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Rosaria MarottaCome cambia la rete dei servizi?
La cura di un anziano è un concetto con molte implicazioni: cura è l’attività prestata dal servizio sanitario, o dai servizi sociali, ma cura sono anche le relazioni mosse da affetto, amicizia, solidarietà.
Seminario promosso da
Sesto San Giovanni, 21 febbraio 2011
RESIDENZIALITA’
DOMICILIARITA’
Tabella 1- Spesa socio-sanitaria per area di intervento e tipo di struttura :
variazione 2005-2008 (%) , composizione 2005 (%) e composizione 2008 (%)
Variaz.spesa
2005-2008
(%)
Composiz.
Spesa 2005
(%)
Composiz.
Spesa 2008
(%)
Tipo di
struttura
Variaz.
Spesa
2005/200
8 (%)
Composiz.
Spesa 2005
(%)
Composiz.
Spesa 2008
(%)
Anzian
i15,5% 65,3% 63,2%
Rsa 16,3 % 86,3 % 86,9 %
Cdi 46,5 % 2,5 % 3,2 %
Adi ─8,3 % 6,0 % 4,7 %
Voucher15, 1
%5,2 % 5,2 %
Tot.
Anziani15,5 % 100,0 % 100,0 %
Fonte: Elaborazione dati del Bilancio Sociale 2008 (modificata)
Tabella 2 - Incidenza percentuale del costo Adi sul totale
della spesa sanitaria, Centro-Nord, 2001 e 2008
Regione Differenza 2008-2001 2008 2001
Emilia-Romagna + 1,0 2,1 1,1
Friuli-Venezia Giulia + 0,8 3,0 2,2
Piemonte + 0,5 1,3 0,8
Veneto + 0,3 1,1 0,8
Liguria + 0,2 0,7 0,5
Lombardia - 0,1 0,7 0,8
Toscana - 0,4 1,2 1,6
Umbria - 0,9 1,2 2,1
Marche - 1,1 1,4 2,5
Fonte: Ministero della Salute
Centri Diurni Integrati
La sperimentazione dei Cdi prende avvio grazie al
“Progetto Obiettivo Anziani” regionale del 1995/1997,
conclusasi nel 2002 con la definizione dei requisiti
necessari per l’autorizzazione al funzionamento e per
l’accreditamento e il definitivo ingresso dei Cdi nella rete
dei servizi per anziani. Il loro compito è quello di integrare
interventi sociali con interventi medico/infermieristici, servizi
riabilitativi e servizi alla persona (Asa/Oss)
Tabella 3 – Evoluzione del numero di Cdi e del numero di
posti a disposizione in Regione Lombardia
2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009
N. 121 174 195 218 224 238 256
Posti 2522 3659 4220 4735 4930 5288 5748
% 75 + 0,34 0,48 0,53 0,58 0,58 0,6 0,64
Fonte: Bilancio Sociale Regione Lombardia e sito internet della Direzione generale Famiglia
1) Irregolarità nel tasso di occupazione dei posti disponibili nella giornata, nella
settimana e nelle diverse stagioni
2) Distribuzione irregolare delle presenze nell’arco della giornata, nella
settimana e nelle diverse stagioni
3) Difficoltà nel raggiungere o mantenere la piena occupazione dei posti
disponibili
4) Stabilità del personale necessario e dei costi di gestione imposti dagli
standard regionali rispetto all’incostante occupazione dei posti disponibili
5) Elevato turn-over delle persone accolte nei Cdi e delle incombenze
amministrative e organizzative collegate con procedure di ammissione e
dimissione rispetto alla maggior stabilità dei residenti in Rsa
6) Implicito orientamento del gestore a suggerire o favorire il passaggio in Rsa
7) Cambio di ruolo dei Cdi: da sostegno al prolungamento dell’esperienza
domiciliare a accoglienza “di attesa” del posto letto in Rsa
8) Maggiore autoreferenzialità dei Cdi integrati in Rsa rispetto a quelli di
comunità
9) Ridotto dialogo fra Cdi e rete dei servizi, minore senso di appartenenza
10) Ridotta pubblicizzazione dei servizi e degli obiettivi specifici dei Cdi
11) Confusione di ruolo degli operatori impegnati in funzioni miste (Cdi e Rsa),
minori competenze e esperienze nelle funzioni specifiche dei Cdi
Alcune difficoltà collegate all’integrazione dei Cdi all’interno dei Rsa
alcune difficoltà collegate all’integrazione dei Cdi all’interno dei Rsa.
Alcune difficoltà possibili nell’utilizzo di Cdi e nell’attitudine delle
persone a utilizzarli più tempestivamente o con maggiore frequenza
1) Ridotta conoscenza dell’esistenza e delle potenzialità dei Cdi
2) Confusione rispetto ai servizi a agli obiettivi delle Rsa
3) Ritardo nel ricorso ai Cdi, che condiziona una maggiore gravità
delle limitazioni funzionali delle persone al momento della prima
accoglienza
4) Diffusione delle badanti e maggiori comodità –controllabilità
dell’assistenza di tipo domestico
5) Disagi collegati a possibili atti atmosferici. Resistenza
psicologica ad uscire di casa
6) Concorrenzialità economica fra tariffe dei Cdi e remunerazioni
delle badanti
7) Frequente necessità, per le famiglie, di dover mantenere o
utilizzare entrambi i servizi contemporaneamente, tanto che il
costo dei due servizi può superare quello del ricovero in Rsa
8) Equilibrio incostante fra il bisogno di stabilità delle persone con
demenza e l’instabilità implicita degli spostamenti fra casa e Cdi.
Fonte: Come cambia il Welfare lombardo, Gori, 2010 (Modificata)
Strutture intermedie di
Residenzialità Sociale
La maggior parte si configura come appartamenti protetti, alloggi
autonomi di dimensioni ridotte, senza barriera architettonica volti ad
iniziative di socializzazione. Altri, più organizzati, integrano
l’accoglienza abitativa con servizi di portineria sociale e con la
possibilità di fornire agli anziani ospiti servizi accessori; collaborazione
domestica, badanti, segretariato sociale, telesoccorso. Una realtà più
specifica è sicuramente quella della comunità alloggio che può
garantire accoglienza abitativa, protezione sociale, sostegno
alberghiero e sevizi alla persona ad anziani con esigenza di
accoglienza temporanea, anche di sollievo.
Strategie di sostegno abitativo alternative alle Rsa
1) Mantenimento al domicilio d’origine integrato da servizi accessori
2) Trasferimento in un nuovo domicilio meglio attrezzato
3) Ricorso a modelli alternativi come il domicilio sociale o gli stabili
di vita comunitaria
4) Soluzioni temporanee di sollievo in momenti di crisi e di bisogno
più acuti, a maggiore o minore protezione sociale e sanitaria
5) Riconversione e apertura al territorio delle Rsa, con servizi
semiresidenziali e residenziali proiettati verso la comunità
Fonte: Come cambia il welfare lombardo, Gori, 2010
Negli ultimi anni il legislatore lombardo ha cominciato a mostrare interesse
verso questa tipologia di strutture, tanto che nel 2010 è stata emanata la Dgr
8/11497, che definisce alcuni requisiti minimi per l’esercizio di alloggi protetti
per anziani, sottolineando come essi rispondono soprattutto a fragilità sociale.
Questa evoluzione è accompagnata da alcuni timori dell’amministrazione
regionale, preoccupata dalla possibilità di introdurre nel sistema dei servizi
un’altra fonte di spesa destinata a ampliare ulteriormente il budget destinato agli
anziani. Va sottolineato che la ricerca svolta ha evidenziato come questi tipi di
servizi potrebbero essere utilizzati per accogliere utenti che ad oggi risiedono in
Rsa, con un evidente risparmio di risorse. Ad esempio, la maggior parte degli
ospiti dei nuclei Alzheimer presentano problemi poco compatibili con l’accoglienza
in una Rsa gestita con modalità tradizionali. Infatti, persone con demenza e
capacità di deambulazione conservate, potrebbero essere accolte anche in
residenze sociali di primo livello, quando queste abbiano un setting di cura bene
orientato, delle caratteristiche architettoniche e una formazione del personale
idonea a un approccio protesico e non contenitivo dell’ospite......!
Il Percorso assistenziale per
accedere alla rete dei
servizi....
La funzione di accesso alla rete dei servizi sociali e socio-sanitari
ha subito nell’ultimo decennio una forte trasformazione in
Lombardia. Superando il meccanismo delle deleghe alle Asl si è
introdotto un modello di “spartizione di competenze” fra il sociale e il
socio-sanitario, che ha portato all’attuale sistema normato con la l.r
.3/2008.
La Lombardia si avvale di un modello deregolato per accedere alla
rete dei servizi, in quanto tale modello dovrebbe evitare la funzione
pubblica di presidio del percorso assistenziale, per lasciare il
cittadino gestire in piena autonomia il rapporto con gli enti gestori
(questo è il linea con gli obiettivi dichiarati dalla Regione a inizio
legislatura).
Fasi del percorso Tipologia di percorso:
DEREGOLATO
Accesso Pua NO
Valutazione e progettazione: UVG NO
Responsabilità nel tempo: case manager NO
Tipologia di Percorso........
Il Percorso assistenziale per accedere alla
rete dei servizi.....
Funzioni Nel sociale Nel socio-
sanitario
In sintesi in
Lombardia
AccessoSegretariato
sociale
Mmg + più
sportelli
specialistici
Ancora
frammentato e non
supportato da
omogeneità nei
criteri di accesso
alla rete
Valutazione
Interna raramente
integrata. E’ quindi
una competenza
specifica
dell’operatore che
accoglie anche la
domanda
Interna raramente
integrata. E’ quindi
una competenza
specifica
dell’operatore che
accoglie anche la
domanda
Debole in quanto
l’integrazione non è
sempre richiesta e
non è supportata da
omogeneità negli
strumenti di
valutazione
Funzioni Nel sociale Nel socio-
sanitario
In sintesi in
Lombardia
Progettazion
e e
erogazione
Progettazione interna
(competenza
dell’Assistente
Sociale) ed
erogazione sempre
più esternalizzata
Entrambe le
funzioni sono
demandate
sempre più ai
soggetti gestori
Potenzialmente
emerge la possibilità
di costruire percorsi
di corresponsabilità
fra chi invia e
progetta e chi
gestisce
Monitoraggi
o e controlli
Maggiormente
sviluppata la funzione
di monitoraggio del
caso
Maggiormente
sviluppata la
funzione dei
controlli
In sviluppo. Andrebbe
maggiormente
rinforzato lo sguardo
su entrambi i campi
di analisi per non
perdere il contatto
con l’utente
Fonte: Come cambia il welfare regionale, Gori, 2010 (Modificata)
Da quanto detto si evince che per il bisogno “complesso” e
multifattoriale, che necessita di più prestazioni integrate fra
loro, manca una équipe che abbia una visione unitaria del
problema. Recentemente, però, la Regione ha ripreso il
tema dell’équipe di valutazione integrata sia nelle linee
guida per la stesura dei Piani di Zona per il triennio 2009-
2011, sia con le indicazioni per le progettualità connesse
all’utilizzo del Fondo Non Autosufficienza, sia con
l’istituzione dei CeAD-Centro per l’assistenza
domiciliare, normati dalla la DGR 10759 del 11/12/2009.
Attraverso il progetto CeAD viene avviato negli ambiti
territoriali un processo d’integrazione delle funzioni di front-
office, sia a livello socio-assistenziale e socio-sanitario, sia
a livello delle diverse Istituzioni coinvolte (Comuni, ASL e
AO). Rimangono invece in capo ad ogni singolo Ente la
titolarità nella presa in carico e nell’erogazione dei servizi di
competenza nonché le procedure di accesso agli stessi. Il
CeAD E’ un organismo di filtro e di orientamento
dell’utenza, caratterizzato da snellezza organizzativa,
elevata accessibilità e capacità di risposta rapida. Ha il
ruolo di regolatore degli accessi e di erogatore delle risorse
disponibili (denaro e/o servizi) in relazione all’intensità ed
urgenza dei bisogni.Fonte: Rosemarie Tidoli, Network Non Autosufficienza 2010