ptnovembre
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Pianeta Terra NovembreTRANSCRIPT
02anno 6° novembre 2008
Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli
ritorno al futuro
IL PIANETATERRA
Simone Tognil’”energia” di obama
Arturo Coccovento e lavoro
Francesco Tedescola politica del gambero
Immettere energia pulita in rete?
ABB sta contribuendo alla costruzione del più grande parco eolico off-shore al mondo. Si prevede che, grazie alla nostra tecnologia di trasmissione eco-compatibile, questo impianto da 400 megawatt possa ridurre l’emissione nell’atmosfera di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e migliorare l’affidabilità della rete elettrica. Questo è solo uno dei modi in cui noi, in qualità di maggior fornitore di prodotti elettrici e servizi per l’industria eolica, possiamo utilizzare le fonti rinnovabili per contribuire a combattere il mutamento climatico. www.abb.it/energyefficiency Naturale.
PIANETA TERRA 210X297 13-11-2008 13:23 Pagina 2
sommario02IL PIANETA
TERRA
Mensile di informazione e culturadell’Ambiente, dell’Energiae delle Fonti Rinnovabili
Anno 6 - novembre 2008 - N° 02
Direttore responsabileCiro Vigorito
RedazioneGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]
Progetto grafico e impaginazionegdmassociati.comStampa - Grafica Nappa - Aversa (CE)
Hanno collaborato a questo numero:Ida Cappiello, Maurizio Carucci, Arturo Cocco, Micaela Conterio, Cosimo d’Ayala Valva, Sergio Gardini, Filippo Laurenti, Francesco Tedesco, Simone Togni, Ciro Vigorito.
EditoreGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]
Registrazione n. 66 del 05/06/2003presso il Tribunale di Napoli
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prodotto stampato su carta ecologica
anno 6° novembre 2008
ritorno al futuro 5Ciro Vigorito
vento e lavoro 6di Arturo Cocco
l’“energia” di obama 10di Simone Togni
venti d’Italia 15di Filippo Laurenti
il futuro dell’elettricità 20di Cosimo d’Ayala Valva
NEWSLETTER ANEV
- Studio ANEV-UIL sul potenziale occupazionale- Una proposta per l’Europa- Documento al governo affinché dia gli stru menti per il raggiungimento degli obiettivi al 2010- Prossimi appuntamenti
bari chiama torino 30di Sergio Gardini
pc intelligenti e sporchi 35di Ida Cappiello
ma quale terzo mondo? 39di Micaela Conterio
la politica del gambero 44di Francesco Tedesco
trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabile 48di Maurizio Carucci
foto
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e
edito
riale
edito
riale
Botta e risposta tra Pianeta Terra e sindacati. Nell’editoriale di ottobre, forte era stato il pungolo ai movimenti dei lavoratori di un ritorno alla lettura del “libro della vita quotidiana e gli affanni della gente”. A par-tire dai problemi energetici.Positiva la replica, concreta la risposta: la UIL è scesa autorevolmente e con decisione in campo partecipando – al fianco dell’ANEV – all’inau-gurazione di una centrale eolica in Calabria. Come dire, senza riserve o ammiccamenti di comodo, un palese sì alle rinnovabili.L’intervento non è di poco conto perché significa che, finalmente, si fa strada la consapevolezza – compagna della conoscenza – dei proble-mi reali legati all’ambiente e all’autonomia energetica del paese. Una spinta dal basso insomma che può incontrarsi con le scelte intelligenti di quella parte politica avveduta operate tempo fa ma che faticavano ad intercettare il consenso della base.E intanto dagli States a spingere arriva impetuoso il black-wind di Oba-ma che, si spera, non si perda in parole in libertà affidate al Duster (vento apportatore di polvere nella “Dust Bowl” degli stati americani).Sarebbe davvero un brutto colpo e a futura memoria vale la pena di ricor-dare, con Lyall Watson, che “Senza il vento gran parte della Terra sarebbe inabitabile. I Tropici diverrebbero caldi, in maniera così intollerabile che nulla potrebbe viverci, mentre il resto del pianeta gelerebbe. L’umidità, nel caso ce ne fosse, sarebbe ristretta agli oceani e tutto, eccettuato il margine dei grandi continenti lungo una stretta fascia temperata, sareb-be deserto. Non si avrebbe erosione, né suolo, e per ogni comunità che riuscisse a svilupparsi nonostante tali rigori non ci sarebbe scampo dalla soffocazione ad opera dei propri rifiuti”.
Ciro Vigorito
ritorno al futuro
in esclusiva: colloquio con angeletti, segretario generale uil
vento e lavoro
di Arturo Cocco
Nel gennaio 2008 Luigi Angeletti, segretario generale della
UIL, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’avv. Oreste
Vigorito, presidente dell’ANEV. Perché?
Perché il tema dell’energia, secondo la Uil, è fondamentale per il
futuro dell’intero sistema produttivo del nostro Paese.
La nostra condizione di dipendenza energetica dall’estero è un fat-
tore di incertezza e, soprattutto, di forte rallentamento dei proces-
si di sviluppo. Un’intelligente scelta di diversificazione delle fonti
energetiche può aiutare, col tempo, a risolvere questi problemi. E, a
nostro avviso, è indispensabile anche riequilibrare le fonti energe-
tiche in
direzio-
ne di
q u e l l e
a minor
impatto ambientale e rinnovabili. In questo ambito specifico,
la Uil, al tavolo dello sviluppo sostenibile, punta in particolare
“La nostra condizione di dipendenza energetica dall’estero è un fattore di incertezza e, soprattut-to, di forte rallentamento dei processi di sviluppo. Un’intelligente scelta di diversificazione delle fonti energetiche può aiutare, col tempo, a risolvere questi problemi”
Cour
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s A/S
7
sull’eolico come fonte energetica che darà il contributo più ri-
levante, tra le rinnovabili, per i prossimi 20 anni. Oltre al sole,
all’acqua e alle biomasse, è innanzitutto il vento l’elemento natu-
rale che in Italia dobbiamo sfruttare in
modo sempre più efficace, per almeno
tre buone ragioni: è una fonte che non costa nulla; è un’energia
pulita, in coerenza con i dettami del Protocollo di Kyoto; può co-
stituire un’opportunità di crescita occupazionale.
Dalle vostre analisi risulta che il vento può portare occu-
pazione?
Sì, ed è un dato che va giustamente sottolineato: lo sviluppo delle
fonti rinnovabili non è solo finalizzato al rispetto dell’ambiente
ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risul-
tati occupazionali positivi. Credo sia giusto che il Sindacato valo-
rizzi questo percorso. Noi faremo la nostra parte, convinti come
siamo che la questione energetica non possa essere disgiunta da
“lo sviluppo delle fonti rinnovabili non è solo finalizzato al rispetto dell’ambiente ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risultati occupazionali positivi”
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quella ambientale, e che la scelta delle fonti rinnovabili – a co-
minciare dall’eolico – oltre ad essere “salutare” per i lavoratori e
i cittadini tutti, possa
trasformarsi in un uti-
le sostegno per i conti
economici, per i reddi-
ti, per l’occupazione.
D’altronde, questi convincimenti trovano riscontro nell’impegno
dell’ Enel e nel suo programma quadriennale di investimenti am-
bientali di circa 4 miliardi di euro fino al 2010.
Cosa determina quindi lo sviluppo dell’eolico nei confronti
dei lavoratori?
Come risulta dallo studio condotto congiuntamente da Anev e
Uil, lo sviluppo dell’eolico può produrre più occupazione, ma an-
che occupazione più qualificata. A tal proposito, anche in questo
settore, il supporto della formazione è indispensabile.
Il Protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto con Anev prevede
la realizzazione di corsi di formazione, con criteri
di periodicità, per i lavoratori dell’eolico, a fini
sia occupazionali sia di valorizzazione profes-
sionale, Nello schema formativo, un’attenzione
particolare deve essere dedicato, oltre che alle
“rinnovabili”,
anche ai fattori
del risparmio e
dell’efficienza.
Da essi, peral-
tro, non può
p r e s c i n d e r e
una politica
energetica na-
zionale responsabile che inten-
da giocare una partita decisiva
anche sul campo dello sviluppo
sostenibile.
Qual è, dunque, l’impegno
della UIL verso l’ eolico?
Noi vogliamo che l’uso
dell’energia eolica in Italia pas-
si attraverso più ricerca e più
industria. Questo significa che
occorre impegnarsi nei con-
fronti di Governo, Parlamento e
sistema delle Autonomie locali
affinché si realizzino provvedi-
menti e progetti concreti sia per
un sistema autorizzativo basato
su regole chiare, semplici, uni-
formi; sia per incentivare la cre-
azione di filiere delle rinnovabili
con conseguente riduzione dei
costi delle tecnologie; sia, infi-
ne, per promuovere la ricerca su
obiettivi di integrazione di politiche energetiche ed ambientali.
L’impegno della UIL è un impegno concreto, non meramente ide-
ale, anche perché sono in gioco interessi e aspettative di migliaia
di lavoratori.
“Come risulta dallo studio condotto congiuntamen-te da Anev e Uil, lo sviluppo dell’eolico può produrre più occupazione, ma anche occupazione più qualificata. A tal proposito, anche in que-sto settore, il supporto della formazione è indispensabile”
“Credo sia giusto che il Sindacato valorizzi questo percorso. Noi faremo la nostra parte, convinti come siamo
che la questione energetica non possa essere disgiunta da quella ambientale”
di Simone Togni
Molto spesso nel passato le tematiche connesse alle questioni
ambientali hanno giocato un ruolo determinante a livello politico
in seno ai principali schieramenti e alle elezioni politiche svolte
arrivando spesso a incidere sul risultato definitivo. In particolare
il terreno di visioni diverse e a volte divergenti è stato quello dei
mutamenti climatici in generale e della loro relazione con le at-
tività di origine antropica. È vero che anche politicamente, come
abbiamo spesso ricordato, è quasi sempre risultata vincente la
posizione di chi si è eretto a difensore dell’ambiente e dell’ecosi-
stema piuttosto di chi ha contrapposto visioni magari molto con-
crete ma poco lungimiranti. Questo è avvenuto con Vladimir Pu-
tin che come alcuni ricordano vinse le elezioni presidenziali russe
promettendo l’ingresso nel Protocollo di Kyoto poi effettivamente
avvenuto, così come per Silvio Berlusconi che ratificò Kyoto come
uno dei primissimi atti da Presidente del Consiglio dei Ministri
dell’Italia nel 2001, o anche Romano Prodi in due situazioni e cioè
sia in qualità di Presidente della Commissione Europea ove varò
gli impegni vincolanti per i Paesi membri prima che divenissero
vincolanti per l’entrata in vigore di Kyoto, sia in Italia dove ne fece
un importante punto del programma elettorale che lo portò alla
vittoria elettorale del 2006.
Oggi si deve registrare analoga situazione
nella più grande democrazia mondiale, gli
Stati Uniti d’America dove il Presidente eletto Barack Obama in-
fatti non ha lesinato attacchi alla politica energetica troppo cauta
in tema ambientale dell’amministrazione guidata da George W.
Bush, promettendo un immediato rilancio delle questioni ener-
getico-ambientali e un piano drastico di riduzione delle emissioni
climalteranti e ancora una volta il dato elettorale come sappiamo
ha premiato anche questa posizione.
Le conclusioni da trarre, evitando il rischio di un facile entusiasmo
e conclusioni affrettate, sono quelle che nella pubblica opinio-
ne sempre più vi è consapevolezza e conoscenza della necessi-
tà di affrontare con competenza e chiarezza i temi connessi ai
l’“energia” di obama
“politicamente, come abbiamo spesso ricordato, è quasi sempre risultata vincente la posizione di chi si è eretto a difensore dell’ambiente e dell’ecosistema piuttosto
di chi ha contrapposto visioni magari molto concrete ma poco lungimiranti”
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mutamenti climatici, e che
affidarsi a chi sembra co-
noscerli sembra meglio
che affidarsi a chi non
ne parla o li sottovalu-
ta almeno rispetto al
comune sentire. Chia-
ramente non credia-
mo che a posizioni
invertite su questo
tema o anche a pa-
rità di programmi,
avrebbe vinto il
candidato Re-
pubblicano,
ma siamo
convinti
che il
m a r -
gine si sarebbe ridotto di
molto.
Da questa base di partenza cre-
diamo che si possa e si debba ragio-
nare facendo discendere una analisi appro-
fondita che consenta di supportare le decisioni
c o n s e -
q u e n z i a l i
necessarie a
dare forma
e risposte
alle do-
mande
c h e
sem-
pre più pressantemente vengono poste
ai pubblici decisori, spesso purtroppo
senza risposte adeguate. Innanzitutto
la prima considerazione è che spes-
“i progressisti e i riformisti di ogni colore politico e nazionalità sono da sempre più propensi a introdurre cambiamenti, anche forti, dovuti alle innovazioni tec-nologiche anche a rischio, o a volte addirittura con l’obiettivo, di compromettere gli equilibri esistenti, mentre i conservatori come ovvio tendono a garantire una stabilità e una continuità”
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so chi si rifà ad una visione politica di ispirazione più popolare è
maggiormente portato a sostenere tesi di tipo ambientalista, men-
tre chi sostiene, o è sostenuto dai poteri forti tipicamente tende
a mantenere lo status quo. A riprova di questo, come è naturale, i
progressisti e i riformisti di ogni colore politico e nazionalità sono
da sempre più propensi a introdurre cambiamenti, anche forti,
dovuti alle innovazioni tecnologiche anche a rischio, o a volte ad-
dirittura con l’obiettivo, di compromettere gli equilibri esistenti,
mentre i conservatori come ovvio tendono a garantire una sta-
bilità e una continuità agli attuali titolari di interessi o posizioni
dominanti per interesse o convinzione. Questo tuttavia se da un
lato spiega come più spesso il tentativo di introdurre innovazioni
al sistema produttivo risulta attività difficile da compiere senza
un adeguato supporto del sistema attuale, dall’altro evidenzia la
difficoltà della po-
litica a seguire
intuizioni o ragio-
namenti che vada-
no nella direzione
del nuovo per
timore di perde-
re l’appoggio del
vecchio. Ulteriore
aspetto da consi-
derare e che po-
trebbe sembrare
in contrasto con
tale ragionamento
è quello connesso
con la scelta di
alcuni conserva-
tori di sposare tali
posizioni innova-
tive, in tali casi,
sempre meno rari
per fortuna, l’ele-
mento puramente
di ricerca del con-
senso supera posi-
zioni precostituite.
Inoltre elemento
sostanziale è il passaggio di molti di quei poteri forti, di quei sog-
getti detentori di posizioni dominanti, alle nuove tecnologie nelle
quali non a caso molti di essi guardano con interesse.
Questo disallineamento ha comunque comportato nel passato
una enorme conflittualità che ha visto perdenti i difensori degli
interessi futuri nelle politiche reali, ma nelle dichiarazioni dei de-
cisori ha sempre visto vincenti e sposate quelle a tutela dell’am-
biente.
Esempio tipico è appunto estrapolabile dalla lettura dei program-
mi elettorali di quasi tutti i principali partiti politi-
ci, della stragrande maggioranza dei leader politici
che riportano sempre e comunque dichiarazioni
generiche o specifiche a favore dell’ambiente, delle rinnovabili
ecc. mentre molto più difficile è poi trovare delle vere politiche di
sostegno e di supporto durature, chiare e funzionali. Perché que-
sto avvenga è facilmente spiegabile, il politico tipicamente tende
a “coprire” tutte le aree, le tematiche o le questioni che hanno
“chi si rifà ad una visione politica di ispirazione più popolare è maggior-mente portato a sostenere tesi di tipo ambientalista, mentre chi sostiene, o è sostenuto dai poteri forti tipicamente tende a mantenere lo status quo”
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impatto sull’elettorato e a sposare battaglie che sono largamente
sentite nell’opinione pubblica come condivise. Il tema ambientale
nella produzione di energia da fonti rinnovabili è forse la regina
di queste tematiche e di queste politiche essendo ef-
fettivamente diffusissimo e godendo nelle popolazioni
del tasso di condivisione tra i più elevati in assoluto,
e pertanto viene cavalcato in fase elettorale dove vie-
ne sbandierato il supporto a tali tecnologie, mentre in
fase di Governo, anche per la
difficoltà di trovare esperti in
grado di suggerire interventi
adeguati, spesso le politiche
attuate risultano deludenti ri-
spetto alla loro efficacia per il
mantenimento delle promesse
elettorali.
Nel caso del Presidente eletto
Barack Obama tuttavia sembra
di poter dire, ed è innanzitutto
una speranza, che la sua chia-
rissima presa di posizione in
fase di campagna elettorale vedrà un’azione di Governo incisiva
e adeguata al perseguimento degli obiettivi dichiarati. Questo ot-
timismo deriva da alcune considerazioni quali la scelta di Al Gore
come consulente per le politiche ambientali, quindi la que-
stione della conoscenza specifica della questione e generica
della conoscenza dei meccanismi che regolano la macchina di
Governo è assicurata al massimo livello dal Premio Nobel ex
Vice Presidente, e poi dalla considerazione che a livello inter-
nazionale la posizione degli Stati Uniti d’America è focale per
comprendere il prosieguo delle politiche transnazionali con le
discussioni sul post Kyoto che in questi giorni dovranno finaliz-
zarsi. Una presa di posizione, come dichiarato, degli USA nel vo-
ler ade-
rire al
trattato
interna-
zionale per la riduzione delle emissioni comporterà ripercus-
sioni immediate levando la scusa ripetuta dagli scettici del
fatto che il principale responsabile delle emissioni, appunto gli
USA, fossero fuori dall’accordo di riduzione delle emissioni e che
quindi ogni intervento sarebbe stato quanto meno poco efficace
se non inutile. In conclusione si deve ritenere che più che una per-
dita di potere complessivo dei soggetti che incidono nelle scelte
industriali ed economiche, si deve considerare che questi stessi si
siano finalmente orientati ad intervenire in settori fino ad oggi ri-
tenuti secondari e marginali, cosa che comporterà, ne siamo certi,
una ulteriore accelerazione della crescita di queste tecnologie e
la conseguente definitiva nascita e crescita di questo comparto.
Non ci resta che attendere e confidare che, per un motivo o per
l’altro, finalmente si intraprenda la strada da anni indicata come
ineludibile.
“Una presa di posizione, come dichiarato, degli USA nel voler aderire al trattato internazionale per la riduzione delle emissioni comporterà ripercussioni immediate”
15venti d’Italiarenewable energy attractiveness indices
di Filippo Laurenti
Italia al sesto posto nel 2005 e 2006, settimo nel 2007 conferma-
to nel secondo quadrimestre del 2008.
Non si sta parlando di eventi sportivi, ma del risultato riportato
da Ernst&Young (E&Y ) per l’Italia nel suo Renewable Energy At-
tractiveness Indices, il rapporto che mostra il grado di interesse e
apprezzamen-
to del mercato
dell’energia da
fonte rinnova-
bile in ogni Paese. L’Ernst&Young Country Attractiveness Index for-
nisce dei punteggi per ogni mercato nazionale delle fonti rinnova-
bili, per le infrastrutture e per il grado di apertura di tali mercati. Lo
studio elabora tali punteggi nell’ottica dello sviluppo di tali mercati
nel breve e nel lungo periodo ed un indice generale che raggruppa
diversi dati aggregando le varie fonti rinnovabili, le infrastrutture
del Paese, lo sviluppo tecnologico ed il relativo mercato. Nel 2005
il nostro Paese risultava quarto nella graduatoria dedicata allo
sviluppo on-shore dell’eolico nel lungo periodo dopo Spagna, Sta-
ti Uniti e
I n d i a ,
m e n -
t r e
era
quinta nel-
la graduatoria a breve
termine e sesto nella graduatoria
generale. Di anno in anno l’Italia è slittata di
un posto nella graduatoria generale e in quella a breve e il
secondo rapporto di quest’anno pare confermare il trend dell’an-
no scorso con il settimo posto nella classifica generale, il nono
posto nell’indice di breve termine mentre nell’indice di lungo pe-
riodo si passa dalla nona all’ottava posizione grazie ai nuovi
“L’Ernst&Young Country Attractiveness Indexfornisce dei punteggi per ogni mercato nazio-
nale delle fonti rinnovabili, per le infrastrutture e per il grado di apertura di tali mercati”
16
impegni al 2020 e alle novità introdotte con la Finanziaria 2008.
Lo slittamento nell’indice generale è dovuto sopratutto per gli
eccezionali risultati di Paesi come Stati Uniti, India, Cina e Por-
togallo, oltre ai maggiormente consolidati Spagna e Germania.
La crescita degli USA è esemplare essendo passata da un anno
buio per l’eolico come il 2004 (380 MW) ad anni come il 2005 e
2006 a crescita costante, con una media di 2.400 MW installati
annualmente ed un 2007 da record con oltre 5.000 MW di nuova
potenza messa in rete, per un totale di oltre 16.000 MW a fine
anno e 16 TWh prodotti.
Gli altri Paesi citati non sono da meno per il 2007, con la Cina
che ha installato 3.400 MW, l’India 1.700, la Spagna 3.500 e il
Portogallo con una media costante annuale di 500 MW è arrivata
a 2.149 MW totali (vedere grafico).
L’Italia nel 2007 ha installato oltre 600 MW, arrivando alla fine
dello scorso anno ad avere oltre 2.700 MW di capacità eolica
installata, un buon risultato, da migliorare drasticamente se si
vogliono raggiungere, in primo luogo gli obiettivi della Direttiva
2001/77, ed in secondo luogo i nuovi target al 2020.
Il rapporto di Ernst&Young pone le basi per una riflessione ed
un’analisi sulla situazione degli investimenti nel settore rinnova-
bile eolico, sulla crescita degli stessi e il conseguente sviluppo
dell’eolico nel nostro Paese,
attualmente in una situazione
di sostanziale studio/attesa per
ciò che sarà il prossimo futuro/presente. Se infatti si parte dal pre-
supposto che la quasi totalità degli operatori eolici fa ricorso al
project financing per realizzare gli impianti, (pochissimi sono quel-
li che si avvalgono di
risorse interne), e
che la struttura di
questa tipologia di
finanziamento è al-
quanto rigida preve-
dendo la restituzione
“Lo slittamento nell’indice generale è dovuto sopratutto per gli eccezionali risultati di Paesi come Stati Uniti, India, Cina e Portogallo, oltre ai maggiormente consolidati Spagna e Germania”
17
del capitale finanziato e della quota di interessi con tempistiche
stringenti e che pertanto necessita di certezze, dal punto di vista
normativo e dal punto di vista finanziario.
Sotto il primo profilo la Legge Finanziaria
2008 ha dato l’input (solo questo, per ora)
per far sì che alcune previsioni già contenu-
te nel D. Lgs 387/03 trovassero attuazione e
che altre venissero introdotte (Autorizzazio-
ne Unica e Linee Guida, Ripartizione Regio-
nale, Connessioni, Scambio sul posto) men-
tre dal punto di vista finanziario si sente la
necessità di alcuni correttivi a quello che
costituisce una buona parte degli introiti di
un produttore a fonte rinnovabile, ovvero il
sistema dei certificati verdi i quali stanno,
ad oggi, facendo registrare una serie di ri-
bassi, che,a dirla tutta, potrebbero anche
risultare poco trasparenti.
Ma su questo punto farà luce, si spera, l’Autorità Garante per la
Concorrenza insieme all’AEEG, facendo si che questo fattore di
svalutazione non si consolidi tramutandosi in un blocco degli in-
vestimenti che nel giro di poco tempo porterebbe ad una situazio-
ne di stasi del settore
rinnovabile. Questa
considerazione porta
inevitabilmente ad un
naturale paragone con
quanto riportato nel
rapporto di E&Y, e di
quanto il nostro Paese
sia considerato inte-
ressante dagli investi-
tori, e di
cosa si
p o s s a
fare af-
finché
conti-
nui ad
esser-
lo sempre di più, evitando lo scivolone nella graduatoria stilata
dalla società di consulenza angloamericana. A tal fine si potreb-
be anche iniziare a considerare un passaggio ad un diverso si-
stema di incentivazione, ad esempio come quello Statunitense,
basato su dei crediti fiscali
sulla produzione, che dopo
diversi anni di operatività ha
ottenuto i risultati di crescita
evidenziati poco sopra.
Trattasi della PTC (Production Tax Credit), in vigore dal 1992 e
“si potrebbe anche iniziare a considerare un passaggio ad un diverso sistema di incentivazione,ad esempio come quello Statunitense, basato su dei crediti fiscali sulla produzione, che dopo
diversi anni di operatività ha ottenuto i risultati di crescita evidenziati”
ripetutamente confermata (nelle così dette energy bill) ad ogni
scadenza naturale, che attualmente è alla fine del 2008, e preve-
de un credito fiscale di 1,9 cent ($) per kWh, (aggiornato da
1,5 $cent/kWh in seguito all’inflazione). Tale credito sulle tas-
se (traduzione letterale) è operativo per le fonti rinnovabili
eolica, solare, geotermica mentre per biomasse, idroelettrico,
biogas, e rifiuti il credito è leggermente inferiore.
A dimostrazione degli effetti della PTC si riportano alcuni dati
altalenanti dell’installato eolico negli USA (Figura 1, fonte AWEA)
a seconda dei periodi di estensione o non estensione di tale poli-
tica fiscale, come il 2003 (PTC attiva) che ha visto installati oltre
1.500 MW, mentre nel 2004 (PTC non operativa) il dato è sceso
sotto i 400 MW, per poi inanellare una crescita di oltre 2.000 MW
all’anno (2005 e 2006) fino ai 5.000 del 2007, tutti anni con la
PTC operativa, mentre nel solo primo quadrimestre del 2008 i
MW installati sono stati ben 1.400.
Una simile politica incentivante è stata adottata in
India, altro Paese in cima alle graduatorie di E&Y,
dove un sistema basato su agevolazioni fiscali ha
fatto si che si registrassero installazioni eoliche
annue per oltre 1.300 MW raggiungendo gli 8.000
MW a fine 2007 (si consideri che nel 2003 vi erano
2.125 MW operativi) facendo guadagnare al Paese
Asiatico la terza posizione subito dopo la Germania
dove invece è in vigore un sistema consolidato di
tariffa incentivante decrescente ventennale.
In conclusione si vuole porre qui l’attenzione sulla
necessità, non tanto di far tornare nel nostro Paese
gli investitori, ma di non farli andare via, visto che la
situazione di pseudo stasi è incombente e può esse-
re evitata dando certezza ad un quadro normativo
che lo richiede da tempo, tenendo presente non sol-
tanto il contributo in termini di produzione elettrica
fornito dalle fonti rinnovabili, o quello di riduzione
delle emissioni, di creazione di posti di lavoro, di
know-how tecnologico, ma anche quello di bilancia commerciale
o anche turnover finanziario di cui poco si parla ma che produce
effetti benefici al pari della CO2 evitata e di migliaia di posti di
lavoro creati. Qua-
le che sia quindi la
scelta (correttivi al
sistema CV o nuovo sistema incentivante) la volontà degli opera-
tori rinnovabili nello sviluppo del settore è data per certa, ma non
altrettanto si può affermare della volontà politica, che purtroppo
stenta a manifestarsi.
“la politica incentivante adottata in India, altro Paese in cima alle graduatorie di E&Y, è un sistema ba-sato su agevolazioni fiscali che ha fatto si che si registrassero installazioni eoliche annue per oltre 1.300 MW raggiungendo gli 8.000 MW a fine 2007 facendo guadagnare al Paese Asiatico la terza posizione”
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partono le borse idex e mte
il futuro dell’elettricitàdi Cosimo d’Ayala Valva
Dopo diversi annunci e presentazioni il primo di No-
vembre sono partite le Borse IDEX e MTE dove si può
scambiare l’energia elettrica su orizzonti temporali tipi-
camente più lunghi di quelli permessi fino ad allora nel
sistema Italiano, caratterizzato da un mercato spot.
L’IDEX - Italian Derivatives Energy Exchange - ha ca-
denze mensili, trimestrali o annuali, l’MTE - Mercato a
Termine dell’elettricità - tipicamente fino a quattro set-
timane di possibile scostamento e con obbligo di ritiro
e consegna.
Le caratteristiche principali dell’elettricità e del mer-
cato afferente sono note, ovvero bassa elasticità della
domanda, possibilità di stoccaggio praticamente nulle e
offerta rigida, mentre sul fronte prezzi questi sono for-
temente legati all’andamento dei combustibili e sono
soggetti a variazioni sia su base oraria che
stagionale con un’inversione negli ultimi anni
tra inverno ed estate.
Considerate tali peculiarità e date le esigenze de-
gli operatori di mitigarle era necessaria per il merca-
to elettrico italiano, la cui Borsa è operativa da Aprile
2004, un’evoluzione dei sistemi di scambio (trading)
proposti, e di cui si farà cenno a breve.
Prima di far ciò è utile chiarire
come è strutturato il mercato
Italiano, dove fino al 31 di Ot-
tobre coesistevano un mercato per la per la contratta-
zione a breve termine di energia elettrica, l’IPEX - Ita-
lian Power Exchange - o Borsa Elettrica, ed un mercato
bilaterale (ovvero contrattazione diretta tra acquirente
e venditore) a medio - lungo termine.
La Borsa Elettrica è formata da tre mercati susseguenti,
ovvero, il Mercato del Giorno Prima (MGP), in cui gli ope-
ratori di mercato presentano offerte di acquisto (vendita)
“Le caratteristiche principali dell’elettricità e del mercato afferente sono note, ovvero bas-sa elasticità della domanda, possibilità di stoccaggio praticamente nulle e offerta rigida, mentre sul fronte prezzi questi sono fortemente legati all’andamento dei combustibili”
21il futuro dell’elettricitàdi ener-
gia per la
p r o d u z i o n e
(consumo) nel
giorno succes-
sivo, il Mercato
di Aggiustamento
(MA), dove gli stes-
si operatori possono
modificare i propri pro-
grammi stabiliti in esito
al MGP ed il Mer-
cato dei Servizi per
il Dispacciamento
(MSD), dove è Terna
che vende o acquista dai
produttori i l giorno prima
o il giorno stesso l’energia
elettrica per bilanciare im-
missioni o prelievi sulla rete.
A tale mercato, definito anche Mercato a Pronti, gesti-
to dal GME (Gestore del Mercato Elettrico), vanno poi
aggiunti il mercato dei certificati verdi, quello dei titoli
di efficienza energetica, ed ora il Mercato a Termine
dell’elettricità, a cui sono stati ammessi in automatico
tutti gli operatori iscritti ad operare sulla Borsa elet-
trica.
L’IDEX è gestito da Borsa Italiana in seguito all’accor-
do con il GME per la licenza per l’utilizzo commerciale
del PUN (Prezzo Unico Nazionale) e ha visto i nastri
di partenza il primo Novembre, veicolerà contratti con
cadenza mensile, trimestrale ed annua, e nella fase di
avvio verranno negoziati futures veicolanti un solo tipo
di fornitura, il baseload, ovvero determinate soglie di
“L’IDEX è gestito da Borsa Italiana in seguito all’accordo con il GME per la licenza per l’utilizzo commerciale del PUN (Prezzo Unico Na-zionale) e ha visto i nastri di partenza il primo Novembre, veicolerà contratti con cadenza mensile, trimestrale ed annua”
22
potenza elettrica garantita per 24 ore al giorno.
Il contratto future elettrico ha per oggetto un “volu-
me” di elettricità che sta a significare un numero de-
terminato di
MWh (mega-
watt’ora), ed
un prezzo,
stabilito in € a MWh cosicché il valore del contratto
è dato dalla moltiplicazione tra i due fattori la cui dif-
ferenza con il prezzo di liquidazione del “titolo” (me-
dia del prezzo di acquisto dell’elettricità nel periodo di
consegna) genererà a sua volta un margine positivo o
negativo per l’operatore.
Tale mercato avrà come controparte centrale la Cassa
di Compensazione, a garanzia del buon fine dei con-
tratti negoziati mentre sono previsti dei market maker,
a garanzia della liquidità, che si impegnano a inserire
proposte di vendita o acquisto di quantitativi minimi di
contratti, ciò
d o v r e b b e
quindi per-
mettere agli
operatori una migliore gestione del rischio prezzo, e,
con la garanzia del buon esito dei contratti, l’elimina-
zione del rischio controparte.
Il mercato dei derivati così come quello a lungo termine
potrebbero anche essere una buona occasione per gli ope-
ratori da fonte rinnovabile, per cimentarsi con il mercato.
“Il mercato dei derivati così come quello a lungo termine potrebbero anche essere una buona occasione per gli operatori da fonte rinnovabile, per cimentarsi con il mercato.”
“la Cassa di Compensazione è a garanzia del buon fine dei contratti negoziati mentre sono previsti dei market maker, a garanzia della liquidità”
23
Infatti se già le modifiche al sistema di ritiro dell’ener-
gia intercorse tra il 2007 e il 2008 hanno permesso agli
stessi di valutare offerte diverse da quelle disciplinate,
l ’ i n t r o d u -
zione di un
mercato a
futuri darà,
a chi è in
grado di in-
t e r p r e t a l o ,
uno stru-
mento in più
di confronto
sul mercato
elettrico.
Deve essere
ben chiaro
che i prezzi dell’elettricità che si formano sul mercato
dei derivati, ovvero le curve determinate da tali prezzi,
non sono da considerare come “previsioni” dei prez-
zi spot (ad esempio del mercato del giorno prima) ma
sono il risultato dell’incrocio tra domanda e offerta su
tale mercato, pertanto estremamente dipendente dalle
caratteristiche individuali dei singoli attori.
Ma se si vuole che il mercato dei derivanti funzioni e si
sviluppi ulteriormente, ma lo stesso vale per il mercato a
pronti, occorre la presenza di un elemento fondamenta-
le: la “li-
q u i d i t à ” ,
p e r t a n t o
i gesto-
ri devo-
no fare
in modo
di incen-
t i v a r e
l ’ i n g r e s -
so degli
ope ra to r i
e la par-
tecipazio-
ne di market maker , diminuendo i costi di transazione
e assicurando la trasparenza, soprattutto del prezzo
dell’elettricità, un qualcosa che, fino ad oggi sui merca-
ti preesistenti, non è stato possibile avere. Dare quindi
un “benvenuto” al mercato dei derivati sull’elettricità
è d’obbligo, ma lo è ancora di più raccomandare una
doverosa cautela nel loro eventuale utilizzo.
“Ma se si vuole che il mercato dei derivanti funzioni e si sviluppi ulte-riormente, ma lo stesso vale per il
mercato a pronti, occorre la presen-za di un elemento fondamentale: la
“liquidità”, pertanto i gestori devono fare
in modo di incenti-vare l’ingresso degli operatori e la parte-cipazione di market
maker”
C M Y CM MY CY CMY K
Studio ANEV-UIL sul potenziale occupazionale
L’ANEV, insieme alla UIL, ha presentato il 28 novembre lo Studio sul Potenzia-le Occupazionale dell’eolico italiano in un Convegno divulgativo degli esiti dello studio condotto in attuazione del
protocollo d’intesa siglato dal Segreta-rio Generale UIL Luigi Angeletti e dal presidente ANEV Oreste Vigorito. In occasione di questo importante appun-
tamento è stata inoltre inaugurata la centrale eolica della Società IVPC Po-wer 4 di Marcellinara – Caraffa – Set-tingiano (CZ). Tale importante evento ha costituito l’occasione per diffondere i rilevanti risultati che sono scaturiti dal-lo Studio che un’apposita Commissione UIL-ANEV ha sviluppato analizzando i
risvolti occupazionali che uno sviluppo dell’eolico pari al potenziale nazionale porterebbe all’Italia come contributo.L’occasione iniziale è stata l’inaugura-zione dell’impianto eolico che è stata effettuata direttamente sul suggestivo sito dove l’impianto è stato completa-to, in modo da poter soddisfare la cu-riosità e la partecipazione dei presenti, che hanno potuto toccare con mano le attenzioni che vengono messe nella re-alizzazioni di opere che recano già in-trinsecamente un beneficio ambientale
ma che contengono un valore aggiunto nelle attenzioni progettuali che vengo-no riservate alla realizzazione di det-te opere. Il programma del Convegno vede gli intervenuti di Luigi Angeletti (Segretario Generale UIL), Oreste Vigo-
rito (Presidente ANEV), Paolo Carcassi (Segretario Confederale UIL), Simone Togni (Segretario Generale ANEV), ol-tre alla partecipazione di Silvestro Gre-co (Coordinatore in Conferenza delle Regioni degli assessori dell’Ambiente) è stato il luogo deputato all’approfon-dimento delle tematiche connesse alle particolari e significative risultanze, ai risvolti sul mondo dell’occupazione e ai benefici connessi alla produzione di energia da fonte eolica che tali realiz-zazioni portano anche nel mondo del
lavoro. I benefici che un concreto e so-stenibile sviluppo di questa tecnologia porterebbe anche come supporto occu-pazionale sono analizzati nei dettagli nello studio di ANEV-UIL consultabile nel sito www.anev.org.
energia pulitaNewsletter di ANEV associazione nazionale energia del vento
Sped. in abb. post. - art 2 comma 20/B, Legge 662/96 - Roma Anno 7 - Novembre 2008 - n° 02
Il Governo italiano ha formulato riser-
ve sulla Direttiva europea che dovrà
rendere operative le decisioni prese
dal Consiglio europeo del marzo 2007
per “Una politica integrata del clima
e dell’energia”, in quanto i costi per
il Paese richiesti dall’attuazione di tale
politica sarebbero eccessivi e comun-
que insostenibili. La commissione eu-
ropea, pur contestando le conclusioni
italiane, ha aperto un tavolo di verifi-
ca. In attesa delle conclusioni di questo
confronto, le Associazioni firmatarie
del documento ritengono necessario
fare chiarezza su alcuni punti incon-
trovertibili. Innanzi tutto l’iniziativa
del governo non può ovviamente ri-
mettere in discussione gli impegni de-
rivanti dal protocollo di Kyoto, a suo
tempo ratificati dall’Italia, nonché gli
obiettivi della Direttiva Comunitaria
2001/77/CE in tema di fonti rinnova-
bili. Visti i ritardi rispetto agli obiet-
tivi sottoscritti che, se non rispettati,
comporteranno per il nostro Paese
penali che potrebbero arrivare fino a
quasi venti miliardi di euro, è comun-
que scelta obbligata adoperarsi per
una cospicua accelerazione dello sfor-
zo in atto per lo sviluppo delle fonti
rinnovabili. In secondo luogo le valu-
tazioni presentate dal governo italiano
si limitano ai costi che il Paese sop-
porterebbe: non contengono cioè alcu-
na stima dei conseguenti ritorni eco-
nomici. Gli impegni per realizzare gli
obiettivi del pacchetto vengono quindi
visti come vincoli e non come oppor-
tunità di sviluppo, in particolare per
il sistema produttivo e dei servizi. Le
Associazioni firmatarie del documento
ritengono invece che i costi connessi al
perseguimento degli obiettivi europei
in materia di clima ed energia saranno
compensati nei prossimi dodici anni
dai vantaggi conseguibili in materia di
efficienza, occupazione, innovazione e
crescita economica di filiere industria-
li, nonché dal raggiungimento di si-
gnificativi risultati nella salvaguardia
e nella promozione dell’ambiente. Nel
merito alcune valutazioni sono già sta-
te inviate in via informale al Governo
da parte di organizzazioni firmatarie
del presente documento, che nella loro
totalità si dichiarano disponibili a col-
laborare per un’obiettiva valutazione
delle ricadute socioeconomiche e am-
bientali di una politica in sintonia con
gli obiettivi europei.
Mettere infatti un freno al program-
ma di sviluppo delle fonti rinnovabili
proprio in una fase in cui si stava fi-
nalmente assistendo al suo decollo e
con questo al moltiplicarsi di nuova
imprenditorialità, comprometterebbe
Una proposta per l’Europa
Documento al governo affinché dia gli strumenti per il raggiungimento
degli obiettivi al 2010Le Associazioni delle rinnovabili
ANEV, Federpern (Federazione Pro-
duttori Energie Rinnovabili), Fiper
(Federazione Italiana Produttori di
Energia Rinnovabile), ISES Italia
(sezione italiana dell’International
Solar Energy Society), Itabia (Italian
Biomass Association), Greenpeace
hanno congiuntamente inviato un
documento al governo italiano per
stimolare la definizione di politiche
adeguate allo sviluppo del settore
in sede comunitaria e nazionale. Le
conclusioni rispetto alle recenti po-
sizioni assunte dal Governo italiano
sono pragmatiche e chiedono al più
di dare concrete risposte alla man-
canza di strumenti per il raggiun-
gimento degli obiettivi al 2010 in
attesa della definizione di quelli al
2020.
uno dei comparti, oltre tutto high tech,
ancora in espansione: questo, proprio
quando il Governo italiano, in sinto-
nia con i partner europei, sta predi-
sponendo forme di intervento finan-
ziario diretto e indiretto per sostenere
le aziende finanziarie e industriali che
ne avessero bisogno. L’impulso al set-
tore delle rinnovabili è strettamente
connesso alla promozione dell’effi-
cienza energetica negli usi finali. Le
associazioni firmatarie hanno accolto
con grande soddisfazione il Decreto
Edifici dell’11 Marzo 2008 e la deci-
sione di delegare all’Enea la gestione
di tale misura. È necessario continua-
re su questa strada e rendere attuativi
provvedimenti che premino le tecno-
logie più performanti in termini di
rendimenti nella produzione di ener-
gia elettrica e termica. Il comparto ha
quindi necessità non di minor suppor-
to allo sviluppo delle fonti rinnovabili,
bensì di politiche qualitativamente e
quantitativamente più avanzate, che
garantiscano al settore la stabilità e la
continuità necessarie a consentirgli di
contribuire nell’interesse del Paese a
una crescita economica e sociale com-
patibile con l’ambiente.
Prossimi appuntamenti• Roma,26novembre,ConvegnoMOPAmbiente2008:PresentazionedelRapportosulleopinionidegliitaliani
sull’Ambiente.
• Marcellinara(CZ),28novembre2008,ConvegnoANEV-UILeInaugurazionecentraleeolicadellaSocietàIVPCPower4.
• Montpellier(Francia),10-12Dicembre2008,EnerGaia–II°SaloneInternazionaledelleEnergieRinnovabili.
· V
ESTAS IN ITALY
·
10
YEAR ANNIVERSA
RY
Se la Terra rimanesse senza vento,sarebbe probabilmente colpa nostra
Vestas installa una nuova turbina eolica ogni quattro ore. Globalmente.
vestas.com
accordo tra le Regioni Puglia e Piemonte
bari chiama torinodi Sergio Gardini
Trovare una strada comune per raggiungere gli obiettivi
fissati dall’Unione Europea su clima ed energia: questo l’in-
tento alla base dell’accordo che la Regione Puglia e la Re-
gione Piemonte hanno firmato lo scorso ottobre nella sede
della presidenza della giunta in piazza Castello a Torino.
Una cooperazione ai due lati opposti dello stivale ma che
come non mai si trovano uniti nella progettazione di un
futuro energetico pulito e rinnovabile. E’ questo in sintesi il
commento alla sigla dell’accordo tra Piemonte e Puglia, che
sancisce la chiusura a qualsiasi ipotesi nucleare nelle due
regioni, e rinvigorisce la strada che porta verso gli obiettivi
20-20-20 fissati dall’Unione Europea. Un protocollo d’in-
tesa, a firma dei presidenti delle regioni Mercedes Bresso
per il Piemonte e Nichi Vendola per la Puglia. L’accordo,
della durata di cinque anni, instaura un rapporto di
collaborazione tra le due regioni basato sulla con-
divisione degli obiettivi fissati dalla Ue, che pre-
vedono il 20% di produzione di energia da fonti
rinnovabili, una riduzione del 20% di emissione
di gas serra, un aumento del 20% di rispar-
mio energetico ed un aumento del 10% di
biocarburanti ricavati non da fonti alimen-
tari ma da cellulosa e residui legnosi.
Scopo principale riguarda
l’impegno a predisporre
regole semplici e traspa-
renti per promuovere le
fonti rinnovabili contrastando
la confusione e l’inadegua-
tezza presenti attualmente
nel nostro Paese. Tra i nu-
merosi obiettivi previsti
dal protocollo figurano la
“Una cooperazione ai due lati opposti dello stivale ma che come non mai si trovano uniti nella progettazione di un futuro energetico pulito
e rinnovabile. E’ questo in sintesi il commento alla sigla dell’accordo tra Piemonte e Puglia, che sancisce la chiusura a qualsiasi ipotesi nucleare”
31
condivisione di decisioni e pro-
grammi circa gli effetti prodotti
sul clima e sul consumo di ener-
gia; la promozione di fonti energe-
tiche rinnovabili e risparmio energe-
tico; la progettazione di case e luoghi
di lavoro eco-sostenibili; la promozione
della riduzione di intensità energetica
prodotta, sostenendo ricerca e fa-
vorendo il risparmio; impegnare i pro-
duttori di energia da fonti tradizionali
a convertire il 20% della loro produzione
globale. Finalità dell’intesa sono anche la
promozione dell’uso di mezzi pubblici di trasporto
e di veicoli non inquinanti ad alta efficienza ener-
getica; sostegno alle produzioni agricole di entram-
be le regioni attente ai valori e alle risorse ambientali;
sostegno a scuole, università e mondo educativo per la
promozione di nuove culture didattiche eco-sostenibili; la
riduzione del divario energetico che colpisce i più poveri e
svantaggiati “attraverso una rete aperta e diffusa in cui tut-
ti sono consumatori e produttori allo stesso tempo’’. La col-
laborazione tra Regione Puglia e Regione Piemonte riguar-
derà infine studi di fattibilità e progetti, attività formative
e comunicazione per lo sviluppo di impianti che sfruttino
energie rinnovabili; investimenti per il consolidamento e la
competitività delle imprese pugliesi e piemontesi operanti
nel settore delle rinnovabili, oltre alla promozione congiunta
di attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nel
campo della produzione di energia elettrica da fonte rinno-
vabile e del risparmio energetico; organizzazione di eventi
per evidenziare i risultati ottenuti. “L’intesa - ha spiegato
Mercedes Bresso, nel corso di una conferenza stampa – è
“L’intesa - ha spiegato Mercedes Bresso, nel corso di una conferenza stampa – è nata dalla constatazione che le nostre due regioni hanno assunto pienamente il tema del Protocollo di Kyoto e siamo entrambi convinti che lo sviluppo delle fonti alternative e la politica di risparmio energetico siano fondamentali per la crescita dei nostri territori”
32
nata dalla constatazione che le nostre due regioni hanno
assunto pienamente il tema del Protocollo di Kyoto e sia-
mo entrambi
convinti che
lo sviluppo
delle fonti alternative e
la politica di risparmio
energetico siano fonda-
mentali per la crescita
dei nostri territori. E’
un’opportunità impor-
tante, che non va respin-
ta con la scusa di non ri-
uscire”. “Siamo, inoltre,
entrambi convinti - ha
proseguito Bresso - che
la produzione di energia
dal nucleare con le at-
tuali tecnologie non sia
sostenibile. Il nucleare
è una scelta ambiental-
mente pessima ed economicamente nefasta”. Il presidente
Vendola sottolinea: “Siamo il paese del sole e del vento,
eppure siamo in ritardo persino rispetto alla Germania nel
solare e nell’ eolico perché dal dopoguerra abbiamo punta-
to solo sul nucleare. Resto sconcertato quando ancora oggi
sento parlare di un nucleare sicuro, che avrebbe risolto il
problema dello smaltimento delle scorie: con la presidente
Bresso concordo nel ritenere quel modello antieconomico,
antiecologico e antiumano.” Ha poi ribadito l’impegno del-
“Il presidente Vendola sottolinea: “Siamo il
paese del sole e del vento, eppure siamo in ritardo
persino rispetto alla Ger-mania nel solare e nell’
eolico perché dal dopo-guerra abbiamo puntato
solo sul nucleare”
33
la regione Puglia in questo campo: “Entro fine anno - ha
detto - sfioreremo i 1000 megawatt per l’eolico e ci stiamo
letteralmente tuffando nel solare. Diamo all’Italia l’88%
dell’ener-
gia che
p r o d u -
ciamo e
p o i c h é
diamo un
c o n t r i -
buto im-
por tante
pensiamo di poter chiedere al Governo di
fare un passo indietro rispetto alla posizione
assunta sul nucleare e sul Protocollo di Kyo-
to”. Il presidente della Puglia ha parlato di un “ritorno”
in Piemonte: “Proprio qui a Trino Vercellese ho cominciato
la battaglia contro il nucleare proseguendola poi nel resto
del Paese. “Continua purtroppo a esistere nel nostro Paese
una scuola di pensiero che resta ancorata al modello del
nucleare - sostiene la presidente Bresso - e fa resistenza
allo sviluppo delle energie rinno-
vabili. Noi crediamo invece che il
nucleare sia una scelta pessima,
anche e soprattutto economica-
mente nefasta, che ha prodotto
danni in passato e continuereb-
be a produrne in futuro. Con il
p r e s i d e n t e
Vendola sia-
mo d’accordo
nel ritenere
che le rinno-
vabili siano
una delle leve
del futuro e
che si debba
recuperare il
tempo perso
i n v e s t e n d o
in ricerca, in
attività pro-
duttive e in
f o r m a z i o n e ,
s v i l u p p a n d o
progetti in-
t e r r eg iona l i ,
incent ivando
lo scambio di
buone prati-
che tra regio-
ni”.
“Entro fine anno - ha detto - sfioreremo i 1000 megawatt per l’eolico e ci stiamo letteralmen-
te tuffando nel solare. Diamo all’Italia l’88% dell’energia che produciamo e poiché diamo un
contributo importante pensiamo di poter chiedere al Governo di fare un passo indietro rispetto
alla posizione assunta sul nuclea-re e sul Protocollo di Kyoto”
35
di Ida Cappiello
L’impatto ambientale dell’informatica è molto più alto di quanto
sia percepito dalla pubblica opinione. Computer e dintorni lascia-
no una traccia pesante quando vengono prodotti, quando diven-
tano rifiuti, e anche nel momento del loro utilizzo, generalmente
considerato “innocuo”. Persino il software, l’intangibile, divora
risorse: lo dice una recente ricerca del Politecni-
co di Milano. Ma vediamo innanzitutto qualche
dato generale, ormai condiviso dalla maggioran-
za dei ricercatori a livello mondiale, sull’impronta ecologica delle
tecnologie dell’informazione.
“Anche quando stanno sulle nostre scrivanie oppure nei data center delle aziende, i computer hanno un sorprendente impatto ambientale, perché divo-
rano grandi quantità di energia elettrica, e pare siano piuttosto inefficienti”
impatto ambientale dell’informatica
pc intelligenti e sporchi
36
La produzione di attrezzature è responsabile di oltre il 2% delle
emissioni mondiali di CO2, un livello analogo a quello dell’industria
aeronautica. Inoltre, il 70% delle discariche di piombo, mercurio e
cadmio è attribuibile al settore IT, sia in fase di produzione che di
smaltimento dei prodotti fuori uso (spesso eliminati solo perché
non sono più l’ultimo modello, pur funzionando perfettamente).
Anche
quan-
d o
s t a n -
no sul-
le nostre
scrivanie op-
pure nei data center
delle aziende, i computer
hanno un sorprendente impatto ambientale, perché divorano
grandi quantità di energia elettrica, e pare siano piuttosto inef-
ficienti.
La “bolletta energetica” dei computer attivi nel
mondo è quadruplicata nell’ultimo decennio. In
particolare, consumano moltissima energia i ser-
ver, ovvero i potenti computer utilizzati dalle aziende per fornire
servizi a tutti i collaboratori, ad esempio l’accesso alla posta elet-
tronica o l’aggiornamento dei programmi applicativi. Le aziende
più complesse fanno convergere numerosi server all’interno dei
data center, una sorta di
“magazzini delle informa-
zioni” di massima sicurez-
za. Un data center di medie
dimensioni consuma alme-
no 300 Kilowatt di energia
elettrica, all’incirca quanto
una decina di condomini.
Alcune stime attribuiscono
“Le aziende più complesse fanno convergere numerosi server all’interno dei data center, una sorta di “magazzini delle informazioni” di massima sicurezza. Un data center di medie dimensioni consuma almeno 300 Kilowatt di energia
elettrica, all’incirca quanto una decina di condomini”
37
ai data center il 4-5% di tutta l’energia prodotta dalle economie
occidentali! Un consumo tanto elevato non è richiesto dai proces-
si di calcolo eseguiti da questi potentissimi computer, ma piutto-
sto dalla necessità di raffreddare costantemente i server, che altri-
menti rischierebbero di andare in blocco per surriscaldamento. E’
davvero paradossale che tutto il calore prodotto in questo modo
vada sprecato, e le idee per sfruttarlo non mancano, a cominciare
dal riscaldamento degli uffici o degli appartamenti che si trova-
no nelle vicinanze del data center. Anche il software “consuma”
energia, influenzando le modalità di lavoro della macchina. Lo
afferma una recente ricerca del Politecnico di Milano, condotta
con grande rigore scientifico. La ricerca parte dal presupposto
c h e l’elaborazione di in-
formazioni, ap-
punto ciò che fa
il computer, sia
un’attività che
consuma ener-
gia. Questa af-
fermazione na-
sce dalla fisica
dei quanti, uno
sviluppo mo-
derno di questa
scienza, che a
partire dall’inizio
del ‘900 è riusci-
ta a spiegare fe-
nomeni naturali prima incomprensibili. Ricerche recenti nel campo
della fisica quantistica hanno potuto misurare, sul piano teorico,
l’energia consumata per elaborare un bit,
l’unità di misura dell’informazione. Nella
realtà, i calcolatori ne consumano molta
di più, oltre il doppio. Perché questa inef-
ficienza? Ebbene, la causa è proprio l’architettura dei programmi
di calcolo, cioè il modo in cui sono organizzati: semplificando al
massimo, i pro-
grammi inef-
ficienti fanno
“perdere tem-
po” al calcola-
tore, il quale di
c o n s e g u e n z a
consuma più
energia.
Secondo i ricercatori
del Politecnico que-
sta inefficienza può
essere misurata, at-
traverso un software
“controllore” – estre-
mamente comples-
so… non è il caso di
entrare nel merito! –
in grado di misurare il
consumo di energia di
altri software, dai pro-
grammi di contabilità
aziendale a quelli di
grafica, solo per fare
due esempi. Se que-
sto strumento verrà
diffuso tra le aziende,
potrà dare un impor-
tante contributo al ri-
sparmio energetico.
“Ricerche recenti nel campo della fisica quantistica hanno potuto misurare, sul piano teorico, l’energia consumata per elaborare un bit, l’unità di misura dell’informazione.
Nella realtà, i calcolatori ne consumano molta di più, oltre il doppio. Perché questa inefficienza? Ebbene, la causa è proprio l’architettura dei programmi di calcolo”
Riscaldare una piscina
Riscaldare una piscina con il calore svi-luppato dal data center: ecco l’idea ge-niale venuta a un’azienda svizzera, la GIB-Services, realizzato in un ex bunker militare nei pressi di Zurigo, permette di riscaldare in modo continuativo la piscina comunale, grazie ai 2800 MW prodotti ogni anno..La piscina, dopo un periodo di chiusura per manutenzione, è stata inaugurata la scorsa estate con il nuovo sistema di riscaldamento dell’acqua. Il riciclo del calore prodotto dai sistemi, utilizzabile in misura del 90% sul totale, permet-te di evitare, ogni anno, l’immissione nell’atmosfera di 130 tonnellate di ani-dride carbonica. Il bunker era stato costruito nel 1971, a uso dell’esercito svizzero, ed é rima-sto inutilizzato per diversi anni, finché la GIB l’ha rilevato per costruirvi il centro elaborazione dati. Per sfruttare la grande quantità di calore prodotta, l’azienda elvetica, d’accordo con l’am-ministrazione di Zurigo, ha messo a punto un sistema per trasferire l’ecces-so di calore del data center nell’acqua della piscina.In pratica, il calore in eccesso viene ac-cumulato in un’area di stoccaggio, dove viene riscaldata dell’acqua che succes-sivamente, attraverso uno scambiatore di calore, porta l’acqua fredda della piscina alla temperatura desiderata.La realizzazione, avvenuta in collabora-zione con IBM, produttrice dei sistemi installati nel data-center, è un ottimo esempio di tecnologia verde.
39ma quale terzo mondo?pannelli solari, turbine eoliche, efficienza energetica in sudafrica
di Micaela Conterio
Si chiama Kuyasa Project ed è un progetto, uno dei tanti, diretti
alla riduzione delle emissioni dei gas serra utilizzando le fonti
energetiche alternative. Si chiama Lynedoch Eco-village ed è una
comunità ecologica incentrata . Fin qui niente di nuovo e niente
di sorprendente rispetto ai numerosi progetti attuati in questa
direzione. La novità e la sorpresa arrivano quando si afferma che
entrambi i progetti non sono stati attuati negli Stati Uniti o in
Europa, ma in Sudafrica. Con un’estensione pari a quattro volte
l’Italia (oltre 1.233.404 kmq), il Sudafrica vanta una molteplicità
di fauna e flora
senza confronti
al mondo, collo-
candosi al terzo
posto nella classifica mondiale per maggior biodiversità. Ma il
Sudafrica non è solo questo, non è solo patrimonio naturale.
“La novità e la sorpresa arrivano quando si af-ferma che entrambi i progetti, Kuyasa Project e Lynedoch Eco-village, non sono stati attuati negli Stati Uniti o in Europa, ma in Sudafrica”
40
È anche uno dei Paesi più urbanizzati al mondo: Città del Capo,
Durban, Johannesburg e Pretoria sono solo alcuni esempi di me-
tropoli, quelle stesse metropoli dove dimora il 60% della popola-
zione del Paese. Ma non solo. Il suolo è soggetto a una continua
e progressiva erosione, derivata dal processo di depauperamento,
dovuto a uno sfruttamento intensivo di pascoli e terreni durato
anni, di circa un quarto del territorio. Un’ulteriore aggravante è
rappresentata da un altro nodo da sciogliere: l’approvvigionamen-
to idrico. Ricevendo ogni anno solamente circa 500 mm di piog-
gia sono state edificate dighe sui maggiori corsi d’acqua consen-
tendo, quindi, ad alcune zone di
migliorare l’approvvigionamen-
to, ma dan-
neggiando
di converso
n u m e r o s i
ecosistemi
locali a cau-
sa dell’au-
m e n t o
del l ’ insab-
b i a m e n t o
dei fiumi.
Questi i problemi.
Contraddizione, quindi? Sempli-
cemente due facce della stessa
m e -
d a g l i a .
Senza considerare
che pur concorrendo al
riscaldamento globale in
misura veramente non si-
gnificativa (quota compresa
fra l’1% e l’1,5%) incre-
dibilmente si colloca
entro il quindicesimo
posto nella graduatoria mondiale dei paesi responsabili
dell’effetto serra. Questo singolare posizionamen-
to scaturisce dalla produzione di elettricità che per
il 90% è ancora legata agli stabilimenti a carbone.
“Ricevendo ogni anno solamente circa 500 mm di pioggia sono state edificate dighe sui maggiori corsi d’acqua consen-tendo, quindi, ad alcune zone di migliorare l’approv-vigionamento, ma danneggiando di converso numerosi ecosistemi locali”
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Accordare, dunque, due fattori così divergenti rappresenta per il
governo una sfida cruciale per far fronte contemporaneamente al
fenomeno della crescente urbanizzazione e dell’incremento de-
mografico, da un lato, e della salvaguardia ambientale, dall’altro.
Non sorprende, quindi, che percorrendo a bordo di una autovettura
le strade sudafricane sia possibile imbattersi in qualcosa di vera-
mente inaspettato. Progetto lanciato nella provincia di Cape Town,
precisamente nella township
di Khayelitsha, nel 2003 dalla
noprofit South South North,
il Kuyasa Project inizialmente
ha coinvolto 10 abi-
t a -
zioni di famiglie a basso reddito,
attraverso un sovvenzionamento
governativo. Le case, quindi sono
state dotate di tecnologie per la pro-
duzione di energia da fonti rinnovabili,
come pannelli solari per il riscaldamento
dell’acqua, sistemi di illuminazione più
efficienti e soffitti coibentati, compor-
tando un notevole risparmio energetico pari al 40% circa per ogni
abitazione. Queste 10 abitazioni pilota sono state monitorate per
sei mesi con lo scopo sia di dimostrare alla comunità locale le
prestazioni e l’efficienza degli interventi sia di registrare il cam-
biamento nei modelli comportamentali in termini di consumo
energetico. È stato stimato che nell’arco di 21 anni l’attività del
progetto porterà ad una notevole riduzione delle emissioni di CO2,
contribuendo anche al miglioramento della salute e dell’energia
in termini di costi-benefici. Questo è dovuto al fatto che miglio-
rando la temperatura interna delle abitazioni si riduce l’esigenza
di stufe alla paraffina e di altre fonti di calore che hanno come
effetti collaterali ripercussioni sulla salute respiratoria e incendi.
Il progetto dovrà essere esteso ad oltre 2300 abitazioni consen-
tendo un risparmio
energetico e di CO2
pari a 1345 kWh
all’anno per abita-
zione, 3100 MWh
all’anno risparmiate
e 2,75 tonnellate di anidride carbonica evitata ogni anno ad abi-
tazione pari a circa 3.000 tonnellate di CO2 all’anno.
Altro esempio di virtù ambientale lo si trova a una trentina di km
“È stato stimato che nell’arco di 21 anni l’attività del Kuyasa Project porterà ad una notevole riduzione delle emissioni di CO2, contribuendo anche al miglio-ramento della salute e dell’energia in termini di costi-benefici”
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a nord-est d Cape Town, dove è stata creata una comunità su-
dafricana ecologica: Lynedoch Eco-village. Anche in questo caso
l’obiettivo ultimo è tutto volto alla sostenibilità ambientale e alla
riduzione dell’impatto antropico sul paesaggio. Non solo, quindi,
pannelli solari e altri sistemi per il risparmio energetico e politica
di riciclaggio, ma anche integrazione armoniosa degli edifici con
l’ambiente circostante, attraverso una progettazione attenta e
una costruzione sensata. Si è cercato, quindi, di applicare un con-
trollo rigoroso anche sugli elementi architettonici, sull’uso di ma-
teriali naturali, scegliendo i colori della terra e del paesaggio che
riflettesse le zone limitrofe. La stessa tecnologia adottata nella
costruzione delle case, è stata pensata per rispondere ai dettami
del protocollo di Kyoto grazie ad un uso di acqua ed energia rispet-
tose della biodiversità e del paesaggio. Le infrastrutture che
supportano il villaggio sono state accuratamente progettate
per ridurre al minimo i rifiuti, attraverso un’attiva politica di
riciclaggio, e ottimizzare l’impiego di tutte le attuali caratte-
ristiche del sito: pendio, dighe e vegetazione esistente. Ogni
edificio rappresenta una risposta adeguata alle caratteristiche
della topografia e delle condizioni climatiche. Questo perché il vil-
laggio sorge in una zona prevalentemente agricola dominata da
un’intensa attività di produzione vinicola, con la conseguenza di-
retta e non
desiderata
della sua
ipotizzabi-
le trasfor-
mazione in
una zona
ad alta
d e n s i t à
a b i t a t i va
nei prossi-
mi 15 anni.
Fenomeno,
questo, che
p o t r e b b e
i n c i d e r e
n e g a t i -
v a m e n t e
su l l ’ ag r i -
c o l t u r a ,
sull’ecolo-
gia, sulle
infrastrutture urbane e sull’industria turistica e, contestualmente,
esacerbare piuttosto che eliminare la povertà. L’alternativa è data,
quindi, dalla creazione di un gran
numero di “borghi rurali”, relativa-
mente piccoli radicati nell’economia
locale. In questo modo con densità
ragionevolmente alta e un numero sufficiente di questi insedia-
menti l’aumento della popolazione potrebbe
non compromettere il carattere regionale
della zona.
“Nel Lynedoch Eco-village si è cercato, quindi, di applicare un controllo rigoroso anche sugli elementi architettonici, sull’uso di materiali naturali, scegliendo i colori della terra e del paesaggio che riflettesse le zone limitrofe. La stessa tecnologia adottata nella costru-
zione delle case, è stata pensata per rispondere ai dettami del protocollo di Kyoto”
GE Energy / Pianeta Terra / GEP8145 / Wind
GEEnergy
Il vento del cambiamento soffia sull’Europa. Secondo quanto programmato, entro il 2020, un quinto dell’intera fornitura elettrica del continente sarà prodotta con il vento. Il nuovo modello di turbina eolica 2.5xl della General Electric non poteva giungere in un periodo più favorevole.
Basato sulle nostre conoscenze ed esperienze fondate su oltre 8.000 turbine 1,5 MW in funzione in tutto il mondo, il modello 2.5xl con l’innovativo progetto a doppio cuscinetto, si contraddistingue non solo per la sua maggiore affidabilità, ma anche per la maggiore efficienza nella produzione di energia elettrica rinunciando completamente alle emissioni di gas-serra.
Il nostro mondo si confronta costantemente con un fabbisogno energetico in costante aumento e l’impegno dellaGeneral Electric nella ricerca di soluzioni energetiche e servizi a favore dell’ambiente è inarrestabile come il vento.Per ulteriori informazioni visitate il sito ge.com/energy
GE imagination at work
Eventi
GEP8145.indd 1 3/24/08 4:39:06 PM
la politica del gamberodi Francesco Tedesco
Responsabile Campagna Energia e Clima di GREENPEACE Italia
L’urgenza della crisi climatica impone ai Governi di tutto il mondo
che si riuniranno in Polonia alla 14° conferenza sui Cambiamenti
Climatici delle Nazioni Unite di adottare misure stringenti per
la riduzione dei gas serra a scala planetaria. Per raggiungere un
accordo entro la fine del 2009 occorre “convincere” Stati Uniti e
Paesi in via di sviluppo come Cina, India, Brasile. Tra poche set-
timane avremo un responso dai negoziati e potremo giudicare
l’entità del cambiamento che la nuova amministrazione saprà
dare agli accordi sulla protezione del clima. L’Unione Europea ha
fino ad oggi mantenuto una posizione di “leadership” alla lotta
ai cambiamenti climatici, ma un’ombra si allunga sulle buone po-
litiche europee messe in atto fino ad ora (il cosiddetto “pacchetto
20-20-20”, con obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 e
per lo sviluppo di fonti rinnovabili e misure di efficienza energeti-
ca al 2020): si tratta del pericolo di un ritorno al carbone. Colossi
energetici come E.ON, Vattenfall, RWE, e la stessa Enel in Italia,
stanno infatti pianificando di costruire una cinquantina di nuove
centrali a carbone in Europa, con il rischio di un drammatico au-
mento delle emissioni di CO2 europee. La produzione di elettricità
in Europa è fonte del 40% circa delle emissioni clima-alteranti, e
tre quarti di queste si devono al carbone, la prima singola causa
del riscaldamento globale nel mondo.
Per fronteggiare il pericolo di un rilancio
del carbone nel mix energetico europeo,
Greenpeace ha lanciato a set-
tembre, la campagna
“Quit Coal” (No Carbone): le navi “Rainbow
Warrior” e ”Artic Sunrise” hanno solcato
il Mediterraneo e i mari del nord da Isra-
ele fino in Belgio, passando per Turchia, Italia, Spagna,
“L’Unione Europea ha fino ad oggi mantenuto una posizione di “leadership” alla lotta ai cambiamenti climatici, ma un’ombra si allunga sulle buone politiche euro-
pee messe in atto fino ad ora (il cosiddetto “pacchetto 20-20-20”, con obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 e per lo sviluppo di fonti rinnovabili e misure di
efficienza energetica al 2020): si tratta del pericolo di un ritorno al carbone”
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Francia, Olanda e Regno Unito. Ora le attività del “Quit Coal
Tour” vanno avanti in Polonia. Al confine con Germania e Repub-
blica Ceca Greenpeace ha realizzato una “stazione di
salvataggio del clima”, un mappamondo alto come
un palazzo di quattro piani, all’interno di una minie-
ra di carbone a circa 100 km da Poznan. La stazione
ospiterà una serie di iniziative ed eventi mediatici per
continuare a chiedere ai leader europei di approvare una morato-
ria su nuove centrali a carbone, e avviare rapidamente una rivolu-
zione energetica pulita. Nonostante i ripetuti appelli del Presiden-
te della Commissione Ue José Manuel
Barroso di “andare avanti con il pacchetto europeo sul clima, non
a dispetto della crisi finanziaria, ma proprio a causa di questa cri-
si”, il Governo Berlusconi ha ripetutamente attaccato il pacchetto
20-20-20, per far spazio in Italia a fonti pericolose e inquinanti,
come nucleare e carbone. Greenpeace ha contestato queste po-
sizioni proprio nel corso della prima tappa del “Quit Coal Tour”
in Italia, svoltasi a Civitavecchia, vicino Roma, dove
l’Enel ha appena inaugurato una nuova centrale
a carbone. Gli attivisti di Greenpeace han-
no scalato le gru dell’impianto e hanno
aperto un enorme striscione con scrit-
to “Il Governo contro Kyoto”, per
denunciare l’ostilità del Governo
alle politiche europee sul clima.
“Nonostante i ripetuti appelli del Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso di “andare avanti con il pacchetto europeo sul clima, non a dispetto della crisi finanziaria, ma proprio a causa di questa crisi”, il Go-verno Berlusconi ha ripetutamente attaccato il pacchetto 20-20-20, per far spazio in Italia a fonti pericolose e inquinanti, come nucleare e carbone”
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Altri attivisti a bordo di gommoni lanciati dall’Artic Sunrise han-
no invece scritto “Quit Coal – No Carbone” sul molo di attracco
delle navi, per chiedere a Enel di fermare i piani di espansione del
carbone.
La seconda tap-
pa ha avuto luo-
go in Sardegna. I
volontari di Gre-
enpeace hanno
bloccato per un
giorno la cen-
trale a carbone
di Fiumesanto,
proprietà di
E.ON, per chie-
dere alla Regio-
ne Sardegna di
non autorizzare
la costruzione
di un nuovo
gruppo a carbone, e favorire invece il rapido
sviluppo dell’eolico nella regione più ventosa
d’Italia, permettendo così la creazione di oltre
7.000 posti di lavoro puliti. Attualmente per-
mane ancora un blocco allo sviluppo dell’eolico
nell’isola, ma la Regione ha mostrato una pri-
ma disponibilità a indirizzare la politica energe-
tica verso gli obiettivi europei al 2020. Il tour si
è concluso a Genova, con una “triplice azione”
alla centrale Enel della Lanterna – un impianto
risalente al 1928. Greenpeace ha supportato le
richieste della Regione Liguria di chiudere que-
sto impianto obsoleto al più presto. I climbers
hanno scritto “Enel Klima Killer” sulla facciata
della centrale e hanno “scalato” il faro della
lanterna di Genova, aprendo un enorme stri-
scione visibile da tutta la città. In Liguria sa-
rebbe possibile sostituire i 300 MW della centrale con 300 MW
di eolico, solare e biomasse da produzione sostenibile. In Italia
ogni anno arrivano dall’estero circa 18 milioni di tonnellate di
carbone, responsabili di circa 45 milioni di tonnellate di CO2 e
con gli attuali scenari di crescita è possibile che le emissioni da
carbone supereranno i 90 milioni di tonnellate. Enel è già oggi
il primo emettitore di CO2 in Italia e dichiara di voler arrivare a
produrre il 50% della propria energia elettrica da carbone. Un
ritorno al carbone in Italia non solo comporterebbe enormi costi
per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto, ma non risolverà i
nodi del sistema energetico italiano. L’Italia non è infatti ricca di
carbone e raddoppiare le importazioni del combustibile renderà
il nostro Paese più dipendente dai Paesi (Indonesia, Sud Africa,
Stati Uniti, Australia, Colombia e Russia) che controllano il 90%
del mercato mondiale del carbone. L’unica vera soluzione per
l’indipendenza energetica è puntare sulle fonti disponibili sul no-
stro territorio: eolico, solare, geotermico, biomasse ed efficienza
energetica. Fonti pulite, sicure che permetterebbero di produrre
circa 150 miliardi di kilowattora al 2020, tre volte tanto quanto
previsto dall’attuale programma nucleare del Governo. Il nuovo
rapporto “Energy [R]evolution”, sviluppato da Greenpeace insie-
me ad EREC (European Renewable Energy Council) mostra inoltre
come rinnovabili ed efficienza abbiano il potenziale per soddisfa-
re il 56% della domanda di energia primaria mondiale e dimez-
zare le emissioni di gas serra entro il 2050. Il costo per avviare
questa rivoluzione ammonterebbe a 14,7 mila miliardi di dollari
al 2030, ma permetterebbe di risparmiarne 18 mila per l’acquisto
di combustibili fossili nello stesso arco di tempo, e creare milioni
di nuovi posti di lavoro.
cultura e rispetto delle risorse naturali
trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabiledi Maurizio Carucci
Favorito da un territorio ricco di risorse naturali, il Trentino ha sto-
ricamente protetto il proprio patrimonio ambientale, nella consa-
pevolezza che questo rappresenta una risorsa di grande pregio
e di grande fragilità. Un impegno largamente condiviso grazie a
una diffusa cultura del rispetto e del risparmio delle risorse natu-
rali e una legislazione particolarmente attenta al tema della so-
stenibilità. È da questo contesto che, grazie all’impulso della Pro-
vincia Autonoma di Trento, e con il riconoscimento del Ministero
dell’Università e della Ricerca, nasce Habitech, il Distretto Energia
e Ambiente. Habitech è il progetto che si propone di riqualificare
il Trentino come polo di eccellenza per le tecnologie a basso im-
patto e come punto di riferimento per soggetti privati e pubblici
- locali, nazionali e internazionali- che potranno attingere al pa-
trimonio tecnologico, culturale e gestionale concentrato in questo
territorio. Tecnologie pulite per l’edilizia sostenibile, fonti energe-
tiche rinnovabili e tecnologie intelligenti per la gestione del terri-
torio: questi i settori chiave attorno ai quali Habitech sviluppa la
propria attività, coordinando competenze e conoscenze nuove o
consolidate, allo scopo di fare della tutela dell’ambiente una leva
strategica anche ai fini dello sviluppo economico del territorio.
“L’idea di un Distretto energetico – spiega Gianni
Lazzari, amministratore delegato della società con-
sortile Distretto tecnologico Trentino e responsabile
dei progetti del Distretto relativi all’efficienza energetica – è
nata alla fine del 2005. Per
dare concretezza ai pro-
getti di Habitech è nata
dunque la società consortile
Distretto tecnologico Trentino,
un consorzio di oltre 300 imprese,
enti di ricerca e agenzie pubbliche che
lavorano insieme per innovare i settori
dell’edilizia sostenibile, delle energie rinno-
vabili e delle tecnologie ambientali”.
“Favorito da un territorio ricco di risorse naturali, il Trentino ha storica-mente protetto il proprio patrimonio ambientale, nella consapevolezza che
questo rappresenta una risorsa di grande pregio e di grande fragilità”
49trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabileUna situazione ideale, favorita anche dal ricco patrimonio di cen-
trali idroelettriche. In provincia di Trento, infatti, sono presenti
ben 286 impianti di produzione idroelettrica di cui 212 di potenza
nominale inferiore a 220 KW, 51 di potenza nominale compre-
sa tra i 220 KW ed i 3 Mw e 23 di potenza superiore ai 3 Mw.
La produzione annua varia tra i 3200 ed 4500 Gwh in funzione
delle precipitazioni. Per quanto riguarda il solare termico, fino al
2005 risultano installati circa 10mila impianti per una superficie
complessiva di 65mila metri quadrati
con una penetrazione procapite
pari a circa 15 metri quadrati
ogni 100 abitanti. Per quanto riguarda le
biomasse, invece, la potenza termi-
ca installata è di circa 30 MW
termici, distribuita su sette
grandi impianti e altri
38,5 sono in fase
di progetto e di-
stribuiti su dieci im-
pianti. La produzione annua degli impianti attuali è di circa 120
Gwh termici. Mentre il potenziale eolico del Trentino è marginale
e quindi non quantificabile. Infine sono state realizzati alcuni im-
pianti sperimentali di produzione di idrogeno presso il comune
di Isera e presso rifugi in montagna. La Provincia autonoma di
Trento insieme con il Distretto tecnologico Trentino aderiscono
alla rete di Regioni europee che intendono sviluppare progetti
sperimentali di produzione di idrogeno e utilizzo delle Fuel Cell
(HiMyramp ).
Anche l’edilizia sostenibile rappresenta uno dei progetti di siste-
ma del Distretto tecnologico Trentino e ha l’obiettivo di creare
le condizioni per una nuova offerta di edifici certificati secondo
standard riconosciuti a livello internazionale. “Dopo un’analisi
preliminare sui sistemi di rating esistenti degli edifici sosteni-
bili – precisa Lazzari - è stata fatta la scelta di Leed (Leadership
in Energy and Environmental Design). Fatta questa scelta sono
“l’edilizia sostenibile rappresenta uno dei progetti di sistema del Distretto tec-nologico Trentino e ha l’obiettivo di creare le condizioni per una nuova offerta di edifici certificati secondo standard riconosciuti a livello internazionale”
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state attivate tutte le azioni necessarie per la sua introduzione. La
Provincia ha deciso di certificare Leed tutti i nuovi edifici pubblici
in costruzione. Non solo, ma anche legare gli incentivi dei priva-
ti sugli interventi di efficienza energetica allo standard Leed. È
stata una scelta molto coraggiosa e che noi abbiamo supportato
completamente”. Una delle sfide più importanti che il progetto
Habitech si pone è quello di innovare profondamente nei pros-
simi anni la struttura industriale trentina, coinvolta nei settori
del Distretto. A questo scopo è necessario affrontare una serie
di problematiche relative al mondo dell’impresa: nuove catene
del valore, una cultura imprenditoriale più attenta a sostenibili-
tà ed energia, lo sviluppo e/o l’acquisizione di nuovo know-how
tecnico-scientifico, lo sviluppo di specifici strumenti di comunica-
zione e marketing, l’attivazione di nuovi sistemi di relazione con il
mondo della ricerca, le strutture formative, le istituzioni.
All’interno del Distretto Energia e Ambiente Habitech, un signi-
ficativo gruppo di imprese private e di operatori interessati alle
tecnologie innovative ha accettato di costituire una Società Con-
sortile pubblico-privata, investendo risorse proprie nel successo
dell’iniziativa. Distretto Tecnologico Trentino Scarl favorisce la col-
laborazione tra operatori privati e agenzie e istituzione pubbliche,
promuovendo lo sviluppo delle filiere edilizia – energia – gestione
del territorio in modo che il sistema trentino nel suo complesso
sia in grado di offrire al
mercato (locale, naziona-
le, internazionale) solu-
zioni certificate al passo con i
segmenti più qualificati della
domanda. Un altro aspetto
fondamentale è il rapporto
con i cittadini. Per questo è
fondamentale la collabora-
zione con i territori, i Comuni
e le associazioni. Si stanno
anche elaborando progetti
di comunicazione con i mu-
sei. Insomma, grazie
allo sviluppo sostenibile
e alla diffusione delle
energie a basso impatto,
sarà possibile creare un
nuovo tipo di economia.
“È difficile oggi – con-
clude l’amministratore
delegato - quantificare
il ritorno economico. Per
i progetti di sistema quali quelli sull’edilizia sostenibile e l’effi-
cienza energetica ( Esco ) noi riteniamo che stiamo preparando
un mercato per i prossimi 10-15 anni. Le previsioni nazionali ed
europee ci dicono che sarà un mercato importante e noi vogliamo
che le nostre imprese possano vincere questa sfida. Nel contempo
pensiamo che l’esperienza avviata nel campo edilizia sostenibile
possa rappresentare una buona prassi”.