“otto luoghi identitari per una città senza rughe”

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1 Terzo Millennio – periodico on line per l’organizzazione dei moderati ANNO XVII Terzo Millennio n.36 – Lunedì 3 ottobre 2011 Martedì 4 ottobre 2011 alle ore 16 presso l’Auditorium della Circoscrizione “Castellamare”, (viale Bovio, 446 – Pescara) in occasione dell’inizio del XXV° anno accademico dell’Università della Terza Età, a cura dell’Associazione Cultura e Terza Età – Onlus di Pescara incontro sul tema: “Otto luoghi identitari per una città senza rughe”. Interverrà: Licio Di Biase

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Terzo Millennio – periodico on line per l’organizzazione dei moderati

ANNO XVII Terzo Millennio n.36 – Lunedì 3 ottobre 2011

Martedì 4 ottobre 2011 alle ore 16 presso l’Auditorium della Circoscrizione “Castellamare”, (viale Bovio, 446 –

Pescara) in occasione dell’inizio del XXV° anno accademico dell’Università della Terza Età, a cura dell’Associazione

Cultura e Terza Età – Onlus di Pescara incontro sul tema:

“Otto luoghi identitari per una città senza rughe”.

Interverrà: Licio Di Biase

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Urbano CIACCI Président

Rue Florian Montagne n°99 6001 MARCINELLE

Tél : 071/43.82.36

INVITATION

L’Association Ex-Minatori de Marcinelle participera à la

LA FETE DU PAIN FROMAGE - BIERE

qui aura lieu le

samedi 08 octobre 2011 de 11 h à 18h

Salle des Fêtes – Rue Paul Pastur, 62 – 6043 Ransart organisée par le PAC Ransart (entrée gratuite)

A l’initiative d’Elio Paolini et d’Urbano Ciacci, nous aurons le grand plaisir d’accueillir à notre stand

Monsieur Licio Di Biase, Président du Conseil Communal

de la ville de Pescara (Abruzze -Italie) Monsieur Eliseo Di Tommaso, Boulanger de Sant’Eufemia a Maiella

(Pescara - Abruzze -Italie)

qui Vous feront découvrir des saveurs typiques des Abruzzes

PAIN – HUILE D’OLIVE – FROMAGE – VIN

Le comité sera très heureux de vous y rencontrer !

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Politica

A cura di Giampiero Di Biase

“La differenza tra un politico ed uno statista

sta nel fatto che il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”.

(Alcide De Gasperi)

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Dipartimento Enti Locali

Roma, 28 settembre 2011

Caro amico consigliere,

dal 5 all’8 ottobre p.v. a Brindisi si terrà l’Assemblea Congressuale per l’elezione del nuovo Presidente

dell’ANCI.

L’Assemblea offrirà inoltre un motivo di incontro per dibattere sui temi che interessano gli enti locali in

un momento di grande difficoltà.

C’è grande volontà di riforme degli assetti istituzionali, c’è la preoccupazione per i tagli dovuti alla crisi

economica che comportano sacrifici specialmente nel settore dei servizi sociali.

Proprio per confrontarci e discutere di tutto questo, Ti invitiamo all’incontro con il nostro Segretario

Nazionale On. Lorenzo Cesa giovedì 6 ottobre 2011 alle ore 18.00 presso la sala Turchese che si trova

all’interno dell’Area Ex Montecatini.

Nella speranza di incontrarTi presto, Ti confermo la mia disponibilità.

On. Mauro Libè

Responsabile Nazionale

Dipartimento Enti Locali

UDC - Via dei Due Macelli, 66

00187 Roma Tel. 06-69791014 - Fax. 06-69791095

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Attenzione! Mercoledì 5 Ottobre, ore 18.30 a Sant'Agostino S. Messa per ricordare Luigi Sturzo: celebra e parla Msr. Mariano Crociata, Segr. CEI.

Carissimi amici, il numero del quale vi mandiamo, come tradizione, il sommario è questa settimana dedicato ai grandi avvenimenti che segnano il risveglio del mondo cattolico. La nostra iniziativa è nata proprio per seguire (e, se possibile, nei limiti delle nostre piccole forze) promuovere una discesa in campo dei cattolici contro la malapolitica. E’ quindi con emozione che cerchiamo di riferire attorno ad una settimana che riteniamo prodigiosa. Già nel numero 26 avevamo riferito di un inserto del Corriere della Sera dedicato a quello che stava avvenendo nel mondo cattolico, assieme ad un manifesto per la buona politica del Forum delle associazioni cattoliche del lavoro, oltre ad altre iniziative. Ma dal 22 settembre ad oggi sono successi questi avvenimenti: Al Congresso eucaristico di Ancona vi sono state importanti relazioni sull’impegno dei cattolici per il bene comune. Il 25 settembre nella sede della rivista dei Gesuiti, la Civiltà Cattolica, si è tenuto un Convegno, che entrerà nella storia, sul programma politico che dovrebbe aggregare l’associazionismo cattolico, di cui riportiamo sia la cronaca dell’Avvenire, sia un nostro commento. Il 26 settembre Roberto Mazzotta va da Gad Lerner, anche se Gad Lerner, non ha ancora avvertito di quello che sta succedendo, non trova le domande giuste (è già successo altre volte!). Il 27 settembre: storico intervento di Bagnasco nella riunione dei vescovi cattolici, che mette la parole fine alla insostenibile transizione del nostro declino. Pubblichiamo un’antologia dell’intervento ed un nostro commento. Ovviamente i media si occupano della ovvia condanna del modello di vita attualmente al potere. In realtà la parte più importante è quella che si riferisce all’insegnamento papale sui problemi economici mondiali. Il Papa si è spostato a sinistra di tutto lo schieramento politico e sarà difficile che questo possa entrare in consonanza con la indecorosa destra italiana. Il 28 settembre l’Istituto Sturzo e la Fondazione Adenauer, assieme al Centro delle Attività Culturali della Comunità Europea fondano il seminario sul tema de “l'internazionalismo democratico cristiano”. Ascoltiamo lo storico Durand, la testimonianza di Emilio Colombo, l’appassionato discorso di Frei, già Presidente del Cile, e persino Casini. Roberto Mazzotta annuncia che “la omogeneità dei problemi, che interessano il mondo intero, sono occasione di una opportunità oggi indispensabile. Si riparte da un approccio internazionale per far nascere un movimento politico. Nel contempo la necessità di trovare soluzioni europee pone il problema della natura del Partito Popolare Europeo”. Nel dibattito si nota una contraddizione fra il concetto di internazionalismo democratico-cristiano e la “occupazione” del partito Popolare Europeo da parte di elementi spuri che sono riusciti a frenare la costruzione del’Europa con tutti i risultati che oggi si possono vedere. Finalmente anche La Repubblica, che non ha mostrato mai troppo entusiasmo ad un ritorno dei cattolici, si occupa della “settimana dei portenti”. Goffredo De Marchis (figlio del grande Massimo), in un angolino fa una bellissima analisi della situazione, annunciando il Forum della Associazioni del 17 Ottobre e mettendo persino le fotografie di Andrea Riccardi e di Lorenzo Ornaghi. Ed il giorno dopo apre addirittura un quaderno apposito in cui tutto il pullulare di iniziative viene presentato come il tentativo di salvare il centro-destra, destituendo Berlusconi. Interpretazione forse troppo sospettosa ed inutile. Infatti, anche se questa fosse la seconda svolta di Salerno essa sarebbe benvenuta. E quando il cielo si sarà rasserenato, dopo la mietitura, ci penserà il Signore a separare il grano dal loglio. (Chiusura con citazione:“Oh anno dei portenti, Oh primavera de la patria”, Carducci, Piemonte).

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Piazza Italia

A cura di Alessio Di Bono

Accadimenti del Comune e della Provincia di Pescara

“Io ricordo una Pescara diversa, con cinquemila abitanti: al mare

ci si andava con un tram a cavalli e le sere si passeggiava, incredibile!

per quella strada dove sono nato, il Corso Manthonè, ora diventato un vicolo e allora persino elegante…”

(Ennio Flaiano – da una lettera a Pasquale Scarpitti)

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LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEL COMUNE DI PESCARA

in collaborazione con gli assessorati alla cultura del Comune e della Provincia di Pescara

indice la II^ edizione del Premio Nazionale “Ennio Flaiano per un telegramma”

“A sette anni sapevo fare un telegramma” (Flaiano)

Il concorso, “particolare e diverso” nel suo genere, è aperto a tutti e ha lo scopo di contribuire a ricordare Ennio Flaiano, personaggio di spicco nella storia culturale dell’Italia e della città di Pescara, nella sua vena ironica e dissacrante.

Si partecipa al concorso scrivendo un telegramma. Il concorso si articola in due sezioni: a- telegramma di auguri-congratulazioni; b- telegramma di condoglianze. - Ogni autore può concorrere con un telegramma per ogni sezione. - Il testo non può superare le trenta parole, esclusi i segni d’interpunzione. - I testi dovranno essere inediti. -Il testo deve essere indirizzato alla Presidenza del Consiglio Comunale “Concorso Nazionale un telegramma per Ennio Flaiano” - P.za Italia n. 1- 65121 Pescara, entro le ore 12.00 del 31 ottobre 2011. Farà fede il timbro di arrivo al protocollo dell’ Ente. - Il testo, firmato con un logo-fantasia scelto dal candidato, senza mittente, va spedito in una busta chiusa che contiene, a sua volta, un’altra busta chiusa con le generalità dell’autore e recapito telefonico sulla quale viene apposto lo stesso logo-fantasia identificativo. - I testi saranno valutati da una giuria tecnica presieduta da Enrico Vaime e costituita da Raffaele Nigro, Igino Creati, Licio Di Biase (Presidente del Consiglio Comunale di Pescara), Fausto Di Nisio (Vice -Presidente del Consiglio Comunale di Pescara), Gianni Santilli (Vice-Presidente del Consiglio Comunale di Pescara), Fabrizio Rapposelli (Assessore alla Cultura della Provincia di Pescara), Elena Seller (Assessore alla Cultura del Comune di Pescara) Silvano Console, Giovanni Di Iacovo, Franca Minnucci (Segretaria del premio). - I 3 finalisti per ognuna delle due sezioni, scelti dalla Giuria Tecnica, verranno sottoposti al giudizio di una Giuria Popolare che decreterà i 2 vincitori assoluti. La Giuria Popolare sarà composta da 200 clienti delle locande-taverne e ristoranti del Centro Storico della “Pescara” di Flaiano (via Delle Caserme, corso Manthonè, via dei Bastioni e traverse). - Al primo classificato, per ogni sezione, verrà assegnato un premio di 1.500 €. Sono previsti altri riconoscimenti a giudizio della Giuria Tecnica, per telegrammi ritenuti interessanti per stile e contenuto. I premi devono essere ritirati dall’autore. - La Presidenza del Consiglio si propone di raccogliere e pubblicare i telegrammi pervenuti al Concorso per farne un utile prontuario di consultazione, senza nulla dovere agli autori. - La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà alla presenza di personaggi del mondo della cultura nel mese di dicembre 2011, in data da stabilire

Pescara, settembre 2011 Ufficio di Presidenza del Comune di Pescara

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“Via dei Bastioni e via delle Caserme erano tutte arti e mestieri:

chi faceva le botti chi faceva i tini,

chi faceva lu stagnare; ogni porta un mestiere”

(Ennio Flaiano)

GIURIA TECNICA

ENRICO VAIME PRESIDENTE DELlA GIURIA

LICIO DI BIASE Presidente del Consiglio Comunale di Pescara

GIANNI SANTILLI Vice- Presidente del Consiglio Comunale di Pescara

FAUSTO DI NISIO Vice-Presidente del Consiglio Comunale di Pescara

FABRIZIO RAPPOSELLI Assessore alla Cultura – Provincia di Pescara

ELENA SELLER Assessore alla Cultura – Comune di Pescara

RAFFAELE NIGRO

IGINO CREATI

SILVANO CONSOLE

GIOVANNI DI IACOVO

FRANCA MINNUCCI Segretaria del Premio

Per informazioni: Presidenza del Consiglio del Comune di Pescara

Silvana Fratini 0854283557

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Costume

"Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente"

(Indro Montanelli)

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“La Maiella come il Tibet d’Europa”

All’inizio sembrava solo follia. Poi piano piano sta diventando il sogno di molti. E forse alla fine sarà la ragione del nostro domani. La valorizzazione della “Maiella come il Tibet d’Europa” non è più l’utopia di qualche solitario, ma tende sempre più a diventare il progetto di tutto un territorio. Un progetto capace di esiliarci dalle microappartenenze, per farci entrare nella dimensione del bene comune. Capace di dare alla politica quel volto nobile che merita, e che purtroppo oggi fatica a trovare. E’ confortante sapere che in Abruzzo cresce il numero degli amministratori locali, delle associazioni e dei singoli cittadini sensibili alla valorizzazione della sacralità degli eremi disseminati sulla Maiella.((: come dimostra anche il prestigioso premio assegnato dalla Telecom al progetto di vari protagonisti in questo ambito.)) Questo fervore di iniziative individuali e collettive forse è un importante segno dei tempi ; in una fase in cui molta spiritualità non riesce a trovare un modo per esistere, “la Maiella come il Tibet d’Europa” potrebbe essere l’occasione per orientare in modo chiaro la ricerca di molti. Ma queste iniziative e questo fervore non dovrebbero limitarsi a risultati interessanti ma parziali; dovrebbero accomunarsi per tendere al più prestigioso degli esiti possibili : ottenere il riconoscimento di questi territori come “patrimonio mondiale dell’umanità”. Occorre sempre ricordarci che in Italia sono circa 50 i siti che già hanno ottenuto questo riconoscimento, nessuno dei quali in Abruzzo. Naturalmente l’Unesco non distribuisce in modo “democratico” il riconoscimento, ma i presupposti spirituali perché anche in Abruzzo qualche sito del nostro territorio possa essere posto sotto la tutela dell’ONU forse ci sono tutti. A differenza di altri riconoscimenti ( ultimo quello delle Dolomiti), forse noi non dovremmo tendere alla tutela dell’Unesco passando esclusivamente per i valori naturali della Maiella; dovremmo insistere molto sul valore della sedimentazione ideale e spirituale dell’opera di Pier da Morrone sulla Maiella. L’Abruzzo è, insieme al Tibet, il luogo più ricco di eremi della terra; e questi eremi sono in buona parte stati scavati nella roccia dalla fede di un frate che non volle diventare Papa; di una persona che seppe cioè rifiutare il più grandioso potere possibile. Assieme alla natura, andrebbe perciò valorizzata una idea della vita :la capacità dell’uomo di non cedere alla banalità del prestigio sociale ( solo questo è il potere), per restare fedele ad un amore trascendente ( senza una trascendenza unificante è impossibile una com-unità). Impegnarci per un risultato del genere potrebbe incidere già oggi positivamente sul nostro modo di fare politica; di sentire le religioni; di sperimentare la cultura; di vivere la nostra vita. Potrebbe mutare un poco il nostro sguardo : distogliendolo dall’effimero che ci nutre, per orientarlo sulla bellezza che non appare, che mai apparirà, e che pure può realizzare l’uomo come nessuno dei suoi prodotti. Anche così gli uomini possono ritrovare un equilibrio tra cielo e terra, oggi compromesso da una dedizione al banale che ci fa tutti più poveri. Anche così potremo aiutare quelli che verranno ad avere più fiducia nella realtà del bene. Tino Di Cicco Studioso Francesco Crivelli ( Sindaco di S. Eufemia ) Licio Di Biase ( Presidente Associazione Roccacaramanico) Antonio Carmine Del Pizzo ( Sindaco di Roccamorice) Mario Mazzocca ( sindaco di Caramanico) Antonio Di Marco (sindaco di Abbateggio) Antonella Allegrino Consigliere Provinciale Edoardo Micati Esperto - Studioso Enzo Del Giudice ( Vice Presidente Associazione Roccacaramanico)

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Pescara: città senza rughe?

(prima e dopo il bombardamento) Dagli atti della giornata di studio

“La salvaguardia del patrimonio architettonico a Pescara”,

Aula Magna della Facoltà di Architettura “G. D’Annunzio” di Chieti e Pescara

(21 ottobre 2010)

Licio Di Biase

La Presidenza del Consiglio di Pescara ha accolto e sostenuto con entusiasmo la proposta di questa prima

giornata di studi sulla salvaguardia del patrimonio storico-architettonico di Pescara, necessaria dopo aver

assistito negli ultimi tempi ad alcune carenze da parte dell’Amministrazione Comunale relative a vicende come

quella della Centrale del Latte.

Il mio contributo trae spunto da alcune considerazioni riportate in un saggio di Giorgio Manganelli, pubblicato

nel 2005 nella raccolta La favola pitagorica, in cui Pescara viene presentata come una città “senza rughe”, una

città che ha rinunciato alla conservazione del proprio patrimonio memoriale, che ha perso le testimonianze

visive del proprio passato, gli elementi della propria storia. Secondo Manganelli “Pescara è nuova, è geometrica,

è rigorosamente estroversa, è danarosa; Pescara non guarda le montagne, non ha storia. Sembra aver cancellato i

secoli che l'hanno preceduta; ha dimenticato i romani, i peligni, ha snobbato i bizantini, ha chiuso la porta in

faccia ai longobardi, si è defilata nei secoli dei normanni, degli aragonesi, ha fatto gran baruffa con i turchi, ma i

turchi sono tornati in Turchia e Pescara è sempre qui.”

Come è potuto accadere che siano scomparsi tanti elementi testimoniali? Sicuramente attraverso l’eliminazione

che direi “involontaria” e l’eliminazione volontaria

L’abbattimento “involontario” si riferisce ai danni riportati a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra

Mondiale, che secondo Piccinato, autore dell’inapplicato “Piano di ricostruzione”, avevano danneggiato il 60-

70% dell’edilizia cittadina. Se nel periodo 1940-43 la città ebbe un impatto solo indiretto con la guerra, dal 31

agosto 1943, a pochi giorni dall’armistizio dell’8 settembre, la realtà fu ben diversa: giunsero infatti i

bombardamenti dell’aviazione americana. In più ondate, gli aerei colpirono costruzioni private e pubbliche, da

piazza della Rinascita fino a via Fabrizi, via Firenze, via Ancona e a corso Vittorio Emanuele II; anche il palazzo

del Governo venne parzialmente danneggiato. La stazione, che era il vero obiettivo, non fu granché colpita; ma

non risparmiata dal bombardamento del 14 settembre che infierì pesantemente anche su Portanuova. La

relazione del Genio Civile indicò in 1265 gli edifici completamente distrutti e in 1335 quelli gravemente

danneggiati.

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Tra le strutture abbattute o danneggiate vi erano anche quegli immobili classificabili come testimonianze

storico-architettoniche. E’ il caso della villa Sabucchi, in cui il 16 ottobre del 1860 aveva pernottato Vittorio

Emanuele II nel suo percorso verso Garibaldi, incontrato a Teano. Questa villa, durante i bombardamenti del

1943, fu leggermente lesionata e, in seguito, non venne recuperata, ma fu abbattuta: questo accadde sia per la

scarsa sensibilità del tempo alla salvaguardia di un elemento storicamente e architettonicamente importante, sia

per il bisogno di ricostruire e di liberarsi anche psicologicamente da stagioni, come quella fascista e quella

bellica, che avevano fortemente condizionato la vita dei pescaresi. Ma tante altre testimonianze vennero distrutte

dai bombardamenti e dalle successive “ricostruzioni”, come un’altra importante villa, quella dei de Riseis.

Vi sono poi gli abbattimenti volontari, cioè non causati da eventi violenti e incontrollabili. Ricordiamo quelli più

significativi: la piazzaforte borbonica; il teatro Pomponi.

La piazzaforte, elemento fortemente caratterizzante la città, fu abbattuta dopo l’unità d’Italia. Pescara

propriamente detta era tutta racchiusa nella fortezza fatta realizzare dagli Spagnoli nel corso del Cinquecento:

una planimetria del 1598 ci mostra la struttura pienamente realizzata e operativa e l’abitato corrispondente

all’attuale centro storico. Nel corso del Seicento e del Settecento, divenne elemento strategico di assoluto valore,

in quanto era la struttura difensiva più vicina al confine settentrionale del Regno di Napoli, poi delle Due Sicilie:

era, dopo il Tronto, la prima struttura a protezione del Regno che si incontrava lungo la costa, a livello del mare.

Ma dopo che Vittorio Emanuele II pronunziò la storica frase: “Oh che bel sito per una città commerciale.

Buttiamo giù queste mura e costruiamo un porto su questo fiume e in men di un secolo Pescara sarà la più

grande città degli Abruzzi”, i pescaresi intrapresero un percorso decisamente orientato all’abbattimento delle

mura della fortezza, raggiungendo questo obbiettivo.

La tradizione voleva, appunto, che Vittorio Emanuele osservando Pescara dal bastione S. Cristoforo (o del

Telegrafo) avesse detto la frase prima citata. Oggi siamo pienamente consapevoli che la frase venne realmente

pronunziata, a seguito del rinvenimento, da me effettuato durante una ricerca all’Archivio di Stato di Pescara, di

una delibera del Consiglio Comunale del 12 dicembre 1869 in cui il Sindaco Gennaro Osimani confermava la

citazione fatta dal Re e, soprattutto, sottolineava l’esigenza di abbattere le mura. I pescaresi si sentivano, infatti,

oppressi, limitati nelle loro relazioni quotidiane, bloccati nelle loro prospettive di crescita e sviluppo e così, una

volta smilitarizzata, la piazzaforte venne negli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, gradualmente abbattuta.

Col senno di poi, rimpiangiamo quell’avvenimento. Se avesse conservato la piazzaforte, Pescara oggi sarebbe

una delle città più ricche di segni identitari d’Italia: oggi, invece, dobbiamo continuamente rincorrere fatti,

personaggi ed elementi memoriali per ricostruire il puzzle della storia locale.

Il teatro Pomponi, realizzato nei primi anni del 1920, venne abbattuto perché deteriorato e divenuto pericolante

agli inizi del 1960. Questo abbattimento è rimasto nel sentire comune come un grave atto perpetrato dalla classe

politica contro la cultura. Questa considerazione è vera, ma solo in parte. Tutto sommato la struttura aveva

soltanto quaranta anni di vita e non era di grande pregio architettonico, ma queste due considerazioni non

giustificano l’abbattimento, che rimane un colpo grave contro la città. Però, voglio esplicitamente assegnare

un’importanza relativa a questa cancellazione, perché ritengo che ce ne sia stata una molto, ma molto più grave,

e mi riferisco alla stazione di Portanuova.

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Di recente, infatti, la classe politica locale, con responsabilità equamente condivise tra destra e sinistra, ha

acconsentito all’abbattimento della stazione di Portanuova (1882) nell’ambito di un accordo di programma che

ha riqualificato un’ampia area della città. Però, si doveva e si poteva tentare di preservarla non solo come

singolo edificio del XIX secolo, ma soprattutto come primo elemento di espansione di una Pescara che usciva

dal perimetro della piazzaforte. Nessuno in quell’occasione, né la classe politica né le associazioni cittadine, che

si attardano nel ricordare il teatro Pomponi, hanno saputo preservare i valori storico-architettonici di

quell’edificio. Tentai invano di far crescere una consapevole attenzione al tema: ma parlare a chi non vuole

ascoltare è difficile.

La conservazione e il recupero si possono attuare attraverso la conoscenza del patrimonio storico-architettonico,

ad esempio aggiornando lo studio condotto dal prof. Bartolini Salimbeni e dotandosi di strumenti operativi per la

tutela di questo patrimonio.

Pescara non può essere letta in maniera univoca perché comprende in sé otto luoghi identitari che hanno avuto

una genesi ed uno sviluppo autonomi l’uno dall’altro. Sono luoghi che hanno perso la loro riconoscibilità a

seguito della fusione del Ventisette tra Castellammare e Pescara e dopo la ricostruzione post-bellica, la cui

esistenza va ricercata e sottolineata nella veste attuale della città1:

1. la vecchia Castellammare, raccolta intorno alla Madonna dei Sette Dolori, con il suo borgo settecentesco. Dal

Seicento in poi, proprio nella zona collinare di Piscariae ultra flumen, a ridosso della fascia litoranea, nei terreni

offerti dai d’Avalos, marchesi di Pescara, affluirono famiglie di contadini soprattutto dal Teramano. La zona

collinare acquisì la fisionomia di un’ampia area coltivata, con case sparse nel verde, mentre la zona pianeggiante

rimaneva una vasta distesa sabbiosa. Gli insediamenti, l’accresciuta popolazione e le difficoltà nei collegamenti

crearono nuovi bisogni, tra cui l’esigenza di avere un luogo di culto. Il 14 dicembre 1665 venne stipulato un atto

notarile con cui i capifamiglia locali si impegnavano a versare le decime sacramentali alla Ecclesia Beatea

Mariae Semper Virginis Septem Dolorum, confermando l’effettiva istituzione della parrocchia. La storia della

Madonna dei Sette Dolori è quindi strettamente connessa con quella di Castellamamare: intorno all’edificio

religioso si articolò un vero borgo e la chiesa divenne il luogo dell’identità cittadina, tanto che quando nel 1807

Castellammare diventò comune autonomo con la scissione da Pescara, la sede municipale venne collocata in un

limitrofo edificio;

2. la zona centrale ottocentesca di Castellammare, con il Conservatorio, il vecchio Municipio, la chiesetta di

Sant’Anna, la perduta villa Sabucchi. La realizzazione della stazione favorì lo sviluppo turistico di quella che era

a fine Ottocento Castellammare, tanto che vennero realizzati ulteriori ville che successivamente furono

trasformate in centri di attività economiche come villa Muzii e villa De Riseis. Proprio villa De Riseis cambiò il

volto della zona dell’attuale via N. Fabrizi. Inoltre, dal 1878 si iniziò a parlare dello spostamento del Municipio

dal borgo della Madonna dei Sette Dolori alla zona pianeggiante, sempre più centro vitale della nuova città. Il

trasferimento del Municipio, una volta avvenuto nel 1882 dimostrò in modo evidente l’intenzione di voler

spostare il centro vitale dalla collina alla spiaggia e valorizzare la zona nord della città;

3. il borgo della Marina, borgo di pescatori della seconda metà dell’Ottocento, formato da lavoratori provenienti

da Silvi e da San Benedetto del Tronto. Per tutto il ‘900 il rapporto tra la marina e la città circostante è stato

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particolare, in quanto la borgata ha tentato sempre di fare vita a sé, naturalmente nel pieno rispetto delle famiglie

non marinare. All’inizio degli anni Settanta, le famiglie dei marinai si trasferirono nelle nuove abitazioni

costruite sul terreno di Villa de Riseis ed in via Buozzi avviando così un reale processo di integrazione con la

città, ma provocando il graduale sottoutilizzo del vecchio borgo;

4. il centro storico di Pescara, da piazza Garibaldi a piazza Unione con le tre strade, cuore della piazzaforte. E’,

com’è noto, quanto rimane dopo il definitivo smantellamento della piazzaforte e l’abbandono del ruolo di

bastione militare, rivestito da Pescara nell’ambito del Regno borbonico, in favore di una definitiva vocazione per

il commercio e per le nuove attività economiche;

5. villa del Fuoco, che nasce in modo autonomo rispetto a Pescara, ma poi diviene una specie di “deoandance”

della piazzaforte e località storicamente individuata in un borgo articolato intorno alla chiesa della Madonna del

Fuoco. La villa del Fuoco, nei tre secoli in cui la città di Pescara fu chiusa all’interno delle mura, circondata da

un ambiente malsano, fu il luogo in cui rifugiarsi, in cui molti pescaresi preferirono vivere piuttosto che

all'interno della fortificazione, tanto che in alcuni periodi il numero degli abitanti superò quello dei cittadini

insediati nella fortezza;

6. Fontanelle, feudo degli Henrici, poi frazione che precedentemente apparteneva al Comune (autonomo dal

1807) di San Silvestro e che venne inglobata in Pescara nel 1868;

7. San Silvestro, comune assorbito nel 1879, antico feudo dei Celaja, importante perché storica postazione

strategica da cui controllare ed eventualmente assalire la fortezza di Pescara;

8. la Pineta, quartiere che agli inizi del Novecento Antonino Liberi vide come una possibile città-giardino. Dopo

la dismissione della piazzaforte, divenne il simbolo della Pescara che vuole espandersi e divenire una città

raffinata e luminosa, moderna e aristocratica. Le cose cambiarono nel 1919, quando il polo turistico del Kursaal

(realizzato nel 1910) venne dato in affitto ai Pomilio, che trasformarono in seguito l’edificio in una distilleria, in

cui era prodotto il rinomato Aurum.

All’interno di queste realtà, vanno individuati gli elementi memoriali da salvaguardare, edifici pubblici e privati.

E non solo: bisogna porre attenzione anche alla salvaguardia del “paesaggio urbano”. Abbiamo una serie di

edifici degli anni Trenta, coevi alla Centrale del Latte, come il palazzo Comunale, quello della Provincia, la

Camera di Commercio, il palazzo delle Poste, ai quali bisogna guardare in vista delle trasformazioni future.

E’ auspicabile un grande lavoro di censimento e di analisi: leggere il territorio a partire da questi otto luoghi

identitari, individuare il potenziale da salvaguardare, interagire con la Soprintendenza per individuare i giusti

strumenti per la tutela e la salvaguardia, impostare con consapevolezza l’azione dell’Amministrazione

Comunale.

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La Torretta dannunziana.

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Cultura

Stampando una notizia in grandi lettere, la gente pensa che sia indiscutibilmente vera.

Jorge Luis Borges

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Da “La grande storia. Pescara-Castellamare dalle origini al XX secolo”

di Licio Di Biase

La Chiesa di “S. Anna”

Il 12 maggio 1893 un evento contribuì ad accrescere la devozione nei confronti della Madonna dei Sette Dolori. Nell’anno 1893, e precisamente nel periodo primaverile, le campagne di Castellamare erano riarse a causa di una siccità che avrebbe limitato il raccolto. Il problema era serio perché rischiava di mettere in ginocchio l’intera comunità che viveva prevalentemente di agricoltura. Si decise di portare in processione per alcuni giorni l’immagine della Madonna e il 12 maggio, mentre la processione si avviava verso il mare, iniziò a piovere tanto che si dovette portare la Statua della Madonna nella chiesetta di S. Anna, dove rimase per qualche giorno. La pioggia fu tanto abbondante che il raccolto fu salvo e i castellamaresi attribuirono il miracolo alla Vergine e dal 1983, il 12 maggio si è sempre celebrata la giornata del ringraziamento. Ma tanti sono i miracoli attribuiti alla Madonna, molti documentati e questo fatto, nel tempo, ha accresciuto ulteriormente la venerazione che i fedeli hanno per il Santuario. Dopo il miracolo della pioggia, i parrocchiani come ringraziamento si autotassarono per realizzare la nicchia dove è conservata la statua. I parrocchiani di Colle della Marina sempre pronti ed attenti alle vicende del Santuario, in quella circostanza donarono alla chiesa un lampadario. La chiesetta di S. Anna, dove fu portata la statua, era definita un oratorio pubblico o una cappella rurale, come si evince da alcune lettere inviate da Michele Muzii, Ricevitore dè sali in Pescara al Vescovo di Penne. Michele Muzii, padre del più famoso Leopoldo Muzii, sindaco dello sviluppo di Castellamare di fine Ottocento, scrisse tra la fine del 1857 e l’inizio del 1858 varie lettere al Vescovo sia per chiedere scusa per aver iniziato a costruire la piccola struttura religiosa senza le autorizzazioni di rito, che per definire la procedura per il completamento della Cappella rurale, i cui lavori terminarono nel corso del 1858. Fu anche assunto un impegno di dieci ducati annui per il suo mantenimento. La vicenda deve essersi svolta in questo modo. Nell’area dove fu realizzata la chiesa, preesisteva una nicchia con una piccola effige della Madonna lungo la strada e siccome Michele Muzii era impegnato in un’azione di edificazione in quella zona di sua proprietà, dove aveva installato anche un’azienda che lavorava la liquirizia, pensò di realizzare una chiesa di famiglia, inglobando la nicchia. Il Vescovo di Penne, proprietario della nicchia e massima autorità religiosa, aprì un contenzioso con Muzii. Il problema si risolse e venne realizzata la chiesa di S. Anna, inizialmente di proprietà della famiglia Muzii e, poi, nel corso del tempo sempre dei vari eredi. E’ la più vecchia chiesa, dopo quella della Madonna dei Sette Dolori, nella zona a nord del fiume Pescara.

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La Chiesa di “Sant’Anna” in Viale Bovio a Pescara

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Clemente De Caesaris

Nel ricordare i personaggi che hanno contribuito allo sviluppo della nostra provincia, e al forgiare la cultura del

nostro paese, è doveroso menzionare Clemente De Caesaris, patriota e partigiano dell’ unità d’Italia, nonché

poeta italiano. Nato a Penne, il 23 agosto 1810, dopo aver studiato nel seminario della sua città, e di Chieti,

prende parte ai moti risorgimentali, distinguendosi sotto il profilo politico, militare e culturale. Nel 1838 viene

arrestato per aver partecipato alla rivolta pennese del 1837, e nel carcere di Teramo, in attesa del processo, scrive

le sua prime liriche contro il regime borbonico e la sua Autodifesa, purtroppo andata perduta. Dichiarato

innocente, viene mandato per due anni in esilio a Chieti. Trasferitosi a Napoli, pubblica una raccolta di

ventinove poesie, intitolata Poche liriche, dedicata al padre, e recensita da Raffaele D’Ortensio, anch’egli

sostenitore dell’unità d’Italia e compagno di studi nel seminario di Chieti. Dopo aver partecipato ai moti del

1848, torna a Penne in qualità di presidente della nuova Guardia Nazionale e disarma la Gendarmeria Reale.

L’anno successivo viene nuovamente arrestato e condannato a otto anni di carcere dalla Gran Corte Speciale di

Teramo per attacco alla Gendarmeria Reale, provocazione, detenzione di armi e partecipazione ai moto

rivoluzionari. In carcere scrive una seconda Autodifesa, anche questa andata perduta, ed una seconda raccolta di

poesie dedicata Agli amici ed ai compagni. Durante gli anni di carcere, viene accusato di cospirazione per

appoggiare il generale francese Luciano Murat, e riproclamare la costituzione del 1848. In quest’occasione

scrive la sua terza autodifesa, giunta sino a noi col titolo: Difesa dinanzi la commissione militare di Pescara.

Viene successivamente trasferito nel carcere di Foggia, poi di Brindisi e di Nisida. In questi anni scrive Epistola

al popolo, in cui esprime l’idea di conciliare l’ideale repubblicano e quello monarchico. Nel 1857 viene

pubblicata la terza raccolta di poesie, Alla gioventù italiana; nel 1858 la quarta, intitolata Sei Liriche. Nel marzo

1859, scontata la condanna a otto anni di reclusione, viene inviato a Bovino, in provincia di Foggia, a domicilio

forzato. In questo periodo compone Inno al Piacere, in cui De Caesaris celebra il ritorno all’aria libera e aperta

dei campi. Nel maggio 1860 completa la sua ultima raccolta di liriche dal titolo Un confronto dall’esilio, che

contiene nove poesie che pubblicherà un anno dopo insieme al suo ultimo scritto, il saggio Miei ricordi in

Bovino. Per diretta richiesta di Giuseppe Garibaldi, viene liberato e ritorna a Penne nel 1860, quando viene

promulgata la costituzione. Subito per volontà di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi stesso, ottiene l’incarico a

governare l’Abruzzo, in qualità di prodittatore provvisorio.

Il 16 settembre 1860 assedia il forte borbonico di Pescara, corrompendo con l’oro i duemila soldati che lo

presidiavano; in questo modo spiana la strada a Vittorio Emanuele II nel Regno delle Due Sicilie. Clemente De

Caesaris viene successivamente rimosso dall’incarico, a causa della sua visione politica. Infatti egli, come già

Machiavelli prima di lui, è repubblicano di spirito e monarchico per necessità. Come molti altri patrioti è

convinto che l’unificazione potesse avvenire solo attraverso il sostegno del re sabaudo, che aveva la funzione di

eliminare gli altri sovrani italiani. Dopo l’unità d’Italia, nel 1861, si candida nel collegio di Penne e viene eletto

deputato nel primo Parlamento italiano, ma si dimette poco dopo per dissensi col Governo.

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Da quel momento si dedica all’attività di conciatore di pelli, inventando un nuovo sistema di concia, che arriva a

brevettare e a vendere a Londra. Ma gli affari non seguono il decorso sperato, così De Caesaris torna a Penne e

si trova ad affrontare un periodo di grandi necessità economiche, a tal punto da trascorrere gli ultimi due anni

della sua vita in una stanza del Convento del Carmine, concessagli dal comune. Muore il 28 novembre 1877, in

totale povertà.

La sua vasta produzione letteraria non ha ricevuto la giusta attenzione dalla critica del tempo, poiché

pesantemente avversata da De Sanctis e Croce, che non hanno riconosciuto a De Caesaris il merito di aver

preferito l’endecasillabo sciolto alla rima. Come già ricordato, De Caesaris dedica la sua esistenza agli ideali

repubblicani, poiché solo la Res publica, lo Stato, è capace di garantire il vivere libero e la partecipazione del

popolo alla formazione delle leggi. Ma ritiene la monarchia un “male necessario”, alla maniera di Machiavelli, al

sol fine di superare il delicato momento dell’unificazione nazionale, per poi lasciare il posto ad un governo

repubblicano, ascoltando “l’urgenza del nuovo, che è libertà”.

In sua memoria, è affissa un’iscrizione sul campanile del Palazzo di Città a Pescara che recita:

ALLA RIVOLUZIONE DEI MILLE

CLEMENTE DE CAESARIS PRODITTATORE

IL XVI SETT. MDCCCLX CONSEGNO'

LA FORTEZZA DI DESPOTISMO

RESE ALLA LUCE I LANGUENTI MARTIRI

SGOMBRO' IL PERCORSO DELL'UNITA' ITALIANA

Alessandra Scorcia

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C.F. 910476200686 Lo stato dell’arte-Abruzzo Iniziativa speciale del Padiglione Italia alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, in occasione dei 150 dell’Unità D’Italia

COMUNICATO STAMPA/invito

Evento organizzato in occasione della 7° Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

La stanza del Colore in progress… con Anna Seccia

Ancora grande attenzione per le Azioni dell’Opera Aperta: Illuminazione, L’arte è cosa (mia) nostra di Anna Seccia, esposta negli spazi dell’Aurum di Pescara nell’ambito dell’iniziativa speciale del Padiglione Italia/Abruzzo alla 54 esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Infatti, sabato 8 ottobre 2011 dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16 .00 alle 20.00, in occasione della 7° Giornata del Contemporaneo promossa da Amaci, l’Opera Aperta presentata dall’artista a Pescara giungerà al suo terzo appuntamento con un singolare evento di work in progress pittorico con studenti nella “Stanza del colore”per la realizzazione di una pittura collaborativa, generatrice di relazioni. In questo singolare spazio “La Stanza del Colore” coloratissimo e profumato realizzato dall’artista presso Kaleidos, verranno coinvolti i cinque sensi degli studenti dell’ Istituto Superiore “Misticoni-Bellisario” di Pescara. Si attuerà un’esplorazione unica del suono e del colore attraverso il gesto libero che porterà alla realizzazione di una grande opera pittorica condivisa dove ogni singola individualità verrà riconosciuta nel processo globale di dialettica espressiva tra il singolo e il gruppo con una sintesi finale ad opera dall’artista. In questo magico luogo, non luogo, verrà sperimentato con il linguaggio dell’arte lo spazio dell’utopia aperto al confronto e alla condivisione e che fa del gesto pittorico e delle dinamiche di gruppo il punto centrale del fare artistico. Verrà offerto un territorio di viaggio per una realtà più vasta che permetterà di attingere forme dalla memoria collettiva e creare un legame con l’artista e la comunità per l’elaborazione collettiva del senso e del fare che sarà un ulteriore messaggio dell’opera esposta da Anna Seccia all’Aurum di Pescara. La performance pittorica sarà ispirata da musiche composte per l’occasione dal maestro Antonio Cericola che con particolari timbri sonori indurrà un percorso preferenziale per l’interazione tra suono, colore, forma, gesto ed emozioni. La giornata del Contemporaneo è un evento annuale creato da AMACI per unire idealmente, per una giornata, tutte le realtà italiane che operano nel settore dell’arte contemporanea per offrire al pubblico l’opportunità di avvicinarsi gratuitamente alle numerose istituzioni grandi e piccole che ogni anno aderiscono all’evento. Anche quest’anno la Direzione Generale Il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte contemporanea, accanto alle più importanti istituzioni italiane, rinnovano il suo sostegno ad AMACI e alla manifestazione, siglando la giornata e tutti i suoi eventi. AMACI Associazione dei Musei d’arte Contemporanea Italiani – www.amaci.org Luogo: Kaleidos, Viale Riviera 175/b Pescara www.artekaleidos.it Info 3387518834 info @artekaleidos.it Anna Seccia: www.annaseccia.it Antonio Cericola: www.antoniocericola.com Data inizio evento: 08-10-2011 Data fine evento: 08-10-2011 Orari: 10,00-13,00 16,00-20,00 (ogni 30 minuti)

Kaleidos – V.le Riviera 175B – 65123 Pescara – Tel. 085 / 27.136– 338 / 75.188.34 e-mail – [email protected]

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Un libro è per sempre!

“L'aforisma non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o una verità e mezzo."

(Kraus Karl)

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Direttore responsabile: Andrea Giampietro Capo redattore: Alessandro Di Biase Redazione: Rita Pagliara, Giampiero Di Biase, Donato Antonicelli, Carla Scorcia, Alessandra Scorcia, Alessio Di Bono, Claudio Fasoli, Fabio Piovillico Terzo Millennio News–on line Edizione scep services sas – via di sotto, 41 – 65100 – Pescara – Tel./ fax 085411658 Registrato presso il Tribunale di Pescara n.1/93 del 6 febbraio 1993 Iscrizione registro nazionale della stampa n. 4220 del 14 maggio 1993

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