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Scritto da Cristian Bevacqua, Responsabile settore microfinanza - Fondazione Un Raggio di Luce ONLUS Relazione sul convegno “La problematica dei partenariati nelle iniziative di microcredito sociale: punti di forza, debolezze e prospettive” Pistoia, 13 novembre 2012

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Il rapporto del convegno “La problematica dei partenariati nelle iniziative di microcredito sociale: punti di forza, debolezze e prospettive” che si è tenuto a Pistoia presso la Biblioteca San Giorgio martedì 13 novembre 2012. L’evento si è rivelato un’occasione importante di approfondimento e arricchimento sui temi relativi alla gestione di iniziative di microcredito sociale portate avanti grazie alla collaborazione tra organizzazioni ed istituzioni diverse.

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Scritto da Cristian Bevacqua, Responsabile settore microfinanza - Fondazione Un Raggio di Luce ONLUS

Relazione sul convegno

“La problematica dei partenariati nelle

iniziative di microcredito sociale: punti di

forza, debolezze e prospettive”

Pistoia, 13 novembre 2012

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Il giorno martedì 13 novembre 2012 si è tenuto, presso la sala “Tiziano Terzani” della Biblioteca S. Giorgio di Pistoia, un convegno sulla tematica dei partenariati nelle iniziative di microcredito sociale. Il convegno, organizzato dai partner che hanno dato vita al progetto “Sistema Provinciale Microcredito Pistoiese”, fa parte dell’iniziativa Cooperation for Affordable Personal Inclusive Credit – CAPIC co-finanziata dalla Commissione Europea e volta a promuovere l’analisi e la diffusione di iniziative di microcredito sociale in Europa. Oltre ai rappresentanti di alcune istituzioni pistoiesi, l’evento ha contato sulla partecipazione attiva di numerosi esponenti di iniziative di microcredito sociale sparse sul territorio italiano. Al convegno sono intervenuti inoltre vari esperti di settore, italiani e stranieri, che hanno contribuito ad approfondire alcune tematiche rilevanti relative al microcredito sociale. Qui di seguito sono riportati gli interventi e i principali temi di discussione della giornata.

MATTINA

Dopo il saluto di benvenuto del moderatore dell’evento, dott. Cristian Bevacqua Responsabile del settore microfinanza presso la Fondazione Un Raggio di Luce ONLUS di Pistoia, è stato presentato il programma della giornata, è stata descritta l’iniziativa europea CAPIC e sono state spiegate le ragioni che hanno portato all’organizzazione di un convegno sul tema specifico dei partenariati. Passando ai saluti istituzionali, il primo intervento è stato quello della dott.ssa Federica Fratoni, Presidente della Provincia di Pistoia che ha sottolineato come l’iniziativa di microcredito pistoiese rappresenti un motivo di grande orgoglio per la comunità pistoiese grazie soprattutto alla dimostrata capacità di istituzioni molto diverse tra loro di dialogare e collaborare per il raggiungimento di uno scopo sociale comune. La Presidente Fratoni ha sottolineato quindi il valore aggiunto di un partenariato istituzionale diversificato per la promozione di iniziative di microcredito volte all’inclusione finanziaria di fasce di popolazione vulnerabili. Inoltre nel suo intervento la Presidente ha fatto riferimento alla esperienza rivoluzionaria del prof. Mohammed Yunus insignito del premio Nobel per la pace e grande promotore del microcredito come strumento di lotta alla povertà. La dott.ssa Fratoni ha poi sottolineato come spesso alla base dell’esclusione finanziaria delle fasce di popolazioni in difficoltà ci sia una crisi di fiducia. Il microcredito in tal senso può rappresentare un percorso alternativo rivolto alla persona e che permette, basandosi su

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una relazione umana e di prossimità, di promuovere la fiducia nella persona e nei suoi mezzi per un suo riscatto personale. Il secondo intervento è stato quello della dott.ssa Tina Nuti, Assessore alle Attività Produttive e allo Sviluppo Economico al Comune di Pistoia. L’Assessore ha ricordato ai partecipanti l’arrivo del prof. Yunus a Pistoia lo scorso luglio 2012 in occasione dell’inaugurazione del programma triennale Pistoia Social Business City e ha sottolineato la portata rivoluzionaria del microcredito nello scardinare la logica passiva del dono e dell’assistenza fine a se stessa che, seppur importante, impedisce nel lungo tempo l’emancipazione della persona dalla sua condizione di “assistito”. L’Assessore ha sottolineato dunque il valore educativo del microcredito per la sua capacità di responsabilizzare le persone aiutandole a migliorare il proprio status sociale. La dott.ssa Nuti ha inoltre citato l’economista Amartya Sen riferendosi al concetto di “crisi di senso” che sta attraversando la società odierna e che sta portando ad un allontanamento costante e sempre più evidente del singolo individuo dalla comunità di riferimento. Facendo leva su principi e valori diversi il microcredito, ha concluso l’Assessore, in qualche modo ha il pregio di riportare l’attenzione sull’importanza di rinsaldare il legame singolo-gruppo attraverso una maggiore coesione sociale. Il terzo intervento istituzionale è stato quello del prof. Ivano Paci, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e del Sistema Provinciale Microcredito Pistoiese. Il prof. Paci, dopo aver ripercorso le varie tappe che hanno portato alla definizione dell’iniziativa di microcredito pistoiese, ha fatto chiaro riferimento al problema del sovra indebitamento di alcune fasce della popolazione pistoiese più vulnerabili come uno dei principali motivi scatenanti le situazioni di bisogno espresse dai beneficiari di microcredito che hanno contattato i centri di ascolto del progetto. Il prof. Paci ha sottolineato inoltre l’apporto positivo del microcredito come strumento di welfare e di grande efficacia che aiuta le persone escluse dal sistema bancario tradizionale (giovani precari, immigrati, famiglie senza fisso reddito) ad uscire da situazioni di crisi cronica. Il prof. Paci ha concluso il suo intervento ricordando che il microcredito in qualche modo rievoca, rafforzandolo, il ruolo che tradizionalmente spettava alle banche di credito cooperativo legate ai bisogni del territorio e pronte ad offrire soluzioni finanziarie adattate e di prossimità sulla base di legami fiduciari con i clienti. Dopo i saluti istituzionali, è stato il turno di Olivier Jerusalmy, Responsabile di Ricerca presso l’ONG belga Réseau Financement Altérnatif (Rete di Finanziamento Alternativo) capofila del progetto CAPIC. Il dott. Jerusalmy ha incentrato il suo intervento sulla tematica dell’esclusione finanziaria in Europa illustrando dati relativi ai 4 paesi europei parte dell’iniziativa CAPIC ovvero Francia, Belgio, Italia e Inghilterra.

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Dopo aver precisato che per esclusione finanziaria si debba intendere non solo la mancanza di accesso ai servizi finanziari ma anche lo scorretto e difficile uso di prodotti finanziari che risultano particolarmente complessi ed inadatti per i soggetti vulnerabili, Olivier ha sottolineato come il microcredito possa invece rappresentare una soluzione finanziaria semplice ed adattata alle caratteristiche dei beneficiari. La presentazione di Olivier ha poi messo in evidenza come, a confronto con gli altri paesi europei, l’Italia mostri i dati più allarmanti in termini di esclusione finanziaria della popolazione con una percentuale molto alta di coloro che risultano esclusi dai canali bancari (21,6%). Il dott. Jerusalmy ha inoltre illustrato come la maggior parte dell’offerta finanziaria disponibile non sia rivolta né adattata alle fasce vulnerabili di popolazione e come l’alto costo di accesso ai servizi insieme alla standardizzazione dei prodotti finanziari generi un’inevitabile esclusione finanziaria dei più poveri. Ne consegue inoltre che l’esclusione generata non è solo di tipo finanziario ma anche sociale. Il microcredito, ha continuato il dott. Jerusalmy, può rappresentare in questo contesto uno strumento correttivo nella misura in cui esso si basa su una relazione di fiducia e di reciprocità col cliente, fondandosi su un percorso educativo volto a migliorare la capacità del singolo nella gestione del suo budget personale/familiare e ad aiutarlo a prevenire situazioni di sovra-indebitamento. Il dott. Jerusalmy ha concluso il suo intervento lasciando aperte degli interrogativi: (i) Quali sono gli incentivi utili a motivare ciascun promotore di microcredito in iniziative partenariali? (ii) Quando si può parlare di “giusto” tasso di interesse (tale da garantire la sostenibilità delle iniziative ma non eccessivamente gravoso per i clienti)? (iii) In che modo si può valutare efficacemente l’impatto di iniziative di microcredito? Il successivo intervento è stato quello del dott. Giampietro Pizzo, Presidente di Microfinanza srl, di RITMI e vice presidente della Rete Europea di Microfinanza (EMN). Il dott. Pizzo ha esordito riprendendo il dato allarmante dell’esclusione bancaria in Italia citato nel precedente intervento e precisando come l’esclusione finanziaria rappresenti in Italia un fenomeno strutturale e non esclusivamente connesso alla crisi. Il dott. Pizzo ha poi affermato che il microcredito sociale è uno strumento complesso da gestire non solo per chi lo offre ma anche per i beneficiari che lo ricevono e che spesso mancano di rudimenti minimi di conoscenza finanziaria. A tal proposito il dott. Pizzo ha sottolineato l’importanza dell’educazione finanziaria in iniziative di microcredito per aiutare i beneficiari a prevenire e/o a fronteggiare le morse del sovra indebitamento. Tali situazioni – ha poi aggiunto Pizzo – sono spesso la diretta conseguenza del comportamento aggressivo delle finanziarie commerciali nonché dell’uso improprio delle carte revolving.

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Il dott. Pizzo ha poi attirato l’attenzione sull’importanza che in Italia si faccia chiarezza su cosa si intende per microcredito sociale e per microcredito imprenditoriale. A tal proposito il dott. Pizzo ha sottolineato la stretta relazione esistente tra i due tipi di microcredito e come l’uno (microcredito sociale) sia spesso un primo passo per arrivare all’altro. Il dott. Pizzo ha evidenziato inoltre le ragioni principali che portano alla richiesta di microcrediti ovvero: (i) la perdita del lavoro (il microcredito aiuta a riacquistare fiducia e a rimettersi in gioco), (ii) il dover fronteggiare una situazione di emergenza (spesa straordinaria), (iii) il sovra indebitamento per via di debiti precedentemente accumulati. Il dott. Pizzo ha poi parlato del quadro normativo italiano ancora in via di definizione e dei positivi effetti sul settore prodotti dalla revisione del testo Unico Bancario relativa all’art. 111 il quale ha menzionato per la prima volta (2010) l’attività specifica del microcredito. Pizzo ha poi sottolineato come la normativa metta al centro del microcredito i servizi non finanziari, la non necessità per i richiedenti di disporre di garanzie reali e l’offerta di condizioni contrattuali migliori rispetto ai crediti tradizionali. L’ammontare massimo erogabile come microcredito sociale – continua Pizzo – è di 10.000 euro. Riguardo ai soggetti promotori di microcredito Pizzo ha poi evidenziato come la legge distingua due categorie di operatori di microcredito: i soggetti privati profit secondo l’art.111 e quelli no profit. Il dott. Pizzo ha infine aperto una parentesi sul modello operativo dominante in Italia per l’offerta di microcrediti e consistente nella presenza di tre soggetti chiave operanti in partenariato: (i) enti pubblici; (ii) istituzioni finanziarie; (iii) organizzazioni no profit. In particolare, ha concluso Pizzo, i soggetti pubblici sono per lo più impegnati nella messa a disposizione di fondi di garanzia, le banche svolgono il ruolo di erogatori di microcredito mentre le organizzazioni no profit sono soprattutto impegnate nelle importanti attività di selezione dei beneficiari e di accompagnamento. Concluso l’intervento del dott. Pizzo, si è poi aperta la sessione di illustrazione e confronto delle tre iniziative di microcredito sociale in Europa parte dell’iniziativa CAPIC. Obiettivo di questa sessione è stato infatti quello di illustrare le caratteristiche delle tre iniziative europee di microcredito sociale che pur con modalità operative diverse hanno in comune l’obiettivo sociale finale e la presenza della triade di promotori: istituzioni pubbliche, istituzioni finanziarie, organizzazioni no profit. Il primo caso studio è stato quello italiano ovvero il progetto pistoiese “Sistema Provinciale Microcredito Pistoiese” illustrato dalla signora Franca Nesti, volontaria presso i Centri di Ascolto del progetto. La sig.ra Nesti ha presentato l’iniziativa pistoiese a partire dal progetto “Mi fido di te” avviato nel 2007 su scala comunale da cui quello attuale ha avuto origine. Il progetto Sistema Provinciale Microcredito Pistoiese, ha continuato la sig.ra Nesti, rappresenta un’estensione del progetto iniziale su scala provinciale al quale ha aderito un numero molto più ampio di partner.

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L’obiettivo dell’iniziativa è l’offerta di microcrediti sociali e imprenditoriali a soggetti vulnerabili esclusi dal sistema bancario tradizionale e residenti nella provincia di Pistoia. Dopo aver spiegato nel dettaglio le caratteristiche del progetto pistoiese, la sig.ra Nesti ha sottolineato la varietà dei soggetti istituzionali promotori nell’iniziativa e i diversi ruoli operativi, evidenziando come un coordinamento più frequente ed efficace oltre che una comunicazione più lineare e immediata rimangono ancora degli obiettivi da perseguire con più insistenza e forza per rendere più efficaci i servizi di microcredito sul territorio. La sig.ra Nesti ha proseguito sottolineando l’importanza che, per essere uno strumento davvero efficace, il microcredito debba essere offerto al momento “giusto” e che quindi i promotori dell’iniziativa devono sforzarsi per intercettare con rapidità la domanda di microcredito e quindi i bisogni finanziari espressi dalle comunità. In effetti, ha continuato la sig.ra Nesti, il microcredito diventa davvero utile nella misura in cui riesce a risolvere situazioni di emergenza evitando che la persona cada in situazioni di profonda crisi. Conclusa la presentazione del caso studio italiano, la parola è passata al referente del progetto francese Patrick Kosman, volontario presso l’organizzazione Sécours Catholique affiliata alla rete Caritas International. Il sig. Kosman ha sottolineato sin dall’inizio il fatto che il microcredito sociale non debba essere considerato come la soluzione unica ai problemi socio-economici di fasce vulnerabili della popolazione. Esso è utile ed efficace se integrato con altri strumenti di welfare. Infatti molte delle domande accolte presso i centri di ascolto del progetto francese sono state valutate non eleggibili perché bisognose di pura assistenza sociale e quindi indirizzate ai servizi sociali di competenza. Patrick ha descritto le finalità del progetto francese ovvero il finanziamento di progetti di vita portati avanti da persone e famiglie in difficoltà socio-economiche. Il progetto permette innanzitutto di studiare insieme ai richiedenti il microcredito il loro “progetto di vita”. Questa relazione, ha spiegato Patrick, permette di creare e mantenere un rapporto umano e di fiducia tra il progetto e il richiedente. Il sig. Kosman ha poi evidenziato le caratteristiche generali del microcredito nel contesto nazionale francese in cui è molto forte la presenza dello Stato non solo dal punto di vista normativo (nel 2005 è stata varata una legge sull’inclusione finanziaria) ma anche grazie alla messa a disposizione di mezzi e servizi per il microcredito che rendono possibili una certa diffusione e capillarità dello strumento a livello nazionale. Patrick ha illustrato la struttura del progetto che è articolata come segue: (i) la Federazione nazionale delle casse di credito e risparmio eroga i microcrediti; (ii) Sécours Catholique cura gli accordi con le banche e contribuisce all’individuazione dei clienti/beneficiari; (iii) lo Stato mette a disposizione il fondo di garanzia tramite la Cassa di Depositi e Prestiti a copertura del 50% dei crediti erogati.

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In seguito Patrick ha informato i partecipanti che i microcrediti erogabili hanno un ammontare massimo di 3.000 Euro a cui è applicato un tasso di interesse complessivo del 3-4% per una durata massima di 5 anni. Sin dall’inizio del progetto, continua Patrick, sono stati erogati 1.200 microcrediti (su un totale di 35.000 sull’intero territorio francese) con un tasso di insolvenza complessivo pari al 4-5%.

La presentazione del terzo caso studio CAPIC, quello inglese, è stata fatta da Gregory Sheen, Ricercatore presso la Unità di Finanza Inclusiva dell’Università John Moores di Liverpool. Sin dall’inizio, il dott. Sheen ha sottolineato la centralità del credito al consumo in Inghilterra. Partendo da questa premessa il dott. Sheen ha spiegato che l’iniziativa di microcredito promossa e finalizzata a facilitare l’acquisto di elettrodomestici di prima necessità (tv, frigorifero, lavatrice, etc.) tenta di proporre un’alternativa valida al sistema tradizionale. L’esperienza inglese si è rivelata molto diversa dalle altre iniziative di microcredito sociale incluse nel progetto CAPIC: l’impostazione di fondo è risultata palesemente più orientata verso criteri di performance finanziaria e di sostenibilità; non ci sono risorse finanziarie esterne da destinare a un fondo di garanzia; non c’è in Inghilterra un tasso di usura nazionale. Nel descrivere l’iniziativa inglese e la motivazione che ha portato i promotori ad avviare un tale progetto, il dott. Sheen ha spiegato come in Inghilterra nella stragrande maggioranza dei casi le abitazioni siano affittate o vendute vuote senza alcun mobilio di base. Prima necessità per le persone/famiglie è quindi l’arredamento essenziale della casa per una sistemazione dignitosa. In particolar modo le persone escluse dai canali finanziari tradizionali si rivolgono alle finanziarie di stampo fortemente commerciale che spesso offrono facilmente crediti per l’acquisto di elettrodomestici a tassi di interesse annuali che possono arrivare fino al 300%. Ciò genera situazioni in cui il prezzo di un elettrodomestico risulta tre volte superiore a quello normale. E’ per questo che il progetto inglese, ha spiegato Gregory, intende offrire un’alternativa valida per l’acquisto “sostenibile” di elettrodomestici grazie alla messa a disposizione di crediti personalizzati e più adattati ai mezzi delle persone. L’iniziativa si fonda sulla collaborazione tra la Credit Union di Nottingham, una Cooperativa Elettrica e la Provincia di Nottingham e ha l’obiettivo di facilitare l’acquisto di elettrodomestici per persone in difficoltà economica. Questi elettrodomestici sono infatti forniti dalla Cooperativa elettrica partner dell’iniziativa. Gregory ha proseguito nel suo intervento evidenziando come un microcredito possa diventare sostenibile non solo grazie ad un tasso di interesse sostenibile ma anche attraverso un piano di rimborso “ritagliato” sulle reali capacità delle persone di generare sufficienti redditi.

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Prima di concludere il suo intervento il dott. Sheen si è soffermato sulla struttura della partnership in cui ogni attore gioca un ruolo specifico e complementare per il raggiungimento di un obiettivo sociale comune. Come nelle altre iniziative illustrate, anche nel caso inglese si riscontra la necessità che il partenariato venga migliorato attraverso una comunicazione più efficace, lo sviluppo di un quadro normativo globale favorevole, la capacità di far dialogare attori con culture e filosofie molto diverse tra di loro. Dopo la presentazione dei tre casi studio si è dato avvio al dibattito pubblico e quindi si è data la possibilità ai partecipanti all’evento di porre domande ai relatori. Qui di seguito vengono riportate le principali questioni sollevate:

DOMANDE PER I RAPPRESENTATI DEI TRE CASI STUDIO

Domanda 1: Oltre al microcredito, i tre progetti CAPIC promuovono anche attività di risparmio?

Risposta comune ai tre progetti: Trattandosi di iniziative di microcredito, la mobilizzazione del risparmio non è contemplata come parte del progetto CAPIC. Tuttavia in tutti e tre i casi studio, le istituzioni finanziarie coinvolte offrono anche servizi di risparmio ai loro clienti. Questo servizio è però al di fuori delle attività del progetto CAPIC.

DOMANDE PER IL CASO STUDIO INGLESE

Domanda 2: Tenuto conto degli altissimi tassi di interesse applicati sui crediti al consumo in Inghilterra, c’è un movimento di opinione politico e della società civile di critica e di opposizione a questo status quo?

Risposta di Gregory Sheen: Sì, è presente un movimento di opinione e nell’agenda politica è comunque dichiarata la volontà di regolamentare progressivamente il settore.

Domanda 3: L’iniziativa di microcredito inglese da un lato offre microcrediti a condizioni favorevoli in relazione ai crediti al consumo offerti dagli altri operatori. E’ pur vero che obiettivo del progetto sembra essere anche quello di mantenere inalterati i livelli di consumo in Inghilterra. Qual è la sua opinione in merito?

Risposta di Gregory Sheen: Considerato che l’acquisto di elettrodomestici figura come un bisogno prioritario, si stima si tratti di un consumo inevitabile che è reso più facile ed

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adeguato grazie a delle condizioni di credito adattate.

Domanda 4: Le Credit Unions erogano i loro servizi e prodotti esclusivamente ai membri?

Risposta di Gregory Sheen: Le Credit Unions sono cooperative finanziarie per cui i servizi sono effettivamente erogati ai soci della cooperativa. Domanda 5: Qual è il ruolo della Provincia di Nottingham nell’ambito del progetto?

Risposta di Gregory Sheen: La Provincia di Nottingham ha promosso il progetto coerentemente con la sua strategia di inclusione finanziaria e gioca un ruolo molto attivo nell’assicurare la diffusione e la visibilità dell’iniziativa sul territorio provinciale.

DOMANDE PER IL CASO STUDIO ITALIANO

Domanda 6: Qual è il ruolo che le istituzioni pubbliche potrebbero giocare rispetto al lavoro dei centri di ascolto del microcredito?

Risposta di Franca Nesti: Le istituzioni pubbliche potrebbero senz’altro avere un ruolo centrale nell’attività di orientamento delle domande e nella fase di accompagnamento e monitoraggio post erogazione crediti grazie anche alla disponibilità di risorse umane specializzate in assistenza sociale. Domanda 7: Qual è la discrezionalità dei centri di ascolto nei comitati di valutazione in cui è decisa l’approvazione o il rifiuto delle richieste di microcredito? Risposta di Franca Nesti: I rappresentanti dei centri di ascolto siedono nei comitati di valutazione insieme ai rappresentanti dei garanti e delle banche interessate dalla specifica domanda di microcredito. Il dialogo tra i vari soggetti in seno al Comitato è fondamentale. La sfida è assicurare il giusto peso a ciascun soggetto ed in particolare ai volontari che hanno eseguito la preistruttoria delle domande di microcredito sulla base di elementi conoscitivi importanti relativi alla persona e alle sue reti sociali di riferimento. Domanda 8: Come viene valutata la capacità dei beneficiari di rimborsare i crediti?

Risposta di Franca Nesti: Le persone beneficiari di microcredito devono essere capaci di dimostrare la loro capacità di generare sufficiente reddito tale da poter rimborsare il credito richiesto.

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DOMANDE PER IL CASO STUDIO FRANCESE

Domanda 9: Il fondo di garanzia previsto nel progetto copre il 50% dei crediti erogati. Chi garantisce il restante 50%?

Risposta di Patrick Kosman: Nessuno. Il restante 50% corrisponde alla percentuale di rischio assunto dalla banca che eroga il credito.

Domanda 10: Il tetto massimo di 3.000 Euro per i microcrediti erogabili non è forse troppo basso?

Risposta di Patrick Kosman: L’obiettivo del progetto è soddisfare microprogetti di vita e l’ammontare di 3.000 Euro è un contributo per arrivare al soddisfacimento di determinati bisogni.

Il programma della mattina si è chiuso con la presentazione di Marco Santori, presidente

della Fondazione Etimos che ha condiviso l’esperienza di microcredito realizzata in Abruzzo

dopo il terremoto e quella più attuale realizzata con la neonata iniziativa MxIT

Microcredito per l’Italia operante in Emilia Romagna in un contesto di post emergenza

terremoto. Il dott. Santori ha condiviso queste esperienze perché entrambe basate sulla

collaborazione costante tra la Fondazione Etimos ed altri partner operativi.

Infatti, Santori ha spiegato come in Abruzzo prima, e poi anche in Emilia, Lombardia e

Veneto, la filosofia del partenariato sia stata sempre di primaria importanza e ciascun

partner abbia giocato un ruolo specifico nell’ambito dell’iniziativa: (i) il fondo di garanzia è

attivato con risorse pubbliche messe a disposizione da istituzioni che vedono nel

microcredito un valido strumento di welfare e che sono disposte a condividere la

conoscenza dei bisogni del territorio; (ii) l’erogazione dei crediti avviene attraverso le

banche aderenti (nel caso dell’Abruzzo l’85% degli istituti di credito del territorio, che

utilizzano fondi propri) nell’ambito di un accordo ratificato dall’Abi (Associazione bancaria

italiana) e Fedam (Federazione delle Bcc Abruzzo e Molise); (iii) la preistruttoria sociale

delle domande di microcredito è fatta in collaborazione con un comitato tecnico di

volontari esperti in materia bancaria; (iv) l’istruttoria delle domande di credito viene fatta

dalle banche aderenti; (vi) la supervisione, il coordinamento e il monitoraggio di tutte le

fasi del progetto è assicurato da MxIT-Microcredito per l’Italia.

Dopo aver spiegato la dinamica del partenariato, il dott. Santori ha affermato che nel suo

modo di vedere è difficilmente immaginabile che un unico soggetto possa espletare le fasi

della gestione di microcrediti. Coniugare competenze specifiche, risorse dedicate, capacità

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di lettura e ascolto dei bisogni, capillarità ed efficacia operativa - ha continuato Santori -

significa inevitabilmente lavorare in un’ottica di partnership.

Il dott. Santori ha precisato inoltre che la costruzione di partenariati è un’attività molto

delicata e complessa proprio per l’eterogeneità degli attori economici e sociali, per la

necessità di conciliare una pluralità di interessi e di filosofie sotto un unico coordinamento

istituzionale e operativo forte, unitario e autorevole.

Santori ha inoltre tenuto a precisare la sua personale esperienza positiva con gli attori

bancari con cui ha collaborato e che si sono rivelati degli interlocutori validi e impegnati

nella scommessa del microcredito. Santori ha però fatto presente che il microcredito

rimane inevitabilmente per le banche un’attività in perdita perché non ci sono ricavi

importanti e perché è un’attività molto difficile da gestire e con alti costi operativi.

Infine il relatore ha concluso il suo intervento elencando alcune priorità operative: (i) è

importante riuscire ad integrare nuovi attori nelle partnership di microcredito e stimolare

una più larga partecipazione di attori mantenendo però il focus su meccanismi adeguati di

gestione della partnership; (ii) il microcredito è efficace se da risposte pronte a ben

identificati gruppi di bisogni; (iii) sarebbe opportuno riuscire a stilare un elenco di operatori

di microcredito specializzati in modo da poter offrire alle banche servizi di consulenza ed

assistenza tecnica volti a migliorare il contributo di quest’ultimi alla microfinanza; (iv) è

indispensabile coinvolgere e dialogare con le comunità locali per far emergere le soluzioni

ai problemi.

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POMERIGGIO

A partire dalle ore 14:00 si sono svolti in parallelo tre gruppi di lavoro a cui hanno preso

parte i partecipanti al convegno.

I lavori dei gruppi hanno avuto una durata complessiva di un’ora e quindici minuti e sono

stati coordinati da tre moderatori (un moderatore per gruppo).

Qui di seguito sono presentati i principali risultati dei dibattiti all’interno dei tre gruppi.

Gruppo di lavoro n. 1: Come consolidare e migliorare le esperienze fondate sui partenariati in cui è un’istituzione bancaria tradizionale ad erogare crediti? Moderatore: Lina Ercolini, volontaria presso i Centri di Ascolto del progetto “Sistema provinciale Microcredito Pistoiese”

Obiettivo del gruppo è stato il confronto tra i partecipanti sulla dinamica dei partenariati

a partire dal ruolo centrale che le banche giocano in quanto “erogatori” esclusivi di

microcredito. In effetti in Italia le iniziative partenariali di microcredito hanno, nella

maggior parte dei casi, le banche come braccio operativo di microcredito.

Attraverso il confronto di varie iniziative “bancarie” di microcredito rappresentate dai

partecipanti al gruppo e grazie alla condivisione delle rispettive caratteristiche, il gruppo

ha potuto trarre qualche spunto di riflessione utile sulla relazione banche-soggetti non

profit (in particolare centri di ascolto) ma anche sulle delicate attività di screening dei

beneficiari e di selezione delle domande di microcredito oltre che su quelle di

monitoraggio/accompagnamento dei beneficiari nel post-erogazione crediti.

La discussione all’interno del gruppo è partita con l’illustrazione del progetto di

microcredito a Perugia promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia in

collaborazione con la Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, la Banca Credito

Cooperativo di Mantignana e l’Unicredit Banca, che vede la partecipazione della Provincia

di Perugia, attraverso i suoi Centri per l’impiego, gli Sportelli polifunzionali decentrati e lo

Sportello Donne, ed il Comune di Perugia con i suoi Servizi sociali e gli Uffici della

Cittadinanza.

Dopo la presentazione dell’iniziativa perugina avviata di recente (marzo 2012), il dibattito

si è esteso ad altre questioni inerenti il tema del gruppo.

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Particolare interesse ha suscitato l’esperienza di V.O.B.I.S. Volontari Bancari per le

Iniziative nel Sociale, associazione senza scopo di lucro formata da ex bancari che opera in

collaborazione con enti e istituzioni per favorire progetti di accesso al credito a persone e

famiglie che versano in condizioni di difficoltà e/o disagio.

La prima importante iniziativa dell’Associazione è rappresentata dalla sua partecipazione

al “Prestito della Speranza” attraverso la specifica convenzione stipulata con Intesa

Sanpaolo che ha permesso di lavorare a livello nazionale collaborando con selezionati

sportelli bancari risultati più motivati a portare avanti la missione del progetto V.O.B.I.S.

La chiave di volta del progetto V.O.B.I.S. sta nella capacità dei volontari di “pre-

confezionare” le domande di microcredito destinate alla valutazione della banca secondo

quello che è il linguaggio proprio della banca stessa incaricata poi di effettuare la

valutazione del merito creditizio.

Sul lato dell’accompagnamento post-erogazione crediti, ha suscitato particolare

attenzione l’esperienza di Mag Verona capace di assicurare un monitoraggio e un

accompagnamento ravvicinato dei clienti a cadenza bimestrale.

I principali punti emersi dal dibattito, esposti dalla moderatrice del gruppo prof.ssa Lina

Ercolini volontaria presso i Centri di Ascolto del progetto pistoiese, sono stati:

1) È importante individuare e coinvolgere le banche (o gli sportelli bancari di banche

con rete territoriale estesa) più motivate e disposte per una collaborazione

fruttuosa basata su una gestione efficace e sostenibile dei microcrediti;

2) E’ fondamentale individuare in ogni banca coinvolta una persona a cui potersi

riferire in merito alle attività di microcredito;

3) Risulta cruciale definire una procedura chiara per l’invio delle domande di

microcredito dai centri di ascolto alle banche sulla base di un protocollo condiviso

da operatori dei centri di ascolto e dagli operatori degli sportelli bancari in modo

da facilitare la reciproca comprensione dei termini e definire criteri di selezione

delle domande univoci;

4) E’ determinante assicurare un accompagnamento e un monitoraggio ravvicinato

dei microcrediti erogati secondo un meccanismo di base in cui la banca comunica

al centro di ascolto l’eventuale ritardo e il centro di ascolto interviene coi suoi

mezzi contattando il cliente ritardatario.

Solo assicurando servizi di accompagnamento si può parlare effettivamente di

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microcredito e si può sperare nella costruzione effettiva di una relazione fiduciaria

e duratura col beneficiario. Il punto è però capire come assicurare quest’attività

senza gravare troppo sui costi operativi del progetto. Inoltre, trattandosi di

un’attività di più facile esecuzione nel caso di microcredito imprenditoriale, è da

ammettere che per i microcrediti sociali c’è una difficoltà oggettiva nel riuscire ad

“entrare” in situazioni personali che toccano sfere private della persona e che

afferiscono alla capacità personale di gestire le proprie risorse finanziarie.

5) I progetti di microcredito che prevedono una garanzia pari al 100% del fondi

erogabili in microcredito sono assolutamente da non promuovere perché basati su

un approccio che disincentiva le banche dall’assumersi la responsabilità per una

gestione rigorosa dei microcrediti.

Il dibattito nel gruppo si è concluso con una proposta pratica da vagliare e

auspicabilmente realizzare nel futuro ovvero la creazione di un gruppo di lavoro

composto da operatori di microcredito volto ad accompagnare e sostenere iniziative di

microcredito nascenti.

Gruppo di lavoro n. 2: Quali sono le modalità e le iniziative attraverso cui le esperienze di microcredito strutturalmente fondate sui partenariati (e non su singole istituzioni specializzate) possono disseminare le lezioni apprese e lavorare in un’ottica di rete? Moderatore: Anna Ciofi, Provincia di Pistoia

Questo gruppo di lavoro ha avuto l’obiettivo di analizzare quelle che sono le possibilità

operative per lavorare insieme in un’ottica di rete da parte di iniziative di microcredito

sociale localizzate in aree geografiche vicine ed accomunate dagli stessi obiettivi.

Il confronto all’interno del gruppo è partito dal presupposto che, mettendo insieme sforzi

ed esperienze, i vari progetti di microcredito possano raggiungere economie di scala,

coordinarsi per mettere in piedi iniziative comuni di visibilità e facilitare quindi la

diffusione delle attività di microcredito sui territori di competenza.

Il dibattito nel gruppo è partito dalla condivisione dell’iniziativa di microcredito a Torino

“Fragili Orizzonti” nata per contrastare fenomeni di vulnerabilità sociale nella provincia di

Torino e coordinata dall'Assessorato alla Solidarietà della Provincia di Torino, in

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partnership con Banca Popolare Etica ed il Movimento Consumatori.

I servizi offerti nell’ambito dell’iniziativa torinese sono:

1. Microcredito Individuale: indirizzato a persone vulnerabili per far fronte a spese per la salute, l’abitazione, la formazione scolastica e/o professionale, gli eventi familiari improvvisi e i progetti familiari comunque inseriti in un contesto di consumo responsabile. Il prestito, finanziato da Banca Popolare Etica, gode della tutela di un fondo di garanzia della Provincia di Torino. L’importo del singolo prestito è stabilito nell’ammontare massimo di €. 5.000,00 da restituire in un massimo di 54 mesi, all’interesse del 4.5%.

2. Asset Building (costruzione del patrimonio personale): consente di conoscere e sperimentare la gestione del bugdet familiare efficace e di integrare un percorso di risparmio familiare con l’acquisizione di un contributo pubblico a fondo perduto che consentirà di affrontare spese familiari importanti programmate durante la fase di formazione prevista a supporto del progetto.

Principali punti emersi dal dibattito nel gruppo ed espressi da Anna Ciofi moderatrice del gruppo e referente per la Provincia di Pistoia, sono stati:

1) Nell’ottica di collaborare in rete, è fondamentale che la singola iniziativa di microcredito punti sulla definizione di una chiara comunicazione istituzionale esterna partendo però da un’efficiente comunicazione interna all’iniziativa;

2) Importante è assicurare una certa capillarità e strutturazione della rete di comunicazione tra partner;

3) E’ una sfida attuale riuscire ad adottare un linguaggio comune che permetta di far dialogare efficacemente soggetti istituzionali diversi guidati da filosofie e motivazioni diverse;

4) Cruciale è puntare sulla formazione continua interna dedicata agli operatori di microcredito e ai rappresentanti dei partner istituzionali coinvolti nel progetto di microcredito. Solo così facendo si può stimolare un maggior coinvolgimento e l’avanzamento dell’iniziativa con professionalità e verso obiettivi sociali più ambiziosi.

5) C’è la necessità che i promotori di iniziative di microcredito investano in risorse umane non solo motivate ma anche sempre più specializzate e capaci di gestire e promuovere adeguatamente attività di microcredito;

6) Per quanto riguarda la comunicazione e la garanzia che ci sia una comunicazione del progetto adeguata è bene individuare un soggetto promotore specifico che ne curi tutti gli aspetti. Delegando funzioni specifiche a soggetti ben individuati si può facilitare il raggiungimento di più alti obiettivi di performance.

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Gruppo di lavoro n. 3: Quali sono, in Italia e in Europa, le problematiche che segnano l’esperienza di piattaforme partenariali che si sono formate per dar vita a progetti di micro-credito sociale? Come, nei casi italiani ed europei, si declinano tali problematiche ?

Moderatore: Paola Ciardi, Direttrice Fondazione Un raggio di Luce ONLUS A questo gruppo di lavoro, hanno preso parte rappresentanti italiani e stranieri di iniziative di microcredito sociale con l’obiettivo di confrontarsi sulla problematica della gestione e del coordinamento interno delle piattaforme partenariali, in cui diversi soggetti giuocano ruoli operativi sinergici e complementari. La discussione è stata introdotta dalla moderatrice la quale ha identificato due tipi di problematiche che segnano l’esperienza dei partenariati: in un caso, si tratta di problematiche legate alla diversa natura degli attori (pubblici, privati, profit e non profit) e di differenze di orientamenti e comportamenti (più o meno burocratici, più o meno pragmatici e improntati alla informalità); queste differenze possono creare delle difficoltà all’interno dei partenariati che possono creare tensioni e incomprensioni nei rapporti fra partner, specialmente se non esiste una comunicazione chiara ed un’attitudine al dialogo; il secondo tipo di problematiche è legato alla governance del partenariato ed alla gestione operativa dei servizi, una gestione che deve tener conto del fatto che in queste piattaforme partenariali, più partner svolgono ruoli operativi, il che rende indispensabile che i partner si coordino in modo il più possibile efficiente e si dotino di strumenti per farlo, perché altrimenti si penalizza l’efficienza e l’efficacia dei servizi. Il gruppo ha messo quindi in evidenza l’importanza di interrogarsi su quali siano le strade percorribili per migliorare le iniziative partenariali di microcredito sociale. Tale domanda è risultata ancora più urgente nel caso di esperienze di partenariato per il microcredito che non sono sfociate nella creazione di una struttura specializzata ad hoc incaricata della gestione complessiva delle attività. Grazie alla presenza di partecipanti stranieri, il gruppo si è potuto avvalere dell’esempio di iniziative in corso in Europa. Il dibattito all’interno del gruppo ha avuto inizio a partire dall’illustrazione dell’iniziativa belga di microcredito sociale portata avanti attraverso una partnership tra tre soggetti specifici: (i) Crédal Plus, un gruppo di cooperative ed associazioni impegnate nella promozione del microcredito; (ii) la Regione Vallone; (iii) la Fondazione bancaria Belfius, la quale ha sostituito la Banca della Posta che era, il partner bancario iniziale. In effetti, inizialmente, la Banca della Posta, ente bancario a partecipazione statale, era l’organismo erogatore, mentre le istruttorie erano preparate da Credal Plus, che intercettava i bisogni, identificava i beneficiari e approvava i microcrediti. La banca garantiva un servizio di erogazione capillare, efficiente e professionale e permetteva ai beneficiari di aprire ed avere accesso ad un conto bancario e quindi ad altri servizi.

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Purtroppo, però, la comunicazione fra Credal Plus e la banca era molto difficile per la scarsa disponibilità e volontà dimostrata dai funzionari a dialogare e sedersi insieme ai responsabili di Credal Plus. Dopo un paio di anni, la Banca delle Poste si è tirata indietro ed al suo posto è subentrata la fondazione bancaria Belfius che ha supportato finanziariamente il programma, il quale nella fase attuale è interamente gestito da Credal Plus, diventato anche ente erogatore. Nel concreto, Credal Plus eroga microcrediti (min.500 E max. 10.000 E, tasso di interesse 5%) a persone e famiglie particolarmente vulnerabili e ne monitora il rimborso; la Regione Vallone supporta le attività di Credal contribuendo alla copertura dei costi operativi (personale, affitto, etc.) e attiva una garanzia a copertura di eventuali perdite; la Fondazione Belfius sostiene Credal per la diffusione del progetto nell’area di Bruxelles contribuendo inoltre alla copertura dei costi operativi di Credal e mettendo a disposizione lavoro volontario. Il responsabile di RFA, ripercorrendo l’esperienza belga, ha messo in evidenza come sia importante che i partner che non hanno un ruolo operativo, partecipino (almeno saltuariamente) ai comitati di valutazione dei crediti perché così possono rendersi conto che erogare microcrediti non significa vendere crediti ma offrire risposte calibrate e immediate a problemi sociali puntuali. La discussione che ha seguito la presentazione del caso belga si è incentrata su vari temi, individuando alcuni nodi centrali che devono essere affrontati se si vuole migliorare la funzionalità e l’incisività (impatto) delle piattaforme partenariali che hanno in un’istituzione bancaria, il loro braccio erogatore. I nodi principali su cui la discussione si è soffermata sono tre: -il fatto che le banche che partecipano a queste iniziative non abbiano un tornaconto economico (dato che i servizi di micro credito sono costosi e non redditizi), fa sì che l’erogazione di microcrediti da parte di istituti bancari rivesta per questi soggetti solo un interesse residuale. Per cambiare questa situazione, si potrebbe far leva sull’introduzione di una normativa che preveda degli incentivi finanziari per le banche (per esempio, agevolazioni fiscali e/o approvvigionamento di fondi “dedicati” per questo tipo di attività); inoltre, soltanto programmi che si sviluppano su un territorio vasto, in grado di conseguire grandi numeri ed economie di scala, diventano particolarmente interessanti per le banche. -Si constata infatti che i partenariati si basano su livelli diseguali di motivazione/convinzione e interesse, in quanto i soggetti non profit dimostrano una vocazione ed una motivazione più forte che non gli istituti bancari; in altre parole, la partecipazione delle banche fondata su questioni di immagine, o nel caso di istituti bancari locali, sulla loro missione territoriale, non produce una sufficiente motivazione (per le banche) e non si traduce in programmi significativi. In Italia ed in altri paesi, i partenariati, nei fatti, nascono perché esiste una sorta di monopolio delle banche riguardo all’erogazione dei crediti; si tratta, quindi, di partenariati “obbligati” ed in ultima

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analisi questa situazione porta in sé, almeno in parte, l’origine di quei problemi che caratterizzano le piattaforme partenariali e le limitate dimensioni sia numeriche che geografiche dei programmi che nascono, a meno che non intervenga lo stato centrale, come nell’esempio del caso francese illustrato dal responsabile del Secours Catholique in questo seminario. - la diversa formazione e “cultura” dei bancari e degli operatori di microcredito rende difficile “la contaminazione” e la comunicazione tout court. Le difficoltà di comunicazione all’interno dei partenariati provoca tensioni e frustrazioni come è stato per il caso belga, dove Credal Plus non riusciva neppure a farsi ascoltare dai funzionari della Banca delle Poste, abituati a ben diverse logiche gestionali e finanziarie. In questo caso, neppure un’iniziativa nata su sollecitazione delle istituzioni pubbliche come nel caso belga, che aveva come braccio erogatore un istituto finanziario a partecipazione statale come la Banca delle Poste, che dopo un paio di anni si è ritirata dall’esperienza, si è potuta sviluppare. Naturalmente, altre esperienze non sono così catastrofiche ed in particolare i partenariati con le banche locali (BCC, casse di risparmio) sono più positivi, come ha testimoniato qualcuno riferendosi all’esperienza Pistoiese. Certamente, dei programmi e/o seminari di educazione sul microcredito rivolti alle banche potrebbero migliorare la funzionalità di programmi gestiti da piattaforme partenariali e la dinamica interna dei partenariati. Durante la discussione, sono stati inoltre toccati numerosi temi, che il dott. Paolo Carrara, Presidente della Fondazione Un Raggio di Luce ONLUS, relazionando in assemblea, ha esposto formulando i seguenti punti:

1) Quando due partner (ad esempio centri di ascolto delle organizzazioni non profit e banche) esplicano ruoli operativi distinti ma sinergici nell’ambito dello stesso progetto, un coordinamento efficiente ed il rispetto di buone pratiche è necessario per evitare il sorgere di problemi e frustrazioni nel rapporto fra partner che per il raggiungimento degli obiettivi; per esempio, l’allungamento dei tempi di erogazione, dopo che la richiesta è stata approvata, vanifica il carattere di urgenza dei bisogni ai quali il microcredito sociale tenta di rispondere. Allo stesso modo, quando alla selezione delle domane concorrono sia i centri di ascolto che le banche, divergenze di opinione e di valutazione danno, logicamente, origine a frustrazioni. In questi casi si deve valutare se non sia più opportuno che i partner si specializzino in attività specifiche e distinte in un’ottica di complementarità, in modo da evitare accavallamento di ruoli e prerogative.

2) Il monitoraggio post-erogazione è spesso un anello debole nel funzionamento dei programmi di microcredito sociale ed a questo proposito gli organismi non bancari dovrebbero essere maggiormente coinvolti per sollecitare il pagamento delle rate insolute.

3) La promozione e l’erogazione di microcrediti sociali è di per sé un’attività

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estremamente importante e necessaria, nella quale spesso sono coinvolte le istituzioni pubbliche, preoccupate ad attivare forme di welfare alternative ai servizi di assistenza sociale per le fasce deboli della popolazione; a questo proposito, un aspetto che i promotori e gli operatori non devono mai perdere di vista è la sostenibilità degli interventi.

4) La diffusione di un Rating Sociale indirizzato alle banche per valutare il loro operato sociale potrebbe aprire un’interessante prospettiva in quanto questo strumento potrebbe incentivare un più ampio coinvolgimento delle banche in attività di microcredito. La visibilità del Rating Sociale avrebbe ricadute in termine di immagine e di legittimità per le banche virtuose. Inoltre, una valutazione positiva potrebbe infatti portare alla concessione di facilitazioni e vantaggi per quelle stesse banche.

5) Gli studi e le valutazioni di programmi di microcredito sociale sono importanti per misurare e valorizzare la performance dei progetti e far emergere le criticità da risolvere. Questi studi, come dimostra l’esperienza belga, potrebbero contribuire a provare empiricamente il risparmio di risorse pubbliche realizzato grazie all’attivazione di iniziative di microcredito. Da uno studio condotto in Belgio risulta infatti che grazie al microcredito le persone in cerca di lavoro impiegano sei mesi di tempo di meno per trovare un’occupazione. Il costo di sei mesi di disoccupazione per lo Stato belga è pari a quattro volte le risorse messe a disposizione nel programma di microcredito dallo Stato.

6) Il valore aggiunto della partnership non può limitarsi ad una semplice distribuzione dei costi tra attori coinvolti. E’ necessario andare oltre questa concezione limitata del partenariato. Nel gruppo, ci si è chiesti se il circuito delle poste non potrebbe essere coinvolto in iniziative di microcredito sociale in modo da promuovere una diffusione capillare dei servizi di microcredito.

Dopo l’esposizione dei risultati dei tre gruppi di lavoro, il dott. Cristian Bevacqua - moderatore dell’evento – ha tratto le conclusioni della giornata di cui si riportano i principali punti:

In Italia si registra l’allarmante dato dell’esclusione finanziaria, problema non legato alla crisi ma strutturale al contesto;

L’esclusione finanziaria è strettamente connessa a quella sociale ed entrambe generano vere “gabbie di povertà” per i soggetti più vulnerabili da cui è difficile uscire se non con un intervento di welfare strutturale e di lungo respiro;

Il microcredito sociale può essere una valida risposta a situazioni di forte marginalità socio-economica ma esso deve essere concepito in un’ottica complementare ad altre azioni di welfare;

Il microcredito è uno strumento molto complesso e delicato sia per chi lo offre che per chi lo riceve;

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Importante è offrire servizi non finanziari collegati al microcredito per informare ed educare le persone sull’uso appropriato delle risorse finanziarie e per aiutarli a non cadere nella trappola del sovra-indebitamento;

Le principali ragioni che portano alla richiesta di microcredito sono: (i) perdita di lavoro; (ii) verificarsi di spese inaspettate ed emergenze; (iii) sovra-indebitamento.

Dal lato dell’offerta il modello operativo maggiormente in auge in Italia è quello triangolare in cui le istituzioni pubbliche offrono garanzie e supportano l’attività di individuazione beneficiari di microcredito, le organizzazioni non profit svolgono il ruolo di accompagnamento e orientamento dei beneficiari e le istituzioni finanziarie erogano i crediti.

Il partenariato tra attori diversi risulta in qualche modo un percorso obbligato per via del “monopolio” bancario nell’erogazione di credito avallato tra l’altro dalla mancanza in Italia di una legge ad hoc sul microcredito;

Gli attori coinvolti nei partenariati svolgono un’importante azione ma ancora e di più resta da fare: coinvolgere nuovi attori, allargare ciascun ruolo, assumersi maggiori responsabilità al fine di offrire risposte più efficaci ed immediate ai bisogni emersi nelle comunità e nei territori di riferimento;

In genere, il coordinamento e l’organizzazione interna delle piattaforme partenariali esistenti richiedono miglioramenti sotto il profilo della comunicazione, di una più chiara condivisione degli obiettivi e dell’efficacia dei servizi;

Obiettivo cruciale del microcredito è riuscire a dare risposte efficaci al momento giusto.

Le banche non mostrano effettivo interesse a spendersi con più forza in iniziative di microcredito perché costoso e non redditizio. Un interrogativo sorge spontaneo: “Le banche sono oggi pronte ad abbracciare la filosofia rivoluzionaria del microcredito fino a rivedere alcuni aspetti del loro lavoro e della loro cultura finanziaria tradizionale?”

E’ auspicabile intraprendere azioni di comunicazione ed educazione sulla gestione dei servizi di microcredito rivolte alle banche;

La sostenibilità delle iniziative di microcredito è e rimane una questione aperta;

Una politica di promozione del microcredito dovrebbe prevedere degli incentivi per le banche per operare più efficacemente nel settore del microcredito;

Grande aspettativa e attesa sono riposte negli sviluppi del settore conseguenti ai decreti attuativi della nuova normativa sul microcredito approvata in Parlamento.

Il convegno si è concluso alle ore 16:15.