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Ragoli Notizie 1 Notizie in Comune XXXII XXXI PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010 notizie i n comune montagne - preore - ragoli XXXII XXXI PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010 Montagne - Preore - R agoli Notizie in Comune XXXII XXXI PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010 Montagne - Preore - R agoli Notizie in Comune

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Ragoli Notizie 1Notizie in Comune

XXXIIXXXI

PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010

notizie in comune

montagne - preore - ragoli

XXXIIXXXI

PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010

Montagne - Preore - Ragoli

Notizie in Comune

XXXIIXXXI

PERIODICO DEL COMUNE DI RAGOLI, ANNO XXV N. 1 SETTEMBRE 2010

Montagne - Preore - Ragoli

Notizie in Comune

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In copertina: Iron, veduta dalla chiesetta. Foto scattata da Roberto Frieri (Bono, Comano Terme)

RAGOLI NOTIZIE – Periodico del Comune di RagoliAnno XXVI N° 1Luglio 2011

DIRETTORE RESPONSABILEAngelo Zambotti

COMITATO DI REDAZIONELaura Castellani [email protected] Maroni [email protected] Paoli [email protected] Scaia [email protected] Zambotti [email protected]

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROAdriano AcciliMaura BinelliSergio BolzaGioachino CastellaniCoro Le SorgentiRoberto FrieriManuela GhezziWilma LonghiMoses onlusLaura PaoliRenato PaoliDaniela PrettiRoberto PrettiRosella PrettiStefano QuintoMassimo RavasiErika SerafiniTullio SerafiniPaola Maria TauferFabio Venturini

IMPAGINAZIONEGlifoArs by M. Ciaghi

STAMPAAntolini Tipografia srl

PER INVIARE [email protected]

SOMMARIO

QUI VIA ROMA, 4

Editoriale 1

Calendario manifestazioni 2

La Rete free@luna sbarca a Ragoli 3

La Certificazione Emas del Comune di Ragoli 4

Piano Giovani 5

Ragoli, un Comune Amico della famiglia 6

Progetto Family 7

Progetto Mnemosine 8

Palù in festa 10

SUCCEDE A CAMPIGLIO,COLTURA,

PEZ, RAGOLI

Un viaggio nella memoria e nel benessere 12

Una giornata speciale 15

Alla scoperta della grafologia 16

Intervista a Michela Troggio 18

Giornata Ecologica 21

Un premio per Maurizio Arrivabene 22

Paolo Pangrazzi 22

Cronaca di un presepe...quasi improvvisato 23

LA STORIA SIAMO NOI

Un «ragolese» in guerra 25

Domenico, Raimondo e il candidato a sorpresa

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VITA IN ASSOCIAZIONE

2011 anno europeo del volontariato 33

Associazione Camposcuola M. di Campiglio 34

Un progetto davvero speciale: Plum e Letizia 36

Moses fa il punto per programmare il futuro 38

Conoscere il volontariato 40

Filo Bastia di Preore 42

C’era una volta l’armonium 44

IL COMUNE INFORMA

La Parcocard 47

Mobilità Vallesinella, le novità 48

Turismo Fedeltà 49

Le concessioni edilizie e le d.i.a 50

Delibere adottate dalla giunta 52

Delibere adottate dal consiglio 56

In copertina: Loc. Dotor, Montagne

NOTIZIE IN COMUNEPeriodico dei Comuni di Montagne, Preore e RagoliAnno 2014- Giugno

DIRETTORE RESPONSABILEMatteo Ciaghi

COMITATO DI REDAZIONEELISA MAIER [email protected]

FEDERICO MARONI [email protected]

SILVIA PAOLI (COORDINATRICE) [email protected]

SILVIO SANTONI

ALIDA SCALFI [email protected]

ANGELO [email protected]

CLAUDIA SIMONI [email protected]

ROSA SIMONI [email protected]

MANUELA VIVIANI [email protected]

HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMEROBianca Sabene, Francesca Bolza, Enzo Ballardini, Mario Bertolini, Martina Giovanella, Rita Giovanella Demattè, Sergio Bolza, Laurita, Matteo Leonardi, Paolo Paletti, Silvia Paletti, Luigi Paoli, Roberto Pretti, Rosella Pretti, Achille Rinieri, Maria Simoni, Michela Simoni, Stefano Simoni, Don Walter Sommavilla, Nicola Wegher, Irene, Marta, Gabriele, Luca, Valentina, Coro le Sorgenti, Manuela e Anna del Gruppo Volontari Natale Insieme di Ragoli, Renata, Jacopo, Flavio, Matteo, Lorenzo, Associazione Forestale Giudicarie Centrali, Circolo Pensionati di Montagne, Coro Monte Iron, La Filobastia, Pro Loco di Preore, Pro loco di Ragoli, Pro loco di Montagne, Sezione Cacciatori di Montagne, Banda Sociale di Ragoli

IMPAGINAZIONEGlifoArs by M. Ciaghi

STAMPAAntolini Tipografia srl

PER INVIARE [email protected]

SOMMARIO

Dai Comuni

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Associazioni12

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Vita in Paese

Storie di Vita

Storia e Tradizione

Cultura

Il ricordo

Eventi

Montagne, bilancio di previsione 2014: prospettive economiche e scelte amministrative 2Preore: casa Mondrone, socialità e aggregazione 5Ostana chiama Montagne esperienze di sviluppo delle alte terre 6Campiglio Trepertre all’insegna delle donne 9Palù in festa 10interventi selvicolturali 11

Accorrete, accorrete e poi correte 12Pro loco Preore, un 2014 di impegno 13Alpenländische Chorweihnacht, siamo tornati con la musica nel cuore 14Associazione cacciatori Montagne 17Nuove gocce dal coro Le Sorgenti… 18Filobastia, una stagione con ottimi risultati 19Per non dimenticare ….la Grande Guerra 20A Montagne presente e passato 22

Da Folgheraiter a Badaloni 24Esercizi di spesa consapevole in Famiglia Cooperativa 28Montagne racconta 2014 30Il restauro dei quadri della chiesa di Ragoli, Coltura e Pez 32Natale e Ragoli nel mondo 38Il vecio e la vecia 40Mani in pasta 41

Benedizioni di gioia e pace a tutta la comunità 42Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe... 44Tai Shan, la montagna sacra 46

… E non chiamatele solo fotografie! 50La mia prigionia 52El nòs paes! 57Sui tetti di Amsterdam 59La prima volta 61Miei carissimi Montagnoi 63

Dal punto lettura di Ragoli 65

Don Vinicio : sacerdote e uomo speciale 67Ricordando, il fantastico mondo di Giovanni Paoli 70

Manifestazioni estate 2014 72

Ragoli NotizieNotizie in ComuneRagoli Notizie 1Notizie in Comune

Un anno difficile, un anno di cambiamento, un anno di speranza. Il 2014 sta portando con sé gli effetti evidenti della crisi economica, che ha iniziato a farsi sentire anche nei nostri territori: il settore edile in crisi, la piccola industria che fa fatica a sopravvivere, l’artigianato e il commercio alla finestra per vedere se qualcosa si muove. I nostri giovani che faticano a trovare occupazione e che spesso devono lasciare i nostri piccoli ed amati paesi per cercare qualcosa in città.

Ma quest’anno ha portato con sé anche impor-tanti segnali di cambiamento. Tre comuni in val-le del Chiese (Daone Praso e Bersone) e due nel Banale (San Lorenzo e Dorsino) hanno deciso di unire le forze per poter razionalizzare spese e servizi e anticipare quello che sembra un percor-so ormai inevitabile. L’unione dei comuni più pic-coli. A dirlo non i politici, che ancora indugiano e promettono che le unioni partiranno dal bas-so, ma la sempre minore disponibilità di risorse a disposizione che in un certo senso obbligano le piccole amministrazioni a collaborazioni, con-divisioni e a iniziative in sinergia. Così la nostra realtà, che si trova già da tempo impegnata in questo processo di unione e di dialogo, con molti servizi condivisi dai tre paesi. Un processo facili-tato dalla storia comune e dalla presenza della Comunità delle Regole Spinale Manez che da tempo immemore ci raccoglie sotto la stessa ala protettrice.

Anche questo notiziario da alcuni numeri ha rac-colto le voci dei tre paesi e sta cercando di pro-porre una condivisione della vita della comunità in modo che ci possa essere tra i cittadini una migliore conoscenza e un proficuo scambio reci-proco di informazioni. La speranza è quella che possa riuscire nel suo scopo e che possa diventa-

re un punto di riferimento e di dialogo, e magari in futuro rafforzare la collaborazione anche con la Comunità delle Regole Spinale Manez.

Anche in questo numero molti gli argomenti trat-tati: dalle comunicazioni delle tre amministrazio-ni alle iniziative che stanno portando avanti, dalle attività delle molte associazioni che partecipano alla vita dei paesi alle fotografie che ci fanno rivivere il nostro passato. Passato che torna an-che nei racconti e nelle testimonianze dei nostri vecchi come nelle ricerche storiche e nei diari di guerra. Infine uno spazio per alcune riflessioni, per le lettere, che giungono anche da molto lon-tano, per l’arte, per la storia, per la tradizione...Con i consigli per la lettura, gli appuntamenti e le manifestazioni vi auguriamo una buona estate.

La redazione

EDITORIALE

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Siamo già a maggio inoltrato e la maggior parte dei Comuni trentini deve ancora approvare il do-cumento fondamentale per la propria program-mazione economica e amministrativa. Questo avviene a causa di continue modifiche e novità normative che dal livello nazionale, a cascata, producono incertezze e ritardi fino al livello dei comuni.

In particolare le novità introdotte in materia di tributi ( IUC - imposta unica comunale con, oltre alla conferma dell’IMUP, l’introduzione di una nuova imposta la TASI - tassa sui servizi indivisi-bili) hanno reso impossibile finora quantificare le entrate comunali e dimensionare di conseguen-za le spese della parte corrente del bilancio.

A questo si aggiunga che la Provincia Autonoma di Trento ha in parte modificato la normativa nazionale prolungando ulteriormente i termini per l’approvazione dei bilanci.

In pratica questo significa che qualsiasi opera, lavoro di manutenzione straordinaria, contri-buto o altra attività non ordinaria dei comuni è rimasta finora bloccata. Se siamo riusciti, nel corso dei primi mesi di quest’anno ad appalta-re l’illuminazione pubblica di Larzana e il rifa-cimento del serbatoio dell’acquedotto sempre della frazione di Larzana, è perché, in previsione di questi ritardi, abbiamo inserito e finanziato le due opere nell’ultima variazione di bilancio del 2013.

Al di là del quadro generale sempre più incer-to in cui ci muoviamo come amministratori, l’ulteriore difficoltà è data dalle risorse pubbli-che destinate a calare sensibilmente di anno in anno nella logica del contenimento della spesa di tutto il comparto pubblico (spending review). Già da quest’anno i trasferimenti provinciali di parte corrente hanno subito un taglio del 3,4 % e andranno gradualmente calando anche nei prossimi anni.

Questo impone agli amministratori un controllo puntuale di tutte le voci di spesa necessarie al mantenimento della macchina amministrativa, ma anche delle spese per manutenzioni, infra-strutture e servizi finora considerati scontati: il riscaldamento degli edifici, l’illuminazione pub-blica, tutte le manutenzioni ordinarie di strade, acquedotti ecc..

Poiché il nostro bilancio è sempre stato estrema-mente essenziale, le possibilità di tagli e risparmi sulla spesa corrente sono molto più limitate ri-spetto ad altri che magari finora non hanno do-vuto porsi il problema. La logica della spending review colpisce tutti i comuni allo stesso modo indipendentemente dalle scelte passate.

Per quanto riguarda la spesa per il personale, la cessazione del rapporto di lavoro con il dipenden-te Angelo Crema è stata l’occasione per trovare una soluzione che da una parte garantisse l’effi-cienza degli uffici e contemporaneamente con-sentisse un risparmio economico per il comune.

Bilancio di previsione 2014: prospettive economiche e scelte amministrative

dai Comuni

Ragoli NotizieNotizie in ComuneRagoli Notizie 3Notizie in Comune

Attraverso una convenzione con il Comune di Ragoli che ha messo a disposizione per 15 ore settimanali due dipendenti, Roberta Scandolari e Viviana Padovani, abbiamo di fatto unificato la gestione dei tributi senza che i cittadini perce-pissero alcun disservizio o inefficienza.

Questa convenzione, oltre a farci risparmiare qualche migliaio di euro all’anno, va nella di-rezione di unire i servizi con i comuni limitrofi (Ragoli e Preore) senza pregiudicare la qualità del servizio che offriamo ai nostri cittadini. Pos-siamo considerarlo un banco di prova per future gestioni associate non solo dei tributi ma magari anche degli uffici tecnici, dei segretari comunali, ecc…La situazione della spesa pubblica in generale, impone anche una grande attenzione negli in-

vestimenti straordinari che vanno pensati in una logica di lungo periodo. Ogni opera va realizza-ta tenendo conto delle spese di manutenzione in modo da non impegnare eccessivamente i bilanci futuri o, dove possibile, nella logica del risparmio (ad es. la sostituzione del vecchio im-pianto di illuminazione con un impianto a LED).

Per questa ragione e perché si tratta di fatto del-l’ultimo bilancio di legislatura, per la parte che riguarda gli investimenti abbiamo mantenuto un criterio di sobrietà privilegiando piccoli inter-venti di riqualificazione e manutenzione rispetto a opere magari più impattanti dal punto di vista dell’immagine ma non strettamente necessarie per la nostra comunità.Per dare un’idea, anche se in modo sintetico, mi limito ad elencare le principale opere ed inter-

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venti previsti nella parte straordinaria del bilan-cio 2014:· completamento centro storico di Larzana: ri-pavimentazione del collegamento tra via Coe e la “Piazza piciola”· strada Binio Daone - 1° lotto: tratto “Roigna-Doss” ampliamento e messa in sicurezza della sede stradale· rifacimento illuminazione Binio: posa corpi il-luminanti nel tratto di accesso all’abitato e rifa-cimento del vecchio impianto/linea dal Caputel verso Manez· manutenzione straordinaria opere di presa e partitore dell’acquedotto di Daone in loc. Care-ce: sostituzione vecchi tubi deteriorati con tuba-zioni in acciaio inox ecc..· conclusione “Progetto sentieri”: stampa di una guida con cartina degli itinerari, rimozione della vecchia segnaletica e posa nuova segnaletica· Centrale idroelettrica sul Rio Manez: incarico per la procedura di Valutazione di Impatto Am-bientale· Rifacimento della pensilina/fermata corriere

della frazione di Cort· Sistemazione aree rifiuti delle fraz. di Cort e Larzana· Sostituzione della caldaia dell’edificio comuna-le con nuovo impianto a fonti di energia rinno-vabili (pellet o cippato)· Studio di fattibilità per un turismo sostenibile a Montagne collegato ad una forma di ospitalità diffusa · Sostituzione dell’automezzo comunaleSono confermati anche per il 2014 alcuni impe-gni di spesa (progetti-contributi etc.) quali:· gli incentivi ai privati per la fienagione· il progetto pascolo· contributi all’attività di associazioni che opera-no sul territorio· promozione e organizzazione del Festival Mon-tagne Racconta in collaborazione con l’Associa-zione culturale Le Ombrie, la Pro Loco, Il Circolo Pensionati e la Sez. cacciatori

Il SindacoMichela Simoni

dai Comuni

Ragoli NotizieNotizie in ComuneRagoli Notizie 5Notizie in Comune

Casa Mondrone, un luogo indispensabile per la vita sociale e culturale del paese. Da sempre sede della Filobastia e dell’Associa-zione anziani e pensionati, negli ultimi dodici mesi ha ospitato eventi di vario genere. Ha of-ferto uno spazio espositivo a Stefania e Rome-dio, alla mostra sulle cose del passato allesti-ta con grande impegno dal Circolo anziani in

collaborazione con la Pro Loco, ha dato spazio a Laurita e alle suore di Africa Rafiki (sorelle dell’altro mondo), suor Paola e suor Maria Antonietta che ci hanno aperto gli orizzonti sulle realtà di chi vive nelle difficol-tà.Il teatro ha visto la realizzazio-ne dei due nuovi lavori della Fi-lobastia (“pillole, amore e fre-nesia” e il dialogo “ una coppia aperta, anzi spalancata”) come pure della ricca rassegna inver-nale Preore a Teatro. Ha ospita-to inoltre i ragazzi del gruppo di Roncone con la loro diver-tentissima rappresentazione in dialetto locale. A Carnevale i più piccoli hanno goduto di uno spettacolo di burattini or-ganizzato dalla Pro Loco.Nella stessa sala attività moto-ria per tutti i gusti: la ginnastica per la terza età e Zumba per le più giovani.Non dimentichiamo i momenti di festa e di convivialità, per le varie associazioni e per i singo-li, compleanni dei giovanissimi ma anche una diversamente giovane che ha festeggiato i 90

anni con i suoi familiari ed amici.Prossimamente la Casa vedrà una ristrutturazio-ne che permetterà un adeguamento della sala teatro alla moderne normative,un investimento indispensabile per permettere anche in futuro di utilizzare la sala in condizioni di sicurezza.

Silvia Paletti

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Preore: casa Mondrone, socialità e aggregazione

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Nel mese di febbraio di quest’anno, l’Ammini-strazione Comunale ha organizzato tre incontri per approfondire tematiche legate allo sviluppo montano e cercare soluzioni concrete per con-trastare lo spopolamento. Gli incontri hanno ri-scontrato un vivo interesse da parte dei cittadini che hanno ascoltato le testimonianze dei relato-ri e partecipato al confronto proponendo diversi punti di vista.Nel primo incontro abbiamo scoperto l’esperien-za di rinascita del paese di Ostana (CN), avve-nuta anche grazie all’attuale sindaco Giacomo Lombardo che, con un gruppo di amministrato-ri, da quasi trent’anni lavora per ridare vita ad uno dei più piccoli comuni delle Alpi piemontesi. Ostana è passato dai 1200 abitanti del 1910 ad un minimo di 5 negli anni ‘80. Composto da 11 frazioni ad un’altitudine compresa tra i 1300 e i 1660 m/slm, ora sta lentamente riguadagnando vitalità e….abitanti! Il lavoro è stato faticoso ma costante ed ora si possono raccogliere i primi

frutti, che si traducono soprattutto in nuovi pro-getti per rilanciare l’economia ed i valori cultu-rali del territorio. Dato l’interesse suscitato dai progetti posti in essere dal Comune di Ostana, alcuni assessori di Montagne hanno trascorso due giorni sul ter-ritorio piemontese per analizzare più nel detta-glio le iniziative concrete che hanno permesso al borgo di rinascere.

Ostana è diventato un importante punto di rife-rimento in tema di valorizzazione dell’architet-tura alpina: a partire dalla metà degli anni ’80, le diverse amministrazioni hanno perseguito – insieme alla comunità locale ed a progettisti qualificati – una diffusa e condivisa politica di recupero delle originarie abitazioni in pietra. L’esclusivo impiego della pietra, del legno e dei tetti coperti a losa, pur nell’evoluzione dei modelli abitativi, ha permesso di mantenere la dimensione architettonica tradizionale del pae-

dai Comuni

Ostana chiama Montagneesperienze di sviluppo

delle alte terre

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se. Da alcuni anni, inoltre, l’amministrazione di Ostana ha un’intensa collaborazione con il Po-litecnico di Torino per la realizzazione di alcuni innovativi progetti: abbiamo visitato la borgata Sant’Antonio-Miribrart, fulcro del piano di re-cupero e sviluppo finanziato dal Piano Sviluppo Rurale della Regione Piemonte all’interno del “Progetto Borgate”. Oltre alla ristrutturazione di circa 20 unità abitative private, il progetto prevede il recupero e riqualificazione di altri edi-fici pubblici: uno di questi sarà destinato ad uso foresteria, altri formeranno il corpo di un centro culturale.

Un secondo progetto ha riorganizzato l’ingresso del paese: l’intera zona è stata ripensata e rea-lizzata con materiali a basso impatto ambienta-le. Risaltano in particolare:· il rifugio-albergo “Galaberna” – di proprietà del comune e gestito da due nuove famiglie – con annessa palestra di arrampicata;· il centro benessere - in fase di ultimazione - che sarà autosufficiente dal punto di vista ener-getico; · l’ufficio del turismo con annessa “ala” pubbli-ca coperta e altri piccoli locali da adibire a spazi commerciali.

Tuttavia, al di là dei risultati tangibili già oggi visibili, l’esperienza di Ostana ci permette di ve-rificare quanto sia profonda e necessaria l’inte-razione tra aspetti progettuali e amministrativi, ma soprattutto sociali, nel momento in cui si vuole realizzare un efficace recupero del patri-monio abitativo. Ostana ha vinto la scommessa di coniugare qualità architettonica e nuova abi-tabilità, sostenibilità ambientale e offerta di un turismo rispettoso dei luoghi: ciò ha permesso al paese di far parte della rete dei “Borghi più belli d’Italia”.Oltre al recupero del patrimonio edilizio, il co-mune di Ostana ha una vasta offerta di mani-festazioni culturali, in parte legate alla cultura occitana, come il concorso letterario per mino-ranze linguistiche (“Premi Ostana Escrituras en lengas maires”/“Premio Ostana Scritture in lin-gue madri”) , ma non solo.

Una proposta davvero originale è il festival dei “Falsi documentari” DOCUMENTEUR (unione fra DOCUMENTAIRE e MENTEUR), cortometrag-gi che sono, per l’appunto, su argomenti di fan-tasia. Il festival ha sede ad Ostana ed è l’unico nel suo genere a livello europeo. Il concorso si svolge durante 3 giorni di riprese in sette diver-si comuni delle valli piemontesi. Questo festival nasce per animare e promuovere i luoghi coin-volgendone gli abitanti, e si rivolge a tutti i vi-deomaker che vogliano cimentarsi, con spirito d’avventura e molta fantasia, nella realizzazio-ne di un documentario che sappia raccontare i territori in modo originale, divertente e, natu-ralmente, menzognero. Abbiamo incontrato al-cuni ragazzi che hanno preso parte all’iniziativa e che con entusiasmo ci hanno illustrato il loro progetto, risultato essere il vincitore dell’edizio-ne del 2012. Il titolo del falso documentario è “Il

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passo dell’elefante”, realizzato proprio ad Osta-na e che racconta dell’improbabile ritrovamen-to archeologico della zanna di uno degli elefanti di Annibale. La storia è molto divertente ed i registi sono stati di un’incredibile bravura nel coinvolgere gli abitanti: una relazione perfetta tra attività creative e innovative portate avanti da giovani che riescono ad appassionare le per-sone e a promuovere il territorio.

Ostana ospita anche “L’Aura Scuola di Cine-ma”, un’iniziativa ideata dal regista Giorgio Di-ritti (famoso il suo film d’esordio, “Il vento fa il suo giro”) e da Fredo Valla, documentarista e sceneggiatore. Ogni anno vengono organizzati workshop formativi, rivolti a registi, sceneggia-tori, tecnici del suono e montatori, chiamati ad elaborare progetti a tema; l’edizione del 2014, sarà incentrata sul tema del “vivere felici”. I progetti selezionati costituiranno la base per la realizzazione di un film collettivo.

Ostana offre inoltre un Ecomuseo della Civiltà Contadina, realizzato in due parti: un vero e proprio Museo che occupa alcuni locali del Mu-nicipio e illustra gli usi e i costumi dei contadini che abitavano il territorio, realizzato tramite la collaborazione delle associazioni di volontariato che hanno contribuito alla raccolta di oggetti,

strumenti e materiale fotografico, e una parte rappresentata dal patrimonio sentieristico, re-cuperato e promosso tramite cartina e nuova segnaletica.È stato appassionante apprendere, attraverso le testimonianze e gli incontri, come altri paesi delle alte terre siano riusciti non solo a conser-vare le bellezze naturali e architettoniche, ma anche a rilanciare economicamente il proprio territorio. Sono convinta che un impulso fonda-mentale e vincente possa essere dato da iniziati-ve culturali capaci, attraverso il coinvolgimento degli abitanti, di creare un prodotto unico e non imitabile, in grado di attrarre persone interes-sate a condividere un’esperienza, un’emozione, un luogo.

La capacità delle amministrazioni di fare rete con esperienze simili è un aspetto altrettanto importante; reti che possano servire da stimolo per nuove iniziative, reti di conoscenze e com-petenze per poter costruire nuovi progetti e cer-care nuove strade anche per possibili finanzia-menti. Reti come “Alleanza nelle alpi” o quella dei “Borghi Autentici” credo possano essere interessanti per conoscere e…. farci conoscere.

Infine, credo che uno sforzo debba essere fatto da tutti noi: se veramente crediamo in un’ini-ziativa, un progetto, nel nostro paese e nel suo territorio, dobbiamo pensare di spenderci anche personalmente. In questo momento di cambiamento e incertezza, dal punto di vista istituzionale ed economico non possiamo più pensare che tutto possa essere risolto soltanto con l’utilizzo di risorse pubbliche. Ognuno di noi può avere un ruolo importante per mantenere e migliorare il nostro territorio. Rispetto ad Osta-na, abbiamo il vantaggio di avere più abitanti e di non aver mai subito un completo spopola-mento ma, proviamo a chiederci: “A che punto siamo?” “Che cosa vogliamo da e per Monta-gne?” “Cosa faccio io, per Montagne?”

Claudia SimoniAssessore alla Partecipazione, politiche sociali e

giovanili, rapporti con l’esterno

dai Comuni

Ragoli NotizieNotizie in ComuneRagoli Notizie 9Notizie in Comune

Corrado Formigli, Paolo Mieli, Alessandra Sardo-ni, Elisa Fuksas sono solo alcune delle personalità salite a Madonna di Campiglio per partecipare alla quarta edizione di “Campiglio Trepertre”, quest’anno curato dalla giornalista Maria Latella che, su invito del Comitato “Unocinquecinque-zero” (l’altitudine di Madonna di Campiglio), ha dato forma e contenuti alla tre giorni sul tema “Il potere delle donne”. Tra discussioni sulle quote rosa e i fendenti di Sabina Guzzanti che, nell’intervento di sabato pomeriggio, ha defini-to il nuovo Governo “ mostruoso, con le nuove ministre che sono donne immagine”, la parola d’ordine è stata meritocrazia come unica pos-sibilità di incidere su un atteso cambiamento culturale in grado di dare più spazio a donne e giovani. Tra le numerose personalità intervenute anche Heather Mc Gregor, columnist del Finan-cial Times, e Linda Douglass, professionista della comunicazione che è stata anche nello staff di Barak Obama. “Confermo il mio impegno per questa tre giorni – ha commentato a conclusio-ne dell’evento Anita Binelli, assessore al turismo

e cultura del Comune di Pinzolo e componente del Comitato organizzatore presieduto da Mar-gherita Cogo e del quale fa parte anche Valter Vidi (vicesindaco di Pinzolo) – che dimostra come Madonna di Campiglio si presti bene anche per momenti di riflessione e approfondimento cul-turale. Ne abbiamo avuta la prova in questo fine settimana dal quale siamo usciti tutti arricchiti, ciascuno con le proprie visioni e considerazioni. L’evento potrebbe essere ripetuto annualmente. All’inizio – ha aggiunto ringraziando Maria La-tella per il valore che ha impresso alla tre giorni - ero quasi spaventata dal titolo, ma invece è stato un modo per avere conferma che anche sul nostro territorio, specie nel settore turistico, molte attività lavorative sono condotte da don-ne coraggiose e protagoniste della loro vita”. L’iniziativa è stata sostenuta da Provincia auto-noma di Trento, Comune di Pinzolo, Comune di Ragoli, Regole Spinale Manez, Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Ren-dena, Funivie di Madonna di Campiglio, Cantine Ferrari, Valore D e Rtl 102.5.

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Campiglio Trepertreall’insegna delle donne

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Domenica 30 marzo 2014 si è svolta, in una bel-lissima giornata di sole, la consueta e tradizio-nale giornata sulla neve “Palù in festa”.Anche quest’anno la gara di sci “Trofeo comune di Ragoli” e la caspolata non competitiva hanno contraddistinto la parte agonistico-sportiva del-la manifestazione. Una settantina di concorrenti per la gara di sci e 57 appassionati camminatori per la caspolata si sono ritrovati sulle piste del Grostè i primi e, nella zona dei 5 laghi i secondi, per trascorrere una bella mattinata sulla neve.

Alle 13.00 al Palacampiglio, dopo la distribuzio-ne del pranzo alle circa 350 persone e i ringra-ziamenti di rito delle autorità, presenti oltre ai sindaci della busa di Tione anche il consigliere provinciale Mario Tonina, si è proceduto con i momenti conviviali dedicati alle premiazioni ed alle estrazioni dei tanti premi gentilmente of-ferti dai vari operatori economici impegnati sul nostro territorio. Doverosa ma sentita è la no-stra gratitudine a tutti i collaboratori ed a chi ha partecipato con passione ed entusiasmo a questa giornata, dai polenter alle signore che hanno distribuito il pranzo, dalla squadra comu-nale a tutte le persone presenti, nella speranza che abbiano apprezzato questi momenti di ag-gregazione per la nostra comunità. Questa “sagra” di Palù sta diventando anno dopo anno un’occasione di incontro importan-te e sentito non solo dai censiti di Ragoli ma anche dalla gente che vive e lavora a Madonna di Campiglio.

Amministrazione Comune di Ragoli

dai Comuni

Palù in festa

Ragoli NotizieNotizie in ComuneRagoli Notizie 11Notizie in Comune

Nel nostro territorio i boschi rivestono un ruolo fondamentale per garantire l’equilibrio fisico ed ecologico del territorio e vengono quindi gesti-ti con l’attenzione a migliorarne la resistenza, la stabilità e la biodiversità con un’ottica di gestione multifunzionale. Tali obiettivi sono integrati nella gestione ordinaria del bosco, in modo da render-li più efficaci e quantitativamente significativi, in quanto capaci di autosostenersi finanziariamente. Tuttavia, per le condizioni orografiche e morfolo-giche, di accessibilità o consistenza dei popola-menti, molte zone pubbliche o private comporta-no spese di gestione significative e quindi non in grado di autosostenersi.Il risultato è che, seppur il settore pubblico inter-venga con azioni di miglioramento, da parte dei privati queste azioni risultano antieconomiche e pertanto, in mancanza di una gestione ordinaria, si hanno perdita di spazi aperti originariamente destinati a pascolo o sfalcio con l’avanzare del bosco anche in forma disordinata e esposta a pe-ricoli di attacchi parassitari o di incendi.In quest’ottica la Provincia Autonoma di Trento ha ritenuto utile attuare un’azione finalizzata a sostenere finanziariamente quegli interventi sel-vicolturali non remunerativi ma comunque utili ad alimentare la filiera del legno, in particolare quella delle biomasse, contribuendo alla riduzio-

ne dell’impiego dei combustibili fossili. Il sostegno va a coprire parzialmente i costi di taglio, allesti-mento e recupero del materiale, nonché i costi di impianto qualora previsti. Sono contemplati gli interventi di stabilizzazione e/o riequilibrio com-positivo di popolamenti giovanili e di boschi posti in situazioni disagiate. Le domande dovranno in-teressare una superficie minima di due ettari con un limite contributivo massimo di 5.000 euro/ha, iva esclusa, e complessivamente di 50.000 euro. Naturalmente gli interventi dovranno essere com-patibili con gli strumenti di pianificazione esisten-ti e preventivamente verificati dal Servizio Foreste e Fauna che redigerà una scheda tecnica conte-nente gli elementi essenziali per la valutazione di congruità dell’intervento. Sono ammesse doman-de presentate in forma associata di più soggetti. Ritenendo utile e importante questo aiuto finan-ziario esteso anche ai soggetti privati, l’Associa-zione Forestale Giudicarie Centrali, composta dai comuni di Tione, Ragoli, Preore, Montagne, Zu-clo e Bolbeno, si rende disponibile, attraverso gli Assessori alle Foreste dei singoli paesi associati, a fornire chiarimenti e documentazione alle perso-ne interessate al miglioramento e sfruttamento sostenibile del proprio fondo boschivo.

Associazione Forestale Giudicarie Centrali

Ra

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interventi selvicolturali diretti ad accrescere la resistenza e il pregio ambientale degli ecosistemi

forestali

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Pro loco Ragoli

La Pro Loco di Montagne con la collaborazione e la competenza dell’associazione Polisportiva Giu-dicarie Esteriori organizza la “Corsa di San Barto-lomeo” in occasione della sagra.La corsa non competitiva, inserita nel calendario del CIS, avrà luogo il 22 agosto e si snoderà in-torno all’abitato di Montagne per circa 6 km e un dislivello di 300 m; la partenza avverrà nel tardo pomeriggio in piazza a Larzana dove è previsto anche l’arrivo. La prima parte della gara porterà i corridori verso il Rio Manez prima su strada asfal-tata e poi su sentiero immerso nel bosco. A questo punto la gara entrerà nel vivo con una salita da affrontare su sterrato e parzialmente su battuto in cemento: si guadagnerà gran parte del dislivello di gara e si oltrepasserà la metà del percorso. Dopo un passaggio attraverso il suggestivo paese di Bi-nio, dove è previsto il punto ristoro, si cambierà versante, giungendo in zona Prati di Daone, e si rientrerà verso Larzana con percorso interamen-te in discesa. Sono previste diverse categorie per coloro che affrontano il percorso completo; i più

piccoli potranno invece cimentarsi in un percorso ridotto, ma altrettanto divertente, nel centro abi-tato di Larzana. Al termine della corsa ci saranno le premiazioni delle categorie in gara, al termine delle quali verrà proposto ad atleti e spettatori un ottimo piatto di pasta. La serata si concluderà con lo spettacolo di Lucio Gardin.La corsa offre la possibilità a chiunque di mette-re alla prova le proprie capacità e soprattutto di divertirsi immergendosi in un paesaggio naturale incantato. La Pro Loco vi aspetta numerosi a Mon-tagne, per una giornata di sport e di festa.Il direttivo della Pro Loco coglie l’occasione per far presente che a fine anno scadrà il mandato e la maggioranza dei Consiglieri, per motivi diversi, non ha intenzione di rinnovare il proprio impegno. Si invita perciò chiunque avesse voglia di dare il proprio contributo a farsi avanti fin d’ora per esse-re coinvolto nell’ideazione e organizzazione delle varie attività della Pro Loco.

Martina Giovanella – Stefano Simoni

Pro loco Montagne

Accorrete, accorrete e poi correte!

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L’anno 2014, per la Pro loco di Preore, è iniziato con il consueto impegno per l’organizzazione del Carnevale del Vecio e la Vecia che nonostante il tradizionale tempo ballerino, ha riscosso il solito grande successo con la distribuzione di grostoi, polenta e salamini e lo spettacolo di burattini per grandi e piccini.Successivamente all’assemblea generale dei soci dove è stato illustrato il bilancio dell’anno 2013, il direttivo è giunto alla conclusione che, nonostante l’impegno profuso nel corso dell’anno, alcune del-le manifestazioni cardine della Pro Loco dovranno necessariamente subire delle modifiche e riduzio-ni, dovute principalmente all’attuale situazione economica generale e, anche dal calo di entusia-smo che si nota dalla partecipazione attorno alle manifestazioni organizzate.A questa decisione, molto sofferta da parte del di-rettivo ma necessaria e sicuramente non definiti-va, si è giunti dopo anni di tentativi di rilanciare la festa del Parco al Poz andando a sostituire la tradi-zionale festa campestre con una novità del 2014.Il 5 luglio la Pro Loco, in collaborazione con la Filo-bastia, organizzerà la rappresentazione della com-media “Una coppia aperta, quasi spalancata”.

Per quanto riguarda questo appuntamento si prevede Il ritrovo presso il dos de la Chiesa per un’apericena, e di seguito ci si recherà a pie-di, in località Buston, per godere del fantastico spettacolo illuminati dal chiaror della luna e coc-colati dal cielo stellato. Il programma dettaglia-to della manifestazione verrà comunicato con le consuete affissioni in paese.Per quanto riguarda gli altri appuntamenti del-l’anno:10 agosto: Come ogni anno collaboreremo con l’associazione cacciatori di Preore per la realizza-zione della tradizionale “festa a Provaiolo”.Non mancheranno sicuramente le collaborazio-ni con la Virtus e con l’associazione pensionati e anziani per quanto riguarda il consueto appun-tamento di chiusura dell’ attività sportiva estiva “Virtuosamenteinsieme” e per la festa degli an-ziani. Ci teniamo infine a ringraziare tutti per la colla-borazione e l’affetto sempre dimostrato verso la Proloco, contando sempre sulla vostra presenza per la buona riuscita di tutte le feste.

La Direzione

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Pro loco Preore, un 2014 di impegno

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Nel dicembre 2013 il Coro Monte Iron ha avuto l’onore di rappresentare la Federa-zione dei cori trentini alla manifestazione che ogni anno viene promossa dalla Unio-

ne delle Federazioni corali alpine: un onore che ci ha riempito di emozione, ma anche di non poca responsabilità; Oscar Grassi, il nostro maestro, sarebbe stato come sem-

Alpenländische Chorweihnacht,

siamo tornati con la musica nel cuore

Coro Monte Iron

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pre la nostra guida e garanzia di buon esi-to. L’appuntamento era fissato per sabato 14 dicembre, in prima serata. Lì si dice alle ore 18.00, che vuol dire che a quell’ora si inizia puntualmente. Ci ha accolto la chiesa par-rocchiale di Hittisau, cittadina del Vorarlberg, la regione più occidentale della repubblica austriaca, regione che si affaccia sul Lago di Costanza, il Bodensee. La manifestazione ha visto riuniti ben sette cori delle varie Federa-zioni corali delle regioni alpine: Vorarlberg, Friuli, Trentino, Oberösterreich e Baviera.

Il programma prevedeva tematiche di caratte-re religioso incardinate nel periodo natalizio: attesa del Natale, lode a Maria, alla ricerca di un rifugio, canti dei pastori, adorazione di Gesù, gloria; all’interno delle singole temati-che ogni coro ha presentato un canto tipico della propria tradizione popolare. Il nostro coro ha offerto brani già molto noti ai nostri amici e appassionati, ma che hanno scaldato il cuore ai presenti che gremivano la chiesa: la Madonina, o felice o chiara notte, al mite lume, oggi è nato in una stalla.

In chiusura un momento emozionante ha vi-sto tutti i cori riuniti nell’esecuzione di uno jodler, lo “Sterzinger Andachtsjodler”, canto di particolare solennità, che ben esprimeva la sensibilità religiosa del mondo di cultura tedesca. Mi è venuta in mente una poesia di Giuseppe Giusti che, nella chiesa di san-t’Ambrogio di Milano, udì cantare i soldati austriaci: “un cantico tedesco lento lento Per l’aer sacro a Dio mosse le penne. Era preghiera, e mi parea lamento, d’un suon grave flebile lamento, …. Sentìa nell’inno la dolcezza amara de’ canti uditi da fanciullo; …. E quando tacque, mi lasciò pensoso di pensieri più forti e più soavi”. ….

Infatti la musica riesce a comunicare emo-zioni con una intensità più immediata e più efficace delle stesse parole, perché le parole patiscono il limite di una lingua particolare, mentre la musica è una lingua universale e non ha bisogno di mediazioni. Nel saluto del presidente della Federazione dei cori del Vo-rarlberg abbiamo trovato ben espressa que-sta specificità della musica e il contributo che essa può offrire per costruire legami tra i po-poli: “L’interconnessione e la cooperazione tra regioni e istituzioni sono più importan-ti oggi di quanto non siano mai state. E la musica è la migliore base comune possibile

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Associazione cacciatoriMontagne

per stabilire e incentivare i reciproci contatti e per conoscere persone di altre regioni. La musica è il linguaggio universale che ci unisce e connette. E quale musica potrebbe essere più adatta della musica popolare?” Che dire poi dell’accoglienza e dell’ospitalità che ci sono state riservate! L’organizzazio-ne impeccabile nei tempi, negli sapzi, negli appuntamenti, coniugata da quella umanità spontanea e generosa, tipica della gente di montagna, con un ricordo affettuoso al si-gnor Alfred che ci ha accompagnato negli spostamenti da Bregenz a Hittisau e a Lin-dau, e nelle visite nelle rispettive cittadine. Di cuore gli abbiamo dedicato un canto, duran-te il quale si è letteralmente commosso e non finiva mai di ringraziarci, mentre eravamo noi in debito per la sua squisita cortesia.Con la sua collaborazione abbiamo visitato, all’arrivo, il centro storico di Bregenz e, la do-menica successiva, Lindau, cittadina tedesca sull’isola più grande del Lago di Costanza, un

condensato di storia, di cultura e di tradizio-ni. Qui ci è toccato di vivere un’esperienza non programmata e inaspettatamente coin-volgente. Ci trovavamo nella piazzetta cen-trale del paese, dove era allestito un gran-de albero di Natale e ci è venuto spontaneo intonare un canto natalizio. La gente che si trovava nei pressi a curiosare nei mercatini ha cominciato ad avvicinarsi meravigliata e incuriosita per l’insolito spettacolo. Al primo canto ne è seguito un secondo, poi un altro ancora e non avremmo finito mai; la piazza era ormai gremita, il silenzio quasi religioso e ogni volta applausi sinceri. Sul finire, perché dovevamo proprio finire, Oscar Grassi, giran-dosi per ringraziare i presenti, non credeva ai propri occhi: lui si meritava proprio questa soddisfazione. Siamo tornati a casa con la musica nel cuore.

Mario Bertolini

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Anche durante la stagione 2013 la Sezione cacciatori di Montagne ha svolto tre giorna-te obbligatorie lavorative facendo pulizia dei prati e dei sentieri, cercando di ottenere un miglioramento ambientale in zona Segabla e siestemando le saline per i camosci.Le varie squadre di buon ora si sono ritrovate e, attrezi alla mano, hanno eseguito quei la-vori di manutenzione che ormai più nessuno in paese svolge.Lo sfalcio, oltre ad alcuni prati intorno alle tre frazioni di Montagne, è stato eseguito in zona Stavel, Pramarciù e Dos da Part.Quest’anno a causa delle abbondanti nevica-te il lavoro sarà anche volto alla sistemazione di vari sentieri con taglio di piante e ripristino del piano calpestabile con piccone.

L’attività della Sezione prosegue con il sup-porto di vari soci allo svolgimento delle gior-nate del Festival di “Montagne Racconta” in programma a luglio, dove si collaborerà con tutte le altre Associazioni presenti in paese.

Come ultimo, ma piacevole sforzo, in agosto è tradizione fare la “Festa al Dos da Part” con Santa Messa e polenta per tutti.Fondamentale per lo svolgimento di questa manifestazione è la grande partecipazione delle mogli e delle morose dei cacciatori che prima cucinando e poi servendo il pranzo sono di grande supporto alla buona riuscita della festa che si tiene ogni anno la prima settimana di agosto.

La Direzione

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Filobastia, una stagione con ottimi risultati

Iniziò tutto quando Elisa, mia sorella e Fede-rico mio fratello lasciarono il coro, insieme a tutti gli altri coristi della loro età. Allora la mia mamma preparò i moduli per le nuove iscrizioni al coro e così il giorno dopo io e mia sorella le abbiamo portate a scuola per darle ai bambini. Elisa le ha consegnate alla mae-stra Sandra che insieme a noi le ha distribuite a tutti i bambini di seconda, terza, quarta e quinta. Dopo qualche giorno la mamma ha ricevuto le adesioni al coro di otto bambini e così il nostro coro Le Sorgenti è ripartito con noi piccoli! (Irene) La Maestra Monica è brava a insegnare le canzoni e la musica.Ci ha insegnato nuove canzoni belle e sim-patiche!La Presidente Claudia è gentile.Certe volte ci viene ad ascoltare durante le prove e alla fine ci dice sempre bravi e ci dà sempre le caramelle… Ricordo che un giorno è venuta e ci ha portato le divise, che emo-zione! La nostra divisa è composta da una polo bianca ed un pile azzurro come l’acqua, lo stemma ha la forma di una goccia con di-segnate delle note musicali. Con la divisa sia-mo proprio dei veri coristi! (Valentina)

Dalla prima prova di coro non sapevamo bene cosa aspettarci, eravamo un gruppo abbastanza piccolo, ma ci siamo subito sen-tititi molto uniti ed affiatati, così la nostra maestra ci ha proposto di cantare al concer-

to di Natale. Ci dovevamo preparare bene e per questo la maestra ci aveva dato le parti da studiare a casa. Dall’inizio delle prove in poi il nostro gruppo si è ingrandito e raf-forzato, sentivamo di fare un bel concerto!La sera del nostro debutto eravamo agitati ed impauriti, ma il pubblico in Chiesa ci ha incoraggiato con molti applausi. Dopo che il presentatore ha annunciato la prima canzo-ne, la maestra Monica ci ha dato l’attacco ed Erwin Costa suonava la tastiera per ac-compagnarci. La nostra voce all’inizio era molto debole, ma ha cominciato a crescere a mano a mano che cantavamo anche perché avevamo notato che al pubblico piacevano le nostre canzoni. Dopo aver finito di canta-re siamo scesi dal palco per ascoltare il coro e la banda. Anche se è solo il primo anno che siamo nel coro, ci sentiamo come in una grande famiglia e ci sentiamo orgogliosi di farne parte. (Gabriele e Luca)

Il prossimo concerto sarà in occasione del-la Festa della Mamma. Lo faremo sabato 17 maggio al Paladolomiti di Pinzolo alle 20.45. Con noi ci saranno anche il coro Nuove Voci Giudicariesi di Ponte Arche e il coro che ci ospita I Fringuelli del Brenta di Pinzolo.Per questa occasione abbiamo impara-to nuove canzoni dedicate alla mammaVi aspettiamo numerosi! (Marta)

Nuove gocce dal coro Le Sorgenti…

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Al termine di questa stagione teatrale possiamo affermare quanto il lavoro sodo possa portare a raggiungere buoni risultati. Dopo la grande emozione del debutto, le successive due repli-che ed ancora il tutto esaurito, si è pensato di replicare una quarta volta per dare la possibilità a tutti di vederci all’opera. Si è poi cominciato a circuitare nei limitrofi paesi per un totale di 13 repliche. Abbiamo inoltre curato la nona ras-segna “Preore a teatro” portando in casa sei compagnie con varie tipologie di spettacolo. La rassegna a concorso ha decretato vincitore del premio della giuria critica il lavoro del “Tim di Meano: El moro” e il premio del pubblico è andato al Filò della val Rendena con : “La care-ga col cusin”. La serata di chiusura è stata cu-rata sempre dalla Filobastia (in versione ridotta) con il lavoro: “Coppia aperta anzi spalancata” di Dario Fo e Franca Rame per la regia di Jacopo Roccabruna, avvalendosi di un personaggio di livello come Renata Fedrizzi (che però si è gua-dagnata la tessera socio gratis!!!!)

Per noi della filo è stata un’importante sfida, pensare di proporre un testo in italiano e diver-so dallo stile classico della commedia in dialetto, ma anche stavolta il pubblico ci ha premiato con due serate di pienone ed applausi. Ringraziamo tutti gli abbonati e tutti coloro che ci sostengo-no nel nostro lavoro con molto entusiasmo .La Direzione

Filobastia, una stagione con ottimi risultati

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Sabato 17 maggio ore 21 è andata in scena la prima della rappresentazione “Per non di-menticare…. la Grande Guerra”, promossa dalla Banda Sociale di Ragoli in collabora-zione con il Coro Monte Iron, Associazione Pensionati di Ragoli, Gruppo Alpini Monte Spinale e Filobastia.Un’iniziativa per non dimenticare quel tragi-co conflitto e che vuole essere un omaggio a coloro che hanno combattuto e patito le sofferenze di una guerra sia sul fronte italia-no che austriaco.“La guerra, nella sua tragicità unica, può es-

sere vista con occhi diversi: quelli del vincito-re, quelli del vinto, chi sta in prima linea, chi nelle retrovie, chi ha perso il marito o il figlio, chi la casa. Cosa prova l’alpino di pianura che parte per il fronte, la mamma del Kaiserjäger trentino che scrive all’amato figlio che non ri-vedrà più, il soldato in trincea. Da qualunque parte la si guardi, la guerra è questo. Stasera gli occhi sono italiani o austriaci trentini, ma le lacrime non hanno divisa”. Con queste pa-role il narratore, ha introdotto la serata che non voleva essere una fedele ricostruzione storica del conflitto ma principalmente un ri-

per non dimenticare ….la Grande Guerra

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cordo di quelle immani sofferenze.Un conflitto che a 100 anni di distanza non è ancora entrato pacificamente nella storia condivisa dei trentini, avendo interessato pe-santemente un territorio e popolazioni che erano al confine e che tuttora non hanno an-cora maturato un sentimento unitario rispet-to a quegli avvenimenti.Il pubblico ha risposto positivamente riem-piendo l’Auditorium e partecipando alla serata con attenzione condita da non poca commozione.Cinque anni di follia che ha interessato i prin-cipali Stati mondiali con una crudeltà e con spargimento di sangue come non si era mai visto nel corso della storia.Nelle nostre Valli, dove passava la linea di confine, abbiamo assistito a tragedie perso-nali e sociali: giovani che combattevano su fronti opposti in paesi lontani e le nostre Valli interessate da una guerra di trincea che por-tò distruzione e dolore.

Il narratore, Sergio Bolza del Gruppo Alpini Monte Spinale, durante tutta la serata ha ri-cordato i principali passaggi della guerra da quel del 28 giugno 1914 con l’attentato di Serajevo che dette l’innesco al conflitto, e poi le principali battaglie….. Monte Canino….Isonzo.. Caporetto… fino alla battaglia finale sul Piave. Accanto a queste famose battaglie le Giudicarie hanno assistito agli scontri della linea dei Forti della Valle del Chiese e della Guerra Bianca del Carè Alto e Adamello, for-se meno significative ai fini delle strategie di guerra ma con testimonianze e ricordi anco-ra vivi nelle nostre Comunità.La Banda di Ragoli, diretta da Damiano Mar-chetti, ha presentato brani musicali che han-no richiamato l’atmosfera dell’epoca, dai val-zer viennesi alle marce degli Alpini, a Maria Lassù, Signore delle Cime, il Silenzio.Tristemente famose le canzoni interpreta-te dal Coro Monte Iron diretto dal Maestro Oscar Grassi: Sul Cappello, Monte Pasubio, Monte Canino, Sui Monti Scarpazi, Siam pri-gionieri, Era una notte che pioveva, solo per ricordarne alcune.Poi le lettere delle mamme ai loro figlioli al fronte e ancora le figure dei giovani soldati interpretate magistralmente dagli attori del-la Filobastia, Stefano Giacomini, Gioacchino Castellani e Stefano Valentini, con la lettura di lettere strazianti alle loro mamme a casa e con la lettura di poesie famose di Ungaretti.Per terminare con il dialogo fantastico e drammatico allo stesso tempo tra il soldato e La Guerra impersonificata da Marzia Sau-da con una meditazione che tocca i limiti e le contraddizione più profonde della natura umana. Un lungo applauso ha coronato il termine della rappresentazione con un rin-graziamento non formale a Riccarda Alberti-ni, Presidente della Banda di Ragoli che l’ha scritta e diretta.Visto l’impegno profuso da tutti gli attori, coristi e bandisti è auspicabile che la serata possa essere ripetuta ed apprezzata in altre occasioni.

Enzo Ballardini

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Sempre in attività a Montagne il gruppo del Circolo Pensionati, che si è trovato per l’incontro primave-rile che dà l’avvio alle iniziative programmate an-che per tutto il 2014. Pur quasi isolati nelle quote più alte dell’urbanizzazione giudicariese ai margini periferici delle Giudicarie, gli oltre settanta soci di Bìnio, Larzana e Córt risultano fra i più attivi e pre-senti nel mondo della Terza Età: sono stati infat-ti capaci, con lunghi anni di impegno, di mettere insieme un esemplare vocabolario del loro dialet-to che risulta fra i più scientificamente impostati perché hanno potuto godere della presenza di un

professore universitario, il prof. Corrado Grassi, e della collaborazione del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige. Ed oggi, ecco che nel programma annuale e futuro fi-gura anche li coraggioso impegno di rendersi parte attiva per la raccolta dei “proverbi” e dei “modi di dire” dialettali da tramandare alle generazioni che nel dialetto potranno trovare uno dei settori culturali maggiormente significativi della secolare vita dei Giudicariesi che hanno costruito la nostra storia. Sotto la regìa dalla solerte presidente Lisa Simoni, i lavori assembleari si sono svolti sempre

Circolo Pensionati di Montagne

A Montagne presente e passato

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con la visione della partecipazione alla vita sociale dei tre caratteristici villaggi che formano il Comu-ne “più alto” delle Giudicarie, con l’occhio proteso alla conservazione del territorio - in cui figura la Val di Manez parte integrante delle Regole di Spinale e Manez con sede a Ràgoli - lamentando l’incuria che, talvolta, si riscontra nella non perfetta cura che se ne ha. Infatti l’attaccamento al paese e la co-stante visione del passato, mantenuto vivo in tutte le forme possibili, è la caratteristica evidenziabile in questa accolta di persone che ancora “sentono” e “sanno vivere” la vita dé paés. Come ad ogni

incontro sociale non è mancata l’agape fraterna “da Paolo”: un 14/05/14 A Montagne presente e passato. Circolo Pensionati attivo nel recupero della memoria con un momento conviviale che rinsalda i vincoli d’amicizia di vita in comune che dà “sapore” a quello“stare insieme” e che i si è concluso con le sempre piacevoli poesie dialettali della “montagno-la” Rita Giovanella Demattè emigrata a Mattarello e dall’amico tionese Mario Musón legato ormai da decenni ai tanti amici Montagnöi.

La Direzione

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Sala gremita quella del Punto lettura “Attilio Bolza” di Ragoli in occasione della presenta-zione dell’ultimo libro di Alberto Folgheraiter ‘I villaggi dai camini spenti’ tenutasi lo scor-so 24 novembre. L’evento è stato organizza-to dall’assessorato alla cultura del comune di Ragoli.Alberto Folgheraiter, uno dei più amati giorna-listi di Rai Regione, ma anche un ‘’caro amico

di Ragoli’’, come lo ha definito l’Assessore alla cultura Rosella Pretti per introdurre l’autore e la sua ultima opera.‘I villaggi dai camini spenti’ (edito da Curcu & Genovese) è la seconda tappa del viaggio che lo scrittore sta percorrendo nelle piccole loca-lità della periferia del Trentino, in quei luoghi in cui cultura e tradizione fanno da padroni e i più autentici rapporti tra l’uomo e la sua terra

Da Folgheraiter a Badaloni

Giornalismo e scrittura al Punto Lettura di Ragoli

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sono gli elementi fondamentali su cui si basa-no identità ed appartenenza.Il libro raccoglie 456 fotografie, indispensabi-li per trasmettere il senso e le emozioni che l’autore ha voluto esprimere attraverso queste pagine. Le immagini sono di Gianni Zotta, fo-tografo ufficiale di Vita Trentina, con cui Fol-gheraiter collabora da quasi 40 anni realizzan-do insieme più di 15 libri.Il volume racconta anche dei 151 incontri e rela-zioni che Folgheraiter ha avuto con gli abitanti dei luoghi che lo hanno visto ospite. Come ‘’Il guardiano solitario del villaggio della peste’’, racconto del primo capitolo in cui si descrive la piccola località di Iron di Ragoli, abbandonata nel 1630 a causa della grande epidemia di pe-ste e diventata nel 2012 “Meraviglia italiana”. Iron ha racchiuso per sempre la sua storia nelle mura delle proprie abitazioni, conservando in-tatto tutto il suo fascino e la sua bellezza. Cosi come Cerana, altra località dallo stesso desti-no, a cui l’autore ha voluto dedicare un altro capitolo del libro. Gioielli di Ragoli, quindi, da preservare intatti e valorizzare come luoghi di memoria collettiva.Presenza illustre al Punto Lettura di Ragoli an-che la sera del 4 maggio. Chi non ricorda il

giornalista Piero Badaloni?, conduttore del TG1 e di programmi di successo come Droga, che fare… Italia Sera.. Unomattina… dal 1995 al 2000 presidente della Regione Lazio, ma a fine mandato tornato in Rai come corrispondente da Parigi, Bruxelles e Berlino. Dal 2006 al 2008 direttore di RAI International e nel 2009 corri-spondente RAI da Madrid, città dove ha inizio l’inchiesta raccontata in un documentario e in questo libro ‘In nome di Dio e della Patria. I bambini rubati dal regime franchista’.

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Piero Badaloni con Fausta Slanzi

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Tutto ha inizio con una manifestazione di piazza a Madrid il 27.01.2013, dove Piero Badaloni in-tervista molte delle mamme alla ricerca dei figli sottratti dalla dittatura. I due aspetti che colpi-scono immediatamente sono la portata e la du-rata di questo fenomeno. I furti andarono avanti fino alla fine degli anni ’80, camuffati come atti di generosità nei con-fronti di madri in difficoltà, o perché nubili, o perché povere al punto di non poter sostenere i propri figli, spesso con la complicità di religiosi e suore che avevano creato una rete di assistenza su tutto il territorio spagnolo, per affidare i bam-bini a coppie sterili, in cambio di sostegni finan-ziari ai loro istituti. Il libro ripercorre le tappe di un allucinante traffi-co, quello dei bambini rubati alle loro madri na-

turali per essere affidati a coppie fedeli al regime, subito dopo la fine della sanguinosa guerra civile che portò al potere con un colpo di Stato il gene-rale Francisco Franco.Motivazione: impedire a quei bambini di essere infettati dal virus che aveva colpito i genitori, col-pevoli di essersi opposti alla dittatura.Nel giro di pochi anni, grazie a due leggi pro-mulgate per facilitare le adozioni, furono rubati 30.000 bambini, secondo i dati dell’unica inchie-sta effettuata all’inizio degli anni ’90, da un ma-gistrato, Baltasar Garzon, subito bloccato nella sua indagine dalla Suprema Corte per abuso di potere.Piero Badaloni ha incontrato varie madri alla ri-cerca dei propri figli perduti, e figli alla ricerca delle madri naturali, raccogliendo le loro testimo-nianze. Sociologi, avvocati e giudici, ricostruiscono il quadro storico in cui si sono svolti questi furti e spiegano come sia stato possibile che il traffico sia proseguito indisturbato fino a quando nel 1987 il governo di Felipe Gonzales si è deciso a promulgare una nuova legge per le adozioni, con norme più severe e aumentando i controlli.

Durante la serata l’autore ha dialogato con la giornalista trentina Fausta Slanzi, addentrandosi in approfondimenti giuridici, emotivi, storici, de-lineando un quadro a dir poco impensabile, di un dramma così poco lontano da noi e allo stesso tempo così sconosciuto.Occasione unica per il nostro piccolo Comu-ne, questo incontro con uno dei giornalisti più apprezzati in Italia e all’estero. Grazie a Piero e Fausta che con grande attenzione e professio-nalità hanno voluto condividere con noi queste vicende drammatiche, aiutandoci a conoscere, intrattenendosi amabilmente anche al termine della serata... un altro spiraglio aperto nel no-stro orizzonte.

Silvia Paoli, Rosella Pretti

L’evento

Alberto Folgheraiter durante la presentazione

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In molti abbiamo accolto l’invito dell’Ammini-strazione Comunale e con gioia abbiamo tra-scorso alcune ore in compagnia nell’accogliente sala del municipio.Gustato un buon pranzetto, chiacchierato con chi non si vede da un pò e il sorriso diventa il protagonista della giornata... Tanta emozione si prova ricordando la manifestazione “Que-sto matrimonio... s’ha da fare”, e guardando il filmato i ricordi riaffiorano e ci trasportano nel tempo rivivendo curiosità e dettagli di tanti giorni di festa vissuti in paese quando sposarsi

significava condividere con tutta la comunità un giorno speciale della vita. Le canzoni tradizio-nali di un simpatico coro di Bondo solleticano il nostro inconfessabile desiderio di lasciarci tra-sportare dalla musica e dal bel canto: mica male questa festa!

“Il mondo ha bisogno di saggezza, di quella saggezza che possono offrire quanti sanno di essere anello della catena della storia del mondo” (Papa Francesco)

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Anziani, una festa con musica, ricordi

e ... un buon pranzetto

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Tutti all’opera: carrello pronto, lista della spesa in mano e occhio alle etichette per scegliere solo i prodotti migliori!Siamo a Ragoli, in Famiglia Cooperativa. Gli alunni della quinta elementare, dopo aver ri-flettuto sul “consumo consapevole” in classe, si mettono alla prova con una simulazione di spesa. Ma non sarà una spesa qualunque: i cibi scelti dovranno rispettare tutti i criteri che ren-dono un prodotto sicuro, buono e convenien-te.Si comincia: cosa possiamo scegliere per pran-zo? Fedeli alla tradizione italiana, un buon

piatto di pasta! Le tagliatelle che abbiamo sele-zionato, però, hanno caratteristiche particolari: sono realizzate senza discriminazioni né sfrut-tamento del lavoro, come indicato chiaramen-te sulla confezione. E per il condimento? Una passata al pomodoro, meglio se proveniente da agricoltura biologica: siamo in questo modo certi che quella coltivazione ha rispettato la na-tura e l’ecosistema.E poi una bella insalata, ma attenzione a quan-to riportato sul cartellino del prodotto: è im-portante conoscere l’origine della verdura e della frutta che acquistiamo.

Esercizi di spesa consapevole

in Famiglia Cooperativa

Giovani e famiglia

La quinta elementare di Ragoli in Cooperativa

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AE per cena? Possiamo preferire le produzioni locali, come la trota degli allevamenti trenti-ni e le patate del Lomaso. Scegliendo prodotti a chilometri zero, o comunque provenienti da territori vicini, diamo infatti un aiuto all’econo-mia del territorio in cui viviamo. Contribuiamo inoltre a ridurre l’inquinamento causato dal trasporto delle merci.Se volessimo rendere più gustosa la nostra cena, possiamo scegliere la maionese a mar-chio Coop che ha una caratteristica particolare: il tubetto è privo della confezione di cartone. È una scelta ben precisa, perché eliminando l’astuccio si riduce l’imballaggio e il consumo

di carta: un bel valore aggiunto dal punto di vista ecologico!Con un pizzico di attenzione e buona volontà, possiamo quindi fare una spesa molto diversa da quella che facciamo quando siamo di corsa e un po’ distratti. Prima di mettere un prodotto nel carrello, proviamo a dedicare qualche se-condo alla lettura delle etichette per individua-re gli ingredienti principali, alcune informazioni sulla produzione, la provenienza delle materie prime. Sono piccole abitudini che danno un si-gnificato diverso alla nostra spesa e migliorano la qualità dei prodotti che portiamo sulle no-stre tavole. N.Wegher

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Il modulo di Educazione al consumo consapevole è promosso dall’Ufficio educazione cooperativa in collaborazione con Sait e Famiglie Cooperative. Il progetto coinvolge bambini e ragazzi delle ele-mentari e delle medie ed ha l’obiettivo di appro-fondire il tema del consumo, portando le classi nei supermercati. Attraverso lezioni interattive e visite nei punti ven-dita, vengono offerti strumenti di conoscenza utili

a formare lo spirito critico dei giovani per imparare ad esercitare il diritto-dovere di cittadinanza anche attraverso le scelte di consumo. Il breve percorso formativo condurrà gli studenti dell’anno scolastico 2013-14 delle classi parteci-panti a considerare i beni di consumo del super-mercato con uno sguardo nuovo e a farsi do-mande precise, prima di scegliere il prodotto da mettere nel carrello.

L’Educazione al consumo consapevole nelle scuole

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1,2,3, e 4! Con quest’anno festeggiamo la quarta edizione del Festival del racconto, un edizione che pur ricalcando la trama delle pre-cedenti, presenta alcune novità sostanziali.Quest’anno verrà ampliata la proposta di uno stage residenziale, di circa una settimana, sot-to la guida di Francesco Niccolini (già colla-boratori di noti attori ed autori come Marco Paolini) nelle settimane antecedenti il festival. Durante il periodo residenziale verrà studiata, prodotta, elaborata e messa in scena un ope-ra inedita che verrà proposta nell’ambito del Festival. Vogliamo così fare un piccolo salto

in avanti anche al Festival facendolo diventa-re anche soggetto promotore e produttore di cultura, facendo così conoscere Montagne e la sua gente in ogni luogo dove lo spettacolo ver-rà rappresentato.Altro elemento innovativo di quest’anno sarà una sezione riservata ai più piccoli con spetta-coli e spazi dedicati per i quali verrà studiato un cartellone di proposte.La presenza di Gianni Rigoni Stern che ci par-lerà della sua originale esperienza di solidarie-tà sugli altipiani della Bosnia dove, grazie alla passione per la montagna e di 48 vacche di

l’appuntamento

Montagne racconta 2014

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razza Rendena, è riuscito a dare una nuova speranza alle popolazioni provate dalla guerra dei Balcani.Ci saranno inoltre spazi musicali con la pre-senza di gruppi che allieteranno la due giorni,. Verranno proposti momenti divertenti alternati ad altri più riflessivi senza trascurare l’oppor-tunità di quattro chiacchiere tra vecchi e nuovi amici.Tutto questo non sarebbe possibile senza il contributo di tutti i volontari che contribuisco-no, con il loro lavoro ed impegno, a rendere così vivo e frizzante il NOSTRO festival. L’effi-cacia del messaggio proposto da “Montagne racconta” si riscontra anche dal numero di vi-site del sito internet (www.montagneracconta.it) che nei giorni antecedenti la manifestazione

conta un notevole numero di accessi, ed anche dal numero di fedeli utenti della pagina Face-book che superano di gran lunga i 1300 iscritti e che consente di mantenere un filo diretto, ancorchè virtuale, con molti Montagnoi, anche adottivi, che pur non abitando qui conservano un legame con questo nostro paese.Per dare una mano, anche economicamente, alla realizzazione del Festival abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi tramite il web. Si tratta di sottoscrivere, sul sito web www.produzionidalbasso.com, una o più quote del valore di € 5,00 per raggiungere la cifra di € 2.000,00 di autofinanziamento che ci permet-te di affrontare con più serenità ed indipen-denza l’organizzazione della manifestazione.

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VENERDÌ 18 LUGLIO18.00 - Apertura del festival con “Lecture Ra-dio”, da Montagne in diretta, sintonizzazione delle frequenze, informazioni di programmazione … di e con Alessio Kogoj.- Proiezione del video “Per me … Montagne Rac-conta” voci e impressioni intorno al festival.Apertura delle Osterie nel centro storico di Larzana.19.00 - Racconti... dal laboratorio di narrazione di Francesco Niccolini e Roberto Aldorasi.20.00 - Concerto dei “Bel e Pòc”21.00 -“Sabbatico” spettacolo di Pino Petruzzelli.22.00 -Concerto-spettacolo “L’Ottagolo” dei Ran-tegant Trio.24.00 - Musica per Osteria di e con Nicola Sordo.Fuori Orario: UFO di e con A. Kogoj e Silbrino.

SABATO 19 LUGLIO

10.30 - Passeggiata con spettacolo La Grande Foresta di Luigi d’Elia e Francesco Niccolini con Luigi d’Elia.*14.00 - Apertura delle Osterie nel centro storico di Larzana.Ripresa della diretta radio, riepilogo ultime ore, interviste dal festival del racconto, news, di e con Alessio Kogoj.14.00 - Apertura dell’ Angolo dei bambini: spa-

zio dedicato a laboratori, giochi creativi e lettura di storie a cura de I Lettori delle Chimera e Nadja Simeonova.15.30 - Pentolina, pentoletta, pentolaccia Spet-tacolo di Burattini di Luciano Gottardi.16.30 - Angolo dei bambini: Laboratorio di costruzioni di giochi a cura di Nadja Simeonova.17.00 - Racconti... dal laboratorio di narrazione di Francesco Niccolini e Roberto Aldorasi.17.30 - Proiezione di “La transumanza del-la pace” documentario di Roberta Biagiarelli. Seguirà l’incontro con la regista e Gianni Rigoni Stern promotore del progetto. [ vedi ]19.00 - Racconti... dal laboratorio di narrazione di Francesco Niccolini e Roberto Aldorasi.20.00 - Concerto dei “Bel e Pòc”.21.00 - “Iancu, un paese vuol dire” spettacolo di Fabrizio Saccomanno e Francesco Niccolini, con Fabrizio Saccomanno.22.00 - Concerto di chiusura de “I Plebei”.24.00 - Musica per Osteria di e con Nicola Sordo.In collaborazione con l’associazione IMA.G.E nei due giorni del festival si svolgerà il concorso fotografico: “Montagne racconta... in uno scatto”. [ info ]. La premiazione del concorso avverrà il giorno 22 agosto a Montagne.*Solo su prenotazione; euro 5 compreso pranzo al sacco, rientro previsto ore 14.00

IL PROGRAMMA

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Lo Spirito

Il restauro dei quadri della chiesa di Ragoli,

Coltura e PezNei mesi scorsi sono stati ricollocati nel presbi-terio della chiesa di Ragoli tre quadri molto im-portanti e uno nella chiesa di Coltura.

I quadri a Ragoli raffigurano:- MADONNA CON BAMBINO E I S.S. FAUSTINO E GIOVITA- MADONNA CON I S.S. VIGILIO, MICHELE AR-

CANGELO, ANTONIO DA PADOVACOL BAMBINO E FAUSTINO- IL MARTIRIO DI S. FAUSTINO

Il quadro di Coltura raffigura:NATIVITA’ IN GLORIA CON I S.S. AGOSTINO E LUIGI GONZAGA

Sono stati restaurati ad opera di Rossella Ber-nasconi, una restauratrice di Varese che ha già lavorato nelle nostre parrocchie, sia a Zuclo che a Saone come pure a Preore.I quadri della chiesa di Ragoli e Coltura, come pure l’altare ligneo della chiesa di Pez, con la sua pala, attualmente in fase di restauro, neces-sitavano davvero di una manutenzione straor-dinaria.Sono piccoli tesori d’arte che caratterizzano le nostre chiese e arricchiscono il patrimonio arti-stico delle nostre zone.Il restauro dei quadri è stato finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, dalla Comunità delle Regole e dal nostro Comune; e natural-mente della Parrocchia, come potrete poi vede-re dal rendiconto economico.

In questo articolo vorrei brevemente descrivere due di questi preziosi quadri; le descrizioni dei prossimi quadri saranno pubblicate nei prossimi bollettini.

Natività in gloria - Coltura

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Prima del Restauro

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Il dipinto è collocato sulla parete destra dellÕabside entro una lineare cornice lignea dipinta e dorata.Proviene dalla chiesa cimiteriale dei Santi Faustino e Giovita.

ÒÉdatabile forse al sesto decennio del Seicento rappresenta la Madonna col Bambino in gloria e i Santi Faustino e Giovita. Lo schema compositivo della pala rientra nella categoria dei dipinti su due ordini: la Madonna in alto al centro èassisa su un cumulo di nubi ed affiancata da quattro angeli, due dei quali intenti a porle una corona sul capo. Nel registro inferiore figurano, stanti, i Santi

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Lo Spirito

Faustino e Giovita, patroni di Brescia (la cittˆ è raffigurata sullo sfondo della tela). Entrambi portano lÕarmatura e reggono la palma del martirio, secondo una corrente iconografica che li rappresenta come soldati É. La presenza dei due santi non lascia dubbi circa la provenienza della tela dalla chiesa del cimiteroÉ. In termini stilistici, il dipinto è riferibile al pittore Carlo Pozzi, originario di Brescia, documentato a Trento dal 1632 É fino alla morte avvenuta nel 1676É. Giˆ nelle prime opere lÕartista si esprime seguendo un duplice registro compositivo, talora rivelandosi sensibile alle suggestioni di schemi formali di matrice cinquecentesca Ð derivati, secondo lÕesperto Mich, dalla cultura figurativa veneziana per tramite di modelli grafici tardomanieristici Ð talora accentuando gli elementi chiaroscurali che rinviano a probabili contatti con lÕambiente lombardo e mutuati dallÕattivitˆ trentina di Pietro Ricchi. Questa tendenza eclettica rende incerti i tentativi di fissare una cronologia delle sue opere e impedisce di stabilire la data precisa della tela di Ragoli che, nonostante il precario stato di conservazione, rivela, soprattutto nel registro inferiore, stringenti affinitˆ con la pala delÕIncoronazione delle Vergine e i Santi Gervasio, Protasio, Vigilio e Antonio abate della parrocchiale di Denno, mentre le figure del Bambino e degli Angeli dellÕordine superiore richiamano da vicino quelle del dipinto eseguito dal Pozzi per la chiesa di S. Mauro di PinŽ, documentato al 1647. In base a questi riscontri stilistici la datazione della pala di Ragoli dovrebbe essere circoscritta la sesto decennio del Seicento.

Lo stato di conservazione, scriveva la restauratrice nella sua relazione è assai precario; il dipinto necessita di intervento in tempi brevi in quanto si trova in una situazione critica:

� Il supporto in tela pare costituito da 3 teli giuntati verticalmente; probabilmente non è mai stato foderato e il lungo taglio verticale che attraversa la parte inferiore sembra essere dovuto alla scucitura della giunta; vi sono numerosi strappi, alcuni dei quali, verso il margine superiore, forse hanno delle toppe sul retro. Non è stato possibile osservare il retro dellÕopera e quindi neanche lo stato di conservazione del telaio.

� La pellicola pittorica è molto scodellata e tende a distaccarsi; le piccolelacune sono diffuse.

� La superficie pittorica è offuscata e ingiallita per la presenza di una vernice alterata e del particellato atmosferico; vi sono inoltre vari vecchi ritocchi alterati di piccola e media entitˆ.

� La cornice sembrerebbe piuttosto recente e pare in buone condizioni; potrebbe essere stata applicata al momento del trasferimento del dipinto dalla chiesa del cimitero.

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Prima del Restauro

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Il dipinto è collocato sulla parete sinistra dellÕabside entro una lineare cornice lignea dipinta e dorata simile a quella del dipinto posto di fronte e raffigura. Madonna con Bambino e i Santi Faustino e Giovita. Anche questo dipinto proviene dalla chiesa cimiteriale dei Santi Faustino e Giovita.

ÒÉNel registro superiore la Madonna, fiancheggiata da S. Vigilio, a destra, e da S. Michele Arcangelo, a sinistra, presenta il Bambino a S. Antonio che, inginocchiato, lo accoglie adorante. Sulla sinistra si profila la figura di S. Faustino, ai piedi del quale trovano posto due angioletti recanti una palma, connessa al martirio di S. Faustino, e un giglio, simbolo della castitˆ di S. Antonio. La prima menzione di un altare dedicato ai Santi Antonio da Padova, Vigilio e Michele nella chiesa cimiteriale di Ragoli si trova negli atti visitali del 1708. Dovrebbe per tanto risalire a questa data anche lÕesecuzione del dipintoÉ.I

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caratteri stilistici dellÕopera, considerata la modesta qualitˆ, riconducono allÕambito artistico locale.Ó

Lo stato di conservazione, scrive ancora la restauratrice è precario:� Il supporto in tela pare costituito da 4 teli giuntati orizzontalmente, di cui i

2 inferiori sono delle stretta strisce; probabilmente non è mai stato foderato. La tela si presenta molto rilasciata e il margine destro pare disancorato dal telaio in più punti, con formazione di ondulazioni. Non è stato possibile osservare il retro dellÕopera e quindi neanche lo stato di conservazione del telaio.

� La pellicola pittorica è molto scodellata e tende a distaccarsi; la porzione perimetrale, dove la tela appoggia sul telaio ligneo, presenta questo fenomeno molto attenuato; vi sono piccole lacune diffuse.

� La superficie pittorica è offuscata e ingiallita per la presenza di una vernice alterata e del particellato atmosferico; vi sono inoltre alcuni vecchi ritocchi alterati di piccola entitˆ (es. veste di S. Antonio sotto la cappa).

� La cornice sembrerebbe piuttosto recente e pare in buone condizioni; potrebbe essere stata applicata al momento del trasferimento del dipinto dalla chiesa del cimitero.

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I costi indicati sono compresivi delle operazioni descritte in progetto, della relazione tecnica, della documentazione fotografica, dello smontaggio, del trasporto e del ricollocazione (ad esclusione di eventuali ponteggi o scale necessari a raggiungere le opere) e dellÕassicurazione per il periodo della giacenza il laboratorio, compreso il trasporto.

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Potete vedere come a carico della parrocchia rimangono ancora euro 7291. So che posso contare sulla solidarietˆ e sulla generositˆ di molti nel portare a termine il saldo delle fatture.

Permettete poi dalle pagine di questo giornalino di ringraziare i Vigili del Fuoco per la cura la competenza e lÕattenzione nello smontamento nella ricollocazione dei quadri al loro originario posto.Grazie alla loro competenza hanno contribuito e non poco a far si che tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi.Per la fine del mese di giugno avremmo poi la gioia di avere restaurato anche lÕaltare ligneo ed il quadro della chiesa di Pez, per il decoro e la bellezza della Frazione, altare che inaugureremo solennemente il giorno della Patrona.

Un ringraziamento a quanti hanno voluto chiedere spiegazioni sui quadri, a quanti hanno sostenuto il restauro e a quanti hanno contribuito e contribuirannoper finire di pagare il debito che rimane a corico della parrocchia.Un ringraziamento al Municipio e alla Comunitˆ delle Regole per il loro generoso e prezioso contributo in questo momento cos“ difficile e anche alla sensibilitˆ discreta e preziosa di un benefattore anonimo.Era doveroso portare a compimento questÕopera di restauro anche per onorare quanti sono stati prima di noi e che con molti sacrifici, levandosi magari anche il pane di bocca hanno voluto avere una chiesa bella e dignitosa, che è un gioiello di storia e cultura non solo per il popolo cristiano che si trova per le sacre funzioni, ma anche per ogni persona che vive a Ragoli e che sa gustare il bello, nei suoi tempi e nei suoi modi.

Don Walter Sommavilla, parrocoDon Walter Sommavilla

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Lo Spirito

Iniziate quasi per caso nel 2010, le manifestazio-ni natalizie di Ragoli sono arrivate ormai alla loro quarta edizione meritandosi il titolo di “appun-tamento fisso”.In questo speciale momento dell’anno, noi del “Gruppo Volontari Natale Insieme”, in collabora-zione con l’Assessorato alla Cultura del Comune, ogni anno cerchiamo di creare un’occasione di incontro e di riflessione. Dopo aver proposto presepi viventi e nelle fon-tane, percorsi con cartine intitolati “Nar par el paes a cercar presepi”, recite e concerti natalizi, quest’anno abbiamo voluto uscire dai confini del Comune e dare il nostro contributo al progetto Mnemosine del Comune.Partendo dal principio che Natale è Natale in tut-to il mondo, abbiamo cercato di scoprire come questa ricorrenza viene vissuta in Europa e negli altri continenti.L’ambizione ha preso vita con l’idea di fare in-contrare simbolicamente la gente nata, cresciuta e sempre vissuta qui, con quei ragolesi che per lavoro, affetti ed altro sono partiti trasferendosi all’estero (e dei quali si è quasi persa la memoria) con tutti coloro che, magari per gli stessi motivi, hanno lasciato il loro paese nativo e si sono sta-biliti da noi.

Abbiamo voluto cosi ricordare chi è emigrato e rinnovare il nostro benvenuto a chi invece è immigrato a Ragoli ed ora è parte della nostra comunità incontrando i relativi paesi di prove-nienza.Un vero e proprio scambio nell’ottica della glo-balizzazione!!Per fare questo, abbiamo contattato alcune delle persone emigrate ed immigrate per scoprire di-rettamente dalla loro voce e dalle loro fotografie, le tradizioni, le credenze popolari, i canti, le pie-tanze, le usanze Natalizie legate alle loro terre. Al di là di ogni aspettativa, ci siamo resi con-to che i nostri compaesani sono andati un po’ ovunque… in pratica in tutti e cinque i continen-ti! Nello stesso modo, molta gente è approdata qui da altrettante parti del mondo!Molti hanno partecipato alla realizzazione della manifestazione e, quasi a rafforzare il connubio tra passato e presente, anche molti ragazzi.Accompagnati da dolci canzoni natalizie e abil-mente introdotti dall’annunciatrice Elena, i lettori hanno presentato i diversi Stati, mentre alle loro spalle venivano proiettate immagini a tema.Un grazie a tutti loro per l’impegno e per l’estro-sità che hanno dimostrato anche nel vestirsi con abiti che richiamavano il paese assegnato.Tra suoni e colori, ecco i lettori, i paesi visitati e le persone delle quali siamo stati virtualmente ospiti:- Andrea e Umberto ci hanno accompagnato in Germania e nel paese di Marktredwitz, situato nel Land della Baviera, dove ci hanno accolti Bea-te e Franz con i loro villaggi-presepi;- Martina e Elisabetta ci hanno fatto vivere le luci ed i profumi dell’Austria e della Vienna di Ninetta e Bernhard;- Camilla e Patrizia ci hanno narrato dei druidi dell’Inghilterra di Gianna;

Natale e ragoli nel mondo

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- Patrizia e Caterina ci hanno accompagnato in Francia, con le curiose tradizioni della Provenza di Serge e della Savoia di Bernard;- Licia e Debora ci hanno fatto rivivere le tradizio-ni spagnole di Gianni;- Umberto e Debora ci hanno fatto volare da una parte all’altra dei multietnici Stati Uniti d’Ameri-ca, ospiti delle famiglie Fedrizzi e Pretti;- Caterina e Camilla ci hanno fatto sentire e ve-dere il caldo e il mare dell’Australia, ed a Mel-bourne siamo stati accolti da Nathan, Louise and Sienna;- Silvia e Denise ci hanno fatto conoscere l’Ar-gentina, in particolare Mendoza paese d’origine di Alejandra;- Pilar accompagnata da Sebastian e Chiara, ci ha narrato del suo colorato Perù, della sua città Quillabamba Cusco e del Manuelito (Gesù Bam-bino);- Vanessa e Valeria ci hanno presentato la Roma-nia, con le sue usanze ortodosse ed in particolare quelle del paesino di Tg-Neamt di Niculina, Da-niel e Tudor;Consapevoli che la ricerca effettuata in questa occasione è stata assolutamente parziale, il pro-getto della Dea della memoria intrapreso dal Co-mune di Ragoli rinnova l’invito a tutti per dare il proprio contributo al fine di raccogliere altri ri-cordi e testimonianze di nostri emigrati.A conclusione di questo turbine di emozioni, due testimonianze dal vivo con Anna, che ha com-mentato una toccante successione di fotografie scattate proprio da lei in Colombia dove si trova-va alcuni anni fa proprio durante il periodo nata-lizio, e con Barbara, anche lei volontaria, che ha

operato proprio con Anna in Africa, in Kenya.Anna è di Preore ed insegna nella Scuola Primaria di Ragoli. Barbara, di origini ugandesi, è cresciuta in Kenya ed ora vive a Tione. Con loro abbiamo viaggiato fino a Soweto, baraccopoli alla perife-ria di Nairobi, capitale del Kenya, dove entrambe hanno vissuto e prestato servizio volontario. Con foto, racconti, musica, ci hanno condotto tra le baracche, all’incontro di ragazzi di strada, di gio-vani madri, di bimbi e bimbe che giocavano e ridevano nelle viuzze di terra e fango.Ragoli si è tinta per una sera dei colori e delle sfumature di ogni parte del mondo. È stata una gioiosa festa dell’incontro! E come il periodo di Natale si conclude con l’av-vento dei Re Magi, simbolo del cammino, della ricerca e della speranza, anche la nostra manife-stazione non poteva che chiudersi con l’ingresso in sala di Tre Re Magi, ragolesi ben agghindati per rispecchiare le differenze dei molti popoli che hanno portato i loro doni, simbolo di gratuità e condivisione accompagnati da tre bimbe simbolo della rinascita e del futuro.A fine serata, lo scambio tra popoli e culture è continuato in una globalizzazione della solidarie-tà. I deliziosi biscotti natalizi preparati e donati da Corrado sono stati distribuiti come augurio per le feste. Grazie alla generosità dei presenti è stata riempita la scatola delle offerte e la festa si è quindi allargata, in un’ottica di condivisione: i 200 euro raccolti sono stati portati in Kenya da Renata, durante un suo viaggio nei primi mesi del 2014... nel prossimo numero del notiziario il suo racconto!Ultimo gesto che ha rafforzato il tema del dono e della solidarietà, è stato quello con il quale il Comune di Ragoli ha voluto consegnare un pic-colo segno, a ricordo della manifestazione “Nar par el paes a cercar presepi”, ai 23 partecipanti che hanno costruito un presepe all’esterno della propria abitazione e che sono stati segnalati sul-la relativa cartina: un piccolo presepe acquistato presso l’associazione Mato Grosso, associazione di solidarietà sempre molto attiva e presente nelle Giudicarie.

Per il Gruppo Volontari Natale Insieme di Ragoli, Manuela e Anna

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Iniziative

Mani in pasta

il vecio e la vecia

En tal rivar da la Rendenasti dù vèci i ha vist a misurar dent par Sesena;curiosi come mai, i sa volèst fermar,per capir co i era dre a far.

I siteva a nar en nancc e ‘n dre,col progeto del nof marciape; a mont de la strada quasi rèta,che và dal caputel a la crosèta.

Geometri Innocente e Fabiano,i e i autori del piano;ordinante e quindi pagador,el comune da Praor.

El sindaco el dis che l’e na prorità,e quanto prima el và realizà;el costo, anca dopo eventuale ribaso, molto alt el resta,en fati el Malfatti, el seita gratarse la testa.

El dis el Nane, che el saria en mister da far,propri ades che le imprese no le sa co far;ma bisogna anca dir, che così el risparmio el va a farse benedir.

Considerà che des pas pu en su, sora al navili quasi arbandonà,la strada dai cavai le ‘n progeto già realizà;e chi ghe camina su, come ghe piasarìa,el pol ciapar el sol o star a l’ombrìa.

Sperom che el marciape, na volta fabricà,no ‘l deventa na ciclabile che ben se sa;da la provincia soldi a balon;le biciclete tute sul stradon.

Par un che va a pè, la Cati l’ha sentenzià,sa la strada dai cavai pù ben se stà;mei en mez al bosc al ombrìa,che ‘n mez a l’asfalto a coserse via.

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Nel mese di dicembre 2013 si è svolto presso la Casa Natura “Villa Santi” del Parco Adamel-lo Brenta, un corso di cucina molto apprezzato dai partecipanti (e non solo!). In vista delle feste natalizie, abbiamo imparato gustose ricette rea-lizzate con l’utilizzo di ingredienti semplici, na-turali e a Km zero. Frutta e verdura di stagione, carne, pesce, miele e formaggi di produzione locale, scelti e abbinati sapientemente in base alle diverse proprietà organolettiche per la squi-sita riuscita di abbinamenti particolari e molto gustosi.Il programma del corso era articolato su tre serate, ognuna con un tema proprio: nella pri-ma serata abbiamo preparato antipasti e primi piatti, nella seconda sessione ci siamo messi alla prova con secondi di carne e di pesce e i relativi contorni; nell’ultima serata, durata un po’ più a lungo delle precedenti, abbiamo preparato l’intero menù natalizio, che molti di noi hanno poi sperimentato, in tutto o in parte, durante le feste.Le ricette che abbiamo preparato spaziavano da una semplice insalata di carciofi e salmerino o una crema di porri con sfogliatine di polenta e spiedini di verdure fino ad arrivare ad alcune preparazioni più sfiziose come gli gnocchi di patate con miele di tarassaco, grana e cannella e la tagliata di bovino al melograno con patate

saltate e macedonia di verdure. Per i golosi poi abbiamo cucinato panna cotta con cioccolato o frutti di bosco, biscotti di pasta frolla e un deli-zioso strudel di agrumi.Il titolo scelto dagli organizzatori del Parco Ada-mello Brenta, “Mani in pasta”, evoca immedia-tamente come sono stati svolti gli incontri: non la classica lezione frontale, ma un laboratorio dove ogni partecipante, dotato degli arnesi del mestiere, ha sperimentato tutte le preparazioni in collaborazione e sotto la supervisione dello chef Adolfo Artini. Così facendo abbiamo potu-to apprendere in maniera più divertente tutti (o quasi) i segreti delle ricette che abbiamo realiz-zato. Non solo, ogni incontro si è concluso con un’ottima cena a base di quanto era stato pre-parato; assaggiare tutto per controllare il gusto corretto delle pietanze.Data la buona partecipazione, in media 18 per-sone per serata, e l’entusiasmo dei partecipanti, speriamo si possa ripetere al più presto questa creativa e molto utile esperienza!

Maria Simoni

Mani in pasta

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La testimonianza

benedizioni di gioia e pace a tutta la comunità

È una grande gioia per me potervi scrivere e ab-bracciare attraverso una lettera che ho l’oppor-tunità di mandarvi in questo notiziario.. è come visitarvi nelle vostre case augurandovi ogni bene, in special modo a tutte le persone che non ho avuto modo di vedere nel mio viaggio in Italia l’anno scorso in ottobre.

Vi racconto che le giornate passano che nem-meno me ne rendo conto, trotterellando tra le cosucce da fare prima di entrare in carcere, dentro il carcere e quando esco.

Condivido con voi la gioia della imminente na-scita dell’associazione Satya seva (con amore al servizio del carcere), in cui partecipano Rafael e Marta, due persone molto care, generose e sensibili e volenterose nel rendersi utili nel servi-zio a favore del carcere di Coatzacoalcos e altre carceri presenti sul territorio.

Le trafile burocratiche stanno dando i loro frutti insieme all’impegno e la buona volontà con tut-te le benedizioni del cielo che sempre ci accom-pagnano, quindi in pochi giorni si firmeranno gli ultimi documenti per essere al 100% un’as-

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sociazione con le maniche rimboccate heheh...e il cuore aperto all’ascolto e all’accoglienza delle persone che vivono private della loro libertà fi-sica.

Per quanto riguarda il centro di yoga e medita-zione all’interno del carcere le cose vanno un po’ a rilento perche ci son stati dei cambi molto forti all’interno dell’amministrazione del siste-ma penitenziario, quindi il direttore ha investito energie, tempo e parecchi soldi per modificare certe aree del carcere ed inoltre il signore che aveva fatto il progetto del centro è uscito libe-ro!!!

Una persona amica ha preso in mano il proget-to, lo semplificherà di molto per ridurre le spese di costruzione e manodopera e sto aspettando che mi chiami nei prossimi giorni con il proget-to finito in mano per presentarlo al direttore!!! Incrociamo le dita che tutto vada bene, io son convinta e fiduciosa che tutto andrà per il me-glio e nel momento perfetto si manifesteranno le risorse necessarie per la realizzazione di un luogo dove poter praticare e vivere il silenzio, la tranquillita e la pace attraverso le differenti tecniche di respirazione e meditazione.

Non voglio dilungarmi troppo per non annoiar-vi, una delle altre cose belle che sto vivendo è che probabilmente mi daranno la possibilità di essere la tutrice di un bimbo di 4 anni, Atma Er-row, che oggi stesso uscirà dal carcere per esse-re accolto in una casa famiglia e sembra esserci la possibilità che io possa andare a trovarlo e accompagnarlo il tempo che alla sua mamma manca per uscire in liberta. Vi terrò informati!

Intanto continuo con i corsi di yoga nel carcere della città e in un’altra città a circa 1 ora e mez-za da Coatzacoalcos dove mi stanno aspettando alla metà di maggio per dare un corso ad un gruppo di uomini. Alle donne l’ho dato a fine marzo ed è stata una bellissima esperienza!

Carissimi, a nome mio e di tutta la famiglia delle carceri vi mandiamo tante benedizioni con pro-fonda e sincera gratitudine, grazie per accom-pagnarci e leggerci...

un forte abbraccio ad ognuno di voi,con tanto affetto e rispetto

Laurita e la famiglia delle carceri

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Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe, i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni. Però ciò che è importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età. Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno Dietro ogni linea di arrivo c’è una partenza.Dietro ogni successo c’è una delusione. Ma fino

a quando sei viva, sentiti viva. Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo. Non vivere di foto ingiallite... insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni. Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’è in te. Fai in modo che invece che compassione ti portino rispetto.

La testimonianza

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe...

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Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce. Quando non potrai camminare veloce, cammina. Quando non potrai cammina-re, usa il bastone.Però non fermarti mai. Madre Teresa di Calcutta Ho avuto il privilegio di incontrarla alcune vol-te, di intervistarla. L’ultima, per chiederle aiuto, preghiere. Son trascorsi tanti e tanti anni e l’ho costantemente presente con la sua disponibilità, attenzione, premura. Faceva suoi i miei, i nostri problemi. La parola semplice ma esaustiva “ti en-trava dentro” perchè sentivi che non vi era infin-gimento. La sua partecipazione era un qualco-sa che penetrava nell’anima di chi le proponeva “aiutami”. Ti rincuorava ma allo stesso tempo ti insegnava a rivolgerti con fiducia e abbandono a Chi davvero poteva “risolvere, fare, accogliere, consolare”. L’ultima volta che c’incontrammo mi disse:”Con i tuoi colleghi devi raccontare il tutto, senza trattenere nulla. Abbiate una sola preoc-cupazione: servire il prossimo indicandogli la Ve-rità, con la V maiuscola”. Poi, se ne andò verso dei malati e degli anziani. Non so che cosa disse loro. Vidi che sorridevano e guardavano quella donna minuta come si deve ammirare un che di prezioso. Anche i presunti indifferenti mutavano espressioni nei suoi confronti. La rispettavano. Mi insegnò, nel tempo, attraverso immagini e scritti, ad apprezzare sempre più la compagnia degli anziani rispettando la loro esperienza, la

loro cultura, tutta quella messe di insegnamenti che solo coloro che hanno avuto la fortuna, ad esempio, di avere dei nonni, ne conoscono la sin-golare, preziosa eredità. Abitando e lavorando in una grande città, an-dando avanti negli anni, con preoccupazione ho visto calare paurosamente il senso di rispetto nei confronti delle persone d’una certa età. Si è giunti, nel nostro Paese, fino al sarcasmo quasi sacrilego del “possiamo farne a meno”. E non mi riferisco soltanto a quella malavita che prende quotidianamente di mira le persone sole, prefe-ribilmente anziane, le aggredisce, le malmena, le rapina, le uccide. Non dimentico i molteplici tipi di sfruttamento messi in atto in tante forme per-verse di cui la cronaca giornaliera racconta. Ne’ ignoro raffinati metodi di strozzinaggio e abusi vari.In estrema sintesi, non si devono trascurare, ma respingere, sotto ogni profilo, anche le insinuan-ti, reiterate proposizioni circa la “cultura dello scarto”, quella mentalità dell’utile, cioè, che ri-chiede di eliminare esseri umani soprattutto se fisicamente e socialmente più deboli, come tanti anziani. Con l’ulteriore rischio, già verificatosi, che qualche medico smarrisca la propria identità di “servitore della vita”, come ha rilevato recen-temente Papa Francesco.Spero che da Lassù, Madre Teresa, non resti con le mani in mano. Quaggiù non l’ha fatto. In tutta la vita si è consumata per gli ultimi. Achille Rinieri

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E’ ancora buio quando, senza troppe cerimo-nie, il cameriere del piano mi butta giù dal letto, mi porge un giaccone di lana imbotti-to e mi fa cenno di muovermi se non voglio arrivare tardi al sorgere del sole. Fuori, l’aria fredda mi sveglia e mi incammino con altri verso la sommità della montagna. Percorso il Cammino del Paradiso, un tratto pianeg-giante in prossimità della vetta che porta al tempio della “dea delle nuvole di smeral-do”, raggiungo in pochi minuti la “Roccia della Preghiera”. Come me altri cinesi, nel-l’esiguo spazio sulla cima, aspettiamo che la palla infuocata si alzi all’orizzonte.

In Cina, ogni evento, anche il più naturale, è seguito sempre da una moltitudine di per-sone e così anche l’alba, soprattutto sulla montagna sacra, è salutata da una quantità di gente che si accalca per non perdere lo spettacolo. L’attesa non ha nulla del magi-

co momento, magari trascorso in intimità, a cui siamo abituati noi incurabili romanti-ci del Vecchio Continente. Per loro, i cinesi, l’atmosfera è ben poco importante, rientra nella normalità delle cose e anche la sali-ta alla montagna non ha certo, per la stra-grande maggioranza di loro, il significato di pellegrinaggio ma di gita, sia pure con auspici e benedizioni celesti, ma pur sempre di una scampagnata. E così, sulla Cima della Contemplazione del Sole siamo in tanti, in centinaia tutti con il naso ad oriente a scru-tare il cielo che cambia colore. Applausi, urla, fischi, lampi di flash salutano la nasci-ta del nuovo giorno, lo squarcio purpureo laggiù dove finisce lo sguardo. Poi quando la luce solare, scacciate le ultime ombre del-la notte, rivela un’esplosione di colori, tutti se ne vanno. Scattano le foto ricordo tutte uguali e dallo stesso punto, poi riprendono la via del ritorno, alcuni lungo l’interminabi-

Il Racconto

Tai Shan, la montagna sacra

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le scalinata, altri con la comoda funivia che li riporta a Tai An, piccolo centro alla base della montagna.

A Tai An arrivo il giorno prima dopo un in-terminabile viaggio su uno sgangherato bus, unico forestiero tra cinesi. Sotto un mon-sone implacabile, dopo aver attraversato campi di riso senza soluzione di continuità, il bus aveva incominciato ad inerpicarsi sul-le colline arrancando faticosamente lungo una traccia che di strada non aveva niente ma assomigliava sempre più a un fiume in piena. Sosta in un piccolo villaggio per far scendere dei contadini con le galline lega-te per le zampe e bianche anatre che, per tutto il viaggio, hanno starnazzato rinchiuse in rudimentali ceste di vimini. Di nuovo in viaggio su e giù per colline a perdita d’oc-chio tra foreste di bambù in una magica, surreale, luce verde. Quando la strada ar-rivava a un passo, su un’altura più elevata delle altre, ci si trovava avvolti nelle nuvole in un biancore accecante. Tutto sembrava irreale, accennato, incompleto. Gli alberi, come guerrieri stilizzati, sbucavano all’im-provviso dal nulla e ad ogni curva la strada sembrava finire nel vuoto. I ponti sembra-vano non avere termine, gettati sull’ignoto, non si vedeva dove andavano a finire, su quale parte della sponda opposta si appog-giassero. E sotto, del fiume, nascosto dal-l’umidità che come un sudario ne impediva la vista, se ne percepiva l’esistenza dal sordo rumoreggiare. Finalmente ecco Tai An, una cittadina che conserva ancora il fascino del-la Cina rurale. Sebbene conti una tradizione turistica di almeno cinque secoli, è rimasto un borgo tranquillo con uno stupendo tem-pio taoista nel centro dove tutte le strade convergono e una cucina eccellente. Per fortuna ha smesso di piovere, una leggera brezza promette di pulire l’aria dall’umidità soffocante. Dunque, zaino in spalla, inco-mincia l’ascesa alla montagna sacra. Ci vo-gliono sei-sette ore per raggiungere la cima (1545 mt) ed è consigliabile arrivarci prima

che cali la notte. L’ascesa al Tai Shan è lunga e faticosa, bisogna superare tratti scoscesi ma, soprattutto, ciò che spezza le gambe sono i 6239 scalini da superare. Per fortu-na che tutta questa fatica e ben compensa-ta dalle bellissime costruzioni erette lungo la salita e dalla superba vista sulla pianura sottostante. Il Tai Shan, a metà strada tra

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Pechino e Shanghai, è la più importante tra le cinque vette considerate sacre nella tradizione popolare cinese. Grazie alla sua posizione posta più ad oriente rispetto alle altre quattro, Tai Shan viene baciata dal sole prima delle sue sorelle le due Heng Shan, rispettivamente a nord e a sud, Hua Shan ad ovest e Song Shan in mezzo. Inoltre l’est è sinonimo di primavera, di rinnovamento e fertilità, tutti segni che fanno della mon-tagna un cardine della gerarchia divina. Si dice, da queste parti, che la montagna sia nata dagli spasimi di un drago morente che contorcendosi per il dolore stravolse la terra creando solitari picchi rocciosi. Le ossa del drago divennero rocce, il suo sangue ali-menta ancora i torrenti e la squamosa dor-

sale non è altro che l’erba e gli alberi che ricoprono le chine. Sulla vetta risiede il dio Tai, figlio dell’Imperatore del Cielo, ascolta le invocazioni del popolo e intercede verso il potente padre. Poco prima della cima, un belvedere sospeso sul precipizio, mi offre la possibilità di riposarmi un attimo e godere della spettacolare vista. Il sole sta tramon-tando dietro una serie di montagne offu-scate, evanescenti, tinte con le infinite sfu-mature del cremisi. Ad est il cielo si oscura cedendo lentamente alla notte che avanza inesorabilmente: lo Yang cede il passo allo Yin nell’eterno rinnovarsi del giorno e del-la notte. Nella pianura sottostante i campi di riso che, fino a poco prima baluginavano sotto gli strali del sole, ora dormono nella

il racconto

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quiete serotina dell’ora tarda. Qui non c’è silenzio. È un continuo vociare, schiamazzi e i flash delle macchine fotografiche sparano interrottamente nel vano intento di fissare l’atmosfera del tramonto. Mi manca la quie-te, quell’atmosfera unica che cala, nell’ora del tramonto, sulle cime delle mie monta-gne dopo una giornata in cui la natura è esplosa in tutta la sua vitalità; è il momento del riposo mentre l’anfiteatro del Brenta si esalta nell’enrosadira prima che tutto diven-ti color cobalto sforacchiato da migliaia di diamanti. Non ho tempo per la nostalgia, l’unica, è già mi ritrovo in mezzo ai compa-gni di salita ormai prossimi alla cima. Arrivo al Shenqi hotel, l’unico in cima alla mon-tagna, un comodo albergo dove se non è consentito riposare per il festoso clima che vi regna giorno e notte è, comunque, possi-bile gustare un’ottima cena “taoista”. Ed ec-comi qui, uno dei pochi stranieri tra i molti cinesi, a voler rendere omaggio alla sacralità del posto accresciutasi nel corso dei secoli da interminabili pellegrinaggi.

Sono ormai cinquemila anni che i cinesi sal-gono sul Tai Shan da quando, tre millenni prima della nostra era, il leggendario re Shun, raggiungendo la cima dei quattro monti che segnavano i punti cardinali dell’impero, proclamò sacre le montagne. La venerazio-ne per il Tai Shan è dunque millenaria e nel corso di questi ultimi secoli sono milioni i cinesi che lungo i seimila scalini sono saliti al tempio dell’Imperatore di Giada passan-do attraverso le Tre Porte, palazzi, templi, altari, grotte, lastre con ideogrammi e sta-tue. Ogni monumento, albero e sasso ha un nome, rievoca una storia è un monito, una preghiera. Tutto sul Tai Shan fa parte della leggenda, della poesia, della storia e della religione; un luogo sacro per i buddhisti, i taoisti e i confuciani. Ben settantadue im-peratori salirono a piedi la montagna sacra per offrire riti sacrificali in ringraziamento alle loro imprese. Nel XII secolo, il Tai Shan, fino ad allora riservato solo all’aristocrazia, diventò meta di pellegrinaggi popolari. Tra

la fiumana che saliva instancabile il pendio della montagna sacra, le donne erano, e lo sono tutt’oggi, più numerose degli uomini. Salgono per venerare la Principessa delle Nuvole Azzurre, la dea dell’aurora che ve-glia sulla nascita del nuovo giorno e su ogni nuova vita. A lei si rivolgono in migliaia, nel tempio sulla vetta, bruciando banconote in offerta e pregandola di concedere loro un figlio. Nel 1984 il governo proibì questo rito senza pero ottenere alcun esito. Le donne cucivano le banconote nei risvolti dei vesti-ti eludendo la perquisizione a cui venivano sottoposte prima di compiere l’ascesa al tempio. Poco lontano dal tempio una im-ponente parete rocciosa porta il triste nome della “rupe del suicidi”. In molti si sono la-sciati cadere dall’alto per disperazione, per entrare in comunicazione con l’Imperatore celeste o per offrire la propria vita in cambio di salute e longevità per i familiari. Ora un muretto rende il tutto più difficile e la rupe ha cambiato nome in “amore per la vita” e sono stati posti cartelli che intimano “Vie-tato Suicidarsi”. Viene da chiedersi quale sanzione dovrà pagare chi non rispetta tale ordinanza.

E’ ora di scendere, di riprendere a ritroso il cammino del giorno prima. Mi accorgo solo ora di quanto sia lunga, faticosa e noiosa l’infinita scalinata. Mi soffermo ogni tanto alle bancarelle stracariche di ogni tipo di souvenir, di semplici oggetti di artigianato locale, di immagini sacre buddhiste e tavo-lette con iscrizioni taoiste, di svariati tipi di tè dagli intensi profumi, di radici e funghi medicinali e di tanto altro. Non ho molto tempo, devo affrettarmi. Arrivo a Tai An ap-pena in tempo per prendere il bus, l’ultimo, diretto a Qufu, città natale di Confucio.

Luigi Paoli

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Marco sa che stiamo raccogliendo frammenti di storia e di storie del nostro paese, è appassiona-to di prima guerra mondiale e vive in una casa dove si respirano ricordi. Un giorno mi chiama per chiedermi se mi interessa una fotografia di inizio ‘900. E’ una foto di famiglia, fatta a Tione, rigorosa-mente in uno Studio fotografico, da tale Pio Va-lentini. Ritrae Giovanella Giuseppe (classe 1878), la moglie Preziosa Malacarne (classe 1879) e i due figlioletti, Ignazio Camillo (classe 1906) e Giglio Giacomo (classe 1907). Nei loro abiti migliori, an-che i bambini portano il cappello, ma nessuno sorride. Strano. Nemmeno i bambini sorridono.

Scrutano seri l’orizzonte, sembrano piuttosto in-curiositi, probabilmente dalla macchina fotogra-fica?, … insomma sembra proprio una fotografia “ufficiale”. Ma qualcosa non mi convince. Non vi erano le possibilità dei giorni nostri, allora; dal fo-tografo si andava unicamente in certe occasioni perchè la spesa non era indifferente, anzi! L’ab-biamo imparato bene nel preparare la mostra dei “matrimoni” dell’estate 2013. Ma che occasione poteva mai essere questa? Ci sarà pur una spie-gazione… e Marco racconta… ed è un racconto drammatico, fatto di sofferenza e lutto, che ci riporta ad un tempo in cui la vita era semplice ma dura, molto. La famiglia di Giuseppe aveva visto

nel 1910 la nascita di una bambina, Antonia, che a 10 mesi, come non di raro accadeva a quei tempi, era morta. La disperazione di-vora il cuore della mamma che al momento del fune-rale si nasconde nel solaio, in mezzo al fieno, col corpi-cino esanime della figlia. Ma subito dopo la reazio-ne. Andare a Tione, tutti assieme e a costo di sa-crificio, per fare una foto-grafia, “perché almeno, se avesse dovuto morire qual-cun altro, ci sarebbe stata un’immagine, un volto da ricordare”.Grazie Marco per questo frammento e grazie a tutti coloro che vogliono ricor-dare una storia della loro famiglia, che è poi storia di una comunità, la nostra.

Rosella Pretti

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… e non chiamatele solo fotografie!

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Mario Simoni Cana, classe 1921, ha vissuto, mol-to giovane, gli avvenimenti tragici della Secon-da Guerra Mondiale, combattendo, col grado di sergente di fanteria, sui campi di battaglia del Nordafrica1.Catturato in Sicilia dagli Americani nell’estate del 1943, rimane prigioniero degli Alleati fino alla primavera del 1946.In prigionia ha scritto un diario nel quale ha an-notato i fatti più importanti dei suoi lunghi mesi lontano da casa.

Il 24 luglio 1943, ad un Km circa da Paceco in Provincia di Trapani, fui catturato dalla 7^ armata americana e precisamente da una divi-sione di paracadutisti.Erano circa le dodici, quando una macchina guidata da un soldato americano si è fermata davanti a noi e ci ha ordinato di metterci in colonna e di avviarci verso Trapani.Eravamo circa 150 uomini e con passo greve e lento camminavamo senza sapere quale sa-rebbe stata la nostra meta. Dopo una decina di minuti di cammino si traversava la principa-le via di Paceco. Qui gli abitanti, che già prece-dentemente non ci vedevano di buon occhio,

hanno avuto il barbaro coraggio di sputarci in faccia, come ad avanzi di galera. Certo non pensavano ai nostri compagni che abbiamo lasciato sul campo, fortuna che eravamo con-nazionali altrimenti non saprei cosa sarebbe successo.

Da quel momento è finita la libertà.

Il sole con i suoi potenti raggi bruciava la terra arsa e le nostre gole soffrivano la sete lenta ed atroce. Fortuna volle che gli americani hanno provveduto ad un impianto provvisorio di ac-qua potabile, ma non era sufficiente. Malgra-do il pericolo di buscarsi una pallottola nello stomaco ci si avvicinava al reticolato e, con-versando con i civili, li pregavamo di portarci qualche borraccia d’acqua, anche pagandola. Questi se ne sono approfittati: alcuni spariva-no con la borraccia e non tornavano più e certi altri si facevano pagare caramente. Un caso particolare è successo a me e cioè una borrac-cia da due litri l’ho dovuta pagare 70 lire. Ma pazienza!

Questa vita durò due lunghi giorni. All’alba

Storia

La mia prigioniaDal diario di guerra del Sergente Mario

Simoni Cana P.O.W. (Prisoner of War)

in Inghilterra

1. La Campagna del Nordafrica, conosciuta anche come Guerra nel Deserto, fu uno dei più importanti teatri della Seconda Guerra Mondiale.Fu combattuta in Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, tra il 1940 e il 1943.In questa gigantesca sfida, nella quale ebbero un ruolo decisivo i mezzi corazzati, si sono fronteggiati da una parte Italiani e Tede-schi e dall’altra Inglesi e Americani. Ebbe il suo momento più sanguinoso nelle Battaglie di El Alamein dell’estate-autunno 1942.

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del terzo giorno, incolonnati di nuovo, siamo giunti a Trapani nel campo sportivo. Qui peg-gio che nel precedente: mancanza di tutto, acqua e cibo. Chi ne aveva mangiava e gli altri saltavano. Questa dura vita durò circa una settimana, fi-nalmente dopo sono giunti i viveri anche per noi, non in abbondanza, ma si poteva tirare avanti. Chi voleva uscire al lavoro poteva. Il lavoro consisteva nel riattamento delle strade principali di Trapani e nella riparazione degli edifici pubblici: poste, ospedali, ecc.

Il 10 agosto si partì in camion verso Palermo. Palermo, la Conca d’Oro! Si giunse alle 14 circa. Scesi dalle macchine s’infila un grande portone e si raggiunge un grande cortile, dove lì fu il nostro alloggio per mesi. Gran brutta impressione: sentinelle armate da tutti i lati fino sui tetti, sentinelle che giravano avanti e indietro in mezzo a noi. Tutte le sere e tutte le mattine queste con un fischio in bocca fischiavano e nella loro lingua strillavano da tutti i sensi. Quel segnale era per il lavoro. In quelle ore era un pandemonio: nessuno voleva

Mario Simoni Cana

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uscire per lavorare, ma con la forza si ottiene tutto. Fucilate alle calcagna e via. Il lavoro era pesante, ma non si poteva rifiutar-si. Dopo qualche giorno di questa vita passano in rivista il nostro bottino e i nostri indumenti, ci levano le armi, i coltelli, ecc. a me solo un coltello. Dopo mi danno una lista di 24 uomini e mi assegnano un angolo del cortile come al-loggio ed un cartello con stampato a caratteri cubitali il numero della mia squadra: 324. Il fumare manca. Quante volte ho maledetto quella volta che mi sono messo a fumare, ma un’occasione mi si presenta e riesco a compra-re le sigarette da un soldato americano e con questo si tira avanti. Passano alcuni giorni e mi decido anch’io di uscire al lavoro sebbene, come sergente, non vi fossi obbligato. Fuori della caserma è pronto un camion, ci caricano e si parte. Ci portano ad un Comando di Reggimento Americano e lì ci dividono in varie quadre. Un soldato ameri-cano, che parla italiano, mi dice di sorvegliare gli uomini e se ne va via. Rimane una senti-nella che parlando con lei non mi capisce. A mezzogiorno si mangia bene, poi si attacca di nuovo. Alle quattro circa il soldato americano ritorna e mi avverte di radunare gli uomini che si rientra al campo. Prima ci porta in una gran-de vasca dove si fa un bel bagno. Mangiamo di nuovo e si ritorna pregando il soldato che l’indomani venga ancora lui a riprenderci. E così fu per tre giorni. Tutti abbiamo avuto del-le sigarette e la possibilità di comprarci qual-che borraccia di vino.

Passano i giorni, ma in quel modo non si pote-va vivere: per tetto il cielo, ma non sempre si vedono le stelle, per coperte un pastrano, ma non è sempre agosto.

Iniziano ad organizzare delle compagnie, di 220 uomini circa. Io, come sergente esuberan-te, vengo nominato furiere della compagnia; era semplicemente un bordello.

Dalla caserma si passa, attendati, alla periferia di una località chiamata La Rocca.

Qui gli americani si decidono di darci da man-giare caldo. Alla mattina caffè, latte burro, salamini, pane o biscotti, a mezzogiorno pa-sta, secondo e limonata, alla sera pasta o riso, secondo, caffè o tè. Come mangiare si stava molto bene.

In dicembre si costituisce una nuova compa-gnia e veniamo trasferiti alla vecchia caserma del 6° fanteria in Palermo. Qui la vita ha avuto un cambiamento dal giorno alla notte: io fi-nisco in ufficio con un sergente americano. Il lavoro è alquanto difficile perché la maggior parte delle pratiche doveva essere fatta in lin-gua inglese. Il pensiero di casa non mi abban-donava mai e notizie non provenivano. Il trat-tamento era però gradevole. Tanto la mattina come a mezzogiorno e alla sera si mangiava a sazietà. Per dormire tutti avevano la propria branda e tutte le comodità per le varie esigen-ze: zanzariere, polvere insetticida, flit per le mosche.

Tutte le domeniche gli uomini che lo deside-ravano si recavano a Messa. Dopo di questa c’era un teatro disponibile per tutti i P.O.W.; e quando il caldo si faceva sentire, con mac-chine a nostra disposizione, si andava alla spiaggia adiacente a Mondello a prendere un bagno. Sono state costituite due squadre sportive, una per il calcio e una per la palla al volo. Teatro in caserma, radio per le notizie, si stava molto bene. I gabinetti, le lavanderie, le cucine erano una meraviglia. Mangiare e bere, campo sportivo, palloni di diverse quali-tà, guantoni, ping pong, carte, dame, scacchi, insomma non mancava niente.

Il 6 giugno (1944) veniamo imbarcati su una nave francese (Ville d’Oran) e si salpa alla volta di Algeri. Sbarcati veniamo caricati su grossi camion e si va al campo 211, non proprio di-stante da Algeri, ma qui siamo sotto un’altra bandiera e cioè quella inglese. Qui al campo ci cambiano l’uniforme e ci levano tutto. Il 28 giugno si riparte di nuovo dal porto di Algeri in convoglio. Si costeggia la quarta sponda e si vede di nuovo l’Europa. Vien notte e si passa lo

Storia

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stretto di Gibilterra. Alla mattina all’alba si era in pieno oceano che si navigava verso ovest. Dopo aver navigato per nove lunghi giorni con un grosso convoglio fortemente scortato da incrociatori e portaerei, giungiamo al porto di Liverpool. Qui è pronto un treno che ci porta a Sheffield al campo di smistamento n° 17.Il nuovo campo mi fa un’impressione non trop-po bella: reticolati fissi, sentinelle armate, una confusione del diavolo. A poco a poco i prigionieri partono e dopo una quindicina di giorni arriva anche il mio turno. Sono destinato al campo 52 con sede near Delby. Qui vengo trasferito in un hostel a Old Goole, come lavoratore della terra.All’hostel di Old Goole comodità dell’ambiente magnifiche, non manca niente. Dopo un gior-no di sosta si comincia ad uscire tutti a lavo-rare ed anch’io come gli altri esco e mi capita una squadra abbastanza buona, però alla sera rientravo stanco morto e non avevo più la for-za di uscire a fare quattro passi. Il compenso del nostro sudore giornaliero consisteva in 9 scellini alla settimana equivalente in Italia a lire 180, ma questi soldi si potevano spendere solo al nostro spaccio e non in commercio.

Alla fine del gennaio 45 sono trasferito a Ri-pon, grossa e bella borgata dello Yorkshire. Qui nel nuovo campo non si stava male: non si faceva niente dalla mattina alla sera.

La cuccagna finisce presto! Dopo 15 giorni di permanenza a Ripon di nuovo un trasferimen-to e questa volta a Onseburn in un hostel del campo 121. Anche qui la vita prosegue lenta e monotona ed i giorni passano, ma l’ora del rimpatrio non arriva mai…

Il 24 luglio 1945, perciò a guerra già finita, Ma-rio è ancora prigioniero in Inghilterra e scrive questa lettera alla famiglia.

Carissimi, finalmente dopo più di due lunghi anni di attesa, sabato scorso ho ricevuto una let-tera da zia Carmela, la quale mi assicura della vostra buona salute. Spero presto di ricevere anche da voi. Mi è dispiaciuto mol-tissimo sentire la sorte che gli è toccata ad un nostro parente; fate le mie più sentite condoglianze a zia Pierina.

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Emilio è rientrato? Spero di sì!2

Io qui sto bene, non mi manca niente. Darò più larghi particolari la prossima volta.

Datemi notizie di tutti. Non state in pensie-ro per me.

Giungano a voi tutti i più cari saluti ed ab-bracci.

Mario S.

Arriva anche il 1946 e il diario di prigionia ri-prende.

I rimpatri continuano. Il capo hostel se ne va ed io prendo il comando. Trascorrono 20 giorni circa ed un altro scaglione parte. Ho la speran-za che la prossima volta tocchi anche a me. Ma ecco che in quei giorni un ordine supremo scioglie il campo e noi rimanenti veniamo tra-sferiti qua e là nei vari campi italiani rimasti an-cora in zona. A me tocca di nuovo un hostel in cima a delle colline rocciose (Dove Holes near to Buxton). Alla mattina, con una squadra di 42 uomini, si andava alla cava di sassi, per cal-

ce e ghiaia; e tutti i giorni si dovevano scavare 6 tonnellate di questa merce e poi si ritornava. Fortuna volle che questa vita durò poco. Dopo circa 20 giorni di nuovo un trasferimento al campo 58. Qui si trova una disciplina ferrea su tutto e per tutto. Mi danno il comando di una compagnia ed i giorni passano.

Finalmente una sera leggo sulla lista dei rimpa-trianti il mio nome, ma non è indicato il giorno preciso.

Il 22 maggio 1946 partenza dal campo 58 dopo una minuta e curata rivista del corredo personale da parte del comando inglese. Il giorno seguente un’altra rivista e la sera stessa consegna delle coperte.

A mezzanotte adunata e partenza a piedi fino alla stazione. All’alba il treno è pronto. Si parte alla volta di Liverpool dove ci attende ancorata la nave Strythia.

Alle quattro di sera del 24 maggio 1946 lascia-vo finalmente il continente inglese e si naviga-va a tutto vapore verso l’Italia3.

Angelo Simoni

2. Il fratello Emilio, alla data della lettera, non è ancora rientrato.Emilio Simoni Cana, classe 1913, artigliere alpino della Divisione Tridentina, ha partecipato con il suo reparto, (la 45^ batteria del Gruppo Vicenza del 2° Reggimento Artiglieria Alpina) alla Campagna di Russia, alla tragica ritirata e alla Battaglia di Niko-lajewka del 26 gennaio 1943.Uscito illeso da quest’inferno e ritornato in patria, il 9 settembre 1943 è stato catturato dai Tedeschi mentre è in caserma a Rovere-to e condotto prigioniero in Prussia Orientale a Konigsberg (oggi Kaliningrad). Con l’avanzata dell’Armata Rossa, nella primavera del ‘45, viene liberato dai Russi e quindi consegnato, nell’estate, agli America-ni. Tornerà a casa, prima del fratello, nell’ottobre 1945.

3. Sbarcato a Napoli, Mario ha la gradita sorpresa di incontrare due compaesani a loro volta rimpatriati quel giorno: il coetaneo Ovidio Giovanella di Larzana e Pietro Bertolini, classe 1920, di Binio.

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Quanti ricordi racchiusi in queste tre parole, non solo case, boschi, monti e sentieri, ma anche di gente e personaggi veri. Se chiudo gli occhi vedo “el nòs paes” animarsi di tante persone semplici che hanno fatto la storia del nostro paese, ora non ci sono più, ma vivono sempre nei miei ricordi.Uno di questi è Nazzareno che abitava vicino a noi, faceva il calzolaio e purtroppo era com-pletamente sordo. In gioventù aveva viaggiato e vissuto molto all’estero, dove grazie alla sua intelligenza aveva acquistato una sua cultura. Tutti i giorni si recava dalla “Gigiota” la pro-prietaria dell’unica osteria del paese, per legge-re il giornale; poche persone a quel tempo po-

tevano permettersi un quotidiano, poi veniva a casa nostra per commentare ogni cosa, anche i pettegolezzi del paese. La domenica andava a Tione sempre a piedi e all’Hotel Tione Nazzare-no giocava scacchi da gran campione abituato a partecipare a gare nazionali. Anche a me da bambina aveva insegnato a giocare a scacchi aspettavo la partita serale con trepidazione.Durante la settimana si alzava molto presto an-che alle tre del mattino e dopo un caffè si met-teva al lavoro. Aveva una stanzetta riscaldata da una minuscola stufa a legna attorno alla quale durante l’inverno quando fuori era fred-do e nevicava, si radunavano tanti amici a far filò, o salotto come si direbbe oggi. Nazzareno

el nòs paes!

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aggiustava ogni tipo di scarpa ne faceva anche di nuove e su ordinazione: tracciando le forme dei piedi su dei giornali, le metteva in prova e le confezionava, ovunque c’era odore di pella-me e di pece. Intanto gli amici: el Stefan Taèta campèr, el Lino , l’Ovidio el Livio el Silvio (Lenti) e tanti altri che ora non ricordo si mettevano a chiacchierare,(altro che le donne).Sono tante le persone che vorrei nominare, perché hanno lasciato un ricordo forte nella mia mente di bambina, sono le piccole cose che per me fanno grandi le persone.Così è per esempio per la Olga dai Mondin: Olga era povera come tutti noi a quel tempo, ma metteva a disposizione agli altri tutto quel-lo che aveva. Uno dei tanti esempi, il figlio di Olga: Selvino lavorava in Germania e quando aveva l’occasione mandava alla mamma caffè e cioccolata, un giorno Olga prese un po’di quel caffè in grani e venne a casa nostra: “Toi Nena, disse a mia mamma, varda col che ‘l m’ha mandà el me Selvino, masena sto caffè senti che odor le pròpi de col bòn, el bevom en

so onor, e varda gò anca en tochèl de cicolata par la tò pòpa. “Mentre il caffè borbottava nel-la napoletana le due amiche chiacchieravano si è sentita un’altra voce: “ciao Nena ga set? Co fèt? Era Alma dalla Roncola che con una gerla sulle spalle andava a Fessà dove aveva un cam-po e un prato. “Vègni giù Alma, rispose mia mamma, te se pròpi rivada ‘ntal moment giust, et sentù l’odor dal caffè?”Così per le tre amiche fu l’occasione per bere il caffè e stare insieme. Erano pochi i momenti di pausa nelle loro giornate.Un altro piccolo grande ricordo del paese: S .Lucia momento di grande agitazione per noi bambini, era usanza portare a parenti o ad amici, che ci invitavano, un piatto vuoto, si sperava che la vigilia di S. Lucia la Santa pas-sasse con il suo asinello e ponesse qualcosa nei piatti vuoti. Rivedo molto bene la casa di Giulia (Lisa) dal Rinaldo, riaffiora nitida nella memo-ria com’era una volta, aprendo l’uscio della sua cucina sulla sinistra c’era una credenza sulla quale erano state po-ste una grande quantità di scodelle che aspet-tavano quelle mani generose che le avrebbe riempite, solo per la soddisfazione di vedere all’indomani la gioia dipinta sui volti di molti bambini. Giulia era un’altra persona dal cuore d’oro ed era un onore portare la scodella in casa sua, Lei non rifiutava mai nessuno anzi quando vedeva un bambino timido gli diceva:”Me pòr-tet anca ti la scudèla sta sira?”

Nazzareno, Olga, Alma, Giulia, e tante altre tutte persone che mi hanno accompagnato durante l’infanzia e l’adolescenza, con il loro esempio di saggezza, semplicità e affetto sono state per me una scuola di vita, mi hanno la-sciato insegnamenti che ho portato con me come un prezioso bagaglio.

Rita Giovanella Demattè

Progetto Mnemosine

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Quando Anne Frank inizia il suo diario, nel giu-gno 1942, ha 13 anni. Solo poche pagine sono dedicate alla scuola, ai compagni, ai primi amori perché presto Anne deve andare a vivere in una soffitta di Amsterdam, ricavata sopra all’ufficio del padre, dove rimane fino al 1944 a causa delle persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei.“Mi chiamo Anne Frank. Ho tredici anni. Sono nata in Germania, il 12 luglio 1929. E siccome la mia famiglia è ebrea, quando Hitler è salito al potere siamo emigrati in Olanda... Qui mio padre avviò un commercio di spezie, le cose andaro-no bene fino al Quaranta. Poi arrivò la guerra, la capitolazione, seguita dall’invasione tedesca ... E allora le cose cominciarono ad andare mol-to male per gli ebrei. .. Non potevi fare questo, non potevi fare quello... Obbligarono mio padre a chiudere l’attività. Non potevamo uscire se non con la Stella di Davide cucita sui vestiti e bene in vista. Io ho dovuto consegnare la mia bicicletta. Non potevo più frequentare la scuola olandese. Non potevo andare al cinema, o andare in auto-mobile, o perfino in tram, e un milione di altre cose. Però, noi bambini, riuscivamo a divertirci lo stesso. Ieri papà mi ha detto che andavamo a nasconderci..Nasconderci! dove dovremmo nasconderci, in città, in campagna, in una casa, in una capan-na, quando, come, dove...? Erano problemi ch’io non volevo pormi, e che tuttavia continuamente riaffioravano. Margot e io cominciammo a sti-pare l’indispensabile in una borsa da scuola. La prima cosa che ci ficcai dentro fu questo diario, poi arriccia-capelli, fazzoletti, libri scolastici, un pettine, vecchie lettere; pensavo che bisogna-va nascondersi e cacciavo invece nella borsa le cose più assurde. Ma non me ne rammarico, ci tengo di più ai ricordi che ai vestiti. La mattina alle 5 mamma mi ha svegliata. Dovevo metter-mi addosso più cose che potevo. Avremmo dato

troppo nell’occhio per strada con le valigie. Solo dopo mi hanno detto dove eravamo diretti: nel-l’edificio dove lavora papà, all’ultimo piano, nella soffitta... Ci sono altre tre persone che vengono a stare con noi, i Van Daan e il loro figlio Peter. Papà li conosceva già, ma noi non li avevamo mai incontrati..”

Così inizia il nostro spettacolo dedicato ad Anne Frank e alla Giornata della Memoria: Anne sipresenta come una ragazzina della sua età che improvvisamente si vede negare la possibilità di fare qualsiasi cosa: di correre in bicicletta, di gio-care, di andare a scuola, semplicemente di essere libera.Nei lunghi mesi di prigionia, insieme ai genito-ri, alla sorella Margot, ai coniugi Van Daan, al loro figlio Peter e al dottor Dussel, Anne tuttavia non smette mai di essere sé stessa, con le sue contraddizioni tipiche di una ragazzina di 13 anni testarda e ribelle come lo è lei. Anne è triste e divertita, gioiosa e autocritica, allegra e severa, capricciosa e spensierata. Anne riesce a far ar-rabbiare e far innamorare per la sua spontaneità, per il modo in cui riesce ad affrontare la vita nella soffitta e a condividere la dura esperienza della clandestinità.Nello spettacolo abbiamo scelto di rappresentare alcune scene di vita quotidiana nel nascondiglio segreto, dove i protagonisti sono Anne e Peter che talvolta- aiutati da cappelli o oggetti di scena - imitano e diventano i loro stessi genitori. Questi “quadretti”, a volte divertenti, a volte malinco-nici, cercano di presentare la vera Anne Frank, con i suoi pregi, le sue debolezze, le sue paure e la sua voglia di sperare e di credere nella fine delle sofferenze, “nell’intima bontà dell’uomo”. La prigionia infatti non impedisce ad Anne di crescere in quel suo modo così spontaneo e contradditorio. Ma mentre balla nella soffitta,

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Sui tetti di AmsterdamGiornata della Memoria 2014

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gioca con il gatto Mouschi, litiga con il signor Van Daan, prende in giro e si innamora di Pe-ter, fuori il mondo è in fiamme e la guerra con-tinua.La musica degli Aperiquartet Acoustic Band in versione “trio”, che vede Flavio, Matteo e Lo-renzo occupare metà della scena, contribuisce a creare un’atmosfera suggestiva. La musica stacca, accompagna, fa da sottofondo e si in-serisce tra le parole dei protagonisti, la lettura delle pagine del diario, i momenti di tensione e di allegria. Un connubio perfetto tra melodia e recitazione che dà armonia allo spettacolo stesso.“Sui tetti di Amsterdam” è un lavoro nato non solamente per celebrare la “Giornata della Me-moria”, ma anche per mostrare come, anche nelle situazioni più difficili, sia possibile trova-re la forza per credere ancora nei propri so-gni, così come ha fatto Anne. Lo spettacolo non vuole dunque mostrare Anne come una vittima. Anne è semplicemente una ragazzina acuta e vivace, capace di vivere momenti di spensieratezza e allegria anche nel bel mezzo dell’inferno nazista.

Anne è combattiva e non si arrende alla cru-deltà del suo tempo. Anne è innamorata, di Peter, di suo padre, della vita. Ed è questo che abbiamo voluto comunicare: la forza dei veri eroi di oggi che combattono l’oppressione con la ricerca di una semplice normalità.

Renata, Jacopo, Flavio, Matteo, Lorenzo

“… E’ molto strano che io non abbia ab-bandonato tutti i miei sogniperché sembrano assurdi e irrealizzabili.Invece me li tengo strettiperché malgrado tutto,io credo ancora all’intima bontà dell’uo-mo”.- Anne Frank-

Il Racconto

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Era l’anno 1950 quando a Ragoli avvenne il “fatto”. Quando precisamente? Ricordo l’anno, il mese…aprile o marzo. Il giorno? Questo lo ricordo: era di domenica! Una domenica del mese, normale: messa prima (per le donne), messa granda (per tutti) e vespro alle due del pomeriggio.Il “fatto” capitò proprio dopo la messa gran-da, quindi verso le undici. Ricordiamo che, a quel tempo, quasi tutto il Paese andava alla messa granda della domenica. Grandi, giovani, anziani e vecchi, tutti contadini, salvo alcune persone: el dotor (medico), el maestro e pochi altri da contare sulle dita di una sola mano. Come era la domenica del contadino? Una giornata come tutte le altre dell’anno, solo un po’ diversa per via della messa granda e, tem-po permettendo, della partita a carte in una delle tre osterie del Paese.Quindi: sveglia all’alba, guernar (fieno alle vac-che, stalla in ordine ecc.), far colazion. Soltanto dopo la prima colazion cambiarse (vestirse da la festa), andare a messa granda ecc. “Stessa storia” per i giorni delle Sagre: San Faustino e Santi Faustino e Giovita, feste che, con Pasqua e Natale, ti portavano in tavola qualcosa in più del solito.

A messa, tutti si andava a piedi. Anche da Pez e Coltura.El Rezinto (piazzale della Chiesa) era luogo di incontri, prima e dopo messa. Per parlare (di-scorar) di attualità, come dire: di campagna, fieno, legna e stalla, marginalmente anche della salute. Le chiacchierate iniziavano prima di messa, proseguivano… un po’ durante, e si concludevano dopo.Per i bambini della scuola, el Rezinto era il luo-go dei “dieci minuti” (I des minuti de ricrea-zion) ed era libero da ogni tipo di ingombro

tranne quando, nel giorno della Sagra, arriva-va, pedalando da Tione, l’uomo con il triciclo del gelato.

Mentre sta trascorrendo quel dopo messa di quella domenica, improvvisamente si sente una musica diffusa a tutto volume. Proviene da sotto, giù oltre Favrio.Noi ragazzi, in un batter d’occhio, corriamo verso le murele (recinzione in piastre di grani-to, opera meritoria del passato) per scoprire…cosa? Un furgoncino che sta salendo verso Fa-vrio, poi oltre su e su. Dopo un po’, eccolo da noi. Si ferma in strada presso il Comune. E’ un furgoncino con due altoparlanti sul tetto, simi-le a quelli usati dai frutaroi o da altri venditori. Noi ragazzi lo “circondiamo”. Anche i grandi si avvicinano, in ordine sparso, lentamente.

Si interrompe la musica, scende la persona che è al volante, apre uno sportello laterale sul quale leggiamo la parola Radio. C’era scritto dell’altro, ma ricordo solo: Radio! All’interno una seconda persona, che sta “armeggiando” con luci, bottoni e cavi. Uno dei cavi viene ste-so all’esterno e collegato ad un “coso” che, in seguito, impareremo chiamarsi microfono. Parla, la persona del microfono: voce chiaris-sima, diffusa dagli altoparlanti… come a voler farsi sentire in tutto il Paese.“Noi siamo della Radio, stiamo facendo inchie-ste in tutti i paesi, desideriamo raccogliere in-formazioni sulle attività che vi si svolgono….A chi ci possiamo rivolgere? E’ qui presente il vostro Sindaco?“ Uno di noi risponde che il Sindaco c’è… ma non c’è! Si trova da qualche parte, forse in Co-mune. Entrano alcuni e lo trovano, lo invitano, forse lo spingono ad uscire. Compare e si fer-ma sul portone, non fa un passo oltre.“Signor Sindaco, ci dica: quali attività svolgono

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La prima volta

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i suoi concittadini?“ Risposta: “Noi siamo con-tadini e lavoriamo la campagna”. La risposta non soddisfa. Allora, il “tizio del microfono” ripete la domanda in altri termini, allunga il di-scorso… è del mestiere, lui. Risposta? La stessa già data, tale e quale! Così termina l’intervista al Sindaco, Leonardi Giuseppe da Pec (Pez) detto Bepon.

Cambia “registro”, l’intervistatore. “ Avete un coro, in Paese?“ Un coro? Ma certo, abbiamo il coro parroc-chiale! Tra i presenti c’è el Diego da Coltura, il capo coro parrocchiale. Si dà da fare, imme-diatamente! I coristi presenti non sono tutti, nonostante ciò, in un attimo, il coro improvvisato è pron-to.. e canta.La canzone parla di marina…tiritomba e aria va…Pare soddisfatto, el sior della Radio, ma però non del tutto. Infatti, chiede una solista, una esibizione di voce femminile. Qualcuno dei

presenti pensa alla Gisela. L’ha notata poco prima in Comune, col Sindaco. La chiamano, la convincono ad uscire e cantare una canzo-ne. Non ricordo quale, purtroppo. Dicono che canta molto bene.

Siamo alla conclusione dell’evento.Il furgoncino della Radio ci fa ascoltare tutto quanto è stato registrato. Che sorpresa per tutti noi.Poi ci spiega che potremo risentirci comoda-mente a casa nostra, alla Radio. Magari! Lui non sa che di apparecchi radio, da noi, ce ne saranno, sì e no, cinque o sei e poi non ha capito che noi siamo contadini e lavoriamo la campagna. Il Sindaco glielo aveva detto la prima volta e pure ripetuto la secon-da! Roberto Pretti

Il Racconto

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MIEI CARISSIMI MONTAGNOI,Su quante lettere avrò scritto ste parole du-rante i 74 anni da quando dovendo lasciarvi per il desiderato incontro col nostro “scono-sciuto” padre nella lontana America?Ed ora cercando di soddisfare il vostro sinda-co, dove incominciare? Potrebbe diventare un opus gigantesco, visto che so na “Osana da Binio” e che giù a Praor e Ragoi i ne ciamava “Avocac da Binio”. Pensava invecie de farve doe ciacere en dialet - una specie di filò... Ci sto: (meglio intercontinentale). La nona Cate, la mama de me pupà e de me zio Nazareno, ogni tant la me toleva dre a nar via la stala dai Duri. Ghera lì la Caia, la Pera, la Quelina, la Rosi, la Dalgisa e qualche om. En do mai ne sentevan? No ghera miga le sdraio coi cosin, no? Mai en cicolatin o en bicer de vin... gnanca la radio con en valzer de Chio-pin...

Sol noaltri che stavan al calt. Bona gent che se fava compagnia. A volte penso, come fevale ste done a uciar al scur? poca la luce offer-ta da quale finestra piena de telarine e no se parla de quela che dondolava giu dal traf!!!En la stala ghera sempro una dona che la cia-colava che ne contava storie de la fam de stia-gn e dale guere en tere lontane; de quai che ie partidi e mai pù visti. I ne feva pora con le storie dal Dos dal Diaol vicin a Binio. Quante rechie che i ne feva dir alora... Mi ricordo che imploravo la Pasquina de portarci en bel popo, ed ero gelosa che el pupa dala Frida e Silvio le ritorna dala Germania e anca el Rinaldo el pupa dala Lizale... parchè no vegnal el nos?

La seconda guerra mondiale minacciava e nel 1939, mio zio Nazareno, avvisò mamma di chiedere il rilascio di un passaporto al consola-to Argentino di Milano (nostro padre nacque a Bahia Blanca nel 1896). Appena ottenuto, noi tre, mamma, sorella Bruna e io partimmo per Genova. Sul Rex a Napoli ci raggiunse il cugino Vitale Ballardini e arrivammo negli Stati Uniti. Lui rimase a New York e noi finalmente ci siamo riunite col papà (dopo 12 anni) a Syracuse.Durante gli anni di guerra c’era assoluto silen-

miei carissimi Montagnoi

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zio fra gli Usa e L’Italia. Ricordo però l’orribile notte quando il campanello squillò ed un prete ci porse un telegramma (dal vaticano) annun-ciando la morte di zia Carla e bimbo. Che do-lore!Io e mia sorella ci siamo inserite facilmente nel nostro ambiente, scuola, lavoro, matrimoni, fi-gli da crescere si Susseguirono, rallegrati con scappatine ai no-stri paesi. Anni d’oro quelli! Dopo di chè, ci cadde addosso dei cambiamenti in Europa tali come negli Stati Uniti: lo sfascio delle fami-glie, valori umani pestoladi... arrivò l’impero del “RE IO”.

Be lasomale lì ste robe. Desidero finir col dirve che se begn lontana no vo MAI desmentegà. Me vegnè en ment tuc i dì. Come ve renderete con cole me poesie dal RI o de me nona. Go l’album pien de foto dal Durmont, Daon, Mo-

lin e dala Cesa, la Scola , la piaza e tuta la me cara gent. Qual bon che ho emparà dale none, dale zie dal nos impareggiabile “maestro Manuele” ho cercà de ensegnargal ai me fioi. Robe che ma dat la forza d’affrontar gli acciacchi che capita a tuc, de voi go na grant nostalgia che no la me lassa star. Ormai la fa part de mi. Io sono vostra e voi siete miei. Eco, no go altro da dir.A TUCC un sentitissimo saluto. Che Dio vi be-nedica.

Vostra e sempre vostra Bianca Sabene

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Lo scorso anno ha visto consolidarsi l’attivi-tà del punto lettura: i prestiti e le restituzio-ni dal momento dell’apertura ad oggi, infatti, sono costantemente aumentati; nel solo 2013 si contano 1719 prestiti e 2321 restituzioni, numeri di tutto rispetto per un luogo che sta diventando un punto di riferimento, non solo per Ragoli, ma anche per i paesi vicini. La bi-blioteca è il luogo della cultura a tutto tondo e dunque non si limita al solo prestito dei libri, ma è anche uno spazio in cui si fanno i compi-ti, si conoscono gli autori, si impara l’inglese, si leggono fiabe, si fa merenda… Le attività in collaborazione con la biblioteca di Tione svolte nel 2013 hanno voluto coin-volgere in particolare i più piccoli: nella scorsa primavera, ad esempio, nell’ambito del pro-getto “Nati per leggere”, è stata allestita una mostra di libri per bambini da 0 a 7 anni e ci sono stati incontri per genitori con un’esperta del settore e letture per i bambini della Scuola materna e delle prime classi delle scuole ele-mentari. Gli alunni più grandi invece hanno partecipato a “Sceglilibro”, un interessante e coinvolgente progetto provinciale in cui i bambini, dopo aver letto alcuni libri selezio-nati, hanno potuto votare il proprio preferito e anche conoscere di persona l’autore del li-bro maggiormente votato dai ragazzi di tutto il Trentino. Per entrambi i progetti è prevista una riedizione per il prossimo anno.

Dal momento che nel 2014 ricorre il cente-simo anniversario dello scoppio della Grande Guerra proponiamo qui alcuni libri in tema, scelti fra il gran numero di libri pubblicati ogni anno, e quest’anno in particolare, sull’argo-mento.

UN CLASSICO: Un anno sull’altipiano – Emi-lio LussuL’Altipiano è quello di Asiago, l’anno dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grot-teschi. Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu descrive con autenticità i sentimenti dei soldati e le disumanità della guerra.

I RACCONTI DI UN GRANDE SCRITTORE: La paura e altri racconti della Grande Guerra – Federico De RobertoDall’autore de I Vicerè, quattro brevi racconti sulla Prima guerra mondiale, tutti taglienti come coltelli, pur nella loro diversità. “La paura”, il rac-conto più conosciuto, è anche il più crudo; de-scrive i soldati nelle trincee, il fuoco inesorabile di un nemico che uccide, uno ad uno, i soldati che tentano di raggiungere un posto di vedetta sguarnito; e, col numero dei morti, cresce an-

Dal punto lettura di Ragoli

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che il panico dei vivi. Di qualità il ritratto delle di-verse tipologie dei combattenti e delle molteplici parlate dialettali.

UN ROMANZO FRESCO DI STAMPA: Ci rive-diamo lassù – Pierre LemaitreUna storia di amicizia, quella tra Albert e Edouard, che, sopravvissuti alla carneficina della Grande

Guerra, dopo il congedo si trovano emarginati ed esclusi dalla società. I due decidono di pren-dersi la loro rivincita inventandosi una colossale truffa ai danni del loro paese. Ci rivediamo las-sù è un romanzo appassionante e rocambolesco che racconta gli affanni del primo dopoguerra, le illusioni dell’armistizio, l’ipocrisia dello Stato che glorifica i suoi morti, ma che dimentica i vivi.

UNA TESTIMONIANZA DEI NOSTRI SOLDA-TI: I dimenticati della Grande Guerra. La me-moria dei combattenti trentini (1914-1920) – Quinto AntonelliLa Grande Guerra raccontata dai soldati, non dai generali o dagli storici. Per la prima volta in un libro il volto vero della guerra attraverso le testi-monianze tratte da più di 100 diari dei combat-tenti trentini arruolati dall’Austria.

I LUOGHI: Grande guerra. Alla scoperta dei luoghi. Adamello, Garda, Pasubio, Altipiani, Dolomiti – Marco Ischia; Arianna TamburiniItinerari mozzafiato per conoscere, capire, non dimenticare. Dalle cime spettacolari delle Dolo-miti fino al lago di Garda, un percorso di emo-zioni e ricordi di una guerra che ha segnato po-polazioni e territori.

Francesca Bolza

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Lo scorso febbraio, all’età di novantadue anni, è morto don Vinicio Mussi. Tante persone dei nostri paesi lo ricordano con stima ed affetto; la sua permanenza come parroco a Montagne (dal 1983 al 1988) e suc-cessivamente come collaboratore dei parroci anche a Ragoli e Preore ha contribuito a creare un rapporto particolare con le persone della nostra comunità.Io personalmente ricordo con simpatia le sue gite in montagna durante le quali, tra un canto e l’altro, ci illustrava il paesaggio che ci circon-dava e ci faceva anche lezioni di cultura gene-rale. Mi è sempre piaciuto il suo modo schietto di dire le cose e la sua spassosa compagnia a

tavola. Ora ricordo con piacere anche le sue prediche domenicali, nelle quali ci scuoteva e ci invitava a guardare oltre i confini di Monta-gne.L’intensità con cui ha vissuto e si è dedica-to al prossimo, assieme alle sue qualità ed al suo spessore umano vengono messi in luce in modo esemplare nell’omelia di don Renato Ta-manini, Rettore del seminario ed ex alunno di Don Vinicio.Grazie Don Vinicio per averci dato l’opportuni-tà di fare un pezzo di strada vicino a te.

Rosa Simoni

Don Vinicio : sacerdote e uomo speciale

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Omelia di don Renato Tamanini: Santa Messa in suffragio di Don Vinicio Mussi – 1Cor 3, 16-23 Lc 13,44-51

Difficile riassumere in pochi minuti la spicca-ta personalità e la lunga vita di don Vinicio, con la molteplicità di interessi, di attività e di atteggiamenti che la caratterizzano. Ma lascia-mo che la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci guidi in una riflessione che traduca qualco-sa di quello che il Signore ha voluto dirci at-traverso di lui. Le parole di Paolo nella prima lettura tracciano il profilo dell’uomo di fede e dell’uomo in generale secondo il disegno di Dio: “Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. Danno, queste parole, l’idea di un uomo in piedi, senza paura, capace di affrontare con serenità e coraggio tutte le si-tuazioni, cosciente del suo valore e della sua azione, consapevole di avere in mano la sua esistenza, libero difronte a tutto e contempo-raneo a tutto e nello stesso tempo in grado di riconoscere che la sua grandezza viene da una appartenenza fondamentale e generatri-ce: appartenere a Cristo e, in lui, a Dio. Non ci capita di vederne tanti di uomini così, capaci di tenere insieme la grandezza e la semplicità, il coraggio e la mitezza, l’austerità e la dolcezza, di custodire un segreto che continua a spin-gere in avanti la vita, che la mantiene sempre incompiuta e mai incompleta, sapiente senza essere presuntuosa, aperta alla novità ma sen-za prurito di avanguardia. Penso alle tappe del-la vita di don Vinicio, che sono innumerevoli e che testimoniano la vivacità e la duttilità del suo spirito e della sua ricerca di vere auten-ticità: l’insegnamento in Seminario e i gruppi di gioventù studentesca femminile, le battaglie dei cineforum degli anni 70, dove aveva il co-raggio di prendere posizioni impopolari (qui si usano battere solo due materassi: gli Stati Uniti e la Chiesa), gli anni del Liceo a Tione e l’im-mersione nella laicità, la collaborazione nelle parrocchie e i tentativi di rinnovamento, le omelie urtanti, attuali e appassionate, la sco-

perta della Bibbia, l’inserimento nella vita della gente comune, la familiarità del linguaggio e la lucidità delle analisi, i viaggi culturali e i canti della montagna, le polente a Madà e i tanti amici, l’amore per i missionari e l’impegno per i poveri, la conoscenza di mondi e chiese lon-tane…Davvero una vita intensa, ricca, vivace, sempre in piedi, sempre al suo posto, sempre alla scuola di Gesù, fedele alla Chiesa e alla sua missione, anche quando interpretarla voleva dire graffiare qualche abitudine o qualche car-rozzeria. Come non riconoscere la sorgente di questa versatilità nella sua fede robusta nel Dio di Gesù Cristo, nel Dio che ha fatto dell’uomo il suo tempio! “Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi”. Santo non vuol dire perfetto! Anche don Vinicio aveva i suoi eccessi di carat-tere e le sue piccole ostinazioni ma lo Spirito di Dio ha mantenuto sempre la sua vita nel solco dell’onestà e della carità.

Potremmo dire, con il brano evangelico, che aveva trovato il tesoro nascosto del Regno e la perla preziosa; il Regno di Dio era diventato nel tempo, sempre più, il valore aggiunto, l’oriz-zonte di riferimento della sua esistenza e delle sue appassionate discussioni ma anche delle sue scelte di vita. Molti giovani, molti missiona-ri, molti poveri hanno goduto della sua rinuncia al potere, all’ambizione e ai beni della terra. La sua testimonianza coerente ci obbliga a chieder-ci quanto vale la promessa di un mondo nuovo, di giustizia e di fraternità, fino a che punto ci si può credere e affidarsi? Per lui è stata una scelta seria, incisiva e liberante. Ha voluto dire disfarsi della casa per le missioni, preparare la legna e tagliare il fieno per i poveri della S. Vincenzo, dare lezioni e mandare il ricavato ai bisognosi, andare al Club degli alcolisti per accompagnare un pover’uomo senza famiglia, senza affetti e senza stima, visitare periodicamente un malato psichico a Pergine… Insomma anche qui è la vita concreta che dà la misura della forza della convinzione e della risolutezza delle scelte. Un tesoro, quello del Regno, quello del Vangelo, che, se ha di fatto impoverito le sue finanze, ha però salvato la sua umanità e ha dimostrato che ha voluto dare credito alle parole e all’esempio

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di Gesù. Ma un altro aspetto caratteristico di don Vinicio è il fatto che la perla del Regno, quella che porta la bellezza del Vangelo, don Vinicio l’ha trovata in molte realtà profane, in persone non credenti con le quali ha collabora-to come nelle sue letture e competenze svariate nel campo della letteratura e dell’attualità: da Omero a Manzoni, da Chesterton a Merton, da don Milani a Mazzolari, da Zizola a Montanelli. E’ davvero diventato lo scriba che dal suo tesoro trae cose nuove e cose antiche. Sapore di Van-gelo e motivo di gioia e di riflessione pensosa e arguta sapeva trovare dappertutto, al di fuori dei confini e degli steccati di una mentalità tra-dizionalista.

E per questo è successo che lui stesso è diven-tato tesoro, perla e rete da pesca; lo abbiamo visto accadere che quando uno vende tutto per avere il tesoro del Regno e lascia tutte le perle preziose per avere quell’unica perla che lo spo-glia di tutto, è lui stesso, è la sua vita che di-venta tesoro nascosto nel campo della storia,

perla preziosa che passa per tante mani, magari senza essere riconosciuta, rete che abbraccia e custodisce abbondanza di pesci, rete delle mille relazioni con tutti, senza discriminazioni e senza giudizi, rete dell’abbondanza e della diversità. Così sei stato davanti a noi e per noi, don Vi-nicio e chi ti ha conosciuto e ha avuto il dono della tua amicizia ha trovato in te perle di sa-pienza, pagine di Vangelo e tesori di umanità; non possiamo ricordarti senza pensare che an-che il decorso debilitante, e, in certi momenti, umiliante, della malattia, anche se ha fiaccato le tue ginocchia e impedito la tua conversazione, non è riuscito a piegare la statura del cuore, la libertà dello spirito, la fermezza delle decisioni, la gioia della appartenenza radicale al Dio della promessa, la fedeltà alla missione sacerdotale. Le cure premurose ricevute dalla nipote Raffael-la, dagli altri parenti e dalla maestra Gabriella, la stima dei tuoi molti amici sono solo un picco-lo anticipo della tenerezza infinita che Dio ora ti donerà, per saziare definitivamente la tua sete di amore e di verità.

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Il Ricordo

E‘ nato a Ragoli l’11 febbraio 1921. Muore il 5 ottobre 2013. La sua famiglia - composta da papà Ludovico Paoli, mamma Alice Troggio, i fratelli Livio e Fiorindo e le sorelle Ida e Lidia - viveva a Ragoli ma in estate si trasferiva a Ma-donna di Campiglio dove il papà allevava ed ac-cudiva il bestiame prendendo in affitto la malga Campo Carlo Magno che apparteneva a Fritz Österreicher, proprietario del Grand Hotel Des Alpes e Golf Hotel.

Papà Ludovico per onorare l’affitto della malga si impegnava a fornire agli hotel il latte e il bur-ro per l’intera stagione estiva. Giovanni intanto diventava un vivace bambino frequentando le scuole elementari nel paese natio, inserito nella pluriclasse della prima e seconda, poi in quella dalla terza alla quinta.

Ricordando, il fantastico mondo di giovanni paoli

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Naturalmente il tempo d’oro dell’infanzia sem-bra essere rimasto nella memoria di Giovanni e il fascino dei giochi di allora pare ancora emer-gere dalle sue creature fantastiche fatte delle schegge deposte dei boschi, quei boschi dove allora si correva a perdifiato in solitudine o con gli amici e che oggi si rianimano di scintillanti presenze dell’immaginazione. Una lunga storia quella di Giovanni cresciuto fra le montagne, una vita intensa fatta di impegno e pensieri giovanili, di speranze e sogni, quei so-gni che riaffiorano in forma di irrequieti anima-

letti, le sue creazioni d’arte in legno dipinto. Eccole le piccole creature, “oggetti trovati” ri-messi in circolo e balzanti nella realtà, intrisi di sorprendente vivacità in affermazione di uno spirito leggero e fanciullesco che solo gli arti-sti veri e sinceri sanno distinguere e suggerire. Giovanni Paoli, con impeto e sorridente sponta-neità sembra aver appreso la teoria della bellezza delle cose che si manifestano nell’eleganza della semplicità, mentre gioca a svelare forme e sem-bianze che ad alcuni occhi distratti sono precluse.

Una forma d’arte la sua in continua trasfor-mazione, nella necessità di restituire valore e rispetto a tutte le cose animate ed inanimate di questo mondo.

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Venerdì 4 luglioRagoli: venerdì teatranti, ore 20-30 presso il comune. “Dammi tre parole”.

Sabato 5 luglioPreore - Rappresentazione teatrale“Una coppia aperta, quasi spalancata”

Venerdì 18 luglio Montagne frazione Larzana - 4° edizione “Festival del Racconto“

Sabato 19 luglio Montagne frazione Larzana - 4° edizione “Festival del Racconto”

Ragoli - Sagra di Pez

Domenica 20 luglio Preore - Sagra di Santa Maria Maddalena

Domenica 27 luglio Ragoli - Sagra di Ragoli

Domenica 3 agosto Montagne Loc. Dos da Part Festa dei Caccia-tori – S.Messa – Pranzo – Giochi

Sabato 9 agosto Montagne con partenza da Daone “Notte di San Lorenzo“ - passeggiata sotto le stelle con arrivo a Dos da Part

Domenica 10 agostoPreore: festa a Provaiolo con polenta e spez-zatino

Venerdì 15 agostoMontagne - ore 20.30 presso la csaa sociale “storie di topi”

Venerdì 22 agostoMontagne con partenza ed arrivo a Larzana “Corsa di San Bartolomeo”

Montagne frazione Larzana Spettacolo comi-co con Lucio Gardin

Domenica 24 agosto Montagne frazione Larzana Vaso della Fortu-na

Venerdì 29 e sabato 30 agostoRagoli - sagra di Coltura

Domenica 14 settembre Montagne frazione Binio “sagra di Binio” a partire dalle ore 10.00 (organizza Comitato Binioi)

Domenica 21 settembreMontagne frazione Cort “sagra di Cort” a partire dalle ore 10.00 (Organizza Comitato Cortisoi)

Eventi

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Sede municipale di MontagnePiazza E. Simoni, 2

38070 MontagneTel. 0465 321288 - Fax 0465 328477

Orario:8.00 - 12.30 / 13.30 - 17.30

Sede municipale di PreoreVia Filippo Serafi ni, 90

Tel. 0465 321418Orario:

dal lunedì al giovedì 8.00 - 12.30 / 16.30 - 17.00 venerdì 8.00 - 12.00

Sede municipale di Ragoli

Via Roma 4/a, 38070 Ragoli TNTel. 0465 321133 - Fax 0465 324457

www.comune.ragoli.tn.it Orario: dal lunedì al giovedì 8.00 - 12.00 / 13.00 - 17.00

venerdì 8.00 - 16.00 Uffi cio di Madonna di Campiglio

Via Vallesinella 8/B, 38086 Madonna di Campiglio TNtel 0465 442404 - fax 0465 440643

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