piccole e micro imprese, crisi e vincoli finanziari

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PICCOLE E MICRO IMPRESE : CRISI E VINCOLI FINANZIARI 1

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Economy & Finance


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PICCOLE E MICRO IMPRESE : CRISI E VINCOLI FINANZIARI

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Piccole e micro imprese: crisi e vincoli finanziari

Panorama Letterario

I vincoli finanziari delle piccole imprese

Berger e Udell (1998): Financial Growth Cycle

Equity gap e rapporto banca-impresa

Crisi e vincoli finanziari

L’Impatto della crisi sulla struttura finanziaria delle imprese

Ricerca empirica

La selezione del campione

I principali risultati ottenuti

Conclusioni

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Panorama Letterario: I vincoli finanziari delle piccole imprese

Esiste un rapporto tra le piccole dimensioni di un’impresa e le difficoltà di accesso ai canali di finanziamento.

La struttura finanziaria d’impresa poggia le sue fondamenta sui contributi di:

Modigliani (1958) e Miller (1963);

Kraus e Litzenberger (1973): trade-off theory;

Meyers (1984): teoria del pecking order che è stata poi allargata da Domenichelli(2008) con l’introduzione di tre scelte: autofinanziamento, indebitamento, equity.

I comportamenti delle imprese non sono riconducibili a questi modelli di riferimento.

Berger e Udell (1998): Financial Growth Cycle. Si mettono in rapporto le dimensioni e l’età dell’impresa con le varie fonti di finanziamento idonee per ogni fase di un ideale ciclo di vita.

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Berger e Udell (1998): Financial Growth Cycle

I FASE: le piccole imprese all’inizio della loro attività non riescono ad accedere alle vie di finanziamento esterno. Possono contare su:

II FASE : le imprese integrano l’autofinanziamento con l’indebitamento bancario, ricorrendo al venture capital.

III FASE: crescita dell’impresa grazie all’aiuto di finanziamenti strutturati.

Importanza dell’AUTOFINANZIAMENTO per le piccole imprese.

Il limite dell’autofinanziamento è dato dalla necessaria presenza di utili nella fase di avvio.

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• Capitale dell’imprenditore;• Autofinanziamento;• Credito commerciale;

• Aiuto dei business angel.

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Equity gap e rapporto banca-impresa

EQUITY GAP: cronica carenza di fonti acquisite con il vincolo di pieno rischio da parte delle imprese di piccole dimensioni (Gualandri e Schwizer, 2008).

Le tre linee guida seguite per tale studio sono:

1. Verifica degli apporti di capitale di rischio nelle imprese;

2. Analisi dell’offerta;

3. Stima del fabbisogno prospettico di capitale di rischio espresso dalle imprese.

Il rapporto banca-impresa è riconducibile a due modi di operare:

Transaction lending: la banca privilegia aspetti contrattuali della transazione finanziaria, facendo emergere rapporti standard basati su hard information per compiere valutazioni oggettive sul merito creditizio e ridurre i costi di agenzia relativi al moral hazard e alla adverse selection.

Relationship lending: costruito sulla base di rapporti di lungo periodo tra banca e impresa. L’elemento personale prevale su quello contrattuale e i finanziamenti vengono concessi in base soft information, qualitative non codificabili. È adatto alle realtà imprenditoriali di modeste dimensioni.

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Fattori determinanti:1. Assetto di corporate

governance;2. Difficoltà nell’accesso

ai canali di finanziamento diretti.

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Crisi e vincoli finanziari

Rapporto dimensione o complessità aziendale /opacità informativa

Scelte gestionali delle aziende e fattori legati all’offerta (Caruso e Palmucci, 2008)

Rapporto livello di redditività aziendale/ tassi di indebitamento (Bini, 1996)

Sempre più aziende ricorrono al debito di fornitura o al debito a breve scadenza per la scarsa disponibilità di asset da offrire in garanzia. (Arcelli, Chittenden, Storey)

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L’opacità informativa è uno dei maggiori vincoli finanziari delle piccole imprese che

determina il razionamento del credito e l’inasprimento del costo dei finanziamenti.

Non tutte le PMI sono opache dal punto di vista informativo. Le PMI più complesse utilizzano modelli

di intermediazione basati sulla divulgazione di informazioni. (Zara e Feltrinelli , 2006)

Si sostituisce la variabile della dimensione con quella della complessità.

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GLI EFFETTI DELA CRISI SULLA STRUTTURA FINANZIARIA DELLE IMPRESE

Rapporto casuale tra crisi finanziarie/crisi reali: se si considera che durante una crisi bancaria si ha la contrazione del credito erogato detta credit crunch, allora i settori economici più dipendenti dai finanziamenti esterni sono più penalizzati.

Grado di sviluppo dei sistemi finanziari: i settori dipendenti dal credito e che operano nel sistema finanziario subiscono maggiori contrazioni rispetto alle imprese nate in contesti finanziari meno sviluppati. (Rajan e Zingales, 1998)

Effetti collaterali del credit crunch sono:

gestione della liquidità,

opportunità di investimento.

Rapporto liquidità/altre variabili come mercato interbancario, prezzo delle att. finanziarie, paura di contagio, effetti sull’economia reale (Allen e Carletti, 2008). La contrazione della liquidità può incidere sulla gestione finanziaria dell’impresa e sulla realizzazione dei piani di investimento.

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Gli studi di Campello ed altri (2009-2010)

Le imprese sono soggette a vincoli finanziari e la loro attività è condizionata dal costo e dalla disponibilità di credito. Dopo la crisi dei mutui subprime, 2/3 delle imprese affette da vincoli finanziari hanno riscontrato problemi nell’accesso ai crediti e nella rinegoziazione delle linee di credito. Le imprese non soggette a vincoli hanno mantenuto intatto il livello di liquidità.

Utilizzo delle linee di credito delle banche:

Le PMI con bassa redditività mostrano alti livelli nelle linee di credito e, nei periodi di crisi, avendo maggiore liquidità interna (cash flow), impiegano minore credito, accedendo alla liquidità esterna a costi inferiori rispetto alle aziende che hanno una scarsa liquidità interna.

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• Alcune imprese vi attingono per far fronte alle carenze di liquidità;• Altre per impiegare risorse in progetti pianificati;

• Altre non vi attingono per mantenere buone capacità di indebitamento future.

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La ricerca empirica: la selezione del campione

16904 imprese che hanno:

Da esse sono escluse:

Il campione si riduce a 15.779 imprese. Di queste:

Il periodo di riferimento è dal 2005 al 2009. Si evidenzia la situazione pre-crisi (degli anni 2005-2006)con effetti prodotti dalle difficoltà dei mercati in ambito internazionale dal 2007 al 2009.

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• le imprese non attive al termine del periodo di riferimento, • le imprese prive di bilancio, • le imprese i cui bilanci non presentano dati rilevanti,• le imprese che applicano principi contabili internazionali nella redazione del bilancio.

• un numero di dipendenti inferiore a 50;• un fatturato annuo inferiore a 10milioni di euro.

• Il 70%, ovvero 11175 imprese si trovano al nord;• 2979 si trovano al centro;• 1625 si trovano al sud.

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La ricerca empirica: i principali risultati ottenuti

Per il bilancio delle imprese si applica una logica finanziaria per lo stato patrimoniale ed una configurazione a valore aggiunto per il conto economico. L’85% delle aziende del campione hanno piccole dimensioni; ciò non permette di riclassificare lo stato patrimoniale in base al criterio della pertinenza gestionale.

L’analisi dell’indebitamento è limitato alle macro-classi:

«debiti a breve» ;

«debiti a medio-lungo termine» .

Per l’analisi si utilizzano come margini finanziari: capitale circolante netto, margine di tesoreria, margine di struttura. Si omette il calcolo del margine di struttura allargato. Si nota un equilibrio tra investimenti realizzati e fonti di finanziamento. Dal 2005 al 2008 si è avuta una crescita legata a vari fattori.

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senza approfondire la dinamica dell’esposizione verso le banche.

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CONCLUSIONI

Le PMI italiane presentano:

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ASPETTI NEGATIVI:• Un capitale investito in attivo

circolante;• Un rilevante equity gap;

• Forte dipendenza dal debito;• Peggioramento della situazione

reddituale dal 2008;• Crescita delle rimanenze e dei

crediti;• Aumento del costo del capitale.

ASPETTI POSITIVI:

• buona capacità di autofinanziamento.

• le aziende mantengono valori positivi nello spread,

• ulteriori margini di indebitamento, • capacità di creare valore.