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rivista pro natura speciale 2012 Le stagioni della biodiversità

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rivista pro naturaspeciale 2012

Le stagioni della biodiversità

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2 EDITORIALE

Biodiversità:ogni settimanaun invito a nozze

Il calendario della biodiversitàPrologo:

Biodiversità: ogni specie conta! 4365 giorni biodiversi 6

Il calendario:gennaio 7febbraio 8-9marzo 10-11aprile 12-14maggio 15-16giugno 17-18luglio 19-20agosto 21-22settembre 23-24ottobre 25-26novembre 27-29dicembre 30-31

Epilogo 31

ImpressumEdizione speciale della rivista dellasezione ticinese di Pro Natura.Editrice:Pro Natura TicinoSegreteria:Viale Stazione 10, c.p. 2317,6501 BellinzonaTel.: 091 835 57 67Fax: 091 835 57 66E-mail: [email protected]: 65-787107-0Internet: www.pronatura-ti.chCommissione redazionale:Andrea Persico, Luca Vetterli, SerenaWiederkehr-BritosRedattore responsabile:Serena Wiederkehr-BritosProduzione e stampa:Salvioni Arti Grafiche, BellinzonaTiratura:4000Testi:Se non indicato altrimenti, i testisono di Serena Wiederkehr-Britos.Immagini:Copertina: disegno di Flavio delFante.Se non indicato altrimenti, le fotosono di Andrea Persico.

Luca Vetterli (foto: Brigitte Egger).

volta il cervo bramire o la raganellachiamare? Sentito il profumo dei boletinel bosco d’autunno? Abbracciato iltronco soffice di muschio?Questa rivista riunisce 52 appunta-menti con la biodiversità, principal-mente di casa nostra, pubblicati dalsettimanale Cooperazione a cura di ProNatura Ticino nel 2010, l’anno del-l’ONU sulla biodiversità: ogni setti-mana un invito a nozze per ravvivarequel legame che spartiamo con tutti gliesseri sulla Terra, quel legame d’amoreche passa sotto il titolo di biodiversità.

Luca Vetterli

Apri gli occhi e drizza le orecchie; an-nusane gli odori e palpala con mano: labiodiversità! Compagna della nostravita sulla Terra, c’era prima di noi, e cisarà anche dopo (se le teniamo cura);sempre qui, fedele, notte e giorno, sta-gione per stagione. Ma se desideri par-tecipare a tutto il benessere che sadarti, devi proprio aguzzare i sensi.L’hai vista la pernice tutta bianca nelpaesaggio alpino tutto bianco? O il mi-racolo del corniolo che esplode in fiorein un mattino d’inverno? Lo senti an-cora il canto del merlo nel frastuonoche sennò ti sommerge quotidiana-mente? E quando hai ascoltato l’ultima

Rivista Pro Natura Ticino, speciale 2012

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Il maschio di Ishnura

elegans tiene la fem-

mina dalla nuca mentre

lei recupera lo sperma.

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4 PROLOGO

Un po’ di storiaIl termine biodiversità è stato utiliz-zato per la prima volta nel 1986 dal-l'entomologo E.O. Wilson; uscito dal-l’ambito ristretto degli specialisti, essoha raggiunto una diffusione universalesei anni dopo con il summit mondialedei capi di stato di Rio de Janeiro(1992), nel quale è stata stipulata laConvenzione sulla biodiversità. Questotermine comprende tutta la variabilitàbiologica: quella di specie, di habitat edi geni come pure le funzioni degliecosistemi e le relazioni delle speciecon essi.Finora 194 paesi, tra cui la Svizzera,hanno ratificato la Convenzione cuifece seguito, dieci anni dopo, un ac-cordo preso a Johannesburg per fre-nare il declino della biodiversità entroil 2010. Alcuni paesi europei, Svizzeracompresa, andarono oltre e si impe-gnarono addirittura ad arrestarlo com-pletamente.

Migliorare l’informazioneSecondo un recente sondaggio, il ter-mine biodiversità è noto a metà della

popolazione svizzera. Una grandemaggioranza (86%) ne giudica buonolo stato in Svizzera e solo una mino-ranza (40 %) si ritiene toccato perso-nalmente dal suo declino. Cionono-stante la maggioranza sostiene lemisure volte a proteggere la biodiver-sità e pensa che sia compito della po-litica, della scuola e del mondo scien-tifico intervenire. All’estero lapopolazione sembra più consapevoledella perdita della biodiversità, proba-bilmente perché se ne discute da piùlungo tempo.

Biodiversità in declinoTutte le ricerche scientifiche effettuatenegli ultimi anni dimostrano che labiodiversità in Svizzera è in pericolo.Ben 237 specie sono considerateestinte; minacciate sono il 41% dellespecie faunistiche, il 31% di piante dafiore o felci, il 38% di muschi e li-cheni, il 32% di funghi. I gruppi piùminacciati sono i pesci (delle 54 specieindigene 8 sono estinte e 34 minac-ciate) come pure rettili e anfibi (conl’87%, rispettivamente il 95% di specie

Biodiversità:ogni specie conta!Il 2010 è stato dichiarato dall’ONU Anno internazionale della biodiver-sità, termine che si riferisce all'insieme di tutte le forme viventi, ge-neticamente dissimili e degli ecosistemi ad esse correlati. L’interesseattuale per la biodiversità nasce come reazione al suo declino e al-l’omogeneizzazione del mondo sul piano della cultura e della natura.Attualmente l’uomo sta distruggendo gli habitat naturali con una rapi-dità mai raggiunta in passato; basti pensare alle foreste tropicali e allebarriere coralline o, per restare in Svizzera, alla perdita, ogni secondo,di un metro quadrato di terra fertile.

La diversità delle specieSi riferisce al numero di specie vi-venti, animali, vegetali e funghi. Sitratta della diversità più visibile. At-tualmente sul nostro pianeta sononote 1,7 milioni di specie, ma sistima che esse siano in tutto da 12 a30 milioni. Restano da scoprire an-cora innumerevoli specie!

La diversità degli ecosistemiÈ la varietà degli habitat, ad esem-pio foreste, zone umide, prati, muri asecco, giardini, barriere coralline.Ogni habitat si caratterizza per le in-terazioni tra le specie, e tra le speciee l’ambiente. Queste relazioni contri-buiscono in modo decisivo alla di-versità.

Biodiversità di specie, come un fungo, di am-

bienti, come un bosco ma anche di una va-

rietà genetica; come una ninfea del laghetto

di Muzzano che oggi dobbiamo coltivare ex-

situ: oggi in natura non potrebbe sopravvivere

e così se ne perderebbe la diversità (ninfea:

foto Nicola Schoenenberger).

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parte dei medicinali che utilizziamo,come pure molte materie prime (peresempio per vestirsi o per costruire)sono frutto della biodiversità. Il man-tenimento della diversità genetica èuna garanzia anche per usi scono-sciuti, riservati al futuro.Oltre alle conseguenze ecologiche laperdita di biodiversità provoca un im-poverimento culturale perché toglie ilfondamento a tradizioni e saperi legatialla coltivazione e all’allevamento diinnumerevoli varietà di animali epiante e al loro specifico uso.

Che fare?Conservare la biodiversità è diventatoun imperativo politico e morale del no-stro tempo. Come spesso accade perproblemi complessi, non esiste una ri-cetta magica. Possiamo però contri-buire alla salvaguardia della biodiver-sità prendendo atto della crisi in corsoe del fatto che possiamo agire per mi-gliorare la situazione. Come ha fattoben notare un giovane durante il lancioufficiale della campagna di Pro Naturasulla biodiversità del 2010 “i grandi di-scorsi vanno bene…ma le piccole azioniquotidiane sono molto meglio”. Azioniquotidiane? Per esempio nutrirsi conprodotti biologici locali, diminuirel’uso di energia…

minacciate). La defezione di speciecrea gravi scompensi negli ecosistemi:ogni specie che scompare e che era untassello della catena alimentare coin-volge le altre specie cui era legata.La minaccia principale per la biodiver-sità è il modo non sostenibile con cuil’uomo utilizza l’ambiente e com-prende la distruzione diretta degli ha-bitat, lo sfruttamento eccessivo delle ri-sorse naturali, l’agricoltura intensiva,l’inquinamento, l’introduzione di spe-cie estranee. Ad essi si aggiungono imutamenti climatici dovuti all’uomo:la perdita di molti ambienti freddi (adesempio d’alta montagna o, per l’orsopolare, della banchisa che si scioglie) èirrimediabile.

Il valore della biodiversitàLa biodiversità è una straordinariafonte di ricchezza culturale oltre che digioia e di bellezza. Quante tecniche, ritie miti sono nati e cresciuti grazie alladiversità del mondo vegetale ed ani-male e quanti magnifici paesaggi,fiumi, boschi, fiori o animali hannoispirato durante i secoli artisti e filo-sofi?Il benessere dell’uomo dipende diret-tamente dallo stato di salute della bio-diversità. La totalità dei nutrimenti diorigine animale e vegetale e la maggior

L’estinzione di specieL’estinzione di una specie è ildramma della morte cui non segue,come nell’abituale ciclo della vita, larinascita; è pertanto irreversibile. Lespecie scompaiono anche natural-mente, come i dinosauri 65 milionidi anni or sono, ma questo processoè lento e ad esso si contrapponequello della nascita di nuove specie.La biodiversità è il frutto dell’evolu-zione, dove le specie vengono evanno: la loro scomparsa a causadell’uomo è però troppo rapida e lanatura non riesce più a controbilan-ciarla.

La diversità geneticaLa variazione genetica è il fonda-mento della diversità del vivente. Icaratteri particolari di ogni individuosono localizzati nei suoi geni. Questadiversità è in parte visibile. Ogni in-dividuo presenta caratteristiche pro-prie: l’uomo ad esempio il coloredegli occhi, la lince il disegno del pro-prio manto.La specie raggruppa individui chesono geneticamente simili e che ac-coppiandosi possono riprodursi.

PROLOGO 5

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E chi l’ha detto che la biodiversità c’èsolo nelle foreste tropicali o in regionilontane? Ma poi, cos’è la biodiver-sità? Formata da bio, «vita», e da di-versità, è la manifestazione della di-versità della natura: unità della vitanella diversità delle sue forme.Qui si parla di tutto, dalla muffa nelfrigo, alle formiche in cucina, ai cervinei boschi. Insomma, la natura chepossiamo ammirare e quasi tutto quelche consumiamo è un regalo dellabiodiversità: dal cibo ai medicinali,dal cotone che indossiamo al petrolioche bruciamo (biodiversità di tempiremoti). Le relazioni e l’evoluzionesono biodiversità, come dice la can-

«Code» del Podalirio, si notano le scaglie re-

sponsabili della colorazione.

365 giorni biodiversiAlla scoperta delle mille faccette della biodiversità con Pro Natura Ticino, per capire che ogni specie conta.

zone «...per fare un frutto ci vuole unfiore». Nella canzone non si dice peròche ci vuole anche un’ape per impol-linarlo. Oggi scopriamo che la biodi-versità è in pericolo perché le api di-minuiscono.Da casa vostra le vedete ancora? Co-s’altro vedete? Pro Natura Ticino vor-rebbe accompagnarvi nel corso del-l’anno alla scoperta delle millesfaccettature della biodiversità, vistadalla finestra di casa o dal marcia-piede che percorrete ogni giorno, oascoltata di notte aguzzando le orec-chie o, perché no, curiosando alla ri-cerca della vita sotto il vostro letto.

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Da sinistra a destra: il ghiro, piccolo roditore,

è in letargo più o meno da novembre ad

aprile. Orme animali e umane, una accanto

all’altra. Solo la punta del becco e della coda:

il merlo mentre s’acquatta sulle uova.

Quando si parla di tracce si pensa subito alle misteriose impronte nella neveo nel fango che tutti, da bambini, ab-biamo provato a interpretare o a rical-care col gesso. In realtà, i segni dellabiodiversità sono molti di più e ci rac-contano, per chi ha voglia di guardarlie di decifrarli, sprazzi di vita di chi liha lasciati sul terreno.Basta mettersi nei panni di SherlockHolmes e avviarsi lungo un fiume o ad-dentrarsi in un parco per interpretare ipiù svariati indizi. Chi avrà lasciatoquesta strana rosicchiatura sulla cor-teccia? Di chi sarà quel buco neltronco? Questa pigna mangiucchiataavrà nutrito uno scoiattolo o un topo-lino selvatico? Guardando il buco diuna nocciolina potremmo scoprire seun picchio o una cinciallegra sono pas-sati da quelle parti. Tutte queste traccenon ci svelano quando si parla di uncolpevole: la natura offre degli indiziche noi possiamo scoprire, con lo stu-pore dei bambini, semplicementeaguzzando gli occhi, l’udito e l’olfatto.

Tracce rivelatriciSulle orme di volpi, faine e cervi,facilmente riconoscibili nellaneve. E noi, quali tracce stiamolasciando?

Gennaio si chiude con i famosi «giornidella merla», quelli che secondo di-verse tradizioni popolari sarebbero ipiù freddi di tutto l’anno.L’origine del detto non è del tuttochiara e si basa su diverse leggende. Lapiù nota racconta che durante una finedi gennaio particolarmente rigido, unamerla che un tempo aveva il piumag-gio bianco, cercò rifugio con i suoi pic-coli in un camino e vi rimase per tregiorni. Riuscì in questo modo a so-pravvivere, ma per via della fuliggine lesue piume diventarono nere. Da quelgiorno, tutti i merli sono neri.La storia che ruota attorno a questo uc-cello comunissimo nelle campagne diuna volta e nelle città di oggi può por-tarci a riflettere sul legame uomo-na-tura. Perché la biodiversità rappresentaanche la diversità con cui l’uomo inte-ragisce con l’ambiente e questa di-pende dai gusti, dalle abitudini e dalletradizioni culturali che influenzano ilnostro modo di percepire la natura.Così la biodiversità e il nostro patri-monio culturale si condizionano vi-cendevolmente ben oltre l’effetto im-mediato di questo o quell’altro nostrointervento sulla natura.

I giorni della merlaBiodiversità e detti popolari:anche le tradizioni culturali in-fluenzano il nostro modo di perce-pire la natura.

La biodiversità c’è, ma non sempre lasi vede. E non perché non aguzziamola vista, ma perché, in inverno, alcunespecie si mettono al riparo e si abban-donano ad un sonno più o meno pro-fondo: il letargo è uno splendido esem-pio d’adattamento per sopravviverequando fa freddo e il cibo scarseggia.La strategia per campare è un tratto es-senziale della biodiversità !. Durante illetargo, il corpo si raffredda mentre ilbattito cardiaco e il ritmo respiratoriorallentano: l’animale a riposo usa cosìun minimo d’energia, bruciando il pro-prio grasso, oppure si offre un furtivopic-nic. Proprio ieri ho visto uno sco-iattolo in pieno centro uscire un at-timo per recuperare alcune ghiande eritornare in fretta nella sua tana. Lerane, invece, se ne stanno nascostetutto l’inverno nel fango e le lucertolenelle fessure dei muretti.Mentre ghiri e orsi riposano (e dima-griscono!), l’Homo sapiens corre tra isaldi: la nostra frenesia può disturbarechi ha bisogno di riposo, ma soprat-tutto il nostro modo di vivere scalda ilclima e penalizza gli animali chehanno imparato a sopravvivere grazieal letargo.Ma continuiamo a guardarci attorno,Perché non tutti dormono.

Dormire come un...Anche il letargo è un esempio diadattamento all’ambiente. La bio-diversità c’è, ma non sempre sivede.

GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE 7

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Corniolo: apprezzato per i fiori gialli che per

primi illuminano i giardini.

Emus hirtus: un coleottero che vive da milioni

di anni grazie alla sua capacità di mimetismo.

Piume di picchio: soffici, rigide della coda

come appoggio, a macchie bianche delle ali.

È Carnevale, le persone si travestono enoi seguaci della biodiversità conti-nuiamo a osservare la natura e ci ac-corgiamo che anche le piante e gli ani-mali usano stratagemmi carnevaleschi.Lo fanno però più per avvertire o in-gannare che per divertirsi. E se gli ani-mali non si cimentano in veri e proprigiochi di ruolo, talvolta si fanno passarecomunque per quelli che non sono.Così alcune specie innocue e appeti-tose si mostrano sotto le sembianze dianimali aggressivi o velenosi assu-mendone sia i colori che il comporta-mento. Per esempio alcune mosche(sirfidi) si fanno passare per vespe,mentre certe orchidee assumono lesembianze dell’addome femminile del-l’ape per attirare i maschi e favorirecosì l’impollinazione. Talvolta il «tra-vestimento» non serve per avvertirema piuttosto per passare inosservati,nascondendosi nello sfondo. In altricasi l’animale assume forme che siadattano all’ambiente in cui vive pernascondersi dai numerosi predatori.Tutte queste strategie sono un modostraordinario della biodiversità per per-durare, frutto di milioni di anni di in-terazioni tra le specie. Alla fine il Car-nevale è anche questo; il magro si faobeso, i visi diventano maschere, laragazza si scopre gatta... e alla fineanche per questo la diversità è salva.

Per salvare il diversoCarnevale, ogni travestimentovale. Anche piante e animaliusano stratagemmi simili. La bio-diversità per sopravvivere.

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Comodamente dietro la finestra, stoosservando il minuzioso lavoro di unpicchio rosso maggiore. È una fem-mina, la si riconosce dalle piume rossovivo della nuca. Nel maschio, invece,le piume rosse ricoprono gran partedella testa. Qualche colpo ben asse-stato, un’occhiatina furbetta, ancoraun colpo ed ecco l’insetto a portata dibecco. Quando i picchi sono intenti acercare insetti sotto le cortecce seccheo su alberi morti, i colpi che dannosuonano sordi e radi. Tra un colpo el’altro ispezionano e ascoltano atten-tamente per scovare la preda.Ogni anno scavano un nuovo nido sce-gliendo un albero solido e sufficiente-mente grande, non necessariamentemorto. I colpi sferrati per tagliare ilbuco sono potenti ma ancora a fre-quenza bassa.Le raffiche che si odono invece all’ini-zio della stagione riproduttiva, il tam-burellamento vero e proprio, sono se-gnalazioni territoriali. Contrariamenteagli altri picchi, lui non ama cantare,ma preferisce usare il tamtam colpendorami particolarmente secchi; i migliorisono quelli cavi che risuonano a lungadistanza. E se poi usa un palo del tele-fono, ancora meglio!

Echi di tamtamAscoltiamo la biodiversità: pas-seggiando in un bosco, occhioalle... orecchie. È il tamburella-mento del picchio.

Il freddo perdura ma già c’è chi è stufodell’inverno... Fortuna vuole che cisono alcuni temerari come il Corniolo(Cornus mas) che ora sfoggiano i lorofiori precoci per ricordarci che giungela primavera.Questo arbusto, tipico dei boschi mistie dei margini prativi è un esempio mi-rabile di completezza e generosità dellabiodiversità. Come innumerevoli altrespecie, è multifunzionale: i suoi frutti,rossi scarlatti e aciduli, forniscono ge-latine, marmellate, sciroppi; canditi nelmiele o conservabili in salamoia, comele olive. Corteccia, germogli e radicidel Corniolo venivano impiegati percurare la febbre, l’insieme della piantaper tingere (di giallo). Il legno, liscio erobusto come un corno (da qui il nomeCornus = corno, mas = maschio) èuno dei più duri d’Europa e serviva perfabbricare attrezzi soggetti a forteusura: perni, raggi e denti da ruota oper lavori di tornio così come per lepipe. Un’antica leggenda vuole che dicorniolo fosse anche il cavallo di Troia.E se oggi lo si apprezza per i fiori gialliche per primi illuminano i giardini, leapi vi trovano uno dei primi nutri-menti, e molti piccoli mammiferi e uc-celli pure un riparo. Perché non pian-tare allora un bel corniolo vicino casa?

Anticipa la primaveraIl legno duro per fare le pipe, ifrutti rossi per le marmellate, ifiori gialli per le api. Il corniolo, unesempio di generosità.

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Non si parla di topazi, zaffiri o rubini,ma di altri preziosi gioielli, quelli chetanti di noi stanno aspettando poichédanno il via alla primavera coi suoimille profumi e colori.Le gemme degli alberi sono quei mi-steriosi e piccoli rigonfiamenti da cuisbocciano sia foglie che rami, o fiorivariopinti. Hanno colori, forme, rive-stimenti e disposizioni diverse; alcunesono discrete e lisce, altre pelose e fitte;ve ne sono alcune che esplodono a ve-locità impressionante, altre, chiamatelatenti, che riposano per anni primad’aprirsi.Le gemme sono composte da celluleche si riprodocono per divisione: unvero e proprio concentrato di vitalità edenergia che Pro Natura v’invita a os-

Gemme, gioielli vegetaliPreziosi quanto un topazio o uno zaffiro. Perché dalle gemme sboccianofoglie, rami e fiori. «Caccia» a tesori biodiversi.

servare, poiché possono svelarci l’iden-tità della specie che le porta. Nei pe-riodi in cui gli alberi sono spogli e nonidentificabili con foglie, fiori o frutti, lediverse specie possono anche esserericonosciute grazie alla struttura, allacorteccia o, giustamente, alle gemme.Basta dunque teorizzare sulla natura ela sua diversità! È giunto il momento diuscire, munirsi di scarpe e giacca, masoprattutto di quel fresco spirito inve-stigativo necessario per una caccia altesoro. Quale gemma sarà quella delfrassino, e dell’olivello spinoso? Chissàchi sarà il bioinvestigatore più prepa-rato?Per testare le vostre conoscenze sul-l’identità delle gemme andate sul sito:www.pronatura-ti.ch/test

Di chi sono queste gemme? Testate le vostre

conoscenze su www.pronatura-ti.ch/test

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10 GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE

Un muschio che cresce verde da un’apertura

di cemento: anche questo è natura in città.

Sotto: il vento libera il polline dagli amenti

maschili del nocciolo.

A volte la mattina ci incamminiamo unpo’ annoiati per raggiungere la nostrameta quotidiana, e la strada ci sembraessere sempre la stessa. Ma avete maifatto caso a quante cose non si no-tano, pur percorrendo lo stesso tragittotutti i giorni? Bastano poche centinaiadi metri e occhi diversi per accorgersidella ricchezza della natura in citta !,anche tra i palazzi e le auto parcheg-giate. E rendere così il tragitto più in-teressante. Vi va di provare? Bene, par-tiamo!Uscendo da casa, lungo il marciapiede,corre un vecchio muro malridotto. Loguardo più da vicino: in un pertugio unragno ha tessuto la sua tela, mentrequalche metro dopo trovo resti nasco-sti di gusci di lumachine. E poi, in alto,vedo una crisalide, chissa! di quale far-

Non l’avevo mai visto...Osservazioni lungo il tragitto a piedi di tutti i giorni: la strada è sem-pre la stessa, la natura ogni giorno diversa.

È fiorito il nocciolo e con questo feno-meno iniziano anche le discussioni suipollini. Spesso se ne parla in termininegativi, evidenziando le concentra-zioni nell’aria di quelli dal più alto po-tenziale allergenico o menzionandostratagemmi efficaci a combattere ilraffreddore da fieno.A guardarli da vicino però, i granulipollinici svelano tante sorprese quantesono le varieta! vegetali che li produ-cono. L’incredibile varieta ! morfologicadi ogni grano di polline, che differisceda una specie all’altra, sta anche ad in-dicare l’altrettanto ampia gamma distrategie impiegate da ogni pianta perfavorire l’impollinazione. Queste ven-gono suddivise in due categorie prin-cipali: affidata al vento (anemofila) o

Polline, per sopravvivereIl primo polline non si scorda mai... A guardarlo da vicino però, i granulisvelano tante sorprese «biodiverse».

falla? Cammino ancora, avvicinandomial solito vecchio albero a ridosso dellastrada. Mi allungo per afferrare unramo e osservo le piccole gemme chestanno crescendo. Non mi sono nean-che mai chiesta quale specie di alberosia. Procedo oltre e scorgo in un vicolotra due case un muschio che cresceverde e vitale da un’apertura nel ce-mento; mi domando incredula comeho fatto a non averlo mai visto in tuttiquesti anni.E tra le ruote delle auto parcheggiate:una pianta sta sbucando proprio dallefessure della pavimentazione in por-fido. Presto avrà un fiore, mi ricorderòdi ammirarlo? Sorrido, prima di arri-vare al lavoro. Di sicuro stasera, tor-nando, noterò altre cose.

Anna Franchi

eseguita da insetti (entomofila). Nellaprima, il vento non garantisce l’arrivodel polline a destinazione. Le pianteche vi fanno capo ne producono dun-que delle grosse quantita ! e sono spessoresponsabili di allergie. La seconda èpiù efficiente ed è effettuata soprat-tutto da api, farfalle, falene e coleotteri,ma anche da altri animali. La coevolu-zione di specie vegetali e animali hasovente portato ad una stretta interdi-pendenza fra i due e ha spinto moltepiante a sviluppare strategie particolariper attirare l’impollinatore (colori, net-tare, profumo, o inganno).In termini di biodiversità è quindi es-senziale salvaguardare entrambe lecomponenti: le piante e gli insetti chene garantiscono la riproduzione.

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Nel suo piccolo, il porro è un capolavoro della

natura. Sotto: SOS anfibi: il rospo comune è

tra i più colpiti dagli investimenti sulle nostre

strade, visto che si sposta meno rapidamente

rispetto alle rane.

Grande conquista, quella di seminare ilnecessario per la sussistenza, conqui-sta che mise le fondamenta per la so-cieta ! articolata in cui viviamo oggi.La tappa successiva non poteva cheessere la selezione volontaria, la sceltadelle sementi migliori, delle varieta! piùinteressanti e resistenti. Nell’era delsupermercato, di internet, della citta !tentacolare e dell’agricoltura intensiva,chi non ha mai sognato di mettere lemani nella terra, piantare un seme, evedere sbocciarne un germoglio? Qualepiacere può essere comparato a quellodi addentare un pomodoro ancoracaldo dei raggi del sole? L’orto perònon è soltanto una grossa dispensa perla cucina, è anche il cordone ombeli-cale che ci lega alla terra e, soprat-tutto, è un piccolo e straordinario san-tuario di biodiversità. È un luogo

Piantiamo biodiversitàIl periodo della semina si avvicina: pianifichiamo l’orto pensando a tuttii nostri cinque sensi.

Con le temperature in rialzo e l’arrivodelle piogge primaverili rane, rospi etritoni si mettono a migrare in gruppo,a volte su distanze di chilometri, peraccoppiarsi e poi deporre le uova. La-sciano il bosco, la loro residenza in-vernale, in ricerca d’acqua dove de-porre le uova, ma se devonoattraversare strade trafficate nascono iguai.Tutti gli anfibi sono protetti e granparte risultano minacciati. Il rospo co-mune sembra il più colpito dagli inve-stimenti sulla strada, visto che si spo-sta meno rapidamente rispetto allerane. Per il maschio rospo, «migrare» èspesso un’azione passiva, implicita al-l’accoppiamento, compiuta sullagroppa delle femmine, per esser certodi fecondare per primo le uova che de-porra !.

Migrazioni pericoloseDopo il letargo invernale, rane e rospi lasciano i boschi e vanno verso iluoghi di riproduzione, gli stagni, attraversando le strade.

d’incanto, dove vengono stuzzicatitutti i nostri sensi: spiccano i colori deifiori, si sente il profumo del piselloodoroso, della terra bagnata dalla piog-gia, si odono gli insetti svolazzare e in-fine ci si gusta il raccolto. È il regno deivegetali, ma brulica di vita animale!Certo, ci sono i «nemici», come i fami-gerati «nerc» o i grillitalpa, ma se si se-mina la calendula, si lascia una qual-che erbaccia come l’ortica o alcunegraminacee, si vedranno comparire an-che gli insetti «amici», quelli che aiu-tano l’impollinazione e difendono lenostre verdure: api selvatiche, cocci-nelle e lombrichi... Se poi, per proteg-gere l’orto o per avere un po’ d’ombra,si pianta un arbusto indigeno, arrive-ranno anche uccelli e piccoli mammi-feri ad arricchire l’oasi.

Da oltre 25 anni, volontari aiutano glianfibi trasbordandoli da un lato all’al-tro delle strade. In certi casi si sono al-lestiti appositi sottopassaggi o li si sonointegrati in progetti di rinaturazionecome quello del torrente Restabbio pro-mosso da Pro Natura nel 2009. Così glianfibi sono tornati al lago di Muzzano,da dove erano scomparsi.I volontari restano però indispensabilie ogni anno salvano più di 100mila an-fibi in Svizzera. Tiziano Maddalena,responsabile della coordinazione di sal-vataggio anfibi in Ticino, raccomandagli automobilisti di evitare le strade at-traversate dagli anfibi o quanto menodi percorrerle a passo d’uomo. Ai vo-lontari, invece, chiede di annunciare leloro disponibilita ! tramite il sito:www.maddalenaeassociati.ch.

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Quando una formica scova una fonte di nutri-

mento, marca il sentiero con segnali chimici

per indicarlo alle proprie sorelle (foto: Chri-

stian Bernasconi).

Ogni anno la storia si ripete: arriva laprimavera e le formiche entrano nellenostre case. Come mai? Contraria-mente a quel che narrano le favole,non tutte le formiche fanno scorte perl’inverno. Alle nostre latitudini, infatti,esse ibernano digiunando: dopo illungo riposo hanno però bisogno dizuccheri. Non trovando abbastanzacibo all’esterno, lo cercano in casa, at-tirate da zucchero, marmellata, e altroancora.Quando una formica scova una fontedi nutrimento, marca il sentiero checonduce al cibo con segnali chimici

Biodiversità in casa...... arrivano le formiche! Dopo il lungo riposo invernale hanno bisogno dizuccheri. Consigli ecologici su come allontanarle.

Le ho viste proprio l’altro giorno, nelgiardino del vicino, le prime due ce-dronelle (Gonopteyx rhamni) che si in-seguivano svolazzando. Simboli indi-scussi della primavera, le farfalle sonodiminuite sempre più negli ultimi anni.L’agricoltura intensiva, l’urbanizza-zione e l’impiego di essenze esotichene sono la causa, ma anche la cura ec-cessiva e puntigliosa delle aree verdi.Eppure, con piccoli accorgimenti,chiunque può attirare questi piccoli es-seri eleganti e multicolori. Devono an-zitutto esserci piante indigene, per for-

Farfalle in giardinoColorate e leggiadre, le farfalle annunciano la primavera. Sempre piùrare, le si può attirare con qualche semplice trucco.

per indicarlo alle proprie sorelle che, inpoco tempo, sopraggiungono in massa.Ma niente paura. In genere, l’intru-sione dura solo alcune settimane edesse se ne andranno non appena po-tranno trovare abbastanza cibo al-l’esterno.Esistono comunque alcuni strata-gemmi per allontanarle senza ricorrereai classici spray: nutrirle all’esternocon miele liquido (su un piattino o suun sasso o altro supporto naturale nonporoso) oppure depositare una tracciadi burro o margarina sul loro percorsocasalingo sono delle valide alternative

che scacciano le formiche senza con-taminare i nostri cibi.Com’è possibile? Quando il burro di-venta rancido, esala un odore simile aquello delle formiche morte, allar-mando e allontanando quelle vive. Sedesiderate saperne di più sulle formi-che e se avete altre domande del tipo:perché le formiche camminano in fila?Quanto vivono? Come mai alcune diesse hanno le ali... allora visitate il sitodi Pro Natura:www.pronatura-ti.ch

Christian Bernasconi

nire il nutrimento necessario al brucoe all’adulto, i cui gusti spesso diver-gono. Mentre gli adulti succhiano an-che il nettare più profondo dei fiori, lelarve si nutrono essenzialmente di fo-glie. Alcune farfalle sono altamentespecializzate: gli adulti si nutronodi unsolo tipo di fiore e le larve di un solotipo di foglia ma di un altro arbusto!Così, piantando le specie adeguate, unproprietario di giardino accorto puòospitare le farfalle che gli aggradano.Del resto bisogna evitare i pesticidi, iconcimi chimici e i prodotti a base di

torba. In ogni caso giova sempre creareambienti diversificati, usare le semineper prati fioriti e falciare di rado. Serveanche creare ripari per l’inverno (erbesecche, mucchi di rami) e mantenere ivecchi alberi. Seguendo questi sem-plici consigli (altri allo 091 835 57 67,Pro Natura), attirerete davanti casasplendide farfalle come il vulcano,ghiotta di ortica; l’aurora, amante deiprati secchi; la vanessa c-bianco, chepredilige gli arbusti; o ancora la su-perba sfinge della vite o l’immanca-bile e quasi esotico macaone.

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Dopo la pianificazione teorica di orti,balconi e giardini è giunta l’ora di met-ter mano alla terra. Ma cos’è il suolo,quella parte di mondo che ogni giornocalpestiamo ma che ci nutre se ne sap-piamo conservare la fertilita!? Costituitoda una componente organica (batteri,insetti, ragni, lombrichi, funghi, piantee altro), una minerale (ciottoli, sabbia,limo, argilla) come pure da liquidi egas in equilibrio, il suolo nel corso deltempo evolve e si differenzia in strati,chiamati dagli specialisti «orizzonti».La sua formazione e la sua struttura di-

Un mondo sotto i piediCos’è il suolo? Lo calpestiamo eppur ci nutre se lo rispettiamo.

I bimbi mi aspettano con lo zainettosulle spalle, raggruppati dietro il loromaestro. Chiacchierano e si guardanointorno: gli alberi, la nebbia del mat-tino sulla palude, il mare di pennacchibianchi che si muovono al vento. Latorbiera della Bedrina è un luogo in-cantevole che mi stupisce ogni voltache vi svolgo un’attivita ! di educazioneambientale. Mi piace condurre le classialla scoperta delle appassionanti storieche la palude e la natura raccontano.«Ragazzi, immaginate di essere seduti

Educazione ambientaleBimbi e ambiente: ad ogni animazione le domande sono diverse.

pendono dal clima, dalla topografia,dalla biologia, dalla roccia sottostantee dal tempo.Ci sono suoli che si formano in fretta(ovvero, 50 anni nelle zone ruderali),altri che impiegano più tempo (da 150a 250 anni nei prati ricchi di specie enelle foreste), e altri ancora che ri-chiedono secoli o millenni (nel casodelle torbiere). Il suolo è decisivo perl’ecosistema: regola i cicli naturali gra-zie a miliardi di organismi viventi dicui una parte scompone la materia dipiante ed animali morti, un’altra for-

nisce alle piante gli elementi mineralinecessari alla crescita, un’altra ancoraarieggia il terreno.Il suolo sotto le nostre suole è un veroè proprio laboratorio vivente da cuisboccia senza sosta nuova vita. Al-meno finché il suolo non scomparesotto il catrame e il cemento. Pro Na-tura si batte per frenare l’avanzata delcemento e mantenere i suoli fertili conla loro strabiliante biodiversità. Per co-noscere meglio il nostro punto di vista,visitate il nostro sito.

qui più di diecimila anni fa: che cosac’era?». «Il bosco!» «Un lago!» «I mam-muth!». «Non proprio, c’era un ghiac-ciaio, spesso fino a un chilometro!». Ibambini guardano in alto, immagi-nando il ghiaccio sopra le loro teste.È appagante sapere che molti di loro,entusiasti, andranno a casa a raccon-tarlo ai genitori. E che dire della loroespressione quando parlo della piccolapianta carnivora che cresce nella tor-biera? Alcuni vorrebbero darle una mo-sca da mangiare per vedere come si ri-

chiude su se stessa.Ad ogni animazione le domande sonodiverse: c’è chi si chiede cosa sianoquei buchi nel terreno (le arvicole),chi domanda quale uccello canti inquel modo (una cinciallegra) e chivuole sapere se quella bacca sia com-mestibile (sì, è un mirtillo!). Ed io lasera torno a casa con l’impressione diavere regalato un po’ di biodiversità adognuno di loro, e spero che, crescendo,imparino ad apprezzarla sempre più.

Anna Franchi

Colia

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laen

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io.

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Cri... cri... cri... eccolo, il primo grillodell’anno! Il suo canto risuona da unpendio coperto di erba rada ben espo-sto a sud. Presto, a questo musicistaprecoce se ne aggiungeranno altri,tanto che verso la meta! dell’estate tral’erba alta e lungo le siepi sarà tuttouno stridio e un frinire. I piccoli musi-cisti sono degli insetti appartenenti algruppo degli ortotteri («ali dritte») nelquale troviamo grilli e cavallette. Il lorosuono caratteristico viene prodottosfregando l’una contro l’altra le ali an-

«Musicisti» in erbaI canti biodiversi della stagione raggiungono anche i 95 decibel.

Balconi e terrazzi sono luoghi dalladuplice valenza: sebbene gia! al-l’esterno, si portano dietro ancora unpo’ del calore di casa e del nostromodo di essere. Ci sono quelli spogli erigogliosi, ordinati e selvaggi, quelli unpo’ decadenti e quelli che invece sem-brano voler sbandierare le ultime ten-denze. Certo presentano delle condi-zioni di vita del tutto particolari,spesso caratterizzate da molto sole etemperature che l’estate possono salireparecchio.Fra le piante che li addobbano, a farla

Diversità esotiche e nonLe terrazze in fiore invitano al relax e al godimento estetico.

teriori coriacee, oppure strofinando lezampe posteriori contro una nervaturaparticolarmente pronunciata delle ali.L’effetto acustico viene poi amplificatoda una speciale membrana rotonda chefunge da cassa di risonanza. così ilcanto di alcuni maschi raggiunge i 95decibel di intensita !, il rumore prodottoda un tosaerba! Non sorprende quindiche le femmine vengano attirate ancheda varie decine di metri di distanza.Sono solo i limiti del nostro orecchio,poco sensibile alle frequenze alte, a

impedirci di apprezzare in pieno que-sti concerti!Tra le specie più rumorose vi è la verdee slanciata Ruspolia, il cui zzzzzzt elet-trico e insistente accompagna i nostripomeriggi e le nostre serate estive. Al-tre specie sono più discrete, comel’Odipoda cerulea, che abita i greti deifiumi e le zone ruderali sassose. Essacompensa il suo mutismo sorprenden-doci ad ogni salto, con il baluginare az-zurro delle sue ali posteriori.

da padrone sono troppo spesso quelleesotiche: dai classici gerani alle più re-centi palme. Facili da reperire, colo-rate e a volte imprevedibili, esse mate-rializzano in qualche modo anche lavoglia dell’altrove, il desiderio del viag-gio e dei paesi lontani.Eppure, scegliendo essenze locali, èpossibile non soltanto scoprire stagionedopo stagione piante magari dimenti-cate o poco note, ma anche contribuirea promuovere la biodiversità indigena,e non soltanto quella vegetale.Sono infatti molti gli animali attirati

dai loro fiori o frutti: uccelli e farfalle,coleotteri e cavallette, così come mol-tissimi altri organismi la cui sopravvi-venza, in seguito alla rarefazione sulterritorio di alcune piante, è ormai inpericolo. Avere la possibilita! di osser-varli sul proprio balcone, magari men-tre si nutrono del nettare dei nostrifiori, è un regalo impagabile che pos-siamo farci spendendo pochissimo.Proprio per questa ragione, da alcunianni Pro Natura cerca di sensibilizzarenon solo la popolazione, ma anche glistessi venditori.

Asplenio (Asplenium

septentrionale) in pri-

mavera: le foglie si

stanno srotolando.

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Struttura costruita al laghetto di Muzzano,

per permettere al Martin pescatore di nidifi-

care.

Da qualche tempo nella riserva del la-ghetto di Muzzano di Pro Natura sitrova una piccola e misteriosa pareteartificiale. La posizione verticale, la vi-cinanza all’acqua e soprattutto la pre-senza di alcuni fori sulla facciata fannopensare ad un supporto per la tana diun piccolo animale. All’attento osser-vatore, l’arcano è presto svelato: sitratta di una struttura che permette lanidificazione del Martin pescatore (Al-cedo atthis). Immaginata dall’ing. Pie-tro Teichert e sostenuta dall’Ufficio Na-

Una nuova casa per...... il Martin pescatore, in piena crisi d’alloggio.

Ma che antenne...! È un’ape? Si, ma non quella

domestica, bensì quella selvatica (foto: Pro

Natura / Nicolas J. Vereecken).

Scegliendo l’ape longicorne (Eucera ni-grescens) quale animale dell’anno, ProNatura ha voluto attirare l’attenzionesulle circa 580 specie di api selvaticheche vivono in Svizzera e il cui ruolo al-l’interno degli ecosistemi è fondamen-tale.Si tratta infatti di infaticabili e precocilavoratrici che contribuiscono all’im-pollinazione di svariate specie gia ! apartire dai primi mesi dell’anno. L’apelongicorne si nutre principalmente delnettare delle piante appartenenti allafamiglia delle Fabacee, come la vulne-raria, la cicerchia dei prati o la veccia

L’ape dalle lunghe antenne, animale dell’anno 2010A differenza di quelle domestiche, le api selvatiche vivono solitarie.

tura e Paesaggio e da Pro Natura,l’opera vuole sopperire alla mancanzadi siti idonei per la riproduzione – sen-tita anche a livello nazionale – che ri-schia di compromettere la sopravvi-venza della specie.La cementificazione e il consolida-mento delle rive di laghi e fiumi hannoinfatti portato alla scomparsa delle na-turali scarpate regolarmente erose, luo-ghi prediletti da questo volatile per loscavo del nido.Realizzata in calcestruzzo per resistere

al degrado, la parete è stata ricoperta disabbia, in modo da apparire il più na-turale possibile.A ridosso della parete frontale si trovauna miscela composta da sabbia, lita eargilla, nella quale il Martin pescatorepotra! scavare il cunicolo, partendo dauno dei tre orifizi predisposti. Davantialla parete è stato inoltre posto il ramodi un albero, per permettere al Martinpescatore di posarsi prima di entrarenel cunicolo.

delle siepi. Ma è anche di primaria im-portanza per la sopravvivenza del-l’ofride dei fuchi (Ophrys holosericea),una straordinaria orchidea che ha se-dotto quest’animale imitando la formae il profumo della femmina per atti-rarne così i maschi.A differenza di quelle domestiche, leapi selvatiche sono solitarie. La longi-corne, che si distingue per le lungheantenne e il dorso villoso, costruisce ilproprio nido al suolo. Le prime api simettono in volo gia! in febbraio ma ilperiodo «clou» è nei mesi estivi, ovveroda maggio a fine luglio.

La si può vedere sopratutto nei pratisecchi ricchi di specie, nei frutteti adalto fusto o nei pressi di cave d’argillaal di sotto dei settecento metri di alti-tudine. Questi habitat sono purtropposempre più rari, ragion per cui quasi lameta! delle specie che vivono in Sviz-zera sono minacciate.Perciò Pro Natura si batte da diversianni per preservare il paesaggio e gliambienti naturali, indispensabili allaloro salvaguardia.

Il grillo produce il caratteristico suono sfre-

gando le ali anteriore l’una con l’altra.

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Ogni giorno è una scoperta, per chi ha la for-

tuna di avere un giardino naturale (sinistra).

Un piccolo moscardino (centro) e un gruppo di

pipistrelli in una grotta (sotto).

l mio giardino è una miniera di cose dascoprire. Le erbe le lascio crescere, con-trollo solo quelle invadenti. Per questoho anche l’aiuto del coniglietto, anchese le ortiche non gli piacciono.Ogni volta che vado in giardino scoproo ritrovo animaletti d’ogni tipo: ragnicolorati tra i listelli delle staccionate,cavallette, grilli, cimici dai colori e daidisegni bizzarri e molti bruchi – nonsolo sulle ortiche – e farfalle. Una cop-pia di cinciarelle, che occupa una cas-setta nido, ne controlla il numero! For-

Un giardino «arredato»Come strutturare il giardino in nome della biodiversità, al servizionostro e di tanti altri animaletti.

Nel 2010 Pro Natura ha proposto unastrana ricerca: trovare nocciole rosic-chiate! Il nostro «indiziato» non è peròl’unico ghiotto di questi frutti oleagi-nosi, ci sono anche gli scoiattoli cheperò spaccano le nocciole in due o ilcoleottero che fa dei piccoli buchini. Igusci vuoti, aperti come solo lui safare, ci servono per scoprire dove vivee come è diffuso il... moscardino inSvizzera.Ma chi è questo misterioso essere dicui cerchiamo indizi e che sembra stia

Caccia alle noccioleIl moscardino sta diventando sempre più raro. Pro Natura, con l’aiutodella popolazione, ha verificato la sua diffusione.

miche nere e rosse abitano le pietrepiatte che formano un comodo pas-saggio per non sporcarsi i piedi.Non ho mai avuto grossi problemi coni loro allevamenti di pidocchi, ma perquesto ho disposto cassette-nido percoccinelle. In un angolo del cassoneper il compostaggio (molti resti di cu-cina se li pappa comunque prima ilconiglio) abita un rospetto. Ho inter-rato anche una vecchia vasca da bagnoche ora è coperta di giunchi e muschi,una vera isola diversa del giardino,

dove tanti animaletti nuotano.Qua e la ! per terra ho lasciato qualcheasse di legno. Quando il tempo si fasecco, basta alzarle per raccogliere le li-macce e portarle lontano. E sul mu-retto a secco quest’anno ho ritrovatouna coppia di orbettini. Tutte questecose, aiutano a strutturare il giardino.E i vostri amici animaletti vi ringrazie-ranno.

Flavio Del Fante

diventando sempre più raro? Si trattadel più minuto dei Gliridi, la famiglia dicui fa parte anche il ghiro. Tipica è lasua folta coda pelosa, che lo aiuta amantenere l’equilibrio quando salta daun ramo all’altro e che inoltre ha lestesse proprieta! della coda delle lucer-tole, ovvero quella di staccarsi se è inpericolo. Il moscardino, grande dai 6 ai9 centimetri più la coda altrettantolunga, diventa attivo al tramonto,quando lascia il suo nido sferico co-struito con rametti, erba e foglie, al-

l’interno di fitti arbusti o in piccoli al-beri.La caccia svoltasi nel 2010 ha coin-volto 229 classi e gruppi giovani chehanno raccolto oltre 4’000 nocciole. Irisultati sono consultabili sul sito:www.pronatura.ch/caccia-alle-nocciole

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Esemplare di Epipactis atrorubens, della fami-

glia delle orchidee, presente in Ticino.

L’orchidea, in greco orchis, significatesticolo. Tofasto (VI secolo a. C.) no-minò così queste piante in base alla«Teoria dei segni» che associava le lorofacolta! curative alla somiglianza delleforme, in questo caso tra i tuberi delleorchidee e gli attributi maschili. Con iloro preparati si affrontava ogni tipo didisturbo della fertilita ! e si riteneva dipoter riconoscere il sesso del nasci-turo. Ancor oggi la medicina tradizio-nale di più parti del mondo utilizzamolte specie di questa vasta famiglia(che ne conta 2’500 circa) per via dei

Biodiversità leggiadraLe orchidee, i cui esemplari più vistosi crescono in Asia, sonocosmopolite. Affascinano per la loro bellezza sensuale.

Tutti noi li abbiamo gia! visti: piccolifolletti notturni danzanti nei cieli estivi.Sono i pipistrelli. In Europa essi costi-tuiscono un terzo delle specie di mam-miferi. Attualmente in Ticino le specienote sono una ventina: si va dal pic-colo Pipistrello nano dal peso di unazolletta di zucchero, al «grande» Mo-losso di Cestoni con un’apertura alaredi 40 centimetri.

I folletti della notteDal più piccolo, pesante quanto una zolletta di zucchero, a quello grande40 centimetri: pipistrelli da vedere in queste notti d’estate.

loro principi attivi e del ruolo simbo-lico e religioso legato alla loro formasensuale. Le orchidee, i cui esemplaripiù vistosi e sgargianti crescono inAsia, sono cosmopolite. Presenti natu-ralmente anche in Ticino, alcune diesse sono in pericolo, in particolare laSerapide maggiore, che cresce solo an-cora il tre luoghi. Assente nel resto delPaese, Pro Natura sta ora cercando disalvarla, coltivandola in-situ, un’im-presa ardua che richiede la presenza diun microscopico fungo: come spessoaccade, esso aiuta l’orchidea a soppe-

rire alla tipica carenza di riserve delseme. Pro Natura spera così di fareonore a Serapide – l’antica divinita !greco-egizia della fertilita!, da cui laspecie trae il proprio nome. Dimenti-cavo: tra le svariate origini mitichedelle orchidee vi è anche la storia di ungiovane ermafrodita bellissimo che perdisperazione si gettò da un dirupo dovenacquero questi magnifici fiori, unodiverso dall’altro ma tutti con un par-ticolare aspetto sensuale.

Tutti sono dotati di caratteristiche stra-ordinarie. Non solo si orientano ser-vendosi dell’ecolocalizzazione e sonogli unici mammiferi in grado di volareattivamente, ma possono pure ibernaredurante vari mesi, riducendo al mi-nimo le loro funzioni vitali.Per le loro piccole dimensioni sonoinoltre assai longevi: sono noti varicasi di pipistrelli che in natura hanno

superato i 30 anni d’eta !!Per chi desiderasse conoscere meglio ipipistrelli, il Centro Protezione chirot-teri Ticino e Pro Natura Ticino hannopubblicato «In volo con i pipistrelli»,una speciale guida per escursioni not-turne:www.pipistrelliticino.ch.

Marzia Mattei-Roesli

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Lo stagno è un mondo apparentementetranquillo. Immaginiamo di essere unpiccolo uovo tra tanti altri riuniti lungoun nastro gelatinoso. Ben presto ci svi-luppiamo in un girino, un girino di ro-spo. I girini che si sviluppano in muc-chietti di uova sono girini di rana.Dopo aver usato tutto il nutrimentodell’uovo, lasciamo la sicura dimora

Girini si nasce...... prìncipi si diventa. La preda che diventa predatore.O in altre parole, la catena biodiversa della vita.

in cerca di altro. Tra le foglie marce-scenti a riva o rami sul fondo, ra-schiamo le microscopiche alghe. Chestrano: due occhioni in un mucchiettodi fango ci stanno fissando... unoscatto fulmineo! Nella nuvoletta di de-triti in sospensione, siamo fortunata-mente sfuggiti alle mascelle micidialidella larva di una libellula! Lasciamo il

fondo insidioso e proviamo a raschiarele alghe sotto la superficie dell’acqua.Un predatore che nuota sulla schiena siavvicina: una notonetta.Presto, dentro il gruppo di girini...Nella mischia, la nostra vita, a scapitodi un altra, è salva!In ogni angolo c’è un predatore in ag-guato: spaventose larve di altrettantospaventosi coleotteri acquatici, buffiragni palombaro, scorpioni d’acqua,sanguisughe, tritoni, bisce acquatichee pesci, tra i più voraci e spesso intro-dotti dall’uomo. Sfuggiti da tutti i pe-ricoli, sviluppate le zampette e da ul-timo i polmoni, lasciamo la vitaacquatica. La ! fuori ora anche gli altridovranno stare attenti a noi! Siamopiccoli e ci accontentiamo di zanzare,ma più tardi ci papperemo anche in-setti grandi e lumache.

Flavio del Fante

Vista sullo stagno di Camorino, al margine del

bosco, creato alla fine degli anni Ottanta.

Bisogna ammetterlo, l’estate s’è fattaaspettare. Ma in queste settimane harecuperato la lunga attesa, eccome. Eio ce l’ho fatta: mi sono tuffata per laprima volta quest’anno nel fiume dal-l’acqua fresca.Il fiume è il mio luogo di balneazioneassolutamente prediletto, forse ancheperché ho passato le estati della miainfanzia sulle rive della Maggia.Mi ricordo con quanta impazienza siaspettavano i primi bagni, non soloper nuotare, rinfrescarsi e giocare, maper andare sul posto a vedere com’eracambiato: chissa! se c’è ancora quelbanco di sabbia, ideale per tuffarsi;quel sasso, per salvarsi giocando a

Fiume, spazio preziosoIn Svizzera, fiumi e golene ospitano circa metà della flora:ben 1.500 specie da fiore e ancora più funghi, muschi e animali.

nascondino; quel ramo di salice, sulquale sedersi; quella piccola pozza,dove catturare gli avannotti?Pro Natura si batte da anni per averequesto tipo di fiumi: fiumi vivi e di-namici, liberi e con lo spazio gole-nale disponibile da plasmare a piaci-mento con i propri cicli di piene emagre.Questo spazio prezioso non solo fa daparco giochi così caro a tanti bambini,ma ospita su poco meno dell’un per-cento del territorio del nostro paesecirca meta! della flora: ben 1.500 spe-cie da fiore e ancor più funghi, mu-schi e animali, anche rari. Insomma,un vero santuario della biodiversità.

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Page 19: Rivista-23-biodiversità-ristampa Rivista Ti 06.02.13 11.01 ... · CCP: 65-787107-0 Internet: Commissione redazionale: Andrea Persico, Luca Vetterli, Serena Wiederkehr-Britos Redattore

Ci sono tre specie di rondoni in Ti-cino: il Rondone comune, completa-mente nero con la gola bianca, il Ron-done pallido, simile al comune pergrandezza e colore, e il Rondone mag-giore, piu ! grande e con la caratteristicapancia bianca. Sono sorprendenti vo-latori e stanno a terra solo per nidifi-care. Al resto provvedono in volo,mangiando (insetti), bevendo (gocced’acqua sospese nell’atmosfera) e per-fino dormendo. Per nidificare apprez-zano specialmente costruzioni vecchiecon tetti a falda, infilandosi tra la gron-daia e lo spazio tra le tegole o le piodee la struttura di legno.I rondoni arrivano in Ticino ai primi dimaggio, rallegrandoci con le loro acro-bazie accompagnate sempre da gridain coro. Restano pochi mesi per met-

Rondoni, dove siete?I rondoni restano pochi mesi in Ticino, mettono al mondo i piccoli, poiripartono per l’Africa. Comunicate le vostre osservazioni.

Temuti e incompresi in passato, gli am-bienti umidi sono stati progressiva-mente distrutti tramite bonifiche, dre-naggi e altri interventi. Per questaragione oggi sopravvive solo un de-cimo delle paludi originarie. Benchéoggi siano protette, le paludi riman-gono biotopi delicati e minacciati. Lapresenza di acqua nel suolo è la con-

Torbiere, biotopi delicatiPoco ossigeno, tanta acidità: così è l’ambiente delle torbiere.Impossibile ricrearle, bisogna proteggerle.

tere al mondo due a tre piccoli e poi ri-partono a metà agosto per l’Africa, nontoccando piu ! terra fino all’anno suc-cessivo. Tra le maggiori insidie alla lorosopravvivenza c’è la perdita dei luoghidi nidificazione, dovuta alla ristruttu-razione di edifici, in particolare se ef-fettuata nel periodo riproduttivo tramaggio e luglio. In questo periodo sipossono facilmente osservare i rondoniche si danno il cambio nella cova e cheportano il cibo ai nascituri. Da qui l’ap-pello della Ficedula, l’associazione perlo studio e la conserva- zione degli uc-celli della Svizzera italiana: se vedeterondoni infilarsi nelle fessure di qual-che tetto, comunicatelo in modo chiaroa: [email protected]

Flavio Del Fante

dizione principale affinché questi am-bienti possano sopravvivere. La tor-biera, ad esempio, è un tipo particolaredi palude alimentato soprattutto da ac-qua piovana. Vi regnano condizioniestreme tra cui poco ossigeno nel sot-tosuolo e una forte acidita ! che impedi-scono la decomposizione della materiaorganica. Per questo motivo le parti

morte delle piante che vi vivono si ac-cumulano formando uno strato di annoin anno più spesso: la torba. Carici, masoprattutto dei muschi particolari chia-mati sfagni sono i principali responsa-bili della produzione di torba che si de-posita al ritmo di meno di unmillimetro all’anno in media. Pensatealla torbiera della Bedrina, in Leven-tina, dove la torba è spessa poco più ditre metri: quanti anni ci sono voluti performare questo ambiente! Tra le speciepiù curiose vi è la rosolida, una di-screta piantina che per soddisfare lesue necessita !, ha sviluppato la capacita !di catturare piccoli insetti grazie alle fo-glie provviste di peli viscosi. Una trap-pola micidiale, ma anche un adatta-mento utile per vivere in condizionicosì estreme. Come lei numerose altrepiante, funghi e animali non potreb-bero vivere altrove. Per la biodiversitàle paludi sono perciò molto importanti.

Andrea Persico

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Rondone maggiore

con la caratteri-

stica pancia

bianca (foto: Gior-

gio Mangili).

Vita da torbiera: piccolo predatore a sua volta

predato dalla rosolida grazie ai suoi peli vi-

scosi.

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Plopssss... splasssch, a volte, standosulla riva del laghetto di Muzzano, sisentono strani rumori! Provengonoperlopiù da grossi pesci che saltano inaria, ma in questo periodo anche datartarughe che, spaventate dai pas-santi, abbandonano la loro posizione alsole per buttarsi in acqua. Al pari de-gli altri rettili, esse non producono ca-lore proprio e perciò, passato il di-sturbo, tornano a prendersi gliindispensabili bagni di sole. Solo cosìpossono accumulare il calore indi-spensabile per muoversi, alimentarsi,digerire e riprodursi, o anche per pro-durre la vitamina D, che serve loro perrafforzare i gusci delle uova come a noiper sviluppare le ossa. Queste abitantidel laghetto non appartengono al-

Tartarughe invasiveLa tartaruga della Florida, crescendo, diventa un animale invasivo epuò fare danni agli ecosistemi. L’esempio del lago di Muzzano.

l’unica specie autoctona della Svizzera(Emys orbicularis), ma sono le voracitartarughe della Florida, chiamate an-che tartarughe dalle orecchie rosse, perle striature rosse ai lati del capo ( Tra-chemys scripta elegans). Animali dacompagnia comperati in tenera eta! (ta-glia di pochi centimetri), esse cresconopoi fino a 25 centimetri di lunghezza eoltre, per cui troppo spesso i loro pro-prietari, impreparati e sorpresi, le rila-sciano in modo irresponsabile nellanatura. Qui le nuove arrivate creanosquilibrio nei nostri ecosistemi, poichésono aggressive verso gli altri abitantidelle zone umide, si nutrono di larve diinsetti, uova di anfibi e altre specie eperturbano la nidificazione degli uc-celli invadendo i loro nidi.

La tartaruga dalle orecchie rosse è

aggressiva verso gli altri animali

delle zone umide.

Piove: l’acqua si raccoglie nelle fonti, il ter-

reno si arricchisce, l’aria si purifica.

Piove, piove, piove! La pioggia cadebattente, il verde è lucente, l’aria è fre-sca. Per noi umani è semplice ripa-rarsi dalla pioggia, basta indossareimpermeabile e cappello o aprire unombrello. Ma chi l’ombrello non cel’ha, dove si nasconde?Gli animali che si sono scavati ohanno trovato una tana, la sfruttanoanche quando piove: volpi, tassi, le-pri, topi e altri mammiferi, ma nonsolo! Provate a guardare nei buchi diun vecchio palo, e forse scorgerete gliocchi di una piccola ape selvatica in

E chi non ha l’ombrello?Come si riparano gli animali quando piove? Nelle tane, nei buchi, sottole foglie. Nel frattempo, la natura si rinvigorisce.

attesa del sole. Altri insetti invece siinfilano nella corolla chiusa di unfiore, o si riparano sotto una foglia. Ei piccioni sulle piazze cercano un an-golino asciutto dove lasciar asciugareun po’ le piume... Ma gli uccelli can-tano anche tra le gocce e, nonostantel’acqua, tutti gli animali lasciano leproprie tane e ripari per cercare cibo.Non sono intimoriti dalla pioggiacome noi umani, perché essa fa partedella natura. Sebbene l’uomo spessose ne lamenti e parli di «bruttotempo», in verita! la pioggia porta con

sé tanti vantaggi, di cui approfittiamotutti: la natura si rinvigorisce, l’acquasi raccoglie nelle fonti, il terreno si ar-ricchisce, l’aria si purifica. Il mondonon potrebbe sopravvivere senzapioggia. E allora lasciamo che la piog-gia cada e magari cerchiamo di assa-porarne le qualita! uscendo di casasenza ombrello: in fondo l’ombrello,fino all’Ottocento, era usato soprat-tutto come parasole!

Anna Franchi Persico

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Meraviglie del mare: il paguro vive in conchi-

glie vuote. Quando cresce, ne cerca un’altra.

Per molti di noi le vacanze al maresono il momento più atteso dell’anno,anelito di liberta ! tra una catena di im-pegni prima e dopo. Attenzione però anon dimenticare che l’infinita distesad’acqua salata vive di fragili equilibri,e non è a nostra libera disposizione.Un bagno in mare non va ridotto asemplice attivita ! ricreativa, ma ci tuffain un mondo liquido e fugace, retto daregole talvolta diverse da quelle chevigono sulla terraferma.Anche sott’acqua le stagioni si avvi-cendano l’una con l’altra e gli organi-smi, siano essi alghe, molluschi, echi-nodermi, pesci oppure coralli, cipresentano un volto mutevole lungotutto l’arco dell’anno. Esso cambia conle condizioni di luce, di correnti marine

Mare, fragile equilibrioAnche sott’acqua le stagioni si avvicendano l’una con l’altra e gliorganismi ci presentano un volto mutevole lungo tutto l’anno.

Le cimici, insetti molto diffusi, si caratteriz-

zano anche per il loro odore sgradevole.

Ce ne sono alcuni che passano tal-mente in fretta dal naso al cuore chein men che non si dica ci troviamoproiettati in ricordi lontani senza sa-perne il perché.Dai laboratori segreti di fiori, foglie efrutti, sono più di 1.700 i composti vo-latili che vengono emessi e 10 milasono le molecole che noi uomini riu-sciamo a percepire grazie alla nostramucosa olfattiva. I profumi ci affasci-nano dalla notte dei tempi ma lepiante hanno iniziato a utilizzarli an-cor prima per comunicare con ilmondo animale e vegetale.Api, mosche, moscerini, farfalle, sca-rabei e tutta la schiera del vastogruppo dei trasportatori di polline,sono attratti dagli odori, che interagi-scono con loro nei più svariati modi.Sui gusti non si discute: dolce e vani-

Tra profumi e puzzeGli odori ci affascinano dalla notte dei tempi, ma le piantehanno iniziato a utilizzarli ancora prima per comunicare.

e moto ondoso, di maree e salinita !, dipresenza di sostanze nutrienti o an-che inquinanti, fattori, questi, influen-zati dalle stagioni. La straordinaria va-rieta ! delle forme di vita – ne è unesempio il paguro nella fotografia alato – e la vastita! degli oceani ne fannoancora oggi uno degli ambienti menoconosciuti dall’uomo, tanto che spessoanche dei pesci che finiscono nel no-stro piatto conosciamo solo il nome –a volte nemmeno questo – e poco altro.D’altra parte le attivita ! umane così for-temente concentrate lungo tutte le co-ste, esercitano ormai un influsso glo-bale sui mari con punte massime sulleacque litorali e nei periodi con il mag-gior afflusso turistico.

gliato come l’orchidea Nigritella, cheattira le farfalle, o puzzolente comel’Arum maculato, che con il suo fetoredi cadavere attizza le mosche. A cia-scuno il proprio profumo!A volte seducono ingannando, comeè il caso della pantofola di Venere cheattira i maschi di ape imitando l’ef-fluvio della femmina. Ma le strategieodorose non sono messe in atto soloper sparpagliare il polline e per assi-curare la propria riproduzione, ma an-che per difendersi. Il cavolo bianco,per esempio, attaccato dai bruchi,produce tossine e fragranze «di soc-corso» che richiamano una vespa pa-rassita che depone le uova all’internodei piccoli voraci bruchi, le quali sialimenteranno dell’ospite facendopiazza pulita. Profumi dolci e cru-deli... la biodiversità e anche questa.

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Bzzzzzzzzz...un ronzio fastidioso eacuto vicino all’orecchio ti impediscedi dormire. «Adesso smette, così miaddormento», e invece... bzz bzzz fin-ché uno dei due non l’ha vinta: o tu laschiacci o lei ti punge.Il più delle volte è lei che se ne volavia, sazia e felice. Sono infatti le fem-mine di zanzara che, oltre che emettereil fatidico ronzio, pungono per poi de-porre nell’acqua da 20 a 200 uova a di-pendenza delle quantita! di proteineraccolte dal bottino sanguinoso. Vet-tore di malattie mortali come la mala-

Biodiversità pungenteEbbene sì, anche le zanzare, queste guastafeste, sono attori importantidegli ecosistemi, a terra come in acqua.

Una meravigliosa Cordulegaster boltonii, tra

le più grandi libellule europee.

Ultime settimane estive per passareancora qualche giorno ai monti. Neiprati c’è sempre un gran movimentod’insetti, le più appariscenti dopo lefarfalle, sono sicuramente le libellule.Cosa ci fanno così lontane dall’ac-qua? Sono a caccia!Si tratta infatti di temuti predatori sianella loro fase acquatica larvale –dove le specie più grosse si nutronoaddirittura di piccoli pesciolini – sianello stadio adulto, dove si alimen-tano di insetti dei più svariati ordini.L’arsenale di caccia di questi draghivolanti o aghi del diavolo, come ven-gono chiamati in gergo popolare, èstraordinario: testa mobile e occhicomposti costituiti da migliaia di fac-cette permettono una visione panora-mica quasi completa. Ali che si muo-vono indipendentemente l’unadall’altra, consentendo rapidissimicambi di direzione e di velocita!. Seizampe munite di setole in cui la predarimane intrappolata. Ed infine affilatemandibole e mascelle per masticarla.

Caccia su per i montiLe libellule nel mirino: ali che si muovono indipendentemente l’unadall’altra, vista panoramica, mandibole alate. E Lista Rossa.

ria o la dengue in tanti paesi, da noi lazanzara è semplicemente una guasta-feste di cui molte persone si chiedonola reale importanza.Devo ammettere che anch’io non leadoro ma posso però affermare checome ogni altro essere vivente anchequesti piccoli ditteri sono attori impor-tanti degli ecosistemi. Tassello impor-tante della catena alimentare sia nelmondo acquatico che in quello terre-stre, costituiscono un gustoso ban-chetto per pesci, rane, tritoni, libellule,pipistrelli, lucertole, formiche, ragni e

perfino per piante carnivore presenti inalcune zone umide. Inoltre i maschi,innocui, dopo essersi riprodotti par-tono alla ricerca di polline contri-buendo così alla riproduzione di variepiante. Infine le larve sono delle im-portanti filtratrici di acqua: creano unacorrente vicino alla propria cavita ! boc-cale attraverso la quale passano le par-ticelle in sospensione nell’acqua, rila-sciando cadere ciò che non mangiano.Insomma anche per le zanzare vale loslogan della campagna di Pro Natura:biodiversità, ogni specie conta!

Anche questi esperti cacciatori diven-tano prede ogni tanto, finendo nellamorsa di qualche uccello o inghiottitida un anfibio. Il pericolo più grande,comunque, è la diminuzione dei lorospazi vitali, quali zone umide, laghi,stagni, torrenti e fiumi rinaturati: oltre

un terzo delle libellule presenti inSvizzera è incluso nella Lista Rossa.È proprio per questo che Pro Natura sibatte da anni per la loro protezione eper la salvaguardia dei loro habitat.

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Un maestoso pino cembro: un albero che può

superare i trecento anni di vita.

Si ergono maestosi sulle nostre mon-tagne e, incuranti delle rigide condi-zioni climatiche, si spingono talvoltafino a 2’300 metri di quota. Sono i pinicembri, molto simili ai pini montani,ma facilmente riconoscibili per i loroaghi raggruppati in mazzetti di cinque.I popolamenti più importanti di pinocembro in Ticino si trovano al Luco-magno, con numerosi esemplari chepossono superare i 300 anni. Nascon-diglio di briganti che in passato depre-

A un passo da te...I mitici cembri della Selvasecca sul Lucomagno sono un gioiellodi biodiversità. Vicino, sorge il Centro Pro Natura Lucomagno.

Un porcino si è «fatto strada» crescendo at-

traverso un buco nella cappella di un’amanite.

Ogni anno si raccolgono in Svizzerafunghi dal valore di mercato di circa 8milioni di franchi. Meno noto ai piu!, èil loro valore ecologico. Nel piatti fini-sce solo un’infima porzione (il corpofruttifero) di un grande e tentacolareinsieme (il micelio, una struttura fila-mentosa) che vive nel terreno, nel le-gno o in altri substrati.Discreti ma fondamentali attori dellabiodiversità, i funghi plasmano il ciclovitale di nascita, crescita, morte e de-composizione di tutti gli organismi vi-

Protagonisti nascostiI funghi plasmano il ciclo vitale di nascita, crescita, morte edecomposizione di tutti gli organismi viventi.

davano i viaggiatori in transito sulpasso, la cembreta di Selvasecca, è ungioiello di biodiversità: cervi, caprioli,lepri, scoiattoli e molti uccelli, comeper esempio la nocciolaia – veicoloprincipale della propagazione dellapianta – vi trovano rifugio.Per favorirne la biodiversità, la Selva-secca è stata destinata a riserva fore-stale nel 2004 grazie all’impegno e allavolonta ! del Patriziato di OlivoneCampo e Largario e dell’Ufficio fore-

stale cantonale del 3° circondario.A margine di questo gioiello naturali-stico sorge il Centro Pro Natura Luco-magno, che nel suo programma pro-porra! delle attivita! per favorire lasensibilizzazione ambientale. Ovvia-mente ci saranno anche delle escur-sioni guidate alla scoperta dei miticicembri della Selvasecca.

Christian Bernasconi

venti. Tre sono i gruppi principali difunghi, a dipendenza di come si rela-zionano con gli altri organismi. I mi-corrizici vivono in simbiosi con le ra-dici delle piante cui facilitanol’assorbimento di sali minerali riti-rando loro degli zuccheri; i saprofitiinvece trasformano radici, foglie, o le-gno morto in humus rimettendo in cir-colazione sostanze minerali e nutri-tive; i parassiti infine colpiscono leparti vive di piante e animali provo-candone a volte la morte e contri-

buendo così al perenne avvicenda-mento della vita. Specialmente in se-guito al declino degli ambienti naturalianche i funghi, come tante piante eanimali, sono in pericolo. Stando allaLista Rossa, il 32% di essi è minac-ciata. Pro Natura si batte anche perloro e i loro habitat.

Sono le zanzare femmine a pungere, per poi

deporre le uova. Con più sangue, più uova.

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Una delle opere (acrilico

su tela) di Eva Pittera

della mostra «Insetti in

pittura» a Muzzano.

Quanti miti e riti sono scaturiti dalla di-versità del mondo vegetale e animale equanti magnifici paesaggi hanno ispi-rato durante i secoli artisti e filosofi?La fine dell’estate è un periodo di tran-sizione e di contrasti: i colori si tra-sformano, l’uva è matura e i ricci dellecastagne cominciano a popolare il sot-tobosco. Quanti di noi ammirano que-sto grandioso spettacolo e lo conside-rano un capolavoro? La paletta di

Biodiversità e arteLa biodiversità non è «solo utilitaria». La diversità del mondo vegetalee animale e i paesaggi ispirano anche artisti e filosofi.

Non tutte le bacche sono vere bacche: se

si vuol essere pignoli, quella del bianco-

spino è in realtà un frutto complesso,

come la mela.

È tempo di bacche. Terminologia bota-nica corretta: tipo di frutto carnosocontenente uno o più semi. Questo in-clude anche frutta come il pomodoro ol’avocado. Nel linguaggio comune haperò assunto una valenza più ristretta.Di solito si pensa a una piccola pallinadai colori rossastri, tipo olivello spi-noso, sanguinello, sambuco, bianco-spino, frangola, viburno palla di neve,metallo, more... Il colore delle bacchespazia effettivamente dall’arancione alviola. Come mai questi colori sgar-gianti? Altre volte in natura indicano«non mangiarmi, sono velenoso!». Ilcolore delle bacche ha proprio lo scopoopposto ed è principalmente rivoltoagli uccelli, che contrariamente agli in-setti hanno un eccellente visione delrosso. Fino all’ultimo momento le bac-

Il deal tra bacche e uccelliTra le bacche e gli uccelli esiste un tacito accordo.Funziona da millenni, a tutto vantaggio di entrambi. Vediamolo.

colori e di sfumature a disposizionedella natura è così vasta e ricca che unsemplice baleno di luce scintillante chesi riflette sull’acqua può destare in chilo percepisce, intense e primordialiemozioni. Come il posarsi di una li-bellula sul canneto verdeggiante e ilsole che le trafigge le ali.È anche da questo tipo di spettacoloche Eva Pittera – appassionata e rico-nosciuta ritrattista di insetti – si ispira

per eseguire le sue magnifiche opere.«Vale la pena fermarsi ogni tanto e os-servare anche le piccole creature davicino: i colori, i disegni, la struttura, lavarieta! che sembrano non esaurirsimai. Le scoperte possono essere sor-prendenti e non si devono fare viaggilontani, basta guardare anche nei no-stri giardini o balconi», racconta EvaPittera.

che rimangono verdi camuffate nellefoglie. Una volta mature al punto giu-sto ecco che il colore vira velocementeal rosso spiccando così tra la chioma.ll tacito accordo è: io mi mostro, ti nu-tro con la mia polpa carnosa e saporitamentre tu, tramite le tue feci, provvedialla dispersione della mia specie. Ilpassaggio nel tubo digestivo inoltreaiuta la germinazione dei semi. Il ca-rotene contenuto stimola invece il si-stema immunitario proprio nel mo-mento in cui tanti uccelli partono perle migrazioni. Ma alcune bacche sonosquisite anche per noi. E chi meglio losa degli amanti della marmellata? Maprima di passare in cucina sapete qualebacca appartiene a quale arbusto? Te-state le vostre conoscenze qui:www.pronatura-ti.ch/test

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Per due volte il gruppo giovani di ProNatura ha partecipato a «Azione 72ore», un’iniziativa promossa dalla Fe-derazione svizzera delle associazionigiovanili, all’insegna della solidarieta!.Nell’edizione 2010 Michela Zanetti, conil fondamentale appoggio di Marco La-vizzari, ha deciso di fare qualcosa peravvicinare alla natura persone non ve-denti. Marco è cieco dal 1995 e da di-versi anni va nelle scuole elementari esuperiori per sensibilizzare giovani eadulti al mondo dei ciechi. Racconta lasua quotidianita!, di come il supportodella famiglia e degli amici siano im-portanti, e l’ordine fondamentale; dicome riconoscere le scatole di pelatidal solo rumore e di come conoscere lanatura e il mondo in modo diverso maaltrettanto soddisfacente. Quando Mi-

72 ore di solidarietàUn nuovo percorso tattile attorno al laghetto di Muzzano,per avvicinare alla natura persone cieche.

Sopra. Giovani di Pro Natura preparano car-

telli in Braille da posare lungo il laghetto di

Muzzano.

Sotto. I «gianin» sono spesso larve di Bala-

nino che penetrano nella castagna racchiusa

nel riccio.

biodiversità a Sud delle Alpi: qui nonpuò certo mancare la castagna, fruttodella pianta castagno (Castanea sa-tiva) e albero del quale non si spre-cava proprio niente. La castégna, danoi presente a partire dall’epoca deiRomani, era fondamentale per gli abi-tanti: il legno veniva usato per at-trezzi e costruzioni, le foglie comelettiera per il bestiame e lo strame e irami per le fascine.Con il declino del castagno, colpito damalattie e concorrenziato da nuoveabitudini alimentari, si persero anchele antiche selve castanili dall’aspettodi pascoli alberati.Da più di una decina di anni la colti-vazione è però in lento recupero e di-versi sono i progetti di rivalorizza-zione. Non solo perché promuovono

Biodiversità delle selveDove c’è più diversità biologica: nelle selve castanili curate o in quelleabbandonate? Uno studio comparativo lo dimostrerà.

chela lo accompagna alla casetta diMuzzano di Pro Natura per un brain-storming, Marco sente subito l’odoredel caco e individua le piante; altre, ilcui odore è meno intenso, sono piùdifficili da riconoscere. Sorge l’idea difare un percorso tattile. Con assi,chiodi e altri attrezzi alla mano, i nostriotto giovani hanno così creato un per-corso lungo la siepe che costeggial’emissario del laghetto. I cartelli in le-gno indicano in Braille i nomi degli ar-busti. Un pannello tattile permette diseguire con le mani i calchi di alcunefoglie e di palpare la struttura delle ri-spettive cortecce e infine, scalzi, si pos-sono tastare diversi suoli sotto i piedi.Invitiamo tutti a voler visitare, sfrut-tando i quattro sensi, la riserva di ProNatura di Muzzano.

un patrimonio paesaggistico, cultu-rale e alimentare ma anche perché,secondo recenti studi, possiedonoanche una valenza naturalistica.L’Istituto federale di ricerca per la fo-resta, la neve e il paesaggio, con il so-stegno della Sezione forestale e lacollaborazione di diverse associa-zioni, studiano la biodiversità delleselve. I primi risultati indicano chenumerose specie come pipistrelli, uc-celli e diversi gruppi di insetti predi-ligono le selve curate a scapito diquelle abbandonate. Non sono dellostesso parere formiche, cimici e altriinsetti. Intanto lo studio comparativosulla biodiversità nelle selve gestite enon gestite continua... e noi pos-siamo iniziare a goderci le prime ca-stagne.

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26 GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE

A tu per tu con un’ape domestica,

posatasi su un bocciolo di edera.

Una nota frase attribuita a Einstein af-ferma che, se le api scomparissero, al-l’umanita ! non resterebbero che quattroanni di vita. Affermazione difficile dacomprovare; verissimo invece è che senon ci fossero più api sarebbe una veracatastrofe ecologica, economica e so-ciale.Senza api, infatti, niente frutti. Sonoloro che impollinano la frutta e la ver-dura che ogni giorno riempie i nostripiatti. Le api, come la maggior partedella biodiversità, sono minacciate estanno diminuendo per tante ragioni.Le api mellifere (domestiche) per via

Senza api, niente frutti...... e addio miele!

È proprio questo il momento di gloriadei carotenoidi, pigmenti del giallo edell’arancione. Anche se il processoche regola il cambiamento di coloredelle foglie non è ancora del tuttochiaro al mondo scientifico. Ben si sache in autunno le foglie decompon-gono la clorofilla – il pigmento più ab-bondante sulla terra e il responsabiledella fotosintesi – per ripartire i nu-trimenti in essa contenuti nel tronco enelle radici.I carotenoidi sono presenti durantetutta la fase vegetativa ma nella bellastagione vengono mascherati dalverde. Per quel che concerne il rosso,la vicenda è più complessa. Questocolore deriva da una particolare anto-cianina che viene prodotta ex novoproprio prima della stagione fredda. Sipone allora il quesito sul perché spen-

Colori d’autunno...... oppure il mistero delle foglie rosse. Anche se il fenomeno che regolail cambiamento di colore non è ancora chiaro.

dei parassiti importati da paesi lontanie dell’uso di insetticidi e pesticidi.Quelle selvatiche per la diminuzione dihabitat adeguati.Di api, di miele e delle assurde con-traddizioni che caratterizzano l’agri-coltura intensiva, parla il monologoscritto da Ferruccio Cainero e Franco DiLeo. «L’apologo delle api» è ironico eserio nello stesso tempo, portando lospettatore a ridere, ma anche a inter-rogarsi su temi importanti nella so-cieta !, come l’erosione della biodiversitàe ciò che ne consegue.

dere tanta energia per foglie destinatea cadere. Secondo alcuni ricercatori ilrosso sarebbe un ultimo segnale pergli insetti: «stateci alla larga che nonvogliamo parassiti durante il nostro ri-poso!». Altri botanici sostengono in-vece che il rosso attira maggiormentegli uccelli che favoriscono la disper-sione dei semi dei frutti. E infine, se-condo una recente ricerca, questi pig-menti contribuirebbero a conservarepiù a lungo le foglie facilitando il re-cupero di nutrienti da parte dellapianta prima che le foglie cadano.Enigma biodiverso non ancora defini-tivamente risolto. Nel frattempo per-ché non andare in un bosco e lasciarciavvolgere dal rosso... a quanto pare icolori autunnali hanno anche effettienergetici e positivi.Affaire à suivre.

Gli aghi del larice assumono in autunno una

colorazione gialla prima della caduta dai rami.

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La Bibbia le evoca come un flagello.Quelle gregarie del deserto possono in-fatti divorare interi raccolti in un batterd’occhio nel corso delle loro migra-zioni. E! invece innocua e tendenzial-mente solitaria la grossa locusta che sivede sempre più spesso nel nostro can-tone. L’Anacridium aegyptium e! un in-setto ortottero della famiglia Acrididae.Molto più semplicemete è la piu! grossacavalletta della Svizzera. La femminamisura fino a 7 cm mentre il maschionon supera in genere i 5,5 cm. Il suocolore e! variabile: verdemarrone e/ogrigio-ocra, talora con una cresta dor-sale arancione. Possiede antenne cortee robuste ed è riconoscibile per i grossiocchi con linee verticali bianche e nere.Si tratta di una specie mediterraneache ama il caldo e proprio per questoadesso è ben visibile sui muri dellecase o sui tetti, dove va a godersi il ca-lore accumulato, o dietro le persiane,dove va a ripararsi.

Imposte, persiane ed egizieQuesta locusta è visibile sui muri delle nostre case o dietro le persiane.È innocua, ma un indicatore del cambiamento climatico.

Diversamente da altre piante a bulbo,per il colchico l’autunno è l’epoca pro-pizia per sfoggiare il suo arsenale flo-reale. Il fiore, viola-lilla!, assomiglia unpo’ al crocus, per questo motivo vienechiamato volgarmente «zafferano ba-stardo» nonostante la sua forma siapiù allungata e la famiglia d’apparte-nenza diversa. In autunno c’è solo ilfiore, le foglie carnose e nastriformispuntate in primavera, sono gia ! scom-parse. La pianta è altamente velenosa,poiché ogni sua parte contiene la col-chicina, un alcaloide tossico: atten-zione quindi in primavera a non scam-biare le sue foglie con quelle dell’aglioorsino!In questa stagione, dove la fiorituranaturale scarseggia, mi piacerebbe par-lare della scarsita ! biodiversa, o meglio

I fiori dell’autunnoNon tutti i bulbi fioriscono in primavera. Il colchico, ad esempio, è a finestagione che sfoggia il suo arsenale floreale, un segno di biodiversità.

Il Ticino fa parte del suo areale poten-ziale di diffusione, ma è solo durantegli ultimi anni che si sta espandendo:le prime segnalazioni sono giunte dalMendrisiotto e dal Luganese, poi sisono viste nel Sopraceneri e nel 2009un individuo è salito fino ad Acqua-rossa. Non arreca danni ai raccolti o ai

dell’erosione della biodiversità dellefelci e delle piante a fiori. Ben un terzodi queste ultime (990 specie) sono in-fatti nella Lista Rossa. Cinquanta diesse sono gia ! scomparse dalla Sviz-zera, 180 sono in via di estinzione, 321sono fortemente minacciate e 438 sonoconsiderate come vulnerabili. Le pianteminacciate sono presenti un po’ in tuttigli habitat, anche se in numero mag-giore sull’Altipiano. La nostra flora me-rita di essere protetta non solo per que-stioni estetiche ed etiche, ma ancheper il suo ruolo decisivo nella soprav-vivenza di numerose specie animali,tra cui ci siamo anche noi! Pro Naturasi batte da 100 anni per assicurare laconservazione a lungo termine dellespecie e degli habitat minacciati.

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La piu grossa cavalletta della Svizzera: Ana-

cridium aegyptium, presente anche in Ticino

(foto: Anya Rossi-Pedruzzi).

giardini anche se, vista la sua stazza,mangiucchia alcune foglie. Non peri-colosa ma messaggera di una situa-zione che potenzialmente lo è. L’Ana-cridium aegyptium è infatti uno tra itanti indicatori del cambiamento cli-matico.

Colchico, fiore

autunnale dalle

tonalità viola-lilla e

pianta molto tossica.

Rivista Pro Natura Ticino, speciale 2012

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Muschi e sfagni sembrano degli alberi in mi-

niatura. In foto: Hedwigea ciliata, un muschio.

Sono verdi e vigorosi anche nel belmezzo dell’autunno. Non sono né leconifere né i sempreverdi che popo-lano i nostri giardini, ma delle piccolepiante che ricordano un po’ il mondodei folletti e degli gnomi. I muschi sonoun gruppo di piante di piccole dimen-sioni appartenenti alla divisione Bryo-phyta che conta più di diecimila speciediffuse in tutto il mondo. Crescononelle zone boschive, sulle cortecce, suisassi lungo i corsi d’acqua e in tutti gliambienti dove abbondano ombra eumidita !. Non possiedono tessuti va-scolari né veri fiori ma anche lorohanno delle radici (primordiali), deifusticini, e delle foglioline. Sono orga-nismi resistentissimi al caldo e alfreddo. Per questo motivo sono im-portanti pionieri laddove un ambientedev’essere colonizzato. Un muschio ol-

Vivono d’acqua e d’amoreMuschi e sfagni sono verdi e vigorosi anche in autunno. Gli sfagni,inoltre, nelle torbiere contribuiscono a frenare l’effetto serra.

Nei parchi cittadini si è passati dalclassico rastrello a uno speciale sof-fiatore a motore. Che soddisfazionequando vengono fatti i mucchi e conla rincorsa ci si può saltare dentro oquando si cammina nel bosco stri-sciando i piedi e creando quel bel fru-scio d’autunno! E non parliamo dipoche foglie: dove vanno a finire?Una quantita! di biomassa non indif-ferente che viene eliminata, riciclata etrasformata dall’immenso popolo bio-diverso del suolo. Se non fosse per lamiriade di organismi che brulicanosotto i nostri piedi, i boschi straripe-rebbero dei loro stessi rifiuti. C’è chimangia, chi decompone, chi ta-gliuzza, chi miscela... È tutto ungrande lavoro di squadra. E che squa-dra: un cucchiaio di caffè di suolocontiene circa cinque miliardi di bat-

Dove vanno le foglie?Un cucchiaio di caffè di suolo contiene circa 5 miliardi dibatteri che condividono il loro habitat con altri organismicome gli isopodi.

tremodo particolare è lo sfagno, ca-pace di creare il terreno sul quale cre-sce: la torba. Gli sfagni crescono sem-pre in gruppo, stretti gli uni agli altri,così da poter trattenere l’acqua pio-vana come una spugna. Vivono, percosì dire, d’acqua e d’amore.Le torbiere che formano sono ambientipreziosi che contribuiscono a frenarel’effetto serra trattenendo quantita ! diCO2. Tutto questo CO2 la torba lo liberase è prosciugata e utilizzata nell’agri-coltura o nel giardinaggio, come fannoi combustibili fossili che, bruciando, li-berano il CO2 che le piante avevanoestratto, in tempi remotissimi, dall’at-mosfera. Pro Natura si batte attiva-mente per la protezione delle torbieree possiede 5 kmq di paludi ripartite intutta la Svizzera tra cui, quella dellaBedina a Dalpe.

teri che dividono il loro habitat conmiceti, alghe, insetti, vermi, crostacei,molluschi, micrommamiferi e cosìvia. Gli scienziati stimano che più del90% delle specie terrestri vive nelmondo sotterraneo.In linguaggio tecnico si parla di de-compositori e detrivori ma anche di

microflora e pedofauna; più familiar-mente si può pensare a un grandeteam che trasforma i prodotti autun-nali in una miriade di preziose so-stanze indispensabili per le piante. Eil ciclo rinizia. Per chi vuole vederneun piccolo pezzo: basta alzare unsasso.

Gli isopodi terrestri vivono sotto le foglie morte,

nutrendosi di vegetali in decomposizione.

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Milioni e milioni di anni fa, un’alga incontrò un

fungo e... nacque una simbiosi. Il lichene Le-

tharia vulpina sulla corteccia di un larice.

Definiti da Linneo «pauperrimi rustici»(miseri pezzenti), hanno vissuto nellimbo dell’ignoranza umana fino ameta! del XIX secolo. Schwendener, at-torno al 1850, formulò il concetto disimbiosi. Capì che il lichene era com-posto dalla intima unione di due esseriviventi: un fungo e un’alga che, vi-vendo assieme, traggono entrambigrandi vantaggi. Dal suo partner algale(che, dotato di clorofilla, è capace disvolgere la fotosintesi) il fungo ricavacarboidrati per ricevere in cambio ac-qua, sali minerali e altre sostanze in-dispensabili alla vita e, non da ultimo,protezione dal disseccamento e dalleeccessive irradiazioni luminose. Tro-viamo questi organismi dappertutto,dal piano alle vette più elevate, dallezone artiche ai deserti. L’occhio alle-

Licheni, ’sti sconosciutiIl «deal» tra un fungo e un’alga: «assieme» vanno laddove piante eanimali neanche tenterebbero. Esempio di biodiversità.

Ognuno, al suo ritmo, perde le foglie.C’è chi è gia nudo da un po’e chi in-vece possiede ancora un minimo rive-stimento fogliare. È proprio in questomomento di assenza di «vesti» che ri-saltano le strutture, le forme e i con-torni. Un po’ come noi quando ta-gliamo i capelli e all’improvvisorisaltano alcuni particolari lineamentidel viso.Per gli alberi la corteccia è la pelle, manon solo. La corteccia ricopre le piantedalle radici alla sommita! proteggen-dole dal freddo, dal caldo così comedall’attacco di microorganismi o daidenti affilati di un qualche cervo o al-tri animali. È una protezione ma è an-che un luogo di discarica. Lì, si accu-mulano tannini e resine che fungonoda protezione contro attacchi da terzi

Le cortecce parlanoLa corteccia è tipica di ogni pianta, non ci sono cortecce di due specievegetali uguali tra loro.

nato vede licheni dappertutto: sugli al-beri, sulle rocce, per terra, sui manu-fatti umani, nei corsi d’acqua.A parole è purtroppo ben difficile dareindicazioni che permettano di «vedere»i licheni nelle loro innumerevoli mani-festazioni. Uscire e aguzzare la vistaaccompagnati almeno le prime volte daun esperto, è il cammino più veloceper scoprirli.Quasi onnipresenti, grazie alla loropossibilita ! di sopravvivere nei climi eambienti più disparati, si possono de-finire gli specialisti degli ambientiestremi. Vanno per primi laddovepiante e animali neanche tenterebbero.Da veri pionieri, creano un ambienteospitale, rendendo così possibile la co-lonizzazione e le seguenti successioniecologiche.

Alberto Spinelli

e, a volte, sono benefici per noi. D’ob-bligo citare quella del salice, da cui siricava l’acido acetilsalicilico ossia larinomata aspirina.La corteccia è tipica di ogni pianta,non ci sono cortecce di due specie ve-getali uguali tra loro. Anche per lastessa specie possono cambiare a di-pendenza dell’eta !. Spesso lisce durantei primi anni, diventano più caratteri-stiche con il passare del tempo.La loro diversità ci può rivelare a chiappartengono. Lisce, rugose, puntel-late o percorse da crepe... Mettetevialla prova, online, trovando la speciealla quale appartiene questa pelle bio-diversa e multifunzionale:www.pronatura-ti.ch/test

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La neve è gia! arrivata a imbiancare lenostre cime. Tutti la conosciamo, mala sua formazione resta per certi versimisteriosa. Si potrebbe pensare sem-plicemente che la neve sostituisca lapioggia dal momento che la tempera-tura dell’aria è sotto zero. In realta !,possiamo avere delle nevicate contemperature che possono raggiungerei 4°C o avere della pioggia che rag-giunge un suolo gelato. Si forma nel-l’aria umida ascendente che permetteal vapor d’acqua di raffreddarsi e tra-sformarsi in ghiaccio.I fiocchi sono fondamentalmente di-versi: non ce ne sono mai due uguali.La loro forma dipende dalla tempera-tura. Tra 0 gradi e -4°C come pure tra-10 e -12°C si formano delle lamellepiatte, tra -5 e -10°C aghi di ghiaccio,mentre a -15°C dalla fabbrica della

Neve e strategiePer gli animali della montagna non è facile far fronte alla neve.Le tattiche per sopravvivere o come disturbarli il meno possibile.

neve escono delle belle stelle a seibraccia. L’inverno in montagna perònon è solo neve polverosa che scric-chiola sotto le racchette o sulla qualescivola deliziosamente lo snowboard.È soprattutto temperature estreme,freddo, mancanza di cibo, giornatecorte, neve alta, valanghe e tormente.Per gli abitanti della montagna non èfacile far fronte a tutto ciò duranteun periodo in cui le loro energie sonolimitate. Le strategie che hanno in-ventato sono diverse tra loro ma tuttecon lo stesso fine: risparmiare energiaper sopravvivere. C’è chi migra alcaldo, chi dorme, chi si infoltisce pelio piume, chi vive delle riserve digrasso accumulate e chi, con grandeprudenza, deve uscire ogni giorno asfidare le intemperie per sopravvivere.

Cristian Scapozza

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Artemisia annua, che contiene sostanze per

combattere la malaria, cresce alla foce del Ti-

cino.

La quiete è vita. Ne parla il volantino “Animali

fuoripista” edito da Mountain Wilderness e

Pro Natura Ticino ottenibile sul sito

www.pronatura-ti.ch/documentazione

Dove era nascosta la penicillina? Nellamuffa. E l’aspirina? Nella corteccia delsalice. L’ipericina (molecola che puòperturbare i processi responsabili del-l’insorgere del morbo di Alzheimer)?Nell’erba di San Giovanni. Le conotos-sine, utili come antidolorifici? Nelleconchiglie predatrici marine, i coni. Lanuova sostanza che sostituisce l’ormaiinefficace chinino nella lotta contro lamalaria? Nella pianta di artemide (Ar-temisia annua), una specie fortementearomatica che ama colonizzare le su-perfici pioniere e che in Svizzera sitrova allo stato naturale solo a bassaquota, lungo i fiumi Maggia e Ticino esoprattutto alle Bolle di Magadino.Dove saranno celate le cure per le tantemalattie esistenti e quelle che ver-

Risorse nascosteMigliaia di molecole sintetizzate da organismi viventi sono oggi indi-spensabili per l’uomo. Ma le piante non vanno saccheggiate.

ranno? Da sempre l’uomo trova nellanatura ciò di cui ha bisogno. La ric-chezza e la varieta! delle forme viventiè una risorsa che aspetta solo di esserescoperta. Migliaia di molecole sintetiz-zate da organismi viventi sono oggi in-dispensabili all’uomo, sia per la salutesia per l’ecomomia. Ma per scoprirnedi nuove, bisogna da un lato poter at-tingere a un mondo ricco e variato,dall’altro bisogna avere le conoscenzeper saperlo fare: e chi ha le conoscenzetecnologiche (solitamente le grandiaziende internazionali), per farlo nondeve saccheggiare chi ha le risorse dibiodiversità (solitamente paesi econo-micamente poveri ma ricchi di biodi-versità)!

Nicola Patocchi

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Il vischio è l’unica pianta legnosa europea le

cui bacche sono bianche.

Tra poco forse andrete a comprare unrametto di vischio e lo appenderetesulla porta di casa. Magari inviteretei vostri ospiti e i vostri familiari adarsi un bacio sotto la pianta. Per-ché? È una tradizione molto antica,che risale al tempo dei Celti. I loro sa-cerdoti, chiamati Druidi, avevano no-tato che il vischio cresce senza toccaremai terra ed è particolarmente visibilein autunno e in inverno, quando l’al-bero che lo ospita non ha più le foglie.In questo, agli antichi sembrò similealla luna. Lo considerarono unapianta sacra, in grado di guarire le

Sotto il vischio, il bacioIl ramo di vischio sulla porta di casa è una tradizione antica che risaleal tempo dei Celti. Per i Druidi era una pianta sacra.

Un ramarro maschio in livrea nuziale: il prin-

cipe dei muretti!

Se non quella di avvicinarsi al discorsodella biodiversità, avanzando passodopo passo. O, come ha detto un gio-vane durante il lancio ufficiale dellacampagna di Pro Natura sulla biodi-versità: «le piccole azioni quotidianesono molto meglio».In questa direzione voleva anche an-dare l’appuntamento con Pro Natura inCooperazione, tenuto settimanalmentedurante tutto il 2010. Spunti di rifles-sione, pillole di saggezza, foto evoca-tive, dettagli curiosi, scoperte interes-santi. Insomma, mille e più facce dellabiodiversità scritte e descritte con en-tusiasmo, frasi accattivanti, spirito fre-sco e amore verso la natura.Morale della favola: a fine anno 2010mi sono affiliata a Pro Natura, mi è pia-ciuto l’entusiasmo contagioso dei «ra-gazzi» di Pro Natura e la serietà con laquale portano avanti i diversi temi aloro cari. E poi, dopo la lettura di que-sti articoli che hanno contribuito a farecrescere l’orizzonte ambientale, ero fe-

Girini si nasce, príncipi si diventaNon esiste una ricetta magica, se non…

malattie e sotto la quale i nemici si ri-conciliavano. Perciò sta sulla porta indicembre e gennaio: per garantire lapace nella propria dimora in tuttol’anno a venire.Il vischio è un emiparassita che usaspeciali radici per nutrirsi dall’alberoa cui si attacca, generalmente una la-tifoglia, succhiando acqua e sali mi-nerali. Il nome di questo arbusto sem-preverde (Viscum album) deriva dallapolpa viscosa racchiusa nelle sue bac-che.È l’unica pianta legnosa europea lecui bacche sono bianche. Non tutti gli

uccelli che le mangiano ne digeri-scono i semi, così, tramite le loro feci,lo disseminano sugli alberi. Il vischiopiace moltissimo a merli e tordi; pergli umani, è velenoso da mangiarema in medicina è utilizzato nella lottacontro il cancro, poiché distrugge lecellule malate senza attaccare quellesane. I Druidi avevano ragione. Lalegge protegge questo essere biodi-verso, disciplinandone la raccolta ascopo commerciale.

Sara Rossi

lice come una «principessa». O, para-frasando il titolo d’un articolo apparsonella settimana 26 del 2010 (a pagina18 di questa raccolta) mi sono detta: gi-rini si nasce… príncipi si diventa!

Natalia Ferroni,redazione Cooperazione

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Per salvare la biodiversità aderite a Pro Natura!Potete anche iscrivervi dal nostro sito internet:www.pronatura-ti.ch/iscrizione ! Desidero offrire questa adesione,oppure tramite questo talloncino: ecco i dati della persona che offre:

Quota sociale annua:! membro individuale: Fr. 70.-! famiglia: Fr. 90.-! beneficiario AVS o AI: Fr. 60.-! giovane sotto i 18 anni o in formazione fino a 25 anni: Fr. 30.-! membro a vita (una tantum): Fr. 2100.-! membro collettivo: Fr. 400.-

Per la documentazione non disponibile in italiano preferisco: ! tedesco ! francese

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