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Avventure nel mondo 1 | 2015 - 131 RACCONTI DI VIAGGIO | Siria Da un Siria Giordania 2010 gruppo Arcarese ricordando la Siria C onsiderazioni generali Esperienza bellissima ed intensa nel “cuore” del Medio Oriente. Un viaggio completo, realizzato in un ampio contesto storico-geografico che aiuta a comprendere la cultura araba sin dalle prime civiltà e fino all’epoca attuale. La storia millenaria di questi due paesi, crocevia tra oriente ed occidente, è tutta scritta nelle numerose testimonianze lasciate nel corso dei millenni dalle tante civiltà fiorite in questo territorio. Il nostro viaggio è iniziato in Giordania dove abbiamo trascorso sei notti, che ritengo più che sufficienti per la visita delle località più importanti e più spettacolari e si è concluso in Siria dove invece abbiamo trascorso otto notti per la molteplicità dei luoghi d’interesse. Abbiamo incluso anche l’escursione di un giorno in Libano nella Valle della Beqā per la visita di Baalbek. La Siria: è stato detto che ogni uomo colto deve sentirsi figlio di due patrie, la sua e la Siria. Custode di un immenso patrimonio archeologico, testimone di quattromila anni di storia e di oltre venti diverse tappe della civilizzazione, questa terra ha visto nascere l’alfabeto, le tre grandi religioni monoteiste, la filosofia, l’agricoltura, il commercio e l’arte della diplomazia. Il nostro itinerario ha compreso oltre la visita di siti straordinari quali Palmira, Apamea e Bosra anche la permanenza in città affascinanti quali Damasco ed Aleppo, le due città che si contendono il titolo di città più lungamente abitata della storia. Al di là dell’indubbia bellezza dei siti l’esperienza più emozionante è stata il vagabondare in tutta tranquillità per le vie di queste due magnifiche città. Le strade sicure a qualsiasi ora del giorno e della notte e la gente estremamente cordiale ed ospitale, hanno reso piacevolissimo ogni momento. Ed è proprio nella quotidianità, quella che abbiamo respirato tutte le volte che abbiamo attraversato senza meta i sāq, o tutte le volte che abbiamo varcato le soglie di una moschea o quando assieme ci siamo seduti nei bar a bere tè ed a fumare narghilè, che abbiamo colto il significato più profondo della affascinante cultura araba. Insomma, una Siria decisamente diversa dal paese tutta “deserto e terrorismo” che i media occidentali, i pregiudizi ed i luoghi comuni continuano a rappresentare. La Giordania: è un paese in bilico tra il mondo arabo e quello occidentale. Uno Stato con un nome recente, creato alla fine della seconda guerra mondiale dalle potenze vincitrici del conflitto ma con alle spalle una delle civiltà più antiche del mondo. Geograficamente situata tra il Mediterraneo ed il deserto Arabico, la Giordania ha da sempre rappresentato il corridoio naturale per gli spostamenti dall’Africa orientale all’Asia ed Europa, facendo in modo che un po’ tutte le grandi civiltà del passato, dai greci ai romani, dagli assiri ai babilonesi, dagli egizi agli arabi, fino ai crociati e ai turchi, transitassero su questo territorio, patria dei beduini del deserto. Qui il cristianesimo ha dominato dal IV al VII secolo D.C. prima di lasciare il posto all’Islam dopo decenni di battaglie, ed è a questi luoghi che spesso la Testo e foto di Claudio Arcarese

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Avventure nel mondo 1 | 2015 - 131

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RACCONTI DI VIAGGIO | Siria

Da un Siria Giordania 2010 gruppo Arcaresericordando la Siria

Considerazioni generaliEsperienza bellissima ed intensa nel “cuore” del Medio Oriente. Un viaggio completo,

realizzato in un ampio contesto storico-geografico che aiuta a comprendere la cultura araba sin dalle prime civiltà e fino all’epoca attuale. La storia millenaria di questi due paesi, crocevia tra oriente ed occidente, è tutta scritta nelle numerose testimonianze lasciate nel corso dei millenni dalle tante civiltà fiorite in questo territorio.

Il nostro viaggio è iniziato in Giordania dove abbiamo trascorso sei notti, che ritengo più che sufficienti per la visita delle località più importanti e più spettacolari e si è concluso in Siria dove invece abbiamo trascorso otto notti per la molteplicità dei luoghi d’interesse. Abbiamo incluso anche l’escursione di un giorno in Libano nella Valle della Beqā per la visita di Baalbek.

La Siria: è stato detto che ogni uomo colto deve sentirsi figlio di due patrie, la sua e la Siria. Custode di un immenso patrimonio archeologico,

testimone di quattromila anni di storia e di oltre venti diverse tappe della civilizzazione, questa terra ha visto nascere l’alfabeto, le tre grandi religioni monoteiste, la filosofia, l’agricoltura, il commercio e l’arte della diplomazia. Il nostro itinerario ha compreso oltre la visita di siti straordinari quali Palmira, Apamea e Bosra anche la permanenza in città affascinanti quali Damasco ed Aleppo, le due città che si contendono il titolo di città più lungamente abitata della storia. Al di là dell’indubbia bellezza dei siti l’esperienza più emozionante è stata il vagabondare in tutta tranquillità per le vie di queste due magnifiche città. Le strade sicure a qualsiasi ora del giorno e della notte e la gente estremamente cordiale ed ospitale, hanno reso piacevolissimo ogni momento. Ed è proprio nella quotidianità, quella che abbiamo respirato tutte le volte che abbiamo attraversato senza meta i sāq, o tutte le volte che abbiamo varcato le soglie di una moschea o quando assieme ci siamo seduti nei bar a bere tè ed a fumare narghilè, che abbiamo colto il significato più profondo della affascinante cultura

araba. Insomma, una Siria decisamente diversa dal paese tutta “deserto e terrorismo” che i media occidentali, i pregiudizi ed i luoghi comuni continuano a rappresentare.

La Giordania: è un paese in bilico tra il mondo arabo e quello occidentale. Uno Stato con un nome recente, creato alla fine della seconda guerra mondiale dalle potenze vincitrici del conflitto ma con alle spalle una delle civiltà più antiche del mondo. Geograficamente situata tra il Mediterraneo ed il deserto Arabico, la Giordania ha da sempre rappresentato il corridoio naturale per gli spostamenti dall’Africa orientale all’Asia ed Europa, facendo in modo che un po’ tutte le grandi civiltà del passato, dai greci ai romani, dagli assiri ai babilonesi, dagli egizi agli arabi, fino ai crociati e ai turchi, transitassero su questo territorio, patria dei beduini del deserto. Qui il cristianesimo ha dominato dal IV al VII secolo D.C. prima di lasciare il posto all’Islam dopo decenni di battaglie, ed è a questi luoghi che spesso la

Testo e foto di Claudio Arcarese

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Bibbia si riferisce, nella sua narrazione. Una cosa che spesso i “turisti” di Petra ignorano è che questa è terra “Santa” a tutte le tre religioni monoteiste. Basti pensare, un esempio tra tutti, che qui, a 1350 mt. sulla sommità del monte più alto della regione, il Jebel-Harun, identificato dalla Bibbia con il monte Hor, è sepolto Aronne, fratello di Mosè, profeta per Ebrei, Cristiani e Musulmani.Il nostro itinerario ci ha consentito di trascorrere due notti a Petra, il minimo indispensabile per riuscire a realizzare anche qualche itinerario nei luoghi più “intimi” fuori dalle “classiche” visite turistiche e una bella serata nel Wadi Rum deserto unico al mondo per importanza geologica, rilevanza storica e fine bellezza. La visita di Jerash, l’antica Gerasa, una delle città ellenistiche più affascinanti della Decapoli col suo fantastico foro colonnato ovale unico al mondo ha completato poi, quello che a mio parere, è il triangolo giordano irrinunciabile da vedere. Tutto il resto è stato, sempre a mio parere naturalmente, “di contorno”.

Il gruppo Compatto, affiatato, interessato e motivato. Era formato da me che sono della provincia di Caltanissetta e da 15 partecipanti: Lino, Silvana, Cristina B., Matteo ed Alessandro che ci hanno raggiunto a Roma da Milano e poi Costanza, Luca G., Borina e Filippo (con i loro due piccoli gioielli Lidia 8 anni e Luca 4 anni, che sono stati le nostre mascottes ed il valore aggiunto del nostro viaggio), Raffaele, Lorella e Pietro (tutti amici e siciliani anch’essi) e Cristina T. Tutti assieme siamo partiti per Amman da Roma Fiumicino.

RACCONTO DETTAGLIATO1) domenica 25 aprile: Milano - Roma - AmmanAssieme agli amici Pietro, Costanza e Luca arrivo a Roma Fiumicino e incontro subito gli altri miei amici siciliani Raffaele e Lorella, e Filippo e Borina con i loro due piccoli gioielli Luca e Lidia che sono arrivati a Roma ieri sera, ed il resto dei partecipanti. Adesso il gruppo è al gran completo e ci ritroviamo tutti al gate di imbarco. Grazie ai numerosi contatti preliminari ed alle tante telefonate che hanno preceduto questo momento sembra che tutti si conoscano da diverso tempo. Prima del volo, tra un panino, una chiacchiera ed un caffè procediamo alla nomina del cassiere. Sarà Cristina B. con l’ausilio e la collaborazione di Raffaele. Partiamo con 25 minuti di ritardo ed arriviamo alle ore 19.40 (ora locale) all’International Queen Alia Airport di Amman. Ritirati i bagagli ci ritroviamo fuori dove ad attenderci troviamo Giuseppe e David, i drivers dei nostri due pulmini. Fa molto caldo e c’è parecchio traffico ma in poco più di 25 minuti siamo in hotel. Data l’ora ci spostiamo a piedi a sinistra dell’hotel dove ci sono diversi localini in cui mangiare. Alcuni

mangiano la pizza, altri si fermano in un ristorantino, altri ancora comprano della frutta e del pane. Io e gran parte del gruppo veniamo attratti invece da una kebabberia piena di gente locale che si trova all’angolo di fronte al Burger King. A mezzanotte e mezza andiamo tutti a nanna, tranne Costanza e Luca che con Ulisse ed altri partecipanti dell’altro gruppo decidono di prendere un taxi per fare un primo giro notturno di Amman.

2) lunedì 26 aprile Amman - Castelli del deserto - Dead Sea - Amman Di fronte al nostro hotel c’è una scuola coranica e pertanto, come prevedibile, veniamo svegliati alle quattro del mattino dalla voce del muezzin che sgolandosi agli altoparlanti grida “Allah O-Akhbar”, Dio è grande. Per fortuna ci riaddormentiamo subito. Una buona colazione ci rimette in sesto ed alle 8.00 partiamo. Ottima la scelta di partire presto stamattina. Non c’è traffico e raggiungiamo in fretta la prima meta di oggi: la Jebel al-Qala’a, la Cittadella. Il sito è poco significativo anche se ben conservato ma da quassù lo sguardo spazia lontano. Amman ci appare subito come un agglomerato informe di cubi di cemento bianco tutti uguali; nessun angolo di verde, nessun riposo per l’occhio, solo costruzioni inerpicate su ripidi colli (Amman è costruita su sette colli come Roma), un effetto soffocante, una città non certo bellissima. Bello il Teatro invece, perfettamente conservato, l’Odeon e la Via Colonnata, anche se il tutto inghiottito da una urbanizzazione selvaggia. Quando alle 8.45 entriamo nel sito siamo quasi i primi visitatori ma già alle 9.30 orde di turisti e gruppi organizzati cominciano ad affollare l’area. Ripartiamo e prima di lasciare Amman ci fermiamo a comprare l’acqua per tutti che terremo nei pulmini. Raggiungiamo in un’oretta il primo dei due Castelli che vogliamo visitare oggi: Il Qusayr’Amra. Ci chiedono all’ingresso se siamo un gruppo. Mentiamo spudoratamente. Ma si vede lontano un miglio che lo siamo. Per fortuna c’è un altro gruppo con guida parlante italiano all’interno e questo ci consente di ascoltare e di cogliere meglio il significato e l’importanza degli affreschi, di straordinaria importanza per l’arte islamica, che caratterizzano questo sito dichiarato sin dal 1985 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Mi colpiscono le donne col seno nudo che hanno resisitito al tempo ed agli integralisti. Una mezzoretta e ci spostiamo al secondo castello; il Qasr al-Kharanah, un possente edificio perfettamente conservato nello splendido isolamento della spianata desertica, che visitiamo perdendoci tra le numerose stanze dei suoi due piani. Il suo uso è ancora sconosciuto, forse caravanserraglio o forse parlamento per i capi delle tribù beduine e gli Omayyadi. C’è un gran caldo ed un buon tè alla menta nella tenda beduina allestita all’ingresso del sito ci rigenera. Alle 14.00 circa siamo sul Mar Morto all’Amman

Beach Resort complesso è grazioso e ci divertiamo molto a “galleggiare” sull’acqua salatissima, a farci tante foto e ad infangarci per concludere con un salutare bagno in una delle piscine del resort. Ci incrociamo, ovviamente, con l’altro gruppo che conosciamo meglio ed è un bel momento di condivisione e di spensieratezza. Vorremmo restare ad ammirare il tramonto con il sole che scende di fronte a noi in Territorio Palestinese, ma Jarrah ed i drivers ci fanno fretta e così alle 17.30 ripartiamo ed alle 18.20 siamo già in hotel. Alle 19.30 siamo già pronti e con una bella passeggiata raggiungiamo in 25 minuti il mitico Hashem. C’ero già stato nel 2006 ed ero certo che il gruppo avrebbe apprezzato. Hashem è un piccolo ristorante, organizzato intorno ad una piccola viuzza senza uscita, sempre strapieno di gente del posto, dove il menù è composto solamente da felafel (da inzuppare nella piccantissima harr), hummus, fuul e khubez, il tutto accompagnato da litri di tè egiziano aromatizzato con foglie di menta. Ma questo primo incontro con la semplice ma buona cucina mediorientale è sempre un successo apprezzatissimo da tutti. E con solo 2 JOD pax. Imperdibile. Ancora una passeggiata ed in breve siamo dinnanzi al Ninfeo chiuso da una orrenda recinzione. Un po’ più distante l’Odeon, la Via Colonnata ed il Teatro che, data l’ora, è chiuso. Chiedo al gruppo di seguirmi perché sò di un posto da cui si può ammirare il Teatro dall’alto. Dalla strada sopra il Teatro (salite le scale, passate i negozi di souvenirs e superate di poco il carrozziere nella curva), entrate attraverso una piccola porticina laterale spesso aperta, mi pare di colore verde, e fate un breve percorso tra erba alta e copertoni di gomma (necessaria la torcia). Arriverete alla parte superiore del Teatro che

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dall’alto è uno spettacolo. Inutile dire che il gruppo ha apprezzato molto la sorpresa. Prima di rientrare in hotel ci fermiamo in una mega panetteria/dolceria dove facciamo man bassa di pane e dolci di ogni tipo appena sfornati. Compro anche della frutta da tenere domani in pulmino per tutto il gruppo. Raffaele, Lorella, Borina e Filippo con i bimbi prendono un taxi. Noi invece torniamo in hotel a piedi dove alle 11.45 facciamo un breve briefing nella hall. Sono molto soddisfatto perché il viaggio stà prendendo un bella piega. Il gruppo è compatto e molto affiatato. E questo rende tutto molto semplice.

3) martedì 27 aprile Amman - Monte Nebo - Madaba - Wadi RumDopo una discreta ed “affollata” colazione (l’hotel oggi è pieno di gruppi di Avventure) alle 8.10 siamo già in viaggio per il Monte Nebo. Entriamo tutti assieme e nessuno ci chiede nulla. Stanno rifacendo il tetto della Moses Memorial Church che pertanto è interdetta al pubblico. Sono visitabili però i Mosaici che, per l’occasione, sono stati smontati e spostati sotto una grande tenda. Visitiamo il piccolo annesso Museo e poi ci spostiamo al Punto Panoramico da cui la vista, tempo permettendo, dovrebbe spaziare sulle vallate fino al Mar Morto, all’oasi di Gerico ed a Gerusalemme. Facciamo una foto e scambiamo due chiacchiere con un frate francescano della Custodia di Terra Santa a cui chiedo di padre Michele Piccirillo il famoso frate archeologo da poco scomparso e quì sepolto, a cui si devono gran parte delle scoperte archeologiche della zona.Prima di spostarci alla vicina Chiesa dei Santi Lot e Procopio (2 km.) per ammirare un mosaico rappresentante scene di vita quotidiana, Giuseppe ci fa fermare in una delle tante Scuole di Mosaico dove, dopo una breve spiegazione circa la tecnica del mosaico, ci offrono il solito tè e ci invitano a comprare. Daccordo col gruppo, chiarisco subito con i nostri drivers che non ci interessano i negozi di souvenirs e che non intendiamo perdere tempo in questo modo. In realtà questa sosta è stata utile perchè gran parte del gruppo ha potuto rivedere il proprio look per adeguarlo all’ambiente circostante ed al deserto acquistando la tradizionale kefiah e non solo. Arriviamo a Madaba alle 11.30. Visitiamo la Chiesa di San Giorgio che custodisce il celebre Mosaico della Palestina scoperto nel 1896, che per essere apprezzato a pieno, è necessario ammirare con l’ausilio di una guida o della piantina che si può prendere in biglietteria. Raffigura la Terra Santa secondo i canoni teologici e geografici di epoca bizantina. Ci spostiamo poi al vicino Parco Archeologico aperto nel 1995 su iniziativa di Padre Piccirillo e che comprende una strada lastricata che un tempo era il Decumano Maggiore, la Chiesa della Vergine, la Sala dell’Ippolito, la Basilica del profeta Elia e la cripta di Elianos.

Alle 12.30 siamo già sui pulmini direzione deserto. La Via dei Re è l’unica statale che percorre le alture giordane da nord a sud ed attraversa lo spettacolare Wadi al-Mujib, il più esteso di vari canyon dominati da montagne aride e rocciose.Daccordo col gruppo saltiamo Kerak, che nel 2006 ho trovato poco interessante e sopravalutato. Vogliamo arrivare al più presto al Wadi Rum per fare una escursione in jeep più lunga già stasera così da poter partire domattina per Aqaba e fare tutto senza fretta.

Al posto del Castello di Kerak visiteremo l’altrettanto interessante Castello di Shobak (che personalmente ho trovato più suggestivo, non foss’altro per la location solitaria da cui si domina un bel paesaggio). Prima di arrivare al Wadi Rum facciamo una sosta per fare uno spuntino e ne approfittiamo per assaggiare un particolare frutto, una specie di grosso cedro che avevo comprato per tutti il giorno prima. Una bontà.Prima di arrivare al campo faccio fermare i pulmini per una sosta fotografica dinnanzi ai Sette pilastri della Saggezza. Poi alle 16.00 in punto siamo allo Zawaideh Camp. Le due jeep per l’escursione, allertate telefonicamente da Giuseppe, già ci stanno aspettando a motori accesi e così partiamo per il game drive nel deserto che durera più di tre ore. Il deserto è magnifico. I due momenti più emozionanti sono stati senza dubbio l’arrivo al primo ponte di roccia il Rakahbt al-Wadak ed al successivo, lo scenografico e fotografatissimo Umm Fruth dove siamo saliti tutti per fare una fantastica foto di gruppo. Lasciamo questo luogo suggestivo ed andiamo ad ammirare il tramonto da un costone roccioso del Jebel Umm Ulayddyya. Gli autisti approntano un piccolo fuoco sulla sabbia per prepararci il tè. Mentre sorseggiamo il buonissimo “tè nel deserto” vediamo sorgere, dal lato opposto al tramonto, una splendida “luna piena”. E’ incredibile, ma del resto i beduini del deserto

chiamano il Wadi Rum la “Valle della Luna”. Si è fatto tardi. Rientriamo al campo che è quasi ora di cena. Facciamo giusto in tempo a prendere le nostre tende (tutte doppie tranne quella familiare con più letti) che già ci chiamano per assistere all’uscita della nostra cena direttamente dalla sabbia dove è stata posta per ore a cuocersi. Secondo una antica tradizione beduina infatti il Mensaf và cotto sotto la sabbia. Il cibo è semplice ma buono, riso, pollo, montone, patate, pomodori, ecc. Attorno al fuoco faccio la

conoscenza di Fortunato, altro coordinatore di AnM, e di Mr. Zawaideh, il titolare del campo. Con il gruppo al gran completo restiamo attorno al fuoco a ballare ed a chiacchierare fino alle 00.30 passate. Ci sfasciamo dalle risate con le lezioni di dialetto siciliano di Raffaele e con i racconti delle disavventure dei nostri viaggi precedenti. Il tutto accompagnato da una bottiglia di amaro Averna che da buon nisseno avevo portato dall’Italia per i miei partecipanti. Ci siamo scolati quasi l’intera bottiglia da un litro e mezzo. La scelta dell’Averna era quasi obbligata. Su sedici partecipanti infatti, ben 9 eravamo di Caltanissetta, città di produzione dell’Averna. Prima di andare a dormire facciamo una bella passeggiata fuori dal campo, complice la luna piena. Sono l’una passate quando ci ritiriamo nelle nostre tende.

4) mercoledì 28 aprile Wadi Rum - Aqaba - Siq al Barid - PetraAlle 8.30 dopo una colazione così così, lasciamo il campo tendato. Prima di arrivare ad Aqaba facciamo una breve sosta fotografica per ammirare la vicinissima Eilat in territorio israeliano. Aqaba ci appare subito per quello che è, e cioè una brutta cittadina di mare poco interessante con ampi viali di palme e grandi hotels di catene internazionali.

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L’attraversiamo tutta e raggiungiamo il Diving Center che si trova quasi al confine con l’Arabia Saudita. E’ questa la zona in cui si trovano i fondali più belli. Da qui prendiamo la barca con il fondo di vetro per l’escursione di poco più di due ore. La barca è coperta, può contenere fino a 16 pax, e ci sono maschera, pinne e boccaglio per tutti per fare snorkelling. Certo, chi è stato a Sharm El Sheik e dintorni può rimanere parecchio deluso dai fondali di Aqaba, purtuttavia l’escursione è stato un ottimo diversivo alla brutta spiaggia che si trova di fronte ai vari complessi alberghieri della costa. Abbiamo ammirato i coralli ed il bel bagno ci è servito a scrollarci di dosso la sabbia del deserto. Dopo il bagno ci offrono anche un dolcetto ed una bibita. Quando rientriamo dall’escursione troviamo Filippo e Borina, che avevano deciso di restare in spiaggia con i bambini, semplicemente entusiasti e storditi, poichè protagonisti e “vittime” della incredibile ospitalità e gentilezza del popolo giordano. Infatti, unici occidentali tra i turisti locali, sono stati circondati di attenzioni ed affetto e richieste di foto. I tanti bambini giordani che affollavano la spiaggia hanno giocato con Lidia e Luca offrendo loro regali, caramelle e souvenirs di ogni genere, sotto lo sguardo vigile delle loro mamme che indossavano lo hijab, il velo tradizionale, con il quale fanno anche il bagno.Partiamo per Piccola Petra. Come promesso Giuseppe ci fa percorrere un breve tratto della Via dei Re con sosta fotografica in uno dei tanti punti panoramici. Arriviamo a Siq al-Barid alle 15.30, la visitiamo in 45 minuti, che sono più che sufficienti per raggiungere il punto panoramico che c’è al di là della scalinata posta in fondo allo stretto Siq e tornare indietro. Stanno preparando il palco per stasera perchè ci sarà una esibizione musicale organizzata da un grosso albergo della zona. Mi viene in mente che anche il nostro grande Pavarotti ha cantato quì. Presso una Agenzia di Viaggi convenzionata acquisto

i biglietti per lo spettacolo Petra by night per tutti.Mentre ceniamo ottimamente a buffet, spengono le luci in sala per farci ammirare, dalle grandi finestre, il tramonto che cade su un piccolo puntino bianco in cima ad una montagna. E’ il Jebel Haroun. E domani, inshiallah, lo raggiungerò. Alle 20.15 la navetta dell’hotel ci accompagna al Petra Visitor’s Center. Siamo in tanti. Alle 20.30 iniziamo il percorso lungo il Siq che illuminato dalla sola luce di 1.800 candele è di una suggestione infinita. Anche il piccolo Luca a soli quattro anni sembra comprendere la magia del momento. Si siede con noi sulla sabbia dinnanzi all’Al-Khazneh, il Tesoro, e resta in totale silenzio sino alla fine dell’esibizione del suono della musica ammaliatrice dei Beduini di Petra.Il percorso viene fatto in religioso silenzio, per godere appieno della grandiosità del luogo, ed in fila indiana, per meglio apprezzare la sensazione di solitudine che provavano gli antichi viaggiatori nabatei quando tornavano a casa dalle loro esplorazioni di nuovi mercati. La luna ed il cielo stellato, incredibilmente vicini a queste latitudini, portano un contributo non indifferente a questa esperienza, creando un gioco di luci ed ombre fra il chiaro-scuro delle montagne e la luce del cielo.Un consiglio che mi sento di dare è che questa escursione và fatta il primo giorno, appena si arriva a Petra. Dopo avere effettuato la visita del sito per tutto il giorno infatti, perde molto di fascino e di interesse. Quando usciamo dal sito io ed alcuni del gruppo, decidiamo di rinunziare alla navetta dell’hotel e di fermarci allo splendido Cave Bar, ricavato da una costruzione nabatea scavata nella roccia che risale a 2000 anni fa, per una birretta ed un narghilè. Il primo di una lunga serie. Rientriamo con un taxi che è mezzanotte passata.

5) giovedì 29 aprile Petra

Oggi è il giorno di Petra. Una delle meraviglie del mondo. L’emozione è palpabile in ognuno di noi, perfettamente consapevoli che oggi si tocca il punto più alto del viaggio. Facciamo colazione prestissimo ed alle 7.00 siamo già all’ingresso del sito. Quando finalmente entriamo a Petra tutto il resto del mondo scompare! Percorriamo il Siq in assoluto silenzio e quasi in totale solitudine. La bellezza del luogo, i primi raggi del sole, il canto degli uccelli ed i colori della roccia rendono tutto magnifico e suggestivo. Nonostante non sia, per me, la prima volta, l’apparizione improvvisa dell’Al-Khazneh, il Tesoro è e resta sempre una delle più grandi emozioni che può vivere un viaggiatore. Ci fermiamo tutti assieme davanti a tanta bellezza ed armonia e dopo questo primo momento collettivo le nostre strade si dividono. Infatti il gruppo visiterà Petra facendo il giro classico da me consigliato. E cioè Siq, Tesoro, Strada delle Facciate, Anfiteatro, Altura del Sacrificio, Via Colonnata, Tempio grande, Basilica Bizantina, Museo, sosta pranzo, e nel pomeriggio ascesa al Monastero di Ad-Deyr. Io che invece ho coinvolto l’amico Ulisse il quale a sua volta ha coinvolto alcuni dei suoi partecipanti, realizzo finalmente un desiderio che coltivavo da tempo. E cioè raggiungere la Tomba di Aronne posta sulla cima del Jebel Haroun: Con i suoi 1.350 metri di altezza è il monte più alto di Petra, ma è soprattutto un luogo di grande santità per gli abitanti della zona, poichè si crede che quì sia morto e seppellito Aronne fratello di Mosè. Con tre ore e mezzo circa di trekking in salita attraversando i piccoli villaggi dei beduini che vivono ancora negli edifici scavati nella roccia, si raggiunge un dirupo a picco sul quale è appollaita la piccola moschea dipinta a calce che ospita il santuario. In una di queste abitazioni siamo anche entrati e ci hanno offerto il tè. Gradini intagliati nella roccia e molto ripidi passano prima vicino ad una antica cisterna con volta a botte costruita in un crepaccio della montagna, per poi condurre in cima.

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La Moschea è un semplice edificio quadrato con una piccola cupola bianca che nella sua struttura mostra alcune pietre, dei tamburi di colonne e dei marmi provenienti da una chiesa che un tempo occupava la cima. Una volta sù ci riposiamo sul tetto della Moschea, facendo anche un piccolo spuntino. Il guardiano ci prepara l’immancabile tè. Lo sorseggiamo in silenzio ammirando un panorama mozzafiato indimenticabile che spazia dal Mar Morto fino al Monastero di Ad-Deyr sotto di noi. Riusciamo ad intravedere anche il Negev israeliano.Dopo una mezzoretta scendiamo giù dalla cupola ed il giovane beduino che fà da guardiano ci fa entrare all’interno della moschea che è molto semplice e spoglia. Accanto all’ingresso vi è il cenotafio di Aronne coperto da un drappo verde che solleviamo per ammirarne l’iscrizione. Quella che si suppone essere la Tomba di Aronne è però una piccola stanza buia e spoglia che si trova in un angolo della Moschea e si raggiunge scendendo una corta rampa di scale al buio. Dopo la visita torniamo giù ed in poco meno di tre ore siamo al punto di ristoro di Petra. Sono le 15.30 circa. Il tempo di un salutare succo di frutta e con Ulisse riparto per l’ascesa al Monastero di Ad-Deir. Faccio in una mezzoretta gli ottocento gradini che mi separano dalla vetta e raggiungo il mio gruppo al gran completo. Mi dicono di aver raggiunto Ad-Deyr a dorso di mulo. Avrei proprio voluto vedere la mia “armata brancaleone” affrontare la salita a dorso di mulo. Raffaele, Lorella, Pietro, Alessandro, le due Cristine, Matteo e tutti gli altri. A mio parere Ad-Deyr è uno dei punti più affascinanti dell’intera Petra. Prima di tornare giù ci affacciamo anche noi dalla “Fine del Mondo” uno dei più bei punti panoramici, ad un centinaio di metri dal Monastero, dove la vista spazia sui tanti Wadi della valle. Ripercorriamo tutto il sito al contrario per guadagnare l’uscita. Le Tombe Reali (che visiteremo domani) colpite dalla luce del tramonto hanno un colore ed una magia indescrivibile. Dopo cena, con il solito gruppetto degli irriducibili, ma stavolta anche con Filippo senza Borina, torniamo al Cave Bar per i soliti birretta e narghilè. Ormai un cult.

6) venerdì 30 aprile Petra - Shobak - AmmanOggi ce la prendiamo comoda ed entriamo a Petra alle 8.15. Ripercorrendo ancora una volta il Siq raggiungiamo la scalinata scavata nella roccia da poco restaurata, posta tra la Tomba del Palazzo e la Tomba di Sesto Fiorentino. Salendo in cima si ammira dapprima l’Anfiteatro, che dall’alto è davvero superbo e poi con una deviazione a destra si raggiunge il punto da cui si può ammirare il Tesoro dall’alto (la deviazione a sinistra invece immette nel Wadi Muthlim). Da quassù l’immagine del Tesoro, quella delle tante cartoline e delle tante copertine di cataloghi da viaggio è magnifica. Lo si può ammirare in tutta la sua grandezza. Le persone ai suoi piedi

sembrano minuscole a confronto. Incredibile ma comincia a scendere qualche goccia di pioggia. Ci ripariamo tutti assieme in una piccola grotta che sembra essere stata messa lì proprio per noi. Un bel momento di condivisone difficile da dimenticare. Smette di piovere e ritorniamo giù per visitare una ad una tutte le Tombe Reali cominciando dalla Tomba del Palazzo, la Tomba Corinzia, la Tomba di Seta e fino alla Tomba dell’Urna. Solo da lontano ammiriamo anche la Tomba di Uneishu, mentre Pietro, Costanza, Cristina T. e Luca tornando indietro visitano anche la Tomba di Sesto Fiorentino che è un pò defilata rispetto alle altre. Ci diamo un’oretta di libertà per completare, ognuno con i propri tempi, le visite ed alle 13.10 ci ritroviamo tutti all’uscita del Siq. Filippo e Borina non resistono alla tentazione e con i due bimbi fanno il percorso di rientro a cavallo. Il pulmino dell’Al Anbat ci riporta in hotel. Giusto il tempo di ritirare i bagagli ed alle 13.45 con Jarrah e i nostri drivers i nostri pulmini partiamo direzione Amman. Pochi chilometri ed arriviamo in breve al Castello di Shobak e lo visitiamo internamente. Non è in perfette condizioni ma la location è suggestiva, posto com’è su una sommità che domina la collina. Rende perfettamente l’idea di come doveva essere un castello crociato. Raggiungiamo Amman alle 18.00. Dopo aver ripreso le nostre camere ci diamo appuntamento per la cena che facciamo al vicino Orient un ristorante libanese molto elegante. Inutile dire che con i soliti tiratardi ed assieme all’amico Ulisse, dopo cena ci spostiamo per bere qualcosa e fumare narghilè in uno dei tanti localini di Raimbow Street. Rientriamo in hotel che sono l’una.

7) sabato 01 maggio Amman - Jerash - Border Jordan/Syria – Bosra ash Sham - DamascoPartiamo alle 8.00 ed in un’ora siamo a Jerash. Troviamo ad aspettarci Mr. Obaidat, la guida che avevo contattato, e con lui facciamo quasi due ore di interessante visita guidata. Il sito, anche se inglobato nella orrenda cittadina moderna, è molto bello e vasto. Quello che colpisce di più è ovviamente la Piazza Ovale. Ma stupefacente per bellezza e stato di conservazione è anche il Teatro Sud, come anche il Cardo Massimo, risalendo il quale si arriva alle eleganti Chiese Paleocristiane ed all’enorme Tempio di Artemide. Al bar del sito Obaidat offre a me ed Ulisse un tè. Uscendo dall’area archeologica cerchiamo di assistere di straforo all’esibizione dei soldati romani che, in costume d’epoca, sulle bighe rivivono i fasti dell’antica colonia romana. Ma il servizio d’ordine ce lo impedisce e così alle 11.50 siamo già sui nostri pulmini direzione Siria. Per uscire da Jerash c’è un traffico infernale. Alle 12.50 arriviamo in un punto oltre il quale i nostri pulmini non possono andare. Troviamo ad attenderci i quattro taxi, allertati dai nostri drivers, con i quali

raggiungeremo la frontiera. Li salutiamo dando loro la mancia, ed in poco più di 10 minuti arriviamo a destinazione ed entriamo in Siria. Sono le 15.00. In un’ora arriviamo a Bosra ash-Sham con il suo bel Teatro Romano inserito all’interno della Fortezza Araba. Magnifico ed imponente. Anche il sito della Città Vecchia è bello anche se trascurato. La cosa peculiare di tutti i siti della Siria è che non sono recintati, c’è continuità tra le rovine e quello che c’è intorno, come se il passato vivesse ancora assieme al presente. Visitiamo anche una piccola Moschea la cui importanza è legata al fatto che il suo interno custodisce le orme che, secondo la tradizione, sono state lasciate lì dal cammello di Maometto. Raggiungimao Damaco dopo aver concluso la visita con la Birket al-Haj l’enorme cisterna romana utilizzata come vasca per il pellegrinaggio, oggi piena di acqua putrida.

8) domenica 02 maggio DamascoCome da accordi stamane in hotel incontro il corrispondente Mr. Ibrahim e Mr. Hisham che sarà la nostra guida in Siria. Mi dà subito l’impressione di una gran brava persona. Nonostante le mie richieste a mezzo mail inizialmente non mi voleva concedere la gratuità o quantomeno uno sconto per i bambini relativamente all’escursione a Baalbek. Ma quando vado a prendere i piccoli Luca e Lidia e glieli presento alla mia ennesima richiesta non può che accettare A questo punto salutiamo Mr. Ibrahim, a cui do appuntamento stasera per pagargli il tutto, e partiamo per il City Tour. Mr. Hisham si rivela subito un’ottima guida preparata e competente e soprattutto equilibrata e paziente. Iniziamo la visita dalla Via Recta e dalla Casa di Ananìa. Poi il Bazar delle Spezie e lo splendido Palazzo Azem. Mentre il gruppo si ferma a mangiare delle ottime pite io e Raffaele andiamo alla Central Bank of Syria a cambiare la cassa comune (alcuni cercano, invano,

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di prelevare con il bankomat). Ci rechiamo alla Moschea degli Omayyadi. E’ la seconda volta per me, ma l’emozione e l’incanto sono gli stessi. E’ semplicemente magnifica con il suo cortile unico al mondo. Dopo aver ascoltato la spiegazione di Hisham ci sparpagliamo e la visitiamo in libertà. A piedi scalzi entro dapprima a visitare il cenotafio di Giovanni Battista, poi una volta fuori vengo attratto da un gruppo di donne vestite di nero dalla testa ai piedi che entrano in una porticina sul lato orientale del cortile: scopro così il Mausoleo di Hussein, nipote di Maometto (a cui si fa risalire la nascita degli sciiti) che venne assassinato a Karbala (in Iraq) dagli Omayyadi i quali portarono la testa qui. Questo luogo è dunque meta costante di pellegrinaggio di gruppi sciiti iraniani e iracheni, un mondo religioso pieno di donne in chador che poi si mischia alle altre realtà islamiche e cristiane presenti nel sāq. Le persone davanti alla tomba piangono, urlano a gran voce “Ali Hussein” come una litania e si aggrappano al recinto della tomba accarezzandola con un panno verde. Assisto alla scena come in trance. Mi ricongiungo agli altri con i quali mi reco nel vicino Mausoleo di Saladino dove il “feroce” condottiero è sepolto. Dopo la moschea ci dividiamo. Alcuni vanno all’interessante Museo Nazionale. Avendolo io già visitato nel 2006 decido di saltarlo e di andare, con alcuni partecipanti, al sāq. Ma non prima di aver visitato la bella Stazione ferroviaria di Hejaz dove il custode ci intrattiene mostrandoci una ricca collezione di foto di treni d’epoca appesa alle pareti. Ci fermiamo anche in una caffetteria all’aperto per un tè. Siamo gli unici turisti e stimoliamo la curiosità dei presenti, tutti rigorosamente uomini ovviamente. Una volta al Sāq al-Hamidiyya non possiamo fare a meno di provare anche noi il famoso gelato a base di semolino in polvere di Bekdach, pienissimo di pistacchi. Davvero buono. Gironzoliamo per il sāq fino alle 19.00 quando il gruppo al gran completo si ritrova sulla Via Recta che percorriamo ancora una volta prima di tornare in Hotel. Proprio nella Via Recta, mi ricordavo di un negozio di lusso inserito in una struttura molto bella inaugurata pochi giorni prima del mio viaggio del 2006 che è a tutti gli effetti il primo e forse l’unico negozio di lusso presente in Siria nonché l’unico aperto proprio in mezzo a un sāq. Lo sceicco Majed Al Sabah, dimostrando di amare la moda più del petrolio, ha infatti ristrutturato un khan, ovvero una locanda antica, senza alterare in modo sostanziale i canoni architettonici originari. Entriamo nel punto vendita, Villa Moda, che merita una visita per la bellezza della struttura. Assieme a tutti i marchi più importanti del settore del lusso, tra cui Prada, Dolce e Gabbana, ecc. ci sono anche oggetti di design, mobili e gioielli di antiquariato siriano, tutti di grande valore.In hotel incontriamo Mr. Ibrahim il quale fa una sorpresa ai piccoli Lidia e Luca. E’ venuto con suo figlio di 5 anni portando loro vari regali tra lo stupore e la commozione di Borina e Filippo. Una rinfrescata

e ancora tutti assieme andiamo in centro nei pressi della grande Moschea. Stasera non abbiamo voglia di cenare al ristorante. Nel pomeriggio avevo adocchiato una kebabberia nei pressi dei due più antichi bar della città proprio dietro la Moschea. Con piccoli tavolini e minuscoli sgabbelli improvvisiamo una lunga tavolata all’aperto. Ordiniamo ben 26 ottimi shwarma (kebab) e bibite e tra foto e risate creiamo una gran bella situazione. Due passi concludono la serata del gruppo famiglie (chiamiamolo così) che tornano in hotel. Mentre io con i soliti irriducibili continuiamo la serata all’After 7, un localino che si trova proprio accanto all’Arco Romano nel Quartiere Cristiano con musica e birra libanese. Andiamo anche al vicino Zodiac Disco Pub ma la musica è troppo forte e decidiamo di non entrare. Sono l’una quando ci decidiamo ad andare a letto.

9) lunedì 03 maggio Damasco - Border Syria/Lebanon - Baalbek - DamascoPartiamo alle 8.30 ed alle 09.30 siamo già alla frontiera con il Libano. Nell’attesa delle procedure di ingresso acquistiamo noccioline ed anacardi e ci facciamo anche un discreto caffè nell’unico bar. Sono le 11.00 quando ci rimettiamo in marcia. Attraversiamo un territorio che ci appare subito ben mantenuto pieno di campi e coltivazioni. Ovunque sventolano le bandierine gialle e verdi del partito degli Hezbollah. Tanti i cartelloni con le immagini degli Imam e dei componenti del “Partito di Dio”. Ci spiegano che ove ci sono gli Hezbollah non c’è solo violenza ma anche sviluppo, scuole ed ospedali. Raggiungiamo Baalbek alle 12.10. Incontriamo Hussein la guida che per quasi un’ora e mezza ci illustrerà il sito. Baalbek non è molto vasta ma i suoi monumenti sono mastodontici. Annoverata già tra le meraviglie del mondo dagli storici del V secolo, dinnanzi alle sei colonne del possente Tempio di Giove è facile comprendere perchè l’Unesco sin dal 1984 l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità. A colpirci è soprattutto la piattaforma rettangolare di 80 metri per 48 fatta di blocchi di pietra del peso di almeno 700 tonnellate su cui si ergono i basamenti delle 54 colonne originarie, di cui ne sono rimaste appunto soltanto sei del diametro di 2,2 metri ed alte oltre i 20. Nonostante le altre 48 colonne non ci siano più perchè trasportate a Costantinopoli per la costruzione di Aghia Sophia (Santa Sofia) i capitelli ed i frammenti degli architravi, ricchi di fregi con teste di tori e di leoni, foglie d’acanto e rose, attestano la raffinatezza del corredo scultoreo di cui doveva essere dotato. Altrettanto bello ed armonioso è il Tempio di Bacco posto di fronte a quello di Giove. Le sue eleganti proporzioni e la ricchezza dei decori lo rendono, a mio avviso, un capolavoro dell’arte romana. Il terzo tempio di Baalbek è il Tempio di Venere. E’ un edificio pentagonale circondato da colonne e nicchie che purtroppo possiamo ammirare soltanto da lontano in quanto circondato da una orrenda recinzione che non consente l’accesso ai

visitatori. Lasciata la nostra guida ci muoviamo per il sito in libertà ancora una mezzoretta, visitando anche il piccolo Museo. Prima di lasciare il sito facciamo una bella foto assieme al gruppo di Ulisse. La fame si fa sentire. Hisham ci consiglia un localino all’angolo appena fuori dal sito dove fanno delle ottime pite e dei panzerottini ripieni di carne buonissimi. Ne facciamo man bassa e poi alle 15.15 ripartiamo. Entriamo in Siria che sono le 17.10 e giungiamo a Damasco alle 17.40. Dal bus vediamo l’altra faccia della città. Moderna, dinamica, pulita, ordinata. Chiedo ad Hisham di portarci sul Jebel Qassioun il monte che domina la città per ammirarla dall’alto. E’ quasi il tramonto e lo spettacolo che si vede da quassù merita sicuramente la visita. Lungo il percorso ammiriamo anche il Palazzo Presidenziale, che sembra un bunker, nonchè il vicino edificio che ospita i capi di stato e di governo in visita in Siria (proprio una settimana fa ha ospitato il nostro Presidente Napolitano), ed il Monumento ai caduti della guerra dei sei giorni. Lasciamo Hisham a casa sua, lungo la strada, e raggiungiamo abbastanza velocemente il nostro hotel. Stasera abbiamo deciso di muoverci in libertà. Alcuni vanno subito in centro. Io, Pietro, Luca ed Ulisse andiamo all’Hammam Nureddin (6 euro pax trattamento completo

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compreso di scrub, ottimo massaggio e tè). Bello, autentico e rilassante. Prima di andare all’Hammam decidiamo però di percorrere un giro alternativo per ammirare la Bab as- Salaama e la vicina Moschea iraniana Sayyida Ruqayya dove è in corso una affollata preghiera per i festeggiamenti della santa sciita. Ci consentono di entrare. Togliamo le scarpe. C’è una fiumana di gente che prega, che piange, che si batte il petto. Bellissimo ed emozionante. Anche per me che ho visitato le Moschee di mezzo mondo arabo. Uscendo raggiungiamo il vicino An-Nafura, lo storico bar dove è possibile assistere all’esibizione dell’Hakawati, il vecchio cantastorie che, anche se in lingua araba, con la sua gestualità riesce a coinvolgere i presenti (d’obbligo una mancia). Ci raggiunge il resto del gruppo con i quali beviamo l’immancabile tè alla menta prima di andare all’hammam da cui usciamo alle 22.15 rigenerati. Lasciamo Ulisse che raggiunge i suoi e ce ne andiamo a zonzo nei pressi della Moschea, raggiungiamo la Porta orientale del Tempio, ed entriamo in alcune antiche splendide case damascene che ospitano oggi famosi ristoranti: la Beit Jabri, il Narcisus, l’Al-Khawali, l’Alkaimaria, ecc. Ci imbattiamo quasi per caso nel Maktab Anbar che è chiuso ma il custode

ci apre e ci accende tutte le luci per farcelo visitare. Il palazzo è’splendido con i suoi tre grandi cortili e concludiamo la serata all’Anbar Cafè dove ceniamo con frutta e birra. Facciamo la conoscenza di alcune ragazze che parlano un ottimo inglese e poi stanchi ma sodisfatti torniamo in hotel. Ritroviamo Ulisse ed alcuni suoi partecipanti. Ci uniamo a loro ed assieme andiamo a mangiare cornetti caldi appena sfornati. Alle 12.50 siamo in hotel.

10) martedì 04 maggio Damasco - Maalula - Deir Mar Musa - Apamea - HamaAlle 8.00 partenza ed alle 9.00 siamo a Maalula. Un sacerdote ci introduce alla visita del Monastero di San Sergio (Deir Mar Sarkis) con la recita del Padre Nostro in aramaico. Alle 9.40 ci addentriamo nel Siq, la spaccatura nella roccia che si dice essere stata la via di scampo di Santa Tecla, una delle prime martiri cristiane, quando era inseguita dai soldati che volevano ucciderla a causa della sua fede. In fondo al canyon, addossato alla parete rocciosa c’è il Monastero con la Grotta (Deir Mar Takla). Ripartiamo e presto il paesaggio cambia. Siamo in pieno deserto, seppur roccioso. Arriviamo a Deir Mar Musa al-Habashi. Il monastero si raggiunge dopo una notevole camminata in salita su un sentiero ripido ma non sconnesso, impiegando circa mezzora. Si entra da una minuscola porta. Purtroppo Padre Dall’Oglio con il quale avevo preso accordi via mail non c’è. Dei volontari ci offrono tè, pane, marmellata e formaggio prodotto dalle loro capre che consumiamo sotto quella che chiamano la Tenda d’Abramo. Tutto molto semplice ma buono. Visitiamo l’antichissima Chiesa con i suoi magnifici affreschi risalenti all’XI secolo e restaurati da una equipe italo-siriana. Per entrare nella Chiesa ci dobbiamo togliere le scarpe. Le usanze cristiane si mischiano piacevolmente con quelle musulmane. Al suo interno si respira un’atmosfera di pace e serenità. Ci invitano a restare per il pranzo; pasta all’aglio e formaggio e riso con salsa di pomodoro. Ma la tabella di marcia non ce lo consente. Voglio arrivare ad Apamea in tempo per poterla ammirare alla luce del tramonto. Il momento migliore. Lasciamo un‘offerta nella cassettina posta all’ingresso ed alle 15.00 ripartiamo.Alle 17.40 siamo già ad Apamea. Meta imperdibile in un viaggio in Siria. Percorriamo per intero lo spettacolare Cardo contraddistinto da due colonnati paralleli di quasi due chilometri, ammiriamo le Terme, l’Agorà, i resti del Ninfeo. Negli scavi pascolano numerose greggi. Saltiamo il poco interessante Teatro e con il pulmino raggiungiamo poco distante una Villa romana che ha un cortile colonnato con mosaici. Il sole stà oramai lasciando del tutto l’orizzonte. Sono le 19.00 quando ripartiamo.In 45 minuti siamo nella piccola ma gradevolissima Hama. E’ la città degli integralisti, dove più alto è il numero di oppositori al partito Baath, che è al governo da decenni. A me è apparsa come una cittadina piacevole e tranquilla. La sua fama è legata

alle sue Norie le cui origini risalirebbero al IV secolo dopo Cristo. Se ne contano ancora oggi 17 in città e numerose altre nella campagna circostante.La noria sfrutta la corrente dell’Oronte per sollevare l’acqua che serve per innaffiare i giardini affacciati sul fiume. Grandi ruote di legno provviste di vasi girano come dei mulini al ritmo del fiume. Raggiunta la cima della noria, l’acqua viene versata in un canale di pietra che, leggermente in discesa, la porta più lontano possibile dalle rive, senza il minimo sforzo da parte dell’uomo. Lo sfavillio dell’acqua che cade e la sottile pioggia portata dal vento esercitano un grande fascino. Il cigolio che fanno nel girare mi sembra un lamento malinconico destinato a non trovare risposta. Ci diamo una mezzoretta per posare i bagagli e per una rinfrescata veloce e siamo già tutti pronti per andare in giro. Riusciamo giusto a vedere un gruppo di belle Norie in centro, vicino al giardino pubblico, nonchè la vicina Noria di Al-Mamuriyya che è già ora di cena. Propongo di andare a Le Jarden Restaurant perchè posto di fronte a quello che, secondo me, è l’angolo medievale più suggestivo di Hama con le Norie di Al-Kaylaniyya, As-Sahuniyya e Al-Jabariyya. Dopo una ottima cena molti decidono di andare subito in Hotel a riposare. Io e Pietro invece gironzoliamo in lungo ed in largo per la città andando fino a valle della Cittadella per ammirare la Noria Al-Mohammediyya che con i suoi 21 metri di diametro è la più alta di Hama e risale al XIV secolo. E’ divertente vedere i ragazzi aggrapparsi alla noria fino a farsi trasportare su su e poi tuffarsi in acqua. Come ogni anno in questo periodo ad Hama c’è la Festa della Primavera e c’è una marea di gente e di bancarelle, c’è il luna park, lo zucchero filato, la musica. Tutti ci salutano, ci sorridono, insomma una gran bella atmosfera. Dopo aver ammirato solo esternamente la Grande Moschea, che è chiusa, recuperiamo Ulisse con alcuni dei suoi partecipanti ed assieme andiamo a farci una birretta sempre a Le Jarden. Poi, percorrendo un lungo tratto di strada ad est, 1 km risalendo il fiume, andiamo ad ammirare le Quattro Norie di Bechriyyat quelle più importanti ed imponenti. Per ammirarle occorre introdursi al Four Norias Restaurant. A mio avviso sono le più belle. A questo punto prendiamo un taxi e ritorniamo in centro. Facciamo due chiacchiere con il driver che con il suo inglese stentato ci racconta di avere 70 anni e che ha all’attivo ben 50 anni di servizio sulle spalle. Arriviamo in hotel che sono le 2.00.

11) mercoledì 05 maggio Hama - Krak dei Cavalieri - PalmiraAlle 8.00 dopo una buona colazione nel ristorante posto all’ultimo piano dell’hotel, lasciamo Hama. Non prima però di una sosta in centro per ammirare ancora una volta le Norie alla luce del giorno. Alle 9.00 siamo già all’imponente Krak dei Cavalieri. Uno dei pezzi forti del viaggio dichiarato nel 2006 dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Lo visitiamo

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molto accuratamente (meglio avere con sè una torcia) con le esaustive spiegazioni di Hisham. Dopo l’inevitabile foto di gruppo con sfondo il Castello ci fermiamo al vicino ristorante Le Krak des Chevaliers, dove faccio preparare panini con pollo, patatine e verdurine varie per tutti. Alle 12.30 siamo in marcia. Hisham ci propone di visitare un villaggio beduino turistico per un tè ma il gruppo preferisce procedere speditamente. Oggi è il giorno di Palmira. Il cuore di ogni viaggio in Siria. Le aspettative sono tante. L’emozione pure. E non vediamo l’ora di arrivare. Superiamo ben presto la terra fertile ed una strada larga, piana, ci conduce verso sud-est. Ci stiamo avvicinando ai confini del deserto siriano, che divide come una immensa trincea senza vita la Siria dall’Iraq e dalla “Mesopotamia”. Lungo il tragitto diversi segnali stradali ci ricordano il vicino confine con l’Iraq e che poche centinaia di chilometri ci separano da Baghdad. La parola Baghdad è traslitterata dall’arabo. Anche quì la foto è d’obbligo.Alle 15.45 siamo dinnanzi alla biglietteria del Tempio di Bel, grande quanto un campo di calcio. Raggiungiamo poi il Grande Colonnato attraversando l’Arco Monumentale, e così via fino al Teatro dove facciamo un altro biglietto di ingresso per entrare (ma ne vale la pena). Filippo, non contento di aver già provato muli, asini e cavalli a Petra, con i piccoli Lidia e Luca percorrono dapprima l’intero colonnato a dorso di cammello; poi non ancora soddisfatti ci raggiungono al Teatro su una sgangheratissima moto dove ci stanno su in quattro compreso il guidatore. Continuiamo la visita con il monumento più celebrato, ammirato e fotografato di Palmira, l’elegante Tetrapilo e fino a raggiungere il Campo di Diocleziano dove si trovano svariate Rovine che si suppone siano state costruite su quello che doveva essere il Palazzo della Regina Zenobia sovrana di Palmira. Il pulman ci viene a prendere nei pressi e così non dobbiamno ripercorrere il tragitto al contrario. Andiamo subito in hotel. Prendiamo le camere e mentre il gruppo sale a posare i bagagli con Hisham vado al vicino Spring per prenotare la cena. Il posto è grazioso e lui gentile e simpatico come sempre (c’ero già stato nel 2006). Prenotiamo anche per il gruppo di Ulisse e via subito con il nostro pulmino al Qala’at Ibn Maan, il suggestivo castello arabo posto sull’altura che domina la città e da cui

si può ammirare Palmira dall’alto in tutta la sua bellezza e che da quassù sembra un plastico. Palmira è costruita con la pietra locale che nel pomeriggio assume tonalità rosate e giallastre, aumentando il fascino antico del luogo. Il tramonto sul deserto siriano anche stavolta non delude le attese. Sono le 19.00 quando lasciamo l’altura per rientrare in hotel. Alle 21.00 raggiungiamo il ristorante dove trascorriamo una piacevole serata che concludiamo, ovviamente, con tè e narghilè. Facciamo due passi per la piccola cittadina e torniamo a vedere le rovine di Palmira illuminate. L’ultima immancabile birretta libanese conclude anche questa splendida ed intensa giornata. Alle 12.40 a letto.

12) giovedì 06 maggio Palmira - Qasr Al-Heir Ash-Sharqi - Rasafah-Qala’at Ja-abar - Aleppo Alle 8.15 partiamo per concludere la visita di Palmira con la Valle delle Tombe. Siamo i primi visitatori quando entriamo nella Torre di Elahbel, la meglio conservata tra le Tombe a Torri di Yemliko e all’Ipogeo dei Tre Fratelli, la meglio conservata tra le Tombe Sotterranee. Torniamo in hotel, ritiriamo i bagagli, preleviamo Raffaele che ha preferito dormire un’oretta in più e partiamo per raggiungere Qasr Al-Heir Ash-Sharqi, la nostra prima meta di oggi. Visitiamo il restaurato Palazzo delle Mura Orientali ed il suo gemello, il non restaurato Palazzo delle Mura Occidentali. Raggiungiamo poi Rasafah all’ora più calda e vi entriamo dalla bella Porta Settentrionale. Il sito è affascinante ma c’è davvero molto caldo e lo visitiamo abbastanza velocemente. Quello che colpisce è l’insieme, il vuoto, il vento caldo, la distesa ininterrotta di mucchi di terra sotto i quali ci sono le rovine degli edifici, un luogo di abbandono in cui si percepisce lo scorrere del tempo. Ci colpiscono le rovine di alcune Chiese tra cui la Basilica di San Sergio e le enormi Cisterne sotterranee. Usciamo dalla Porta Orientale e beviamo qualcosa all’unico bar pieno di turisti, che si trova di fronte il sito. Ripartiamo e dopo poco più di un’ora raggiungiamo il Lago Al-Assad. Attraversiamo l’imponente Diga omonima, vanto ed orgoglio nazionale e raggiungiamo Qala’at Ja-Abar il cui fascino risiede nel fatto che la cittadella, interamente costruita in mattoni in stile mesopotamico, è posta su un costone roccioso a picco sul lago. Dopo una inevitabile foto di gruppo ripartiamo per Aleppo che raggiungiamo alle 18.30. Dal pulman faccio prenotare ad Hisham un tavolo da Beit as-Sissi per la cena di domani. Arriviamo al Bustan Hotel, prendiamo velocemente le camere ed alle 20.30 siamo tutti pronti per andare a cena al vicinissimo Al-Kommeh restaurant. E’ un ristorante “non turistico” conosciuto bene da Hisham che ce l’ha consigliato. In un angolo con grandi cuscinoni ed atmosfera tipica siriana consumiamo una ottima cena a base di zuppa, mezze, carne, ecc. Lasciamo Raffaele che decide di andare a fare la pennica e con il resto del gruppo ce ne andiamo

in giro. L’idea è quella di percorrere un tratto di sāq e raggiungere la Cittadella. Prima andiamo all’ormai decadente Baron Hotel dove l’atmosfera è rimasta però la stessa di quando era frequentato da personaggi come Lawrence d’Arabia e Agatha Christie.Entriamo al sāq dalla Bab Antakia, la duecentesca porta occidentale che ci introduce come per incanto in un altro mondo. Ci imbattiamo subito in una piccolissima Sala di preghiera dove dei Dervisci (veri e non turistici) stanno pregando ruotando su se stessi al suono di decine di tamburi e strumenti musicali tipici. Restiamo incantati ad ammirare, dapprima un pò in imbarazzo, indecisi se tirar fuori le nostre macchine fotografiche. Parliamo sottovoce, evitiamo inutili rumori, cerchiamo di non disturbare. Poi esce fuori uno di loro, mette una mano in tasca e ci offre una manciata di caramelle, facendo cenno con un gran sorriso che possiamo fotografare e filmare. Un gran bel momento, una cosa inattesa, espressione della tradizionale e gentile ospitalità mediorientale. Riprendiamo la nostra passeggiata lungo il sāq. E’ tutto chiuso ed a tratti buio. Il penetrante odore delle spezie ci stordisce e ci ricorda che siamo nel “cuore” del medio oriente.Quando passiamo accanto all’antico Hammam an-Nahaseen incontriamo un vecchietto. Lo saluto. Mi chiede una sigaretta e mi fa degli strani cenni. Davanti a noi un grande portone chiuso. Gli chiedo se ci indica da dove possiamo raggiungere la Cittadella. Mi fà segno di aspettare. Entra dentro, prende un mazzo di grandi chiavi. Ci chiede di seguirlo. Pensiamo voglia aprirci il suo negozio per venderci qualcosa. Invece no, và verso il grande portone, infila le chiavi, una luce passa attraverso le feritoie, comincio a capire. Ed infatti. Non crediamo ai nostri occhi. La Cittadella illuminata è davanti a noi. Suggestione infinita. Lo ringraziamo con mille sorrisi ed entriamo nella grande piazza. E’ piena di gente. Di bambini che corrono, di famiglie almeno apparentemente felici. Domani è venerdì ed è festa. Così vengono a tirar tardi quassù.Ci sono tanti bar con tavoli all’aperto. Facciamo il giro della Rocca con le mura illuminate. Ammiriamo, anche se solo dall’esterno, il Palazzo del Governatorato, l’Hammam Yalbougha an-Nasry che purtroppo è chiuso per restauro ed entriamo nella Madrasa as-Sultaniyya prima di accomodarci anche noi in un bar all’aperto. Scegliamo quello posto proprio davanti l’ingresso della Cittadella per l’ormai irrinunziabile tè e narghilè. Nel rientrare prendiamo la strada esterna al sāq costeggiando la Moschea degli Omayyadi illuminata ed all’1.10 siamo in hotel.

13) venerdì 07 maggio Aleppo - San Simeone - Al Bara – Serjilla - Mara’t Numan - Aleppo Alle 8.30 siamo già in marcia. Il programma di oggi è abbastanza fitto. Cominciamo con Qala’at Samaan, San Simeone, dove arriviamo in 40 minuti circa. Dopo

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Avventure nel mondo 1 | 2015 - 139

una breve sosta per mangiare un gelato raggiungiamo con un lungo spostamento Al Bara. La città è immersa tra alberi di ulivi secolari e di pistacchio e non è facile visitarla. Ammiriamo soltanto la Tomba a Piramide meglio conservata che custodisce cinque bei sarcofagi decorati e ci trasferiamo nella vicina Serjilla. La città sembra abbandonata da pochi anni e non da millecinquecento. Sembra che sia stata evacuata all’improvviso. Il cielo è azzurro intenso, il silenzio totale, il sole esalta i colori ocra e grigio delle pietre. C’è molto caldo, io ed altri del gruppo decidiamo di restare al punto di ristoro che si trova nei pressi e di godersi in santa pace una bibita e le buonissime pite cotte nel forno tanduri. Ma quando, finita la visita, arriva il resto del gruppo affamato ed accaldato facciamo il bis, facendo preparare ancora pite e tè per tutti. Un bel momento di condivisione. Poi si riparte, direzione Al-Mara. Il Museo dei Mosaici di Marat An-Nu’aman ricavato nell’antico caravanserraglio Khan Murad Pasha è davvero notevole. Vale la pena di venire fin quì ad ammirare gli splendidi mosaici bizantini. Riprendiamo la strada del ritorno ed alle 16.15 siamo ad Aleppo. Ci diamo un pò di tempo libero. Alle 18.00 il gruppo accompagnato da Hisham visita il Quartiere Armeno con le sue numerose Chiese. Io e Pietro invece assieme ad Ulisse e Federico, un suo partecipante, ce ne andiamo in giro per il sāq. Alle 19.50 ci ritroviamo tutti all’elegantissimo Beit as-Sissi per una cena magnifica dove su nostra richiesta ci hanno preparato un menù diverso dal solito con mezze di verdure particolari, pesce e l’esclusivo kebab alle ciliegie che gradiamo molto e che la nostra Costanza ha definito una “vera poesia”. Dopo cena la solita passeggiata per l’elegante Quartiere Armeno e poi il gruppo si divide. Il gruppo “famiglie” come al solito, a nanna e gli irriducibili a zonzo, stavolta per la zona moderna della città. Andiamo all’Orient, uno dei tanti locali alla moda della zona frequentata dalla “meglio gioventù” di Aleppo. Anche qui, chiacchiere, risate, birra e narghilè di vari gusti. Il quartiere si anima all’arrivo di un gruppo di motociclisti che con il rombo delle loro Harley Davidson scuotono l’aria e la sonnacchiosa serata aleppina. Nel rientrare incrociamo una bella piazza con una grande Moschea illuminata ed una grande Chiesa Cattolica. Poste l’una di fronte all’altra testimoniano la pacifica convivenza che c’è in Siria sin dalla conquista araba e ci ricordano che una perfetta integrazione e tolleranza è possibile. Tolleranza nel senso corretto del termine però: tolleranza infatti non vuol dire “sopportare” l’altro, ma rispettarlo nelle sue specificità culturali e anche cultuali. Anche se è tardi ci ritroviamo ancora tutti nel terrazzino della camera di Pietro e Luca a fare due chiacchiere ed a finirci le ultime gocce di amaro Averna rimaste. Sono l’1.30... mai che si riesca ad andare a dormire ad un orario accettabile.....

14) sabato 08 maggio Aleppo Oggi ce la prendiamo comoda. Sono le 9.00 quando partiamo dall’albergo per iniziare il City Tour di Aleppo. Con il pulmino raggiungiamo velocemente la Cittadella per visitarne stavolta gli interni.Quasi tutte le città della Siria hanno una rocca e nessuna è uguale all’altra. Sono state edificate dai crociati o dai loro nemici, turchi, saraceni, prima di loro dagli arabi, quando conquistarono l’intera Asia Minore, e in epoche ancora più remote, dagli Assiri e dagli Ittiti. Molte sono state distrutte; nell’entroterra, sopra i piccoli villaggi, si trovano ancora i resti di una torre o di un muro in rovina. Le cittadine sulla costa invece hanno avuto cura delle loro rocche che assomigliano alle torri saracene ed ai castelli fortificati situati tra Napoli, Amalfi e la Sicilia. La più grande, la più bella e la più importante però è e rimane la Rocca di Aleppo con la sua Cittadella che corona un ripido colle al centro della città: lo incornicia con le sue mura dentate risalenti all’epoca dei selgiuchidi. La porta della rocca è possente: due torri quadrate collegate da un maestoso ponte ad arco. Si sale dall’interno della torre principale, le monumentali porte di ferro sono ornate di ferri di cavallo, il muro sovrastante è coperto di bassorilievi e piccoli leoni in pietra. Magnifica la Sala dell’Incoronazione. Ed anche la vista della città dall’alto è notevole. Aleppo appare come una unica grande distesa di colore grigio smorzato soltanto dal colore giallo dei tanti, troppi, taxi.Andiamo poi nella Al-Jamaa al-Kebir, la Grande Moschea degli Omayyadi che anche se non è paragonabile a quella di Damasco ha comunque un suo fascino. A piedi scalzi entriamo fino a raggiungere il cenotafio del profeta Zaccaria, padre di Giovanni Battista, luogo di culto e di venerazione per musulmani e cristiani. A questo punto liberiamo Hisham che ritroveremo stasera in hotel e molti, in libertà, vanno ancora al sāq per gli ultimi acquisti di pasmine, sapone, spezie e altro. Io, Pietro e Costanza andiamo a mangiarci un panino al Parco con la Statua di Assad posto di fronte al Museo Nazionale e poi un gelato al grande Parco Pubblico di via Sh. Saad Allah al-Jabri, all’ombra degli alberi assieme alle tante famiglie siriane che vengono qua a cercare

un po’ di refrigerio e godersi un momento di relax. C’è molto caldo.Ci spostiamo al Quartiere Armeno e visitiamo la Chiesa greco-cattolica, la Chiesa greco-ortodossa e la Moschea di Sharaf. Purtroppo non riusciamo a visitare la Chiesa di Mar Assia al-Hakim e la Cattedrale Armena dei Quaranta Martiri perchè chiuse. Io e Pietro visitiamo anche il polveroso Museo della Tradizione Popolare prima di rientrare al sāq dalla Bab Antakia. Incontriamo nell’ordine: la Moschea di Al-Qaiqan, l’Hammam al-Maleki, la Moschea di al-Kamiliyya, il Khan at-Tutun al-Kebir, il Khan at-Tutun as-Sughayyer, la Moschea di Al-Bahramiyya. Proviamo a visitare il Bimaristan Arghan, che ricordavo essere bellissimo, ma purtroppo alle 17.00 chiude e così entriamo nella Fabbrica di Sapone di Al-Joubaili che si trova di fronte. Ci mostrano il processo di lavorazione delle uniche ma basilari materie prime usate per la fabbricazione del famoso sapone di Aleppo: l’olio di oliva e l’olio di alloro. Ovviamente anche noi non ci sottraiamo all’acquisto di pezzi di sapone i cui prezzi qui sono molto competitivi. Torniamo in hotel e ci ricongiungiamo con il resto del gruppo il quale decide di concludere l’esperienza in terra siriana ancora una volta alla Cittadella. Ceniamo all’aperto, sempre con kebab e patatine e ci sediamo in uno dei tanti locali della piazza per bere qualcosa e mangiare i dolcetti che nel pomeriggio ho comprato al sāq per offrirli ai miei splendidi compagni di viaggio. Per ringraziarli dell’affiatamento e dell’armonia che hanno reso questo, un viaggio davvero speciale. Stasera rientriamo in hotel presto e tutti assieme. Abbiamo i bagagli da preparare e domani ci aspetta una levataccia. 15) domenica 09 maggio Aleppo - Amman - RomaAlle 5.30 siamo già tutti sul bus. Non c’è traffico ed in 20 minuti siamo in aeroporto. Grazie ad Hisham facciamo velocemente le pratiche per il visto e le operazioni di imbarco. Lo salutiamo, ringraziandolo, con la meritatissima mancia. Ci saluta pregandoci di dire, una volta in Italia, a tutti i nostri amici e conoscenti che la Siria non è quello “Stato Canaglia” che i media occidentali continuano a dipingere e che il popolo siriano è un popolo gentile ed ospitale. Lo rassicuriamo, ben consapevoli di avere sperimentato ciò di persona. Nel salutarmi mi dice anche che non dimenticherà mai il mio gruppo, attento, interessato e puntuale e mi chiede, se veramente ci siamo trovati bene con lui, di fare una lettera di referenze a Mr. Ibrahim perché gli piacerebbe continuare a seguire i gruppi di Avventure nel Mondo. Ovviamente al mio ritorno l’ho fatto con convinzione e con immenso piacere. Puntuali partiamo per Amman da cui puntuali partiamo per Roma. Saluti di rito, abbracci e promesse di risentirsi e rivedersi presto. Un’altra Avventura nel Mondo conclusasi positivamente.

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