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I.C. Piazza Minucciano – Roma
Piazza Minucciano 33 - 00139 Roma
Biblioteca scolastica Michele Maronta
Premio “Michele Maronta” 2014
Emigrazione ieri e oggi.
Da dove? Dove? Perchè?
Raccolta degli elaborati premiati e finalisti
a cura di
Elisabetta Venerosi Pesciolini
Referente della Biblioteca scolastica “Michele Maronta”
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«Il forestiero dimorante fra di voi lo tratterete come colui che è nato fra di voi; tu l’amerai come te
stesso perché anche voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto» (Lev 19,34). d’Egitto»
(Es. 23,9).
Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero
forestiero e mi avete ospitato….In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.
(Mt 25,31-40)
“Quelli che hanno dato loro asilo e soccorso, loro sono i veri credenti: avranno il perdono e
generosa ricompensa”
( Corano, sura Al anfál: 8,74).
«Una volta scoperto lo straniero in me, non posso odiare lo straniero fuori di me, perché ha
cessato, per me, di esserlo» Erich Fromm:Voi sarete come dèi, Ubaldini, Roma 1970, p. 124).
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I.C. Piazza Minucciano – Roma
Piazza Minucciano 33 - 00139 Roma
Biblioteca scolastica Michele Maronta
Premio “Michele Maronta” 2014
Emigrazione ieri e oggi Da dove? Dove? Perchè?
Raccolta degli elaborati premiati e finalisti a cura di
Elisabetta Venerosi Pesciolini
Referente della Biblioteca scolastica “Michele Maronta”
Giuria
Dirigente scolastico Prof.ssa Marina Todini
Prof.Enzo Bellotti, docente di Lettere classi 1H, 2H
Prof.ssa Agata Lo Giudice, docente di Lettere classe 2B e di Approfondimento corsi B-C-E
Prof.ssa Marina Mastrocesare, docente di Educazione Artistica, corsi A-B-E
Prof.ssa Giuliana Piras, docente di Musica corsi E-F-H
Prof.ssa Annamaria Sulpizii, docente IRC corsi B-C-D-E-G-H
Prof.ssa Elisabetta Venerosi Pesciolini, referente della Biblioteca
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Introduzione
Come ogni anno la Scuola ha proposto agli alunni delle classi terze il premio Michele
Maronta, giunto quest’anno alla XIV edizione.
Il concorso che prevedeva sia una sezione di scrittura creativa che una di grafica ha avuto
come tema quello dell’emigrazione.
Ai partecipanti veniva richiesto, in particolare, di riflettere sul fenomeno immigratorio che
interessa oggi l’Italia, sulle diverse cause che lo originano, sulle difficoltà e gli stati d’animo
che possono vivere persone costrette a lasciare la terra natia, sull’importanza di valori quali
l’accoglienza, il rispetto reciproco, la legittima ricerca di un benessere non solo economico e
sociale ma anche fisico e mentale facendo riferimento ai testi di consultazione allegati, alle
notizie apprese tramite i mezzi di comunicazione, allo studio fatto a scuola o ad esperienze
personali.
I finalisti, selezionati dai docenti delle classi partecipanti, sono stati sette per la sezione di
scrittura creativa e tre per quella di grafica. Tali elaborati sono stati tutti raccolti nel
presente opuscolo.
Tre i vincitori, scelti dalla giuria, che sono stati premiati dai signori Francesco e Margherita
Maronta in occasione della consueta festa di fine anno, sabato 31 maggio 2014.
Ai signori Maronta, va il ringraziamento sincero della scuola e mio personale per la loro
generosità e disponibilità.
Un grazie anche a tutti coloro che hanno partecipato a vario titolo all’iniziativa, che ogni
anno offre una occasione, non solo ai ragazzi ma anche a noi adulti di soffermarci a
riflettere su temi di cogente attualità e di poter in proposito confrontare le proprie opinioni.
In particolare si ringraziano i docenti di Educazione all’immagine e di lettere delle classi
partecipanti Antonietta Belsito (Ed. all’immagine corsi C-F-G; Emanuela Fiorelli (Ed.
all’immagine corsi D-H; Roberto Morini (Lettere 3aA); Carmen Cirielli (Lettere 1
aA-3
aC);
Paola Francini ( Lettere 3 a
D e approfondimento corsi D,F,H); Elena Mondino (Lettere 2aA,
3aG)
Un grazie va inoltre alla Dirigente scolastica prof.ssa Marina Todini, ai docenti che insieme
alla sottoscritta hanno fatto parte della giuria: Enzo Bellotti (Lettere 1a2
aH); Agata Lo
Giudice (Lettere 2aB e approfondimento corsi B,C,E), Marina Mastrocesare (Educazione
all’immagine corsi A-B-E), Giuliana Piras (Musica corsi E-F-H), Annamaria Sulpizi (IRC
corsi B-C-D-E-G-H , alla segreteria che mi badato la possibilità di stampare gli atti del
concorso e last but not least agli alunni partecipanti che nei loro scritti hanno fatto
intravedere la loro ferma determinazione a voler superare le difficoltà e le differenze e a
voler vivere in un mondo dove trionfi l’accoglienza e la fratellanza.
La Bibliotecaria
Elisabetta Venerosi Pesciolini
Roma 27 giugno 2014
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Vincitori
Premio “Michele Maronta” 2014
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Vincitore a pari merito
sezione grafica/scrittura creativa
Simone Boccanera 3aC
Motivazione: Ha partecipato con impegno sia alla sezione di
grafica che a quella di scrittura creativa mostrando di possedere
in entrambe sensibilità, buone conoscenze sul tema
dell’emigrazione e ottime capacità espressive
Votazione media sezione grafica 8,8/10
Votazione media sezione scrittura creativa 8,2/10
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“Questo disegno è volto al ricordo dei lunghi e pericolosi viaggi che affrontavano gli emigranti per
giungere in America tra il 1800 e il 1900.
L’uso della matita sanguigna è riservato alla commemorazione delle mori dei migranti moderni e al
ricordo di un triste e sanguinoso passato”
Simone Boccanera 3aC
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Simone Boccanera 3a C
Poche cose racchiuse in una vecchia valigia di cartone, legata con lo spago, tanta amarezza
nel cuore; era così che partivano i nostri emigranti, nel lontano ottocento, primi novecento. Una nave stracolma di contadini, artigiani e commercianti desiderosi di ritrovare la propria
dignità, alla ricerca di un lavoro fisso, onesto e decorosamente retribuito, salpava alla volta dell’America.
La grande, ricca, opulenta America, appariva come un miraggio, al quale aggrapparsi per rifarsi una vita e guadagnare onestamente del denaro da spedire alla propria famiglia rimasta
in patria nella speranza di riunirsi ad essa, in un futuro non troppo lontano. Il loro inserimento non fu poi così semplice come avevano immaginato; abitavano ammassati in umili case,
vivevano in povertà, venivano sfruttati, erano considerati ospiti indesiderati, mafiosi, uomini
fuorilegge, pericolosi e quindi perseguitati. Vivevano nella paura di essere linciati, come
spesso accadeva e la nostalgia per la propria famiglia e le proprie radici rendeva la loro vita
dura e insopportabile. Ogni diritto era loro negato anche se, per la maggioranza, venivano
reputati grandi lavoratori.con il desiderio di migliorare la loro vita e quelle degli altri.
Il problema del flusso migratorio affonda le sue radici nei secoli: è sempre esistito. L’emigrazione che ha portato ed ancora porta molti dei nostri Italiani a lasciare l’Italia, in
senso inverso, porta masse di stranieri a raggiungere le coste italiane. Fuggono dalle guerre, dalla povertà, imbarcati su barconi fatiscenti che solcano il Mediterraneo. Fuggono dai loro
paesi di origine, impauriti sia per quello che hanno lasciato che per l’incertezza di quello che
troveranno; con pochissime cose affrontano, a volte, la furia del mare che impedisce a molti di
loro di raggiungere la meta agognata.
Il 3 ottobre 2013, un barcone pieno di immigrati affondò nei pressi di Lampedusa, a causa di
un incendio scoppiato a bordo. Morirono circa duecento persone di cui una cinquantina di
bambini. Ultimamente è stato ritrovato il relitto a quattordici metri di profondità.
Nei giorni del naufragio, tra i Lampedusani e gli immigrati superstiti, si era creato un legame
di solidarietà e amicizia. Anche se di nazionalità diversa le persone erano disposte ad aiutarsi
l’un l’altra e a confortarsi a vicenda.
Per il momento storico che stiamo vivendo e a causa della crisi che stiamo attraversando,
purtroppo, l’enorme flusso immigratorio non dà possibilità a tanti immigrati che vogliono
rimanere in Italia, di avere un posto fisso e una vita decorosa; spesso sono costretti a vivere di
espedienti ed atti criminali. La maggior parte si adatta a fare lavori spesso in nero, ma che per loro rappresentano l’unica possibilità di sopravvivenza.
La scuola che ormai è diventata multietnica, aiuta i piccoli ad inserirsi nella nostra cultura, a formare i futuri cittadini stranieri e a non farli sentire più tali ma parte integrante del nostro
Pese. Siamo tutti cittadini del mondo ed è nostro dovere accogliere chi nei momenti di estrema
difficoltà, ha bisogno del nostro aiuto. In fondo i flussi migratori possiedono il vantaggio di trasferire la conoscenza e la tecnologia tra popolazioni con cultura, usi e costumi diversi. Gli
emigranti trovano spesso ostilità nei paesi di accoglienza fin quando non dimostrano la loro
voglia di partecipare alla vita del Paese in maniera attiva, concreta e propositiva.
Nel tempo molti scrittori parlarono dei problemi dell’immigrazione e dell’accoglienza, tra
questi Renè Philombe, scrittore, commediografo e giornalista africano che li potè vivere in
prima persona,
attraverso i fatti avvenuti nel suo continente. Nella sua poesia “ L’uomo che ti somiglia”, egli
impersona un migrante che bussa ad una porta, ma non viene accolto: La sua conclusione è
che in fondo siamo tutti uguali, sia neri che bianchi che gialli, che rossi e che lui è “ un Uomo,
l’uomo di tutti i tempi, l’uomo di tutti i cieli, l’uomo che ci somiglia”.
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Io credo che le persone debbano essere sempre solidali e generose, perché quello che capita
alle popolazioni costrette a migrare, un giorno, potrebbe succedere anche a noi.
Trovo sia una forma di razzismo e insensibilità il fatto che della gente dica che la presenza di
persone straniere è inutile
Dobbiamo essere in grado di capire che il confronto tra culture arricchisce i popoli: mani e
menti che lavorano per il bene comune arricchiscono il paese.
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Vincitore a pari merito
sezione scrittura creativa
Chiara Lomanto 3aD
Motivazione: Ha dimostrato di possedere ottime conoscenze sul
tema dell’emigrazione sia a livello storico che sociale, sensibilità
e buone capacità espressive
Votazione media 7,9 /10
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Chiara Lomanto 3aD
Da alcuni anni l’Italia è diventata meta di molti immigrati. Il nostro Paese, spesso è solo un
luogo di passaggio per arrivare in altri stati, come la Germania e la Norvegia.
Questo fenomeno ha cominciato a manifestarsi da poco perché fino a 50-60 anni fa l’Italia
affrontava il problema opposto: gli Italiani migravano per andare a vivere in luoghi più
industrializzati come gli Stati Uniti. Anche per questo il nostro Paese non era preparato
all’evento “immigrazione”
Mi sono accorta di questo leggendo quotidiani, guardando il telegiornale e informandomi su
internet.
Ho scoperto che questo processo non avrà vita breve e, secondo alcuni studi svolti dal “
Republic and public life” tra venti anni, la popolazione italiana aumenterà notevolmente a discapito di quella del Medio Oriente che si ridurrà progressivamente. Tutto questo è causato
da molteplici situazioni. La maggior parte degli immigrati lascia il proprio Paese per la scarsa qualità della vita, per i vari problemi politici ed economici, per le persecuzioni razziali e per la
guerra. Se a fuggire dalla propria terra, a causa dei conflitti interni, sono intere popolazioni si parla
di profughi. Un esempio è quello degli istriani che scapparono dal loro luogo di origine in Jugoslavia e arrivarono in Italia.
I clandestini invece sono coloro che immigrano illegalmente.
A spostarsi sono spesso i giovani. Essi lo fanno perché desiderano trovare un luogo migliore
dove vivere e dove trovare un lavoro.
A volte costoro entrano nel mondo dello spaccio della droga e della prostituzione se non
trovano una occupazione, per questo si creano anche dei problemi all’interno del nostro Stato:
essi non sono causati solo dalle attività non legali ma anche dalla cultura differente. Un
esempio è la poligamia praticata nei Paesi Arabi. In Italia essa non è concepita e potrebbe
capitare che solo una delle mogli di un uomo venga tutelata, mentre le altre non sarebbero
riconosciute tali.
Queste differenze fanno nascere, a volte, nelle persone sentimenti di odio razziale e di
xenofobia ( paura dello straniero).
La diversità di cultura, religione e costume però non è sempre negativa anzi arricchisce la
popolazione facendola diventare multietnica.. Molto spesso gli immigrati svolgono lavori che gli Italiani non vogliono fare, quindi sono un
valido aiuto, però a causa della moltitudine di uomini che giungono nel nostro Paese, le persone si cominciano a chiedere se sia il caso di accoglierli o respingerli.
L’integrazione al di là di quella politica ed economica, è molto complessa. E’ difficile inserire un individuo nella società, soprattutto uno straniero.Un esempio può
essere quello che avviene a volte nelle classi I genitori hanno paura che i propri figli frequentino compagni stranieri per la differenza di
cultura: tutto questo però è solo un pregiudizio.
Prima di entrare nella società bisogna superare alcuni problemi legali e ottenere il permesso di
soggiorno o un asilo politico.
Molte persone si sono occupate di questo, per esempio Fabio Geda , che ha scritto “ Nel mare
ci sono i coccodrilli”. Questo romanzo parla di Enaiatollah Akbari, un ragazzo afgano di di
etnia Hazara.
Per fuggire dai Talebani, la madre lo porta in Pakistan dove lo abbandona. Lì egli comincia a
lavorare e incontra dei ragazzini che lo convincono ad andare in Iran, con uno di loro. Viene
assunto in un cantiere ed è pagato bene. Il venerdì (il suo unico giorno libero) gioca a pallone
con altri giovani che diventano suoi amici. Alcuni di loro desiderano partire per la Turchia e
Enaiatollah si unisce al gruppo. Lì però non riesce a trovare un lavoro e quindi, insieme ai
suoi compagni parte alla volta della Gecia, su un gommone. Arrivato a destinazione, deve
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convivere con il fatto che senza un permesso di soggiorno non può riamanere in quel luogo
perché rishia di essere riportato in Afghanistan, quindi nascosto in un camion arriva in Italia e
riesce ad ottiene il permesso di soggiorno, mostrando agli uomini dell’Ufficio Immigrazione
Minori la foto di un bimbo soldato che spara ad un uomo e dicendo “ Quel bambino potrei
essere io…”
Anche Fabrizio Gatti, scrittore e giornalista italiano, si è occupato dell’integrazione facendo
varie inchieste sul problema degli immigrati che sbarcano a Lampedusa. Ha scritto anche
“Viki che voleva andare a scuola” che racconta della storia vera di un ragazzo albanese. Il
padre del giovane lavora come muratore a Milano e invita la sua famiglia raggiungerlo.
La moglie e i due figli partono a bordo di un gommone e arrivano in Italia, raggiungono la
loro destinazione ma devono affrontare una dura realtà: sono clandestini.
Viki vuole andare a scuola e quindi i genitori si mettono d’accordo con alcune maestre per far partecipare il figlio alle lezioni.
Io ho assistito ad alcuni incontri con persone straniere, perché la mia classe ha partecipato al progetto “Intercultura”, esso era mirato a noi giovani ed è stato come uno scambio culturale.
Per prima abbiamo incontrato Felicitè Mbezele, un’attrice africana. Ci ha palato della sua vita in Africa e della sua carriera. Ella ci ha detto che non si aspettava di essere chiamata “negra” a
Roma, anche perché si sente romana al cento per cento. La cosa più importante comunque è stato lo scambio di idee. Ha spiegato che, per lei, è stato difficile ambientarsi in un luogo
completamente diverso da quello di origine e che anche nel teatro ha trovato differenze
colossali. Fortunatamente è riuscita ad adattarsi alla vita in Italia e orai sono più di venti anni
che vive qui.
Grazie al progetto, abbiamo anche incontrato Massimiliano Troiani, un regista che ci ha fatto
vedere alcuni documentari che parlavano delle tradizioni e dello stile di vita di varie etnie del
Burkina Faso. Infine, abbiamo conosciuto Steven Emejurn (che in realtà si chiama Okechuru),
un coreografo nigeriano che ci ha raccontato la sua storia.
Egli se ne andò dal suo paese per i problemi interni. Ci ha detto che gli uomini sono tutti
uguali e ci ha spiegato brevemente la storia dell’Africa.
Grazie ad alcuni interventi, abbiamo potuto confrontare le nostre idee e abbiamo capito che
egli non prova rancore nei confronti dei colonizzatori europei.
Ho anche partecipato ad un’uscita didattica alla Biblioteca Flaiano. Lì abbiamo assistito alla
proiezione di in film, insieme alla mia classe, che si chiamava “ Terraferma”. Era stato girato da Emanuele Crialese e parlava di Lampedusa e del problema degli immigrati. Il protagonista
è Filippo, un ragazzo di venti anni. Suo zio possiede un peschereccio e un giorno, mentre sono in mare, avvistano un barcone di clandestini. Alcuni di essi vengono portati a bordo
dell’imbarcazione, tra questi vi è Sara, una donna che insieme ai suoi figli,verrà salvata ed aiutata a raggiungere il marito. Ciò evidenzia il fatto che, anche se la legge dice che non
bisogna aiutare queste persone, gli uomini soccorrono ugualmente gli immigrati. In quei momenti, infatti, conta solo la legge del mare.
Grazie alle varie uscite e agli incontri del progetto “Intercultura” ho scoperto nuove cose ed
ho approfondito le mie conoscenze. Ho capito perché le persone migrano e vengono qui in
Italia.
Molti considerano l’immigrazione come un fenomeno negativo ma per me gli immigrati
arricchiscono il nostro paese e sono d’aiuto.
Noi Italiani pensiamo solamente ai nostri problemi e non a quelli delle persone che giungono
nel nostro Stato. Questi uomini fanno fatica ad integrarsi, trovare un lavoro e persino a vivere
liberamente senza il timore di essere fermati dalla Polizia.
Per alcuni l’immigrazione dovrebbe dovrebbe essere fermata ma per altri, come me, dovrebbe
essere favorita. Gli stranieri sono come un libro aperto, che aspetta solo di essere letto per
svelare il suo contenuto. Grazie ad essi infatti si possono conoscere le varie culture ed i
costumi che ci sono nel mondo.
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Ora ho anche capito quanto sia importante la diversità e che uno stato multietnico è qualcosa
di meraviglioso: popoli diversi vivono l’uno a fianco all’altro senza distinzioni. Se si facesse
questo non ci sarebbe più il “ problema degli immigrati” ma solo quello di trovare un posto
per i nostri fratelli e le nostre sorelle.
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Vincitore a pari merito
sezione scrittura creativa
Alessandro Gattola 3aD
Motivazione: Ha dimostrato di possedere ottime conoscenze
storico sociali sul tema dell’emigrazione, sensibilità e capacità di
argomentare le proprie idee
Votazione media 7,8/10
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Alessandro Gattola 3aD
Da quel giorno l’Europa ha aperto gli occhi sul Mediterraneo, da quel giorno le posizioni sono
cambiate, da quel 3 ottobre, qualcosa si è mosso. Quel giorno, più di 350 persone, hanno
sacrificato la loro vita
La mente dei parlamentari si è aperta e il governo italiano ha dato il via ad un’operazione
chiamata “Mare Nostrum” che consiste nell’impiego di diverse navi della Marina italiana per
pattugliare la zona del canale di Sicilia ed eventualmente intervenire in soccorso di coloro che
hanno bisogno.
Lampedusa è oggetto di sbarchi da circa sei, sette anni: il record di migranti sbarcati è di
mille, nel 2011 In questi primi quattro mesi del 2014, sono arrivati sulle coste delle isole siciliane oltre mille
migranti e gli esperti si domandano se verrà superato il numero di massima capienza. I fondi della U.E. non arrivano e a rimetterci sono le tasche dei cittadini, molti dei quali sono
contrari e protestano contro questa decisione. Anche partiti politici, come la Lega Nord, si lamentano e richiedono un maggiore aiuto dagli
altri stati europei. Negli ultimi anni l’Italia si è trasformata da paese di emigrazione a paese di immigrazione
infatti, fino a cinquanta anni fa eravamo noi italiani ad andare via per cercare fortuna negli
altri Paesi, soprattutto negli Stati Uniti ed in altri paesi ricchi.
Siamo stati accolti, ma eravamo malvisti dalla popolazione locale, tanto che, secondo il
“trattato sulle migrazioni” del Governo statunitense, eravamo “uomini bassi e scuri di pelle,
che chiedono l’elemosina davanti alle chiese, che dormono per strada, molto sporchi,”
Questo ci colpisce, perché potrebbe essere la descrizione che attribuiremmo agli immigrati
africani e ci ricorda che eravamo nella loro stessa condizione solo cinquanta anni fa. Per
questo motivo dovremmo accoglierli e renderci disponibili soddisfacendo le loro richieste
molto semplici ed essenziali.
Vengono in Italia, per poi sperare di proseguire per altri paesi dell’Europa settentrionale, ma
spesso rimangono a lungo bloccati qui , nei centri di prima accoglienza, in attesa di una
sistemazione definitiva. Molti altri invece, lasciano il loro paese non per libera scelta ma per
scappare da guerre o persecuzioni: si chiamano rifugiati. Questi, al contrario degli immigrati clandestini, che molte volte non vogliono tornare a casa, perché il loro paese è privo di
risorse e di prospettive, nutrono un sentimento di nostalgia molto forte verso la propria terra. Un’associazione che in Italia accoglie e tutela i rifugiati è il centro Astalli, che ha sede a
Roma. Organizza molti incontri e ha fatto pubblicare anche molti libri tra i quali “ Terre senza
promesse” dove alcuni rifugiati raccontano le proprie storie che a volte sono davvero tragiche: partono dall’Africa Sub-Sahariana per compiere un lungo viaggio nel deserto, dove solo pochi
sopravvivono. Si affidano a trafficanti di uomini, che si fanno pagare tanto anche se non
sanno se arriveranno davvero a destinazione.
Molte sono le cause del fenomeno migratorio ma le più importanti sono:
Cause economiche: il soggetto emigra per mancanza di lavoro o per sperare di avere una vita
migliore; cause politiche: il soggetto emigra perché nella sua terra è in corso una guerra o
perché è discriminato in qualche modo; cause ambientali: il soggetto emigra perché nel suo
paese il degrado dell’ambiente è talmente alto da mettere a rischio la salute dell’uomo, oppure
se il territorio è stato colpito da particolari disastri ambientali quali alluvioni, siccità, carestie
e la vita diventa impossibile.
Molti, nelle testimonianze che ho letto, si descrivono come marziani, in Italia, perché non
sono ben visti .
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Anche Felicitè Mbezele, appena arrivata, si sentiva “ strana” e fuori dalla comunità ma poi si
è integrata alla perfezione. L’abbiamo incontrata a scuola, lei camerunese, ha sempre sentito
la mancanza della sua terra, perché l’Africa è davvero stupenda.
Anche Steve Emeyuri, nigeriano sente la mancanza del suo popolo, dell’allegria e della
spontaneità della sua gente.
In questi due incontri ho capito quanto siano importanti i valori umani quali l’amicizia,
l’accoglienza e la sincerità.
Noi abbiamo un po’ perso il senso dei veri valori, e pensiamo solo ai soldi ma dovremmo
riabbracciare questi sentimenti.
In molti libri che ho letto si parla di emigrazione, come in quello di Fabio Geda “ Nel mare ci
sono i coccodrilli”, che parla della storia di un ragazzo afgahano di nome Enaiatollah Akbari
, che deve fuggire dalla sua terra a causa di una persecuzione e attraversa molti territori, tra i quali quelli del Pakistan, Iran, Iraq, Turchia e Grecia per poi alla fine arrivare in Italia.
Anche due profughi che abbiamo incontarato l’anno passato ci hanno raccontato il loro viaggio, uno di loro è arrivato qui dentro la stiva di un aereo.
Secondo me queste persone hanno subito troppe angherie e non possono essere discriminate ancora per il colore della loro pelle.
Come nel film“Terraferma” la gente ha paura, paura di accogliere, ha paura di conoscere, purtroppo non ha paura di discriminare.
In Italia come in Europa, le persone giudicano senza sapere, senza capire che anche loro sono
esseri
umani e che hanno i nostri stessi diritti e che dovrebbero essere tutelati dallo stato che invece
taglia i fondi ai centri di prima accoglienza e alle associazioni che si dedicano alla tuetela dei
rifugiati .
Per questo anche un singolo cittadino si deve battere per questa buona causa, visto che tutti
devono contribuire alla crescita del nostro paese ed essi possono essere un aiuto in più, perché
potrebbero integrarsi nel mondo del lavoro e aiutare l’economia.
Dobbiamo batterci per i loro diritti sviluppare la nostra empatia per metterci nei loro panni e,
come dice un famoso detto “ non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso.
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Gli altri finalisti…
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Giulia Antignano 3aA
Il fenomeno migratorio è sempre stato un problema rilevante nel nostro pianeta.
Numerosi extracomunitari sbarcano ogni anno sulle coste italiane in cerca di migliori
condizioni di vita. I dati più recenti mostrano che il due per cento della popolazione italiana è
composta da immigranti, si tratta di 1240000 persone circa .
In realtà questo, per l’Italia potrebbe essere un vantaggio, potrebbe esserci un incremento
della popolazione o più disponibilità nel lavoro e ed è esattamente ciò che si è verificato.
La situazione viene peggiorata dalla crisi economica, in cui si trova attualmente l’Europa ed
in particolare l’Italia. Per questo, i posti di lavoro scarseggiano e, di conseguenza, la
disoccupazione aumenta.
I dati infatti confermano che solo il quarantacinque per cento circa degli immigrati è composto da lavoratori regolari (si guadagnano da vivere onestamente, pagano le tasse…) ed
il restante sessantacinque per cento è composto da disoccupati, rifugiati politici, clandestini e lavoratori in nero.
Purtroppo, la colpa non va tutta a loro, questa categoria di persone è infatti quasi costretta a comportarsi così; non che questa sia una giustificazione ma spesso è l’unica alternativa che
hanno. E’ interessante vedere come cambino le cose nel tempo, la situazione dell’Italia non più di
sessanta anni fa presentava esattamente le stesse difficoltà ma allora il problema era di tipo
opposto: si trattava di emigrazione.
Le crisi che sorsero nel novecento, spinsero gran parte della popolazione all’emigrazione che
fu di due tipi, interna ed esterna. Si trattava degli spostamenti della popolazione dalle regioni
meridionali dell’Italia verso quelle settentrionali (interna), questo fenomeno si espanse fino
ad arrivare all’estero: Stati Uniti, Australia e altri stati (esterna).
Recentemente, invece, sono molti coloro che hanno come meta di emigrazione l’Italia
provenienti dalle Filippine, dal Marocco, dall’Albania e dalla Tunisia. Tutti questi luoghi
sono in uno stato di sofferenza a causa di lunghi periodi di guerra o dittature o comunque di
situazioni politiche gravi che spingono gli abitanti a fuggire.
Bisognerebbe anche tener conto di tutte le difficoltà che incontrano durante il loro percorso,
per arrivare in Italia e adattarsi alla nostra cultura, alla nostra lingua e soprattutto alla società.
Per coloro che ci riescono, che trovano un lavoro vi sono diverse associazioni mirate a sostenerli e ad aiutarli. Una di esse si chiama INPS (Istituto Nazionale Previdenza Sociale)
che assicura loro un fondo pensionistico e un aiuto in caso di malattia. Oltre a tutte le disastrose esperienze che un immigrato affronta possiamo anche aggiungere la
possibilità di un vero sfruttamento da parte del datore di lavoro; per non parlare di quello che avviene nei trasporti marittimi. Infine, uno degli ostacoli principali che un rifugiato o un
immigrato può incontrare è il razzismo, quella corrente di pensiero di chi sostiene l’inferiorità di chi è diverso da te per cultura, per colore della pelle o per caratteristiche somatiche…
Ora vorrei però illustrarvi la vita di una persona che è riuscita ad affrontare con il sorriso tutte
le difficoltà che la vita le ha messo di fronte riuscendo a trarne il meglio.
Si chiama Alice Mayuga, ha trentotto anni e viene dalle Filippine. Ha un marito, due figli e
una famiglia che definire numerosa sarebbe poco. E’ arrivata da noi nove anni fa ; cercavamo
una donna delle pulizie che fosse in grado di eseguire gli assurdi e precisi ordini di mia
madre. Quando arrivò, io ero ancora piccola, avevo solo quattro anni e non la presi in
simpatia.; “rubava”il mio spazio nel bagno, il cibo dalla cucina e chiaramente una camera
della casa. Nonostante abbia una sorella, non sono portata a condividere e inoltre avevamo
anche il problema della comunicazione. Alice parlava tagallo, filippino, spagnolo e inglese ma
con tutta la buona volontà io all’età di quattro anni non riuscivo a comprenderla e la cosa era
reciproca. Con il passare dei giorni e dei mesi iniziammo a capirci meglio, lei imparava
l’italiano ed io provavo con l’inglese. I miei genitori lavorano perennemente, li vedo molto
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poco e quando capita, non riesco nemmeno a dire ciò che penso. Lei invece non vede i suoi
figli se non da dietro lo schermo del computer e suo marito l’ha raggiunta qui in Italia solo
quest’anno. Il nostro rapporto si basò sul colmare il vuoto lasciato dalle nostre famiglie. Con
il passare del tempo ci siamo prese più libertà e mi ha sempre colpita molto come fosse
riuscita ad adeguarsi.
Nei primi anni, anche la domenica e nei giorni di festa, rimaneva nella sua camera senza
vedere nessuno, adesso invece ha degli amici con i quali uscire, dei parenti che l’hanno
raggiunta e una famiglia “acquisita” che l’apprezza e le vuole bene. Ci sono giorni in cui lei
aiuta me in inglese parlandomi in questa lingua, io le rispondo e lei mi corregge gli errori
mentre io le faccio notare la composizione della frase o l’errore grammaticale che fa.
Alice mette da parte i soldi e li manda ai suoi parenti, rinuncia a tutto pur di renderli felici. E’
commovente vedere l’affetto che li lega, nonostante non si vedano da più di otto anni. Sono convinta che per arrivare fin qui questa famiglia debba aver lottato, senza mai avere
nessun riconoscimento. Un giorno mi ha raccontato il suo viaggio: a distanza di cinque anni ancora lo ricordo!
Aveva ventisette anni e tre dei suoi nove fratelli e sorelle erano in giro per il mondo, con la speranza di trovare una sistemazione. Il fratello più piccolo aveva da poco compiuto diciotto
anni e un giorno la madre ricevette una chiamata: era la polizia, la quale aveva chiamato per informarla della morte di suo figlio in un incidente, due morti e tre feriti.
Da quel giorno cambiarono molte cose, il padre morto anche lui da circa dieci anni avrebbe
potuto portare a casa i soldi necessari al mantenimento della famiglia se solo fosse stato vivo.
Alice in quel momento si rese conto che con gli studi pagati dalla madre avrebbe potuto
cambiare la sua vita definitivamente. Così iniziò a lavorare giorno e notte per guadagnare e
permettersi il viaggio in Italia e i soldi che le sarebbero serviti per i primi mesi, una volta
arrivata.
Così a ventotto anni partì e arrivò in Italia, dove sua cugina si trovava per gli stessi suoi
motivi. Passò un anno con lei, cercando di ottenere il permesso di soggiorno e la cittadinanza
ma non li ottenne. Sua cugina viveva in campagna, a circa mezz’ora da Roma. Così decise di
trasferirsi e andare a vivere a Roma con la speranza di trovare un lavoro lì. Due mesi dopo
venne assunta da mia madre e il resto lo conoscete già.
Il suo viaggio però non è ancora finito, è solo una delle tante fasi che le permetteranno di
trovare i soldi necessari per concludere la favola con il classico “… e vissero felici e contenti” o almeno questo è ciò che io e la mia famiglia le auguriamo.
Adesso però vorrei tornare sul razzismo di cui ho parlato perchè, non me lo ha raccontato, ma io so che lei o la sua famiglia ne è stata vittima. Lo si vede dalla sua razione quando in TV
capita di vedere scene di questo tipo. Il concetto di normalità in realtà non esiste, è una opinione non un fatto appurato. Non si
tratta di diversità ma di varietà. Tutti i preconcetti che la gente potrebbe avere su questo tipo di realtà, non saranno mai veri, perché non esiste verità in questo campo. La normalità
dovrebbe essere la nostra realtà, il modo in cui siamo davvero noi stessi.
In questo caso si tratta di “razza”, ma il discorso vale anche per tutte le persone che vengono
prese in giro per la musica che ascoltano o per i vestiti che indossano. Qui non si tratta di
argomenti che trovi sui libri di storia, si tratta di persone che muoiono di fame ogni giorno, di
persone che non hanno le opportunità che abbiamo noi e la cosa più grave è che non ce ne
rendiamo nemmeno conto. Si tratta delle ingiustizie che ogni giorno avvengono senza che
nessuno le fermi. Si tratta della voce di persone che hanno da dire cose importanti che
nessuno sentirà mai.
20
Virginia Cappannoli 3aG
Negli ultimi anni l’immigrazione in Italia ha subito un notevole aumento a causa di centinaia
e centinaia di persone, provenienti per la maggior parte dal Nord Africa che, a bordo di
barconi giganteschi e poco sicuri, cercano di attraversare parte del Mediterraneo per arrivare a
Lampedusa, l’isola più vicina alle coste africane.
Le maggiori cause di questo fenomeno sono l’instabilità dei governi e i continui conflitti
anche tra civili, che generano l’impossibilità di andare a lavorare e quindi l’aumento della
povertà.
A emigrare però non sono solo gli adulti con difficoltà economiche ma molto spesso anche
bambini e ragazzi di tutte le età per i quali la loro terra non è più sicura e non può garantire
loro un futuro. Durante questi viaggi, le persone si affidano a contrabbandieri che agiscono clandestinamente
richiedendo somme di denaro altissime; per questo motivo spesso nelle famiglie è preferibile far partire i giovani, avendo essi più possibilità di trovare lavoro.
Agendo clandestinamente non si hanno certezze sul modo in cui si viaggia e questo comporta notevoli difficoltà. Spesso i barconi affondano o le persone muoiono di fame e sete, come è
capitato al cugino di Anas, un ragazzo somalo emigrato in Italia, che è venuto nella nostra scuola l’anno scorso a parlarci della sua esperienza, grazie al progetto in collaborazione con il
centro Astalli.
Lui partì dal suo paese su di un camion lungo e stretto con tantissime altre persone per
arrivare in Libia. Durante il viaggio erano tutti ammassati, uno sopra l’altro, senza cibo e con
solo una bottiglietta di acqua. Viaggiarono per giorni in condizioni pessime ed è proprio
durante il tragitto che morì suo cugino.
Quando arrivò in Libia prese un barcone diretto a Lampedusa. Una volta arrivato, venne
trasferito a Roma dove prese il visto per motivi umanitari e trovò ospitalità al centro Astalli,
dove lavora ancora oggi.
Ci ha inoltre parlato di come ci si sente a dover lasciare la propria terra alla ricerca di una vita
migliore e tutte le difficoltà che bisogna affrontare per raggiungere uno stato di benessere
totale.
Questo mi ha fatto riflettere, perché noi spesso ci lamentiamo di non avere una bella vita,
quando ci sono persone che per averne una migliore devono affrontare centinaia di ostacoli. Penso che ognuno di noi dovrebbe apprezzare di più la propria vita ed essere più accogliente
nei confronti delle altre persone dimostrando più rispetto per gli altri. Basta essere più accoglienti e disponibili con gli altri per migliorare la loro vita ed anche la
nostra.
21
Leonardo Pellegrini 3aC
L’immigrazione è uno dei temi più caldi dei nostri giorni.
Uomini, donne…bambini che scappano, rischiando la morte con viaggi lunghi e pericolosi per
arrivare a quella che, secondo loro, è la meta che cambierà la loro vita;
Ma questo tema non mi è nuovo, noi europei siamo un popolo di emigranti da secoli: i nostri
avi, pionieri, hanno colonizzato il mondo oggi conosciuto.
Ma cosa è cambiato oggi?
La popolazione mondiale è salita negli ultimi 30 anni da 4 a ben sette miliardi e mezzo di
persone, ciò farebbe pensare che emigrare sia molto difficile.Ma noi italiani siamo un popolo
di migratori, lo siamo stati per decenni e decenni; è bene che la storia non vada dimenticata.
La nostra costituzione, i nostri ideali sono parte di noi, non possiamo e non dobbiamo non accogliere queste persone, perché hanno gli stessi volti, gli stessi sentimenti, la stessa paura di
lasciare la propri terra e di non rivederla mai più, il medesimo timore di non rivedere i propri cari, che avevamo noi, che avevano i nostri fratelli più di un secolo fa. Abbiamo il dovere di
accoglierli e di fornirgli sostentamento, basta far riempire di morti e relitti il nostro mare, troppo sangue è stato versato.
Con l’operazione “ Mare nostrum”stiamo adempiendo i nostri doveri, più di trentamila vite sono state salvate, al costo di più di nove milioni di euro al mese, un prezzo che il nostro
paese in crisi non può permettersi; è per questo che l’Unione Europea dovrebbe garantire, gli
aiuti di tipo economico e non, istituendo un fondo e cooperando affinché queste persone
vengano aiutate.
Solo cooperando potremmo fermare questo esodo.
Io credo che noi, come Unione Europea, dobbiamo dare speranza e non toglierla, in quanto
siamo paesi più avanzati e questo ce lo impone. E con avanzati non intendo culturalmente, ma
tecnologicamente e politicamente, perché siamo Stati democratici.
Critico fermamente coloro che affermano che questi profughi devono essere fermati, perché
ciò è segno solo di una profonda ignoranza e di pregiudizi.
Guerre, dittature, morte. Ecco le cause per cui queste persone emigrano, lasciando tutto: non
hanno scelta, un viaggio di chilometri e chilometri dove rischiano la morte per sfuggire alla
povertà estrema che c’è nei loro paesi.
Come vi sentireste ad essere rifugiati in un paese straniero di cui si conosce poco o niente, del quale non si parla la lingua, discriminati come clandestini (e purtroppo nella maggioranza dei
casi lo sono)? Tante volte mi chiedo cosa si possa provare ad essere creduti ladri, persone inaffidabili…cattive. Queste opinioni sono indotte solo dal pregiudizio, che è uno dei più
grandi mali che affliggono il nostro mondo. A volte, purtroppo è vero, sono costretti a rubare per vivere, perché arrivando come
clandestini non hanno la tutela dello Stato. Ovviamente c’è anche chi su questo fiume migratorio si arricchisce e specula. E’ il caso degli
scafisti, i “comandanti” dei grandi barconi dall’aspetto fatiscente, che incassando enormi
somme di denaro offrono la meta tanto desiderata agli emigranti, scappando però alla prima
difficoltà nel viaggio, lasciandoli in balia del mare senza alcun riguardo per le loro vite,
trattandoli come bestie.
E’ per questo che trovo più adeguato l’appellativo di “mercanti di morte”. Di essi, più
duecento sono stati consegnati alla legge e imprigionati ma non basta , è per questo che tutta
l’Unione europea deve cooperare affinché le stragi si fermino e questa odissea finisca.
Noi possiamo farlo, abbiamo il dovere di farlo.
22
Lorenzo Del Buono 3aG
L’Italia da anni è diventata un paese di forte immigrazione. Gli immigrati provendono da vari
Paesi africani come la Libia, da Albania, Cina e Filippine.
Si è parlato molto di questo fenomeno, sia nei telegiornali sia, nei quotidiani; anche in classe
abbiamo affrontato l’argomento mediante progetti e libri o con dirette esperienze attraverso la
conoscenza di immigrati che sono venuti a scuola per parlare di loro.
Gli immigrati spesso, sono costretti a lasciare i propri paesi per vari motivi. I più frequenti
sono: governi instabili come per esempio gli immigrati africani, povertà e motivi religiosi.
Negli ultimi anni s’è stato scalpore per Lampedusa, un’isola siciliana vicina al nord
dell’Africa nella quale si è rilevato un alto numero di sbarchi e ad ottobre dell’anno scorso è
affondato un barcone con centinaia di persone. Una grandissima fonte di notizie, per la mia classe, è stato Amas, un rifugiato politico somalo,
che è venuto nella mia scuola per raccontarci la sua storia e la storia del suo Paese, grazie al progetto in collaborazione con il centro Astalli. E’ scappato per l’instabilità del governo della
Somalia. Amas dovette viaggiare con più trafficanti che caricavano molti immigranti in camion strettissimi che attraversavano il deserto; essi erano muniti solo di una bottiglia di
acqua; ad Amas morì anche un cugino, durante il viaggio, ma lui continuò comunque ad andare verso l’Italia. Arrivato in Libia, prese un traghetto illegale che lo portò in Italia, dove
ottenne il visto per motivi umanitari. Ora vive presso il Centro Astalli di Roma, un centro per
immigrati.
Questa esperienza ci è servita moltissimo per capire la situazione di molti immigrati, i loro
stati d’animo e a cosa si deve arrivare per trovare un benessere in tutti i sensi.
Sempre a scuola abbiamo letto i libri: “ Viki che voleva andare a scuola e “ Nel mare ci sono
i coccodrilli
Il primo, quello che più mi ha colpito, parla della storia di un bambino, Viki, che scappa
dall’Albania a causa della povertà della sua famiglia e va in Italia. Viki, insieme alla sua
famiglia, viene in Italia su un motoscafo e, dopo aver rischiato la vita, vi approda e va a
Milano, città nella quale il padre lavorerà in nero, Viki andrà a scuola e dove vivranno in una
baracca in condizioni orribili, senza igiene né nulla altro.
Il secondo libro invece tratta la storia di un ragazzo asiatico che emigra in Italia per motivi
religiosi e, dopo mille pericoli e traversie arriva in Italia. Queste storie mi hanno fatto riflettere molto sulla condizione di queste persone e su cosa siano
costrette a sopportare per aspirare ad una vita migliore. Proprio per questo l’Italia deve accoglierle e
dare loro una casa dove vivere bene e con tutto ciò di cui si ha bisogno, perché anche noi italiani siamo stati immigrati e siamo stati trattati male dai paesi “ospitanti”; noi non vogliamo
che queste persone passino quello che abbiamo subito noi. Essi vengono per trovare benessere economico, per riuscire a guadagnare per sé e per dare un aiuto alla famiglia che, nello stato
natio, permetta loro di sopravvivere; cercano un benessere fisico, dopo tante fatiche subite,
Per questi motivi l’Italia deve continuare ad accogliere gli immigrati. Tutti noi dobbiamo
comprendere che essi sono stati e stanno peggio di noi pertanto non dobbiamo discriminarli
perché sono persone come noi.
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Roberta Tudor 3aD
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I
n
d
“Ho voluto rappresentare il fenomeno che si manifesta tutti i giorni raffigurando un barcone di emigrati che naviga sulle acque di un mare astratto nel quale sono raffigurate le bandiere
dei paesi più soggetti all’emigrazione”.
Alessandro Spaziani 3aC
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Indice
Introduzione____________________________________________________ 4
Vincitori Premio Michele Maronita 2014_____________________________ 5
Gli altri finalisti_________________________________________________ 17
Indice _________________________________________________________ 25
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I.C. Piazza Minucciano
Piazza Minucciano 33 – 00139Roma
www.scuolamajorana.it
Biblioteca scolastica.Michele Maronta©
Roma 27 giugno 2014