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02 anno 6° novembre 2008 Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli ritorno al futuro IL PIANETA TERRA Simone Togni l’”energia” di obama Arturo Cocco vento e lavoro Francesco Tedesco la politica del gambero

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Pianeta Terra Novembre

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Page 1: ptnovembre

02anno 6° novembre 2008

Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli

ritorno al futuro

IL PIANETATERRA

Simone Tognil’”energia” di obama

Arturo Coccovento e lavoro

Francesco Tedescola politica del gambero

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Immettere energia pulita in rete?

ABB sta contribuendo alla costruzione del più grande parco eolico off-shore al mondo. Si prevede che, grazie alla nostra tecnologia di trasmissione eco-compatibile, questo impianto da 400 megawatt possa ridurre l’emissione nell’atmosfera di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e migliorare l’affidabilità della rete elettrica. Questo è solo uno dei modi in cui noi, in qualità di maggior fornitore di prodotti elettrici e servizi per l’industria eolica, possiamo utilizzare le fonti rinnovabili per contribuire a combattere il mutamento climatico. www.abb.it/energyefficiency Naturale.

PIANETA TERRA 210X297 13-11-2008 13:23 Pagina 2

Page 3: ptnovembre

sommario02IL PIANETA

TERRA

Mensile di informazione e culturadell’Ambiente, dell’Energiae delle Fonti Rinnovabili

Anno 6 - novembre 2008 - N° 02

Direttore responsabileCiro Vigorito

RedazioneGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]

Progetto grafico e impaginazionegdmassociati.comStampa - Grafica Nappa - Aversa (CE)

Hanno collaborato a questo numero:Ida Cappiello, Maurizio Carucci, Arturo Cocco, Micaela Conterio, Cosimo d’Ayala Valva, Sergio Gardini, Filippo Laurenti, Francesco Tedesco, Simone Togni, Ciro Vigorito.

EditoreGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]

Registrazione n. 66 del 05/06/2003presso il Tribunale di Napoli

Garanzia di riservatezza.L’Editore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti dagli abbonati e la possibilità di rettifica ocancellazione dei suddetti (legge n. 675/96)

prodotto stampato su carta ecologica

anno 6° novembre 2008

ritorno al futuro 5Ciro Vigorito

vento e lavoro 6di Arturo Cocco

l’“energia” di obama 10di Simone Togni

venti d’Italia 15di Filippo Laurenti

il futuro dell’elettricità 20di Cosimo d’Ayala Valva

NEWSLETTER ANEV

- Studio ANEV-UIL sul potenziale occupazionale- Una proposta per l’Europa- Documento al governo affinché dia gli stru menti per il raggiungimento degli obiettivi al 2010- Prossimi appuntamenti

bari chiama torino 30di Sergio Gardini

pc intelligenti e sporchi 35di Ida Cappiello

ma quale terzo mondo? 39di Micaela Conterio

la politica del gambero 44di Francesco Tedesco

trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabile 48di Maurizio Carucci

foto

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ar Im

puls

e

Page 4: ptnovembre

edito

riale

Page 5: ptnovembre

edito

riale

Botta e risposta tra Pianeta Terra e sindacati. Nell’editoriale di ottobre, forte era stato il pungolo ai movimenti dei lavoratori di un ritorno alla lettura del “libro della vita quotidiana e gli affanni della gente”. A par-tire dai problemi energetici.Positiva la replica, concreta la risposta: la UIL è scesa autorevolmente e con decisione in campo partecipando – al fianco dell’ANEV – all’inau-gurazione di una centrale eolica in Calabria. Come dire, senza riserve o ammiccamenti di comodo, un palese sì alle rinnovabili.L’intervento non è di poco conto perché significa che, finalmente, si fa strada la consapevolezza – compagna della conoscenza – dei proble-mi reali legati all’ambiente e all’autonomia energetica del paese. Una spinta dal basso insomma che può incontrarsi con le scelte intelligenti di quella parte politica avveduta operate tempo fa ma che faticavano ad intercettare il consenso della base.E intanto dagli States a spingere arriva impetuoso il black-wind di Oba-ma che, si spera, non si perda in parole in libertà affidate al Duster (vento apportatore di polvere nella “Dust Bowl” degli stati americani).Sarebbe davvero un brutto colpo e a futura memoria vale la pena di ricor-dare, con Lyall Watson, che “Senza il vento gran parte della Terra sarebbe inabitabile. I Tropici diverrebbero caldi, in maniera così intollerabile che nulla potrebbe viverci, mentre il resto del pianeta gelerebbe. L’umidità, nel caso ce ne fosse, sarebbe ristretta agli oceani e tutto, eccettuato il margine dei grandi continenti lungo una stretta fascia temperata, sareb-be deserto. Non si avrebbe erosione, né suolo, e per ogni comunità che riuscisse a svilupparsi nonostante tali rigori non ci sarebbe scampo dalla soffocazione ad opera dei propri rifiuti”.

Ciro Vigorito

ritorno al futuro

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in esclusiva: colloquio con angeletti, segretario generale uil

vento e lavoro

di Arturo Cocco

Nel gennaio 2008 Luigi Angeletti, segretario generale della

UIL, ha sottoscritto un Protocollo d’Intesa con l’avv. Oreste

Vigorito, presidente dell’ANEV. Perché?

Perché il tema dell’energia, secondo la Uil, è fondamentale per il

futuro dell’intero sistema produttivo del nostro Paese.

La nostra condizione di dipendenza energetica dall’estero è un fat-

tore di incertezza e, soprattutto, di forte rallentamento dei proces-

si di sviluppo. Un’intelligente scelta di diversificazione delle fonti

energetiche può aiutare, col tempo, a risolvere questi problemi. E, a

nostro avviso, è indispensabile anche riequilibrare le fonti energe-

tiche in

direzio-

ne di

q u e l l e

a minor

impatto ambientale e rinnovabili. In questo ambito specifico,

la Uil, al tavolo dello sviluppo sostenibile, punta in particolare

“La nostra condizione di dipendenza energetica dall’estero è un fattore di incertezza e, soprattut-to, di forte rallentamento dei processi di sviluppo. Un’intelligente scelta di diversificazione delle fonti energetiche può aiutare, col tempo, a risolvere questi problemi”

Page 7: ptnovembre

Cour

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7

sull’eolico come fonte energetica che darà il contributo più ri-

levante, tra le rinnovabili, per i prossimi 20 anni. Oltre al sole,

all’acqua e alle biomasse, è innanzitutto il vento l’elemento natu-

rale che in Italia dobbiamo sfruttare in

modo sempre più efficace, per almeno

tre buone ragioni: è una fonte che non costa nulla; è un’energia

pulita, in coerenza con i dettami del Protocollo di Kyoto; può co-

stituire un’opportunità di crescita occupazionale.

Dalle vostre analisi risulta che il vento può portare occu-

pazione?

Sì, ed è un dato che va giustamente sottolineato: lo sviluppo delle

fonti rinnovabili non è solo finalizzato al rispetto dell’ambiente

ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risul-

tati occupazionali positivi. Credo sia giusto che il Sindacato valo-

rizzi questo percorso. Noi faremo la nostra parte, convinti come

siamo che la questione energetica non possa essere disgiunta da

“lo sviluppo delle fonti rinnovabili non è solo finalizzato al rispetto dell’ambiente ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risultati occupazionali positivi”

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8

quella ambientale, e che la scelta delle fonti rinnovabili – a co-

minciare dall’eolico – oltre ad essere “salutare” per i lavoratori e

i cittadini tutti, possa

trasformarsi in un uti-

le sostegno per i conti

economici, per i reddi-

ti, per l’occupazione.

D’altronde, questi convincimenti trovano riscontro nell’impegno

dell’ Enel e nel suo programma quadriennale di investimenti am-

bientali di circa 4 miliardi di euro fino al 2010.

Cosa determina quindi lo sviluppo dell’eolico nei confronti

dei lavoratori?

Come risulta dallo studio condotto congiuntamente da Anev e

Uil, lo sviluppo dell’eolico può produrre più occupazione, ma an-

che occupazione più qualificata. A tal proposito, anche in questo

settore, il supporto della formazione è indispensabile.

Il Protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto con Anev prevede

la realizzazione di corsi di formazione, con criteri

di periodicità, per i lavoratori dell’eolico, a fini

sia occupazionali sia di valorizzazione profes-

sionale, Nello schema formativo, un’attenzione

particolare deve essere dedicato, oltre che alle

“rinnovabili”,

anche ai fattori

del risparmio e

dell’efficienza.

Da essi, peral-

tro, non può

p r e s c i n d e r e

una politica

energetica na-

zionale responsabile che inten-

da giocare una partita decisiva

anche sul campo dello sviluppo

sostenibile.

Qual è, dunque, l’impegno

della UIL verso l’ eolico?

Noi vogliamo che l’uso

dell’energia eolica in Italia pas-

si attraverso più ricerca e più

industria. Questo significa che

occorre impegnarsi nei con-

fronti di Governo, Parlamento e

sistema delle Autonomie locali

affinché si realizzino provvedi-

menti e progetti concreti sia per

un sistema autorizzativo basato

su regole chiare, semplici, uni-

formi; sia per incentivare la cre-

azione di filiere delle rinnovabili

con conseguente riduzione dei

costi delle tecnologie; sia, infi-

ne, per promuovere la ricerca su

obiettivi di integrazione di politiche energetiche ed ambientali.

L’impegno della UIL è un impegno concreto, non meramente ide-

ale, anche perché sono in gioco interessi e aspettative di migliaia

di lavoratori.

“Come risulta dallo studio condotto congiuntamen-te da Anev e Uil, lo sviluppo dell’eolico può produrre più occupazione, ma anche occupazione più qualificata. A tal proposito, anche in que-sto settore, il supporto della formazione è indispensabile”

“Credo sia giusto che il Sindacato valorizzi questo percorso. Noi faremo la nostra parte, convinti come siamo

che la questione energetica non possa essere disgiunta da quella ambientale”

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Page 10: ptnovembre

di Simone Togni

Molto spesso nel passato le tematiche connesse alle questioni

ambientali hanno giocato un ruolo determinante a livello politico

in seno ai principali schieramenti e alle elezioni politiche svolte

arrivando spesso a incidere sul risultato definitivo. In particolare

il terreno di visioni diverse e a volte divergenti è stato quello dei

mutamenti climatici in generale e della loro relazione con le at-

tività di origine antropica. È vero che anche politicamente, come

abbiamo spesso ricordato, è quasi sempre risultata vincente la

posizione di chi si è eretto a difensore dell’ambiente e dell’ecosi-

stema piuttosto di chi ha contrapposto visioni magari molto con-

crete ma poco lungimiranti. Questo è avvenuto con Vladimir Pu-

tin che come alcuni ricordano vinse le elezioni presidenziali russe

promettendo l’ingresso nel Protocollo di Kyoto poi effettivamente

avvenuto, così come per Silvio Berlusconi che ratificò Kyoto come

uno dei primissimi atti da Presidente del Consiglio dei Ministri

dell’Italia nel 2001, o anche Romano Prodi in due situazioni e cioè

sia in qualità di Presidente della Commissione Europea ove varò

gli impegni vincolanti per i Paesi membri prima che divenissero

vincolanti per l’entrata in vigore di Kyoto, sia in Italia dove ne fece

un importante punto del programma elettorale che lo portò alla

vittoria elettorale del 2006.

Oggi si deve registrare analoga situazione

nella più grande democrazia mondiale, gli

Stati Uniti d’America dove il Presidente eletto Barack Obama in-

fatti non ha lesinato attacchi alla politica energetica troppo cauta

in tema ambientale dell’amministrazione guidata da George W.

Bush, promettendo un immediato rilancio delle questioni ener-

getico-ambientali e un piano drastico di riduzione delle emissioni

climalteranti e ancora una volta il dato elettorale come sappiamo

ha premiato anche questa posizione.

Le conclusioni da trarre, evitando il rischio di un facile entusiasmo

e conclusioni affrettate, sono quelle che nella pubblica opinio-

ne sempre più vi è consapevolezza e conoscenza della necessi-

tà di affrontare con competenza e chiarezza i temi connessi ai

l’“energia” di obama

“politicamente, come abbiamo spesso ricordato, è quasi sempre risultata vincente la posizione di chi si è eretto a difensore dell’ambiente e dell’ecosistema piuttosto

di chi ha contrapposto visioni magari molto concrete ma poco lungimiranti”

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mutamenti climatici, e che

affidarsi a chi sembra co-

noscerli sembra meglio

che affidarsi a chi non

ne parla o li sottovalu-

ta almeno rispetto al

comune sentire. Chia-

ramente non credia-

mo che a posizioni

invertite su questo

tema o anche a pa-

rità di programmi,

avrebbe vinto il

candidato Re-

pubblicano,

ma siamo

convinti

che il

m a r -

gine si sarebbe ridotto di

molto.

Da questa base di partenza cre-

diamo che si possa e si debba ragio-

nare facendo discendere una analisi appro-

fondita che consenta di supportare le decisioni

c o n s e -

q u e n z i a l i

necessarie a

dare forma

e risposte

alle do-

mande

c h e

sem-

pre più pressantemente vengono poste

ai pubblici decisori, spesso purtroppo

senza risposte adeguate. Innanzitutto

la prima considerazione è che spes-

“i progressisti e i riformisti di ogni colore politico e nazionalità sono da sempre più propensi a introdurre cambiamenti, anche forti, dovuti alle innovazioni tec-nologiche anche a rischio, o a volte addirittura con l’obiettivo, di compromettere gli equilibri esistenti, mentre i conservatori come ovvio tendono a garantire una stabilità e una continuità”

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so chi si rifà ad una visione politica di ispirazione più popolare è

maggiormente portato a sostenere tesi di tipo ambientalista, men-

tre chi sostiene, o è sostenuto dai poteri forti tipicamente tende

a mantenere lo status quo. A riprova di questo, come è naturale, i

progressisti e i riformisti di ogni colore politico e nazionalità sono

da sempre più propensi a introdurre cambiamenti, anche forti,

dovuti alle innovazioni tecnologiche anche a rischio, o a volte ad-

dirittura con l’obiettivo, di compromettere gli equilibri esistenti,

mentre i conservatori come ovvio tendono a garantire una sta-

bilità e una continuità agli attuali titolari di interessi o posizioni

dominanti per interesse o convinzione. Questo tuttavia se da un

lato spiega come più spesso il tentativo di introdurre innovazioni

al sistema produttivo risulta attività difficile da compiere senza

un adeguato supporto del sistema attuale, dall’altro evidenzia la

difficoltà della po-

litica a seguire

intuizioni o ragio-

namenti che vada-

no nella direzione

del nuovo per

timore di perde-

re l’appoggio del

vecchio. Ulteriore

aspetto da consi-

derare e che po-

trebbe sembrare

in contrasto con

tale ragionamento

è quello connesso

con la scelta di

alcuni conserva-

tori di sposare tali

posizioni innova-

tive, in tali casi,

sempre meno rari

per fortuna, l’ele-

mento puramente

di ricerca del con-

senso supera posi-

zioni precostituite.

Inoltre elemento

sostanziale è il passaggio di molti di quei poteri forti, di quei sog-

getti detentori di posizioni dominanti, alle nuove tecnologie nelle

quali non a caso molti di essi guardano con interesse.

Questo disallineamento ha comunque comportato nel passato

una enorme conflittualità che ha visto perdenti i difensori degli

interessi futuri nelle politiche reali, ma nelle dichiarazioni dei de-

cisori ha sempre visto vincenti e sposate quelle a tutela dell’am-

biente.

Esempio tipico è appunto estrapolabile dalla lettura dei program-

mi elettorali di quasi tutti i principali partiti politi-

ci, della stragrande maggioranza dei leader politici

che riportano sempre e comunque dichiarazioni

generiche o specifiche a favore dell’ambiente, delle rinnovabili

ecc. mentre molto più difficile è poi trovare delle vere politiche di

sostegno e di supporto durature, chiare e funzionali. Perché que-

sto avvenga è facilmente spiegabile, il politico tipicamente tende

a “coprire” tutte le aree, le tematiche o le questioni che hanno

“chi si rifà ad una visione politica di ispirazione più popolare è maggior-mente portato a sostenere tesi di tipo ambientalista, mentre chi sostiene, o è sostenuto dai poteri forti tipicamente tende a mantenere lo status quo”

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impatto sull’elettorato e a sposare battaglie che sono largamente

sentite nell’opinione pubblica come condivise. Il tema ambientale

nella produzione di energia da fonti rinnovabili è forse la regina

di queste tematiche e di queste politiche essendo ef-

fettivamente diffusissimo e godendo nelle popolazioni

del tasso di condivisione tra i più elevati in assoluto,

e pertanto viene cavalcato in fase elettorale dove vie-

ne sbandierato il supporto a tali tecnologie, mentre in

fase di Governo, anche per la

difficoltà di trovare esperti in

grado di suggerire interventi

adeguati, spesso le politiche

attuate risultano deludenti ri-

spetto alla loro efficacia per il

mantenimento delle promesse

elettorali.

Nel caso del Presidente eletto

Barack Obama tuttavia sembra

di poter dire, ed è innanzitutto

una speranza, che la sua chia-

rissima presa di posizione in

fase di campagna elettorale vedrà un’azione di Governo incisiva

e adeguata al perseguimento degli obiettivi dichiarati. Questo ot-

timismo deriva da alcune considerazioni quali la scelta di Al Gore

come consulente per le politiche ambientali, quindi la que-

stione della conoscenza specifica della questione e generica

della conoscenza dei meccanismi che regolano la macchina di

Governo è assicurata al massimo livello dal Premio Nobel ex

Vice Presidente, e poi dalla considerazione che a livello inter-

nazionale la posizione degli Stati Uniti d’America è focale per

comprendere il prosieguo delle politiche transnazionali con le

discussioni sul post Kyoto che in questi giorni dovranno finaliz-

zarsi. Una presa di posizione, come dichiarato, degli USA nel vo-

ler ade-

rire al

trattato

interna-

zionale per la riduzione delle emissioni comporterà ripercus-

sioni immediate levando la scusa ripetuta dagli scettici del

fatto che il principale responsabile delle emissioni, appunto gli

USA, fossero fuori dall’accordo di riduzione delle emissioni e che

quindi ogni intervento sarebbe stato quanto meno poco efficace

se non inutile. In conclusione si deve ritenere che più che una per-

dita di potere complessivo dei soggetti che incidono nelle scelte

industriali ed economiche, si deve considerare che questi stessi si

siano finalmente orientati ad intervenire in settori fino ad oggi ri-

tenuti secondari e marginali, cosa che comporterà, ne siamo certi,

una ulteriore accelerazione della crescita di queste tecnologie e

la conseguente definitiva nascita e crescita di questo comparto.

Non ci resta che attendere e confidare che, per un motivo o per

l’altro, finalmente si intraprenda la strada da anni indicata come

ineludibile.

“Una presa di posizione, come dichiarato, degli USA nel voler aderire al trattato internazionale per la riduzione delle emissioni comporterà ripercussioni immediate”

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Page 15: ptnovembre

15venti d’Italiarenewable energy attractiveness indices

di Filippo Laurenti

Italia al sesto posto nel 2005 e 2006, settimo nel 2007 conferma-

to nel secondo quadrimestre del 2008.

Non si sta parlando di eventi sportivi, ma del risultato riportato

da Ernst&Young (E&Y ) per l’Italia nel suo Renewable Energy At-

tractiveness Indices, il rapporto che mostra il grado di interesse e

apprezzamen-

to del mercato

dell’energia da

fonte rinnova-

bile in ogni Paese. L’Ernst&Young Country Attractiveness Index for-

nisce dei punteggi per ogni mercato nazionale delle fonti rinnova-

bili, per le infrastrutture e per il grado di apertura di tali mercati. Lo

studio elabora tali punteggi nell’ottica dello sviluppo di tali mercati

nel breve e nel lungo periodo ed un indice generale che raggruppa

diversi dati aggregando le varie fonti rinnovabili, le infrastrutture

del Paese, lo sviluppo tecnologico ed il relativo mercato. Nel 2005

il nostro Paese risultava quarto nella graduatoria dedicata allo

sviluppo on-shore dell’eolico nel lungo periodo dopo Spagna, Sta-

ti Uniti e

I n d i a ,

m e n -

t r e

era

quinta nel-

la graduatoria a breve

termine e sesto nella graduatoria

generale. Di anno in anno l’Italia è slittata di

un posto nella graduatoria generale e in quella a breve e il

secondo rapporto di quest’anno pare confermare il trend dell’an-

no scorso con il settimo posto nella classifica generale, il nono

posto nell’indice di breve termine mentre nell’indice di lungo pe-

riodo si passa dalla nona all’ottava posizione grazie ai nuovi

“L’Ernst&Young Country Attractiveness Indexfornisce dei punteggi per ogni mercato nazio-

nale delle fonti rinnovabili, per le infrastrutture e per il grado di apertura di tali mercati”

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16

impegni al 2020 e alle novità introdotte con la Finanziaria 2008.

Lo slittamento nell’indice generale è dovuto sopratutto per gli

eccezionali risultati di Paesi come Stati Uniti, India, Cina e Por-

togallo, oltre ai maggiormente consolidati Spagna e Germania.

La crescita degli USA è esemplare essendo passata da un anno

buio per l’eolico come il 2004 (380 MW) ad anni come il 2005 e

2006 a crescita costante, con una media di 2.400 MW installati

annualmente ed un 2007 da record con oltre 5.000 MW di nuova

potenza messa in rete, per un totale di oltre 16.000 MW a fine

anno e 16 TWh prodotti.

Gli altri Paesi citati non sono da meno per il 2007, con la Cina

che ha installato 3.400 MW, l’India 1.700, la Spagna 3.500 e il

Portogallo con una media costante annuale di 500 MW è arrivata

a 2.149 MW totali (vedere grafico).

L’Italia nel 2007 ha installato oltre 600 MW, arrivando alla fine

dello scorso anno ad avere oltre 2.700 MW di capacità eolica

installata, un buon risultato, da migliorare drasticamente se si

vogliono raggiungere, in primo luogo gli obiettivi della Direttiva

2001/77, ed in secondo luogo i nuovi target al 2020.

Il rapporto di Ernst&Young pone le basi per una riflessione ed

un’analisi sulla situazione degli investimenti nel settore rinnova-

bile eolico, sulla crescita degli stessi e il conseguente sviluppo

dell’eolico nel nostro Paese,

attualmente in una situazione

di sostanziale studio/attesa per

ciò che sarà il prossimo futuro/presente. Se infatti si parte dal pre-

supposto che la quasi totalità degli operatori eolici fa ricorso al

project financing per realizzare gli impianti, (pochissimi sono quel-

li che si avvalgono di

risorse interne), e

che la struttura di

questa tipologia di

finanziamento è al-

quanto rigida preve-

dendo la restituzione

“Lo slittamento nell’indice generale è dovuto sopratutto per gli eccezionali risultati di Paesi come Stati Uniti, India, Cina e Portogallo, oltre ai maggiormente consolidati Spagna e Germania”

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17

del capitale finanziato e della quota di interessi con tempistiche

stringenti e che pertanto necessita di certezze, dal punto di vista

normativo e dal punto di vista finanziario.

Sotto il primo profilo la Legge Finanziaria

2008 ha dato l’input (solo questo, per ora)

per far sì che alcune previsioni già contenu-

te nel D. Lgs 387/03 trovassero attuazione e

che altre venissero introdotte (Autorizzazio-

ne Unica e Linee Guida, Ripartizione Regio-

nale, Connessioni, Scambio sul posto) men-

tre dal punto di vista finanziario si sente la

necessità di alcuni correttivi a quello che

costituisce una buona parte degli introiti di

un produttore a fonte rinnovabile, ovvero il

sistema dei certificati verdi i quali stanno,

ad oggi, facendo registrare una serie di ri-

bassi, che,a dirla tutta, potrebbero anche

risultare poco trasparenti.

Ma su questo punto farà luce, si spera, l’Autorità Garante per la

Concorrenza insieme all’AEEG, facendo si che questo fattore di

svalutazione non si consolidi tramutandosi in un blocco degli in-

vestimenti che nel giro di poco tempo porterebbe ad una situazio-

ne di stasi del settore

rinnovabile. Questa

considerazione porta

inevitabilmente ad un

naturale paragone con

quanto riportato nel

rapporto di E&Y, e di

quanto il nostro Paese

sia considerato inte-

ressante dagli investi-

tori, e di

cosa si

p o s s a

fare af-

finché

conti-

nui ad

esser-

lo sempre di più, evitando lo scivolone nella graduatoria stilata

dalla società di consulenza angloamericana. A tal fine si potreb-

be anche iniziare a considerare un passaggio ad un diverso si-

stema di incentivazione, ad esempio come quello Statunitense,

basato su dei crediti fiscali

sulla produzione, che dopo

diversi anni di operatività ha

ottenuto i risultati di crescita

evidenziati poco sopra.

Trattasi della PTC (Production Tax Credit), in vigore dal 1992 e

“si potrebbe anche iniziare a considerare un passaggio ad un diverso sistema di incentivazione,ad esempio come quello Statunitense, basato su dei crediti fiscali sulla produzione, che dopo

diversi anni di operatività ha ottenuto i risultati di crescita evidenziati”

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ripetutamente confermata (nelle così dette energy bill) ad ogni

scadenza naturale, che attualmente è alla fine del 2008, e preve-

de un credito fiscale di 1,9 cent ($) per kWh, (aggiornato da

1,5 $cent/kWh in seguito all’inflazione). Tale credito sulle tas-

se (traduzione letterale) è operativo per le fonti rinnovabili

eolica, solare, geotermica mentre per biomasse, idroelettrico,

biogas, e rifiuti il credito è leggermente inferiore.

A dimostrazione degli effetti della PTC si riportano alcuni dati

altalenanti dell’installato eolico negli USA (Figura 1, fonte AWEA)

a seconda dei periodi di estensione o non estensione di tale poli-

tica fiscale, come il 2003 (PTC attiva) che ha visto installati oltre

1.500 MW, mentre nel 2004 (PTC non operativa) il dato è sceso

sotto i 400 MW, per poi inanellare una crescita di oltre 2.000 MW

all’anno (2005 e 2006) fino ai 5.000 del 2007, tutti anni con la

PTC operativa, mentre nel solo primo quadrimestre del 2008 i

MW installati sono stati ben 1.400.

Una simile politica incentivante è stata adottata in

India, altro Paese in cima alle graduatorie di E&Y,

dove un sistema basato su agevolazioni fiscali ha

fatto si che si registrassero installazioni eoliche

annue per oltre 1.300 MW raggiungendo gli 8.000

MW a fine 2007 (si consideri che nel 2003 vi erano

2.125 MW operativi) facendo guadagnare al Paese

Asiatico la terza posizione subito dopo la Germania

dove invece è in vigore un sistema consolidato di

tariffa incentivante decrescente ventennale.

In conclusione si vuole porre qui l’attenzione sulla

necessità, non tanto di far tornare nel nostro Paese

gli investitori, ma di non farli andare via, visto che la

situazione di pseudo stasi è incombente e può esse-

re evitata dando certezza ad un quadro normativo

che lo richiede da tempo, tenendo presente non sol-

tanto il contributo in termini di produzione elettrica

fornito dalle fonti rinnovabili, o quello di riduzione

delle emissioni, di creazione di posti di lavoro, di

know-how tecnologico, ma anche quello di bilancia commerciale

o anche turnover finanziario di cui poco si parla ma che produce

effetti benefici al pari della CO2 evitata e di migliaia di posti di

lavoro creati. Qua-

le che sia quindi la

scelta (correttivi al

sistema CV o nuovo sistema incentivante) la volontà degli opera-

tori rinnovabili nello sviluppo del settore è data per certa, ma non

altrettanto si può affermare della volontà politica, che purtroppo

stenta a manifestarsi.

“la politica incentivante adottata in India, altro Paese in cima alle graduatorie di E&Y, è un sistema ba-sato su agevolazioni fiscali che ha fatto si che si registrassero installazioni eoliche annue per oltre 1.300 MW raggiungendo gli 8.000 MW a fine 2007 facendo guadagnare al Paese Asiatico la terza posizione”

18

Page 19: ptnovembre

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a.it

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Page 20: ptnovembre

partono le borse idex e mte

il futuro dell’elettricitàdi Cosimo d’Ayala Valva

Dopo diversi annunci e presentazioni il primo di No-

vembre sono partite le Borse IDEX e MTE dove si può

scambiare l’energia elettrica su orizzonti temporali tipi-

camente più lunghi di quelli permessi fino ad allora nel

sistema Italiano, caratterizzato da un mercato spot.

L’IDEX - Italian Derivatives Energy Exchange - ha ca-

denze mensili, trimestrali o annuali, l’MTE - Mercato a

Termine dell’elettricità - tipicamente fino a quattro set-

timane di possibile scostamento e con obbligo di ritiro

e consegna.

Le caratteristiche principali dell’elettricità e del mer-

cato afferente sono note, ovvero bassa elasticità della

domanda, possibilità di stoccaggio praticamente nulle e

offerta rigida, mentre sul fronte prezzi questi sono for-

temente legati all’andamento dei combustibili e sono

soggetti a variazioni sia su base oraria che

stagionale con un’inversione negli ultimi anni

tra inverno ed estate.

Considerate tali peculiarità e date le esigenze de-

gli operatori di mitigarle era necessaria per il merca-

to elettrico italiano, la cui Borsa è operativa da Aprile

2004, un’evoluzione dei sistemi di scambio (trading)

proposti, e di cui si farà cenno a breve.

Prima di far ciò è utile chiarire

come è strutturato il mercato

Italiano, dove fino al 31 di Ot-

tobre coesistevano un mercato per la per la contratta-

zione a breve termine di energia elettrica, l’IPEX - Ita-

lian Power Exchange - o Borsa Elettrica, ed un mercato

bilaterale (ovvero contrattazione diretta tra acquirente

e venditore) a medio - lungo termine.

La Borsa Elettrica è formata da tre mercati susseguenti,

ovvero, il Mercato del Giorno Prima (MGP), in cui gli ope-

ratori di mercato presentano offerte di acquisto (vendita)

“Le caratteristiche principali dell’elettricità e del mercato afferente sono note, ovvero bas-sa elasticità della domanda, possibilità di stoccaggio praticamente nulle e offerta rigida, mentre sul fronte prezzi questi sono fortemente legati all’andamento dei combustibili”

Page 21: ptnovembre

21il futuro dell’elettricitàdi ener-

gia per la

p r o d u z i o n e

(consumo) nel

giorno succes-

sivo, il Mercato

di Aggiustamento

(MA), dove gli stes-

si operatori possono

modificare i propri pro-

grammi stabiliti in esito

al MGP ed il Mer-

cato dei Servizi per

il Dispacciamento

(MSD), dove è Terna

che vende o acquista dai

produttori i l giorno prima

o il giorno stesso l’energia

elettrica per bilanciare im-

missioni o prelievi sulla rete.

A tale mercato, definito anche Mercato a Pronti, gesti-

to dal GME (Gestore del Mercato Elettrico), vanno poi

aggiunti il mercato dei certificati verdi, quello dei titoli

di efficienza energetica, ed ora il Mercato a Termine

dell’elettricità, a cui sono stati ammessi in automatico

tutti gli operatori iscritti ad operare sulla Borsa elet-

trica.

L’IDEX è gestito da Borsa Italiana in seguito all’accor-

do con il GME per la licenza per l’utilizzo commerciale

del PUN (Prezzo Unico Nazionale) e ha visto i nastri

di partenza il primo Novembre, veicolerà contratti con

cadenza mensile, trimestrale ed annua, e nella fase di

avvio verranno negoziati futures veicolanti un solo tipo

di fornitura, il baseload, ovvero determinate soglie di

“L’IDEX è gestito da Borsa Italiana in seguito all’accordo con il GME per la licenza per l’utilizzo commerciale del PUN (Prezzo Unico Na-zionale) e ha visto i nastri di partenza il primo Novembre, veicolerà contratti con cadenza mensile, trimestrale ed annua”

Page 22: ptnovembre

22

potenza elettrica garantita per 24 ore al giorno.

Il contratto future elettrico ha per oggetto un “volu-

me” di elettricità che sta a significare un numero de-

terminato di

MWh (mega-

watt’ora), ed

un prezzo,

stabilito in € a MWh cosicché il valore del contratto

è dato dalla moltiplicazione tra i due fattori la cui dif-

ferenza con il prezzo di liquidazione del “titolo” (me-

dia del prezzo di acquisto dell’elettricità nel periodo di

consegna) genererà a sua volta un margine positivo o

negativo per l’operatore.

Tale mercato avrà come controparte centrale la Cassa

di Compensazione, a garanzia del buon fine dei con-

tratti negoziati mentre sono previsti dei market maker,

a garanzia della liquidità, che si impegnano a inserire

proposte di vendita o acquisto di quantitativi minimi di

contratti, ciò

d o v r e b b e

quindi per-

mettere agli

operatori una migliore gestione del rischio prezzo, e,

con la garanzia del buon esito dei contratti, l’elimina-

zione del rischio controparte.

Il mercato dei derivati così come quello a lungo termine

potrebbero anche essere una buona occasione per gli ope-

ratori da fonte rinnovabile, per cimentarsi con il mercato.

“Il mercato dei derivati così come quello a lungo termine potrebbero anche essere una buona occasione per gli operatori da fonte rinnovabile, per cimentarsi con il mercato.”

“la Cassa di Compensazione è a garanzia del buon fine dei contratti negoziati mentre sono previsti dei market maker, a garanzia della liquidità”

Page 23: ptnovembre

23

Infatti se già le modifiche al sistema di ritiro dell’ener-

gia intercorse tra il 2007 e il 2008 hanno permesso agli

stessi di valutare offerte diverse da quelle disciplinate,

l ’ i n t r o d u -

zione di un

mercato a

futuri darà,

a chi è in

grado di in-

t e r p r e t a l o ,

uno stru-

mento in più

di confronto

sul mercato

elettrico.

Deve essere

ben chiaro

che i prezzi dell’elettricità che si formano sul mercato

dei derivati, ovvero le curve determinate da tali prezzi,

non sono da considerare come “previsioni” dei prez-

zi spot (ad esempio del mercato del giorno prima) ma

sono il risultato dell’incrocio tra domanda e offerta su

tale mercato, pertanto estremamente dipendente dalle

caratteristiche individuali dei singoli attori.

Ma se si vuole che il mercato dei derivanti funzioni e si

sviluppi ulteriormente, ma lo stesso vale per il mercato a

pronti, occorre la presenza di un elemento fondamenta-

le: la “li-

q u i d i t à ” ,

p e r t a n t o

i gesto-

ri devo-

no fare

in modo

di incen-

t i v a r e

l ’ i n g r e s -

so degli

ope ra to r i

e la par-

tecipazio-

ne di market maker , diminuendo i costi di transazione

e assicurando la trasparenza, soprattutto del prezzo

dell’elettricità, un qualcosa che, fino ad oggi sui merca-

ti preesistenti, non è stato possibile avere. Dare quindi

un “benvenuto” al mercato dei derivati sull’elettricità

è d’obbligo, ma lo è ancora di più raccomandare una

doverosa cautela nel loro eventuale utilizzo.

“Ma se si vuole che il mercato dei derivanti funzioni e si sviluppi ulte-riormente, ma lo stesso vale per il

mercato a pronti, occorre la presen-za di un elemento fondamentale: la

“liquidità”, pertanto i gestori devono fare

in modo di incenti-vare l’ingresso degli operatori e la parte-cipazione di market

maker”

Page 24: ptnovembre

C M Y CM MY CY CMY K

Page 25: ptnovembre

Studio ANEV-UIL sul potenziale occupazionale

L’ANEV, insieme alla UIL, ha presentato il 28 novembre lo Studio sul Potenzia-le Occupazionale dell’eolico italiano in un Convegno divulgativo degli esiti dello studio condotto in attuazione del

protocollo d’intesa siglato dal Segreta-rio Generale UIL Luigi Angeletti e dal presidente ANEV Oreste Vigorito. In occasione di questo importante appun-

tamento è stata inoltre inaugurata la centrale eolica della Società IVPC Po-wer 4 di Marcellinara – Caraffa – Set-tingiano (CZ). Tale importante evento ha costituito l’occasione per diffondere i rilevanti risultati che sono scaturiti dal-lo Studio che un’apposita Commissione UIL-ANEV ha sviluppato analizzando i

risvolti occupazionali che uno sviluppo dell’eolico pari al potenziale nazionale porterebbe all’Italia come contributo.L’occasione iniziale è stata l’inaugura-zione dell’impianto eolico che è stata effettuata direttamente sul suggestivo sito dove l’impianto è stato completa-to, in modo da poter soddisfare la cu-riosità e la partecipazione dei presenti, che hanno potuto toccare con mano le attenzioni che vengono messe nella re-alizzazioni di opere che recano già in-trinsecamente un beneficio ambientale

ma che contengono un valore aggiunto nelle attenzioni progettuali che vengo-no riservate alla realizzazione di det-te opere. Il programma del Convegno vede gli intervenuti di Luigi Angeletti (Segretario Generale UIL), Oreste Vigo-

rito (Presidente ANEV), Paolo Carcassi (Segretario Confederale UIL), Simone Togni (Segretario Generale ANEV), ol-tre alla partecipazione di Silvestro Gre-co (Coordinatore in Conferenza delle Regioni degli assessori dell’Ambiente) è stato il luogo deputato all’approfon-dimento delle tematiche connesse alle particolari e significative risultanze, ai risvolti sul mondo dell’occupazione e ai benefici connessi alla produzione di energia da fonte eolica che tali realiz-zazioni portano anche nel mondo del

lavoro. I benefici che un concreto e so-stenibile sviluppo di questa tecnologia porterebbe anche come supporto occu-pazionale sono analizzati nei dettagli nello studio di ANEV-UIL consultabile nel sito www.anev.org.

energia pulitaNewsletter di ANEV associazione nazionale energia del vento

Sped. in abb. post. - art 2 comma 20/B, Legge 662/96 - Roma Anno 7 - Novembre 2008 - n° 02

Page 26: ptnovembre

Il Governo italiano ha formulato riser-

ve sulla Direttiva europea che dovrà

rendere operative le decisioni prese

dal Consiglio europeo del marzo 2007

per “Una politica integrata del clima

e dell’energia”, in quanto i costi per

il Paese richiesti dall’attuazione di tale

politica sarebbero eccessivi e comun-

que insostenibili. La commissione eu-

ropea, pur contestando le conclusioni

italiane, ha aperto un tavolo di verifi-

ca. In attesa delle conclusioni di questo

confronto, le Associazioni firmatarie

del documento ritengono necessario

fare chiarezza su alcuni punti incon-

trovertibili. Innanzi tutto l’iniziativa

del governo non può ovviamente ri-

mettere in discussione gli impegni de-

rivanti dal protocollo di Kyoto, a suo

tempo ratificati dall’Italia, nonché gli

obiettivi della Direttiva Comunitaria

2001/77/CE in tema di fonti rinnova-

bili. Visti i ritardi rispetto agli obiet-

tivi sottoscritti che, se non rispettati,

comporteranno per il nostro Paese

penali che potrebbero arrivare fino a

quasi venti miliardi di euro, è comun-

que scelta obbligata adoperarsi per

una cospicua accelerazione dello sfor-

zo in atto per lo sviluppo delle fonti

rinnovabili. In secondo luogo le valu-

tazioni presentate dal governo italiano

si limitano ai costi che il Paese sop-

porterebbe: non contengono cioè alcu-

na stima dei conseguenti ritorni eco-

nomici. Gli impegni per realizzare gli

obiettivi del pacchetto vengono quindi

visti come vincoli e non come oppor-

tunità di sviluppo, in particolare per

il sistema produttivo e dei servizi. Le

Associazioni firmatarie del documento

ritengono invece che i costi connessi al

perseguimento degli obiettivi europei

in materia di clima ed energia saranno

compensati nei prossimi dodici anni

dai vantaggi conseguibili in materia di

efficienza, occupazione, innovazione e

crescita economica di filiere industria-

li, nonché dal raggiungimento di si-

gnificativi risultati nella salvaguardia

e nella promozione dell’ambiente. Nel

merito alcune valutazioni sono già sta-

te inviate in via informale al Governo

da parte di organizzazioni firmatarie

del presente documento, che nella loro

totalità si dichiarano disponibili a col-

laborare per un’obiettiva valutazione

delle ricadute socioeconomiche e am-

bientali di una politica in sintonia con

gli obiettivi europei.

Mettere infatti un freno al program-

ma di sviluppo delle fonti rinnovabili

proprio in una fase in cui si stava fi-

nalmente assistendo al suo decollo e

con questo al moltiplicarsi di nuova

imprenditorialità, comprometterebbe

Una proposta per l’Europa

Page 27: ptnovembre

Documento al governo affinché dia gli strumenti per il raggiungimento

degli obiettivi al 2010Le Associazioni delle rinnovabili

ANEV, Federpern (Federazione Pro-

duttori Energie Rinnovabili), Fiper

(Federazione Italiana Produttori di

Energia Rinnovabile), ISES Italia

(sezione italiana dell’International

Solar Energy Society), Itabia (Italian

Biomass Association), Greenpeace

hanno congiuntamente inviato un

documento al governo italiano per

stimolare la definizione di politiche

adeguate allo sviluppo del settore

in sede comunitaria e nazionale. Le

conclusioni rispetto alle recenti po-

sizioni assunte dal Governo italiano

sono pragmatiche e chiedono al più

di dare concrete risposte alla man-

canza di strumenti per il raggiun-

gimento degli obiettivi al 2010 in

attesa della definizione di quelli al

2020.

uno dei comparti, oltre tutto high tech,

ancora in espansione: questo, proprio

quando il Governo italiano, in sinto-

nia con i partner europei, sta predi-

sponendo forme di intervento finan-

ziario diretto e indiretto per sostenere

le aziende finanziarie e industriali che

ne avessero bisogno. L’impulso al set-

tore delle rinnovabili è strettamente

connesso alla promozione dell’effi-

cienza energetica negli usi finali. Le

associazioni firmatarie hanno accolto

con grande soddisfazione il Decreto

Edifici dell’11 Marzo 2008 e la deci-

sione di delegare all’Enea la gestione

di tale misura. È necessario continua-

re su questa strada e rendere attuativi

provvedimenti che premino le tecno-

logie più performanti in termini di

rendimenti nella produzione di ener-

gia elettrica e termica. Il comparto ha

quindi necessità non di minor suppor-

to allo sviluppo delle fonti rinnovabili,

bensì di politiche qualitativamente e

quantitativamente più avanzate, che

garantiscano al settore la stabilità e la

continuità necessarie a consentirgli di

contribuire nell’interesse del Paese a

una crescita economica e sociale com-

patibile con l’ambiente.

Prossimi appuntamenti• Roma,26novembre,ConvegnoMOPAmbiente2008:PresentazionedelRapportosulleopinionidegliitaliani

sull’Ambiente.

• Marcellinara(CZ),28novembre2008,ConvegnoANEV-UILeInaugurazionecentraleeolicadellaSocietàIVPCPower4.

• Montpellier(Francia),10-12Dicembre2008,EnerGaia–II°SaloneInternazionaledelleEnergieRinnovabili.

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Page 29: ptnovembre

· V

ESTAS IN ITALY

·

10

YEAR ANNIVERSA

RY

Se la Terra rimanesse senza vento,sarebbe probabilmente colpa nostra

Vestas installa una nuova turbina eolica ogni quattro ore. Globalmente.

vestas.com

Page 30: ptnovembre

accordo tra le Regioni Puglia e Piemonte

bari chiama torinodi Sergio Gardini

Trovare una strada comune per raggiungere gli obiettivi

fissati dall’Unione Europea su clima ed energia: questo l’in-

tento alla base dell’accordo che la Regione Puglia e la Re-

gione Piemonte hanno firmato lo scorso ottobre nella sede

della presidenza della giunta in piazza Castello a Torino.

Una cooperazione ai due lati opposti dello stivale ma che

come non mai si trovano uniti nella progettazione di un

futuro energetico pulito e rinnovabile. E’ questo in sintesi il

commento alla sigla dell’accordo tra Piemonte e Puglia, che

sancisce la chiusura a qualsiasi ipotesi nucleare nelle due

regioni, e rinvigorisce la strada che porta verso gli obiettivi

20-20-20 fissati dall’Unione Europea. Un protocollo d’in-

tesa, a firma dei presidenti delle regioni Mercedes Bresso

per il Piemonte e Nichi Vendola per la Puglia. L’accordo,

della durata di cinque anni, instaura un rapporto di

collaborazione tra le due regioni basato sulla con-

divisione degli obiettivi fissati dalla Ue, che pre-

vedono il 20% di produzione di energia da fonti

rinnovabili, una riduzione del 20% di emissione

di gas serra, un aumento del 20% di rispar-

mio energetico ed un aumento del 10% di

biocarburanti ricavati non da fonti alimen-

tari ma da cellulosa e residui legnosi.

Scopo principale riguarda

l’impegno a predisporre

regole semplici e traspa-

renti per promuovere le

fonti rinnovabili contrastando

la confusione e l’inadegua-

tezza presenti attualmente

nel nostro Paese. Tra i nu-

merosi obiettivi previsti

dal protocollo figurano la

“Una cooperazione ai due lati opposti dello stivale ma che come non mai si trovano uniti nella progettazione di un futuro energetico pulito

e rinnovabile. E’ questo in sintesi il commento alla sigla dell’accordo tra Piemonte e Puglia, che sancisce la chiusura a qualsiasi ipotesi nucleare”

Page 31: ptnovembre

31

condivisione di decisioni e pro-

grammi circa gli effetti prodotti

sul clima e sul consumo di ener-

gia; la promozione di fonti energe-

tiche rinnovabili e risparmio energe-

tico; la progettazione di case e luoghi

di lavoro eco-sostenibili; la promozione

della riduzione di intensità energetica

prodotta, sostenendo ricerca e fa-

vorendo il risparmio; impegnare i pro-

duttori di energia da fonti tradizionali

a convertire il 20% della loro produzione

globale. Finalità dell’intesa sono anche la

promozione dell’uso di mezzi pubblici di trasporto

e di veicoli non inquinanti ad alta efficienza ener-

getica; sostegno alle produzioni agricole di entram-

be le regioni attente ai valori e alle risorse ambientali;

sostegno a scuole, università e mondo educativo per la

promozione di nuove culture didattiche eco-sostenibili; la

riduzione del divario energetico che colpisce i più poveri e

svantaggiati “attraverso una rete aperta e diffusa in cui tut-

ti sono consumatori e produttori allo stesso tempo’’. La col-

laborazione tra Regione Puglia e Regione Piemonte riguar-

derà infine studi di fattibilità e progetti, attività formative

e comunicazione per lo sviluppo di impianti che sfruttino

energie rinnovabili; investimenti per il consolidamento e la

competitività delle imprese pugliesi e piemontesi operanti

nel settore delle rinnovabili, oltre alla promozione congiunta

di attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nel

campo della produzione di energia elettrica da fonte rinno-

vabile e del risparmio energetico; organizzazione di eventi

per evidenziare i risultati ottenuti. “L’intesa - ha spiegato

Mercedes Bresso, nel corso di una conferenza stampa – è

“L’intesa - ha spiegato Mercedes Bresso, nel corso di una conferenza stampa – è nata dalla constatazione che le nostre due regioni hanno assunto pienamente il tema del Protocollo di Kyoto e siamo entrambi convinti che lo sviluppo delle fonti alternative e la politica di risparmio energetico siano fondamentali per la crescita dei nostri territori”

Page 32: ptnovembre

32

nata dalla constatazione che le nostre due regioni hanno

assunto pienamente il tema del Protocollo di Kyoto e sia-

mo entrambi

convinti che

lo sviluppo

delle fonti alternative e

la politica di risparmio

energetico siano fonda-

mentali per la crescita

dei nostri territori. E’

un’opportunità impor-

tante, che non va respin-

ta con la scusa di non ri-

uscire”. “Siamo, inoltre,

entrambi convinti - ha

proseguito Bresso - che

la produzione di energia

dal nucleare con le at-

tuali tecnologie non sia

sostenibile. Il nucleare

è una scelta ambiental-

mente pessima ed economicamente nefasta”. Il presidente

Vendola sottolinea: “Siamo il paese del sole e del vento,

eppure siamo in ritardo persino rispetto alla Germania nel

solare e nell’ eolico perché dal dopoguerra abbiamo punta-

to solo sul nucleare. Resto sconcertato quando ancora oggi

sento parlare di un nucleare sicuro, che avrebbe risolto il

problema dello smaltimento delle scorie: con la presidente

Bresso concordo nel ritenere quel modello antieconomico,

antiecologico e antiumano.” Ha poi ribadito l’impegno del-

“Il presidente Vendola sottolinea: “Siamo il

paese del sole e del vento, eppure siamo in ritardo

persino rispetto alla Ger-mania nel solare e nell’

eolico perché dal dopo-guerra abbiamo puntato

solo sul nucleare”

Page 33: ptnovembre

33

la regione Puglia in questo campo: “Entro fine anno - ha

detto - sfioreremo i 1000 megawatt per l’eolico e ci stiamo

letteralmente tuffando nel solare. Diamo all’Italia l’88%

dell’ener-

gia che

p r o d u -

ciamo e

p o i c h é

diamo un

c o n t r i -

buto im-

por tante

pensiamo di poter chiedere al Governo di

fare un passo indietro rispetto alla posizione

assunta sul nucleare e sul Protocollo di Kyo-

to”. Il presidente della Puglia ha parlato di un “ritorno”

in Piemonte: “Proprio qui a Trino Vercellese ho cominciato

la battaglia contro il nucleare proseguendola poi nel resto

del Paese. “Continua purtroppo a esistere nel nostro Paese

una scuola di pensiero che resta ancorata al modello del

nucleare - sostiene la presidente Bresso - e fa resistenza

allo sviluppo delle energie rinno-

vabili. Noi crediamo invece che il

nucleare sia una scelta pessima,

anche e soprattutto economica-

mente nefasta, che ha prodotto

danni in passato e continuereb-

be a produrne in futuro. Con il

p r e s i d e n t e

Vendola sia-

mo d’accordo

nel ritenere

che le rinno-

vabili siano

una delle leve

del futuro e

che si debba

recuperare il

tempo perso

i n v e s t e n d o

in ricerca, in

attività pro-

duttive e in

f o r m a z i o n e ,

s v i l u p p a n d o

progetti in-

t e r r eg iona l i ,

incent ivando

lo scambio di

buone prati-

che tra regio-

ni”.

“Entro fine anno - ha detto - sfioreremo i 1000 megawatt per l’eolico e ci stiamo letteralmen-

te tuffando nel solare. Diamo all’Italia l’88% dell’energia che produciamo e poiché diamo un

contributo importante pensiamo di poter chiedere al Governo di fare un passo indietro rispetto

alla posizione assunta sul nuclea-re e sul Protocollo di Kyoto”

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35

di Ida Cappiello

L’impatto ambientale dell’informatica è molto più alto di quanto

sia percepito dalla pubblica opinione. Computer e dintorni lascia-

no una traccia pesante quando vengono prodotti, quando diven-

tano rifiuti, e anche nel momento del loro utilizzo, generalmente

considerato “innocuo”. Persino il software, l’intangibile, divora

risorse: lo dice una recente ricerca del Politecni-

co di Milano. Ma vediamo innanzitutto qualche

dato generale, ormai condiviso dalla maggioran-

za dei ricercatori a livello mondiale, sull’impronta ecologica delle

tecnologie dell’informazione.

“Anche quando stanno sulle nostre scrivanie oppure nei data center delle aziende, i computer hanno un sorprendente impatto ambientale, perché divo-

rano grandi quantità di energia elettrica, e pare siano piuttosto inefficienti”

impatto ambientale dell’informatica

pc intelligenti e sporchi

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36

La produzione di attrezzature è responsabile di oltre il 2% delle

emissioni mondiali di CO2, un livello analogo a quello dell’industria

aeronautica. Inoltre, il 70% delle discariche di piombo, mercurio e

cadmio è attribuibile al settore IT, sia in fase di produzione che di

smaltimento dei prodotti fuori uso (spesso eliminati solo perché

non sono più l’ultimo modello, pur funzionando perfettamente).

Anche

quan-

d o

s t a n -

no sul-

le nostre

scrivanie op-

pure nei data center

delle aziende, i computer

hanno un sorprendente impatto ambientale, perché divorano

grandi quantità di energia elettrica, e pare siano piuttosto inef-

ficienti.

La “bolletta energetica” dei computer attivi nel

mondo è quadruplicata nell’ultimo decennio. In

particolare, consumano moltissima energia i ser-

ver, ovvero i potenti computer utilizzati dalle aziende per fornire

servizi a tutti i collaboratori, ad esempio l’accesso alla posta elet-

tronica o l’aggiornamento dei programmi applicativi. Le aziende

più complesse fanno convergere numerosi server all’interno dei

data center, una sorta di

“magazzini delle informa-

zioni” di massima sicurez-

za. Un data center di medie

dimensioni consuma alme-

no 300 Kilowatt di energia

elettrica, all’incirca quanto

una decina di condomini.

Alcune stime attribuiscono

“Le aziende più complesse fanno convergere numerosi server all’interno dei data center, una sorta di “magazzini delle informazioni” di massima sicurezza. Un data center di medie dimensioni consuma almeno 300 Kilowatt di energia

elettrica, all’incirca quanto una decina di condomini”

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37

ai data center il 4-5% di tutta l’energia prodotta dalle economie

occidentali! Un consumo tanto elevato non è richiesto dai proces-

si di calcolo eseguiti da questi potentissimi computer, ma piutto-

sto dalla necessità di raffreddare costantemente i server, che altri-

menti rischierebbero di andare in blocco per surriscaldamento. E’

davvero paradossale che tutto il calore prodotto in questo modo

vada sprecato, e le idee per sfruttarlo non mancano, a cominciare

dal riscaldamento degli uffici o degli appartamenti che si trova-

no nelle vicinanze del data center. Anche il software “consuma”

energia, influenzando le modalità di lavoro della macchina. Lo

afferma una recente ricerca del Politecnico di Milano, condotta

con grande rigore scientifico. La ricerca parte dal presupposto

c h e l’elaborazione di in-

formazioni, ap-

punto ciò che fa

il computer, sia

un’attività che

consuma ener-

gia. Questa af-

fermazione na-

sce dalla fisica

dei quanti, uno

sviluppo mo-

derno di questa

scienza, che a

partire dall’inizio

del ‘900 è riusci-

ta a spiegare fe-

nomeni naturali prima incomprensibili. Ricerche recenti nel campo

della fisica quantistica hanno potuto misurare, sul piano teorico,

l’energia consumata per elaborare un bit,

l’unità di misura dell’informazione. Nella

realtà, i calcolatori ne consumano molta

di più, oltre il doppio. Perché questa inef-

ficienza? Ebbene, la causa è proprio l’architettura dei programmi

di calcolo, cioè il modo in cui sono organizzati: semplificando al

massimo, i pro-

grammi inef-

ficienti fanno

“perdere tem-

po” al calcola-

tore, il quale di

c o n s e g u e n z a

consuma più

energia.

Secondo i ricercatori

del Politecnico que-

sta inefficienza può

essere misurata, at-

traverso un software

“controllore” – estre-

mamente comples-

so… non è il caso di

entrare nel merito! –

in grado di misurare il

consumo di energia di

altri software, dai pro-

grammi di contabilità

aziendale a quelli di

grafica, solo per fare

due esempi. Se que-

sto strumento verrà

diffuso tra le aziende,

potrà dare un impor-

tante contributo al ri-

sparmio energetico.

“Ricerche recenti nel campo della fisica quantistica hanno potuto misurare, sul piano teorico, l’energia consumata per elaborare un bit, l’unità di misura dell’informazione.

Nella realtà, i calcolatori ne consumano molta di più, oltre il doppio. Perché questa inefficienza? Ebbene, la causa è proprio l’architettura dei programmi di calcolo”

Riscaldare una piscina

Riscaldare una piscina con il calore svi-luppato dal data center: ecco l’idea ge-niale venuta a un’azienda svizzera, la GIB-Services, realizzato in un ex bunker militare nei pressi di Zurigo, permette di riscaldare in modo continuativo la piscina comunale, grazie ai 2800 MW prodotti ogni anno..La piscina, dopo un periodo di chiusura per manutenzione, è stata inaugurata la scorsa estate con il nuovo sistema di riscaldamento dell’acqua. Il riciclo del calore prodotto dai sistemi, utilizzabile in misura del 90% sul totale, permet-te di evitare, ogni anno, l’immissione nell’atmosfera di 130 tonnellate di ani-dride carbonica. Il bunker era stato costruito nel 1971, a uso dell’esercito svizzero, ed é rima-sto inutilizzato per diversi anni, finché la GIB l’ha rilevato per costruirvi il centro elaborazione dati. Per sfruttare la grande quantità di calore prodotta, l’azienda elvetica, d’accordo con l’am-ministrazione di Zurigo, ha messo a punto un sistema per trasferire l’ecces-so di calore del data center nell’acqua della piscina.In pratica, il calore in eccesso viene ac-cumulato in un’area di stoccaggio, dove viene riscaldata dell’acqua che succes-sivamente, attraverso uno scambiatore di calore, porta l’acqua fredda della piscina alla temperatura desiderata.La realizzazione, avvenuta in collabora-zione con IBM, produttrice dei sistemi installati nel data-center, è un ottimo esempio di tecnologia verde.

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Page 39: ptnovembre

39ma quale terzo mondo?pannelli solari, turbine eoliche, efficienza energetica in sudafrica

di Micaela Conterio

Si chiama Kuyasa Project ed è un progetto, uno dei tanti, diretti

alla riduzione delle emissioni dei gas serra utilizzando le fonti

energetiche alternative. Si chiama Lynedoch Eco-village ed è una

comunità ecologica incentrata . Fin qui niente di nuovo e niente

di sorprendente rispetto ai numerosi progetti attuati in questa

direzione. La novità e la sorpresa arrivano quando si afferma che

entrambi i progetti non sono stati attuati negli Stati Uniti o in

Europa, ma in Sudafrica. Con un’estensione pari a quattro volte

l’Italia (oltre 1.233.404 kmq), il Sudafrica vanta una molteplicità

di fauna e flora

senza confronti

al mondo, collo-

candosi al terzo

posto nella classifica mondiale per maggior biodiversità. Ma il

Sudafrica non è solo questo, non è solo patrimonio naturale.

“La novità e la sorpresa arrivano quando si af-ferma che entrambi i progetti, Kuyasa Project e Lynedoch Eco-village, non sono stati attuati negli Stati Uniti o in Europa, ma in Sudafrica”

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40

È anche uno dei Paesi più urbanizzati al mondo: Città del Capo,

Durban, Johannesburg e Pretoria sono solo alcuni esempi di me-

tropoli, quelle stesse metropoli dove dimora il 60% della popola-

zione del Paese. Ma non solo. Il suolo è soggetto a una continua

e progressiva erosione, derivata dal processo di depauperamento,

dovuto a uno sfruttamento intensivo di pascoli e terreni durato

anni, di circa un quarto del territorio. Un’ulteriore aggravante è

rappresentata da un altro nodo da sciogliere: l’approvvigionamen-

to idrico. Ricevendo ogni anno solamente circa 500 mm di piog-

gia sono state edificate dighe sui maggiori corsi d’acqua consen-

tendo, quindi, ad alcune zone di

migliorare l’approvvigionamen-

to, ma dan-

neggiando

di converso

n u m e r o s i

ecosistemi

locali a cau-

sa dell’au-

m e n t o

del l ’ insab-

b i a m e n t o

dei fiumi.

Questi i problemi.

Contraddizione, quindi? Sempli-

cemente due facce della stessa

m e -

d a g l i a .

Senza considerare

che pur concorrendo al

riscaldamento globale in

misura veramente non si-

gnificativa (quota compresa

fra l’1% e l’1,5%) incre-

dibilmente si colloca

entro il quindicesimo

posto nella graduatoria mondiale dei paesi responsabili

dell’effetto serra. Questo singolare posizionamen-

to scaturisce dalla produzione di elettricità che per

il 90% è ancora legata agli stabilimenti a carbone.

“Ricevendo ogni anno solamente circa 500 mm di pioggia sono state edificate dighe sui maggiori corsi d’acqua consen-tendo, quindi, ad alcune zone di migliorare l’approv-vigionamento, ma danneggiando di converso numerosi ecosistemi locali”

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41

Accordare, dunque, due fattori così divergenti rappresenta per il

governo una sfida cruciale per far fronte contemporaneamente al

fenomeno della crescente urbanizzazione e dell’incremento de-

mografico, da un lato, e della salvaguardia ambientale, dall’altro.

Non sorprende, quindi, che percorrendo a bordo di una autovettura

le strade sudafricane sia possibile imbattersi in qualcosa di vera-

mente inaspettato. Progetto lanciato nella provincia di Cape Town,

precisamente nella township

di Khayelitsha, nel 2003 dalla

noprofit South South North,

il Kuyasa Project inizialmente

ha coinvolto 10 abi-

t a -

zioni di famiglie a basso reddito,

attraverso un sovvenzionamento

governativo. Le case, quindi sono

state dotate di tecnologie per la pro-

duzione di energia da fonti rinnovabili,

come pannelli solari per il riscaldamento

dell’acqua, sistemi di illuminazione più

efficienti e soffitti coibentati, compor-

tando un notevole risparmio energetico pari al 40% circa per ogni

abitazione. Queste 10 abitazioni pilota sono state monitorate per

sei mesi con lo scopo sia di dimostrare alla comunità locale le

prestazioni e l’efficienza degli interventi sia di registrare il cam-

biamento nei modelli comportamentali in termini di consumo

energetico. È stato stimato che nell’arco di 21 anni l’attività del

progetto porterà ad una notevole riduzione delle emissioni di CO2,

contribuendo anche al miglioramento della salute e dell’energia

in termini di costi-benefici. Questo è dovuto al fatto che miglio-

rando la temperatura interna delle abitazioni si riduce l’esigenza

di stufe alla paraffina e di altre fonti di calore che hanno come

effetti collaterali ripercussioni sulla salute respiratoria e incendi.

Il progetto dovrà essere esteso ad oltre 2300 abitazioni consen-

tendo un risparmio

energetico e di CO2

pari a 1345 kWh

all’anno per abita-

zione, 3100 MWh

all’anno risparmiate

e 2,75 tonnellate di anidride carbonica evitata ogni anno ad abi-

tazione pari a circa 3.000 tonnellate di CO2 all’anno.

Altro esempio di virtù ambientale lo si trova a una trentina di km

“È stato stimato che nell’arco di 21 anni l’attività del Kuyasa Project porterà ad una notevole riduzione delle emissioni di CO2, contribuendo anche al miglio-ramento della salute e dell’energia in termini di costi-benefici”

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a nord-est d Cape Town, dove è stata creata una comunità su-

dafricana ecologica: Lynedoch Eco-village. Anche in questo caso

l’obiettivo ultimo è tutto volto alla sostenibilità ambientale e alla

riduzione dell’impatto antropico sul paesaggio. Non solo, quindi,

pannelli solari e altri sistemi per il risparmio energetico e politica

di riciclaggio, ma anche integrazione armoniosa degli edifici con

l’ambiente circostante, attraverso una progettazione attenta e

una costruzione sensata. Si è cercato, quindi, di applicare un con-

trollo rigoroso anche sugli elementi architettonici, sull’uso di ma-

teriali naturali, scegliendo i colori della terra e del paesaggio che

riflettesse le zone limitrofe. La stessa tecnologia adottata nella

costruzione delle case, è stata pensata per rispondere ai dettami

del protocollo di Kyoto grazie ad un uso di acqua ed energia rispet-

tose della biodiversità e del paesaggio. Le infrastrutture che

supportano il villaggio sono state accuratamente progettate

per ridurre al minimo i rifiuti, attraverso un’attiva politica di

riciclaggio, e ottimizzare l’impiego di tutte le attuali caratte-

ristiche del sito: pendio, dighe e vegetazione esistente. Ogni

edificio rappresenta una risposta adeguata alle caratteristiche

della topografia e delle condizioni climatiche. Questo perché il vil-

laggio sorge in una zona prevalentemente agricola dominata da

un’intensa attività di produzione vinicola, con la conseguenza di-

retta e non

desiderata

della sua

ipotizzabi-

le trasfor-

mazione in

una zona

ad alta

d e n s i t à

a b i t a t i va

nei prossi-

mi 15 anni.

Fenomeno,

questo, che

p o t r e b b e

i n c i d e r e

n e g a t i -

v a m e n t e

su l l ’ ag r i -

c o l t u r a ,

sull’ecolo-

gia, sulle

infrastrutture urbane e sull’industria turistica e, contestualmente,

esacerbare piuttosto che eliminare la povertà. L’alternativa è data,

quindi, dalla creazione di un gran

numero di “borghi rurali”, relativa-

mente piccoli radicati nell’economia

locale. In questo modo con densità

ragionevolmente alta e un numero sufficiente di questi insedia-

menti l’aumento della popolazione potrebbe

non compromettere il carattere regionale

della zona.

“Nel Lynedoch Eco-village si è cercato, quindi, di applicare un controllo rigoroso anche sugli elementi architettonici, sull’uso di materiali naturali, scegliendo i colori della terra e del paesaggio che riflettesse le zone limitrofe. La stessa tecnologia adottata nella costru-

zione delle case, è stata pensata per rispondere ai dettami del protocollo di Kyoto”

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GE Energy / Pianeta Terra / GEP8145 / Wind

GEEnergy

Il vento del cambiamento soffia sull’Europa. Secondo quanto programmato, entro il 2020, un quinto dell’intera fornitura elettrica del continente sarà prodotta con il vento. Il nuovo modello di turbina eolica 2.5xl della General Electric non poteva giungere in un periodo più favorevole.

Basato sulle nostre conoscenze ed esperienze fondate su oltre 8.000 turbine 1,5 MW in funzione in tutto il mondo, il modello 2.5xl con l’innovativo progetto a doppio cuscinetto, si contraddistingue non solo per la sua maggiore affidabilità, ma anche per la maggiore efficienza nella produzione di energia elettrica rinunciando completamente alle emissioni di gas-serra.

Il nostro mondo si confronta costantemente con un fabbisogno energetico in costante aumento e l’impegno dellaGeneral Electric nella ricerca di soluzioni energetiche e servizi a favore dell’ambiente è inarrestabile come il vento.Per ulteriori informazioni visitate il sito ge.com/energy

GE imagination at work

Eventi

GEP8145.indd 1 3/24/08 4:39:06 PM

Page 44: ptnovembre

la politica del gamberodi Francesco Tedesco

Responsabile Campagna Energia e Clima di GREENPEACE Italia

L’urgenza della crisi climatica impone ai Governi di tutto il mondo

che si riuniranno in Polonia alla 14° conferenza sui Cambiamenti

Climatici delle Nazioni Unite di adottare misure stringenti per

la riduzione dei gas serra a scala planetaria. Per raggiungere un

accordo entro la fine del 2009 occorre “convincere” Stati Uniti e

Paesi in via di sviluppo come Cina, India, Brasile. Tra poche set-

timane avremo un responso dai negoziati e potremo giudicare

l’entità del cambiamento che la nuova amministrazione saprà

dare agli accordi sulla protezione del clima. L’Unione Europea ha

fino ad oggi mantenuto una posizione di “leadership” alla lotta

ai cambiamenti climatici, ma un’ombra si allunga sulle buone po-

litiche europee messe in atto fino ad ora (il cosiddetto “pacchetto

20-20-20”, con obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 e

per lo sviluppo di fonti rinnovabili e misure di efficienza energeti-

ca al 2020): si tratta del pericolo di un ritorno al carbone. Colossi

energetici come E.ON, Vattenfall, RWE, e la stessa Enel in Italia,

stanno infatti pianificando di costruire una cinquantina di nuove

centrali a carbone in Europa, con il rischio di un drammatico au-

mento delle emissioni di CO2 europee. La produzione di elettricità

in Europa è fonte del 40% circa delle emissioni clima-alteranti, e

tre quarti di queste si devono al carbone, la prima singola causa

del riscaldamento globale nel mondo.

Per fronteggiare il pericolo di un rilancio

del carbone nel mix energetico europeo,

Greenpeace ha lanciato a set-

tembre, la campagna

“Quit Coal” (No Carbone): le navi “Rainbow

Warrior” e ”Artic Sunrise” hanno solcato

il Mediterraneo e i mari del nord da Isra-

ele fino in Belgio, passando per Turchia, Italia, Spagna,

“L’Unione Europea ha fino ad oggi mantenuto una posizione di “leadership” alla lotta ai cambiamenti climatici, ma un’ombra si allunga sulle buone politiche euro-

pee messe in atto fino ad ora (il cosiddetto “pacchetto 20-20-20”, con obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 e per lo sviluppo di fonti rinnovabili e misure di

efficienza energetica al 2020): si tratta del pericolo di un ritorno al carbone”

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Francia, Olanda e Regno Unito. Ora le attività del “Quit Coal

Tour” vanno avanti in Polonia. Al confine con Germania e Repub-

blica Ceca Greenpeace ha realizzato una “stazione di

salvataggio del clima”, un mappamondo alto come

un palazzo di quattro piani, all’interno di una minie-

ra di carbone a circa 100 km da Poznan. La stazione

ospiterà una serie di iniziative ed eventi mediatici per

continuare a chiedere ai leader europei di approvare una morato-

ria su nuove centrali a carbone, e avviare rapidamente una rivolu-

zione energetica pulita. Nonostante i ripetuti appelli del Presiden-

te della Commissione Ue José Manuel

Barroso di “andare avanti con il pacchetto europeo sul clima, non

a dispetto della crisi finanziaria, ma proprio a causa di questa cri-

si”, il Governo Berlusconi ha ripetutamente attaccato il pacchetto

20-20-20, per far spazio in Italia a fonti pericolose e inquinanti,

come nucleare e carbone. Greenpeace ha contestato queste po-

sizioni proprio nel corso della prima tappa del “Quit Coal Tour”

in Italia, svoltasi a Civitavecchia, vicino Roma, dove

l’Enel ha appena inaugurato una nuova centrale

a carbone. Gli attivisti di Greenpeace han-

no scalato le gru dell’impianto e hanno

aperto un enorme striscione con scrit-

to “Il Governo contro Kyoto”, per

denunciare l’ostilità del Governo

alle politiche europee sul clima.

“Nonostante i ripetuti appelli del Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso di “andare avanti con il pacchetto europeo sul clima, non a dispetto della crisi finanziaria, ma proprio a causa di questa crisi”, il Go-verno Berlusconi ha ripetutamente attaccato il pacchetto 20-20-20, per far spazio in Italia a fonti pericolose e inquinanti, come nucleare e carbone”

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46

Altri attivisti a bordo di gommoni lanciati dall’Artic Sunrise han-

no invece scritto “Quit Coal – No Carbone” sul molo di attracco

delle navi, per chiedere a Enel di fermare i piani di espansione del

carbone.

La seconda tap-

pa ha avuto luo-

go in Sardegna. I

volontari di Gre-

enpeace hanno

bloccato per un

giorno la cen-

trale a carbone

di Fiumesanto,

proprietà di

E.ON, per chie-

dere alla Regio-

ne Sardegna di

non autorizzare

la costruzione

di un nuovo

gruppo a carbone, e favorire invece il rapido

sviluppo dell’eolico nella regione più ventosa

d’Italia, permettendo così la creazione di oltre

7.000 posti di lavoro puliti. Attualmente per-

mane ancora un blocco allo sviluppo dell’eolico

nell’isola, ma la Regione ha mostrato una pri-

ma disponibilità a indirizzare la politica energe-

tica verso gli obiettivi europei al 2020. Il tour si

è concluso a Genova, con una “triplice azione”

alla centrale Enel della Lanterna – un impianto

risalente al 1928. Greenpeace ha supportato le

richieste della Regione Liguria di chiudere que-

sto impianto obsoleto al più presto. I climbers

hanno scritto “Enel Klima Killer” sulla facciata

della centrale e hanno “scalato” il faro della

lanterna di Genova, aprendo un enorme stri-

scione visibile da tutta la città. In Liguria sa-

rebbe possibile sostituire i 300 MW della centrale con 300 MW

di eolico, solare e biomasse da produzione sostenibile. In Italia

ogni anno arrivano dall’estero circa 18 milioni di tonnellate di

carbone, responsabili di circa 45 milioni di tonnellate di CO2 e

con gli attuali scenari di crescita è possibile che le emissioni da

carbone supereranno i 90 milioni di tonnellate. Enel è già oggi

il primo emettitore di CO2 in Italia e dichiara di voler arrivare a

produrre il 50% della propria energia elettrica da carbone. Un

ritorno al carbone in Italia non solo comporterebbe enormi costi

per il mancato rispetto del Protocollo di Kyoto, ma non risolverà i

nodi del sistema energetico italiano. L’Italia non è infatti ricca di

carbone e raddoppiare le importazioni del combustibile renderà

il nostro Paese più dipendente dai Paesi (Indonesia, Sud Africa,

Stati Uniti, Australia, Colombia e Russia) che controllano il 90%

del mercato mondiale del carbone. L’unica vera soluzione per

l’indipendenza energetica è puntare sulle fonti disponibili sul no-

stro territorio: eolico, solare, geotermico, biomasse ed efficienza

energetica. Fonti pulite, sicure che permetterebbero di produrre

circa 150 miliardi di kilowattora al 2020, tre volte tanto quanto

previsto dall’attuale programma nucleare del Governo. Il nuovo

rapporto “Energy [R]evolution”, sviluppato da Greenpeace insie-

me ad EREC (European Renewable Energy Council) mostra inoltre

come rinnovabili ed efficienza abbiano il potenziale per soddisfa-

re il 56% della domanda di energia primaria mondiale e dimez-

zare le emissioni di gas serra entro il 2050. Il costo per avviare

questa rivoluzione ammonterebbe a 14,7 mila miliardi di dollari

al 2030, ma permetterebbe di risparmiarne 18 mila per l’acquisto

di combustibili fossili nello stesso arco di tempo, e creare milioni

di nuovi posti di lavoro.

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Page 48: ptnovembre

cultura e rispetto delle risorse naturali

trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabiledi Maurizio Carucci

Favorito da un territorio ricco di risorse naturali, il Trentino ha sto-

ricamente protetto il proprio patrimonio ambientale, nella consa-

pevolezza che questo rappresenta una risorsa di grande pregio

e di grande fragilità. Un impegno largamente condiviso grazie a

una diffusa cultura del rispetto e del risparmio delle risorse natu-

rali e una legislazione particolarmente attenta al tema della so-

stenibilità. È da questo contesto che, grazie all’impulso della Pro-

vincia Autonoma di Trento, e con il riconoscimento del Ministero

dell’Università e della Ricerca, nasce Habitech, il Distretto Energia

e Ambiente. Habitech è il progetto che si propone di riqualificare

il Trentino come polo di eccellenza per le tecnologie a basso im-

patto e come punto di riferimento per soggetti privati e pubblici

- locali, nazionali e internazionali- che potranno attingere al pa-

trimonio tecnologico, culturale e gestionale concentrato in questo

territorio. Tecnologie pulite per l’edilizia sostenibile, fonti energe-

tiche rinnovabili e tecnologie intelligenti per la gestione del terri-

torio: questi i settori chiave attorno ai quali Habitech sviluppa la

propria attività, coordinando competenze e conoscenze nuove o

consolidate, allo scopo di fare della tutela dell’ambiente una leva

strategica anche ai fini dello sviluppo economico del territorio.

“L’idea di un Distretto energetico – spiega Gianni

Lazzari, amministratore delegato della società con-

sortile Distretto tecnologico Trentino e responsabile

dei progetti del Distretto relativi all’efficienza energetica – è

nata alla fine del 2005. Per

dare concretezza ai pro-

getti di Habitech è nata

dunque la società consortile

Distretto tecnologico Trentino,

un consorzio di oltre 300 imprese,

enti di ricerca e agenzie pubbliche che

lavorano insieme per innovare i settori

dell’edilizia sostenibile, delle energie rinno-

vabili e delle tecnologie ambientali”.

“Favorito da un territorio ricco di risorse naturali, il Trentino ha storica-mente protetto il proprio patrimonio ambientale, nella consapevolezza che

questo rappresenta una risorsa di grande pregio e di grande fragilità”

Page 49: ptnovembre

49trentino, un distretto a energia pulita e rinnovabileUna situazione ideale, favorita anche dal ricco patrimonio di cen-

trali idroelettriche. In provincia di Trento, infatti, sono presenti

ben 286 impianti di produzione idroelettrica di cui 212 di potenza

nominale inferiore a 220 KW, 51 di potenza nominale compre-

sa tra i 220 KW ed i 3 Mw e 23 di potenza superiore ai 3 Mw.

La produzione annua varia tra i 3200 ed 4500 Gwh in funzione

delle precipitazioni. Per quanto riguarda il solare termico, fino al

2005 risultano installati circa 10mila impianti per una superficie

complessiva di 65mila metri quadrati

con una penetrazione procapite

pari a circa 15 metri quadrati

ogni 100 abitanti. Per quanto riguarda le

biomasse, invece, la potenza termi-

ca installata è di circa 30 MW

termici, distribuita su sette

grandi impianti e altri

38,5 sono in fase

di progetto e di-

stribuiti su dieci im-

pianti. La produzione annua degli impianti attuali è di circa 120

Gwh termici. Mentre il potenziale eolico del Trentino è marginale

e quindi non quantificabile. Infine sono state realizzati alcuni im-

pianti sperimentali di produzione di idrogeno presso il comune

di Isera e presso rifugi in montagna. La Provincia autonoma di

Trento insieme con il Distretto tecnologico Trentino aderiscono

alla rete di Regioni europee che intendono sviluppare progetti

sperimentali di produzione di idrogeno e utilizzo delle Fuel Cell

(HiMyramp ).

Anche l’edilizia sostenibile rappresenta uno dei progetti di siste-

ma del Distretto tecnologico Trentino e ha l’obiettivo di creare

le condizioni per una nuova offerta di edifici certificati secondo

standard riconosciuti a livello internazionale. “Dopo un’analisi

preliminare sui sistemi di rating esistenti degli edifici sosteni-

bili – precisa Lazzari - è stata fatta la scelta di Leed (Leadership

in Energy and Environmental Design). Fatta questa scelta sono

“l’edilizia sostenibile rappresenta uno dei progetti di sistema del Distretto tec-nologico Trentino e ha l’obiettivo di creare le condizioni per una nuova offerta di edifici certificati secondo standard riconosciuti a livello internazionale”

Page 50: ptnovembre

50

state attivate tutte le azioni necessarie per la sua introduzione. La

Provincia ha deciso di certificare Leed tutti i nuovi edifici pubblici

in costruzione. Non solo, ma anche legare gli incentivi dei priva-

ti sugli interventi di efficienza energetica allo standard Leed. È

stata una scelta molto coraggiosa e che noi abbiamo supportato

completamente”. Una delle sfide più importanti che il progetto

Habitech si pone è quello di innovare profondamente nei pros-

simi anni la struttura industriale trentina, coinvolta nei settori

del Distretto. A questo scopo è necessario affrontare una serie

di problematiche relative al mondo dell’impresa: nuove catene

del valore, una cultura imprenditoriale più attenta a sostenibili-

tà ed energia, lo sviluppo e/o l’acquisizione di nuovo know-how

tecnico-scientifico, lo sviluppo di specifici strumenti di comunica-

zione e marketing, l’attivazione di nuovi sistemi di relazione con il

mondo della ricerca, le strutture formative, le istituzioni.

All’interno del Distretto Energia e Ambiente Habitech, un signi-

ficativo gruppo di imprese private e di operatori interessati alle

tecnologie innovative ha accettato di costituire una Società Con-

sortile pubblico-privata, investendo risorse proprie nel successo

dell’iniziativa. Distretto Tecnologico Trentino Scarl favorisce la col-

laborazione tra operatori privati e agenzie e istituzione pubbliche,

promuovendo lo sviluppo delle filiere edilizia – energia – gestione

del territorio in modo che il sistema trentino nel suo complesso

sia in grado di offrire al

mercato (locale, naziona-

le, internazionale) solu-

zioni certificate al passo con i

segmenti più qualificati della

domanda. Un altro aspetto

fondamentale è il rapporto

con i cittadini. Per questo è

fondamentale la collabora-

zione con i territori, i Comuni

e le associazioni. Si stanno

anche elaborando progetti

di comunicazione con i mu-

sei. Insomma, grazie

allo sviluppo sostenibile

e alla diffusione delle

energie a basso impatto,

sarà possibile creare un

nuovo tipo di economia.

“È difficile oggi – con-

clude l’amministratore

delegato - quantificare

il ritorno economico. Per

i progetti di sistema quali quelli sull’edilizia sostenibile e l’effi-

cienza energetica ( Esco ) noi riteniamo che stiamo preparando

un mercato per i prossimi 10-15 anni. Le previsioni nazionali ed

europee ci dicono che sarà un mercato importante e noi vogliamo

che le nostre imprese possano vincere questa sfida. Nel contempo

pensiamo che l’esperienza avviata nel campo edilizia sostenibile

possa rappresentare una buona prassi”.

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