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- 1 - AZIENDA USL 2 DI LUCCA Unità Operativa di Epidemiologia INDAGINE SU STILI DI VITA ED ALTRI FATTORI DETERMINANTI LO STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE LUCCHESE Lo Studio PASSI presso l’ASL 2 PROTOCOLLO OPERATIVO E PRESENTAZIONE DEI DATI

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AZIENDA USL 2 DI LUCCA Unità Operativa di Epidemiologia

INDAGINE SU STILI DI VITA ED ALTRI FATTORI DETERMINANTI LO STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE

LUCCHESE

Lo Studio PASSI presso l’ASL 2

PROTOCOLLO OPERATIVO E PRESENTAZIONE DEI DATI

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A cura di: Sergio Coccioli UO Epidemiologia – ASL 2 Lucca Daniela Giorgi UO Epidemiologia – ASL 2 Lucca Samanta Particelli Collaboratrice ASL 2 Lucca e con la collaborazione di: Annalisa Lovi UO Epidemiologia – ASL 2 Lucca Ivano Girletti UO SIPC – ASL 2 Lucca Con il supporto di: Emanuela Balocchini Referente Regione Toscana Studio PASSI Giorgio Garofalo, Franca Mazzoli Marradi Coordinatori regionali Studio PASSI Gruppo PROFEA (CNESPS ISS) in particolare con il prezioso contributo di Nicoletta Bertozzi, Nancy Binkin e Alberto Perra Si ringraziano inoltre tutti i collaboratori che hanno partecipato a vario titolo alla produzione del documento e che non risultano citati.

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I N D I C E

PROTOCOLLO OPERATIVO........................................................................................4

Introduzione ...................................................................................................................5

Obiettivi generali dell’indagine .......................................................................................6

Obiettivi specifici dell’indagine .......................................................................................6

Contesto e background..................................................................................................8

Materiali e metodi ........................................................................................................14

Procedure operative ....................................................................................................17

Definizioni ....................................................................................................................19

Piano di analisi ed integrazione con lo studio PASSI ..................................................23

Organizzazione e tempi dell’indagine ..........................................................................24

PRESENTAZIONE DEI DATI ......................................................................................26

Descrizione del campione............................................................................................27

Percezione dello stato di salute ...................................................................................30

Attività fisica .................................................................................................................32

Abitudine al fumo .........................................................................................................35

Abitudini alimentari ......................................................................................................40

Consumo di alcol .........................................................................................................42

Sicurezza stradale .......................................................................................................46

Vaccinazione antinfluenzale ........................................................................................48

Vaccinazione antirosolia ..............................................................................................50

Ipertensione arteriosa ..................................................................................................52

Colesterolemia .............................................................................................................55

Situazione nutrizionale .................................................................................................59

Punteggio di rischio cardiovascolare ...........................................................................61

Screening neoplasia del collo dell’utero.......................................................................62

Screening neoplasia della mammella ..........................................................................65

Screening tumore del colon retto .................................................................................68

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PROTOCOLLO OPERATIVO

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INTRODUZIONE

L’indagine sugli stili di vita ed altri fattori determinanti lo stato di salute della popolazione lucchese (Studio PASSI presso l’ASL 2 di Lucca) è conseguente alla produzione del “1° Profilo di salute dei cittadini lucchesi”, realizzato nell’ambito del Protocollo d’intesa tra il Comune di Lucca e l’ASL 2 per lo scambio di dati sanitari e demografici. Il Profilo di salute ha cercato di fornire una serie di informazioni utili a caratterizzare il quadro socio-sanitario della popolazione del Comune di Lucca, anche attraverso indicatori sanitari che descrivono le caratteristiche demografiche, l’offerta e la domanda di servizi sanitari, le condizioni di salute, la mortalità, ecc.

Nell’ambito di tale Profilo di Salute si è ravvisata la necessità di integrare alcune informazioni clinico-epidemiologiche e relative agli stili di vita (abitudine al fumo, attività fisica, alimentazione, etc.) sia a livello comunale che aziendale, per dare un quadro preciso dello stato di salute dei cittadini lucchesi, per valutarne la percezione individuale della qualità della vita e per programmare degli interventi mirati di promozione della salute, verificandone la loro reale efficacia nel tempo.

Attualmente infatti la maggior parte delle informazioni relative ai principali determinanti di salute e all’adozione di misure di prevenzione sono raccolte, su scala nazionale, attraverso le Indagini Multiscopo condotte dall’ISTAT (da cui sono stati estratti i dati contenuti nel Profilo) che presentano cadenze pluriennali e valori e stime su scala nazionale e regionale (solo in alcuni ambiti si raggiunge un dettaglio provinciale, ma in genere senza riferimenti al livello comunale).

Quindi i dati ricavati dall’ISTAT appaiono utili per stimare la prevalenza dei fattori di rischio comportamentali e l’adozione di misure preventive a livello nazionale, regionale o provinciale, ma la scarsa tempestività e la mancanza di dettaglio a livello delle singole ASL e ancor di più a livello comunale, rendono difficile la valutazione sui progressi di salute ottenuti a seguito dei programmi di intervento in salute pubblica.

In pratica, a livello di ASL 2 e del Comune di Lucca, benché siano disponibili molti dati su mortalità, morbilità e utilizzazione dei servizi, sono invece carenti informazioni sui comportamenti legati alla salute, per cui è stata ipotizzata un’indagine sugli stili di vita a livello aziendale in collaborazione con il Comune di Lucca.

Al contempo, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), attraverso il Centro nazionale di

epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNESPS), e in particolare il gruppo PROFEA, è stato incaricato, dal Ministero della Salute e da diverse regioni, di sperimentare la sorveglianza di alcuni aspetti riguardanti la salute della popolazione italiana e di monitorare gli stili di vita ed i programmi di intervento per modificare comportamenti a rischio di patologie in fase di realizzazione in Italia.

A tal fine è stato attivato uno studio a livello nazionale che si propone di attuare una forma di monitoraggio dei comportamenti a rischio associati con le principali cause di mortalità e morbilità e dei possibili interventi e delle attività da intraprendere per modificarli (Studio PASSI). Gli argomenti scelti per questo studio includono: fattori di rischio cardiovascolare, attività fisica, fumo, alimentazione, consumo di alcol, sicurezza stradale, ipertensione ed ipercolesterolema, gli screening per la prevenzione dei tumori della mammella, del collo dell’utero e del colon retto. Inoltre è prevista la raccolta di dati su alcune variabili demografiche e sulla percezione dello stato di salute.

Questo studio è attualmente in fase avanzata in molte regioni italiane, tra cui la Toscana, e viene gestito attraverso le ASL.

Per tale motivo, verificata la corrispondenza di obiettivi tra l’indagine ipotizzata presso l’ ASL

2 insieme al Comune di Lucca e quella regionale e nazionale dell’ISS, si è ritenuto opportuno adottare, con gli opportuni correttivi ed integrazioni, sia il protocollo che il questionario già predisposto dall’ISS, anche in accordo con la Regione Toscana che, nel frattempo aveva già approntato un piano di adozione del programma d’indagine dell’ISS presso tutte le ASL.

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Lo studio è stato quindi condotto in maniera da soddisfare sia i requisiti richiesti dal livello regionale toscano e nazionale, sia quelli locali del livello aziendale.

Le informazioni sono state ottenute tramite intervista a persone residenti negli ambiti territoriali, nei tempi e nei modi indicati nel protocollo. Di seguito vengono presentati i soli dati relativi ai residenti nell’ASL 2 di Lucca.

OBIETTIVI GENERALI DELL’INDAGINE

1. Raccogliere informazioni sugli stili di vita e lo stato di salute in un campione rappresentativo della popolazione residente nella ASL 2 e nel Comune di Lucca, individuando le tipologie di soggetti più a rischio in base ai principali fattori (abitudine al fumo, assunzione di bevande alcoliche, obesità, inattività fisica, ecc.)

2. Progettare, sulla base dei risultati dell’indagine, i necessari interventi di prevenzione e promozione della salute.

3. Sperimentare uno strumento di monitoraggio e valutazione periodica dello stato di salute e degli stili di vita dei cittadini residenti, validando lo strumento adottato.

4. Elaborare documenti e materiale informativo per la lettura e per la comunicazione sullo stato di salute della popolazione a disposizione di tutti gli interlocutori sociali chiamati a definire le priorità di salute.

OBIETTIVI SPECIFICI DELL’INDAGINE Monitoraggio dello stato di salute dei residenti nell’ASL 2 e nel Comune di Lucca con particolare riferimento ai seguenti determinanti:

1) Fattori di rischio cardiovascolare

- Stima della proporzione di popolazione cui è stata misurata la pressione arteriosa, la colesterolemia e la glicemia e quando è avvenuto l’ultimo controllo

- Stima della prevalenza di persone che riferiscono di essere affette da ipertensione o ipercolesterolemia e che stanno seguendo un trattamento (farmaci e altre misure, come perdita del peso e attività fisica)

- Stima della prevalenza di popolazione che riferisce di aver calcolato con il suo medico il rischio cardiovascolare sulla carta di rischio cardio-vascolare di recente introduzione

- Stima della prevalenza dei soggetti di 18-69 anni affetti da patologie croniche che hanno effettuato la vaccinazione antinfluenzale

2) Attività fisica

- Stima della proporzione di persone che praticano attività fisica moderata e intensa - Stima della proporzione di popolazione che aderisce alle raccomandazioni internazionali

sull’attività fisica - Individuazione dei gruppi a rischio per sedentarietà ai quali indirizzare gli interventi di

promozione - Stima della proporzione di persone beneficiarie di interventi di promozione individuale

dell’attività fisica da parte degli operatori sanitari

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3) Abitudine al fumo - Stima della prevalenza di fumatori, non fumatori ed ex-fumatori - Stima del livello di attenzione degli operatori sanitari al problema del fumo - Stima della prevalenza di fumatori ai quali è stato rivolto il consiglio di smettere di fumare

da parte di operatori sanitari - Descrizione delle modalità più frequenti di disassuefazione al fumo - Stima del livello del rispetto delle norme anti-fumo sul posto di lavoro - Stima del livello dell’esposizione al fumo passivo in ambito domestico - Descrizione della ricaduta della legge sul divieto di fumare nei luoghi pubblici

4) Abitudini alimentari

- Stima della proporzione di popolazione che ha ricevuto consigli su consumi alimentari corretti da parte di operatori sanitari

- Stima della proporzione di popolazione che adotta consumi alimentari corretti (consumo giornaliero di 5 porzioni di frutta e verdura, consumo di legumi, consumo di pesce)

- Stima delle prevalenze riferite di soggetti sottopeso, normopeso, sovrappeso ed obesi tramite il calcolo dell’Indice di Massa Corporea

- Stima della proporzione di popolazione che ha ricevuto consigli da operatori sanitari riguardo il peso corporeo, che ha tentato di perdere o mantenere il peso e che ha intrapreso azioni (dieta, attività fisica) per farlo

5) Consumo di alcol

- Stima della proporzione di consumatori di alcol distinguendo consumatori modesti e forti - Stima della frequenza di consumo a rischio (binge e consumo fuori pasto) - Valutazione del grado di attenzione degli operatori sanitari all’uso dell’alcol - Stima della prevalenza di forti consumatori o consumatori a rischio ai quali è stato

consigliato di ridurre il consumo di alcol

6) Sicurezza stradale - Stima della prevalenza di persone che utilizzano i dispositivi di sicurezza (cintura anteriore,

cintura posteriore, casco) - Stima della proporzione di persone che riferiscono di aver guidato dopo assunzione di

alcolici - Stima della proporzione di persone trasportate da chi ha assunto alcolici

7) Screening oncologici

- Stima della prevalenza di donne 50-69 anni che hanno effettuato almeno una mammografia a scopo preventivo, la periodicità dell’effettuazione, se la mammografia è stata effettuata all’interno di un programma di screening e dove è stata eseguita (strutture pubbliche e private)

- Stima della prevalenza di donne 25-65 anni che hanno effettuato almeno un pap-test a scopo preventivo, la periodicità dell’effettuazione, se è stata effettuato all’interno di un programma di screening e dove è stata eseguito (strutture pubbliche e private)

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- Stima della prevalenza di persone 50 anni che hanno effettuato la ricerca del sangue occulto nelle feci e/o sigmoido-colonscopia, la periodicità dell’effettuazione, se è stata effettuata all’interno di un programma di screening

8) Vaccinazioni in età adulta

- Stima della prevalenza di donne 18-49 anni che sono state vaccinate contro la rosolia - Stima della prevalenza di donne 18-49 anni che hanno effettuato un rubeo-test - Stima della percentuale di soggetti appartenenti a gruppi a rischio vaccinati contro

l’influenza 9) Salute e qualità di vita percepita

- Stima dello stato di salute percepito dalla popolazione in studio, compresa la media dei giorni in cattiva salute per cause fisiche e mentali e dei giorni limitanti le abituali attività

10) Aspetti socio-demografici - Descrizione delle variabili socio-demografiche principali del campione (età, sesso, livello di

istruzione, cittadinanza, stato civile) e valutazione di eventuali correlazioni tra questi e i fattori di rischio indagati

CONTESTO E BACKGROUND

Vengono di seguito presentati i singoli argomenti relativi ai determinanti di salute oggetto della presente indagine, descrivendone lo stato attuale delle conoscenze, il razionale della loro inclusione nell’indagine e le problematiche relative. 1) Fattori di rischio cardiovascolare

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia (41%),

nonostante il declino verificatosi negli ultimi 20 anni e la principale causa di disabilità: nel 2002 sono state la prima causa di ricovero con più di un milione di casi. In base ai dati dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare nella popolazione italiana su 1.000 adulti tra 25 ed 84 anni, 15 uomini e 4 donne hanno una storia di infarto del miocardio, mentre ogni anno 2 uomini su 1.000 e 1 donna su 1.000 vanno incontro ad evento coronarico maggiore.

Diversi fattori, sui quali è possibile intervenire, aumentano il rischio di sviluppare la malattia

quali abitudine al fumo di sigaretta, diabete, obesità, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa e sedentarietà. Ridurre del 10% il colesterolo nella popolazione generale nel suo insieme abbasserebbe del 20-30% l'incidenza di malattie cardiache. Diminuire di un terzo il sale consumato ridurrebbe del 20% i casi di ictus nella popolazione generale.

Inoltre la disponibilità di efficaci misure dietetiche e farmacologiche per il controllo di fattori metabolici e le prove che la loro correzione riduce l'incidenza di cardiopatia ischemica conferiscono importanza all'identificazione delle persone ad alto rischio.

Le carte di rischio cardiovascolare e il punteggio individuale rappresentano due strumenti utili per valutare la probabilità di ammalare di malattie cardiovascolari in un intervallo di tempo definito (progetto Cuore-ISS).

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A livello locale: mancano, informazioni periodicamente aggiornate sulla prevalenza dei principali fattori di

rischio cardiovascolare (in particolare ipertensione ed ipercolesterolemia), e sull’utilizzo della carta del rischio. 2) Attività fisica

La sedentarietà è causa di 1,9 milioni di decessi all’anno nel mondo: determina il 22% delle malattie cardiovascolari, il 10-16% dei casi di tumori della mammella, del colon e di diabete; inoltre combinata con una cattiva alimentazione è alla base dell’attuale epidemia di obesità. Il consumo di risorse economiche sanitarie ad essa associate è considerevole. Negli USA si stima nel 2000 un costo di 75 miliardi di dollari per il sistema sanitario; in Canada il 6% della spesa sanitaria viene attribuita ai problemi causati dall’inattività fisica. La tendenza alla sedentarietà è tuttavia in crescita nei paesi sviluppati, a causa del consolidarsi di stili di vita e condizioni di lavoro in cui lo sforzo fisico ed il movimento sono sempre più contenuti.

I benefici per la salute indotti da un’attività fisico-motoria svolta con regolarità sono ormai noti: l’esercizio fisico regolare svolge, infatti, un ruolo protettivo rispetto a numerose e frequenti malattie (cardiopatie ischemiche, ipertensione, diabete, obesità e malattie osteo-articolari). Ha inoltre una ricaduta positiva sull’umore e sui livelli di autostima individuali. Esiste un consenso unanime verso le indicazioni espresse dal Department of Health and Human Services degli USA circa il livello di attività fisica da raccomandare alla popolazione (30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana).

L’attività fisica moderata e regolare gioca un ruolo importante nell’influenzare l’aspettativa di vita: si stima infatti che riduca di circa il 10% la mortalità per tutte le cause; le persone attive presentano un rischio notevolmente ridotto di andare incontro a patologie di tipo cardiovascolare, ictus ischemico, diabete tipo 2, cancro del colon, osteoporosi, depressione e traumi da caduta.

A livello locale: attualmente non si hanno dati disponibili sull’adesione della popolazione a queste

raccomandazioni specifiche, né sul ruolo giocato dagli operatori sanitari nel consigliare e sostenere uno stile di vita più attivo ai loro assistiti. 3) Abitudine al fumo

Il fumo di tabacco rappresenta il principale fattore di rischio evitabile di morte precoce ed è uno dei principali fattori di rischio nell’insorgenza di patologie a carico dell’apparato respiratorio e cardio-vascolare. Si stima che l’abitudine al fumo determini una perdita media di 21 anni di vita nella fascia di età media (35-69 anni) e di 8 anni nella fascia sopra ai 70 anni. Anche l’esposizione al fumo passivo è associata a morbilità e mortalità. E’ stato ormai ampiamente dimostrato che non esiste una soglia di esposizione al rischio–fumo, per cui si può affermare che, sia pure in misura difficilmente definibile, anche il fumatore “passivo” può andare incontro agli stessi problemi del fumatore abituale: il fumo passivo, infatti, è a tutti gli effetti un inquinante ambientale.

I fumatori in Italia sono passati dal 65% del 1957 al 30% nel 2004. La percentuale di fumatrici è aumentata notevolmente dal 6% del 1957 al 22% nel 2004 e questo trend appare in ascesa in particolare tra i giovani (dati OSSFAD 2004). Si è stimato che nel 1999 la somma del costo per l’assistenza ospedaliera e quella per la perdita di produttività a causa dell’abitudine al fumo sia stata di 10.267 miliardi di lire, con un’incidenza del 9% sulla spesa sanitaria.

Oltre agli interventi di tipo normativo anche l’azione di counselling da parte di operatori sanitari è da considerarsi come intervento efficace. Evidenze scientifiche mostrano che la sospensione del fumo porta a un dimezzamento del rischio di infarto al miocardio già dopo un anno di astensione; dopo 15 anni il rischio diventa pari a quello di un non fumatore.

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A livello locale: mancano dati sulla diffusione del fenomeno e relativi all’azione degli operatori sanitari nel

consigliare la disassuefazione dal fumo ai propri assistiti e alle modalità di cessazione del fumo. Inoltre non esistono ancora dati sull’efficacia della recente legge sul divieto di fumare sul posto di lavoro e nei locali pubblici. 4) Alimentazione ed obesità

Un’alimentazione sana è caratterizzata dalla varietà della dieta che assicura un apporto equilibrato delle sostanze necessarie e dalla regolarità dei pasti, in particolare attraverso una valorizzazione della colazione e del pranzo.

E’ ormai riconosciuta l’importanza di alcuni alimenti nel proteggere dall’insorgenza di alcune patologie, così come il consumo di altri alimenti può costituire un fattore di rischio. Inoltre alcune caratteristiche del comportamento alimentare, come il modo di cucinare e consumare i cibi, sono determinanti per la salute, facendo assumere all’alimentazione un ruolo fondamentale nella qualità della vita della popolazione.

Ad esempio, nella letteratura internazionale, è riconosciuta un’associazione protettiva fra l’elevato consumo frutta e verdura e alcune neoplasie in diverse sedi tra cui i tumori polmonari, gastrici, del collo dell’utero, della mammella, dell’orofaringe, dell’esofago e della vescica.

Le malattie associate all’eccesso alimentare e ad una dieta sbilanciata sono ormai tra le

cause di malattia e morte più rilevanti nei paesi industrializzati. Le malattie per le quali la dieta gioca un ruolo importante comprendono cardiopatie ischemiche, alcuni tipi di neoplasia, ictus, ipertensione, e diabete mellito non insulino-dipendente.

All’alimentazione è anche associata l’obesità, un’altra condizione di rischio per la salute, divenuta un problema di salute pubblica emergente per la maggior parte dei Paesi del mondo, tanto da essere definita dall’OMS un’epidemia globale. In Italia, sempre secondo i dati ISTAT (1999-2000), la prevalenza dell’obesità è del 9,2% per i maschi e del 8,8% per le femmine della popolazione adulta, mentre il soprappeso interessa una persona su tre. La crescita allarmante dell’obesità, che viene ormai riconosciuta come uno stato patologico che interessa adulti e ragazzi, è spiegata dal miglioramento delle condizioni socio-economiche, associato allo stile di vita sedentario e al diffondersi di una dieta ad alto tenore di grassi e alto contenuto calorico. Il sovrappeso e l’obesità comportano, inoltre, dei costi economici importanti per i singoli individui e per la società: in Italia la spesa annuale per la cura, la diagnosi e il trattamento dell’obesità è compresa tra lo 0,7% e il 3% della spesa sanitaria complessiva a carico del SSN.

A livello locale: per quanto riguarda i consumi alimentari, i dati disponibili (ISTAT) appaiono carenti di alcune

informazioni importanti a livello locale, quali il consumo pesce e legumi, il consumo di frutta, verdura e ortaggi (secondo gli indirizzi di Linee Guida in uso nel nostro Paese); mancano inoltre dati locali relativi all’azione degli operatori sanitari nel consigliare e promuovere una corretta alimentazione ai propri assistiti. 5) Consumo di alcol L’alcol, insieme a fumo, attività fisica e alimentazione ha assunto un’importanza sempre maggiore per le conseguenze che l’uso eccessivo di bevande alcoliche può avere tra i consumatori, soprattutto i giovani. L’abuso di alcol porta più frequentemente a comportamenti ad alto rischio individuale e per gli altri (quali guida veloce di autoveicoli, comportamenti sessuali a rischio e lavoro in condizioni psico-fisiche inadeguate, violenza) nonché al fumo e/o all’abuso di droghe rispetto ai coetanei astemi.

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Inoltre l’abuso cronico di alcol è responsabile di patologie croniche e di aumentato rischio di insorgenza di tumore (fegato, mammella, cavo orale, faringe e prime vie aeree, stomaco).

In base ai dati disponibili (Istat ed Osservatorio Nazionale Alcol) il 75 % degli italiani risulta consumatore di bevande alcoliche; nel corso del periodo 1998-2001 l’incremento medio del numero di consumatori è stato pari al 6% (5% per gli uomini, 8 % per le donne). I maggiori incrementi di consumo si registrano tra i giovani, in particolare tra gli adolescenti di età compresa tra i 14 ed i 16 anni (con incrementi del 12 % tra i maschi e del 16% tra le femmine nel giro di soli quattro anni).

Il danno causato dall'alcol, oltre che al bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull'intera società: si stima infatti che i prodotti alcolici siano responsabili del 9% della spesa sanitaria.

Naturalmente la riduzione del consumo dell’alcol ha effetti potenziali su tutti gi ambiti suesposti.

A livello locale: non sono disponibili dati relativi ai consumatori di alcol a rischio, né all’azione svolta dagli

operatori sanitari per ridurre l’abuso di sostanze alcoliche nei loro assistiti. 6) Sicurezza stradale

Il PSN individua gli incidenti stradali come un’emergenza sanitaria, da affrontare in modo radicale per raggiungere l’obiettivo fissato dall’OMS per l’anno 2020 (riduzione di almeno il 50% di mortalità e disabilità). Gli incidenti stradali rappresentano infatti la nona causa di morte nel mondo e in assenza di un’inversione di tendenza costituiranno entro il 2020 la terza causa globale di morte e disabilità.

Ogni anno in Italia causano circa 8.000 morti, 170.000 ricoveri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso, cui fanno riscontro circa 20.000 invalidi permanenti con costi sociali ed umani elevatissimi. Costituiscono inoltre la prima causa di morte per i maschi sotto i 40 anni e una delle cause maggiori di invalidità.

Il 60% degli incidenti stradali è dovuto a fattori umani: abuso di alcol, farmaci, sostanze

psicotrope, uso di apparecchi mobili alla guida, mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza, disturbi o malattie che possono alterare lo stato di attenzione e di concentrazione del guidatore. Si stima che l’istituzione di controlli sistematici dell’alcolemia posa ridurre di circa un quarto gli incidenti mortali e che l’uso delle cinture di sicurezza possa prevenire il 45-60% dei casi mortali e il 50-65% dei traumi moderati-severi.

A livello locale: mancano i dati sull’adozione dei dispositivi di sicurezza a livello di ASL soprattutto per

quanto riguarda l’uso delle cinture sui sedili posteriori e sulla guida in stato di ebbrezza. 7) Screening oncologici

Il cancro rappresenta la seconda causa di morte e l’incidenza di queste patologie è in costante aumento: si registrano annualmente circa 270 mila nuovi casi e circa 150 mila decessi.

Il pap test per i tumori della cervice uterina, la mammografia per il cancro della mammella e la ricerca del sangue occulto nelle feci per i tumori del colon-retto sono attualmente i tre screening di riconosciuta efficacia e fanno parte delle priorità del piano nazionale della prevenzione.

Il tumore del collo dell’utero è la seconda forma tumorale più diffusa tra le donne al di sotto dei 50 anni; in Italia per incidenza è al quinto posto: si contano circa 3.000 nuovi casi e 1.000 morti ogni anno. Grazie alla diagnosi precoce i tassi di mortalità sono fortemente diminuiti (del

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70% nelle donne di età inferiore ai 50 anni). Il pap test è l’unico test di screening per il carcinoma della cervice uterina ed è raccomandato alle donne in età compresa tra i 25 ed i 64 anni con cadenza triennale e comporta una riduzione dell’incidenza stimata del 90% tra le donne sottoposte al test. Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per la Prevenzione dei Tumori Femminili alla fine del 2002 i programmi organizzati di screening erano rivolti a poco più della metà delle donne di 25-64 anni, con un’adesione all’invito insufficiente (47%) se confrontato con i livelli (85% del target) raccomandati dalle Linee Guida Europee e della Commissione Oncologica Nazionale. Da un’indagine sullo stato di attuazione dei programmi di screening per i tumori del collo dell’utero effettuata nel 2003, è emerso che quasi tutte le Regioni hanno adottato iniziative legislative e linee guida per supportare i programmi.

Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequente tra le donne (1 su 10 ne è colpita) e la sua incidenza è ancora in crescita (da 115 casi per 100.000 donne nel 1986 ai 135 nuovi casi a fine anni novanta). La mortalità si attesta intorno ai 30 decessi per 100.000 pari al 16% di tutti i decessi attribuibili al cancro nelle donne. La percentuale di sopravvivenza in Italia (81%) potrebbe salire ulteriormente con una maggiore diffusione della diagnosi precoce.

Lo screening mammografico riduce infatti del 30% la mortalità nelle donne tra i 50 e i 70 anni ed è in grado di rendere gli interventi di chirurgia mammaria meno invasivi. Nel 2001 i programmi di screening si estendevano sul territorio nazionale a solo il 47% della popolazione target (50-69 anni); l’adesione al programma risulta pari al 54%. Sulla base dei dati Istat si stima che circa 4 donne su 10 effettuino l’esame mammografico con cadenza almeno biennale, dentro e fuori programmi organizzati.

Il cancro del colon retto colpisce ogni anno in Italia circa 33 mila persone ed è responsabile di 17 mila morti, rappresentando la seconda causa di morte per tumore, dopo il cancro del polmone tra gli uomini e il cancro del seno tra le donne. La sopravvivenza a 5 anni non supera il 40% e varia notevolmente a seconda dello stadio del tumore alla diagnosi: nei pazienti con malattia localizzata alla parete intestinale è pari all’89%, mentre scende al 58% in presenza di metastasi regionali. Lo screening per il carcinoma del colon-retto è raccomandato per tutti gli individui di età superiore a 50 anni tramite o il test annuale del sangue occulto nelle feci (fase asintomatica) o la sigmoidoscopia (senza intervalli di tempo specifici che mira alla riduzione delle lesioni preneoplastiche) o con entrambe le indagini. Il Piano Nazionale di Prevenzione Attiva 2004-2006, in linea con la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea sullo screening dei tumori, propone come strategia di screening per il cancro del colon retto la ricerca del sangue occulto nelle feci negli uomini e nelle donne di età compresa tra i 50 e 69 anni, con frequenza biennale.

Nelle regioni in cui sono implementati programmi di screening sono solitamente disponibili i dati relativi all’adesione al programma, tuttavia spesso mancano i dati sull’esecuzione degli esami al di fuori del programma di screening.

8) Vaccinazioni in età adulta

L’obiettivo dei programmi vaccinali contro la rosolia è la prevenzione dell’infezione nelle

donne gravide e quindi della rosolia congenita. La rosolia è infatti una malattia esantematica generalmente benigna, ma che può avere conseguenze drammatiche per il feto. Nel nostro Paese purtroppo il rischio di rosolia congenita continua ad essere presente. Il piano nazionale di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita ha proposto delle strategie di vaccinazione specifiche per la prevenzione della rosolia nelle donne in età fertile. L’obiettivo specifico è ridurre e mantenere l’incidenza della rosolia congenita a valori inferiori a 1 caso ogni 100.000 nati vivi entro il 2007.

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A livello locale: la vaccinazione anti-influenzale, è raccomandata, oltre che negli anziani, anche nella

popolazione adulta affetta da alcune patologie croniche; tuttavia non sono disponibili dati soprattutto per quanto riguarda la copertura vaccinale nei gruppi a rischio. 9) Salute percepita e qualità di vita

Nella valutazione dello stato di salute di una persona, oltre all’aspetto clinico, assume sempre più importanza l’analisi della qualità di vita percepita, cioè il grado di benessere complessivo avvertito. Varie ricerche anche in campo nazionale hanno fornito un quadro delle malattie prevalenti nella popolazione; esiste tuttavia una differenza tra condizioni di salute rilevate dal medico o da un osservatore e stato di salute percepito. A livello individuale, la qualità della vita include la percezione dello stato di salute sia fisico che mentale, i rischi per la salute ed altre condizioni, il sostegno sociale e lo stato socio economico.

La qualità della vita percepita si è inoltre dimostrata strettamente correlata con i tradizionali indicatori oggettivi di salute quali la mortalità e morbosità: studi condotti hanno rilevato che le persone che percepiscono il loro stato di salute come “cattivo” presentano un rischio aumentato di declino complessivo delle funzioni fisiche, indipendentemente dalla severità di altre malattie presenti (Idler E. 1997).

Lo stato di salute autopercepito è risultato un predittore più forte rispetto a mortalità e morbosità rispetto a molte oggettive condizioni di salute (es.disabilità).

I modelli per valutare la qualità di vita percepita sono numerosi: uno dei metodi maggiormente utilizzati e validati è quello relativo alla stima dei “giorni vissuti in salute” (Healthy Days Methods - CDC 1989). Si tratta di un metodo diretto, in cui la stima viene effettuata chiedendo ad un campione rappresentativo di popolazione quale sia stata la proporzione di giorni trascorsi in cattiva salute in un arco di tempo definito.

La qualità della vita valutata con questo metodo risulta di solito fortemente correlata allo stile di vita in generale, all’esercizio fisico, al sovrappeso,ed all’obesità. Si è rilevata inoltre correlata allo stato mentale, alla qualità dell’ambiente di vita ed all’accesso alle cure, nonché alla presenza di alcune malattie croniche, come l’artrosi.

I dati disponibili dall’indagine Multiscopo dell’ISTAT riferiscono che più del 56% degli italiani ritiene di essere in buone condizioni di salute: tale valore si abbassa nelle donne e con l’avanzare dell’età. La percezione è fortemente correlata al livello di istruzione e peggiora nella popolazione con titolo di studio più basso; esiste inoltre un gradiente evidente nord-sud.

Le misure della qualità della vita possono costituire una banca di dati utili nell’individuazione

e attuazione di interventi di sanità pubblica. In particolare quelle ottenute in questo studio avranno la peculiarità di fornire dati locali, tuttora mancanti nella maggior parte delle realtà, sullo stato di salute percepito dalla nostra popolazione e costituiranno una base informativa preziosa nella valutazione degli interventi preventivi condotti sul territorio.

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MATERIALI E METODI Lo scopo dell’indagine è quello di conoscere gli stili di vita ed i comportamenti a rischio per

la salute dei residenti nel territorio di competenza dell’ASL 2 e del Comune di Lucca; poiché in questo rapporto vengono presentati solo i dati relativi ai soggetti residenti nell’ASL 2, se ne descrive la relativa metodologia tenendo presente che quella per l’indagine nel Comune di Lucca è sovrapponibile.

A tal fine si è reso necessario organizzare lo studio come sotto riportato:

Tipo di studio Studio trasversale di prevalenza puntuale tramite somministrazione telefonica di un questionario standardizzato. Popolazione in studio Descrizione del contesto. La popolazione in studio è costituita dalle persone di 18-69 anni iscritte nelle liste di anagrafe sanitaria dell’ASL 2. Criteri di inclusione :

- età compresa fra 18 e 69 anni (al 31.12.2004) - residenza nel territorio di competenza dell’ASL

Criteri di esclusione: - mancanza di numero telefonico* (*vedi Algoritmo per l’identificazione dei numeri di telefono) - non reperibilità del soggetto campionato - rifiuto di partecipare all’indagine Modalità di campionamento - Lista di campionamento: le unità intervistate sono state selezionate dalle liste di anagrafe

sanitaria presenti nella ASL 2 di Lucca. - Metodo di campionamento: campionamento casuale semplice di 200 soggetti. Riporto dei dati alla popolazione generale di riferimento Il campione estratto sulla base delle indicazioni del protocollo PASSI, non essendo stratificato per sesso ed età, appare non rappresentativo della popolazione in studio relativamente alle due variabili indicate. In tal senso per fare inferenza sui dati risultanti dall’indagine, ovvero riportare i dati alla popolazione di riferimento bisogna essere disposti ad accettare un errore consistente. In questo quadro si tenga presente che i risultati pubblicati hanno un valore puramente descrittivo e che tale avvertenza è fondamentale per i dati riportati per fascia d’età, sesso e livello di istruzione.

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Sostituzioni Dalle liste di anagrafe sanitaria è stato estratto un numero di rimpiazzi pari al doppio del numero dei titolari (400 rimpiazzi) in modo da permettere sostituzioni “appaiate” cioè uguali per sesso e all’interno dello stesso gruppo di età (18-34 anni, 35-49 anni e 50-69 anni). Dimensione del campione Vedi sotto (*) Algoritmo per l’identificazione dei numeri di telefono.

No

Inserimento in diario intervistatori

Si

Ricerca in pagine bianche per

nome/indirizzo

Sostituzione

Si

No

Numero identificato?

Numero telefonico in anagrafe sanitaria?

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Dimensione del campione Con il metodo di campionamento random, la dimensione del campione richiesta per avere una stima con precisione assoluta del 10%, con intervallo di confidenza al 95%, per un parametro la cui prevalenza stimata sia al 50% è di 96 individui. Si è scelto comunque di ampliare la numerosità a 200 individui al fine di ridurre l’ampiezza degli intervalli di confidenza di alcune variabili dello studio. Nelle tabelle seguenti sono state calcolate, partendo dalla prevalenza delle variabili principali, le stime di precisione, con un intervallo di confidenza al 95%, rispettivamente con un campione di 200 e di 600 per la popolazione da 18 a 69 anni (tabella 1). Tab 1: Stima dell’intervallo di confidenza per alcune variabili riguardanti la popolazione complessiva da 18 a 69 anni

ASL

(n=200) Regione (n=600) Prevalenza specifica per alcune variabili in studio

95% IC 95% IC prevalenza % inf sup inf sup

90 86 94 88 92 80 74 86 77 83 70 64 76 66 74 60 53 67 56 64 attività fisica leggera 50 43 57 46 54 cinture di sicurezza 45 38 52 41 49 40 33 47 36 44 35 28 42 31 39 sovrappeso, ipertensione 30 24 36 26 34

25 19 31 22 28 fumatori, ipercolesterolemia, attività fisica moderata 4-7gg/sett

20 14 26 17 23 15 10 20 12 18 10 6 14 8 12 obesi 5 2 8 3 7

A partire da questi dati è stata scelta una numerosità minima di 200 unità.

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PROCEDURE OPERATIVE Coordinamento con il livello regionale e nazionale dell’indagine Le strutture responsabili dell’indagine aziendale e comunale (UO Epidemiologia dell’ASL 2 ed Ufficio Statistica del Comune di Lucca) si è raccordata con il Coordinamento regionale e con l’Istituto Superiore di Sanità per la condivisione di tutte le metodiche ed i materiali necessari per l’omogeneità dello studio e per la realizzazione delle principali attività dell’indagine; in particolare: - pianificazione dell’indagine a livello dell’ASL 2, - informazione ai gruppi di interesse (MMG, Sindaci, ecc.), - reperimento e attivazione delle risorse umane, - costituzione della lista di campionamento, - formazione degli intervistatori con esercizi preparati, - partecipazione ai workshop sullo studio PASSI, - raccolta e validazione dei dati, data-entry, analisi dei dati a livello aziendale e comunale, - diffusione dei risultati, - analisi delle opportunità per la messa a regime di tale raccolta di dati periodica e regolare. Campionamento Il campionamento è stato effettuato secondo le modalità previste ed in base al numero di titolari e rimpiazzi da effettuare. Predisposizione delle interviste Per problemi di disponibilità di risorse umane all’interno della struttura e di tempi di esecuzione necessariamente brevi per la contemporaneità dell’indagine regionale e nazionale, le interviste telefoniche sono state effettuate dalla società Lucca Holding Servizi Srl, grazie al proprio Call Center, che opera con tecnologia CRM (Customer Relationship Management). L’ASL 2 ha fornito l’elenco dei 200 nominativi da intervistare con l’indicazione dei numeri di telefono controllati o integrati, rispetto a quanto contenuto in Anagrafe Sanitaria, del nome di battesimo, della data di nascita, dell’indirizzo, e del medico di famiglia. Le sostituzioni delle unità cadute sono state effettuate dall’Ufficio Statistica del Comune di Lucca, a seguito di relativa comunicazione della società Lucca Holding Servizi. L’irreperibilità (ritenuta tale dopo 5 telefonate non andate a buon fine) è la causa maggiore delle mancate interviste, mentre una piccola parte è rappresentata dal rifiuto di partecipare all’indagine. L'indagine è stata svolta da operatori specializzati nel settore delle indagini CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing). Tale tecnica ha richiesto che il questionario da somministrare e i numeri telefonici da contattare fossero forniti in formato elettronico (Excel e Access) poiché il contatto avviene automaticamente e non a discrezione dell’operatore. Il server telefonico riconosce direttamente quando una telefonata è in stato occupato o quando non avviene alcuna risposta e genera direttamente un richiamo senza l’intervento dell’operatore. Se il soggetto risponde, viene visualizzata sul terminale dell’utente la pagina per la gestione della telefonata, con le informazioni relative al contatto e conseguente ottimizzazione dei tempi necessari di effettuazione dell’indagine. Il tempo medio richiesto per il completamento di un’intervista è risultato di circa 25 – 30 minuti.

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Contatti con i soggetti campionati La presa di contatto con i soggetti campionati ha previsto la spedizione di una lettera alle persone selezionate (sia titolari che sostituti) e al loro Medico di Medicina Generale, nella quale sono stati illustrati i motivi dello studio e l’assoluta volontarietà a parteciparvi. Inoltre è stato spiegato come, sia la procedura di elaborazione delle risposte date nel corso dell’intervista sia la diffusione dei risultati, siano state strutturate in modo da fornire informazioni sullo stato di salute della popolazione garantendo la privacy degli intervistati. Nella lettera dei soggetti campionati è stato fornito anche un elenco di recapiti da contattare (nome, numero telefonico, orari ) per avere ulteriori informazioni. Nella lettera per il Medico di Medicina Generale è stato inclusa la lista dei nominativi degli assistiti selezionati per lo studio al fine di favorirne la partecipazione. Raccolta dati La raccolta dei dati è stata realizzata dagli intervistatori mediante un questionario standardizzato somministrato telefonicamente. La telefonata è stata effettuata due settimane dopo l’invio della lettera al soggetto selezionato per i titolari, una settimana dopo per i sostituti. Il rimpiazzo è stato effettuato a seguito di tre tentativi telefonici falliti, effettuati in giorni e fasce orarie diverse, seguiti da 2 ulteriori telefonate (una serale ed una di sabato). Prima di procedere all’intervista, l’intervistatore ha spiegato nuovamente gli obiettivi dello studio, i vantaggi e gli svantaggi per l’intervistato e le misure prese per garantire la privacy. In ogni momento l’intervistato ha avuto la possibilità di interrompere l’intervista. Procedure per il rispetto della privacy I questionari compilati tramite software di gestione dati sono stati sottoposti a tutte norme per garantire la riservatezza degli intervistati. Gli intervistatori, una volta completate le interviste, hanno trasmesso il file contenente il data entry dei questionari al Comune di Lucca e al referente aziendale secondo modalità concordate. Dal questionario validato sono state eliminate tutte le informazioni identificative della persona ed i dati sono stati riassunti ed analizzati in modo anonimo.

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DEFINIZIONI Rimpiazzi

1. rifiuto 2. non rintracciato 3. istituzionalizzato 4. ricoverato 5. domiciliato temporaneamente fuori da un comune dell’ASL 6. deceduto 7. altro (specificare)

Anagrafica Età: espressa in anni compiuti e differenziata secondo le seguenti classi d’età:

- 18-34 - 35-49 - 50-69

Titolo di studio: viene considerato quello più elevato conseguito ed aggregato come segue:

- laurea o diploma universitario: laurea, diploma universitario, dottorato di ricerca o specializzazione post-laurea

- diploma o qualifica di scuola media superiore (4-5 anni) - licenza scuola media inferiore - licenza elementare - nessun titolo

Peso: espresso in kg Altezza: espressa in cm Stato civile: si considera lo status relativo all’istituto giuridico del matrimonio

- celibe o nubile - coniugato - convivente: coabitante col coniuge - Separato - divorziato: separato di fatto, separato legalmente, divorziato - Vedovo

Cittadinanza

- Italiano - Straniero (specificare…..)

Abitudine al fumo - Non fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato meno di 100 sigarette nella sua vita e

attualmente non fuma

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- Ex fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella sua vita e attualmente non fuma da almeno 6 mesi

- Fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella sua vita e attualmente fuma tutti i giorni o qualche giorno.

Ulteriore classificazione di ‘’Fumatore’’ in base al numero di sigarette fumate : Forte fumatore (25 e + sigarette al giorno) Fumatore medio (da 15 a 24 sigarette al giorno) Fumatore moderato (meno di 15 sigarette al giorno) Alimentazione ed obesità Indice di Massa Corporea (IMC) o BMI (Body Mass Index) E’ un indice pondo-staturale dato dal rapporto tra il peso corporeo di un individuo, espresso in chilogrammi, ed il quadrato della sua statura, espressa in metri. Si calcola con la seguente formula: IMC = peso (kg) / altezza (m2) Il valore di IMC permette di classificare i soggetti e di valutarne il rischio di sviluppare alcune malattie conseguenti all'obesità. Secondo la Consensus Conference Italiana "Sovrappeso, Obesità e Salute" del 1991, che si rifà a criteri riconosciuti a livello internazionale, i gradi di obesità e il rischio relativo di sviluppare malattie conseguenti possono essere così classificati:

Classe di obesità IMC (BMI) Classificazione Rischio patologico

0 < 25 Normopeso Molto basso

0 25-29,9 Sovrappeso Basso

1 30-34,9 Obesità moderata Moderato

2 35-39,9 Obesità severa Elevato

3 > 40 Obesità morbigena Molto elevato

Secondo i criteri stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità il valore soglia del BMI per stabilire se un individuo possa considerarsi "obeso" è pari a 30. L’obesità è distinta in tre livelli:

- di primo grado o lieve (BMI fino a 34.9); - di secondo grado o moderata (BMI da 35 a 39,9); - di terzo grado o grave (BMI con un valore di 40 e più).

Adesione alla raccomandazione ‘’5 a day’’ (5 al giorno): soggetto che dichiara di consumare tutti i giorni almeno 5 porzioni (circa 100 g) tra frutta, verdura e ortaggi. Stato di salute percepita Percezione soggettiva dello stato di salute rilevato attraverso cinque risposte, predefinite, alla domanda: come va la sua salute:

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Categorie: - molto bene; bene; discretamente; male; molto male. Giorni con limitazione delle abituali attività per problemi fisici e mentali Percezione soggettiva dei giorni con limitazione delle abituali attività per problemi fisici/mentali rilevati sulla base dei quesiti: per quanti giorni, negli ultimi 30 giorni, non è stato in grado di svolgere le sue abituali attività per problemi fisici o mentali? Per ciascuna delle tre variabili si calcola la media dei giorni per mese. Si calcola inoltre il Summary Index, dato dalla somma dei giorni in cattiva salute percepiti per problemi fisici e mentali, fino a un massimo di trenta. Sicurezza stradale ed alcol Corretto utilizzo cinture anteriori: soggetto che riferisce di usare “sempre” la cintura Corretto utilizzo cinture posteriori: soggetto che riferisce di usare “sempre”la cintura Corretto uso casco: soggetto che riferisce di usare “sempre” il casco Guida in stato di ebbrezza: soggetto che riferisce di aver assunto 2 o più bevande alcoliche da meno di un’ora prima di mettersi al volante.

Consumatore di alcol: soggetto che riferisce di aver assunto almeno una bevanda alcolica nell’ultimo mese Consumatore modesto: soggetto che riferisce di aver assunto meno di 3 o 3 bevande/giorno per i maschi, meno di 2/giorno o 2 per le femmine e che non riferisce binge drinking Consumatore forte: soggetto che riferisce di aver assunto più di 3 bevande/giorno per i maschi, più di 2/giorno per le femmine Consumatore a rischio: soggetto che riferisce binge drinking (chi assume più di 5 unità alcoliche nella stessa occasione) oppure consumo fuori pasto oppure consumo forte Attività fisica Attività fisico-motoria regolare: Si intende l'esercizio di attività fisica (sportiva o motoria) praticata con regolarità settimanale durante tutto il corso dell'anno in modo intensivo, moderato o leggero (da Indagine Multiscopo Istat). Tra le attività fisico-motorie vengono incluse: sport agonistici e non, palestra, jogging, passeggiate in bicicletta, giardinaggio, passeggiate a piedi per almeno un chilometro, piscina, ecc. Tempo settimanale di attività motoria: Viene suddiviso in 4 livelli: - Eccellente = + 4 ore settimanali - Buono = 4 ore settimanali - Limitato = - 4 ore settimanali - Nullo = nessuna attività motoria dichiarata Indice di inattività fisica: Si calcola considerando tutte le persone che, oltre a non praticare nessun tipo di attività fisico-motoria regolare, svolgono un’attività lavorativa o domestica che richiede uno sforzo fisico di entità modesta o scarsa (da Indagine Multiscopo Istat). Le altre persone verranno considerate ‘attive’.

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Quindi si definisce: - Aderente alle raccomandazioni: chi fa almeno 30 minuti di attività per almeno 5 giorni/chi fa

lavoro sedentario oppure chi fa attività intesa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni/chi fa lavoro sedentario

- Attivo: soggetto che fa lavoro pesante oppure che aderisce alle raccomandazioni (Department of Health and Human Services)

- Sedentario : soggetto che fa un lavoro sedentario o che non osserva le raccomandazioni Screening oncologico - Aderente alle raccomandazioni su Pap-test:

donna tra 25-65 anni che ha eseguito almeno un pap-test a scopo preventivo da non più di 3 anni

- Aderente alle raccomandazioni su Mammografia: donna tra 50-69 anni che ha eseguito almeno una mammografia a scopo preventivo da non più di 2 anni

- Aderente alle raccomandazioni su Colon-retto: persona tra 50-69 anni che ha eseguito almeno un esame per la ricerca del sangue occulto o sigmoido/colonscopia a scopo preventivo da non più di 2 anni

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PIANO DI ANALISI ED INTEGRAZIONE CON LO STUDIO PASSI Per l'elaborazione dei dati e la stesura di un rapporto regionale ed aziendale, l'ISS ha messo a disposizione un programma elaborato da PROFEA/ISS con Epi Info 3.3 e una giornata formativa sull’uso del software Epi Info, per l’analisi dei dati. In alternativa l'ISS ha reso disponibile un database regionale in forma DBF per consentire alle Aziende la possibilità di analizzare i dati con modalità differenti. Presso l’ASL 2 è stato utilizzato il pacchetto SAS versione 9.1.3 sulla base dei programmi predisposti dall’ISS in Epi Info. Uso dei dati I dati risultanti dall’indagine potranno essere confrontati con altri dati esistenti. A livello locale potranno essere utili per il monitoraggio e la valorizzazione degli interventi preventivi messi in atto. Laddove possibile potranno essere effettuate comparazioni tra diverse ASL ed elaborate informazioni utili ai fini della programmazione sanitaria. Proprietà dei dati La proprietà dei dati è dell’ASL 2, secondo quanto stabilito dal protocollo d’intesa. I dati relativi alle procedure di conduzione dello studio, laddove utilizzate da parte dell’ASL 2, sono di proprietà dell’ISS. Partners nella realizzazione della sperimentazione dello Studio PASSI Il Ministero della Salute, le Regioni italiane, l’Istituto Superiore di Sanità con i partecipanti al Master PROFEA, e le società italiane dei MMG (SIMG e FIMG). Aspetti etici della sperimentazione Secondo la normativa vigente, il presente studio non rientra nei casi di legge in cui è prevista la notifica al Garante della Privacy. Il Comitato etico dell’ISS ha preso in esame la proposta dello studio e l’ha approvato non evidenziando problematiche etiche irrisolte. Le persone selezionate per l’intervista sono state informate per lettera sugli obiettivi e le modalità di realizzazione dell’indagine e sulle modalità adottate dallo studio per garantire privacy e confidenzialità. Prima dell’intervista l’intervistatore ha spiegato gli obiettivi dello studio, vantaggi e svantaggi per l’intervistato e le misure prese per garantire la privacy. In ogni momento l’intervistato ha potuto decidere di interrompere l’intervista. Nessun dato direttamente nominativo è stato inserito nel supporto informatico per la costituzione della base di dati.

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ORGANIZZAZIONE E TEMPI DELL’INDAGINE L’organizzazione dello studio a livello locale, con i relativi tempi di esecuzione, ha visto le seguenti fasi: Nel 2° semestre 2005:

1) Pianificazione e condivisione dell’indagine con quella condotta a livello regionale Questa fase organizzativa ha previsto la condivisione delle procedure e dei materiali utilizzati nell’indagine con il livello regionale. 2) Pianificazione dell’indagine a livello aziendale e comunale L’ ASL 2 ed il Comune di Lucca hanno identificato nell’UO Epidemiologia e nell’Ufficio Statistica, rispettivamente, i referenti aziendale e comunale dell’indagine. Gli intervistatori che hanno effettuato la raccolta dati sono stati individuati nell’ambito del call-center della Lucca Holding Servizi. 3) Campionamento a livello regionale ed aziendale Il campionamento è stato effettuato dalla struttura tecnica dei referenti aziendale e comunale, a partire dalla lista dell’anagrafe sanitaria degli assistiti, secondo le modalità concordate. 4) Informazione ai gruppi di interesse ll referente aziendale conformemente, per quanto possibile, con il livello regionale, ha provveduto a diffondere l’informazione iniziale sull’indagine ai responsabili dei programmi di screening, alle rappresentanze dei MMG, ai responsabili dei distretti e altre associazioni di interesse. 5) La formazione degli intervistatori Il referente aziendale ha organizzato, in accordo con la Lucca Holding Servizi, una giornata di formazione degli intervistatori avente per oggetto il metodo dell’intervista e la somministrazione del questionario standardizzato con l’ausilio di linee guida precedentemente elaborate sulla base degli indirizzi e del protocollo di formazione dell’ISS. In tale occasione sono state chiarite, con gli intervistatori, tutte le possibili problematiche relative all’intervista. 6) Invio della lettera ai soggetti campionati due settimane prima della somministrazione del questionario 7) Somministrazione dei questionari e raccolta dei dati La somministrazione dei questionari standardizzati e la contemporanea raccolta dei dati è iniziata nelle settimane successive alla formazione ed è stata realizzata dagli intervistatori mediante somministrazione telefonica alle persone che hanno accettato di aderire all’indagine. L’inserimento dei dati (data-entry) è stato quindi realizzato localmente, già durante l’intervista, sul supporto informatico utilizzato dal call-center, corredato di controlli che hanno ridotto il rischio di errori in fase di inserimento.

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8) Partecipazione al 2° Workshop sullo studio PASSI Il 6 ottobre l’ISS ha organizzato un convegno nazionale con i partecipanti all’indagine e altre rappresentanze del mondo scientifico, economico e politico per la comunicazione dello stato dell’arte dei risultati dell’indagine. In quest’occasione l’ISS ha fornito ai partecipanti dei programmi per l’effettuazione di analisi dei dati sui data-set aziendali e regionali.

Nel corso del 2006: Analisi dei dati a livello aziendale

L’analisi dei dati è stata realizzata utilizzando il software SAS versione 9.1.3 sulla base dei programmi in Epi Info forniti da PROFEA/ISS.

Diffusione dei dati

Sulla scorta del supporto informatico fornito dall’ISS, una volta effettuate le analisi dei dati a livello comunale e aziendale è stato prodotto un rapporto in linea con la struttura base proposta dall’ISS. Tale rapporto, di seguito presentato e relativo ai soli dati aziendali, è stato integrato anche con i dati disponibili a livello regionale e delle 123 ASL del livello nazionale.

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PRESENTAZIONE DEI DATI Dati relativi al territorio dell’ASL 2 di Lucca confrontati con i valori

regionali dello Studio PASSI in Toscana e delle 123 ASL partecipanti all’indagine a livello nazionale

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DESCRIZIONE DEL CAMPIONE Nell’ASL 2 di Lucca sono state intervistate 200 persone selezionate con campionamento casuale dall’anagrafe sanitaria al 31.12.04, nella fascia d’età 18-69 anni. Le interviste sono state condotte, nei mesi di ottobre 2005 – gennaio 2006, dal call-center Lucca Holding Servizi. Per quanto riguarda le sostituzioni, poiché alcune unità risultano sostituite più volte, non sono stati elaborati i tassi per evitare sovrastime. Il motivo della sostituzione riguarda assistiti non rintracciabili dopo i tentativi telefonici previsti in fasce orarie e giorni diversi (72,3%) oppure il rifiuto a partecipare allo studio (27,6%). Quali sono le caratteristiche demografiche degli intervistati? L’età e il sesso • Nell’ASL 2 di Lucca il 50,5% del campione

base intervistato (200 persone) è costituito da donne.

• Il 23,5% degli intervistati è compreso nella

fascia 18-34 anni, il 36,0% in quella 35-49 e il 40,5% in quella 50-69.

• La distribuzione per sesso e per età del

campione selezionato è simile a quella presente nella popolazione regionale.

• In Toscana il 55,7% del campione

intervistato è costituito da donne. • Il 22,7% degli intervistati è compreso nella

fascia 18-34 anni, il 26,2% in quella 35-49 e il 51,1% in quella 50-69.

• La media delle età degli intervistati per le 123

Asl partecipanti risulta di 43,9 anni. La percentuale di donne intervistate è il 51,6%.

Distribuzione per sesso nelle classi di età. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

46

51

57

54

49

43

0 10 20 30 40 50 60

50-69

35-49

18-34

%

Uomini

Donne

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Il titolo di studio

• Nell’ASL 2 lo 0,5% del campione non ha alcun titolo di studio, il 16,5% ha la licenza elementare, il 34,0% la media inferiore, il 37,5% la media superiore ed l’11,5% è laureato.

• In Toscana solo lo 0,7% del campione non

ha alcun titolo d’istruzione, il 25,4% ha la licenza elementare, il 28,2% la licenza media inferiore, il 35,5% la licenza media superiore, il 10% è laureato.

• Nelle 123 Asl partecipanti allo studio l’1,3%

non ha alcun titolo di istruzione, il 16% ha la licenza elementare, il 30,5% ha la licenza media inferiore, il 40,4% quella superiore e il residuo 11,2% è laureato.

Il livello di istruzione • Nell’ASL 2 di Lucca il 49,0% del campione

presenta un alto grado d’istruzione (licenza media superiore e laurea); tale livello è maggiore nelle fasce più giovani, in particolare tra i 18 ed i 34 anni.

• In Toscana il 45,7% del campione presenta

un alto grado d’istruzione (licenza media superiore e laurea); tale livello è maggiore nelle fasce più giovani, in particolare tra i 18 ed i 34 anni.

• Nelle 123 Asl partecipanti allo studio il 51,6%

del campione presenta un alto grado d’istruzione.

Gli intervistati sono stati classificati per livello di istruzione secondo i seguenti criteri:

- bassa istruzione: nessun titolo di studio, licenza elementare o licenza media inferiore

- alta istruzione: scuola media superiore o laurea.

Distribuzione per titolo di studio. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

1

17

34

38

12

0 10 20 30 40 50

Nessuno

Elementare

Media Inferiore

Media Superiore

Laurea

%

Distribuzione per alto grado d'istruzione nelle classi di età. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

33

44

83

0 20 40 60 80 100

50-69

35-49

18-34

%

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Lo stato civile • Nell’ ASL 2 di Lucca i coniugati/conviventi

rappresentano il 63,0% del campione, i celibi/nubili il 31,0%, i vedovi/e il 3,0%, i separati/divorzati il 3,0%.

• In Regione Toscana i coniugati/conviventi

rappresentano il 67,6%, celibi/nubili il 23,8%, vedovi/e il 4,3%, separati/divorziati il 4,3%.

• Nelle 123 Asl partecipanti i

coniugati/conviventi rappresentano il 66,2%, celibi/nubili il 27,4%, vedovi/e il 2,9%, separati/divorziati il 3,5%.

Il lavoro • Nell’ ASL 2 di Lucca il 70,7% del campione

(nella fascia 18-65 anni) riferisce di lavorare regolarmente.

• Le donne risultano complessivamente meno

occupate rispetto agli uomini (59,8% vs.74,5%).

• In Toscana il 60,4% del campione (tra i 18 e i

65 anni) riferisce di lavorare regolarmente. • Le donne risultano complessivamente meno

occupate rispetto agli uomini (50,1% vs.73,1%); tra i giovani si registra un tasso di occupazione del 31,8% (di cui il 64,5% nei maschi, valore doppio rispetto alle femmine).

• Nelle ASL partecipanti riferiscono di lavorare

regolarmente il 62,5 degli intevistati%.

Conclusioni e raccomandazioni Il campione casuale semplice estratto per l’ASL 2 di Lucca appare rappresentativo della popolazione di riferimento per quanto riguarda sesso ed età. Per quanto concerne le principali caratteristiche socio-demografiche non si evidenziano differenze rilevanti tra il campione regionale e quello dell’ASL 2 di Lucca, tranne che per l’occupazione regolare più alta, in totale e nelle donne, a livello dell’azienda sanitaria lucchese.

Distribuzione per stato civile. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

3

3

31

63

0 10 20 30 40 50 60 70 80

Separato/a-divorziato/a

Vedovo/a

Celibe/nubile

Coniugato/a-convivente

%

Distribuzione di lavoro regolare per sesso e classe d'età. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

26

78

84

75

61

94

86

67

0 20 40 60 80 100

50-65

35-49

25-34

18-24

%

Uomini

Donne

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PERCEZIONE DELLO STATO DI SALUTE La relazione tra salute e qualità di vita percepita è stata oggetto sin dagli anni ‘80 di studi che hanno dimostrato come lo stato di salute percepito a livello individuale sia strettamente correlato ai tradizionali indicatori oggettivi di salute quali la mortalità e la morbosità. Lo stato di salute percepito risulta inoltre correlato sia alla presenza delle più frequenti malattie croniche sia ai loro fattori di rischio (per esempio sovrappeso, fumo, inattività fisica). La salute percepita è stata valutata con il metodo dei “giorni in salute” che misura la percezione del proprio stato di salute e benessere attraverso quattro indicatori: stato di salute autoriferito, numero di giorni nell’ultimo mese in cui l’intervistato non si è sentito bene per motivi fisici, numero di giorni in cui non si è sentito bene per motivi mentali e/o psicologici e numero di giorni in cui ha avuto limitazioni per motivi fisici e/o mentali.

Quanti cittadini hanno una buona percezione del proprio stato di salute ? Nell’ASL 2 di Lucca il 61,5% degli

intervistati giudica in modo positivo il proprio stato di salute (buono o molto buono).

In particolare si dichiarano più soddisfatti

della loro salute e la definiscono buona o molto buona gli intervistati nella fascia d’età 18-34 anni (79%), quelli con alta istruzione (76,5%) e, come immaginabile, i rispondenti senza patologie severe (67,1%).

In Toscana il 59,8% degli intervistati

giudica in modo molto positivo il proprio stato di salute definendolo buono o molto buono. Se si considera anche coloro che hanno definito il proprio stato di salute discreto, nella Regione Toscana il 95,5% degli intervistati percepisce positivamente il proprio stato di salute.

Nelle ASL partecipanti allo studio a livello

nazionale il 63,5% delle persone intervistate giudica buono o molto buono il loro stato di salute.

Stato di buona salute percepito. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

%

Totale 61,50 (I.C.95%:54,76-68,24)Età, anni^^

18 - 34 78,7235 - 49 70,8350 - 69 43,21

Sessouomini 65,66donne 57,43

Istruzione^^bassa 47,06alta 76,53

Patologia Severa*^^presente 38,46assente 67,08

^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

* oltre alle patologie calcolate nello studio nazionale, nel nostro caso vieneconsiderata "patologia severa" anche il "tumore maligno". Inoltre da sottolineareche nello studio nazionale la somma delle % "presente" e "assente" non fa comerisultato 100, poichè, molto probabilmente, tali % sono state calcolate su due totalidiversi

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Quanti sono i giorni di cattiva salute percepiti in un mese?

A livello aziendale le persone intervistate

riferiscono una media di oltre 7 giorni al mese in cattiva salute per motivi fisici, circa 9 per motivi psicologici; mentre le attività abituali sono limitate per oltre 10 giorni al mese.

Il numero di giorni in cattiva salute per motivi fisici e psicologici e con limitazioni nelle abituali attività è maggiore nella fascia 50-69 anni. In riferimento alle tre fasce d’età considerate, le differenze risultano statisticamente significative sia per la media mensile dei giorni dichiarati in cattiva salute per motivi fisici sia per quella relativa alla limitazione delle normali attività.

Gli uomini riferiscono sia un numero maggiore di giorni in cattiva salute per motivi psicologici, sia una maggiore limitazione nelle abituali attività anche se le differenze per sesso non risultano statisticamente significative.

A livello regionale le persone intervistate riferiscono una media di circa 3 giorni al mese in cui percepiscono una qualità della salute negativa (per motivi fisici e/o psicologici); tuttavia le attività abituali sono limitate da questa percezione negativa dello stato di salute solo per circa un giorno e mezzo al mese.

Nelle ASL partecipanti il numero di giorni in cattiva salute è risultato di 3 per motivi fisici, 3 per motivi psicologici, mentre le abituali attività sono limitate per 2 gg al mese.

Conclusioni e raccomandazioni Come atteso dai dati di letteratura, anche a livello aziendale la quota di soggetti con buona percezione del proprio stato di salute è minore nelle donne, nelle persone più anziane e in quelle con un livello di istruzione basso. Il monitoraggio dell’andamento della percezione del proprio stato di salute, in particolare nelle fasce più a rischio, integrato con valutazioni epidemiologiche, demografiche e sanitarie, può essere un utile elemento per valutare lo stato di salute della popolazione e per una corretta programmazione a livello di Azienda Sanitaria.

Giorni in cattiva salute percepita. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Motivi Fisici* Motivi Psicologici

Attività Limitata*

Totale 7,70 9,22 10,46Età, anni

18 - 34 4,10 2,75 4,7035 - 49 7,38 9,71 12,4450 - 69 10,19 10,31 16,14

Sessouomini 7,61 10,33 11,36donne 7,77 8,68 9,42

* per età le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

N° gg/mese per

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ATTIVITÀ FISICA La sedentarietà è causa di 1.9 milioni di decessi all’anno nel mondo e, insieme ad una cattiva alimentazione, è alla base dell’attuale epidemia di obesità. L’attività fisica moderata e regolare gioca un ruolo importante nell’influenzare l’aspettativa di vita: si stima infatti che riduca di circa il 10% la mortalità per tutte le cause. Le persone attive presentano un rischio notevolmente ridotto di andare incontro a patologie di tipo cardiovascolare, ictus ischemico, diabete tipo 2, cancro del colon, osteoporosi, depressione e traumi da caduta. Esiste ormai un largo consenso circa il livello di attività fisica da raccomandare alla popolazione: 30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minuti per almeno 3 giorni. I consigli dati dai medici ai loro pazienti (in combinazione con interventi su altri determinanti quali quelli sociali ed ambientali) si sono dimostrati utili nella promozione dell’attività fisica nella popolazione generale e in gruppi particolari a rischio.

Quante persone sedentarie e quante attive fisicamente? Nell’ASL 2 di Lucca il 37,5% delle

persone intervistate aderisce alle raccomandazioni sull’attività fisica o effettua un lavoro pesante; il 43,5% non pratica attività fisica in quantità inferiore a quanto raccomandato né effettua un lavoro pesante, il 16,5% non svolge regolarmente un lavoro attivo e non pratica alcuna attività fisica e il residuo 2,5% preferisce non rispondere.

Nella Regione Toscana il 18,2% delle

persone intervistate riferisce di effettuare un lavoro pesante o aderisce alle raccomandazioni sull’attività fisica; il 62% non effettua un lavoro pesante, ma pratica una attività fisica anche se in quantità inferiore a quanto raccomandato.

Tra le ASL partecipanti all’indagine, il

19% aderisce alle raccomandazioni sull’attività fisica o svolge un lavoro pesante, il 58% pratica attività fisica in quantità inferiore a quanto raccomandato ed il 23% è completamente sedentario.

I sedentari per classi di età rappresentano rispettivamente il 24,9% dei più anziani, ed il 17% dei più giovani , individuando nella classe di età 35-49 la popolazione più attiva fisicamente.

ll 19,8% del campione è completamente sedentario. Tra questi prevalgono i meno giovani, le donne e le persone con basso livello di istruzione.

Popolazione sedentaria. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Sedentari* (%)

Totale 13,00 (I.C.95%:8,34-17,66)Età, anni

18 - 34 17,0235 - 49 18,0650 - 69 6,17

SessoM 12,12F 13,86

Istruzionebassa 15,69alta 10,20

Caratteristiche demografiche

* chi svolge meno di 10 minuti d’attività fisica alla settimana e non effettua unlavoro pesante

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Gli operatori sanitari promuovono l’attività fisica dei loro pazienti? Nell’ASL 2 di Lucca il 43% degli intervistati

riferisce che il medico si è informato in merito al livello di attività fisica praticata ed il 51% che ha raccomandato di fare regolare attività fisica.

Il 14% degli intervistati ha ricevuto dal medico informazioni dettagliate su tipo, frequenza e durata dell’attività da svolgere (il 27% di coloro che avevano ricevuto il consiglio di praticare attività fisica).

Al 20,5% di tutti gli intervistati è stato chiesto l’andamento dell’attività fisica consigliata precedentemente (il 40% di coloro che avevano ricevuto il consiglio di praticare attività fisica).

Solo il 13% degli intervistati dichiara di aver ricevuto insieme consigli, informazioni più dettagliate e domande successive sull’andamento dell’attività consigliata (26% di coloro che avevano ricevuto il consiglio di praticare attività fisica).

In Toscana le persone intervistate

riferiscono che il 47,6% dei medici si informa in merito al livello di attività fisica e nel 48,1% dei casi raccomanda di fare regolare attività fisica.

Tra le persone delle altre ASL partecipanti

all’indagine a livello nazionale il 38% riferisce di aver ricevuto domande sul livello di attività fisica ed il 40% ha ricevuto il consiglio di farla, l’11% ha avuto informazioni su tipo, frequenza e durata ed il 10% la verifica in occasione di visite successive. La percentuale di persone che ha ricevuto i consigli completi era del 7%.

Complessivamente solo l’ 8,4% dei pazienti dichiara di aver ricevuto insieme consigli, informazioni più dettagliate e domande successive sull’andamento dell’attività consigliata.

Attività fisica e consigli dei medici. ASL2 di Lucca - Passi, 2005

13

21

14

51

0 10 20 30 40 50 60

Consiglio completo

Chiestoandamento

Tipo, frequenza,durata

Consiglio generale

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Conclusioni e raccomandazioni Si stima che oltre un terzo della popolazione dell’ASL di Lucca pratichi attività fisica in linea con le raccomandazioni; rimane pertanto un’ampia fascia di popolazione che svolge un’attività fisica insufficiente o non la effettua affatto. Pur essendo questo livello di sedentarietà inferiore rispetto a quello regionale ed a quello complessivo delle altre Aziende partecipanti a livello nazionale allo studio PASSI, rimane un ampio margine per incrementare la quota di persone che pratica attività fisica. In meno della metà dei casi i medici si informano e consigliano genericamente di svolgere attività fisica ai loro pazienti; la percentuale dei medici che danno consigli più dettagliati è molto bassa. Appare pertanto opportuno aumentare le possibilità del medico di intervenire in questo ambito di promozione della salute, meglio se integrata da interventi comunitari promossi e sostenuti dalle altre strutture aziendali competenti, in collaborazione con gli enti locali.

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ABITUDINE AL FUMO Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio nell’insorgenza di numerose patologie cronico- degenerative (in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare) ed il maggiore fattore di rischio evitabile di morte precoce. L’abitudine al fumo negli ultimi 40 anni ha subito notevoli cambiamenti: la percentuale di fumatori negli uomini storicamente maggiore si è in questi anni progressivamente ridotta, mentre è cresciuta tra le donne, fino a raggiungere nei due sessi valori paragonabili; è inoltre in aumento la percentuale di giovani che fumano. Evidenze scientifiche mostrano come la sospensione del fumo dimezza il rischio di infarto al miocardio già dopo un anno di astensione; dopo 15 anni il rischio diventa pari a quello di un non fumatore. I fumatori che smettono di fumare prima dei 50 anni riducono a metà il proprio rischio di morire nei successivi 15 anni rispetto a coloro che continuano a fumare. I medici e gli altri operatori sanitari rivestono un ruolo importante nell’informare gli assistiti circa i rischi del fumo; un passo iniziale è quello di intraprendere un dialogo con i propri pazienti sull’opportunità di smettere di fumare. Oltre agli effetti del fumo sul fumatore stesso è ormai ben documentata l’associazione tra l’esposizione al fumo passivo ed alcune condizioni morbose. La recente entrata in vigore della norma sul divieto di fumo nei locali pubblici è un evidente segnale dell’attenzione al problema del fumo passivo.

Come è distribuita l’abitudine al fumo?

Nell’ASL 2 di Lucca il 51,5% dei

rispondenti riferisce di non fumare, il 25% di fumare e il 23,5% di essere un ex fumatore.

L’abitudine al fumo si differenzia tra

uomini e donne: tra i fumatori e gli ex fumatori prevalgono gli uomini (con percentuali rispettivamente del 30% e 27% vs 20% e 20%), mentre tra in non fumatori le donne (60% vs 42%).

In Toscana i fumatori sono pari al 25,4%,

gli ex fumatori al 21,7%, e i non fumatori al 52,9% del campione.

L’abitudine al fumo è più alta tra gli uomini

che tra le donne (28,3% vs 23%); tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (59,2% vs 45,2%).

Tra le ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale , i fumatori rappresentano il 26,5%, gli ex fumatori il 19l,7% e i non fumatori il 53,9%.

* Fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella sua vita e attualmentefuma tutti i giorni o qualche giorno** Ex fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella sua vita eattualmente non fuma da almeno 6 mesi *** Non fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato meno di 100 sigarette nella sua vita eattualmente non fuma

Distribuzione abitudine al fumo per sesso. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

30 27

42

20 20

60

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Fumatori* Ex Fumatore** Non Fumatore***

%

UominiDonne

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Quali sono le caratteristiche dei fumatori? Nell’ASL 2 si riscontrano differenze

statisticamente significative per sesso e livello di istruzione: si registrano tassi più alti di fumatori tra gli uomini e nelle persone con alto livello di istruzione.

L’età media di inizio dell’abitudine al fumo nel campione è risultata di 18 anni.

In media si fumano quasi 13 sigarette al giorno.

A livello regionale si osservano tassi più alti

di fumatori tra le classi di età più giovani, in particolare nella fascia di età 25-34 anni, tra gli uomini e nelle persone con alto livello di istruzione.

L’età media di inizio dell’abitudine al fumo è 18 anni.

In media si fumano circa 14 sigarette al giorno.

A quante persone sono state fatte domande in merito alla loro abitudine al fumo da parte di un operatore sanitario? Presso l’ASL 2 il 29% delle persone

intervistate riferisce che un operatore sanitario si è informato sul comportamento in relazione all’abitudine al fumo.

Riferisce di essere stato interpellato da un operatore sanitario sulla propria abitudine al fumo ben il 50% dei fumatori, il 19% degli ex fumatori e il 23% dei non fumatori.

Nella regione il 42,7% del campione

dichiara di essere stato intervistato da un operatore sanitario sulle proprie abitudini al fumo.

Di questi il 67,9% sono fumatori, il 48,8% sono ex fumatori, ed il 28% non fuma.

Tra le 123 ASL partecipanti all’indagine il

38,6% degli intervistati riferisce di essere stato interpellato da un sanitario sulle proprie abitudini al fumo; tra i fumatori la

percentuale è del 64,9%.

Fumatori. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Fumatori* (%)

Totale 25,00 (I.C.95%:19,00-31,00)Età, anni

18 - 24 28,5725 - 34 39,3935 - 49 26,3950 - 69 17,28

Sesso^^uomini 30,30donne 19,80

Istruzione^^bassa 23,53alta 26,53

^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

* Fumatore: soggetto che dichiara di aver fumato più di 100 sigarette nella suavita e attualmente fuma tutti i giorni o qualche giorno

Persone interpellate da un sanitario sulle proprie abitudini al fumo (%). ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

23

19

50

0 10 20 30 40 50 60

Non Fumatori

Ex Fumatori

Fumatori

%

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A quanti fumatori è stato consigliato da un operatore sanitario di smettere di fumare? E perché?

Presso l’ASL 2 l’82% dei fumatori

riferisce di aver ricevuto il consiglio di smettere di fumare da parte di un operatore sanitario; tale consiglio è stato dato prevalentemente a scopo preventivo (56%).

Il 18% dichiara di non aver ricevuto alcun consiglio in merito.

In Toscana il 67,4% dei fumatori ha

ricevuto il consiglio di smettere di fumare da parte di un operatore sanitario ed In un terzo dei casi il consiglio è stato dato prevalentemente a scopo preventivo (32,6%).

Un terzo dei fumatori dichiara altresì di non aver ricevuto alcun consiglio da parte di operatori sanitari (32,6%)

Come hanno smesso di fumare gli ex fumatori? Nell’ASL 2 di Lucca ben il 98% degli ex

fumatori intervistati ha smesso di fumare da solo.

Il 93,8% degli ex fumatori della Regione

Toscana ha smesso di fumare da solo; il 3,1% riferisce di aver avuto l’aiuto da parte di un operatore sanitario.

Il 94,2% degli ex fumatori delle 123 ASL

partecipanti ha smesso di fumare da solo; il 1,8% riferisce di aver avuto l’aiuto da parte di un operatore sanitario.

Consiglio di smettere di fumare da parte di operatori sanitari e motivazione (%). ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

18

14

12

56

0 10 20 30 40 50 60

Nessun consiglio

Per entrambe leragioni

Motivi di salute

A scopo preventivo

%

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Qual è l’esposizione al fumo in ambito domestico? Gli intervistati nella ASL 2 di Lucca

dichiarano che nelle proprie abitazioni non si fuma nel 69% dei casi (16% non permesso; 53% nessuno fuma);

nel restante 31% dei casi si fuma ovunque o in parte. Solo il 16% riferisce che è possibile fumare ovunque in casa.

In Toscana non si fuma nelle abitazioni nel

53,4% dei casi (25,3% non permesso; 28,1% nessuno fuma); nel restante 46,6% dei casi si fuma ovunque o in parte

Nelle 123 ASL non si fuma nelle abitazioni nel 62,,4% dei casi (37% non permesso; 25,4% nessuno fuma).

Qual è l’esposizione al fumo nel luogo di lavoro?

Le persone intervistate nell’ASL 2 che

lavorano in ambienti chiusi riferiscono nell’ 87% dei casi che il divieto di fumare nel luogo di lavoro è rispettato sempre.

In Toscana nel 54,2% dei casi il divieto di

fumare nel luogo di lavoro è rispettato sempre.

Nelle 123 ASL nel 57,6% dei casi il divieto

di fumare nel luogo di lavoro è rispettato sempre.

Distribuzione del permesso di fumare a casa (%). ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

53

16

16

16

0 10 20 30 40 50 60

Nessuno fuma

Permesso ovunque

Non permesso

Permesso in alcuniluoghi

%

Distribuzione rispetto del divieto di fumo al lavoro (% sul totale dei lavoratori) ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

8

5

87

0

0

0 20 40 60 80 100

Non so

Luogo esente

Mai

A volte

Sempre

%

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Conclusioni e raccomandazioni Anche nell’ASL di Lucca l’abitudine al fumo continua ad essere un fattore di rischio ad alta prevalenza (circa una persona su quattro); la diversa distribuzione per sesso e livello di istruzione consente di individuare target di popolazione (in particolare uomini - circa uno su tre dichiara di fumare - e le persone con un alto livello di istruzione) verso cui indirizzare specifici interventi di prevenzione, da concordare sulla base di indirizzi regionali. Il livello di attenzione al problema da parte degli operatori sanitari mostra un ampio margine di miglioramento: infatti, solo poco più del 50% dei fumatori hanno ricevuto il consiglio di smettere di fumare da parte di questi. Inoltre, i fumatori che hanno effettivamente smesso di fumare grazie all’aiuto di operatori sanitari, gruppi di auto-aiuto o all’ausilio di farmaci sono risultati molto pochi. L’esposizione al fumo nell’ambiente domestico rimane consistentemente presente, quindi da tenere in particolare attenzione, in quanto in un terzo dei casi si fuma, ovunque o in parte, in casa. Il rispetto del divieto di fumo nei luoghi di lavoro è maggiore, anche se permane un margine di miglioramento.

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ABITUDINI ALIMENTARI Le malattie associate all’eccesso alimentare e ad una dieta sbilanciata sono ormai tra le cause di malattia e morte più rilevanti nei paesi industrializzati. Le patologie per le quali la dieta gioca un ruolo importante comprendono cardiopatie ischemiche, alcuni tipi di neoplasia, ictus, ipertensione, obesità e diabete mellito non insulino-dipendente. E’ riconosciuta l’importanza di alcuni alimenti nel proteggere dall’insorgenza di alcune malattie: il dato di un’associazione protettiva fra l’elevato consumo di frutta e verdura e neoplasie è ormai infatti consolidato. Per questo motivo viene consigliato il consumo di frutta e verdura tutti i giorni: le raccomandazioni internazionali prevedono il consumo di almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno (“five a day”). Quante persone mangiano 5 porzioni di frutta e verdura ogni giorno? Nell’ASL 2 di Lucca il 98,5% degli

intervistati dichiara di mangiare frutta e verdura almeno una volta al giorno.

Solo il 24% aderisce alle

raccomandazioni, consumando frutta e verdura cinque volte al giorno.

Questa sana abitudine è più diffusa in

due fasce d’età (35-49 e 50-69 anni), e tra gli intervistati con un basso livello di istruzione. In ogni caso queste differenze non sono statisticamente significative. Al contrario, emerge la sostanziale differenza fra i generi a favore delle donne.

In Toscana il 90% dichiara di mangiare

frutta e verdura almeno una volta al giorno ma solo il 16,6% aderisce alle raccomandazioni del “5 a day”, soprattutto nella fascia di età 50-69 anni e in particolare nelle donne.

Nelle 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale di chi aderisce al “5 a day” risulta del 13,3%.

Consumo di 5 porzioni di frutta o verdura al giorno ("five a day") ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

% *

Totale 24,00 (I.C.95%:18,08-29,92)Età, anni

18 - 24 14,2925 - 34 12,1235 - 49 27,7850 - 69 27,16

Sesso^^uomini 16,16donne 31,68

Istruzionebassa 26,47alta 21,43

* coloro che hanno dichiarato di mangiare 5 volte al giorno frutta e verdura^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

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Quanti conoscono il “five a day”? E da chi ne hanno sentito parla re?

Nell’ASL 2 di Lucca quasi un intervistato

su due (46%) riferisce di conoscere il “five a day “(54,3% in Toscana).

Questa informazione deriva in gran parte

da TV, radio e giornali (88%); solo il 21% degli intervistati riferisce di averla ricevuta da un medico.

A livello regionale il 54,3% degli

intervistati conosce il “5 a day”.

Questa informazione deriva in gran parte da TV, radio e giornali (42,3%); solo nel 17% dei casi da un medico.

Nelle 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale di chi conosce il “5 a day” risulta del 55,8%.

Conclusioni e raccomandazioni

Nell’ASL di Lucca la maggior parte delle persone consuma giornalmente frutta e verdura, anche se solo una quota percentuale (24%) mangia le cinque porzioni al giorno raccomandate. Questo limitato consumo può essere in parte attribuibile alla scarsa consapevolezza dell’importanza di questa abitudine alimentare: infatti solo la metà delle persone intervistate ha sentito parlare della rilevanza di questo per la salute. Appare pertanto opportuno un maggior coinvolgimento degli operatori sanitari su questo aspetto, aumentando la collaborazione tra servizi di informazione, di prevenzione ed i medici di medicina generale e promuovendo la sensibilizzazione e la comunicazione nella popolazione.

% provenienza dell'informazione su "5 a day" ASL 2 di Lucca

4

5

21

88

0 20 40 60 80 100

Campagne info

Amici

Medico

Mass Media

%

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CONSUMO DI ALCOL L’alcol, insieme a fumo, attività fisica e alimentazione ha assunto un’importanza sempre maggiore per le conseguenze che il suo uso eccessivo può avere soprattutto per i giovani. L’abuso di alcol porta più frequentemente a comportamenti ad alto rischio individuale e per gli altri (quali guida veloce di autoveicoli, comportamenti sessuali a rischio e lavoro in condizioni psico-fisiche inadeguate, violenza) nonché al fumo e/o all’abuso di droghe rispetto ai coetanei astemi. Il danno causato dall’alcol, oltre che al bevitore, si estende alle famiglie e alla collettività, gravando sull’intera società: si stima infatti che le conseguenze dell’abuso dei prodotti alcolici siano responsabili del 9% della spesa sanitaria. Si considerano “consumatori a rischio” tre tipologie di bevitori: i forti consumatori (più di 3 unità alcoliche - lattine di birra, bicchieri di vino o bicchierini di liquore - al giorno per gli uomini e più di 2 per le donne), i bevitori fuori pasto e coloro che effettuano grandi bevute o binge drink (consumo almeno una volta al mese di 6 o più unità di bevande alcoliche in un’unica occasione).

Quante persone bevono? Nell’ASL 2 di Lucca il 71% degli

intervistati riferisce di aver bevuto, nell’ultimo mese, almeno una unità di bevanda alcolica (una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore).

Il consumo di alcol è più frequente nei

giovani (in particolare nelle fasce 18-24 e 25-34 anni), nelle persone con alto livello di istruzione e, in maniera statisticamente significativa, negli uomini rispetto alle donne.

In Regione Toscana la percentuale di

persone intervistate che, nell’ultimo mese, riferisce di aver bevuto almeno una unità di bevanda alcolica è risultata del 73,1%.

Si sono osservati tassi più alti nella fascia

di età 35-49 anni, negli uomini e nelle persone con alto livello di istruzione.

Tra le 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale rilevata è risultata pari al 64%.

Consumo di alcol. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Totale 71,00 (I.C.95%:64,71-77,29)Età, anni

18 - 24 78,5725 - 34 78,7935 - 49 69,4450 - 69 67,90

Sesso^uomini 81,82donne 60,40

Istruzionebassa 66,67alta 75,51

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demografichePersone che hanno bevuto

>=1 unità di bevanda alcolica* nell'ultimo mese (%)

* una unità di bevanda alcolica equivale a una lattina di birra o un bicchiere di vino o unbicchierino di liquore.

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Quanti sono bevitori a rischio? Nell’ASL 2 il 9% di tutti gli intervistati riferisce

di aver bevuto fuori pasto almeno 1 volta la settimana nell’ultimo mese.

Il 9% è un bevitore “binge” (ha bevuto cioè nell’ultimo mese almeno una volta 6 o più unità di bevande alcoliche in una sola occasione).

Il 6% può essere considerato un forte bevitore (più di 3 unità/giorno per gli uomini e più di 2 unità/giorno per le donne).

Considerando queste tre modalità di assunzione dell’alcol (fuoripasto o forte consumo o “binge”), il 19% degli intervistati è un considerabile “consumatore a rischio”.

In Toscana il 13,2% beve fuori pasto almeno

1 volta la settimana nell’ultimo mese, il 9,5% è un bevitore “binge” ed il 7,3% è un forte bevitore.

Tra le ASL partecipanti all’indagine a livello

nazionale, il 12% beve fuoripasto, l’ 8% è un bevitore “binge” e il 6% è un forte bevitore.

Quali sono le caratteristiche dei consumatori a rischio?

A livello di ASL 2 queste modalità di

assunzione di alcol (fuoripasto o forte consumo o “binge”), considerate a rischio, risultano più diffuse significativamente negli uomini e nelle persone con più alto livello di istruzione.

In Toscana questo modo di consumo di alcol

ritenuto pericoloso risulta relativamente più diffuso tra i giovani, negli uomini e nelle persone con più alto livello di istruzione.

Tra le 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, il 12% beve fuoripasto, l’ 8% è un bevitore “binge” e il 6% è un forte bevitore.

Consumo di alcol a rischio (%) ASL 2 di Lucca - Passi 2005

6

9

9

19

0 20 40 60 80 100

Forteconsumatore

"Binge"

Fuoripasto

Consumatore arischio

%

Consumatori a rischio* ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Totale 18,50 (I.C.95%:13,12-23,88)Età, anni

18 - 24 35,7125 - 34 25,2135 - 49 16,6750 - 69 16,05

Sesso^uomini 33,33donne 4,00

Istruzione^^bassa 11,76alta 25,51

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche Consumatori a rischio (%) (n=37)

* coloro che hanno dichiarato di aver bevuto nell’ultimo mese almeno una unità dibevanda alcolica fuori pasto o più di tre unità/giorno per i maschi e più di due per lefemmine o 6 o più unità di bevanda alcolica in un’unica occasione. Una unità dibevanda alcolica equivale ad una lattina di birra o ad un bicchiere di vino o ad unbicchierino di liquore.

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Quali sono le caratteristiche dei bevitori “binge”?

In ASL 2 questa modalità di assunzione di alcol, ritenuta particolarmente a rischio (anche perché strettamente correlata con la sicurezza stradale), risulta più diffusa tra i giovani (nelle fasce 18-24 e 25-34 anni) e nelle persone con un più alto livello d’istruzione, anche se non in modo statisticamente significativo. Al contrario, emerge una differenza sostanziale fra i generi (gli uomini registrano valori decisamente più elevati).

In Toscana la percentuale di "binge" è pari al

9,5%, con valori più alti tra i 18-24 anni, nei maschi e nelle persone con alto livello di istruzione.

Tra le ASL partecipanti all’indagine a livello

nazionale, la percentuale di bevitori “binge” è risultata pari all’8%, con un modello simile di valori più alti nei 18-24enni (14%), negli uomini (14% vs 2%) e leggermente più alti nelle persone con alto livello di istruzione (9% vs 7%).

Bevitori "binge". ASL 2 di Lucca - Passi 2005

Bevitori "binge" * (n=17)

Totale 8,50 (I.C.95%:4,63-12,37)Età, anni

18 - 24 14,2925 - 34 12,1235 - 49 8,3350 - 69 6,17

Sesso^uomini 15,15donne 1,98

Istruzionebassa 4,90alta 12,24

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

* coloro che hanno dichiarato di aver bevuto nell’ultimo mese almeno una volta 6 opiù unità di bevanda alcolica in un’unica occasione. Una unità di bevanda alcolicaequivale ad una lattina di birra o ad un bicchiere di vino o ad un bicchierino diliquore.

Caratteristiche demografiche

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A quante persone sono state fatte domande in merito al loro consumo di alcol da parte di un operatore sanitario? Nell’ASL 2 di Lucca l’11% degli intervistati

riferisce di aver ricevuto (negli ultimi 12 mesi) da un operatore sanitario domande relative ai propri comportamenti in relazione al consumo di alcol.

In particolare solo il 10% dei “binge” riferisce

di aver ricevuto il consiglio di bere di meno.

A livello regionale, il 16,4% degli intervistati riferisce che un operatore sanitario si sia informato sui comportamenti in relazione al consumo di alcol. Tra coloro che negli ultimi 12 mesi sono stati dal medico, solo il 11,6% dei “binge”, il 5,2% di chi beve fuori pasto ed il 16,7% dei forti consumatori riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere di meno.

Nelle ASL partecipanti il 14% riferisce che il

proprio medico si è informato sul consumo dell’alcol. È stato consigliato di bere meno al 12% dei “binge”, al 7% dei bevitori fuoripasto e al 11% dei forti bevitori.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca, come a livello regionale, si stima che circa un quinto della popolazione tra i 18 ed i 69 anni consumi alcol con modalità considerabili a rischio per la quantità o per le modalità di assunzione. Inoltre, i rischi associati all’alcol sono spesso sottostimati; occorre pertanto diffondere maggiormente la percezione del rischio collegato al consumo dell’alcol sia nella popolazione generale sia negli operatori sanitari. Infatti gli operatori sanitari si informano poco sulle abitudini dei loro pazienti in relazione all’alcol e raramente consigliano di moderarne il consumo. I medici e gli altri operatori sanitari possono quindi svolgere un ruolo importante nella prevenzione dell’abuso di alcol: un passo iniziale è quello di intraprendere un dialogo con i propri pazienti riguardo al consumo di alcol.

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SICUREZZA STRADALE Ogni anno in Italia gli incidenti stradali causano circa 8.000 morti, 170.000 ricoveri e 600.000 prestazioni di pronto soccorso, cui seguono circa 20.000 invalidi permanenti con costi sociali ed umani elevatissimi. Gli incidenti stradali rappresentano la prima causa di morte negli uomini sotto i 40 anni ed una delle cause principali di invalidità. Il 60% degli incidenti stradali è conseguente a fattori umani: abuso di alcol, farmaci, sostanze psicotrope, uso di apparecchi mobili alla guida, mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza o malattie che possono alterare lo stato di attenzione del guidatore. Si stima che l’istituzione di controlli sistematici dell’alcolemia possa ridurre di circa un quarto gli incidenti mortali e che l’uso delle cinture di sicurezza possa prevenire il 45-60% dei casi mortali e il 50-65% dei traumi moderati-severi.

L’uso dei dispositivi di sicurezza Nell’ASL di Lucca l’83% degli intervistati

riferisce di usare sempre la cintura anteriore di sicurezza; tra le persone che viaggiano sul sedile posteriore, l’uso della cintura è invece ancora poco diffuso (13%).

Tra le persone che vanno in moto o in

motorino il 97% riferisce di usare sempre il casco.

In Toscana le percentuali sono risultate le

seguenti: cintura anteriore sempre utilizzate nell’ 85,2%, cintura posteriore sempre utilizzata 14,3% e casco sempre utilizzato 96,6%.

Nelle 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, le percentuali sono risultate le seguenti: cintura anterioresempre 83%, cintura posteriore sempre 20% e casco sempre 88%.

Uso dei dispositivi di sicurezza. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

97

13

83

0 20 40 60 80 100

casco sempre

cinturaposteriore

sempre

cintura anterioresempre

%

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Quante persone guidano in stato di ebbrezza? A livello aziendale il 18% degli intervistati

dichiara di aver guidato in stato di ebbrezza nel mese precedente l’indagine; questo comportamento è diffuso tra i giovani nella fasce d’età 18-24 e 25-34 anni (ma le differenze fra le fasce d’età non sono statisticamente significative). Inoltre si nota, in modo statisticamente significativo, una maggiore propensione alla guida in stato di ebbrezza tra i maschi e tra gli intervistati con alto livello di istruzione.

Il 18% degli intervistati riferisce di essere stato trasportato (almeno una volta nell’ultimo mese) da una persona che guidava in stato di ebbrezza.

In Toscana la percentuale di chi guida in

stato di ebbrezza è risultata pari all’12% (16,7% tra i guidatori). La classe di età con percentuali più elevate è quella 18-24 anni (17%) e il sesso più interessato è quello maschile (23,4% vs 2,9%).

Tra le 123 ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale di chi guida in stato di ebbrezza è risultata pari all’11% (16% tra i guidatori). La classe di età con percentuali più elevate è quell 25- 34 anni e il sesso più interessato è quello maschile (20% vs 2%).

(in questo studio si intende in “stato di ebbrezza” coloro che hanno dichiarato di aver guidato

entro un ora dall’aver bevuto 2 o più unità di bevanda alcolica)

Conclusioni e raccomandazioni

Nell’ASL di Lucca, così come a livello regionale, si rileva un discreto livello dell’uso dei dispositivi di sicurezza, fatta eccezione per la cintura di sicurezza sui sedili posteriori, in linea anche con i dati delle ASL partecipanti all’indagine a livello nazionale. Il problema della guida in stato di ebbrezza nella ASL lucchese risulta invece più diffuso rispetto al dato medio regionale e a quello registrato per altre ASL partecipanti; appaiono a rischio in particolar modo i giovani tra 18 e 24 anni e il sesso maschile. Risulta quindi importante rafforzare gli interventi di promozione della salute nei luoghi di aggregazione giovanile (pub, discoteche) in associazione con l’attività di controllo da parte delle forze dell’ordine, con particolare attenzione all’uso delle cinture ed all’alcolemia.

Guida in stato di ebbrezzaASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Guida in stato di ebbrezza* (%)

Totale 18,00 (I.C.95%:12,68-23,32)Età, anni

18 - 24 28,5725 - 34 24,2435 - 49 19,4450 - 69 12,35

Sesso^uomini 33,33donne 2,97

Istruzione^^bassa 12,75alta 23,47

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

*coloro che hanno dichiarato di aver guidato entro un ora dall’aver bevuto 2 o piùunità di bevanda alcolica

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VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE L'influenza costituisce un rilevante problema di sanità pubblica a causa dell’elevata contagiosità e delle possibili gravi complicanze nei soggetti a rischio (anziani e portatori di alcune patologie croniche). La frequenza con cui insorgono i casi di influenza, pur variando da epidemia ad epidemia, è di circa il 10-20%. Le epidemie influenzali si associano ad un aumento di ospedalizzazione e di mortalità, con ripercussioni sanitarie ed economiche sia per il singolo individuo sia per la collettività. La vaccinazione è mirata alla prevenzione delle complicanze della malattia ed è raccomandata a persone con età maggiore di 64 anni e a tutte le persone a rischio di complicazioni secondarie a causa di patologie. Quanti si vaccinano per l’influenza?

Nell’ASL 2 di Lucca il 18% delle persone intervistate riferisce di essersi vaccinata; la percentuale sale al 24,5% tra i soggetti con basso livello di istruzione.

Le differenze di comportamento

riguardo all’effettuazione del vaccino risultano statisticamente significative per le due fasce a rischio “ultrasessantacinquenni” e “portatori di patologie croniche (di età inferiore a 65 anni)”. Si calcola infatti che nelle persone sotto i 65 anni portatrici di almeno una patologia cronica solo il 37,5% risulta vaccinato.

In Toscana il 20,1% delle persone

intervistate riferisce di essersi vaccinata; la percentuale sale al 58,6% tra i 65-69 anni.

Tra i soggetti di età inferiore ai 65 anni

portatori di almeno una patologia cronica solo il 35,8% risulta vaccinato.

Tra le ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale dei vaccinati è stata complessivamente del 15%, del 51% nella fascia tra 65-69 anni e del 28% nelle persone con meno di 65 anni portatori di almeno una patologia cronica.

Vaccinazione antinfluenzale (18-69 anni) ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Vaccinati (%)

Totale 18,00 (I.C.95%:12,68-23,32)Età, anni

>=65 66,67<65 8,00<65 con almeno una patologia cronica

37,50

Sessouomini 18,18donne 17,82

Istruzione^^ bassa 24,51alta 11,22

^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

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Conclusioni e raccomandazioni Le strategie adottate per ridurre la morbosità per influenza e sue complicanze hanno come finalità il raggiungimento di coperture vaccinali molto elevate. In tal senso, la campagna di vaccinazione che ha visto il coinvolgimento dei medici di medicina generale ha permesso di raggiungere la maggior parte degli ultrasessantacinquenni, ma tra i soggetti di età inferiore, affetti da patologie, solo uno su tre risulta vaccinato. Le campagne di vaccinazione, quindi, devono riguardare non solo gli ultrasessantacinquenni, ma anche i gruppi a rischio di classi di età inferiori, soprattutto se portatori di una patologia cronica

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VACCINAZIONE ANTIROSOLIA La rosolia è una malattia benigna in età infantile, ma se viene contratta da una donna in gravidanza può essere causa di aborto spontaneo, natimortalità o gravi malformazioni fetali (sindrome della rosolia congenita). L’obiettivo principale dei programmi vaccinali contro la rosolia è pertanto l’eliminazione della rosolia congenita attraverso la prevenzione dell’infezione nelle donne gravide. La strategia mostratasi più efficace a livello internazionale per raggiungere questo obiettivo consiste nel vaccinare tutti i bambini nel secondo anno di età e nell’ assicurare la copertura vaccinale nelle donne in età fertile ancora suscettibili. Si stima che per eliminare la rosolia congenita la percentuale di donne in età fertile immuni alla malattia dovrebbe essere superiore al 95%. Quante donne sono vaccinate per la rosolia?

Il 51% delle donne intervistate di 18-45 anni riferisce di essere stata vaccinata per la rosolia.

La percentuale di donne vaccinate

diminuisce decisamente con l’età (passando dal 100% tra 18-24 anni al 58-31% rispettivamente nelle fasce 25-34 e 35-45 anni) mentre aumenta, ma non in modo significativo, con il livello d’istruzione.

In Toscana la percentuale di donne

vaccinate è risultata pari al 37,4%.

La percentuale di donne vaccinate decresce con l’età (passando dal 54,5% tra 18-24 anni al 34,1% tra 35 -45 anni) e col livello d’istruzione basso

In Toscana la percentuale di donne

vaccinate è risultata pari al 37,4%. Tra le ASL partecipanti all’indagine a livello nazionale, la percentuale di donne vaccinate è pari al 31%.

Vaccinazione antirosolia (donne 18-45 anni; n=53) Asl 2 di Lucca - Passi, 2005

Vaccinate, %

Totale 50,94 (I.C.95%:37,48-64,40)Età, anni^

18 - 24 100,0025 - 34 57,8935 - 45 30,77

Istruzione bassa 35,00alta 60,61

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demografiche

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Quante donne sono immuni, suscettibili o non conoscono il loro stato immunitario rispetto alla rosolia?

Nell’ASL 2 il 70% circa delle donne di 18-45 anni è immune alla rosolia o per vaccinazione (51%) o per copertura naturale rilevata dal rubeotest positivo (19%).

Nel rimanente 30% dei casi lo stato

immunitario delle donne non è conosciuto.

In Toscana tra le donne non vaccinate

il 30,6% riferisce di aver eseguito il rubeotest. È possibile stimare come immuni alla rosolia circa il 66,3% delle donne di 18-45 anni in quanto vaccinate (37,5%) o con un rubeotest positivo (28,8%).

L’1,8% è sicuramente suscettibile in

quanto non vaccinate e con un rubeotest negativo. Nel rimanente 31,9% lo stato immunitario delle donne non è conosciuto

Tra le ASL partecipanti la percentuale

di donne immuni è del 52%.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca si stima che circa due donne su tre sono immuni alla rosolia, raggiungendo valori percentuali tra i più alti nella Regione; in un terzo delle donne in età fertile non si conosce lo stato immunitario nei confronti della rosolia. Naturalmente è necessario continuare a programmare interventi per recuperare le donne in età fertile suscettibili all’infezione con il coinvolgimento di varie figure professionali, tra le quali principalmente medici di famiglia, ginecologi ed ostetriche.

%Immuni 69,81

Vaccinate 50,94

18,87

Suscettibili 0,00Non vaccinate; rubeotest negativo

Stato immunitario sconosciuto 30,19

Non vaccinate con rubeotest positivo

Stato immunitario (donne 18-45 anni; n=53)

ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

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IPERTENSIONE ARTERIOSA L’ipertensione è un fattore di rischio cardiovascolare molto diffuso. Si stima infatti che ogni anno in Italia circa 220.000 ictus, 90.000 infarti del miocardio e 180.000 casi di scompenso cardiaco siano il risultato di una ipertensione non diagnosticata o scarsamente controllata, con un altissimo costo sia in termini di salute sia dal punto di vista strettamente economico. Il costo delle complicanze si stima essere, infatti, 2-3 volte più grande di quello necessario per trattare tutti gli ipertesi nello stesso periodo di tempo. La maggior parte degli ipertesi diagnosticati necessita di un trattamento farmacologico per ridurre i valori pressori; a questo obiettivo contribuiscono efficacemente l’attenzione al consumo di sale, la perdita di peso nelle persone con eccesso ponderale e l’attività fisica.

A quando risale l’ultima misurazione della pressione arteriosa?

Nell’ASL 2 di Lucca l’80% degli intervistati riferisce di essersi sottoposto alla misurazione della pressione arteriosa negli ultimi 2 anni e il 5% più di 2 anni fa; il 15% non ricorda o non l’ha effettuata.

La percentuale di persone controllate

cresce con l’età, mentre non si differenzia tra i sessi; è leggermente più alta in chi ha un livello di istruzione più basso.

Nella Regione Toscana l’85,7%

riferisce di aver avuto la misurazione della pressione arteriosa negli ultimi 2 anni, il 6,3% più di 2 anni fa, mentre il 8% non ricorda o non l’ha avuta.

La percentuale di persone controllate

cresce con l’età, con una modica differenza tra i sessi o per livello di istruzione.

Tra le 123 ASL partecipanti la

percentuale di persone controllate è pari all’81%.

ASL2 di Lucca - Passi, 2005

%

Totale 80,00 (I.C.95%:69,23-90,77)Età, anni^

18 - 34 63,8335 - 49 81,9450 - 69 87,65

Sessouomini 79,80donne 80,20

Istruzionebassa 85,29alta 74,50

* il denominatore è al lordo di chi non ha mai misurato la pressione^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demografiche

% di persone a cui è stata misurata la pressione arteriosa negli ultimi 2 anni.*

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Quanti riferiscono di essere ipertesi?

Nell’ASL 2 di Lucca quasi il 25% riferisce di aver avuto diagnosi di ipertensione.

Questa percentuale cresce

significativamente nel gruppo di età 50-69 anni, nel quale oltre una persona su tre è ipertesa (39%).

Inoltre, l’ipertensione risulta

maggiormente presente negli intervistati con un basso livello di istruzione.

In Toscana il 25,4% riferisce di aver

avuto diagnosi di ipertensione arteriosa.

La percentuale di ipertesi cresce

significativamente nel gruppo di età 50-69 anni, nel quale più di una persona su tre è ipertesa (38,2%). Non emergono differenze statisticamente significative per sesso, mentre il tasso è più alto tra le persone con un basso livello di istruzione.

Tra le ASL partecipanti la percentuale

di persone che dichiara di aver avuto diagnosi di ipertensione arteriosa è risultata pari al 23%; i tassi sono più alti tra le persone ultracinquantenni, gli uomini e tra i meno istruiti.

%

Totale 24,86 (I.C.95%:13,22-36,49)Età, anni^

18 - 34 3,1335 - 49 18,4650 - 69 39,47

Sessouomini 19,54donne 30,23

Istruzione^^bassa 30,11alta 18,75

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

*analogamente allo studio nazionale le percentuali sono calcolate al netto di coloroche non hanno mai misurato la pressione e di coloro che non lo ricordano

Persone che riferiscono di essere ipertese (%).* ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

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Come viene trattata l’ipertensione?

Nell’ASL 2 di Lucca il 79% degli ipertesi riferisce di essere in trattamento farmacologico.

Indipendentemente dall’assunzione di

farmaci, gli ipertesi trattano l’ipertensione ponendo attenzione al consumo di sale (88%), svolgendo regolare attività fisica (60%) e controllando il proprio peso corporeo (53%).

In Toscana il 66,7% degli ipertesi è in

trattamento farmacologico.

Indipendentemente dall’assunzione di farmaci, gli ipertesi riferiscono di aver ridotto l’ipertensione arteriosa ponendo attenzione al consumo di sale (72,5%), controllando il proprio peso corporeo (33,3%) e svolgendo regolare attività fisica (38%).

Tra le ASL partecipanti all’indagine la

prevalenza di ipertesi in trattamento farmacologico è pari al 69%.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca si stima che circa un quarto della popolazione tra 18 e 69 anni (oltre un terzo sopra ai 50 anni) sia iperteso. La proporzione di persone alle quali non è stata misurata la pressione arteriosa negli ultimi 2 anni è modesta: tale condizione è comunque considerabile un evento sentinella di carente “best practice”, in particolare nel controllo dei pazienti sopra ai 35 anni e come tale non deve essere trascurata dagli operatori sanitari. In molti casi si può controllare l’ipertensione attraverso un’attività fisica regolare, una dieta iposodica e ponendo attenzione al peso corporeo; in altri è necessaria la terapia farmacologica per avere un controllo adeguato e per prevenire complicazioni, pur senza essere considerata sostitutiva di stili di vita corretti. Quindi è importante sia che gli operatori sanitari tengano sotto controllo la pressione arteriosa dei pazienti sopra i 35 anni sia che i pazienti ipertesi tengano sotto controllo i livelli pressori, oltre che con la terapia farmacologia, anche attraverso un’attività fisica regolare, una dieta iposodica e l’attenzione al peso corporeo (quindi stili di vita corretti), ma sempre sotto il controllo dei sanitari.

Modalità di trattamento del'ipertensione arteriosa. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

60

53

79

88

0 20 40 60 80 100

Attività f isicaregolare

Perdita/controllo delpeso

Trattamentofarmacologico

Attenzione alconsumo del sale

%

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COLESTEROLEMIA L'ipercolesterolemia, come l’ipertensione, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per cardiopatia ischemica sui quali è possibile intervenire. Numerosi studi confermano l'esistenza di un rapporto causale tra lipidemia (generalmente misurata come livello serico) e coronarosclerosi. L'eccesso di rischio dovuto all'ipercolesterolemia aumenta in presenza di altri fattori di rischio per cardiopatia ischemica quali fumo e ipertesione.

Quanti hanno effettuato almeno una volta la misurazione del livello di colesterolo nel sangue?

Nell’ASL 2 di Lucca l’ 84,5% degli

intervistati riferisce di aver effettuato almeno una volta la misurazione della colesterolemia (vs. l’81% in Regione).

Questa percentuale cresce con l’età

(95% sopra i 50 anni) mentre non emergono differenze rilevanti per sesso e livello di istruzione.

In Toscana l’81% della popolazione

riferisce di aver effettuato, almeno una volta, la misurazione della colesterolemia.

Il 61,4% delle persone tra 18-34 anni

riferisce di aver eseguito questo esame; si sono osservati tassi più alti tra i 35-69enni. Questa percentuale non si differenzia in modo statisticamente significativo né per sesso né per istruzione.

Nelle ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, la percentuale delle persone che riferisce di aver effettuato la misurazione della colesterolemia almeno una volta nella vita è pari al 79%.

%

Totale 84,50 (I.C.95%:79,48-89,52)Età, anni^

18 - 34 72,3435 - 49 80,5650 - 69 95,06

Sessouomini 84,85donne 84,16

Istruzionebassa 85,29alta 83,67

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demografiche

Persone a cui è stata misurata almeno una volta ilcolesterolo (%). ASL2 di Lucca - Passi, 2005

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Quante persone hanno alti l ivelli di colesterolemia?

Nell’ASL di Lucca (tra coloro che hanno misurato il livello del colesterolo) il 26% dichiara di aver avuto diagnosi di ipercolesterolemia.

L’ipercolesterolemia appare più

frequente nelle classi d’età più alte (sopra i 50 anni si sale ad oltre una persona su tre che presenta questa condizione) e, ma in modo non significativo, nelle persone con livello di istruzione più alto e nelle femmine.

Tra coloro che hanno misurato il

colesterolo, il 27,2% dichiara di aver avuto diagnosi di ipercolesterolemia.

L’ipercolesterolemia appare una

condizione più frequente nelle classi d’età più alte e nelle persone con livello di istruzione più basso; mentre non si apprezzano differenze significative fra i due sessi.

In Toscana, tra coloro che hanno

misurato il colesterolo, il 27,2% dichiara di aver avuto diagnosi di ipercolesterolemia.

L’ipercolesterolemia appare una

condizione più frequente nelle classi d’età più alte e nelle persone con livello di istruzione più basso; mentre non si apprezzano differenze significative fra i due sessi.

Nelle ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, il 25% dichiara di aver avuto diagnosi di ipercolesterolemia

Ipercolesterolemici. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

% *

Totale 26,04 (I.C.95%:19,42-32,66)Età, anni ^

18 - 34 17,6535 - 49 13,7950 - 69 38,96

Sessouomini 20,24donne 31,76

Istruzionebassa 24,14alta 28,05

^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demografiche

* sono stati esclusi dal denominatore coloro che non hanno mai misurato lacolesterolemia

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Come viene trattata l’ipercolesterolemia?

Nell’ASL 2 il 39% degli ipercolesterolemici è in trattamento farmacologico.

Indipendentemente dall’assunzione di farmaci, gli ipercolesterolemici trattano l’elevato livello di colesterolo riducendo il consumo di carne e formaggi (77%), aumentando il consumo di frutta e verdura (93%), svolgendo regolare attività fisica (59%) e controllando il peso (57%).

In Toscana il 23,9% degli

ipercolesterolemici è in trattamento farmacologico.

Indipendentemente dall’assunzione di farmaci, il 76,4% degli ipercolesterolemici riferisce di aver ridotto il consumo di carne e formaggi, il 56,4% di aver aumentato il consumo di frutta e verdura, il 35,8% di controllare il proprio peso corporeo e il 37,6% di svolgere regolare attività fisica.

Tra le ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale, il 24% riferisce di essere sottoposto a trattamento farmacologico.

Quali sono i motivi per cui una parte degli ipercolesterolemici non assume farmaci ?

In ASL 2 il 43% degli ipercolesterolemici che non assume farmaci dichiara che i farmaci non sono stati prescritti; il 9% è riuscito a riportare il livello di colesterolemia nei limiti senza farmaci.

A livello regionale Il 54,9% degli

ipercolesterolemici che non assume farmaci dichiara che i farmaci non sono stati prescritti; il 31,1% è riuscito a riportare il livello di colesterolemia nei limiti senza farmaci.

Il 2,5% degli ipercolesterolemici dichiara

di non assumere farmaci ipolipemizzanti a causa dei loro effetti collaterali mentre l’11,5% non spiega il motivo della mancata terapia.

* ognuna considerata indipendentemente

Modalità di trattamento dell'ipercolesterolemia * ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

39

59

57

93

77

0 20 40 60 80 100

Trattamentofarmacologico

Attività fisica regolare

Perdita/controllo delpeso

Più consumofrutta/verdura

Minor consumocarne/formaggi

%

Motivi di non assunzione di farmaci fra gli ipercolesterolemici. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

48

0

9

43

0 10 20 30 40 50 60

altro

effetti collaterali

si è ridotto senzafarmaci

il medico non li haprescritti

%

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Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca, tra coloro che si sono sottoposti ad almeno un esame per rilevare la colesterolemia, una persona su quattro nella fascia 18-69 anni ed oltre una su tre sopra ai 50 anni dichiara di avere l’ipercolesterolemia; una piccola percentuale di persone intervistate non ha mai misurato il livello di colesterolo nel sangue (15,5%). A livello aziendale va posta particolare attenzione, da parte degli operatori sanitari, alla sensibilizzazione dei pazienti su dieta e attività f isica per abbassare il colesterolo in modo da ridurre, per quanto possibile, il trattamento farmacologico.

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SITUAZIONE NUTRIZIONALE L’eccesso di peso aumenta la probabilità di sviluppare condizioni critiche di salute, contribuendo allo sviluppo di importanti e frequenti malattie (tra cui le cardiovascolari) fino alla morte prematura. Le caratteristiche ponderali degli individui sono definite in relazione al valore di Body Mass Index o BMI (peso in Kg / altezza 2 in m) e classificate in 4 categorie: sottopeso (BMI< 20), normopeso (20-24.9), sovrappeso (25-29.9) ed obeso (>30).

Qual è lo stato nutrizionale della popolazione?

Nell’ASL 2 di Lucca il 3% delle persone intervistate risulta sottopeso, il 57,5%, normopeso, il 31,5% sovrappeso e l’8% obeso.

In Toscana il 3,2% delle persone

intervistate risultano sottopeso, il 50,9% normopeso, il 35,9% sovrappeso ed il 10% obeso.

Quante persone sono in eccesso ponderale e cosa fanno per perdere peso?

Nell’ASL 2 di Lucca si stima che quasi il 40% della popolazione sia in eccesso ponderale (sovrappeso od obeso).

Questa condizione cresce in modo statisticamente significativo con l’età (57% sopra ai 50 anni) ed è maggiore negli uomini e nelle persone con basso livello d’istruzione.

Tra le persone in eccesso ponderale solo il 20% pratica attività fisica ed il 17,7% segue una dieta per perdere peso.

In Toscana il 45,9% della popolazione è

in eccesso ponderale. Questa condizione cresce con l’età,

(raggiungendo livelli del 60,2% negli ultracinquantenni) ed è maggiore negli uomini e nelle persone con alto livello d’istruzione.

Tra le persone in eccesso ponderale, il 28,4% svolge una dieta e il 20,6% fa attività fisica per perdere peso

Caratteristiche ponderali della popolazione. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

3

58

32

8

0

10

20

30

40

50

60

70

Sottopeso Normopeso Sovrappeso Obeso

%

Popolazione con eccesso ponderale *ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

%

Totale 39,50 (I.C.95%:32,72-46,28)Età, anni^

18 - 24 0,0025 - 34 18,1835 - 49 37,5050 - 69 56,79

Sesso^uomini 50,51donne 28,71

Istruzione^^bassa 47,06alta 31,63

* popolazione in sovrappeso od obesa^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

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Tra le 123 ASL partecipanti all’indagine a livello nazionale, la percentuale di persone in eccesso ponderale è pari al 44%: di questi, il 28% svolge una dieta e il 23% fa attività fisica per perdere peso.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca (come pure a livello regionale e nelle ASL partecipanti allo Studio) l’eccesso ponderale rappresenta un fattore di rischio ampiamente diffuso nella popolazione, in particolare sopra i 50 anni. La maggior parte delle persone in eccesso ponderale riferisce di non seguire una dieta o praticare attività fisica per perdere peso. Appare importante pertanto implementare a livello locale gli interventi raccomandati per ridurre la prevalenza dei soggetti soprappeso con il coinvolgimento degli operatori sanitari.

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PUNTEGGIO DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità (44% di tutte le morti). Considerando gli anni potenziali di vita persi (gli anni che ogni persona avrebbe potuto vivere in più secondo l’attuale speranza di vita media) le malattie cardiovascolari tolgono ogni anno circa 300.000 anni di vita alle persone di età inferiore a 65 anni. I fattori correlati al rischio di malattia cardiovascolare sono numerosi: abitudine al fumo di sigaretta, diabete, obesità, sedentarietà, valori elevati della colesterolemia, ipertensione arteriosa oltre alla familiarità alla malattia, età e sesso. L’entità del rischio individuale di sviluppare la malattia dipende dalla combinazione dei fattori di rischio o meglio dalla combinazione dei loro livelli. La carta del rischio cardiovascolare è uno strumento semplice e obiettivo che il medico può utilizzare per stimare la probabilità che il proprio paziente ha di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. La carta del rischio cardiovascolare si utilizza a partire dai 40 anni.

A quante persone è stato calcolato il punteggio del rischio cardiovascolare?

Nell’ASL 2 di Lucca oltre il 18% degli intervistati nella fascia d’età 40-69 anni riferisce di aver avuto il calcolo del punteggio di rischio cardiovascolare.

L’età, il sesso e il livello di istruzione

non risultano fattori differenziali fra i soggetti che si sono sottoposti al test.

In Toscana la percentuale di persone

intervistate a cui è stato calcolato il punteggio di rischio cardio-vascolare è pari al 7,5

nelle ASL partecipanti all’indagine a

livello nazionale la quota è superiore (9%).

Conclusioni e raccomandazioni A livello aziendale, come a livello regionale, appare necessario valorizzare ed implementare l’uso della carta del rischio cardiovascolare da parte dei medici di medicina generale, in quanto ancora scarsamente utilizzata. Questo semplice strumento dovrebbe essere valorizzato e impiegato molto più frequentemente in quanto aumenta la consapevolezza degli assistiti e permette al medico di confrontare il rischio calcolato in tempi successivi, valutando così il rapporto costo/beneficio delle azioni di prevenzione e cura intraprese. Uno specifico progetto regionale, in linea con le indicazioni nazionali, è stato predisposto all’interno del Piano Regionale della Prevenzione.

ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

% (n=129)

Totale 18,60 (I.C.95%:11,89-25,31)Età, anni

40 - 49 12,5050 - 59 20,9360 - 69 23,68

Sessouomini 18,75donne 18,46

Istruzione bassa 19,28alta 17,39

Caratteristiche demografiche

Percentuale di persone a cui è stato calcolato il punteggiodi rischio cardiovascolare.

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SCREENING NEOPLASIE DEL COLLO DELL’UTERO Nei Paesi industrializzati la neoplasia del collo dell’utero rappresenta la seconda forma tumorale più diffusa tra le donne al di sotto dei 50 anni. In Italia si contano circa 3.000 nuovi casi e 1.000 morti ogni anno. Lo screening si è dimostrato efficace nel ridurre incidenza e mortalità di questa neoplasia e nel rendere meno invasivi gli interventi chirurgici correlati. Esso si basa sul pap-test effettuato ogni tre anni nelle donne in età compresa tra i 25 ed i 64 anni. I programmi di screening, partiti nel 1995 in maniera disomogenea sul territorio nazionale, stanno raggiungendo una copertura territorialmente più uniforme. Nonostante l’avvio della maggior parte dei programmi sia ancora troppo recente per valutarne l’impatto di salute, nelle realtà in cui lo screening è ormai consolidato si osserva un trend significativo verso una riduzione dell’incidenza dei tumori della cervice uterina ascrivibile ai programmi attuati.

Quante donne hanno eseguito un Pap -test?

Nell’ASL 2 di Lucca quasi l’80% delle donne intervistate fra 25 e 64 anni riferisce di aver effettuato il Pap-test in assenza di segni e sintomi, la percentuale si abbassa nelle donne non coniugate. Non si osservano differenze significative rispetto all’istruzione.

L’età media del primo pap-test

effettuato a scopo preventivo è di quasi 32 anni.

In Toscana l’85,3% delle donne

interessate riferisce di aver eseguito il Pap-test.

L'età media del primo pap-test a scopo preventivo è di 32 anni.

Tra le ASL partecipanti all’indagine il

78% delle donne intervistate tra i 25 ed i 64 anni riferisce di aver eseguito il pap test a scopo preventivo.

Diagnosi precoce neoplasie del collo dell'utero (25-64 anni) ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Pap-test effettuato* (%) (n=83)

Totale 79,52 (I.C.95%:73,93-85,11)Età, anni^^

25 - 34 63,1635 - 49 91,8950 - 64 74,07

Stato civile ^coniugata 90,91non coniugata 57,14

Istruzionebassa 78,57alta 80,49

* chi ha eseguito il papa-test in assenza di segni e sintomi^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

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Qual è l’adesione alle linee guida/raccomandazioni ?

Nell’ASL 2 di Lucca il 94% delle

donne di 25-64 anni riferisce di aver eseguito il Pap-test negli ultimi tre anni (in linea con le raccomandazioni); il 47% l’ha effettuato nel corso dell’ultimo anno. Il 2% non ha mai eseguito un Pap-test a scopo preventivo.

In Toscana il 75,7% ha effettuato il

Paptest negli ultimi 3 anni; il 37,7% l'ha eseguito nel corso dell'ultimo anno e il 14,8% non l'ha mai eseguito.

Tra le ASL partecipanti all’indagine il 70% delle donne ha eseguito un pap test entro i tre anni.

Viene consigliato il Pap-test alle donne?

Nell’ASL 2 di Lucca l’86% delle donne intervistate riferisce di aver ricevuto una lettera invito dall’ASL e quasi il 64% il consiglio di un medico ad effettuare con periodicità il Pap-test.

Il 36% riferisce di aver effettuato l’ultimo Pap-test a seguito della ricezione della lettera personale ricevuta dall’ASL, il 30% su consiglio medico e il 32% di propria iniziativa.

In Regione Toscana il 74,8% riferisce

di aver avuto il consiglio di effettuarlo e l’81% di aver ricevuto la lettera invito.

Tra i motivi di esecuzione dell'ultimo pap test troviamo: lettera ASL 38,1%, consiglio del medico 32% e propria iniziativa 29,1%.

Nelle ASL partecipanti all’indagine il 70% dichiara di aver ricevuto il consiglio di eseguire con regolarità il pap test e il 56% di aver ricevuto una lettera di invito. L’ultimo pap test è stato effettuato su propria iniziativa nel 44% dei casi, su consiglio medico nel 31% e per lettera invito dell’ASL nel 25%.

Pap test e periodicità. ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

2

5

5

42

47

0 10 20 30 40 50

mai eseguito/nonricordo

> 3 anni

da 2 a meno di 3anni

da 1 a meno di 2anni

ultimo anno

%

Ultimo pap test: motivo dell'esecuzione ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

32

30

36

2

0 10 20 30 40 50

propria iniziativa

consiglio medico

lettera ASL

altro

%

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Dove è stato effettuato l’ultimo pap-test?

Nell’ASL di Lucca il 44,6% delle donne in

età 25-64 anni riferisce di aver effettuato l’ultimo Pap-test presso una struttura pubblica.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca la percentuale delle donne che riferisce di aver effettuato un Pap-test a scopo preventivo è abbastanza elevata, anche grazie alla presenza di un programma di screening consolidato sul territorio; è elevata anche la percentuale di donne che ha effettuato almeno un Pap-test nell’intervallo raccomandato (ultimi tre anni); quasi la metà l’ha eseguito nel corso dell’ultimo anno. Appare tuttavia opportuno proseguire su questo percorso per migliorare ancora l’adesione ed ottimizzare le risorse.

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SCREENING NEOPLASIE DELLA MAMMELLA Il tumore della mammella rappresenta la neoplasia più frequente tra le donne in Italia con circa 32.000 casi e 11.000 decessi all’anno. Lo screening mammografico, consigliato con cadenza biennale, è in grado sia di rendere gli interventi di chirurgia mammaria meno invasivi sia di ridurre di circa il 30% la mortalità per questa causa nelle donne tra i 50 e i 69 anni. Si stima pertanto che in Italia lo screening di massa potrebbe prevenire più di 3.000 decessi l’anno. Le Regioni hanno adottato provvedimenti normativi e linee guida per incrementare l’offerta dello screening, ma i programmi non sono ancora attuati in modo uniforme sul territorio nazionale.

Quante donne hanno eseguito almeno una mammografia? Nell’ASL 2 di Lucca oltre il 78% delle

donne intervistate di 50-69 anni riferisce di aver eseguito una mammografia in assenza di segni e sintomi; questa percentuale è maggiore per le coniugate. Inoltre, sembra superiore nelle donne di età 50-59 anni e nelle rispondenti con istruzione alta ma queste differenze non sono statisticamente significative.

L’età media della prima mammografia

preventiva è di 49 anni, più bassa pertanto rispetto all’età dalla quale si consiglia la mammografia periodica (50 anni).

In Toscana l'84,6% delle donne

intervistate di età tra i 50 e i 69 anni riferisce di aver eseguito una mammografia in assenza di segni e sintomi; l’età media della prima mammografia preventiva è risultata essere 47 anni.

Tra le ASL partecipanti all’indagine il

75% delle donne ha eseguito la mammografia a scopo preventivo.

Diagnosi precoce neoplasie della mammella (donne>=50 anni)ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Effettuata mammografia*

(n=37)

Totale 78,38 (I.C.95%:65,12-91,64)Età, anni

50 - 59 85,0060 - 69 70,59

Stato civile^^coniugata 88,89non coniugata 50,00

Istruzionebassa 74,07alta 90,00

^^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,05)

Caratteristiche demografiche

* le percentuali sono state calcolate su chi ha effettuato una mammografia a scopopreventivo

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Qual è l’adesione alle linee guida/raccomandazioni ?

Nell’ASL 2 di Lucca il 68% delle donne

di 50-69 anni intervistate riferisce di aver eseguito la mammografia entro i due anni e l’11% più di 2 anni fa. Il 22% non ha mai eseguito una mammografia a scopo preventivo.

In Toscana il 67,1% ha effettuato

almeno una mammografia negli ultimi due anni; il 17,5% più di 2 anni e il 15,4% non l'ha mai eseguita.

Tra le ASL partecipanti all’indagine il

57% delle donne intervistate ha eseguito la mammografia entro i due anni.

Mammografia e periodicitàASL 2 di Lucca - Passi, 2005

22

11

68

0 10 20 30 40 50 60 70 80

mai eseguita

più di 2 anni fa

entro 2 anni

%

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Viene consigliata la mammografia alle donne?

Nell’ASL 2 di Lucca il 97,3% delle

donne intervistate di 50-69 anni dichiara di aver ricevuto una lettera di invito dall’ASL e il 59,46% il consiglio da un medico di effettuare con periodicità la mammografia.

L’ultima mammografia è stata eseguita

nel 76% dei casi in seguito ad una lettera di invito, nell’ 10% su consiglio medico e nel 14% di propria iniziativa.

In Toscana il 70,5% delle donne

intervistate ha ricevuto il consiglio di effettuare periodicamente la mammografia; tra le motivazioni dell'esecuzione dell'ultima mammografia abbiamo: lettera ASL 57,9%, consiglio medico 23,9 e propria iniziativa 18,3%.

Tra le altre ASL partecipanti

all’indagine il 66% delle donne ha ricevuto il consiglio da un medico e il 58% una lettera di invito. L’ultima mammografia è stata eseguita nel 29% su consiglio del medico, nel 39% in seguito ad un’offerta attiva dall’ASL e nel 32% di propria iniziativa.

Dove è stato effettuata l’ultima mammografia?

Nell’ASL 2 di Lucca la percentuale di

mammografie effettuate nella struttura pubblica è pari al 70,3%.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca la percentuale delle donne che riferisce di aver effettuato una mammografia a scopo preventivo è abbastanza elevata, anche grazie alla presenza di un programma di screening consolidato sul territorio; è elevata anche la percentuale di donne che ha effettuato almeno una mammografia nell’intervallo raccomandato (ultimi due anni). E’ tuttavia opportuno proseguire su questo percorso per migliorare ancora l’adesione ed ottimizzare le risorse.

Ultima mammografia: consigli e motivo dell'esecuzione (%).

ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

14

10

76

0 10 20 30 40 50 60

propria iniziativa

consiglio medico

lettera ASL

%

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SCREENING TUMORI DEL COLON RETTO Il tumore del colon-retto rappresenta la seconda causa di morte per neoplasia, dopo quello del polmone negli uomini e della mammella nelle donne. In Italia ogni anno si ammalano di carcinoma colon rettale circa 34.000 persone con una elevata mortalità (circa 19.000 decessi). I principali test di screening per la diagnosi in pazienti asintomatici sono la ricerca di sangue occulto nelle feci e la colonscopia; questi esami sono in grado di diagnosticare più del 50% delle neoplasie negli stadi più precoci, quando maggiori sono le probabilità di guarigione. Il Piano Nazionale di Prevenzione propone, come strategia di screening per i tumori del colon-retto, la ricerca del sangue occulto nelle feci nelle persone di 50-69 anni con frequenza biennale.

Quanti hanno effettuato un test per il tumore del colon -retto? Nell’ASL 2 di Lucca il 44% delle

persone intervistate nella fascia d’età 50-69 anni riferisce di aver fatto la ricerca di sangue occulto o la colonscopia a scopo preventivo.

Il 34,57% è stato testato negli ultimi due

anni come consigliato dalle indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione.

In Toscana il 39,1% ha effettuato il test

nell'ultimo anno. Il 30,7% è stato testato negli ultimi due

anni come consigliato dalle indicazioni del Piano Nazionale di Prevenzione Attiva.

Tra le ASL partecipanti all’indagine la

percentuale di persone che ha effettuato un test preventivo è risultata del 14%.

Conclusioni e raccomandazioni Nell’ASL di Lucca la percentuale delle persone che riferisce di aver effettuato il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci non ha ancora raggiunto un livello ottimale, nonostante le prove di evidenza sull’efficacia dello screening nel ridurre la mortalità per tumore colon rettale. E’ quindi necessario un ulteriore impegno, a livello di operatori sanitari ed enti locali, per migliorare ancora l’adesione.

ASL 2 di Lucca - Passi, 2005

Totale 44,44 (I.C.95%:33,62-55,26)Età, anni

50 - 59 44,1960 - 69 44,74

Sessouomini 43,18donne 45,95

Istruzione^bassa 33,33alta 66,67

* sangue occulto o colonscopia^ le differenze risultano statisticamente significative (p<0,01)

Caratteristiche demograficheEsecuzione di un test *

per motivi preventivi (%) (n=81)

Diagnosi precoce neoplasie del colon retto (>=50 anni).

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