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Susan Lyons

Sensuali carezze

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Touch Me

© 2007 Susan Lyons Aphrodisia Books-Kensington Publishing Corp.

Italian language rights handled by Agenzia Letteraria Internazionale, Milano, Italy

Traduzione di Alessandra De Angelis

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion

gennaio 2013

HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951

Periodico mensile n. 67 del 31/01/2013 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 71 del 6/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Ann Montgomery emerse dall'auto con un certo sforzo. La sua elegante decappottabile era perfetta da guidare in jeans e scarpe basse, non in tailleur dalla gonna a tubo, collant e décolleté di vernice. Una spider era la macchina ideale per sfrecciare lungo tortuose e deserte strade di campagna e avvinghiarsi in amplessi acrobatici con un bel maschione sul sedile del passeggero all'ombra di una quercia, non per percorrere gli stessi tre chilometri ogni giorno per andare e venire dall'ufficio. Accarezzò il cofano rosso lucente e sospirò: «Povera piccola, meriti una proprietaria più trasgressiva di me». Serrò le mascelle con un'espressione contrariata e fu punita da una fitta di dolore. Ahi! Come faccio a chiac-chierare con le amiche e a mangiare se non posso nean-che aprire la bocca? Digrignò i denti ed emise un altro gemito di dolore. In effetti quel vizio era uno dei motivi per cui le facevano così male le mandibole. Alla tenera età di ventotto anni era già un rottame. «Tutto bene, signorina?» Il parcheggiatore, un bel ra-gazzo di vent'anni al massimo, la guardò preoccupato notando la sua espressione sofferente. «Sì, sto bene.» Lui le si avvicinò con la mano tesa. «Le posteggio l'auto?» «Sì, grazie.» Ann si concesse il piacere di guardarlo

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mettersi al volante, infilando le lunghe gambe nell'abita-colo. Il ragazzo intercettò il suo sguardo e le strizzò l'oc-chio con un sorriso sornione. Sicuramente faceva il cascamorto con tutte le donne più mature di lui e affamate di sesso quando parcheggia-va le auto, perché capiva al volo dal loro sguardo che a-vrebbero gradito un servizietto extra, proprio come lei! Ann non ricordava neanche più come si faceva. Era passata un'eternità dall'ultima volta in cui si era trastulla-ta con un fallo che non fosse a batterie... Scuotendo la testa, si avviò verso Il Giardino, il risto-rante scelto dalle Sex 4 the City per la cena settimanale. Ora che era settembre le belle serate per poter mangiare all'aperto diventavano sempre più rare. Quel lunedì, tut-tavia, il tempo era mite e il cortile interno era l'ideale per cenare piacevolmente. Sembrava proprio di stare in Italia! Non che Ann fosse mai stata in Italia, a dire il vero. Non aveva preso neanche una settimana di ferie negli ul-timi quattro anni, da quando lavorava per Smythe Levin-son, un prestigioso studio legale di Vancouver. Conti-nuando a lavorare con quel ritmo, le cene settimanali con le amiche in bei ristoranti sarebbero state le sue uniche vacanze. Però non poteva lamentarsi, perché la carriera era l'obiettivo principale della sua vita. Poniti una meta, individua cosa ti è necessario fare per raggiungerla e investi tutte le tue energie in quell'o-biettivo. Quello era il mantra di sua madre; glielo ripeteva da sempre, probabilmente da quando Ann era ancora un fe-to! Chissà se le parole della propria madre risuonavano regolarmente nel cervello di tutte le persone che cono-sceva, come accadeva a lei... Meredith Montgomery, la sua augusta genitrice, era sempre impeccabile, in camicia di seta e tailleur gessato

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blu. Sedeva sempre ben eretta, con le gambe elegante-mente incrociate alle caviglie. Era sempre intenta a criti-care o a dispensare perle di saggezza, più spesso tutt'e due le cose. Le sembrava quasi di sentirla. Una cena con le amiche all'inizio della settimana è uno spreco di energie! Non era assolutamente vero. Gli appuntamenti con le Sex 4 the City le permettevano di restare in contatto con il mondo esterno; le loro chiacchiere le fornivano delle prospettive diverse, utili per analizzare qualsiasi proble-ma. Un bravo avvocato non poteva astrarsi dalla vita di tutti i giorni della gente comune. Ma c'era anche un mo-tivo altrettanto importante, che di sicuro non avrebbe convinto sua madre. Uscire con le amiche era divertente. Aveva diritto anche lei a una serata spensierata alla settimana! Al diavolo i doloretti, e la voce della coscienza... che, guarda caso, aveva lo stesso timbro di quella della ma-dre. Ann era decisa a godersi ogni istante di quella splendida serata settembrina con le sue tre migliori a-miche, anzi, le sue uniche amiche. Entrò nel ristorante e attraversò la sala, poi si fermò sulla soglia della portafinestra a guardare la veranda e si sentì già più serena. I cestini e i vasi appesi traboccavano di fiori variopinti e piante, il sole al tramonto faceva scintillare i calici, il brusio degli avventori e il tintinnio delle posate contri-buivano a rallegrare l'atmosfera. Nell'aria aleggiava la fragranza dei fiori e quella stuzzicante delle pietanze. Ann scorse Suzanne, Jenny e Rina sedute a un tavolo d'angolo. Non l'avevano ancora vista; meglio così, per-ché aveva gli occhi lucidi per la commozione, pensando che era fortunata ad avere delle amiche come loro. Battendo più volte le palpebre, si diresse verso il tavo-lo e sorrise quando le altre alzarono lo sguardo. Suzanne Brennan prese una bottiglia di vino dal sec-

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chiello e le riempì il bicchiere. I suoi riccioli d'oro ri-splendevano di riflessi ramati alla luce del sole, riversan-dosi in una cascata luminosa sulla camicetta turchese. Ann appese la giacca del tailleur alla spalliera della sedia e si sedette. Suzanne le porse il calice. «Sei in ri-tardo. Scommetto che ne hai proprio bisogno.» Ann prese il bicchiere con gratitudine e bevve un sor-so di vino fresco. «Oh, che buono questo Pinot grigio!» sospirò, estasiata. «Scusate il ritardo. Sono dovuta anda-re dal dentista.» «Non mi sembri tipo da avere carie per i troppi dolci» osservò Jenny, scostando dal viso una ciocca dei suoi lunghi capelli corvini, rivelando degli orecchini a forma di fenicottero rosa come la maglietta. «Infatti non ne ho, purtroppo.» «Perché purtroppo?» le chiese Rina, aggrottando la fronte. La sua carnagione olivastra era ancora più scura dopo l'estate; quella sera sembrava veramente una zinga-ra, con la massa di riccioli scuri, gli occhi color cioc-colato, gli orecchini pendenti di cristalli luminescenti e la camicetta di garza bianca. Dio, sono così scialba paragonata a loro!, pensò Ann. Chissà cosa vedono in me... Non le sembrava che ci fos-se motivo per voler essere amica di una donna stressata e oberata di lavoro come lei. Era troppo noiosa, rispetto al-le amiche che avevano vite interessanti e uomini ec-cezionali. Per fortuna sapeva di avere comunque la loro comprensione. «Perché avrei preferito avere una semplice carie» spie-gò. «Invece mi fanno male le mandibole.» «Ce l'hai detto anche la scorsa settimana. Non è mi-gliorato affatto il disturbo?» le domandò Suzanne, preoc-cupata. «No, anzi, è addirittura peggiorato.» Ann pescò dalla borsa il suo inseparabile flacone di analgesici. «Per for-tuna stasera siamo in un ristorante italiano, perché non

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riuscirei a masticare niente di più di un risotto.» «Che ti ha detto il dentista?» le chiese Rina. «Che i miei denti stanno bene, è solo una questione di stress.» «Stress?» Suzanne sollevò un sopracciglio. «Ti stupisce?» intervenne Jenny. «Si vede lontano un miglio che Annie è stressata!» Annie. Nessun altro la chiamava con quel diminutivo affettuoso, e ad Ann faceva piacere. «Il solco che hai tra le sopracciglia è sempre più pro-fondo» continuò Jenny, imperterrita. La solita senza peli sulla lingua! Avrebbe avuto biso-gno anche di un'iniezione di botulino, oltre a tutte le compresse che prendeva? «Il dentista mi ha detto che non è un fenomeno strano. Succede a molte donne in carriera che non riescono a far fronte allo stress.» «Ci vuole più sesso» sentenziò Jenny. Ann le lanciò un'occhiataccia scherzosa. «È facile a dirsi per te! Tu hai il tuo pompiere superhot!» «Per fortuna esistono i vibratori» commentò Rina. «Allora tu e Al non l'avete ancora fatto?» esclamò Jenny, incredula, rivolgendosi a Rina. Poi agitò una ma-no e aggiunse: «No, aspetta, a te pensiamo dopo. Ora è il turno di Ann». Poggiò i gomiti sul tavolo e si sporse ver-so l'amica. «Dimmi, non è successo più niente tra te e l'avvocato di Toronto dopo aver scoperto che è sposa-to?» «Certo che no!» s'indignò Suzanne. Suzanne aveva dei principi morali molto rigidi. Secon-do lei era impossibile incapricciarsi di un uomo sposato. Certo, se lui gliel'avesse detto immediatamente, Ann a-vrebbe evitato di fare dei voli con la fantasia, perché in verità David le piaceva moltissimo. Anche lei era una ra-gazza di sani principi, però le bastava che David le scoc-casse un'occhiata assassina da un capo all'altro del tavolo

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in sala riunioni per farla emozionare e farle venire voglia di gettarli alle ortiche insieme agli slip! «No, non c'è stato e non ci sarà niente tra noi. Lui è ancora nel mio ufficio, collaboriamo e siamo d'accordo che l'unico rapporto che potremo avere sarà quello lavo-rativo.» Serrò i denti ed emise un gemito di dolore. «Il dentista ti ha dato dei consigli per ridurre il fasti-dio?» le domandò Rina. «Sì, devo mangiare cibi morbidi per non faticare trop-po a masticare, non spalancare la bocca e...» Jenny scoppiò a ridere, interrompendola. «Allora è un bene che tu non abbia un uomo!» Ann rimase sconcertata per un istante, poi colse l'allu-sione e si unì alle risate dell'amica, peggiorando ulterior-mente il dolore alle mandibole. Ormai l'astinenza sessua-le durava da così tanto tempo che le era difficile persino cogliere le battute maliziose. «Se voglio mettere in bocca qualcosa di veramente grosso, devo prima tagliarlo a pezzetti piccolissimi!» ri-spose a tono. «Che è esattamente quello che David meriterebbe che tu gli facessi, per non averti detto subito che era sposa-to» commentò Rina. «Come vi ho già detto, si concentrava sul lavoro e tra-scurava i suoi problemi coniugali. Quando lo studio ha chiesto la sua collaborazione su un caso particolarmente complesso, per lui è stata un'occasione per cambiare aria e dimenticare le questioni personali. Poi ci siamo cono-sciuti. Lavoravamo bene insieme, andavamo d'accordo e David ha cercato di convincersi che non ci fosse niente di male.» «Se fosse stato vero, non avrebbe avuto motivo di na-sconderti il fatto che era sposato» le fece notare Suzan-ne. «Giusta osservazione.» Ann fece un cenno d'assenso.

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«Tuttavia credo che sia capitato a tutti noi prima o poi di negare la realtà.» Sospirò e aggiunse: «Mi passerà, sono sicura che smetterò di pensare a lui, però è difficile per-ché lavoriamo ancora insieme e lo vedo in continuazio-ne. Un'altra fonte di stress, insomma, come se non ne a-vessi già abbastanza!». «Povere le tue mascelle!» esclamò Rina guardandola con aria comprensiva. «Quindi temo che continuerai ad avere quel disturbo finché David sarà qui. Pensi che ti basterà fare attenzione a cosa mangi per migliorare?» «No, il dentista ha anche detto che devo sbadigliare con moderazione, fare massaggi alle mandibole e portare un paradenti di notte contro il bruxismo. Come diceva giustamente Jenny, per fortuna dormo sola!» «E nessuna cura?» «Mi ha prescritto un farmaco miorilassante.» Ann si chinò di nuovo a frugare nella borsa. «Anzi, quasi quasi ne prendo una compressa subito, e anche un analgesico, così spero di godermi la cena.» Rina mise una mano sulla sua. «Ehi, aspetta. Alcol e medicine? E poi guidi?» «Prendo sempre la codeina, non mi fa venire sonno anche se bevo. Però mi fa passare il mal di testa.» Jenny sollevò un sopracciglio con aria scettica. «Resti lucida anche con gli antidolorifici perché bevi così tanto caffè da rianimare un cadavere!» «E poi ormai hai sviluppato una certa resistenza alla codeina perché la prendi spesso» intervenne Suzanne. «Non sai come il tuo corpo reagisce ai miorilassanti, che sono comunque farmaci forti.» Ann si sentiva accerchiata. Perché le amiche avevano fatto fronte comune e non capivano che non poteva più sopportare quel dolore continuo? Inoltre la facevano sembrare quasi una drogata! Non era vero. Purtroppo a-veva una vita impegnativa e a volte al suo corpo serviva un piccolo aiuto per sopportare la pressione delle intense

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giornate lavorative. Però le loro obiezioni sull'uso di nuovi farmaci erano giuste, perciò Ann si limitò a pren-dere un analgesico e rimise in borsa il flacone del miori-lassante. «E va bene, questo lo prendo prima di andare a dormi-re, contente?» Rina annuì. «Meglio» approvò. «Però c'è da dire una cosa. I farmaci curano solo i sintomi, non la causa. E se la causa dei tuoi problemi è lo stress, e tu non fai qualco-sa al riguardo, come speri di guarire?» Ann sospirò. «Sì, il dentista mi ha consigliato di fare degli esercizi di rilassamento, imparare a gestire il mio stress... Ma come faccio? Non ho tempo!» «Già, rilassarti ti farebbe stressare ancora di più, è questo che vuoi dire?» rise Suzanne. «Ora capisci che sei arrivata al punto di non ritorno?» Ann sorrise a malincuore. «Hai ragione. Credevo di a-vere la vita sotto controllo, ma le mie mandibole mi av-vertono che ho fallito miseramente.» «E prima ancora te lo diceva il mal di testa, ma tu hai ignorato il segnale» aggiunse Jenny, rincarando la dose. «Quanti analgesici hai preso oggi?» volle sapere Rina. Ann la fissò perplessa. Non tengo il conto!, pensò. «Cosa ti ha consigliato di fare il dentista per rilassar-ti?» intervenne Suzanne. Ann fece una smorfia. «Lavorare di meno.» Le altre tre si scambiarono un'occhiata eloquente ma non commentarono. Quante volte avevano rimproverato Ann per i suoi massacranti orari di lavoro? «Ma sapete benissimo che se voglio fare carriera non posso mollare mai e devo sempre dare il massimo.» Le amiche la guardavano sempre più scettiche. La voce carica di disprezzo di sua madre tornò a risuo-narle nel cervello. Non sono ambiziose, si accontentano di quello che hanno senza cercare di migliorarsi. Mi fanno innervosire.

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Io voglio bene alle mie amiche e sono contenta quan-do mi trovo con loro, obiettò mentalmente. Al mondo c'è posto anche per chi non pensa che il successo sia impor-tante. «Ann?» la richiamò con delicatezza Suzanne, facendo-la riscuotere. «Scusate, ero sovrappensiero. Il dentista mi ha anche suggerito di fare yoga ma, come sapete, ci ho provato e non ha funzionato.» Le amiche si sorrisero. Si erano conosciute proprio a un corso di yoga. Dopo la lezione, che avevano soppor-tato a stento, avevano cominciato a chiacchierare negli spogliatoi, erano uscite a prendere un caffè insieme, a-vevano legato e avevano infine deciso di abbandonare lo yoga a favore delle chiacchiere tra amiche e del buon ci-bo. «Potresti riprovarci, magari questa volta ti piacerà di più» disse Rina. «A dir la verità io ci sto pensando da un po'.» Rina non era esattamente un tipo sportivo, però era pe-rennemente a dieta perché era convinta di essere grassa, anche se aveva solo delle curve voluttuose molto femmi-nili. Ann la guardò incuriosita. Allora Rina faceva pro-prio sul serio con Al, se sentiva l'esigenza di fare eserci-zio fisico per restare in forma! «Oppure vieni al corso di pole dancing con me e Su-zanne» le propose Jenny. «È molto divertente.» Ann scosse la testa. Per quanto le amiche ne fossero entusiaste, per lei era un ballo umiliante per le donne, un po' come fare le spogliarelliste. Inoltre non era un asso nella coordinazione dei movimenti, si sentiva goffa e a-veva paura di fare una brutta figura cercando di volteg-giare e contorcersi intorno a un palo con movenze sexy e seducenti. «Il dentista mi ha anche suggerito di fare meditazio-ne» disse facendo una smorfia. «Mi vedete stare seduta

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immobile per mezz'ora al giorno intonando ohm?» Le tre amiche scossero la testa contemporaneamente. «Non sei proprio un tipo New Age» commentò Jenny. Il sole stava ormai tramontando e l'aria era più fresca. Ann si mise la giacca sulle spalle. «Poi ci sarebbe la fi-sioterapia» continuò. «O i massaggi.» Jenny schioccò le dita. «Massaggi, sì! Vai in un centro benessere e fatti fare anche qualche bel trattamento al vi-so, fanghi...» «Uhm.» La prima reazione di Ann sarebbe stata di re-plicare che non aveva tempo, ma era chiaro che avrebbe dovuto trovarlo in un modo o nell'altro se voleva smette-re di soffrire tanto. Non poteva continuare a essere in ba-lia di un corpo che cadeva a pezzi se la sua intenzione era fare carriera. Sperava che la madre non scoprisse in quale stato era ridotta. Meredith Montgomery era una femminista irri-ducibile. Era convinta che le donne fossero forti e potes-sero fare tutto, porsi qualsiasi obiettivo; non tollerava la debolezza. «Ho sentito parlare di un eccezionale centro benesse-re, Pure Indulgence» continuò Jenny. «L'ho scoperto fa-cendo delle ricerche perché mi è venuta l'idea di scrivere un articolo sulle SPA.» Jenny faceva la giornalista freelance e scriveva artico-li d'interesse generale. Era stato proprio grazie a un in-carico per conto di una rivista che aveva conosciuto Scott, il suo ragazzo. Doveva scrivere un pezzo su un concorso per un calendario di vigili del fuoco, che Scott aveva vinto per acclamazione. Ann ricordava che, dopo la sua esibizione di spogliarello, era venuto giù il locale per gli applausi, meritatissimi. «Dimmi qualcosa di più» la invitò Ann, incuriosita. Uno spreco assoluto di tempo e denaro, tuonava severa la voce della madre nella sua testa. «È piuttosto costoso ma, secondo i commenti lasciati

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dai clienti sul sito Web, sembra che ne valga la pena. So-no soldi ben spesi» disse Jenny, rispondendo involonta-riamente alla critica immaginaria. «Offrono un'ampia va-rietà di massaggi e hanno anche tutti i servizi tipici di un centro benessere» continuò. «Ma l'aspetto più allettante del posto è che, stando a quel che scrivono le clienti, i massaggiatori sono dei bei bocconcini. Immagina farsi massaggiare sensualmente da un dio greco...» Mmh, interessante... No, questa non era la voce men-tale di sua madre. «Potrebbe aiutarti a non pensare più a David» osservò Rina. Magari!, pensò Ann. Il consumo di antidolorifici era aumentato moltissimo da quando aveva appreso che il suo affascinante collega era sposato. «Passare tanto tempo seduti alla scrivania è dannoso per il corpo» disse Suzanne. «Fare dei massaggi ti aiute-rebbe a sciogliere i muscoli rigidi e doloranti.» Le amiche avevano ragione. Ann si ripromise di cerca-re informazioni online su Pure Indulgence. Arrivò una cameriera che si fermò al tavolo e sorrise. «Buonasera, volete ordinare? Avete qualche domanda sul menù?» «Per me un risotto» disse in fretta Ann. Stava moren-do di fame. Non riusciva neanche a ricordare quando a-vesse consumato l'ultimo pasto. «Con funghi, asparagi o pesce?» «Pesce.» Rina, sempre a dieta, ordinò solo un carpaccio di sal-mone, Suzanne optò per una spigola con riso e verdure e Jenny, che con il suo fisico minuto e il suo appetito insa-ziabile mangiava quanto le altre tre e non aumentava di un etto, ordinò un'enorme bistecca con patate arrosto. Chiesero un'altra bottiglia di vino, poi Ann dichiarò: «Ora basta parlare della mia patetica vita. Rina, come va con Al?».

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Rina era musicista; suonava il clarinetto in un'orche-stra sinfonica e insegnava sia clarinetto sia pianoforte. Da qualche tempo frequentava lo zio di un suo allievo. L'amica le sorrise. «Va... Lentamente, ma va.» Si vol-tò verso Jenny e la fulminò con lo sguardo. «Prima che tu me lo chieda di nuovo, no, non abbiamo ancora fatto sesso. Invece sono sicura che sull'argomento tu possa darci qualche novità bollente, o sbaglio?» Jenny sorrise maliziosa. «Io e Scott abbiamo messo in pratica la fantasia della Modella in passerella!» esclamò con entusiasmo, facendo ondeggiare i lucenti capelli ne-ri, degni di una pubblicità per lo shampoo. La vita sessuale di Jenny e Scott era governata da quella che Jenny aveva battezzato la Regola della Fanta-sia, secondo cui i due s'impegnavano a realizzare ognuno le fantasie erotiche dell'altro, con reciproca soddisfazio-ne. «Io impersonavo una top model in passerella, Scott era tra il pubblico. Abbiamo incrociato lo sguardo e tra noi è immediatamente scoccata la scintilla. Io sfilavo fingendo d'ignorarlo ma lui mi fissava pieno di desiderio... molto eccitante!» continuò. Ann non riusciva a immedesimarsi nel racconto di Jenny. Non sarebbe mai stata tanto sicura del proprio fi-sico e del proprio fascino da fingere di sfilare in passe-rella. Per Jenny, invece, l'autostima non era certo un pro-blema. Il conflitto principale che la tormentava era quel-lo tra le sue esigenze di moderna ragazza occidentale e i valori tradizionali cinesi della sua famiglia estremamente conservatrice. All'inizio della relazione di Jenny e Scott, Ann era convinta che quelle audaci fantasie erotiche fossero un modo escogitato dall'amica per impedire a Scott di ap-profondire il loro rapporto. Infatti aveva anche insistito per tenere segreta la loro storia. Invece negli ultimi tem-pi aveva cominciato ad aprirsi di più, al punto da presen-

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tare addirittura Scott ai suoi pur sapendo che avrebbero disapprovato. A dire il vero, i genitori di Scott, di origini tedesche, dimostravano lo stesso scarso entusiasmo ri-guardo il suo legame con un'asiatica. Ann stava per chiederle come andassero le cose con le rispettive famiglie, quando furono interrotte dall'arrivo dei piatti ordinati, poi Rina si rivolse a Suzanne. «E tra te e Jaxon come va, ora che hai ripreso l'univer-sità e non avete più molto tempo per vedervi?» Suzanne studiava veterinaria e il suo uomo, Jaxon, un affascinante e statuario avvocato di colore, viveva a San Francisco. Suzanne sospirò. «Mi manca da morire! Non lo vedo da due settimane.» «Ma pensa... Ben due settimane senza sesso! Come fai a sopravvivere?» scherzò Ann, ironica. «Con le telefonate e le e-mail erotiche» rispose Suzan-ne. «Ma parliamo e basta, anche, sai? Però più lo sento e più voglio stare con lui.» Jenny annuiva, accanendosi senza pietà sulla bistecca mentre Ann masticava lentamente il risotto. Era diver-tente vedere Jenny ammorbidirsi a poco a poco nei con-fronti dell'amore. Prima che Scott facesse breccia nel suo cuore era allergica a qualsiasi impegno sentimentale. Ann infilò le braccia nella giacca e sollevò il bavero per proteggere la nuca dall'aria della sera. Gli antidolori-fici stavano facendo effetto e il mal di testa era scompar-so, ma le dolevano ancora le spalle e le mandibole. Ebbe un brivido; eh, sì, l'estate era finita. Ma che estate! Su-zanne e Jenny avevano trovato l'anima gemella e anche Rina frequentava un uomo. E io? Mi sono innamorata di un uomo sposato! La malinconia e la frustrazione pesavano sulle sue spalle stanche, ma s'impose di scrollarsele di dosso. Sta-va iniziando una nuova stagione, perfetta per bruciare le foglie morte e fare piazza pulita. Avrebbe superato la sua

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irrazionale infatuazione, avrebbe risolto i problemi di stress e forse avrebbe anche trovato un uomo in carne e ossa per sostituire il fedele compagno a batteria delle sue notti... Tutto era possibile. Pure Indulgence... Un nome, un programma. Era il luogo ideale per indulgere nel piacere dei sensi. Giovedì pomeriggio Ann entrò nel centro benessere, sentendosi terribilmente fuori posto nel suo sobrio tailleur nero. In quell'ambiente tutto era delicato e fem-minile, e ispirava relax. I mobili erano in legno chiaro e vimini, con cuscini in colori neutri, e vasi di orchidee sui tavolini di vetro. Alle pareti c'erano graziosi acquerelli con soggetti floreali, molto riposanti e sensuali. Non c'era musica ma un cinguettio di uccellini. Sem-brava di essere in campagna in una bella mattinata esti-va, o almeno quella era l'impressione che ne aveva Ann. Cittadina fino al midollo, non aveva idea dei suoni che si udissero veramente in campagna. Senza dubbio l'intento era rilassante, ma dopo due minuti tutti quei cip cip co-minciavano a darle sui nervi. Si avvicinò al bancone dell'accettazione, dove l'accol-se una bionda rilassata e sorridente, con un incarnato perfetto. Ehi, dov'erano i bei maschioni di cui aveva par-lato Jenny? Uffa, era pur vero che era lì per curare la sa-lute, non la libido... «Buongiorno!» cinguettò la bionda, in sintonia con il sottofondo. «Ann Montgomery, ho un appuntamento» esordì. «Io sono Kristi, benvenuta a Pure Indulgence.» La ra-gazza le porse una cartellina rigida con una molla che reggeva un foglio. «Le dispiacerebbe riempire il nostro modulo? Se vuole accomodarsi, le porto qualcosa da be-re. Gradirebbe un'acqua minerale aromatizzata?» Ann esitò. Mi butterà fuori a calci se le chiedo un caf-

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fè? «Avete del caffè?» le chiese timidamente. Un altro sorriso luminoso. «Ma certo. Espresso, cap-puccino, caffè macchiato, alla vaniglia, alla nocciola...» Mentre la ragazza snocciolava le varietà disponibili, Ann pensò che l'opuscolo di Pure Indulgence in cui si promettevano servizi personalizzati non era solo pubbli-cità generica. Quel centro benessere prometteva davvero bene. Ordinò un caffè lungo, forte e senza zucchero, e si se-dette a un tavolino per riempire il modulo. Kristi tornò due minuti dopo con il caffè. Ann bevve un sorso. Ecce-zionale! Sentiva già la caffeina in circolo come una tra-sfusione di energia. Compilò la scheda, barrò le caselle dei suoi sintomi, poi passò alla sezione in cui doveva spiegare il motivo per cui era lì. Stress, scrisse. Dolori alle spalle, al collo e alle mandibole. Cefalee. In quel momento li aveva tutti. Era proprio un rotta-me! Ed era tutta colpa sua se era arrivata a quel punto, perché aveva ignorato i segnali che le inviava il suo cor-po e aveva trascurato la salute, essendo troppo concen-trata sul lavoro e sulla stupida infatuazione per David. Due o tre massaggi mi rimetteranno in sesto, si disse con ottimismo. Terminato di riempire il modulo, avvertì Kristi che l'accompagnò lungo un corridoio, incedendo con un ag-graziato ancheggiare. «Tanto per confermare, ha detto che le servivano solo due o tre sedute, giusto?» «Sì.» «Bene, allora la consegno nelle abili mani di Adonis. Sarà con noi ancora per un paio di mesi al massimo, ma la cosa non dovrebbe crearle problemi.» Kristi bussò a una porta contrassegnata dalla targhetta UFFICIO e aprì, poi la salutò e la lasciò sola. Adonis?, pensò Ann. Davano dei soprannomi ai mas-saggiatori? Incredibile... Probabilmente Jenny lo sapeva,

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quando aveva fatto la battuta sul dio greco. Sorrideva divertita mentre varcava la soglia e il sorriso le si spense all'istante sulle labbra. Rimase impietrita dallo stupore. Non c'era al mondo uomo che meritasse il nome di Adonis più di quello che si alzò da dietro la scrivania per andarle incontro. Indossava una maglietta aderente color sabbia e panta-loni di cotone della stessa tinta. Sembrava nudo perché gli indumenti erano quasi della stessa sfumatura della sua pelle. Aveva un fisico scultoreo e Ann non stentava a immaginarlo nei panni... o, meglio, senza panni... di una statua greca. Distolse a fatica lo sguardo dal suo corpo e si concen-trò sul viso dai lineamenti forti, con la bocca sensuale, grandi occhi scuri e capelli piuttosto lunghi e scompi-gliati, con riflessi biondi e castani, che incorniciavano il volto perfetto. Aveva voglia di passare le dita tra quelle ciocche morbide. Quando le sorrise, una fossetta si formò sulla sua guancia destra e il cuore di Ann perse un battito. Era gio-vane, forse aveva qualche anno meno di lei. Di solito Ann preferiva gli uomini più maturi, ma doveva ammet-tere che Adonis era veramente sexy e aitante. «Ann?» «S... sì?» balbettò lei. Era ridicolo; poteva presentare casi complicati in aula restando perfettamente calma e farfugliava davanti a un bel ragazzo? Fece un respiro profondo e si diresse verso di lui. «Adonis?» lo chiamò, titubante. Il sorriso del massaggiatore divenne più luminoso e i suoi occhi scintillarono divertiti. «Sì, è il mio vero nome. Adonis Stefanakis» si presentò. «Mio padre è greco» le spiegò. Aveva anche una voce conturbante, calda e pa-stosa come miele. Le porse la mano. «Possiamo darci del tu, Ann?»

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«Ma certo.» Gli strinse la mano con fare professiona-le, ma lui la trattenne nella sua. Aveva dita lunghe ed e-leganti, ma forti. Lei avvertì un impulso di energia che le scorreva nelle vene; stavolta non era dovuto alla caffeina, ma al desi-derio. E quella scossa puntava direttamente al suo basso ventre, invaso da un calore liquido. Ebbe un brivido e si affrettò a interrompere il contatto, per timore che Adonis si accorgesse del suo turbamento. Era patetica! Probabil-mente lui era abituato a fare quell'effetto alle clienti. Adonis si schiarì la voce e le indicò una poltroncina. «Accomodati.» La poltroncina era troppo comoda e morbida. Era dif-ficile mantenere una postura eretta e dignitosa, con le gi-nocchia unite, senza che l'orlo della gonna risalisse trop-po sulle cosce. Adonis aveva appoggiato i fianchi al bordo della scri-vania e lo sguardo di Ann andò involontariamente al suo inguine. Chissà se anche il suo sesso era di proporzioni divine, si chiese, maliziosa. Distolse di colpo lo sguardo e sentì scricchiolare il collo. «Ahi!» Quando lo fissò in faccia si accorse che lui la scrutava attento e gli porse la cartellina per creare un diversivo. «Vuole il modulo?» «Non ancora.» Le sorrise, divertito dal suo ner-vosismo. Era carina; non era una bellezza appariscente, ma aveva un fascino ancora più intrigante e seducente, che conquistava lentamente, con il tempo. Era un esperto conoscitore di donne; figlio di una ma-triarca, aveva tre sorelle maggiori che l'avevano sempre coccolato e viziato, ed era un gran rubacuori. Gli bastava un'occhiata per cogliere al volo il potenziale di una don-na e Ann ne aveva parecchio. Era snella ma con curve femminili, un bel viso, carnagione chiara con una spruz-zata di lentiggini, capelli corti con un taglio elegante, ramati e con mille riflessi castani, occhi nocciola con

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pagliuzze verdi e dorate, bordati da lunghe ciglia scure, una bella bocca grande, un po' alla Julia Roberts, con labbra che facevano pensare immediatamente a... Uh, oh! Non ci voleva. Il suo pene ebbe un fremito al pensiero delle sue labbra che lo serravano. Tra loro c'era un potentissimo flusso di energia eroti-ca. L'aveva percepito quando le aveva stretto la mano. Pur senza conoscersi come persone, i loro corpi avevano stabilito un contatto istantaneo. Non gli capitava spesso, e in quel contesto era decisamente poco professionale. Ann si accigliò. «Non vuole sapere perché sono qui?» Donna pragmatica. Si stava sforzando di negare l'attra-zione che si era sprigionata tra loro. Doveva fare altret-tanto; Adonis girò intorno alla scrivania e si sedette per nascondere un principio d'erezione. «Dammi del tu, per favore» le ricordò. «E comunque me l'hai già detto.» «Invece no. Forse mi confondi con un'altra.» Difficile confonderla, pensò Adonis. Ann esercitava un forte richiamo su di lui, in parte erotico, ma in parte anche terapeutico. Aveva intuito la sua sofferenza e vo-leva aiutarla. Desiderava vederla rilassata, sorridente. A-vrebbe voluto vederla godere... Il suo pene stava crescendo a dismisura. Adonis fece un respiro profondo e cercò di concentrarsi sul lavoro. «Non c'è bisogno che tu me lo dica a parole. Il tuo corpo è molto comunicativo.» E come interpretare il suo leggero rossore se non come eccitazione? «Sei spesso accigliata, si vede dal solco verticale tra gli occhi. E hai anche il mal di testa, vero?» «Vero.» «Hai le spalle contratte e curve. Sei tesa e passi troppo tempo alla scrivania. E così si spiega il mal di testa.» «Ho sempre le mandibole indolenzite» ammise Ann con riluttanza.

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«Perché digrigni i denti. L'hai fatto anche poco fa, senza accorgertene.» Lei sorrise. «Lo faccio quando sono frustrata.» Adonis ricambiò il suo sorriso. «C'è altro?» «Non basta?» C'era molto altro da esaminare, in verità. Bei seni col-mi e sodi, lunghe gambe affusolate, che gli sarebbe pia-ciuto sentire avvolte intorno ai suoi fianchi... Ecco, adesso sì che aveva una bella erezione di mar-mo. Ann era una cliente, accidenti, e di solito Adonis non aveva alcuna difficoltà a mantenere il rapporto sul piano strettamente professionale, anche se capitava che le clienti si dimostrassero disponibili, cosa che invece lei non stava facendo. Malgrado il suo rossore, si comporta-va in maniera distaccata. Perché la desiderava così tanto, pur sapendo che non avrebbe dovuto? Si rese conto che la stava fissando, e lei rispondeva al suo sguardo. Ann si riscosse e abbassò la testa di scatto. Sicuramente quel movimento era stato doloroso. «Che lavoro fai per essere così stressata?» «L'avvocato.» Lei raddrizzò la schiena. «Come pro-cediamo? Vuoi vedere il modulo, immagino. O devi por-mi altre domande?» Spostò le gambe, come se avesse voglia di correre via. O forse buttarsi tra le sue braccia? Adonis si agitò sulla sedia. Il suo pene reclamava at-tenzioni. Forse avrebbe dovuto chiedere a un collega di sostituirlo per massaggiare Ann, perché lui riusciva solo a pensare che gli sarebbe piaciuto fare l'amore con lei per ore. «Dovresti spogliarti.» «Eh?» Ann sgranò gli occhi. «Kristi ti porterà in una saletta massaggi e ti dirà cosa fare.» Di norma sarebbe stato lui ad accompagnarla, ma

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non si sarebbe alzato neanche per tutto l'oro del mondo, con l'erezione che gli tendeva la stoffa sottile dei calzo-ni. «Va bene.» Ann sembrava turbata quanto lui e anche parecchio sconcertata. Si alzò in fretta, con gesti goffi. Vedendola muoversi, appariva chiaro che Ann lavorava troppo e non perdeva tempo ad ascoltare il proprio corpo. Probabilmente re-primeva la sua innata sensualità. La cosa non lo riguardava. Si era rivolta a lui per farsi aiutare a curare i suoi disturbi, non per esplorare insieme la sua sessualità. Se voleva assolvere a quel compito in maniera professionale, però, prima avrebbe dovuto e-splorare la propria sessualità, altrimenti non sarebbe ar-rivato alla fine del massaggio. Ann si fermò sulla soglia. «Quindi... ci vediamo in sa-la massaggi?» Adonis annuì. «Mettiti comoda, vengo subito.» In senso letterale e figurato, pensò. Quando faceva l'amore conosceva tutte le tecniche del sesso tantrico per ritardare l'eiaculazione, ma in quel mo-mento tutto ciò che voleva era uno sfogo rapido all'ecci-tazione. Appena Ann chiuse la porta, lui andò all'uscio e girò la chiave, prese una scatola di veline e tornò a sedersi dietro la scrivania, si abbassò i pantaloni e impugnò il pene. Dio, era già sul punto di scoppiare e aveva appena conosciuto Ann! Cominciò ad accarezzarsi lentamente ma con decisio-ne guardando la poltroncina in cui Ann era seduta fino a pochi minuti prima. La immaginò mentre si alzava e si toglieva la giacca, poi faceva il giro della scrivania pro-tendendo verso di lui il suo seno procace, per inginoc-chiarsi sul tappeto ai suoi piedi e sollevare il viso verso di lui. Nella sua fantasia, Ann gli sorrideva con le belle labbra sexy poi si chinava per prenderglielo in bocca.

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Gli sembrava di sentire la sua lingua che gli passava lentamente intorno al glande, lo leccava, succhiava... Ma Adonis voleva soprattutto allargarle le gambe, sentirle intorno ai fianchi mentre la penetrava con slan-cio, affondando nella sua carne stretta e calda, per poi muoversi sempre più freneticamente fino a... L'orgasmo lo travolse.

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Ardente promessa di Sarah McCarty

Gli Hell's Eight sono indomiti, spietati quando serve, risoluti, ribelli, ma Caden Miller ritiene siano diventati docili come ca-gnolini. I suoi amici, infatti, si sono innamorati e sposati e ora preferiscono i baci alle pistole, mentre lui è un vero duro, un solitario che insegue sogni di gloria. La svagata Maddie lo ama con sensuale innocenza e, partita all'avventura per seguirlo, lo intrappola in un matrimonio forzato. Ma quando Caden non vuole rinunciare all'indipendenza, nonostante abbiano cono-sciuto insieme attimi di intensa e palpitante passione, Maddie si ritrova di nuovo sola. Decide di rimboccarsi le maniche e costruire il suo futuro. A fatica guadagna la propria indipen-denza, ma a quel punto torna Caden come un uragano che scombussola i suoi piani e le travolge nuovamente i sensi...

Sensuali carezze

di Susan Lyons

Ogni volta che le Sex 4 the City si ritrovano per le cene del lu-nedì, l'avvocato Ann Montgomery è stanca di contribuire alla conversazione solo con lamentele per gli innumerevoli doloret-ti provocati dal superlavoro. Stremata dal bisogno di relax, Ann segue il consiglio di Jenny e si reca in un centro benesse-re, e scopre così che le mani dell'aitante Adonis hanno poteri magici. Il suo tocco sapiente la rilassa, ma risveglia anche in lei desideri sopiti e prepotenti. Purtroppo Ann e Adonis sono agli antipodi: lei vive di computer e caffeina; lui ama stare all'aria aperta e assaporare lentamente ogni piacere della vita. Sarà Adonis a far capire ad Ann che il sesso può essere un lun-go viaggio alla scoperta del proprio corpo e di quello dell'altro, fino a raggiungere un'esplosione unica di sensazioni...

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