericoloso.

DISCALCULIAIn questo caso vi è una difficoltàspecifica nell’apprendimento delcalcolo, che si manifesta nel rico-noscere e nominare i simboli nume-

rici, nella scrittura dei numeri, nel-l’associazione del simbolo numerico

alla quantità corrispondente,nel contare e nella risolu-

zione dei problemi.Queste difficoltà sievidenziano sia nellalettura che nella scrit-tura dei numeri (ilnumero 9 viene con-fuso con il 6; il 21con il 12; il 3 viene

scritto al contrario etc.). Di solito questibimbi lavorano male nel calcolo orale: siperdono nella numerazione, fanno moltafatica ad imparare le tabelline, compren-dono poco o niente il testo del problemadi matematica, eseguono i calcoli constrategie del tutto personali.

DISORTOGRAFIAÈ la difficoltà a tradurre corretta-mente i suoni che compongono leparole in simboli grafici. I bambiniaffetti da disortografia presentano seriproblemi sul piano grammaticale eortografico, nel comporre i testi, neldettato e nella copia. L’alunno spessonon riesce ad imparare le informazioniin sequenza come l’alfabeto, i giornidella settimana e i mesi dell’anno e puòfare confusione per ciò che riguarda irapporti spaziali e temporali, comedestra-sinistra, ieri-domani etc.

INFANZIA

Vengono definiti disturbi diapprendimento quei problemilegati alla comprensione e/o usodel linguaggio che portano ad unacapacità limitata di ascoltare, parlare,leggere, scrivere, ragionare o fare i cal-coli. Si possono individuare nei bam-bini già in età prescolare, ma una dia-gnosi accurata si ha nei primi anni discuola. I principali sono: dislessia,disgrafia, discalculia, disortografia edisturbo specifico del linguaggio.

UNA DIAGNOSI ACCURATA

PUÒ AVVENIRE NEI PRIMI ANNI DI SCUOLA

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INFANZIA

Questi riguardano in particolareuna difficoltà legata all’acquisizio-ne del linguaggi. Come negli altricasi, colpiscono bambini con intelli-genza e udito normali, senza apparen-ti problemi neurologici.

Questi disturbi hanno probabili basigenetiche, perché vi è una notevolefamiliarità: spesso un parente stretto delbambino può avere avuto, oppure ha,un disturbo del linguaggio. Si dividonoin base alla difficoltà riscontrata: nel-l’articolare i suoni, nell’espressione dellinguaggio o nella sua comprensione.

Per aiutare i bambini con queste proble-matiche è necessario un importantelavoro di logopedia.

La diagnosi dei disturbi dell’apprendi-mento viene effettuata nei primi anni sco-lastici, anche se a volte vengono indivi-duati solo in un secondo momento.Quando un genitore o un insegnantesospetta di trovarsi di fronte ad un bam-bino con difficoltà scolastiche,

È IMPORTANTE CHE VENGA FATTAAL PIÙ PRESTO UNA VALUTAZIO-NE DIAGNOSTICA DA PARTE DISPECIALISTI ESPERTI, MEDIANTESPECIFICI TEST.

Questo permette di capire che cosa stasuccedendo ed evitare gli errori piùcomuni, come colpevolizzare il bambi-no ("non imparaperché non si impe-gna") o attribuire lacausa a problemipsicologici.

Negli ultimi anni c’è stato un forteaumento di casi di questo tipo, e ci si

domanda come mai. Molti specia-listi del settore spiegano questoaumento come la conseguenzanon di un aumento effettivo dicasi, ma di una sempre maggiore

Disturbi specifici del linguaggio

Perché è necessaria una diagnosi?

LA LOGOPEDIA PUÒ RISOLVERE I DISTURBI LEGATI AL LINGUAGGIO

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INFANZIAconoscenza di queste problematiche daparte delle persone che si occupano diistruzione. Oggi come oggi sono gliinsegnanti i primi ad accorgersene,lavorando a stretto contatto coi ragazzi,ma anche i genitori sono diventati abiliosservatori. I disturbi dell’apprendi-mento sono estremamente variabili:alcuni bambini possono avere difficoltàa leggere e scrivere, altri solo in mate-matica, altri ancora possono presentaredifficoltà in più ambiti contemporanea-mente e, sempre più di frequente, siassociano a difficoltà a mantenere l’at-tenzione e la concentrazione. A voltecapita che si possa scambiare un distur-bo dell’apprendimento per pigrizia oscarsa intelligenza; in realtà i bambini oragazzi con queste problematiche sonointelligenti, e spesso anche volenterosi,ma nel momento in cui si accorgono diavere difficoltà oggettive che non sannocome risolvere, si abbattono e tendono arassegnarsi. I bambini con disturbidell’apprendimento necessitano diun intervento specialistico, poiché ilsolo recupero effettuato in ambito scola-stico spesso può non essere sufficiente.

Quando vi accorgete che c’è frustrazio-ne e difficoltà nell’affrontare il compito,provate a chiedervi se c’è qualcosa chenon va “a monte”; se non siete sicuri,rivolgetevi direttamente ad uno specia-lista, anche solo per avere chiarimenti.

Individuare

FINE

» Lentezza nell'apprendere cose nuoveo nel memorizzarle.

» Impulsività e difficoltà a pianificarele proprie attività.

» Impugnatura goffa della penna.

» Difficoltà a percepire i rapportitemporali (confusione tra ieri e domani);

» Difficoltà a capire i problemidi matematica;

» Calligrafia caotica ed incomprensibile.

» Difficoltà ad abbinare le lettereai suoni.

» Pause frequenti ed errori durantela lettura ad alta voce.

» Errori nella lettura di numeri a dueo più cifre.

» Confusione tra i simboli aritmetici.

DI SEGUITO SPUNTI UTILI ADINDIVIDUARE UN DISTURBO DEL-L’APPRENDIMENTO INTORNOALL’ETÀ CHE VA DAI 6 AI 9 ANNI

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Le prime applicazioni dell’angioplastica sono state fatte suarterie periferiche degli arti e su arterie renali stenotiche chesono alla base di gravi forme di ipertensione arteriosa secon-daria ed insufficienza renale. La metodica tuttavia ha rag-giunto il massimo dell’applicazione nella malattia ateroslero-tica delle coronarie. Più recentemente, è stata sempre piùspesso usata nelle patologie stenosanti delle arterie carotidi.

L’angiolastica coronaria, detta anche PTCA(Percutaneous Transluminal Coronary Angioplasty), rap-presenta la più comune e diffusa tecnica di rivascolariz-zazione del cuore. In pratica, una volta fatta la coronaro-grafia per localizzare esattamente la sede delle stenosi coro-nariche, si introduce una sottile guida metallica, nella qualeviene introdotto il catetere provvisto di palloncino. Il tratto dicatetere con il palloncino viene posizionato a livello della ste-

Dott. Flaviano JacopiSpecialista in cardiologiae medicina dello sportDirettore Sanitario AstreaMedical Center - FaenzaE-mail: [email protected]

CARDIOLOGIA

ANGIOPLASTICACORONARICACORONARICAIL PALLONCINO CHE DILATA I RESTRINGIMENTI DELLE ARTERIE

ANGIOPLASTICA

Dalla metà degli anni Ottanta si parla di angioplastica, metodicainterventistica che rappresenta una valida alternativa alla chirurgiavascolare. Angioplastica significa: rimodellamento, dilata-zione (plastica) di un vaso (angio).In pratica, tale tecnica consiste nell’introduzione di un palloncinosgonfio, allocato in cima ad un catetere, con cui è in comunica-zione, nel lume di un vaso arterioso a livello di un restringimento,generalmente aterosclerotico. La rapida insufflazione di liquido adalta pressione lungo il catetere, che è un tubicino semirigido, pro-voca una forte espansione del palloncino e di conseguenza la dila-tazione della stenosi. L’insufflazione può essere ripetuta più volte,fino a quando non si ottiene un buon risultato.

nosi sulla base dei dati coronarografici. Il tutto è fatto per viapercutanea, cioè a cielo coperto, utilizzando appositi sistemi,o dall’arteria femorale, nell’inguine, o più recentemente dal-l’arteria radiale, nel polso. Come detto, la violenta pressio-ne (calibrata sulle dimensioni del vaso), provoca il rapi-do rigonfiamento del palloncino e la conseguente dila-tazione della stenosi, con conseguente ripristino del cir-colo nel tratto prima semioccluso. Viene immediatamentecontrollato il risultato con nuova coronarografia e, se soddi-sfacente, il trattamento è concluso. Una volta estratti i cateterie la guida, si procede ad un accurato tamponamento com-pressivo della sede di introduzione percutanea, molto più faci-le e rapido nell’accesso dalla via radiale. Il tutto, in assenza dicomplicanze, si completa nel giro di 30 minuti. Il paziente nelcaso di accesso femorale viene tenuto a letto per almeno 12ore, in caso di accesso radiale può essere subito alzato da letto.

La semplice dilatazione non sempre provoca un risultato definiti-vo, perché col tempo si può avere una restenosi. Perciò si è anda-ta sviluppando la tecnica dello stenting, cioè dell’apposizionenel tratto dilatato di una retina metallica a forma di tubodetta stent, posizionata attorno al palloncino, che dopo la dila-tazione rimane fortemente adesa alle pareti del vaso. Nel temposi sono sviluppati stent impregnati di farmaci particolari, i cosid-detti stent medicati, che impedi-scono la proliferazione di nuovestenosi. Come detto, la PTCA è latecnica che negli ultimi anni ha dimolto ridotto il ricorso alla chirur-gia coronaria (by pass aorto coro-nario).

I primi utilizzi di questa tecnica

Come

PTCA e Stent

A

B

C

CATETERE ARTERIA

A - Nella prima fase il catere viene posi-zionato all’imbocco della coronaria.

B - Il filo guida viene condotto attraver-so il catetere guida, fino al punto in cuiè presente il restringimento.

C - Nell’ultima fase ritira il filo con il pal-loncino, lasciando così libero il punto incui era presente la placca di aterosclerosi.

Funzionamento dello STENT

INSERIMENTO ESPANSIONE RILASCIO

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Mentre agli inizi la PTCA era riservata a ste-nosi coronariche isolate situate prossimal-mente nei vasi principali, via via, con lacreazione di cateteri sempre più fini e losviluppo di approcci farmacologici facilita-tori dei risultati, il campo di applicazione siè molto allargato, per cui, non di rado siinterviene su più coronarie, in più punti diuna stessa coronaria, in territori anchemolto periferici ed in condizioni clinicheanche molto delicate ed instabili, come lafase acuta di un infarto o in corso di unaangina instabile.

L’angioplastica coronaria può esserepraticata sia in condizioni di quadro cli-nico stabile (trattamenti di elezione), siain condizioni di emergenza.

Si esegue in presenza di un quadro dicoronaropatia caratterizzata da angi-na da sforzo o a riposo stabilizzata.Di solito la si esegue dopo una serie diaccertamenti incruenti (prova da sforzo,eco stress, scintigrafia miocardica,

angioTAC coronaria). A volte il cardiolo-go interventista può decidere di trattareuna stenosi e di rimandare al cardiochi-rurgo il completamento del trattamen-to. In altri casi, e qui sta l’esperienza ela competenza del cardiologo interven-zionista, di fronte a situazioni comples-se, si demanda tutto al chirurgo.

La forma più comune è la cosidettaangioplastica primaria, cioè quella chesi esegue all’esordio di un infartomiocardico, possibilmente entro leprime due ore. Questa pratica, diffusanegli ultimi anni, è un ulteriore passoavanti rispetto alla trombolisi che giàaveva di molto contribuito a ridurre ledimensioni degli infarti cardiaci. Ilprincipio di tale procedura è che sesi riesce a disostruire una occlusioneacuta della coronaria, prima che ini-zino processi necrotici irreversibili, sisalva il tessuto cardiaco e si prolun-ga di molto la vita del paziente.Come detto, un’angioplastica in emer-

CARDIOLOGIAgenza può essere fatta in caso di anginainstabile, cioè in una forma in cui gliattacchi sono subentranti, prolungati efrequentissimi; si tratta di quella che untempo si definiva infarto incombente.

Sono rare e generalmente ben domina-bili. La più comune è la dissecazionedella coronaria , cioè uno scollamentodella sua parte più interna che puòdecorrere per un tratto anche lungo delvaso. L’applicazione di uno o più stentlungo la dissecazione è il rimedio piùsemplice. Raramente si può avere laperforazione della coronaria, che richie-de a volte un intervento d’urgenza. Piùfrequentemente si possono avere ema-tomi nel punto di introduzione dei cate-teri, molto ridotti negli ultimi tempi,con l’introduzione dell’approccio radia-le. E’ evidente che dopo l’angioplastica,per un periodo più o meno prolungato,vanno praticati i farmaci che riduconole restenosi coronariche aterosclerotiche(aspirina, clopidogrel etc.) e tutte leterapie necessarie.

Indicazioni alla PTCA

Angioplastica di elezione

Complicanze

Angioplastica incondizioni di emergenza

FINE

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Ora le bollette di HERA, a Ravenna eprovincia, ne riportano i parametri qualitativi.Ora le bollette di HERA, a Ravenna eprovincia, ne riportano i parametri qualitativi.

ACQUADEL RUBINETTO

line” sul sito www.gruppohera.it, epuò essere consultato nei principalisportelli del Gruppo Hera.

OTTIMA DA BERE

Mezzo milionedi analisiL’etichetta dell’acqua èsolo l’ultimo tassellodi un impegno sullaqualità che abbiamomesso in campo datempo - commentaTiziano Mazzoni,(foto in basso a destra)direttore della strut-tura operativa Hera diRavenna - A certificarela qualità di ciò chebeviamo c‘è per esem-pio anche il report “Inbuone acque”, con i risultati delle anal-isi effettuate dalle Aziende Usl sullarete distributiva: 106mila controllieffettuati nel 2011 attraverso i lab-oratori dell’Arpa. A queste analisi,vanno aggiunte quelle sull’acqua

potabile fatte nei labora-tori di Hera e di RomagnaAcque, per un totale di588mila analisi. Sul territo-rio di Ravenna sono stati fatticirca 28mila controlli su2.300 km di rete e tutti con-fermano la buona qualitàdell’acqua dei nostri rubinet-ti». Il report “In buoneacque” è disponibile “on

L’acqua del rubinetto come quellaminerale? Sostanzialmente sì. Oratutti i cittadini di Ravenna e provinciapossono controllare i parametri dellaqualità dell’acqua distribuita da Heranel proprio Comune, semplicementeleggendo la loro bolletta.

Dalla metà di settembre, infatti, le bol-lette emesse dalla multiutility in 18comuni del ravennate riportano, sulretro, anche una “carta d’identità”della qualità dell’acqua: un’etichettaa garanzia dell’affidabilità di ciò chesi beve ogni giorno, con 13 para-metri chimici (per esempio calcio,durezza, magnesio o sodio) confrontaticon i limiti di legge. Una nuova iniziati-va personalizzata per ognuno dei 170comuni in cui Hera gestisce il servizio diacquedotto, pari ad oltre tre milioni dipersone in tutta l’Emilia Romagna.

LABORATORIO ANALISI DI HERA

SALUTE E AMBIENTE

L’ETICHETTA RIPORTATA DA HERA

SULLE BOLLETTEACQUA

TIZIANO MAZZONI

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FINE.

Acqua del rubinetto a beneficio dell’ambienteL’Italia è al secondo posto nel mondoper consumi di acqua in bottiglia,un’abitudine dall’impatto ambientalerilevante. Nel nostro Paese ognianno vengono consumati 11 miliar-

SALUTE E AMBIENTE

Anche per questo motivo Hera invitaa cambiare le tradizioni: «I risultatidelle analisi che svolgiamo ognigiorno dimostrano come la diffiden-za sulla qualità dell’acqua di rubinet-to, a danno dell’ambiente e delbilancio familiare, non sia basata sudati scientifici e oggettivi – concludeTiziano Mazzoni - Ricordiamoci, frale altre cose, che il consumo quo-tidiano di acqua di rubinetto,rispetto all’acqua in bottiglia, puòfar risparmiare alle famiglie circa300 euro l’anno».

UN CAMBIAMENTO CHECOINVOLGE TUTTI NOI

di di litri di acqua minerale, equiv-alenti a circa 350 mila tonnellate dibottiglie di plastica, prodotte a lorovolta consumando 650 mila tonnellatedi petrolio: un costo enorme per l’am-biente, con rifiuti stimabili in oltre 6milioni di cassonetti di plastica datrattare.

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Va bene. Pasta ben condita? Va bene. Snackfuori pasto? Va bene. Dolci e cioccolata per

coccolarsi? Va bene. Nulla da pesare? Va bene.Non si tratta di miracoli, ma di un metodo sem-plice e sicuro: l’irrilevante contenuto di carboi-drati fa in modo che il corpo, per avere l’ener-gia che gli serve, utilizzi quale fonte alternativail grasso di riserva. Perciò niente più fame,niente più diete, niente più arrabbiature, nientepiù sensi di deprivazione. Finalmente ora sipuò mangiare e dimagrire. E’ facile.

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Prof. Carlo TagarielloVillalba - BolognaE-mail: [email protected]

EMORROIDISALUTE

Come eliminare le

Si stima che circa il 50% della popola-zione sopra i 50 anni, nei paesi indu-strializzati, soffra o abbia sofferto di sin-tomi legati alla patologia delle emorroi-di, generata dalla dilatazione varicosadelle vene emorroidarie, che sono uninsieme di vasi venosi situato sotto lamucosa, che ricopre il canale anale. Isintomi si limitano generalmente ad unsanguinamento a livello dell’ano,emorragie non gravi, ma che allarmanoil paziente; questi sanguinamenti nonvanno sottovalutati, perché possonoessere talora espressione anche di unapatologia, ben più temibile delle emor-roidi, cioè del cancro del retto, con laquale va fatta diagnosi con una accura-ta visita chirurgica ed una endoscopia.Oltre al sanguinamento le emorroidipossono manifestarsi con la fuoriuscitadi escrescenze carnee al di fuori dell’o-rifizio anale, il cosiddetto prolasso.

La dilatazione dei vasi venosi situati sotto la mucosa provocaun sanguinamento a livello dell’ano. Si tratta di emorragiequasi sempre non gravi, oggi asportabili con una nuova tec-nica che riduce sensibilmente il dolore postoperatorio.

SANGUINAMENTO Si stima che circail 10% della popolazione adulta abbiaun sanguinamento sintomatico e di pic-cola entità; circa nel 70-80% dei casi,questo sanguinamento è dovuto apatologia emorroidaria, nel 15% aduna ragade (lesione, ulcera) anale. Inuna sensibile percentuale, circa il 5%,è invece dovuto ad una patologia colo-rettale: malattie infiammatorie, polipi,ma anche neoplasie. E’ quindi impor-tante rivologersi allo specialista per ladiagnosi, che deve appunto escluderepatologie più gravi, e per lascelta del trattamento piùappropriato.DOLORE Solitamente le

emorroidi interne non sonodolenti. Un dolore intenso ènella più parte dei casi daassociare con una ragadeacuta, con un ascesso ano-rettale, con una varice (dila-tazione) perianale trombiz-zata o con emorroidi interneprolassate trombizzate.PROLASSO L’aumento di

volume di uno o tutti i pac-chetti emorroidari, con il

concomitante cedimento di legamentisospensori, determina lo scivolamentodelle emorroidi nel canale anale e laloro esteriorizzazione durante la defe-cazione, causando il prolasso emorroi-dario. Il prolasso può ridursi sponta-neamente o richiedere una riduzionemanuale, oppure essere addiritturairriducibile. Questa situazione si asso-cia, generalmente, ad una sensazionedi fastidio o di pesantezza e congestio-ne a livello anale e perianale.Dall’entità del prolasso dipende inlarga misura la scelta del trattamentoterapeutico: la sua valutazione deveessere quindi precisa.

Le emorroidi si manifestanoattraverso 3 eventi

EMORROIDEINTERNA

PROLASSATA

EMORROIDEINTERNA

EMORROIDE ESTERNA TROMBIZZATA

SFINTERE ANALE

RETTO

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SALUTE

Già ad una ispezione esterna, lo spe-cialista può individuare numerosesituazioni cliniche quali lesioni der-matologiche, ragadi, ulcere, tumefa-zioni o un prolasso emorroidario, che

può essere visibile sul bordo del mar-gine anale durante lo sforzo o anchea riposo. Deve essere sempre esegui-ta una esplorazione digitale del rettoper escludere altre patologie dell’anoo del retto basso. In alcuni casi èimportante effettuare una colonsco-pia, per escludere la presenza ditumori dell’intestino che possonodare la stessa sintomatologia delleemorroidi, cioè il sanguinamento. Larettocoloscopia con strumento flessi-bile rappresenta quindi l’opzione piùprecisa ed accurata per la diagnosidelle patologie del tratto digestivoinferiore. Per l’esecuzione di essa ven-gono adoperati endoscopi flessibili afibre ottiche, oppure videoendoscopi,che permettono riprese in temporeale e visione del quadro endoscopi-co su monitor. In mani esperte con-sentono un’osservazione estremamen-te precisa del plesso emorroidariointerno: in questo modo se ne posso-no valutare le caratteristiche, il volu-me ed ogni eventuale lesione.

La terapia medica può controllare i sin-tomi nella fase acuta, migliorando lasituazione, ma non porta mai alla defi-nitiva scomparsa delle emorroidi e dellaloro sintomatologia.

Ne residuano almeno tre ferite a livellodel canale anale, molto dolorose soprat-tutto durante e dopo l’evacuazione.Il dolore conseguente ad intervento diemorroidectomia (asportazioni di emor-ridi), dura circa un mese e mezzo, finoa quando le ferite non sono bene cica-trizzate: esso è intenso e viene comuni-cato dai pazienti alle altre persone affet-te da questa malattia, che quindi si

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accostano con diffidenza alla propostadel medico di eseguire un interventochirurgico, spesso unica possibile solu-zione definitiva. Per questa ragionenuove metodiche sono state direcente impiegate per operare leemorroidi senza dolore postoperato-rio. Tali metodiche agiscono all’internodel retto, cioè dell’ultima porzione del-l’intestino, sopra la zona di sensibilitàal dolore, che è il canale anale e la cuteperianale. Esiste una linea di demarca-zione, chiamata Linea Dentata, tra lamucosa del retto, che non duole dopomanovre chirurgiche e quella del cana-le anale nella quale qualsiasi interven-to chirurgico è molto doloroso.Gli interventi più moderni vengono ese-guiti nel retto sopra la linea dentata, equindi senza interessare la mucosa delcanale anale, che procurerebbe moltodolore. A differenza dell’intervento tra-dizionale non vengono asportate levene emorroidarie dilatate ma vengonocompresse dalla sutura chirurgica scom-parendo e, quindi, non residuano delleferite aperte nella zona sensibile.

Una soluzione alternativae meno dolorosaMentre gli interventi di emorroidec-tomia tradizionali hanno un decorsotormentato, la metodica della pessia(riposizionamento della mucosa nellasua sede naturale) risolve il problemacon minore dolore postoperatorio,perché agisce facendo un lifting muco-so sopra alla lineadentata. Individuatala colonna emorroi-daria congesta e pro-lassata, si applica unpunto sulla mucosafissa subito al di soprae quindi, senza lega-re, si prosegue conuna sutura continua(*) con altri 3 o 4passaggi, fermando-si almeno 1 cm soprala linea dentata.La linea dentata vienecosì riportata all’inter-no del retto.

Questa pessia viene ripetuta con altripunti sulle altre colonne emorroida-rie dilatate e prolassate. Oltre allariduzione del prolasso, la legaturastringe e collassa le vene emorroida-rie dilatate e sanguinanti, che quindisi dissolvono. Dopo 40 giorni circa ilfilo si riassorbe e viene sostituito dauna cicatrice, con scomparsa dellevene ectasiche.

DISEGNO DI UNA SUTURA CONTINUA

*

FINE

SALUTE»

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BELLEZZA

BELLE E SANE SEBENCURATEBELLE E SANE SEBENCURATE

UNGHIE UNGHIE

La colonizzazione da parte di funghi èuno dei problemi che più di frequentepossono interessare le unghie di mani epiedi. In circa 8-9 casi su 10 i microrga-nismi responsabili sono funghi derma-tofiti, così chiamati perché si nutrono diframmenti di cute. Altre volte, a causarele onicomicosi (è questo il nomescientifico delle infezioni fungine) èla Candida albicans mentre soltanto dirado la colpa è di funghi non dermato-fiti. Anche per questa ragione, le infe-zioni delle unghie non sono tutte ugua-li.La variante più comune è l’infezio-ne che colpisce principalmente l’allu-ce. A causarla sono soprattutto i funghidermatofiti, e l’infezione spesso si svi-luppa quando il piede è già stato colpi-to dalla tinea pedis, una micosi dellacute meglio nota come “piede d’atleta”per la sua spiccata predilezione per glisportivi e per chi fa uso frequente discarpe da ginnastica. Questo tipo diinfezione parte dal margine libero del-l’unghia, determinando ispessimento,friabilità, cambiamento di colore e pro-gressiva distruzione della lamina.

Di solito, colonizzazione e danni sonofacilitati da piccoli traumi, specie se ripe-tuti, come quelli derivanti dai calci datial pallone o dall’uso di scarpe troppostrette. Un altro esempio è l’infezionebianca superficiale, ossia i microrgani-smi penetrano nell’unghia dalla superfi-cie della lamina, attraversandola nel suospessore. La loro presenza è tradita dallacomparsa di macchie bianche e opache,inizialmente piccole e distanziate, che viavia si estendono, confluendo in bandetrasversali. Le infezioni batterichedelle unghie difficilmente passanoinosservate: anche quando non si ren-dono evidenti in modo eclatante (nelcaso del batterio Pseudomonas aerugi-nosa che le fa diventare verdognole),sono tradite dal dolore e dall’arrossa-mento dovuti all’infiammazione e allaformazione di piccoli ascessi ai bordidell’unghia o sotto la lamina.

Le unghie non vivono di solo smalto e possono ancheammalarsi, richiedendo così l’utilizzo di cure specifiche;in alcuni casi rappresentano un campanello d’allarme…di Umberto Parani

Oltre alla loro funzione di prote-zione, le unghie possono a voltesegnalare anche il livello di benes-sere di altre parti del corpo.

Per evitare inutili sofferenze èimportante prendersi cura di loroogni giorno, proteggerle con guan-ti quando è il caso e, sempre, evitaredi sgranocchiarle in preda al nervosi-smo o semplicemente per noia.

LE UNGHIE PROTEGGONO E RENDONO PIÙ RESISTENTI LE ESTREMITÀ DELLE DITA.

EVITARE SCARPE TROPPO STRETTE

PER PREVENIRE INFEZIONI

Punteggiature e ispessimenti, possonoessere associati alla psoriasi; bande tra-sversali all’alopecia (perdita dei capelli);piccoli affossamenti puntiformi all’ane-mia; macchie chiare a disturbi del fega-to o dei reni; zone arrossate a problemicardiaci; ingiallimento al diabete.

Altre volte, però, sono proprio leunghie a soffrire “in prima persona”,a causa di infezioni da parte di fun-ghi e batteri, malattie specifichedella lamina o del letto o, ancora,alterazioni della crescita.

Vulnerabilità versofunghi e batteriVulnerabilità versofunghi e batteri

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La terapia per bocca dura in mediadue-tre mesi mentre l’applicazione dipolveri e lozioni dovrà essere protrattapiù a lungo e anche quando l’infezionesembra ormai sparita, perché i micror-ganismi sopravvivono sotto la laminaper diversi mesi, pronti a recuperareterreno alla prima disattenzione. Daricordare infine che con le infezioni dafunghi serve cautela perché, oltre cheessere fonte di infezione per altre per-sone, possono facilmente diffondersi,attraverso il contatto con le mani, inaltre zone del corpo (tra le dita, piantadei piedi, inguine, glu-tei, etc...). In caso diinfezioni batteriche ènecessario rivolgersial medico per farsiconsigliare la pomataantibiotica più indicatae poi disinfettare e pro-teggere con piccoli

Quando, però, un fungo o un batteriohanno già colonizzato l’unghia nonresta che correre ai ripari, con provve-dimenti specifici. Per quanto riguardale infezioni fungine va detto innanzi-tutto che, contrariamente alla maggiorparte delle micosi della pelle, spessocurabili solo con pomate e creme, leonicomicosi rispondono poco ai tratta-menti locali. Stando ai dati clinici, ilmetodo migliore per guarirle consi-ste nel combinare una terapia perbocca con l’applicazione di lozionisull’unghia. Se a essere colpiti sono i piedi, ènecessario prevedere anche la bonifi-ca delle scarpe, con un’adeguatapulizia e l’uso di polveri che uccidonoi microrganismi e asciugano l’eccessodi umidità del piede. Nel caso dellemani, invece, è fondamentale usareprotezioni adeguate, come piccolibendaggi e guanti, per evitare ladispersione dei frammenti fungini edifendere le unghie già deboli da ulte-riori traumi e infezioni. Va subito dettoche si dovrà avere un po’ di pazienzaperché il trattamento non è breve, maci si può consolare pensando che èsicuro e ben tollerato.

Alcune buone regole di igiene aiu-tano a prevenire le infezioni delleunghie: fare molta attenzione a nondanneggiare le pellicine ai bordiquando le si taglia, evitare di rosic-chiarle e lavare sempre bene lemani dopo aver toccato animali,ortaggi e terriccio.

QUANDO CI SI TAGLIA LE UNGHIE EVITARE DI LASCIARE

ANGOLI APPUNTITI PER NON SOTTOPORRE

LE DITA A RIPETUTI TRAUMI

BELLEZZA

Agire contro le infezioniAgire contro le infezioni

bendaggi la parte colpita negli inter-valli tra un’applicazione e l’altra.

La più nota alterazione della crescitaungueale è la cosiddetta unghia incar-nita, che determina un incurvamen-to eccessivo dell’unghia, la qualefinisce con l’incidere la cute agliangoli e sotto il margine. Tale condi-zione, che già di per sé è piuttosto dolo-rosa e che oltretutto rende l’unghia piùesposta alle infezioni, interessa soprat-tutto le dita del piede, in particolare l’al-luce e il secondo dito. Le cause deldisturbo sono spesso, almeno in parte,genetiche, ma non solo: tagliare eccessi-vamente la lamina dell’unghia lascian-do angoli appuntiti, indossare scarpetroppo strette o sottoporre le puntedelle dita a ripetuti traumi sono altri fat-tori promuoventi. Quel che conta, quan-do il problema si presenta, è agire infretta, rivolgendosi al medico o al podo-logo ed evitando di fare da sé, soprat-tutto in caso si sia diabetici o si soffra didisturbi di circolazione periferica. Unaltro difetto di crescita, l’onicolisi, ossiail progressivo sfaldamento della lamina,fino al completo distaccamento dal lettoe con perdita dell’unghia quasi assicu-rata. L’onicogrifosi consiste, invece, inun ispessimento dell’unghia, solitamen-te dell’alluce, che si incurva a uncino,divenendo simile all’artiglio di un rapa-ce. Infine vanno citati i melanomi,tumori che possono colpire, al pari dellapelle e delle mucose, anche il letto del-l’unghia. Dall’esterno appaiono comemacchie scure sotto la lamina, motivoper cui, vengono spesso scambiati,almeno all’inizio, per banali ematomi.Soltanto il due per cento di tutti i mela-nomi colpisce le unghie, ma l’eventua-lità non dovrebbe essere trascurata.

Difetti di crescitaDifetti di crescita

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Ci sono un sacco di buone ragioni persmettere di rosicchiarsi le un ghie: averema ni belle e seducenti, evitare doloroseinfiammazioni e infezioni, riuscire a rac-cogliere uno spillo dal pavimento o suo-nare la chitarra classica ad arpeggio. Ep -pure, per molti riuscire a fare a meno diquesta dannosa abitudine è una verasfida, paragona bile a quella di abban-donare il fumo. Ma in questo caso senzal’ausilio dei sostituti della nicotina.Per smettere di mangiare le unghieserve soprattutto molta buonavolontà e una solida motivazione.

Alcune strategie possono però ve nire inaiuto. La più immediata consiste nelricorrere a soluzioni dal gusto sgradevo-le (come l’olio dell’albero del tè), chedovrebbero fare da deterrente anche al“roditore” più accanito, e nel trovarepratiche antistress alternative (e pos -sibilmente per nulla, deleterie).

BELLEZZA

PLICA UNGUEALE

IPONICHIO

MATRICE

LAMINA

LETTO

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CUTICOLE

Struttura dell’unghiaStruttura dell’unghia

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FINE

L’APPROFONDIMENTO

GIOCO D’AZZARDO,l’allarme dalla Regione.GIOCO D’AZZARDO,l’allarme dalla Regione.In Emilia Romagna aumentano lepersone che si rivolgono ai SERT,soprattutto uomini (79,5%).

Il picco è attorno ai 40 anni.

Nello scorso numero di “Salute 10+” il dot-tor Angelo Lofino, psicologo e psicoterapeu-ta, ha evidenziato come il gioco d’azzardo siaun allarme sociale sottovalutato. Nei giorniscorsi è arrivata una denuncia in tal sensoanche dall’assessore regionale alle politicheper la salute, Carlo Lusenti, intervenuto adun convegno organizzato a Bologna dal tito-lo ‘’Gioco d’azzardo: dalle illusioni allarealtà’’. L’assessore ha spiegato di aver par-tecipato alle audizioni della CommissioneAffari Sociali della Camera, nella quale sonostati evidenziati tutti i lati del problema, masiamo ancora lontani da una soluzione veraper un fenomeno dalle dimensioni preoccu-panti. Serve un’iniziativa “quadro”, che pre-veda fra l’altro l’affidamento di maggioripoteri ai sindaci. In Emilia Romagna sonogià oltre 600 le persone seguite dai servizi,perché hanno una diagnosi di dipendenzapatologica dal gioco d’azzardo. E nei pros-simi anni, vista la crescita del fenomeno, ilnumero è destinato a salire. Il fatturato delgioco d’azzardo in Italia è stiamato in 79,9miliardi di euro, di cui 8,7 introitati dalloStato come tasse. Il luogo preferito delgioco è il bar mentre i giochi preferiti sonolotto e superenalotto, ’’gratta e vinci’’ elotto istantaneo. Nella nostra regione lepersone rivoltesi ai Sert sono state 640 nel2011: per l’Azienda Ausl di Ravenna il nr. dipersone assistite è passato dalle 19 unità del2010 alle 27 unità del 2011.

Le unghie sono costituite per lo piùda cheratina, la principale proteinapresente anche nella pelle e neicapelli. La consistenza particolarmenterigida e coriacea delle unghie è dovutaallo stretto addossamento dei foglietti dicheratina, legati tra loro da sali di calcioe fosfato (gli stessi che portano a indurirele ossa). Quanto alla struttura macrosco-pica, le unghie hanno una parte princi-pale, la lamina, che aderisce al lettoungueale sottostante ricco di vasi sangui-gni e perciò appare omogeneamenterosea, tranne alla base dove è visibileun’area più chiara, detta lunula; la por-zione della lamina che affonda nella cuteè la sua radice, in corrispondenza dellaquale è situata, in profondità, la matriceche ne garantisce il continuo rinnova-mento e la crescita (in media di 2 milli-metri al mese); la radice è ricoperta dallacuticola, un sottile bordo cutaneo traspa-rente; all’estremità opposta è il marginelibero, che cresce staccato dal lettoungueale e perciò appare bianco.

Fuori dai dentiFuori dai denti

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ALIMENTAZIONE

Dott.ssa Monica NegosantiDietista Maria Cecilia Hospital CotignolaE-mail: [email protected]

NUTRACEUTICANUTRACEUTICA

VENGONO CHIAMATI ANCHE VITAMINA F e hannoun’azione protettiva a livello cardiovascolare e sono fonda-mentali nel sistema nervoso. Sono contenuti maggiormentein crostacei, pesce azzurro, frutta secca, legumi, olio di fega-to di merluzzo, olio di semi e olio d’oliva. Attenzione comun-que a non consumare questi alimenti in maniera smodata,perché sono comunque grassi ed esagerando nella loroassunzione, si perde l’efficacia del principio in questione.

MEGLIO NOTO COME VITAMINA C, ha un potere antios-sidante che tiene lontane le sostanze tossiche come i radicaliliberi. Sintetizza inoltre ormoni, collagene e aminoacidi. Èpresente in moltissimi alimenti, tra cui agrumi, fragole, fruttidi bosco, kiwi e verdure a foglia verde. Il kiwi è tra gli ali-menti più ricchi di vitamina C.

È una sostanza indispensabile per lo sviluppo neuropsichicoe per la sintesi del Dna. Lo troviamo in arance, fegato, legu-mi, lievito di birra, riso, verdure a foglia verde e uova.

SONO RESPONSABILI DELLA COLORAZINE DI FRUTTA EVERDURA E FANNO PARTE DEL GRUPPO DEIBIOFLAVONOIDI. Hanno una funzione antiossidante e pro-tettitiva dell’apparato cardiovascolare e dermico. Si trovanoin barbabietole, cipolle, frutti di bosco e uva.

HANNO POTERE ANTIOS-SIDANTE, ANTIVIRALE,IMMUNOPROTETTIVO.Aiutano e potenziano glieffetti della vitamina C eli troviamo soprattutto inaglio, agrumi, cipolle,albicocche, cacao, mele,pomodori e spinaci, maanche in bevande come: succo di frutta, tè, vino.

Il termine nutraceutico nasce dall’unione di nutrizione efarmaceutica e si riferisce allo studio di alimenti, oparte di essi, che hanno una funzione benefica sullasalute umana. I cibi nutraceutici sono spesso definitianche alimenti funzionali o farmalimenti, avendo proprietàcurative di comprovata e riconosciuta efficacia.Già dalle civiltà antiche, come Egizi, Indiani, Cinesi eSumeri, ci arrivano prove che suggeriscono come gli ali-menti possano essere usati efficacemente per curare e pre-venire le malattie. L’ayurveda, per esempio, è la medicinatradizionale indiana, con radici antichissime, che cita ibenefici del cibo per scopi terapeutici. Ogni alimento pos-siede qualità positive, che possono anche venire aggiunte acerti altri che naturalmente ne sarebbero poveri o privi: siveda per esempio il latte arricchito di omega 3 o i fioc-chi di cereali arricchiti di vitamine. Saper distinguere escegliere cibi con queste caratteristiche significa forniremolecole utili contro possibili malattie, invecchiamento,radicali liberi, stress psico-fisico e significa contribuire alcompleto funzionamento del corpo e della mente.Se la dieta è già suffi-cientemente varia edequilibrata, siamo ingrado di introdurretutti questi principinutritivi funzionalisenza dover ricorreread espedienti qualiintegratori o alimentiarricchiti. Vediamocomunque in dettaglio quali sono le principali sostanzenutraceutiche.

IL LATTE ARRICCHITO CON OMEGA3È UN VALIDO NUTRIMENTO

Acidi grassi polinsaturi essenziali, come omega 3 e omega 6.

Acido Ascorbico

Acido Folico o Folacina

Antocianine

Bioflavonoidi

Ovvero, le sostanze alimentari che prevengono le malattie:

quali sono e dove trovarle…

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ALIMENTAZIONE

STIMOLA L’EFFICIENZA FISICA EMENTALE, andando ad agire sul siste-ma nervoso con la liberazione di adre-nalina e noradrenalina.

Tale molecola FAVORISCE LA RESI-STENZA AGLI SFORZI E ALLA FATI-CA, così come il recupero da essi; èinfatti ampiamente utilizzata nella pre-parazione e nella performance atletico-sportiva. Viene sintetizzata a livello epa-tico ed è presente in particolare cibicome carne rossa e interiora.

Sostanze, come ad esempioBetacarotene, Licopene e Luteina, confunzioni costitutive, mediatrici e protet-tive nei confronti degli apparati visivo,dermico e immunitario. Hanno ancheuna buona funzione antiossidante esono presenti in particolare nella fruttae verdura di colore arancione, giallo orosso e a foglia verde come agrumi,albicocche, anguria, carote, frutti dibosco, melone, peperoni, pomodori,spinaci, zucca, ecc.

ZUCCHERO PRESENTE IN FRUTTA EMIELE, fondamentale per diversi pro-cessi metabolici dell'organismo e per laproduzione di ulteriori sostanze fonda-mentali per il funzionamento ed ilbenessere psichico e fisiologico.

SONO COMPOSTI DI ORIGINE VEGE-TALE, FACENTI PARTE DEIBIOFLAVONOIDI. A differenza da essi,però, gli Isoflavoni sono privi di colore epresenti quasi esclusivamente nelle pian-te leguminose. Queste sostanze parteci-pano alla protezione da alcune formecancerose sostituendosi agli Estrogeni,contrastano colesterolo cattivo, osteopo-rosi, patologie cardiovascolari, effetti col-laterali della menopausa (ad esempiovampate di calore) e si ritrovano in ali-menti come ceci, cereali integrali, fagio-li, fave, finocchi, lenticchie, semi di soia.

MICROORGANISMI PRESENTINELLO YOGURT e in altri alimenti fer-mentati. Proteggono il sistema gastroin-testinale avendo un'azione propositivae protettiva sulla microflora che lo con-traddistingue

SONO DEI COMPOSTI CHIMICI DIORIGINE ANIMALE (ad esempio ilColesterolo) o vegetale, detti Fitosteroli.Tutti hanno dei ruoli organici essenziali:per esempio il colesterolo è un compo-nente fondamentale della membranacellulare, mentre gli Steroli vegetali rie-scono a bloccare l'assorbimento diColesterolo "cattivo" a livello intestinalea vantaggio dell'apparato cardiovasco-lare. I Fitosteroli possono essere integra-ti con l'alimentazione e quindi attraver-so il consumo di vegetali e derivaticome olio di oliva, di soia, di riso, ecc.

AMINOACIDO CON UN RUOLO CRU-CIALE NELLA SINTESI DEGLI ACIDIBILIARI, i quali facilitano l'eliminazionedel colesterolo. Inoltre presenta pro-prietà nutritive, stimolanti ed antiossi-danti, agevolando le funzioni psicofisio-logiche e contrastando malattie cardio-

vascolari, stress ed invecchiamento. LaTaurina è presente in alimenti comecarne, latte, pesce e uova, ma può ancheessere sintetizzata internamente da altridue Aminoacidi: Cisteina e Metionina.

Caffeina

Carnitina

Carotenoidi

Fruttosio

Isoflavoni

Probiotici

Attenzione a non esagerare…Attenzione a non esagerare…

Steroli vegetali o fitosteroli

Taurina

FINE

Occorre infine precisare che bisognaprestare molta attenzione allequantità dei cibi. Infatti, anche sesono tutti elementi essenziali e salu-tari, se assunti nelle quantità erratediventano dannosi per l’organismo.

VEDIAMO ALCUNI ESEMPI:

» Dire che il pesce è ricco di omega 3è sbagliato: gli omega 3 sono grassi,per cui i pesci ipocalorici e magri necontengono pochissimi. C’è una note-vole differenza tra il contenuto diomega 3 del salmone e del tonno.» Il burro e le carote sono ricchissimidi vitamina A, ma 100 gr. di caroteapportano una manciata di calorie,mentre 100 gr di burro ne apporta-no quasi 700!» La paprika è ricchissima di vitaminaC, ma se pensiamo alle grammaturemisere che possiamo assumere è ovvioche non va a coprire i fabbisogni gior-nalieri di cui abbiamo bisogno.

LA NUTRACEUTICA IN PILLOLE…

PER CUORE E SISTEMA NERVOSO: CROSTACEI - PESCE AZZURROFRUTTA SECCA - LEGUMI - OLIO DI SEMI E OLIO DI OLIVA

CONTRO I RADICALI LIBERI: AGRUMI - FRAGOLE - FRUTTI DI BOSCOKIWI - VERDURE A FOGLIA VERDE.

PER LO SVILUPPO NEUROPSICHICO: ARANCE - FEGATO - LEGUMILIEVITO DI BIRRA - RISO - VERDURE A FOGLIA VERDE - UOVA

ANTIOSSIDANTI: BARBABIETOLE - CIPOLLE - FRUTTI DI BOSCO - UVA

ANTIOSSIDANTI, ANTIVIRALI, IMMUNOPROTETTIVI: AGLIO - AGRUMICIPOLLE - ALBICOCCHE - CACAO - MELE - POMODORI - SPINACI

CONTRO LO SFORZO E FATICA: CARNE ROSSA - INTERIORA

A FAVORE DELL’APPARATO VISIVO, DERMICO E IMMUNITARIO:FRUTTA E VERDURA DI COLORE ROSSO, GIALLO O ARANCIONE - AGRUMI

CONTRO COLESTEROLO, OSTEOPOROSI, PATOLOGIE CARDIOVASCO-LARI: FAGIOLI - FAVE - FINOCCHI LENTICCHIE - SEMI DI SOIA

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SIGARETTE?No grazieNo grazie

In Emilia Romagna è partita una campagna antifumo rivolta alledonne in gravidanza, ai genitori con neonati ed agli adolescenti.

di Tiziano Zaccaria

SALUTE

Un sostegno all’individuo

Il bavaglino è accompagnato damateriale informativo sui danni dafumo, diretto e passivo, e sui percor-si di disassuefazione proposti dalleAziende sanitarie regionali. Questainiziativa si inserisce in un program-ma più complessivo rivolto a tutto ilPercorso nascita, dalla gravidanza alprimo anno di vita dei bambini, svi-luppandosi attraverso i Consultorifamiliari (con attività svolta dalleostetriche nei confronti delle donnefumatrici) e dei Centri antifumo(dove la donna viene seguita neipercorsi di disassuefazione dalfumo), fino alla sensibilizzazionesvolta dai pediatri negli incontri coni genitori per le vaccinazioni pro-grammate. Un aspetto centrale diquesto progetto regionale è dato daipercorsi educativi nelle scuole, pre-valentemente medie e medie supe-riori, anche attraverso il coinvolgi-mento di ragazzi nella realizzazionedi disegni e gadget, premiati ognianno in maggio e spesso proposticon esposizioni aperte al pubblico.

Nella nostra regione fuma il 29%della popolazione: l’8% consumapiù di un pacchetto al giorno.

Il Servizio Sanitario della RegioneEmilia Romagna scende in campoper sensibilizzare la popolazione suipericoli provocati dal fumo.

In occasione della GiornataMondiale senza Tabacco, pro-mossa dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità lo scorso31 maggio, nei punti nascita ditutta l’Emilia Romagna sono statidistribuiti migliaia di bavaglinicon la scritta “Grazie... nonfumo!”, per ricordare ai genitoril’importanza di offrire al propriobambino un ambiente dove cre-scere sano e libero dal tabacco.

I corsi nei Centri Antifumo fornisconoun supporto di gruppo o individualeper liberare il fumatore dalla dipen-denza da nicotina e sono realizzati conun approccio multidisciplinare, psico-logico e medico-farmacologico.I corsi, gratuiti e ad accesso diretto,impegnano un’equipe con competen-ze di tipo medico, psicoeducazionalee infermieristico, che può avvalersi diulteriori collaborazioni di tipo riabili-tativo respiratorio, dietologico.

Secondo un’indagine demoscopicarealizzata fra il 2008 e il 2011, nellanostra regione fuma il 29% dellepersone tra i 18 e i 69 anni, men-tre il 22% si dichiara ex fumatore.Si tratta di dati in linea con la medianazionale. Secondo questa indaginel’abitudine al fumo tende a crescerefino ai 34 anni.

I dati in Emilia Romagna

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SALUTEL’8% degli emiliano romagnoli è unforte fumatore: consuma più di unpacchetto di sigarette al giorno.Stiamo comunque meglio rispetto alresto del globo: secondo una recenteindagine internazionale, a livello mon-diale fuma il 23% dei 15enni, per-centuale che sale al 32% nellafascia d’età tra i 18-24enni e arrivaa toccare il 35% tra i 25-34enni.Tornando all’indagine regionale, la per-centuale dei fumatori è più alta negliuomini che nelle donne: 33% neimaschi rispetto al 26% nelle femmine.In Emilia Romagna il 38% dei fumato-ri ha dichiarato di aver provato a smet-tere negli ultimi dodici mesi, ma traquesti soltanto l’8% ha veramente can-cellato le sigarette dalla propria vita.Per quanto riguarda il fumo passivo, il74% degli intervistati ha riferito cheil divieto di fumo nei luoghi pubbli-ci nella nostra regione è semprerispettato: un buon indicatore, se siconsidera che la media nazionale è del63%. Inoltre, il 76% degli intervistatiha dichiarato che il divieto di fumarenei luoghi di lavoro è sempre rispetta-to; il dato nazionale in questo caso èpari al 72%. Dall’indagine emerge infi-ne che nel 25% delle abitazioni inEmilia Romagna si fuma. In particolare,si fa uso di sigarette nel 15% delle abi-tazioni dove vive un minore di 14 anni,abitudine quest’ultima che andrebbedrasticamente rivista.

Un logo della RegioneEmilia Romagnaper le iniziative di contrastoalla dipendenza da nicotina.

Un logo della RegioneEmilia Romagnaper le iniziative di contrastoalla dipendenza da nicotina.

La RegioneEmilia Romagnaha lanciato unlogo per la lottaal tabagismo:“Tutta vita nientefumo” è il messaggiogridato da un omino stilizza-to verde, con le bracciaaperte e i polmoni a forma dicuore. L’obiettivo è di rappre-sentare, con un messaggiopositivo e vitale, l’impegnodel Servizio SanitarioRegionale nella lotta alladipendenza da tabacco.Questo logo sarà utilizzato intutte le iniziative organizzatedalla Regione e dalleAziende sanitarie locali, neipercorsi educativi nellescuole, nei progetti portatiavanti per promuovere ambi-enti liberi dal fumo, perinformare e sensibilizzare icittadini. “Tutta vita nientefumo” sarà il messaggio por-tato avanti anche diretta-mente dagli operatori sani-tari, per esempio nell’attivitàdi dissuasione svolta dalle

ostetriche nei confronti delle donne in cinta fumatrici,negli incontri di pediatri con i genitori sulle vaccinazioni

programmate, nei Centri antifumo gestiti dalle Aziendesanitarie locali, che organizzano corsi gratuiti per smetteredi fumare. Intanto negli Ospedali Maggiore e Bellaria di Bologna èpartita la sperimentazione del progetto regionale “Fresco”(Fumo nella Regione in sindromi coronariche acute dopol’ospedalizzazione) che coinvolge le Cardiologie e i Centri

antifumo delle Aziende sanitarie. Il progetto ha l’obiettivodi ridurre, fino a eliminare, la percentuale di persone che,dopo un infarto, riprendono a fumare. Secondo una stima,dopo un anno dall’infarto, riprende a fumare tra il 10 e il 50per cento dei pazienti. Un dato che dimostra la necessità diintervenire, essendo noti gli effetti negativi che produce ilfumo nelle coronarie. Secondo le previsioni del progetto,dovrebbero essere inviati a Centri antifumo delle Aziendesanitarie almeno il 70 per cento dei dimessi dall’ospedaledopo un infarto, con precedente dipendenza da fumo.

I CENTRI ANTIFUMO IN PROVINCIA DI RAVENNA

Ausl di Ravenna - Dipartimento di Sanità PubblicaCentro per la Prevenzione e Cura del TabagismoRAVENNA ..........Via Fiume Abbandonato 134.BAGNACAVALLO Via Vittorio Veneto 8. FAENZA ..............Via Zaccagnini 22, Faenza.LUGO ..................Sezione Provinciale LILT di Ravenna

Ospedale Civile, Via Tullo Masi 8.I Centri regionali antifumo organizzano corsi per disintossicarsi dalladipendenza da fumo. Gratuiti e ad accesso diretto, i corsi fornisconoun supporto con un approccio psicologico e medico-farmacologico. Per informazioni, numero verde del Servizio SanitarioRegionale 800 033 033, tutti i giorni feriali dalle 8.30alle 17.30 e il sabato e prefestivi dalle 8.30 alle 13.30.

FINE

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La battaglia per la conquista del-l'isola di Guam da parte dei solda-ti a stelle e strisce fu durissima.L’isola rappresentava un puntostrategico nel pacifico.

Questi scout a quattro zampe venivanoutilizzati nelle ricognizioni, nell’indivi-duazione delle mine e dei giapponesinascosti nei bunker, nel trasporto deimessaggi e della corrispondenza. LaDPCA, l’associazione americana degliallevatori di dobermann, donò centi-naia di esemplari di cani per questoscopo, molti erano di privati, nonpochi, circa un 15% del totale erano,come già detto, i pastori tedeschi.

I cani vennero addestrati come dei verie propri marines, divennero moltoaggressivi, dei guerrieri a quattrozampe. Quando sbarcò a Guam ilprimo War Dog Platoon, molti marineserano perplessi sull’utilità di questaoperazione e di questo strano ed inedi-to battaglione. I risultati furono, però,veramente sorprendenti. Nessun mari-ne fu ucciso mentre era di pattugliacon un dobermann o con un canepastore, molti cecchini furono indivi-

I NOSTRI AMICI ANIMALI

vano circa 3.000 morti e più di 6.000feriti. Molto più alte le perdite dei sol-dati del sol levante; i giapponesi non siarrendevano (i prigionieri non furonopiù di 400), spesso usavano i kamikazee comunque si suicidavano quando siaccorgevano di non poter più combat-tere. Si suicidò facendo harakiri per-sino il comandate Hideyoshi Obatamentre, dopo ben 28 anni, il 24gennaio 1972 (!) si arrese il sergen-te Shoichi Yokoi. Una potenza econo-mica e militare del ventesimo secolo,governata dalle tradizioni medioevali edal codice di onore dei samurai, questoera il Giappone di quegli anni.I Giapponesi avevano scavato chilome-tri di grotte, si erano interrati nelleprofondità dell’isola di Guam, usavanocecchini kamikaze legati agli alberi peruccidere più americani possibile.Per affrontare tutti questi problemi imarines pensarono di affiancare ai sol-dati un vero e proprio reggimentocomposto da cani, dobermann, innan-zitutto, ma anche pastori tedeschi.

Appena tre anni prima i "molto onore-voli soldati dell' imperatore" avevanoin modo ben poco onorevole attaccatola base navale americana di PearlHarbour senza presentare nessunadichiarazione di guerra. Un gesto infa-me che trascinò gli States nell’infernodel secondo conflitto mondiale.

Da questa conquista gli americaniavrebbero potuto fare base per i propriattacchi sulle città ed i territori giappo-nesi; dopo circa due settimane di com-battimenti, in campo yankee si conta-

FEDELIFEDELIPER SEMPREQuando gli uomini liberi devono direun “grazie” agli amici a quattro zampe.

PEARL HARBOUR

MARINES E DOBERMANN

PER SEMPREIl 21 luglio 1944 iniziò la battaglia diGuam, la più estesa delle isoleMarianne, una battaglia che rappre-sentò l'inizio della riscossa americanacontro i giapponesi, l’inizio dellaguerra per la conquista del Pacifico.

UN PASTORE TEDESCO

ALL’OSPEDALE DA CAMPO

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I NOSTRI AMICI ANIMALI

duati dai cani mentre in tutte le posi-zioni in cui erano presenti i “marines aquattro zampe“ nessun giapponese riu-scì a compiere infiltrazioni notturne. Ilnumero di cani-soldato uccisi fu di ven-ticinque su cinquecento circa.

L’amore per il proprio compagno aquattro zampe, il forte legame creatosidurante questa terribile esperienza fecesi che i marines si rifiutarono di “conse-gnare” i propri cani a questo terribiledestino.

I marines si impe-gnarono ad ese-guire un program-ma di riabilitazio-ne. Gli animalisopravissuti furo-no tutti rieducati,riaffidati ai vecchiproprietari oppureadottati dalle stes-se famiglie deimarines. Una sto-ria a lieto fine, ungiusto premio aquesti fedeli amici

dell’ uomo “ in uniforme “ che salvaro-no la vita a tantissimi soldati americani.

A loro memoria è stato creato sull’iso-la di Guam il Wardog Memorial, anco-ra oggi meta di pellegrinaggio anche daparte degli ormai pochi e, molto anziani,ex padroni ed ex marines. Un gesto dirispetto che non può non commuovere. Ilsacrificio ed il coraggio di Kurt, SKIPPER,Nig, Missy, Blitz, e degli altri 20 “lorocommilitoni a quattro zampe“ pretendeun assoluto rispetto.

LA TOMBA DI SKIPPER “CANE MARINE” A GUAM

Per i cani invece che sopravvissero allebattaglie e terminata la loro missionedi guerra i vertici militari, pensandoche fosse impossibile una loro riedu-cazione ed un loro reinserimentonella vita civile, avevano deciso diabbatterli. Quest’ ordine non venne,però, mai eseguito.

WAR DOG MEMORIAL - NAVY BASE GUAM

FINE.

Sul web è possibile consultareun contributo fotografico e filmato su: www.m1pencil.wordpress.com/2011/12/14/marine-dogs-of-wwii/oppure su digitare “Alwaysfaithful” (fedele per sempre).

NOTA

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Dimagrimento c/o Centro Dimagrimento THOMAS TAIE-mail: [email protected]

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e clinica degli animali d’affezioneE-mail: [email protected]

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